Dilillo - MCA Scientific Events

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La gluten sensitivity: meccanismi patogenetici e novità diagnostico-terapeutiche
Dario Dilillo, Giulia Ramponi, Gian Vincenzo Zuccotti.
Clinica Pediatrica Ospedale dei Bambini Vittore Buzzi. Università degli Studi di Milano.
La non celiac gluten sensitivity (NCGS) è un’entità clinica caratterizzata da sintomi sia intestinali che
extraintestinali di intensità variabile, che si presentano tipicamente dopo ore o giorni dall’assunzione
di alimenti contenenti glutine e che regrediscono rapidamente dopo l’eliminazione di quest’ultimo
dalla dieta, in soggetti in cui siano state escluse la malattia celiachia e l’allergia al grano.
I dati della letteratura interessano prevalentemente la popolazione adulta ed evidenziano una
prevalenza di NCGS tra lo 0,55 e il 10,6%. Questa grande variabilità è dovuta principalmente
all’assenza di markers diagnostici specifici e dalla scarsità di studi metodologicamente adeguati. La
patogenesi non sembra essere correlata ad una reazione IgE mediata (come nell’allergia al grano) né
ad una risposta immunitaria di tipo adattativo nei confronti delle tranglutaminasi tissutali di tipo 2 o
dei peptidi deamidati del glutine (come nella malattia celiaca), ma sembrerebbe dovuta ad una risposta
immunitaria di tipo innato nei confronti del glutine introdotto con la dieta.
La presentazione clinica più comune è simile a quella dell’intestino irritabile con sintomi quali
gonfiore o dolore addominale e modificazioni nella consistenza e nella frequenza dell’alvo. Spesso
sono descritti sintomi extraintestinali come cefalea, confusione, astenia, artralgie, mialgie, parestesie,
eczema, anemia e alterazioni del comportamento. La NCGS è stata inoltre messa in relazione ad
alcuni disturbi psichiatrici quali autismo, schizofrenia e depressione.
Data la mancanza di biomarkers specifici, la diagnosi di NCGS si basa essenzialmente sulla risposta
ad una dieta priva di glutine (DPG), dopo aver escluso la celiachia e l’allergia al grano. Nei soggetti
con NGCS è stata comunque notata la presenza di anticorpi antigliadina di classe IgG e di un aplotipo
HLA predisponente in misura maggiore rispetto alla popolazione generale.
Secondo i criteri di Salerno la diagnosi si effettua in due fasi: nella prima si valuta la risposta ad una
dieta priva di glutine (DPG) per sei settimane, mentre nella seconda fase si valutano gli eventuali
effetti della reintroduzione del glutine. Per quantificare la risposta viene utilizzato un questionario
autosomministrato (versione modificata del Gastrointestinal Symptom Rating Scale). Se non vi è
risposta dopo sei settimane di DPG, la diagnosi di NGCS può essere esclusa. La seconda fase, prevista
per i soggetti che mostrano una riposta alla DPG, si effettua tramite challenge in singolo cieco contro
placebo con crossover. Una variazione  al 30% nel questionario tra il challenge con il glutine e
quello con placebo è ritenuta attendibile per confermare la diagnosi.
La terapia si basa sulla dieta priva di glutine. Dati della letteratura evidenziano come alcuni soggetti
rispondano positivamente anche a diete non rigorose. E’ consigliabile un follow-up a tre mesi
dall’inizio della DPG per confermare il miglioramento clinico; sono poi indicati controlli periodici
per verificare che i pazienti assumano una dieta equilibrata e per valutare un’eventuale reintroduzione
del glutine.
Bibliografia essenziale
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