L`essenziale in un colpo d`occhio Economia Mercati
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L`essenziale in un colpo d`occhio Economia Mercati
18 gennaio 2013 L'essenziale in un colpo d’occhio Obbligazioni Azioni Hedge funds Proiezioni a 6 mesi Il 2013 è iniziato sotto buoni auspici, sebbene con qualche perplessità da parte della comunità finanziaria. L’unanime consenso sul quadro economico e finanziario divenuto più favorevole suscita, paradossalmente, il timore di un’incombente cattiva notizia. Eppure, dopo gli ultimi due anni tormentati per l’Europa, la minaccia di un crollo sistemico, i dubbi sulla crescita cinese e gli interrogativi sulla capacità dell’economia americana di uscire dal marasma provocato dalla crisi finanziaria, tutto sembra finalmente intonarsi affinché il 2013 sia l’anno del miglioramento. Certo nulla di che entusiasmarsi, visto che la crescita negli Stati Uniti e nel mondo emergente resterà lontana dai livelli di prima della crisi e l’Europa continuerà a oscillare fra recessione e stagnazione. Ma la (presunta) scomparsa dei rischi sistemici che negli ultimi anni hanno destabilizzato i mercati finanziari, insieme al ripristino di una dinamica di crescita positiva a livello mondiale hanno contribuito a creare un clima favorevole come non lo si vedeva da anni. Con le banche centrali occidentali, sull’esempio della Fed, che continuano a riversare fiumi di liquidità nelle economie ancora convalescenti, si fa fatica a non pensare che il 2013 sarà migliore dei due anni precedenti. Il fatto che questa percezione sia largamente condivisa non significa necessariamente che sia sbagliata… Sui mercati si osserva un movimento di riallocazione dei capitali; gli indici azionari restano tuttora bene orientati mentre gli asset finora ricercati come beni rifugio stanno perdendo attrattiva. Economia Stati Uniti ............................................................................... 2 L’accordo sul filo di lana lascia aperte diverse questioni Europa ..................................................................................... 3 « Ritorno alla norma sul fronte finanziario » Giappone ................................................................................. 4 Grandi speranze per il 2013 ma il 2012 finisce in sordina Questa pubblicazione si basa sulle informazioni raccolte fino al lunedì prima del giorno di diffusione. Pubblicazione del team Ricerche & Analisi Banque SYZ & CO SA Tel. +41 (0)22 819 09 09 [email protected] Autori: Yasmina Barin Adrien Pichoud Fabrizio Quirighetti Economie emergenti ............................................................... 4 Dinamica (blandamente) positiva alla svolta del 2013 Mercati Azionario ................................................................................. 5 Diminuisce il rischio sistemico Obbligazionario ....................................................................... 5 Il BTP decennale italiano ai livelli più bassi dal 2010 Valutario ................................................................................. 6 Balzo dell’euro grazie a Mario Draghi Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. 18 gennaio 2013 Economia Stati Uniti Il consensus non ha sempre torto… Come la maggioranza degli investitori aveva previsto, nelle ultimissime ore del 2012 (sconfinando leggermente nel 2013) repubblicani e democratici sono riusciti a trovare un accordo per evitare la brusca stretta della politica di bilancio che rischiava di far cadere l’economia americana in recessione. L’accordo, parziale, riguarda solo il capitolo fiscale dell’ormai famoso fiscal cliff. Pressati dal tempo (forse per festeggiare il capodanno in famiglia?) i membri del congresso e il presidente hanno rimandato a fine febbraio il superamento degli altri grossi “scogli” che sono la riduzione della spesa pubblica e l’innalzamento del tetto del debito. A breve si profila quindi un “Fiscal cliff 2.0” con il suo corredo di prese di posizione e di dichiarazioni. Questa volta però ci sarà meno suspense. In primo luogo perché dopo agosto 2011 e dicembre 2012 ci siamo abituati allo psicodramma degli accordi dell’ultima ora, e in secondo luogo per l’assoluta mancanza di alternative, quantomeno per quanto riguarda l’innalzamento del tetto del debito, da approvare obbligatoriamente per evitare il default degli Stati Uniti. Il debito pubblico, infatti, in dicembre ha superato il limite legale di 16.394 miliardi di USD e il Tesoro è stato costretto a ricorrere a misure speciali per garantire i pagamenti. Come nel 1995 o nel 2011, l’innalzamento del tetto del debito, ineluttabile, di fatto è utilizzato come strumento di pressione per altri negoziati, ad esempio sulla riduzione delle spese pubbliche. Tetto del debito e debito pubblico in % del PIL dal 1930 140 120 100 80 60 40 20 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 ISM composito e variazione annua del PIL 65 6 60 4 55 2 50 0 45 -2 40 -4 35 00 01 02 03 US - ISM Composit e US - G DP, YoY%(R. H.SCALE) -6 04 05 06 07 08 09 10 11 12 Source: T homson Reuters Datastream Dopo il vuoto d’aria a metà anno, una parte delle incertezze sul fiscal cliff si è dissolta e le prospettive del 2013 sono ora più aperte. La crescita dovrebbe attestarsi sul 2%. Il dibattito sulla futura politica di bilancio non è ancora del tutto risolto ma la prospettiva di shock fiscale e frenata della crescita si è allontanata. Liberata del peso dell’incertezza che nella seconda metà dello scorso anno ha pesato soprattutto sulla spesa delle aziende, l’economia americana, dopo il rallentamento di fine anno, ha ripreso a crescere a un ritmo intorno al 2%. L’indice manifatturiero in dicembre è rientrato in territorio positivo e i servizi hanno registrato un forte aumento. Si noti inoltre che l’indicatore relativo all’occupazione nei servizi è in netta progressione, il che suggerisce che l’incoraggiante dinamica emersa nel 2012 è destinata a rafforzarsi. D ebt ceiling (% of GD P) Public debt (% of GDP) 0 1930 d’indebitamento ai livelli attuali, circa il 100%. I repubblicani puntano invece a raggiungere lo stesso risultato con il solo taglio della spesa pubblica, in particolare nella voce dei programmi sociali. Trovato l’accordo sarà possibile innalzare il tetto del debito di 2.000 mld di dollari, un importo sufficiente per i prossimi due anni a condizione che la stabilizzazione del rapporto debito/PIL sia effettiva, cioè se il debito, in dollari correnti, non crescerà più rapidamente del PIL. 2010 So urce: US Treasury, Dat ast ream, SY Z A M L’obiettivo dei negoziati in corso – che dovrebbero concludersi entro la fine di febbraio - è di stabilizzare il debito intorno al 100% del PIL. I democratici e il presidente Obama propongono una combinazione di tagli alla spesa pubblica e di aumenti delle tasse al fine di stabilizzare il rapporto Riassumendo: le conseguenze negative di una modesta stretta della politica di bilancio dovrebbero essere compensate dalla buona tenuta della domanda interna. I consumi saranno sostenuti dall’aumento dell’occupazione e dalla ritrovata crescita del mercato immobiliare (costruzioni e prezzi degli alloggi esistenti) e si prevede la ripresa degli investimenti societari. Questo dovrebbe bastare per alimentare una crescita del PIL dell’ordine del 2% all’anno. E, contrariamente al 2011 e al 2012, ci sono più probabilità di buone che di cattive sorprese. Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. 18 gennaio 2013 Europa L’anno, nell’ara euro, è iniziato con la riunione mensile della BCE in un clima molto più disteso rispetto al mese scorso. Mario Draghi e colleghi ritengono ormai che “la situazione sul piano finanziario sia tornata alla norma”! E’ vero che nel 2012 la BCE non ha lesinato sforzi per allontanare la minaccia di disgregazione dell’Unione monetaria: iniezioni di liquidità nel sistema bancario attraverso le LTRO, taglio del tasso refi, impegno a difendere la moneta unica a qualsiasi costo, assunzione della funzione di prestatore di ultima istanza nei confronti dei governi che non hanno la possibilità di accedere ai mercati, abbozzo di unione bancaria sotto la supervisione della BCE… Questo attivismo si è tradotto con una sensibile compressione degli spread sui tassi governativi (che secondo Draghi ha avviato un « contagio positivo ») e con l’avvio di una stabilizzazione degli indicatori anticipati del credito. Di conseguenza, alla riunione del 10 gennaio, i membri della BCE non hanno nemmeno preso in considerazione un nuovo taglio dei tassi, mentre questa ipotesi era stata ampiamente discussa alla riunione di dicembre e la mossa era data per scontata da molti investitori. Indice del sentiment economico e variazione su 12 mesi del tasso di disoccupazione -1.50 120 115 -1.00 110 -0.50 105 100 0 95 0.50 90 1.00 85 80 1.50 75 2.00 70 2.50 65 94 95 96 97 98 99 00 01 02 03 04 05 EMU - ECO NO MIC SENT IMENT I NDEX EMU - UNEMPLO YMENT RAT E 12M CHG (R.H. SCALE) 06 07 08 09 10 11 12 Source: T homson Reuters Datastream Anche se nel 2013 l’attività nella zona euro rimarrà debole, la fase acuta di peggioramento sembra ormai alle spalle. La banca centrale ha dichiarato che sul fronte dell’attività economica per il momento non ci sono segni di ripresa e probabilmente non si vedranno prima della seconda metà dell’anno. Ma dopo il continuo peggioramento degli ultimi 18 mesi, questo accenno di stabilizzazione degli indicatori (anche a livelli bassi e ancora in territorio di recessione) è già un segnale incoraggiante. Per l’Europa, la fase acuta della crisi sembra ormai alle spalle. Nonostante i nuovi record battuti dalla disoccupazione, il continuo calo della produzione industriale, l’austerità che anche nel 2013 peserà sulla domanda interna, in particolare in Spagna, la velocità del deterioramento sta rallentando, e questo ci porta a chiederci quando riprenderà la crescita, piuttosto che se l’euro riuscirà a sopravvivere. Bilance commerciali nei paesi dell’Europa periferica 60 40 20 0 -20 -40 -60 -80 -100 -120 2000 ITA GRE 2002 2004 SPA IRE 2006 2008 2010 2012 POR So urc e: D atastream I saldi esteri delle economie dell’Europa periferica si stanno riequilibrando e gradualmente diventeranno una fonte di crescita. Alla stabilizzazione di molti indicatori di attività si aggiunge il netto miglioramento dei saldi con l’estero per le economie dell’Europa periferica. Il progressivo riequilibrio di questa voce non è stato indolore, poiché lo si deve alla diminuzione delle importazioni. Tuttavia, crea le condizioni affinché il commercio estero possa contribuire in maniera positiva e crescente alla crescita del PIL. Certo, nel breve termine non basta a compensare la debolezza della domanda interna, ma è di buon auspicio per le prospettive a medio/lungo termine… Per la prima volta dalla metà del decennio precedente l’Italia ha registrato un’eccedenza commerciale, il deficit commerciale spagnolo è sceso a un terzo del suo valore massimo, e per la Grecia e il Portogallo si è dimezzato. L’Irlanda, grazie al dinamismo delle sue esportazioni, è uno dei paesi con le migliori prospettive di crescita della zona euro (+1.1% secondo le stime della Commissione europea, preceduta solo dall’Estonia, Slovacchia e Malta). Così, all’inizio del 2013, l’eurozona non rappresenta più la minaccia per la crescita mondiale che è stata nel 2011 o all’inizio del 2012. Fra le maggiori regioni economiche rimane quella con la performance più debole, ma il trend negativo sembra ormai interrotto. E se la diagnosi di ritorno alla normalità sul piano finanziario formulata dalla BCE si rivela esatta e durevole, è possibile che quest’anno Eurolandia (viste le attese molto basse) ci sorprenda in positivo. Ad ogni modo, il margine di delusione possibile si è sensibilmente ridotto… Nel Regno Unito, l’andamento degli indici di attività di dicembre illustra chiaramente l’attuale situazione dell’economia inglese: l’indice del settore manifatturiero, Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. 18 gennaio 2013 sostenuto dai segnali di miglioramento del ciclo di crescita mondiale, è salito rientrando in territorio positivo per la prima volta dallo scorso aprile. L’indice dei servizi invece è sceso ai livelli più bassi da aprile 2009 rivelando la persistente debolezza della domanda interna, tuttora penalizzata dall’austerità che pesa sull’attività oltreManica… Sebbene la BoE non abbia modificato la sua politica monetaria nella prima riunione del 2013, un nuovo allentamento appare comunque inevitabile. Avverrà prima o dopo dell’entrata in carica, il prossimo 1 luglio, di Mark Carney, successore di Sir Mervyn King alla carica di governatore della banca centrale? Anche in Svizzera la dinamica positiva del ciclo mondiale ha spinto l’indice di attività manifatturiera verso l’alto senza però farlo rientrare in territorio di espansione. Sul fronte della BNS, l’allentamento delle tensioni sulla zona euro ha provocato in parallelo una diminuzione delle pressioni al rialzo sul franco svizzero. La banca centrale non è quindi più costretta a difendere il limite di cambio, come dimostra il livello delle riserve valutarie dell’istituto centrale, rimasto stabile dall’estate. Economie emergenti La tendenza incoraggiante apparsa dalla fine dell’estate nelle economie emergenti e in particolare in Cina si conferma con le statistiche pubblicate all’inizio dell’anno. Gli indici dell’attività manifatturiera - che misurano la dinamica del ciclo - sono rientrati in territorio di espansione in Cina, India e Brasile. Nella maggior parte delle economie asiatiche (Giappone escluso), le esportazioni puntano di nuovo verso l’alto, segno del ritrovato dinamismo della regione e della ripresa della domanda mondiale. In Cina l’inflazione è salita in seguito all’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. Ma, al 2.5%, è ancora nettamente inferiore al limite del 4% fissato dalle autorità. La banca centrale, che nel 2012 ha resistito alla tentazione di allentare eccessivamente la politica monetaria, non sembra per ora pronta ad avviare un giro di vite nonostante il rafforzamento della crescita e il leggero aumento dell’inflazione. Indici PMI manufatturiero in Brasile, Cina e India 65 Giappone L’elezione di Shinzo Abe e la prospettiva di una riforma della politica monetaria della banca del Giappone hanno suscitato l’ottimismo delle piazze finanziarie giapponesi, ma gli ultimi indicatori di attività del 2012 riflettono tuttora un’economia giapponese in recessione. Dalla fine dell’estate le tensioni con la Cina hanno duramente impattato l’industria giapponese. L’indice dell’attività manifatturiera è caduto ai livelli più bassi da aprile 2009, in controtendenza rispetto al miglioramento osservato nel resto delle grandi economie mondiali. L’economia sembra avere urgente bisogno delle riforme promesse dal primo ministro Abe. Non rimane che sperare che siano sufficienti per avviare un reale rilancio della crescita nel paese. 60 55 50 45 40 35 2006 BRA 2007 CHI 2008 2009 IND 2010 2011 2012 2013 So urce: SYZ A sset M anagem ent Dopo il rallentamento della prima metà dell’anno la crescita nel mondo emergente ha ritrovato una dinamica positiva. Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. 18 gennaio 2013 Mercati Azionari Obbligazionari I mercati azionari hanno iniziato l’anno in un clima favorevole. Le buone notizie sul fronte dell’economia e l’accordo raggiunto in extremis negli Stati Uniti riguardo al precipizio fiscale hanno contribuito a rassicurare gli operatori. L’allontanarsi dei rischi sistemici grazie alle misure prese da Draghi durante l’estate ha migliorato la visibilità e spinto gli investitori verso più alti profili di rischio. L’inizio dell’anno è stato caratterizzato dal perdurare della fase di riduzione degli spread sui tassi sovrani fra paesi periferici e paesi al centro dell’area euro: i tassi decennali spagnoli, dopo essere brevemente scesi sotto il 5%, sono tornati leggermente sopra questo livello mentre i tassi italiani, al 4.15%, sono ai livelli più bassi dall’autunno 2010, a conferma del “ritorno alla normalità” evocato da Mario Draghi. Andamento dei settori europei Allo stesso tempo i tassi a lungo termine degli emittenti percepiti come “rifugio” sono aumentati, penalizzati dalla rinnovata propensione al rischio degli investitori: il decennale tedesco è aumentato dall’1.31% alla fine del 2012 all’1.58%. Il Treasury US decennale è passato da 1.76% a 1.86%, mentre i titoli decennali francesi e inglesi sono risaliti oltre il 2%. Tassi governativi decennali nella zona euro 9 8 7 6 5 4 Il ritorno dell’appetito per il rischio si è tradotto con il forte apprezzamento delle quotazioni dei settori ciclici e finanziari. A livello settoriale, le tendenze osservate durante lo scorso inverno si sono confermate. I titoli con maggiore ciclicità dei risultati (settore automobilistico e industriale) e il comparto finanziario continuano a sovra-performare il mercato. I difensivi, ancora ben presenti nei portafogli, tendono a restare in surplace. Il settore del lusso ha beneficiato del migliore clima in Asia e della ripresa delle operazioni di fusione e acquisizione nelle scorse settimane. Il clima notevolmente più favorevole ci ha spinti ad aumentare gradualmente il peso delle azioni all’interno dei nostri portafogli. Il livello delle quotazioni, sia in assoluto che rispetto alle obbligazioni sovrane, resta molto appetibile. L’accesso agevolato al credito e la stabilizzazione, o leggera accelerazione della crescita nelle zone emergenti dovrebbero tradursi con buoni risultati nel 2013. Ma la strada resta in salita, tanto più che il negoziato sul tetto del debito negli Stati Uniti è ancora in corso e le elezioni italiane incombono. Infine, dopo la fase di aumento quasi ininterrotta dall’estate, la stagione dei risultati potrebbe portare nuovi episodi di volatilità. 3 2 1 0 2008 G ER F RA BEL 2009 2010 2011 IT A SPA IRE 2012 Source: T homson Reuters Datastream La mancanza di differenziazione fra gli emittenti prima del 2008 non era « normale ». I livelli raggiunti dai tassi spagnoli o italiani nell’estate 2012 nemmeno, tanto più che la BCE svolge la funzione di prestatore di ultima istanza. All’inizio del 2013 la situazione sembra finalmente in via di normalizzazione… Nel comparto « corporate », le obbligazioni societarie delle aziende non finanziarie hanno risentito del calo dell’avversione al rischio, mentre le obbligazioni delle società finanziarie, guidate dagli emittenti dell’Europa periferica, restano sulla traiettoria del 2012 (migliore segmento del mercato “investment grade” europeo). Continua il trend di riduzione degli spread. Valutari Le dichiarazioni di Mario Draghi dopo la riunione della BCE, allontanando l’ipotesi di un taglio dei tassi e ponendo l’accento sul nuovo clima di fiducia e sul ritorno dei flussi di capitale nell’area euro, hanno dato Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. 18 gennaio 2013 una spinta alla moneta unica. L’euro è salito al suo livello più alto da febbraio 2012 contro il dollaro (a 1.3382). Nei confronti del franco svizzero, l’euro ha toccato il livello più alto (1.24 EUR/CHF) da maggio 2011. Con la diminuzione dell’avversione al rischio e l’adozione – da parte di molte banche svizzere – di tassi d’interesse negativi sui depositi in CHF, i flussi di capitali che cercano rifugio nel franco svizzero iniziano a diminuire. Euro contro dollaro e franco svizzero da settembre 2011 1.45 1.34 1.30 1.40 1.25 1.35 1.20 1.30 1.15 1.25 1.20 S O N D EUR/ USD EUR/ CHF (R.H. SCALE) 1.10 J F M A M J J A S O N D J Source: T homson Reuters Datastream L’allontanarsi della prospettiva di un nuovo taglio dei tassi della BCE e i commenti positivi del suo presidente hanno provocato un rafforzamento dell’euro all’inizio di gennaio. Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute.