ferdinando galiani - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

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ferdinando galiani - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
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ANTONIO BROGGu.
ilTcconciliahile della noja) e de' libr'; inutili, non dissuaderei alcuno di leggerl0 anche ne' nostri tempi.
Non così animerei alcuno a leggere il trattato delle
monete che il Broggia scrisse come UDa materia connessa con quella de' tributi, non pote.ndosi a dovere
soddisfare i tributi se lo stato scarseggia di denaro, e
di circolazione di denaro. Non già cbe questo trattato
sia privo di merito, o che (~onteDga dei gravi el'l'ori .
Sebbene Galiani porli del libro e d ell' autore con una
spregiantc ironia, io credo che ,Galiani siasi troppo
abbandonato al suo genio satirico, e direi anche alla
gelosia di mestiere ' che tah'olta 10 tOI'Dtentava. Si può
affermare al contrario che i suoi pl'incipii sono per lo
più sani e ben appoggiati, Egli nOI?- è caduto nell' er ..
rare quasi comune sino a' suoi terupi di considerare
jI denaro come la vera e· sola ricchezza di uno stato.
Anzi non cessa mai di l'accomandare che la prospel'ila
di uno stato non dipende dal moto del denaro, ma
dal moto e Jalla Cil'colazione clelia roba. Pal'imenti non
perde Dlai di vista il vantaggio d'una rapida circolazione, della stabilità dei prct,zi, ddla facilità di conteggiare e di mercauteggiare. È inutile ch' io dica che
egli riprova l'alLerazione delle monete, siccome contI'aria alla giustizia, al credito, non che ali' ietel'esse
del principe e del commcl'cio. Ma tutti questi ottimi
principj 50110 frammisti a tante digressioni sulle tariffe
delle lUonete cOl'renti allora in Napoli, che la lettul'a
l'iesce non che faticosa, molte volte .infruttuosa; oltre
di che le opere che in seguito si stamparono in Italia
su questo argomento sono cosi pre~ise e pel.fette, che
hanno fatto cadere nell' obblìo le precedenti. Quindi
è che mi limito a dire che il trattato delle monete
fa ODore aH' ingegno del ~l'oggia, e ch' esso pure mostra il criterio giusto e la grande esperienza di cui era
dotato.
FERDINANDO GALIANI
NAPOLETANO.
, Prima del Bl'oggja poche opere si eranO scritte
sulle monete tanto in Italia che fuori. Ma dopo il
Bl'oggia SO,I'se in Italia una serie di distinti SCl'iUol'i
che particolarmente si occuparono di questa materia.
Quegli che iTllOlediatar:::ente gli t~nne dietro fu 1'abhate Galiani colla sua opera della moneta che st ..l'pÒ
Del J 750. Quando l'autore la scrisse non aveva ::in.cora ventun' anni compiti, sendo nato questo scrittore
nel ~ T1:8 .in Napoli. Molto si è conteso per sapere, se
qccsto libro pieno di principj politici, e di Osscnaziani filosofiche, che solo possono essere il fruLto di
una lunga espe1'ienza, abbia ad attribuirsi al giov!ne
Galiani, ovvero nQn abbia ad essere considerato che
come P espositore delle opinioni, e dottrine di due
uomici maluri di età e di senno, il marchese RinucC'illi,
e Bal'tolommeo Inticri, amendue toscani, che il giovine
scrittore usava frequentare. Per me non vi può essere
alcun dubbio. Posso ben credere che Cesare c Pompeo
prima cl' arrivare all' età di vent' anni già fossero generalissimi cl' eserciti. La guerra non richiede che coraggio,
gioventù e buon senso. Non è similmente una cosa oltre
natura che Tasso abbia scritto un poema, il suo Rinaldo, a diciott' anni, e che in un età quasi eS~élle
Voltaire avessè già scritto una tragt':dia. L'immagina ..
zione e la poesia sono compagne della gioventù. Ma
che un' opera, come quella di .Galiani, ripiena di profonde osservazioni sulla ' storia, sulla natura umana ~ e
insieme di critiche sui governi, sia stata pensata in
FF.RDIft'ANDO GALI.UH.
go
tale età è pCI' mc un jmpossibile morale. Non potendola adunque cl'edere un opera inspirat:l, la credo
deliR la da due provetli) studiosi di politica
di
!e -
Jt'ggi.
Questo libro non è scritto con quella Jeggicrezza
e lcggiadrìa con cui l'abba te scrisse molti ailUi ap~
presso i suoi celebri dialoghi sul commercio dc' grani ..
Essa al contrario C scritta in uno stile elegante sì,
ma g l'ave. Nella ristampa c1Je Galiani stesso ne fece
nel 1780 dice di avere espl'cssame:Jte imilato lo stilI:
di un uomo attempato pCI' goclt>re i l l'at'issicrlO ma pericoloso piacere di tenersi ignoto; e di sentire J'imparziale e sinccl'o gi ud izio ..l'ogni ceto di lettori. I
principj della moneta ch' egli stabilisce in quest' opera
sono, aH' eccezione di pochi punti, simili a qu~lJi del
Broggia e dci Montana/'i, La materia della moneta passa
presso alcuni per la metafisica della politica, lanto è
secca e spinosa, Si potrebbe anche più propriameote
chiamarla la m<'ltematica dell' economia pubblica, siccome quella l'h' è più susceUibile di calcolo e di dimostrazione, Il pCl'chc!, se il GaJiani non ha potuto
dir molto d i nuovo nell' esposizione ' delle massime,le ba però saputo arriccbir di appodune digressioni e
di esempj, seoza uscir mai dal suo proposito, sicchè
ha reso il suo libro utile insieme e piacevole, La ma ..
niel'a 610s06ca e ad un tempo amena, con cui gl' italiani trattarono P economia poli tica, è forse Una delle
cause per cui quasi tutti i letterati e filosofi più emi ..
nenti cl' Italia scrissel'o intorno a questa scienza. ' .
L'autore tocca tutti i punti che hanno relazione
colla moneta, la natura dci valore, i dazj, r interesse
del ùenal'o, le carte obbligatorie, l'origine e natura
de' banchi, i debiti dello stato, il cambio.
9'
Galiani fu uno de' primi scrittori italiani . che prendesse a lungamente analizzare la natura del valore delle
cose, d imostl'ando. essere il prodotto di molle Cil'costanze
di,'el'se, cioè, della rarità, deU' ulilila, della quantità
c quali là - della fatica, del tempo. Spinge poi la sua
analisi sino al valore de' talenti degli uomini, afft:l'lIlilnÙO
che questi si apprezzano . in quella stessissinia guisa cile
si fa di quello ddlc cose inanimate e che si regge sopra i medesimi pl'iucipj di rarità e utilità congiunti
insieme. Qui avverte " che la rarità Don si de,'e valutare suUa proporzione con cui gl' ing~gni sono pl'otlOlli
ma secondo . quella con cui vt!ogono a maturità, onde
cbe quanto sonO maggicri le difficoltà per potere un
ingegno pervenire a' gradi jmportantissirni c degni di
lui, tanto allora il suo prezzo è più grande, U D generalissimo , quale fu il pl'incipe Eugenio, o il mare sciaHo di TUl'enna ha un prezzo sterminato in paragone
cl' un semplice soldato; nOn perchè pochi ingegni simili a quelli la natura produca, ma perchè rarissimi
sono quelli che in tante e così fortunate circostanze
ritrovinsi che possano, esercitando i loro talenti, grandi
capitani apparire colle vittorie riportate. Fa in questo
la natUl'a, come nella semente delle piante, cbe quasi
prevedendo )a numerosa perdita, assai maggior quanlità ne pl'odnce e ne fa cadere in terra del numel'O
delle piante, che poi sorgono; perciò una pianta val
più di un seme ",
Così fu uno de' primi a combattere il comune pregiud izio che l' i"llto prezzo delle cose fosse segno di
miseria e calamilà, AI contrario-egli dimostra che. tranne
alcuni casi straordi.n arj di falamità, l' alto prez~o è un
segno della prosperilà e ricchezza d'un paese. L' alza mento, quando è costante, nasce dal corso magsiore
9~
F.RD1N.lruJO
G<LiA."f.
(Ici dcn~Il·O . cIle la ma ggio r industria fa entrare; e l'ab ..
bondanz. dl·1 denal'O oaila all' abbondanza delle cose,
nOn
.
.•
, . solo. dura,
. ma trae nuova gente. , anima VlepplU
l mJustl'Ja, SI aumentano le ri cchezze e v'
.,
.
.
•
,Iepplu SI.
aumentano
l
~r.ezz\ .". E pregio adunque, dic"egli, per
~o~dl'a e ~ar~gl ,ch IVI tutto vada piil caro, e queste
cl,Ha nOn ,dHllIuulscono per ciò. È pregio questo che
dJOlOstra ti nostro secolo migliore de' passati • ..... " .
Or'a,' soggiunge " pn:go i Dliei concittadini che ulliforma,n.dosi alla ver~tà non all' inganno delle voci, si con501100 che la preSf!,nza del proprio re abbia fra noi falte
illca~'i:'e ~tabjlmen{e, le cose, e introd otta qUt:lla 500tuosJta cll spese ch è figlia dell' opulenza e dd oil'o
"t'loci-ssimo del deullro; cbe riguardinu non COn j7l\'idia, ma COn occhio cli disprezzo quel tempo jnfdice
di p~'ovjncia, in cui i commeslibili eraDO più vili, perchè II df'DArO era assorbito dalla corte lontana ", L'uti ..
]ita ddl' indipendenza, e d'un principe proprio era
talmente 611a nella mente e nd CUOI'e dell' é}u torc ch' ci
la riproduce. in . questi ,termini altrove " La sol~ presenza dd pl'lllClpC basta quasi a sanare uno stato da
ogni infermità. Ogni priu~ipe, quando UOD sia un tiranno, sempre ra"'vi,'a uno stato. E perciò la presenza
del principe sarà da me numerata COme una caoilJne
priucipalmente a perfezionare il C(lrso della DloOneta.
Da lui è dalo impìego e stimolo a faticare a tutti. Di
quì nasce il lu sso; e dal lusso la magnificenza e la
Itdil.ia , c i dolci costumi c le 91'ti, e i nohili ~ttldj
e la felicità ".
'
. Finalmeute egli fu tra i primi t:be portal'ono opi~
DIane che debba lasclusi libero l'interesse dci Jenal'o
'
come pure 11 prezzo delle monele. La moneta si dovrebbe trattar come mercanzia." Non è degno d' uomini ,avj il riporre una faha idea di vergogna nel
.
F.t:Rntitj.NDO
G.u.Ij.l'U.
las.ciarsi regolare in opera così graode d.l popolo. È
cosa più grande assai il pt'ezzo del grano, del vino,
dell' olio ~ più grande quello dt:dle tl;l'l'e, delle case,
degli affitti, dl!gl' iot eress i, e de' cambj , e pure niuna
legge ne dà regola fuorcLè jJ CODSt:nso solo dt'lIa gente.
E veramente come può ess~re vergogna il lasl:iare p,iella
}ih'ertà a coloro, il servire ai quali è il sommo tlt'gli
onori? I magistrati sono i ministri destinati fllla t'l;!icità
della moltitl,ldine, ~d alla conservazione della di Id
libertà: ed il principe stesso a questo impif>go da Dio
è consegrato l ' .
l\ia per dare un' idea anCOra più alla di questo
libro, e in un fai" vedere in che modo abbia n gi' ita liani legato la p olitica colla scienza ecoDomica, voglio
riferire uno squarcio di quest' autore che mi pare degno del gran l\1acchiavelli pei vigore e per la prufoD~
dità. " Nè è da seguire la comune espressione che tac" eia talora le nazioni di ' vizif)se, nf'gbiltose, e cauive.
" La co lpa non è loro, percbè è natura de' sudditi,
'I (l'opo che al
('attivo governo ha uno coll a ùisobLe'l d :cuza ioutilmente resistito, a rln<.l l'S i Ji stupidità; cd
" è que sta l'acca siccome P ultima, così la più sicura
'I ed ioespuGnabile, rendendo i sudditi noo meno inu ..
" tili, al principe che se ribelli fosst'l'o, ed il principe
" non meno d~hole che se sudJiti n'on avesse. L ' espe" l'ieoza ha fullo conoscere che l'uomo è più forte
" ilei pati l'è che nell' agil'e, e che di chi opprime e
" di chi tollera cede prima quello e poi questo, avendo
" anche l' ioel'zia i suoi conquistatori, della quale
" seoteuza oltre aù essel'ne le an ti che storie ripiene,
" si è conosciuta la verità opgli americani che coll a
" loro brutale ins t'!lsibilità, diversa dall' antica loro indu.
" stria, IJaDno :6acc3ta e doma ogni arte degli euro·
i l pei; e così si sono in
certo modo sottratti a. quel
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"
"
"
"
"
"
giogo che.fa 101'0 inerme virtù non aveva potuto
spezzare. Da questo poi procede che una nazione
Oppl'essa teme, per le frequenti battiture avute~ e il
bene e il male j e diviene cotanto irragionevole che
bisogna farle util~ per forza, come a forza si medica
quel cane che dalle ferite del bastone è spaurito ".
No n sembra questa una pagina di Macclliavelli 1
Non fal'à dunque mera\' Ìgl ia il sapel'e che la ccnsnra
sfessa dd governo napoletano all' esame del manoscritto
di questo libro ne (ece ampissimi elogi; e se poi il
governo stesso sia si giovato delle massime enunciate in
esso nena riforma della moneta, la quale in seguito si
mantenne sempre nel .r egno di Napoli in ottima regola
e calma, e senza la minima scossa e perturbazione.
Ecco dunque un altro bene prod9tto da un bUOD libl"O.
Venti anni dopo, cioè, nel 1770 Galiani scrisse
i suoi famosi dialoghi sul commercio de' grani. Li
scrisse in francfse, mentl'e trovavasi a Parigi nella qualità Ji secre tal'io do
' aDlbasciata a cui dal suo govel'no
el'a stato eletto sin dal '765. Nel '769 la c:i"estia
de' gl'ani aveva suscita.ta . in Francia una quistione sull a
libertà o restrizione del commercio di questo geJl<!re;
q uistione· intrirata, e dibattuta sempre con ar-dOl'e in
/
Inghilterra, in Italj~, dovunque si 3r,cese, 'Fanta
fu la
grclzia e il It'pore cbe il Galiani seppe mettere ne' suoi
dialoghi, che rallegrò le societa di Parigi, ottimi giudici in fatto di. spirito, che a gat'a Jj esaltava~o, e
tanto più percbè li credevano frutto d'una penna francese. InfaLLì egli trattò un soggetto così arido colle
grazie COll che Fontenelle scrisse sui vortici di Cartesio, c Algarolti spiegò l'attrazione di Newton, VoJlait'e
in una Jt:ttera del lO gennajo 1770 scrive a Didel'ot
che gli aveva D,andato un esemplare di questo libl'o :
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FERDINArwo G.HIANI.
FERDIi'fAl'fOO GALlAR I.
= " Dans re livl'. il me semble que Platoll et. Mo}iél'e se soicnt rèunis pour compOSl'l' cet ollvrafe. Je
'ai enccre lu que les deux tiers. J'allelHls le denoue:Ient de la
avec grallde impalience, 00 n'a j,qmais
raisonné ni micux ni plus plaisaQl[])E"nt .. , , , , , Oh! le
plaisant li vre, le charmant lin·e, que Ies dial~~l1es SUl'
le cOmmel'ce cles blés! Qu'il m'a fait de plalslI'! Que
feu sa is han gl'é à l'auteur! " = Federico ][, amico
de o-f1 italiani e aucor più dello spirito elegante, ne fece
pUl'e un encomio. Galiani, piccolo di stalu,ra, .m~ VIvacissimo non era men ricco di spirito negli SCl'ltti che
nella con ve t'sazio ne. A proposito di lui la duche ssa di
Choiseul solcva dire: u = Ea France il y a de l't'spri t
en petite monnaie et en Italie en lingot ". = Questo
complimento è
prova della cortes!a
dello
delle dame fl'anoesi. In qnanto a Galtan, è pel'u vel'O
che tutti i grandi uomini di It. tterc in Francia di quel
tempo si reca ~ano ad onore la sua amicizia.; e dalla
corrispondenza di Gl'imm si vede quanto eg~l fosse te-
pi~ce
o,
"
un~
?
~pil'ilO
uuto in pregio da tutt.a la socicta ~t:~ hal'oo~ eh ~o"lbac~.
Il cardi ne di quest' opera SI e che Il miglior SI ~
stema in fatto di aunona è il non aver sistema alcu no.
Nel primo dialogo dimostra che iu questa m~tel'ia non
si dce proceder~ per cseUlpj; mentre, l~ clrcoslanze
de' paesi sono diverse, Nel second~ dlstlOg~e i varii
paesi ne' quali conviene usare un dJV C1"òO regol~mc.nto.
Ne lle piccole sovranità che hanno poco ,tel'l'ItOl'lO, ~
grandi ar ti e manifattul:e, come Ginevra, l magazzlUl
annonarj pubblici sonO necessa rj. Nel terzo t~'att~ delle
sovranità mediocri ch' egl i di stin gue cOn terl'ltol'lo fertile, come la Sicilia, la Sarùegna, ill\rlilanese, la Fiandra e COn tc"rl'itol'io sterile in gl'ani come l'Olanda,
Ge;o 'f'a ~c, cc" e pl'OYa che a · qUC3t' uhim e conviene
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FERDINAl'DO GALIArn.
FERDlN'!!ODO GALlA.NI.
la libertà intiera del commercio delle biade. Propone
nel quarto i primi dubbj sull' editto di F,·ancia del '764
gouvel'nés, étant Jes memcs personnes, la confiaDce est
infiuie. Dans un gouvel'ncment mixle et tempéré, la
Iibel'tè ne sanrait etl'C que modifiée et tempérée. l' =
Richiamato in patria il Galiani nel 1770 dal governo, fu da questi innalzato alla carica di consigliere
del magistrato di commercio. Negli alloi successivi venne altresì impiegato nel miDistel'o delle finanze, e
nell' amministrazione militare. Fu uno de' poehi uomini dotti fOl'lunati nel corso del};:!. loro vita onorati e
che lasciava libera l'esportazlone de' grani, finchi: 110n
fosse giunta a un certo prezzo. Ne) quinto tratta dci
paesi puramente agl'icoli; e dimostrando )a loro miseria
stabilisce che le arti, le manifatlure, e il ,comm.ercio
di mal'e formano la vera ricchezza delle grandi sovra ..
nilà. Nel sesto dopo avere dimostralo cbe in Francia
havvi poco terreno incolto a fl'oole deIJa, papalcniane,
canchiude ,che poco superfluo di biade si avrebbe, se
tutto si cohivasse, Nel setti'mo forma il quadt'o dcI
commercio de' grani, discendendo nelle particolari circostanze che lo accompagnano; doude si riconos-ce
' quanto poco contribuisca alla ricchezza di una nazione.
Nel dialogo otLavo accenna un progetto per l'estrazione
de' gl'ani di Francia per modi6care )' editto del 1764.
Ques~o progdto consiste nell' imporre un diritto di SCll''"
tita sui ~ gl'ani e farine, ed un' alh'o di entrata per le
biade forastiere.
.
97
"
adope,·ati dai 101"0 governi. Morì nel '787 nell' età di
58 anni.
Questo scrittore è dà porsi fi·a ., fautori ùel Sistema l'rIercanli le.
In questi suoi dialoghi p"rò Galiaui ha voluto dire più di quel che ha espresso, Pel'ciò egli stesso in
una lettera a Munsieur Suard nel 1770 dice: = " Vous
qui étes de la secte de Diderot ct de la mienne ne
lisez-vous pas le biaDe des ouvrag~s 'l A' la bonne helll'c
quc cel1X qui De lisent que le Doil' de l' éCl'itul'e n' aient
ricn vu de décisif dans mOn fivre; mais vous! lis~z le blaue,
lisez ce que je n'ai pas écrit, et ce qui y est poudant,
et voici ce que vous y trouvel'ez. Dans tout gouvernement,
la legislation des blés preud le too de l'esprit du gouvernement. Sous un despote, la libre CXp0l'tation est
impossiLle, le tyran a tra p peul" des cris de ses esclaves
affamés. Dan, la démocralie, la libei-tè d' exportation est n.lurelle et infaillible; les goul'ernans et les
PIiCC11l0. Eco/lomia Pubblica
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GEROLAMO BELLONI.
GEROLAMO BELLONI.
Giro lamo Beli o tri banchiere in Roma sotto il Papa
Benedelto XIV, scrisse nel ~750 una dissertazione
sul commercio, di un centinnjo di pagi ne, ch' ebbe
una straordinaria fortuna. Fu tI'adotta in varie lingue,
Jod~ta' a cie\o i'n Francia e in Italia, e il Papa ste!'iSO
Lamberlini la premiò conft:l'entlo il -titolo di marcbese
all' autol'C. I libri 'sono tal'volta prediletti d al'la fortuna
come alcuni uomini . Q~lesta dissel'tnzione non contiene
che delle iJ.ec già. comùni in quel tempo pt'esso molte
nazioni sì snlla moneta, che sul commercio, e pure
otteoDe una celt!bl'ità non comune. Locke in Inghilterra,
Meloo in Francia, Ustari..: in Ispagna, Bl'oggia e Ga liani in Italia ave\'anf'! più diffusamente e con più ampie
dimostrazioni parhto di commercio, di Dloneta, e di
camb io. Se v' ha qualche cosa di straordinario in questo opuscolo, non sono che due ·errol·i. Il pl'imo?, ch.e
l'autore considera il cambio come" la regola ptU Stcura per iscoprire lo stato di un. regno ù. ragione ~~
traffico "; ciò che molte volte non è, c~me. orar:al c
noto a ciascuno. Un' espol·tazione stl'aOrdUlfl1"l3 di de113l'0 in tempu di gUt::~"1"3, o pel' un disequilibrio nel
valore delle monete può allel'are il cambio senza che
,
b·
il traffico siasi alterato. Nc::\!' ultima guerra il caro lO
fu sempre sfav orevole all' Inghilt<: lTa pelo l'immense
SOOlme J'i denaro ch' era costretta di spedire sul continente. Nonc1imeno il suo commercio invece di sLDiuuir e, si amplificava. L'altro errore è l' npp rovazione
che l'aulol'e dà al divieto dell' esportazion del deua ro
chiamantlolo " lodcvolùsimo costume, " Costume invece del pari ingiusto ch' inutile. Il Papa però premiò l'autore; ma ni: il premio è sempre lilla proya del
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mel'ito, nè il giudi".io di un Papa e sempre infallib ile. Lo stesso Papa Lambcl'tioi che ricompensava un
opuscolo di 100 pagine col pomposo li loto di marchese, non aveva dalo neppure una lode a G"liani, quan.do andò a visitarlo in Roma, pel suo bellissimo 1ibro
della moneta. L'autore nella prefazione alla seconda
edizione romana fatta (Iella sua dissertazione nell' anno
J 757' solto il nome dello stampatore ripete gli elogi
degli alll'i, e si dà da se tanti elogi che conferma il
trito proverbio, che il vero mel'ito non è ~ai di sgiunto
dalla modestia.
Se v' ha un merito . singolare in questo scritto, si è
che fu il frutto de lla propria esperif·nza dell' autore, il
quale ad onta del titolo di marchese ebbe il buon Senno di continuare la mercatU1'3 e di mostrare agli itaJiani che non v' ha vergogna a mt:ttere ad una lettera
di cambio la firma di un marchese o di un duca, come
eontinuano a fare in Genova gli Spinola c i Doria,
G IAN FRANCESCO PAGN1Nr.
100
GIAN FRANCESCO PAGNINI
TOSCAJSO.
Se la disertazione dci Belloni mi sembl'3 inferiore
8Ila fama di cui godette in Europa, que.lla invece del
Pa un i'a i " Sopra il Giusto Pregio delle cose " pilbblib
•
.
cala un annO dopo, nd 175 (, ml P,H'C ' pIena ancora
d'interesse pe' giorni nostri . E lla pure oltrepassa di poco
le cento pagin e, ma è piena di osservazioni nuoye, e
di unI erudizione ehe non è d'un superfluo ornamento,
ma serve alla dimostrazione. Il primo oggetto Jell' au-
tore è di rende;' ragione perchè la maggior parte degli
antichi e moderni scrittori abbiaDo pensato sulla moneta e sul commercio tanto divet'samente. A questo fi-
ne l'autore stabi lisce i più essenzial.i principj sopra il
giusto preg io delle cose, e dimostra che la moneta è.
soO'getta alle stesse leggi del prezzo a cui soggette sono
le b altre cose. Il suo valore è indipendente dall' arbitrio
degli uom ini. La fatica per produl'la, la quanlità, P of~
fel'la, e la diruanda, so no gl i elementi del suo pl'~zz.o.
È òunqu~ l'iJicola, per non dire di piti, '-IudIa tll'auDia che alcuni principi, e "leon i govern i hanDo preteso
di esercitare sulla moneta; 'manìa til'aunica come quel~
la di Se l'se che voleva comandare al m3l'e, o simile a
(i uella di co lor o che pl't!lendollo dominare sull a coscienza o su l p eobiel'o ' tulte cose p iù p ote nti d i loro, L'al; 1'0 scopo dell' au~ol'e è quello cli spiegare la ragion.e
per cui i Romani conside rarono la moneta come ~l~
pt!ndt:ntc dalla sola volon!à Jel guvcl'no. ,II, Pa~mn~
cita a questo propos ito le leggi romane. Du'o qUI dI
passagio che Sii in terpreti sono divi si cl' opinione su
101
queslo punto; e il presidente Nf.'gl'i nella Sll:J, opel'<l so stenne per lo cOlltl'ill'io, che anche la g ill l'i s pl'lld~nza
J'orn,ma aveva assegnata la vera natUl'a della moneta (I)'
Se p erò dce prevalere l'interpretaz.ione del Pa,gn in i, elle
il fond.1tnento e la mi sura della vaiuta ddla mon eta
foss(', secondo i giureconsu lti romani, l'autorità <'lssoluta
del principe, c non la quantità del mdallo che in se
contiene, o la stima che il commrl'cio general I;! tle fa,
vi è una poknte rag ione per adOlt8rla, ch' è quella dal
Paguill i stesso accennata, La moneta presso j l'owaui,
a parer suo, non era che uu istrulUt:'oto univt:l'salc
delle p erOlull.:: che seguono tra persolle dipend en ti da
uua stessa 8ulol'ilà, come i pl'zzi di ferro ai quali c1ie~
de corso Licul'go, o le conchiglie presso al cUlli popoli
nell' interno dell' Affl'j('a anche a' dì nostri, I romani
UOIl avevano commercio atti\'o cogli altri popoli. Poteva
adunque la nloneta essere sottoposta all' arbitrio del
govcrno. Qui il Pagnioi analizza la costituzioue politica d ell' impero l'O[ll"HlO ; c fa vedere che le SUe Gnau·
7.C no n consistcV1lJJO che nclle contl'ibu7.i oni, e nelle
spoglie dc.i popoli vinti, c che il commercio non solo
era ignoto, ma l'iput<'!to spregevo le presso un popolo
che apprezzava soltauto l' 8gl'icoIlul' a c la guerl'a, Di
qui passa a i popoli lI : ,oJ ~ t'Di, e nota gli avvenimenti::'
sopravvenuti presso' di questi, i quali h anno inti el'a mente cambiata la natura della loro coelitnzio ne. Pl'imicl'amclltc la posta, la bu ssola, c la stampa (tre COse
(I) Dopo avrl'e citala per iUliero, Tomo I p3g. 326, la legge I
delle Pandelle de cOlurah, Empliolt: " Cacli soggillnge, a mc pare
in l,iù significanti parole definielle non si possa nè in più belle
re gli altl'ibuti della moneta, e stabilire il suo prczl O pro}l()I'zion ale
alla quantità del metallo) esclusa ogni alterazione arbitraria j nè saprei capacitarmi come da questo luogo contrario al prezzo arbitrario
O ilDpositizio alcuni ahbiano avuto il coraggio di argomentare in modo
cbe resti 3Uribuito tulto alP arbitrio , e niente alla materia, ' ..• _ "
Ile
GLAN FnANCESCO PA&NINf.
GIAN FJ!ANCESCO ·FAGNINI.
sconosciule presso Sii tllltichi) facilitando i viaggi, la
navig-ll.ione, il commercio, riavvicioarono fra loro tutti
i popoli che presso i romani erano l'igual'dati come nemici . Tutte ]e seopel'te quindi divennero comuni, Ila
più imp o,'Vmlc, quella dt!l!a polve1'e, fu J·esa. subito
un i\" ' I,!>.,!t:. L' t: du <"<l.l.. ione, il l)l'ogl'esso nelle arh e nelJL~ ('I \ U7.t, è pres-,.O a poco egua le presso le nazioni
lllbJeuH'. Si Li iì~i no do:llH::l'tullO le stesse armi , . la stessa
disc.:i p lina milital'c. L'eccessiva preponderanza di una
nazi o ne so'p ra uo' alt,'a è divelluta difficile, e tanto 'piiI
d iffi ci le per l'uso dc' ministri residenti presso i govt:l'ui
stran ieri, e spianti ogni cosa, Don che pcl sistema
d'equilibrio da ElisalJetta e da Emico lV in poi seguito in Europa. " Onde fu d'uopo che l'ambizione,
da cui non mai resta libera la natura degli uom ini, si
aprisse una nuova sh'ada per al'rivare a' sooi Gni . I
popoli , si rivol sero ùunque a promuovere l'industria,
]e arti e le manifatture, e cercarono di acquistare
col mezzO di queste quella gr:mdezza cni non era più
possibile di pervenire colla guerra. Si ebbe ricorso alle
negoziazloni, dalle quali dipende la sicurezza, l'equilibrio e la bilancia del potere di tutti SIi sla li. " - N OD
essendo più dunque le conquiste e le guerre Ulla 501'<'7'ente di ricchezza ) ogni stato è costretto per tenersi al
b
l ivello degli altri di ccrcare ndl' industria e nel commercio le fouti della sua forza e prosperità. Ecco dunq~e cOme la monela, ch' è il veicolo del commercio
tra tutte le parti del mondo:; n on può piil essere sog·
getta <tI!' arbitrio dc' governi, ma dev' essere l'cgolata
dalle legg i comuni che fissano il prezzo di tutte le <.11.
tre cose. Chi porta violenza a questo veicolo, stul'ba
il commercio, danneggia se stesso, e beo presto si
pente della pl'0p,oia tirannia, come in ogni altra spe ..
cie di tiranoia succede.
Un inglese C'he non ritrova ne' suoi economisti alcuna dissertazione della natura òi questa dd Pagllini,
sarà pCI' avvclltUl'a io cliuato a creò ere ch' ella sia una
quistione oz. iosa. Pel" l' Inghi!tel'ra che da mil!' auni
Ilon sa più che sia jl dispotismo dci diritto r omAno,
e qlreilo anco r più p ~s antc de' suoi comnlentatori, sarebbe ce rtam<mte una disputa oziosa. 1\'1a per gl' italiani che fino flll' epoca del codice Napoleore più o
meno fu)'ono sogge lt~ non meno alla giurisprudenza
romana che ' <'Igl' i.ofiniti suoi interpreti, non era nè
inutile ne senza interes..:.e . Non è gran tempo che ben
chiara e distinta è in ltalia la divisione t:'a tempi antichi c modcl'll i , ed è stato diffic ile , cd è ancora pe- •
naso per molte menti italiane la separazione inevitabile t1'3 rom<lni e italiani. Alcuni si fanno la dolce illusio ne che la gloria sia anch' essa un fidec o mmesso
inalienabile d1e discende ai piil lon tan Ì posteri, e c he
l'imitazione (h-gli antichi sia un sacro dol'ere, che
sptlta ai nipoti verso i loro lli<tggiori: Ql1cst' altro ramo di pnzzia per l' Rntiql1aria non ba poco contribuito
a confondere e ritardare i progressi della moderna legislazione.
Molti a nni dopo , n el J 764, lo stesso Pagnin i pubblicò la sto ria della dl!cima c mncatura degli antichi
fiorentini, a cui va annessa una digressione sul valOl'e
dell' 01'0 c dell i argento, e sulla proporzione dei prezzi
delle cose dei secoli XIV e XV, in confronto del secolo XVIIl, specialmente rispetto alla Tosca n a. Questa
digl'essione appoggiata a n ote dei prez zi est l'atte da autentici l'CSistl·j di Fireuze del secolo XIV e XV , l'inforza sempreppiù l'opinione del conte Cadi (che fra
poco vedremo) su questo stesso argomento. Il Pagnini
pure sostiene che l'Italia ha poco o punto partecipato
102
103
104
G,AN FRANCESCO P.\GNISr.
dei tesori dell' America, e delle scoperte falte alla fiuè
del secQlo, XV. Leggicl'issima, e f,,)l'se di nillO vantaggio J se non pregiudiziale, è stata , secondo 1ui, }' influenza cbe l1a1100 avulo Belle co se n ostre quelle ricche
scopel'le , e che in luogo di eSSere aumentalo, si è al
cOlltrario avvilito il prezzo delle gl'asce, e della rnaggioi- parle degli altri gencl·i. I ~etalli pl'eziosi da quell' t'poca SODO divenuti pii\ rari fra noi, cd hav\' clle in
Italia molto minor abbondanza di prima. Il metodo
ch' egli ha seguito in questa ricerca è qut:1lo stesso del
conte Cadi. Ha confronta lo la quantità delP al'geuto
che si ~oDtcDeva nelle lire, ne' soldi, e danari che sì
sa essere costato ne' secoli XIV e. XV un dalo genere con quella quantità d'al'gento dh! si contiene nelle
lire, soldi, e danari nel suo tempo correnti, pei quali
si "ende\'a lo stesso gcucre, - confrontaudo altl'esì la
proporzione tra ,]' 01'0 e P'argento vegliante tanto ne' secoli predeUi che ~l tempo che scriveva.. Con questa re·
sola egli trovò che l'iguarJo alla Toscana la maggior
parle dei prezzi delle gl'asce e degli altri generi erano
nel '764 . O eguali o più bassi di quelli dei secoli
XIV
c
XV.
Il Pagnini nacque in Volterra nel 1715. Egli non
fu soltanto scrillore contemplativo, ma anche attore.
Egli occupò per lungo tempo varj , ed importanti im..
pieghi nelle finanze sotto il goverDo toscano. Era altresì
membro d ella sOl'ietà economica Fiorelltina. Già si sa
che non è un gran pregio r essere ascritto a pn' accademia; ma si sa altresì cLe va eccettuota quella dei
GeorgofiH in Firenze che fu colanto utile alI' agri coltut'a dt::lla Toscana, e ai progt'essi della scienza ~ agral'i a, Il Pagnini in agricoltura, alla teoria riuniva la pratica. ,La società de' Georgofili fra gli alt~i vantaggi
GIAN FRANCESCO PACN,lN1.
105
conseguì quello pUl'e di avere per membri quasi tutti gli
scrittori di economia pubblica ch' ebbe la Toscana,
come Pagnini, Paolctti, Baudini. Sia poi che lo studio
dell' agl'aria insegni un' elegante parsimonia, c un a
buona logica a' suoi cultori , sia cbe P esempio degli
antichi gl'andi scrittori toscani agisca continuamente
sulla mente degli scrittori di quel paese, io osservo
che tutti gJi ecqnomisti ch' ebbe la Toscana scrissero
con precisione, con eleganza, e si fanno leggere con
piacere. Il Paguini morì ncl 1789.
•
~OMJ>EO NERI.
106
POMPEO NERI
FIORENTINO .
La cas~ d'Austria che da Carlo V in poi aveva ]a ...
-sciate ·disastrose vestigia ovunque aveva regnato, verso
12 me tà del secolo scorso cangiò alquantu tCUOI'C coi
piccoli stati che le erano rimasti in Italia. Fincbè uno
de' suoi rami possedette il Regno di Napoli e di Sici~
lia, i ducati di Parma e Piacenza, non che i ducati
di Malllm·-a e di Milano, nOn pensò che a spogliare
i popoli che le obbedivano. M. dacchè verso la metà
del secolo pass<lto dopo la pace di Aquisgrana non le
rimasero che i ducati di Milano, e di Mantova, pare
che la perdita degli alh'; dominj l'avvertisse della necessità di meglio govcroar que' che le erano l'imasti.
La giustizia storica richiede ch e sia fatta onorevole
menzione delle riforme amministrative che il1lrodusse
nella Lombardia.
La prima operazione che questo govet'no in traprese, fn quella del censimento delle terre, La disugguagl ianza d~' carich i pubblici nello stato di Milano era
una querela antica, cbe oltre avere semina t;., e tenuta
viva per quasi due secoli una l'ovinos'a discordia tra
provincia e provincia, tra le città e i loro contadi,
tra i com uni d'uno stesso contado e j contribuenti
d'uno stesso comune, aveva danneggiata l'agricoltul'a, distrutto il commercio, esiliati gli artigiani.
Sin dalla fine del secolo duodecimo si er.1 dalla
repubblica milanese formato una stima e catasto ùei
beui. Questo catasto si puliblicò nel 1248.
Coll' andar dc' sccoJl 10 stato deI!' agricoltura cangiò talmente, che un tale catasto 110ll era più una
10 7
giusta stima. Sotto Carlo V s'intraprese un nuovo estimo
dei terreni e degli stabili, che fu tcrminalo nel 1564,
e pubblicato nel 1568. Questo censimento però fu di.
fettoso per errori di misura, di stima, e di ommissio~
DI. Fu una fonte di Jagnanze e ili ricJami 'pel' piil di
un secolo e mezzo.
Nel 1718 C.r1o VI, aderendo .lle istanze di tlllte
le provincie ordinò che s'intraprendesse nn nuovo ce n""
simcnto. Questo tel'ZO catasto fu però interrotto e
SOspeso sino al 1750, non tanto pc\' le gUC::l'l'e che so ..
pravvenncl'o, quanto pel' quella lentezza che sewpre fu
conn:-ltural e al gabinetto austriaco. e che da alcuni si
crede esscre una sua massima di stat~. Alla fine Del 1749,
per ridurlo a compimento, venne istituita una commissione di cui fu nominato presidente Pompeo Neri. Questo insigne magistrato era nato a FiL'(::!1ze nel J 707 cl' un
paùre già rinomato giureconsulto. Prima di essere chiaruato in Lombardia aveva già e5crcitate del1e cariche distinte nella sua patria. È sotto la ~ua presideuza che
il cens imento venne compito e pubblicato nel 17 59Questa operazione fu cOl)do lla COIl una saviezzll, imparzialità, e sagaeità che servirà sempre di moJello a
chi vOlTà imitaJ'la . Infatti molti altl·j governi · tanto in
Italia che fuori Don tardarono ad imitarl o. Il Re di
Prussia, Federico il GI'(lnde, J)e volle segnil'e le stesse
tracce. Ai nostri dì P abbiamo veduto eseguito in tutta
la Francia, e Napoleone l'estese a quegli stati italiani
che o non avevano censo, o De avevano un impClfetto. Vero ~ che si SODO in seguito modificate le norme
della stimft, c la Franr.ia soprattutto adottò 'il metodo
certamente mig liore di tassare Ja rendita invece del capitale. Ma r idea madre è presa dal censimento lombardo.
Meotl'e era presidente di questa Commissione fu
dato a Pompeo Neri dalla stessa imperatrice Maria
l
108
sulle monete si ritrovano i principj che devono rego-
Teresa l'incarico di presiedere alle conferenze che si
lare questa materia. Ma nel libro di Pompeo Neri ol-
tennero per un concordato relativo alle monete fra gli
stati Austriaci in Italia, e gli stati del re di Sardegna
tre questi principi, si h'ovano indicate tutte le regole e
tutti i pl'ocessi per eseguire una Olonetazione. 5' indicano i diversi metodi, e le spese occol'l'enti di l'affinazione, la proporzione che si deve ossel'V3re tra l' oro
e l'argento, le spes,e di ze~ca, e si trattano in un
modo breve e succinto le più importanti quistioni ch~
fm'ono mai sempre agitate sulle IDatide, Pompeo Neri
ha un merito supel'iore a quello di mo lti altri scrittori,
la brevità. Tulto queslo bel tra.ltato è contenuto in un
so lo volume. 11 secondo volume che vi è stato annessQ.
non è che una compilazione di documenti, di carteggio
di cancdlel'ia, e di processi verbali, che chi non è un
uffizial di zecca può lasciar di leggere.
L'autore nou poteva dil' nulla ~i nuovo su un
al'gomento su cui già tanto erasi scritto, ma disse il
g ià Roto in un modo ignoto, cioè, laconico, Ciò che
accresce aocql'a il pregio di questo libro si è la chiare~za. e la nQbiltà di stile con cui è seri tto.
Notel'ò ~oltantQ quelle cose che cOlllunem~ntc llon
si ritrovano presso gli altri scrittori.
r ,0 L'autore. porta opinione che la sp esa d,-Ila
mooetazione debba cadcre, a carico d ~ 1I0 s tato, e Don
abb iauo le monete a pl'ezzal'si che per il puro metallo
600 che co ntengono. Cio,oonoslante consiglia d~ seguire , la pl'atica comune di fai' pa gal'e le mallifatture
qellç l'9onete' ni con~umatol'i, f(l,ceuclo, d ic' eg li, un
sact'iGl.io a ll a verità ,. Gnchè
' OOilllle.a
. . il tempo in cui sia
permesso di pl'llSal'e più animosamente. In ciò egli è
cl' accordo col 'Davao7.;)ti, DIa si scosta ' da tnlti gli altri
autori, Questa pratica fu seguita anticamente dalla
zecca di Bologna, lo f~ pure nel dt:!cennio solto il
al di quà de lle Alpi . Nel
'758 venne richiamato in
patria, e ~celto per uno dei consiglieri {Iella reggen7.3.
In senuito
venne da Gius eppe
o
• II decorato dell' ordine
di san Stefano re d'Ungheria. Questo magistrato adun que che fu pur uno degli economisti italiani venne ~no.
l'alo dà Giuseppe ' II, .e ù impiegato da altri tl'e SOVl"a -
ni, Francesco I, l\iaria Teresa, e Pietro Leopoldo.
Quelli che vilipendono j libri col nome di sogni teo rici e non accordano la Joro stima e la 101'0 fede che
aVa pratica, non hanno alcun pretesto per displ'ez7.a re le verità che quest' uomo pratico ba spal'so nl!' suoi
scritti. Questa cieca parzialità per I~ pratica non lascia
~i manifestarsi anche n ell' Inghilterra, dove i libri e gli
scrittori snno tenuti in alta venerazione. Anche nella
co1tissima Ingùilterra, dico, v' è una specie di pel'sone che
parlano de1la pratica come della sol,a arte che meriti
confidenza, e degli scrittori come di ciarlatani e di
' alchimisli. Se gli economisti italiani fossero meglio C' Onosciuti dagli stranieri, potrebbero 'più che altro co i loro
esempio distruggere questo pregiudizio; poichè si saprebbe che la maggior parte dì loro furono anche uomini d'affari, o commercianti, o impiegati pubblici.
Broggia, Z~non, Bclloni furono negoz ianti, Paoletti,
Band ini erano agronomi, Pagnini, Cari i, Ve!'l'i, Beccaria,
Neri, Filangieri, Briganti furono pubblici impiegati.
L'opera di cui Pompeo Neri al'l'iccbl la scienza
economica è quella intitolala =" Osservazioni sopra il
,
prezzo legale delle monete, di Pompeo Neri Fiorentino." =
Questo libro
I
I
.la lui serillo nel 1751 si può dire
un manuale per ogni wastl'O di zecca. Negli altri libri
~.
minislero di Colbert tra jl 1679, e il 1689 e di nuovo
l'
I'
I
I
110
in Francia dal 30 novembre 1795 al 15 ap"ile [796,
ed è tuttora . seguita in Inghilterra, ma non ha alh'i
Il
l!
I
I
III
POMPEO NERI.
eseUlpj in suo favor'e, ed 'è riprovata da lutti gli scrittori inglesi e Don inglesi.
2.° Egli trasse alla luce uua convenzione fatta
nella materia mondaria l' anno 1254 tra le città di
Gl'emana, Pal'ma, Bl'escia, Piacen.za i Pavia, Tortona
e Bergamo Don per anco . d a altri pubblicata. Questo
concordato seguito tra quelle repubbliche fa vieppiù
l'i's altare r indolenza dei govel'ni italiani ù' oggidl, che
neppure in questo iOllocj!ntissimo al'gomento sanno agire
in comune fl'atellanza e come membri d'una ste:ssa
confederazione.
3.° Giustifica i giureconsulti romani della taccia
loro data di aver ammesso che immag-inario ed arbitrario fosse il valore d elle monete. Egli l'i torce quest' accusa contro i gim'ecuosulti ' ùet secolo decimosesto
e decimosettimo, siccome quelli che fUl'ono i pl'opaga·
t-Ol'i dell' opinione, che il v1'llol' delle ,monete dipendesse
dall' arbitrio e dai cenni dtd pl'j~cjpe, Non entr'e ro quì
a decidere chi abbia ragione tra il Negl'i e il Pagnini
]'iguardo ai romani, ma certo che quanto ai giureconsulti italiani non è il solo caso questo citato ùal Negri,
in cui essi han':l0 pl'ostituita la ragione ai piedi del
trono. Egli è noto, come nelle contese tra l' impèl'io' e
i diversi stati indipendenti cl' Italia, i giureconsulti col
loro voto sostennero le pretensioni dell' impero al dominio
dell' Italia, anzicchè difende"e l'indipendenza della 101'0
madre terra. È cl' uopo però dil'e , che né! secolo decimotta,'o fecero ben ampia ammenda di questa servilità col loro CO l'aggio politico, e col IGl'o· liberale pa ...
b'iottismo.
GIAN RINALDO CARLI
DI 'CAPO D' lSTRIA.
I•
l'
Un altro uomo ,di un merito eminente che il governo austriaco impiegò come magistrato nell' esecuzione
delle sue riforme nel secolo scorso, fu Gian Rinaldo Cadi.
'Gian R;naldo Carli nato in Capo cl' f stria nel 1720
3vca ooià passato il fiore' della sua vita negli stod(, ed
era già noto ai dotti del!' Europa per la sua erudita
op.eL'a sulle Ulonete, quando nel '765 fu ad un temp~
stesso invitato Jai governi di Torino, di Milano e d.
Parma ad assumere uua carica amministra tiva. Diede
la preferenza al govel'oo della Lombardia Auslri.aca;
pervenne sotto di esso alla c:al'ica di presidente Jel
consiglio di ,economia, ed ebbe parte in quasi tutte
le riforme cbe avvennero. Morì cOllsigliere emerito
nel 1795.
.
Il sapere di ,Gian Rinaldo ·Carli eL'a univeL'sale,
.
Scrisse quasi io ogni materia. Mi limiterò ad aunuZiare
le sole opel'C che hanno connessione colla sci~nza economica.
' La prima opera ch' egli cominciò a stampare .nc~
1754 e terminò di pubblica,'. riel 1760, peL' CUI SI
acquistò un' estesa celebrità, e 'la sua gl'a nd' opera sulle
monete. Non si meravigli il IdtoL'e di sentire annun·
zjato (un altro tra ttr\to d elle mon ete. L'alterazione delle
monete era la malattia dci secolo, e quella dei tl'attali era la malattia degli scrittori. È pel'ò bene sapere
che lo studio dell' antichità era stafo lo studio p,'eùile tto dci C<irli sin dalla sua gioventù . Non v' era quindi
soggetto forse più alto a fOl'nil'gli l'opportunità di spiegare le sue cognizioni, di quello delle monete. D'altL'onde
l'
I
l
112
GIAN RINALDO CULI.
d~l pensare., e
che ci fa credere dotti colla dottrina àltrui, è stato in
Italia sin quasi alJ~ fine del secolo scorso l'occupazione
favorita de' dotti. Molti si lagnavano che gl' italiani,
invece di pensare ai vivi pensassero ai morti di mille
o due mille anni fa, e che invece d'indagare le cause
di tante sciagure sofferte dai loro compatriotti, oude
l'ccarvi rimedio, non pensassero che a spiegare tronclfe
cifre, corrose incisiolli, reliquie di diluvj.' Quindi Goldoni riscosse ben meritati applausi col mettere . in ridicolo sulla scena il sua Antiquario che compra da
Arlechino armeno la pianella di Lucl'ezia ·, e il calamajo di 50c1'ate4 L'opera di Cal'li però, quantunque
abbondante , cl' erudizione, è anche ripiena di tutti i
giusti principj che oramai regolano questo l'amo della
pubblica amministrazione, Se il suo libro non è un
grand' acquisto per la scienza, atteso il gl'an numeL'O
di simili libri che esistono, le sue cognizioni profonde
in q':1esta parte lo condussero a scrivere alcuni anni
dopo, nel 1766 = le Osseryazioni preyentiye intorno alle
monete di Milano = che servi l'ono di prinçipj .fondamentali a quella importante e necessaria l'iforma.
Questo e un altro beneficio, da non scordarsi, reso .
da un uomo dotto alla societjI, e partic(lIarmente al
suo governo.
Nella sua gran~' opera sulla moneta travasi una
diSSErtazione sopra il valore e la proporzione de' me..
talti monetali con i generi in Italia, prima della, scoperla delle Indie, col confronto del valore e della proporzione de' tempi nostri. Questa dissertazione è interessantI! non meno per la novità d.ella sua conclusione,
che pei cOl'ollarj e le applicazioni alle quali può condurre - In Francia, in Olanda, in Inghiltel'ra tutti
gli sCl'ittori conl'eogono che, dopo la scoperta delle
l' eru"dizione, questo studio ch' esime
GU.N"
RINALDq
CAR-LJ~
Indie, i metalli in quc' regni sono diminuiti di valore
1)er la 101'0 abbondanza, e quindi j generi sono aumentati di prezzo in confronto dei vaJori anteriori aHa
scoperta. II fatto e la conseguenza SOno egualmente
veri in questi regni.
Auc:he in Italia regnava la preoccupaziònc, e forse
presso alcuni regna ancora, che ('guaIllIcntc dopo la
scoperta dell' Amel'ica siasi in Italia notabilmente accresciuta la quantità de' metalli, sì che gl' italiani del
secolo decimottavo devono essere più ricchi de' 101'0
antenati del secolo dcciluo quinto, e che i genC'ri pure
dc\'oll essere diVt.~nuti più cari, J\ia Cadi "in questa
dissel'tazione dimostra che questa opinione in quanto
ali' Italia è erl'onea, senùo stata l'Italia per lo contra ..
l'io pit'l l'ìcca nel decimo quiuto secolo, più abbondante
di metalli, per cui .qtl-t:sti erano meno apprezzati, cd
i generi più cari.
,
L'antorc premette un principio che non può essere posto in dubbio, cioe, che per ritrovare il confronto fra il valore dei geol":l'i cl i un paese COn un
altro, o di un secolo CQU un altro, si dee primamente
l,jnvl.'nire la rispclliva proporzione di essi generi con
la quantità di argento fino a cui essi corrispondono,
e poi rilevare il l'ispeUiyo valore dell' ar~ento coll' istituire la proporzione tra esso c l'oro. Ciò posto, t'gli
afferma che la quantità de' metalli prima della scoperta
dell' America, era molto più considerabile in Italia che
nel 1750: 1.0 per le cento zecche tutte in atti,'ità e
in vigOl'e ch' esistevano nel cinquecento: 2.° per la quantità delle monete d'oro, cl' (Il'gcnto, e di rame che
coniavano. Al principio dd secolo XV in Veneziél, a'
tempi del Doge TOOlmaso M.occnig:o, si coniava un al)no
pelo l'altro un milione di zeccllilll iu oro, e per duecento mila zecchini in al'gento: nella zecca di Firenze
PECCH!O.
Economia Pubblica.
8
,
115
G'AN RINALDO CA'LI.
fra .il ,365 e il ,4,5 si batterono undici milioni e
mezzo di zecchini; g ra~di quantità se ne coniavano
nelle altre zecche: 3.° pei p\'ivilegi e per gli onori che
i governi accordavano agr impiegati e direttori delle
zecche: 4.° per l'esteso e quasi esclusivo commercio
che l'Italia esercitava prima del passaggio del Capo
di Buona Speranza, il cbe attraeva nel suo seno una
grande quantità di denaro. I metalli adunque sendo
abbondanti, dovevano avere un minor valore relativo;
e per conseguenza i generi dovevano esseri cari.
Per lo contrario dopo 1.:1 scoperta dell' America
qual parte ebhe l' 1t."lia Delle copiose miniere colà
scoperte? Come poteva l'Italia averne una parte se il
suo commercio llon solamente diminuì, ma rovinò
quasi del tutto, dopo le famose scoperte che con nostra
DlaaO'iore
mortificazione furono fatte da quattro italiani,
00
Colombo, Amerigo Vespucci, Cabolla, e Vel"l'azani 1
Infatti vcrso il 1750 il numero delle zecche, di cento
rimasero dodici, per la maggior parte altl'esi inutili ed
oziose, È chiaro adunque che l'Italia si è impoverita
di metalli dopo il cinquecento) e cbe il loro valor relativo avendo dovuto crescere, il valor de' generi do ..
vette diminllire.
Non bisogna lasciarsi ingannare dal valor nominale
dei prezzi; ma conviené bada l'e all' intrinseco dell' al'''
geoto chc per una dCfl'a(a davasi nel cinquecento, e
pel' quella che ùavasi nel '750.
Per esempio in Milano il grano nel secolo XV
valeva lire . 5. I. lì) e nel Jecennio tra il '740 e il '750
valeva lire 18, L'accrescimento del valor nmnerario
sarà come I a 3 ~. Ma nelle lire 5. I . 6 si contava..
,
240
no grani d'argento
8962 :. e nelle lire
...
12 '
I
S si contavano
grani '048 2 . Diffel'enza di valore intrinseco come
I
a I
,6
96 '
"
II Carli estese lo stesso ragguaglio ad altri generi,
e in altt'e parti d'Italia, in Pisa, in Napoli, in Firenze,
nello St;:ato Veneto eco
Dall' adeguato totale cIi questo ragguaglio si rilevano ' due cose, Primo, che si comperava alla fine del
cinquecento tanto d·i generi coo una lira, quanto nel 1750
con lil'c 3. 16, 8. Secondo, che, dala la proporzione
maggiore tra 1' 0 1'0 e l' ''l'gento uel secolo XVHI, in
cui 1'argento valna meno che nel secolo XV, c fatte
molte altre ·giuste deduzioni secondo la dirfcrenza delIe
circostanze di popolat.ione, d' aggl'avj, di guerre ec.,
risulta che i generi nel 1750 costavauo meno che nel
secolo X V in ragione di un 1 ~ in circa per cento.
Questa consegueoza Serve di controprova alla premessa
osservazione che j OJetalli sono diminuiti in Italia;
perchè se i g{mel'i costavano llIena nel 1750, forza è
clJe i metalli fossero più stimati, e perciò in quantità
lninore.
11 Cadi· rinforza qu esta sua dimostra7.i one con alcune ~ patetiche ossel'\'3zioni . "I palagi, dic' egli, i
" tempj, i pubblici edifizj che un a volta si fabbl'ica" ,'ano, e che SODO aocora il principale decoro cd Ol'~
" namento delle cit.tà, illustre prova sono della soda
DJagni6cenza de' nostri antichi, Dove sono, dirò ben
" io, presentemente que' canovacci d'oro e cl' aq;ento
" che famigliari erano un tempo 1 Dove quelle l'::Iccohe
" di li~l'i, di pitture, c di scul ture che nelle case de'
" particolari si l'accoglievano l Dove quella generosa
" protezione alle arti, e alle lettere? Dove que' vaf-i
" d'oro e d'argento, onde le stanze eran o ol'n::lte 1
" E dove finalmente qUt'gli scrigni eque' tesOl,j che
" in ogni ciU:::', nelle case de' privati si ritrovavano 1
" Dove sono que' cittadini che possano fare impresti ti
Il alle proprie
città di due in trecento mila zccchini
&<
GrAN Rl~ALDb . CABLI.
116
pcr"_1 'olta, come i Panciatici in Firenze; e maDteDer~
quattro o sci mila uomini in arme, come gli Strozzi
in Toscana, i Torre, i Visconti, gli Sforza io Lom..
bardia; i Pepoli, gli Obizi, i Gonzaga, i Malaspina,
ed infinite altre famiglie in ogni parte cl' Ilalia 1 Lu
fine dove SODO quelle ('acce, qu ei giuochi, siastre,
tornei, l'appl'eSent37.ioni ~c . che con incredibile di ...
CI spendio drtppertutto si celebravano 1 A queste sì con" vincenti dimo~tl'azioni e ad f\1tre ancora che potl'eb ...
" bero farsi, si aggiunga finalmente il riflesso, che là
CI certamente l'egnano più ebe altrove le arti dove
CI maggiori
premj vi SOllO, e dove è più utile protezione.
" E chi Don vede a qual perfezione giunsero in Italia
" ue' secoli addietro la pittUl'a, la '!'cultura, e le lettere 1
." E chi, facendo il confronto coi tempi nostri, non con" fesserà chiaramente essere tulto talmente caduto fra noi,
" che qualunque cosa d'antico s' in~ontl'i non ci serva ad
" altro che di mortificazione e di l'jolprovero '/ Pieni sia" ma delle op~re de' nostri antichi, ed esatte notizie ci
" restano dc' Olcceuati, e de' premj d' allora; siccùè nul ..
" l'altro a Doi resta, se non che compiangere lo stato
t ( presente d'Italia ".
Non è questo lo squarcio cl' un ~trabihtre che
esalti i tempi antichi per depl'imCl'C i suoi lempi. Egli
è lo sfogo del dolùl'c d' un uomo che conosce la stOl'ia
della 'sua pall'ia. Il Francese, 1'Inglese, non hanno motivo di !ospi1'31'e pei secoli passati; la 101'0 gloria, la
loro ricchezza, la loro libertà e potenza sono moderne. La felicità, la gloria, e la potenza in Italia sono
cose antiche; k debolezza, il disonore, e la schiavitù.
sono moderne,
Nondimeno dal J750 in poi, la cond izione dell'Italia si i! sotto osm rispetto misliol'ata. E secondo i
.,
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principj di questa dlsserlazione del Carli, v' è fondamento per credere clle le ricchez.ze in Italia sieDO accresciute dal 1750 sino ai dì nosll·i. Facciasi il cpu..
fronto dei pl'czzi dti geueri tra queste due epoche, e
si vedrà che i prezzi tIc' giorni nostri SODO nell' intl'in ..
seco maggiori. Egli è dunque una pl'ova che i metalli
si SOno aumentati, e che ciò che attl'ae i metalli,
l' agl'icoltura , e l'industria sono Pt:l' cOllseguenza aumentale in Italia.
Vu' operetta nt: così' el'udita, nè così voluminosa,
ma sommamenle pregevole peI soggetto e per la con ..
cisione con cui è sCI'iua, è ]a Relazione del censlmen ..
lo dello stato di Milano pubblicata Idallo slesso Carii
dopo il 1776. I cenni ch' io feci di quest' impresa all'articolo di Pompeo Neri, SOllO tolti da questa storia,
la quale oltl'e il riferire i fatti couccl'nenti gli antericl,i censimenti, contiene c spedfica i metodi seguiti nel
nuovo, tanto per eseguire la stima cle' terl'eni e formare Je mappe topogl'afiche, che per foudare il catasto, per stabilire le classi diverse d< terreni, ed in
fine tutto quanto conduce all' interessante scopo della
perequazione dd carico. Un' altra pal'te iuteressante di
questo libro, è la dcscl'izione della nuova amwinisln ..
zione comunale, che il governo di l\lilano stabilì coll'editto 30 dicembre 1755. Nulla si è imma ginato mai
di più liberale, nè Ji più popolare di tale amministrazio-nc. Essa è fondata suWaureo pl'incipio della rappresentanza popolare, I reso lamenti fondamentali SODO,
che in ciascheJuna comunità sia stabilito UD Convocato
di tutti i possessori indistintamente descritti nelle tavole
del censo. In questo ,Co;"vocato si riuuisce Ja fésCOltà
di deliberare e dispol're delle cose comuni. Ogni estimato ha il diritto di votare. Ogni anno si fa un bilam:io preventivo ddlcspese, ed ogui auuo si approva
GIAl'f
GIAN RINUDO CAJlLI.
lIS
il bilancio consuntivo. In questo convocato ogni :lnno
si eleggono tre deputati fra i primi e fra gP inferiori
ossessori ai quali si aggiunge un deputato del perP
s'Onale, ed un altro pei commercio, affinchè ogm
dasse de' contribuenti abbia il suo legittimo rappresentante. In questi cinque deputati era concentrata la rappresentanza, e la facoltà ordinaria d'amministrare il
patrimonio comunale. Il governo austriaco senz' avvedersene, diede agli italia.ni la prima idea e l'esempio
d'un governo rappresentativo, e quasi direi, democra ..
tico. La natura umana e estremamente elastica; poco
basta per riaIzarla dall' avvilimento alla sua competente
dignità. Quei contadini lombal'di che disprezzati per lo
più e oppressi dalla nobiltà, non osavano in tutto il
corso dell' anno alzare gli occhi vt:rso il loro signore,
ne' giorni del convocato sentivano la propria forzd, eù
avevano tutta qudla baldanza che si conviene ad uomini liberi, e formanti parte della gl'ande sovranità
sociale . . Se qu esta amministrazione non fosse stata in
seguito guasta e delusa jn molte parti dallo stesso governo austriaco dopo il J 814, non temerei di dire
ch' è di gl'an lunga migliore ddl' amministrazione l.rJu-:,
nicipale inglese tanto vantata. In molte città e contee
cl' Int;hilte rra il corpo municipale è a vita; in alcune
di esse solo una classe di 'c ittadini ha il diritto· cl' ele..
zione, e generalmente pqi gli elettori sono obblig::!oti a
scegliere i1_'Maire, ossia il primo magistrato dal corpo
municipale ecc. Il grande vantl'lggio ddl' amministra ..
zione inglese è l'indipendenza assoluta dal governo, che
toglie a questi il prdf'sto dell' oppressione e de' capricci, e lascia alle municipalità quel vigore, quell' attività,
quell' eumlaziolle, che solo si ~pjegano nell' indip/:'ndenza.
U ua riforma taotP saggia non poteva non parto.. ire ottimi frutti . Il primo effetto fu un' economia nell.
,
.
RrNALDo
CARLl••
"9
spese ordinarie de' comuni, e deIle provincie. Pl'ima
della riforma ascendevano a I l ' milioni di lire mila~
ncsi; dopo di essa discesero a 8 ~, Il secondo fu l' iD~
Cl'etnento dell' agricolturA. Essendc' il tributa equabilmente dislribuito, non
fu più coruuue, nè provincia
~opraccaricata ; l'agricoltura potè fiorire. Il terzo ch' è
quasi sempre J'effetto d'una buona amministrazione, fu
l'aumento dell. popolazione. Nel 1749 nel ducato di
l'filano, essa non si tl'OVÒ neppure di gooioOO abitanti.
Verso il J 770 era di 1, T30,000'. Vi sono pochi esempj
in Europa di un aumento ('.QsÌ grande nel solo spazio
di 20 anni. Quando si notano degli effetti cosÌ belli
d'una l'i forma , cOme non sarà interessante il libro che
ne parla? Non v' è infatti proprj~tarjo lombardo che
possa ignorarlo. È la Magna Carta dei comuni della
Lombardia. Pe~ gli impit:gati poi è una lettura indispensabile. Aggiungerò di più ch' è un libro utile a tut..
ti qUf" popoli, che avendo il bisogno di stabilire una
buona amministrazione comunale, possono tl'ovare in
esso delle norme chiare, certe, perchè sancite dall'esperienza . .
I bilanci commerciali tra nazione e nazione furono uo tempo io gran moda. Invece di servil'sf'ne solo
per una guida nelle rcla7.ioni commerciali cogli é:lltrl
popoli, si volle sf'l'\'irsene come di un termome tro reI'
uotare la prosperità ascen\lente, o discendente d'uno
stato. Qu"esta norma .incel'ta e fallace, quando è isolata da molti altri dati, trasse i governi n elI' errore di
credere che la passività apparente fosse per essere alla
fine la ruina inevitabile d'uno stato. Questo errore fu
uno de' fondamenti del sistema mercantile cbe presso
alcuni governi prevale ancora. Fra ì molti scriltori che
fecero bilanci economici si distingue Raynal, pei bilancio ch. fece tra tutte I. n~zioni del "lobo. Ora quest9
vi
no
Cu.,N" ~INALDO
GIAN RINALDO ,G.i.RU.
CARLI.
pregiudizio è .q uas.i dissipato; .i bilanci commerciali sono tenuti per un dato, e non per una prova. Ma
vers·o la fine del secolo scorso, al tempo cbe Carli
scriveva, era nel pieno suo yjgol·e. Dappertutto non udi4
"asi risuonare che bilanci , attività, e passività. È sempre. un r.ol'aggio nobile r affrontare il torrente dell' opinione pubblica, _ed è una pl'ova di profo,n do sapere il
discernere in essa l' errCre. Cal'li nel suo Ragionamento
sopra i bilanci economici delle nazioni, si mostrò in"
trepido contro 1'opinione pubblica dI::' suoi tempi. Fu
in ciò superiore al suo secolo . Egli non lliega, am~i
acconsente che sia utile il formare de' bilanci annuali;
ma essi, a parer suo, non devono condurre alla conclusione che uno Stato perda o guadagni, ossia, prosperi o decada.' L'attività o ptlssivil~ cl' uno Stato Don
deve risultare da un bilancio parziale tr3 nazione e
nazione" ma dal complesso ùt:' bilanci tra uno Stato e
tulte le nazioni con cui commercia. Uno Stato può
perùere con uno, e guadagnare cou uo aILro. Non solo,
pelo giudicare della prosperità o decadenza di uno
Stato, questo dato non basta; e.!-su non è che un elemento di questo calcolo. Per portare un giudizio più
prossimo al vero, conviene unire qu.esto dato a quello
della popolazione, (le11' interesse del JeDaro, cJt:l pl'ezzo
. de' generi eco I) aut~)l'e è pL'o'digo di esempj nel mostrare che, se da un Iato i bilanci sono necessal'j per
COnoscere l'incremento o diminuzione del 'proprio com~
mercio colle estere nazioni, 110n sooo però una scorta
sufficiente per indul'.re a un giudizio sul grado di pro~
sperHà . cl' uno Stato.
Anc1lc intorno al commercio de' grani, Carli si trovò
in opposizione col ~I'ido generale d e' così dc! ti Econo~
nu}ti dc' suoi lempi~ Leggasi la lettera da lui dii"ctta
f2 J:
nel 177 I a Pompeo Neri, Sul libero commercio de' grani. Tutti grida"ano libertà, liberta assoluta; tutti ad- pitnvano l' er-empio dell' Jogliilterr::l. Cadi aveva le stt:sse
opinioni di Galiani su questa materia. Egli considera-
va il commercio d't:' gl'ani piil un affare di ~mmini­
sll'aziolle che di commercio. St.i mava che le circostiluze locali di ciascun paese esigono Je' l'egolamenti div~rsi. Circa pui la d "-cil.ntata li bertà del cOQllnncio
de'grani in Inghilterra, dopo avere dimostrato con quanta
precauzione l'Inghilterra avesse proceduto prima di flbbracciarla, fa poi vedere come ancne quel provvido
gO'H rno st'ppe sospenderla all' uopo . Dal 1693 al 1728,
otto volte proibl l'estrazione Jt:' grani. Sernhl'a Junq:.::e
che P Inghilterra non abbia lDl'li conoscinta una libertà.
illù~ilala. Essa ama la lihel"tà, 111a sa pl'ival'seue <'I tcm.
po. Così quando fu neces ~ aL'io, sospese l'àllcol'a della
sua )ibntà civile, l' habeas corpus.
Cadi non era donque dd pal,tito tle:;li economi.
stio La terra non è per lui la sola e vera ricchezza
dell' uomo, nè il commercio dt:' gl'ani costitui sce la
vera ft::Jicità dellt! nazioni. " E qua li SOIlO, t!sc1élma
" egli, i paesi dove il commercio de' grani l: maggiore?
La Pol,)Qia, l'Ungheria, la Sicilia, la Calabria e
" Puglia, le coste di Barberia, Il Egitto. Vi p:n' egli
" che coteste nazioni siano ricche e felici? Tutto al
" contrario n. Infatti pare che i popoli meraolt:nte
aSl'icoli sieDO sempre poveri e spopolati. L'agricoltnra
st('ssa Don può avere uno stimolo più attivo, che neI.
l'indu stria. Se i cuntadini non ritrovano dei cQncambj utili e piacevoli, non avranno mai un interesse di
coltivare la terra oltre qll ~ nto ii l'ichiedono le prilue
loro necessità. Il Polacco la coltiva, percll\: ricC:!ve in
concarnbio le merci ingle.~i e olanJesi. Lo Spagnuo lo ,
l'AUlericano del mezzodì, lasciano la maGgior ~HH'Le
(j
I
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delle 101'0 tetre incolte o neglette, perchè non avvezzi
e insensibili a certi consumi, non vedono una ricom ...
pensa d.lla lero fatica nei prodotti dell' industria, Se si
stabilissero nd Messico, a Buenos Ayres, nel Perù a
Guatinl~la delle fabbriche di pelli e di calze, ben presto i contadini di quelle vaste regioni, invece di andare scalzi c mezzo nudi sotto un sole coccn~e, cerchel'ebbero nella coltura del 101'0 suolo i mezzi ood<: pro ..
cacciarsi questi comodi. " Una classe sola cl' uomini
u (dice altrove l'autore contro gli economisti che non
.. volevkoo che agricoltm'i nel mondo) non è atta a
u formare una società. Uo paese tutto pieno di filosofi
" e di Idterati peri,'ebbe pI'esto di fame, Un paese
CI tullo
cl' artefici o mel'catanti, non avendo a chi vt"n" del'e o per chi lavOl'are, andrebbe Pl'tstO in l'ovina.
H
Un paese di , soli l'icchi, n.obili, e possessori, divel'44 rebbe un paese di schiavi, e CAdrebbe in anarchia;
" e un paese tutto di plebe sarebbe vile, miserabile,
" ed inutile) se non pericoloso ad ogni sOVl'anità.
" Questo vuoi dire che il vero politico J~bb' essere
C4 tutto di tuLti, e non
creder mai che, negletta ed
" oppress:a una parte, tutta la soci(~tà pl'esto o tardi,
c, cOme dl un mal contagioso, non debba sentirue gli
" effetti, Concluso del Ragiofwme"lo sui Bt'lanci. "
Cadi è uno scrittore chinl"o ì lo gico, acuto. Gli
m::::mcò poco ad essere un grande llomo. ~Ma scrisse su
di lutto, dispel'se in superficie la fOl'za del suo inge ..
gno; "fu universale, fa enciclopedico, invece di essere
somrnofilosofo, sommo politico o sommO antiquario, che
sono i generi di studj , ov' egli sarebbe riuscilO a preferenza ", 'l'aie è la giusta sentenza pronunziata dallo
stesso autore dd suo elogio.
ANTONIO GENOVESI
NAPOLETANO.
Broggia e Galiani, come si è veduto, allargarono
ì' orizzonte di questa scienza. Un altro napoletano,
Antonio Genove~i, fu quegli che l'ampliò siqo quasi
agli ultimi suoi confini. Le scienze sono come le carte
geografiche. Le prime non segnano che le grandi divisioni d'un paese con alcuni pu.nti principali qnà e là;
non si perfezionano, non si ri<:mpiono i vuoti, che dopo
molti e ripetuti viabgi.
An~onio Gf:nO\'esi, nato nella piccola terra di Ca·
stiglioni nel ngl10 di Napo li il 1712, fu il l'istauratore
in Italja d ella filosofia, della mt:tausica, ddla spregiudicata t~ologia, cd. altresì ddI' economia pubblica.
Versato nella lettUl'a degli antichi e dci sommi ma·
del'Di oltrarnonlani, fu dci primi in Italia a ben di.
sceroel'e la difft:l"ellza che passa tra h {ol'ma ' dei po·
poli aot icb i, e qudla dei popoli moderni, Fu altl'csì
UDO de' primi a fortemente sentire la necessità clJ C
l'ingegno lasci le larve e le vuote parole, per applicarsi ti cose utili alla sua patria.
Genovesi fu il l'edentol'e àelJe menti italiane. Volle
l'edimel'e la ragione dalla schiavitù degli scolastici, la
religione dalla superstizione, il suo p,'incipe da una
supl'elllazìa straniera, la sua patria dall' umiliazione,
dalla corruzione, e tlalla poverlà, Non fu un ge nio,
no: questo nome non va prodigato; ma 'fu UH UOl1l0
straclI'din 3l'io; e degli scrittori italiani è forse il piil
benemerito adI' Italia, quantunque dd suo iugt'gno
non rimangano che dei mOtluwentl,imperfeui, in paragone di quelli che il progresso de' lumi creò, La COl'ruzione della sna patria più che tulto lo acconn'a.
r~4
ASTO~Iq
GE.l'mn:st.
Egli aveVR corue i filosofi ddl' antichita "pien di filosofia la lingua e il petto. " Egli sentiva profondam en(.e che ptl' l'igenel'<tre uua nazione guasta e d eg t·adata da un lun go servaggio, v' è d'uopo d'un a grande
l'jvo!uzione. .Ma una rivoluzione è un l'irnt!dio terribile per lo meno silcrifil'a la g~nerazione presente alle futurc. È uu esperimento anche pericoloso, sim il e a quello
della tra sfusion dd sangue, Per evitar questo estremo,
non v' è che ill'imedio indiretto di riformar lentarnen ..
te la na'Lione, mediante una buona educazione e sa vie
leggi. E31i confortava si!, confortava i suoi campa ..
tl'iotti col l'ipcttl'c sovellt~ ne' suoi scritti, che una na ..
ziOlle può essere ciò che uu' altra voita è stata. L' Ilalia
fu due volte gl'ande; in tempo Jei Romani, c in tempo
dell e repubbliche italiane, PCl'chè n on potl'ebb' esserlo
Ja terza ' Ma per giungere a una l'ifol'ma, si vu ole primi el'a mcntc un 1 educazione fi sica che renda vigoroso il
COI'PO, onlle anche P animo sia vi gO l'OS O. Si vuole Ur:ia
educazione intellettuale che abbaudooi le parol e pel' le
case, Si vllo le finalmente imilare, iu quanto si può, le
nazioni che più risplendono pet' arti e civHtà fra le
alll'e.
Com' era dunque possibile che un innovatore cosi
ardito potesse sfuggire la pel'secuzione? La Code di
Roma, per m<:7.ZO dc' teologi e de' ges ui ti, gli mosse con ...
tra una.....pel'secuz ione che cImò tutta la sua vita. Per
l o che -mcl'itò da alcuni di esser e parago uato a Galileo, n OLl tanto per aver portato nella filo sofia una nuova lu ce, co mI! quegli nelle fisiche, quanto ancora per
le pt' l'secuzioni sofferte dallo slesso prepotente potere.
U n sem plice privato però, un 610so fo pratico,
qu ello stesso Bal'tolommeo IotiCl'i elle forni a Galiani
le idee l'l'incipali dell' opera snlle monete, lo compeDsò
,
ANTONtO GENoTEsr.
,delle persccuzìon i altrui. Egli fondò ncI 1755 {'spres~
sameote pelo. esso una catleùra di commercio e di mec·
conica coll' aOr:iUO stip t'ndio di trecento ducati l' ann~,
e a condizion e che nOn fo sse mai 'conferita a f.'ati. Gc·
Dovesi occupo questa caltedl'a per al cuni anni, cd è
ad essa che ùobbiamo le Lezioni di Economia Civile,
in c,ui si può dir e che Genovesi fondò i principj gene.
ralì di questa scitnza iu Italia. Questa éalledra è incontrastabilmente la . prima calted ra di que~ta scien za,
che siasi stabilita in Europa, La Src7.ia fu la prima
ad imitarne subito P esemp io. Sin dal J 758 cra\'i una
cattedra simi le in Stokolm. Pascia tenne dielro la Lombardia ch' ebbe una caltedra nel '768 iD Milano; e
finalm en te d opo molti a nn i, 1' esempio fu sf'suilO dalla
Germania, dalla Russia , e dall' Ateneo di Pal'igi. L'In ..
~hilterra fu l'ultima. Non fu che nel 1825 che il
~ig. DJ.'ommood istituì a sue spese una ca ttedra di
economia pubblica nell' università di OxfOl'd; e la nuoTa universi tà di L ondra ti' ha t~stè fondata un' altra.
È però vero che nelle un iversità di Scozia questa scienza fu sempre insegna ta dal professo re di filosofia morale. Il celebre Adam Smilh fin dal J 754 , allor<:hè
tl'ov avas i pl'cfessol'c di filosofia morale nell' u nive rsità
d, Grascow, com·inciò ad insegnare pubblic<lmcOle quelle
teorie, che poi sviluppò nella sua granò' op(:l'a stampata nd 177 5. Così pure il suo anta gonista Stuart
m·ll' !mivE'rsità (li Edimburgo associò P ccollon)ia pubblica alla fil osofia mor.de ch e pJ'ofess~\'a. E qu c.!= l' li SO
continua tull o ra in quelle univ ersi tà. Nondimeno il pre.
s ia di avel' fatto t{tlesta scie nza st'dcl·c a pari coll(,' al·
lI'e nclie uni \'crsi tà , e di a'·Cl'ne cesi svegliato jJ gus to
e Ja curiosità, spf: lla a ll' Italia.
Genovesi ncIta sue lczioni comprende quasi futte le
parti ddl' economia .politita. Comincia d31lc sensazioni
ANTONio GE~OvEsr.
ANTONro . GENOYJ:sr.
del., uomo, origine de' suoi bisogni, ne deriva i
suoi diritti e doveri, analizza la natura della società
.
e dopo questa rapIda digressione di. ùirit~o natuL'ale,
esamina j. mezzi per rendere popolato, ricco ~ e felice
il COl'pO pòljtico, L'analisi dell' UOIllO è per m ol li
scrittori ita!ialli carne il vestibolo di questa scienZit, T dle
disgres:iione in Gl'Dovesi, sebbene es lraot:a alla ~WieDZ.1,
è chi,:U-3 e conducente alla spiegazione di molli fenoUlt!ni, Nel peL'curl'ere poi le ca~ se d~lIa prosperilà delle
nazioui egli adotta le tre grandi divi sioni; l,° di agl'i..
coltUl'3; 2,° ti' arti; c 3,° di commercio. S otto il ti·
tolo di ciascuna di queste tre grandi sorgenti tratta in
pa"ticoIare tutti gli oggetti e le quisLiooi più importanti cbe ne dipendono.
Quantunque egli faccia grandissilDa stima dell' agri..
coltura, dal co mplesso de' suoi scritti pare cb' egli penda
piuttosto in favore delie élrti e del commercio. Quanto
poi a I com mercio egli è un segnllce del sistema mercantile, Egli non ebbe il coraggio di spl'ezzal'c un esempio felice, come fece Smitb col fondare uu sistema diverso da qu ello con cui la sua patria erasi fino allora
é1rl'icchitil.O il genio, O il coraggio mancò a Genovesi
per ciò, Egli voleva migliol'ar la sorle del suo paese;
e pel' lui la mè(a dell' Iughilterl'a era già una meta
sufUcicnte, InHce Smith trovando già la sua patria
potente, pCJtè prefiggersi un punto più lontano e più
elevato, Ecco come si potrobbe giustificare Genovesi,
per non aver saputo immaginare una via più larga e
liberale di quella dal sistema mercantile, d ie l' Inghil ..
t erra sin allora aveva seguito, Consiglia quindi molte
l'cstl'izioni riGuardo al cOOlillQ'cio esteroo, n on solo 3
a fine di rendere in alcune produzioni indipendente
uua uazione dane altn:, ma per f.irla più ricca l'eia ti ..
vamente alle altre; e ad esempio ddi' InshiltelT3 dci
'
"7
suoi tempi vuole, raccomanda, e grida ad ogni tratto
per l'interDo buoDe strade, pI'ODteZZ<I di giudizj, buo..
na moneta , in una parola fhcile giro, e lasciar fore.
Egli stima ed esalta l'agricoltura come una fonte
ampia e perenne di ricchezza pubblica, Non cade però
nell' errore degli economisti che chiamarono sterili le
arti, Egli 'e chiama oon produttrici, ma es tremamente
vantaggiose e cau~e di aumento di prod uzione: 1.0 percbè aiutano le arti creatrici, cioè, l' agl'icoltul'a, la
pastorale, la pesca eco fornendo loro sll'om~nti che
agevolano il lavol'o, e comodi che sollevano la fa lica
e rendono all' uomo il vigo l'e e E alacrità: 2.° pel'cbè
allenen!""o la popolazione dello Stato di tullo quel numero di persone, cOI'l'ispondente agli .. Iifllenli cc, cbe
dovrebbero uscirc di stato in concambio di comodi
e m<'lnifa tture estere: 3.° medianle il commercio esterO
le arti illtroducono il d enaro cbe tanto contribuisce
alla ricch ezza interna:, ch' è l'olio che fa correre le
ruote Jel carro: 4,° l'affiuano i costumi, introducono
la civihà, il bisogno delle sci~nze, costumi più (l a ici:
5.° animano la produzione col consnmo più vicino e
costantc: 6.° senza di esse un popolo non è popedo,
ma un branco di selvaggi, Finchè le arti non sono In1rodotte , un p opolo non puù essere nè iogeglloso llè
potenle.
Puchi autori, anche dc' mod(;'rni, hanno fallo una
migliol'e apologia delle ::Irti sotto l' aspelto fi sico e mOl'ale,
In molte altL'c quistiooi l,dative all' agl'icoltul'a eg li
però non si scosta da lJl opinione d eg li t'conotlJisti, Vuole
libcrtà Ji commen·jo de' gl'alli. VuoI Jibt'l'o l'interesse
ael den a ro. Riprova i fidccommessi
le mani-mcl'te
il cclibato, e il di\o"OL'zio, come altrettanti ostacoli alla
popolazione, e alla prosperi là dell' asricoltura. Circa
,
,
l
A
ANTONIO GE~OVESJ.
ANTONIO GElt'OVESI.
aH' avocazione dell t: proprietà ecclesiastiche, fa un' eccezione per le argenterie delle chi'ese. Approva che que_
stc si acculllulillO m:i tempj. Non si cl'cda già che sia
questa una iucongruenza in lui, O un effdto cl' una
superstiziosa pieta. II suo motivo è anzi jntieramentc
seDel'oso e patrioltico, " Ciò ch' è della religione è
dello Stato, clic' egli; le argenlerie S0110 "C1'3mentt! conseCl'ate a Dio, ma per servirc alla chiesa, cioè, a tutta la nazione ne' più gran bisogni ", Questo consiglio
fu messo in pratica da tutti i govrrni, anche da que1Ji
ch'c so 110 o fingono di essere i più divoti c bacchet...
toni, Ma invece, le mani-morte sono un continuo
le
Voi trovcl'ete, continu.a egli, in molti "illaggi
" cl' Italia che Don vi è un fabbro, un falegname, un
" sarto, un muratore, uu notajo, ancorcllè non vi manu chino cel'te fondazioni non necessarie nè utili, che
" costano assai piii che non sarebùe costata una casa
u di queste arti. " Questo lamento non ha più luogo
lO Italia, dopo la rivoluzione fl'ancese, la (luale a Guisa
di una bufera soffìò su molti abusi, e PUI'bÒ l' nria
di molte infezioni.
Genovesi non cadde nell' el'rore che ancora in oggi
alcuni sCl'iUori commettono, di con siderare alcuni , celi
di persone come impI'oduttol'i a carico dt:!la società.
Affl.: l'ma al contral'io che, sebbelle vi sieno Jcllc classi
di persone le qua!i esercitano un' industria che UOll
pl'oduce oiuna rendita imrnedi<ltamente, sono tuttavia
mollo utili a mantenere e aumentare la sOlllma rlelJe
fatiche, com' è quella J~' medici, cllil'lu'gi, botanici,
chimici, fel'maceutici ec, Così la classe de' soldati,
ul"gli a"vocati, dei ma gistrilti uon produce imml'diOitamcnlt.' , ma col direndel'e e proteSf;t'l'e la socil"là c i
Jirilli Jcgl' individui, accresce la J"cndita della nazione.
ma-
(I.
Un' altra classe che non produce rendite, ma che aiuta
lo scolo delle cose prodotte, è quella de' n.sozianti ,
bottegai, vt'ttlll'ini, la gente di servizio eco Egli però
avverte che in queste classi vi debba essere il ltlcno
Possibile. - Alr.uni sCl'ittori hanno estcsa questa opi_
nione di Genovesi sino ai semplici consumalori, adducendo chc anche i fi'uges consumere nati sono utili
coll' incentivo che porgono alla produzione col 101'0
consumo. Il sig. Say l' ha impugnata. lo pel'ò credo che i
semplici consumatori non sono meraw"ente fuchi, ",Imeno rispetto alle arti e alle belle lettere. Senza la, classe
degli oziosi consumatori non vi sarebbe nè consumo
di lib"i piacevoli, di. poesie, di romanzi, di tl'.sedie.
nè una ricerca di oggetti di belle arti, di statue, di
pitture; non in fine quella platea di ,-c:pettatOl'i che ap~ plandiscono ed animano di con~inuo il talento, ecI il
,
genio.
Un' altra massima dominante nelle sue lezi'oni è, che
la fotica è il capitale di tutte le nazioni, di tutte le famiglie,
di ogni St.to. Quanto più sono quelli che travagliano,
tanto si sta meglio da tutti. La fatica, a dir suo,
sembra dolore; ma il piacet.'e è sempl'e tiglio del do.'
lore; se quesla è la legg~ del mondo, è legge generale, e bisogna adorarla. Nel suo amenissimo capitolo
= Dell' arte di far denaro = : dice dopo essersi i don
" Chiseiotti della filosofia, e i Sisifi della chimica, per
" molti anni lambiccato il cCl'Vello, e appassitisi, hem
,~ conosciuto finalmente che non vi è altr' arte da fal'
" denaro, che r onesta fatica: e questo fa arrabbi:ue
" molti stolidi, romaDz.i ambulanti . .,
Per poi mostrare la profonda sagacità di questo
autore, citerò il passaggio in eui sin dal 1761,. egli
previde l'emancipazione delle colonic-americHoe. Noi
PECCH/O. Economia Pubblica.
9 ,
CI
ANTONIO GENOVESI.
abbiamo ai nostri giomi .a pplaudito all" opera del
sig . de Pradt sulle Colonie, perchè seppe profetizzare
la loro libertà; non dovremo parimenti ammirare il
filosofo italiano che, prima anche del forlunato esempio dl!~li Americani del Nord che scossero il giogo inglese, osò scrivere: " egli è nondimeno vero che quei
CI che hanDo fondato nel nuovo mondo delle gran co(. Jonie , hanno pensato, come ol'N iouiameote pensiamo
u tUlti, più al presente utile che al futUl'o . Perchè non
'" l'ssent1o possibile che queste colonie non si formino
" culi' andar dd tempo sul modello cm'opeo, esse VOl"u l'anno avere tutte le arti e le scienze , nostr~; con
" che VtDgOI'lO a poco a poco a rnetlel'si nell' indi ...
H
pendenza dt:llc metropoli, do~de debba finire il non stro presente guadagno. Nè stimerei fuor d'ogni pl'O" babil ità, che un giorno non potessero quelle colo nie
" esser le nostre metropoli. Tutto nel mondo gira, t:
" tutto si l'innova col girar del tempo . Noi altri ita~
Il liaui avremmo potuto mai pensare a tempo
di Au• t; gusto,
di poter esser coloni de' popoli setteDtriolla~
" li 1 . .. .' "
Non si può essere più onesto profe ta di lui, accennando le ragioni a cui a ppoggiava la sua predi ~
zione.
Egli diede lO luce queste sue l t' zioui nel 1765 . 1Vla
sin dal 1754 egli aveva pubblicato un gran numero di
opuscoli economici, che sono stampati insieme ad alcune sue lettere. Dappertutto egli predica una rifol'ma
ne' principj , nelle leggi, negli usi; dappertuUo egli COUlbatte la micidiale obbit::zione d el Non, si può. Accumula
ragioni, esempj, autorità per superare queste formidabili colonne d'Ercole " J.Von si può ". Come già di ssi ., egli cita l"eitt:ratamente l'Inghilterra. È difficile
ANTONIO GENO\'ESI.
13.
, l'immaginarsi quanto egli avesse diligentemente studiato
la storia commerciale di quella nazione, le sue leggi,
i snoi usi. Gli scrittori napo l ~tani studiarono più di
buon' ora l'Inghilterra e i suoi autori, che non i settentrionali. Pt::r questa sua d eferenza per l'Inghilterra,
quasi dird fauatisrno, si scusa col dire che le nazioni
di Europa non hanno, nè più nè meg lio pensato sull' econo!Dia de llo Stato e sul commercio sì esterno cbe
interno, quanto essa; ond' è che noi non siamo da es ..
sere l'impl'oVer3ti, se in quest' arte nella quale è si gran
maestra, la prendiamo per modeIlo.
Le opere di Genovesi SODO un magazzino di co..
gn izioDi, di fatti, di via ggi, di citazioni. Da Platone
sino a RausseaLl, 110n v' è quasi classico sCl'ittol'e ch' egli
non citi, La sua erudizione era immensa. Fra i tanti
seri Ltori stranieri greci, latini, francesi, inglesi, tedeschi ch' egli cita, dobbiamo sapergli grado d'averci
fallo conoscere due ecoAomisti spagnuoli Ustariz e UUoa,
che poco noti sono all' Europa ancora, e prima di lui
quasi ignoti erano all' Italia.
Quest' abbondanza, e vorrei dire" eccesso di citazioni, può riguardarsi come uo difetto, Non si potrebbe
giustificarlo che col presumere, che fosse sua intenzione di alIettarl! i suoi contemporanei a leggere gli autori
da lui citati; o che, parlando a giovani studenti, credesse necessario d' indicar loro le ricche e pure fonti
dd sapei."e, invece dei poetuzzi e fìlosofastri di cui era
allcora ingombra l'Italia, Ma temo piuttosto che fosse
il difetto dc' suoi tempi il (.;itare l' autorità altrui; difetto, che gl' italiani ebbero più di ogci altra nazione,
Joro trasmess o dall' inoumerevo]e turba de' teologi,
c;.sisti,legisti, so.6sti che per più' secoli non ragi(lual'ono
che coo citaz.ioni. Genovesi che proponeva agli altri
ANTOnJQ GENOVESI,
ANTONIO GENOVESI.
tanto spesso l'esempi o d(:gF inglesi, avrebbe dovuto pel
primo imitarli nell' indipendenza, fl'anc hezza, esempI jcità con cui scrlvono i 10 1'0 libl'i.
Genovesi Il on af:lÒ le lettere e le sCienze p er un.
passatempo, o p~r la sola sua glol'ia; le amò e coltivò sino a ll a morte come 11n mezzO di mi gliorare la
sorte delP Italia. Qual più nob:ie scopo possono avel'e
le scienze, òt:l bene de ll a pall'ia? E il cittadino che
te rivol ge a qu es to fine, nel men tre che semb ra non
curare la propria glo l'ia, la raddoppia uuendo a qudla
di autore l'a ltra non mcn be lla di buo n patl'iota. Egli
scriveva ad Angelo Pavesi, suo amico~ nel 1765: " l o
sono oramai vecchio, n è spel'o o pret'endo null~ più
dalla terra, II mio fio e sal"èbbe di vedere se p otess i
lasciare i miei "italiani un poco più illumiuati, che non
gli bo .trova ti vcnendovi, e anche un poco ,meglio affetti alla virtù , la qua le sola può essere la vera madre d'ogni bene. È inutile di pensdre ad arti, a commercio , a go verno, se non si peusa a riformar la mo ..
rale. FiacItè gli uom ini tI'Qvera nll O il 101' conto ad essere bil'bi , non bisogna aspf'ltar g l'an cosa dalle falicbe metod iche. Ne ho tI' uppa 'p~pe!'ie nza ... , . ",
Questo 610sofo ci ttad ino morì quattro anni d opo
ques ta lettera nel 1769' Le sue lezion i , se non ottennero nelI' amrnin istl'azione le riforme che additarono,
non produssero pel'6 minor vanta g~ i o. Esse svegliaro ..
no in Napoli j e si può d il'e in Italia, l' aniDre di que sta scienza . Gran moto nacque dalle sue lez ioni nella
città, e tulti i ceti domandavano libri di econornia,
di commercio, d' 3l'ti, cl' agri coltura. Tut to Napoli co rreva ad uc1irlo, e più di ten to siova ni scri veva no solto
la sua detta tura,
Nondimeno q uanto più ci a vanziamo nel!e ~cien­
zc l tauto più s'impallidisce la gloria dei primi fondatori.
Le opere di Geno\'csi , sia di logica, di metafisica, o
di econom ia pubblica co minciano ad essere note solo
di Do me.
È doloroso il p ensare cbe, mentre fra noi ~ìve la
memol'ia delle imprese cl' eroi favo losi cb' estirparono
d ei mostri aucor più fal'olosi dalla terra, ci andiamo
scol'dando le opere di coloro ch e hanno fatto la guerra
a mostl'i ben più fun esti del serpente Pitone o dell' Idra
Lernea , cioè , P ignoranza, l'indolenza, ] a superstizio..
ne. Ma è un fato in evitabile.
FRANCESCO ALGAROTTl.
FRANCESCO ALGAROTTI
VENEZIANO.
Qual è il dotlo o il letlel'ato del secolo SCOrso
che non abbia parlato di economia polltica 1 Dopo la
metafisica di Al' istotile e di Platone, non v' è scienza
che siasi resa tanto univt'l'salt!. DiVt'nne una moda, un ,
gergo. Anche l'El'oe deJ Parini non .può trattenersi dal
fare un panegirico dell' indusll'ia strauiera, alla cni fine
" Commercio alto gridar, gridar commercio
Ali' altro lato della mensa or odi
« Con fanatica voce, e tra il fragol'e
« D'un peregrino cl' eloquenza fiume,
" Di bella novità stampate al conio
" Le forme apprendi, onde assai meglio poi
" Brillantati i pensier piccbio ]a mente.
« Tu pur grida commercio: e la tua Dama
Il Aneo un motto ne dica.
te
Algarotti qu esto dotto, e bello spinto che scrjsse
quasi su ogni materia, cODJpOSe pure alcuni saggi sul]' economia pubblica. Non sono trattati, nè libri, neppure
opuscol i. Sono poche pagine, che Senza la sua fama letteraria non avrebbero ottenuto un 'p osto fra 1e opere
degli altri economisti. 1\la siccome l' editore volle fare
una raccolta di tutti gli scriUori italia'ni, non potè a
bleno cl' inchiudere nena sua raccolta anche i puchi
pensieri d'uil uomo già illustre nelle lettel'c. Se non
avessero il merito dell' eleganza dello stile e del nOme
dell' autore, sarebbero inezie.
Algarotti nacque di famiglia ricca nel 1712 in
Venezia. Come mai · un suddito di una repubblica cbe
era un tempo salita pel commercio a tanta gloria e
potenza, come non doveva essere partigiano dci CODlme.rcio? Quindi egli nel suo Saggio sul commercio, pub- .
bl icato Don SO quanti anni prima del 1764, lo considera come la sorgente della ricchezza e della potcnz,a.
Ripete il detto di un minislrQ: " quella nazione che
l'ultima di tutte si troverà 3\'el'e uo fiorino io cassa,
quella finalmente si l'imarrà nel mondo pad"ona del
campo. " Questo saggio non è che una ripetizione di
pensieri comuni espressi in brillanti frasi.
Seguace delle scoperte di N t::wton, cultore della '
letteratura inglcse, commensale p(~ r molti anni di Fl~­
derico il gt'ande, come non d oveva egfi divenire un
ammiratore dell' Inghilterra, alleata in quel tempo del
suo ospite reale, e da un secolo c mezzo la patt'ia
della libertà e delle al'ti l Tutti gli uomini grandi di
ogni nazione da un ' secolo in qua hanno falto elogi
d~ll' InghiltcfI'a. Essa è pei moderni ciò che Cl'eta era
pei filosofi antichi; una scuola pratica di belle insti tuzioni. Dobbiamo adunque perdonare ad Algarotti
un' ammirazio ne ch' ebbe comune con tanti uomini illustri. Egli poi aveva ragione più d'ogni altro di nutrire una tale predilezione verso un popolo che, ca l..
cando le orme della sua patria, era divenuto al pari
di V cnel,ia glorioso nell' armi, e opulento nel commCl'cio. " GI' ItJglesi, dic' egli, che per terra e per mare
si servono di armi proprie, ben mos trano che sulla
professione del traffico innestar si può il valor militare e se nel commercio essi
. hanno la sottio"liezza Cartaginese, Don mancano alla guerra della Romana \'irtù. " In una sua lettera ad Antollio Zaoon poi di<;c: ,~
Con un' anima così patrioti ca qual è la sùa, ella meriterebbe di esser nato sotto il cielo di Londra, se già
non sarò, così dicendo, tassato d'anglomanìa. Così mi
,
r36
FUNCl.SCO ALGAl".OTTr.
FnANCESCO ALGAnOTTJ.
succ.a.lle l' .ltl'O dì che un lellerato, seuténdomi esal-
stipendia ed onora dei viaggiatori, perchè s' ioterninp
in questa mal cognita parte del mondo. II celebre Mungo
Park che, dopo essere penetrato più addentro cbe ogoi
suo predecessore dali' Occidente in Oriente, perì, fu
uno de' viagg iatori dt:J1a compagnia. La costanza degli
sforzi della Compagnia, ercitò alla fin e l' attenzione e
l'amor proprio Jd governo. Il ministro delle Colonie
spedì da Tripoli nd . 1824 II maggior Denman, e il
capitano di marina CI<ippel'ton con medici cd alt l·j assistenti, affiochè da Tl'ipoli si dirigessero vel"!lO il SudOvest, Ilella dirt'ziùne dd luogo dove probabilmente
Mungo Pal'k perì. La spediz ione fu felice in qua nto
a lle notizie. Il c~lpitano Clapperton, e il maggiore"Denma.n che sopravvissero ai loro compagni, pubLlicarono
llel dh6 la loro re la zione. Essi hanno visitato i tre
regni di Mandara, Bornou i e Houssa. Giunsero sino a
tare in moltissimi particolari gI' inglesi, si storse un
poco, e quasi mi disse sul viso ch' io era attaccato da
tal malattia. Ma quel leUel'Ctto, il qual conosceva la legge
con cui gravitano i pianeti nel sole, il calcolo d~lIe
flussioni, e le speculazioni del Locke, non conosceva
poi nè l'atto Ji Di1vigazione, uè quello di gratificazione, n~ la ecce llenza del govt:l'no inglese, nè come ivi
oltre alle buone leggl vi è chi poo malIo ad esse; Don
conosceva nè la prosa dello Swift, Il è i vel'si del PopPo,
né il modo che banno trov a to in. quell' isol a cl' ingras·
sare la terl'a con l'arena dd mare sioo ad Gl'a creduta infeconda, e molto meno il metodo di caEotrare i
pesci, onde si fanno, com' Ella dice, di così saporiti
capponi di l'igilia; e però io temo non qu el lettera to
credesse ch' altr,i esaltasse troppo gl' inglesi, pel'cbè llon
li conosceva abbastanza egli. "
Che poi avrebbe detto se Algarol.li avesse vissuto
ne' llost.ri tempi, in cui P Inghilterra ha centuplicato le
sue scoperte e le sue meraviglie 1
Scrisse altresì un' epistola in versi scialli sopra il
commel'cio. Non dirò altro se non che anch' egli cadde nella malattia epidemica dcgl' italiani, la vel'somanìa·
Il pensiero più fdice che sia ' nato ad AI~arotti fu
quello sopra l'Africa. Egli stesso intitola Pensiero tl'e
brevi pagine ch' egli sCl'issl? Suila preferenza déll' /Jfrica in confronro deli' Asia e dell' America, rapporlo
all' induslria e al commercio degli europei. È singolal'e
che trcnr anni dopo in Inghiltcrra si formò un a Compagnia africana sotto la direzione del sig. B<luks, ~ol.
l'oggetto di commerciare. Questa compagnia ·ha raccolte delle notizie preziose sull' Africa, sui suo i prodotti, sulla sua popolazione. Essa manda missionarj,
essa sparge la bibbia fra quelle popola.ioni, ea essa
Buetoo e a Saekatoo, città poste nel
J3
gl'ado di la-
titudine. Verificarono che la città di Bornuu era stata
posta dai geografi prima cii questél ;;pt:dizione, sei cento
miglii-l distante dttl luogo dov' è! Truvarono dovunque
ospitalità, pupolazioni tranquille, e non punto feroci.
Trovarono alcune provincie co ltivate a cotone, a indaco,
a tabacco; e ndla città di Kaoo, città di 30 a 40
mi la abitanti con uo gran mercato, trovarono degli
operrti in ferro, dei tt'ssitori, {.'alzolai, e mercanti.
Scopt"l"sero ('be alcune sto \-iglie inglesi, come tondi di
tt"ITag li a e di pt: ltro di fabbrica inglese, erano penetl'ati sin o in ql1cll~ parti. Da tutti questi fatti si vede
che hen apposta en l'opinione dell' Algarotti, che
p Africa sarebbe alla ad ogni sorta di produzione, e a
ruantenere coll' Europa un commercio più facile, più
prossinlo, e meno pericoloso e dispendioso di quello di
Dlolte altre r.emote resi ani del globo.
FUNCESCO ALGA ROTTI.
AI;,rotLi mori in Pisa nell' età di 5~ anni nel [764.
Il re di Prussia r.lae nel [740 lo creò conte, e nel [747
suo ciambellano e cavaliera del merito, gli fece erigere
nel campo santo di Pisa il bel monumento che vi si
osserva, e con poca modestia vi fece apporre l' iscrj·
zione:
ANTONIO ZANON
Utll~F.SE.
Amico di A'~al'otti ,sud:lito anch' esso della f('.
pubblica venl.'ta, e contemporaneo e ammiratore di
Genovesi fu Antonio Zanon, che nacque in Udine nel
1696. Nnto di fami ;; lia commerciank, studiò, ed esercitò il commcrc io. Egli riuniva a qm:sta stimabile profess:one l'amor delle scienze e delle Idtere , e .1' amore
ancor più santo della patria. Fece per tutta la sua vita
ALGA ROTTO . OVIDII .- AEMVLO
NEWTONI . DISCIPVLO
FRIDERICVS . MAGNVS.
il predicatore e il missionario di tutto ciò che potevi'
giovare alla patria, ed al pubblico, come usava dire
I
egli stesso. 1\fa fu un missional'jo che non predicò solo
colle parole e con gli scritti, ma cogli esempj ancora.
l~trutto ed attivo, somigliò a mohi degl' illustri commCI'cianti di Firenze, quando era repubblica, e a molti
dt"gl' inglesi vinnti, che sono ad Ull tempo negozianti
alla borsa, oratori nel parlamcnto, e letterati in casa.
AI pari di .A.lg~ rotti e di Genovesi, Don si stancava di
lodare gl' inglesi, e di proporre l'esempio delle loro
leggi e' ddle loro istituzioDi agricole e commerciali .
Cittadino di una repubblica decadente, procurava di
eccit31'e il suo governo cogli esempj 311tÌchi della stessa l'epubblica, e coll' cmula?ionè d' uca marittima potenza , l'Inghilterra, che sorgel'3 sulle l'o"ice di Venezia, E gli ~i compiaceva di ripetere il detto del
sig. Le Blanc, che l' lngbiltel'ra è Roma, Carlagine ed
Atene insieme,
CCII suo esempio fu utile alla ~ua p<ltria, pel'cbè incoraggiò l'agricoltura e l'industria. Ma fu utile anche a Sl:
st.esso, perchè col commercio e coll' agricoltura accrebbe
di molto il suo patrimonio, Egli migliorò e col suo esemp io