Fiabe in azienda: scrivere, ascoltare, raccontare

Transcript

Fiabe in azienda: scrivere, ascoltare, raccontare
Fiabe in azienda: scrivere, ascoltare, raccontare
di Luisa Carrada
intervista a Piera Giacconi tratta e adattata da Il Mestiere di Scrivere
Viviamo un momento particolare della comunicazione aziendale, in cui le
organizzazioni, pubbliche e private, sembrano alla ricerca continua di nuovi linguaggi
capaci di rappresentarne le aspirazioni profonde, di trovare soluzioni creative a
problemi inediti.
Si attinge molto all'arte, e tra le arti soprattutto alla letteratura. Si sono scritti libri
interi sulla forza dello storytelling e ci sono aziende tradizionali e serissime che hanno
introdotto al loro interno persino workshop di poesia.
Ce ne sono altre, anche in Italia, che puntano invece sulla forza del linguaggio delle
fiabe. Ne parliamo con Piera Giacconi, arteterapeuta.
Domanda: Piera, tu nelle organizzazioni porti qualcosa di apparentemente
lontanissimo dal mondo della competizione e della produzione: le fiabe tradizionali di
Perrault e dei fratelli Grimm, quelle che introducono i bambini alla dimensione
narrativa, che li aiutano a superare le loro paure. Perché le fiabe possono essere
così importanti per gli adulti, nel mondo del lavoro per giunta?
Risposta: Le fiabe sono un manuale di istruzioni antichissimo, che da molti millenni
viene trasmesso sul pianeta, in tutte le culture, in tutti i continenti. Un manuale che ci
insegna come fare per diventare uomini e donne consapevoli.
Non sono storie per addormentare i bambini. Sono storie piene di sangue, di morti
ammazzati, di tradimenti, di fratelli che vogliono uccidere i fratelli, di padri che
vogliono ammazzare o esiliare i propri figli. Ne I Dodici fratelli dei Grimm, per
esempio, il re annuncia che se il tredicesimo figlio sarà femmina, tutto il regno andrà a
lei e che sono già pronte le dodici bare per i dodici figli maschi… una fiaba terribile.
Eppure proprio questi terribili racconti appartenenti al mondo meraviglioso ci
insegnano come superare le nostre paure, scoprire una soluzione, trasformarci da
cenerentola o mendicante in re, regine o marchesi di Carabas, esattamente come il
figlio del mugnaio rimasto orfano nel Gatto con gli stivali.
Le fiabe sono una struttura viva, simboli viventi che ci mettono in risonanza con
l'infinito che abbiamo dentro.
Perché infinito è il nostro potenziale: coraggio, libertà, onestà, lealtà, creatività,
fiducia, gioia, dinamismo, entusiasmo, pazienza, disponibilità, apertura, ascolto.
Quando ci sembra di aver raschiato in fondo al barile, è invece giunto il momento di
scoprire la porticina, o la botolina verso questo magazzino segreto di qualità positive,
come accade nella fiaba delle Tre piume, in cui il povero principe – al quale è stato
1
www.formazione-esperienziale.it
[email protected]
chiesto dal padre di portare le cose più straordinarie - viene soccorso dalla regina
rospo.
D: Quindi le fiabe sono uno strumento prezioso, anche in contesti difficili
quali sono spesso quelli lavorativi…
R: Sì, soprattutto perché ci consentono il contatto immediato con la risposta che
cerchiamo. Viviamo un periodo in cui non sempre possiamo applicare regole certe o
ricette precostituite. E' necessario essere veloci, prendere dei ritmi, saper scegliere
con responsabilità.
La fiaba ci fa attingere a quelle risorse personali che da sole ci indicano come
procedere nel corso della vita, senza remare contro, senza forzare, facendo piuttosto
maturare gli eventi, in modo da allinearci con il cambiamento. La libertà creativa non
può essere vincolata a degli schemi, richiede un capovolgimento mentale: e questo è
il millenario messaggio delle fiabe.
D: Cosa si aspetta un'azienda o un'amministrazione quando decide di aprire
le sue porte a una moderna cantastorie? A quali problemi cerca una risposta?
R: Quasi sempre le aziende mi chiamano quando hanno problemi di identità. Aziende
che diventano più grandi, aziende che vengono assorbite o incorporate.
Cercano quindi risposte creative a problemi di comunicazione interna, di lavoro di
gruppo, di rimotivazione delle persone, di resistenze al cambiamento.
Per esempio, ho lavorato con le fiabe con un imprenditore di allestimenti museali e
teatrali, che in un momento di crisi temeva di dover fare dei licenziamenti.
Si è rivolto a me perché “sapeva di non saper dire di no”. Nel corso dell'atelier
creativo, si è man mano reso conto di quanti talenti avesse dentro di sé e ha imparato
a rimanere saldo di fronte al suo problema.
Non ha poi dovuto licenziare nessuno, perché ha ricevuto una commessa per un
importante allestimento museale a livello europeo, ma la scoperta dei suoi talenti lo
sta aiutando anche ora che è in lotta contro una malattia e si immagina come un
cavaliere con una spada, quella dell'arte, e un grosso mantello sulle spalle: l'infinito.
D: E aziende più tradizionali, per esempio le amministrazioni pubbliche?
R: A Natale 2006 le Poste della provincia di Udine hanno organizzato una grande festa
per ringraziare il personale per aver conseguito il più importante risultato dell'Italia del
nord. Dopo la lettura dei risultati e dei numeri del bilancio, a 124 dirigenti ho
raccontato una fiaba per capire insieme con quali strumenti e quali risorse avessero
raggiunto un tale risultato, e come preservare e condividere questo patrimonio così
prezioso.
D: Immagino che ogni volta che entri in un'azienda sia una “storia” diversa. Ci puoi
spiegare il tipo di lavoro che fai… lettura, racconto, scrittura,
interpretazione… cosa succede?
R: Lavoro sia con la narrazione, sia con la scrittura.
Nel primo caso racconto una fiaba e il gruppo la commenta insieme, in maniera del
tutto libera, senza ruoli, senza culture, così come fanno i bambini. Solo in base alle
emozioni che la fiaba ha suscitato.
2
www.formazione-esperienziale.it
[email protected]
La fiaba è un bacino ricchissimo su come parlare e trasmettere insegnamenti. Ogni
fiaba fornisce moltissime immagini e dettagli, viene ricordata pezzo per pezzo. Un
bambino non dimentica il colore della piuma del gatto, un dettaglio infinitesimale,
eppure così importante.
Si parla tanto oggi in azienda di intelligenza emotiva, di uso intelligente delle
emozioni. Queste emozioni, tra le persone che hanno ascoltato la fiaba, possono
essere diversissime, e tutte hanno diritto di cittadinanza. La fiaba permette di essere
totalmente liberi e totalmente in ascolto.
Per lavorare bene insieme è necessario prima di tutto ascoltare se stessi e oggi le
persone non si prendono abbastanza tempo per questo genere di ascolto, e poi si
stupiscono che ci siano tanti malintesi nella comunicazione.
Nel secondo caso utilizzo la scrittura, ispirata talvolta da un ascolto musicale legato
alla fiaba, oppure da un pezzo di fiaba scelto anche a caso – dove le coincidenze
casuali sono in realtà parte di un linguaggio più vasto che ci mette in comunicazione
con il Tutto-Possibile.
E' come dare una penna al cuore, lasciare che il nostro mondo interiore così
infinitamente ricco, possa comunicare con noi attraverso la scrittura libera e creativa,
visionaria. “Andare in creatività” diventa immergerci in quello spazio infinito di
risonanze per metterci in ascolto, diventare un buon vaso e raccogliere messaggi
ispirati, e finalmente entrare in contatto diretto con le risposte cercate.
D: In un gruppo di colleghi, abituati a confrontarsi su numeri, scenari, a comunicare
per email senza guardarsi, con un linguaggio stringato, o a colpi di slide, cosa succede
quando si trovano tutti insieme, in un cerchio, ad ascoltare e scrivere fiabe? Non ci
sono imbarazzi ad utilizzare le fiabe e ad uscire dal proprio ruolo?
R: Come no! Un imbarazzo che si supera lavorando con il corpo che è la casa del
nostro infinito, una casa di cui troppo spesso ci dimentichiamo.
Io faccio muovere i piedi, ballare, mimare degli animali, soprattutto respirare, lo
strumento più adatto e delicato per affrontare e sciogliere le nostre resistenze.
Il respiro riporta le cose a una naturalezza straordinaria nel giro di pochi minuti.
D: Ti ricordi della pubblicità dell'Enel con Giancarlo Giannini nei panni di moderno
cantastorie? Mi ha molto colpita che un'azienda moderna, in un momento di forte
espansione e ridefinizione del brand, della sua identità verso il mercato, avesse deciso
di ricorrere in maniera così esplicita al mondo delle fiabe. Per parlare ai grandi, non ai
bambini.
R: Una pubblicità che ha colpito anche me. In realtà, è una pubblicità che parla sì ai
grandi, ma al bambino che è dentro ognuno di noi. Una parte emotiva, legata ai sensi
così come un bambino li percepisce: come sente il vento tra i capelli, la sabbia umida
sotto i piedi, le gocce di pioggia su una mano. Tutte le nostre risorse creative sono
fortemente legate al sentire del nostro corpo.
E' la dimensione “bambina” alla quale attingiamo. Anche dentro un importante
dirigente c'è questo bambino, con i suoi lati ombrosi, le sue paure, le sue ritrosie, le
sue ferite.
Parlare al bambino in senso creativo significa parlare alla parte più viva che c'è dentro
di noi. Una parte innocente, fragile, debole, che nelle fiabe è spesso rappresentata dal
terzogenito. Eppure è quella che da sola riesce a vincere gli orchi e a riportare ordine
in tutto il regno.
3
www.formazione-esperienziale.it
[email protected]
D: Per molte aziende riscoprire e raccontare il loro “mito di fondazione” serve a dare
senso e forza al presente. Basta guardare il “profilo aziendale” nei siti di due grandi
aziende italiane: Illy racconta la storia romantica di un ufficiale dell'esercito asburgico,
Mandarina Duck la storia di un'amicizia e di un'anatra cinese…
E il bisogno di raccontare e ascoltare storie è anche uno dei principali motivi del
successo dei blog, personali e aziendali.
R: Le persone hanno bisogno di incontrarsi realmente, parlare e sentirsi parlare,
raccontare di sé. Farlo in forma metaforica, attraverso una fiaba, può essere ancora
più semplice, perché ci permette di assumere di volta in volta tanti punti di vista
diversi, con infinita libertà.
Mi viene in mente il caso di un promotore finanziario che scrisse una bellissima fiaba
per riuscire a mettere insieme “un bastimento di 500.000 euro”. Per leggerla ci fece
spegnere le luci e accese una candela: la fiaba cominciava proprio in una stanza buia,
a lume di candela, dove lui apriva una scatola piena di vecchie fotografie, ricordi da
cui attingere la forza per compiere questa grande impresa.
Oggi, soprattutto in certi ambienti lavorativi, abbiamo perso il concetto che la vita è
pura abbondanza. Viviamo in una dimensione mentale di mancanza, una dimensione
votata assolutamente alla sofferenza.
Tutte le leggende, i miti, le fiabe, le storie legate agli essere fatati ci parlano invece di
abbondanza, ci aiutano a concepire di nuovo “in volume” e ad attingere alle infinite
risorse che sono dentro di noi.
Un infinito che ci è precluso quando ci affidiamo solo al funzionamento binario della
nostra mente (bianco-nero, giorno-notte, più-meno, uomo-donna, buono-cattivo), che
si apre invece con le chiavi della metafora, del simbolo e dell'immaginazione.
Quando abbiamo un problema, ci mettiamo in cammino alla ricerca della risposta
come gli eroi delle fiabe. E le fiabe ci indicano come diventare re, cioè consapevoli del
nostro potenziale. Il risultato – soprattutto nel mondo del lavoro – è che riesco a fare
del bene non solo a me e al mio regno, ma magari anche ai regni vicini come nella
fiaba L'Acqua della vita… per ringraziarmi di averli sfamati e liberati dal nemico, gli
altri re mi mandano degli asini carichi d'oro.
D: Concluderei chiedendoti alcune fiabe. Per esempio, cosa consiglieresti a
chi si sente stretto nel suo lavoro e cerca nuovi orizzonti e possibilità?
Il gatto con gli stivali di Perrault è una fiaba potentissima per uscire da visioni e
situazioni di ristrettezza. E' la storia del figlio di un mugnaio che, perso il padre, si
ritrova solo con un gatto. Il fratello maggiore ha ereditato il mulino, il secondogenito
l'asino… lui è sicuro di morire di fame una volta che avrà mangiato il gatto. Ma non
sarà così, anzi…
D: Una fiaba per far risalire l'autostima in un momento difficile, per esempio
quando il nostro superiore ci ha fatto una lavata di capo?
R: Un inno alla gioia è Il coraggioso piccolo sarto dei fratelli Grimm. Il piccolo sarto
ammazza sette mosche e subito si cuce una bella cintura a lettere d'oro con su scritto
“Sette in un colpo”. Pensa in grande e desidera che tutta la città conosca la sua
grandezza e la sua bravura, così si mette in cammino verso l'ignoto. Di successo in
successo, da piccolo sarto diventa re e le contraddizioni si annientano da sole.
4
www.formazione-esperienziale.it
[email protected]
D: E per un manager che deve prendere una decisione difficile, che può avere
conseguenze serie su altre persone?
I tre capelli d'oro del diavolo, sempre dei fratelli Grimm. Qui la salvezza arriva da
una vecchina, che come la volpe, la strega o il corvo, rappresenta l'alleanza con la
vita, il suggerimento da cogliere per uscire da una situazione apparentemente senza
via di scampo. E solo il nostro determinato desiderio di vivere felici ce l'ha fatta
incontrare.
Note su Piera Giacconi
Arte-terapeuta e formatrice di Udine. Insegnante de La Voie des Contes® - Parigi,
sullo sviluppo della creatività e dell’autostima in adulti e bambini attraverso le fiabe
della tradizione. Membro del Club di terapeuti e formatori Horaklés® di Parigi.
Membro fondatore della Scuola internazionale di naturopatia HQI Human Quality
Improvement di Udine. Responsabile regionale dell’associazione nazionale
ManagerZen. Anima il gruppo teatrale de “I dodici cacciatori”.
[email protected]
5
www.formazione-esperienziale.it
[email protected]