addio arabo

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addio arabo
“Caro Igor,
innanzi tutto ringrazio Dio, il destino, la situazione, per avermi dato l’opportunità di
esprimerti pensieri che mi auguravo di poterti dire prima che tu partissi.
Come pure voglio ringraziare Dio, il destino e le contingenze che mi hanno permesso di
conoscerti.
Mi trovo come se dovessi pronunciare le parole per la prima volta.
Non so cosa ti dirò, ora, qui. Non so perché. So solo che voglio dirti tutto quanto
riempie il mio animo e che vuol riversarsi su di te, sperando che tu possa apprezzare
ogni parola che ti dirò, poiché ciascuna porterà solo onestà e sincerità.
Ti ho visto per la prima volta alla mostra del libro. Ricordo che eravamo nel settore
della narrativa siriana e stavo sfogliando una raccolta di racconti di Zakarìyya Tàmer,
uno scrittore che stimo molto, soprattutto per le verità e le realtà scomode che
denuncia e per l’amara ironia con cui le presenta. E che ora mi ricorda molto te. Tu
stavi lì accanto e avevi in mano una copia di quello stesso libro. Però in quel momento
guardavi me. Non vi badai più di tanto, ritenendolo casuale.
Ma Dio, il destino, il caso vollero che il giorno dopo ci ritrovassimo nell’autobus per
l’università e mi ricordassi di te, dell’attimo in cui i nostri sguardi s’erano incontrati il
giorno prima. A bordo ci siamo trovati vicini e – ti ricordi – quando mi cadde per terra
un quaderno tu ti chinasti a raccoglierlo. Mi fu spontaneo sorridere ringraziandoti,
anche se sentivo di provare un po’ d’imbarazzo per lo straniero che mi apparivi.
Scendemmo assieme alla fermata dell’università. Mi stupì moltissimo, anzi, mi
emozionò sentire che ti rivolgevi a me in arabo, con continue scivolate nella mia parlata
damascena, mentre mi dicevi di avermi notata il giorno prima alla fiera con in mano il
libro di Tàmer e che il tuo professore italiano di arabo aveva pubblicato una scelta di
suoi racconti nella tua lingua.
D’improvviso mi resi conto che stavo tremando. Non so se per quale timore, per lo
stupore, per la meraviglia o per altro. Tu continuavi a parlarmi di Tàmer – mi pare – ma
non ti sentivo più, immersa in una grande quiete spirituale che stava inondando la mia
anima e il mio cuore. Fui invasa da una sensazione di dolcezza. Eppur subito seguita da
un senso di scoramento sicura che non ti avrei più rivisto.
Ma, quando mi chiedesti di vederci il giorno dopo per considerare insieme un racconto
che avevi tradotto, il cuore mi si riempì nuovamente di gioia.
Igor,
ho conosciuto molti giovani nella mia vita, di ogni genere. Ho vissuto molte esperienze.
Qualcuna lieta, altre tristi. Altre ancora dolorose. In questi frangenti vedevo la gente
che frequentavo come un insieme di contraddizioni tutte volte contro di me. Ciascuno
con la propria mentalità, i propri pensieri, diversi da tutti gli altri. Ma li sentivo
sempre contro di me.
E allora ho cercato di selezionare i miei amici. Ma, purtroppo, lo dico in tutta sincerità
e semplicità, non ho mai trovato nella mia vita una persona degna di quella cosa che io
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intendo la vera amicizia. Te lo posso dire senza remore, qui i giovani non vogliono da
una ragazza altro che sia una femmina come la intendono loro, senza guardare oltre,
senza guardarle dentro e considerare quanto per lei abbia un valore significativo.
Questa è la ragione che mi ha fatto allontanare dall’altro sesso, perché io non posso
proprio procedere per una strada ambigua, che non sia secondo i miei schemi e le mie
convinzioni.
Questo mi ha fatto sentire di essere diversa dalle altre ragazze. Non in meglio.
Diversa e basta.
Per questo mi sono sempre augurata di incontrare una persona che capisse come
dovrebbero essere i rapporti tra una ragazza e un ragazzo.
Non ti annoiare né, peggio, dispiacere, se ti parlo così. Quanto io ora voglio
soprattutto è che tu abbia un’idea chiara su di me. Un’idea anche semplice, ma chiara e
indelebile dopo questi pochi giorni che abbiamo trascorsi assieme. Perché temo tu
possa dimenticarli dopo la tua partenza, ritrovandoti nel tuo Paese.
Sì. Temo molto il tuo oblio. Lo temo molto.
Io chiedo a Dio che tu possa comprendere e apprezzare sempre i sentimenti che ho
provato e che provo per te e, soprattutto, che non dimenticherai mai un essere umano
di nome Munà.
Perché mi sarebbe di gran pena, anzi, insopportabile, l’idea che tu mi dimenticassi.
Perché, perché – per me – sarà impossibile dimenticarti e dimenticare ogni cosa di te.
Perché, ti giuro che ho vissuto i migliori giorni della mia vita, questi pochi vissuti con
te.
Con te ho provato la sensazione del significato della vita vera, della vera felicità, la
felicità sognata da chiunque.
Io non l’avevo mai vissuta prima una tale felicità. Solo con te ho conosciuto la
semplicità in ogni cosa. Con te ho conosciuto la franchezza e l’innocenza. Di più, le
migliori qualità umane. Tu le porti tutte nella tua splendida anima e nel tuo dolce
cuore.
La vita e il destino mi hanno concesso la tua amicizia. E la gioia di gioirne.
Purtroppo però, questa mia gioia non potrà durare.
Tu partirai. Ora, per me, tu sei già partito. Tornerai dalla fortunata che ti ama nel tuo
Paese.
Non c’è dubbio, non c’è dubbio su ciò.
E, chissà, forse il mio nome potrebbe entrare nei tuoi neri quaderni dell’oblio. Dio non
voglia.
Ma credo e spero che queste mie parole riporteranno sempre la mia immagine davanti
a te. Custodiscile con cura. Per questo non mi dimenticherai.
Per questo vorrei riuscire a dirti tutte le cose che scaturiscono e s’ingarbugliano nella
mia mente. Ma non ce la faccio. Non mi è possibile esprimere tutti i sentimenti, le
sensazioni che ho nel mio animo nei tuoi confronti. Non finirei mai di dirti qualcosa di
nuovo, di diverso, di più bello.
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Una volta mi hai detto che l’amore non è eterno.
Non ricordo se e cosa ti abbia risposto allora.
Ora ti dico: è vero che l’amore può anche non essere eterno in questa vita, poiché
molte sono le cause che possono velarlo, molte le situazioni che possono confonderlo e
farlo finire. Quelle situazioni che caratterizzano il nostro percorso e la nostra
esistenza.
Ma, ti dico e ne sono certa: ci devono essere sentimenti, ancora più forti dell’amore,
che restano nei cuori e negli spiriti, che non sono cancellati dai giorni e neppure dagli
anni. E secondo il poeta arabo Giamìl – conoscerai senz’altro Giamìl di Buthayna –
proseguiranno anche dopo la morte.
Sì, è probabile che ciascuno di noi non possa rimanere in eterno devoto all’altro. È un
dato di fatto della vita che può valere per chiunque.
Ma questo non significa che ciascuno di noi, banalmente, col puro voltar le spalle e il
prendere un altro cammino, debba dimenticare l’altro. Comunque sarà la sua vita.
Comunque sarà la tua vita.
E anch’io avrò la mia vita. Che purtroppo temo non sarà quella che vorrei. Perché io
credo alla gente vera, a quelli come te, al genere di persone di cui tu fai parte.
Nella mia vita ho sempre cercato un uomo come te in tutto e per tutto. Senza
trovarlo.
Non appena ti ho visto, ho capito che eri tu quell’uomo. L’uomo che avevo sempre
cercato, l’uomo ideale che avevo sempre sognato.
Ma… non possibile per me.
Perché, Signore? Perché ci hai creati così, stranieri, destinati a rimaner stranieri?
Ma, cosa dire?
Pazienza!
Questo è quanto ha voluto Dio per noi. O, piuttosto, per me soltanto. Anche se –
almeno in parte – questo potrebbe valere anche per te.
Aaah, la vita! Talvolta è davvero strana e incomprensibile.
Le parole mi si confondono nella mente.
Come possono delle nane parole esprimere sentimenti giganti? Impossibile.
Perché io non so come portare a te queste mie immani emozioni.
Nei tuoi confronti mi scopro impotente.
La sorte ci dividerà. E sappiamo che non c’è niente di strano. Quanto spesso, in ogni
dove, quella sorte ha provocato la rottura dei vincoli d’amicizia tra gli amici. O ha
menomato il sacro legame che teneva uniti due innamorati.
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Ma, pur se separerà i nostri corpi, non credo che riuscirà a separare i nostri spiriti. E
se un giorno nel futuro, sentirai, ricorderai queste parole, guarda laggiù, all’orizzonte.
Riconoscerai due ombre abbracciate. Saranno i nostri due spiriti, che non saranno mai
disgiunti.
È bello l’amore. E i suoi aspetti più belli sono l’amicizia, la sincerità, la fedeltà. E la
stima di ogni amico per il proprio amico. Ogni cosa svanisce, ma non il ricordo, che sarà
eterno.
Ricordami, allora, ogniqualvolta ti sarà piacevole ricordare. E senz’altro quel tuo
ricordo s’incontrerà col mio, perché io ti ricorderò per sempre.
Ricordami almeno una volta all’anno se non è possibile ogni giorno.
Ma so che non potrai dimenticare l’amore che ti ho donato in questo esiguo periodo
trascorso assieme.
E, quando ti troverai seduto in un luogo piacevole, ricorda colei che ti ha detto queste
parole.
Per quanto mi riguarda, quando vedrò il sole volgere al tramonto per poi sorgere di
nuovo, il mio pensiero volerà a te e vedrò apparire il tuo bel miraggio davanti ai miei
occhi. Proprio come dicono:
il ricordo è una campana che rintocca nel mondo dell’oblio.
Ed eccomi a dirti queste mie parole, affinché siano una campana che rintoccherà per
far rivivere il nostro ricordo dopo i giorni, dopo i mesi. Dopo gli anni… Dopo i secoli.
Concludendo, alla fine – Dio, non vorrei mai ci fosse una fine tra me e te – ti auguro
con tutto il cuore ogni felicità e gioia. Ti auguro di vivere felice il tuo tempo con ogni
persona che ami e con cui ti trovi a tuo agio. Con la tua fidanzata che ti sta
aspettando. Con i figli che un giorno ti darà.
Ti auguro il successo. Ti auguro di raggiungere ogni mèta che ti prefiggi. Mi auguro
che tu possa essere sempre felice. Ti auguro cose cose e cose.
Non posso augurarmi di vederti ancora. Eppure io vivrò di questa speranza. Ed è certo
una bella speranza.
Infine, ti dico addio, pur non amando l’addio, non amandolo per niente.
Addio Igor. Addio habìbi.
I miei baci a te, i miei baci a te.
Colei che non ti dimenticherà mai, mai. Mai.
Munà”
(continua alla prossima)
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