NOTIZIARIO SAHARAWI Anno 2, numero 3
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NOTIZIARIO SAHARAWI Anno 2, numero 3
Notiziario Saharawi Marzo 2012 Anno 2, Numero 3 Sommario • Ripresa deludente dei colloqui MaroccoFronte Polisario. pag. 1 • PE: posizioni contrastanti sugli accordi con il Marocco. pag. 2 • Un Re predatore. Un libro sui loschi affari del sovrano marocchino. pag. 2 • La vicenda di Rossella Urru. pag. 3 • Lo stillicidio quotidiano della repressione. Sei studenti condannati. pag. 4 • Nel Sahara Occupato, l’obiettivo della repressione è far tacere le proteste. pag. 4 • Repressione a Boujdour. pag. 4 • Aggredito uno studente. pag. 4 • Sindacalista minacciato. pag. 4 • BREVI pag. 5 Redatto a cura di Gianfranco Brusasco Impaginazione/grafica Giovanna A. Stasi Numero chiuso il: 23.03.2012 RIPRESA DELUDENTE DEI RAPPORTI MAROCCO- POLISARIO Deluse le aspettative saharawi. Il Marocco fermo sulle vecchie posizioni La nona sessione dei colloqui bilaterali, sotto gli auspici dell’ONU, si é svolta nei pressi di New York dall’11 al 13 marzo scorsi, dopo una interruzione che durava dal luglio 2011. Il fatto era introdotto da un Comunicato del Segretario Generale ONU, contenente l’auspicio che il colloquio tra le parti, che finalmente veniva ripreso, consentisse passi in avanti verso «una soluzione politica giusta, durevole, ed accettabile da entrambe le parti, verso l’esercizio della autodeterminazione del popolo saharawi». Anche il Polisario non aveva nascorso di andare ai colloqui con un certo interesse, tenuto conto che era il primo incontro con i rappresentanti del nuovo governo marocchino, che, si sperava, avrebbe assunto posizioni nuove, dimostrando una volontà politica diversa dalla precedente, che aveva sempre bloccato il negoziato stesso, permettendo, quindi, di progredire verso gli obiettivi fissati dall’ONU. Sarebbe stata , per il Marocco, l’occasione per liberarsi del fardello di una Guerra senza futuro, contraria alla legalità internazionale e causa della paralisi anche del processo di costruzione maghrebino. Credere di poter ottenere questa, mantenendo l’occupazione del Sahara Occidentale e l’oppressione del suo popolo, é come volere «il burro, ma anche i soldi del burro stesso». Sarebbe un gioco miope e di corto respiro, mentre l’alternativa sarebbe a portata di mano, se solamente la parte marocchina dimostrasse disponibilità e buona fede. «Vedremo se il Marocco verrà con intenzioni migliori del passato». Viceversa, Rabat si presenta-va con le vecchie posizioni, forse anche nell’illusione che queste fossero rafforzate dall’ingresso come membro non permanente nel Consiglio di Sicurezza ONU. Naturalmente questo fatto era stato considerato dal Polisario come “non equilibrato, alla luce del conflitto in corso”. L’inviato ONU, Chritofer Ross, presiedendo i colloqui, ha fatto ogni sforzo per far avanzare il dibattito verso le nuove idee espresse dal Segretario Ban Ki-moon, nel punto 120 della sua ultima Relazione: in attesa che maturino I tempi per l’autodeterminazione, diritto inalienabile del Popolo Saharawi, partire da questioni operative: l’ambiente, l’uso delle risorse naturali e lo sminamento. Inoltre, sono state affrontate anche Ie questioni riguardanti le iniziative per l’incremento della fiducia reciproca, mentre i rappresentanti del Polisario hanno posto il problema dei diritti umani, riaffermando la necessità che alla MINURSO sia affidato l’incarico di osservarne il rispetto. All’apertura e chiusura dei lavori, nonché alla discussione delle misure di fiducia reciproca, erano presenti anche le delegazioni dei Paesi osservatori, in quanto confinanti, Algeria e Mauritania. Secondo Ross, le discussioni si sono svolte in un clima di impegno serio, franchezza, rispetto reciproco, ma le parti continuano a respingere, ciascuna le posizioni dell’interlocutore, pur confermando la volonta’ di un lavoro comune, alla ricerca di una soluzione alla luce delle Risoluzioni ONU. Intanto, si sono impegnate a proseguire i colloqui sui temi specifici indicati da Ban ki-moon (risorse, sminamento, ambiente) a prescindere dallo status finale dei Territori, sottolineando i pro- gressi compiuti in questi campi, mentre cio’, sempre per Ross, non si puo’ dire in generale, dato che ciascuno, pur confermando la volontà di proseguire i colloqui, ribadisce di considerare solo le proprie proposte come base da approfondire. Ross ha anche ricordato che le misure di fiducia reciproca si sono discusse anche alla luce del secondo incontro di valutazione, tenuto a Ginevra all’Alto Commissariato per i rifugiati, in cui sono stati confermati due seminari d’approfonimento per i mesi di giugno e ottobre p.v., sul ruolo della donna e quello della tenda (jaima) nella cultura assaniya. Molto positiva, intanto, la decisione di riprenere gli incontri familiari, anche con voli ad hoc oltre il muro. Infine, accordi sono stati presi per una nuova missione dell’inviato del Segretario Generale, Ross, nell’area, compresi I Territori del Sahara Occidentale e per due nuove sessioni di colloqui informali, a giugno e luglio, in Europa. Il Presidente della RASD, Abdelaziz, in una dichiarazione, ha deplorato che da parte del nuovo Governo marocchino non sia stato rivelato nessun cambio di atteggiamento sulla questione del Sahara Occidentale. Il testo comprende anche parti delle dichiarazioni di Ahmed Boukhari, Rappresentante Permanente RASD presso le Nazioni Unite e di Khatri Adduh, Capo della Delegazione Saharawi ai colloqui. Pagina 2 di 5 Notiziario Saharawi PARLAMENTO EUROPEO: posizioni contrastanti sugli accordi con il Marocco " La Commissione europea vuole accelerare nuovi accordi col Marocco, ma il Parlamento Europeo si oppone e parecchi Paesi sono perplessi”. Dopo la bocciatura, da parte del Parlamento Europeo, della proposta di rinnovo dell’Accordo sulla Pesca con il Marocco (su parere conforme anche del Servizio Giuridico del Parlamento stesso), la lobby filo marocchina, esistente nello stesso PE, non ha abbandonato la sua poco nobile battaglia, in tutte le sedi possibili. Cosi’, mentre la Commissione agricoltura ha votato contro la liberalizzazione del Commercio dei prodotti agricoli ed ittici marocchini, la Commissione per il commercio internazionale si é detta favorevole alla stessa proposta. Per la Presidenza di turno dell’Unione, la Danimarca, l’approvazione dell’Accordo dovrebbe dimostrare che l’UE mantiene gli impegni, mentre una bocciatura avrebbe gravi conseguenze. Ma il relatore, il Verde José Bové, sostiene, al contrario, che non solo gli agricoltori europei sono contro, ma che l’approvazione danneggerebbe anche i produttori marocchini di latte, carne e cereali, con l’ingresso nel loro Paese di analoghe produzioni europee, più competitive, senza contare, poi, la questione dei diritti del Popolo Saharawi. Intanto il Consiglio dei Ministri dell’UE, espressione di Governi dei 27 Paesi, con il voto contrario della Svezia e l’astensio ne di Finlandia, Olanda e Gran Bretagna, ha deciso, alla luce della precedente bocciatura dell’Accordo sulla Pesca da parte del PE, di aprire negoziati con il Marocco per un nuovo accordo per ridefinire gli stock di pesca, l’onere finanziario (per il quadriennio precedente pari a 144 milioni di euro, per poco più di un centinaio di concessioni riguardanti pescherecci di 11 Paesi, di cui il 60% spagnoli) e l’aiuto da concedere al Paese del Nord Africa per lo sviluppo dell’attività di pesca, ma anche la questioe dei diritti del Sahara Occidentale, secondo, appunto, l’orientamento espresso dal PE. Va detto che la questione, per altro, non é esplicitamente citata, per l’opposizione di Francia e Spagna: si parla, infatti, solo confusamente di «pieno rispetto egli obblighi previsti dal Diritto Internazionale». Proprio questa formulazione poco chiara ha motivato il NO svedese e le tre astensioni citate, ma perplessitè al riguardo sono state espresse anche da Danimarca, Irlanda e Germania. Ambienti della Commissione di Bruxelles, visto che l’Accordo ora bocciato aveva richiesto cinque anni di negoziati tra Unione e Marocco, auspicano che un nuovo accordo sia raggiunto al più presto. La decisione della Commissione di negoziare un nuovo accordo, é stata stigmatizzata da Mohamed Sidati, rappresentante in Europa della RASD, il quale ricorda, tra l’altro, che l’esplicita esclusione del Sahara Occidentale da ogni accordo riguardante il Marocco, proprio perché quei Territori non fanno parte del Regno, sia stata ribadita recentemente dagli Stati Uniti, nel ratificare il proprio Accordo di libero scambio con il Marocco. Sidati stigmatizza, in particolare, il voto della Spagna (per pressioni francesi ?), dopo che il Ministro degli Esteri del nuovo Governo di Rajoy, in visita ad Algeri, aveva assunto posizioni considerate di apertura verso la causa saharawi. Un appello a non firmare accordi contrari al diritto internazionale é stato rivolto a ciascun Paese membro dell’Unione europea, anche dal Presidente della Repubblica Araba Saharawi Democratica, Mohamed Abdelaziz . Un Re predatore. Un libro svela i loschi affari del Sovrano marocchino " Un disatro politico e morale ormai alle porte”. Un documentatissimo libro, recentemente apparso in Francia degli autori Catherine Graciet ed Eric Laurent, analizza come il Re del Marocco, Mohamed VI, sia da considerare «il primo banchiere, il primo assicuratore, il primo impresario edile del suo Paese, e giochi un ruolo predominante anche nei settori agro-alimetare, immobiliare, energetico, nelle telecomunicazioni e nella grande distribuzione», tanto che la rivista specializzata americana Forbes lo considera uno dei personaggi più ricchi al mondo, con una fortuna personale cresciuta di 5 volte In 10 anni. Tutto cio’ attraverso holdings controllate direttamente da membri della famiglia reale e da un gruppo di prestanome, organizzati direttamente dal Segretario particolare del Re. Se l’assolutismo di Hassan II era finalizzato a garantire la continuità della monarchia, quella del figlio mira fondamentalmente a garantire l’accumulazione privata. Il libro analizza a fondo questo sistema e gli uomini che ne manovrano i fili, attraverso un esame attento di dossiers «sensibili» disponibili pubblicamente, analisi sul campo, resoconti di testimoni diretti, comprese alcune personalità vicine al Palazzo, documentando come il Re di uno dei regimi più minacciati dall’ondata democratica che pervade i Paesi arabi, ha trasformato i sudditi in clienti, lo Stato in un apparato che sovvenziona la famiglia reale e la Francia nel consigliere privilegiato, di un disastro politico e morale ormai alle porte. . Pagina 3 di 5 Notiziario Saharawi LA VICENDA DI ROSSELLA URRU La vicenda del rapimento di Rossella Urru si trascina da mesi tra speranze di liberazione, delusioni e momenti di mobilitazione crescente. La cooperatrice italiana é prigioniera, con due colleghi spagnoli, di una banda di provocatori, sedicenti appartenenti ad al Qaeda Maghreb o, forse, dissidenti da questa organizzazione terroristica, penetrati nei territori dei Campi profughi saharawi, probabilmente dalla Mauritania o dal Mali, da oltre 150 giorni. La cosa più chiara, comunque, é che si é trattato di un atto ostile contro il popolo saharawi. In Italia, come e in misura anche maggiore in Spagna, si é sviluppata sia un’azione prudentemente silenziosa delle autorità, sia un vasto movimento popolare di solidarietà, specie nella sua regione d’origine, la Sardegna ! Quest’azione, poi, ha fatto un salto di qualità e quantità, dopo che l’attrice Geppi Cucciari, non a caso anch’essa sarda, dal palcoscenico europeo del seguitissimo Festival della Canzone Italiana, di Sanremo, ha lanciato un appello in suo favore. Nel giro di pochi giorni, seguiva un appello ai mezzi di informazione del popolare showman Fiorello e, via via, una vasta eco di gran parte degli organi di informazione nazionali. Tra questi, per qualità ed ampiezza dei servizi, si segnalavano il TG3, Rainews 24 (servizio «Rossella Urru; la solidarietà nel deserto», visibile in You Yube), il TGR Rai, l’Unità, il Manifesto, l’Unione Sarda. Ma era soprattutto la vasta rete dei social networks, non meno di 400, che si mobilitava, con 700.000 interventi nella sola prima settimana. Su questa base, nuove manifestazioni di massa, meetings, marce, fiaccolate avvenivano in decine di località, da Roma a Ravenna, da Cagiari ad Oristano, nella «sua» Sardegna. All’inizio di marzo, improvvisamente, la speranza sembro’ realizzarsi, quando alcuni giornali di Mauritania e Mali, subito rilanciati da al Jazeera, annunciavano l’avvenuta liberazione. Ma la mancanza di qualsiasi riscontro attendibile, ben presto, dimostrava l’infondatezza dello scoop, prolungando l’attesa fino al momento in cui scriviamo. Intanto si sono moltiplicate le decisioni e le prese di posizione da parte di esponenti della RASD e del Fronte Polisario, chiaramente preoccupati da possibili conseguenze negative del fatto avvenuto, esplicitamente considerato una provocazione contro la lotta del popolo saharawi. Sono state adottate misure di precauzione per tutti i Saharawi dei Campi profughi e per gli ospiti stranieri: istituito un Ministero per la sicurezza, coprifuoco per tutti gli automezzi dalle 19 all’alba, obbligo, per tutti gli ospiti stranieri, di muoversi solo con adeguata scorta e su automezzi ufficiali. Tutto cio’, quanto meno, annulla quel senso di totale sicurezza e libertà di movimento che caratterizzava i viaggi nei Campi per tutti gli ospiti stranieri. In un’intera pagina dell’Unione Sarda dedicata alla vicenda, il Rappresentante in Italia della RASD, Omar Mih, ed altri esponenti del Fronte Polisario, ricordano la preoccupazione di tutti i Governi dell’area per la presenza nel Sahel di uomini armati (spesso Tuareg e/o mercenari) e di enormi quantità di armi, provenienti dallo sfasciarsi dell’esercito di Gheddafi, dopo i noti fatti libici. D’altro canto, il Popolo saharawi, da sempre, rifiuta il ricorso ad azioni di tipo terroristico, anche per averle subite direttamente, con i bombardamenti al napalm ed al fosforo bianco. Anche per questo, la condanna del rapimento é assoluta, ferma e totale. La presenza di operatori umanitari nei Campi é un sostegno fondamentale alla lotta dei Saharawi. Rossella, in particolare, stava mettendo a punto, con le donne dei Campi profughi saharawi, metodologie innovative per il controllo di qualità sugli aiuti alimentari e sanitari in arrivo dalla solidarietà internazionale. Non a caso, manifestazioni per richiedere la liberazione dei sequestrati hanno avuto luogo proprio nei Campi dei rifugiati, soprattutto ad opera delle donne. " L’azione dei cooperatori internazionali é fondamentale, il rapimento é una provocazione contro la lotta dei Saharawi. ” Pagina 4 di 5 Notiziario Saharawi Lo stillicidio quotidiano della repressione. Per cercare di far tacere tutto un popolo, sei studenti condannati Il Tribunale di Salé ha condannato sei studenti universitari saharawi dell’Università di Rabat, ciascuno a tre anni di carcere e ad una multa di 24.000 DM, pari ad oltre 2.150 euro (praticamente il redito annuale medio di una famiglia marocchina) per aver partecipato ad una pacifica manifestazione di protesta per l’assassinio, nell’aprile 2011, da parte di forze repres- sive marocchine, del loro amico Hbad Hammadi. I sei, al momento dell’arresto, erano stati sottoposti a condizioni carcerarie vessatorie, nel vano tentativo di ottenere una confessione, fino a costringerli all’ennesimo episodio di sciopero dela fame di un mese, per ottenere la fissazione del processo. Alla notizia della condanna, altri universitari Saharawi dei Campus 1 e 2 dell’Ateneo di Rabat hanno realizzato degli immediati sit-in di protesta. Anche l”Unione degli Studenti Saharawi ha espresso solidarietà ai condannati. . In tutto il Sahara occupato, l’obiettivo della repressione è uno solo: far tacere le proteste. Dopo l’inganno del falso accordo sulla data del processo, ottenuto con la mediazione di Associazioni umanitarie marocchine, poi subito vanificato da nuovi rinvii, ma per il quale i 23 prigionieri di Salé avevano sospeso lo sciopero della fame, le vessazioni nei loro confronti e contro i loro sostenitori sono ulteriormente aumentate. Le autorita’ hanno imposto un duro giro di vite “per ripristinare le nor-mali condizioni di detenzione“. Il peggio si é avuto quan-do i 23 sono stati aggrediti da una cinquantina di militari armati di manganelli, che li hanno selvaggiamente picchiati, provocando ferite e contusioni varie. Contemporaneamente la direzione carceraria ha ridotto notevolmente l’uso dei telefoni del carcere, confiscati e danneggiati cellulari, effetti personali, libri. Dall’11 di febbraio, ogni manifestazione di sostegno ai detenuti, orga- nizzata nei Territori occupati, é stata dispersa brutalmente dalle forze d’occupazione. Anche se tutto cio’ non ha fiaccato la volontà di resistere dei prigionieri saharawi e delle organizzazioni della Resistenza, occorre intensificare ulteriormente la solidarietà internazionale, indispensabile per sostenere la lotta. A questo scopo, si puo’ intervenire attraverso www.ecrirepourlesliberer.com Repressione a Boujdour Sindacalista minacciato Aggredito uno studente A Boujdour, nei Territori Occupati, gli abitanti hanno manifestato, sventolando bandiere saharawi, chiedendo la fine della repressione, rispetto dei diritti umani per i prigionieri nelle carceri marocchine, fine del clima di repressione violenta nei Territori occupati, scandendo lo slogan: «lo Stato saharawi indipendente é la soluzione». La risposta, ovviamente, é stata immediata e secondo la tradizione: un brutale pestaggio, che ha causato numerosi feriti. Nonostante questo, altre manifestazioni continuano in varie località, compreso il capoluogo dei Territori Occupati, El Aayun. Il sindacalista saharawi Moulud Arraidan ha occupato, il 29 febbraio u.s., la sede della compagnia Phosboucraa, ampiamente impegnata nello sfruttamento delle risorse minerarie saharawi, ma quasi senza impiego di mano d’opera saharawi. Arraidan, che protesta per entrambi i motivi, ha ricevuto minacce. Le organizzazioni saharawi che lo sostengono, hanno rivolto un monito alle autorità marocchine perché sarebbero ritenute responsabili di qualsiasi danno alla sua incolumità. Uno studente saharawi, Mohamed Mousawi, é stato aggredito e ferito seriamente da un gruppo di poliziotti in divisa, che non giustificava in alcun modo il proprio comportamento, mentre rientrava a casa, in un sobborgo di El Ayuun occupata. Pagina 5 di 5 Notiziario Saharawi BREVI Nuova presa di posizione di Amnesty International Salil Shetty, Segretario Generale di Amnesty International, durante un incontro a Madrid, ha chiesto al Governo spagnolo di esercitare pressioni su quello di Rabat perché, prima del rinnovo del mandato alla MINURSO, previsto per maggio, si attribuisca a questo organismo, dispiegato sul terreno dal 1991, il compito di monitorare e garantire il rispetto dei diritti umani nei Territori Saharawi occupati con la forza dal Regno del Marocco. Egli ha visto il Ministro degli Esteri José Manuel Garcia Margallo ed altri esponenti del Governo Rajoy, cui ha fatto notare che «il Governo di Rabat é ben lontano dal soddisfare le norme riguardanti i diritti umani» e che «la Spagna non puo’ restare cieca al riguardo». Assunzione di impegni da parte italiana Il Ministro degli Esteri Italiano, Giulio Terzi di Sant’Agata, in visita ad Algeri, ha dichiarato che l’Italia sostiene una soluzione negoziata che garantisca il diritto del popolo saharawi ad esercitare l’autodeterminazione, secondo quanto stabilito dalle Nazioni Unite. In questo quadro l’Italia appoggia i colloqui diretti Polisario–Marocco, in corso sotto gli auspici ONU. Il Ministro ha anche ricorato il contributo italiano di 30.000 Euro per il programma ONU per i rifugiati e, in particolare, le visite alle famiglie attraverso il muro, ed i 200.000 Euro stanziati per il Programma Alimentare Mondiale. Testimonianza a Ginevra Alla 19a. sessione della Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, a Ginevra, la militante saharawi Ghalia DJMI ha testimoniato sulla sua esperienza di carcerazione brutale e sui maltrattamenti patiti, rinnovando la richiesta che la MINURSO sia incaricata di vigilare sulle continue violazioni dei diritti umani, inferte alla popolazione saharawi dei territori occupati. Documentario su Gdeim Izik in Messico Nel Campus Xochimilco dell’Università autonoma metropolitana, a Città del Messico, é stato presentato il documentario: “Gdeim Izik, il campo della Resistenza Saharawi’, a cura della Rappresentanza saharawi nel Paese nordamericano e di esponenti di associazioni umanitarie, presenti nel Campo stesso al momento del suo violento smantellamento da parte dell’esercito marocchino. Il documentario, di oltre mezz’ora, evidenzia in modo eclatante la differenza tra la vita pacifica del Campo (dove si erano rifugiati 30.000 Saharawi dalle città occupate) e la violenza dell’intervento repressivo. Argentina: sollecitato il riconoscimento della RASD Il Rappresentante della RASD in Argentina, Mohamed Beissat, ha sollecitato il Governo della Sig.ra Kirchner a dare attuazione alla decisione di principio adottata dal Presidente Alfonsin già nel 1989, cosi’ come recentemente é stato riconosciuto lo Stato di Palestina. Le motivazioni, aggiunge Beissat, sono le stesse per entrambi I Paesi. Australia: seminario all’universita’ Nel quadro di un seminario sulla resistenza non violenta, in cui sono stati esaminati casi recenti di ripristino di forme democratiche di organizzazione statuale, dopo periodi di regime autoritario, sono stati analizzati gli esempi delle Filippine, della Serbia, del Cile e quello, non ancora giunto a compimento, del Sahara Occidentale. Quest’ultimo é stato illustrato dal professor Stephen Zunes, titolare della cattedra di studi internazionali dell’Università di S. Francisco (USA), co-autore di un recente libro proprio sul caso del Sahara Occidentale. Venezuela: confermato il sostegno ai saharawi L’Ambasciatore del Venezuela ad Algeri, parlando nella capitale maghrebina, ha confermato l’appoggio del suo Paese alla causa del popolo saharawi, attraverso l’inconfutabile diritto alla autodeterminazione.