Karate Wado Ryu SCHEDE TECNICHE

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Karate Wado Ryu SCHEDE TECNICHE
Karate
Wado Ryu
SCHEDE
TECNICHE
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COSA E’ IL KARATE
Si è soliti individuare le origini del Karate nel metodo di combattimento indiano che venne introdotto
dal 28° patriarca buddista Bodhidharma (noto in Giappone come Daruma Taishi), vissuto nel V-VI Secolo
d.C., il quale, trasferitosi dall'India in Cina, si stabilì nel tempio di Shao-lin (in giapponese Shorinji). Qui
egli avrebbe iniziato ad insegnare tecniche di respirazione ed altri esercizi che sono alla base delle moderne arti marziali. Dalla Cina, secondo una delle ipotesi più credibili, attraverso la Corea la tecnica di
combattimento del tempio di Shaolin arrivò nell'arcipelago giapponese delle Ryu Kyu ed ebbe una particolare evoluzione nell'isola di Okinawa dove la tradizione narra che si sviluppò definitivamente quando
i Giapponesi invasero l'isola e vietarono ogni arma. Questo metodo di combattimento, conosciuto col
nome di Okinawa-te (mani di Okinawa), assunse specifiche denominazioni dal nome di tre località in cui
veniva praticato: Shun-te (mani di shun), Naha-te (mani di Naha ) Tomari-te ( mani di Tomari).
Da questo momento in poi si è in grado di ricostruire con più sicurezza lo sviluppo e l'evoluzione che
hanno portato all' odierna configurazione del Karate e delle varie scuole e stili in cui si articola. Gichin
funakoshi, così come Jigoro Kano aveva fatto per il Ju-jitsu, trasformandolo in Ju-do, tramutò il Karate
di Okinawa in Karate-do, cioè sviluppò ed esaltò l'aspetto educativo di questa disciplina. Da allora il Karate ha subito ad opera di altri grandi Maestri, una profonda evoluzione sia sul piano tecnico-fisico, sia
su quello della concezione stessa della difesa personale.
Dal punto di vista tecnico , possiamo così riassumere le più rilevanti novità:
* introduzione di criteri di allenamento derivanti dalle moderne concezioni della preatletica, anche
con l'utilizzazione dei pesi e con l'ampliamento dell'originario nucleo di esercizi;
* evoluzione delle tecniche da combattimento, rispetto alla rigidità dei canoni antichi, con l'individuazione di combinazioni più fluide e meno schematiche, protese anche verso una circolarità delle azioni,
prima quasi assente;
* sportivizzazione della disciplina, attraverso l'adozione dello shiai kumite (gara sportiva), reso possibile con l'individuazione della nozione di "controllo" dei colpi, decisa nel 1937 in un summit di Maestri
in Giappone.
Gli aspetti che nello stile Wado rappresentano degli elementi di innovazione o di valorizzazione di alcune
tendenze del Karate moderno, possono così essere elencati per titoli:
* elementi di fisiologia moderna
* innesto di alcune tecniche e principi derivati dal Ju-jitsu: tecniche di proiezione e leva
principio della flessibilità ( ju ), in base al quale anziché opporre ad una forza indirizzata verso di noi
una forza contraria, si asseconda, attraverso tecniche di schivata, l'azione dell'antagonista, sbilanciandolo
utilizzando la sua stessa energia movimenti agili e posizioni sempre raccolte, con:
* spostamenti piccoli e rapidi
* gambe raccolte, posizioni più alte, e quindi, meno statiche
* uso costante del ritorno immediato del pugno ( ikite ) e del piede ( ikiashi ), dopo aver eseguito
tecniche di attacco o di parata
* movimenti secondo 4 principi, indicati efficacemente con alcuni termini giapponesi:
o nagosu : rapidità dell'acqua
o inasu : scivolamento ( come una goccia di rugiada )
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o noru : fluttuazione (come l'onda del mare )
o nogare : scivolamento all'indietro ( per porsi a distanza )
* essenzialità delle tecniche, in omaggio al principio: sei ryoku zen' yo (massimo risultato con il minimo sforzo)
* padroneggiamento della respirazione e della muscolatura, per ottenere fluidità e risparmio di energia:
* contrazione massima nell'impatto, decontrazione nei movimenti (è questo uno degli aspetti che
consente di compensare e superare il deterioramento fisico dovuto al crescere dell'età)
* adozione, nelle tecniche di difesa, del principio della schivate e dell'accompagnamento dei colpi
avversari, invece di quello dell'impatto, anche al fine di utilizzare l'energia avversaria contro lo stesso
attaccante
(ponendolo in squilibrio, scoordinandolo, ponendolo in controtempo, ecc.)
* adozione del principio della circolarità:
* uso fluido e accentuato della rotazione delle anche uso della rotazione delle avanbraccia e dei
pugni, negli attacchi e nelle parate postamenti circolari del corpo (taisabaki, nagashi), tecniche circolari
di piede (mawashi geri), tecniche circolari di pugno (mawashi tsuki).
La pratica e lo studio del Karate si articola su più "argomenti", tutti indirizzati sullo stesso obiettivo, il
miglioramento dell' individuo, sia nel fisico, ma sopratutto nello spirito, nella consapeviolezza di se stessi.
Lo studio del Karate è fatto di Kihon, Kata e Kumite.
* Il Kihon sono le fondamenta del Karate, non per niente Kihon si traduce con fondamentali, intese
come
tecniche fondamentali.
Nel Kihon si eseguono tutte le tecniche di difesa e offesa, da fermo e in movimento.
Il Kihon si può dividere in 4 grandi tronconi; Kihon Uchi, i fondamentali delle percosse, a mano aperta
e chiusa.
Kihon Uke, fondamentali delle tecniche di parata.
Kihon Geri, Fondamentali dele tecniche di calcio.
E infine il Renraku Waza, che sono le tecniche in combinazione.
e finalità che si perseguono nel kihon sono diverse. Innanzi tutto si impara a controllare il proprio corpo
e a esplorarne i propri limiti, inoltre, continuando a provare le tecniche, si riesce a comprendere dei concetti chiave, comuni a tutte le arti marziali, come il controllo dell'equilibrio e l'uso delle leve corporee.
La pratica del kihon è una costante negli allenamenti di un buon karateka: la ricerca della perfezione e
il continuo desiderio di migliorare il proprio stile sono, infatti, caratteristiche che accomunano il novizio
praticante al più veterano ed esperto maestro.
* I Kata sono tutto il patrimonio che i fondatori dei vari stili ci hanno lasciato in eredità.
Uno degli aspetti più difficili da comprendere per chi si avvicina alla pratica del karate è lo studio dei
"kata", le forme di combattimento simulato in cui il karateka esegue, senza avversari, una sequenza di
tecniche predefinita.
Il kata è, come detto in precedenza, una delle attività del karate più difficili da praticare correttamente
perché richiede una concentrazione e un atteggiamento mentale non comuni. Per riuscire a concentrarsi
e portare con la massima determinazione tecniche senza trovarsi di fronte degli avversari, occorre aver
maturato una comprensione dell'essenza del karate do che va oltre il semplice allenamento fisico.
Nel karate il kata è sempre la trasposizione codificata di un combattimento reale tra più avversari e le
situazioni possono essere le più varie e di volta in volta si utilizzano tecniche di attacco o di difesa in risposta ai presunti movimenti degli avversari. Non essendo creazione di un unico maestro, i kata derivano
dall'esperienza accumulata nel corso di molte generazioni. Nonostante la forma ci sia perfettamente
nota, a volte il significato rimane incerto.
A ogni tecnica gli allievi possono dare l'interpretazione che più sembra loro verosimile, si presume infatti
che ogni karateka individui da solo il significato dei gesti che compie in funzione del proprio progresso
personale.
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Si suppone addirittura che in passato le forme siano state volontariamente deformate per riservare il
sapere ai soli discepoli che fossero al corrente di tali alterazioni. Si comprenderebbe perché i gesti abbiano continuato ad essere trasmessi, mentre si sia ormai perduta la maggior parte delle spiegazioni.
Non esistono quindi attualmente interpretazioni sicure, e i karateka di un certo livello interpretano i
kata alla luce della propria esperienza.
Sono dieci gli elementi fondamentali nell'esecuzione del kata:
*Lo stato mentale (yo no kisin)
è uno stato di massima concentrazione, la stessa concentrazione di un individuo nel momento in cui si
sente attaccato;
* L' attivo e il passivo (inyo)
il karateka deve ricordarsi sempre le situazioni di attacco e difesa;
* La forza (chiara no kiojanku)
il modo di usare e dosare forza e potenza in ogni momento del kata e in ogni posizione;
*La velocità (waza no kankiu)
da graduare in base al tipo di tecnica e alla posizione;
*La contrazione (taino shin shoku)
il grado di contrazione ed espansione del corpo in ogni tecnica e posizione;
*La respirazione (kokiu)
il controllo della respirazione deve essere sempre in perfetta sintonia con i movimenti del kata; è fondamentale che sia eseguita correttamente;
*Il significato (tyakugan)
per rendere realistico il kata, ogni tecnica deve essere eseguita come se effettivamente si stesse combattendo, il significato va ricordato in ogni movimento visualizzandolo mentalmente;
*Unione di corpo e mente (kiai)
è un "urlo" eseguito in punti prestabiliti del kata. Si tratta più precisamente di un'emissione vocale data
dalla contrazione della parete addominale e conseguente pressione sul diaframma con simultanea fuoriuscita di aria dalla bocca;
*La posizione (keitai no hoji)
si riferisce alla corretta posizione da tenersi in ogni tecnica del kata. Eseguire posizioni sempre uguali
e corrette permette di iniziare e concludere il kata nello stesso punto (enbusen);
*La guardia (zanshin)
restare nella posizione di guardia appena terminato il kata permette di conservare lo stato di allerta tipico. Dopo aver ottenuto un perfetto zanshin, ci si rilassa e poi si effettua il saluto (rei).
Il Kumite è il combattimento, letteralmente incrociare le mani.
Il kumite è il combattimento vero e proprio, un'attività nella quale due avversari si attaccano e difendono
vicendevolmente utilizzando le tecniche del karate .
Per capire meglio di cosa si tratta, è necessario preliminarmente fare alcune distinzioni. In prima approssimazione distinguiamo il combattimento formale o convenzionale da quello libero.
Il combattimento formale o convenzionale
Questo tipo di combattùimento necessita di un controllo costante delle tecniche poiché l'attacco deve
bloccarsi ad una distanza compresa tra tre e gli zero centimetri dall'avversario e tuttavia deve essere
praticato con il kime .
Kime (letteralmente visualizzare [me] l' energia [ki]) si può tradurre come "decisione estrema", cioè
l'espressione dell'efficacia massima delle tecniche corporee. Due nozioni sono racchiuse all'interno di
quella di kime : quella di perfezione estrema e quella di grado di forza elevato fino al limite.
I due avversari allora elaborano alternativamente l'attacco e la difesa.
Esistono tre forme abituali di combattimento convenzionale:
Ippon kumite, consiste in un attacco e una parata semplici scelti fra le tecniche di base e predeterminati,
ripetuti da tre a cinque volte.
Esempio:
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1) attacco pugno alto (Jun Tsuki jodan) - parata alta (Jodan age uke) e contrattacco pugno medio
(gyaku tzuki chudan)
2) attacco pugno medio (Jun Tsuki chudan) - parata a livello medio (Chudan soto uke) e contrattacco
pugno medio (chudan gyaku tzuki)
3) attacco calcio frontale (maegeri) - parata bassa (gedan barai) e contrattacco pugno medio (chudan gyaku tzuki).
In questo tipo di combattimento si impara la concordanza delle cadenze che è il livello più elementare,
allenandola in modo ripetitivo e inoltre si imparano a valutare i concetti di "distanza" e di "intervallo di
tempo".
Il combattimento libero
Nel combattimento libero tradizionale gli avversari lavorano controllando gli attacchi, lo fanno liberamente seppur nel rispetto di certe convenzioni perché comunque non si tratta di un combattimento
reale.
Nel combattimento, libero occorre in primo luogo perfezionare la capacità di controllo, la percezione dei
movimenti e la percezione degli attacchi dell'avversario.
Nel combattimento libero si cerca di integrare la valutazione della distanza con la scelta di tempo e ritmo
di esecuzione nella totalità delle tecniche pur restando all'interno della convenzione.
Le abilità che si esercitano, consentono di arrivare alla vittoria, da una parte individuando i momenti di
vuoto dell'avversario, e dall'altra valutando correttamente sia la distanza che il tempo di esecuzione insieme alla percezione degli istanti di pericolo e di sicurezza.
Nel karate gli istanti di sicurezza sono quelli in cui la mano o il piede di un avversario non ci toccano
anche se si trovano a distanza molto ravvicinata, e questa è un'analogia rispetto al combattimento con
la sciabola.
La valutazione rigorosa ed esatta della distanza spaziale e temporale come l'assimilazione e la padronanza dei diversi ritmi sono gli obiettivi da svilupparsi nel metodo di progresso.
"L'obiettivo sarà allora quello di acquisire una maturità della propria coscienza che consenta di esistere
più intensamente nel tempo e nei gesti del combattimento".
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HIRONORI OTSUKA
I Primi anni
La storia di come questo leggendario maestro creò con
una miscela di lotta giapponese (jujitsu) ed antico stile
del maestro Funakoshi (Shuri-te) risale a 1892. Era il secondo di quattro fratelli ad una classica e tradizionale famiglia di Samurai. Suo padre, Tokujiro Otsuka era un
medico, e suo zio Chojiro Ebashi era un guerriero samurai.
Il giovane Otsuka fu elevato secondo tradizione. Naturalmente, le arti marziali erano una parte molto importante di
questa tradizione e così cominciò a praticare l’antica arte
dello Scintoismo-Yoshin-Ryu con suo padre all’età di soli
sei, e più tardi (verso i 13 anni) associo il dojo del padrone
alla rispettata scuola del maestro Tatsusaburo Nakayama
(Yoshin school). Diversamente dalle altre scuole di lotta
giapponese del tempo, lo Yoshin-ryu si specializzò nelle
tecniche di calcio e pugni oltre alle solite tecniche di proiezione, presa e torsione.
Otsuka era profondamente innamorato delle arti marziali,
e da piccolo, affascinato dalle storie eccitanti degli eroici
samurai raccontate da suo zi, cominciò a fantasticare di
diventare un maestro di arti marziali. Eccelse presto a lotta
giapponese che all’età di solo 30 anni, fu nominato il nuovo
maestro dello Yoshinryu dal Sensei Nakayama perché decise di smettere l’insegnamento a tempo pieno.
La nascita di Karate moderno
C’erano molte storie misteriose sulle arti del combattimento delle isole di Rykyu, ed Otsuka le aveva sentite come tutti i più seri maestri di arti marziali a quel tempo in Giappone. Quindi quando lesse un
articolo nel giornale su una dimostrazione imminente di “Okinawan Tode” di un maestro chiamato Funakoshi, volle andare e vedere questa arte marziale. A quel tempo, il trentenne Otsuka stava lavorando
a Tokio come un impiegato di banca, e dovette chedere dei permessi per raggiungere la Sala di Meishojuko dove Funakoshi diede ad una impressionante dimostrazione dello stile di Shuri-te Tode (non ancora noto come Karate).
Otsuka fu affascinato da questa prima dimostrazione del Karate, e la sua mente cominciò girare con idee
di come alcuni elementi di questa ignota arte marziale potessero migliorare e modernizzare la pratica
del Yoshinryu. Otsuka, affascinato dal maestro Funakoshi, si presentò dopo la dimostrazione e chiese
di frequentare la scuola del maestro di Okinawan che volentieri accettò tale stimato nuovo studente.
Dopo quattro anni, Otsuka era l’istruttore dell’assistente di Fuakoshi, organizzava classi e dimostrazioni
viaggiando con Funakoshi in tutto il Giappone per diffondere il Karate. Il terremoto del 1923 procuro la
devastazione e morte nel Giappone, che gli comportarono molti cambi. Le vecchie scuole di lotta giapponese cominciarono perdere popolarità e le arti marziali moderne come Judo, Aikido e Karate cominciarono ad attirare l’interesse del pubblico. Otsuka rinunciò del tutto all’insegnamento del Yoshinryu, e
si concentro sul Karate e sostenne gli sforzi di Funakoshi nella diffusione del Karate.
Genio trova espressione
Otsuka lasciò il suo lavoro alla banca a Tokio per praticare la medicina tradizionale come suo padre, si
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specializzo nel trattamento di danni derivati dalli arti marziali nel 1927. Questo comporto un minor
tempo per il Karate anche se continuava a tenere contatti con molti maestri e scuole in tutto il Giappone.
A questo punto fondo la prima università di Karate: Tokio University Karate Club, e continuò ad aprire
dojo in tutto il paese.
Comunque, la relazione tra Otsuka e Funakoshi stava divenendo tesa a causa del brillante successo del
giovane maestro. Accentuo il Kumite nei Kata, in grosso contrasto con Funakoshi e sviluppò molte tecniche preordinate del kumite con sgomento di Funakoshi che credeva che fondamentali e kata erano
già abbastanza. Influenzato dalla direzione presa da kendo ed anche dal suo nuovo influente amico,
Choki Motobu il padrone del leggendario Karate di Okinawan, cominciò i combattimenti liberi con gli studenti che portano una nuova armatura protettivo. Questo era l’inizio del campionato di Karate di stile
moderno e determino la fine della relazione di Otsuka con Funakoshi.
Capendo che molte delle tecniche insegnate nei tradizionale kata di Okinawan non erano adatte al
combattimento, Otsuka cominciò a mescolare i metodi pratici della lotta giapponese con il karate. Sperimentò con maestri come Kenwa Mabuni, Choki Motobu per altre arti marziali e con Kano Sensei di Judo
ed Uyeshiba Sensei di Aikido, mescolando la pratica e gli elementi utili del karate di Okinawan con tecniche di arti marziali giapponesi e tradizionali dalla lotta giapponese al kendo. Lavorò praticato accanitamente e qualche volta da solo o con altri maestri per sei ore per giorno. Nel 1940, all’invito del
Butokukai, Otsuka registrò delle 36 tecniche ufficiali di kumite così come 16 kata incluso Passai, Niseishi,
Wanshu, Jion, Jitte, Rohai, Suparinpei la maggior parte praticati solo nel Wado-Ryu e divenne il fondatore del primo ed unico stile di karate veramente giapponese.
Guerriero del 20 secolo
Prima della morte del Sensei Otsuka a 90 anni, il maestro viveva in un sobborgo di Tokio, praticando
da più di 40 anni un orario dell’allenamento quotidiano iniziando ad addestrarsi di mattina seguito dal
suo proprio stile di meditazione Zen chiamato “Lenta meditazione “. Questo tipo di complessa meditazione (tandem) che considera l’addome come il punto di formazione del ki, mentre si concentrava sul
respiro e vuotava la mente.Il Sensei Otsuka diceva che se non riusciva a concludere la sua meditazione
quotidiana, non avrebbe avuto sufficiente energia per poter insegnare o addestrare correttamente. La
meditazione era seguita da una colazione, amministrazione d’ufficio fino a pranzo. Dopo il pasto di mezzogiorno andava in treno nel centro urbano, tutto il viaggio rimaneva in piedi così poteva praticare equilibrio, e poi andava a fare una lunga passeggiata fra le strade affollate di Tokio così che poteva praticare
tai-sabaki (corpo che si sposta) evitando il contatto con i pedoni scansandosi, spostandosi o cambiando
direzione. Più tardi, andava in uno del suo dojo ad insegnare per un paio di ore. Usava dire del segreto
della sua longevità:
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IL DOJO
“ non penso mai al passato, mi concentro nel presente e vivo per il futuro “
1) Dojo è una parola giapponese che significa “luogo per la ricerca della via"; in sanscrito prende il
nome di "Bodi Manda" che significa "Luogo di Saggezza". L’Atmosfera dei Dojo deve essere calma
e serena ed il silenzio completo, salvo per i rumori propri della pratica.
2) L’accesso al Dojo è riservato a chi vuoi praticare, quando è già rivestito con il costume adatto I curiosi e coloro che vogliono trovare gli amici, sono pregati di attendere fuori badando di non essere
di disturbo Chi è sinceramente interessato ad assistere alla. pratica, potrà farlo mantenendo il più
rispettoso silenzio.
3) Nel Dojo siate consapevoli e gioiosi Abbandonate ogni considerazione materiale di fama e ricchezza
Dimenticate pregiudizi di razza e di sesso – L’ardore della pratica deve unirsi ad una atmosfera di ricerca interiore SIATE SINCERI.
4) Se entrate a far parte temporaneamente della nostra comunità, accettatene le regole seguendo con
buone volontà gli insegnamenti e rispettando la gerarchia dei gradi Vi sono richieste tre qualità:
Una buona educazione Un grande amore per l'arte che praticate Una grande fiducia nel Maestro.
5) Le regole tradizionali che vengono insegnate e l’atteggiamento mentale che vi viene suggerito, non
sono delle mortificazioni imposte a chi pratica, ma formano un’etica che favorisce il lavoro collettivo
ed il progresso individuale.
6) Dovete essere puliti nei costume, nel corpo e nello spirito Entrare nel Dojo coi piede sinistro (uscirne
col destro), disporre ordinatamente le calzature con la punta rivolta verso l'uscita Avere rispetto
per ogni cosa, osservare gli orari, non mostrarsi a torso nudo; spogliarsi, rivestirsi, attendere in silenzio ed atteggiamento composto. E' bene che le donne portino un costume accollato sotto la casacca.
7) Eseguite con cura i saluti tradizionali, ma, senza abusarne.
8) Parlate il meno possibile; controllato i vostri gesti ed i vostri pensieri concentrandoli su quanto fate
e su quanto vedete fare Non vi distraete e non contribuite a distrarre gli altri.
SE NON VI SENTITE DI SEGUIRE QUESTE REGOLE NON ENTRATE NEL DOJO!!
Ogni insegnamento sarebbe inutile per voi ed il vostro atteggiamento sarebbe dannoso per gli altri.
Oss!!
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LE ARMI DEL KARATE
L’arte della mano vuota come metodo di combattimento completo, capace di portare alla vittoria
sull’avversario senza l’utilizzo di armi e con il solo uso delle tecniche di percussione (Atemi Waza), era
in uso nei paesi orientali già molti secoli fa. Lo studio del Karate ci offre il metodo di combattimento
senza armi convenzionali e basati sull’uso specializzato di parti del corpo umano come uniche armi a
disposizione e comunque sempre a propria disposizione. Queste alternative alle armi possono essere
usate molto efficacemente come strumenti di difesa pura per neutralizzare attacchi di avversari anche
in possesso di armi convenzionali.
SEIKEN
Pugno orizzontale. La
parte che colpisce sono
le nocche dell’indice e
del medio
Uraken
Tateken
Come il Sei-ken ma il
pugno è in posizione
verticale
Tetsui
Pugno portato con movimento circolare con il
dorso della mano o
rovescio
Pugno che colpisce dall’alto verso il basso a
martello dalla parte del
mignolo
Haitto
Nakadaka ippon ken
Hiraken
Shuto
Taglio interno della
mano
Pugno con la nocca del
dito medio sporgente
Pugno portato con le
nocche, della prima falange, unite.
Taglio esterno della
mano
Koken
Washide
Colpo con la parte superiore del polso
Mano a formare un
becco d’uccello o
d’aquila
Haiushu
Ippon ken
Dorso della mano
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Pugno con la nocca del
dito indice sporgente
Teisho
Seriuto
Base del palmo della
mano
Base del taglio esterno
della mano,
Nukite
Nion nukite
Mano a punta di lancia
doppia
(o con due dita)
Mano a punta di lancia
Kumate
Mano a zampa d’ orso.
Empi
Sode
Avambraccio
Hiza
Gomito
Ginocchio
Kakato
Mika Zuk
Tallone
Arco plantare
Koshi
Kubi
Avampiede
Collo del piede
Sokuto
Snae
Atama
Zuzuki
Taglio esterno del piede
La Fronte
Tibia
Nuca
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LE POSIZIONI
Lo studio delle posizioni (dachi), del corpo e principalmente, del contatto dei piedi con il suolo è per
l’atleta una delle condizioni essenziali per l’esecuzione delle tecniche.
In questa sezione vedremo la proiezione sul tatami dei piedi indicando, con dei segni tratteggiati la posizione del corpo e delle anche.
Keisoku Dachi
o
Musubi Dachi
Talloni uniti con una divergenza di circa 60°
(posizione utilizzata per
il saluto)
Heisoku Dachi
Piedi (soku) paralleli
(hei)
Piedi perfettamente allineati con i talloni e i pollici a contatto
Achiji Dachi
o
Shizentai
Posizione naturale
La distanza dei talloni è
circa la lunghezza di un
piede e comunque
uguale alla larghezza
delle spalle
Miki / Hidari Shizentai
Come la precedente posizione
ma con il piede destro (miki) o
sinistro (hidari) avanzato
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Jigotai Dachi
Posizione più larga delle
spalle
Kiba Dachi
Posizione del cavaliere
La distanza tra i piedi è quella di
Jigotai. I piedi sono paralleli e
posti sullo stesso asse delle
ginocchia.
N.B. Questa posizione nel Wado
Ryu non è codificata, è prettamente dello stile Shotokan
Shiko Dachi
Posizone quadrata
La distanza tra i piedi è la stessa
del kiba dachi ma i piedi, stavolta, sono divergenti. Le ginocchia sono sempre in asse con i
piede.
Zenkutsu Dachi
Posizione col peso in avanti
Gamba ant. piegata con il gionocchio Perpendicolare (sulla
stessa linea) dell’alluce,
gamba post. tesa, piede ant. in
linea con la direzione del movimento mentre quello post. è
aperto con un’angolazione naturale (circa 40°). Larghezza
piedi quanto le spalle. Schiena
dritta e anche diagonali
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Jun Tsuki Notsukomi Dachi
Simile a Zenkutsu Dachi ma col
busto piegato in avanti. La larghezza della posizione è più
stretta di Zenkutsu Dachi, le
anche sono quasi laterali e i piedi
sono in linea.
Busto e gamba posteriore formano un unica linea
Gyaku no Ashi Dachi
Posizione della gamba
(ashi) opposta (gyaku)
La posizione è leggermente più corta e più
larga di zenkutsu dachi a
causa dell’anca che è
frontale (e non diagonale come in zenkutsu).
I piedi sono entrambi
paralleli. Schiena dritta
Gyaku Notsukomi Dachi
L’alluce del piede post. è in linea
con il tallone ant.
Il peso è spostato sul piede anteriore e la schiena è sbilanciata in
avanti. Per passare da una tecnica all’altra il piede post. compie
un movimento a “V” durante il
quale sfiora il piede ant.
Fudo Dachi
Posizione inamovibile (fudo)
Largheza e lunghezza come il
Gyaku No Ashi. Le anche sono
diagonali e la gamba post. è piegata. Il ginocchio post. è sempre
in asse e linea col piede post.
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Shomen-neko Aschi
Dachi
Posizione del gatto frontale
Il peso è al 90% sulla
gamba post., il tallone
ant. è sollevato e in asse
con la tibia, la schiena
dritta, le anche frontali e
il piede post. parallelo o
leggermente aperto
(30°).
Prende il nome dalla posizione tipica che assumono i felini nel
momento dell’attacco alzandosi sulle gambe posteriori.
Hanmi-neko Ashi
Dachi
Posizione a zampe di
gatto con il busto semifrontale/diagonale
(hanmi)
Il peso è al 60% sulla
gamba post. le anche
sono diagonali, i piedi
(con i talloni in linea)
formano un angolo di
90° (una ‘L’), il tallone
ant. è sollevato e in asse
con la tibia, schiena
dritta.
Ma-hanmi-neko Aschi
Dachi
Posizione a zampe di
gatto con il busto laterale (ma-hanmi)
Il peso è al 60% sulla
gamba post., il tallone
ant. è sollevato e in asse
con la tibia, schiena
dritta, i piedi (con i talloni in linea) formano
un angolo maggiore di
90° e il busto completamente laterale.
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Kokutsu Dachi
Posizione arretrata (kokutsu)
La gamba ant. tesa, quella post.
piegata, le anche diagonali,
schiena dritta, i piedi formano
un angolo di 90° (con i talloni in
linea)
Tate Seishan Dachi
L’ alluce del piede ant. è in linea
con il tallone post, il peso è al
centro, le ginocchia piegate, i
piedi paralleli e il busto frontale.
Prende il nome dal Kata Seishan,
Yoko Seishan Dachi
L’alluce del piede post. è in linea
con il tallone del piede ant., il
peso è al centro, la schiena è
dritta e le anche sono frontali.
Prende il nome dal Kata Seishan,
Naihanchi Dachi
Simile allo Shizentai ma i piedi
sono convergenti e le ginocchia
piegate.
Ginocchia in asse con i piedi.
Prende il nome dal Kata Naihanchi
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Kosa Dachi
Posizione a croce o incrociata (Kosa)
Il peso è sulla gamba ant., quella post. è disposta
a 90° rispetto alla direzione di marcia con il ginocchio che sfiora l’incavo del ginocchio della gamba
ant., tallone post. sollevato, schiena dritta.
Soy-Ashi Dachi
Simile al kosa dachi solo che la gamba post non è
a squadro ma segue la direzione di marcia
Tsuru Aschi Dachi
Posizione della gru (tsuru)
Il piede della gamba piegata poggia nell’incavo del
ginocchio della gamba d’appoggio, schiena dritta.
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TECNICHE DI PUGNO
La parola tsuki significa pugno. Nel karate l'attacco di tsuki è una delle tecniche fondamentali che vengono studiate e ripetute continuamente.
L'importanza dello tsuki si può anche dedurre dal continuo allenamento al quale il karateka sottopone
le proprie mani. Infatti la teoria del karate insegna che un solo attacco di pugno deve essere sufficiente
per fermare l'avversario. L'idea che l'attacco deve essere portato con il massimo dell’efficacia nasce
dalla realtà dei vecchi duelli dove chi portava un attacco che non era mortale (quindi non efficace) solitamente finiva per essere sconfitto.
Alcune tecniche prendono il nome dalla parte della mano che viene usata per colpire. In questo caso
dopo il nome dell’arma del karate usata ci sarà il suffisso uchi (percossa / che percuote) ad indicare la
funzione espletata in quel momento dalla stessa.
Jun-tsuki
Pugno portato con il braccio
corrispondente alla gamba anteriore.
Pugno sull’ asse centrale del
corpo
Il gomito del braccio posteriore è
chiuso, “nascosto”, nel senso che
nella vista frontale non deve essere visibile.
Le spalle più schiacciate possibili
Jun-tsuki Notsukomi Dachi
Pugno anteriore affondato
Come il precedente ma portato in
Notsukomi: con la schiena inclinata in avanti e il passo più
stretto rispetto a Zenkutsu. Durante l’avanzamento la schiena è
dritta: una volta che il piede ant.
ha poggiato completamente, solo
allora si ruotano le anche, si inclina il busto e si lancia il colpo
(di solito jodan). Testa dritta
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Gyaku-tsuki
Pugno contrario/opposto
Colpo eseguito con il braccio contrario alla gamba che avanza.
Solo per i gradi più alti (da verde
in su) quando si avanza si va in
Fudo-Aschi Dachi per poi sferrare
il colpo sul posto con l’ausilio
delle anche
Gyaku Tsuki in Gyaku-Notsekomi Dachi
Pugno contrario affondato
La modalità di spostamento è la
stessa già descritta in Gyaku
Notsekomi Dachi (vedi). Il colpo
viene lanciato al momento della
rotazione dell’anca
Nagashi Tsuki in Taesabaki
Pugno deviante (nagashi)
Per portare questa tecnica bisogna avanzare dritto col busto
frontale . Subito dopo con una
rotazione dell’anca (facendo
perno sull’avampiede ant) di circa
30° eseguire Jun Tsuki.
L’ evoluzione per i gradi più elevati sarà juntsuki notsukomi in
diagonale; il braccio post sale per
protezione.
Tetsui Uchi
Pugno a martello
Il caricamento della tecnica è
sulla spalla opposta con pugno
chiuso. Il braccio descrive una
traiettoria circolare verso il
basso.
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Ura Tsuki
Pugno rovesciato
Il colpo colpisce a pugno
chiuso, palmo in su.
Kagi Tsuki Chudan
Pugno a gancio o uncino (kagi)
Il pugno colpisce a 45° rispetto
alla direzione del movimento con
anca a favore.
Colpisce generalmente chudan
all’altezza del plesso solare.
Da non confondersi col Mawashi Tsuki (pugno circolare, foto
a dx), che carica dal basso verso
l’ alto verticalmente per poi colpire orizzontalmente.
Awase Tsuki
Con Awase si intendono due tecniche distinte portate contemporaneamente e vicine tra loro. In
questo caso sono due pugni che
colpiscono bersagli differenti:
uno jodan e l’altro chudan. Da
non confondere con Morote tsuki
dove entrambi i pugni colpiscono
lo stesso bersaglio (di solito chudan)
Yama Tsuki
Pugno della montagna (Yama)
Il nome è dovuto al fatto che colpisce contemporaneamente a
valle (chudan) e in vetta (jodan).
I pugni sono come l’ Awase Tsuki
ma più distanti tra loro
(a Sx).
N.B. nel Kata Bassai non c’è
Yama Tsuki, ma un Ura Tsuki
Chudan insieme ad un Jodan Uke
(a dx).
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Shuto Uchi
Si effettua con traiettoria circolare o dall’interno verso l’esterno
(caricamento al fianco con mano
aperta in shuto) o dall’esterno
verso l’interno (caricamento all’
orecchio).
Jodan Haito Uchi
Percossa col taglio interno della
mano
Il caricamento avviene a pugno
chiuso dal fianco. Può colpire sul
collo o sulla mandibola
Nukite in shikodachi
Il nukite colpisce nelle
costole fluttuanti (leggermente sopra la cintura). Avanzando si
frontalizza il busto tenendo le braccia ferme.
La gamba post. continua
ad avanzare con una traiettoria lineare e prestando attenzione a che
le due ginocchia si sfiorino. Una volta che il
piede ha finito di poggiare (sempre con il
busto frontale e il tallone
post. sollevato) si lancia
il colpo ruotando sul
posto
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TECNICHE DI CALCIO
Nella pratica del karate, le tecniche di gamba rivestono una notevole importanza, dal momento che una
tecnica di calcio è molto più potente di una tecnica di pugno. Molto importante durante l'esecuzione di
una tecnica di gamba, è il buon equilibrio poiché il peso del nostro corpo viene, durante il movimento,
sopportato dalla sola gamba di sostegno. È quindi indispensabile che il piede d’appoggio sia saldamente
fissato a terra e che la caviglia di tale gamba sia completamente contratta. Affinché la tecnica sia pienamente efficace, bisogna sfruttare completamente tutto il nostro corpo e non solo la gamba che esegue
l'azione.
Ruolo determinante durante la tecnica è svolto dalle anche, delle quali bisogna a pieno sfruttare la spinta
in direzione dell'attacco; deve inoltre essere rapidamente richiamato indietro il piede che calcia (ikiashi),
riportandosi in posizione per la tecnica successiva e per evitare una presa da parte dell'avversario.
Mae-geri
(calcio frontale)
La prima fase di caricamento è portare il tallone della gamba che
colpirà al sedere, poi se
mpre a gamba piegata
portare il ginocchio all’
altezza del bersaglio e a
quel punto distendere la
gamba e colpire. Quindi
il ginocchio fa da mirino.
La parte che colpisce è l’
avanmpiede (Koshi)
Yoko-geri
(calcio laterale)
Stessi principi del Mae Geri.
Il busto deve rimanere frontale
mentre sguardo e guardia si devono voltare verso il bersaglio.
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Mawashi-geri
(calcio circolare)
Le cinture binache prima devono
aprire il piede anteriore, sollevare
lateralmente la gamba poseriore
col tallone vicino al sedere, poi
ruotare il corpo verso il bersaglio
e alla fine distendere la gamba.
Le cinture colorate devono invece caricare come nel Mae Geri
per poi girare i fianchi.
Ura mawashi-geri
(calcio circolare inverso)
Calcio circolare ma eseguito con
traiettoria inversa, dall'interno
verso l'esterno. La parte che colpisce è la superficie plantare del
piede o il tallone
Ushiro-geri
(calcio all'indietro)
Si esegue girandosi completamente all’avversario e piegando
il piede verso il gluteo in fase di
caricamento (come il Mae Geri)
si estende per calciare con estensione della gamba. La parte che
va al bersaglio è il tallone (kakato).
Sokuto
(calcio di taglio)
Il caricamento avviene richiamando la gamba e portando iil
piede, già in posizione di taglio,
verso il ginocchio e si colpisce
estendendo completamente la
gamba.
Caricando col ginocchio al petto
e tirando verso il basso in diagonale si ha il Fumikomi Geri, calcio battente (immagine a dx)
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Ushiro Mawashi Geri
Snae-geri
(calcio alla tibia)
Stessa tecnica del mae-geri ma
il colpo è indirizzato sulla tibia.
Kakato-geri
(calcio col tallone)
Si carica il piede portandolo
sopra la testa ed eseguendo la
tecnica dall’alto verso il basso.
Hiza-geri
(ginocchiata)
Attacco portato con il ginocchio.
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Tobi Sokuto geri
(calcio di taglio del piede saltato)
Tobi Mae Geri
(calcio frontale saltato)
Tobi Mawashi Geri
(calcio circolare saltato)
Tobi Ushiro Mawashi Geri
(calcio circolare girato saltato)
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PARATE
Altri fondamentali nelle tecniche da combattimento sono le posizioni per evitare, schivare o neutralizzare gli attacchi degli avversari: le parate (Uke).
Queste tecniche vengono utilizzate a complemento delle tecniche di pugno o calcio e negli schemi dei
kata.
Una buona e rapida esecuzione, che varia in funzione dei diverse traiettorie degli attacchi, diviene
un’ottima preparazione ad un eventuale contrattacco e previene i possibili danni causati dagli attacchi
avversari.
Gedan Barai
Parata bassa
Il caricamento avviene portando
il pugno chiuso all’altezza della
spalla opposta, l’avambraccio
aderente al corpo e con una torsione, mantenendo il gomito
fermo, si estende il braccio
verso il basso
Soto Uke
Parata dall’interno verso l’esterno
Il caricamento avviene a pugno
chiuso sul fianco opposto. Si esegue portando l’avambraccio al
fianco contrario e con una torsione si estende passando davanti al petto. il gomito si trova
ad un pugno dal corpo, e il
pugno arriva alla larghezza e all’
altezza della spalla. Il braccio è
piegato circa a 90°, se la parata
è Jodan il gomito sta all’ altezza
della spalla.
Jodan Age Uke
Parata alta dal basso verso l’alto
(age)
Il caricamento avviene portando
l’avambraccio del braccio che ha
appena parato davanti al volto, il
braccio post (che deve parare)
sale verticalmente sovrapponendosi al primo, continua la sua
ascesa girando e portando
l’avambraccio in diagonale, il bicipite vicino all’ orecchio.
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Uchi Uke
Parata dall’esterno verso l’interno
Il caricamento avviene portando
il pugno chiuso all’altezza dell’orecchio. Si lancia il colpo ruotando l’avambraccio e facendolo
scendere verso il basso avendo
cura di portare il pugno sulla
stessa direzione della spalla opposta
Sode Gedan Barai
Parata bassa spazzante di avambraccio.
La tecnica si esegue con movimento circolare dall’est. verso
l’int. L’avambraccio è quasi verticale.
Mawashi Empi Uke
Parata circolare di gomito
La parata, come dice il nome
stesso, si effettua con movimento circolare dall’est. verso
l’int. Il caricamento avviene con
il pugno portato al fianco e il gomito vicino al busto (come hikite).
Bisogna
prestare
attenzione a che il gomito esca
leggermente dalla traiettoria del
busto senza, però, spostare la
spalla.
Nagashi Uke
Parata deviante
Può essere utilizzata sia chudan
(foto) che jodan (utilizzata come
parata “nascosta” prima del
jodan-age-uke negli ippon kumite da cintura blu in su). In entrambi
i
casi
la
mano
‘accompagna’ l’attacco dell’avversario e ne discosta la traiettoria
quel tanto che basta per non
farlo andare a segno.
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Otoshi Tetsui Uke
(Parata col pugno a martello)
Caricamento col pugno alla
spalla opposta.
Morote Uke
Sono due parate diverse eseguite
in contemporanea. Poiché è una
dicitura generica si trovano diverse combinazioni sotto questo
nome.
Quella in foto la troviamo nel
Pinan Shodan e Pinan Godan.
Jodan Shuto Uke
Parata alta con taglio est. della
mano
Il caricamento avviene portando
la mano aperta all’altezza dell’orecchio opposto avendo cura di
far sfiorare il mignolo con l’orecchio. Si lancia la parata torcendo
l’avambraccio con movimento circolare dall’int. verso l’est. mettendo l’avambraccio in verticale.
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Haiushu Uke
Parata con il dorso della mano
Harai Uke
Parata Spazzante (harai/barai)
Con movimento circolare si para
dall’alto verso il basso di teisho
ponendo le dita verso il basso e
tenendo il braccio leggermente
piegato con il gomito vicino al
busto e verso il basso. L’altro
braccio sale in kamae.
Age Juji Uke
Parata incrociata verso l’alto
Il caricamento avviene con entrambe le mani ai fianchi e i gomiti stretti, dopodiché le braccia
si alzano simultaneamente incrociandosi verso l’alto con i palmi
delle mani aperti.
Otoshi Juji Uke
Parata incrociata verso il basso
Anche in questo caso il caricamento avviene con i pugni ai
fianchi e gomiti stretti; subito
dopo le braccia si distendono insieme incrociandosi verso il
basso con i pugni chiusi
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Kake Uke
Parata agganciante (kake)
Nel 4° Pinan la troviamo preceduta dall’Haito Uke. Una volta
afferrato il braccio dell’avversario (ad altezza jodan) schiacciando il polso e il gomito verso
il basso si sbilancia l’avversario
verso terra. In applicazione la
parata deve essere effettuata
prima della chiusura della tecnica dell’avversario
Sasae uke
E’ una parata combinata: portando un jodan soto uke contemporaneamente si usa l’altro
braccio (posizionato in orizzontale con il dorso della mano
verso l’alto) per “puntellare” il gomito del braccio che para al fine
di rinforzare la parata.
Mikazuki Uke
Simile al mikazuki geri solo che il
movimento viene usato per parare all’altezza dell’avambraccio
dell’avversario al fine di mandare
a vuoto l’attacco
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OSSA & MUSCOLI
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STRETCHING
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