TRE VOLTE ALL`INFERNO COMMENTO DI ADRIANA GLORIA
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TRE VOLTE ALL`INFERNO COMMENTO DI ADRIANA GLORIA
TRE VOLTE ALL’INFERNO: IL “GOTICO”, PRETESTO PER IL VIAGGIO ATTRAVERSO PSICHE TRE VOLTE ALL’INFERNO di Cristian Borghetti è il romanzo di una “creatura” oscura: incubo che chiede di essere sciolto in un’alba di conoscenza. E’ la forma di un orrore che prende connotati differenti mediante racconti che formano un trittico: storie diverse, che possono benissimo vivere di vita propria, autonoma e tuttavia collegate tra loro da un filo conduttore che stabilisce una sinergia finalizzata a rendere l’insieme intensamente potente proprio attraverso ambientazione, tensione, cromatismo differenti. Il filo conduttore che le unisce come un basso continuo, è quello del mistero che incombe e genera, attraversando paura e orrore, la necessità della soluzione. Possiamo definire – per semplificare - il libro di Borghetti come appartenente al genere “gotico: TRE VOLTE ALL’INFERNO è a mio avviso l’espressione di un humus narrativo complesso che rimanda a diversi generi ispiratori e individua le storie narrate come percorso attraverso Psiche per giungere al lido del superamento di uno stato esistenziale per un altro, più autonomo e maturo. Da qui l’uso di parole desuete o colte, reperite nel latino o nell’uso che di alcune si fa in psicanalisi; di nomi propri rari, quasi che nominando si connotasse di “enigma” colui che è nominato; o della citazione all’interno della frase - per la costruzione del periodo - di versi di grande autore; dell’impiego di figure antiche – miti – carichi di simbolismo: basilisco, labirinto, torre ( una Babele delle forme); oppure – senza nominare, lasciando intuire per eleganza essenziale – il classico complesso di Narciso. Questo romanzo delle tre enne (notte, nebbia, neve); nonché del sangue, della paura, della luce che è incapace di divenire “umana”, restando luce d’acciaio (fissa, incombente, annichilente) o al limine (nel passaggio dalla notte al giorno) indecisa, imprecisa; o materica, quasi solida del rosso quanto del nero è - all’apparenza - romanzo “gotico”: insinua invece la sensazione forte che in realtà si stia raccontando d’altro, si stia attraversando i territori di alcuni temi classici: Bellezza (anche il macabro è Bellezza? Solo Bellezza conosce le risposte al Vero?); follia; discorso sul teatro (che relazione intercorre tra attore e spettatore, catarsi dell’opera teatrale); dubbio (dal dubbio si genera conoscenza o è solo il gioco eccelso di un intelletto insaziabile?); riflessione sulla fatica, il dolore di scrivere; riferimenti psicanalitici al percorso che l’anima compie per l’evoluzione a stadi di coscienza superiori. La tematica dell’orrore e i riferimenti – omaggi – alla grande poesia testimoniano non solo le provenienze e il sentimento nei confronti del verso di Borghetti, ma anche quanto Mito e Poesia abbiano complessità tale da essere mondo totale per narrazione, siano fonte inesauribile nel creare una scrittura che oltre l’immediatezza del testo rimandi ad altre letture, a percezioni che la superficie narrativa sia forma che racchiude una sostanza ustoria importante. In questa declinazione sinergica di forma e sostanza, Cristian Borghetti ha realizzato compiutamente TRE VOLTE ALL’INFERNO lasciando intravedere il processo evolutivo e aperto del suo mondo narrativo. Adriana Gloria Marigo, poetessa