TOTENTANZ
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TOTENTANZ
TOTENTANZ Alan D. Altieri * * * Non avrebbe dovuto esistere nessun vento. Non là dentro. Invece esisteva. Penetrava dallo squarcio nella parete sventrata dall’esplosione del propano. Sibilava nella Dimora a sussulti ostili. Un vento nero. Sapeva di pioggia acida, putride acque stagnanti, residui necrotici. Cassandra passò da una parte all’altra del corridoio vuoto. Si inchiodò tra le ombre, schiena al muro. Scrutò nella semioscurità colore del piombo. Non molto da vedere. Solamente residui della demolizione. Quadri ridotti a pezzi, pavimento pieno di detriti, cartacce nel vento. E poi le luci, certo. Sempre quelle piccole, maledette luci rosse. Pulsavano senza sosta, disseminate a tutte le profondità di campo, in tutti i punti prospettici. Soffitti, angoli, porte, travi, pilastri. Le luci rosse erano onnipresenti, onniscienti, onnipotenti. Le luci rosse erano immutabili, inesorabili, assolute. Erano le luci pilota di dio. E tutto questo, la Dimora, la devastazione, gli occhi rossi, tutto questo era la danza dei morti. Totentanz. NEL NOME DEL POPOLO DEMOKRATI KO! DIPARTIMENTO DELLA GIOIA DIREZIONE PLENARIA DEL NETWORK UNIFICATO CON CONTRATTO, IL SOTTOSCRITTO/A - IN PIENO POSSESSO DELLE PROPRIE FACOLTÀ (VEDI CERTIFICATI PSICO-FISIO-MEDICI DI ABILITAZIONE ALLEGATI) – DICHIARA DI ASSUMERSI IN PERPETUITÀ LA RESPONSABILITÀ PERSONALE, COMPLETA, TOTALE E ASSOLUTA – ESTESA, MA NON LIMITATA, ALLA TOTALITÀ DI TUTTE LE SUE PERSONE FISICHE E GIURIDICHE, ESTESA NONCHÈ A TUTTI I SUOI PARENTI, EREDI E/O LEGATI FISICI E GIURIDICI - DI QUALSIVOGLIA DANNI CORPORALI E/O PSICOLOGICI IL SOTTOSCRITTO/A MEDESIMO/A POSSA INCORRERE A OPERA DI TERZI NEL PERIODO DI PERMANENZA ALL’INTERNO DELLA DIMORA. PER CONTRO, LA PRODUZIONE – AI SENSI DELLA LEGGE 49971-BIS, DECRETO UFFICIALE PRL-117, COMMA 6822-UL, PARAGRAFO 914, MODELLO TTE-21 – SI IMPEGNA A GARANTIRE IN PERPETUITÀ AL SOTTOSCRITTO/A IMMUNITÀ E NON PERSEGUIBILITÀ CIVILE E/O PENALE COMPLETA, TOTALE, E ASSOLUTA – ESTESA, MA NON LIMITATA, ALLA TOTALITÀ DI TUTTE LE SUE PERSONE FISICHE E GIURIDICHE, ESTESA NONCHÈ A TUTTI I SUOI PARENTI, EREDI E LEGATI FISICI E GIURIDICI – PER QUALSIVOGLIA DANNI CORPORALI E/O PSICOLOGICI IL SOTTOSCRITTO/A MEDESIMO/A POSSA INFLIGGERE A TERZI NEL PERIODO DI PERMANENZA ALL’INTERNO DELLA DIMORA. SIFFATTI DANNI – DA ASCRIVERSI A SINGOLA PERSONA E/O GRUPPI DI PERSONE - COMPRENDONO, MA NON SONO LIMITATI A, QUELLI ELENCATI NELLA LISTA IN CALCE: LA FIRMA DEL PRESENTE FISICHE E MENTALI - INSULTI VERBALI (DI QUALSIVOGLIA NATURA E/O GRAVITÀ); - MOBBING (VOLONTARIO E/O INDOTTO); - OMISSIONE DI SOCCORSO (VOLONTARIA E/O INDOTTA); - MALTRATTAMENTI VERBALI E/O CORPORALI (DI QUALSIVOGLIA NATURA E/O GRAVITÀ); - AGGRESSIONE CORPORALE (DI QUALSIVOGLIA NATURA E/O GRAVITÀ); - AGGRESSIONE CON ARMA IMPROPRIA (DI QUALSIVOGLIA NATURA E/O GRAVITÀ); - AGGRESSIONE CON ARMA LETALE (VOLONTARIA E/O INDOTTA); - STUPRO (GENITALE, ANALE E/O ORALE); - STUPRO DI GRUPPO (GENITALE, ANALE E/O ORALE, NON ESCLUSA LA SIMULTANEITÀ DEI SOVRASPECIFICATI EVENTI); - TORTURA (DI QUALSIVOGLIA NATURA E/O DURATA E/O GRAVITÀ); - ACCECAMENTO (PARZIALE E/O TOTALE, ACCIDENTALE E/O INDOTTO); - USTIONI (TUTTI I GRADI); - MUTILAZIONE (DI QUALSIVOGLIA NATURA E/O GRAVITÀ); - CASTRAZIONE (PARZIALE E/O TOTALE); - SUICIDIO (VOLONTARIO E/O INDOTTO); - ASSOCIAZIONE A DELINQUERE (DI QUALSIVOGLIA NATURA E/O GRAVITÀ); - OMICIDIO COLPOSO (VOLONTARIO E/O INDOTTO); - OMICIDIO PREMEDITATO (CON E SENZA AGGRAVANTI); - OMICIDIO PREMEDITATO PLURIMO (CON E SENZA AGGRAVANTI); - STRAGE COLPOSA (VOLONTARIA E/O INDOTTA); - STRAGE PREMEDITATA (CON E SENZA AGGRAVANTI); - LINCIAGGIO (VOLONTARIO E/O INDOTTO); - OCCULTAMENTO DI CADAVERE (VOLONTARIO E/O INDOTTO); - DISSACRAZIONE DI CADAVERE (VOLONTARIA E/O INDOTTA); - DISTRUZIONE DI CADAVERE (VOLONTARIA E/O INDOTTA); - CANNIBALISMO (VOLONTARIO E/O INDOTTO); - NECROFILIA (VOLONTARIA E/O INDOTTA); - ALTRO (VOLONTARIO E/O INDOTTO, DI QUALSIVOGLIA NATURA E/O GRAVITÀ). UNA CONTRATTO E/O OGNI SINGOLA SOTTOSEZIONE SOTTOSCRITTO/A IN UNA QUALUNQUE DELLE SUE PERSONE FISICHE E GIURIDICHE – E/O DA PARTE DI UNO QUALUNQUE DEI SUOI PARENTI, EREDI E LEGATI FISICI E GIURIDICI – COMPORTA L’IMMEDIATO ANNULLAMENTO DEL CONTRATTO MEDESIMO E/O DI OGNI SINGOLA SOTTOSEZIONE DEL MEDESIMO. IL SOTTOSCRITTO/A SARÀ PERTANTO PERSEGUITO/A DALLE AUTORITÀ COMPETENTI FINO ALLA MASSIMA ESTENSIONE DELLE LEGGI CIVILI E/O PENALI VIGENTI, CODICE MILITARE DI EMERGENZA. NON È PREVISTO, CONSIDERATO, IPOTIZZATO E/O ACCETTATO IL CASO DI UNA QUALSIASI VIOLAZIONE PARZIALE E/O TOTALE DEL PRESENTE CONTRATTO, E/O DI OGNI SINGOLA SOTTOSEZIONE DEL MEDESIMO, DA PARTE DELLA PRODUZIONE. LETTO, APPROVATO E CONTROFIRMATO PER ACCETTAZIONE COMPLETA: QUALSIASI VIOLAZIONE DE MEDESIMO - – PARZIALE E/O TOTALE DEL PRESENTE DA PARTE DEL IL SOTTOSCRITTO/A: ________________ LA PRODUZIONE: _________________ DIO! PATRIA! FAMIGLIA! CONSUMO! SUCCESSO! PROFITTO! Cassandra ignorò l’occhio rosso sulla porta ad arco. Ignorò l’impercettibile sibilo di sistemi ad alta complessità. Si sporse oltre della soglia. Il suo non fu un movimento. Fu un sussulto pompato dall’adrenalina. E nutrito dagli incubi. Vuoto dentro vuoto: sala comune. L’aveva progettata un qualche architetto coglione e corrotto, raccomandato da un qualche politicante ancora più coglione e ancora più corrotto. Concetti tautologici, l’uno e l’altro. La sala voleva essere una specie di manifesto dell’arredamento dada-minimalistapostmoderno. In realtà, l’intera Dimora voleva esserlo. Non aveva funzionato. Ne era uscito un guazzabuglio grottesco, un incrocio farneticante tra un Ikea da cloaca e una Bauhaus in delirio meta-amfetaminico. No, quella non era la dimora di nessuno. Era solo un sepolcro. In tutti i sensi. Cassandra gettò una seconda occhiata al vuoto dentro il vuoto. La sala comune era un campo di battaglia, pieno di altre ombre. Arredi distrutti, cornici a pezzi, televisore al plasma mega-schermo sfondato, vetrate esplose. Il vento gonfiava le tende squarciate, schizzate di spruzzi scuri. Parevano i vessilli di un esercito annientato. Fuori, oltre quei vessilli viscidi, la notte era pervasa da una luminescenza azzurra, da acquarium. Ed era piena di urla distorte, malefiche. Gabbiani. Intere orde. Venivano dalla discarica oltre le colline. Era un immondezzaio di quelli grossi. La strada che portava alla Dimora ne contornava il perimetro. Bisognava tenere finestrini sigillati e prese d’aria serrate tanto il lezzo di putredine toglieva il fiato. Cassandra aveva ancora negli occhi le migliaia, decine di migliaia di tonnellate rifiuti organici, residui tossici, plastiche macellate, metalli corrosi. Retaggio putrido degli inganni del passato. Cordigliere mefitiche della demolizione a venire. Qualcuno aveva proposto di bruciarli. Uno di quei nuovi inceneritori al fosforo. Roba dura, terminale. Sbagliato, tutto sbagliato. We can’t have “that”, can we now? Altri politicanti coglioni e corrotti erano in missione per conto del loro personale dio quattrino per bloccare il progetto. Gorgogliavano sull’inquinamento atmosferico, grufolavano di alterazioni climatiche, ragliavano nel nome della salute del Popolo DemoKratiKo. Troppe ceneri in sospensione, sbavavano all’unisono, troppe polveri inquinanti, troppe particelle piretiche incombuste. Tutti inganni. Tutte menzogne calcolate, premeditate. Gli inceneritori al fosforo erano roba di una multinazionale non controllata dal Demiurgo. Niente appalto, niente profitto. Il progetto era comunque andato avanti. Scavi, fondazioni, cemento armato. Ma alla fine, non se ne era fatto un cazzo. Le Brigate Armate Pan-Ecologiste avevano fatto saltare tutto quando con un paio di tonnellate di Semtex. Inceneritore svanito, progetto cancellato. La discarica era rimasta. Continuava a dilatarsi, simile a una metastasi. I gabbiani cloacali continuavano a moltiplicarsi, sempre più temerari, sempre più famelici. Divoravano il pattume e lo riciclavano sotto forma di piogge di guano. Forse avrebbero finito con il coprire di guano l’intero pianeta. Non una gran perdita, in fondo. Cassandra inghiottì a forza. Contrasse i muscoli definiti del torace e delle spalle. Partì di scatto. Saltò il divano rovesciato, evitò la rovina del tavolo da pranzo, falciò via con un braccio le tende agitate. Fu fuori, nella notte e nel vento. S’inchiodò di schiena contro uno dei pilastri d’acciaio delle alogene buie. I gabbiani cloacali continuavano a urlare. Cassandra li osservò planare dal cielo metallico, nere sagome alate nel chiarore delle lampade sommerse. Assediavano la grande piscina scavata sul lato nord della Dimora. Erano decine, centinaia. Avevano percepito l’odore giusto. Un odore molto migliore, molto più appetitoso del tanfo di tutte le discariche dell’universo. L’odore della morte. Il cadavere andava alla deriva sulla superficie torbida. Konrad. Il suo nome prima di diventare cadavere. E’ andato giù a picco, base cranica sfondata. Il sangue si e’ allargato nell’acqua come un’aureola purpurea. Più tardi, il cadavere è sprofondato. Ancora più tardi, il suo sangue si era dissipato. L’acqua alla piscina assume una vaga colorazione violetta, esile traccia della morte violenta. Non l’ultima traccia. In un qualche momento del giorno dopo, o forse della notte dopo, Cassandra non sapeva quando, Konrad era tornato in superficie. Negli aloni dei fari sommersi, il corpo proiettava sul fondo ombre deformi. Da vivo, Konrad era stato un autentico sacco di merda. Da morto era anche peggio. Stava cominciando a gonfiarsi. E a puzzare di carogna. Era stato quel puzzo, il sentore acre della decomposizione, ad attirare i gabbiani dalla discarica. Almeno una ventina se ne stavano appollaiati sul ventre pieno di gas viscerali, sulle gambe divaricate, sulle braccia contorte. E sulla faccia. Avevano cominciato con il beccare i bulbi oculari fuori dalla testa, strappando via le palpebre, scavando nelle cavità orbitali. Adesso erano al lavoro sul naso e sulle orecchie. Uno degli uccelli più decisi sradicò via il lobo destro in un’unica passata. Dovunque attorno alla piscina, alcune delle rosse luci pilota di dio si erano spostate, concentrandosi sul banchetto.