La musica in Italia? Una catastrofe
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La musica in Italia? Una catastrofe
01-02-2015 Data ILTEMPO.IT Pagina Foglio SCIENZA BENESSERE DOLCE VITA GUSTO TURISMO HIT PARADE MOTORI HITECH & GAMES ROMA CAPITALE MULTIMEDIA FINANZA 1/3 VIAGGI METEO . POLITICA CINEMA CRONACHE TEATRO 01/02/2015 06:04 ESTERI ECONOMIA TELEVISIONE MUSICA SPORT LIBRI CULTURA & SPETTACOLI ARTE Tweet 0 1 1 ACQUISTA EDIZIONE Consiglia Mi piace LEGGI L’EDIZIONE MUSICA «La musica in Italia? Una catastrofe» Nonino Ascolta la Musica playme.com Accendi la radio di Play.me 9 milioni di canzoni 3,99E/sett. Corso Produzione Musicale Codice abbonamento: Nel suo Olimpo c'è Pasolini più che Eduardo, Pino Daniele e Francesco Rosi meglio di Giorgio Napolitano. E una sconosciuta monaca ammazzata dal capitano nazista Schultz per aver nascosto giovani che egli voleva reclutare piuttosto che Padre Pio, "oggetto di devozione consumistica" come scrive nel suo libro da poco uscito, "Satyricon a Napoli '44". Roberto De Simone - 82 anni, musicista e musicologo, fondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare nonché autore di "La gatta Cenerentola" non fa mistero dei suoi malumori. Anzi, traccia un ritratto impietoso dell'andazzo, di Napoli e dell'Italia. E lo sbozza per Il Tempo mentre riceve da Claudio Magris, a Percoto-Udine, il Premio che gli sta a pennello: il Nonino Risit d'Aur, che da 40 anni celebra la civiltà contadina. Maestro De Simone, che cosa è cultura popolare? «È un modo di agire, un'operatività nuova e mai cristallizzata di esperienze desunte dal passato. Posso restituire un canto del '500, di cui ho ritrovato lo spartito, ma poi lo innesto nel sentire di chi lo esegue ancora, senza nulla concedere a Altri articoli che parlano di... schemi precostituiti. Insomma, la tradizione è una Categorie (1) cosa che si vive e si vivifica, espressione di coralità collettiva. Pasolini, al quale ho dedicato un Cultura & Spettacoli Requiem, ha rappresentato il fermento di una rivoluzione culturale in questo senso. Rinnovamento fallito, come poi il poeta friulano denunciò, criticando il formalismo delle forme intellettuali, espresso anche a sinistra». Oggi le cose come stanno? «Peggio. Imperano i mercanti della tradizione, che su essa speculano per destinare denaro pubblico ai clientes. Guardi Napoli: i politici dicono di spendere miliardi per la cultura, in realtà foraggiano pochi». Si spieghi meglio. «Allo Stabile, per esempio, il direttore mette in scena le proprie regie, ingaggia sempre gli stessi produttori. Idem fece Bassolino al Mercadante, che inaugurai negli anni '80 pensando di realizzarvi una scuola di teatro di tradizione orale derivata dagli ultimi esponenti della commedia dell'Arte. Non mi fu concesso, il palcoscenico fu riservato alla solita compagnia di giro». Lei ha studiato e diretto il Conservatorio di San Pietro a Majella. Qual è lo stato della musica in Italia? «Catastrofico. Nei conservatori la formazione è aberrante. Ai miei tempi gli insegnanti individuavano gli elementi più promettenti dedicandosi a loro anche fuori orario. Oggi pare timbrino il cartellino, aizzati dai sindacati. Hanno perso di vista la missione del musicista». Lei ha anche diretto il San Carlo di Napoli. «Declassato negli ultimi anni. L'acustica, che lo collocava tra i migliori nel mondo, è stata rovinata dai lavori di ristrutturazione. Ho protestato, mi hanno messo a tacere come visionario. Il sindaco De Magistris ha fatto spallucce immagino dicendo fra sé: chi paga i danni? Quanto alla programmazione, 003368 De Simone: nei conservatori gli insegnanti timbrano solo il cartellino «L’acustica del San Carlo è rovinata. Direttori artistici incompetenti» ILTEMPO.IT 01-02-2015 Data Pagina Foglio direttori artistici incompetenti, impresari che impongono i cantanti, regie pseudo moderne che trasformano un Trovatore in SS o fanno aggirare la Violetta verdiana nei night di Chicago. Sono alienazioni che allontanano il pubblico». Pino Daniele e Francesco Rosi, appena scomparsi. Che pensa di loro? «Daniele ha vivificato l'oralità nel momento in cui Napoli perdeva la sua tradizione musicale. Il suo è un linguaggio ferroso, graffiante, basato su una sillabazione che non accumunerei al blues ma alla fonetica della lingua parlata napoletana. Di Rosi è indiscutibile il valore storico e artistico di Mani sulla città. Negli anni Ottanta avremmo dovuto fare insieme un film, C'era una volta, sul mondo favolistico napoletano. Ma il progetto non si realizzò». Rimpiangeremo Napolitano al Quirinale? «A parte la sua onestà intellettuale, a me non piace il sistema nel quale si inserisce l'elezione del Capo dello Stato. Mi pare un discorso di plastica, ha lo stesso sapore dei biscotti distribuiti in aereo: tutti uguali, sanno di conservanti». Anche su Eduardo ha dei distinguo. «Guardi, non contesto De Filippo, egli ha fatto ciò che il proprio iter morale gli ha suggerito. Invece ce l'ho col modo subdolo con quale il suo teatro viene usato per finanziare chi ne riproduce meccanicisticamente mito letterario. Eduardo è sempre e comunque ok. Nessuno ne stimola la visione critica, ne scava l'eventuale modernità. In questo modo lo riducono al malinconico ricordo di una borghesia che si ricicla». Cosa fa oggi De Simone. Ha discepoli, progetti? «Discepoli fugaci, quando si aggregano attorno a qualche piccolo gruppo di spettacolo che poi si scioglie. Il tempo lo passo tra lavoro immaginativo e lavoro scritto. Suono poco, perché la cattiveria dell'età mi ha provocato problemi motori. Ma le musiche che la memoria mi rimanda più spesso sono di Mozart, Bach, Stravinskji. Ad aprile, durante la Settimana Santa, al San Carlo di Napoli verrà eseguito un mio lavoro nuovo, "Stabat Mater da Giovanni Sebastiano a Giovanni Battista". Bach due anni prima di morire trascrisse Pergolesi e mi ha intrigato il rapporto tra la sua sapienza armonica e l'istinto melodico del compositore di scuola napoletana. Due geni diversi e complementari che intreccio attraverso tre cori: accademico, di voci bianche e gospel». Già, il gospel. Allora, che cos'è la religiosità popolare, che lei ha tanto indagato? «È un modo di organizzare la collettività secondo riti, derivata dal mondo contadino, laddove nelle moderne società la religione è mera convenzione da rispettare. Per la religiosità popolare il tempo è circolare, con eterni ritorni: di stagioni, di feste. La vita così è fatta di anelli che si rigenerano, anche dopo la morte, ecco perché è centrale il culto dei morti. Cantare poi non è un momento ludico, ma necessità espressiva della collettività. Invece l'idea del tempo della società dei consumi è lineare, va dalla nascita alla morte, al massimo inframmezzata dalle vacanze alle Seychelles. Un vettore che corre disumanamente verso il progresso, invece che riannodare i cicli della storia e della tradizione e imparare da essi». 2/3 Corso di Inglese Gratis Guadagna da Oro&Petrolio Ilary Blasi Sexy Novità Fotovoltaico 2015 Meditazione: Mp3 gratuito Charlotte Casiraghi News Immobiliare.it Laurea in Psicologia Il Tempo Quotidiano Mi piace 20.240 Il Tempo Quotidiano 16 minuti fa Ultimo congresso della Margherita, anno 2007. Presiede i lavori Sergio Mattarella. Al suo fianco c’è Francesco Rutelli, che dà la parola a un giovane Matteo Renzi. Quasi un passaggio di testimone. Lidia Lombardi TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE «Ma quale Lusi e ladri La Margherita è questa» Rutelli: «Gli ex Dl sono ai vertici dello Stato Ora Mattarella trasformi il Quirinale in museo» Plug-in sociale di Facebook Codice abbonamento: 003368 Un ladro nei palazzi del governo: dopo i soldi… Nonino Data ILTEMPO.IT 01-02-2015 Pagina Foglio 3/3 "Scherzi a Parte", Nina Moric e il topless a… -15% Caccamo: «Caselli e Battiato sono come mamma e… Baratta Mario La Carl Gustav colorate STYLE catastrofe Nel nastro di sismica calabro- Caramelle Jung Opere. 10.Civiltà in 54 € Più interessanti "Pino mi ordinò: portami a Roma" 110 € 57 € Più letti 10:44 I treni sfrecciano vuoti. E' la metro C, i romani preferiscono ancora il bus 07:10 All’una esplode l’Aula Mattarella Presidente 06:59 Contro l’Isis i guerrieri di Facebook 06:53 «La musica in Italia? 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