Sanità - Chimica, Farmaceutica e Biotecnologie - 24 Ore System

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Sanità - Chimica, Farmaceutica e Biotecnologie - 24 Ore System
Settimanale
Anno 7
N° 53
Lunedì
20 ottobre 2014
E enti
Sud
Spedizione con tariffa
Posta Target Magazine
conv. naz./304/2008
del 01-06-2008
CAMPANIA | PUGLIA | BASILICATA | CALABRIA | SICILIA
Realizzazione editoriale a cura di New Business Media Srl
SANITÀ - CHIMICA, FARMACEUTICA
E BIOTECNOLOGIE
■ CHIMICA / Forte la specializzazione dell’Italia nei comparti della detergenza, cosmetica, vernici, adesivi e ausiliari per l’industria
Alta l’incidenza delle esportazioni, in Usa e Ue
C
+11%
QUOTA EXPORT
Il fatturato delle
esportazioni per
l’industria chimica
italiana
dal 2000 a oggi
54%
DELLE IMPRESE
Dopo la
farmaceutica, la
chimica è il settore
a più elevata
incidenza di
imprese esportatrici
ostituita sia da grandi
gruppi, sia da aziende a capitale estero, sia da
centinaia di medie e piccole
imprese, l’industria chimica
italiana ha saputo, negli ultimi anni, cogliere molte opportunità provenienti dalla
globalizzazione, orientandosi sempre più verso i mercati esteri, anche a causa delle
crescenti difficoltà interne.
La quota dell’export sul fatturato è aumentata di 30 punti percentuali dal 1990 e di
ben 11 punti dal 2000 a oggi, rendendo il settore meno
dipendente dalla domanda
interna. Non a caso, la chimica è il comparto italiano
con la più elevata incidenza
di imprese esportatrici (54%)
dopo la farmaceutica. Anche
le realtà a capitale estero presenti in Italia esportano; rappresentano, infatti, circa un
terzo dell’export complessivo
del comparto. Nel periodo
dal 2007 al 2012 le esportazioni italiane di chimica
sono cresciute del 13%, cioè
quasi il doppio della media
manifatturiera (7%), con una
performance particolarmente dinamica nei settori della
chimica fine e specialistica
(+18%).
Tra le destinazioni, assumono sempre più importanza
Paesi emergenti come Turchia, Polonia, Cina e Russia,
anche se i mercati principali rimangono, comunque,
Germania, Francia, Spagna,
Regno Unito e Stati Uniti.
Né bisogna dimenticare che
quasi tutti i maggiori gruppi
chimici a capitale italiano,
e anche un buon numero di
realtà medio-piccole, sono
presenti all’estero con propri stabilimenti produttivi.
©depositphotos
Esportano sia le aziende italiane che quelle a capitale estero
In alcuni comparti dell’industria chimica italiana detergenza, cosmetica, vernici, adesivi, ausiliari per
l’industria - si è sviluppata
una forte specializzazione,
dimostrata dall’andamento
positivo della bilancia commerciale. Infine, nei principi
attivi farmaceutici si conferma una leadership mondiale
sui prodotti più innovativi.
Negli ultimi 25 anni il settore
vanta una quota di mercato
pari a circa il 15%, grazie alla
riconosciuta qualità del prodotto e alle tecnologie impiegate, che gli hanno permesso
di imporsi su mercati estremamente severi e controllati
come l’americano, l’europeo e
il giapponese. Nella chimica
farmaceutica i Paesi dell’area
euro, principali importatori
nel settore, mostrano tassi di
variazione reale significativi
(superiori al 7% per il 2014
e il 2015, dati Agenzia Ice Prometeia).
I principali importatori dei
prodotti in gomma e plastica sono, invece, Stati Uniti,
Cina, Germania, Francia e
Messico (dati Unctad). La
quota italiana sulle esportazioni di articoli in gomma e
plastica nel 2012 è del 4,8%.
Bilancio semestrale positivo grazie ad una migliore organizzazione
Il bilancio semestrale è andato meglio rispetto all’anno scorso perché, a parte il risultato finale, nei primi sei mesi di quest’anno, abbiamo programmato meglio le attività” così il direttore generale della Banca del Cilento
e Lucania Sud, dottor Ciro Solimeno, commenta la semestrale 2014. “Abbiamo completato l’organico della banca” continua il direttore Solimeno “le filiali sono state presidiate in modo più preciso per cui il risultato
semestrale è stato soddisfacente, considerato il periodo particolare. Siamo ancora in una crisi pluriennale molto profonda, sulla quale v’è opinione comune degli analisti
che non sia ancora passata. Ci sono dati per ritenere che continuerà ancora per molto tempo. I dati patrimoniali vedono ancora una crescita dei volumi complessivi della
banca. Il patrimonio si mantiene stabile rispetto al dato di fine esercizio, con una leggera flessione in termini di copertura dei rischi, dovuta a un diverso calcolo degli indici
che lo compongono in quanto da gennaio è partita Basilea 3, con le nuove regole di valorizzazione degli aggregati patrimoniali.
Domanda. Il primo semestre coincide in parte con la stagione turistica. Siamo ormai a settembre, possiamo quindi fare un bilancio: com’è andata questa estate turistica
2014?
Francesco
Castiello
Presidente BCC
Cilento
e Lucania Sud
Risposta. Il dato di quest’anno tiene conto di una migliore programmazione dell’attività, questo è valso per la Banca e per le strutture turistiche. Da considerare che c’è
stata una forte variabilità atmosferica, un clima avverso che ha fatto sì che il turismo “mordi e fuggi”, quello del week-end, il turismo familiare, ne abbia risentito molto, soprattutto nei mesi di giugno e luglio. Questa circostanza ha molto influito sulla parte più povera dell’aggregato turistico locale, quello dei fitti di case private, determinando
profitti molto scarni per quel tipo di operatori. Diverso è stato invece il lavoro svolto dalle strutture ricettive più organizzate, parlo dei villaggi e delle strutture alberghiere,
dove ci si è basati su prenotazioni fatte diversi mesi prima e confermate in gran parte. Complessivamente comunque si è notato un miglioramento dei flussi in entrata rispetto all’esercizio scorso.
Nonostante la crisi, la Banca del Cilento e Lucania Sud tiene fede al principio solidaristico per cui è nato il credito cooperitivo. Tra le azioni messe in campo per aiutare in concreto soci e clientela: un sostegno finanziario alle famiglie per
l’acquisto dei testi scolatici. “La persistente crisi economica e le difficoltà finanziarie nelle quali si dibattono molte famiglie” afferma il presidente della BCC, avvocato Francesco Castiello, “possono costituire un grave ostacolo all’acquisto
dei libri di scuola. L’aiuto della nostra Banca può essere in vari casi determinante per superare queste difficoltà”. La BCC
ha previsto la possibilità per i soci e i clienti di accedere ad un prestito per sopperire alle spese di acquisto dei libri per
i propri familiari. “Ulteriori iniziative di sostegno” conclude Castiello “saranno prossimamente messe a punto anche a
favore degli studenti universitari.
Ciro
Solimeno
Direttore Generale
BCC Cilento
e Lucania Sud
www.bcccilentoelucaniasud.it
Banca del Cilento e Lucania Sud Società Cooperativa per Azioni Iscritta
nell’Albo delle Banche col n. 5042
Sede Sociale, Presidenza e Direzione: Via A.R. Passaro,
84078 Vallo della Lucania(SA)
Tel: 0974/717911 Fax: 0974/717920
mail [email protected] © 2014
2 Sanità - Chimica, Farmaceutica e Biotecnologie
Eventi
Lunedì 20 ottobre 2014
■ IMPRESE / I dati Ernst&Young sulle Biotecnologie del farmaceutico nel 2013
■ CVBF/ Consorzio per Valutazioni Biologiche e Farmacologiche
La tenuta del biotech: ecco i numeri Innovazione nella ricerca clinica pediatrica
Il Progetto Deep per una comunità euromediterranea dei ricercatori
N
I
onostante il 2013, in
Italia, sia stato un anno molto difficile per l’intero
apparato produttivo e industriale nazionale, il settore
delle biotecnologie applicate
in ambito farmaceutico e medicale conferma una certa tenuta sia in termini di fatturato
che di investimenti. È quanto
emerge dal rapporto 2014
sulle Biotecnologie del settore
farmaceutico in Italia, redatto
da Ernst&Young. Ancora una
volta, il settore farmaceutico
nell’ambito
biotecnologico
gioca un ruolo di assoluto
rilievo, con ben 176 aziende
biotech impegnate nel mondo
pharma su un totale di 241 imprese dedicate al mondo salute
(Red Biotech) e di 422 dell’intero comparto biotecnologico
italiano. Nel 2013 il fatturato
delle aziende biotech pharma
ammontava complessivamente a 5.939 milioni di euro, pari
E enti
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Settimanale
Anno 7 - Numero 53
Lunedì 20 ottobre 2014
©depositphotos
Sono le imprese più innovative, soprattutto quelle del farmaco
all’89% del totale del settore
Red Biotech (6.662 milioni) e
all’84,2% di quello dell’intero
comparto (7.050 milioni di
euro). Ancora: delle 176 aziende biotech operanti in ambito
pharma, 51 sono vere e proprie imprese del farmaco biotech, mentre le rimanenti 125
Direttore responsabile:
Mattia Losi
IMPRESE
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Tribunale di Milano
numero 208
del 21 marzo 2005
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si dedicano alla pura ricerca o
non hanno come core business
questa tipologia produttiva. Le
imprese del farmaco biotech
hanno realizzato complessivamente 5.465 milioni di euro
(pari al 92% del totale), mentre le altre toccano i 474 milioni. Così gli investimenti in
R&S per le imprese del farmaco hanno raggiunto i 917 milioni di euro (pari all’84,7% del
totale), mentre le altre aziende
ne totalizzano 165. Infine, il
numero di addetti è stato di
3.498 unità (corrispondente
al 75,1% del totale), contro le
1.160 persone impiegate dalle
altre aziende.
l Consorzio per Valutazioni Biologiche e Farmacologiche (Cvbf) è una struttura
di ricerca fortemente integrata nella realtà europea che
si pone l’obiettivo di favorire
la ricerca scientifica di prevalente interesse sociale in
campo biologico, medico e
farmacologico, con particolare attenzione alle malattie
rare o che colpiscono popolazioni con bisogni terapeutici insoddisfatti, come i
bambini.
Molti sono i progetti europei
in cui il Consorzio è attivo, in
particolare nel settore della
ricerca pediatrica e dello sviluppo di nuovi farmaci specificamente testati per i bambini attraverso la conduzione
di clinical trials. In Europa,
infatti, si registra una mancanza di medicinali testati
su misura per i bambini: in
totale i farmaci pediatrici sono solo un terzo dei farmaci
disponibili per l’adulto.
In questo contesto, il progetto Deep (DEferiprone
Evaluation in Paediatrics),
finanziato dal 7mo Programma Quadro dell’Unione Europea, rientra nel ristretto
numero di sperimentazioni
cliniche pediatriche investi-
gator-driven. Obiettivo del
progetto è l’immissione sul
mercato di una nuova formulazione di deferiprone per il
trattamento del sovraccarico
di ferro in pazienti pediatrici
affetti da anemie congenite
quali la β-talassemia major,
la cosiddetta “anemia mediterranea”, e l’anemia a cellule
falciformi.
“Il progetto Deep - afferma
l’a.d. di Cvbf, Donato Bonifazi - porterà anche alla raccolta di informazioni utili a
scopo regolatorio e potrà così
fornire un contributo importante alla ricerca pediatrica,
in quanto offrirà l’opportunità a molti bambini in tutto il
mondo di avere a disposizione un nuovo sciroppo testato
appositamente per loro”.
In generale, la sfida più recente in cui il Consorzio è
impegnato riguarda la cooperazione con l’area mediterranea attraverso la promozione di progetti di ricerca
comuni nel settore della salute, laddove la nascita di una
comunità euromediterranea
si trova ancora a dover fronteggiare numerosi ostacoli,
dalla mancanza di una visione condivisa e di una volontà
politica alla carenza di risor-
se e di adeguate istituzioni.
“Il progetto Deep è focalizzato su un tema, quale quello dell’anemia, rilevante per
l’intera area mediterranea
- cita ad esempio Bonifazi -.
Ma, se da un lato abbiamo
riscontrato la volontà comune di armonizzare le regole
e le metodologie necessarie
per portare a compimento gli
obiettivi del progetto, dall’altro abbiamo evidenziato che
occorre un impegno deciso
da parte della Commissione
Europea nel condividere approcci legislativi e approntare supporti strutturali”.
Tra il 2002 e il 2010 più di 200
progetti europei sono stati finanziati dal Sesto e Settimo
Programma Quadro e hanno
visto il coinvolgimento di paesi del bacino del Mediterraneo. Tra questi, però, solo 19
sono stati finanziati nel campo della salute.
“Purtroppo la situazione
non sembra destinata a migliorare - conclude Bonifazi
-. Infatti, nonostante il programma Horizon 2020 rappresenti un nuovo strumento
di finanziamento, la ricerca
sui temi della salute continua
a non trovare la giusta priorità nei programmi europei”.
■ ORDINE CHIMICI CALABRIA / La revisione del processo di comunicazione annunciata dal presidente Saverio Salvatore Festa
Il bello e il buono della chimica è in Italia
Contro la disinformazione: i chimici operano per il bene comune, attraverso l’innovazione e le reti di imprese
L
a chimica è stata demonizzata per anni e vissuta
con diffidenza e timore. Storicamente ciò è stato causato
da un abuso e da un utilizzo
errato dei prodotti chimici trattati come panacea per
risolvere ogni problema. In
conseguenza di ciò si è creato il luogo comune “chimico
uguale nocivo, inquinante e
innaturale”.
In tale contesto, l’Ordine dei
chimici della Calabria porta
avanti, da anni, una lotta contro questo luogo comune e
contro la troppa disinformazione sull’argomento.
“È tempo di mettere in atto la
revisione del processo di comunicazione sulla percezione
della chimica e di rivalutare la
figura del chimico - afferma il
presidente Saverio Salvatore
Festa -. I chimici non sono
dei ‘topi di laboratorio’ intenti
a creare prodotti nocivi, sono uomini e donne che ogni
giorno mettono le proprie conoscenze a disposizione della
società e del bene comune,
svolgendo compiti di controllo e salvaguardia dell’ambiente, studiando costantemente
per individuare metodi di
indagine sempre più sensibili e affidabili, impegnandosi
in ricerca e innovazione al
fine di individuare materiali
sempre più performanti ed
ecocompatibili, così come
molecole utili per la salute e
quant’altro”.
Il chimico deve essere visto,
inoltre, come parte integrante
del management delle aziende, sia pubbliche che private,
in grado di ottimizzare i processi industriali e di conferire
valore aggiunto. Ad esempio,
in un’ottica in cui si pone sempre maggiore attenzione a Iso,
norme Uni et similia, il chimico ha un ruolo determinante
nella gestione dei sistemi di
qualità all’interno delle imprese che, spesso sottovalu-
Le scuole
premiate
in occasione
del
congresso
nazionale
tati, costituiscono comunque
un plus nel momento in cui si
immettono sul mercato internazionale i propri prodotti.
Il chimico si occupa dunque a
360° di ambiente, di alimenti,
di tossicologia, di scienze forensi. Sul fronte ambientale,
ad esempio, i chimici hanno
un ruolo importantissimo
nel gestire, controllare monitorare e bonificare il territorio, grazie alle loro specifiche
competenze in merito al tipo
di inquinanti presenti e alle
loro dinamiche di trasformazione.
“Bisogna restituire la chimica
ai chimici - afferma Festa - e
sfatare la credenza che la chimica inquini. Sono le aziende
che, facendone un uso scorretto, possono renderla inquinante. I chimici, al contrario,
lavorano per la sostenibilità
ambientale”. La chimica è
anche motore dello sviluppo
tecnologico: la ricerca chimica crea infatti nuovi materiali,
nuove sostanze e nuovi principi attivi, tutte scoperte che
possono giovare all’economia
industriale del Paese.
Un altro binomio spesso sottovalutato è quello inerente
la chimica e la salute. La chi-
mica aiuta a nutrirsi e, conseguentemente, a vivere meglio,
ad esempio, attraverso gli studi di nutraceutica.
La chimica è anche altamente
presente nella ricerca tossicologica e, non da meno, è al
servizio delle indagini forensi
contribuendo a far emergere
prove indiziarie.
“Quella del chimico è dunque
una professione a tutto tondo,
ma non bisogna dimenticare
che noi vogliamo lavorare in
team con le altre professioni,
con i biologi, con gli architetti, con gli ingegneri, per
affrontare insieme problematiche ambientali e sanitarie”
afferma Festa. Questi e altri
argomenti hanno rappresentato il focus del XVI Congresso Nazionale dei Chimici,
tenutosi a Reggio Calabria
lo scorso maggio. Un altro
aspetto cruciale riguarda, infine, la sensibilizzazione dei
governi al fine di ottenere la
giusta valorizzazione di professioni tecnico-scientifiche
come quella del chimico.
Si avverte la necessità irrinunciabile di un dialogo costante
tra le autorità di governo, i
rappresentanti degli ordini
professionali e delle comunità
Il presidente Saverio
Salvatore Festa
scientifiche e imprenditoriali, con l’istituzione di tavoli
di consultazione e confronto
che sarebbero d’aiuto per individuare strategie utili alla
crescita comune.
“L’Italia è un Paese pieno di
risorse e con infinite potenzialità, umane e ambientali,
non sfruttate per varie cause - conclude Festa -. Noi
crediamo si debba partire
proprio dalla valorizzazione
del nostro capitale umano, i
cosiddetti ‘cervelli in fuga’ di
cui tanto si occupano i media
ma anche le tante professionalità presenti sul territorio e
che operano nell’indifferenza
generale. Il comparto chimico ha la necessità di investire
maggiormente in innovazione e deve fare rete, passando
dalle piccole realtà isolate a
sistemi consociati di imprese”.
Per ulteriori informazioni:
www.ordinechimicicalabria.it.
Eventi
Lunedì 20 ottobre 2014
Sanità - Chimica, Farmaceutica e Biotecnologie
3
Elaborazione
statistica della
distribuzione di
microelementi
in passate di
pomodoro
ottenuta con il
metodo Quasiora
Anche il succo di bergamotto impegnato nella lotta per mantenere
basso il livello di colesterolo
■ QUASIORA / È il laboratorio del dipartimento di Chimica e Tecnologie Chimiche (Ctc) dell’Università della Calabria, istituito dalla Regione nel 2009 con i fondi Ue
Nuove molecole benefiche ricavate dalle foglie d’ulivo
Si ottengono modificando la struttura di uno dei principi attivi, l’Oleuropeina, e agiscono come antiossidanti e anti-infiammatori
P
ubblicazioni, decine di
brevetti depositati, rapporti con le aziende, cui fornisce certificazioni high-tech
di qualità e di origine dei
prodotti basate solo sui risultati della ricerca scientifica. Questo micromondo che
alacremente lavora a servizio
delle aziende agroalimentari
e zooteecniche è il laboratorio Quasiora dell’Università
della Calabria, attivo presso
il dipartimento di Chimica e
Tecnologie Chimiche (Ctc).
Istituito dalla Regione Calabria nel 2009, su fondi della
comunità europea, vede impegnati diversi ricercatori:
Donatella Aiello, Lucia Bartella, Giuseppina De Luca,
Leonardo Di Donna, Giselda
Gallucci, Loredana Maiuolo,
Fabio Mazzotti, Anna Napoli, Attilio Naccarato, Monica
Nardi, Ilaria Santoro, Giovanni Sindona, Antonio Tagarelli e Domenico Taverna.
Gli studi condotti hanno un
chiaro riferimento ai prodotti del territorio. Uno dei progetti riguarda per esempio
la certificazione dell’olio di
oliva, il cui consumo sembra
Le statine del bergamotto
Tre proposte brevettuali presentate per nuove
molecole anticolesterolemiche
I
l succo di bergamotto, un
prodotto di scarto dell’industria dei profumi, è conosciuto,
specialmente nella Bovesia,
zona grecofona della provincia di Reggio Calabria, come
presidio di medicina popolare
per ridurre il livello ematico di
colesterolo.
Quasiora ha sviluppato uno
studio approfondito sulla determinazione strutturale di
una famiglia di composti, i
flavanoni modificati, presenti nel frutto del bergamotto
in quantità dell’ordine di 1-3
grammi per chilo di tessuto.
La caratteristica principale
di questi nuovi composti è la
presenza nella molecola del
gruppo 3-idrossi-3-metil glutarile (Hmg) legata alla porzione
flavanonica (Flav) che li rende
strutturalmente simili alla molecola coinvolta nella biosintesi
del colesterolo (Hmg-CoA). La
scoperta ha avuto e ha rilevanza internazionale anche perché
lo stesso gruppo di ricercatori
ha depositato tre proposte brevettuali e ha prodotto una vasta letteratura sull’argomento.
Le proprietà anticolesterolemiche di Brutieridina, Melitidina
e Peripolina (i nomi attribuiti
alle nuove molecole) sono state valutate sia in esperimenti
di biochimica classica che, in
vivo, su cavie da laboratorio.
Al momento è in fase di realizzazione un progetto finanziato dalla Regione Calabria, in
collaborazione con Unionberg,
l’organizzazione di produttori
di bergamotto, e con il gruppo
di ricerca dell’Enea di Metaponto, per la produzione su
larga scala delle sostanze attive
prima citate, che saranno utilizzate in una sperimentazione
clinica, in collaborazione con
l’unità di Cardiologia dell’ospedale di Castrovillari.
Simulazioni, eseguite con gli
strumenti del calcolo teorico,
hanno dimostrato che le statine del bergamotto e quelle attualmente usate nella terapia
anticolesterolemica occupano
lo stesso sito attivo dell’enzima
riduttasi, cioè l’enzima responsabile della produzione del colesterolo negli esseri viventi.
In effetti, sia Hmg-CoA che gli
Hmg-Flavonoidi sono trasportatori di un principio attivo,
l’acido idrossimetil glutarico,
che nel caso del primo funge
da substrato per l’inizio della
catena di trasformazioni che
portano alla biosintesi del colesterolo, mentre nel caso del
secondo funge da inibitore del
substrato bloccando temporaneamente l’attività dell’enzima
(immagine in alto a destra).
Il gruppo di ricercatori di Quasiora, Università della Calabria
essere associato a un ridotto
rischio di incidenza di molte patologie croniche. Studi
condotti in collaborazione
con il dipartimento di Scienze della Salute dell’Università
Magna Graecia di Catanzaro
sulle modifiche opportune
da apportare alla struttura
dell’Oleuropeina (Olp), uno
dei principi attivi dell’olivo e
dei suoi derivati, hanno condotto sia alla brevettazione
del suo processo di estrazione dalle foglie d’ulivo, che allo sviluppo di un protocollo
di modificazione chimica sostenibile per ottenere nuove
molecole. Il brevetto internazionale descrive una classe
di molecole, biologicamente
attive sia come antiossidanti
che come anti-infiammatori.
Le stesse molecole agiscono
come protettori contro lo
stress ossidativo a livello del
sistema nervoso centrale, e
anche come antinfiammatori
naturali.
La direttiva europea sull’etichettatura dell’olio d’oliva
prevede che i principi attivi
in esso contenuti debbano
essere certificati, indicando
la loro denominazione e la
loro concentrazione nell’alimento. Questo servizio è
offerto dal laboratorio Quasiora utilizzando metodologie high-tech, basate sull’im-
piego della spettrometria di
massa.
Tra i parametri previsti dalle
nuove regole europee, l’olio
extravergine d’oliva deve
essere certificato anche per
le sue caratteristiche di freschezza al momento dell’imbottigliamento. “Abbiamo
di recente depositato un
brevetto - spiega il professor Sindona - che consente,
seguendo i requisiti di legge, di stabilire la freschezza
dell’olio d’oliva mediante
una tecnica innovativa basata sulla risonanza magnetica
nucleare”.
Il campione da sottoporre
all’analisi può essere prepa-
La tracciabiltà high tech: olio e pomodoro
La prova dell’origine di un prodotto arriva dalla “impronta
digitale” lasciata dagli elementi che la pianta assume dal terreno
P
arlando della tracciabilità degli alimenti, una delle informazioni importanti relative al prodotto è l’indicazione del
luogo di produzione. Il crescente interesse
verso questo dato si registra sia per i consumatori che per i produttori. Il laboratorio Quasiora ha sviluppato protocolli per
il riconoscimento dell’origine di prodotti
agroalimentari basate su metodologie ad
alto valore scientifico pubblicate sulle più
importanti riviste internazionali del settore. Sono peraltro già esistenti collaborazioni con aziende calabresi.
Qual è il presupposto scientifico? La distribuzione, su basi statistiche, dei mi-
croelementi che la pianta assume dal
terreno. È stato dimostrato, infatti, che
per molti prodotti ortofrutticoli il profilo
multi-elementare costituisce una sorta di
“impronta digitale” che viene trasferita al
frutto dalla pianta. La sua determinazione mediante spettrometria di massa a plasma accoppiato induttivamente (Icp-Ms),
è stata, per esempio, utilizzata per certificare l’origine di campioni di olio provenienti da diverse regioni italiane. Lo stesso
approccio è stato utilizzato per la tutela
di prodotti a marchio Igp quali la Cipolla
rossa di Tropea e le Clementine di Calabria. Inoltre, la sinergia tra il laboratorio
rato direttamente in azienda e conferito al laboratorio
Quasiora, dopo adeguata
conservazione, anche a distanza di giorni. È pertanto
possibile eseguire certificazioni attraverso un sistema
di campionamento e spedizione, già validamente utilizzato in altri settori analitici.
Va precisato che l’erogazione di tutti i servizi high-tech
forniti alle imprese agroalimentari avviene attraverso
la società di spin-off accademico dell’Unical, Synergetics,
da un anno attiva presso il
dipartimento Ctc, che utilizza il know-how acquisito dal
laboratorio Quasiora.
Quasiora e l’Istituto Nazionale Conserve
Alimentari ha permesso la realizzazione di uno studio volto alla certificazione
dell’origine geografica del pomodoro e del
suo concentrato. Questo protocollo è stato quindi applicato alla certificazione di
origine della passata di pomodoro prodotta dall’azienda agricola I Prodotti del
Casale di Africo Nuovo, ottenendo così la
prima autenticazione di origine prodotta
in Italia basata sui risultati della ricerca
scientifica. La distribuzione elementare
trovata nella passata I prodotti del Casale
(cerchi blu del diagramma nella figura in
alto a sinistra in questa pagina), ottenuta
da pomodori autoctoni, ha consentito di
distinguerli chiaramente da altri presenti
in commercio prodotti da quindici aziende
diverse tra loro (quadrati rossi). Come si
vede, la ricerca di base di Quasiora si applica a un caso concreto, con benefici importanti anche per il consumatore finale.
4 Sanità - Chimica, Farmaceutica e Biotecnologie
Eventi
Lunedì 20 ottobre 2014
■ SUN / Epi-C è lo spin-off biotech della Seconda Università degli Studi di Napoli. Fondato nel 2012 ha già ottenuto riconoscimenti internazionali
Contro il cancro con l’epigenetica. La ricerca che vale
Un gruppo di giovani ricercatori guidati dall’oncologa Lucia Altucci combatte la malattia del secolo brevettando nuove molecole
L
a Seconda Università degli Studi di Napoli (Sun)
è una realtà giovane, se paragonata ad altri atenei nazionali. All’interno della Sun,
che pone grande attenzione
ai giovani e al loro futuro, si
inquadra il gruppo di ricerca
della professoressa Lucia Altucci, specializzato nel campo
dell’epigenetica dei tumori e
del drug discovery.
Altucci, patologa generale e
specialista in Oncologia medica, definisce il suo ruolo
“in attacco contro il cancro”:
all’interno dell’ateneo, è stata
ricercatore prima, professore
associato poi, presso il dipartimento di Patologia generale, poi confluito nell’attuale
dipartimento di Biochimica,
Biofisica e Patologia generale.
Il valore delle sue scoperte frutto di un’attività di ricerca
dottorale e internazionale - è
forte nel campo leucemico
e onco-epigenetico. Altucci
ha dimostrato i meccanismi
molecolari con cui l’acido
retinoico agisce nelle cellule
leucemiche prima di indurle
in apoptosi mediante l’azione paracrina di Trail; ha poi
identificato e caratterizzato i
segnali molecolari che regolano l’azione apoptotica degli
inibitori delle istone deacetilasi in cellule di leucemia
mieloide acuta.
Il gruppo della professoressa Altucci conta su giovani
ricercatori dalla consolidata professionalità e spiccata esperienza, come Angela
Nebbioso (ricercatore universitario a tempo determinato),
Vincenzo Carafa, Gianluigi
Franci, Mariarosaria Conte,
Rosaria Benedetti, Marco Miceli, Antonella Di Costanzo,
Francesca Petraglia, Angela
Salvato, Carmela Dell’Aversana, Alfonso Ciotta, Cristina Giorgio, Lucia Scisciola,
Nunzio Del Gaudio e molti
altri. “Si tratta - spiega la Altucci - di giovani che credono
nel valore della ricerca e che
grazie all’impegno e all’attento supporto dell’università
e del dipartimento possono
crescere scientificamente e
applicare le conoscenze acquisite, trasferendo la ricerca
in applicazioni imprenditoriali”.
Punto di forza del gruppo è
la formazione internazionale
dei ricercatori. Un esempio è
dato dal dottorato di ricerca
internazionale della ricercatrice Angela Nebbioso e
dal lungo periodo di ricerca
svolto all’estero, suffragato da
borse di studio internazionali
e contratti di ricerca, di Gianluigi Franci. Tutto ciò è testimonianza di controesodo:
“Esistono giovani che partono per l’estero per formarsi,
qualificarsi e professionalizzarsi, per poi rientrare in
Italia e arricchire non solo
l’economia, ma soprattutto la
qualità della ricerca nazionale, campana, napoletana”.
La squadra
di giovani
ricercatori
del Dipartimento
di Biochimica
Biofisica
e Patologia
generale
alla Sun
Le nuove molecole
servono a “riaccendere”
i geni di controllo spenti
dal tumore
La Seconda Università di Napoli ha concesso a questi giovani la possibilità di dedicarsi
a progetti sfidanti, concentrati nella battaglia contro il cancro. Tra questi va certamente
annoverato Epi-C. Si tratta
di una biotech nata nel 2012,
con l’obiettivo di traslare la
pura ricerca accademica in
idee imprenditoriali; si propone di diventare uno degli
attori di riferimento in campo epigenetico, nella caratterizzazione e nello sviluppo di
brevetti di molecole ad azione
anticancro. “Oggi è appurato
che il cancro è causato dall’insieme di mutazioni genetiche,
cioè alterazioni del Dna, ed
epigenetiche, che riguardano
cioè la capacità di leggere le
informazioni riportate nei geni, senza alterare di per sé la
sequenza del Dna”.
Epi-C basa la propria strategia
sulla possibilità di modulare,
con farmaci caratterizzati a livello molecolare, il complesso
meccanismo di regolazione
epigenetica, portando le cellule tumorali a ripristinare le
funzioni fisiologiche.
L’epigenetica è giudicata da
molti esperti una delle frontiere più promettenti nello
sviluppo di una medicina
“personalizzata”. Alla base
delle terapie oncologiche di
nuova generazione vi sono
farmaci che riconoscono preferibilmente le cellule tumorali mediante una reazione
antigene-anticorpo (simile
alla reazione immunitaria).
Purtroppo, la loro efficacia
non può essere stimata a
lungo termine, a causa della capacità delle cellule neoplastiche di modificare la
propria superficie, tanto da
non essere più riconosciute
dal farmaco. Epi-C, invece,
offre farmaci epigenetici che
fondono i pregi delle “vec-
chie” e delle “nuove” terapie,
riuscendo a portare a morte
programmata (apoptosi) solo le cellule tumorali. Questo
risultato straordinario è reso
possibile dal fatto che queste
piccole molecole chimiche riescono a “riaccendere” i geni
di controllo che nel tumore
sono spenti.
Epi-C si muove proprio lungo
questa frontiera, traslando i
dati di ricerca accademica in
realtà industriali. A rendere
Epi-C competitiva sono la reattività della ricerca e il valore
del suo team, un mix di ricercatori riconosciuti a livello
internazionale, con oltre 200
lavori scientifici nel campo
dell’epigenetica, e un asset di
persone esperte nel campo
del marketing e della finanza.
Vanno citati, oltre ad Altucci,
l’amministratore unico Gianluigi Franci, Angela Nebbioso
e Marco Miceli. Il marketing
è curato da un esperto economista della Sun, il professor Francesco Izzo, gli ambiti
manageriali sono seguiti dalla
dottoressa Cinzia Cannizzaro
e le vendite da Michele Monna.
Epi-C ha già raccolto significativi riconoscimenti sia
nel campo nazionale che internazionale. Per esempio, è
stata premiata - unica biotech italiana - con un assegno dall’iniziativa “Mind the
Bridge job Creator Tour”, in
La prof.ssa Lucia Altucci e la dott.ssa Angela Nebbioso
collaborazione con il progetto “Unite the two Bays - From
Vesuvio to Silicon Valley”,
promosso dall’Associazione
Skillpoint, Campania Felix e
Campania Innovazione.
Epi-C ha riscosso successo
anche in campo medico-etico: la fondazione pompeiana
Bartolo Longo, nella persona
di Sergio Amitrano, lo scorso
inverno ha riconosciuto allo
spin-off un premio, di alcune
migliaia di euro, come stimolo a continuare il progetto di
ricerca sul territorio campano.
Lo spin-off della Seconda
Università di Napoli è testimonianza di come la ricerca
applicata “messa in campo” possa creare un network
scientifico e di impresa che
cerchi di aprirsi a partner
industriali per brevettare e
sperimentare nuove molecole
epigenetiche. Una realtà che
fa della ricerca scientifica accademica un valore concreto
che può sviluppare lavoro.
I ricercatori dell’ateneo
napoletano partecipano
a importanti progetti di
ricerca finanziati dall’Ue
Blueprint: l’epigenoma umano
I
Il gruppo Epi-C: da sx, la dott.ssa Cinzia Cannizzaro, la dott.
ssa Angela Nebbioso, il dott. Marco Miceli, il prof. Francesco
Izzo, la prof.ssa Lucia Altucci e il dott. Gianluigi Franci
l valore scientifico delle ricerche dell’Altucci si può commisurare anche con Blueprint (A Blueprint of Haematopoietic Epigenomes), un colossale progetto di ricerca ad alto
impatto, finanziato dalla Comunità Europea nell’ambito del
Consorzio internazionale per l’epigenoma umano (Ihec), che
conta su un budget totale di 40 milioni di euro. Nel progetto
Blueprint sono coinvolte 41 fra università, istituti di ricerca e
aziende europee; quattro sono italiane e tra queste la Seconda Università degli Studi di Napoli.
Un valore riconosciuto a livello europeo
Tra i progetti finanziati dalla Ue che coinvolgono l’Ateneo
si distinguono Epitron e FP7-Atlas
L
a ricerca della professoressa Altucci
ottiene spesso finanziamenti nazionali (come i progetti di rilevante interesse
nazionale) e comunitari. In particolare,
grazie ai fondi comunitari del progetto
Epitron (Epigenetic Treatment of Neoplastic Diseases), Altucci si avvicina al
campo dell’epigenetica e del drug discovery applicato ai modulatori epigenetici con
azione anti-cancro. Successivamente, grazie al coordinamento del progetto europeo
FP7-Atlas (Development of Laser-Based
Technologies and Prototype Instruments
for Genome-Wide Chromatin Immuno-
Precipitation Analyses), Altucci, insieme
a un affiatato gruppo di ricercatori internazionali, mette a punto una nuova
tecnologia in grado di decriptare i segnali
cellulari in modo dinamico e di individuare anche l’azione transiente di nuove molecole nell’ambito cellulare.
Il progetto è stato ritenuto uno dei consorzi di maggior interesse da parte
dell’Ue, tanto da farlo scegliere per un
press release e la realizzazione di video
internazionali (www.youris.com/Health/
Smart_Devices/New-Laser-To-WatchDNA-Proteins-Interactions.kl).
Eventi
Lunedì 20 ottobre 2014
Sanità - Chimica, Farmaceutica e Biotecnologie
5
■ DHITECH / È una struttura consortile pubblico-privata nata nel 2005 a Lecce per operare nei settori della ricerca applicata, del trasferimento tecnologico e dell’alta formazione
All’avanguardia nella riparazione dei tessuti danneggiati
Questi e altri risultati d’eccellenza sono stati raggiunti grazie alla collaborazione tra Dhitech, Università del Salento e San Raffaele
L
a messa a punto di materiali
e tecnologie che favoriscano la ricrescita dei tessuti biologici, nell’ottica della cosiddetta
“medicina rigenerativa”, rappresenta una delle grandi sfide
del Dhitech Scarl, la struttura
consortile pubblico-privata nata nel 2005 a Lecce per operare
nei settori della ricerca applicata, del trasferimento tecnologico e dell’alta formazione.
Partendo dalla valorizzazione
delle eccellenze delle strutture scientifiche della Regione
Puglia, con la finalità dello
sviluppo socio-economico del
territorio, il distretto tecnologico high tech Dhitech promuove
l’innovazione in varie aree d’intervento di orizzonte nazionale
e internazionale, dai materiali
avanzati alle tecnologie dell’Ict
per i servizi al cittadino e il supporto alle imprese.
Nell’ambito dei materiali per la
medicina rigenerativa, ovvero
nel campo dell’ingegneria tissutale (la “tissue engineering”),
il Dhitech sta conseguendo
risultati straordinari, grazie
alle fondamentali partnership
con l’Università del Salento e
il nuovo ospedale San Raffaele
di Milano, del quale è presente un’unità di ricerca presso
ne altri”. Non si tratta di fantascienza, ma di una realtà ormai
Vascolarizzazione prossima. Attualmente, infatti,
si rigenerano già con succesdi uno scaffold
per la
so pelle, ossa, cornea, vescica,
rigenerazione
mentre si stanno facendo passi
di nervi periferici avanti su nervi, tendini, lega(o “neuroguida”), menti e molto altro. In futuro si
impiantato nel
dovrebbe arrivare a rigenerare
nervo sciatico
interi organi e anche a costituidi ratto, in un
re una banca personale, da utigap di 10 mm,
lizzare nel malaugurato caso in
8 giorni dopo
cui si rendesse necessaria una
l’impianto
sostituzione.
la sede del distretto a Lecce.
“L’ingegneria tissutale - dice il
professor Lorenzo Vasanelli,
presidente del Dhitech e docente di Fisica della Materia
all’Università del Salento - è un
moderno approccio alla riparazione di tessuti danneggiati da
eventi traumatici: mediante un
biomateriale supera il concetto
di ‘sostituzione’ di un tessuto
o di un organo danneggiato,
‘istruendo’ il tessuto o l’organo
stesso a rigenerarsi in modo da
recuperare la funzionalità che
aveva prima dell’evento traumatico”.
Il professor Alessandro Sanni-
no, docente di Ingegneria dei
Materiali, spiega questo processo con un esempio: “Pensate
a un nervo reciso, che non è più
in grado di condurre il segnale
elettrico. Oggi la pratica comune consiste, quando possibile,
nel prelevare un tratto di nervo da un’altra parte del corpo,
meno importante, e inserirla al
posto della lesione. Ciò è possibile solo per tratti limitati e in
ogni caso comporta la perdita
di funzionalità in un altro sito.
La tissue engineering si pone
come obiettivo la ricrescita e
la ripresa della funzionalità di
quel nervo, senza danneggiar-
Il connubio tra Dhitech, Università del Salento e ospedale
San Raffaele è all’avanguardia
e sta producendo esiti sensazionali, come dimostrano
i progetti Repair e Rinovatis,
che puntano allo sviluppo di
approcci innovativi per la rigenerazione di tessuti umani
danneggiati.
“I principali tessuti analizzati
- precisa il professor Sannino,
che si occupa di questi due progetti - sono il nervo periferico,
Il professor Alessandro Sannino, docente di Ingegneria
dei Materiali all’Università del Salento
l’osso e la cartilagine. L’obiettivo
è rigenerare un tessuto danneggiato (per esempio una lesione
traumatica di un nervo periferico), consentendo sia la ricrescita del tessuto sia la ripresa
della funzionalità. Tale obiettivo si ottiene ingegnerizzando
particolari materiali, denominati scaffold, che agiscono da
supporto al tessuto durante la
rigenerazione e ne istruiscono
la corretta ricrescita”.
Per l’osso e la cartilagine sono ancora in corso i test sugli
animali, mentre per il nervo periferico si è approdati a
uno stadio più avanzato, visto
che sono già state ottenute
le autorizzazioni del comitato etico per un primo studio
sull’uomo, come naturale conseguenza degli ottimi risultati
raggiunti in fase pre-clinica
sugli animali.
La collaborazione tra Dhitech,
Università e San Raffaele si
estende alle nanotecnologie,
con il contributo delle unità
di Cnr attive nel distretto e di
StMicroelectronics, e quindi
al “Lab-on-a-chip”, dispositivo microelettronico capace di
analizzare le sequenze del dna
in maniera veloce ed economica.
■ ORDINE DEI CHIMICI DELLA CAMPANIA / Da anni è impegnato nella formazione di questa figura e nella ricerca di nuove possibilità professionali
Il chimico diventa driver di innovazione e conoscenze
In tale ambito, si inserisce anche il rinnovamento della piattaforma web, resa performante anche per l’aggiornamento a distanza
a ripresa post crisi sarà
possibile e relativamente
rapida, se si sapranno coniugare la competitività economica ai nuovi driver culturali
globali quali salvaguardia
dell’ambiente, sviluppo sostenibile, salute, sicurezza. Ciò
sarà possibile se si riuscirà
sempre di più ad attuare modifiche di carattere generale
che tendano verso l’economia
di sistema e non di prodotto (come è avvenuto fino a
oggi). Ecco quindi la necessità di imboccare e percorrere sempre di più la strada
dell’innovazione. L’Ordine
dei Chimici della Campania,
presieduto dal professor Luigi Romano, ha intrapreso da
alcuni anni una serie di attività formative da offrire ai
propri iscritti che vadano a
supporto di tale enunciato e
siano in grado di rispondere
a tali nuove esigenze del mercato del lavoro in forte evoluzione e del territorio.
Sul discorso “innovazione
e innovazione tecnologica”,
l’Ordine è impegnato da circa
5 anni a promuovere la figura
del chimico quale consulente
del trasferimento di innovazione, indicando anche nuo-
© Sergey Yarochkin - Fotolia.com
L
ve strade per la professione
chimica che, nell’immaginario collettivo, è ancora strettamente legata a un ambito
esclusivo di laboratorio.
Per contro, ad avviso del
Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Chimici della Campania, il chimico oggi è un
professionista con un’ampia
gamma di possibilità operative, capace di proporre nuove
interpretazioni dei processi
di crescita, attraverso la ricerca di informazioni e innovazioni fuori dai classici con-
testi aziendali. Diventa driver
di innovazione e facilitatore
dello scambio di conoscenza
proponendosi come nodo di
una rete in cui far confluire
tutti gli attori che possono
beneficiare dell’innovazione.
Questo genera per sua natura
nuove opportunità di crescita
economica.
L’attenzione è stata quindi
posta a formare mediante
incontri, seminari professionalizzanti e corsi questa
nuova mentalità di professionisti traduttori di know
how, segnatamente in alcuni
specifici settori. Tra questi
ricordiamo i più rilevanti,
quali le frontiere tecnologiche dell’energia, un migliore
sfruttamento delle materie
prime, la modificazione del
comportamento dei materiali
e, non ultimo, le sfide in ambito farmaceutico.
Per quanto riguarda queste
ultime, attraverso la coniugazione di varie discipline
-tutte a forte caratterizzazione chimica - quali genomica,
proteomica e metabonomica,
sarà possibile produrre farmaci particolarmente efficaci
e potenti, così come attraverso la nutraceutica, impiegando quindi alimenti-farmaci
con funzioni di attività preventiva del regime terapeutico, si potrà conseguire una
migliore sostenibilità per il
Servizio Sanitario Nazionale.
Per una più ampia conoscenza scientifica e fruizione da
parte degli iscritti, oltre alla collaborazione con Enea
-Enterprise Europe Network
e con Lever up Consulting
srl, sono state anche attivate
di recente specifiche convenzioni con il Dipartimento di
Chimica Industriale e con il
Dipartimento di Farmacia
dell’Università di Napoli, per
l’attuazione di specifici corsi
di indirizzo di conoscenze,
avvalendosi della esperienza
congiunta di docenti e di professionisti del settore.
Strettamente funzionale alla
formazione la nuova piattaforma web (www.chimicionline.it), che da novembre di
quest’anno è stato rinnovato
e reso performante anche per
la formazione a distanza.
Il consiglio direttivo dell’Ordine dei Chimici della Campania - credendo fortemente in questo approccio - ha
altresì promosso la nascita
della Associazione Itc (Associazione Culturale Italiana
Chimici Consulenti Trasferimento di Innovazione) con la
quale opera in piena collaborazione, al fine di poter supportare gli iscritti interessati
anche in termini operativi, al
di là dei limiti istituzionali.
Luigi Romano,
presidente
dell’Ordine
dei Chimici
della Campania
6 Sanità - Chimica, Farmaceutica e Biotecnologie
Eventi
Lunedì 20 ottobre 2014
■ H-BIO / Il distretto di alta tecnologia pugliese, esempio virtuoso di sinergia pubblico-privata tra 11 partner pubblici e 25 privati. Nuovi farmaci e vantaggi per i cittadini
Rete regionale di industrie e accademia per le sfide globali
Ricerca. La spinta sulle biotecnologie e la “medicina personalizzatata” grazie all’accordo-quadro tra il Miur e la Regione Puglia
R
icercare, innovare, trasferire: questo è il modo
virtuoso di agire dei distretti
italiani. Capaci di competere
anche in situazioni di crisi,
perché portatori di valore non
solo per il mondo accademico, ma anche per quello industriale. Dunque con benefici
che arrivino sino al cittadino.
In Puglia opera, con questi
presupposti, dal 2012, H-Bio,
distretto di alta tecnologia,
consorzio pubblico-privato
nato grazie a un accordo-quadro tra il Miur e la Regione
Puglia con lo scopo di creare
una rete regionale che operasse nel settore strategico di
“salute e biotecnologie”. Come spiega la presidente, Maria Svelto “H-Bio rappresenta
la sintesi della massa critica
delle competenze scientifiche
e delle imprese che operano
nella regione, in un settore in
cui l’innovazione è essenziale
per portare sino al letto del
paziente i risultati ottenuti”.
Il distretto, che conta 11
partner pubblici e 25 privati,
si focalizza su quattro aree
strategiche. Il primo ambito
è quello della Medicina personalizzata, ossia di quel percorso che sviluppa farmaci
che usano le conoscenze derivate dall’ingegneria genetica e
delle biotecnologie in diverse
tappe della cura del paziente. Nel concetto di “medicina personalizzata” rientrano
anche tutte le indagini di genomica predittiva, in grado
di “tipizzare” il paziente sul
piano della predisposizione
genetica verso specifiche patologie, cosi come identificare
popolazioni e sottopopolazioni di individui in grado di
rispondere o non rispondere a
un determinato farmaco sulla
base della loro diversità genotipica o fenotipica.
Maria Svelto spiega “L’uso di
farmaci basati su questa logica
ridurrà i costi della terapia, gli
insuccessi e l’incidenza di reazioni avverse. Grazie a pannelli di biomarcatori proteici
mirati su specifiche condizioni di rischio, diventerà anche
possibile individuare precocemente determinate malattie
anche in fase pre-clinica”.
Prof. Maria Svelto, presidente distretto H-BIO Puglia Scrl
Tre progetti innovativi pronti al via
P
resso il Miur sono in fase di approvazione finale tre progetti che portano la firma del distretto pugliese. Il primo
si concentra sull’“Innovazione di prodotto e di processo per
la diagnostica e per la terapia di malattie complesse” (sono
coinvolte le aziende Sanofi Aventis e Itel Farmaceutica).
Il secondo progetto ha per titolo “Identificazione, validazione e sviluppo di nuovi biomarcatori diagnostici e predittivi,
per interventi terapeutici in ambito neurologico e oncologico
e sviluppo di sistemi e strumentazione avanzati di diagnostica molecolare” e vede la partecipazione di Merk Serono e
Masmec. Il terzo progetto, infine, si occupa dello “Sviluppo
di processi e di biomodulatori e biomateriali innovativi per
terapie avanzate” e ha per partner del mondo dell’industria
Stem Gen, Nanomed 3D, Kos Genetic, Ims.
L’ambito delle Terapie avanzate riguarda invece i prodotti
farmaceutici che contengono cellule somatiche, vettori
che veicolano geni, tessuti
ingegnerizzati. I risultati più
importanti in questo ambito
sono attesi per la cura di malattie rare genetiche, soprattutto relative all’età pediatrica.
Per quanto riguarda le terapie rigenerative e quelle che
impiegano cellule staminali,
i risultati attesi riguardano
numerose malattie, dalle ematologiche (incluse leucemie
e linfomi), al diabete, alle
malattie dell’osso, della cute,
cardiache, renali e del sistema
nervoso centrale.
Le attività del distretto si con-
centrano poi sulla Diagnostica molecolare e avanzata. In
questo caso, la multidisciplinarietà permette di integrare
aree diverse, quali la biologia
molecolare e cellulare, la genetica-genomica, la fisiologia
molecolare, la biofisica, la fisica, la chimica, l’ingegneria
biomedica, le nanotecnologie.
Attraverso la messa a punto
di microsistemi, microchip,
medical device e altre metodologie innovative, vengono realizzati approcci non-invasivi
dicali di particolare interesse
nell’ambito territoriale. Le
aziende sono incoraggiate a
sviluppare processi e prodotti
innovativi integrando le competenze disponibili nell’ambito del distretto.
Come si vede, H-Bio si muove in un contesto di ricerca
davvero “effervescente”; i suoi
compiti comprendono anche
la promozione di progetti che
uniscano le competenze delle
quattro aree, nonché misure
di accompagnamento come il
supporto al trasferimento tecnologico e allo sviluppo di impresa, azioni di rete, supporto
per i brevetti.
Concretamente, l’attività del
distretto consegnerà al mondo dell’industria, dunque un
domani ai pazienti, prodotti
per la diagnostica avanzata,
sia molecolare che integrata;
prodotti per la cura e la riabi-
litazione, ottenuti grazie a tecniche che provengono dall’ingegneria genetica; prodotti
derivanti dalla Bioinformatica
(capace di gestire e analizzare
una mole rilevante di dati).
La ricerca non vive, se non è
condivisa: per questo motivo
H-Bio partecipa direttamente
o tramite i suoi partner alle
principali piattaforme e reti
nazionali ed europee del settore. Per esempio, il distretto
è uno dei 12 nodi regionali
del Cluster nazionale delle
Scienze della Vita, “Alisei” (di
cui fanno parte anche Assobiomedica, Assobiotec, Cnr,
Enea, Ice, Iit), che si occupa
della cura della salute umana
attraverso la produzione di
nuovi farmaci e terapie assistive, e la realizzazione di approcci diagnostici innovativi
per malattie particolarmente
critiche.
Rete di neuroni. La degenerazione di queste cellule è la causa delle malattie
del sistema nervoso
Perché investire in Puglia nel settore “salute dell’uomo e biotecnologie”
Da due anni la regione sta conoscendo l’insediamento e lo sviluppo di imprese che producono
specialità medicinali, cosmetici, fitoterapici, diagnostici, prodotti per la chirurgia e biomedicali hi-tech
L
Fermentatore utilizzato in biotecnologie per la produzione di
proteine ricombinanti di interesse terapeutico
da applicare a diagnosi, diagnosi predittiva, monitoraggio e prognosi di un’ampia varietà di patologie che variano
dalle malattie neurodegenerative ai tumori.
Di particolare interesse risulta
poi essere l’utilizzo di biosensori e di cellule ingegnerizzate
e l’imaging ad alta risoluzione.
I primi possono essere applicati in campo farmacologico,
tossicologico e medico per
saggi a elevate prestazioni e
diagnosi multiple. Le applicazioni possono riguardare
infatti aspetti diagnostici quali il controllo di parametri di
interesse clinico, il dosaggio di
anticorpi, la diagnosi di malattie genetiche.
La quarta area, quella dei
Nuovi processi produttivi,
mette a valore le attività industriali in campo diagnostico o
farmaceutico o di presidi me-
a Puglia è un territorio attivo e fucina di iniziative, non solo dal punto di
vista turistico. La regione, infatti, suscita ormai da tempo l’interesse del settore
delle biotecnologie, che negli ultimi due
anni è appunto in crescita.
Proprio qui sono insediate aziende che
producono specialità medicinali, cosmetici, fitoterapici, diagnostici, articoli
monouso, prodotti per chirurgia, biomedicali ad alta tecnologia. Sono altresì
presenti aziende che possiedono brevetti
di rilievo relativi a specifiche nicchie di
mercato. Sempre la Puglia vanta la presenza di due multinazionali del settore farmaceutico (Merk Serono e Sanofi
Aventis), oltre a piccole-medie imprese
innovative e start up.
Per riassumere: in Puglia si fa ricerca nelle biotecnologie, di respiro sia nazionale
che europeo. Il settore comprende circa
50 strutture di ricerca, alcune delle quali
vantano numeri significativi in termini di
pubblicazioni scientifiche, brevetti, partecipazione a progetti di ricerca a livello
europeo.
Il dato davvero importante è però un altro: la Puglia riesce a generare una ricerca
dedicata alla salute dell’uomo e alle biotecnologie (con tutte le sue aree applicative correlate) capace di essere trasferita
all’industria. Come conseguenza, molto
positivo è il trend di incremento della produzione di brevetti nel settore dei prodotti
per la salute e del farmaco-biotech. I numeri indicano in particolare un aumento
dell’attività brevettuale internazionale
delle università pugliesi, grazie al quale gli
atenei si stanno dotando di un complesso di strumenti e risorse stabili e certe da
utilizzare per il trasferimento tecnologico.
Notevole è anche l’incremento di progetti
congiunti università-imprese che si è verificato negli ultimi anni. Un altro esempio
che testimoniale buone interrelazioni e
collaborazioni tra istituzioni, ricercatori
e mondo produttivo, sia all’interno che
all’esterno della regione.
Eventi
Lunedì 20 ottobre 2014
Sanità - Chimica, Farmaceutica e Biotecnologie
7
■■ NANO_MATES / Il centro di ricerca interdipartimentale su Nanomateriali e Nanotecnologie dell’Università di Salerno è nato 7 anni fa nel campus di Fisciano (Sa)
Il laboratorio di idee: progetti finanziati per 4 milioni di euro
Numerosi i premi ottenuti, oltre a 4 brevetti. Attivato un dottorato internazionale in Nanoscience and nanotechnologies
I
furi di molibdeno e tungsteno
per lubrificanti liquidi (AddNano) e solidi (Nanogrease,
cooperazione Italia-Israele) o
a base di grafene (Pon ricerca),
concentratori nanopolimerici
per il rilevamento di precursori di droghe (Custom), nuovi
nanomateriali per il fotovoltaico (progetto Mise-Crui-Ice
e distretto tecnologico Smart
Power System), compositi a
matrice ceramica per radome
(Sirena, Mise).
L’azione poliedrica del Centro
vanta altre attività di ricerca
in corso, come, per esempio,
nanostrutture e aerogeli polimerici per fotocatalisi, processi sofisticati per la crescita e
caratterizzazione di film sottili,
eterostrutture, super-reticoli
mediante epitassia a fasci molecolari o deposizione da laser
pulsato (un’apparecchiatura
per Molecular Beam Epitaxy è
mostrata nelle immagini), processi con fluidi supercritici per
l’ingegneria tissutale, insieme
a processi chimici, che hanno
prodotto, per esempio, nanoparticelle magnetiche biocompatibilizzate con un coating di
silice per applicazioni biomediche. Ancora: oligomeri peptidici e nanotossicità, polimeri
co-cristallini ferroelettrici, nanocompositi a matrice epossidica per adesivi, nanostrutture
2-D, nanocompositi polimerici per il packaging, calixareni,
fluidi magnetoreologici, modellazione multi-scale di nanomateriali.
Sul versante dell’alta formazione è stato attivato un dottorato
internazionale in “Nanoscience and nanotecnologies” con
l’Università Jacobs di Brema in
Germania, che a ottobre 2013
ha attribuito il titolo di PhD
nelle due Università a due studenti stranieri. Il corso di laurea magistrale in Ingegneria
chimica ha attivato un percorso indirizzato alle nanotecnologie. Un sapere che non è destinato a rimanere confinato in
una stanza segreta, vantando 4
brevetti e numerosi premi. Tra
questi, il 1° premio Campania
StartCup 2011 a Nyborgmat
(Nano Hybrid Organic-inorganic Materials), il 1° premio
StartCup Campania 2012 e
il 1° premio Nazionale Innovazione Area Sud 2012 (Life
sciences) a Narrando (Nano
Carbon Radiation Dosimeters),
che ha generato nel giugno
2013 la start-up innovativa
Narrando srl.
■■ ROMOLO HOSPITAL / Casa di cura di Rocca di Neto (Kr), Centro Urologico di eccellenza per la Chirurgia Mini-Invasiva diretto dal professor Greco
è affatto facile distinguerli.
Per questo adesso vengono
utilizzate
strumentazioni
diagnostiche avanzate, perchè l’esame dei tender points
appartiene alla preistoria
medica in quanto non verificabile, soggettivo e quindi
inattendibile. Questo è il
principale ostacolo al riconoscimento della malattia ai
fini previdenziali. In teoria
ogni persona, leggendo articoli medici o divulgativi sulla fibromialgia può affermare di averla, senza possibilità
di verifica certa con dati.
La direzione del centro è
affidata al dottor Giancarlo Barbini, presidente della
Società Italiana di Laserterapia e delle seguenti società mediche: International
Neuropsychological Society,
Ohio, Usa, International
Society for Autonomic Neuroscience, University of Melbourne, Australia, European
Association of Psychiatry
& Psychosomatic Medicine. Tra i maggiori esperti a
livello mondiale per la cura
della fibromialgia, da oltre
20 anni Giancarlo Barbini
lavora come ricercatore nel
settore delle Neuroscienze.
Questo gli ha consentito di
realizzare un protocollo innovativo di cura, nel quale
si avvale anche della tecnologia laser con percentuali
di risoluzione di risoluzione tra le più alte in Europa.
Per ulteriori informazioni
prenotazioni@romolohospital
.com o consultare www.
romolohospital.com.
l futuro è nella scienza: innovazione, high tech, ricerca, un ampio ambito in cui si
muovono eccellenze accademiche italiane, con importanti
partenariati. È il caso del centro di ricerca interdipartimentale Nano_Mates (Research
Centre for Nanomaterials and
Nanotechnology at the University of Salerno), nato sette anni
fa nel campus di Fisciano (Sa),
su iniziativa di ricercatori di
formazione chimica, fisica e
ingegneristica. La mission: fare rete per progettare, svolgere e gestire con un approccio
multidisciplinare progetti di
alta formazione, di ricerca e
di trasferimento tecnologico,
nel campo delle nanoscienze
e delle nanotecnologie. Un
work in progress, in quanto la
recente riorganizzazione universitaria ha determinato una
pausa di riflessione sui centri
interdipartimentali. Un percorso che, sotto la direzione
del professor Paolo Ciambelli
del Dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università
di Salerno, ha portato Nano_
Mates a divenire un’eccellenza,
grazie proprio alle sinergie at-
Apparecchiatura per Molecular Beam Epitaxy
Nanoparticelle magnetiche di Fe203 biocompatibilizzate con
un coating di silice per applicazioni biomediche
tivate in un settore, quello delle nano tecnologie, che ricopre
un vasto spettro di prodotti,
processi e strategie: dalla salute all’aerospazio, all’energia,
all’elettronica. “Un laboratorio
di idee” che non rimane solo
sulla carta, ma che ha generato
concreti risultati.
Alcuni dati: 130 lavori su riviste internazionali, 32 su atti di
congressi, partecipazione agli
eventi nanotech in Giappone
e negli Stati Uniti, progetti finanziati per un costo di circa 4
milioni di euro, alcuni ancora
in corso. Citiamo: i nanotubi
di carbonio per interconnessioni ultra veloci (Catherine),
per sensori di temperatura
(Por Campania), per il thermal management in micronanoelettronica
(Contratto
SelexSi) e nell’illuminazione
led (Por Campania), per batterie in flusso e supercondensatori per l’accumulo di energia
(distretto tecnologico Smart
Power System), i nanoadditivi
a base di nano foglietti di sol-
La fibromialgia? Oggi si può curare con successo
Il dottor Barbini effettua un innovativo protocollo di terapia
L
a Casa di Cura Romolo
Hospital è attiva sul fronte delle cure per la Fibromialgia e tutte patologie correlate a depressione, attacchi
di panico, cefalea, stanchezza cronica e malattie su base
psicosomatica.
La fibromialgia è una sindrome molto simile a un’altra ‘il disturbo algico’. Non
è una malattia mentale, ma
un deficit dell’adattamento
che determina sintomi. È
un servo-meccanismo di difesa per scongiurare danni
più gravi alla salute psicoemotiva dell’individuo. Non
solo serve a proteggere da
malattie d’organo, ma anche
da meccanismi autodistruttivi. Una rabbia cronica inespressa e non canalizzata su
sintomi fisici può interferire
con la sopravvivenza dell’individuo e della specie. Nella
fibromialgia non c’è danno
biologico, ma sintomi che
nascono come reazione al
mal di vivere, esattamente
come nella sindrome da fatica cronica (Cfs). La ritroviamo solo in persone che
vivono nelle società ad alta
competizione. Coloro che ne
soffrono non sono per nulla
coscienti della relazione tra
la loro insoddisfazione, la
rabbia e il dolore. Una buona parte di queste persone
è totalmente all’oscuro del
meccanismo che li tiene in
allarme perenne con i muscoli contratti anche mentre
dormono.
Alla base della fibromialgia
c’è una paura prima mai percepita, la quale si esplicita
attraverso il dolore che, per
le sue caratteristiche, assorbe
tutta l’attenzione del soggetto colpito, e ne impedisce il
corretto adattamento alla
vita. Questa paura che genera sofferenza anche fisica
è fondamentalmente legata
alla sensazione di non poter
sceglier, “come la sensazione di non poter agire sulla
propria vita, di esserne cioè
solo spettatori e non gli attori protagonisti. A volte le
persone si sentono in balia
delle onde piuttosto che al
timone della propria nave”.
Basta un trauma in più e si
scatenano i sintomi. Notiamo che scarsa adattabilità e
mancanza di strategie idonee
a combattere lo stress vitale,
sono preesistenti all’insorgere del dolore. Il dolore non fa
altro che rendere ancora più
vulnerabile la persona che lo
sperimenta. Ecco allora che,
percepita la loro fragilità,
queste persone cominciano
a girare da un ambulatorio
all’altro, convinte di trovare
una cura che magicamente
faccia sparire il dolore, e ovviamente non trovano quello
che cercano. Anzi, purtroppo, vengono assecondati, facendo loro credere di essere
portatrici di una malattia
rara e incomprensibile alla
scienza medica.
Definita anche “sindrome”,
per l’insieme di sintomi
che si riscontrano sempre
associati, è considerata la
malattia psicosomatica per
eccellenza, in quanto ne raggruppa diverse nello stesso
individuo. Sembra esser dovuta a un particolare funzionamento delle reti neurali
innescato da un forte stress
cronico interno o esterno
all’individuo, che altera il
funzionamento dei neurotrasmettitori cerebrali dando
così origine ai sintomi riferiti dai fibromialgici. Non è
implicata soltanto la serotonina ma almeno altri cinque
L’interno della Casa di Cura Romolo Hospital
neurotrasmettitori sono sbilanciati a causa del predetto esaurimento funzionale.
Precisiamo che il fatto che i
neurotrasmettitori possano
essere sbilanciati è una deduzione clinica: in realtà non
c’è un esame per definire tale un neurotrasmettitore, in
quanto non è possibile misurare queste molecole a livello
cerebrale. Contestualmente
anche il sistema endocrino e
quello immunitario vengono
progressivamente interessati dal malfunzionamento di
sui sopra. Se si applica alla
lettera quanto stabilito nel
1990 dall’American College
of Reumathology, solo una
microscopica percentuale di
persone è affetta da fibromialgia. La maggior parte in
realtà soffre di uno o più disturbi somatoformi, ma non
8 Sanità - Chimica, Farmaceutica e Biotecnologie
Eventi
Lunedì 20 ottobre 2014
■ FEDERFARMA SICILIA / La rete dei presidi dalla croce verde, risorsa per un’assistenza territoriale ancora più vicina ai pazienti e ai loro bisogni
Le farmacie che fanno risparmiare la sanità pubblica
Assistenza domiciliare, monitoraggio delle terapie, nuovi servizi professionali: farmacisti pronti se la Regione rispetta i patti
L
e farmacie siciliane stanno diventando sempre
più una risorsa da valorizzare
per un Ssn più vicino ai malati. Ed efficaci strumenti di
un consistente risparmio, per
centinaia di milioni all’anno.
Più territorio, meno ospedale. È da diversi anni lo
slogan di una sanità pubblica costretta a conciliare i
crescenti bisogni di salute di
una popolazione sempre più
anziana con le risorse calanti
di Stato e Regioni: assistere a
casa loro alcune categorie di
pazienti (i cosiddetti cronici,
cioè diabetici, asmatici, ipertesi e via dicendo) non solo
è più comodo per i diretti
interessati e per le rispettive
famiglie, ma costa anche meno al Servizio sanitario nazionale. C’è però il rovescio
della medaglia: per assicurare cure domiciliari adeguate
è fondamentale che la Sanità
potenzi gli asset di cui dispone sul territorio, innanzitutto
farmacie e medici di famiglia. Ma in un presente in cui
la spesa sanitaria pubblica è
già tirata da tutte le parti come la proverbiale coperta, le
risorse con cui riorganizzare
il territorio possono venire
soltanto dai risparmi che si
riescono a conseguire in altre
voci.
Le farmacie siciliane sono
perfettamente consce di tale scenario e, nonostante la
complessità dell’equazione,
sono pronte a fare la loro
parte. Lo testimoniano con
chiarezza, per esempio, i lavori della quarta edizione di
Pharmevolution, la convention-evento di Federfarma
Catania (il sindacato dei titolari di farmacia) organizzata
il 27-28 settembre a CataniaBelpasso. Convegni e incontri, infatti, hanno esplorato i
contributi che la rete territoriale delle farmacie potrebbe
assicurare all’assistenza domiciliare (il farmacista può
recarsi periodicamente a casa
del paziente per assicurarsi
che le terapie farmacologiche
siano seguite correttamente), all’erogazione di servizi
deospedalizzati (assistenza
infermieristica, riabilitativa,
geriatrica), al monitoraggio
dell’aderenza
terapeutica
Inaugurazione di
Pharmaevolution
2014 a Catania
(per evitare interruzioni del
trattamento che comportano
peggioramenti e ricoveri).
Come ha ricordato Gioacchino Nicolosi, vicepresidente
di Federfarma nazionale,
“tra i malati di broncopatia
cronica ostruttiva l’aderenza
non supera il 40% dei soggetti. Se si alzasse la soglia al
70%, si risparmierebbero circa 100 milioni di euro”. È la
farmacia dei servizi, formula
che riassume un nuovo modello di farmacia in cui alla
dispensazione del farmaco si
affiancano nuove competenze derivanti dalla territorializzazione delle cure.
Ma i farmacisti siciliani stanno già contribuendo ad alleviare la spesa sanitaria pubblica. Dal 1 marzo, infatti, è
in vigore un accordo che consente alle Asp di distribuire i
farmaci “salvavita” attraverso
i presidi dalla croce verde.
Tecnicamente si chiama “distribuzione per conto” e assicura alla Sanità regionale
un doppio risparmio, perché
le Asp possono acquistare i
medicinali dall’industria a
prezzo scontato e poi farli dispensare dalle farmacie (per
la comodità dei pazienti) con
una remunerazione ridotta. I
risultati non si sono fatti attendere: “In sei mesi, spiega
il presidente di Federfarma
Sicilia, Francesco Mangano,
la spesa farmaceutica convenzionata è calata del 10%
a livello regionale, ma in pro-
La digitalizzazione nelle province siciliane
Provincia
Ricette totali
Ricette digitali
%
Agrigento
442.863
385.590
87,07%
Caltanissetta
226.817
194.457
85,73%
Catania
1.075.471
918.381
85,39%
Enna
168.740
146.134
86,60%
Messina
635.209
527.189
82,99%
Palermo
1.184.788
963.874
81,35%
Ragusa
272.678
231.696
84,97%
Siracusa
375.449
301.245
80,24%
Trapani
414.649
345.140
83,24%
SICILIA
4.796.664
4.013.706
83,68%
Fonte: Promofarma, luglio 2014
buttato). Non solo: le farmacie sarebbero anche pronte
ad avviare, in collaborazione
con i medici specialisti, campagne diagnostiche rivolte
alla popolazione per individuare i soggetti che sono diabetici e non lo sanno.
Ma c’è di più: il mancato rispetto dei patti rischia di
mettere in grave difficoltà
soprattutto le piccole farmacie, che più stanno sentendo
gli effetti dell’accordo sulla
distribuzione per conto. Se la
vince come Messina è scesa
anche del 20%”. L’effetto era
stato preventivato e infatti,
nell’accordo con la Regione
Federfarma aveva pattuito
a compensazione l’avvio di
nuovi servizi remunerati nelle farmacie: il Cup per esempio, oppure la distribuzione
dei presidi per diabetici (striscette reattive, lancette pungidito eccetera). “Purtroppo
- sottolinea Mangano - a mesi
dalla stipula di quell’accordo,
tutti questi impegni rimangono inattuati. Spiace constatarlo, ma la Regione non sta
dimostrando nei nostri confronti la stessa sollecitudine
che abbiamo mostrato noi”.
L’amarezza si concentra soprattutto sulla mancata intesa per l’assistenza ai diabetici: i termini erano già stati
pattuiti nell’accordo sulla distribuzione per conto, poi un
ricorso al Tar aveva spinto la
Regione a chiederne lo stralcio per farne oggetto di un
accordo a parte e Federfarma
aveva accettato. “Pensavamo
fosse soltanto un rinvio di
poche settimane - sottolinea
il presidente di Federfarma
Sicilia - invece adesso scopriamo che, proprio in seguito a quel ricorso, qualche
Asp potrebbe indire una gara
d’appalto che taglierebbe fuori le farmacie”.
Ne risulterebbe una doppia
beffa: i farmacisti non verrebbero ripagati dei sacrifici fatti
sulla spesa farmaceutica e la
Regione manderebbe in cenere i risparmi derivanti dalla distribuzione per conto. Sì
perché le esperienze maturate nel resto dello Stivale hanno già dimostrato che affidare l’erogazione dei presidi alle
farmacie riduce gli sprechi:
i pazienti, infatti, ritirano la
nuova fornitura solo quando
hanno esaurito la precedente,
mentre il distributore privato
recapita puntualmente ogni
mese a prescindere da quello che si è avanzato il mese
prima (e che quindi viene
Regione non cambia velocemente linea, molte di loro si
troveranno nei prossimi mesi
con forti problemi di sostenibilità.
“La Regione deve dirci che
cosa vuole fare delle farmacie del territorio - conclude
Mangano - perché altrimenti,
toccherà a noi trarre le nostre conclusioni e disdire un
accordo rimasto zoppo per
volontà esclusiva di uno dei
due contraenti”.
Più chiaro di così.
Farmacia dei servizi: dalle prestazioni tradizionali (la misurazione
della pressione) alle più avanzate (la Sanità elettronica)
Dematerializzazione ricette, Sicilia davanti a tutti grazie alle farmacie
Ormai digitale l’85% delle prescrizioni mediche, nessun’altra regione riesce a fare meglio. E il rodaggio del
sistema informatico, che fa capo al ministero delle Finanze, si deve interamente ai farmacisti dell’Isola
Q
uando si fanno classifiche tra le regioni per misurarne innovazione o
progresso tecnologico, capita spesso di vedere la Sicilia ben distanziata dal podio,
solitamente monopolizzato dal Nord. C’è
invece una classifica in cui l’Isola occupa saldamente il primo posto e le regioni
settentrionali seguono ben distanziate. È
quella che dà conto dello stato di avanzamento della ricetta dematerializzata, una
delle pietre angolari di quella sanità elettronica che, nel tempo, dovrebbe migliorare efficienza e tempestività dei servizi
riducendo al contempo i costi della burocrazia. Molti siciliani l’hanno già sperimentata: al posto del tradizionale modulo
rosso del Ssn, il medico prescrive i medicinali al computer e consegna all’assistito
uno stampato su carta (il “promemoria”)
che va poi presentato in farmacia. Ormai,
in tutta l’Isola più dell’83% delle ricette
viene prodotto in tale modalità (ma in
alcune province si supera l’85-86%: un
valore che ancora nessun’altra Regione ha
saputo eguagliare (la Provincia autonoma di Trento arriva al 78%, la Basilicata
al 66%, la Val d’Aosta al 33%). Il merito di questo primato va innanzitutto alle
farmacie, che da poco più di un anno (in
Sicilia la dematerializzazione è partita
nel settembre 2013) fanno da “cavie” al
sistema.
Dietro alla ricetta digitale, infatti, c’è la
complessa architettura informatica messa in piedi da Sogei, società del ministero
delle Finanze. “Come tutte le innovazioni
complesse - spiega Francesco Mangano,
presidente di Federfarma Sicilia - aveva bisogno di un massiccio rodaggio e il
compito è toccato alle nostre farmacie.
Che hanno collaudato il sistema, hanno
portato alla luce i ‘bachi’, hanno proposto
migliorie e ritocchi. Grazie al nostro lavoro, le regioni che sono venute dopo e quelle
che ancora devono seguire si sono trovate
la strada già spianata”. E senza che l’amministrazione siciliana abbia speso un solo
euro: “Gli aggiornamenti ai software sono
stati pagati dalle farmacie, i corsi di formazione per l’uso dei nuovi sistemi li ha
organizzati Sogei ma i farmacisti hanno
partecipato a proprie spese”.
Ecco allora spiegato perché, anche nella
dematerializzazione, Federfarma ha di che
lamentarsi. Conclude Mangano: “La ricetta
digitale elimina la possibilità di errori perché il sistema li individua già all’immissione dei dati, sarebbe allora logico aspettarsi
che la Regione cominciasse a risparmiare
sui controlli ‘ex post’ delle prescrizioni per
destinare i ricavi alla spesa farmaceutica.
Tra l’altro, trattandosi di un servizio affidato interamente in outsourcing, non ci
sarebbero ricadute sui livelli occupazionali
dell’amministrazione. A oggi, tuttavia, non
risultano razionalizzazioni”.
Eventi
Lunedì 20 ottobre 2014
Sanità - Chimica, Farmaceutica e Biotecnologie
9
■ UNIMESSINA DIP. SCIENZE CHIMICHE / Sono 50 i docenti e i ricercatori impegnati in attività interdisciplinari di studio e di progettazione
Dal laboratorio all’impresa, l’unione fa la ricerca
Nanotecnologie, energia solare, catalisi, tecnologie alimentari, chimica dell’ambiente e dei beni culturali, modellizzazione di fluidi
“I
l progetto scientifico
del dipartimento di
Scienze Chimiche dell’Università di Messina prevede lo
sviluppo di competenze teoriche e tecnico/applicative
orientate all’attività di ricerca, anche attraverso la colla-
borazione con altre strutture
di ricerca nazionali e internazionali, enti pubblici e
privati, e imprese interessate
al trasferimento industriale
dei prodotti della ricerca”. È
questo il quadro che traccia
il direttore del dipartimento,
il professor Giovanni Grassi.
Insieme alle classiche aree
tematiche della ricerca, sono
coltivate ricerche interdisciplinari in progettazione e
studio di materiali funzionali anche di interesse biofarmacologico; nanotecnolo-
gie; conversione dell’energia
solare; catalisi; tecnologie
alimentari; chimica dell’ambiente; chimica dei beni culturali; modellizzazione di
fluidi naturali e biologici.
I temi di ricerca riflettono
i diversi orientamenti di-
sciplinari dei docenti e ricercatori (circa 50). La presenza di numerosi studiosi
con competenze teoriche e
sperimentali della chimica
più avanzata, permette sia
di proporsi nei confronti di
industrie ed enti di ricerca,
come punto di riferimento
culturale e supporto tecnico/
applicativo, offrendo un ampio spettro di servizi in attività di ricerca e consulenza,
sia di assicurare un’offerta
formativa variegata e di alta
qualità.
Le ultime frontiere della ricerca riguardano energie rinnovabili, cura e prevenzione, e rispetto dell’ambiente
Dalla produzione diretta di carburanti per ridurre il consumo di combustibili fossili alle nanotecnologie per sviluppare materiali “intelligenti” capaci
di svolgere ruoli diversi. Fruttuosa la collaborazione con gruppi nazionali e internazionali, e con le multinazionali nei settori di competenza
La fotosintesi artificiale: il sacro graal della ricerca scientifica
Alcuni dei progetti di ricerca del Dipartimento riguardano
la conversione di energia solare in energia chimica (fotosintesi artificiale). L’obiettivo è sviluppare sistemi supramolecolari nanostrutturati
capaci di utilizzare la
luce solare per produrre
idrogeno dall’acqua. Un
processo, ispirato dalla
fotosintesi naturale, che
permetterebbe di avere
energia pulita a basso
costo, superando i problemi collegati all’intermittenza e alla bassa
concentrazione
della
luce solare. Rispetto ai
processi fotovoltaici, la
fotosintesi
artificiale
produce direttamente
energia chimica (carburanti), non energia
elettrica.
La produzione di carburanti è molto più utile e
conveniente della produzione di energia elettrica. La fotosintesi artificiale, inoltre,
consentirebbe il superamento di molti problemi socio-politici
legati alla disponibilità di combustibile fossile. In questo ambito, il dipartimento di Scienze Chimiche coordina un importante progetto nazionale (Nanosolar), comprendente otto
gruppi di ricerca di diverse università, centri Cnr e istituti
scientifici nazionali. Inoltre, esso è uno dei cofondatori, insieme ad altre università italiane, del Centro interuniversitario
per la fotosintesi artificiale. Numerose e molto intense sono le
collaborazioni scientifiche internazionali di gruppi di ricerca
del Dipartimento nel settore della fotosintesi artificiale e - in
generale - della fotochimica e fotofisica di specie supramolecolari. Recentemente il Dipartimento ha inoltre acquisito una
nuova strumentazione laser ultraveloce, una delle prime del
meridione.
molecolare ha dato un impulso decisivo allo sviluppo delle
nanotecnologie. Queste offrono la possibilità di costruire dispositivi sempre più compatti, partendo dall’organizzazione
di semplici molecole, i mattoni più piccoli a disposizione dei
chimici. In questo contesto opera attivamente il Dipartimento di Scienze Chimiche e un gruppo di ricercatori dell’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati del Cnr.
Partendo dalla sintesi di molecole organiche e inorganiche,
dalla caratterizzazione strutturale e dallo studio delle loro
proprietà generali, si possono ottenere materiali funzionali
“intelligenti”, sensori per varie applicazioni anche in ambito biomedico, nanomateriali per preservare beni culturali,
dispositivi in grado di erogare reagenti in modo controllato
nel tempo, nanocontenitori che possano veicolare selettivamente farmaci nell’organismo o materiali per la catalisi.
Tecniche sofisticate di analisi, quali ad esempio la risonanza magnetica nucleare ad alta risoluzione o svariati tipi di
spettroscopia, l’analisi strutturale ai raggi X o la chimica
computazionale, sono tutti strumenti disponibili in Dipartimento e ampiamente impiegati per la risoluzione dei complessi problemi prospettati nella sfida per lo sviluppo della
conoscenza. L’estensione ai sistemi biologici è un’interessante
potenzialità. Dal laboratorio alla ricerca applicata il passo
è quasi sempre breve: grazie ai ripetuti contatti con il Ris,
Reparto investigazioni scientifiche - Carabinieri di Messina,
con il quale il Dipartimento organizza il master di II livello
in Scienze forensi, è nata l’idea di applicare tecniche innovative di riconoscimento molecolare di nuove droghe sintetiche. Sono in via di sviluppo dei kit monouso che rivelano ed
identificano diverse sostanze psicoattive.
miche in un sistema”. Questi studi sono di fondamentale importanza in campo biologico e sanitario, nella detossificazione
e/o rimozione selettiva di specie non desiderate (chelation therapy per avvelenamento o accumulo metalli in patologie come
Morbo di Wilson, sindromi di Parkinson e Alzheimer) o nel
rilascio controllato di farmaci; in campo ambientale, nell’ottimizzazione di tecniche di bonifica e rimozione di inquinanti
da siti contaminati; in campo tecnologico/industriale per lo
sviluppo di nuovi prodotti e il miglioramento delle caratteristiche e delle performance di quelli già esistenti (detergenti,
cosmetici). L’attività di ricerca è svolta in collaborazione con
numerosi gruppi nazionali e internazionali e con multinazionali operanti in diversi settori industriali.
La “speciazione” come strumento di analisi di fluidi biologici
e acque naturali
La chimica oltre le molecole: le nanotecnologie
e i materiali del futuro
Distretto tecnologico bio-medico Sicilia
Tra gli aspetti più innovativi della moderna ricerca chimica vi è senz’altro il progresso della chimica supramolecolare,
definita come la chimica oltre le molecole. La chimica supra-
Parte dell’attività di ricerca del Dipartimento è rivolta allo
studio delle interazioni e della distribuzione di sostanze quali
metalli, inquinanti di varia natura, farmaci o composti biologicamente attivi, in matrici complesse come fluidi biologici
(sangue, urina, saliva), acque naturali (mari, fiumi, laghi),
reflui industriali, acque di processo e prodotti commerciali.
Dal punto di vista prettamente chimico tali sistemi sono soluzioni multicomponente. In queste condizioni, per comprendere pienamente il comportamento chimico e le proprietà di un
elemento o di un composto, è fondamentale conoscere accuratamente la sua “speciazione”, definita senza ambiguità dalla
Iupac come “la distribuzione di un elemento tra le specie chi-
Il Dipartimento è coinvolto nelle attività del Distretto tecnologico
biomedico Sicilia - Ricerca scientifica e sviluppo sperimentale su
due linee di azione: piattaforme biotecnologiche avanzate per la
salute dell’uomo; drug delivery: veicoli per un’innovazione sostenibile. La ricerca biomedica affronta sempre più frequentemente problemi connessi all’innalzamento della vita media, quali le
patologie tumorali, malattie degenerative del sistema nervoso e
patologie del sistema osteo-articolare. Le strategie adottate nella
lotta a queste patologie sono sostanzialmente di due tipi: la diagnostica precoce di eventuali anomalie cellulari e lo sviluppo di
tecniche farmacologiche mirate a potenziare l’efficacia terapeutica, minimizzandone gli inevitabili effetti collaterali. L’attività progettuale, che coinvolge centri pubblici e privati siciliani, prevede
lo sviluppo di una piattaforma tecnologica per l’identificazione
di nuovi farmaci, diagnostici e biomarker multifunzionali con
applicazioni in patologie osteo-articolari e lo sviluppo di sistemi
di trasporto dei farmaci capaci di raggiungere e riconoscere selettivamente i siti per il rilascio del farmaco.
10 Sanità - Chimica, Farmaceutica e Biotecnologie
Eventi
Lunedì 20 ottobre 2014
■ IL PUNTO / La situazione secondo il rapporto Osmed relativo al 2013
■ RAPPORTO ISTAT 2013 / L’analisi sulla competitività dei settori produttivi
Più medicine per gli italiani: +2,3% Chimica farmaceutica superstar
In crescita la cura fai-da-te, e l’uso dei farmaci a brevetto scaduto Tra il 2010 e il 2013 il fatturato estero è cresciuto del 73%
I
dustria farmaceutica in Italia,
dello scorso agosto, che tracciano il quadro di un settore
dal ruolo chiave nell’economia nazionale, leader in Italia
per investimenti in ricerca e
sviluppo, ai primi posti in Europa per produzione e competitività. Oltretutto, parlare
di industria farmaceutica oggi significa parlare di biotech
del farmaco: l’industria del
farmaco biotech in Italia ha
ormai un compito di rilievo,
grazie a 176 aziende che investono in R&S il 18% del fatturato (molto di più della media
manifatturiera, pari all’1%),
farmaceutica e biotech contano insieme 7.100 addetti
alla Ricerca e investono 1.385
milioni di euro in R&S, le imprese del farmaco determinano l’85% dell’attività biotech
in Italia.
Nello specifico, quanto alla
farmaceutica e al suo indotto, si contano 174 fabbriche,
62.300 addetti e altri 64.000
nell’indotto, 5.950 addetti alla R&S, 28 miliardi di euro di
produzione (di cui il 71% destinato all’export), una crescita del 64% nelle esportazioni
degli ultimi cinque anni e 2,3
miliardi di euro di investimenti.
■ DIFARMA / L’unica struttura dedicata al farmaco tra i 16 dipartimenti dell’Università degli Studi di Salerno, accoglie 62 tra professori e ricercatori
sviluppo pre-clinico di ricerche
in vivo in modelli animali. Il
Difarma organizza e gestisce
due corsi di laurea magistrale
e uno di laurea, cui accedono
ogni anno 450 nuove matricole. La formazione universitaria
prevede lezioni frontali, didattica interattiva e attività di
tipo pratico-applicativo che si
svolgono in laboratori didattici
ben attrezzati. Completano la
formazione universitaria tirocini formativi e attività di job
placement che costituiscono un
canale di comunicazione diretto tra laureandi e neolaureati
con numerose imprese del territorio e che offrono posizioni
lavorative, stage e tirocini postlaurea. I laureati in Farmacia e
in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche sono figure professionali che possono inserirsi a
tutti i livelli del settore sanitario
e industriale. I laureati in Tecniche Erboristiche sono qualificati per le attività che coinvolgono
l’uso delle piante officinali e dei
loro derivati nel settore della salute. Varie anche le attività post
laurea finalizzate alla formazione di figure professionali di alta
qualificazione, come dottorato
di ricerca, master e scuola di
specializzazione. Il Difarma si
muove anche sul fronte dei rapporti con l’esterno e nel trasferimento tecnologico alle imprese,
sviluppati mediante numerosi
progetti nazionali e internazionali, prestazioni conto terzi, collaborazioni con aziende
ed enti pubblici del settore
farmaceutico-sanitario e affini.
Per ulteriori informazioni, sito
Internet: www.difarma.unisa.it
a chimica farmaceutica
sfida la crisi. E resta superstar anche nel 2013, con
una chiusura d’anno più che
buona. Tra impianti rinnovati, macchinari e attrezzature è
il comparto che conta i maggiori investimenti in capitale
umano e fisico negli ultimi
anni, con altissima quota di
fatturato e un indicatore di
competitività (produttività,
performance estera, innovazione, redditività) che la piaz-
©depositphotos
posto è dei farmaci dell’apparato respiratorio (97 Ddd ogni
1.000 abitanti die). Dai dati
Asl analizzati nel rapporto
emergono bassi livelli di aderenza, principalmente per i
farmaci per le vie respiratorie,
antidepressivi e cardiovascolari. I dati evidenziano anche
elevati livelli di inappropriatezza nell’uso dei farmaci
antibiotici, che supera il 20%
in tutte le condizioni cliniche
con particolare impatto per
la laringotracheite (49,3%)
e la cistite non complicata
(36,3%). Nel contempo, cresce
la spesa per i farmaci a brevetto scaduto rispetto al 2012
con una prescrizione che ha
rappresentato il 64,3% delle dosi e il 41,5% della spesa
netta (con un incremento del
+3,8% rispetto al 2012), di cui
il 14,9% è costituito dai farmaci equivalenti. Con questi numeri l’Italia è al terzo posto in
Europa in termini di spesa per
medicinali che hanno goduto
della copertura brevettuale. In
ultimo, ma non per importanza, decollano le segnalazioni
di reazioni avverse: durante il
2013 sono state inserite nella
Rete Nazionale di Farmacovigilanza (Rnf) 40.957 segnalazioni di sospette reazioni
avverse da farmaci, con un aumento del 41% rispetto all’anno precedente. Oltre la metà
è pervenuta da medici ospedalieri (52%), seguono le segnalazioni di farmacisti (16%)
e specialisti (9%), mentre ancora poche quelle dai medici
di medicina generale (7%). Al
contrario, è stato registrato un
notevole incremento di quelle provenienti dalle aziende
farmaceutiche (+729%) e dai
pazienti (+268%).
L
zano tra i primi settori manifatturieri dello Stivale.
In Italia l’industria farmaceutica detiene il più alto tasso di
crescita dell’export nel 2013,
valore di tutto rispetto che le
regala i primi posti pure in
Europa. A dirlo è il Rapporto
Istat sulla competitività dei
settori produttivi, edizione
2014. Basta il dato sul mercato
estero: l’incremento maggiore
di fatturato tra 2010 e 2013 è
stato registrato dalla farmaceutica con una crescita del
73%. Sempre in tema di export, riguardo al fatturato, tra
i diversi settori produttivi la
farmaceutica è una voce d’eccellenza, poiché tra i comparti con performance all’estero
tanto brillanti da compensare
il calo sul mercato interno e
determinare una variazione
positiva del fatturato totale,
rispettivamente con variazioni del +22,9% e del -5,6%.
Siamo di fronte a uno di quei
settori con la più elevata percentuale di imprese che hanno aumentato la dotazione
di impianto, macchinari e attrezzature (47,6%). Numerosi
i dati nello studio, sostenuti
peraltro da quelli di Farmindustria, nel rapporto sulla
Produzione di valore dell’in-
n Italia aumenta il consumo
dei farmaci: +2,3% rispetto
al 2012 della spesa farmaceutica totale pubblica e privata,
pari a 26,1 miliardi di euro,
di cui il 75,4% rimborsato dal
Ssn. È quanto emerge dal rapporto Osmed 2013 reso noto
di recente. In media, dunque,
per ogni cittadino italiano,
la spesa per farmaci è stata
di circa 436 euro. I consumi
aumentano soprattutto fra le
donne, in particolare tra 15 e
64 anni, con l’8% in più degli
uomini. I medicinali per il sistema cardiovascolare si confermano al primo posto per
consumi (525 dosi definite
giornaliere, Ddd, ogni 1.000
abitanti die) e per spesa (4.194
milioni di euro, 70,3 euro pro
capite) seguiti dai farmaci
dell’apparato gastrointestinale e metabolismo (251 Ddd
ogni 1.000 abitanti die e 3.601
milioni di euro) e al terzo posto per consumi i farmaci del
sangue e organi emopoietici
(249 Ddd ogni 1.000 abitanti
die). Seguono i medicinali del
sistema nervoso centrale (164
Ddd ogni 1.000 abitanti die).
All’interno della categoria gli
antidepressivi si collocano
primi, con 28 dosi al giorno
ogni mille abitanti. Il quinto
La ricerca sul farmaco offre futuro
Obiettivo: identificare, sviluppare e somministrare sostanze bioattive nuove e sicure per la diagnosi, la cura e il benessere
I
l futuro delle innovazioni
tecnologiche è nell’avanzamento delle conoscenze scientifiche. Questa è la filosofia in
cui il dipartimento di Farmacia
(Difarma) crede e che si propone di trasmettere a studenti e
neo-laureati, e al contesto territoriale e socioeconomico in
cui è inserito. Il Difarma è, tra i
16 dipartimenti dell’Università
degli Studi di Salerno, l’unica
struttura di formazione e ricerca dedicata al farmaco. L’obiettivo principale è l’integrazione
delle attività formative, svolte
nei corsi di studio di I e II livello
e post-lauream nell’area farmaceutica (vedi tabella a destra),
con la ricerca più avanzata nelle
scienze e tecnologie del farmaco e dei prodotti per la salute,
ponendo una particolare attenzione al trasferimento tecnologico. Fanno parte del Difarma
professori e ricercatori di ruolo
(62) affiancati da personale tecnico–amministrativo (12), da
più di 100 giovani laureati tra
assegnisti, dottorandi e borsisti,
e da oltre 1.500 studenti dei corsi di laurea e specializzazioni.
Il Difarma si interessa di ricerca
di base e industriale e sviluppo
sperimentale di nuovi farmaci,
anche di origine biotecnologica, e di prodotti salutistici come gli integratori alimentari,
Uno dei laboratori didattici del Difarma
Il Difarma nella costruzione dei profili professionali nelle scienze
farmaceutiche e biotecnologiche
OFFERTA FORMATIVA
DURATA
Corso di laurea magistrale in Farmacia
5 anni a ciclo unico
Corso di laurea magistrale in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche
5 anni a ciclo unico
Corso di laurea in Tecniche Erboristiche
3 anni
Partecipazione a programma Erasmus+
da programmare
OFFERTA FORMATIVA POST-LAUREA
DURATA
Dottorato in Scienze del Farmaco
3 anni
Scuola di specializzazione in Farmacia Ospedaliera (Ssfo)
3 anni
Master universitario di II livello in:
Scienza e Tecnologia Cosmetiche (Cosm-HI Cosmetic for Health)
2 anni
Master universitario di I livello in:
Prodotti Erboristici e Fitoterapici
1 anno
i cosmetici e i presidi sanitari.
Con i 2.300 mq dedicati ai laboratori di ricerca, attrezzati con
più di 5 milioni di euro di apparecchiature e strumentazioni
all’avanguardia svolge attività
sperimentali a carattere fortemente innovativo. L’obiettivo
è identificare e sviluppare, a livello preclinico, nuove sostanze
bioattive, sempre più efficaci e
sicure, per la diagnosi, la cura, il
benessere e la salute. Le ricerche
affrontano i temi più nuovi della chimica, della biologia, della
tecnologia farmaceutica e delle
biotecnologie, di particolare
interesse per i futuri orizzonti
nelle scienze applicate. Gli studi investigano i meccanismi
fisiopatologici alla base di malattie acute e croniche (perché
ci si ammala); ad approfondire i meccanismi di azione dei
farmaci (come agiscono i farmaci); allo sviluppo di nuove
molecole attive per terapie più
efficaci con effetti avversi sempre più ridotti (come costruire
una molecola attiva in grado
di contrastare le malattie senza
comportare danni per l’organismo); alla messa a punto di
nuove tecnologie per produrre
sistemi di somministrazione
capaci di proteggere e trasportare efficacemente i farmaci negli organismi viventi.
Le attività descritte sono organizzate attraverso una rete di
laboratori per aree scientifiche
nelle due sezioni Chimico-Tecnologica e Biomedica. È presente anche uno stabulario per
animali di piccola taglia, per lo
Eventi
Lunedì 20 ottobre 2014
Sanità - Chimica, Farmaceutica e Biotecnologie
■ CONSORZIO CATANIA RICERCHE / È stato costituito nel 1987 e senza scopo di lucro tra enti pubblici e industrie locali
Innovazione, internazionalizzazione e qualità della vita
Le priorità per il futuro dell’ente: chimica verde, sperimentazione clinica, economia e proprietà intellettuale
I
l Consorzio Catania Ricerche è un ente senza scopo di
lucro, costituito nel 1987 fra
enti pubblici e industrie locali (Sgs Microelettronica oggi
StMicroelectronics). Il Consorzio, istituito principalmente per assolvere alla funzione
di punto di incontro delle reti
della ricerca universitaria, del
Cnr e “industriale” ha come
obiettivi il trasferimento delle conoscenze, la diffusione
dell’innovazione tecnologica,
la ricerca applicata, la formazione avanzata, i servizi alle
imprese e lo sviluppo del territorio. L’azione di formazione
e avviamento al lavoro di giovani neolaureati e diplomati,
si è svolta e si svolge attraverso l’assegnazione di premi di
laurea per tesi svolte nell’ambito di una collaborazione tra
l’università e l’industria, borse
di studio, contratti di collaborazione, stages, corsi di formazione ad hoc e realizzazione
e attivazione di banche dati.
Nel corso di queste attività
sono stati assegnati più di un
centinaio di premi di laurea,
e una cinquantina di borse di
studio, coinvolgendo svariate
industrie (nella quasi totalità
siciliane). Sono stati inoltre
Renato Bernardini, presidente del Consorzio Catania Ricerche
avviati al lavoro con contratti
o borse di studio circa un centinaio di neolaureati dell’Università di Catania.
Durante il periodo intercorso dalla nomina nel 2013 del
presidente Renato Bernardini,
la nuova amministrazione del
consorzio ha lavorato con l’intento di riformulare un nuovo
assetto della policy, ora rivolta
verso il territorio e le altre istituzioni. Come preannunciato,
l’iniversità, nello scorso mese di giugno, è entrata a fare
parte con delibera del Senato
accademico e del Cda, della
solidale e complementare collaborazione con il Ccr.
Un ulteriore obiettivo da perseguire è quello delle collaborazioni per il potenziamento
della ricerca scientifica in
campi multipli, con caratteristiche di interdisciplinarietà e
di innovazione e che si esprime anche attraverso progetti
interdisciplinari e multinazionali. Un altro percorso che il
Ccr ha parallelamente intrapreso nell’ultimo anno è infatti quello della internazionalizzazione, tramite l’importante
partnership con Enterprise Eu-
compagine consortile, grazie
anche alla solidarietà manifestata dal rettore professor Giacomo Pignataro che ha contribuito a tracciare le nuove linee
guida per la progressione del
Ccr. Per esempio, la sua trasformazione in SCarL, il rafforzamento, tramite sinergie
con l’università, delle attività
di trasferimento tecnologico
e di proprietà intellettuale. In
quest’ultimo ambito, inoltre,
recentemente anche la struttura del Capitt, facente capo
all’Università di Catania, ha
mostrato interesse per una
■ CAMPANIA BIOSCIENCE / Il primo distretto ad alta tecnologia nel settore delle biotecnologie della regione
Sinergia tra aziende e centri d’eccellenza
Prevista la partecipazione ai progetti di Horizon 2020, come parte attiva del cluster Alisei
P
ubblico e privato insieme
per dare un futuro alla
ricerca. Su queste basi è nato
all’inizio dello scorso anno
Campania Bioscience, il primo distretto ad alta tecnologia nel settore delle biotecnologie della regione Campania.
L’obiettivo è quello di creare
una sinergia concreta tra
aziende e centri d’eccellenza e,
in tal senso, il distretto annovera 46 imprese - piccole, medie e grandi gruppi industriali
-, l’Università Federico II, la
Seconda Università, le Università di Salerno e del Sannio,
diversi organismi di ricerca e
strutture di trasferimento tecnologico, quali i due Parchi
Scientifici e Tecnologici della Regione Campania. E per
finire, il Centro Regionale di
Competenza in biotecnologie
Industriali BioTekNet, che si
presenta oggi come una struttura operativa a tutti gli effetti
deputata al collegamento con
le progettualità nazionali e
internazionali e che rappresenta il motore organizzativo
di Campania Bioscience nella
fase di start-up.
Il presidente Mario De Rosa
afferma “La partnership realizzata con svariate imprese
operanti nel settore farmaceutico e della diagnostica
e la scelta di un consiglio di
amministrazione paritetico
tra soggetti pubblici e privati, rappresentano elementi
importanti. Di recente, poi,
hanno comunicato il loro interesse a far parte della compagine sociale anche alcune
importanti realtà scientifiche
come la Stazione Zoologica
Anton Dohrn e la Fondazione
Telethon, che noi siamo totalmente aperti ad accogliere”.
Il distretto, che può contare
su finanziamenti del Miur
e della Regione Campania,
è attualmente in una fase di
realizzazione operativa e,
proprio in questi giorni, si
stanno chiudendo i contratti
per lo sviluppo di 8 progetti
di ricerca inerenti lo sviluppo
e la sperimentazione di nuove terapie, la produzione di
nutraceutici, la diagnostica,
i biosensori e le tecnologie
innovative per l’industria biomedicale.
A fianco di un’importante
attività progettuale, Campania Bioscience ha tra i propri
obiettivi la messa a sistema
dell’intera realtà biotecnologica regionale, che viene mes-
rope Network. Il Ccr si pone
quindi come interlocutore
dell’accademia, nel rispetto
del ruolo di fondamentale
importanza che quest’ultima
gioca per la formazione di
eccellenza, la diffusione della
cultura scientifica e umanistica, l’applicazione dei saperi
nel mondo reale del lavoro,
della ricerca e delle imprese.
Il Ccr, insomma, vuole costituire un attendibile strumento
funzionale al potenziamento
delle attività delle istituzioni
pubbliche che lo partecipano, quali università, istituto
sa a disposizione non solo del
comparto produttivo a livello
locale, ma - grazie alla forza
che deriva dalla sinergia tra
le varie competenze - anche
proposta a livello nazionale e
internazionale.
Afferma De Rosa “Le compe-
tenze territoriali del settore,
organizzate in un sistema,
possono lavorare con maggiore efficacia a prodotti innovativi innescando processi
di sviluppo attraverso progetti con una ricaduta di mercato di breve-medio periodo.
I progetti di ricerca
- 1 - Strategie di recupero di composti bioattivi da biomasse
di scarto dell’industria olearia e conserviera.
- 2 - Progettazione, sviluppo e produzione di cibi funzionali
e/o arricchiti.
- 3 - Sviluppo e sperimentazione di molecole ad azione nutraceutica e cosmeceutica.
- 4 - Nuove strategie per la diagnostica medica e molecolare
e per la tracciabilità e il monitoraggio dei prodotti alimentari.
- 5 - Metodiche diagnostiche ad alta efficienza per il paziente osteo-articolare.
- 6 - Materiali intelligenti e nuovi dispositivi per applicazioni
in campo biomedicale.
- 7 - Sviluppo preclinico di nuove terapie e di strategie innovative per la produzione di molecole ad azione farmacologica.
- 8 - Sviluppo e valutazione preclinica e clinica di molecole ad azioni nutraceutica, cosmeceutica, farmaceutica
e nuove indicazioni terapeutiche per molecole già approvate.
A livello territoriale, infatti,
il distretto è uno strumento
al servizio dei soci e un creatore di opportunità per gli
stakeholder e il tessuto produttivo. Il suo fine ultimo è
creare sviluppo economico e
occupazione anche attraverso
attività di accompagnamento
alla creazione di nuove iniziative imprenditoriali (spinoff e start-up), l’attrazione di
investimenti industriali e il
trasferimento di tecnologie
avanzate a settori maturi”.
Non da meno, il distretto ha
in prospettiva la realizzazione
di risultati di interesse per le
aziende nel campo delle nuove progettualità europee, in
particolare la partecipazione
ai progetti di Horizon 2020.
In tal senso, nel suo guardare al di fuori della Regione,
Campania Bioscience è parte
attiva del cluster Alisei.
“L’organizzazione di diversi
distretti in un cluster nazionale - continua De Rosa - e
la conseguente aggregazione
delle competenze permettono di proporre ‘offerte’ forti
e accreditate. Siamo pertanto
coinvolti in maniera attiva e
partecipativa alla crescita di
questo sistema aggregato di
competenze che l’Italia, nel
campo delle biotecnologie,
vuole esprimere e valorizzare
a livello internazionale. Infatti, il cluster Alisei sarà uno dei
soggetti più importanti con
cui il nostro Paese parteciperà
ai progetti di Horizon 2020”.
Non da ultimo, è in via di
realizzazione un portale che
permetterà, da un lato, di age-
11
nazionale di Fisica nucleare e
Cnr. Non a caso, con quest’ultimo, è stato di recente raggiunto un accordo proprio
nel campo del trasferimento
tecnologico e della internazionalizzazione.
L’auspicio è che tale fermento
di attività e di idee innovative
che gravitano intorno al Ccr
venga, una volta reso omogeneo e armonizzato, promosso
anche da istituzioni quali la
Regione e lo Stato con misure
adeguate a dare supporto allo
sviluppo e a creare motivata e
forte attrattività per possibili
investitori.
Da questo dialogo “mirabile”
scaturisce poi una grande potenzialità di collocamento per
i giovani i quali, qualificandosi in un ambiente di eccellenza, incrementano le proprie
possibilità di un dignitoso e
dovuto inserimento nel mondo delle attività produttive che
peraltro di questo si avvantaggiano a loro volta. Il territorio
di Catania è particolarmente
adeguato a ospitare promozione in svariati campi, quali
ricerca clinica, economia, beni culturali, turismo e altri. Il
Ccr, con il supporto di tutti i
partecipanti, vuole rendersi
promotore della riorganizzazione funzionale delle risorse
intellettuali e culturali al fine
di promuovere la crescita armonica di tutte queste attività
e di generare ricadute sociali
ed economiche di alto impatto sulla qualità della vita nel
territorio e delle istituzioni
concorrenti, in senso lato, a
tale sviluppo.
Dall’alto: il professor
Mario De Rosa, presidente
e il dottor Amleto D’Agostino
direttore generale di
Campania Bioscience
volare i contatti con il mondo
esterno, consentendo di interagire in tempo reale con gli
utenti e, dall’altro, di rendere
interattivi i servizi che vengono commissionati a Campania Bioscience.
“Il progetto - conclude De
Rosa - è complesso e oneroso,
ma contiamo che nel giro di
3 o 4 mesi il portale possa diventare la finestra sul mondo
di Campania Bioscience”.
12 Sanità - Chimica, Farmaceutica e Biotecnologie
Eventi
Lunedì 20 ottobre 2014
■ ASL NAPOLI 2 NORD / Numeri da primato assoluto in un’Azienda Sanitaria del Mezzogiorno
Ecco i risultati di tre anni di “cura Ferraro”
“Rinnovati i pronto soccorso; ristrutturati reparti; fornitori pagati in tempo”, il resoconto del direttore generale
O
ltre 1 milione di pazienti
assistiti in 32 Comuni,
circa 1 miliardo e 200 milioni
di euro di budget annuale e un
bilancio in attivo di circa 20
milioni per il 2013. È questo il
rapido identikit dell’Asl Napoli
2 Nord, un’Azienda sanitaria
che si differenzia nel panorama della sanità meridionale
per l’efficienza, la capacità di
rispondere
adeguatamente
alle esigenze dei cittadini e la
spinta ad innovare. Il direttore generale, Giuseppe Ferraro,
al termine del suo mandato
triennale, tira le somme di un
bilancio gestionale che può
certamente dirsi positivo. “In
questi tre anni sono cambiate
molte cose nell’Azienda sanitaria locale Napoli 2 Nord. Tutti
lo riconoscono ed è facile verificarlo dai conti in ordine, dai
nuovi servizi attivati - abbiamo
inaugurato un hospice, una
Rsa per anziani, una nuova
struttura per l’emergenza psichiatrica e la prima struttura
per malati in stato vegetativo
Il Dg Giuseppe Ferraro
in Campania - e dai progetti
di ristrutturazione che sono
stati avviati: rinnovamento dei
Pronto Soccorso degli ospedali
di Giugliano, Frattamaggiore
e Pozzuoli; ristrutturazione di
alcuni reparti dell’ospedale di
Ischia; ampliamento dell’ospedale di Pozzuoli per portarlo a
300 posti letto e introduzione
della cardiologia interventistica”, illustra. Tre anni di lavoro
che, prosegue Ferraro, “hanno rappresentato un impegno
ostinato e quotidiano da parte
di tutto il personale che ha creduto in una svolta possibile sia
aderendo alle scelte aziendali,
sia inventando ogni giorno soluzioni utili per sopperire a improvvise necessità. La nostra è
una realtà difficile, qui non basta fare bene il proprio dovere.
Occorre farsi coinvolgere dalle
attività assumendosi tutte le responsabilità del proprio ruolo”.
Il segreto dell’Asl Napoli 2 Nord
pare dunque sia tutto nella determinazione e nella coesione
di un gruppo di lavoro. “Certamente sì - conferma Ferraro -.
Il miglior direttore generale da
solo non potrebbe mai riuscire
ad ottenere buoni risultati positivi. Qui, invece, da anni, per
una serie di fortunate ragioni
storiche si sono formati ottimi
professionisti, fortemente votati alla risoluzione dei problemi
ed al miglioramento delle performances dell’Azienda. Nella
farmaceutica, per esempio,
nonostante la nostra Asl da
anni faccia registrare una tra le
spese più basse in Italia, i nostri
dirigenti continuano a lavorare
sull’appropriatezza, per garantire controlli più serrati sulla
correttezza delle prescrizioni.
Dialogo sempre migliore tra pazienti e ospedale
P
rendersi cura dei propri assistiti significa anche facilitare la gestione delle informazioni che intercorrono sia tra
il cittadino e l’Azienda sia tra i diversi sanitari. Per questo
l’Asl Napoli 2 Nord ha reso prioritari gli investimenti diretti
a facilitare lo sviluppo delle tecnologie informatiche. Da due
anni, ormai, i cittadini residenti sul territorio dell’Azienda
possono dialogare con l’Asl attraverso il sito web prenotando
visite mediche, controllando i tempi d’attesa, pagando i ticket
per le prestazioni o scaricando certificati medici. Si tratta di
un’innovazione importante che integra i servizi già erogati
fisicamente dall’Azienda presso le proprie sedi e che permette
di garantire maggiori comodità per il cittadino ed un minor
onere per l’Asl.
Con lo stesso spirito, l’Azienda napoletana ha introdotto
il sistema sm@rt Adi – per il quale ha ottenuto il premio
Smartcity allo scorso salone Smau – che avvalendosi di un
app per cellulari permette di controllare la durata e la qualità degli interventi dei sanitari che assicurano l’assistenza
domiciliare. Sm@rt Adi, inoltre, facilita il lavoro degli operatori attraverso agende condivise e programmi di intervento e
facilita la relazione col paziente.
Per registrarsi sul sito dell’Asl Napoli 2 Nord e fruire di tutti i servizi online resi disponibili dall’Azienda, basta andare
all’indirizzo www.aslnapoli2nord.it cliccare sulla voce “entra” presente sul portale, ed effettuare la registrazione inserendo tutti i propri dati. L’Asl provvederà ad inviare a casa
del cittadino le credenziali complete per l’accesso al sito. Tale
procedura è indispensabile per garantire al meglio possibile
la sicurezza dell’accesso e, quindi tutelare la privacy dei cittadini.
Risultati di esercizio 2010-2013
Credo che - aggiunge Ferraro
- nelle Aziende sanitarie del
Mezzogiorno occorra adottare
uno stile di gestione risoluto.
Nel corso di questi ultimi tre
anni abbiamo portato a termine circa 300 atti transattivi
per un valore di oltre 50 milioni. Non credo esistano altre
Aziende sanitarie in Italia che
abbiano fatto qualcosa del genere. Merito certamente dei
miei dirigenti che mi hanno
portato a concludere positivamente quegli accordi (che
hanno notevolmente migliorato la situazione finanziaria
dell’Azienda) ma occorre riconoscere la particolarità di un
contesto in cui la Direzione
strategica per prima si è assunta la responsabilità di siglare
atti di tale portata”.
Per le Aziende Sanitarie, sostiene Ferraro illustrando le
azioni da cui ha preso le mosse
il rinnovamento, “valgono gli
stessi principi su cui si fondano
le aziende private. I problemi
principali da affrontare sono:
la credibilità come debitore,
la liquidità finanziaria, l’efficienza nella gestione dei processi principali. Quando sono
arrivato l’Asl Napoli 2 Nord
era nata da 2 anni e registrava
scarsa liquidità finanziaria a
causa dell’enorme mole di pignoramenti - circa 190 milioni
-, tempi di pagamento incerti,
Spesa netta Ssn x 1.000 abitanti residenti. Anno 2013
Confronto Asl/Regione/Italia
Spesa netta Ssn- farmaceutica confezionata presso l’Asl Napoli 2 Nord
Il costo medio è il più basso d’Italia
Spesa farmaceutica, l’Asl Napoli 2 Nord registra da anni la migliore
performance in termini di risparmi e appropriatezza delle prescrizioni
L’
un contenzioso con i fornitori estremamente elevato. La
strategia adottata - sottolinea
Ferraro - è stata facile e biunivoca per quanto riguarda il
contenzioso e i pignoramenti:
accordi transattivi coi fornitori
disponibili a chiudere in tempi
brevi la propria posizione creditizia, massima fermezza nel
fronteggiare legalmente quanti adivano pretestuosamente
alle vie legali. Questo atteggiamento ha fatto sì che nell’arco
di pochi mesi molti fornitori
hanno iniziato a essere pagati
regolarmente e l’Azienda ha
aumentato la proprio liquidità”.
Scelte amministrative che hanno avuto “un’influenza fortissima” sul fronte sanitario.
“In tre anni - conclude Ferraro
- siamo stati capaci, pur in un
periodo di commissariamento
della Sanità, di dotarci delle risorse necessarie per aumentare
i servizi, rinnovare gli ambienti
e le tecnologie, programmare nuove attività. La ritrovata
salute economica e gestionale
dell’Azienda ha garantito la tutela della salute dei cittadini”.
Asl Napoli 2 Nord fa registrare da
anni un costo medio per la spesa
farmaceutica molto più basso sia rispetto
allo scenario regionale che a quello nazionale. Nel corso degli ultimi tre anni,
tuttavia, si è proceduto a una ulteriore
verifica circa l’appropriatezza della spesa
farmaceutica, avvalendosi di sofisticate
banche dati digitali e di metodiche ormai consolidate quali l’assegnazione del
budget di spesa farmaceutica ai medici di
medicina generale e l’invio di report pe-
riodici sui consumi ai medici e pediatri
di famiglia.
Le banche dati utilizzate per monitorare
il consumo farmaceutico degli assistiti
dell’Azienda sono l’archivio delle prescrizioni del Ssn fornito dal ministero
della Salute (database Sfera); i database
aziendali progettati per controllare la
spesa farmaceutica effettuata presso le
farmacie del territorio; i database sviluppati per il consumo dei farmaci presso le
strutture aziendali: ambulatori, ospedali.
I buoni risultati in termini di contenimento dei costi della spesa farmaceutica
presso l’Asl Napoli 2 Nord, quindi, non
sono il frutto di tagli lineari all’assistenza farmaceutica ai cittadini, quanto il
frutto di un lavoro puntuale e continuo,
effettuato in collaborazione con medici e
pediatri di famiglia e coi medici dei Distretti sanitari e degli ospedali aziendali.
A ciascun medico di famiglia, infatti, è
stato assegnato un budget annuale per il
consumo di farmaci (per il 2014 fissato
in 179,57 euro per ogni assistito pesato
per fascia d’età). Gli eventuali sforamenti
di tale budget da parte di qualche professionista diventano poi oggetto di analisi
comune tra l’Azienda e i medici di medicina generale, analizzando in tal modo la
legittimità di tale sforamento.
Eventi
Lunedì 20 ottobre 2014
Sanità - Chimica, Farmaceutica e Biotecnologie
13
■ DSC UNIVERSITÀ DI CATANIA / Didattica e ricerca dal 1916. I corsi triennali, magistrali e il Chemistry eurobachelor rispondono alle richieste più specialistiche
Entusiasmo in laboratorio e nelle prospettive future
Ingresso a numero chiuso. Ricca biblioteca scientifica on line. E il diploma supplement apre alle università europee
I
l Dipartimento di Scienze
chimiche (Dsc) dell’Università di Catania è stato
istituito l’1 ottobre 1984 in
seguito alla trasformazione
dell’Istituto
dipartimentale di Chimica e Chimica
industriale, nato nell’anno accademico 1977/1978
dalla fusione dei quattro
Istituti chimici universitari della facoltà di Scienze
(L’Istituto di Chimica generale nel 1916 aveva avuto sede presso il Palazzo
Centrale, attualmente sede
del Rettorato, dove tutt’oggi è presente un locale che
all’esterno reca la dicitura
“Aula di Chimica”).
Il Dsc ha come finalità la
promozione e lo sviluppo
della ricerca, della didattica
e delle attività culturali nel
campo delle scienze chimiche e nei relativi campi interdisciplinari.
Il Dipartimento offre percorsi di formazione in sintonia con il mercato del
lavoro che si articolano in
due corsi di studio triennali
(laurea in Chimica e laurea
in Chimica industriale) e in
tre corsi di studio magistrali (laurea magistrale in Chimica biomolecolare, laurea
magistrale in Chimica dei
materiali e laurea magistrale in Chimica organica e
bioorganica). Tutti e cinque
i corsi di studio sono a numero chiuso (70 posti per
ciascuna laurea triennale e
40 posti per ciascuna laurea
magistrale).
L’organizzazione didattica
delle lauree triennali segue
il Chemistry eurobachelor,
cioè lo studente unitamente
al diploma di laurea ottiene
Il Dsc è nella Cittadella universitaria dotata di Casa dello studente e servizi sportivi
il diploma supplement che
consente l’accesso a qualunque Università europea.
Attività di tutorato, svolta
per le lauree triennali e per
le lauree magistrali rispettivamente dagli studenti
delle lauree magistrali e dai
Dottorati, accompagna gli
studenti durante il percorso formativo di entrambi i
livelli di laurea.
Inoltre, per quanto attiene
alla formazione di terzo
livello, il Dsc gestisce un
corso di dottorato internazionale in Scienze chimiche e un corso di dottorato
in Scienza e tecnologie dei
materiali. Questa molteplicità di offerta formativa
è sostenuta da un’ampia
scelta di tematiche per il
tirocinio finale del triennio
e per la tesi sperimentale
della laurea magistrale. Le
lauree triennali e le lauree magistrali consentono
sbocchi occupazionali, con
differenti livelli di responsabilità, in aziende pubbliche o private, in enti di
ricerca pubblici o privati e
l’abilitazione alle professioni regolamentate di chimico junior e chimico senior.
Il Dsc è dotato di ampi laboratori adeguatamente attrezzati e di un’aula studio
per consentire agli studenti
di ottimizzare i tempi dedicati allo studio. I programmi accademici formali
mirano a suscitare l’entu-
siasmo degli studenti verso
la chimica nei suoi molteplici aspetti e a supportarli
nei loro studi e nella preparazione per la loro carriera
futura. Molti di questi programmi sono finalizzati a
fare acquisire esperienza
pratica nei laboratori di ricerca. Le lauree preparano
gli studenti sia per la prosecuzione dell’attività formativa nei corsi di dottorato sia per intraprendere le
loro carriere nelle industrie
chimiche, biotecnologiche
e nanotecnologiche.
La biblioteca del Dipartimento, fornita di un buon
numero di testi didattici
adottati nei vari corsi, è
ricca di prestigiose riviste
cartacee di notevole valore
storico e ha attivato abbonamenti online con le principali case editrici per assicurare a studenti e docenti
L’aula magna
Dalla Sicilia il know-how per il mercato globale
La ricerca del Dsc forma laureati richiesti in posizioni di prestigio
all’estero. Bene anche nelle classifiche sulla valutazione della qualità
I
l Dipartimento di Scienze chimiche
promuove attività di ricerca scientifica
d’avanguardia in molti campi della chimica moderna, quali composti per la chimica
fine, sostanze naturali e molecole mimetiche di sintesi, molecole di interesse biologico e farmaceutico, chimica per l’ambiente,
chimica per i beni culturali, chimica per
l’energia, chimica per l’agroalimentare,
progettazione, sintesi e caratterizzazione
di materiali innovativi di interesse biomedicale, di materiali ibridi inorganiciorganici, progettazione e sviluppo di
sensori, nanomateriali, nanotecnologie,
chimica dei polimeri, chimica computazionale. Questa molteplicità di interessi
arricchisce culturalmente anche i corsi di
studio dalle lauree triennali al dottorato
ed ai vari corsi di master organizzati dal
Dipartimento.
Nel Dipartimento operano 23 professori
ordinari, 12 professori associati e 17 ricercatori universitari, 18 assegnisti di ricerca,
8 dottorandi del dottorato internazionale
Alcune analisi Xps sul Davide sono state effettuate dal Dsc
la possibilità di consultare
le più accreditate riviste
scientifiche.
Nel prossimo futuro le
strutture didattiche e di ricerca saranno ulteriormente modernizzate grazie a un
piano di ristrutturazione
che inizierà nel 2015 e che,
tra l’altro, prevede un’aula
studio ancora più ampia
dell’attuale con circa 20 postazioni internet, a disposizione degli studenti.
Il Dsc si trova nell’immediata periferia Nord di
Catania ed è immerso nel
verde della Cittadella universitaria, facilmente raggiungibile con gli autobus
di linea urbani. La Cittadella è, a sua volta, attrezzata
per fornire agli studenti i
servizi di mensa, vari impianti sportivi (sia coperti che non) e la Casa dello
studente.
in Scienze chimiche, 6 dottorandi del dottorato in Scienza e tecnologie dei materiali nonché vari collaboratori part-time.
Molti docenti e ricercatori sono coinvolti
in progetti di ricerca nazionali, europei
ed extraeuropei e mantengono collaborazioni scientifiche con colleghi di altri
dipartimenti universitari sia nazionali
che internazionali. Questa apertura verso la ricerca internazionale comporta un
intenso scambio sia di studenti stranieri
(che frequentano i corsi di dottorato oppure effettuano stage di post-dottorato)
sia di docenti di altre Università italiane
ed estere che visitano il Dipartimento per
periodi di ricerca oppure per brevi attività seminariali, consentendo agli studenti
di crescere in un ambiente culturalmente
ricco e stimolante.
Il Dipartimento svolge un ruolo di riferimento culturale e di supporto alla ricerca anche nei confronti delle industrie del
territorio (microelettronica, farmaceutica,
agroalimentare, cosmetica, petrolchimi-
co) e degli enti di ricerca pubblici presenti
(quali il Cnr, l’Infn, e l’Instm) mettendo a
disposizione le proprie competenze e il ricco patrimonio di tecniche strumentali specialistiche (risonanza magnetica nucleare,
spettrometria di massa, Lc-Ms, Tof-Sims,
microscopia confocale, dicroismo circolare, spettrofluorimetri, Afm e Tem, Laser
Ndag, Microscopia Sem/Edx, calorimetri, light scattering, elettroforesi capillare,
microscopia a scansione elettronica, Sprimaging, Xps ed altri).
L’ottimo livello della ricerca scientifica garantisce un efficace travaso nella formazione culturale degli studenti, così come
testimoniato da alcuni prestigiose posizioni ricoperte anche all’estero dai laureati
del Dipartimento. La validità della ricerca
svolta nel Dipartimento è stata ulteriormente confermata dai risultati più che positivi ottenuti dal Dipartimento nell’ultima Vqr, la Valutazione della qualità della
ricerca, valutazione che ha coinvolto tutti i
Dipartimenti di Chimica italiani.
La qualità della ricerca, la sensibilità verso
problematiche di ordine pratico e di interesse immediato, l’interazione e il dialogo
con le aziende presenti nel territorio ha
anche portato alla proposizione, negli ultimi anni, di diversi brevetti già depositati e
di notevole interesse applicativo.
14 Sanità - Chimica, Farmaceutica e Biotecnologie
Eventi
Lunedì 20 ottobre 2014
Sanità pubblica di eccellenza
Centro Nazionale di Alta Tecnologia in Oculistica - Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti -Pescara
Prof. Leonardo Mastropasqua – Direttore del Centro
Nazionale di Alta Tecnologia in Oculistica – Università
degli Studi “G. d’Annunzio di Chieti-Pescara”
La Clinica Oftalmologica dell’Università
degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara,
Centro Nazionale di Alta Tecnologia
(CNAT) e Centro di Eccellenza in Oculistica,
afferente al Dipartimento di Scienze
dell’Invecchiamento, è una innovativa
realtà nell’offerta pubblica della sanità
italiana. La Clinica è diretta dal Prof.
Leonardo Mastropasqua, che con la sua
equipe costantemente mantiene i più alti
livelli negli standard qualitativi.
L’International Agency Prevention of
Blindness l’ha individuata come polo di
riferimento per la prevenzione della
cecità, ipovisione e riabilitazione visiva, ha
la certificazione europea perchè membro
dell’European Vision Institute
Clinical Research Network e ha conseguito
la ISO 9001:2008 per i Quality
Management Systems. Nel 2013 è stata
certificata come Centro Nazionale di Alta
Tecnologia poiché sede dell’unica Scuola
Italiana di Chirurgia Robotica in
Oftalmologia.
Il CNAT è pioniere nella chirurgia robotica
avendo eseguito il primo trapianto di
cornea in Italia con femtolaser nel 2006.
Oggi è l’unico centro pubblico italiano a
offrire a tutti i cittadini la possibilità di fare
interventi sul cristallino con il robot
(femtocataract), trattare la miopia e
l’astigmatismo con l’innovativa tecnica
SMILE, eseguire laser navigati per il
trattamento delle retinopatie diabetiche e
delle maculopatie e arrestare l’evoluzione
del cheratocono con la iontoforesi
applicata al cross-linking (CLX-Ionto).
Rappresentazione della tecnica SMILE
La chirurgia robotica è ormai il vero
avanzamento in oculistica. La precisione del
femtolaser, un bisturi luce indirizzato da un
robot computerizzato e gestito dal chirurgo,
consente tagli e disegni chirurgici di una
precisione impossibile da ottenere con la sola
mano umana e con il comune bisturi. Oggi i
pazienti sono molto esigenti e vogliono togliere
gli occhiali per sempre e senza complicanze. La
tecnica SMILE, che usa il femtolaser, risponde
meglio a queste esigenze rispetto alla LASIK e
PRK eseguite con il laser a eccimeri: sicurezza,
assenza di dolore, possibilità di trattare cornee
sottili e miopie ed astigmatismi elevati, tempi di
recupero veloci, indipendenza dagli occhiali,
ottima visione notturna e capacità di praticare
da subito sport anche da contatto. Con la SMILE
non si utilizza il bisturi ma solo una luce laser
che esegue delle microincisioni preservando i
nervi della cornea la cui interruzione è causa
della sindrome dell’occhio secco.
Pianificazione dell’intervento di cataratta eseguito con
laser a femtosecondi.
La robotica è una rivoluzione per la chirurgia
della cataratta. Questa nuova chirurgia della
cataratta può essere definita robotizzata
perché è il laser guidato da un computer che
realizza le fasi più delicate dell'intervento in
modo automatizzato. Il chirurgo gestisce e
visualizza tutta la procedura in tempo reale su
un monitor in cui si proietta l’immagine
dell'occhio. Il femtolaser può essere utilizzato
quindi per migliorare la sicurezza e la precisione
dell'intervento di cataratta standardizzando
alcuni passaggi delicati indipendentemente dal
chirurgo. Grazie all'uso del fascio laser i tagli
effettuati sulla cornea, per poter poi rimuovere
il cristallino, sono molto precisi e di piccole
dimensioni riducendo l'induzione di un
astigmatismo corneale postoperatorio e
togliendo l’astigmatismo che aveva il paziente
dalla nascita.Il taglio della porzione anteriore
della capsula del cristallino con questa
metodica è centrato e simmetrico e così si ha
un perfetto posizionamento del cristallino
artificiale, centrato nel sacco capsulare
dell’occhio. Questo è molto importante perché
riduce le piccole imperfezioni del sistema ottico
garantendo una buona visione soprattutto per
l'impianto di lenti cosiddette "premium", cioè
quelle particolari lenti intraoculari (IOL
accomodative, multifocali e toriche) che
consentono una visione del paziente a tutte le
distanze correggendo anche l'astigmatismo. Il
taglio all'interno del cristallino, eseguito alla
profondità desiderata, consente di dividere la
lente in più parti riducendo l'uso degli
ultrasuoni utilizzati nella tecnica convenzionale
evitando così un possibile danno da
riscaldamento dei tessuti oculari causa di
possibili
infiammazioni
e
ritardi
di
cicatrizzazione postoperatoria. Grazie al robot,
se non ci sono problemi retinici, il paziente può
tornare a vedere bene per lontano e per vicino
senza occhiali, perché oggi l’intervento di
cataratta non ha solo uno scopo terapeutico ma
anche refrattivo. Il laser navigato, gestito da un
computer e non più manuale, ha aperto una
nuova era nella cura delle malattie retiniche e
delle maculopatie. Nella retinopatia diabetica e
nelle maculopatie si ottengono risultati di
assoluta precisione perché grazie al robot è
trattata solo la retina malata, risparmiando i
tessuti sani. La robotizzazione del trattamento
migliora i risultati in termini di qualità della
vista e riduce il dolore associato al trattamento
tradizionale.
Il Cheratocono è una patologia degenerativa in
cui la cornea appare poco resistente, molto
frequente soprattutto in ragazzi di età
compresa tra i 16 ed i 35. Oggi è possibile
diagnosticarlo precocemente grazie all’alta
tecnologia e bloccarlo attraverso il CLX-Ionto. Il
cross-linking è un trattamento laser che
determina un irrobustimento dei legami tra le
fibre della cornea in modo da renderla più
rigida e resistente al progressivo sfiancamento
che caratterizza la progressione della patologia.
Ora con la CLX-Ionto aumentando la potenza
degli ultravioletti si riesce ad ottenere un
evidente miglioramento dei risultati clinici e dei
tempi di recupero. Si evita spesso il trapianto di
cornea indispensabile nelle diagnosi tardive.
Alta tecnologia, operatori esperti, strategie
preventive e terapeutiche adeguate, gioco di
squadra, ambizione e rispetto del malato e del
cittadino è stata la scelta del CNAT, per fare
dell’Abruzzo la regione della vista.
Per info: [email protected]
Eventi
Lunedì 20 ottobre 2014
Sanità - Chimica, Farmaceutica e Biotecnologie
15
■ AZIENDA OSPEDALI RIUNITI / A Foggia la struttura ospedaliero-universitaria polo di riferimento per Puglia, Campania, Basilicata e Molise. 808 i posti letto
Ricerca ed umanizzazione al servizio della salute
Oculistica, Centro antiveleni, Cardiologia, Ematologia, Reumatologia, Oncologia. Presto nuovo plesso da 250 posti letto per l’Emergenza
E
voluzione
tecnologica,
cooperazione
internazionale, apertura alle nuove frontiere delle medicine
complementari e grande attenzione ai bisogni di umanizzazione sono gli aspetti
portanti che caratterizzano
l’azione dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Ospedali
Riuniti” di Foggia.
Attualmente diretta dal commissario straordinario Tommaso Moretti, dal direttore
sanitario Antonio Battista e
dal direttore amministrativo
Michele Ametta, l’Azienda è
dotata dalla programmazione
regionale di 808 posti letto ed
è sede della facoltà di Medicina e Chirurgia.
Non a caso gli ultimi anni
hanno visto l’ateneo foggiano
scalare le diverse classifiche
nazionali e internazionali di
valutazione per quanto riguarda la ricerca scientifica.
Non più tardi di un mese fa
a Monaco di Baviera è stata
presentata l’applicazione di
una metodica non invasiva
(Xhalo) per diagnosticare il
cancro del polmone da parte
della struttura di pneumologia diretta dalla professoressa
Mariapia Foschino.
“Gli Ospedali Riuniti - afferma il commissario Moretti - sono polo di riferimento
per numerose discipline per
altre aree della Puglia e per
le regioni limitrofe, in particolare Campania, Basilicata e
Molise”.
È in corso di realizzazione
un nuovo plesso da 250 posti letto che conterrà servizi e
degenze dedicati all’emergenza, consentendo una ottimale
rifunzionalizzazione
della
struttura ospedaliera.
L’integrazione con i servizi
territoriali è garantita da una
costante collaborazione con
l’Azienda sanitaria locale corrispondente all’intera provincia di Foggia, con particolare
riferimento al percorso nascita, alla diabetologia e, soprattutto, alla presa in carico per
gli aspetti socio-sanitari del
paziente dimesso o da non
ospedalizzare.
Tra le diverse eccellenze presenti negli Ospedali Riuniti
va segnalata la struttura di
Oculistica, diretta dal professor Nicola Delle Noci, che
svolge prestazioni all’avanguardia in virtù dell’elevata
professionalità degli operatori e della avanzatissima dotazione tecnologica; di recente
sono stati eseguiti alcuni
interventi trasmessi in diretta via satellite utilizzando
attrezzature non ancora presenti altrove. A Foggia, per
la cura del distacco di retina
e delle malattie della macula
L’area camper
che ospita
i familiari
dei pazienti
provenienti da
zone lontane
si pratica la chirurgia mini
invasiva mediante la realizzazione di tre piccoli fori nella
sclera, per visualizzare l’interno dell’occhio. La triturazione
del corpo vitreo avviene con
strumenti in miniatura (tecnica Vitrectomy) che consentono di arrecare meno traumi
alla retina.
L’Azienda è, inoltre, sede del
Centro antiveleni diretto dalla dottoressa Anna Lepore
che svolge una preziosa attività diretta e di consulenza per
l’intera Puglia e per l’Italia
Meridionale nel campo delle
intossicazioni; di recente alcune vite sono state salvate in
occasione di intossicazioni da
funghi.
Gli Ospedali Riuniti sono
uno dei 28 ospedali presso i
quali è stato attivato il progetto “CardioPain” per garantire,
attraverso
l’appropriatezza
prescrittiva, la salute dei pazienti cardiopatici (vedi box).
Altra struttura di avanguardia
è il nuovo reparto di Ematologia dotato, tra l’altro, di
camere sterili e apparecchio
radiatore, che ospita pazienti
oncoematologici provenienti
anche da aree diverse da quella locale.
Eccellenza anche nell’ambito della reumatologia, con
la struttura universitaria dedicata diretta dal professor
Francesco Paolo Cantatore: è
centro di riferimento regionale per le malattie rare reumatologiche, oltre a occuparsi di malattie come le artriti
reumatoidi, sieronegative e
da microcristalli, delle connettiviti e vasculiti. L’elevato
standard di competenze necessario a questi trattamenti è
garantito da dirigenti medici
e ricercatori che hanno effettuato lunghi periodi di training all’estero presso università prestigiose, e dall’impiego
di tecnologie diagnostiche
avanzate come la videoca-
La sede del polo biomedico dell’Università degli Studi di Foggia
pillaroscopia per la diagnosi
della sclerosi sistemica, la
densitometria ossea per la
diagnosi dell’osteoporosi e
l’ecografia articolare, che attraverso apparecchiature di
ultima generazione permette
una diagnosi precoce delle artiti, anticipando il trattamento con farmaci biotecnologici.
Nell’ambito dell’umanizzazione dei luoghi di cura, è in
funzione presso il dipartimento oncologico il Gruppo
di auto-mutuo-aiuto che vede
il coinvolgimento di pazienti,
congiunti, volontari e operatori che, attraverso attività
comunitarie (spettacoli, volontariato, iniziative culturali e così via) condividono
le esperienze della malattia,
dell’assistenza ricevuta e della guarigione, migliorando
notevolmente la qualità della
vita e la stessa sopravvivenza
dei pazienti.
Da Foggia alla Guinea Bissau
N
ell’ambito della cooperazione internazionale, l’Azienda
ospedaliera Ospedali Riuniti di Foggia svolge attività assistenziali in Guinea Bissau. L’attività, coordinata dal
dottor Antonio Scopelliti, consiste nel contribuire al miglioramento dei servizi sanitari di quel Paese attraverso il
rafforzamento delle infrastrutture e dell’equipaggiamento
sanitario e tecnico, e la promozione della formazione professionale e dell’aggiornamento del personale.
A tale proposito, personale medico e infermieristico degli
Ospedali Riuniti si reca periodicamente in Guinea Bissau
presso i servizi sanitari, i cui operatori hanno la possibilità
di venire a Foggia per tirocini formativi.
Di recente l’equipe diretta dal dottor Fausto Tricarico ha effettuato presso lo Stato africano 30 interventi chirurgici.
Tra le iniziative che hanno
riscosso particolare successo,
il direttore sanitario, il dottor
Antonio Battista, ricorda la
visita di Patch Adams nel reparto di Pediatria, dove l’iniziatore della clown-terapia si
è intrattenuto per alcune ore
con i piccoli pazienti, met-
CardioPain per l’appropriatezza prescrittiva
tendo in atto l’approccio della
terapia del sorriso.
Presso l’Azienda è in funzione
una foresteria e un’area camper per ospitare i familiari e
gli stessi pazienti provenienti
da zone lontane, e che necessitano di ricoveri o di terapie
ripetute nel tempo.
La Giornata mondiale del cuore
C
A
on l’obiettivo di tutelare il paziente attraverso una
maggiore collaborazione ospedale-territorio, in tema
di appropriatezza prescrittiva dei farmaci analgesici, viene
richiesto l’inserimento nella lettera di dimissione ospedaliera
di un esplicito ammonimento in merito all’uso di farmaci
non steroidei e di inibitori selettivi della Cox-2 in pazienti
cardiopatici.
L’iniziativa prende avvio dal recepimento da parte del Comitato ospedale senza dolore degli Ospedali Riuniti dell’esperienza virtuosa del progetto “CardioPain”, che ha ricevuto
l’encomio da parte dell’Agenzia italiana del farmaco.
Poiché dall’ultimo rapporto OSmed 2013 è emersa una notevole discrepanza prescrittiva di Fans nei pazienti affetti dal
dolore cronico, con larga inappropriatezza, si ritiene di dover
tutelare almeno la qualità di vita dei pazienti cardiopatici
più a rischio per somministrazione cronica di Fans. A tal fine è stato predisposto un modello-tipo di ammonimento da
inserire nella lettera di dimissione per pazienti cardiopatici.
derendo all’invito della World Heart Federation,
l’Azienda Ospedali Riuniti ha indetto alcune manifestazioni per la Giornata mondiale del cuore.
L’obiettivo principale era quello di avere un contatto diretto
con i cittadini, con gli anziani e con gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, ritenuti a particolare rischio cardiovascolare.
Domenica 28 settembre si è svolta la manifestazione “Cardiologie aperte”, cui hanno partecipato 13 strutture di Cardiologia.
Dalle ore 8 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 18 sono stati
aperti tutti gli ambulatori e i laboratori della Cardiologia
diretta dal professor Matteo Di Biase.
Durante gli orari di apertura sono stati sottoposti ad anamnesi cardiologia, visita cardiologia e a elettrocardiogramma
215 cittadini. A tutti sono state date informazioni utilizzando filmati e audiovisivi per quanto riguarda gli stili di vita,
la dieta e l’aderenza alla terapia. Per alcuni è stato eseguito
anche un ecocardiogramma.
Patch Adams nella Pediatria degli Ospedali Riuniti
16 Sanità - Chimica, Farmaceutica e Biotecnologie
Eventi
Lunedì 20 ottobre 2014
■ FONDAZIONE S.ANGELA MERICI / Nasce 37 anni fa a Siracusa per volontà di monsignor Salvatore Gozzo
Riabilitazione cognitiva e motoria
Le strutture convenzionate gestite dalla Fondazione. Anche una casa per malati di Aids
N
ata circa 37 anni fa dalla
lungimiranza di monsignor Salvatore Gozzo, la Fondazione S. Angela Merici di
Siracusa, ancora oggi inspirata
ai principi religiosi di carità
e rispetto nei confronti dei
più bisognosi, è la più grande
struttura di riabilitazione della
provincia e si colloca tra le migliori realtà dell’intera Sicilia in
materia di riabilitazione. Con
un consiglio di amministrazione composto da cinque membri, di cui quattro religiosi e
uno laico, gestisce differenti
strutture - che le sono pervenute per donazione disposta
dalla Compagnia S. Angela
Merici - operanti nel settore
della riabilitazione di soggetti
disabili fisici e psichici.
“Operiamo in regime di accreditamento con il servizio
sanitario nazionale e ci occupiamo di riabilitazione a 360°,
dall’aspetto cognitivo a quello
motorio, e anche di riabilitare
soggetti con ritardo mentale
di diversa gravità”, afferma il
presidente monsignor dottor
Giovanni Accolla. Nella struttura di Via Piazza Armerina,
a Siracusa, possono accedere
ai servizi pazienti affetti da
patologie neurologiche, neuromuscolari, psichiche, sensoriali, motorie e miste, nonché
quelli affetti da ritardo mentale
lieve, medio e grave, da disturbi e ritardi dello sviluppo
psicomotorio e del linguaggio,
da sindromi autistiche, da disturbi della personalità e della
condotta e da disturbi dell’apprendimento. Qui viene offer-
Interno della Fondazione S. Angela Merici di Siracusa
to un servizio residenziale, con
la possibilità di ospitare fino a
60 utenti in convenzione, e un
servizio semi-residenziale che
permette di ospitare fino a un
massimo di 40 utenti al giorno.
La permanenza è annuale (salvo proroghe dell’Asp) e il progetto riabilitativo si basa su un
progetto di tipo individuale,
che prevede interventi diversi dall’idrokinesi alla psicomotricità e alla logopedia - effettuati
da personale qualificato e sotto
controllo medico. Si realizza
così una pluralità di interventi
che va dalla programmazione all’attuazione del percorso
riabilitativo, finalizzato, per
queste persone, a restituire una
accettabile qualità di vita. Per
svolgere la propria attività la
Fondazione si avvale di nuove
tecnologie - fortemente volute
dal presidente monsignor Giovanni Accolla - come il “Nirvana” (vedi riquadro sotto), e di
Il sistema “Nirvana” per la riabilitazione neuromotoria
in ambiente virtuale
nuove apparecchiature come
quella per l’analisi del passo,
nonché di un ecografo elastomerico che consente di verificare l’elasticità dei tendini.
Sono presenti anche 4 vasche
di riabilitazione, tra cui una
grande piscina di recente rinnovata che permette attività di
gruppo. Ultimamente, la Fondazione si è dotata anche di
una palestra con attrezzature
che consentono il movimento
servo-assistito.
“Per rispondere a una forte
esigenza della popolazione e a
una grave mancanza del territorio - afferma monsignor
Accolla - abbiamo dato vita
anche a un’area privata, esclusa cioè dalla convenzione con
l’Asp, dotata di tutte le attrezzature che servono a trattare le
infiammazioni, dalla tekar alla
ionoforesi. Abbiamo così aperto i nostri servizi a tutta la città,
se non a tutta la provincia. In
tal senso, S. Angela Merici è
l’istituto che, dopo l’ospedale di
Siracusa, eroga più prestazioni
sanitarie”.
La sede di Canicattini Bagni
(Sr) si occupa invece solo di riabilitazione ambulatoriale per
quanto riguarda fisioterapia,
logopedia e neuropsicomotricità, e dispone di un’aerea
per la riabilitazione semi-residenziale ancora una volta
inerente al ritardo mentale nei
vari livelli di gravità. “In questa
struttura possiamo ospitare 40
pazienti in semi-internato che,
giornalmente, a trattamenti finiti, ritornano alle loro case, e
38 pazienti che usufruiscono
quotidianamente dei trattamenti di fisioterapia, logopedia, psicomotricità, senza
dimenticare la possibilità di
seguire ogni giorno altri 19
utenti con prestazioni domiciliari”, spiega il direttore sanitario Francesco Rametta.
Da sei anni a questa parte, la
Fondazione gestisce anche la
casa-alloggio Madonna delle
Lacrime per malati di Aids che,
ubicata anch’essa in Siracusa,
assicura 10 posti letto in convitto e 2 posti in day-hospital.
Una struttura convenzionata
di tipo medico che si presenta
però come una sorta di “albergo a 5 stelle” in cui il comfort è
tale da essere di forte aiuto per
una ripresa dei malati. Questi
ultimi, gestiti dagli ospedali
sotto il profilo farmacologico,
si avvalgono della presenza
Il nuovo giardino terapeutico
L
a Fondazione S. Angela Merici ha vissuto negli ultimi
anni un importante processo di modernizzazione di cui
è parte, in quanto finalizzato a un continuo miglioramento,
anche il progetto volto alla creazione di un giardino terapeutico, sull’esempio di quelli esistenti in nord Europa.
“Ho proposto la creazione di un giardino perimetrale da realizzarsi attorno ai 45 mila metri quadri dell’istituto - afferma Rametta -. Se è vero che i giardini terapeutici hanno una
valenza basata sul profumo delle piante, sulla consistenza
dell’erba, sui colori dei fiori e quant’altro, la nostra idea è di
realizzare anche un percorso terapeutico di tipo sensoriale
che, grazie all’impiego di sassi, sabbia e altri materiali possa
contribuire alla riabilitazione motoria e sensitiva”.
Il progetto prevede che il giardino sia curato dai soggetti più
abili, a favore del giovamento dei meno abili, mentre le attività saranno coadiuvate sempre dalla presenza di terapisti.
“In questo modo, si avrà una valenza abilitativa inerente
alla cura delle piante e dei fiori e, allo stesso tempo, riabilitativa - conclude Rametta -. Contiamo che tutto sia pronto
entro il 2015”.
Sede della
Fondazione
S. Angela Merici
di Siracusa
di un educatore per le attività
condivise ma possono anche
uscire liberamente, per poi rientrare per mangiare e dormire. “È un modo per permettere
a questi malati di non restare
in ospedale - afferma Rametta
-. Inoltre, ci siamo impegnati
in un processo di riabilitazione
e rieducazione che ha persino
permesso ad alcuni di loro di
tornare a lavorare”.
La Fondazione ha poi all’attivo,
sempre in Via Piazza Armeri-
na, una casa privata per anziani, di recente realizzazione, che
mette a disposizione circa 80
posti letto, distribuiti in stanze
singole o doppie.
“Disponiamo - afferma Rametta - anche di un ulteriore
edificio, nel centro di Siracusa, che è attualmente in fase di
ristrutturazione e che diventerà la nuova sede degli uffici
amministrativi attualmente
alloggiati in Piazza Armerina
e degli ambulatori. In questo
Riabilitazione in realtà virtuale con il Nirvana
L’ambiente creato con tecnologie digitali aiuta e motiva il paziente
negli esercizi fisici e cognitivi, e misura i risultati
D
a circa un anno a questa parte la
Fondazione Sant’Angela Merici si è
dotata di un sistema per la riabilitazione
neuromotoria in ambiente virtuale destinato a pazienti con gravi disabilità.
Si tratta del “Nirvana”, uno strumento di
ultima generazione - che riesce a creare
in una stanza dedicata delle immagini
virtuali che permettono al paziente, che
necessita di percorsi riabilitativi estremamente accurati, di compiere dei movimenti in un determinato ambiente. Nirvana
crea, infatti, scenari virtuali con i quali
Vasca per riabilitazione
il paziente interagisce attraverso il movimento. Gli esercizi riabilitativi, caratterizzati da numerosi stimoli audio-visivi,
coinvolgono il paziente sul piano percettivo e cognitivo esercitando una forte spinta
motivazionale. Gli obiettivi raggiunti durante l’esecuzione degli esercizi consentono
di valutarne i progressi e di modificare il
programma riabilitativo incrementandone o riducendone il livello di difficoltà.
Il sistema, collegato a un videoproiettore
o a un maxi schermo, riproduce una serie
di esercizi interattivi e grazie a una teleca-
modo, potremo aumentare fino a 100 posti letto l’ospitalità
della casa anziani”.
Non da ultimo, Sant’Angela Merici si presenta come
un Istituto di assoluto rilievo scientifico nazionale nel
campo della riabilitazione. In
questo senso, molte università
regionali e istituti Universitari svizzeri hanno intrapreso
un’intensa attività di collaborazione con la Fondazione per
i tirocini di pratica clinica.
mera a raggi infrarossi, che analizza i movimenti del paziente, costruisce appunto
l’interattività.
“Tutti i soggetti con ritardo mentale entrati nel progetto sono stati preventivamente
selezionati dal punto di vista neuropsicologico - spiega il dottor Rametta - e alcuni
di loro hanno avuto una risposta straordinaria”.
Non da meno, la Fondazione sta collaborando con la Bts Bioengineering, casa produttrice del sistema Nirvana, per creare un
protocollo riabilitativo sotto il profilo degli
aspetti cognitivi e delle funzioni esecutive
finalizzato al trattamento dei soggetti con
ritardo mentale.
“Entro la fine dell’anno - conclude Rametta - contiamo di sottoporre il protocollo
alla comunità scientifica per aprire un
processo di validazione”.
Eventi
Lunedì 20 ottobre 2014
Sanità - Chimica, Farmaceutica e Biotecnologie
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18 Sanità - Chimica, Farmaceutica e Biotecnologie
Eventi
Lunedì 20 ottobre 2014
■ IRC-CNR / L’Istituto di Ricerche sulla Combustione afferisce al dipartimento di Ingegneria, Ict e Tecnologie per l’Energia e i Trasporti, ed è diretto da Riccardo Chirone
La termoconversione è sempre più eco-compatibile
Una ricerca che trova applicazione in molti settori produttivi: energia, ingegneria industriale, sicurezza, ambiente e nuovi materiali
L’
Irc, Istituto di Ricerche sulla Combustione,
(www.irc.cnr.it) è un Istituto
del Cnr afferente al dipartimento di Ingegneria, Ict e
Tecnologie per l’Energia e i
Trasporti. L’attività di ricerca si sviluppa in aree prioritarie per l’innovazione
del Paese con applicazione
in molti settori produttivi:
energia, ingegneria industriale, sicurezza, ambiente,
nuovi materiali. Le attività,
a carattere teorico e sperimentale, sono rivolte allo
studio dei processi avanzati
di termoconversione a basso
impatto ambientale di combustibili fossili, alternativi
e rinnovabili, per la produzione di energia elettrica e
termica. Di rilievo sono anche le attività rivolte alla valorizzazione di scarti civili
e industriali finalizzati alla
produzione di energia e ma-
teriali. Altre linee di attività
di interesse dell’Istituto sono quelle legate allo sviluppo di sistemi di diagnostica
di inquinanti, alla messa a
punto di materiali avanzati,
allo studio di processi biotecnologici e di tematiche
di sicurezza nelle operazio-
ni dell’industria chimica.
“La finalità generale - afferma il direttore Riccardo
Chirone - è quella di un
continuo aggiornamento, in
un’ottica di eco-compatibilità, delle tecnologie di termoconversione tradizionali
e la messa a punto di tec-
nologie alternative e innovative per l’ottimizzazione
dei processi, sia in termini
di una maggiore efficienza
energetica che in termini di
riduzione dell’impatto ambientale relativamente alle
emissioni di inquinanti atmosferici e di gas serra”.
Energia pulita e materiali innovativi per abbattere le emissioni inquinanti: alcuni dei progetti di ricerca attivi
Fermentatori innovativi per valorizzare gli scarti dell’industria agro-alimentare, processi biomimetici per la cattura della CO2, materiali avanzati
per l’energetica e la sensoristica, la micro-cogenerazione distribuita per integrare la fonte solare
Biotecnologie
per l’energia
Le opportunità offerte dalle
biotecnologie industriali nel
settore energetico sono state di
recente perseguite dall’Irc con
lo sviluppo di attività di ricerca svolte in collaborazione con
il dipartimento di Ingegneria
Chimica dei Materiali e della
Produzione Industriale (Dicm-Api) dell’Università Federico
II di Napoli. Ciò ha permesso di
integrare tra loro e valorizzare
le competenze dell’Irc in campo energetico e quelle relative
ai processi biotecnologici del
Dicmapi. Le tematiche oggetto
di studio riguardano la produzione di bio-butanolo per via
fermentativa e i processi biomimetici per la cattura della CO2.
La prima tematica riguarda lo
sviluppo di processi volti alla
valorizzazione di scarti dell’industria agro-alimentare per la
produzione di biocombustibili
liquidi. Il processo mira alla
produzione di bio-butanolo
per mezzo di fermentazione
di scarti contenenti zuccheri
a opera del batterio Clostridium acetobutylicum. L’attività
dell’Istituto è finalizzata alla
messa a punto di fermentatori
innovativi basati sulla tecnologia dei “reattori a biofilm” e alla
integrazione con il successivo
processo di separazione della
miscela dei prodotti ottenuti
costituiti da Acetone, Butanolo
ed Etanolo. Tale attività, sviluppata attraverso il progetto “Waste to biofuels, production of
bio-butanol from waste (water)
streams of food/beverage industries”, ha ricevuto il Premio
Italia 2013 “Waste to Energy”
della Fondazione Altran per
l’Innovazione (figura 1).
La seconda attività è relativa
allo sviluppo di processi biomimetici per la cattura della CO2.
La cattura della CO2 è una tematica di primario interesse
per l’Irc impegnato nello sviluppo di sistemi di produzione di
energia da combustibili fossili
a basso impatto ambientale. Il
processo biomimetico è basato
sull’utilizzo dell’enzima anidrasi carbonica come biocatalizzatore per l’assorbimento di
CO2 da fumi di combustione.
L’attività specifica riguarda la
progettazione di reattori multifase in cui condurre la cattura
della CO2 e la messa a punto di
tecniche di immobilizzazione
dell’enzima per la preparazione
del biocatalizzatore industriale.
Un attraente sviluppo dell’attività in corso riguarda lo studio
dell’integrazione del processo di
cattura biomimetico con colture di microalghe da cui ottenere
biodiesel e altri composti di interesse (figura 2).
Materiali Avanzati
L’Irc ha una linea progettuale
denominata “Catalizzatori e
Materiali Avanzati per la Chimica ed Energia Sostenibile” per
lo studio di materiali innovativi
per impieghi in processi industriali, in energetica e sensoristica. Questa linea progettuale
si è sviluppata sulla base delle
competenze dell’Istituto e nella
consapevolezza che l’evoluzione
della società in termini tecnologici e sociali richiede lo sviluppo
di materiali e tecnologie con
caratteristiche specifiche e in
grado di rispondere a requisiti
sempre più ambiziosi. Obiettivo
generale è quello di ideare, progettare e realizzare catalizzatori e materiali innovativi che si
adattino alle esigenze peculiari
dei processi per cui sono svilup-
Figura 2: Processo di cattura biomimetica della anidride carbonica da fumi di combustione
pati. In tale ambito si inquadrano le attività per lo sviluppo di
materiali sempre più performanti da utilizzarsi in sistemi
di abbattimento di emissioni
inquinanti, di produzione di
energia pulita, di sfruttamento
di energia rinnovabile e di sensoristica avanzata.
Tra le differenti tipologie di catalizzatori e materiali studiati
si citano i sistemi a base di ossidi metallici, quelli contenenti
metalli nobili, quelli inorganici
e quelli organici (come il grafene), nonché i sistemi ibridi
organici-inorganici. Un ulteriore punto di forza delle attività condotte presso l’Irc è la
capacità di realizzare materiali che possono trovare impiego
su differenti scale, da quelle
nanometriche fino alla preparazione di sistemi di media
e grossa taglia, in dipendenza
del processo (figura 3).
L’attività di ricerca svolta
nell’ambito di differenti collaborazioni a livello nazionale
e internazionale ha permesso
lo sviluppo di idee brevettuali
tra cui quelle più recenti hanno riguardato lo sviluppo di
piani di cottura catalitici ad
alta efficienza e basso impatto
ambientale, e di processi inno-
Figura 1: Produzione di bio-butanolo da scarti dell’industria agro-alimentare
Figura 3: Differenti scale di preparazione di materiali
innovativi
vativi di produzione di etilene.
Sistema di cogenerazione
da fonti rinnovabili di
piccola taglia
Lo sfruttamento di fonti rinnovabili in un’ottica di produzione di energia distribuita rappresenta una delle linee
di forte interesse dell’Irc. In
tale ambito, è da diversi anni
attiva una linea progettuale
che mira alla realizzazione di
un sistema innovativo di micro-cogenerazione distribuita, che sfrutti energia solare
e biomasse, adatto all’installazione in aree urbane. Tale
attività è supportata da varie
iniziative tra cui quella più
significativa è rappresentata
dal finanziamento del progetto di ricerca Megaris da parte
del ministero dell’Ambiente e
della Tutela del Territorio e
del Mare, che vede il coinvolgimento di differenti partner
tra cui: l’Irc, il dipartimento
di Ingegneria dell’Università
degli Studi del Sannio e la
società Aerosoft. Il progetto si
è sviluppato intorno all’idea
che la fonte energetica solare,
variabile e a volte insufficiente, può essere integrata con
l’energia prodotta dalla com-
bustione di biomasse. Il sistema, completamente alimentato da fonti rinnovabili è in
grado di produrre energia sia
termica che elettrica. Il cuore
del progetto è costituito dalla integrazione di un sistema
di combustione innovativo,
il combustore a letto fluido,
con un motore a combustione esterna, ovvero il motore
Stirling, e da un sistema di
concentrazione della radiazione solare costituito da uno
specchio Scheffler.
Questo sistema è in grado di
ricevere e assorbire l’energia solare, inviare il calore al
motore Stirling, integrare la
radiazione solare con il calore prodotto dalla combustione
di biomassa solida. I pregi di
questo sistema sono la compatibilità ambientale, la possibilità di alimentare biomasse di
differente natura, la possibilità di un funzionamento costante e continuo, nonostante
la periodicità della radiazione
solare. Nello scenario di mercato attuale, non è inoltre trascurabile il vantaggio che un
tale sistema può godere rispetto alle politiche di incentivazione governative, sempre più
orientate a favorire soluzioni
basate sull’utilizzo dell’energia
solare. Attualmente è disponibile presso l’Irc un prototipo
da laboratorio (figura 4).
Figura 4: Sistema di cogenerazione alimentato a biomasse
ed energia solare
Eventi
Lunedì 20 ottobre 2014
Sanità - Chimica, Farmaceutica e Biotecnologie
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“Antonio Cuccovillo” di Bari
Tecnico superiore per automazione integrata e meccatronica
Tecnico superiore per la produzione
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