LA VISITA DEI TRE ANGELI

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LA VISITA DEI TRE ANGELI
LA VISITA DEI TRE ANGELI (Gen 18,1-10)
Il dipinto di Chagall e l’icona di Rublev rappresentano due modi di comprendere la visita del
Signore ad Abramo. Chagall interpreta il racconto dal punto di vista degli antichi commentatori
Ebrei: i misteriosi visitatori sono tre angeli: Gabriele, che annuncia a Sara la nascita di Isacco;
Raffaele, che guarisce Abramo dopo la circoncisione; e Michele, venuto per distruggere Sodoma
(vedi “Rashi De Troyes”). L’icona di Rublev si ispira invece all’interpretazione dei Padri della
Chiesa, che hanno visto nei tre visitatori l’immagine della Trinità (vedi “Ambrogio” e “Beda”). Il
racconto, e le immagini, ci ricordano inoltre, come sottolinea Paolo De Benedetti, che il Dio della
Bibbia è Lui che si avvicina a noi, sin dal tempo della sua visita ad Abramo.
RASHI DE TROYES (Commento alla Genesi, Marietti , Casale Monferrato 1985, p. 129)
“Ecco tre uomini” - Uno per fare il lieto annunzio a Sara, uno per distruggere Sodoma; uno per
guarire Abramo. Un angelo, infatti, non porta mai a compimento due missioni nello stesso tempo.
La prova di ciò è data dal fatto che, in tutta la sezione, il testo menziona i tre uomini al plurale:
“Essi mangiarono (v, 8); essi gli dissero (v. 9). Al contrario, in riferimento all’annuncio fatto a
Sara, il testo dice: “Disse: Certamente ritornerò da te”V (v. (v. 10); e in riferimento alla
distruzione di Sodoma: “Perché io non posso far nulla” (v. Gen 19,22) e che io non distrugga
(Gen 19,21). Raffaele, dopo aver curato Abramo, partì di là per porre in salvo Lot1. Sta scritto
infatti: “Ora avvenne che dopo averli condotti fuori, uno di loro disse: Fuggi, per la tua vita”
(Gen 19,17). Da qui apprendiamo che soltanto un angelo aveva il compito di salvare.
1
È lo stesso Raffaele – il cui nome significa “Il Signore guarisce” – a curare prima Abramo e poi Lot, perché
queste due azioni fanno parte, in realtà, di una identica missione.
AMBROGIO (“Abraham”33.527)
“Tre uomini”. È il mistero della fede. Dio gli apparve ed egli vide tre persone, Dio gli risplende
ed egli vede la Trinità: non accoglie il Padre senza il Figlio, né confessa il Figlio senza lo Spirito
Santo.
BEDA (IV.209)
“Mio Signore”. Vide tre, ma adorò e pregò un unico Signore: poiché, benché ci sia Trinità nelle
persone, nella divinità tuttavia c’è un’unica uguaglianza del Sovrano, oggetto di un’unica
adorazione. Così è anche in saia, dove le virtù angeliche, dopo aver cantato la gloria della santa
Trinità dicendo “Santo, santo, santo” (Is 6,3) 1, subito proclamano l’unità del dominio e della
divinità, dicendo: “Il Signore Dio onnipotente: piena è tutta la terra della sua gloria” (ibid.).
1
Nota redazionale: Il “trisaghios” (tre volte santo) vuol dire anzitutto che il Signore è un Dio santissimo, santo
al massimo grado (vedi A. Mello “Isaia”, Edizioni Qiqajon, Comunità di Bose, Magnano VC 1986, p. 22). Infatti,
non esistendo il superlativo in ebraico, si usa al suo posto la ripetizione.
PAOLO DE BENEDETTI (L’icona di Rublev, in “La Voce dell’Esperienza, 3/10/2005, p. 1).
Il cap. 18 della Genesi narra l’episodio (reso famoso dall’icona di Rublev) della visita ad Abramo da
parte di tre “uomini”, come dice il testo. O “angeli”, come dice il capitolo 19. Leggiamolo meglio:
“Il Signore apparve a lui (Abramo) alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della
tenda nell’ra più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso
di lui” (1-2). La cosa singolare è che Abramo si rivolge a loro al singolare: “Mio Signore, se ho
trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo” (3). Sono pellegrini,
ed egli sente il dover di accoglierli (anzi, secondo il commentatore ebreo Rashi, Abramo stava
nell’ingresso della tenda proprio per accogliere eventuali pellegrini). Gli ospiti annunciano la
nascita di Isacco, ma dopo il pranzo, gli dissero: “Dov’è Sara, tua moglie?” rispose: “È là nella
tenda”. Il Signore riprese: “Tornerò da te fra un anno…” (9-10). Questo traslocare di persone è
forse una stranezza stilistica, ma contiene un messaggio straordinario: ossia, che Dio “emerge”
dal prossimo. Quei tre viandanti, angeli o uomini che fossero, erano il prossimo di Abramo, anzi
erano lo straniero. Accoltili “diventano – se così si può dire – Dio. È questo il messaggio centrale
di tutta la Scrittura.