l`oristanese - Sardegna Turismo

Transcript

l`oristanese - Sardegna Turismo
Andrea Campagna
L’ORISTANESE
Disteso intorno alla fertile vallata del Tirso, l’Oristanese è famoso
per la fierezza delle sue donne, eredi della nobile tradizione
della giudicessa Eleonora, per i frutti dei pescosi stagni, dalla bottarga
di Cabras alle cozze di Arborea, e per la sua pregiata Vernaccia.
Ma anche l’interno riserva piacevoli sorprese gastronomiche,
figlie di una tradizione genuina e ricca di sapore.
121
PANORAMA - ORISTANESE
Un cavaliere al galoppo alla Sartiglia di Oristano, la giostra
equestre che si svolge durante il Carnevale. L’obiettivo è
infilare con la punta della spada un bersaglio a forma di stella.
Dal numero delle stelle colpite gli antichi traevano auspici sia
sul raccolto dei campi sia sulle fortune del cavaliere. Il volto è
nascosto da una maschera dai tratti misteriosamente femminili.
Antonio Saba
PANORAMA - ORISTANESE
Gianmario Marras
Nevio Doz
Gianmario Marras
PANORAMA - ORISTANESE
Gianmario Marras
PANORAMA - ORISTANESE
In questa foto : due delle originarie colonne del tempio
di Tharros, antico porto commerciale all’estremità sud
della penisola del Sinis, fondato dai Fenici nell’VIII secolo a.C.
Sopra: particolare di una casa del villaggio di Santa Cristina.
Pagina accanto, in alto: il paese di Santulussurgiu, situato a
500 metri di altezza all’interno del più grande vulcano spento
della Sardegna, nel parco del Sinis-Montiferru.
Pagina accanto, in basso : la facciata della basilica di San
Giovanni Battista di Sinis, che inserisce nelle sue
forme bizantine innesti di ispirazione protoromanica.
124
125
Adriano Mauri
PANORAMA - ORISTANESE
126
Gianmario Marras
Sopra: angelo dell’altare maggiore della cattedrale
di Oristano. Pagina accanto: particolare del celebre
complesso nuragico di Santa Cristina di Paulilatino,
importante testimonianza della civiltà nuragica
germogliata nell’isola all’alba del II millennio a.C.
Dario Sequi
ORISTANESE
per il suo artigianato, si può
assaggiare un’altra specialità,
sempre derivata dai bovini del
Montiferru: il casizolu, formaggio a pasta filata dalla caratteristica forma di pera, con un peso tra i 3 e i 5 chili. Anche in
questo caso, una lunga tradizione fatta rivivere ha potuto
salvare un prodotto destinato
all’oblio. Conosciuto sin dal
Medioevo e originariamente
lavorato soltanto dalle donne durante l’inverno, ora fa
parte della rosa delle specialità gastronomiche della
zona. Fresco è ottimo per preparare i primi piatti o i
dolci; stagionato diviene leggermente piccante e sa
condire carni e ravioli. Altro centro del Montiferru,
Sennariolo, altra specialità: qui, e soltanto qui, si produce il miele di rosmarino, arbusto tanto profumato
quanto abbondante nelle pianure della Sardegna.
In una terra dove fino a cento anni fa esistevano foreste di lecci e sughere impenetrabili, la pianta simbolo rimasta è l’ulivo, da cui si produce uno degli oli più
aromatici e vantati della penisola. Cuglieri e Seneghe
sono i paesi che dal 1600 basano la loro economia sulla
produzione dell’extravergine. Le olive vengono raccolte ancora manualmente e macinate con la spremitura a
freddo, come avveniva anticamente. Questo procedi-
Oristanese
UNA TERRA DI TESORI
GASTRONOMICI
Alla scoperta delle più preziose delizie per il palato: dalla bottarga,
“il caviale dei sardi”, alla dorata Vernaccia, dalle saporite carni della razza
sardo-modicana a un olio extravergine tra i più profumati d’Italia
DI DANIELE CASALE E EMILIANO FARINA
F
“
u il primo giorno del mese di maggio, con
un tempo magnifico, che visitai gli orti, o
piuttosto la foresta, d’aranci di Milis, quest’ornamento della Sardegna che conta più di 50.000
alberi e la cui vicinanza mi fu annunciata da una brezza profumata. (...). Uno strato solido di fiori d’arancio
copriva il suolo (...). L’abbondanza dei frutti è prodigiosa: lunghi bastoni e sarmenti sostengono i rami
piegati, spesso, sotto il carico delle arance e dei limo-
128
ni, che non ammontano mai, in un’annata media, a
meno di dieci milioni”. Il bibliotecario del re di Francia a Versailles Antoine Valéry (1789-1847) fu soltanto
uno dei tanti viaggiatori che, tra il Settecento e i primi
decenni del Novecento, visitarono la Sardegna e rimasero incantati dall’imponenza degli agrumeti di Milis,
impiantati nel 1300 dai frati camaldolesi e ancora oggi,
per il sapore dei loro frutti, tra i più pregiati dell’isola.
Comincia dalle arance di Milis, quei “globi rossi o do-
Terra ancora lontana dai grandi flussi turistici, l’Oristanese
“coccola” il visitatore con pietanze eccellenti e molto
raffinate: dalla bottarga di tonno (in alto) o di muggine
qui a destra l’operazione della salatura), all’olio extravergine
(q
di oliva di Seneghe (pagina accanto), ottenuto
da olive ancora raccolte a mano e spremute a freddo.
Antonio Saba
Antonio Saba
rati” ai quali Valéry dedica un
intero capitolo nel suo Viaggio
in Sardegna, l’itinerario tra sapori, aromi e gusti nella provincia di Oristano, la più piccola della Sardegna (2631 chilometri quadrati e 160 mila
abitanti sparsi in 78 comuni). È
anche la meno pubblicizzata
nei circuiti turistici internazionali, ma quella che offre al suo
visitatore pietanze eccellenti e
tra le più raffinate: dalla bottarga di Cabras alle cozze
e arselle di Arborea e Marceddì, dall’olio extravergine
di Seneghe ai dolci mostaccioli di Oristano, fino ad arrivare ai vini fra cui la pregiata Vernaccia.
Ogni prodotto di questa zona ha alle spalle una tradizione antichissima, secolare o millenaria, e con il
passare del tempo è riuscito a conservare il gusto originario. Il mare e la montagna, la mitezza del clima e
una terra fertile bagnata dal Tirso, il fiume più lungo
dell’isola, hanno sapientemente “modellato” i piatti
di una cucina semplice di fattura ma allo stesso tempo genuina e ricca di sapore.
Dalle pianure del piccolo centro di Milis, meta tra
gli altri di Vittorio Emanuele II e di scrittori come Honoré de Balzac, Grazia Deledda e Gabriele D’Annunzio, ai pascoli del Montiferru, il viaggio è breve. In
questo altopiano basaltico, dove in tempi remoti sputava fuoco il vulcano più grande della Sardegna, ora si
alleva una razza bovina – la Sardo-Modicana – le cui
carni sono considerate tra le più saporite d’Italia. A donare un gusto inconfondibile, le erbe profumate dei
pascoli in cui si nutrono. Siamo infatti tra i 400 e i 900
metri sul mare e il terreno di origine vulcanica fa sì che
l’erba rimanga fresca anche d’estate. Qui si alleva il
“bue rosso”, praticamente scomparso fino a qualche
anno fa e ora così rivalutato per il gusto intenso che è
diventato una vera specialità. Gli allevatori della zona
sono riusciti a valorizzarlo e hanno creato un consorzio, di cui fanno parte circa 40 aziende che gestiscono
una settantina di allevamenti. Gli animali vivono allo
stato semibrado, alimentandosi soltanto di erba fresca.
E a tavola la differenza si sente. Chi commercia o serve
la carne della Sardo-Modicana consiglia di gustarla come si cucinava in altri tempi, arrosto. Dalle parti di
Santu Lussurgiu, piccolo paese rinomato soprattutto
ORISTANESE
del deserto che rischiava di cancellare interi paesi, si arriva a Cabras, importante centro che sorge sull’omonimo stagno; esteso per più di 2000 ettari, è il regno di una
ricca avifauna e di pesce prelibato: orate, spigole e, naturalmente, muggini. Naturalmente perché Cabras è la
capitale della bottarga, la sacca di uova di muggine essiccata chiamata anche il “caviale dei sardi”. “Invenzione” dei fenici, grazie agli arabi la battarikh – termine arabo che significa appunto uova salate di pesce – si diffuse dalla Sardegna in tutto il Mediterraneo. Se fino agli
anni Settanta del secolo scorso era riservata a pochi, so-
DOVE LAGUNE E STAGNI SI INCONTRANO: I FRUTTI DI MARE DI ARBOREA
gole veraci (che qui amano chiamare “arselle”) hanno preferito le
sabbie soffici e poco profonde della zona per vivere: e la differenza
si vede o, meglio, si sente. Anche
perché qui il mare, vicinissimo
agli allevamenti e sempre limpido
grazie all’incessante azione del
maestrale, funziona come un depuratore naturale.
“Alleviamo e confezioniamo – dice Franco Murgia, responsabile
della cooperativa – due tipi di arselle: quelle veraci ma anche
quelle provenienti dall’Adriatico
(dette ‘filippine’), quando per le
prime, per alcuni mesi, vige il fermo biologico. La vongola verace si
distingue dalla filippina per il
suo guscio molto più
sottile e, all’interno, per
la polpa molto chiara e
soprattutto più morbida. Anche il gusto risulta più delicato e infatti,
anche se costa rispetto
alla ‘cugina’ mediamente il 30 per cento in più,
è la più richiesta sui
banchi del mercato.
Inoltre, la verace ha due
sifoni anziché uno e
questo garantisce una
migliore depurazione”.
Discorso diverso per le
cozze: in tutto il Mediterraneo viene allevata solAntonio Saba
Ad Arborea, tra due specchi d’acqua separati da una sottile striscia
di terra, vengono prodotte e confezionate vongole veraci, cozze e
perfino ostriche che arrivano non
soltanto sulle tavole dei sardi, ma
allietano il palato dei clienti dei ristoranti romani, milanesi, torinesi
e fiorentini. Con un marchio di
qualità che, dopo severi controlli,
garantisce la loro genuinità.
Nello stabulario della cooperativa
Cpa, nata nel 1969, si lavora sette
giorni su sette per garantire una
produzione continua e allo stesso
qualitativamente eccellente.
Come i fenicotteri e tante altre
specie di uccelli hanno scelto questi luoghi per svernare, così le von-
130
tanto una varietà di questo mitile,
quello originario dell’Atlantico. A
settembre, i 30 soci della cooperativa ne acquistano un certo quantitativo e lo trasferiscono nelle acque tranquille e pulite del golfo di
Oristano, dove rimarranno fino a
inverno inoltrato. Questo particolare trattamento consente alla cozza di perdere la ruvidezza del gusto tipica delle fredde correnti
atlantiche, di acquistare il “sapore
nostrano”, donato dalle sostanze
presenti nei mari sardi e di depurarsi totalmente. Identico processo
lo ricevono le ostriche, che in questo modo, anche se hanno origine
in mari lontani, possono a tutti gli
effetti essere definite locali.
E se lo stabulario, a vederlo dall’esterno, sembra un piccolo edificio
per lavorazioni artigianali, in
realtà viaggia a ritmi industriali:
ogni giorno vengono lavorati e
prodotti, in inverno, 100-120 quintali di frutti di mare, mentre d’estate si arriva a picchi di 500 e anche 600 quintali.
Ogni giorno enormi tir-frigo partono con vongole e cozze verso i
mercati e i punti di vendita di tutta
la Sardegna, mentre altri due si
imbarcano verso il continente.
E in cucina? Le vongole sono ottime nei risotti, nelle zuppe e con la
pasta, mentre le cozze le ostriche,
si gustano gratinate o crude (D.C.).
Fotografie di Antonio Saba
mento permette all’olio di conservare quel sapore fruttato intenso, che si apprezza meglio se gustato a crudo.
La qualità delle olive, il tipo di lavorazione e un aroma
inconfondibile hanno regalato ai produttori vari premi
e l’apertura verso mercati stranieri, come quello tedesco, francese e addirittura arabo. E Seneghe, ogni anno
a maggio, diventa una vetrina nazionale dove si riuniscono i maggiori produttori d’Italia di olio di qualità.
Ridiscendendo i pendii del Montiferru e avvicinandosi al mare, oltrepassata l’immensa pineta di Is Arenas, creata durante il fascismo per fermare l’avanzata
prattutto ai pescatori e ai nobili, ora questa ambrata leccornia ha conquistato i palati e i mercati di tutto il mondo. La bottarga arricchisce con successo i primi e gli antipasti. Ottima quella prodotta dalla ditta Smeralda: le
uova vengono pulite e salate in sale marino, pressate e
quindi esposte ad asciugare fino a raggiungere la giusta
consistenza. La selezione per tipo e pezzatura consente
di raggiungere alti standard di qualità.
Del muggine di Cabras non si gustano soltanto le
uova: un’altra ricetta tipica ed esclusiva è la merca
(sa mreca), anch’essa retaggio della tradizione culinaria della comunità della zona.
Tra gli stagni di Cabras e le ampie risaie a ridosso del
Tirso sorgono i vitigni ad alberello di Vernaccia, aromatico vino già conosciuto e apprezzato in età romana. Il
linguista Max Leopold Wagner narra che questo vino
era considerato un ottimo rimedio contro la malaria,
piaga che venne debellata nella zona soltanto negli anni Trenta. La Vernaccia, dai 15,5 ai 18 gradi a seconda
dell’invecchiamento, viene fatta maturare in botti di castagno o di rovere riempite a metà e lasciata riposare in
ambienti di mattoni crudi non necessariamente freschi.
Questo conferisce al vino un colore giallo-ambrato, un
profumo delicato ma caratteristico e un retrogusto di
mandorle amare: accompagna secondi di pesce e, liquoroso dopo due anni di invecchiamento, i dessert.
Quanto fosse apprezzata questa bevanda ci riferisce
ancora Valéry, nel suo Viaggio in Sardegna: “Gli abitanti di Cabras, per quanto intrepidi bevitori, non si
ubriacano, anzi, per loro il vizio di bere è una specie
di macchia. Il vino, se non è inacidito, è caloroso.
Quando capita una botte di vino di quello buono è
una scena da dipingere vedere questa meravigliosa
popolazione di contadini e di pescatori svuotarla in
meno di un’ora, gli uni intonando canti bacchici, gli
altri, più seri, gustando e dissertando”.
Il “bue rosso” del Montiferru è una ricchezza dell’allevamento
nell’Oristanese interno; dalle carni gustosissime,
vive allo stato semibrado alimentandosi di erba fresca.
Menu tipico
Antipasto
Insalata di carciofi alla bottarga
(conditi con olio extravergine d’oliva di Seneghe)
Primo
Sa lorighitta con sugo di cinghiale
(pasta fresca di semola di Morgongiori)
Secondo
Sa mreca
(muggine bollito servito freddo in un cartoccio di zibba)
Petza imbinada
(polpa di bue rosso marinata nel vino del Montiferru)
Dolce
Trecce di casizolu
(sfoglie di formaggio con miele di rosmarino di Sennariolo)
Frutta
Arance del bosco
di Villaflor, nell’agro
di Milis
131
ORISTANESE
Ristoranti
IL MEGLIO IN TAVOLA
Una selezione di locali accomunati
dall’eccellenza della materia prima ricca
di sfumature e di aromi
DI DANIELE CASALE E EMILIANO FARINA - FOTOGRAFIE DI ANTONIO SABA
N
ella provincia di Oristano sono tanti i locali capaci di conservare e offrire i piatti
della tradizione, sapientemente rielaborati. Quella che segue è una selezione di posti “che
si consigliano agli amici”.
Chi ama il pesce e i primi in particolare può assaporare le linguine con gamberi in salsa d’arancio e
la zuppa di arselle e cozze del vicino stagno di Marceddì, preparati dai cuochi di Cibò-Qibò (a Terralba, tel. 0783/83730. Poco distante, a Marrubiu, la
sosta è d’obbligo a La Risacca (tel. 0783/859115), dove vengono servite la fregola all’astice e gli strozza-
preti con i ricci. Da assaggiare anche gli spiedini di
gamberi e calamari e la fregola con le arselle di Marceddì. Olio e vino rigorosamente di proprietà.
Lasciando la costa e i pesci del golfo, a Seneghe
(“capitale sarda dell’olio”) un locale ricavato da un
antico caseificio degli inizi del Novecento si distingue per la cortesia dei proprietari e la qualità delle
carni: è l’Osteria del Bue Rosso (cell. 338/2369026),
così chiamata perché si cucinano solamente carni di
razza Sardo-Modicana, allevate nei vicini pascoli
del Montiferru. I piatti non sono esageratamente
elaborati, proprio per far risaltare l’aroma della carne: tra i più richiesti il filetto ai ferri e gli ossibuchi
con polenta. Da assaggiare assolutamente il dessert,
le trecce di casizolu (formaggio fresco) con il miele,
alternative alla solita seada.
È comunque Santu Lussurgiu il regno del casizolu: in questo paese, importante centro culturale della provincia, segnaliamo la trattoria Bellavista (tel.
0783/552045-552170), appena inaugurata e con
un’ottima cucina casereccia (da provare la fregola
condita all’interno di un cestino di casizolu e il filetto ai ferri in crosta di casizolu).
All’Antica Dimora del Gruccione (tel.
0783/550300) Giovanna Belloni propone una cucina
basata su prodotti d’eccellenza e sul rispetto delle
stagioni. I piatti sono quelli della tradizione più
pura ma attenta alle nuove tendenze, per cui accanto alle antiche pietanze a base di carne c’è tutta
una lista di piatti per vegetariani. Il recupero della
natura, dei vegetali, delle erbe è infatti un pilastro
della filosofia della casa, che offre anche corsi di
cucina all’insegna del biologico e del rispetto della
salute. L’Antica Dimora è un palazzotto secentesco
di proprietà degli avi della signora Giovanna e offre, insieme ad altre tipiche case lussurgesi, un serUn angolo dell’elegante ristorante “Cocco e Dessì”, una
delle migliori tavole di Oristano. Da provare le immancabili
specialità a base di muggine e i tipici dolci della casa.
ORISTANESE
“LE DUNE”, UN SICURO PUNTO DI APPRODO NEL RISTORANTE DI COSTANZA MARONGIU
“Il mio sogno più grande? Quello
di vedere la gente mangiare”. È
nato così il desiderio di Costanza
Marongiu (foto a destra) di aprire
un ristorante, unito alla nostalgia
di tornare sui fornelli come faceva assieme alla madre e alla nonna, quando con loro abitava a Cabras. La passione per la cucina
l’ha portata a cambiare vita, ormai nel lontano 1988, quando decise di chiudere il negozio di artigianato e aprire il ristorante Le
Dune, affacciato sul mare di San
Giovanni di Sinis.
Tra le rovine fenicie di Tharros, rare erbe palustri e stagni pescosissimi, la signora Marongiu ha deciso di tramandare quei piatti della
tradizione culinaria cabrarese per
riproporli ai suoi clienti, che in
tutti questi anni hanno dimostrato
di apprezzare facendo del suo locale un sicuro punto di approdo
nel mare ventoso di San Giovanni.
Con lei, ogni giorno, ci sono il marito e il figlio Cristiano che ha deciso di seguire le orme materne e
affiancarla nella difficile arte del
“dar da mangiare”. Espressione
non casuale, visto che Costanza si
definisce una “inappetente cronica” e per lei prima di tutto la cucina è soddisfare un bisogno. Ecco
perché i suoi piatti non sono
134
estremamente elaborati, proprio come
tradizione sarda vuole. E d’altra parte ciò
non significa che nel
menu siano assenti
ricette esclusive.
Una fra tutte: la minestra con le nacchere, mitile tanto grande quanto raro, ormai estinto e presente soltanto in alcuni
allevamenti del Sulcis. Conosciute soprattutto per il bisso,
sostanza fondamentale per la lavorazione di tessuti e cestini, le
nacchere in campo culinario sono
state una scoperta di Costanza,
che di esse utilizza muscolo e altre parti nobili. Arricchiscono, oltre alla minestra, anche gli spaghetti. Altra specialità e rarità da
trovare in ristorante è la merca, il
muggine bollito avvolto nella zibba (foto in basso), erba endemica
che cresce soltanto negli stagni di
Cabras. Piatto dal sapore intenso,
“così intenso – dice la signora –
che lo serviamo come assaggio,
non come portata a sé”.
In 15 anni di professione, Costanza ha “dato da mangiare” a molte
persone, turisti e non solo, italiani
ma anche stranieri,
famosi e no. Tra gli
altri, nel 1992 arrivò,
tra un imponente
servizio di scorta che
“blindò” il locale,
l’ambasciatore israeliano: il menu però
fu inversamente proporzionale alla statura politica del personaggio. “Per motivi
legati alla religione,
mangiò solamente
un piatto di spaghet-
ti al pomodoro e una spigola bollita”, ricorda sconsolata la cuoca. E
alla fine, le migliori bocche “sono
sempre quelle di casa nostra”.
“Chi viene dal Nord Europa, francesi, inglesi e tedeschi – sottolinea la ristoratrice – è diffidente rispetto alla nostra cucina, mentre
spagnoli e giapponesi si dimostrano più curiosi e si affidano, o
meglio si fidano, dei nostri consigli. Ma i migliori clienti rimangono gli italiani, che non guardano
neanche il menu: mangiano e basta, ovviamente solo pesce”.
Nel locale di Costanza, aperto tutto l’anno (tel. 0783/370089), è possibile gustare ogni specialità marinara della zona, anche se la scelta è fortemente condizionata dalle
stagioni: “Se un cliente vede sul
menu la bottarga con i carciofi
quando carciofi non ce ne sono,
ad esempio in estate, gli consiglio
qualcos’altro. Allo stesso modo,
quando non è periodo, spigola
non ne servo perché quelle di allevamento qui non arrivano”. Solitamente, i piatti proposti cambiano ogni settimana o a seconda
di quello che i pescatori sono riusciti a trovare nelle reti.
Daniele Casale
ORISTANESE
vizio di albergo diffuso (per un totale di 18
posti letto) e di Bed & Breakfast davvero
ospitale e ricco di umanità.
A Bonarcado, un antico mulino è stato trasformato in ristorante e Bed & Breakfast. La
“zuppa bonarcadese” de Sa Mola (tel.
0783/56580), a base di pane, brodo, finocchietto selvatico e pecorino, ha vinto diversi premi
per quel sapore così originale e intenso. Qui si
prepara, a costate o brasata, la carne d’asinello
e, in stagione, il capretto con i carciofi.
A Ghilarza, a pochi metri dalla casa-museo di Antonio Gramsci, il ristorante Ai Marchii (tel. 0783/52280) propone menu singolari
a base di paste tipiche, come le raffinate lorighittas, e nutriti secondi ricchi di carne, cacciagione e ottimi funghi.
Sempre sul Montiferru, ma sul versante
che guarda al mare, si trova a Cuglieri l’albergo-ristorante Desogos (tel. 0785/39660), ricavato
in un’antica e accogliente dimora del centro storico,
che offre ai suoi clienti principalmente cacciagione
(lepri, cinghiali) cucinata in umido. Buoni anche i
ravioli e i dolci di mandorle. Sempre a Cuglieri, il
ristorante Meridiana si distingue per i suoi menu
tutti a base di pesce “di seconda scelta”: il rombo al
forno con patate, il pesce San Pietro. Ma anche i
gamberi al vapore con funghi, le uova di riccio, i
granchi con rucola e valeriana (tel. 0785/39400).
A Oristano città, vale la pena assaggiare l’involtino di muggine con verza e pomodorini servito da
Cocco e Dessì (tel. 0783/300720) e, per dolce, lo
spumone all’amaretto con mostaccioli. Vicino alla
casa di Eleonora d’Arborea, la trattoria Al teatro
(tel. 0783/71672) offre una cucina più tradizionale:
da provare i ravioli di asparagi con uova di riccio e i
filetti di triglia con semi di sesamo. Decisamente
consigliabile è anche il ristorante dell’albergo Mistral 2 (tel. 0783/210389).
Per una sosta un po’ più lunga, magari in un
agriturismo a contatto con la natura, si può scegliere tra mare o montagna. Chi preferisce alzarsi al
mattino col profumo della salsedine può alloggiare
da Zenti arrubia (San Vero Milis, località Sa Rocca
Tunda, tel. 0783/58010), così chiamato perché nei
dintorni – a pochi metri – sono soliti ritrovarsi centinaia di fenicotteri rosa (in sardo zenti arrubia, ovvero la “gente rossa”).
L’agriturismo, aperto tutto l’anno, è a duecento
metri dal mare di Capo Mannu, immerso nella macchia mediterranea: le specialità sono i prodotti dell’orto, le patate al cartoccio cosparse di bottarga e il
liquore cremoso chiamato “latte di fenicottero”, a
base di limone e latte di pecora. Le sei camere dispongono di 10 posti letto.
Infine, alle falde del monte Arci, si può fare tappa nell’agriturismo Sa Lorighitta (tel. 0783/932117)
di Morgongiori, così chiamato in onore della tipica
pasta che qui si lavora completamente a mano. Il
pranzo-tipo è a base di lorighittas, condita con sugo
di pollo ruspante o di forchettone.
Due piatti caratteristici della cucina nella zona
del Montiferru: i raviolini di carne di bue rosso, della razza
bovina sardo-modicana, considerata tra le carni
più saporite d’Italia (in alto) , e le trecce di casizolu
(formaggio fresco) alla brace con il miele (qui a sinistra).
136