the sign moak 1-2013

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the sign moak 1-2013
01/2013 © Caffè Moak S.p.A.
Gentili lettori,
il primo numero del 2013 di The Sign Moak si arricchisce
di una nuova veste grafica e di nuovi contenuti. Un ulteriore
segno di dinamismo e di cambiamento, che vogliamo
trasferire a chi, come noi, appartiene alla nuova generazione
Moak (moak generaction).
Curiosità ed approfondimenti, interviste e consigli sul mondo
del caffè, che ci auguriamo possano accompagnarvi in una
piacevole lettura di primavera. La nuova rubrica dello Chef
Carmelo Chiaramonte “Caffè e dintorni” vi guiderà in un
viaggio alla scoperta di nuovi accostamenti con il caffè,
partendo, come prima tappa, dal mare. La voglia di stare
all’aria aperta vi svelerà nella pagina “Lo stile di arredare”
le nuove tendenze dell’outdoor. Il caffè sarà anche questa
volta protagonista delle ricette degli chef stellati Sultano e
Candiano. Come sempre vi parleremo dei progetti Moak, da
quelli culturali, come i concorsi “Letterario e Corto Moak”
che hanno aperto il sipario al nuovo bando, a quelli legati al
design, come Ecoforme 2 e il nuovo espositore Tin’house di
for[me]moak.
Per finire, vi faremo conoscere perchè e come nasce la
passione per la moda o per uno sport, nelle interviste alla
stilista Marella Ferrera e al presidente della Federazione
Italiana Scherma Giorgio Scarso, entrambi ambasciatori nel
mondo delle eccellenze made in Italy.
Il tutto accompagnato da una selezione di brani musicali che
abbiamo scelto per voi e che renderanno più gradevole la
vostra lettura.
A tutti l’augurio di una nuova splendida stagione.
Il Presidente
Giovanni Spadola
Marella Ferrera celebra la ventennale - intervista a pag. 24
01/2013 © Caffè Moak S.p.A.
In copertina:
“punti di vista” del progetto Tin’s house
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iscriz. R.O.C.n.23325 - valida dal 18/03/2013 - Aut. Trib. Modica
n.218/2013 VG - Notizie n.1/2013
Direttore Responsabile: Rosaria Di Pietro
Redazione: Annalisa Spadola, Sara Di Pietro,
Gianni Monciino, Corrado Barone, Alessia Melilli,
Foto: Paolo Pluchino e for[me]moak.
Coordinamento grafico: for[me]moak
Art work: for[me]moak
Editore: Moak Holding S.p.A.
Viale delle Industrie s.n. – 97015 Modica (RG)
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Stampa in esclusiva per Moak Holding S.p.A. a Soveria Mannelli (CZ)
A norma dell’art. 7 della legge n. 196/03 il destinatario può avere
accesso ai suoi dati, chiederne la modifica o la cancellazione oppure
opporsi scrivendo a: Moak Holding S.p.A. Viale delle Industrie s.n.- 97015 Modica (RG) - Italy
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Caffè Letterario e Corto Moak.
Al via il bando 2013
Caffè Moak ottiene la certificazione kosher
Tutti matti per il cake design.
Intervista a Beatrice Petroni.
Fabbrica Finocchiaro.
Da fabbrica di caramelle a caffè letterario.
Gli chef stellati Sultano e Candiano
interpretano il Caffè Moak
Le 5 “M”.
M come manutenzione
Tin’house.
L’espositore per le latte di caffè
Caffè da leggere
Caffè e Salute.
Il caffè previene il diabete
Design Industriale,
al via Ecoforme 2
Marella Ferrera,
la stilista celebra i vent’anni di attività con “That’Sicily”
Caffè e dintorni
Lo stile di arredare.
Outdoor
Moak al Gulfood di Dubai
Scherma, sport, terapia e stile di vita
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Caffè Letterario
e Corto Moak.
Al via il bando 2013
di Sara Di Pietro
I
l caffè ancora protagonista di racconti e film. È già
aperto il bando 2013 dei due concorsi Letterario e
Corto Moak 2013, promossi da Caffè Moak, in collaborazione con Archinet. Il tema ovviamente è sempre legato al mondo del caffè, spaziando dal significato puramente letterale a quello di luogo di incontro
o di rito da onorare. Caffè Letterario Moak, giunto
alla 12° edizione, ha voluto rendere omaggio alla
memoria di Albert Camus, scrittore francese e premio
nobel per la letteratura, per il quale quest’anno si
celebra il centenario dalla sua nascita. Si concorre inviando un racconto inedito della lunghezza che va da
un minimo di 5 ad un massimo di 20 cartelle all’indirizzo [email protected].
A dominare, invece, la comunicazione del Caffè Corto Moak, concorso internazionale di cortometraggi,
giunto all’ottava edizione, sarà E.T., l’extra terrestre
inventato dal regista americano Steven Spielberg, nel
suo film di fantascienza datato 1982. Un omaggio a
uno dei personaggi più citati e celebrati nella storia
del cinema degli ultimi trent’anni.
Il concorso, gratuito, è rivolto a tutti gli autori del cinema breve di finzione, documentazione, animazione,
video arte, che facciano riferimento al caffè nell’accezione più ampia: pianta, chicco, bevanda, rito, mania, ossessione, luogo d’incontro, necessità. Il bando
2013 presenta alcune novità, che faciliteranno le modalità di spedizione del materiale. I corti, che dovranno essere realizzati dopo il 1° gennaio 2011, potranno
essere inviati, oltre che a mezzo postale, anche tramite “wetransfer”, all’indirizzo moak.wetransfer.com,
una piattaforma multimediale, che consentirà di inviare il proprio elaborato in modo semplice e veloce.
Si può partecipare con un solo corto, realizzato in
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qualsiasi lingua, dialetti compresi, della durata massima di 15 minuti.
Ancora da scoprire, invece, i nomi delle giurie dei
due concorsi, che avranno l’arduo compito di selezionare i finalisti, in corsa al premio di vincitori dell’edizione 2013. Una cosa è certa: anche quest’anno la
scelta sarà orientata verso nomi illustri del mondo
della letteratura e del cinema italiano. I vincitori di
Caffè e Corto Moak saranno resi noti durante la serata di premiazione il prossimo 5 Ottobre, che, come
ogni anno, si terrà negli spazi del nuovo centro direzionale Moak, dove il caffè e il suo profumo faranno
da cornice all’evento.
Giovani autori e appassionati di scrittura e cinema
potranno, quindi, munirsi di penne e pellicole per
dar vita ad un racconto o ad un cortometraggio. Che
siano storie inventate o autobiografiche non importa,
ciò che conta è che abbiano comunque quel profumo
di caffè. La scadenza dei due bandi è fissata per il 10
giugno 2013.
Caffè Letterario e Corto Moak, nati dalla passione e
dalla volontà di Moak di diffondere cultura e conoscenza attendono, anche quest’anno, numerosi adesioni di giovani talenti emergenti e artisti affermati,
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ambiziosi e non, ma che comunque avranno l’opportunità di emergere nel mondo del cinema e della letteratura.
maggiori info su
www.caffe-letterario.it
www.caffe-corto.com
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: The Coffee Song - Frank Sinatra
Caffè Moak ottiene la certificazione kosher
di Alessia Melilli
D
opo quella di caffè
biologico e fairtrade,
Moak ottiene anche la
certificazione kosher.
In ebraico il termine kosher
(o koshar) vuol dire "adatto",
ovvero conforme alle particolari regole alimentari ebraiche,
derivanti dalla Torà (Bibbia).
Nel testamento viene, infatti,
proibito di cuocere "il capretto nel latte di sua madre".
Una regola che impone alla tradizione rabbinica di non
cucinare insieme carne di qualsiasi tipo, tranne quella di
pesce, e latte (o suoi derivati). Per questo motivo gli ebrei
utilizzano due servizi di piatti e stoviglie diversi, due
scomparti in frigorifero e spugne separate.
Nell'industria alimentare, e quindi anche nel settore della
torrefazione, affinchè un prodotto sia certificato Kosher, è
necessario che rispetti rigorose norme di qualità, comprese le procedure di produzione e di confezionamento.
Norme a cui Moak ha ben risposto durante la visita in
azienda del Rabbino, supervisore della delegazione milanese dell'Italy Kosher Union.
Un ulteriore marchio di garanzia che Moak ha scelto di
ottenere, elevando il suo livello qualitativo, nel rispetto
dell'ambiente e dei consumatori. L'acquisto di un prodotto certificato Kosher non è, però, soltanto legato ad un
orientamento religioso. Numerose indagini di mercato,
hanno, infatti, dimostrato che chi sceglie un alimento kosher è più spesso il consumatore vegetariano o intollerante al lattosio. La percentuale più alta è invece data da una
scelta morale e salutista, in quanto i prodotti a marchio
kosher sono simbolo di sicurezza alimentare, perchè garantiti da controlli sulla qualità e sulla provenienza delle
materie prime .
In Italia la domanda di prodotti kosher è in continua crescita, mentre negli Stati Uniti è diventato quasi un marchio obbligatorio per entrare nella grande distribuzione.
Ecco perchè per l'export delle aziende alimentari italiane,
la certificazione rappresenta una importante opportunità
di espandere la quota di mercato, soprattutto negli Usa,
Israele e in Europa.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Hava Nagila - John Murphy
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Tutti matti per il cake design.
Intervista a Beatrice Petroni.
di Sara Di Pietro
N
el Rinascimento era considerato un lusso riservato
agli aristocratici. Oggi è diventata quasi una mania,
dove non serve solo essere bravi pasticceri ma avere
anche pazienza, una buona manualità e tanta creatività.
È il Cake Design o Sugar Art, l’arte di decorare torte, muffin
e cupcake utilizzando come base principale la pasta da zucchero. Senza nulla togliere ai prodotti dolciari tradizionali,
oggi sempre più pasticceri propongono il cake design, catturando l’attenzione della clientela con vere e proprie opere
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d’arte. Un successo nato dal web, dove siti inglesi hanno
proposto per primi torte e dolcetti da decorare per ogni occasione, catturando l’attenzione non solo di chi è del mestiere,
ma anche casalinghe e appassionati di dolci e design. Lo
sa bene Beatrice Petroni, cake designer, ma anche mamma
e casalinga. Napoletana di nascita, vive a Cagliari, dove
dall’età di tredici anni scopre la passione per la Sugar Art.
Ha già pubblicato un libro dal titolo “Cake design” edito da
Rizzoli e organizza corsi di modelling in tutta Italia.
Da dove nasce la passione per il cake design?
Cinque anni fa, mentre cercavo di realizzare una torta
casalinga per la festa della mamma, cercando spunti sul
web, mi sono imbattuta in un sito inglese dove erano
pubblicate delle meravigliose torte decorate e in quel
momento Cupido ha scoccato la sua freccia.
Quanto ha influito nella tua professione aver studiato in
ambito artistico?
Moltissimo. È inutile negare che questo tipo di arte vada
di pari passo con una manualità esperta.
Prima di diventare cake designer bisogna essere necessariamente pasticceri?
Le due figure possono, secondo il mio parere, coesistere.
Il Cake Design è un tipo di arte che nasce in Inghilterra e
si basa soprattutto sulla bellezza estetica della torta, sulla
decorazione, appunto. Poi, essere anche pasticceri, può
essere solo un arricchimento, ma ai fini del cake designer
sono sufficienti poche nozioni di pasticceria e molte di
pratica manuale decorativa.
per sezione e per livelli. Personalmente insegno modelling, la
tecnica che aiuta a realizzare personaggi di ogni genere, dagli
animali alla figura umana, al cartoon. Un settore molto richiesto, soprattutto per la realizzazione delle torte, in cui saper
realizzare i vari personaggi è indispensabile.
Tutorial Pasquale - di Beatrice Petroni
Ingredienti
- Pasta di zucchero: bianca, marrone, beige,gialla, lilla,
arancione, verde, celeste
- Coloranti alimentari in polvere: rosa, celeste
- muffin
In Italia il cake design sta avendo un enorme successo,
soprattutto tra i giovani. Quali opportunità di lavoro
può offrire e come si diventa cake designer?
Attualmente in Italia il cake designer non è riconosciuto
legalmente come figura professionale. Spesso, infatti, ci si
può definire cake designer forse con troppa facilità, senza
tener conto delle proprie reali capacità, senza uno stile
personale e magari solo perchè si realizza qualche torta.
Le opportunità lavorative ci sarebbero se si semplificassero le
leggi. Purtroppo la normativa vigente, che non prevede finanziamenti, ma solo lunghe burocrazie per aprire un laboratorio,
scoraggia molti giovani ad avviare una nuova attività.
Per un pasticcere, invece, può rappresentare una tecnica innovativa di decorazione e una opportunità in più di
ampliare l’offerta dei prodotti?
Attualmente la sugar art è un tipo di decorazione richiestissima. Il mio consiglio, per chi non è molto pratico di
decorazione, è frequentare i corsi. Solo imparando bene
le tecniche, soprattutto quelle di manualità, si può arricchire l’offerta di prodotti. Ai miei corsi di modelling hanno partecipato anche pasticceri, che hanno trovato molto
utile aggiornarsi sulle diverse tecniche del cake design.
Come si accede ai corsi e soprattutto bisogna avere alla
base una buona abilità tecnica?
Per raggiungere una buona abilità tecnica ed artistica, bisogna avere alla base una buona manualità. Parlo ovviamente di quelle persone che per specializzarsi accedono
ai corsi avanzati o ai master.
Esistono ovviamente anche i corsi base, indirizzati per lo più a
chi si avvicina per la prima volta alla Sugar Art per imparare e
divertirsi. Accedervi è semplice: sul web vi è una vasta scelta
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Sugar - Billie Holiday
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Fabbrica Finocchiaro.
Da fabbrica di caramelle a caffè letterario.
a cura della redazione
I
n Corso Italia 199, a Giarre, nella provincia etnea, nasce nel 1914 la prima fabbrica siciliana di
caramelle. Fondatore fu Santo Finocchiaro, che
rientrato dall'Argentina decide di mettersi in proprio,
insieme alla moglie e di avviare un laboratorio di
produzione artigianale di caramelle, confetti e cannellina. Fu lui che inventò le caramelle a sigaretta, per
le quali ottenne ben presto importanti riconoscimenti,
come la medaglia d'oro all'Esposizione Internazionale
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del Lavoro a Milano, e a Tripoli. Tra i clienti illustri
lo scrittore Di Maggio e lo storico Giarizzo.
Nel 1935 la passione per l'arte dolciaria coinvolge
anche il figlio Giovanni. Grazie al suo carisma imprenditoriale, nel 1960 la piccola fabbrica si traforma
in una vera e propria industria dolciaria, la Dolfin,
entrando così nel mercato della grande distribuzione. La tradizione di famiglia continua con Gaetano
Finocchiaro e la moglie Katia, che, in memoria del
nonno fondatore, mantengono in vita i locali di Corso
Italia. Nel 2006 la fabbrica viene trasformata in caffè
letterario, riconosciuto come Locale Storico d'Italia e
suggerito da Gambero Rosso. Un luogo dove degustare dolciumi, cioccolate e praline con oltre quaranta
varietà, accompagnati da una selezione di caffè e thè.
La caffetteria diventa anche salotto dove leggere un
libro o giocare a dama, dove gli affreschi e le arcate in stile liberty spesso fanno da cornice a mostre
fotografiche ed eventi culturali. Per chi ama stare
all'aperto, dalle salette è possibile accedere a un grazioso giardino, con terrazza fiorita, dove, accanto ai
tavolini in ferro battuto, è possibile trovare la vecchia
macchina da caffè a vapore o gli antichi stampi per
le caramelle. Oggetti e minuterie che raccontano una
storia, una passione senza tempo. Ricordi indelebili
alla memoria di Gaetano Finocchiaro, che da piccolo
correva in quelle stanze, deliziando la sua infanzia
di caramelle e dolcetti, sogno di ogni bambino. Un
sogno che oggi continua a far rivivere da maestro
cioccolattiere. Da quì l'idea di organizzare le Cioccolezioni, coinvolgendo bambini e giovani studenti, che
possono apprendere come si crea un uovo di cioccolato o una caramella alla frutta e alla fine essere premiati con panini all'olio e cioccolata calda in inverno
e fredda in estate. Fabbrica Finocchiaro ospita anche
eventi, feste e ciocco happy-hour, dedicando anche
spazio alla bellezza, proponendo linee benessere ed
essenze profumate al cioccolato. Quest'anno la caffetteria festeggia i sui 99 anni. "Abbiamo voluto dare
più valore all'anno che precede il centenario. – spiega
Gaetano Finocchiaro – Per l'occasione presenteremo,
in collaborazione con poste Italiane, l'annullo filatelico e una linea di prodotti a marchio 99".
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Non voglio cioccolata - Mina
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Gli chef stellati Sultano e Candiano
interpretano il Caffè Moak
di Sara Di Pietro
I
n via Capitano Bocchieri, al numero 31, nella splendida cornice di Ragusa Ibla, sorge il Ristorante
Duomo. A pochi passi si erge il sontuoso Duomo di
San Giorgio. Un luogo dove l'asfalto non ha intaccato
i ciottoli, dove i profumi di un tempo e i suggestivi
paesaggi barocchi si intersecano, senza disturbare, con
una cucina moderna e innovativa, ma rispettosa della
storia dell'uomo e della sua terra. Un legame viscerale,
con "la variante", come la chiama Franco Sultano detto
"Ciccio", chef e autore dei piatti, che lui stesso definisce "costruzione della memoria storica, dove individuare i punti deboli della tradizione e trasformarli
con elaborazione tecnica in attuali e moderni". Una
filosofia che Michelin premia con due stelle.
Agnello di Sicilia "abbuttunatu"
Ingredienti per 4 persone: 1 coscia di agnello disossata,
50 gr di formaggio ragusano d.o.p, 4 fette d’aglio (precedentemente lasciate a bagno nel latte per 24 ore), 10 foglie di prezzemolo sbianchite, sale, pepe nero, olio e.v.o,
aglio in camicia, rosmarino, spago da cucina.
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Per le costolette: 1 carrè di agnello pulito e scalzato,
1 patata da 100gr, 50gr di mollica di pane fresco, 2gr di
zenzero tritato,10 mandorle tritate, 10 pistacchi tritati,
10gr di uva passa e 10gr di pinoli tritati,olio e.v.o q.b
succo e buccia di mezzo limone.
Per la salsa:150gr di demiglace di agnello ed 1 caffè
espresso Moak.
Per la polvere: 10gr di caffe moak macinato, 5 gr di semi
di cardamomo macinati (unire insieme le due polveri)
Preparazione: Ricavare dalla coscia 4 fette regolari, su ogni
fetta mettere il prezzemolo, il formaggio a fiammifero, una
fettina d’aglio,sale pepe e chiudere confezionando dei rotolini,
quindi legare con lo spago e cicatrizzare in padella con olio
caldo, l’aglio in camicia e il rosmarino e mettere da parte.
Per le costolette: mettere insieme tutti gli ingredienti formando un impasto compatto con il quale rivestire il carrè, in
modo da formare una crosta alta 1cm, quindi cicatrizzare in
padella antiaderente con olio caldo e mettere da parte.
Completamento del piatto: cucinare l’agnello in forno a
210 gradi misto per 9/12 minuti, il rotolino per 8 minuti e
il carrè per 4min. Sistemare nel piatto e servire.
R
istorante Locanda Don Serafino
Nello scenario di Ragusa Ibla, cuore del barocco
del sud-est siciliano, c’è un altro ristorante stellato.
Situato negli antichi magazzini adiacenti la Chiesa dei
Miracoli, monumento Unesco, c’è la nuova location del
Ristorante Locanda Don Serafino, gestito da Antonio e
Giuseppe La Rosa. Ristrutturate alla perfezione, le sale
incastonate nella roccia, si alternano a ospitare servizi di
wine-bar e Cigar List. Con oltre 1400 etichette, la cantina
si annovera tra le più importanti dei ristoranti siciliani.
Ad essere, però, vera protagonista è la cucina dello Chef
Vincenzo Candiano, che Michelin ha voluto premiare con
una stella. I piatti, presentati in modo raffinato ed elegante, sono proposti seguendo le influenze delle stagioni, con
un occhio di riguardo al territorio e alle sue ricchezze.
Tartufo di gelato al Caffè Moak, con glassa al cioccolato,
spuma di yogurt di bufala e salsa di limone.
Ingredienti per 10 persone. Per il gelato: gr 250 latte
fresco intero, gr 200 panna fresca, 2 tuorli, gr150 di zucchero, gr 160 chicchi di caffè interi, una tazzina di espresso moak. Per la salsa di limone: gr 500 di acqua fredda, 3
limoni, gr 50 di zucchero, gr 5 farina di semi di carrube.
Per la glassa di cioccolato: gr 40 cioccolato, gr 120 di
panna fresca, gr 160 di acqua, gr 180 di zucchero, gr 50
di cacao amaro in polvere, gr 12 gelatina in fogli. Per la
spuma di yogurt di bufala: gr 250 di yogurt al naturale di
bufala, gr 50 di panna fresca, gr 15 di zucchero a velo.
Preparazione: per il gelato portare a 80° C il latte e la
panna con i chicchi di caffè, togliere dal fuoco e far riposare in frigo per una notte. Aggiungere il caffè espresso,
lo zucchero e portare a bollore, far raffreddare 5 minuti,
aggiungere i tuorli e far raffreddare bene, filtrare e versare
in gelatiera a mantecare, riempire gli stampini e mettere in
congelatore. Per la glassa portare a bollore a103° C
panna, zucchero, acqua ed il cacao, togliere dal fuoco e
sciogliervi dentro la gelatina ed il cioccolato. Mescolare
bene e far riposare in frigo. Grattugiare la buccia dei limoni su di un canovaccio pulito, quindi chiudere a fagotto,
bagnare nell’acqua trasferendo tutta l’essenza del limone.
Mescolare la farina di semi di carrube con lo zucchero e
versare nell’acqua al limone, portare a bollore e cuocere
quindi per altri 2 minuti. Far raffreddare in frigo. Mescolare la panna con lo zucchero e lo yogurt, filtrare e versare
nel sifone, caricare con gas e tenere in frigo fino all’uso.
Completamento del piatto: ricoprire con la glassa al
cioccolato lo sformato di gelato al caffè, fare un passaggio in congelatore per 5 minuti. Adagiare il tartufo di
gelato nel piatto, versare delle gocce di salsa la limone,
col sifone erogare la spuma accanto al tartufo, decorare
con polvere di caffè e cacao, cubetti di fragole e caramello di isomalto al caffè.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Catfish Blues - Jimi Hendrix
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Le 5 “M”. M come manutenzione
di Gianni Monciino
“L
e attività di manutenzione non pretendono di trasformare il mondo, i
loro obiettivi non sono esprimibili
in modo semplice, non hanno il fascino mozzafiato di attività che producono oggetti, vanno
continuamente e periodicamente ripetute, se
hanno successo il loro effetto non si vede”.
Ad affermarlo fu Pier Giorgio Pirotto, progettista del primo personal computer per la Olivetti. Il suo concetto di
manutenzione non riguarda solo l’informatica, ma traduce in poche righe l’importanza della nostra ultima regola
delle 5M per ottenere un caffè perfetto: la manutenzione.
Come in ogni manuale che si rispetti, ogni regola va seguita e osservata per raggiungere un buon risultato finale.
Anche per il caffè non occorre scegliere soltanto un’ottima miscela e una bella macchina. È necessario seguire
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alcune semplici operazioni che, se fatte quotidianamente,
oltre a garantire un buon espresso, vi faranno evitare
sprechi e danni alle attrezzature. Ecco perchè il ruolo
del barista è fondamentale. È lui che deve compiere la
manutenzione ordinaria che prevede semplici interventi
come la pulizia giornaliera di filtri, portafiltri e sottocoppe o doccette. Queste ultime garantiscono la perfetta ed
omogenea uscita dell’acqua calda dal gruppo. Solitamente vanno utilizzati detersivi appositi che eliminano i fondi
bruciati dalle continue erogazioni (estrazioni caffè).
Altrettanto importante è la manutenzione straordinaria,
che richiede invece, la presenza di un tecnico specializzato. Il suo ruolo non si limita solo all’intervento dal cliente
per la sostituzione dell’eventuale elemento di ricambio
guasto o usurato, ma successivamente alla riparazione
deve verificare che l’equilibrio termico o idraulico sia in
armonia con la miscela di caffè utilizzata. L’operatore
deve, inoltre, regolare la temperatura della macchina non
solo all’atto dell’installazione, ma con cadenza periodica,
in quanto, a secondo delle stagioni, può variare la percentuale di umidità del luogo. È fondamentale valutare
la qualità dell’acqua potabile, verificandone la durezza
che può variare a secondo della diversità del territorio.
L’acqua contiene diversi sali minerali, fra i quali calcio
e magnesio che ne determinano la durezza. Questi, per
effetto della temperatura che si sviluppa all’interno della
caldaia e degli scambiatori di calore, precipitano provocando deposito, blocchi di circolazione e conseguente
diminuzione di trasmissioni di temperatura, inficiando
notevolmente la resa in tazza. Ecco perchè il tecnico deve
saper consigliare l’utilizzo di un addolcitore, manuale o
automatico e una buona pulizia delle resine. Questo trattamento evita che le sostanze organolettiche del caffè si
rompano, impedendo il formarsi di molecole, che influiscono sulla corposità della bevanda. È bene sapere che la
durezza ideale dell’acqua deve essere attorno ai 5 gradi.
Il tecnico specializzato che effettua una buona manutenzione deve anche prevedere, quando si rende necessario,
la sostituzione delle macine e la pulitura del dosatore
della macchina. Il suo compito è anche quello di trasferire al barista le corrette informazioni e di fornirgli
strumenti e consigli utili, come quello su come gestire al
meglio lo spazio attorno all’attrezzatura.
Il nostro viaggio alla scoperta delle “cinque emme” si
conclude. Noi ve le riassumiamo e vi invitiamo ad osservarle. Solo così otterrete un espresso perfetto e successo
con i vostri clienti.
Le 5 “M”
M come miscela
M come macinadosatore
M come macchina
M come mano
M come manutenzione
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Mechanical Man - Bent Bolt & The Nuts
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Tin’house. L’espositore per le latte di caffè
C
oncepire un oggetto che non si limiti alla sua primaria funzione, ma che abbia un’anima versatile
e infinitamente modulabile. È il “codice genetico”
di Tin’house, il nuovo espositore per latte da 250 grammi,
progettato e realizzato da for[me]moak. Tin’house nasce
dall’idea di voler creare un contenitore adatto a diversi
spazi, come il bancone di un bar o la vetrine di un negozio. Le cromie del cartone kraft, rosso e nero, legate a
quelle del brand Moak, creano un pattern sempre diverso,
una texture in continuo divenire all’interno di superfici
infinitamente differenti.
Il concept di questo progetto nasce dall’osservazione dei
mattoncini lego che, tramite un modulo e colori differenti, creano un mondo senza limite. Un solo gesto di
incastro con differenti soluzioni: questo è l’unico metodo utilizzato per costruire una tin’ house (casa delle
lattine). Una base universale con venti fori che permette
di incastrare sia il modello da quattro latte posizionate
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in orizzontale, sia il modello ad incrocio con la latta
in verticale, senza che venga utilizzato alcun goccio di
colla. Una poliedricità di posizionamento e di incastri che
comunicano con forza e immediatezza il prodotto esposto, aumentando la visibilità del brand e suggerendo al
fruitore le diverse miscele ospiti della tin’house.
Entrambi gli espositori si possono alternare o ripetere
“enne” volte in base allo spazio definito, sviluppandosi così
in altezza e in larghezza e creando un forte impatto visivo.
Il principio di impilabilità è il punto di forza di
Tin’house, insieme alla scelta del materiale, il cartone
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vulcano, lo stesso utilizzato per complementi d’arredo
di design ecosostenibile, che rendono gli espositori
resistenti e in grado di sostenere anche più elementi
incastrati tra di loro.
Un design innovativo che oltre al valore estetico cerca funzionalità nella materia, con grande attenzione
all’ambiente.
Tin’house è frutto di un progetto interamente autoprodotto: disegni, studi e prototipi sono stati realizzati e testati dal team di for[me]moak prima di essere
messo in produzione.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Tetris Theme - London Philharmonic Orch. and Andrew Skeet
Caffè da leggere
in collaborazione con
Il caffè non solo da bere, ma anche protagonista di libri e racconti. In questo primo numero del 2013 abbiamo voluto arricchire
The Sign Moak con una nuova rubrica “caffè da leggere”, dedicata a chi ama la lettura, a chi ancora non legge e vorrebbe farlo, a chi ama il caffè e il suo mondo, infinitamente ampio e affascinante e da sempre fonte di ispirazione della letteratura senza
tempo. A tutti buona lettura, magari tra un sorso l’altro di caffè.
Caffè d’orzo, latte di mandorla e seltz
di Alessandro Savona
U
Novantacento edizioni
Collana: Fuori collana
Edizione: febbraio 2013
Numero di pagine: 132
Dimensioni: 12 x 16,5
Prezzo: 9,90 euro
ISBN: 978-88-96499-429
na città recuperata dalle insidie della dimenticanza attraverso
un viaggio a ritroso in più tappe. Un itinerario della memoria
che oscilla avanti e indietro nel tempo, dalla fine dell’Ottocento
fino ai mitici anni Settanta. È questo il cuore pulsante di Caffè d’orzo, latte di mandorla e seltz di Alessandro Savona che, un pò cronista
curioso, un pò scrittore fantasioso, raccoglie nel suo volume dieci piccoli frammenti, frutto di narrazioni familiari, di ricordi o di dialoghi
realmente accaduti con i protagonisti delle vicende.
Con uno stile diretto ma intimo, e una prosa che mescola accuratamente romanticismo e praticità, l’autore ricostruisce storie di luoghi
importanti di una Palermo retrò e ricompone il ritratto di uomini illustri o di anime semplici della Sicilia. Il titolo riporta alla mente sapori
e profumi della tradizione, con un particolare riferimento alla vicenda
del Caffè Caflisch, mettendo a nudo la vita dei giovani ribelli negli
anni dei sogni e del libero amore.
L’autore
Alessandro Savona nasce a Palermo nel 1967. Si laurea in architettura al Politecnico di Milano, svolge la libera professione e si occupa
di letteratura e teatro. Il 2004 è l’anno del suo primo romanzo, Corpi contro, e dello spettacolo Corpi a nudo. Sono seguiti il romanzo
Etica di un amore impuro (2008) e i racconti comparsi nelle antologie
A.A.A. Cercasi (2011) e Anthos (2012).
[ the sign moak ]
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Caffè e Salute. Il caffè previene il diabete
di sa.di.pi
C
hi beve caffè ha meno rischi di sviluppare il diabete di tipo 2. La scoperta arriva dagli Stati Uniti,
grazie a uno studio recentemente condotto da un
team di ricercatori della University of California di Los
Angeles, su un campione di ottanta donne e quaranta uomini. Un ulteriore effetto benefico che privilegia i bevitori di caffè, soprattutto, secondo il risultato della ricerca,
per chi ne fa un uso abituale e quotidiano. È importante
sottolineare che l’assunzione di caffè può prevenire, ma
non curare la patologia già manifestata. Per saperne di
più abbiamo intervistato il Prof. Carlo Bruno Giorda (foto
pagina a fianco), medico specialista in diabetologia e
Presidente dell’AMD (Associazione Medici Diabetologi).
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In che modo il caffè può prevenire il diabete?
Il caffè assunto in dosi elevate (circa 6-7 tazzine al giorno)
può proteggere dal diabete di tipo 2, o diabete dell’adulto,
una malattia grave che è anche un importante fattore di
rischio per le malattie coronariche. Il caffè, infatti, contiene
un antiossidante, l’ossido clorogenico, che può diminuire
l’assorbimento intestinale del glucosio. La caffeina ha poi
un’azione benefica attiva sui vasi sanguigni che nel diabete è
particolarmente utile: potenzia il tono arterioso, senza alterare la pressione, migliorando anche la circolazione delle coronarie. Va tenuto presente che le azioni sul cuore, soprattutto
per quelle che possono essere considerate le azioni negative,
cioé la tachicardia, sono rilevabili a dosi elevate.
Quanti caffè bisogna assumere al giorno, senza che si
abbiano altre controindicazioni?
Bisogna imparare a conoscersi. La caffeina è metabolizzata da un enzima, il citocromo P450 1A2. I metabolizzatori rapidi non hanno problemi ad assumere anche 10
tazzine al giorno, quelli lenti possono avvertire batticuore
o eccitazione dopo 2 tazzine. È di dominio comune che vi
sono persone che non dormono per un caffè dopo le 17 e
altri che non ne risentono nulla.
La bevanda deve essere zuccherata?
Ai fini della prevenzione del diabete o delle malattie
coronariche la cosa non ha nessuna importanza. Il potere
antiossidante del caffè non risente dello zucchero.
Con quale percentuale si riduce il rischio di sviluppare
la patologia?
È bene chiarire che il caffè è una delle sostanze più
studiate in ambito epidemiologico, su grandi popolazioni e nonostante i temuti effetti negativi sulla salute, è ormai scientificamente riconosciuto che l’unico
effetto biologico attribuibile alla sua assunzione è
l’aumento della frequenza cardiaca e della secrezione
gastrica che, in soggetti predisposti, può comportare
problemi non gravi e di facile gestione terapeutica.
Peraltro, spesso si affianca il caffè a dipendenze o
abusi di sostanze potenzialmente di gran lunga più
dannosi quali fumo e alcol. L’azione protettiva del
caffè nella prevenzione del diabete tipo 2 è un’ulteriore conferma della non tossicità del caffè. La forza
del rilievo statistico lascia pensare a un sicuro effetto
protettivo di questo genere ed è stimabile in un 10-15%
di casi in meno.
Quanto è diffuso il diabete e chi colpisce maggiormente?
Il diabete in Italia colpisce circa il 5% della popolazione.
Nel 95% dei casi si tratta di diabete di tipo 2, dell’adulto,
all’inizio non insulinodipendente, frequentemente associato a sovrappeso, colesterolo e pressione alta. In meno
del 5% ci troviamo di fronte a casi di diabete di tipo 1,
tipicamente a esordio infantile o giovanile, dipendente
dall’insulina sin dall’insorgenza.
Consigli e precauzioni?
Per evitare il diabete di tipo 2 bisogna stare attenti a non
essere in sovrappeso, soprattutto evitare l’accumulo di
grasso addominale ed essere fisicamente attivi. Dopo i 40
anni, o prima se si ha famigliarità o fattori di rischio (sovrappeso, ipertensione, trigliceridi elevati e altro) eseguire una glicemia a digiuno e se normale ripeterla ogni tre
anni. Nei casi dubbi, su consiglio medico, fare una curva
da carico glicemico.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Ice Cream Man - Tom Waits
[ the sign moak ]
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Design Industriale, al via Ecoforme 2
di Sdp
L
a scatola da cinquanta cialde sarà la protagonista
di Ecoforme 2. Dopo il successo di Paper Ball,
Moak da il via al secondo progetto del packaging
amico dell’ambiente e del design sostenibile. Anche quest’anno il compito è affidato agli studenti del
corso di design grafico dell’Accademia di Belle Arti
di Palermo, coadiuvati da Cinzia Ferrara, docente e
vicepresidente Aiap (associazione italiana design della
comunicazione visiva). Il briefing di “Insieme per un
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[ 01/2013 ]
packaging sostenibile” è lo stesso dell’edizione 2012,
che prevedeva la realizzazione di una scatola che, oltre
alla sua primaria funzione di contenere e proteggere
il caffè, potesse trasformarsi in un oggetto da riutilizzare. Unico elemento di novità per Ecoforme 2 sarà la
dimensione della scatola: non più quella da 150 cialde,
ma la confezione da cinquanta. La scelta, condivisa da
una commissione composta da Cinzia Ferrara, Marco
Lentini, graphic designer e Annalisa Spadola, diretto-
re Marketing di Caffè Moak, è nata dall’esigenza di
poter lavorare sulla componibilità del pack, confezioni
molto più piccole che consentiranno al progetto di potersi sviluppare in una mini serie. Il consumatore potrà
così collezionare più oggetti, essendo per la linea casa
maggiore il consumo delle scatole da cinquanta cialde.
“Il brief – spiega Cinzia Ferrara - è rimasto invariato,
perchè ci siamo resi conto che il tema dell’eco-sostenibilità è molto importante e meritava di essere sondato ulteriormente. I ragazzi, come per la precedente
edizione, sono entusiasti e già a lavoro. Un impegno
che sarà anche una sfida, non solo dal punto di vista
didattico, ma anche professionale”. Tra gli elaborati
presentati, la commissione valuterà il progetto che
rispetterà più di tutti il briefing, facendo in modo che il
materiale cartaceo, necessario per la realizzazione del
packaging, possa avere una nuova vita, con una forma
nuova e una nuova funzione, in grado di spingere il
fruitore al riutilizzo del materiale stesso. Il progetto
vincitore di Ecoforme 2 sarà successivamente prodotto
e commercializzato da Moak. Una grande opportunità
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Oceania - Bjork
per gli studenti di vedere realizzato ciò che potrebbe
rimanere solo un prototipo o un disegno su carta, come
avvenuto per Ornella Cillari, la palermitana vincitrice
dell’edizione 2012 (nella foto in alto durante la premiazione). Il suo progetto paper ball è stato prodotto
da Moak, con una tiratura di ben 20 mila confezioni di
cialde, da cui sono state ricavate 20 mila sfere decorative. Su paper ball Ornella ha anche sviluppato la sua
tesi di laurea e nel corso del 2013 svolgerà uno stage
all’interno di Moak. “Ecoforme – sottolinea Annalisa
Spadola, direttore marketing di Caffè Moak – è stata
una iniziativa che ci ha permesso di diffondere, ancora
una volta, i valori che si fondono con la cultura del
caffè e che sono le basi della nostra filosofia aziendale,
come quello dell’eco-sostenibilità e della valorizzazione delle risorse umane. Il nostro obiettivo è anche
quello di offrire a molti giovani l’opportunità di emergere e di confrontarsi con le reali esigenze del mondo
del lavoro, con logiche e dinamiche spesso diverse da
quelle che si apprendono durante il percorso formativo
e accademico”.
[ the sign moak ]
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Marella Ferrera,
la stilista celebra i vent’anni di attività con “That’Sicily”
di Sara Di Pietro
A
mbasciatrice della moda italiana nel mondo, le sue
creazioni sono vere e proprie sculture su corpo,
abiti senza tempo, che accompagnano in un viaggio
alla scoperta di frammenti di Sicilia. Un viaggio che Marella Ferrera ripercorre da sempre.Ancora oggi, mentre celebra i suoi vent'anni di attività, i suoi occhi si illuminano
come quelli di una madre quando parla del proprio figlio.
L'abbiamo incontrata nel suo Atelier, il Museo Biscari, nel
cuore della città etnea, dove Ghoete calpestò lo stesso pavimento su cui oggi poggiano manichini e ricami.
Entrando si percepisce subito l'amore viscerale per la sua
terra, presente in ogni abito esposto come testimonianza di
una bellezza senza tempo, la stessa di quelle Donne-Madonne, in mostra in occasione della ventennale "That'Sicily".
Un'emozione forte che prosegue con l'intervista, durante
la quale non è stato necessario fare troppe domande, ma
solo ascoltare la sua voce commossa e piena di passione,
mentre si racconta, sotto lo sguardo suggeritore delle sue
stesse creazioni.
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Cosa è cambiato oggi dopo vent'anni di attività?
Il concept che ho seguito in questi vent'anni è lo stesso
che mi proietta nei prossimi venti. È quel desiderio, lo
stesso da sempre, di aver scritto pagine di moda, forse
un pò slegate dal concetto di vera moda, per aver creato
forme che si chiamano abiti, sculture che raccontassero
un pezzo di Sicilia, una terra piena di contraddizioni,
le stesse che trasferisco nei miei abiti, dove la fragilità
della donna si incontra con la sua stessa potenza e la sua
bellezza viene ferita dal suo stesso dolore.
Una bellezza spesso dimenticata.
Come nasce la passione per la moda?
Nasce insieme a me. È un legame viscerale,da sempre
esistito. Sono figlia d'arte, i miei genitori sono sarti e
insieme hanno avviato nel '58 un atelier, dove io sono
nata e ho vissuto la mia infanzia. Il mio gioco da bambina
era quello di starmene sotto i tavoli di sartoria, a creare
con ritagli e scarti di stoffe vestiti per le bambole, per poi
farle sfilare su una passerella adattata su un asse da stiro.
Erano anni in cui i valori erano ancora forti, soprattutto
quello del sacrificio del lavoro. Sapevo perfettamente a
cosa sarei andata incontro e quale sarebbe stata la mia
strada. A 18 anni andai a Roma, dove ho frequentato l'Accademia di Arte e Costume, per poi fare il salto a Milano,
dove ho vissuto esperienze lavorative importanti, di vero
business. Avevo tutto ciò che una giovane stilista potesse
desiderare: successo e guadagno. Mi mancava però la
passione. Il distacco dalla Sicilia cominciava a voler dire
troppo. Una notte feci la valigia e abbandonai tutto.
Una scelta coraggiosa quella di ritornare?
Non è stato un ritorno ma un punto di partenza. Dovevo
cominciare da quì, per poter dire ciò che volevo dire. Ho
iniziato, attraverso le mie creazioni, a parlare di Sicilia in
un momento storico in cui parlarne era considerato poco
elegante, quando le committenti volevano pizzi francesi,
mentre io proponevo pizzi e ricami siciliani. È stato un
cammino lungo e tortuso, ogni passo è stato pesato e oggi
vedo questo bilancio di vent'anni come un film a colori,
gli stessi di una Caltagirone che ho portato nei miei abiti.
In ognuno ho voluto cucire un pezzo di Sicilia, rendendo astratto il concetto di contemporaneità. L'altamoda è
cultura, la sartoliarità accorpata all'idea di trasferire un
messaggio di bellezza.
Un messaggio che hai saputo trasferire in tutto il mondo?
Essere stata definita "ambasciatrice della moda italiana
nel mondo" è stata una grande soddisfazione, perchè
rappresenta davvero il mio percorso di vita: attraverso
le sfilate in giro per il mondo ho potuto lasciare in ogni
luogo, dal Giappone all'America, un pezzo di Sicilia, una
testimonianza della mia terra.
Nei tuoi abiti sono incastonati pezzi di mosaici di Caltagirone, pietra lavica, ma anche chicchi di caffè?
Le mie creazioni raccontano tutte un'esperienza siciliana.
Il caffè è stato un altro modo di comunicare attraverso un
linguaggio nuovo e universale, realizzando un corpetto
ricamato con chicchi crudi e tostati. L'effetto è molto
suggestivo e ovviamente profumato.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: La mavarìa - Rita Botto
[ the sign moak ]
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Caffè e dintorni
“Caffè e contorni” è la nuova rubrica di The Sign Moak, che vi farà incuriosire e scoprire come il caffè può accostarsi a innumerevoli alimenti, dagli agrumi, al pesce e alla pasta. Ad accompagnarci in questo viaggio ricco di sorprese per occhi e palati,
sarà lo Chef Carmelo Chiaramonte. Scenografo culinario, autore televisivo per Gambero Rosso Channel, ha anche pubblicato
un libro “A tutto tonno”. Si definisce “cuciniere errante”, ma con un forte senso di appartenenza alla sua terra, la Sicilia, ricca
di storie e proverbi che lui ama rievocare nella sua cucina.
Spaghetti a colazione,
vicino al mare
P
er accostarsi agli abbinamenti insoliti è bene, a
volte, fare mente locale sugli accadimenti quotidiani. Capita a molti di bere una tazza di caffè davanti
al mare, ma pochi chiudono gli occhi per sentire l’odore
di iodio che si mescola a quello dell’espresso. Il pretesto
per cambiare qualche regola noiosa e dedicarsi un piatto
di pasta curioso è facile da eseguire. La ricetta, infatti, è
quella classica, di molti porti italiani. Basta aggiungere
qualche odore giovane e un tocco di caffè. Le note del
nostro caro liquido marrone si mescolano bene al sapore
di mare: portano note di tostato alla salsedine dei mitili e
i fiori di campo riescono ad allungare il sapore di primavera che si cela in questo piatto, diciamolo chiaramente,
da consumare la domenica mattina. . .
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rubrica a cura di Carmelo Chiaramonte
Come si prepara
Metto a cuocere gli spaghetti in acqua bollente e salata.
Scaldo un tegame e vi poggio l’aglio intero, il finocchietto, la menta e le cozze. Copro e lascio cuocere fino a
quando i frutti di mare si aprono. Alcune cozze le sguscio
e le rimetto nel sughetto della padella.
Mescolo la pasta in padella, profumo con l’aceto, il peperoncino e i capperi.
Sistemo gli spaghetti dentro 4 tazze da cappuccino e guarnisco con fiori, cozze e un goccio di olio d’oliva a crudo.
Prima di portare in tavola verso in ogni tazza un goccio di
caffè caldo.
Dosi ed ingredienti per 4 persone:
200 gr di spaghettini di grano duro
800 gr di cozze lavate
½ spicchio d’aglio italiano
1 cucchiaio d’aceto di vino rosso
1 cucchiaino di capperi tritati
Peperoncino fresco a piacere
Fiori di campo, acetosella, borragine e calendula
2 cucchiai di olio extra vergine di oliva, fruttato intenso
1 ciuffo di mente fresca e 1 di finocchietto
2 tazze di caffè Moak
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: You’re not the only oyster in the stew - Fats Waller
[ the sign moak ]
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Lo stile di arredare.
Outdoor
rubrica a cura delle redazione
Piccoli o grandi che siano, gli spazi esterni meritano di essere progettati e curati come fossero veri e propri salotti
all’aperto. Con l’arrivo della bella stagione, sempre più locali dedicano all’outdoor una particolare cura nell’arredamento esterno: dalle fioriere, alle lampade, alle sedute il dialogo con il design si fa sempre più forte. Ecco alcune idee
per ricreare nuove forme di ospitalità.
TULIP S-XL
Allegre e informali, le lampade proposte da
Myyour sono di due dimensioni: la versione
“small” adatta come segnapasso o lampada da
tavolo, mentre la XL si propone come elemento
di arredo. Entrambe in polietilene colorato in
massa, sono disponibili in più colori.
COMMUNITY
Composizione di tavolo e quattro poltroncine ergonomiche,
sagomate per creare un monoblocco di forme pulite. Tavolo o poltroncine possono essere di colorazioni diverse, dando fantasia ad
ambienti esterni o spazi pubblici. By Moredesign per Myyour.
DÉJÀ VU
Sedia in policarbonato. Comoda e impilabile è disponibile in
più varianti di colore.
By Belair
TAO
Sistema di vasi che si propone
di eliminare ogni schiavitù
geometrica, ispirandosi ai concetti ritmici dello yin e dello
yang. Le forme contrapposte
dei tre elementi del sistema si
aggregano in modo fluido in
infinite combinazioni. Design
by Rosaria Copeta per Myyour
BAGIGIO
Un elemento componibile, unico ma aggregabile
senza limite, rappresentazione tridimensionale del
simbolo dell’infinito. Bianco, colorato, capace di
accendersi di luce propria. Design by Simone Micheli per Myyour
info contact consulant for[me]moak designer:[email protected]
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[ 01/2013 ]
Moak al Gulfood di Dubai
di S.d.p.
D
al 25 al 28 febbraio Moak è stata presente alla
quarta edizione del Gulfood, la più importante
fiera del Medio Oriente del settore dell'industria
alimentare e delle bevande, ospitata all'interno del World
Trade Center di Dubai. Una tre giorni in cui si è registrato un grande afflusso di visitatori, che hanno potuto
apprezzare il vero espresso italiano. "L'evento – spiega
Alessandro Spadola, direttore generale di Caffè Moak –
ha rappresentato un'influente piattaforma per rafforzare
il nostro marchio negli Emirati Arabi, dove siamo già
presenti attraverso una rete distributiva, che nel 2013 stiamo potenziando. Il Medio Oriente oggi rappresenta uno
dei mercati internazionali in forte espansione e con un
crescente volume d'affari e di scambi commerciali, dove
il prodotto made in Italy e la cultura del vero espresso italiano suscitano sempre più interesse".
Durante l'evento fieristico, all'interno dello stand Moak, sono
stati accolti migliaia di visitatori e consumati oltre mille
caffè al giorno. A far presa su investitori e sul vasto pubblico
proveniente dai vicini paesi degli Emirati, oltre alle miscele
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Far Far - Yael Naim
proposte, il forte impatto comunicativo e il modo sempre
più innovativo e dinamico con cui l'azienda ha avviato una
nuova azione di marketing. "Il Gulfood – continua Alessandro Spadola - è stato un ottimo banco di prova, che ha
dimostrato come la nuova campagna adv Moak Generaction
veicoli in modo semplice e immediato, una nuova filosofia,
la nostra, attraverso un linguaggio universale e un modo di
comunicare che riesce a differenziarci dalla concorrenza e a
farci apprezzare non solo per la qualità del prodotto, ma per
il modo in cui lo presentiamo".
Una nuova filosofia non solo comunicativa, ma anche commerciale, grazie al programma di forte espansione che da
qualche anno l'azienda ha avviato nei mercati esteri.
"Negli ultimi anni – conclude Alessandro Spadola – abbiamo puntato sull'export, con importanti investimenti sia in
termini di produzione, sia nella rete distributiva, andando
forse in controtendenza al periodo di crisi economica, ma
credendo fortemente, con coraggio e convinzione, che questo atteggiamento di dinamicità e ottimismo possa darci
importanti risultati".
[ the sign moak ]
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Scherma, sport, terapia e stile di vita
di Sara Di Pietro
carica di Vicepresidente nazionale. Dopo ventinove anni,
la Scherma Modica è animata dallo stessa passione e
dedizione per questo sport, da quei valori vissuti non solo
sulla pedana, ma anche nella vita di tutti giorni. Gli stessi
condivisi da Moak, che ha dato il nome alla Sala Scherma
della Contea, il “Palamoak”.
Alle Olimpiadi Londra 2012 ha regalato all’Italia tre medaglie d’oro. Di indiscussa importanza culturale e sociale
oggi la Scherma è una delle discipline che racchiude
valori etici e non solo sportivi. Nata nel Medio Evo, con
scudi e spadoni, nel Seicento lascia il posto all’uso di
spade a una mano, gettando le basi di quel codice cavalleresco che ancora oggi viene osservato nelle tre armi:
fioretto, sciabola e spada. Oggi la Federazione Italiana
Scherma tiene alta la bandiera dello sport azzurro nel
mondo. Un merito che va anche riconosciuto alla Scherma Modica e al suo fondatore, il maestro Giorgio Scarso.
Era il 1984 quando la passione per questa disciplina lo
spinse a dar vita ad una associazione sportiva, con poco
più di dieci atleti, nella palestra dell’istituto magistrale di
Modica. Un amore che presto gli fu ricambiato, ottenendo
in pochi anni traguardi di eccellenza agonistica in ambito
internazionale. Una forte dedizione che gli ha riconosciuto anche la Federazione Italiana Scherma, di cui oggi
è il Presidente e il C.O.N.I., affidandogli la prestigiosa
© Foto BIZZI
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Le Olimpiadi Londra 2012 con la medaglia d’oro vinta
da Giorgio Avola hanno segnato la storia della Scherma
Modica. Quale emozione ha prevalso? Quella di Maestro, di Presidente o di modicano?
Sicuramente le sensazioni provate a Londra attengono tutte e
tre le sfere ma ovviamente in modo diverso. Da Maestro ho
provato un’immensa soddisfazione nel vedere un mio atleta
conquistare una medaglia d’oro olimpica, la prima della storia della Conad Scherma Modica. Da Presidente ha prevalso
l’ufficialità della carica, dunque la gioia per aver confermato
la scherma azzurra come miniera di medaglie dello sport
italiano. Da modicano ho provato un orgoglio incredibile.
© Foto BIZZI
© Foto BIZZI
© Foto BIZZI
La Scherma oggi è considerata una delle discipline
sportive che ha un forte valore educativo e sociale, ma è
anche visto come uno sport di elite?
Uno sport d’elite culturale ed educativa, questo certamente si, ma non un’elite di tipo nobiliare, quasi da “casta”.
In questi anni abbiamo proprio lavorato nella direzione
opposta, con l’obiettivo di rendere questo sport sempre
più popolare ed accessibile a tutte le classi sociali. I risultati ci danno sicuramente ragione.
A che età è consigliato intraprendere la Scherma e quali
regole bisogna seguire?
L’età giusta per iniziare è certamente a sette anni. Bisogna
saper accettare delle regole comportamentali ben definite:
rispetto del proprio Maestro, dell’avversario e accettare
nel bene e nel male le decisioni arbitrali. Sembrano regole
scontate, ma nel nostro sport sono imprescindibili.
Qual’è la differenza tra le tre armi e se esiste, è solo tecnica?
Fioretto e sciabola sono armi convenzionali, la spada è
un’arma non convenzionale; nel fioretto e nella spada si
può toccare solo di punta, nella sciabola solo di taglio.
© Foto BIZZI
Tra di loro si distinguono anche per il bersaglio valido. Altra differenza sta nelle caratteristiche personali
dell’atleta: lo spadista è un riflessivo, il fiorettista è un
estroso, lo sciabolatore vive di puro istinto e riflessi
incredibili.
Una disciplina che diffonde forti valori sociali, come
quello della disabilità. Ancora una volta Modica si fa
promotrice della Scherma per i non vedenti.
Qualsiasi sport non può non avere un’elevata valenza
sociale e di solidarietà. La Conad Scherma Modica, grazie all’impegno profuso dal Maestro Giancarlo Puglisi
in questi anni, può oggi fregiarsi di aver dato vita ad un
progetto che sta prendendo piede in tutto il mondo, cioè
dare la possibilità ai non vedenti di praticare il nostro
sport. L’essere pionieri è un grande punto di forza del
nostro sodalizio.
Prossima tappe e obiettivi?
L’impegno che porto costantemente avanti è quello di
un’ulteriore crescita del nostro movimento per arrivare
alle prossime Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016, sempre
più competitivi.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: The duellists - Iron Maiden
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scarica i pdf completi su: www.caffemoak.com/the-sign-moak - www.caffemoak.com/en/the-sign-moak
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01/2013 © Caffè Moak S.p.A.
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02/2012 © Caffè Moak S.p.A.
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