IL SENTIERO DEI FIORI - Museo Civico di Scienze Naturali

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IL SENTIERO DEI FIORI - Museo Civico di Scienze Naturali
IL SENTIERO DEI FIORI
Claudio Brissoni
Il Sentiero dei Fiori è un tracciato
alpinisticamente non impegnativo che, senza
forti dislivelli, attraversa a quota 2000 i
ghiaioni della Val d’Arera e del Mandrone
sfiorando alla base le incombenti pareti
rocciose dell’Arera e della Corna Piana per
concludersi al Passo Branchino. Il ritorno al
punto di partenza si può effettuare più
comodamente lungo un agevole sentiero più
basso che si snoda sulle coste erbose degli alti
pascoli della Val Vedra e sui gradoni rocciosi
degli ultimi contrafforti dell’Arera.
Quando circa un decennio fa proposi,
per la straordinaria ricchezza floristica di
questo itinerario la denominazione “Sentiero
dei Fiori” (L’Eco di Bergamo 18/5/1978) un
carissimo amico mi fece notare che questa
denominazione avrebbe potuto essere un
bellissimo titolo per un romanzo. Felicissima
intuizione. Infatti da molti millenni la natura
alpina bergamasca già aveva scritto e
continua a scrivere sul Sentiero dei Fiori uno
dei suoi romanzi più significativi dalle cui
pagine emana un’atmosfera a momenti
fredda di aride pietraie, di minacciose nubi, di
nebbie fluenti, a momenti calda di verdi
pascoli, di variopinte corolle, di cieli azzurri. I
personaggi, sapientemente distribuiti lungo il
corso della vicenda, sono piccoli, fragili,
apparentemente insignificanti, perennemente
inquieti alle carezze del vento ma capaci di
esprimere
non
solo
messaggi
straordinariamente ricchi di poesia e di
fascino, ma anche di storia, una storia i cui
capitoli hanno radici ben lontane nel tempo
collegate anche alle tormentate vicende delle
grandi glaciazioni del Quaternario, quando
gelo e distruzione determinarono situazioni
ambientali proibitive per tutta la vegetazione.
Per nostra fortuna le Orobie grazie soprattutto
alla favorevole posizione geografica, non
furono mai completamente inglobate dai
ghiacciai e quindi risentirono meno i
disastrosi effetti delle glaciazioni. Sulle
pendici meridionali delle nostre montagne
alcune
aree
si
mantennero
libere
dall’invasione dei ghiacci ed in queste “oasi
di rifugio” riuscirono a sopravvivere, come
“relitti glaciali”, molte specie rare ed
interessanti.
Il Sentiero dei Fiori è ricchissimo di
queste specie che possiamo ammirare ora
annidate nelle fessure
delle rocce, ora
sporgenti come per incanto da aride pietraie
oppure distribuite a profusione tra le magre
erbe degli alti pascoli.
Camminare sul Sentiero dei Fiori
significa passare in rassegna una vera e
propria “galleria” di quadri d’autore aperta al
pubblico da giugno ad agosto, quando la
natura alpina in pieno splendore espone nelle
sue “sale” fatte di ghiaioni, di pascoli, di
pareti rocciose i suoi capolavori ideati e
realizzati con inesauribile e raffinata mano
d’artista.
In Val d’Arera fa bella mostra di sé
l’impareggiabile, rarissima ed esclusivamente
bergamasca Linaria tonzigii a piccoli fiori
gialli, simili a minuscole bocche di leone
raggruppati nell’estremità dello stelo e avvolti
da una morbida, caratteristica lanugine. Altre
specie interessanti presenti in Val d’Arera
sono la candida Arabis pumila, l’elegante
Viola dubyana a fauce gialla, il giallo dorato
Papaver rhaeticum, l’azzurra e delicata
Campanula cochleariifolia, le vistosissime
margherite
gialle
del
Doronicum
grandiflorum. Ma le meraviglie non
finiscono qui perché il ricco panorama
vegetazionale della Val d’Arera è un continuo
susseguirsi di specie di notevole valore
botanico quali il raro Allium insubricum dai
penduli fiori rosso porpora, la violacea
Aquilegia einseleana, la curiosa e rara
Athamanta
cretensis con numerose
ombrelle di piccolissimi fiori bianchi, le
profumatissime
infiorescenze
della
Gymnadenia odoratissima, i fiorellini blu
cielo della Gentiana utriculosa, la deliziosa
Campanula raineri i cui ciuffi dipingono di
un tenue viola-glicine il freddo grigiore delle
rupi e una gigliacea, mai segnalata per le
Orobie, l’Allium ericetorum dalla cui
globosa infiorescenza giallastra fuoriescono
stami con antere arancione. Superata la Val
d’Arera si sfiorano alcune roccette tappezzate
di bianco dal Cerastium latifolium e dalla
Dryas octopetala e di giallo dalla minuscola
Viola biflora. Attraversato un breve tratto di
pascolo d’altitudine si perviene al Passo
Gabbia, porta d’ingresso al Mandrone, dove
al bellissimo panorama si può osservare una
fitta fioritura di Hedysarum hedysaroides,
una leguminosa dalla ricca infiorescenza
rosso porpora.
La morfologia del Mandrone è
tipicamente dolomitica: dalla base delle pareti
rocciose prendono origine ripidi ghiaioni,
ciascuno con un suo particolare panorama
vegetazionale per cui l’aspetto floristico del
Mandrone è quanto mai vario ed interessante.
Su questi instabili detriti è un continuo
alternarsi di colori dal giallo-oro del Papaver
rhaeticum al rosso intenso della Silene
elisabethae, raro endemismo insubrico, dal
pallido rosa del Thlaspi rotundifolium al
bianco
del
Cerastium
latifolium,
dall’azzurro violaceo della Campanula
cochleariifolia al giallo intenso del
Doronicum grandiflorum. Queste sono le
specie più appariscenti e più spettacolari
anche perché ricoprono estese superfici ma,
guardando attentamente fra i detriti,
scopriamo altre preziosità: il candido
Ranunculus alpestris, la minuscola violacea
Veronica aphylla, la bianca Silene quadridentata, la piccolissima e giallastra
Saxifraga sedoides, i disordinati cuscinetti di
steli filiformi della rarissima Minuartia
austriaca a fiorellini bianchi e, di tanto in
tanto, ancora la preziosissima
Linaria
tonzigii. Le fredde ed inospitali pareti di
roccia che sembrano rifiutare ogni contatto
con la vita della montagna ospitano nei loro
anfratti e nelle loro fessure inattese meraviglie
tra cui la rossa Silene acaulis, la bianca e
fragile Valeriana saxatilis e due autentiche
rarità della nostra flora alpina: la Saxifraga
vandellii a ciuffetti di fiori bianchi emergenti
da ispidi cuscinetti
di rigide foglioline
tenacemente aggrappati alla roccia e la
Saxifraga presolanensis, raro ed esclusivo
endemismo orobico, pregevole non certo per
il suo aspetto estetico, peraltro assai modesto,
ma per il suo eccezionale valore naturalistico.
Sulla flora alpina del Mandrone è interessante
osservare la completa assenza di alcune
specie importanti come l’Allium insubricum,
l’Aquilegia einseleana e la Campanula
raineri, fenomeno probabilmente dovuto al
prolungato innevamento e alla scarsa
insolazione dei ghiaioni e delle pareti
rocciose di questo tratto del Sentiero dei Fiori.
Proseguendo nell’itinerario si attraversa
un tratto di pascolo dove abbondano a
secondo delle stagioni, la rossa Primula
glaucescens, l’azzurrissima Gentiana clusii,
la bianca Anemone narcissiflora, l’azzurro
Linum alpinum, la rosea Daphne striata
senza dimenticare che nella piena estate solo
qui si vedono i capolini rosa-violacei della
rara Armenia alpina mollemente ondeggianti
sul loro lungo stelo nudo.
Quando il sentiero riprende a salire
segue la base dei contrafforti meridionali
della Corna Piana e s’inerpica fino ad una
bocchetta dalla quale lo sguardo spazia sulla
verde conca del Branchino. In questo tratto il
panorama vegetazionale è pressoché simile a
quello della Val d’Arera con esclusione però
della Linaria tonzigii. In compenso, tra le
fioriture che ravvivano questo ambiente non
mancano certo specie di rara bellezza: la
candida Pulsatilla alpina, il non comune
Bupleurum petraeum simile ad un ciuffo
d’erba con fiorellini verde giallastro,
incredibili cespi di Gypsophila repens
formati da centinaia di fiori bianco-rosati, il
bianco Leontopodium alpinum, la lanosa
stella alpina che occhieggia dalle fessure delle
rocce, ancora l’Athamanta cretensis e i
rosei cuscinetti della Petrocallis pyrenaica,
specie frequente nelle Alpi Orientali. Lungo
la disagevole discesa sui ghiaioni ovest della
Corna Piana sono degne di nota le fioriture
del Ranunculus alpestris, della Saxifraga
sedoides ed ancora quelle dell’impareggiabile
Linaria tonzigii. In vista del lago Branchino
tra
macchie
rosse
di
Hedytsarum
hedysaroides
e
di
Helianthemum
oelandicum compare una bella fioritura della
rosso vinosa Gentiana purpurea intercalata
dai vigorosi fusti erbacei del velenosissimo
Veratrum album. Nei dintorni del Lago
Branchino si possono osservare pochi
esemplari di Viola calcarata e una piccola
colonia di Fritillaria delphinensis, fiore
simile ad un tulipano reclinato i cui petali
sono reticolati da una fitta scacchiera a piccoli
quadri gialli e rosso vinosi.
Dopo una meritata sosta ci si
incammina sulla via del ritorno lungo il
sentiero che passa vicino alle malghe del
Branchino dove i mandriani scambiano
volentieri quattro chiacchiere con gli
escursionisti in un’atmosfera dal sentore
antico che sa di fumo e di latte.
Attorno alle baite si stendono tappeti
dalle grandi foglie carnose del Rumex
alpinus tra le quali si nasconde qualche pianta
di
spinacio
selvatico
(parük),
il
Chenopodium bonus-enricus. Il sentiero
prosegue quindi con leggere ondulazioni
tagliando le coste erbose dell’alta Val Vedra
dove spiccano il rosa intenso del
Rhododendron Hirsutum e il giallo
luminoso del Trollius europaeus o Botton
d’oro cui si accompagnano talvolta il
piumoso, rosato Thalictrum aquilegifolium
e la curiosa Astrantia major e macchie
violacee di Centaurea nervosa. Nascosta tra
l’erba fiorisce una bella e profumatissima
orchidea selvatica, la Nigritella nigra troppo
spesso vittima della mala educazione e
dell’ottusità mentale di qualche sconsiderato
escursionista. Quando il sentiero sfiora piccoli
ammassi di rocce o supera brevi ghiaioni la
flora si fa più tipicamente alpina e riappaiono
l’Aquilegia
einseleana,
la
Silene
elisabethae, la Minuartia austriaca mentre
qua e là rododendri e bottoni d’oro
continuano a fare bella mostra di sé. In vista
dell’arrivo al rifugio Capanna 2000, da dove
siamo partiti, il sentiero corre alla base di una
paretina rocciosa i cui anfratti e le cui fessure
ospitano, in agosto, una splendida fioritura di
Campanula raineri dall’intensissimo colore
azzurro-violaceo. Nelle vicinanze, su un
masso isolato, si può ammirare uno spettacolo
unico e pressoché incredibile: circondato da
gruppetti di Campanula raineri, un “bouquet”
di circa sessanta stelle alpine collocato in una
piccola cavità della roccia. E’ l’ultimo,
straordinario omaggio del Sentiero dei Fiori.
Un suggerimento a tutti coloro che
desiderano ammirare il Sentiero dei Fiori in
tutto il suo splendore: una visita,
possibilmente con guida naturalistica
disponibile in loco, a fine luglio-inizio
d’agosto.
Sarà un’esperienza indimenticabile!