Per un approccio alla RSI ed alla Rendicontazione

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Per un approccio alla RSI ed alla Rendicontazione
ORDINE DEI DOTTORI COMMECIALISTI
E DEGLI ESPERTI CONTABILI
DI CASERTA
Circoscrizione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere
“ Per un approccio
alla Responsabilità Sociale di Impresa
ed alla Rendicontazione Sociale ”
Commissione Ambiente e Responsabilità Sociale di Impresa
Consigliere delegato
Presidente
Segretario
Componenti
Giuseppe Luberto
Mario Mastrostefano
Roberto Ferraresi
Antonio Merola
Raffaele Minutillo
Francesco Pepe
Raffaella Pergamo
1
Presentazione
Il presente documento è il primo risultato dell’attività di studio condotta dalla
Commissione Consultiva “ Ambiente e Responsabilità Sociale di Impresa ” istituita
dal Consiglio dall’ODCEC della Provincia di Caserta .
La commissione ha lo scopo di esaminare ed approfondire - alla luce del
bagaglio di competenze tecniche di cui dispongono i dottori commercialisti e gli
esperti contabili - i temi relativi all’ambiente ed alla governance anche come portato
e conseguenza della crisi economico-finanziaria che ha sconvolto, dopo quella del
1929, il mondo attuale.
Certo tali temi non rientrano nella prassi quotidiana del nostro lavoro anche
perché l’amministrazione pubblica, il mondo delle imprese e la società non sonospecialmente nel meridione - ancora sensibili ad una cultura della modernità che
vede nel professionista economico-contabile un attore protagonista in materia di
sostenibilità ambientale e dei rapporti tra governance ed economia reale.
Peraltro occorre che attraverso una adeguata e diffusa formazione professionale
in tali campi, le competenze di cui oggi solo in parte disponiamo si potenzino per
consentirci in sinergia con l’università, il mondo delle imprese e la pubblica
amministrazione di rivestire un ruolo di primo piano nei processi di sviluppo del
sistema economico di riferimento.
Il presente lavoro inizia – al fine di facilitare la comprensione – con un glossario
della terminologia comunemente utilizzata in materia di responsabilità sociale e
rendicontazione sociale, fornendo per ogni termine la relativa definizione con parole
semplici e comprensibili.
Continua con una scelta delle pubblicazioni sui temi citati e con l’indicazione di
alcuni link che sono stati ritenuti particolarmente interessanti .
Passa poi ad una panoramica atta a far risaltare che il presente campo di indagine
e ricerca coinvolge oltre che i nostri studi la religione, la filosofia e la sociologia
oltre che, e più specificamente, l’economia.
Questo agile ( riteniamo ) strumento di lavoro sarà pertanto sottoposto ad un
aggiornamento periodico anche sulla base delle richieste di integrazioni e di
revisione che perverranno da parte di chiunque voglia contribuire a migliorarlo.
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INDICE
Le parole chiave…………………………….……pag. 4
Le pubblicazioni ………………………………..pag. 23
I link ………………………………………………..pag. 28
Il Papa e la CSR ………………………………....pag. 32
Un sociologo e la C S R ……………………..…pag. 33
Un filosofo e la C S R ………………………..…pag. 35
Tre economisti e la C S R ……………………...pag. 40
3
A
AA1000 – (AccountAbility1000)
E’ un modello elaborato dall’ISEA ( Institut of Social and Ethical Accounting, che riunise
imprese, ong e università ) per la realizzazione del bilancio sociale identificato come il
risultato di un processo che si svolge i 5 fasi :
1. planning (pianificazione – identificazione dei valori, degli obiettivi e degli
stakeholder ) ;
2. accounting ( rendicontazione ) ;
3. auditing end reporting ( verifica interna ed esterna ) ;
4. embedding ( integrazione del modello ) ;
5. stakeholder engagement ( coinvolgimento regolare degli stakeholder ) .
AA1000 svolge anche la funzione di schema di valutazione del processo di responsabilità
sociale.
Accounting
Questo termine inglese viene utilizzato nella duplice accezione di “contabilità/ragioneria” e
di “fare i conti”.
Accountability
Il termine inglese ha una duplice valenza : rendere conto e assumersi la responsabilità di
ciò che si dichiara.
Agenda 21
Agenda 21 è il nome del programma sottoscritto da 178 governi durante il summit delle
Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro nel 1992., con l’obiettivo di
migliorare le condizioni ambientali e di vivibilità del pianeta. Agenda 21 identifica le azioni
da promuovere e realizzare nel XXI secolo su scala globale, nazionale e locale.
Attraverso la costituzione di Agenda 21 locali le amministrazioni intraprendono un
percorso di pianificazione e gestione del territorio, nell’ottica dello sviluppo sostenibile.
Asset intangibili
L’International Accounting Standard Committee definisce gli asset intangibili come “una
risorsa non monetaria identificabile, senza sostanza fisica, posseduta per la produzione o
la fornituradi beni o servizi, per la cessione ad altri o per motivi amministrative”. Si tratta di
quegli elementi che contribuiscono a determinare il valore di un’impresa ( e quindi
l’eventuale vantaggio competitivo ), ma che non trovano espressione nelle tradizionali
misure di rilevazione dei dati aziendali che registrano il valore solo nel momento dello
scambio o della transizione. Gli asset intangibili vengono generalmente ricondotti
all’interno della categoria del capitale intellettuale che comprende il capitale umano
(competenze,conoscenze,reputazione), il capitale organizzativo (innovazioni,processi) e
quello relazionale (immagine,soddisfazione,fedeltà del cliente … ).
4
Auditing
Dall’inglese to audit ( verificare ), identifica la revisione del funzionamento di un sistema.
Riferita al bilancio l’attività di auditing indica le operazioni di verifica della contabilità che
possono essere condotte da auditor interni o esterni all’organizzazione. Generalmente
l’auditing non si limita alla sola verifica di conformità, ma prevede la determinazione di
eventuali correttivi e misure per migliorare efficacia ed efficienza dei sistemi.
B
Benchmark
Parametro di riferimento dei rendimenti di una classe di titoli. Conosciuto anche
come indice di performance, ha la caratteristica di indicare sinteticamente l'andamento
reddituale di un investimento finanziario. Il termine più in generale oggi
viene utilizzato quale sinonimo in lingua italiana di “raffronto”. In questa accezione
più estesa per Benchmark ambientale si intende il raffronto di performance
aziendali o di territorio su dati ed indicatori ambientali.
Best Practicses
Attività di ricerca, analisi e studio delle azioni o dei progetti che, per la metodologia di
riferimento, per l’innovatività dell’approccio o per i risultati raggiunti, relativamente ad uno
specifico settore di interesse, può essere considerata come un’esperienza di riferimento .
Bilancio partecipato
Presupposto del carattere partecipato del bilancio sociale è la presenza di relazioni
collaborative tra gli stakeholder. Il riconoscimento reciproco che gli interessi degli
stakeholder possono essere strutturalmente divergenti costituisce un primo aspetto della
trasparenza.
Bilancio satellite
Con il termine di bilancio satellite si definisce il ruolo che dovrà avere la contabilità
ambientale negli enti locali, cioè quello di uno strumento parallelo, e di pari
importanza, rispetto alla contabilità ordinaria.
C
Carta dei valori
E’ il documento in cui un’organizzazione esplicita in modo formale quali sono i valori e i
principi che guidano le proprie scelte ed il proprio agire.
Cause Related Marketing
E’ il marketing che affianca al sostegno a un’attività commerciale ( promozione di un
prodotto o servizio) quello a una buona causa, e che generalmente prevede la partnership
tra un ente for profit e un ente non profit.
5
Cep, guida al consumo responsabile
Il Council on Economic Priorities, è la prima organizzazione non profit al mondo che si è
occupata della responsabilità sociale di impresa che ha elaborato le prime guide al
consumo sin dagli anni Settanta. La guida contiene un’analisi di 168 imprese presenti con
1800 prodotti sugli scaffali dei supermercati statunitensi, e assegna a ciascun prodotto un
punteggio nelle seguenti otto categorie di responsabilità sociale :1 ) protezione ambientale
; 2 ) donazioni ; 3 ) programmi per le comunità locali ; 4 ) promozione delle donne ; 5 9
promozione delle minoranze ; 6 ) benefici alle famiglie ; 7 ) condizioni di lavoro ; 8 )
trasparenza dell’informazione.
Clear Life – Clear ( City and Local Environmental Accounting and Reporting )
E’ un progetto finalizzato alla sperimentazione e messa a punto di un sistema di contabilità
ambientale per gli enti locali e per ottimizzare la loro capacità di decisione. Controllo e
gestione delle risorse del territorio. Cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito del
progetto Life – Ambiente, Clear ha coinvolto 18 Comuni e Province italiane, la Regione
Emilia Romagna e l’Ocse. Tra i risultati del progetto l’elaborazione del metodo Clear per il
quale la contabilità ambientale diventa un processo di governance dell’ente, e in cui il
bilancio ambientale è strumento di misurazione, controllo e programmazione futura.
Codice etico
E’ la “carta costituzionale di un’organizzazione” ed esplicita diritti, doveri ed aree di
responsabilità che l’impresa o l’ente si impegnano a rispettare nei confronti degli
stakeholder. Non è un documento generico di principi, perché prevede metodi di
attuazione e controllo delle regole e dei comportamenti stabiliti, ed eventualmente sanzioni
e misure di dissuasione per coloro che disattendono i comportamenti previsti dal codice.
Consumo critico o responsabile
Identifica quei comportamenti di consumo basati sulle cosiddette “quattro erre” : riduzione
(risparmio energetico, diminuzione dei rifiuti, limitazione dell’uso dei mezzi di trasporto),
riutilizzo delle merci, riciclo dei materiali e rispetto dei diritti (umani,sociali,sindacali) di tutti
coloro che intervengono nella filira produttiva e di distribuzione di beni e servizi.
Copenhagen Charter
Si tratta di un modello di bilancio sociale centrato sulle relazioni degli stakeholder. La
rendicontazione responsabile diventa un metodo di gestione che prevede le seguenti fasi :
• decisione della direzione di creare relazioni con gli stakeholder ;
• identificazione degli stakeholder chiave ;
• costruzione di un dialogo permanente con gli stakeholder ;
• individuazione degli indicatori per la misurazione delle performance ;
• monitoraggio costante della performance :
• identificazione delle azioni di miglioramento ;
• predisposizione, verifica e pubblicazione del resoconto finale ;
• consultazione degli stakeholder per la valutazione delle performance.
Corporate Governance
Insieme delle regole di governo di una organizzazione finalizzate alla creazione
di valore sociale ed economico per tutti i soggetti coinvolti.
Corporate giving ( direct giving )
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Donazioni, elargizioni, liberalità erogate dall’impresa a favore di organizzazioni e iniziative
aventi utilità sociale e/o ambientale. In questo caso il contributo dell’impresa alle
organizzazioni ed ai progetti correlati è esclusivamente di tipo monetario.
Csr – Corporate Social Responsibility
In base alla definizione più comunemente accettata, quella del Libro Verde UE
“Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese”, la Csr è
l’integrazione volontaria, da parte delle imprese ( ma più in generale per enti,
organizzazioni profit e non profit ) delle problematiche sociali ed ecologiche nei rapporti
con tutti i soggetti interessati ( gli stakeholder ).
D
Delocalizzazione
Spostamento della produzione in zone diverse dalla sede produttiva originaria al fine di
realizzare un vantaggio competitivo.
Direttiva del Ministero della Funzione Pubblica del 17 febbraio 2006
– Sintesi –
I VANTAGGI :
• 1 ) Contabile : integrazione e trasparenza 1 ) Dimensione
• 2 ) Comunicazione : sviluppo del dialogo con gli stakeholder
• 3 ) Responsabilità politica : visibilità delle scelte e apertura al confronto
• 4 ) Funzionamento interno : sostenibilità della spesa pubblica
• 5 ) Strategia : pianificazione, programma zione, fasi e strumenti di controllo
• 6 ) Professionalità : miglioramento dei risultati dell’ente e valorizzazione delle
competenze
I CONTENUTI
• 1 ) Valori di riferimento
• 2 ) Politiche e servizi resi
•
a) obiettivi perseguiti
•
b) azioni intraprese
•
c) risorse impiegate
•
d) risultati raggiunti
•
e) impegni e azioni per il futuro
• 3 ) Risorse disponibili utilizzate e non utilizzate
• a ) entrate e spese della gestione
• b) proventi e costi della gestione
• c) patrimonio dell’amministrazione e sua variazione
• d) dotazione e caratteristiche del personale
• e) interventi di razionalizzazione e innovazione organizzativa
• f ) interventi per accrescere il capitale umano
• g ) utilizzo e sviluppo di infrastrutture e soluzioni tecnologiche per la
gestione dei processi e dei servizi
• h ) partecipazioni promosse e realizzate dall’Amministrazione con altri
soggetti pubblici e privati
• 4 ) Presentazione del documento
7
•
5 ) Nota metodologica e relative indicazioni
Disabilità
Limitazione o perdita della capacità ( conseguente a menomazione ) di compiere
un’attività nel modo o nell’ampiezza considerati normali.
Disclosure
Attività informativa che le aziende promuovono nei confronti del mercato volontariamente
o per legge per aumentare la propria trasparenza .
Domini 400 Social Index ( DSI )
E’ un indice di 400 titoli di imprese, selezionate in base ai criteri previsti dalla KLD società
che fornisce un servizio di consulenza agli investitori interessati ai fondi che, oltre a
prevedere buoni livelli di redditività del capitale, soddisfano anche criteri di tipo etico.
Dow Jones Sustainability Group Index ( DJSGI )
È un indice di sostenibilità globale derivato dall’indice Dow Jones. Esso consiste in più di
200 imprese. L’indice è composto da quattro indici specializzati per aree geografiche, a
loro volta suddivisi in quattro indice specializzati, che escludono rispettivamente
l’investimento nei seguenti settori : alcol, armi, gioco d’azzardo, tutti e tre insieme.
E
Ecolabel
E’ il marchio europeo di certificazione ambientale per i prodotti e servizi che rispettano
precisi criteri ecologici ( consumi energetici, inquinamento di acqua e aria, produzione di
rifiuti, risparmio di risorse e sicurezza ambientale ) nel loro intero ciclo di vita. Il marchio
Ecolabel può essere applicato a 23 gruppi di prodotti e servizi, dopo una verifica
indipendente di un apposito comitato.
Emas ( Environmental Management and Audit Scheme )
E’ uno strumento volontario istituito dall’Unione Europea ( e riconosciuto all’interno dei
suoi confini ), al quale possono aderire aziende ed enti pubblici per migliorare le proprie
prestazioni ambientali. Il Regolamento Emas prevede l’implementazione di un Sistema di
Gestione Ambientale e, rispetto alla certificazione ISO 14000, promuove il miglioramento
continuo delle performance ambientali ed il dialogo aperto e costante con gli stakeholder,
introducendo la Dichiarazione Ambientale. Per ottenere e mantenere il riconoscimento
Emas ( di fatto la registrazione in un apposito elenco ), che dà diritto all’utilizzo del logo
occorre sottoporsi alla valutazione di un verificatore accreditato, cui si aggiunge il controllo
delle autorità ambientali locali.
Eticlab, laboratorio permanente della CSR
EticLab è un laboratorio sperimentale finanziato dalla Camera di Commercio di Genova
per la diffusione della cultura della Responsabilità Sociale d’Impresa. L’iniziativa è stata
presentata lo scorso 12 giugno presso l’Ente camerale di Genova da Paolo Odone,
Presidente della Camera di Commercio, Patrizia De Luise, Presidente del CLP - Centro
Ligure per la Produttività (Agenzia formativa della Camera di Commercio di Genova),
Davide Viziano, del gruppo omonimo, e Isabella Cristina (Mixura), portavoce del
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laboratorio. EticLab è formato da un gruppo di piccole e medie imprese genovesi che
condividono l’idea che i valori della sostenibilità economica, sociale e ambientale debbano
guidare i comportamenti delle imprese nei confronti di tutti i soggetti che con esse
interagiscono, in modo da massimizzare il valore creato. Le imprese che hanno dato vita
al laboratorio sono otto: Consorzio Agorà, Gecofin, Gruppo IB, Gruppo Viziano, Macchine
Edili Repetto, Mixura, pbcom e Saponificio Gianasso, ma l’obiettivo dei fondatori è di
coinvolgerne altre 50 entro il 2010.
Ethic Award
Premio per un futuro sostenibile organizzato dal settimanale Gdoweek, testata edita da Il
Sole
24
ore
Business
Media.
Etich Scan
È l’organizzazione da più tempo attiva in Canada sul tema della responsabilità sociale di
impresa. Le sue attività di ricerca si concentrano sull’analisi e valutazione della
performance etica, ambientale e sociale delle maggiori 1.500 imprese operanti in Canada,
delle quali Ethic sacn conserva un proprio data base.
Ethos : fondi di investimento per lo sviluppo sostenibile
Ethos è una fondazione svizzera creata nel 1997 da due casse pensioni che seleziona dei
fondi di investimento con l’obiettivo di “ favorire lo sviluppo sostenibile attraverso le proprie
politiche di investimento”.
F
Foreign policyassociation’s corporate social responsibility award : premio assegnato
dalla Foreign policy association ( Fpa ) alle aziende ed alle persone che si sono
maggiormente distinte per il contributo nello sviluppo sostenibile e nella responsabilità
sociale d’impresa. Quest’ anno – 2009 - il premio è stato assegnato all’a.d. di Eni, Paolo
Scaroni, e la cerimonia di premiazione si terrà a New York al St. Regis Hotel nel corso del
Global philathropy award dinner.
Formazione
Attività volta al trasferimento ed al consolidamento di conoscenze e competenze nei
lavoratori ( dipendenti, assimilati, collaboratori ). Essa può essere svolta secondo modalità
differenti, che vanno dalla tipica interazione d’aula, ai lavori in team, ai processi a distanza
e con diversi materiali di supporto ( libri, elaborati specifici, sistemi informatici mirati, ecc. ).
Fringe Benefit
Compensi in natura, cioè compensi che consistono non nell’erogazione di denaro ma nella
fruizione di un servizio o di un oggetto. Si pensi ad esempio alla mensa aziendale, ai buoni
pasto, ad un’auto, ad un telefonino, al vitto o all’alloggio.
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G
Gbs
La sigla Gbs identifica il gruppo di studio per la statuizione di principi di redazione del
bilancio sociale, un’associazione che riunisce 32 partecipanti in rappresentanza di 13
università italiane, degli Ordini professionali dei dottori commercialisti e dei ragionieri, di
alcune società di revisione, nonché di altri enti ed esperti. Ha elaborato l’omonimo modello
per la redazione del bilancio sociale e l’Associazione Bancaria Italiana (ABI ) ha assunto i
principi Gbs come riferimento nel proprio “Modello di redazione del bilancio sociale per il
settore del credito”.
GRI
Global Reporting Iniziative è un network internazionale di esperti che elaborano il più
diffuso standard per la realizzazione del bilancio sociale. Oltre al modello generale, GRI
produce linee guida specifiche per alcuni mercati e settori di appartenenza di imprese.
Global Compact
Il Global Compact è un progetto ideato dall’ex segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi
Annan, con lo scopo di coinvolgere le imprese nel perseguimento degli obiettivi dell’ONU,
attraverso l’adesione a dieci principi universali nell’area dei diritti umani, del lavoro,
dell’ambiente e della lotta alla corruzione. Con questa iniziativa per la prima volta le
Nazioni Unite dialogano direttamente con le imprese, senza l’intermediazione di altre
istituzioni.
I dieci principi del Global Compact sono :
1. sostenere e rispettare i diritti umani nell’ambito delle rispettive sfere di influenza ;
2. assicurarsi di non esser, seppure indirettamente, complici negli abusi dei diritti
umani ;
3. garantire libertà di associazione dei lavoratori e riconoscere il diritto alla
contrattazione collettiva ;
4. assicurarsi di non impiegare lavoro forzato e obbligatorio ;
5. astenersi dall’impiegare lavoro minorile ;
6. eliminare ogni forma di discriminazione nelle loro politiche di assunzione e
licenziamento ;
7. avere un approccio preventivo rispetto alle sfide ambientali ;
8. promuovere iniziative per una maggiore responsabilità ambientale ;
9. incoraggiare lo sviluppo e la diffusione di tecnologie che non danneggino l’ambiente
;
10. contrastare la corruzione in ogni sua forma, incluse l’estorsione e le tangenti.
Governance ( Corporate Governance )
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E’ l’insieme dei principi e dei meccanismi che regolano e governano le aziende. Si tratta
delle regole del gioco che stabiliscono i processi decisionali e le modalità secondo le quali
le aziende sono gestite e controllate.
GPP ( Green Public Procurement )
Adozione di criteri ambientali nelle procedure di acquisto di Enti Locali e della Pubblica
Amministrazione. Questa operazione consente di sostituire i prodotti e i servizi esistenti
con altri a minore impatto sull’ambiente.
H
Human Development Enterprise
E’ l’impresa che adotta eccellenti pratiche di lavoro .
Human Development Enterprise Index
Indice dell’impresa che sostiene lo sviluppo umano elaborato attraverso un sistema dei
seguenti indicatori quali promozioni di abilità, salute e sicurezza, equità economica,
rappresentanza, scomposto ciascuno di essi in una serie di sotto-elementi.
I
I-CSR – Italian Centre for Social Responsibility ( Fondazione per la Diffusione della
responsabilità Sociale di Impresa
E’ stata istituita con la legge finanziaria del 2005 e prompssa dall’(allora9 ministero del
Lavoro e delle Politiche Sociali. L’INAIL, l’Unione delle Camere di Commercio Italiane e
l’Università Bocconi. Con sede a Milano, il suo obiettivo è quello “di supportare il sistema
nazionale nel processo di transizione verso nuovi modelli produttivi, di governance e di
relazioni tra stakeholder che rendano la sostenibilità, la responsabilità e la conoscenza gli
elementi su cui fondare superiori performance in campo economico, sociale ed
ambientale”.
ILO ( International Labour Organization )
Agenzia delle Nazioni Unite che si prefigge la promozione della giustizia sociale e dei diritti
dei lavoratori riconosciuti a livello internazionale.
IAS/IFRS
Le due sigle identificano i principi contabili internazionali.IAS ( International Accounting
Standards ) è l’acronimo originario, cui si è aggiunto recentemente ilIFRS ( International
Financial Reporting Standards ) per sottolineare che i principi non si riferiscono
semplicemente all’attività di contabilità, ma vogliono garantire il trasferimento di
informazioni economiche e finanziarie, anche di natura qualitativa. Con regolamento
comunitario 1606/2000 si stabiliscono i principi contabili internazionali per la redazione del
bilancio di esercizio e consolidato delle aziende operanti sul territorio dell’Unione, la cui
applicazione è obbligatoria dal 1 gennaio 2005.
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Impresa sociale
L’impresa sociale è un’organizzazione privata senza scopo di lucro che esercita in via
stabile o principale un’attività economica organizzata ai fini della produzione e dello
scambio di beni o servizi di utilità sociale con finalità di interesse generale.
Impronta ecologica
L’impronta ecologica è un indicatore sintetico di sostenibilità ambientale per stimare
l’impatto che una produzione ha sull’ambiente. Calcola l’area di terreno necessaria per
fornire tutte le risorse utilizzate e per riassorbire tutte le emissioni prodotte. L’impronta
ecologica rappresenta la domanda umana di arre biologicamente produttive ( capacità
biologica ). L’impronta ecologica di una persona misura il consumo alimentare, materiale
ed energetico basandosi sulla superficie terrestre o marina necessaria a produrre ed
assorbire tali risorse. L’impronta ecologica è inoltre uno degli indicatori del set messo a
punto dalla Commissione Europea, con il contributo dell’Agenzia Europea per l’ambiente,
per monitorare l’orientamento alla sostenibilità delle città.
Indicatori di performance
Gli indicatori di performance del bilancio sociale ( o socio-ambientale o report di
sostenibilità) si distinguono secondo la loro dimensione di sostenibilità : economica,
ambientale e sociale .
Quando si parla di dimensione economica della sostenibilità ci si riferisce agli impatti
dell’impresa sulle condizioni economiche dei rispettivi stakeholder e sui sistemi
economico-produttivi locali, nazionali e mondiali.
Gli indicatori di performance economica del bilancio sociale prevedono un obiettivo che va
oltre quello tipicamente perseguito dagli indicatori della contabilità generale.
Infatti mentre questi ultimi si incentrano sul profitto allo scopo e con l’intento di informare
soli il management e gli azionisti, al contrario, gli indicatori economici preposti si
incentrano principalmente sui modi con cui l’impresa condiziona gli stakeholder con i quali
interagisce direttamente ed indirettamente. Il fulcro , dunque, delle misurazioni di
performance economica è incentrato sul cambiamento che lo stato economico dello
stakeholder subisce in conseguenza delle attività dell’impresa, anziché sui cambiamenti
nelle condizioni finanziarie dell’impresa medesima.
Mentre gli indicatori finanziari sono noti e ben sviluppati, gli indicatori a livello di singola
entità relativi alla performance economica sono in via di evoluzione.
Gli indicatori economici preposti a quantificare l’impatto diretto sono ideati per misurare i
flussi monetari tra l’impresa ed i propri stakeholder, nonché per indicare le modalità
attraverso le quali l’impresa influisce sulle condizioni economiche dei suoi stakeholder.
Tali aspetti sono organizzati, quindi, intorno ai gruppi di stakeholder e ciascuno include un
indicatore di flusso monetario che consente una indicazione del grado di relazione
esistente tra l’entità che redige il report di sostenibilità e gli stakeholder.
La maggior parte dei flussi monetari sono accompagnati da uno o più altri indicatori che
forniscono informazioni significative in merito alla natura della performance e all’impatto
sulla capacità economica degli stakeholder.
Per esempio, per i fornitori gli indicatori di flusso monetario associati ai costi di tutti i beni
materiali e dei servizi acquisiti forniscono informazioni sulla dimensione dei flussi tra
l’entità ed i suoi fornitori. Gli indicatori di performance forniscono uno spaccato di una
relazione economica esistente tra fornitori ed impresa.
Nel bilancio sociale la dimensione qualitativa è centrale, ma l’indicatore più
rappresentativo della performance economica si basa sull’analisi di una grandezza
monetaria precisa, che fornisce la misura della capacità dell’impresa di creare ricchezza
per la società nel suo complesso : il valore aggiunto.
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Indici di borsa etici
Dow Jones Sustainability World, Ethibel Sustainability, Pioneer & Excellence, FTSGood
sono in dici di borsa che comprendono le azioni di società riconosciute per la conformità a
criteri di sostenibilità e per l’impegno nell’ambito della responsabilità sociale e ambientale.
Innovazione
Per innovazione si fa riferimento al concetto di cambiamento e, in particolare, al
cambiamento tecnologico. questo può manifestarsi in due forme : nei prodotti/servizi che
un’organizzazione offre ( innovazione di prodotto ) e nei modi in cui essi sono realizzati e
distribuiti ( innovazione di processo ) .
ISO
L’Organizzazione Internazionale per le Standardizzazioni (ISO) è un organismo
internazionale per la definizione degli standard, composto da rappresentanze di organi
nazionali, che produce standard industriali e commerciali a livello mondiale.
ISO 9000 / ISO 9004
Con ISO 9000 si identifica lo standard di riferimento internazionale per l agestione della
qualità. Con il programma di revisione della norma VISION 2000 era stata introdotta una
specifica sezione dedicata all’impatto sociale. Per gennaio 2009, con la pubblicazione
della nuova revisione, è prevista l’introduzione della ISO 9004 “Managing for
Sustainability”, in cui si valuterà la capacità delle imprese di mantenere le loro prestazioni
nel lungo periodo, bilanciando gli interssi economico-finanziar con quelli sociali e
ambientali.
ISO 14000
E’ la norma internazionale che introduce la certificazione ambientale. L’adesione è
volontaria e può avvenire da parte di qualsiasi tipo di organizzazione che voglia dotarsi di
un sistema di gestione ambientale. E’ applicabile a tutti i settori industriali e prevede, per il
rilascio della certificazione, l’attestazione di conformità alle norme da parte di un
organismo autorizzato.
ISO 26000
E’ la sigla che identifica la norma, ancora in fase di studio, dedicata alla responsabilità
sociale. Lo standard, la cui pubblicazione è prevista per il 2008, non dovrebbe prevedere
una certificazione, ma delle linee guida che aiutino “ogni tipo di organizzazione a
migliorare il proprio comportamento socialmente responsabile”. Giunto alla sua terza
bozza, il documento è affidato a quattro gruppi di esperti che lavorano sui seguenti temi :
ambiente, diritti umani e pratiche lavorative, governance e corrette pratiche organizzative
e, infine, questioni legate ai consumatori e allo sviluppo della società.
L
LBG – London Benchmarking Group
Network che riunisce oltre 100 imprese – per lo più multinazionali – e che ha elaborato un
modello di misurazione dei Corporate Community Investment ( CCI investimenti delle
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aziende a favore della comunità ), per valutare l’impatto ed il sostegno delle attività
aziendali allo sviluppo della comunità locale. Sono tre gli elementi principali che
compongono il modello : le donazioni, gli investimenti sociali ( di lungo termine in
specifiche aree ) e le iniziative commerciali collegate ad una buona causa. Il modello
misura l’impegno in termini di tempo, denaro ed in natura e i benefici ricevuti dalla
comunità.
M
Minoranza
Insieme di persone che per motivi di tipo etnico, religioso, culturale, linguistico o di altra
natura, si trovino in condizioni di inferiorità numerica, rispetto ad altre, risultandone
potenzialmente svantaggiate. Si pensi, ad esempio, agli immigrati extracomunitari, ad altri
lavoratori stranieri, a soggetti appartenenti a minoranze etniche, ecc.
Mission ( e )
Ragione d’essere dell’impresa. Individua gli obiettivi di fondo, gli scopi preminenti che
l’impresa, attraverso la sua attività, tenta di perseguire. Spesso coniuga la dimensione
economica con quella sociale, identificando, per l’impresa, un ruolo di promozione e
accrescimento del benessere collettivo, della qualità della vita ( inclusa la qualità
ambientale , della coesione sociale.
N
Non profit
Locuzione di derivazione inglese che significa “senza scopo di lucro” e si applica a quelle
organizzazioni in cui gli utili sono interamente reivestiti per gli scopi sociali. Oltre
all’assenza del profitto il termine viene generalmente esteso agli enti che hanno una
vocazione solidaristica. Rientrano nel non profit anche le cosiddette onlus ( organizzazioni
non lucrative di utilità sociale ), qualifica che però identifica semplicemente un determinato
regime fiscale.
O
OCSE/OECD
L’Ocse, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ( in inglese Oecd
Organisation for Economic Co-operation and Development ) ha realizzato le linee guida
per le imprese multinazionali che progettano e implementano politiche di responsabilità
sociale. Esse promuovono l’applicazione volontaria di comportamenti etici in settori quali i
diritti umani, la gestione responsabile delle catene produttive, le relazioni industriali,
l’ambiente, la difesa del consumatore e la lotta alla corruzione. Numerosi governi, per
facilitare l’applicazione delle linee guida 8 cui hanno aderito i paesi che ospitano il 97%
delle cento più grandi multinazionali al mondo ), hanno istituito dei Punti di Contatto
Nazionale. Quello italiano è attivo presso il ministero dello Sviluppo Economico, Direzione
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Generale per lo Sviluppo Produttivo e la Competitività, e fornisce ( anche on-line )una
versione tradotta e localizzata delle linee guida.
OHSAS 18001
La sigla OHSAS significa Occupational Health and Safety Assessment Series
ed identifica uno standard internazionale che fissa i requisiti che deve avere un sistema di
gestione a tutela della Sicurezza e della Salute dei Lavoratori.
Lo OHSAS 18001:1999 è stato definito da alcuni organismi di certificazione e di
normazione nazionali, così da poter disporre di uno standard per il quale potesse
essere rilasciata una certificazione di conformità. La certificazione OHSAS verifica
l’applicazione volontaria, all’interno di un’organizzazione, di un sistema
che permette di garantire adeguato controllo riguardo la Sicurezza e la Salute
dei Lavoratori, oltre al rispetto delle norme cogenti. Il sistema di gestione regolato
dalla norma OHSAS è spesso costruito integrandolo con il sistema di gestione
ambientale, ispirato alla Norma 14001:2004; la Sicurezza e l’Ambiente
sono infatti strettamente collegati tra loro.
Organismi non governativi
Organizzazioni indi pendenti dai governi e dalle loro politiche che si occupano, tra l’altro, di
interpretare le esigenze della società civile nei confronti delle grandi organizzazioni.
P
Partner finanziari
Sono quegli stakeholder che, a diverso titolo, sono interessati all’andamento economico –
finanziario dell’azienda. Possono essere istituti bancari, assicurazioni, società di rafting
finanziario, advisor, ecc.
Progress (IBS)
Modello proposto già nel 1988 dall’Ibs ( Istituto Europeo per il Bilancio Sociale ) e integrato
successivamente dal Gbs ( vedi sopra ). Progress è un processo avanzato di gestione
responsabile per lo sviluppo sostenibile, del quale il bilancio sociale è lo strumento di
monitoraggio e comunicazione.
Q
Q-RES
Sviluppato da CELE ( Centre for Ethics Law & Economics dell’Università Carlo Cattaneo
di Castellanza insieme ad imprese ed associazioni ), è un modello che non si limita ad
indicare delle linee guida per la realizzazione del bilancio sociale, ma si propone come
standard di qualità per la responsabilità etico-sociale di un’impresa più in generale, con un
forte accento sulla possibilità di verifica e certificazione di tutti i processi ed i contenuti.
15
R
Relazione Morale
E’ la relazione che generalmente accompagna il bilancio di un’organizzazione non profit (
anche se non si tratta di una pratica esclusiva del terzo settore ) e che illustra la
dimensione qualitativa delle attività realizzate, rispetto alla missione dell’ente. Può essere
considerata uno strumento anticipatore del bilancio sociale e, per le realtà più piccole, può
svolgere la medesima funzione di rendicontazione della responsabilità
S
SA8000
Social Accountability 8000 è uno standard internazionale, volontari, che comporta il
rispetto di una serie di requisiti minimi in termini di diritti umani e sociali, e la cui conformità
è valutata da un organismo esterno e indipendente, accreditato a rilasciare la
certificazione. Da molti considerata come la certificazione che attesta e conferma la
responsabilità sociale delle aziende, ha il vantaggio di introdurre un sistema gestionale (
ed i conseguenti strumenti di rendicontazione, valutazione e miglioramento ) relativo ai
diritti. La norma concerne le seguenti aree :
1. Lavoro infantile
2. Lavoro obbligato
3. Salute e sicurezza sul lavoro
4. Libertà di associazione e diritto alla contrattazione collettiva
5. Discriminazione
6. Procedure disciplinari
7. Orario di lavoro
8. Criteri retributivi
9. Sistemi di gestione
Shareholder
Azionista, lett. possessore di azioni e quindi portatore di precisi interessi e diritti economici
legati al valore dei titoli detenuti.
SocialMetrica
Gruppo di lavoro che ha elaborato una metodologia di valutazione e misurazione della
responsabilità sociale delle organizzazioni non profit. Il bilancio di missione, in questo
contesto, deve permettere di stabilire un dialogo duraturo con gli stakeholder. I contenuti
devono essere articolati in tre sezioni : il bilancio delle cifre, il manifesto dei valori e la
matrice delle attività rispetto agli stakeholder, classificati in base al livello di interesse e
coinvolgimento.
Social Statement
E’ l’elemento centrale del progetto CSR-SC con il quale il governo italiano ha recepito le
raccomandazioni dell’Unione Europea nel favorire l’adozione di comportamenti
responsabili da parte delle imprese. Il Social Statement è un documento che può costituire
un primo approccio al bilancio sociale. Si compone di due parti : la scheda anagrafica ed il
set di indicatori per la rendicontazione delle prestazioni economiche, sociali ed ambientali.
16
SRI
Social Responsible Investment ( Investimenti Socialmente Responsabili ). La sigla
identifica quegli investimenti che considerano, a fianco dei tradizionali parametri di
rendimento finanziario, anche i valori etico-sociali e ambientali.
Stakeholder
Il concetto è stato formulato, per analogia con lo Stockholder (l”azionista” ), dallo Stanford
Research Institute nel 1963 per indicare tutti coloro che hanno interesse nell’attivitaà
dell’azienda ( stake significa “posta”, “scommessa” ) e senza il cui appoggio
un’organizzazione non è in grado di sopravvivere, includendo anche gruppi non legati da
un rapporto mercantile con l’impresa.
Stakeholder primari cioè gli stakeholder in senso stretto, nasce con Freman nel 1984 ma
poi è stato rielaborato da Clarkson nel 1995 in modo più adeguato. Per cui sono quelli
senza la cui continua partecipazione l’impresa non può sopravvivere come complesso
funzionante, tipicamente gli azionisti, gli investitori, i dipendenti, i clienti e i fornitori insieme
a quello che può essere definito il gruppo degli stakeholder pubblici, e cioè governi e
comunità che forniscono le infrastrutture, i mercati, le leggi e i regolamenti.
Stakeholder secondari sono tutti coloro che esercitano un’influenza sull’impresa, ma che
non sono impegnati in transazioni con essa e che non sono essenziali per la sua
sopravvivenza ( comprese le generazioni future ).
Stakeholder interni sono i lavoratori e gli azionisti
Stakeholder esterni sono i fornitori, clienti, lo Stato, le comunità locali, generazioni future
Stakeholder analysis
Esamina l’impresa come l’esito di un equilibrio tra le esigenze di tutti coloro che
contribuiscono al suo funzionamento e comunque ne sono legittimamente interessati.
Stakeholder engagement
Coinvolgimento degli stakeholder, indica il dialogo, lo scambio e la partecipazione dei
portatori di interesse, oltre che la rilevazione delle loro aspettative legittime e del grado di
soddisfazione generato dalle scelte strategiche dell’organizzazione.
Stockholder o shareholders, il termine è sinonimo di che identifica gli azionisti,
costituenti l’organo decisionale dell’azienda, partecipanti al capitale di rischio e alla
distribuzione dei dividendi.
Stockholder analysis
Questa sostiene che lo scopo dell’impresa consiste nel soddisfare le pretese economiche
degli azionisti.
Sistemi di gestione ( management system )
Riguarda la struttura organizzativa, le attività di pianificazione, programmazione e
controllo, le responsabilità, le prassi, le procedure, i processi, le risorse per sviluppare,
attuare, conseguire, riesaminare e mantenere attiva una specifica politica aziendale (
relativa, ad esempio, alla qualità, alla tutela dell’ambiente, alla sicurezza sul lavoro, alla
tutela dei diritti dei lavoratori, all’impatto sociale, alla sostenibilità dell’impresa, ecc. ) .
17
Sistema di Gestione della Qualità
Organizzazione per la gestione dell'attività aziendale rispondente a criteri definiti
da specifiche norme europee e/o internazionali.
SGS (sistema di gestione della sicurezza)
Organizzazione per la gestione della sicurezza aziendale rispondente a criteri
definiti da specifiche norme europee e/o internazionali.
Sviluppo sostenibile
Teoria che integralo sviluppo economico con lo sviluppo sociale ed ambientale rispettando
le esigenze del presente senza compromettere le possibilità delle generazioni future.
T
Test di autovalutazione
ll test, proposto dalla Union Camere, non rappresenta una “pagella”, ma uno strumento
per capire a che punto si trova l’impresa nell’attuazione di una strategia di responsabilità
sociale. È una sorta di check list delle iniziative attivabili per perseguire pratiche di CSR in
diversi settori della gestione aziendale: clienti, fornitori, risorse umane, ambiente, iniziative
per
la
comunità,
strumenti
di
rendicontazione
sociale.
La sua compilazione e i dati inseriti rimarranno anonimi e non saranno tracciati, se non per
il tempo necessario a fornire il responso all’utente.
Il test riguarda le seguenti informazioni a cui basta rispondere con un si o con un no :
• CLIENTI
Informazioni ai clienti sui prodotti/servizi
Etichettatura prodotti/servizi
Analisi di soddisfazione dei clienti (customer satisfaction)
Servizi di customer care
Trasparenza ed equità delle condizioni contrattuali
• FORNITORI
Criteri di qualificazione/selezione/valutazione dei fornitori
Sensibilizzazione fornitori su temi CSR
Politica pagamenti fornitori
Politiche di Quality supply chain
Richiesta ai fornitori di certificazioni sociali/ambientali
• RISORSE UMANE
Formazione eccedente l’obbligatorietà legislativa
Agevolazioni per i dipendenti (fringe benefits)
Politiche verso disabili e minoranze
Programmi per minimizzare infortuni e rischi in azienda
Politiche di pari opportunità
Certificazione SA 8000
• AMBIENTE
Utilizzo di processi produttivi a ridotto impatto ambientale
18
Formazione del personale sulle tematiche ambientali
Riduzione consumi energetici e/o utilizzo fonti rinnovabili
Utilizzo materiali riciclati
Certificazioni (EMAS, ISO 14000, Ecolabel) * (*: almeno una di quelle elencate)
• COMUNITA'
Sostegno a progetti a carattere sociale e ambientale
Attività di comunicazione e coinvolgimento della comunità (corporate citizenship)
Concessione di liberalità
Partnership con soggetti Non profit per progetti speciali
Iniziative per la valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale
• STRUMENTI DI RENDICONTAZIONE SOCIALE
Bilancio sociale/ambientale/di sostenibilità
Comitato etico e/o Codice etico
Carta/Manifesto dei valori
Rating sociale e ambientale
Social auditing
CSR manager
Tipologie di report :
• BILANCIO AMBIENTALE : l’ambiente al primo posto. Il bilancio ambientale fa
riferimento alla dimensione ambientale. È utilizzato da imprese, enti e
organizzazioni la cui attività ha impatto sull’ambiente e che hanno bisogno di
strumenti per comunicare con gli stakeholder più coinvolti nella tutela e nella
gestione delle risorse. Nasce come sezione del bilancio sociale, poi diventato
autonomo per meglio rappresentare la quantità e la natura di materie ed energia
impiegate o trasformate nei processi produttivi, oltre che la qualità dei processi
stessi. Ha acquisito con il tempo anche una valenza gestionale, poiché riporta i
valori di consumo e di spesa ambientali e, in genere, contiene budget revisionali
per quanto riguarda l’uso delle risorse e le conseguenze derivanti dal loro impiego.
• BILANCIO DI GENERE . Le politiche economiche non sono neutre ma riflettono la
distribuzione di potere esistente nella societa’ : hanno quindi conseguenze diverse
sulle donne o su gli uomini perche’ e’ diverso il loro ruolo nella famiglia, nella
economia,nella società .
• BILANCIO DI MANDATO : enti controllati dagli elettori. Il bilancio di mandato è il
bilancio sociale degli enti pubblici e fa esplicito riferimento al mandato ottenuto dai
cittadini elettori per la gestione della funzione cui è preposto l’ente in questione. In
genere, prende in considerazione un periodo più ampio rispetto all’anno, che
spesso coincide con la durata stessa del mandato. E’ un bilancio che
necessariamente deve tenere conto della particolarità dell’attività svolta da chi lo
redige ed anche degli elementi che identificano la responsabilità, dato che di per sé
la valenza sociale è già insita nell’essenza stessa di un ente pubblico. Per
promuovere l’abitudine a rendere accessibile, trasparente e valutabile l’operato di
un ente, il Ministero della Funzione Pubblica ha realizzato anche una specifica
direttiva ( GU n. 63 del 16.03.2006 )
• BILANCIO DI MISSIONE : il non profit in prima linea. Il bilancio di missione, anche
se l’accordo non è unanime, è quello realizzato dalle organizzazioni non profit o
comunque da quelle realtà la cui particolarità consiste proprio nell’avere una
missione di tipo sociale, sanitario o umanitario da compiere. Questa particolarità
19
•
•
prevede l’adozione di strumenti ed indicatori specifici, soprattutto per la misurazione
del valore aggiunto che viene creato e per la relazione con i dati di natura contabile
ed economica, la cui dimensione ha un peso diverso rispetto a quello di enti il cui
fine è il profitto. Come tutti gli strumenti di rendicontazione sociale, il bilancio di
missione riveste una particolare importanza nell’ambito della governance poiche,
oltre che uno strumento di comunicazione, rappresenta una dichiarazione sui
principi, i valori e l’identità dell’organizzazione che la vincolano a specifici obiettivi.
BILANCIO SOCIALE : i valori dell’impresa in un documento . Bilancio sociale è il
termine che viene più comunemente utilizzato per definire lo strumento di
monitoraggio, rendicontaziione e comunicazione del processo di gestione
responsabile intrapreso da un’organizzazione, che rende visibili e illustra gli impatti
delle performance ambientali, sociali ec economiche dell’impresa ed il legame che
si instaura tra esse e le strategie e i risultati aziendali. Il bilancio sociale si pone
come obiettivo primario la rappresentazione dei valori e degli effetti che l’attività
dell’impresa produce sull’ambiente e sull’imsieme degli stakeholder. Prevede, di
solito, anche le previsioni per il periodo successivo e adotta un’approccio simile a
quello utilizzato per determinare il valore aggiunto. La denominazione bilancio
sociale è convenzionale e comprende diveersi strumenti, anche molto diversi tra
loro.
BILANCIO DI SOSTENIBILITA’ : maggiore interesse per il futuro . Molto spesso i
termini di bilancio sociale e bilancio di sostenibilità vengono usati come sinonimi.
Porre l’accento però sulla sostenibilità comporta un’evoluzione nel processo di
rendicontazione e comunicazione responsabile perché sposta l’attenzione sul
futuro. Lo sviluppo sostenibile è infatti definito come quello che non compromette le
possibilità delle future generazioni di continuare a crescere, preservando la qualità
e la quantità del patrimonio di risorse naturali, che sono esauribili. L’obiettivo
dunque di un bilancio di sostenibilità è dimostrare il possibile equilibrio tra
ricchezza, equità sociale e rispetto degli eco sistemi. Inoltre, in genere, si
caratterizza per la presenza di una sezione preventiva (budget) contenente gli
impegni di miglioramento per il periodo successivo a quello in esame.
Triple bottom line
L’espressione indica che le direttrice e i fattori cruciali sui quali si basa il processo di
rendicontazione responsabile sono tre : ambiente, equità sociale e prosperità economica
U
UNEP
United Nations Environment Programme - Programma ambientale delle Nazioni Unite
volto a promuovere lo sviluppo sostenibile presso le imprese e i cittadini.
UNI 7249
Norma tecnica che definisce i parametri dei fenomeni infortunistici che consentono di
misurare il rischio e il danno relativi, in un arco temporale.
UNIONCAMERE/Sportelli CSR : Unioncamere e la rete degli Sportelli CSR mettono a
disposizione una Banca dati dei Bilanci sociali e una raccolta di Buone Pratiche,
realizzano studi, informano e forniscono prima assistenza alle imprese e agli altri soggetti
interessati alla responsabilità sociale d’impresa, con particolare attenzione alle PMI. Le
20
piccole e medie imprese hanno infatti una naturale vocazione a integrare la responsabilità
sociale nella loro gestione, per via dei legami particolari con il territorio, del forte
radicamento nella società e della vicinanza alla comunità locale.
Per lo Sportello CSR di Caserta - non operativo al 10.11.2009 – Referente :
Rosa
Crispo,
telefono:
0823
249403
fax:
Indirizzo web: ce.camcom.it - E-mail: [email protected]
0823
249444
V
Valore aggiunto ( o prodotto lordo )
Rappresenta la ricchezza creata complessivamente dall’impresa e distribuita agli
stakeholder ( risorse umane, partner finanziari, Stato ed enti locali, soci, azionisti,
comunità ) o reinvestita all’interno dell’azienda ( ammortamenti ed utili non distribuiti ).
1. Formazione e distribuzione del valore aggiunto
La produzione materiale di una merce è caratterizzata dall’utilizzo di materie prime e di
semilavorati, che vengono acquistati sul mercato e che costituiscono l’input del processo.
Il valore di mercato del bene prodotto, che rappresenta l’output, è di norma maggiore
(altrimenti si avrebbe una distruzione di ricchezza e quindi una disutilità sia economica che
sociale) di quello delle materie prime e dei semilavorati necessari alla sua fabbricazione.
La differenza tra i valori di input e di output è denominata “valore aggiunto” e corrisponde
alla trasformazione tecnica di un bene.
Questa trasformazione può riguardare :
- la natura del bene, attraverso processi meccanici, chimici o fisici ;
- la forma del bene, attraverso processi di assemblaggio o confezionamento ;
- la disponibilità del bene nel tempo e nello spazio, attraverso il trasporto e la
consegna nei tempi richiesti dal mercato (es. logistica e gestione del magazzino ).
Il concetto di valore aggiunto può essere applicato in linea di principio anche nel caso
dell’erogazione di servizi e beni immateriali e in generale a qualsiasi attività umana in
grado di aumentare la soddisfazione di un qualche attore sociale, anche se rimane
problematica l’individuazione di indicatori quantitativi in grado di rilevare concetti soggettivi
come i livelli di soddisfazione.
Dal punto di vista del bilancio sociale il valore aggiunto rappresenta una grandezza
sintetica in grado di rispecchiare in prima approssimazione i risultati socialmente rilevanti
raggiunti da un’organizzazione molto più e meglio del reddito, che pure esprime il livello di
equilibrio economico.
A differenza del risultato di esercizio infatti, il valore aggiunto è un parametro che non
risente delle scelte di politica di bilancio relative agli accantonamenti ed agli
ammortamenti. Inoltre comprende tutte le forme di remunerazione degli attori impegnati
nell’attività economica, a differenza del reddito che rappresenta soltanto ricchezza
distribuita agli azionisti.
Peraltro, la determinazione del valore aggiunto è facile ed univoca, derivando dalla
riclassificazione scalare delle voci del conto economico delle imprese.
Nello svolgimento dell’attività produttiva l’input principale è originato dal flusso dei ricavi
fatturati ai clienti, cui corrispondono le spese per materie prime e semilavorati necessari al
processo produttivo, fatturate dai fornitori. La differenza tra ricavi totali ( vendite di prodotti
finiti) e costi necessari alla produzione rappresenta il valore aggiunto lordo.
I dati che compaiono, per obbligo di legge, nel bilancio civilistico non sono tuttavia
sufficienti ad attribuire i flussi rilevanti di valore economico a tutti gli stakeholder.
21
In particolare alcune poste più specifiche devono essere disaggregate allo scopo di
attribuirne i valori a stakeholder differenti.
Infatti la voce “costo del lavoro”, comprende :
• gli oneri sociali che rappresentano una posta che non può essere direttamente
attribuita ai lavoratori, poiché in un sistema previdenziale di tipo oneri
prevalentemente redistributivo, come quello italiano, le trattenute versate
annualmente agli enti previdenziali non vengono accantonate a favore di chi ha
subito la trattenuta, gli ma vengono direttamente spese per le pensioni correnti.
• la retribuzione netta del lavoratore e le relative imposte sul reddito , che vengono
trattenute dall’azienda e poi versate all’erario.
e siccome è necessario distinguere tra comunità locale e comunità nazionale ( lo Stato),
poichè le due identità svolgono un ruolo differente nei confronti dell’impresa ed instaurano
con essa relazioni di natura diversa, occorre calcolare separatamente
• la somma delle imposte e delle tasse liquidate allo Stato e quelle liquidate al
governo locale, che andranno in conto dei flussi alla comunità locale.
Accanto all’analisi della formazione e della distribuzione del valore aggiunto, è opportuno
riportare i dati relativi all’andamento degli investimenti, che assicurano nel tempo la
competitività dell’impresa. L’entità e la continuità degli investimenti è una misura adeguata
della capacità e della volontà dell’azienda di sviluppare valore nel tempo. Un’utile
disaggregazione è anche costituita dalla quota di investimenti specificamente effettuati per
l’adeguamento degli impianti ai fini della sicurezza ambientale e del lavoro
2.
La riclassificazione del conto economico
Per evidenziare la formazione del valore aggiunto e la sua distribuzione agli stakeholder,
rilevanti per l’impresa, occorre quindi procedere ad una riclassificazione dei dati contenuti
nel conto economico.
La differenza tra ricavi (fatturato) e costi totali dell’anno (sostenuti per l’acquisto di materie
prime, semilavorati, servizi alla produzione) genera il valore aggiunto lordo. Se da questo
si sottrae poi il costo del lavoro – disaggregandolo in salari netti, ritenute alla fonte sia
fiscali che previdenziali e accantonamento di fine rapporto – si ottiene il margine operativo
al lordo degli accantonamenti -cioè somme messe da parte per fare fronte a rischi di vario
tipo, come per esempio l’insolvenza dei debitori-, e degli ammortamenti, cioè le quote di
costi pluriennali di competenza dell’esercizio in corso .
A questo punto della struttura a scalare del conto economico abbiamo già le informazioni
sulla produzione del valore aggiunto, sulla quota assegnata ai dipendenti, e parte del
flusso complessivo da attribuire allo Stato.
Dal margine operativo lordo sottraendo gli ammortamenti e gli accantonamenti, che
rappresentano la quota del valore aggiunto trattenuta dall’impresa per ricostituire il valore
degli impianti (immobilizzazioni materiali ) e dei diritti di proprietà su marchi e brevetti
(immobilizzazioni immateriali), si ottiene il risultato operativo netto, da cui necessita
sottrarre o aggiungere la differenza tra proventi finanziari e interessi attivi - derivanti dalla
gestione della liquidità disponibile nell’arco dell’anno- e oneri finanziari -derivanti da
interessi passivi corrisposti a coloro che hanno prestato denaro all’impresa.
Il risultato dell’operazione evidenzia il risultato ordinario, che serve alla valutazione
dell’attività ordinaria dell’impresa, ma che non è di particolare rilevanza per la
predisposizione del bilancio sociale.
Se a quest’ultimo , cioè al risultato ordinario, aggiungiamo o sottraiamo ulteriormente il
saldo tra proventi straordinari e oneri straordinari- cioè quei flussi che si sono creati
nell’anno a seguito di operazioni una tantum come l’acquisto o vendita di impianti – si
ricava il risultato di gestione, cui devono essere ulteriormente sottratte le imposte sul
reddito dell’esercizio ( a favore dello Stato), per ottenere l’utile d’esercizio dopo le imposte.
22
Infine la quota dell’utile di esercizio che viene distribuita agli azionisti rappresenta quella
parte di valore aggiunto a essi assegnata.
Esempi di analisi di distribuzione del valore aggiunto :
•
•
MPS : 23% al sistema impresa, 67% alle risorse umane, 6% alla collettività e 4% ai
soci.
UNIPOL : 40,6% agli agenti, 18.8 agli azionisti, 12,7% al personale, 12.6% allo
Stato, 7,3% ai collaboratori esterni, 4,7% ai finanziatori, 3,0% al sistema impresa e
0,2% alla comunità.
23
LE PUBBLICAZIONI
L'intervento pubblico per la promozione della responsabilità sociale d'impresa 2008,
Maggioli Editore
Sostenibilità ed etica? Per un'analisi socioeconomica della responsabilità sociale
d'impresa
2005, Carocci
Fondare la responsabilità sociale d'impresa
Alford Helen, 2008, Città Nuova
Tra responsabilità sociale d'impresa e pedagogia
Vischi Alessandra, 2008, ISU Università Cattolica
La trappola etica. Ambigità e suggestioni della responsabilità sociale d'impresa
Curcio Renato, 2006, Sensibili alle Foglie
Responsabilità sociale d'impresa. Il punto di vista dei lavoratori
Franco Angeli - 2009
Marketing e responsabilità sociale d'impresa. Come fare il massimo per la propria
azienda e per la comunità sposando una causa
di Kotler Philip, Lee Nancy - Il Sole 24 Ore Pirola – 2008
Responsabilità sociale d'impresa. Come le PMI possono migliorare le performance
aziendali mediante politiche di CSR. Logiche, strumenti, benefici
Il Sole 24 Ore Pirola – 2008
Responsabilità sociale d'impresa. Fondamenti teorici e strumenti di comunicazione
di Micelli Stefano, Finotto Vladi, Bedin Donato - Franco Angeli – 2008
La responsabilità sociale d'impresa. Aspetti strategici, modelli di analisi e strumenti
operativi
di Testa Mario - Giappichelli – 2007
L' intervento pubblico per la promozione della responsabilità sociale d'impresa
Maggioli Editore – 2008
Tra responsabilità sociale d'impresa e pedagogia
di Vischi Alessandra - ISU Università Cattolica – 2008
Fondare la responsabilità sociale d'impresa
di Alford Helen - Città Nuova – 2008
La responsabilità sociale d'impresa. Strumenti e strategie per uno sviluppo
sostenibile dell'economia
di Beda Alessandro, Bodo Ruggero - Il Sole 24 Ore Pirola – 2006
La responsabilità sociale d'impresa
Franco Angeli – 2004
24
Sostenibilità ed etica? Per un'analisi socioeconomica della responsabilità sociale
d'impresa
Carocci – 2005
Responsabilità sociale d'impresa e globalizzazione. Verso un'internazionalizzazione
sostenibile
di Valentini Sergio - Franco Angeli – 2004
La trappola etica. Ambigità e suggestioni della responsabilità sociale d'impresa
di Curcio Renato - Sensibili alle Foglie – 2006
Annuario 2005 della responsabilità sociale d'impresa
Bancaria Editrice – 2005
Annuario 2003 della responsabilità sociale d'impresa
Bancaria Editrice – 2002
Responsabilità sociale d'impresa. Concetti e strumenti per le banche
Bancaria Editrice – 2002
Social accounting theory. Un confronto tra studi italiani e anglo americani
di Di Cimbrini Tiziana - Aracne – 2009
La responsabilità sociale oltre l'impresa
Franco Angeli – 2009
Guida critica alla responsabilità sociale e al governo d'impresa. Problemi, teorie e
applicazioni della CSR
Bancaria Editrice – 2005
La storia d'impresa come professione
di Amatori Franco - Marsilio – 2009
Arte contemporanea: costo o investimento? Una prospettiva europea
di Lisbonne Karine, Zürcher Bernard - Johan & Levi – 2009
Responsabilità e performance sociale d'impresa. La prospettiva del Corporate
Social Performance Model
di Della Porta Armando - Aracne – 2006
Responsabilità e performance sociale d'impresa. La prospettiva del Corporate
Social Performance Model
di Della Porta Armando - Aracne – 2006
La responsabilità sociale negli studi economico-aziendali
Franco Angeli – 2008
Responsabilità sociale e performance d'impresa. Per una sintesi socio-competitiva
di Molteni Mario - Vita e Pensiero – 2005
Le Partnership tra fondazioni d'impresa e istituti non profit
di Grumo Marco - Vita e Pensiero – 2008
25
La responsabilità sociale nelle imprese. Scenari, analisi e casi studio
Compositori – 2008
Le piccole e medie imprese in Europa. Innovazione, ricerca e sviluppo tecnologico,
responsabilità sociale e finanza d'impresa
di Pezzini Antonello, Di Cesare Michele - Rubbettino – 2003
Strategie collaborative per lo sviluppo della corporate social responsability.
Caratteristiche e strumenti di gestione delle alleanze tra imprese e organizzazioni...
di Michelini Laura - Franco Angeli – 2008
La responsabilità in azione. Prassi socialmente responsabili nell'impresa locale
Franco Angeli – 2007
Responsabilità sociale e informazione esterna d'impresa. Problemi, esperienza e
prospettive del «Bilancio sociale»
di Manni Francesco - Giappichelli - 1998
Il barbiere di Stalin : Critica del lavoro ( ir ) responsabile – con prefazione di Aldo
Bonomi
di D’Anselmi Paolo, Università Bocconi Editore – www.ilbarbieredistalin.it –
www.youtube.com/user/barbieredistalin
Quale responsabilità sociale per l'impresa
Di Bagnoli Luca Milano, Franco Angeli, 2005
La responsabilità sociale d'impresa : strumenti e strategie per uno sviluppo
sostenibile dell'economia,
di Bada Alessandro Milano, Il sole24 ore, 2004
Bilancio sociale e ambientale. Responsabilità sociale e ambientale dell'impresa,
MilanofioriAssago, IPSOA, 2003
La responsabilità sociale nelle piccole e mede imprese,
Camera di Commercio di Milano, Formaper,Il Sole 24 Ore Libri, 2004
Responsabilità sociale e cooperazione: l'etica come identità,
Centro studi della Cooperazione Marchigiana Ancona, Affinità elettive, 2004
Responsabilità sociale e cooperazione: l'etica come identità,
Ancona, Affinità elettive, 2004
Comunicare la responsabilità sociale. Teorie, modelli, strumenti e casi
d'eccellenza, di Cerana N., Milano, Franco Angeli, 2004
Il bilancio sociale. Stakeholder e responsabilità sociale d'impresa,
di Chiesi Antonio, Martinelli Alberto, Pellegatta Mario Milano, Il Sole 24 Ore, 2000
Il valore dei valori: comunicare la responsabilità sociale dell'impresa,
di D’Alesio M. Vera e Lepore Giuseppe Milano, Guerini studio, 2004
26
La responsabilità da contatto sociale,
di Fallace Stefano Padova, Cedam, 2004
Qualità, sicurezza, ambiente e responsabilità sociale in azienda - con CDROM,
di Fortunati Fabio Milano, Il Sole 24 Ore, 2005
Responsabilita sociale e cultura organizzativa nelle imprese,
di Genco Anna, Padova, CLEUP,2003
Appunti sull’impresa sociale,
di Soveria Mannelli,ISFOL Rubbettino, 2004
L' etica aziendale come motore di progresso e di successo. Modelli di
organizzazione, gestione e controllo. Verso la responsabilità sociale delle imprese,
di Marra Anna, Franco Angeli, 2002
Il bilancio sociale della gestione d'impresa responsabile,
di Marzi Antonio Roberto, Tagliente Franco Santarcangelo di Romagna, Maggioli Editore,
2003
Se l'impresa sceglie l'etica. Relazioni sindacali e responsabilità socialedell'impresa
.di Maulucci Marigia Atti del convegno (Roma, 5 novembre 2003), Roma, Ediesse, 2004
I modelli di responsabilità sociale nelle imprese italiane,
di Molteni Mario Milano, FrancoAngeli, 2004
Responsabilità sociale e performance d'impresa: per una sintesi socio-competitiva,
Milano, V&P universita, 2004
Plus valori. La responsabilità sociale dell'impresa,
di Moro Giovanni e Profumo Alessandro Milano, Baldini Castaldi, 2003 ( Economia e
management)
Responsabilità sociale e informazione esterna d'impresa. Problemi,esperienza e
prospettive del “Bilancio sociale”,
di Manni Francesco Torino, Giappichelli, 1998
Responsabilità sociale. Il muovo obiettivo delle imprese,
di Musumeci Umberto, Bologna , Fullvision, 2002
Sostenibilità ed etica? Per un'analisi socioeconomica della responsabilità sociale
d'impresa,
di Paltrinieri Roberta, Parmigiani Maria Luisa (a cura di), Roma, Carocci, 2005
Responsabilità sociale dell'impresa e finanza etica,
di Perrini Francesco ( a cura di ) Milano, EGEA, 2002
Le piccole e medie imprese in Europa. Innovazione,
di Pezzini Antonello e Di Cesare Michele, 21
27
Responsabilità sociale e informazione esterna d'impresa. Problemi,esperienza e
prospettive del “Bilancio sociale”,
di Manni Francesco Torino, Giappichelli, 1998
Responsabilità sociale. Il muovo obiettivo delle imprese,
di Musumeci Umberto Bologna , Full vision, 2002
Sostenibilità ed etica? Per un'analisi socioeconomica della responsabilità sociale
d'impresa,
di Paltrinieri Roberta e Parmigiani Maria Luisa (a cura di), Roma, Carrocci 2005
Responsabilità sociale dell'impresa e finanza etica,
a cura di Perrini Francesco Milano,EGEA, 2002
Le piccole e medie imprese in Europa. Innovazione,ricerca e sviluppo tecnologico,
responsabilità sociale e finanza d'impresa,
di Pezzini Antonello,e Di Cesare Michele, Soveria Mannelli,Rubbettino Editore, 2003
La responsabilità sociale dell'impresa: il ruolo e il valore dellacomunicazione: atti
del convegno di Benevento, 29 gennaio 2004,
a cura di Ricci Paolo, Milano, Franco Angeli,2004,
La responsabilità sociale di impresa,
di Rusconi Gianfranco e Dorigatti Michele (a cura di) Milano, Franco Angeli, 2004
Responsabilità sociale come governance allargata d'impresa : un'interpretazione
basata sulla teoria del contratto sociale e della reputazione,
di Sacconi Lorenzo, Castellana, Libero istituto universitario Carlo Cattaneo, 2004
Responsabilità sociale d'impresa e globalizzazione: verso un'internazionalizzazione
sostenibile,
di Valentini Sergio Milano, Franco Angeli, 2004
28
I link
AA1000 - AccountAbility 1000 AccountAbility works to promote accountability
innovations for sustainable development www.accountablity21.net
AMNESTY INTERNATIONAL
Organizzazione non governativa indipendente, comunità globale di difensori dei diritti
umani.
www.amnesty.it
ANIMA per il Sociale nei Valori di Impresa
www.animaroma.it
BANCA ETICA Una banca innovativa, unica in Italia ad ispirare tutta la sua attività, sia
operativa che culturale, ai principi della Finanza Etica: trasparenza, diritto di accesso al
credito, efficienza e attenzione alle conseguenze non economiche delle azioni
economiche. Il fine? Gestire il risparmio orientandolo verso le iniziative socio economiche
che perseguono finalità sociali e che operano nel pieno rispetto della dignità umana e della
natura.
www.bancaetica.com
BILANCIO SOCIALE sito sulla CSR selezionato dalla Commissione Europea per le
imprese
www.blianciosocale.it
CERES
Coalition for Environmentally Responsible Economies è un organismo internazionale non
profit che raggruppa soggetti di varia natura (fondazioni, investitori privati, fondi pensione,
sindacati, associazioni religiose e ambientaliste); il suo scopo è quello di sensibilizzare e
guidare le imprese verso attività economiche ambientalmente responsabili.
www.ceres.org
CISE Centro per l’Innovazione e lo Sviluppo Economico
www.ciseonweb.it
CITTADINANZ@TTIVA
Associazione Onlus di consumatori
www.cittadinanzattiva.org
CSREUROPE
Sito europeo della responsabilità sociale.
www.csreurope.org
Danish Commerce And Companies Agency
www.eogs.dk
29
EABIS European Academy of Business in Society
www.eabis.org
EIRIS
Ethical Investment Research Service è uno dei principali punti di riferimento in Europa per
l'investimento socialmente responsabile.
www.eiris.org
EMAS - Management and Audit Scheme
www.europa.eu
ETHIBEL
Organizzazione indipendente per promuovere la responsabilità sociale delle imprese.
www.responsabilitasociale.org
E.CAPITAL PARTNERS
Opera uno screening di eticità sulle società quotate ispirandosi ai criteri stabiliti
dall'Osservatorio Finetica. Ha costruito e introdotto nel maggio del 2000 il primo indice
azionario etico europeo, l'Ethical Index Euro, utilizzato come indice benchmark anche da
fondi etici italiani.
www.e-cpartners.com
FABRICA ETHICA
Il sito nasce come progetto per legare informazione, sviluppo e servizio nel quadro di una
“sostenibilità” dell’attività produttiva non limitata ai vincoli di tutela ambientale, piuttosto
centrata sulle forme di responsabilità nella tutela dei diritti legati alla dimensione sociale
dellosviluppo.
www.fabricaethica.it
GBI Global Business Information
www.globalcompactitalid.org
GBS Gruppo di Studio per il Bilancio Sociale
www.gruppobilanciosociale.org
GOOD MONEY
Good Money è un contenitore di risorse sull'investimento socialmente responsabile, sul
consumo critico e sulla corporate social responsibility.
www.goodmoney.com
GRI - Global Reporting Inititative
www.globalreporting.org
I C S R Italian Centre for Social Responsibility
www.i-csr.org
ILO International Labour Organization
Organizzazione Internazionale del Lavoro.
www.ilo.org
International Corporate Sustainability Reporting Site
www.enviroreporting.com
30
ISVI Istituto per i Valori di Impresa
www.isvi.org
LAVORO ETICO
Network accreditato SAI per i corsi di formazione per auditor SA8000 e per la
certificazione
dei sistemi di gestione della responsabilità sociale SA8000 Il Network Lavoro Etico è attivo
nella diffusione dei temi e degli strumenti della gestione della Responsabilità Sociale
www.lavoroetico.it
LEGAMBIENTE
Associazione per la tutela dell'ambiente, la difesa della salute dei cittadini, la salvaguardia
del patrimonio artistico. Impegno a livello nazionale e locale.
www.legambiente.com
London Benchmarking Group
www.lbg-online.net
MINISTERO DEL LAVORO, DELLA SALUTE E DELLE POLITICHE SOCIALI
www.lavoro.gov.it
Multi Stakeholder Forum Europeo
www.ec.europa.eu
NETWORK Sviluppo Sostenibile
www.networksvilupposostenibile.it
NETORK Connaissance
www.connaissance-network.com
OHSAS Occupational Health & Safety Advisory Services
www.ohsas.org
ONU e lo Sviluppo Sostenibile
www.un.org
POLITEIA
Associazione privata senza scopo di lucro, costituita nel 1983 per promuovere l'analisi dei
processi decisionali in società complesse ed economicamente avanzate. Fin dall'origine si
èposta come interlocutore critico e supporto tecnico-scientifico per quei settori della
societàitaliana che intendono promuovere lo sviluppo di una cultura pubblica orientata ai
criteri diefficienza, efficacia ed equità sociale.
www.politeia-centrostudi.org
PIU' DIRITTI
La Campagna "Meno beneficenza più diritti" vuole promuovere regole, a livello italiano e a
livello europeo, che inducano le imprese ad adottare comportamenti socialmente
responsabiliin tutto il mondo.
www.piudiritti.it
31
Q-Res : Progetto di uno standard di qualità della Responsabilità Etico-Sociale di impresa
www.qre.it
SAI – Social Accountability International Social Accountability International (SAI)’s
mission is to promote human rights for workers around the world. www.sa-intl.org
SOCIAL FOUND
Sito dedicato interamente all'investimento socialmente responsabile, in tutte le sue forme:
social screening, community investing, shareholder activism.
www.socialfunds.com
SODALITAS
Sodalitas nasce nel 1995 grazie all’iniziativa di Assolombarda, di un gruppo di imprese, e
di alcuni manager, per creare un ponte tra mondo d'impresa e nonprofit. Due gli assi lungo
i quali l’Associazione opera per realizzare la propria mission: il trasferimento di cultura
manageriale alle organizzazioni senza scopo di lucro, da un lato; la promozione della
responsabilità sociale d’impresa dall’altro.
www.sodalitas.it
SODALITAS Social Solution / ORSADATA
www.sodalitas.socialsolution.it
UNI Ente Nazionale Italiano di Unificazione
www.uni.com
UNIONCAMERE
www.csr.unioncamere.it
UNIONE EUROPEA
Responsabilità sociale nell’Ue.
www.europa.eu.int/comm/employment_social/soc-dial/csr/csr_index.htm>
UN Procurement Division
www.un.org
WELFARE
Promozione della responsabilità sociale delle imprese.
www.welfare.gov.it/default
32
Il Papa e la C S R
Caritas in veritate: un’enciclica sulla CSR
( da www.csr.unioncamere.it )
E’ un’enciclica che parla “con senso e competenza di mercato, impresa, economia e
finanza” (così l’ha definita l’Arcivescovo Rino Fisichella). E affronta in modo forte il tema
dell’etica e della CSR (“corporate social responsibility”, responsabilità sociale d’impresa).
“Uno dei rischi maggiori - avverte il Papa - è che l’impresa risponda quasi esclusivamente
a chi in essa investe e finisca così per ridurre la sua valenza sociale”. Negli ultimi anni
infatti - “si è notata la crescita di una classe cosmopolita di manager, che spesso
rispondono solo alle indicazioni degli azionisti di riferimento costituiti in genere da fondi
anonimi che stabiliscono di fatto i loro compensi “.
“Sempre meno - continua il Pontefice - le imprese, grazie alla crescita di dimensione ed al
bisogno di sempre maggiori capitali, fanno capo a un imprenditore stabile che si senta
responsabile a lungo termine, e non solo a breve, della vita e dei risultati della sua
impresa, e sempre meno dipendono da un unico territorio”.
Le imprese infatti delocalizzano sempre più l’attività produttiva nei paesi dove il costo del
lavoro è più basso e ciò “può attenuare nell’imprenditore il senso di responsabilità nei
confronti di portatori di interessi, quali i lavoratori, i fornitori, i consumatori, l’ambiente
naturale e la più ampia società circostante, a vantaggio degli azionisti, che non sono legati
a uno spazio specifico” ma si muovono liberamente nel mercato internazionale dei capitali.
Tuttavia “la gestione dell’impresa - ammonisce Benedetto XVI - non può tenere conto degli
interessi dei soli proprietari della stessa, ma deve anche farsi carico di tutte le altre
categorie di soggetti che contribuiscono alla vita dell’impresa: i lavoratori, i clienti, i fornitori
dei vari fattori di produzione, la comunità di riferimento”.
Forte è anche il richiamo che “l’impiego delle risorse finanziarie sia speculativo e ceda alla
tentazione di ricercare solo profitto di breve termine, e non anche la sostenibilità
dell’impresa a lungo termine”. Investire infatti non è “solo un fatto tecnico” ma “anche
umano ed etico”.
Il Papa non nega infine che “un certo capitale possa fare del bene, se investito all’estero
piuttosto che in patria”; e che “la delocalizzazione, quando comporta investimenti e
formazione, possa fare del bene alle popolazioni del Paese che la ospita”. “Non è però
lecito - avverte - delocalizzare solo per godere di particolari condizioni di favore, o peggio
per sfruttamento, senza apportare alla società locale un vero contributo per la nascita di
un robusto sistema produttivo e sociale, fattore imprescindibile di sviluppo stabile”.
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Un sociologo e la C S R
L'impresa irresponsabile
Scheda del testo L'impresa irresponsabile di Luciano Gallino - sociologo - Editore:
EinaudiPrezzo:15 euro pubblicata su ZEUS News - www.zeusnews.it del 25-08-2005.
Luciano Gallino, uno dei più importanti sociologi del lavoro del nostro Paese, aveva
dedicato alla figura di Adriano Olivetti, il mitico fondatore dell'informatica italiana, un librointervista intitolato "L'impresa responsabile", perché Olivetti aveva voluto la sua azienda
fortemente coinvolta ed impegnata nel territorio circostante e verso la comunità interna dei
suoi dipendenti e quella esterna in cui operava.
Per questo, invece, dovendo scegliere un titolo per questo suo nuovo importante saggio
sull'impresa contemporanea ha scelto "L'impresa irresponsabile". Un tema, quello
dell'impresa che si sente sciolta da ogni vincolo etico, politico, sociale, molto attuale, in
questi giorni, in cui in Italia si ripropone, in seguito alle vicende delle Opa su Antonveneta
da parte della Popolare Lodi, dell'Unipol su Bnl, di Ricucci sulla Rizzoli-Corriere della Sera,
il tema della questione morale, della speculazione finanziaria fine a sè stessa, volta a fare
soldi con i soldi, senza creare sviluppo ed occupazione, dei raiders che non sopportano
regole e controlli ma, anzi, condizionano pesantemente le autorità di controllo e la politica.
Gallino parte da scandali enormi, recenti, come quello Parmalat per farci riflettere che
questi scandali, considerati una patologia del sistema, sono invece il prodotto di un
modello economico e sociale preciso che è prevalso nell'ultimo decennio nel mondo
industrializzato ed in Italia. La struttura del capitalismo italiano, definito troppo familiare e
legato alle grandi famiglie, è invece molto comune in Germania, Usa, Francia, e ,
soprattutto, si è affermato un capitalismo manageriale azionario, cioè un capitalismo in cui
a dettare le regole sono gli azionisti, grandi famiglie o fondi finanziari, che privilegiano in
breve termine sulle prospettive di lungo respiro, la crescita del valore delle azioni e dei
profitti, che alla fine può sfociare solo in speculazione e al limite in scandali.
I manager associati all'andamento dei mercati azionari, con il meccanismo delle stock
option, ricattati di licenziament(per cui cambiano magari sette volte in cinque anni come
alla Fiat), remunerati in modo scandaloso e senza proporzioni rispetto agli altri dipendenti
della stessa impresa, devono aumentare i profitti almeno di un 15% all'anno, costi quello
che costi. Per questo è cresciuta un'economia dove il peso dei sindacati è sempre più
marginale, in cui crescono le esternalizzazioni in cui le imprese fanno fusioni o vengono
spezzettate solo in base a convenienze borsistiche, in cui crescono il lavoro precario,
flessibile, a termine, sempre sottopagato, in cui si chiude una fabbrica a Gallarate che
faceva le viti, perché le viti connviene farle fare in Cina anche se poi i costi energetici ed
ecologici del trasporto vengono scaricati su tutti, tranne che su quell'impresa.
Gallino cita un rapporto: "I 138 milioni di personal computer che sono usciti dall'industria
elettronica nel 2003 non sono stati prodotti in qualche ideale Silicon Valley. Gran parte
della fabbricazione di computer ha luogo in paesi in via di sviluppo ed è realizzata da
povera gente che lavora in condizioni crudeli . Sono salari i da povertà assoluta, la cui
soglia sono due dollari pro capite al giorno, gli orari interminabili, gli ambienti di lavoro
defatiganti e nocivi, che permettono a europei e americani di acquistare Pc ad elevate
prestazioni a meno di 550 euro."
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L'impresa irresponsabile produce la Globalizzazione nei supi aspetti più deteriori, selvaggi,
inaccettabili, non si sente responsabile nè verso gli Stati nazionali, a cui, grazie ai paradisi
fiscalifa mancare il contributo delle tasse in modo sempre più rilevante, nè verso i
dipendenti, nè rispetto all'ambiente. Non basta che le imprese più importanti adottino
codici autonomi di responsabilità sociale, occorre una legislazione precisa italiana ed
europea sulla responsabilità sociale, dice Gallino. Il tema riguarda la politica e i partiti di
CentroSinistra, anche se, oggi, aggiunge Gallino, perfino un presidente di destra come
Chirac propone, nelle sedi internazionali, la tassazione anche minima delle transazioni
finanziarie, proposta che proviene da un pezzo del movimento No Global come Attac, e su
questo dovrebbero esprimersi i politici italiani, invece che accusarsi o difendersi sulla
questione morale.
Biografia
Luciano Gallino Considerato uno dei maggiori esperti italiani nello studio del rapporto
fra le nuove tecnologie e la formazione è Professore ordinario di Sociologia presso la
Facoltà di Scienze della Formazione di Torino. Dal 1987 è Presidente del Centro
Interdipartimentale Servizi Informatici e Telematici per le Facoltà Umanistiche (CISI http://www.cisi.unito.it, che si occupa del modo in cui le nuove tecnologie incidono sulla
formazione, la ricerca, la didattica. Presiede il Corso di Laurea in Scienze dell'Educazione
della Facoltà di Scienze della Formazione, ed è direttore dei "Quaderni di Sociologia".
Come sociologo si è da sempre occupato di rapporti tra tecnologia e cultura. Autore di
numerose ricerche nel campo della sociologia del lavoro e dell'industria, Luciano Gallino
ha dedicato molti dei suoi studi ai processi d'interazione uomo-macchina e all'intelligenza
artificiale. I suoi principali campi di ricerca sono la teoria dell'azione e teoria dell'attore
sociale; le implicazioni sociali e culturali della scienza e della tecnologia; gli aspetti socioculturali delle nuove tecnologie di telecomunicazione.
35
Un filosofo e la C S R
Responsabilità di impresa e sostenibilità
di Sebastiano Maffettone – filosofo – da L’espresso del 17 febbraio 2005
Nella visione tradizionale dell’economia e della società, l’impresa ha un solo compito
istituzionale: fare profitto. O, come è stato detto, “business of business is business”.
Oggi, quasi nessuno troverebbe adeguata questa visione dell’impresa. Quest’ultima,
secondo la tesi prevalente, non deve rendere conto solo agli “stockholders”, cioè a
coloro che ne detengono il controllo proprietario, ma un assai più vasto rango di
“stakeholders”, così come si chiamano tutti coloro che hanno a che fare comunemente
con l’impresa. Su questa base, nasce e si diffonde l’interesse per la responsabilità
sociale di impresa.
La mia presentazione parte dall’assunzione di questo cambiamento di paradigma, e ne
attribuisce la ragione a un mutato sfondo etico-politico. Una rilettura critica del rapporto tra
etica dell’impresa e responsabilità sociale della medesima in un orizzonte caratterizzato
dal capitalismo maturo costituisce lo sfondo di questo intervento.
In una seconda parte, intendo formulare criteri ispirati alla sostenibilità come guida per la
valutazione comparata di comportamenti aziendali.
Nella fase di passaggio dalla prima parte alla seconda, propongo di adottare un processo
di benchmarking di un universo significativo di imprese, con lo scopo di passare dalla
visione teoretica di sfondo a una possibile misura empirica del comportamento di impresa
in termini di responsabilità sociale. E’, a mio parere, significativo che il CERSDU della
Università LUISS ha già costituito nel 2002 una struttura, chiamata “Humanity”,
appositamente destinata alla comprensione di processi di trasformazione di valutazioni
teoretiche in indici empirici nel campo della responsabilità sociale di impresa (in
collaborazione con la prestigiosa società finanziaria S.A.M. di Zurich). .
Finora, Humanity ha formulato i primi dati empirici di benchmarking ispirato alla
sostenibilità su un campione di imprese italiane. La seconda fase della seconda parte,
infine, è dedicata all’estensione del modello e della pratica di misurazione agli altri paesi
europei dove lavorano altri gruppi, che sono partner di un progetto più ampio di Humanity.
La teoria dell’impresa, basata sulla stakeholder analysis, si fa nascere di solito con un
libro di Evan e Freeman del 1988, A Stakeholder Theory of Modern Corporation: a
Kantian Capitalism. Con il termine “stakeholder” si intende una vasta gamma di persone
che hanno rapporti con l’impresa, quali “fornitori, clienti, dipendenti, azionisti e la comunità
locale”. Tutti costoro possiedono una sorta di interesse legittimo nei confronti della
compagnia, e i dirigenti della compagnia stessa –in questa visione- sono titolari di un
dovere speciale nei confronti degli stakelholder. In questo modo, si pretende di formulare
quella nozione di “corporate responsability” più ampia, cui facevamo prima riferimento,
nozione che è poi la base per la diffusione della fiducia nell’impresa e nel mondo a essa
circostante, e, per conseguenza, la base su cui poggiare l’obiettivo dello sviluppo
sostenibile.
Il termine “stakeholder” è stato creato in contrapposizione a quello tradizionale
“stockholder”, cioè azionista, e l’idea di fondo è che la dirigenza di impresa non debba
avere di mira solo la tutela degli interessi dei titolari dei diritti di proprietà, ma anche quella
di tutti coloro che hanno rapporti perduranti con l’impresa. E’ interessante notare come
l’approccio, basato sulla stakeholder analysis, possa considerarsi in qualche modo già
sempre biased, nel senso di orientato pregiudizialmente a favore dell’analisi etica.
Quest’ultima, in altre parole, può considerarsi implicita nello spostamento di
36
preoccupazioni della dirigenza dalla tutela degli “stockholder” alla tutela universalistica
degli “stakeholder”.
Va notato anche, che, indipendentemente dai pregi analitici, la teoria degli stakeholder
possiede evidenti vantaggi da un punto di vista normativo. Tali vantaggi teorici dipendono
dal fatto che essa si muove in sintonia con lo spirito profondo della teoria politica
normativa liberal-democratica. Quest’ultima ci impone, infatti, di considerare prioritaria la
giustificazione degli stati di cose esistenti in termini di possibilità di presentarli come
accettabili moralmente a tutti i membri della comunità, a cominciare dagli svantaggiati.
Dopo anni di imperialismo degli economisti- sempre più capiamo che l’impresa e il
mercato presuppongono una infrastruttura istituzionale, etica e politica, fondamentale.
Nella teoria classica, l’impresa è una sorta di eccezione: mentre i processi decisionali
standard, come mercato e democrazia, sono bottom up, quelli dell’impresa sono top
down. Come è stato felicemente detto, nel paradigma classico, le imprese sono
“gerarchie”. Ho già detto che la stakeholder analysis rovescia questa anomalia. Ma c’è di
più. Quello che si vede sempre più chiaramente è che la preoccupazione etico-politica per
il quadro macro-economico costituisce una premessa indispensabile per l’analisi
economica. La terminologia stessa, e il senso ultimo, della normativa sulla “corporate
governance”, il diffondersi di processi di autoregolazione nel mondo imprenditoriale,
l’attenzione costante al livello dei costi di transazione nelle politiche economiche per lo
sviluppo, rappresentano né più né meno che il riconoscimento pratico del ruolo svolto dalla
politica nell’universo del business.
Ancora più brevemente, vorrei notare come queste considerazione di etica economica
contribuiscano a rendere un’immagine valutativa meno ideologica del capitalismo,
immagine ideologica che è stata particolarmente popolare nei paesi latini. Nella visione
ideologica, il capitalismo incarna aprioristicamente il bene, come presupposto
unico della libertà individuale, o il male, come fonte planetaria di sfruttamento,
secondo i casi. Un esito della nostra proposta consiste nell’avere in proposito
un’opinione meno aprioristica e più empirica. Il capitalismo va giudicato – è questa
la morale della nostra storia- secondo la capacità di risolvere problemi complessi
delle società attuali, a cominciare dalla capacità di realizzare uno sviluppo
sostenibile.
I principi-guida, cui si ispira questa nuova responsabilità, legata alla nozione di sviluppo
sostenibile, sono quelli noti, contenuti tra l’altro nella Dichiarazione Universale dei diritti
dell’Uomo delle Nazioni Uniti, e in vari documenti a essa collegati, tra cui quelli sui diritti
dei lavoratori contenuti nella Organizzazione Internazionale del lavoro e la carta di Rio su
ambiente e sviluppo. Non si tratta, evidentemente, di un’applicazione meccanica di principi
codificati in documenti autorevoli, ma di un’ermeneutica complessa interculturale, cui
entrano a parte anche le attività di enti come la Banca Mondiale e il FMI, che possono
condizionare i loro interventi di sostegno al rispetto dei principi base di sviluppo
sostenibile.
La matrice ambientalistica del concetto di sviluppo sostenibile è nota. Sorto, negli ambienti
ecologisti, per trovare un’alternativa tra crescita continua e crescita zero, il concetto di
sviluppo sostenibile si fa nascere ufficialmente con il Rapporto Bruntland (Our Common
Future), pubblicato nel 1987. Negli anni successivi, è stato interpretato come un concetto
multidimensionale, come “un principio scientifico e un obiettivo politico, una pratica sociale
e un’idea guida morale”. In sostanza, bisogna notare che tale concetto ha subito,
nell’ultimo periodo, un cambiamento significativo, spostando l’enfasi dagli aspetti
ecologistici originari a una visione più allargata, che ha a che fare con la sostenibilità
umana e sociale in generale. In sostanza, si pensa oggi diffusamente che mali e beni
sociali o umani siano collegati strettamente a mali e beni ambientali. Ciò è particolarmente
evidente in negativo, dove fenomeni come la carenza d’acqua potabile, la diffusione di
37
epidemie, la scarsità assoluta di cibo sono ovviamente collegabili da un lato alla
corruzione e alla mancanza di certezza giuridica tipici dei paesi poveri e dall’altro alla
deresponsabilizzazione progressiva di quelli ricchi.
Una buona definizione di questo nuova interpretazione di sviluppo sostenibile è stata data
dal segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, per cui fine ultimo dello sviluppo
sostenibile è quello di: “riconciliare le forze creative dell’imprenditoria privata con i bisogni
degli svantaggiati e le necessità delle future generazioni”. Un vecchio imprenditore cinese
ha commentato, con arguzia, questa definizione, dicendo che Kofi Annan, “sta chiedendo
alle grandi compagnie economiche di assomigliare a esseri umani”. Sostanzialmente,
l’approccio in termini di sviluppo sostenibile si pronuncia contro la miopia delle politiche di
impresa, quando queste mirano ossessivamente al profitto a breve termine senza badare
alla propria “accountability” nel tempo.
Se ciò è vero per tutte le grandi compagnie, lo è ancora di più per i gruppi finanziari. In
questo ambito, sempre più gli stessi risparmiatori si pronunciano a favore di veicoli
finanziari in grado di incorporare vincoli di sostenibilità. La cosa non sorprende, dato che
l’instabilità potenziale del sistema socio-economico dipende essenzialmente dalla facilità
con cui, tramite le nuove tecnologie delle comunicazioni, i capitali si spostano, provocando
shock sui vari mercati e quindi necessità di interventi terapeutici appropriati.
Bisogna considerare che il capitalismo etico delle origini è spesso paternalistico, e,
soprattutto funziona supponendo una sostanziale unità di luogo, nel senso che impresa,
profitto e territorio tendono a coincidere. Da questo legame di fondo, nasce un
riconoscimento reciproco, che avviene nei luoghi classici della fabbrica, della chiesa e
della piazza, tra capitale e lavoro, riconoscimento che spesso consente di superare
reciproche diffidenze. Qualcosa del genere è difficilmente ipotizzabile nel mondo postindustriale globalizzato e cablato. Qui i percorsi tradizionali fabbrica-casa-tempo libero
sono scomparsi, e i processi di riconoscimento avvengono in maniera più improbabile e
complessa. Ciò è tanto più evidente quanto più il controllo finanziario dell’impresa ha luogo
su sfera planetaria. La finanza, in un’età di globalizzazione, rende profitto, impresa e
territorio reciprocamente lontani e slegati da un punto di vista fisico, riavvicinandoli per
mezzo delle nuove tecnologie di comunicazione. Per conseguenza, quegli interventi etici,
che in una fase di capitalismo più tradizionale apparivano addirittura come naturali,
diventano più difficilmente concepibili. Chi incassa le sue rendite a New York, non si
appassiona, di solito, alle vicende esistenziali di un operaio di Bombay.
Definita, innovativamente, la nozione di “corporate responsabiliy” come il tentativo di
creare valore azionario (shareholder value) di lungo periodo tramite l’attenzione ai rischi
e i pericoli che lo sviluppo economico porta con sé, resta la fondamentale necessità di
adoperare metodologie appropriate per la valutazione empirica. Queste dipendono da una
riuscita interconnessione tra aspetti ecologici, forze socio-culturali (a cominciare dalla
comunicazione mediatica) e imperativi economici. L’universo oggetto dei processi di
indicizzazione tende a coincidere nel lungo periodo con tutte le aziende quotate in borsa,
ma si può ipotizzare un lavoro progressivo. La recente creazione di un Dow Jones
Sustainability Group è la spia di questo interesse diffuso da parte del mondo finanziario
per l’esigenza di sviluppo sostenibile. Sicuramente, su questa esigenza hanno agito fattori
psicologici e politici, quali –oltre naturalmente alla crisi dei mercati finanziari degli ultimi
anni- la sorpresa con cui sono stati recepiti nell’ambiente delle transazioni internazionali i
moti di protesta di Seattle 1999 e Genova 2001. Ma è da ritenere che la finanza
internazionale si stia rendendo progressivamente conto che, accanto a sempre maggiori
capacità di controllo dell’economia internazionale, essa debba costruire una nozione di
responsabilità etica adeguata.
Il problema qui non è, però, solo quello dei criteri da adoperare, ma anche, e talvolta
soprattutto, quello dei metodi con cui appurare l’effettivo rispetto dei criteri etici. Ammesso
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che si voglia trovare un migliore equilibrio –da parte del mondo finanziario- tra valori e
profitti, come accertare quando e perché tale equilibrio si sia realizzato in un caso
concreto? La domanda è centrale, perché da essa dipende il quoziente reputazionale da
assegnare a un’azienda, con effetti decisivi sul collocamento dell’azienda stessa nel range
dei titoli etici, e quindi dei fondi comuni con essi costruiti. Naturalmente, come già detto
prima in via generale, la costruzione di un quoziente reputazionale ha da essere messa a
confronto con la prestazione dell’impresa sul mercato. Ci sono confortanti dati statistici,
secondo cui un alto quoziente reputazionale contribuisce alla performance economica
dell’impresa.
Da un punto di vista tecnico, l’impiego di criteri etici, esterni originalmente al mondo
tradizionale della finanza, per accertare il vero valore di un’impresa, ripropone l’annoso
problema della costruzione di indici adeguati. Una metrica è indispensabile per rendere
operativi criteri di sviluppo sostenibile. E, per formulare una metrica, un processo di
benchmarking appare indispensabile. Sin dal 1999, anno della sua costituzione, il Dow
Jones Sustainability World Index ha operato un benchmarking delle più importanti
compagnie secondo criteri di sviluppo sostenibile. Altre strutture importanti, stanno
cercando di fare la stessa cosa in altri paesi, e recentemente (2001) in Gran Bretagna è
nato l’autorevole Financial Times Stock Exchange.
Quali sono i criteri di “assessment” rilevanti? Posta la necessità di non pretendere
un’assolutezza del tutta avulsa dai contesti in cui si opera, tali criteri hanno a che fare con
la capacità di raccogliere opportunamente informazione per formulare un indice
sufficientemente accurato, trasparente, affidabile e non incoerente. Tali capacità sono
state sviluppate, con estrema competenza a livello internazionale, da SAM (Sustainability
Asset Management), che si sta, da tempo, occupando di creare una metodologia di
valutazione appropriata al mondo del Dow Jones Sustainability Index. Humanity ha preso
di recente fruttuosi contatti con SAM e Dow Jones. Al seguito di questi contatti, è stato
firmato un contratto di collaborazione con SAM per i prossimi anni, onde cominciare il
rating etico dei titoli italiani in maniera uniforme alle più accreditate procedure di
benchmarking internazionale. Inutile dire quanto sia significativa per noi la possibilità di
poter lavorare con il sostegno tecnico di compagnie così sofisticate e con l’appoggio di un
marchio tanto significativo.
La domanda fondamentale era e rimane dunque: è possibile che un’idea tanto astratta
abbia un risultato sul mercato?
Non sorprende che l’interesse del progetto sia concentrato sui modi con cui costituire
questo tipo fondo di investimento, che risulterà da un’attività di screening autonoma, oltre
che dalla selezione da altri fondi che appaiono di particolare interesse dati i nostri scopi.
Ciò implica una ricerca dei criteri e dei metodi atti a selezionare i titoli per ragioni etiche in
maniera quanto più affidabile possibile. L’esercizio economico sottostante è abbastanza
chiaro, almeno dal punto di vista concettuale: bisogna scegliere tra i titoli che sono
rappresentati sulla curva paretiana al livello massimale di efficienza, e sceglierli secondo
criteri di equità. La ragione per questa strategia è evidente: non si può pretendere che al
risparmiatore sia offerto, sia pure per buone ragioni morali, un pacchetto di titoli non
remunerativo quanto gli altri. Da questo punto di vista, è utile osservare quanto segue: di
solito qualsiasi restrizione a priori dell’universo azionario preso in considerazione ha come
conseguenza presumibile una perdita di redditività del portafoglio trattato. Questo dogma
della composizione del portafoglio rende un esperto di economia e finanza sospettoso nei
confronti di ogni vincolo, inclusi quelli di tipo morale, si voglia imporre alla libera
contrattazione dei titoli. Ebbene, nel caso speciale della finanza etica le statistiche
sembrano dimostrare che la curva delle imprese, che rispettano criteri di finanza etica,
supera per rendimento la curva delle imprese nel suo complesso. E’ ovvio che si tratta di
un dato incoraggiante.
39
Concesso questo, il problema si sposta sui criteri di eticità che si vogliono adoperare e
soprattutto sulle metodologie per accertare come, quando e perché tali criteri siano stati
effettivamente incontrati dalle aziende quotate dal punto di vista della responsabilità
sociale di impresa. Quest’ultimo problema è complicato dal fatto che, ovviamente, i criteri
etici non sono puramente universalistici, e che, quindi, la struttura del contesto li influenza
in maniera talvolta decisiva. Ciò che appare etico in una cultura, in altre parole, non è
necessariamente etico in un’altra. Prima o poi, dovremo deciderci a prendere sul serio il
fatto che, per esempio, un mondo islamico concepirà l’etica economica in maniera diversa
dal mondo occidentale.
Humanity si assume in questo modo l’incarico di adoperare le proprie competenze
accademiche e scientifiche per la raccolta delle informazioni e il monitoraggio delle
imprese europee che saranno valutate in base alla loro capacità di combinare
performance economiche, ecologiche e sociali. L'analisi verrà effettuata secondo i criteri
utilizzati per la costituzione degli indici Dow Jones Sustainability World e Dow Jones
Stoxx Sustainability Europe, il cui processo di analisi è certificato da Price Waterhouse
& Coopers. Il risultato sarà lo sviluppo di un database europeo di sostenibilità. Attraverso
questa partnership, Humanity diventerà il centro di conoscenza europeo sul Management
Sostenibile d'impresa.
All’interno di un universo prescelto, un numero limitato di imprese va monitorato e
ispezionato in profondità per costituire un benchmark da adoperare in seguito su tutto il
resto dell’universo investigato. La selezione delle compagnie campione è ovviamente
fondamentale per la ricaduta statistica su tutto il sistema valutativo. I criteri di assessment
sono in primo luogo valutativi e qualitativi. I criteri vanno a formulare una sorta di bilancio
etico, basato sulla sostenibilità, in cui da una parte ci sono le opportunità e dall’altra i
rischi. Opportunità e rischi sono apprezzati innanzitutto da un punto di vista economico
(opportunità come: programmazione strategica e finanziaria, management di qualità,
relazioni con il cliente, qualità globale etc.; rischi come: crisi economiche, problemi del
personale etc.). In secondo luogo, opportunità e rischi vanno valutati dal punto di vista
ecologico e sociale, in modo da rispondere all’idea generale di sviluppo sostenibile in
senso lato, di cui abbiamo detto prima. Stiamo, dal punto di vista scientifico, anche
studiando le metodologie di default, per vedere se e come sia possibile adattarle meglio al
panorama europeo e, in genere, modificarle rispetto a nuove e impreviste esigenze.
La raccolta dell’informazione avviene, in primo luogo, attraverso la somministrazione di
formulari a vari livelli aziendali. Per questo, la raccolta dell’informazione dipende molto
dalla buona volontà delle compagnie investigate.
I criteri su indicati sono ovviamente qualitativi. Un problema ulteriore dipende da come
quantificare, in un indice facilmente utilizzabile, tali criteri. Una misura, perlomeno ordinale,
delle compagnie investigate secondo la metodologia prescelta deve costituire l’esito finale
del processo di informazione a valutazione. Una divisione delle imprese in classi, distinte
secondo la loro affidabilità etica, può essere una buona base di partenza per questa
quantificazione, che dipende dalla singola metodologia prescelta, dal contesto operativo e
dal benchmarking ottenuto.
Sebastiano Maffettone.
Professore Ordinario di Filosofia Politica presso la Facoltà di
Scienze Politiche della Luiss Guido Carli . E’ Master of Science presso la L.S.E ( University of
London
.
E’ stato "Visiting Professor" presso la New York University, Harvard University, e Tufts University.
E’membro di numerosi Comitati Scientifici, tra cui la Fondazione Olivetti, la Fondazione Einaudi e
la Fondazione Ernst & Young .Dirige due collane editoriali ( c/o Liguori e il Saggiatore ).
Dirige la rivista "Filosofia e questioni pubbliche" (Luiss-Edizioni).
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Tre economisti e la C S R
Per un’impresa “responsabile”
di Riccardo Del Punta su La Voce Info del 7.03.2005
In Italia si è cominciato a parlare di responsabilità sociale d’impresa (Rsi) da quando nel
2000 il Consiglio europeo di Lisbona l’ha indicata fra gli obiettivi strategici, e nel 2001 è
apparso il Libro verde della Commissione europea, che ne conteneva le linee guida. Ma è
stato soprattutto l’attuale Governo a battere sul tasto della responsabilità sociale
d’impresa, in specie grazie alla presentazione del Progetto Csr-Sc, avvenuta nella
Conferenza europea di Venezia del novembre 2003, durante il semestre di presidenza
italiano. (1) Nel quadro dell’attuazione di tale progetto sono stati poi stipulati, nel corso del
2003-2004, vari protocolli d’intesa fra il Governo e alcune associazioni di categoria (ad
esempio Unioncamere, Confapi, Assolombarda, Associazione nazionale dei consulenti del
lavoro), al fine di diffondere tra gli associati la cultura della Rsi.
Che cos’è la Rsi : Se è vero che negli spazi comunicativi delle società contemporanee, le
idee contano non tanto in virtù della reale innovatività dei loro contenuti, quanto per la loro
carica simbolica e capacità di diffusione, la vicenda della responsabilità sociale d’impresa
merita qualche attenzione. Tipico esempio di sapere ibrido e post-moderno, a cavallo fra
etica, economia, sociologia, e (buon ultimo) diritto, la Rsi è scaturita da un’esigenza di
correzione spontanea dei modelli di azione imprenditoriale imperanti nel capitalismo
anglosassone, ma si è rivelata capace di penetrare, sempre più capillarmente, anche nei
modelli europeo-continentali, che pure avevano preferito, tradizionalmente, affidarsi ad
altri dispositivi di riequilibrio. La Rsi è definita dal Libro verde come "l’integrazione su base
volontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni sociali ed ecologiche nelle loro
operazioni commerciali e nei rapporti con le parti interessate". In estrema sintesi, incarna il
tentativo di far comprendere alle imprese che improntare i propri comportamenti, nei
confronti di tutti gli stakeholder coinvolti, a canoni di responsabilità sociale, può giovare,
oltre che alla società nel suo insieme, alla produttività e competitività delle imprese stesse.
La prospettiva di azione della Rsi è, dunque, trasversale, e i lavoratori rappresentano
soltanto uno (per quanto importante) dei gruppi di stakeholder rispetto ai quali si può
misurare il rispetto degli impegni sociali. Non a caso, ai fini dell’adozione da parte delle
imprese del cosiddetto Social Statement, il Progetto Csr-Sc prevede un insieme di
indicatori articolati in otto categorie, in base ai diversi gruppi di stakeholder: risorse umane;
soci/azionisti e comunità finanziaria; clienti; fornitori; partner finanziari; stati, enti locali e
pubblica amministrazione; comunità; ambiente.
Rsi e lavoratori :Per quanto concerne i lavoratori, gli ambiti di intervento consigliati dal
Libro verde (e dal Governo) non rappresentano, in sé, una novità e si legano alle tendenze
attuali delle politiche del lavoro europee: gestione qualificante e inclusiva delle risorse
umane, rivolta alla valorizzazione del capitale umano; tutela ad ampio raggio della salute e
della sicurezza nei luoghi di lavoro (compreso il mondo degli appalti e dei sub-appalti);
sviluppo dell’adattabilità dei dipendenti. Ciò, quantomeno, per la dimensione domestica
della Rsi. Nella prospettiva globale, la tematica assume altre e ancor più importanti
connotazioni, ove si pensi che nel vuoto abissale di regole a tale livello, i "codici di
condotta" delle imprese multinazionali, supportati dall’azione di organizzazioni come
l’International Labour Organization (Ilo), si stanno rivelando come il meno inefficace degli
strumenti di promozione dei diritti sociali fondamentali nei paesi in via di sviluppo.
Tornando alla dimensione domestica, l’introiezione di una cultura di responsabilità sociale
ha già indotto le imprese a sviluppare prassi socialmente virtuose, al di là degli stretti
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obblighi normativi, almeno in alcuni campi come, ad esempio, la gestione degli appalti e
delle eccedenze di personale. L’azione legislativa potrebbe, in futuro, introdurre ulteriori
dispositivi di incentivo all’adozione di pratiche di Rsi, così come molto potrebbe fare la
contrattazione collettiva. Merita menzionare, in tale ottica, il protocollo del 16 giugno
2004 sullo sviluppo sostenibile e compatibile del sistema bancario, nel quadro delle
trattative sul rinnovo del Ccnl di settore.
La Rsi presa sul serio : L’importanza della Rsi non va enfatizzata. Non è l’uovo di
Colombo, capace di spegnere tutti i conflitti e di proiettarci per incanto in un mondo
ingentilito dalla pratica generalizzata di giochi cooperativi. Né può aspirare a prendere il
posto, almeno nell’immediato, delle tecniche tradizionali di regolazione. Ma nondimeno,
sarebbe un grave errore, sottovalutarne il potenziale innovativo, anche se ogni novità è
portatrice di preoccupazioni: per i lavoratori, già il fatto di essere potenzialmente assimilati
agli altri stakeholder potrebbe suonare preoccupante. Si tratta pur sempre di un segnale
positivo lanciato, o se non altro accettato, sia pure fra molte riserve e contraddizioni, da un
capitalismo capace di farsi "riflessivo", e tanto nella versione anglosassone quanto in
quella renana. In un momento in cui lo shareholder sembrava non avere più rivali, è
comunque importante che si sia tornati a predicare una convivenza pacifica e fruttuosa di
tutti gli stakeholder, alla ricerca di un’equità sociale economicamente sostenibile.
Riccardo Del Punta. Professore ordinario di Diritto del lavoro presso la Facoltà
di Giurisprudenza dell'Università di Firenze. E’ autore di un'ampia produzione
monografica e saggistica in tema di diritto del lavoro, della quale si segnalano, fra i
lavori più recenti: L'economia e le ragioni del diritto del lavoro, Giorn. dir. lav., 2001;
Diritti e libertà del lavoro, in G.Mari (a cura di), Libertà sviluppo lavoro,
B.Mondadori, 2004; Lezioni di diritto del lavoro, Giuffrè, 2006; Il diritto del lavoro fra
due secoli, in R.Del Punta-R.De Luca Tamajo-G.Ferraro-P.Ichino, Il diritto del
lavoro dell’Italia repubblicana, Giuffrè, 2008. I suoi attuali interessi di ricerca si
concentrano prevalentemente sui temi della riforma e della metodologia del diritto
del lavoro.
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Responsabilità sociale d'impresa, ma non per legge
di Pietro Garibaldi e Fausto Panunzi su “Info La Voce” del 7.03.2005
Per avere una società giusta, non basta avere imprese profittevoli, è necessario avere
imprese socialmente responsabili. E per essere un buon manager, non è sufficiente
massimizzare i profitti (o il valore delle azioni) nel lungo periodo, è invece necessario
tenere in considerazione esplicita gli interessi di tutte le parti sociali coinvolte con
l’attività aziendale: i lavoratori, la comunità locale, l’ambiente, e così via. Capita molto
spesso di leggere dichiarazioni simili di opinion leader, policy maker, e anche politici. Si
riferiscono alla cosiddetta dottrina della "responsabilità sociale d’impresa" (Rsi), vista in
contrapposizione alla dottrina d’impresa legata al valore degli azionisti (VA).
I compiti di un manager : Nella visione liberale e neoclassica della attività impresa, il
comportamento dei manager deve puntare alla massimizzazione del valore degli azionisti,
ovviamente nel rispetto delle leggi vigenti. In altre parole, un buon manager deve sempre
fare gli interessi dell’azionista, ma al tempo stesso pagare le tasse, redigere bilanci
veritieri e trasparenti, offrire solo lavoro regolare, non discriminare certe categorie di
lavoratori, eccetera.
Secondo i fautori della Rsi, tutto ciò non basta. Un "buon manager" dovrebbe operare in
pieno accordo con il lavoratori, non dovrebbe licenziare in un’area depressa; dovrebbe
inoltre svolgere, per conto dell’azienda, attività caritatevoli e culturali, e dovrebbe
ovviamente sempre proteggere l’ambiente, anche quando tutto ciò finisce per ridurre i
profitti aziendali. La questione è molto difficile e delicata, in quanto inevitabilmente tocca i
confini tra etica ed economia. Certamente non vogliamo entrare nella sfera dell’etica.
Non è il nostro mestiere. Possiamo però fare alcune riflessioni "da economisti".
I pro e i contro della Rsi : Cerchiamo innanzitutto di capire meglio il confine tra
responsabilità sociale dell’impresa e valore degli azionisti.
Partiamo da un esempio. Costruire un asilo aziendale, e offrire il servizio relativo, è
un’attività di "welfare aziendale" che aumenta certamente i costi nel breve periodo. Ma tale
politica può essere coerente con la massimizzazione dei profitti di lungo periodo, in quanto
può essere interesse delle imprese offrire maggior tranquillità famigliare ai propri
dipendenti. In modo simile, servirsi soltanto di fornitori che rispettano l’ambiente può
essere profittevole per l’immagine d’impresa nel lungo periodo. In generale, la
massimizzazione intertemporale del valore d’azienda richiede spesso costi e sacrifici nel
breve periodo, in cambio di benefici di lungo periodo. Quando Rsi e massimizzazione del
valore d’impresa vanno nella stessa direzione, non esiste alcun trade-off e nessuno si può
ragionevolmente opporre a imprese che si definiscono socialmente responsabili. Ma in tal
caso probabilmente viene meno anche la necessità che lo Stato incoraggi la responsabilità
sociale d’impresa. Il problema vero sorge quando la responsabilità sociale e la
massimizzazione del valore d’impresa sono obiettivi (almeno parzialmente) in conflitto tra
di loro.
La dottrina della Rsi si basa su uno dei principi fondamentali dell’economia. Nella misura
in cui l’attività imprenditoriale genera effetti esterni e correlati, non regolati dal prezzo
(l’esempio ovvio da libro di testo è l’inquinamento), ogni intervento volto a internalizzare
tali esternalità è auspicabile. E in effetti, alcune attività della Rsi sembrano andare in
questa direzione. Al di là di questioni etiche, la letteratura economica evidenzia tre
difficoltà associate al perseguimento degli interessi degli stakeholder diversi dagli
azionisti. (1)
Il primo problema ha a che fare con il finanziamento aziendale. Come si può essere certi
che una "società responsabile" sarà in grado di avere le risorse necessarie a operare?
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Potrebbe benissimo accadere che, una volta che la politica di impresa diventa socialmente
responsabile, gli azionisti sottraggano le risorse finanziarie.
Il secondo è il rischio di rendere l’attività imprenditoriale ingestibile. Su molte decisioni, i
manager hanno visioni diverse dei lavoratori. Come si possono dirimere queste questioni?
E una volta che nel consiglio di amministrazione entreranno i rappresentanti della
comunità locale, chi deciderà alla fine se un certo investimento si deve davvero fare?
Il terzo problema è legato alla possibilità di controllare il management. Nel caso del
valore degli azionisti, la misura della performance è relativamente semplice. È invece
terribilmente difficile giudicare il manager socialmente responsabile: ha di fronte a sé un
numero illimitato di missioni e di attività, tutte lecite, e difficilmente misurabili dagli azionisti.
Come valutare la sua scelta di finanziare una particolare missione umanitaria? E perché
proprio quella?
L’intervento pubblico : La questione più importante rimane però quella dell’intervento
pubblico. Il mercato, spontaneamente, genera una serie di iniziative che possono essere
assimilabili alla dottrina della Rsi. Siamo certi che tali attività e iniziative non debbano
essere ostacolate, indipendentemente da una loro motivazione coerente con la dottrina di
VA o di Rsi. Se le aziende aprono asili nido per i dipendenti, avranno i loro buoni motivi, e
senza dubbio creeranno un servizio ai loro dipendenti e alla comunità locale. Ma in
generale, per invocare l’intervento pubblico a favore della Rsi, dobbiamo prima porci due
domande.
1. È vero che le attività imprenditoriali coerenti con la Rsi e generate spontaneamente
dalle imprese sono socialmente insufficienti?
2. È vero che i benefici sociali legati all’aumento di attività coerenti con la Rsi superano i
costi?
Per auspicare un intervento pubblico volto a sussidiare attività coerenti con la Rsi bisogna
rispondere "sì" ad entrambe. Noi non siamo in grado di rispondere, ma siamo curiosi di
capire la posizione e le argomentazioni di chi è convinto di poter rispondere si ad
entrambe le domande. Se anche fosse possibile concordare che la risposta alla prima
domanda è affermativa, la risposta alla seconda domanda dipende necessariamente dal
tipo di strumenti usati dallo Stato per incoraggiare la responsabilità sociale dell’impresa. Si
è ultimamente parlato in Italia e in Europa di una certificazione pubblica di coerenza con la
Rsi, presumiamo accompagnata da benefici di qualche tipo per le imprese certificate.
Questo schema di incentivazione della Rsi non ci sembra esente da problemi. In
un’economia caratterizzata da sempre maggiore outsorcing, in cui parte dei processi
produttivi viene svolta in nazioni in via di sviluppo sprovviste di un affidabile sistema di
certificazione sulla Rsi si fronteggiano due tipi di rischi diversi. Il primo è prendere per
buone certificazioni "fasulle" (per esempio, che in nessuno stadio della produzione si è
usato lavoro minorile). Il secondo è dare la patente di responsabilità sociale solo a imprese
che svolgono l’intero processo produttivo in ambito nazionale (o in paesi in grado di avere
un sistema di certificazione Rsi affidabile).
Ma una politica di questo tipo sembra più vicina al protezionismo che alla responsabilità
sociale d’impresa. Sarebbe un grave errore farsi scudo della Rsi per far passare
provvedimenti che con essa nulla hanno a che fare.
(1) Si veda, ad esempio, J. Tirole (2001), Corporate Governance, Econometrica, 69:1,
pagg.
Pietro Garibaldi. Professore straordinario di Economia Politica presso l'Università di
Torino, è direttore del Collegio Carlo Alberto e responsabile degli studi sul lavoro della
Fondazione Debenedetti. E' consigliere di sorveglianza e membro del comitato di controllo
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di Intesa SanPaolo. E' stato Consigliere economico del Ministro dell'Economia e della
Finanze nel 2004 e 2005, e consulente in materia di lavoro per il Dipartimento del Tesoro.
Ha conseguito il Ph.D. in Economia presso la London School of Economics nel 1996. Dal
1996 al 1999 ha lavorato come economista nel dipartimento di ricerca del Fondo
Monetario Internazionale, ed è stato professore associato presso l'Università Bocconi dal
2000 al 2004.
Fausto Panunzi. Ha conseguito il PhD presso il Massachusetts Institute of Technology.
Attualmente insegna Economia Politica presso l'Università Bocconi. In precedenza ha
insegnato presso l'Università di Bologna, l'Università di Pavia, Lecturer all´University
College London, Research Fellow presso IDEI (Toulouse ) e IGIER. Le sue aree di
interesse scientifico sono la Teoria dell'impresa, finanza d'impresa e Teoria dei contratti.
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