Occulto, sette, satanismo: la voce del CESNUR

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Occulto, sette, satanismo: la voce del CESNUR
ALTA UOTA
Anno 7 Numero 34 edizione Gennaio-Febbraio 2011
Periodico bimestrale gratuito - Tiratura 1.000 copie - Registrazione Tribunale di Udine n. 15 del 15 marzo 2005
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5×1000:
UN PICCOLO GESTO
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FRANCO DREOSSI p. 10
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PER SOSTENERE
LE NOSTRE ATTIVITÀ
…E NON COSTA NULLA!
L’OMBRA DEL DIAVOLO
SATANISMO E OCCULTISMO, L’UOMO NELLA TRAMA DEL MALE
Ci sono poche sfide più impegnative del tentativo di
comprendere ciò che va oltre all’esperienza tangibile.
L’occulto, il satanico, l’esoterico: ecco gli argomenti
intorno a cui si è sviluppato questo numero, a lungo meditato e a lungo rimandato. Tra chi ritiene che non esista
nulla oltre al mondo materiale, facilmente e immediatamente conoscibile, e chi si affida ingenuamente al mago
o al veggente di turno, non è facile trovare un approccio
equilibrato.
I motivi di tale difficoltà si possono intuire. Per la ragione,
che ci guida in quanto esseri pensanti, sembra impossibile
riconoscere l’esistenza di fenomeni che vanno oltre alla
nostra capacità analitica. Persino per la fede, che anima
molti di noi come credenti, risulta arduo ammettere ciò
che travalica il limite di un’esperienza religiosa familiare
e rassicurante.
Nell’accostarmi a questo tema, com’è nel mio carattere,
l’ho fatto con una punta di sarcasmo e un velo d’ironia.
Ma sarà forse colpa di una cinematografia che ha fatto
del ‘posseduto’ un perfetto protagonista da film horror,
fatto sta che nel sentire la parola ‘esorcista’ è difficile non
provare un brivido lungo la schiena. Certo, la mia formazione culturale e universitaria mi porterebbe facilmente a
negare, magari con un sorriso, che le possessioni demoniache possano esistere al di fuori dei set cinematografici, ma i racconti di chi ancor oggi pratica l’esorcismo
mi smentiscono: gli indemoniati e gli esorcisti sembrano
esistere anche nel XXI secolo.
Del resto, l’avanzare impetuoso della scienza negli ultimi
due secoli non ha affatto diminuito nell’uomo l’esigenza
di spiritualità. Accendere la televisione o aprire un quotidiano vuol dire essere sommersi da offerte di fatture,
profezie e incantesimi: una vera folla di maghi e cartomanti è pronta a proclamarsi depositaria di chissà quali
misteri. Che tutti questi personaggi abbiano delle capacità
soprannaturali è davvero difficile da credere, ma moltissime persone, spesso di estrazione sociale elevata, si rivolgono con fiducia a questi ‘specialisti’ dell’occulto, spendendo somme incredibili di denaro. Non so come stiano
le cose, ma se davvero, come qualcuno sostiene, ci sono
persone che possiedono poteri extrasensoriali, credo che
non abbiano il look folkloristico del mago Otelma, quanto
lo sguardo acuto e malinconico di Gustavo Rol, forse tra
i più controversi personaggi del secolo scorso: le testimonianze dirette di prodigi da lui compiuti abbondano,
tuttavia alcuni studiosi (non tutti) continuano a sostenere
che si trattasse al massimo di trovate illusionistiche. Si
può essere d’accordo, certo, ma mi ha dato da riflettere il fatto che mentre i maghi e le cartomanti da salotto
sfruttano i loro poteri solo a fini di lucro, uomini come
Rol non hanno mai accettato di trasformarsi in fenomeni
da baraccone, né hanno voluto utilizzare il loro ‘talento’
come strumento di dominio sugli altri: a chi gli chiese di
replicare un ‘esperimento’ che gli era riuscito particolarmente bene, Rol rispose, stizzito: «Non posso, non sono
mica Dio». Solo un modo per non farsi smascherare?
Un ultimo aspetto merita un approfondimento. Anche se
molti non lo sanno, da molte analisi emerge un dato sorprendente: l’epoca d’oro dell’occultismo e dell’esoterismo
non è stato né il Medioevo né tanto meno l’Ottocento; il periodo più fiorente si è avuto col XX secolo, e gli anni 2000
continuano a registrare una crescita. Molti dei movimenti
spirituali e religiosi che sono proliferati in questi anni sono
indubbiamente mossi da fini nobili, o quanto meno innocui, tuttavia i fatti di cronaca degli ultimi anni hanno dimostrato una presenza costante e inquietante: quella delle
sette sataniche. Altro brivido lungo la schiena, altre immagini spaventose che si affollano nella mente: l’esperienza
di chi quelle immagini le ha viste davvero ci ricorda che
questo fenomeno esiste, e non è lontano da noi. Se molti
di questi gruppi sono solamente associazioni di fanatici, o
criminali mossi da intenti tutt’altro che esoterici, esistono
tuttavia anche dei satanisti ‘veri’, che ricercano nel contatto con il Diavolo una soddisfazione al loro bisogno di
spiritualità. È un’altra, inquietante faccia dell’occulto, ad
ulteriore conferma che viviamo in un’epoca tutt’altro che
rischiarata dalle lanterne dell’Illuminismo.
ALESSANDRO MORLACCO
ALTA UOTA
in
uotattualità
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LE STATISTICHE E
IN QUESTO MONDO DI MAGHI
Maghi: sono loro i ciarlatani, i truffatori per eccellenza?
È questa la domanda che vogliamo fare. Se la prendiamo alla larga, ci darà risposte inaspettate. Se chiediamo
all’Italia di oggi chi siano i veri ciarlatani, io penso che
non sentiremmo solo risposte che parlano di magia e
poteri esoterici. Per la gente, i primi ciarlatani sono i
politici. E come non essere d’accordo, con tutte le balle che ogni giorno ascoltiamo? Ma ciarlatani saranno
anche i finanzieri e i gruppi bancari che hanno creato
la crisi economica in cui siamo impantanati. Ciarlatani
sono quelli che prendono in giro, i pupari che reggono il
gioco: figure che diventano emblematiche, al di là delle
loro effettive responsabilità.
Ma eccoci al punto: in una società complessa come la
nostra, che non offre sfide facili e che per essere compresa necessita uno sforzo non indifferente, qual è invece il ruolo della magia 'vera'? Uno specifico ruolo sociale: quello della soluzione semplice, magica appunto,
a ogni problema.
Se si considera questo aspetto, l’enorme diffusione delle pratiche magiche di quelli che abbiamo sempre definito ciarlatani per antonomasia, appare meno difficile
da spiegare. È normale: se non si sa più dove cercare
le risposte, se non ci sono più valori forti cui guardare,
è tanto più facile rivolgersi a chi offre le vie facili e
consolatorie di una presunta verità. Ed è questa la prima
risposta che possiamo trovare al perché del successo dei
maghi.
Certo, oltre a questo ci sono i problemi classici: spesso
le vittime di truffe di maghi sono persone di scarsa cultura, emotivamente deboli o fragili, anziani, o magari
cresciute in un ambiente particolarmente intriso di credenze e superstizioni. Ma questo non basta a spiegare la
vastità del fenomeno: molti di coloro che si rivolgono al
mago non appartengono a nessuna di queste categorie.
A questo punto il discorso può essere anche più ampio.
La magia moderna, insomma, avrebbe spesso un significato ben poco spirituale. Per lo meno nella maggior
parte dei casi, il mago moderno è materialista nel senso più profondo del termine. In questo senso, la magia
è diventata nient’altro che una delle declinazioni della
smania di onnipotenza e controllo dell’uomo contemporaneo. Incapaci di accettare la realtà, si va da chi si
dice in grado di cambiarla, si paga e si ottiene il favore: quella che si ricerca non è, nella più parte dei casi,
la conoscenza superiore di verità misteriche, ma una
pura e semplice utilità materiale. Per cui si è disposti a
sborsare denaro fino a rovinarsi.
I dati, riportati anche da Telefono Antiplagio, sono allarmanti, e parlano di miliardi di euro di incasso annuo,
sparsi in un sottobosco di praticanti vari tipi di arti magiche che conta decine di migliaia di adepti. È appena il
caso di ricordare vicende come quella ormai proverbiale di Wanna Marchi e soci.
E ora, il secondo problema, forse ancora più complesso
del primo: esistono maghi che hanno davvero dei poteri?
Al di là dei fatti, è importante rimarcare un dato: il diverso approccio che, anche nella critica e nel contrasto,
viene usato verso i maghi. Possiamo insomma analizzare i maghi come fenomeno sociale, e capire il loro
successo: ma se entriamo nel merito, è più difficile fare
discorsi generali.
Anche scorrendo alcune pagine internet, si trovano
idee discordanti. Siti di ispirazione cattolica, anche
fanatica, mettono in guardia da maghi e santoni, ma
senza definirli ciarlatani. Essi sarebbero infatti in grado di utilizzare, anche con risultati effettivi, le forze
del Maligno per i loro scopi di lucro. Il pericolo non è
quindi solo nella truffa economica, ma anche nel votarsi a spiriti malvagi invece che a Dio. Telefono Antiplagio, l’associazione di volontariato che dal 1994
aiuta le persone a difendersi da questo tipo di frodi, è
invece assai più netto: i maghi sono ciarlatani e basta.
E questo approccio è condiviso in varie sedi, in particolare da coloro che decidono di affrontare il fenomeno in chiave fattuale e scientifica.
Mi viene in mente a questo punto un film appena uscito: Hereafter, ultima opera di Clint Eastwood, dove si
intrecciano tre storie che hanno al centro il tema della
morte e della possibilità di comunicare con i defunti. Il
OCCULTO E SATANISMO: i dati statistici
Vi presentiamo di seguito la relazione Maghi e occultismo 2010, risalente al gennaio dell’anno scorso: uno studio
approfondito sul fenomeno redatto da Telefono antiplagio, un’associazione nata nella metà degli anni ’90 per portare
aiuto legale e protezione alle tante vittime di maghi, cartomanti e sette. Il suo fondatore, Giovanni Panunzio, è un personaggio su cui le opinioni si contrappongono anche ferocemente: c’è chi lo considera un mistificatore e chi, invece,
lo presenta come uno dei pochi uomini che ha il coraggio di denunciare lo strapotere dell’occulto nei media, nella
politica e in genere nella società italiana. Una lunga causa lo ha contrapposto in tribunale al famoso mago Otelma,
che l’ha accusato di schierarsi contro l’occultismo solo per rivincita, in quanto ex mago fallito. Otelma, per la cronaca, è legato a doppio nodo alla politica italiana: apparso molte volte su Mediaset, ospite fisso di una trasmissione su
Radio2, dove rivela di ricevere puntualmente dossier su un alto numero di parlamentari, così da ‘profetare’ quale sarà
il loro futuro, e ha una lunga storia di partecipazione in vari partiti (dall’MSI alla DC, fino al Partito Radicale, di cui
è esponente di spicco in Liguria).
Comunque la si pensi, il valore dell’attività sociale di Panunzio non può essere contestato: è grazie a lui che possiamo
fornirvi i dati che presentiamo di seguito, tratti dal sito
http://www.wikio.it/article/roma-resoconto-presentazione-rapporto-antiplagio-lazio-165040845
MAGIA E ASTROLOGIA
Secondo il rapporto Maghi e occultismo 2010, ogni giorno in Italia circa 30.000 persone si rivolgono a maghi e/o astrologi. Questi i dati regione per regione, sintesi di oltre 15 anni di attività di Telefono antiplagio:
1 - LOMBARDIA: 2.500 operatori dell’occulto. Vittime: 180.000. Volume d’affari: 90 milioni di €.
2 - LAZIO: 2.000 operatori dell’occulto. Vittime: 140.000. Volume d’affari: 75 milioni di €.
3 - CAMPANIA: 1.900 operatori dell’occulto. Vittime: 140.000. Volume d’affari: 75 milioni di €.
4 - SICILIA: 1.500 operatori dell’occulto. Vittime: 100.000. Volume d’affari: 60 milioni di €
5 - PIEMONTE: 1.200 operatori dell’occulto. Vittime: 85.000. Volume d’affari: 45 milioni di €.
6 - EMILIA ROMAGNA: 1.000 operatori dell’occulto. Vittime: 70.000. Volume d’affari: 40 milioni di €.
7 - PUGLIA: 950 operatori dell’occulto. Vittime: 70.000. Volume d’affari: 40 milioni di €.
8 - TOSCANA: 600 operatori dell’occulto. Vittime: 40.000. Volume d’affari: 20 milioni di €.
9 - VENETO: 500 operatori dell’occulto. Vittime: 35.000. Volume d’affari: 18 milioni di €.
10 - LIGURIA: 400 operatori dell’occulto. Vittime: 30.000. Volume d’affari: 15 milioni di €.
11 - CALABRIA: 350 operatori dell’occulto. Vittime: 30.000. Volume d’affari: 15 milioni di €.
12 - MARCHE: 300 operatori dell’occulto. Vittime: 20.000. Volume d’affari: 10 milioni di €.
13 - FRIULI VENEZIA GIULIA: 270 operatori. Vittime: 20.000. Volume d’affari: 10 milioni di €.
14 - ABRUZZO: 250 operatori dell’occulto. Vittime: 20.000. Volume d’affari: 10 milioni di €.
15 - UMBRIA: 200 operatori dell’occulto. Vittime: 15.000. Volume d’affari: 7 milioni di €.
16 - SARDEGNA: 180 operatori dell’occulto. Vittime: 15.000. Volume d’affari: 7 milioni di €.
17 - TRENTINO ALTO ADIGE: 170 operatori. Vittime: 15.000. Volume d’affari: 7 milioni di €.
18 - BASILICATA: 150 operatori dell’occulto. Vittime: 10.000. Volume d’affari: 5 milioni di €.
19 - MOLISE: 100 operatori dell’occulto. Vittime: 7.000. Volume d’affari: 5 milioni di €.
20 - VALLE D’AOSTA: 30 operatori dell’occulto. Vittime: 2.000. Volume d’affari: 1 milione di €.
In Italia, dunque, il totale del giro d’affari annuo di questo settore è pari a 6 miliardi di €. Di questo denaro, neanche a
dirlo, il 95% è completamente a nero: un’evasione fiscale di proporzioni colossali.
Lo studio di Telefono antiplagio è particolarmente interessante per un aspetto che va al di là dei dati su denaro, numero
di operatori e vittime: nella relazione, infatti, si mettono in luce i tipi di mezzi pubblicitari usati dagli occultisti. Dei
160.000 in attività, circa 3800 sfruttano radio, tv locali e annunci sui quotidiani, 600 i siti internet, 280 le Pagine utili,
250 le Pagine gialle, 230 le pagine di Mediavideo, 220 il sito web Ebay e 200 la rivista Astra. Dunque, in Italia si pubblicizzano tranquillamente oltre 5580 fra maghi, cartomanti, sensitivi, guaritori.
SATANISMO
I dati del Telefono Antiplagio, in questo caso, sono diversi e molto più allarmanti di quelli proposti dal CESNUR e riportati in queste pagine nell’intervista ad Andrea Menegotto; per correttezza, abbiamo pensato di proporvi entrambe le
‘campane’. Secondo il CESNUR, i satanisti italiani non superano il numero di 200; secondo le statistiche di Panunzio,
invece, ce ne sarebbero circa 4000, sparsi in oltre 500 gruppi, così suddivisi per regione (in ordine decrescente): 1)
Lombardia: 69; 2) Piemonte: 59; 3) Lazio: 52; 4) Sicilia: 47; 5) Campania: 39; 6) Emilia Romagna: 38; 7) Veneto: 37;
8) Toscana: 35; 9) Puglia: 33; 10) Marche: 25; 11) Liguria: 24; 12) Calabria: 15; 13) Sardegna: 14; 14) Umbria: 10;
15) Friuli Venezia Giulia: 6; 16) Basilicata: 5; 17) Abruzzo: 4; 18) Molise: 3; 19) Trentino - Alto Adige: 2; 20) Valle
d’Aosta: 1.
VANNI VERONESI
titolo significa appunto ‘aldilà’ e Matt Damon vi interpreta un medium che, solo toccando le mani di qualcuno,
è in grado di interloquire con i suoi cari estinti. Egli ha
davvero il dono, non è un ciarlatano, e aiuta la gente nella
catarsi della perdita permettendo loro un reale contatto
con i defunti. Accanto a lui, sono però mostrati anche veri
ciarlatani, grotteschi truffatori e maghi da strapazzo. La
tesi di Eastwood emerge chiara: esistono molti impostori,
ma l’aldilà (mostrato qui in una chiave laica, non necessariamente religiosa) esiste, ed esiste chi ha il dono, il
potere di contattarlo.
Esulando da questo, credo comunque che un approccio
aperto sia quello più corretto. In un mare di inganni e di
beceri truffatori che si approfittano di persone deboli, capita qualche volta di trovarsi di fronte a fenomeni inspiegabili alla luce delle nostre conoscenze. Pur senza aver
paura di denunciare chi chiaramente è un ciarlatano, in
certi casi è meglio sospendere il giudizio. Io stesso mi
ritrovo spesso a pensarci: ho visto un ragazzo piegare una
moneta con due dita sotto i miei occhi. Banale, forse, e
di sicuro ci sarà stato un trucco. Ma non ho idea di come
abbia fatto.
Anche per questo motivo, però, si capisce come il fenomeno dei maghi, dei medium e dei chiromanti, con le
annesse truffe economiche e sofferenze psicologiche ed
emotive delle vittime, non è destinato a estinguersi né a
diminuire.
MARCO SIMEON
Fondato in Italia nel 1988 da un gruppo di accademici e
studiosi di scienze religiose europei e americani interessati allo studio delle minoranze religiose e spirituali e alla
costruzione di ‘mappe’ delle appartenenze religiose in tutti
i paesi del mondo, il Centro Studi sulle Nuove Religioni è attualmente presieduto dal professor Luigi Berzano,
ordinario di Sociologia generale presso l’Università di
Torino, e diretto dal professor Massimo Introvigne. Il centro è indipendente da qualunque organizzazione religiosa
o confessionale: originariamente promosso da cattolici,
comprende oggi nelle sue fila studiosi delle più svariate
L’OPINIONE DEGLI ESPERTI
OCCULTO, SETTE, SATANISMO: LA VOCE DEL CESNUR
Attenzione e conoscenza, per non confondere
satanisti,
criminali e fanatici.
È quanto emerge dalle parole di Andrea
Menegotto, 38 anni,
ricercatore del CESNUR. Nato a Busto
Arsizio (Varese), di
professione consulente aziendale, da quasi
vent’anni Menegotto
si occupa anche di
storia, sociologia delle religioni e scienze
religiose e − in questa veste − fa parte del Centro Studi
sulle Nuove Religioni. Autore di importanti pubblicazioni
in materia, e relatore in numerosi convegni, Menegotto
ha collaborato alla monumentale Enciclopedia delle religioni in Italia (2001 e 2006) e alla statunitense Religions
of the World: A Comprehensive Encyclopedia of Beliefs
and Practices (2002).
- Tra i non addetti ai lavori - compreso il sottoscritto - regna
una grande confusione: può spiegarmi cosa s’intende per satanismo?
«Anche se la confusione è comune nelle indagini giornalistiche, il satanismo è un fenomeno diverso dalla possessione diabolica. Certo, gli esorcisti riferiscono che
una frequentazione di gruppi satanisti può diventare, per
talune persone, una porta aperta alla possessione. I due
fenomeni sono però sostanzialmente diversi: il satanista
cerca il diavolo con invocazioni, riti, uno stile di vita che
esprime la sua sottomissione al principe di questo mondo; mentre il posseduto viene trovato dal diavolo senza
che necessariamente lo ricerchi e lo veneri. Infatti, gli
esorcisti riferiscono ugualmente casi di possessione o di
ossessione diabolica di cui sono vittima persone che non
hanno mai avuto a che fare con l’occulto, e perfino buoni
cristiani».
- Altro dato degno di attenzione è la diffusione dell’occultismo e di una serie infinita di sedicenti maghi e cartomanti.
Cosa ci può dire in proposito?
«Le scienze sociali della religione insistono sulla coesistenza nel tempo dell’esperienza magica con quella religiosa e, di fatto, risulta tecnicamente difficile tracciare
una linea netta di distinzione fra magia e religione, poiché
nella storia si notano vari casi in cui le manifestazioni
religiose si intrecciano con manifestazioni magiche. È
tuttavia possibile cogliere la reale essenza della magia e
le sue sostanziali differenze con la religione attingendo
dal ricco patrimonio di studi che ci ha lasciato il fenomenologo delle religioni rumeno Mircea Eliade. Secondo
Eliade, la magia si distingue dalla religione in quanto l’e-
«Non occorre fare troppi sforzi per notare che, oggigiorno, il mondo dell’occulto rappresenta un settore in piena
attività e in grande sviluppo. Basta infatti sfogliare le Pagine Gialle, riviste e giornali o ascoltare alcune emittenti
radiofoniche per notare numerose inserzioni di maghi,
sensitivi, guaritori, cartomanti, ‘professionisti dell’occulto’ o ‘esperti di vita interiore’. Inoltre, gli studi televisivi
delle emittenti locali formicolano di queste stesse presenze nel corso di lunghe trasmissioni in cui lo spettatore
può chiedere una consulenza al ‘professionista’, il quale,
però, preferisce generalmente rimandare la vera soluzione del problema ad un successivo appuntamento fissato
nel proprio studio privato, trasformando così l’ascoltatore in cliente. Di fronte alla diffusione della magia popolare, che esercita una forte attrattiva in particolare sui
ceti urbani emergenti e professionali (diplomati, laureati,
dirigenti, tecnici, commercianti, medici…), pare di poter correttamente affermare che se nell’opinione di Karl
Marx (1818-1883) la religione era intesa come ‘oppio del
popolo’, oggi la magia può essere considerata l’oppio di
una certa borghesia.
Il rinnovato interesse per la magia e per l’occultismo in
genere, nella nostra epoca, è un sintomo della crisi della
modernità e del passaggio al post-moderno. Quello in cui
viviamo è il periodo critico che fa seguito ai secoli della
propaganda atea, positivista e materialista che, in nome
della dea ragione, del partito e della classe sociale, della
razza o del proprio ego, ha condotto all’allontanamento
dal Dio cristiano e dalla verità dottrinale custodita dalla Chiesa cattolica. Oggi domina il relativismo nel senso più assoluto: l’uomo post-moderno vive in quello che
Aleksàndr Isaevic’ Solz’enicyn ha efficacemente definito
- con un’espressione ripresa da Giovanni Paolo II - come
“un mondo in frantumi”. In questo mondo, l’opzione religiosa più diffusa è, per usare la formula della sociologa
inglese Grace Davie, il “believing without belonging” ,
cioè “credere senza appartenere”, ovvero, come molti
affermano, “credo, a modo mio”. Risulta evidente come
ciò lasci largo spazio alla diffusione di credenze e pratiche religiose - o presunte tali - a volte pericolose, a volte
quantomeno bizzarre».
ALESSANDRO MORLACCO
IL CESNUR: STORIA E ATTIVITÀ
provenienze religiose e confessionali, e anche persone che
non si riconoscono in alcun credo. Il CESNUR costituisce
così una rete di centri e studiosi indipendenti ma collegati,
presenti in vari paesi del mondo, che promuovono studi e
ricerche nel campo della religiosità così come essa si presenta nel multiforme panorama contemporaneo, fornendo
informazioni obiettive e portando a conoscenza dell’opinione pubblica i problemi reali che alcuni movimenti religiosi comportano e, allo stesso momento, difendendo il
fondamentale principio della libertà religiosa.
In Italia il CESNUR collabora regolarmente con gli orga-
nismi legislativi e la pubblica amministrazione. Il Centro,
nelle persone dei suoi collaboratori, offre assistenza a politici, parlamentari, partiti, giuristi, legislatori, magistrati,
forze di polizia, pubblici amministratori e funzionari relativamente alle questioni concernenti gruppi e minoranze
religiose, nel rispetto delle leggi sulla privacy e del diritto
inalienabile e costituzionalmente garantito alla libertà religiosa, che difende in ogni sede o paese dove sia minacciato, anche attraverso iniziative di educazione al pluralismo religioso e consulenze a organismi internazionali.
A Torino, in via Confienza 19, ha sede l’amplissima Bi-
blioteca del CESNUR. Il direttore, prof. Massimo Introvigne, negli anni ‘70 incominciò a collezionare a titolo
personale volumi sulle minoranze religiose, sulle scuole
esoteriche e gnostiche, sulla letteratura popolare a sfondo religioso, magico o metaphysical. La collezione attualmente include oltre 35.000 volumi in molte lingue,
nonché raccolte complete o semi-complete di più di 200
riviste e pubblicazioni. La biblioteca rappresenta la più
ampia collezione europea di volumi sulle minoranze religiose e la seconda al mondo.
ALESSANDRO MORLACCO
ALTA UOTA
«Il satanismo è un fenomeno che desta attenzione e preoccupazione in numerosi ambienti. Nella letteratura giornalistica è spesso confuso con fenomeni diversi come la
magia cerimoniale, la neo-stregoneria, il neo-paganesimo.
Qualsiasi ritrovamento di residui rituali (candele rosse o
nere, pupazzi, calici…) viene tendenzialmente riferito al
- Quale relazione esiste, se c’è, tra possessione e culto satanico?
- Quali sono, secondo lei, i motivi che conducono ad una tale
esplosione d’interesse per l’occulto?
uotattualità
«La sociologia delle religioni delle origini si era proposta
di definire in termini obiettivi la differenza fra chiese e
sette. Nei primi decenni del secolo XX, il teologo e sociologo protestante Ernst Troeltsch aveva proposto la sua
famosa distinzione fra il ‘tipo-Chiesa’, gruppo religioso
in armonia con la società circostante, il ‘tipo-setta’, un
gruppo religioso che contesta la società circostante, e il
‘tipo-mistico’, un gruppo religioso che si interessa scarsamente della società circostante, preferendo concentrare la
sua attenzione sull’auto-perfezionamento dei suoi membri. Tuttavia, la situazione sociologica si è andata complicando e ha messo in crisi alcuni presupposti fondamentali
della tipologia proposta da Troeltsch.
Molti chiamano ‘nuove religioni’ i gruppi più grandi e
consolidati (come i mormoni o i Testimoni di Geova) le cui dimensioni superano ormai quelle di un semplice
movimento - e definiscono invece ‘nuovi movimenti religiosi’ le realtà più piccole, o di origine più recente. Peraltro, dubbi sono stati recentemente sollevati in alcune sedi
scientifiche anche su categorie come ‘nuovi movimenti
religiosi’ e ‘nuove religioni’. Dove si situi il confine fra
nuove e vecchie religioni è sempre meno chiaro: gli Hare
Krishna, per esempio, sono una forma contemporanea di
un movimento devozionale indiano cinquecentesco o un
nuovo gruppo religioso? Alcuni hanno suggerito, almeno
in Occidente, di intendere ‘nuovo’ in senso dottrinale e
non meramente cronologico: ma quanti sociologi della
religione, legati a un accostamento laico e scevro da un
giudizio morale, sono disposti ad adottare criteri di carattere dottrinale in cui potrebbero nascondersi valutazioni
teologiche? Per questa ragione, è forse tempo di rimettere in discussione categorie come ‘sette’, ‘nuove religioni’ o ‘nuovi movimenti religiosi’, esaminando piuttosto
caso per caso le evoluzioni, gli scismi, le ricomposizioni
all’interno di unità identificate come famiglie spirituali:
un compito che, se è certo più faticoso e difficile, può
rivelarsi anche più fruttuoso».
sperienza magica, più che un’esperienza del divino o del
sacro (ierofania), è un’esperienza del potere (cratofania),
dove l’uomo manipola il sacro e lo mette al proprio servizio . Se dunque l’uomo religioso invoca l’intercessione
di Dio, il mago e la strega pensano di manipolare forze
soprannaturali o preternaturali. La religione cerca dunque
l’esperienza del sacro per se stessa e ha come termine di
riferimento, almeno tendenziale, Dio o l’Assoluto. La magia tende invece a ricercare il contatto con forze occulte,
considerate superiori al singolo uomo, che possono però
essere manipolate e controllate accrescendo la potenza
del mago e dei suoi seguaci, per scopi più o meno nobili.
Uno schema classico, che risale al positivismo e di cui la
cultura ufficiale non si è ancora completamente liberata,
considera la magia come uno stato primitivo dei rapporti
fra l’uomo e il sacro. I seguaci di questa tesi asserivano
infatti che dopo il primo stadio, magico, e il secondo, religioso, l’umanità poteva finalmente entrare nel terzo e più
glorioso stadio, quello scientifico. Oggi, con l’esplosione
delle molteplici forme di nuova religiosità, con il declino
della fiducia nella scienza, con la critica radicale cui sono
state sottoposte le teorie classiche della secolarizzazione,
lo schema positivista delle tre epoche sembra certamente
passato di moda, ma rimane nello spirito generale l’associazione della magia al passato e l’idea che nella società
dell’informatica e dell’alta tecnologia si tratti al massimo
di un divertente anacronismo: idea fuorviante, se analizziamo con attenzione la realtà sociale nella quale viviamo».
in
- Dottor Menegotto, che distinzione si può fare tra religione,
movimento e ‘setta’?
satanismo, mentre potrebbe trattarsi appunto di altre forme di magia o religiosità.
In senso stretto, il satanismo è un movimento che si interessa al personaggio chiamato diavolo o Satana nella
Bibbia, e ne fa il punto di riferimento principale della sua
ritualità. Satana può essere considerato in due maniere:
come uno stato di coscienza superiore dell’uomo, ed è
quanto avviene nel satanismo ‘razionalista’, che talora
tende verso l’ateismo militante, oppure come un personaggio preternaturale, ed è questo il caso del satanismo
‘occultista’. Occorre peraltro rilevare che la centralità di
Satana nel discorso e nel rituale (diversa da qualche semplice riferimento metaforico di carattere anticristiano, che
si ritrova in numerosi gruppi) è essenziale perché si possa
parlare di satanismo.
Da questo punto di vista, possiamo chiamare ‘para-satanismo’ una serie di fenomeni che hanno elementi in comune con il satanismo, ma a rigore non ne fanno parte. Ad
esempio, nel folklore della malavita organizzata e della
prostituzione, spesso il demonio è assunto a simbolo della violazione e della sfida alla legge. Talora malavitosi e
prostitute si associano a maghi a pagamento, a loro volta
non estranei a una subcultura ai margini della legge, in
cerimonie dove si invoca il diavolo per assicurare il successo di imprese criminose, dove è difficile dire quanto vi
sia di puramente simbolico e quanto di reale riferimento
al demonio.
In secondo luogo, un riferimento ‘satanico’ è talora presente nelle attività di pervertiti sessuali, lecite oppure illecite dal punto di vista del diritto penale, che ritengono di
trarre un qualche elemento di eccitazione in più dall’uso
di una simbologia satanica, certamente simbolo di trasgressione. D’altro canto, in casi che rientrano certamente
nella criminalità, alcuni pervertiti che cercano di adescare
minorenni sanno perfettamente che invitarle in un club di
adulti per esperienze sessuali difficilmente darà risultati,
mentre un certo tipo di minore sarà più facilmente adescato dall’invito a partecipare a un ‘rito satanico’ da parte
di qualcuno che si farà magari chiamare ‘reverendo’, ma i
cui effettivi collegamenti con il satanismo saranno spesso
inesistenti. Il riferimento al satanismo è qui semplicemente in funzione di un’operazione criminale».
3
4
DUE
STORIE
AL DIAVOLO
in
uotattualità
Anche in questa occasione ho incontrato alcune persone,
ho fatto molte domande ed ho ricevuto risposte, ma quello che ne è risultato non è un’intervista. Direi piuttosto
una storia. Una storia che ha un inizio, ma di cui non
è ancora stata scritta la parola fine; una storia che ha
i suoi protagonisti, veri, anche se in questo caso userò
nomi di fantasia.
«Renzo e Giovanna sono marito e moglie, una coppia
matura come tante, con figli ormai grandi che hanno a
loro volta una propria famiglia. Dopo una vita di lavoro,
ormai, una coppia di pensionati. Da sempre vivono nella
Bassa Friulana dove si svolge anche la nostra storia.
Tutto inizia nella seconda metà degli anni ’80, in coincidenza con un passaggio delicato della vita di Renzo, un
momento in cui uno scoramento lo porta ad una intensa
frequentazione della Chiesa, uno smarrimento esistenziale che lo conduce a trovare rifugio nella preghiera.
Può capitare nella vita di una persona, e quindi di una
famiglia, che ad un certo punto si avverta la necessità di
cercare conforto e sostegno del tutto particolari. Vi sono
momenti in cui la ricerca di riferimenti sicuri, di un rafforzamento delle proprie convinzioni possono rendere
l’uomo vulnerabile o semplicemente più sensibile alle
insidie del dubbio.
È la figura di un sacerdote che in questo momento sembra indicare la soluzione: un gruppo di preghiera che si
incontra regolarmente, che fa riferimento ad un leader (la
maestra in questa storia), con un proprio luogo di ritrovo, con un proprio calendario di incontri programmati,
una propria ritualità, una organizzazione piramidale ben
consolidata e riconosciuta ed una diffusione territoriale
a livello nazionale che porterà Renzo e Giovanna ad Orvieto almeno una volta l’anno e ben più frequentemente
in Toscana.
Durante gli incontri uomini e donne vengono divisi, i
presenti non possono comunicare fra loro e l’unica confidenza ammessa è il saluto. La fidelizzazione alla setta è
caratterizzata da passaggi ben precisi che costituiscono
un percorso obbligato per ogni nuovo adepto: la presentazione è individuale, a tu per tu con la maestra, la quale ti
lascia confidare le tue aspettative, raccontare le difficoltà
e i dubbi. Poi vieni invitato ad effettuare un intenso e ben
preciso ciclo liturgico fatto di preghiere nel cuore della
notte, SS. Messe, comunioni e confessioni quotidiane
presso la propria Chiesa. Saranno le ultime.
Se torni, il registro cambia: inizia il plagio, la tua fidelizzazione cresce con l’importanza che ti viene data. La stessa posizione all’interno del luogo di culto è indicativa: dal
fondo della sala sei chiamato sempre più vicino alla maestra, diventi un ospite importante, sei invitato a pranzo
e cena, ti viene offerto il viaggio all’incontro nazionale.
Nel contempo sei rassicurato da presenze qualificate ed
importanti, come alti funzionari pubblici, ufficiali, forze
dell’ordine, ma anche sacerdoti, suore. Tutto appartiene
ad un disegno ben preciso volto a farti sentire importante
e perfettamente inserito in un contesto riconosciuto, e regolare. In realtà i richiami alla ritualità cristiano-cattolica
sono assolutamente presenti; i testi sacri regolarmente
utilizzati.
Il problema? Non c’è Dio. O meglio non è Dio il desti-
EYES WIDE SHUT
ALTA UOTA
N E L L’
Occultismo e potere politico: un rapporto su cui la letteratura, scientifica e non, ha parlato e parla moltissimo. Forse, l’esempio più inquietante di questa relazione è quello
raccontato nel controverso - e ormai leggendario - ultimo
film di Stanley Kubrick, Eyes Wide Shut (“Occhi completamente chiusi”), in cui un brillante medico (interpretato
da Tom Cruise) viene a scoprire, quasi per caso, una pealessiopaolo.pdf 20/04/2010 7.53.31
natario della preghiera, il Salvatore. Dio è lo strumento
per intercedere presso la maestra. È lei l’artefice del conquistato benessere. Tutto infatti è orientato a costruire un
meccanismo che fortifica, che da sicurezza. La presenza
della maestra costituisce una certezza, le frequentazioni
sono rassicuranti, ma gli aspetti rituali sono banalizzati. Questi sono funzionali piuttosto a costruire uno stato
emotivo favorevole, gratificante e pertanto rassicurante.
Proprio quello di cui avevi bisogno nel momento in cui ti
sei avvicinato per la prima volta.
È fatta! Adesso non puoi più fare a meno della setta.
Aspetti il prossimo incontro con trepidazione. Accetti
con piena consapevolezza le regole della setta: la castità, il sacrificio e la privazione del superfluo ti conducono
in breve ad evitare di uscire per cena, ma anche per un
gelato, ad andare in ferie, ma anche solo al mare. È una
cosa che vivi con tale intima intensità che ti pone su un
livello diverso rispetto alle persone con cui ti relazioni
abitualmente, e pertanto non ne parli: sei solo, stai bene
e sei inconsapevole ostaggio della maestra, pronto per il
passaggio successivo.
Tutto ciò che per un certo tempo non è stato importante
(il denaro), gradualmente acquista un peso insopportabile: prima l’offerta libera, che è accettata con favore a sostegno delle spese del gruppo. Progressivamente però le
richieste aumentano e diventano più pressanti. Giovanna
ammette di aver devoluto alla setta, all’insaputa del marito Renzo, fra i 6 e i 7 milioni delle vecchie Lire in un
paio di anni, alla fine degli anni Novanta. Ma per nulla
rari sono i casi di ricche donazioni e soprattutto di lasciti
immobiliari (questi spesso causa anche di forti contrasti
familiari). Obiettivo finale? Acquistare la santità.
Proprio l’inadeguata capacità di contribuzione economica
è infine la causa della rottura con i nostri protagonisti.
Giovanna e Renzo non ci stanno, non possono (o non vogliono) piegarsi al prezzo della santità. Ma se il cammino
di avvicinamento alla setta è lento e paziente, fatto di progressivo consolidamento di posizioni acquisite, l’allontanamento è brusco ed improvviso. Con la rottura del rapporto fiduciario l’adepto diventa un nemico e un pericolo.
Giovanna a questo punto diventa vittima. Si verificano
fenomeni dolorosi ed inspiegabili che la conducono fino a
temere per la propria vita. Copiose emorragie, forti dolori
alle parti intime e lesioni cutanee alla zona dorsale (foto
1). Al principio è il calvario degli accertamenti medici ad
assorbire le energie della coppia (foto 2), smarrita e preoccupata, di certo non in grado di collegare quanto sta
succedendo alla maestra recentemente lasciata. Ma ben
presto è proprio Giovanna a creare il collegamento: il diavolo se la prende con lei per punire entrambi.
A questo punto mi fermo perché la storia si sta ancora
scrivendo, fra scetticismo del mondo scientifico e contrastante atteggiamento della Chiesa, che però affida al proprio esorcista l’unico effetto benefico per Giovanna. Insieme a Renzo sta cercando di ricostruire la propria vita,
per ritrovare il coraggio di uscire di casa, di denunciare
quanto sta loro accadendo e di aiutare chi possa trovarsi
nelle medesime condizioni.
I nostri protagonisti hanno acconsentito a raccontare la
propria storia per contribuire, se possibile, ad offrire ad
altre vittime della setta una opportunità di uscita. La forza
per rompere quel meccanismo di dipendenza che è motivo
di vita.
Una storia ai confini della realtà. Difficile da credere; vi
assicuro, difficile da raccontare. Proviamo ad immaginare
quanto difficile da vivere.
ricolosa società segreta formata da uomini delle più alte
sfere della politica, tutti coinvolti in riti esoterici con orgie e sfruttamento della prostituzione.
Il simbolo del film, parzialmente ispirato al romanzo di
Arthur Schnitzler Doppio sogno, è quello che appare
nell’immagine in questo box: la maschera, intesa soprattutto come volto tipico del potere, ipocrita e mendace per
definizione.
zanon.pdf 15/02/2010 13.51.28
GIUSEPPE ANCONA
 foto 1: le ferite sul corpo di Giovanna
 foto 2: il referto medico sulle misteriose
ferite di Giovanna
ABISSO
DEL
MALE
IL RACCONTO DI UNA EX SATANISTA
«Tutto comincia all’inizio dell’adolescenza: siamo nel
1999. Da quel momento la tua vita cambia. Ti poni domande, arrivano i primi innamoramenti, le feste… Il
mondo si apre davanti ai tuoi occhi».
Sembra l’inizio di un tipico racconto di formazione e in
un certo senso lo è. Il servizio che, con questa intervista, rende a tutti noi Chiara, nome di fantasia, è davvero
straordinario: la sua testimonianza, quella cioè di una
ragazza (straniera, è importante precisarlo ai fini della
vicenda) entrata in una setta e poi uscita, apre infatti uno
squarcio su un mondo terribile di cui si parla poco.
- Da dove parte tutto?
«Nella filosofia, innanzitutto. Cominciai a leggere Ermete
Trismegisto (ndr: nome fittizio sotto il quale gli antichi
Greci hanno riunito un corpus di opere filosofiche di tipo
iniziatico-misterico), ma anche libri di etica e di logica.
Contemporaneamente, ascoltavo musica black metal, un
genere che nasce in Norvegia e che annovera gruppi come
Satyricon, Mayhem, Emperor, Pazuzu. Queste band trattano temi ‘duri’, ma i loro testi sono colti, molte volte
sono in latino, ripresi da libri medievali, oppure ispirati
alla Kabala. La loro musica ha un andamento preciso: accordi e scale che stimolano punti precisi del cervello e
toccano particolari sfere della psiche. Non so come spiegarmi, ma è come se quelle note io le sentissi ‘in testa’».
- È cosa nota, in effetti, che la musica stimola il cervello. Dipende quale musica, naturalmente…
«Certo. Tieni conto, inoltre, che all’epoca ero vergine:
questo è un aspetto fondamentale per capire la mia storia.
Avevo quattordici anni e, oltre alle risposte della filosofia,
cercavo, come tutte le adolescenti, un ragazzo. Lo sognavo
tatuato, con i capelli lunghi, una specie di ‘guerriero’ sulla
scia delle canzoni che ascoltavo. Prima di allora, ero molto sportiva: ero arrivata, a tredici anni, al secondo dan di
arti marziali (ben dopo la cintura nera!), che è tantissimo,
perché al terzo vinci un viaggio direttamente in Asia. Ma a
un certo punto mi domandai il senso di tutta quella competizione. Dov’era la parte spirituale, tipica di ogni vera arte
marziale? Questa non arrivava mai e così abbandonai tutto.
Fingevo di andare agli allenamenti serali e invece uscivo
alla ricerca di un ragazzo, vestita rigorosamente dark e con
la sigaretta in mano. Tieni conto che ero molto appariscente: capelli biondi lunghissimi, grandi occhi azzurri…»
- E così conosci qualcuno.
- In cosa consisteva questa bibliografia?
«Esoterismo, filosofia misterica e opere sul satanismo:
quest’ultimo era il vero tema verso cui volevano indirizzarmi. A ripensarci oggi, si trattava di libri che nulla avevano a che fare fra loro: l’ermetismo greco era una cosa
seria e assolutamente non violenta, ma all’epoca avevo
quattordici anni…»
- E così maturava il tuo odio verso la Chiesa.
- Ossia?
«Una volta entrata in quel posto, mi resi conto che non
c’erano i soliti metallari e dark che cercavo: riconobbi la
migliore avvocatessa della città, uomini e donne che lavoravano in uffici importanti, persone di successo, ma non
mi feci particolari domande. Poi, ci mettemmo tutti a sedere, con gli occhi chiusi. Marco cominciò a recitare qualcosa in una lingua a me ignota, poi altre cose in una lingua
ancora diversa: tutti ripetevano le sue formule, mentre io,
che ancora non ero stata ammessa a quel ‘privilegio’, dovevo rimanere zitta e seguire da un foglio. Improvvisamente, nel bel mezzo di una caldissima serata agostana,
sentii la pelle d’oca, poi brividi di freddo, poi ancora caldo da una parte del corpo e freddo dall’altra. Quindi, mi
accadde una cosa che non dimenticherò mai: aprendo gli
occhi, mi parve di vedere tutti gli altri partecipanti al rito
come… degli estranei, non so come spiegarlo. E, ancora di
più, vidi me stessa… da un’altra angolazione».
- Ho capito. Sono fenomeni che ho letto da qualche parte: la
mente è capace di fare cose incredibili…
«Non è finita. A un certo punto, te lo posso giurare, la sedia
che era al centro della stanza cominciò a volare da un capo
all’altro. Ci tengo a precisare che non sono matta, che ero
perfettamente in me e non ero ubriaca o drogata. Io non so
che cosa sia accaduto: magari c’era un trucco manovrato da
un complice, ma pensa all’effetto di una cosa del genere su
una quattordicenne. Ero perfettamente cosciente e vidi una
sedia volare nell’aria, quindi sentii di nuovo freddo dietro
la nuca. Terminato il rito, tutti andarono via e vidi che i partecipanti ricevevano un dono: Luca e Marco non mi dissero
cosa fosse, lo chiamarono solo ‘regalino per casa’. Solo
dopo un po’ di tempo mi diedero il Kybalion».
- Che cos’è?
«È un libro dei primi del Novecento scritto da tre autori con
lo pseudonimo di ‘I tre iniziati’. L’opera riguarda l’arte di
modificare e trasformare gli stati mentali, propri e degli altri: si dichiara come una summa dell’ermetismo antico, ma
in realtà non c’entra nulla ed è invece entrato come libro
fondamentale nella famosa chiesa di Scientology»
- Su cui si sentono le voci più inquietanti…
«Vero. Ma io ero ormai completamente immersa in quel
mondo: camera mia era piena di pentacoli, uno dei quali
fatto arrivare proprio dall’Italia, da un negozio che oggi
si è prontamente riciclato come new age. Ero così curiosa
da non essere ancora soddisfatta di tutto quello che avevo
visto e letto: Luca e Marco mi fornivano libri in continuazione, ma io volevo sapere perché loro avevano accesso a
quel tipo di forze misteriose. E, soprattutto, perché continuavano a chiamarmi ‘Verginella metal’».
- Perché?
«Domandai la stessa cosa a Luca e Marco, che mi risposero:
“Ma lo sei veramente, giusto?”. A pensarci oggi, mi rendo
conto, rivedendo i loro visi, che era la domanda che stavano
aspettando dal momento in cui mi avevano conosciuta. Io
però mi vergognavo e così risposi: “Perché è così importante?”. “Perché così - mi dissero - sei pronta a ricevere il titolo
di sacerdotessa”. Nella totale ingenuità e stupidità in cui mi
trovavo, mi parve una cosa bellissima: io potevo diventare
qualcuno… Ero totalmente soggiogata, incapace di riflettere,
mi vergogno tremendamente a ripensarci. Vidi profanazioni
di tombe… e mi sembrò la cosa più giusta del mondo!».
- Cosa accadde dopo?
«Ci trasferimmo, sempre in estate, in un’altra casa, più fresca: laggiù, d’improvviso, cominciarono ad arrivare ragazze. Luca e Marco, intanto, mi proposero di partecipare ad
un viaggio molto importante: poiché ero l’unica che conosceva l’italiano, avrei avuto “il grande onore” di fare da in-
- A cosa eri destinata?
«Lo scoprii dopo un altro episodio. Verso la fine delle
vacanze estive, poiché da tante settimane non avevo ricevuto comunicazioni da Luca e Marco, decisi di recarmi
da sola nella casa dove si era svolto il primo rituale, la
sera tardi. Una follia, ma credo mi abbia salvato. Arrivata
nella villa, infatti, ero convinta che non ci fosse nessuno.
Invece, come entrai, vidi una scena che ancora oggi mi
fa orrore: c’era un’orgia terribile, un groviglio di corpi
schifoso, con al centro della stanza una enorme ametista,
che nella loro cosiddetta ‘mistica sessuale’ avrebbe dovuto convogliare e poi restituire a tutti una energia immensa.
Nessuno mi vide, per fortuna, ma io riconobbi amiche,
gente importante, la avvocatessa di cui ti parlavo prima,
e appunto Luca e Marco. Ma c’erano anche dei vecchi,
altri con oggetti sadomaso in bocca… una cosa terribile.
Scappai via senza che nessuno se ne accorgesse».
- In che senso dici che questo ti ha ‘salvato’?
«Perché finalmente aprii gli occhi: quello che io avevo stimato come un mondo dedito alla conoscenza del mistero,
dell’invisibile e di chissà quali altre forze segrete, si rivelava ipocrita e corrotto come tutto quanto avevo odiato
prima. Tornai a leggere alcuni libri sul satanismo, ma stavolta per capire di più su me stessa: fu così che a un certo
punto m’imbattei in un capitolo dedicato al rito della Luna
Vergine, da svolgersi la notte del 31 ottobre. In questa cerimonia, una sacerdotessa vergine viene accompagnata al
centro della scena e stuprata a turno da tutti, donne comprese. Io non posso dire con sicurezza che quello doveva
essere il mio destino, ma la cosa è molto probabile».
- Pazzesco.
«Dopo qualche giorno da quella serata, Luca e Marco si
rifecero vivi: mi dissero che si erano assentati per così
tanto tempo in quanto stavano scrivendo un libro con il
vecchio di Torino».
- Ma chi era costui?
«Era uno dei massimi capi della setta chiamata ‘Bambini
di Satana’».
- Le cronache ne hanno parlato diffusamente!
«Sì, è vero. I Bambini di Satana hanno il ‘privilegio’ - così
lo chiamano, nella loro follia - di fare sacrifici di bambini:
Luca e Marco non me l’avevano detto, ma io nel frattempo mi ero documentata. È gente potente: sfruttano persone coltissime per le loro cerimonie, per dare una parvenza
di alto livello culturale al loro mondo».
- Ti sei davvero salvata per miracolo.
«Per fortuna, era arrivato il momento di tornare a scuola.
Smisi di uscire la sera, cessai quel tipo di frequentazione,
anche se ogni tanto i due ragazzi si facevano vedere davanti ai cancelli del liceo, ma ovviamente non potevano
avvicinarsi: mio padre li avrebbe fatti fuori… Mi hanno
salvato lo studio e la famiglia».
- A distanza di tanto tempo, come ricordi quella esperienza?
«Orrore a parte, la ricordo con profonda vergogna. Per una
serie di circostanze favorevoli, non sono mai stata toccata né ho mai subito violenza: questa mi sarebbe capitata
appena poche settimane più tardi, ma la sorte è stata dalla
mia parte. Ho saputo di ragazze divenute schiave sessuali
di molti uomini, una mia conoscente è stata violentata da
tutti, ma ora per fortuna è uscita da quell’inferno e studia
con successo in Italia. Ancora oggi conservo una specie di
sesto senso sulle persone: mi capita di camminare per strada e di riconoscere, tra i passanti, una persona che quasi sicuramente ha contatti con il mondo del satanismo. Non so
come spiegarlo, ma è come se glielo leggessi negli occhi».
- Non ho difficoltà a crederti.
Chiara studia nel nostro paese ed è destinata ad un grande futuro da studiosa dell’antichità, campo nel quale è
già oggi molto stimata e richiesta in varie sedi. Il suo passato è ormai completamente alle spalle: da parte nostra,
ci corre ancora l’obbligo di ringraziarla per il prezioso
servizio che ha reso ad Alta Quota.
VANNI VERONESI
ALTA UOTA
«In un club conobbi due ragazzi più grandi, un ventenne e
un venticinquenne, molto ‘particolari’. Uno (lo chiameremo Luca) era grasso, brutto, un po’ deforme, vestito malissimo; l’altro (lo chiameremo Marco) era più piccolo,
magro, biondo, enormi occhi blu. Parlavano delle opere
dell’ermetismo greco: io avevo letto tutto sul tema ed ero
già interessata a argomenti come Sacro Graal, rotoli del
Mar Morto etc. Così mi avvicinai, discutemmo un po’ e
alla fine mi diedero una vera e propria bibliografia: “Tieni,
leggi questo elenco di libri!”. E io feci tutti i compitini…
M’incuriosiva il loro sapere: non bevevano, non erano i
‘metallari’ che cercavo, parlavano e basta, ma avevano
una cultura straordinaria».
«Luca e Marco mi chiamarono a casa loro. Mi mostrarono
la ouijia board, una lavagnetta con delle lettere incise che in
teoria dovrebbe spostarsi quando si parla con i morti. Nella
casa, inoltre, c’erano pendoli, pentacoli e altri oggetti di cui
sapevo tutto e che però non avevo mai visto. Emozionatissima, mi fecero una vera e propria interrogazione: volevano
verificare se ero ‘preparata’. Rimasero molto soddisfatti e
m’invitarono, una volta tornata a scuola, a studiare per bene
il latino e il greco, indispensabili per accedere ad alcune
opere medievali a loro dire fondamentali per addentrarsi nel
satanismo. Per premiarmi, però, mi diedero appuntamento
in una casa abbandonata, dove si sarebbe svolto un rito…»
uotattualità
- La Bibbia… Perciò hai cominciato a cercare risposte altrove.
- Cosa accadde dopo?
terprete a Torino. Laggiù avremmo conosciuto “un vecchio
amico”, come lo definivano loro due. Io accampai una scusa con i miei genitori, ignari di tutto: dissi che era la solita
gita con il gruppo di lingua straniera (facevo vari corsi),
mi feci fare tutta la documentazione falsa, e andai. Ma di
quel viaggio ricordo poche cose: un vecchio con una lunga
barba bianca, chiese, campanili, risate, tanta pastasciutta e
tanto caffè, un flash con un anziano signore che accarezzava due ragazzine in un cimitero. Immagini, solo immagini:
mi avevano drogata con la mescalina, un allucinogeno potentissimo. Poi, tornati a casa, mi diedero un altro libro, che
guarda caso aveva a che fare con vergini dagli occhi azzurri
e dai capelli biondi: tutto come me».
in
«È importante capire da quale tipo di famiglia provengo.
Mio padre si chiama Giuseppe, una sua sorella Angela e
l’altra sorella Maria: una famiglia, come puoi immaginare,
molto cattolica. Zia Maria, a 16 anni, è diventata suora carmelitana; ricordo le visite che le facevamo in un monastero
vicino alla capitale. Lei era dietro alle sbarre, ma aveva un
sorriso dolce e ci dava tante caramelle, suonava la chitarra
e pareva contenta della sua scelta. Mio padre, tra l’altro, doveva diventare prete, ma ha conosciuto mia madre nel coro
della chiesa… In questo tipo di contesto, ovviamente, cresci con un’educazione tutta improntata alla religione: vai
a Messa ogni domenica, preghi etc. Ma a quattordici anni,
improvvisamente, quel tipo di mondo mi parve falso, pieno
di favoritismi e di ipocrisie. Vedevo il sacerdote che girava
con una Mercedes bianca arrivata dall’estero con traffici
strani, inoltre sapevo che mio padre, grande imprenditore,
gestiva degli affari poco leciti. Il mondo in cui ero cresciuta
si dimostrava falso, i riti svuotati di significato, il catechismo una imposizione inutile che non mi dava le risposte
che cercavo: nessuno mi spiegava cosa fosse quel libro così
tanto venerato, e soprattutto per quale motivo lo era».
«Tieni conto che nello stesso periodo stavo frequentando
il Catechismo per la Cresima. Luca e Marco, che mi chiamavano ‘Verginella metal’, mi diedero tutte le istruzioni
per ‘annullare’ il rito e io le misi in pratica. Anziché ingoiare l’ostia al momento della Confermazione, la presi e la
nascosi in tasca. Dopo la Messa, tornai a casa e bruciai la
particola in giardino: il rito era annullato».
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DON GIUSEPPE PERESSOTTI
MESTIERE: SACERDOTE ED ESORCISTA
«Dall’epoca medievale fino a qualche decennio fa la gente
vedeva il diavolo ovunque. I preti venivano chiamati per
benedire ogni angolo della casa e la stessa propria vita, per
evitare che il demonio se ne impossessasse. Ai nostri tempi
invece, si è arrivati al punto di non riuscire più a credere al
Male. Ci troviamo di fronte ad un salto di mentalità piuttosto ampio: dalla credenza che il diavolo si trovasse in ogni
cosa, all’inesistenza di esso». Con questa opinione, DON
GIUSEPPE PERESSOTTI, parroco di alcune frazioni di
Reana del Roiale e esorcista della diocesi di Udine da quindici anni, mi ha accolto nella canonica del suo paese. Mi
è stato consigliato di rivolgermi a lui, che ha gentilmente
accettato di rispondere ad alcune domande sull’argomento.
- Esorcista... È stata una sua scelta o è stata una carica conferita e decisa da qualcun altro?
in
uotattualità
«Insegnavo liturgia e volevo comunicare qualche nozione in più ai futuri sacerdoti circa l’argomento dell’esorcismo: un prete potrebbe incontrare nel corso della sua
carriera delle persone che richiedono una pratica di liberazione. Dal momento che solo i vescovi possiedono il
libro degli esorcismi, uno dei libri liturgici che la Chiesa
è chiamata a usare nel caso ci siano presunte possessioni diaboliche, sono andato da Monsignor Alfredo Battisti
a richiederlo in prestito e mi ha nominato esorcista, dicendomi che cercava per l’appunto qualcuno che potesse
diventarlo. All’inizio, c’era solo un esorcista per diocesi,
poi il vescovo ne ha affiancati altri tre».
- Ha dovuto fare degli studi particolari?
«Non mi sono preparato specificatamente. Ho consultato
altri esorcisti, soprattutto il Vescovo; poi ho partecipato a
convegni annuali a livello nazionale che si tengono ogni
estate a Roma. Alle volte questi convegni sono internazionali ma il gruppo di esorcisti italiani, fondato da Padre
Gabriele Amort, è il più numeroso al mondo».
- Ci sono molti casi di possessioni? Lei, ad esempio, quante
persone ha curato?
«I casi di certificata possessione sono molto pochi. In
quindici anni sono stati all’incirca dieci, ma è difficile
stabilirlo per certo; infatti, può capitare che una persona
venga a chiedere aiuto per diverse volte e poi non si faccia
più vedere, quindi non si può sapere come finisce il caso.
Le persone che chiedono solamente un aiuto sono tante.
Molti di questi hanno imboccato una via che permette al
demonio di ingannarli, portandoli a una tentazione molto
forte, e questa via è il legarsi con maghi, cartomanti o sensitivi, che imbrogliano la gente anche donandole incenso
o talismani. Ci sono delle persone che si presentano per
chiedere un esorcismo o delle benedizioni particolari; ma
le benedizioni che posso dare io non valgono tanto più
di quelle che possono venir fatte da un qualsiasi prete.
Inoltre, il lavoro più grosso dell’esorcista non è quello di
amministrare il rito dell’esorcismo, ma quello del discernimento: capire se la persona che si trova di fronte è veramente posseduta. Il che non è facile da riconoscere, anche
se sono molto pochi coloro che hanno veramente bisogno
dell’esorcista perché posseduti dal demonio».
- Ha avuto modo di curare più maschi o più femmine?
«Più femmine. Penso perché la donna è colei che porta
avanti la vita, è una figura materna. Secondo quanto leggiamo dal Vangelo di Giovanni, il demonio è ‘omicida
e padre della menzogna’. È omicida, il che sta a significare che vuole la morte delle persone e si scaglia contro
chi porta la vita, in questo caso la donna. È padre della
menzogna, quindi cerca di ingannare la gente: cerca di far
vedere quello che non c’è e di nascondere quello che c’è».
- Come si comporta un posseduto? Si può essere posseduti
in più ‘stadi’?
«Non c’è un atteggiamento univoco nei posseduti. C’è chi
grida, chi si dimena e chi strabuzza gli occhi. Ci sono
diversi modi con cui uno reagisce all’interno del rito».
ALTA UOTA
- Come si svolge una pratica di liberazione?
«È un rito composito che si basa su formule di preghiera,
gesti che si compiono e pochissimi dialoghi. Come è stato
detto, il demonio è molto furbo: qualche volta sghignazza
in faccia, qualche volta si presenta in modo dolce, quasi
per poterti attrarre per poi ingannare.
I passaggi tipici del rito sono quelli di soffiare sulla persona invocando lo Spirito Santo, che è il nemico invincibile
del demonio. Soffiando si fa un gesto molto semplice, ma
se si invoca lo spirito di Dio, quello interviene. Alle volte
si può notare la persona reagire quando si compie questo
gesto: si offende, anche se le soffi addosso debolmente.
Poi bisogna mostrare la croce, perché con la sua passione
e morte in croce Gesù ha vinto il demonio. Mostrando la
croce si invoca il Cristo. Normalmente si fa anche passare
la croce nelle mani del posseduto e dei presenti al rito.
La conclusione è il momento più importante. Si recita la
formula dell’esorcismo, che ha un duplice aspetto: la formula invocativa e formula impositiva o imperativa. La
prima è una richiesta al Signore perché intervenga per liberare l’indemoniato, la seconda è quella con la quale ci si
rivolge al demonio affinché venga scacciato: il momento
più importante è questo, e si può mettere in atto solo se si
è veramente sicuri che di fronte a sé c’è un indemoniato».
- Come ci si sente mentre si opera un esorcismo?
«Si è sotto pressione prima, durante e dopo l’esorcismo. In
quel momento mi sento debole, perché il demonio è più forte e furbo di me, ma allo stesso tempo mi sento forte perché
sento il vigore di Dio passare attraverso la Chiesa, e quindi attraverso a me, dal momento che ne sono un ministro.
Sembra un paradosso, un contrasto illogico, ma è così».
- Qual è stata una delle esperienze più importanti?
«Ricordo una tra le prime, anche perché è indicatrice di un
fatto. Quando una persona manifesta atteggiamenti e stati d’animo fuori dal comune, normalmente la si indirizza
ad un medico specifico: un neurologo o uno psichiatra. Un
medico ha i suoi criteri per valutare una malattia mentale e
l’esorcista ha i suoi per valutare un’eventuale possessione
diabolica. La malattia, dopotutto, può avvenire in ambito
mentale come in ambito spirituale. In base a ciò posso raccontare di un’esperienza interessante. Ero alle prime armi,
quindici anni fa, e si presentò da me una donna, accompagnata dal marito, che cercava un’esorcista. Non riuscendo
a capire la situazione di questa donna, chiesi alla Curia di
Udine di farmi incontrare con uno psichiatra. Il medico
venne in canonica e si chiuse in una stanza assieme alla
donna; quando uscì annunciò che la signora era malata
mentalmente e che le avrebbe prescritto una cura. La donna però continuò a soffrire e ritornò da me. Ricontattai lo
psichiatra che acconsentì ad incontrarsi di nuovo con la signora, ma questa volta, uscendo dalla stanza in cui si erano
ritirati, annunciò che l’avrei dovuta curare io».
- Lo psichiatra ha degli strumenti per capire la gravità della
malattia e quant’altro. Lei ne ha altri: quali sono questi strumenti che di solito un’esorcista adopera?
«Ci sono dei criteri da seguire: non assoluti, ma orientativi. Può riconoscersi una possessione del demonio quando
l’interessato conosce avvenimenti e fatti avvenuti in un
tempo lontano, mai stati raccontati e mai letti da nessuna
parte. Ad esempio potrebbe parlare una lingua mai imparata o ormai morta. Ma l’elemento che oggi si ritiene più
presente è l’avversione al Sacro. Ad esempio, una persona non è in grado di sostenere lo sguardo rivolto all’immagine sacra: non può vedere il crocifisso perché gli da
fastidio, lo ferisce. Oppure quando l’esorcista lancia l’acqua benedetta, la persona colpita da quest’acqua si ritrae
come ferita, come se ricevesse delle punture dove cadono
le gocce. In altri casi la persona prega e si addormenta, o
vuole andare a messa, ma si sente respinta».
- Questi eventi si possono manifestare anche su preti o animali?
IL PARERE DI DON MORIS
Essendo l’argomento trattato in questo numero molto
complesso e legato a diversi aspetti, è stato opportuno
rivolgere delle domande anche ad un sacerdote non specializzato su esorcismi e aspetti inerenti al Satanismo.
Don MORIS TONSO, sacerdote della nostra comunità,
ha accettato di rispondere ad alcune domande.
- Queste manifestazioni del diavolo attraverso le persone, secondo te, avvengono per un fatto di alterazione della psiche
individuale o sono veramente fatti sovrannaturali? In altre
parole: quanto influisce la suggestione, magari dovuta alla
visione di film sul genere, o a voci sentite alla televisione?
«Personalmente, non ho mai avuto a che fare direttamente
con questioni inerenti alle possessioni o, più ampiamente,
al mondo sovrannaturale. Il primo passo da fare, per quanto
è in mia conoscenza, è quello di saper distinguere i seri
problemi psichici da ciò che è realmente legato al satanismo. I casi di maggior numero risultano essere comunque
quelli di malattia psichica, in cui la persona è convinta del
fatto di essere posseduta e che uno psichiatra non potrebbe
essere in grado di aiutarla. A motivo di questa convinzione
si rivolgono al sacerdote, ma quest’ultimo deve avere la
coscienza di indirizzare il malato dal medico. Nulla vieta
al sacerdote di recitare una preghiera assieme al malato,
ascoltarlo o dargli una direzione spirituale, dal momento che è il suo compito, ma ciò è completamente diverso
dall’operare un esorcismo. La visione di un film, secondo
me, influisce molto, anche se non tutti i film di questo tipo
sono su uno stesso livello. Non so fino a che punto questi film facciano una lettura reale della situazione: dipende
dall’idea e dalla fantasia del regista. È anche vero che la
televisione in generale, con documentari sul satanismo e
sull’occulto, condiziona il pensiero delle persone, non solo
per quanto riguarda l’argomento di cui si sta parlando».
- Che differenze ci sono tra un sacerdote e un’esorcista?
«L’esorcista è un servizio in più che viene richiesto ad un
sacerdote da parte del proprio Vescovo, ma ciò non significa avere un grado in più nell’Ordine. Se poi gli viene affidato questo incarico, è chiaro che dovrà essere lui stesso
a curare la giusta formazione. Un po’ come la distinzione
tra un sacerdote che segue un istituto di ragazzi e di giovani e si specializza in questo campo, e un altro che segue
più l’aspetto della comunità».
- Trattando questi argomenti si è sempre parlato di una manifestazione del Male. Perché non si sente mai parlare di qualcuno
che sia stato ‘invaso’ dal Bene? Come si vede il Male sul volto e
nel corpo dei posseduti, perché non si vede qualcuno a cui crescano i capelli e la barba, fino a diventare un vero e proprio Gesù?
«Sì. Su preti sì, dopotutto sono persone: suore molto devote sono state tentate e possedute. Il demonio fa soffrire
soprattutto coloro che sono particolarmente promotori del
regno di Dio. Può esserci una presenza anche negli animali, però non si chiama possessione, ma infestazione.
Esiste una diversa terminologia specifica per ogni caso: possessione, ossessione, infestazione e vessazione. L’infestazione è il caso più blando: riguarda qualcosa di esterno a te
come un animale o una pianta che muore. La vessazione riguarda l’esterno della persona: ad esempio possono comparire tagliuzzi nella carne che scompaiono tanto velocemente
e in maniera altrettanto paranormale di come si sono presentati, lo stesso per delle macchie. Poi c’è la possessione, che
può essere confusa con l’ossessione. Quest’ultima si verifica
quando una persona non riesce mai a liberarsi la mente da
pensieri inerenti al Male, né di giorno, né di notte».
«Credo che ci siano delle persone, e non sono poche, che
si possono dire ‘invase dal Bene’. Tra queste troviamo i
Santi: credo si possano considerare come figure nelle quali
ci sono somiglianze con la vita di Cristo. Farei riferimento
anche alle persone che vivono accanto a noi e che sono a
nostro stretto contatto, che si dedicano al servizio del prossimo. Ogni persona che opera il bene è invasa dal Bene, di
cui ogni buona azione può essere una sorta di personificazione. In ogni cosa bella della nostra vita, nei fatti, negli avvenimenti, nelle persone che ci stanno accanto e ci amano,
siamo chiamati a cogliere la presenza del Bene».
«Può accadere a qualcuno che è andato incontro volontariamente al demonio: fa un patto con il diavolo senza
sapere a cosa va incontro».
- A livello di comunità, tocca a te il compito di tenere calma
la ‘massa’ e fare in modo che fatti del genere non scatenino
il terrore. Nella nostra comunità si sono mai verificati casi del
genere? Se dovesse accadere in che modo pensi che reagiresti e come affronteresti l’avvenimento?
- Una persona normale deve aver paura di queste manifestazioni? Bisogna essere soggetti particolari?
- Il mondo di oggi, devastato da guerre e cattiveria, può essere
visto come frutto del male o come ‘tana’ del diavolo stesso?
«Noi cristiani riteniamo che ogni male, inteso come guerra, rapina o stupro, provenga dal diavolo. Alla fonte di
tutto c’è il diavolo. Se ci riferiamo alla Sacra Scrittura
diciamo che Dio ha creato l’uomo e Dio, in quanto essere perfetto, non poteva che creare cose buone e orientate
al Bene. Se non ci fosse stato un terzo elemento tra Dio
e l’uomo che ha deviato quest’ultimo dal bene, l’uomo
non si sarebbe mai orientato al male e non lo avrebbe mai
conosciuto. Il Male che Satana opera non è fisicamente
quello della possessione, ma quello della tentazione. Ciò
sorprende, ma con la possessione il demonio si annienta
da solo, perché prima o poi verrà vinto e il posseduto verrà liberato. La tentazione dà la sensazione che il demonio non esista, per questo è più pericolosa la tentazione
nascosta che non si è in grado di riconoscere da soli. La
possessione fa soffrire, ma quando la persona viene liberata la felicità che si sprigiona è tanto più forte del dolore
provato in precedenza».
GIULIA BONIFACIO
- L’incarnazione del Diavolo vale solo nel Cristianesimo o può
essere presente anche in altre religioni?
«L’idea del Male è presente dappertutto. Tutti la possiamo constatare come una realtà, non si può negarne l’esistenza. Esiste anche nelle altre religioni. Come, per noi
cristiani, questo Male ha i nomi di Diavolo, Lucifero, Satana, così nelle altre religioni ne assume altri».
«Non ho mai avuto contatti con realtà o persone che si dicono o che sono realmente possedute, indipendentemente dal
fatto che il male provenga direttamente dal diavolo stesso
o dall’influsso negativo di altre persone. Coloro che abbracciano il satanismo non manifestano apertamente la loro
adesione alla religione di Satana. Ci troviamo nel campo
dell’occulto e, come lascia intendere il termine, si sta parlando di qualcosa che viene vissuto e praticato in maniera
nascosta. Ho avuto a che fare con persone che non domandano un esorcismo, ma una preghiera o una benedizione,
perché si trovano in condizioni di malessere causate dalla
ripetizione di contatti con il mondo del Maligno. Il fatto di
venire a chiedere una benedizione o una preghiera è una
cosa giusta e doverosa: il Cristianesimo è chiamato a lottare
contro le forze del Male. Se dovessi trovarmi di fronte a
casi seri, in cui ad esempio una persona inizia a stramazzare
per terra, sicuramente reciterei assieme a lei una preghiera
e le darei una benedizione, poi però la indirizzerei da un
esorcista, più competente di me in questo campo».
GIULIA BONIFACIO
la strip
Toni e Meni
7
di Luca “snoop” Di Palma
Altritempi
1951-2011. Nella foto i ragazzi della prima classe media unificata sperimentale di Cervignano
del Friuli, nell’anno scolastico 1962-63, ritratti
nel cortile della scuola di via Udine (sullo sfondo
a destra si intravede la concessionaria FIAT). Tra i
presenti spicca il volto di un famoso allenatore di
suo nome alla redazione di Alta Quota (tramite il
sito internet www.ricre.org).
Nonostante la classe fosse mista, nello scatto appaiono solo i maschi. Invitiamo anche le ragazze a
farci pervenire la propria foto!
Alta ucina
i
Nelle scansie dei supermercati si allineano decine di
marche di olio vergine d’oliva ed extra vergine d’oliva,
dai prezzi stracciati, anche a 2 euro al litro, e fino a 15 e
passa. Mi è stato chiesto come orientarsi in questo mare
magnum di… olio d’oliva, vergine o extra che sia, ma
la prima risposta dovrebbe darla il legislatore. Il quale
permette una varietà di etichette che più che orientare il
consumatore, lo confonde e lo aiuta a sbagliare. Per dirla,
per estensione di concetto, con una famosa frase napoletana: «facimm’ ammuina». Più le etichette sono confuse
più passa di più e di tutto. Ed il contrario di tutto.
olive, manutenzione del pur semplice impianto, e senza
calcolare la mano d’opera, un costo di 4 euro al litro.
Tornando alle etichette vi si possono leggere varie notizie, ma non una frase netta, precisa, che assicuri luogo di
produzione delle olive e d’imbottigliamento, quasi sempre diverso, procedimento di spremitura. E poi garanzie
del ministero et varia. Più sono precise, tali indicazioni,
e più il prezzo sale. Se ci si arma, poi, di lente d’ingrandimento, si può leggere su varie etichette ‘proveniente da
oli comunitari’. E proprio un litro ‘proveniente da oli comunitari’ era in vendita la scorsa settimana, a poco meno
di 2 euro. Non è detto che gli oli comunitari non possano
essere extra vergine d’oliva, ma è un po’ come credere
che Ruby fosse la nipote di Mubarak. A questo punto…
fate vobis.
Da parte mia vi propongo una pasta e ceci, da gustare una
decina di minuti dopo aver spento il fuoco, appena riposata,
oppure semifredda ed anche fredda o saltata il giorno dopo.
Nell’olio extra, appena caldo, soffriggete poca cipolla,
poco aglio, aggiungete poca carota, poco sedano. Fate un
mazzetto di rosmarino e salvia, in una garza, ed aggiungetelo nella pentola. Versatevi, poco dopo, la quantità di
ceci secondo i vostri gusti, (quelli nei vasetti di vetro sono
invitanti e per me buonissimi), allungate con un po’ di
brodo anche di buon dado, e poi della salsa di pomodoro,
anche questa italiana. Sale e peperoncino rosso a piacere.
Nel frattempo cucinate la pasta, 60/80 gr. a persona, per
quanto sopra detto (mista, conchigliette, tubetti nei quali i ceci possano introdursi, lasagne larghe spezzate) e,
qualche minuto prima della completa cottura, scolatela,
conservando un po’ dell’acqua, e fatela finire di cuocere
nel sugo preparato, aggiungendo un po’ dell’acqua se necessaria. Buon appetito. Pardon, dimenticavo. Una croce
di olio, in ogni caso. Extra vergine, ovviamente.
ALBERTO LANDI
PER INSULTI: 347-2647407,
a gentile richiesta dell’amico Andrea Ba…i.
le foto
uriose
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«Hote premesse...»
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luilei 83x26.pdf 15/02/2010 13.45.19
ALTA UOTA
Diciamo subito che un buon olio extra vergine d’oliva
non può costare meno di 10 euro al litro e qui parlo per
cognizione di causa. Sono amico d’infanzia di un vero
produttore di olio d’oliva. Intendo, per amicizia d’infanzia, quella vera che si stabilisce a seguito di una frequentazione giornaliera di ore ed ore, nel mio caso dagli otto ai
diciannove anni, quando le vicende della vita possono poi
allontanare fisicamente ma non separare. Frequentazione
che ha portato alle prime scoperte infantili, e poi giovanili, a dividere il primo gelato, il primo panino, a tirare due
tiri ad una palla e, poi, ad una sigaretta, a confidarsi le
pene d’amore, ad aiutarsi in tutto. Tutte cose che portano
a capirsi senza parlare, anche a distanza di anni, quando
ci si incontra. Bene, il mio amico non è un industriale, ma
possiede una collina nel Cilento, che guarda il mare di Palinuro e di Velia, l’antica Elea, resa famosa da Parmenide,
il filosofo preferito da un noto politico cervignanese, già
sindaco per lunghi anni. Bene, il mio amico produce meno
di cinquecento litri di olio, all’antica maniera, vale a dire
frantumando le olive grazie a ruote di pietra che girano
nella macina trascinate da un asinello sottratto al boia,
asinello che poi, dopo un paio di ore di lavoro al giorno,
per pochi giorni, resta a godersi lo splendido spettacolo
già descritto. 40/50 litri, a seconda dell’annata, finiscono
a casa mia, mentre in senso inverso viaggiano vari tipi di
vino, senza per questo voler ripagare. Bene: il mio amico,
a conti fatti, calcola tra cura delle piante, raccolta delle
(ovviamente si fa per dire…)
ba eka
calcio di serie A: chi lo riconosce può scrivere il
i più
uotati
8
ANGELO CATTO /2
la ban a della memoria
Continua dallo scorso numero, e si conclude qui per ragioni di spazio, il racconto di Angelo Catto, classe 1922,
che ci ha raccontato le sue esperienze giovanili e militari,
fino ad arrivare al racconto del periodo trascorso ad Auschwitz, alle zuppe consumate dal berretto, al freddo. La
puntata di oggi parte proprio dall’abbandono, da parte
del protagonista, di questo luogo tristemente famoso.
‹‹Dopo aver recuperato qualche indumento dai cadaveri,
sono stato mandato a Bad Altheide, in Polonia. Qui ci hanno
sistemati in un’autorimessa e abbiamo avuto la possibilità di
sistemarci un po’ dal punto di vista estetico: io mi sono offerto di insaponare e un toscano di tagliare barba e capelli. Il
giorno dopo ci hanno portati presso una fabbrica e da qui in
un’area paludosa dove avevano costruito un campo di concentramento con le baracche. C’era un’infinità di persone,
di ogni nazionalità: chi con la carriola, chi con la pala, chi
con il piccone, ma tutti a scavare fossi e canali. In seguito
sono finito a costruire baracche prefabbricate, una di queste
era per noi. Dovevamo essere in stazione alle 5 di mattina
e lavoravamo dalle 7 alle 19 senza sosta. Poi siamo stati
trasferiti a Bad Kudowa, dove lavoravamo in una fabbrica
che produceva eliche per aerei. Qui finalmente tornai a essere ‘borghese’, cioè libero, e andai subito a trovare dei miei
compaesani in un paese vicino. I miei amici volevano che
mi fermassi da loro, ma avevo paura di mancare un eventuale appello e di finire male: dall’altra parte della strada c’erano quattro pali su cui legavano i condannati che venivano,
poi, fucilati con una raffica e restavano legati, a penzoloni.
I miei compaesani dicevano che tenevano le finestre chiuse
e non guardavano. Comunque avevo capito che i tedeschi ci
avevano portati qui per lavorare e per non averci tra i piedi
Una coppia di americani, al tavolo di un ristorante italiano
in New Jersey, si lamenta perché il risotto è senza contorno: ad accompagnarlo vorrebbero degli spaghetti con le
polpette. Il cameriere italiano, emigrato da poco, spiega
che risotto e spaghetti non possono stare nello stesso piatto, per la cucina italiana. Poi cede. Il cliente ha sempre ragione e lui ha bisogno di soldi. È la celebre scena del film
Big Night (1996) di Stanley Tucci, con Isabella Rossellini,
in cui due fratelli calabresi, Primo e Secondo, sbarcano negli Stati Uniti per aprire un ristorante italiano. Siamo negli
anni Cinquanta, e Tucci descrive il dialogo tra la cultura
italiana e quella americana, ancora problematico all’epoca. E lo fa attraverso il linguaggio del cibo.
La grammatica della cucina italiana mette il risotto, o la
pasta, tra i primi piatti: o l’uno o l’altra. A cogliere l’importanza del risotto ci aveva pensato già Gadda, che descrive il primo piatto come un «appuntamento» che richiede un «riso di qualità». Nella sua sensuale ricetta del
risotto alla Milanese, ogni istante della preparazione segue
in Italia: per loro eravamo semplici prigionieri di guerra. Intanto avevo imparato un mestiere e la situazione stava cambiando: la guerra sembrava finita e si sentivano le cannonate
dei russi sul Don, pronti ad invadere la Germania. Anche se
avevo deciso di partire da solo, in realtà a causa di alcuni
disguidi sono partito il primo maggio 1945. Destinazione:
casa. Sarebbe stato un viaggio di 45 giorni: ci orientavamo
con il sole e ci nutrivamo di patate, erbe selvatiche e cibo
offerto dalle famiglie che incontravamo. Per 4 o 5 giorni
ci siamo fermati in una villa, dove siamo stati ospitati. Al
momento di ripartire abbiamo dovuto vedere una quantità
enorme di cadaveri lungo la strada, li caricavano sui cassoni
dei camion. Il viaggio era lungo: in una notte di pioggia abbiamo dormito sotto la baracca delle capre di un contadino,
con i piedi sotto la pioggia, un’altra sera ci siamo riparati su
dei vagoni nella stazione di Praga. Ci siamo poi fermati al
campo della Croce Rossa, ma non c’era da mangiare fino
al giorno dopo. Decidemmo quindi di formare un piccolo
gruppo e di ripartire da soli: una signora italiana ci fece
mangiare alla mensa della stazione (un po’ di pane delle patate) e ci avvisò della partenza di un treno per l’Austria che
riuscimmo a prendere. Non fu una grande soluzione perché
il mattino dopo il treno si fermò senza più dare segni di vita,
quindi dovemmo camminare ancora fino a raggiungere un
campo russo, dove chiedemmo dei cavalli e un carretto. Arrivammo in Austria e uno del luogo ci disse che ci avrebbe
avvisato nel caso avesse sentito di un treno diretto in Italia.
Eravamo contentissimi. Siamo saliti sul treno, ma abbiamo
scoperto che si dirigeva verso la Francia e la Svizzera. Quindi siamo scesi e abbiamo camminato ancora. Prima a piedi,
poi con un carretto abbiamo raggiunto Linz e in seguito Salisburgo, dove siamo rimasti un po’ presso una casa coloni-
di Norman Rusin
RISOTTO E RICORDI
un rituale che riveste il piatto delle vesti profumate della
tradizione. Dalla scelta del tipo di riso, «non interamente
‘sbramato’, cioè non interamente spogliato del pericarpo»,
/8
di Sofia Balducci
ca dove aiutavamo
i proprietari nella
cura del bestiame.
È finita qui la guerra, per noi. Siamo
arrivati qui lungo
una strada infernale: soldati feriti, con
arti spezzati, gente
che gemeva mescolata ai cadaveri, automezzi fracassati,
cavalli con le zampe rotte. Eravamo
tanti in marcia, tutti
impotenti. Poi, un
italiano ci consigliò
di trasferirci in una
caserma gestita da
americani, che ci
garantivano il ritorno in Italia. In caserma ci fecero lavare
e bruciare i vestiti, e nel giro di poche ore gli ultimi arrivati
(tra cui il sottoscritto) furono chiamati per salire sul treno
diretto a casa. Il 19 giugno 1945 ero a Innsbruck, il giorno
successivo a Bolzano: mi feci un bel respiro di aria italiana!
Mi trattennero per interrogarmi e chiedermi le mie esperienze, ma la voglia di casa era troppo forte: dopo alcune tappe
a Bassano del Grappa e a Pordenone, ci hanno fatti scendere
a Udine. Da qui ho preso il primo treno per Cervignano:
quando mi sono presentato al portone di casa mia, non ero
neppure sicuro di essere al posto giusto, ero frastornato e
stanco. Era il 21 giugno 1945››. ■
all’aggiunta del burro, che dev’essere «burro lodigiano di
classe», fino al brodo, «un lesso di manzo con carote e
sedani, venuti tutti e tre dalla Pianura Padana, non un toro
pensionato, di animo e di corna balcaniche […]».
Unico rammarico dello scrittore milanese è la perdita della casseruola di rame, «la vecchia e pesante casseruola
di cui da un certo momento in poi non si sono più avute
notizie. […] Rapitoci il vecchio rame – si lamenta Gadda – non rimane che aver fede nel sostituto: l’alluminio».
Ma ecco che il frammento di tradizione, espulso dall’Italia
del boom economico, è raccolto e reintegrato con affetto
dall’altra parte dell’oceano. Nella sua poesia sul Risotto,
Michael Glaser racconta della sua «vecchia pentola d’ottone», la stessa che usava sua madre per cucinare il risotto.
L’Italia mostra indifferenza per certi aspetti della tradizione e dà importanza ad altri; come la preparazione, che, rileva Gadda, riflette l’importanza dell’ospite: il cuoco deve
cucinare sempre con un occhio all’«appetito prevedibile
degli attavolati». Così, ci racconta Glaser, «Mia madre,
aggiungendo / un pizzico di questo e di quello / a tutto ciò
che cucina, / mi ritiene grandioso». Il poeta laureato del
Maryland, tuttavia, non legge la ricetta nello stesso modo.
Ciò che per Gadda era una perdita sfortunata, ma superabile, per Glaser diventa il segno centrale del recupero di
un tempo che non c’è più. Un tempo che viene ricreato
sulla pagina, in cui il poeta e la madre cucinano nella stessa pentola, nello stesso momento. L’atemporalità con cui
le parole fluttuano sul mare del tempo, acquistando nuovi
sensi, crea uno scambio continuo tra passato e presente, e
l’Atlantico diventa un’immensa tavola apparecchiata, attorno alla quale si può celebrare il potere del ricordo.
ALTA UOTA
Carlo Emilio Gadda, Verso la Certosa, Milano-Napoli, Ricciardi, 1961
Michael S. Glaser, Risotto, in Grace Cavalieri e Sabine Pascarelli, The
Poet’s Cookbook, New York, Bordighera Press, 2009.
seidonna.pdf 1
arteottica.pdf 15/02/2010 19.52.07
 I FIORI RACCOLTI DALLE SIGNORE
DELLA COMUNITÀ DI SCODOVACCA
E USATI PER ABBELLIRE LE
26/11/2010 19:27:16
CELEBRAZIONI LITURGICHE.
OLTRE LO SPECCHIO
E
di Manuela Fraioli
9
L’ESSENZIALE CHE RESTA INVISIBILE
Mi sono recata a una serata di poesia organizzata da due miei amici,
poeti friulani, che come
me vivono a Milano e coltivano la mia stessa passione per
la parola scritta.
Il loro è un libero spazio poetico dove ognuno può salire
sul palco e condividere versi, parole, suoni, canzoni.
Seduta al mio tavolino, in compagnia di altri amici, ho
assistito alla performance di un ragazzo inglese che ha
tentato, riuscendoci solo a metà, di creare un momento di
poesia senza recitare versi.
Ha iniziato dando le spalle al pubblico, poi si è diretto verso il pubblico, è sceso dal palco e nel suo perfetto inglese ha rivolto delle semplici domande alle persone in sala:
«Chi ha inventato la poesia? Cos’è per te la poesia? Perché
scrivi poesia?»
Il tono della voce basso, la cadenza armoniosa, il passo
misurato, lo sguardo vorace che catturava ogni singolo
sguardo dei presenti, componevano il quadro perfetto di
una poesia in cui noi eravamo i versi e lui la metrica.
Purtroppo il pubblico non è stato in grado di partecipare
a questo momento, riuscendo a spezzare l’atmosfera che
il giovane inglese, caparbiamente, tentava di risollevare a
ogni battuta d’arresto. E il motivo per cui il pubblico non
ha voluto farsi coinvolgere era la paura della lingua straniera. Ciò che mi ha rammaricato è stata l’incapacità delle
persone di dare la giusta importanza alle cose. Non sapere
una lingua o saperla poco non ci dovrebbe precludere la
possibilità di lanciarci nella comunicazione con l’altro. Essendo questa una serata di poesia e non un’interrogazione
di inglese, poco male se la comprensione delle domande
era giusta o meno, perché il vero senso dell’esibizione
non era dare la risposta giusta, ma farsi coinvolgere. Farsi
coinvolgere e partecipare, creare uno scambio di voci e di
sensazioni.
Spesso diamo importanza a dettagli che non aiutano a
risolvere i nostri dubbi o conflitti, ma solo a crearne di
nuovi. Ne Il Piccolo Principe Antoine de Saint-Exupéry
scriveva: «L’essenziale è invisibile agli occhi». Sapere
l’inglese dovrebbe essere doveroso per la nostra crescita
culturale, di studio e lavoro, ma sapersi abbandonare alla
comunicazione è l’essenziale invisibile che sfama il nostro
spirito... e troppo spesso ci dimentichiamo sia dell’uno che
dell’altro.
www.versiumani.it
la
finestra
sul
ortile
Semplici occhiate buttate qua e là
di Simone Bearzot
equazione. Tranne il fatto di andarci, ovviamente. Non che
mi aspettassi samba tutti i giorni, chiaro. Ma neanche la
strana forma di malinconia e di saudade che va di pari passo con la vitalità della gente.
Uno sguardo triste su visi sorridenti, una stonatura,un contrasto che si riflette nelle strade delle principali città del
Paese. L’Avenida Paulista di San Paolo non ha nulla da invidiare alle principali strade ‘finanziarie’ europee e nordamericane, ma spostandosi di poche centinaia di metri verso
il centro città si trovano decine di disperati sconfitti dall’alcol e dalla povertà. A Rio l’ultima settimana di ottobre ha
regalato un weekend di sole, ideale per rilassarsi sulle
spiagge più famose del mondo. Peccato che solo quindici
giorni dopo i telegiornali trasmettessero le immagini degli
scontri durissimi tra le tropas de elite dell’esercito e i narcos delle favelas carioca. Contrasti di un Paese che cresce
con l’allegria dell’ottimismo e l’ombra della sua malinconia. Con buona pace di José Carioca.
peterpan.pdf 15/02/2010 13.47.50
ALTA UOTA
burba.pdf 15/02/2010 13.46.06
uotati
Da bambino, il primo contatto avvenne con I tre caballeros, cartone animato in cui Paperino incontra José Carioca
in un turbinio di colore, balli e musica.
A dieci anni, quando l’età della ragione – quella calcistica,
perlomeno – già si affacciava, fu la volta di Romario e
Bebeto, meravigliosi alfieri di una squadra bella,vincente e
che divertiva, una squadra che non potevi odiare nemmeno
dopo che aveva spezzato il sogno di vedere Robibaggio
alzare la coppa del mondo ’94.
Crescendo ancora, arrivò il turno di sole e mare, Copacabana e Ipanema, le ragazze da favola e il Carnevale, Lula
e l’ingresso tra i big del mondo. Brasile uguale spensieratezza, e nulla avrebbe fatto vacillare questa mia ingenua
i più
DA JOSÉ CARIOCA ALLE FAVELAS
10
FRANCO DREOSSI E LA MEMORIA
STORICA DI CERVIGNANO
FRANCO DREOSSI, cervignanese doc, classe 1940, ci
racconta la sua passione per la storia di Cervignano attraverso la raccolta di cartoline, foto, figurine, santini,
raccolte di diari della nostra parrocchia e tanto altro, ricostruendo il passato della nostra comunità con parecchi
ricordi, aneddoti e storie.
- Quando ha cominciato la sua raccolta?
«Ho cominciato da bambino con le prime raccolte di figurine degli animali e del Risorgimento e successivamente
con le Panini. Lo scambio avveniva a scuola tra bambini,
ricordo che portavamo a scuola i formaggini triangolari
con sopra le figurine e a ricreazione ce le scambiavamo.
Poi col passare del tempo ho cominciato la raccolta dei
francobolli italiani ed esteri. Non dandomi troppa soddisfazione i francobolli, ho cominciato con la storia postale
e da lì mi sono appassionato alla storia di Cervignano e
frazioni e ho iniziato a raccogliere foto, articoli di giornale, immagini sacre ed anche cartoline austro-ungariche
che mi hanno fatto scoprire che mio nonno paterno e due
zii hanno fatto il servizio militare sotto l’impero austroungarico».
i più
uotati
- Se dovesse fare un bilancio di tutto il materiale collezionato,
cosa uscirebbe?
«Ho alle spalle circa 50 anni di raccolta di materiali, che
mi hanno fatto ricostruire gran parte della storia di Cervignano, con la descrizione dei maggiori avvenimenti che si
sono verificati
nell’ultimo secolo e del passaggio di personalità illustri.
La cosa a cui
tengo di più è
sicuramente la
storia di Cervignano, assieme
ai maggiori avvenimenti accaduti in Friuli
nel Novecento.
La mia raccolta è anche uno strumento per non dimenticare la nostra
storia, le nostre radici e le nostre abitudini. Cervignano è
sempre stata una realtà molto attiva, con molto commercio e con una struttura ferroviaria che precorreva i tempi; una delle cose più belle che abbiamo è sicuramente
il fiume Ausa, che prima della seconda guerra mondiale
veniva utilizzato per il trasporto fluviale ed il commercio
di molti prodotti».
Foto 1:
sezione ‘aspiranti’ dell’Azione Gioventù Cattolica, 1929.
Nella foto si riconoscono:
- il futuro Don Giovanni
- Pino Stafuzza (detto ‘uat’)
- Danilo Aita (futuro professore)
- Vittorio Pozzar (futuro senatore)
- Giuseppe Fornasir, l’insegnante
- Romildo Carlet (detto ‘Mido’), ex-sagrestano
Foto 2:
Posa della prima pietra dell’Asilo infantile parrocchiale di
via Trieste, 29 giugno 1929. Si riconosce Don Giuseppe
Maria Camuffo, ex parroco di Fiumicello, ma di origine gradese. È stato l’ideatore della costruzione dell’Asilo.
UNA VERA E PROPRIA... GIOIELLA!
giovani. Poi, con l’arrivo dell’euro e l’aumento generale
del costo della vita, alcune persone non hanno più potuto
contribuire e allora ho allargato la proposta di sostegno
anche ad alcune persone della parrocchia di Cervignano.
Oggi siamo una ventina di persone a supportare questi
seminaristi e negli ultimi anni abbiamo sostenuto anche
un giovane sacerdote.
•Don Jean Damascene Mugiraneza di Byumba (Ruanda)
ordinato il 15/08/2003;
•Don Loosai Arockia Dass A. di Tiruchy (India) ordinato
il 06/04/2005;
•Don Ciobancà Eusebiu Gabriel di Jasi (Romania) ordinato il 29/06/2005;
•Don Gregory Shishr Natale del seminaro di Dhaka
(Bangladesh), ordinato lo scorso dicembre.
È una buona iniziativa, vista la carenza di vocazioni sacerdotali. È un sostegno prezioso per la Chiesa cattolica
perché, ovunque siano questi seminaristi, diventeranno
sacerdoti a servizio del Vangelo di Cristo. E per noi che
li sosteniamo, ciò diventa un impegno morale prima di
tutto».
GIOIELLA CORTINI, parrocchiana della comunità di
Scodovacca, ministro straordinario dell’Eucarestia, membro del gruppo missionario diocesano e del CVS della
parrocchia di Cervignano, ci racconta di una particolare
iniziativa attiva ormai da diversi anni anche nella Parrocchia di Cervignano e nella comunità di Scodovacca.
«L’iniziativa ci è stata presentata ad un incontro del gruppo missionario diocesano da Mons. Giuseppe Baldas. Si
tratta di un’adozione a distanza di alcuni seminaristi delle
varie Chiese sparse in tutto il mondo, in particolare nelle
terre di missione, dove le condizioni sociali ed economiche sono molto precarie. Questi giovani, non potendosi
permettere a livello economico di pagarsi gli studi, ma
con una decisa volontà di diventare sacerdoti a servizio di
Cristo, si rivolgono, tramite le loro diocesi di appartenenza, alla Santa Sede a Roma, che divulga la richiesta alle
varie Chiese locali sparse per l’Italia.
L’iniziativa mi è subito piaciuta e ho ritenuto, data l’importanza della cosa e la scarsità sempre maggiore di sacerdoti, di presentarla subito ad alcune persone della mia
comunità di Scodovacca. Questo già nel 2000, e con l’aiuto di un po’ di persone che versavano 50 mila lire a testa
o a famiglia per tutta la durata degli studi dei seminaristi,
siamo riusciti a sostenere e far diventare sacerdoti ben 3
Per chi volesse aggiungersi all’attuale gruppo di sostenitori, la porta è aperta… basta rivolgersi alla Sig.ra Gioiella Cortini o presso la parrocchia di Cervignano.
CHRISTIAN FRANETOVICH
L’INIZIATIVA BENEFICA DEI RESIDENTI DI VIA FAIDUTTI
- Come e cosa è cambiato nel mondo del collezionismo?
«In passato ed in parte ancora oggi il materiale si acquistava tramite i numerosi mercatini di zona, le aste e i circoli; attualmente si comincia ad adoperare la ricerca su
internet. Un tempo esisteva il collezionismo solo attraverso lo scambio; dopo, il meccanismo si è evoluto con
una metodologia diversa, perché dal semplice hobby è diventato una grande passione. Dopo tanti anni, andando in
pensione e quindi avendo maggior tempo a disposizione,
ho approfondito le mie ricerche».
- Se dovesse consigliare ad un giovane di intraprendere questo hobby?
«Attualmente per un ragazzo è molto difficile, visto lo
scarso reperimento del materiale, anche perché oggi i
circoli stanno diminuendo e le aste, invece di essere dal
vivo, sono on-line. Inoltre bisogna considerare che il
collezionismo e lo scambio sono molto più costosi di un
tempo, per cui oggi non è facile sostenere delle spese per
portare avanti questa passione».
ALTA UOTA
- Che valore ha una raccolta così ricca, dettagliata e ben curata?
«La maggior soddisfazione è quella di aver investito
tanto tempo nella ricerca di materiale e la gratificazione
più bella è il fatto di poter raccontare e dare informazioni attraverso foto, cartoline e ricordi alle generazioni più
giovani, raccontando la storia e gli avvenimenti più significativi della nostra comunità e della nostra Cervignano».
capocasale.pdf 15/02/2010 19.42.54
SANDRO CAMPISI
Seguendo una tradizione consolidata, il giorno della vigila di Natale i residenti di via Faidutti organizzano, presso
le vie illuminate a festa del quartiere, una raccolta di offerte da destinare in beneficenza. Quest’anno il ricavato
(261 €) è stato interamente devoluto al Ricreatorio San Michele, al fine di sostenerne le attività culturali e ricreative.
Giovedì scorso una delegazione dei residenti, coordinati dall’architetto Giuseppe Garbin, ha così incontrato il
Consiglio direttivo del Ricreatorio San Michele per consegnare ufficialmente l’assegno benefico, illustrando la
storia della loro meritoria tradizione. Come segno di gratitudine, i consiglieri hanno voluto omaggiare i residenti
di via Faidutti di un portachiavi e di una cornice ricordo con il marchio RSM.
«Questa donazione – ha commentato il presidente del direttivo, Andrea Doncovio – rappresenta per tutti noi uno
stimolo ulteriore per proseguire con entusiasmo nelle nostre numerose attività. A nome dell’intero Consiglio, dei
sacerdoti e di tutti i soci del Ricreatorio, voglio esprimere il più sentito grazie a tutti i residenti di via Faidutti per
papaveriepapere.pdf 19/04/2010 16.40.11
la loro generosità».
IL NUOVO CONSIGLIO DEL RICREATORIO
PRESIDENTE: Andrea Doncovio
VICEPRESIDENTE: Elisa Biancotto
SEGRETARIO: Federico Forcieri
TESORIERE: Elisa Biancotto
ASSISTENTE SPIRITUALE: Don Moris Tonso
Aree di lavoro e referenti:
– GESTIONE DELLE STRUTTURE (Gianpaolo Rigonat)
– GESTIONE ECONOMICO-AMMINISTRATIVA (Elisa Biancotto)
– TESSERAMENTO “NOI ASSOCIAZIONE” (Luisa Biasioli)
– RELAZIONI CON LE ASSOCIAZIONI E LA STAMPA (Riccardo Rigonat)
Giuseppe Ancona: mezzo secolo di vita, un quarto di se-
colo di matrimonio. Detto così sembra una condanna, ma non mi
sento vecchio. Come dicono le mie figlie: io sono ‘diversamente
giovane’ (anche se lo specchio implacabile smentisce). Guardandomi dal di dentro, dietro gli occhi, mi sento giovane scapestrato come quando avevo quindici anni. Forse perchè ho sempre cercato di stare insieme ai giovani o forse perchè non ho mai messo
veramente ‘giudizio’, ma la curiosità di capire le cose ed il fascino
delle nuove sfide sono il vero scopo della mia vita.
Andrea Balducci: Classe 1961. Per l’anagrafe ufficiale mi
chiamo Andrea Balducci, ma per tutti sono Uto. Una mia nonna era
nata sotto l’Austria e un mio nonno in Puglia: già questo spiegherebbe molte cose… Mi sono diplomato in Ragioneria (nel 1981) e
in Assistenza Sociale (nel 1987). Mi piace la musica: i miei cantanti preferiti sono Bob Dylan ed Elvis Costello. Inutile dire che lo sport
che prediligo è il calcio: negli anni ’60 andavo a vedere il Napoli
di Stelio Nardin e Sivori, mentre oggi il mio pupillo è Gustavo German Denis. Ho un bel lavoro e ho la fortuna di avere una bella famiglia con la quale mi piace girare l’Europa in camper: dopo Assisi, le mete preferite sono Danimarca e Norvegia. Sono temporaneamente impegnato in politica (ma non so ancora per quanto). Penso che il Ricreatorio sia, da sempre, la più bella realtà per i giovani
cervignanesi. Un sogno? Sogno un bel parco urbano nell’area della ex Caserma Monte Pasubio. Un difetto? Non conto mai fino a 10
prima di dire quello che penso. Un pregio? Non conto mai fino a 10
prima di dire quello che penso.
Luisa Biasioli: nata a Palmanova il 1 dicembre 1956. Sono ormai una ‘veterana’ del RSM. Mi sono sempre occupata della segreteria, ma questa volta ho deciso di lasciare posto ai giovani e di occuparmi solo del tesseramento. Sono sposata con Mario, ho una figlia di 23 anni, Federica, e sono impiegata part-time
presso una agenzia di assicurazioni. La mia passione principale
è la lettura, soprattutto romanzi e libri gialli, ma mi piacciono anche il cinema, la montagna e il giardinaggio, non necessariamente in questo ordine.
Sandro Campisi: classe 1982. Vive a Cervignano, studente di giurisprudenza presso l’università di Udine, presente nel Consiglio direttivo del ricreatorio da quasi 10 anni. Oltre a seguire il ricre è impegnato con i donatori di sangue dell’AFDS sia nella sezione locale che nel direttivo provinciale, gli piace seguire ed interessarsi delle varie attività sportive/ricreative/sociali della città.
Oltre al volontariato si dedica alla politica locale. Appassionato di
sci, calcio e ballo e buon cultore di musica, specialmente italiana.
Franco De Pascalis: nato a Lecce 11 maggio 1949, re-
sidente a Cervignano del Friuli dal 1969. Partito per il servizio militare nel 1968 e andato in pensione nel 1997. Sposato nel 1974
con Donatella Ballico. Ha 3 figli: Marco (Palmanova), Elena (Trieste), Ilenia (Palmanova). Nonno da 13 mesi e il 7/2/2011 lo è diventato per la seconda volta. Hobby: cucinare. Incarico nel ricre:
attualmente addetto ai magazzini del ricre e alla cucina. Fino al
2008 gestore del bar del ricre.
Andrea Doncovio: 30 anni, giornalista professionista.
Caporedattore della rivista iMagazine, direttore responsabile di Alta Quota e della testata giornalistica di Radio Presenza. Nel (poco)
tempo libero, amo leggere i thriller ed ascoltare la musica di Nomadi e Pink Floyd. Maniaco di tutto ciò che è informazione. Due
sogni nella vita: sposare Marina e diventare un romanziere. Il primo lo ho realizzato, il secondo…
Federico Forcieri: nato a Palmanova il 15 maggio 1979,
faccio vita pendolare tra Cervignano dove vivo da sempre, Trieste
dove lavoro in un’agenzia di promozione e pubblicità, e Pordenone
dove risiede la mia fidanzata. Consigliere del Ricreatorio al secondo mandato e attuale segretario, faccio parte anche del consiglio
locale dei donatori di sangue Afds e dello staff di Radio Presenza
dove ho condotto varie trasmissioni per diversi anni. Appassionato di sport, in particolare abbonato all’Udinese dal 1996, e di viaggi da fare anche in giornata con qualche volo low cost. Amo la musica e i concerti rock, il cinema, le gite ‘fuori porta’ alla scoperta
di nuovi posti, le cene in buona compagnia. Di spirito organizzativo, cerco sempre di coinvolgere qualche amico in nuove iniziative.
Lorenzo Maricchio
Andrea Balducci
Isabella Merola
Elisa Biancotto
Gianpaolo Rigonat
Lorenzo Maricchio: 50 anni, responsabile operativo
nell’ambito dei trasporti, dagli anni ’80 ho iniziato la collaborazione in vari ambiti della vita del Ricreatorio San Michele dapprima come educatore dell’Azione Cattolica ed in seguito come consigliere del consiglio del Ricreatorio stesso a vari livelli. Dal 2005
al 2010 ho assunto l’incarico di Presidente del direttivo cercando
di far crescere l’associazione nell’ambito cittadino grazie alla collaborazione di un gruppo direttivo di giovani e adulti che in questi
anni hanno fatto veramente, con il loro impegno, molto per questa
associazione che è sicuramente cresciuta in vari ambiti, da quello
ricreativo a quello culturale.
Isabella Merola: tutti mi conoscono come ISA; sono nata a San Daniele del Friuli il 02/07/19… (non vi interessa) e abito
a Cervignano da sempre. Prima di tutto sono la mamma di due bei
ragazzoni, Andrea e Marco, che tra le altre cose frequentano il ricre, e moglie di Franco da qualche anno. Mi sono diplomata in grafica pubblicitaria nel 19... (non vi interessa) e attualmente lavoro
in un negozio di abbigliamento dove oltre che a lavorare mi diverto
pure. Quando posso mi piace passare il tempo a disegnare e comunque a creare cose con le mie mani; mi piace cucinare, tant’è
che spesso organizzo con amici pranzi o cene dove ci scambiamo ricette varie e confrontiamo i nostri piatti. Amo gli animali, ho
un cane, qualche gatto, dei pappagallini e dei pesci rossi. Da piccola (circa 2 o 3 anni fa) in ricre ci andavo a giocare, ora mi ritrovo a collaborare con dei ragazzi disponibili e spero che questa nostra collaborazione posso andare avanti sempre con serenità e soprattutto in simpatia.
Gianpaolo Rigonat: quando la mia famiglia si è trasferita a Cervignano nel 1959, avevo 9 anni ed i luoghi dove noi bambini potevamo giocare erano Piazzetta San Girolamo, Mesol ed il Ricreatorio. Oggi in piazzetta ed al Mesol non si può più giocare. Resta il Ricreatorio. Per questo motivo ho aderito con piacere di far
parte del Consiglio, per contribuire e sostenere le attività che vi si
svolgono in favore dei ragazzi. Così che continui ad essere un luogo privilegiato di incontro e di giochi con amici e coetanei. Mi piace camminare in montagna ed appena posso raggiungere qualche
rifugio …. ed anche qualche cima. Lo sanno moglie e figli, con i
quali ho spesso condiviso passeggiate ed escursioni. Sul lavoro mi
sono occupato di gestione e manutenzione di impianti e fabbricati. Per questa esperienza maturata, Il mio compito all’interno del
Consiglio sarà quello provvedere al mantenimento e conservazione della struttura in modo che le attività si svolgano con regolarità
e sicurezza. Auguro buon lavoro a tutti i Consiglieri.
Alex Zanetti: nato a Monfalcone il 7 giugno 1989,vivo a
Luisa Biasioli
Riccardo Rigonat
Sandro Campisi
Michele Sclauzero
Franco De Pascalis
Gabriele Scolaro
Andrea Doncovio
Stefano Tomat
Michele Sclauzero: nato a Palmanova nel 1970, cervignanese dalla nascita. Marito di Chiara, papà di Silvia ed Anna. Mi
sono diplomato in elettronica al Malignani di Cervignano nel 1991
e subito tre anni di servizio militare come ufficiale di complemento degli alpini a Tarvisio. Poi il mondo del lavoro, sempre in ambito metalmeccanico, prima come operaio e poi come impiegato.
Attualmente sono il responsabile della qualità di una azienda che
costruisce utensili da taglio. Da più di trent’anni appartenente al
gruppo scout, attualmente con l’incarico di Capo Gruppo. Cosa voglio fare da grande? Lasciare il mondo un po’ migliore di come l’ho
trovato (me l’ha suggerita B.P.!!).
Cervignano del Friuli. Diplomato come perito informatico presso
l’Istituto Tecnico Industriale ‘G. Galilei’ di Gorizia, studente di Economia Aziendale presso l’Università degli Studi di Udine. Presente nell’area marketing di Alta Quota, coordinatore del Doposcuola, educatore di Estate Insieme e consigliere del ricreatorio per il
secondo mandato. Appassionato di sport, principalmente calcio e
sci, cinema, musica e di tutto ciò che ha a che fare con l’elettronica e l’informatica.
Matteo Comuzzi: sono nato a Udine, ho 36 anni e vivo a Perteole di Udine, al momento sono single. Lavoro nell’Ufficio Commerciale presso una ditta che opera nel settore del Legno,
al momento, però, sono in Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria. Da pochi mesi mi sono inserito, come volontario, all’interno della famiglia del Ricreatorio San Michele, con compiti di segreteria del Ricreatorio. Devo dire che non conoscevo questa realtà: sono rimasto molto impressionato dalla disponibilità e dalla competenza di tutte le persone che gravitano intorno al Ricreatorio. Mi interessa l’ambiente Missionario: frequento la Comunità Missionaria di Villaregia di Pordenone. Mi piace leggere i libri di
Paulo Coelho e lavorare al computer. La mia passione principale
è il calcio, anche se, purtroppo, non lo posso praticare in maniera
attiva. Sono un grande tifoso dell’Udinese, fin dai tempi bui e della Serie B. Quest’anno i bianconeri ci stanno regalando delle grosse soddisfazioni. Di carattere sono abbastanza, per non dire molto, timido e riservato: ma all’interno del Ricreatorio mi sento molto libero di essere me stesso, grazie a persone da cui ho solo che
da imparare. Ringrazio tutti per l’accoglienza, la fiducia, e considerazione. Spero di poter sempre migliorare nel mio servizio e ripagare tale fiducia.
Don Moris: sicuro sai già parecchie cose su di me, ma ag-
Federico Forcieri
Alex Zanetti
Nicoletta Fornasir
Matteo Comuzzi
Christian Franetovich
don Moris
Riccardo Rigonat: nato a Palmanova il 27 settembre
1985, meglio noto anche all’anagrafe come ‘Roccia’, frequento la
laurea specialistica in Ingegneria Civile presso l’Università di Trieste. Fin da ragazzino il ‘Ricre’ è stata una seconda casa per me e,
ridendo e scherzando, sono arrivato al terzo mandato come consigliere. Attualmente ricopro l’incarico di Responsabile delle Relazioni con le Associazioni e la Stampa, curo il sito internet e partecipo con passione all’organizzazione dei grandi eventi promossi dal RSM. Veterano del gruppo degli ‘Animatori di Estate Insieme’, faccio parte anche del Consiglio Pastorale Parrocchiale e del
Coordinamento di Pastorale Giovanile Diocesana. Di tempo libero ne ho veramente poco perché mi piace avere sempre qualcosa da fare. Amante delle passeggiate in montagna e della buona
tavola, del computer e della partita di calcetto con gli amici, cerco sempre di vivere col sorriso e di trasmetterlo a tutti quelli che
mi stanno accanto.
Stefano Tomat: ho 27 anni, è il mio secondo mandato come consigliere e dall’età di 16 anni vivo il ricreatorio e le sue attività. Sono diplomato presso il Liceo Scientifico ‘A. Einstein’ di Cervignano del Friuli ed attualmente lavoro presso l’azienda ‘Goliardica Editrice’ con la mansione di responsabile della segreteria commerciale. Sono fidanzato da quasi due anni con Giada, gioco a pallacanestro dall’età di 6 anni e quest’anno difendo i colori del Tarcento Basket.
giungo che… 32 anni; sono arrivato qui a Cervignano il 29 settembre del 2000. Allora non ero ancora sacerdote, ma giovane seminarista e per 4 anni ho prestato servizio presso questa parrocchia dove fin da subito ho avuto modo di conoscere e di inserirmi all’interno del Ricreatorio S. Michele, grazie all’aiuto e al sostegno dei sacerdoti di allora. Nel 2004 sono diventato sacerdote ed
ho preso il posto di d. Paolo Nutarelli, trasferito nella parrocchia di
Cormons. Il parroco di allora, d. Silvano, mi disse di continuare il
servizio di d. Paolo e di seguire in modo particolare le realtà giovanili, tra queste il RSM. È quello che tuttora cerco di fare con il
mio stile e le mie capacità, consapevole dei miei molteplici limiti.
Dall’anno scorso, il fatto di aver ripreso gli studi presso l’Istituto di
Liturgia Pastorale a Padova limita molto la mia presenza e la mia
attività in Ricreatorio; tuttavia l’impegno e la passione per questa
realtà non è mai venuto meno. Al termine degli studi, riprenderò
con maggiore attenzione il mio servizio per l’RSM e per i giovani della nostra comunità. Tanti sono i momenti belli vissuti in questi anni: Estate Insieme, le attività con le associazioni Scout e Ac,
il catechismo, l’incontro con il cardinal Tonini, l’inaugurazione del
campo in erba sintetica, il 50º del Ricreatorio, ecc., ma soprattutto
l’incontro e il lavoro con tante persone, bambini, ragazzi e giovani.
Dal 2000 ad oggi tante cose e persone sono cambiate in ricre, ma
la volontà di creare un luogo educativo e di aggregazione per i ragazzi è sempre rimasta.
Giulia Mari
CONTATTI UTILI
SEGRETERIA RICREATORIO:tel-fax: 0431 35233
e-mail: [email protected]
PRENOTAZIONI SALE DEL RICREATORIO: . . . . . 349 4510883 - Nicoletta Fornasir
PRENOTAZIONE CAMPO CALCIO IN SINTETICO: .345 4549770 - Matteo Comuzzi
CUSTODI: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 0431 373436 - G raziella e Giovanni
La Vigna
Per ulteriori informazioni o semplicemente curiosare un po’ nel mondo RSM visita
il nostro sito internet www.ricre.org
Per motivi di spazio, la seconda puntata di
Cervignanesi nella storia
è rinviata al prossimo numero. Non perdetevelo!
ALTA UOTA
Nicoletta Fornasir: sono nata a Milano, il 13 Aprile 1964,
ho frequentato a Udine il liceo linguistico ed a Trieste la facoltà di Scienze Politiche. Collaboro nell’azienda di famiglia e sono
mamma di Edoardo. Amo leggere, gli animali e fare passeggiate in
montagna e per chi mi conosce bene ‘scatenarmi nel ballo’. Catechista (membro del Consiglio Parrocchiale nell’area Catechesi 15/02/2010
Giovani), giàcomelli.pdf
da parecchi
anni ho a13.46.30
cuore l’educazione cristiana e
l’aggregazione dei giovani, per questo motivo ho accettato di far
parte del nuovo consiglio del ricreatorio come consigliere esterno.
Giulia Mari: nata a Monfalcone il 9 maggio 1990, è al suo
primo mandato nel Consiglio del Ricreatorio. Ha frequentato l’istituto d’arte di Udine (indirizzo di Fotografia e Filmica) e negli ultimi anni è stata banconiera, gelataia, giocattolaia e fra poco anche
fruttivendola! Ama leggere, viaggiare (la città preferita è Barcellona!), dormire, recitare, mangiare, la musica di Ligabue e dei Genesis, il cinema, conoscere gente nuova e stare in compagnia! Sogni nel cassetto: prendere casa al più presto e aprire una libreria con caffetteria dove organizzare anche incontri letterari, invitare autori ecc...
Giuseppe Ancona
Gabriele Scolaro: Gorizia, 13 aprile 1985: nascevo già
impaziente di raggiungere il piccolo paese di campagna di Muscoli, dove sono cresciuto e tutt’ora vivo con la mia famiglia e tre vecchi amici, compagni di mille avventure da sempre. Partito il 23 settembre 2007 per un anno da volontario nell’esercito, decido strada facendo di intraprendere la carriera militare, e sono pertanto in
forza presso il Reparto Comando e Supporti Tattici “Julia”, “Alpin
jo mame!”. Mi piace la musica, rock in particolare, i film con un
certo contenuto di adrenalina, viaggiare e, da quando sono andato
in Kenya nel marzo 2010, sono ‘affetto’ dal mal d’Africa. Dal 1999
frequento il ricreatorio grazie a un giovane don Paolo, piccolo prete di laguna, che mi ha chiesto di far parte di un gruppo di giovani,
che oggi si conosce come ‘Animatori di Estate Insieme’. Impegnato oggi anche nel gruppo teatrale delle Briciole d’Arte, sono consigliere da 7 anni... e andiamo avanti...
ri rreatorio
o
Elisa Biancotto: 28 anni, mi divido tra Cervignano, dove
vivo, e Trieste dove, dopo la laurea in Scienze Statistiche ed Attuariali, ho trovato lavoro. Fortunatamente faccio la pendolare in compagnia di Marina, con cui condivido mamma e papà e un tempo
che è sempre troppo poco per tutte le cose che dobbiamo raccontarci, e Riccardo, la metà dei miei passi da sette anni a questa parte. Ho cominciato a fare l’animatrice in Ricreatorio a 15 anni con
Estate Insieme e poi con i Campi Comunione, per cui nutro una
vera passione. Insieme alle mie – per me preziosissime – chitarre, mi dedico al coro della comunità di Scodovacca. Dal 2007 sono consigliere del Ricreatorio in particolare come tesoriere e, con
il nuovo mandato, come vicepresidente.
Christian Franetovich: nato a Palmanova il
13/08/1984. Residente a Cervignano del Friuli. Diplomato tecnico
dell’impresa turistica presso l’istituto superiore ‘E. Mattei’ di Palmanova. Studente di Teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze
religiose di Udine. Insegnante di religione cattolica presso le scuole statali della diocesi di Gorizia. Educatore nell’ambito del disagio sociale ed Handicap nel territorio di Cervignano. Faccio parte
del consiglio del ricreatorio, gruppo animatori, redazione Alta Quota, tesserato come giovane di AC, educatore del Gruppo Dopocresime. In parrocchia faccio parte del Consiglio Pastorale nell’ambito della Liturgia e responsabile del gruppo Ministranti. Hobby: mi
piace viaggiare!!! Altro? Non mi viene in mente… Tempo libero?
Quanto ne volete…
11
12
carnevale 32x70 2011.pdf 1 13/02/2011 21:58:16
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Mercoledì 9 mar
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ri rreatorio
o
RADIO PRESENZA:
L’AVVENTURA CONTINUA CON IL
NUOVO SITO WEB!
Nove mesi. Questo è il tempo di attesa necessario prima di concepire una creatura. Periodo
discretamente lungo, ma che porta con sé, dal primo all’ultimo giorno, un bagaglio ricco di
speranza, ambizione, progetti e via discorrendo. È probabile che vi starete chiedendo cosa
centra tutto ciò con la nostra rubrica dedicata a Radio Presenza. Beh, voglio ricordare che da
maggio 2010 a febbraio 2011 sono passati nove mesi: esordii io con la prima trasmissione,
Tempi supplementari, in diretta sulla ‘nuova’ RP 99.00 mhz. Ne è passato di tempo, molte
cose sono cambiate. La macchina infatti non è più in rodaggio: è competitiva, veloce e vincente. Trasmissioni che si aggiungono a un palinsesto sempre più ricco, collaborazioni con
case discografiche, corsi serali di dizione… Le capacità non mancano, la voglia neppure,
quindi posso urlare a gran voce che questa realtà non si accontenterà, cercherà di progredire
sempre di più in maniera tale da essere un punto di riferimento informativo per giovani e
non.
Concludo con la segnalazione del nuovo sito di Radio Presenza:
http://www.radiopresenza.org
Ascolta la radio on-line, scopri il nostro palinsesto... e non perderti nemmeno una trasmissione!!!
SALVO BARBERA
ALTA UOTA
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CAMPAGNA DI
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venerdì, dalle 14.30 alle 17.30 presso la direzione del Ricreatorio
vicino ai campi da gioco.
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altro, oltre ad accedere ad importanti e vantaggiosi sconti riservati ai
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