L`imperfezione delle stelle
Transcript
L`imperfezione delle stelle
L'imperfezione delle stelle Durante la mia carriera universitaria non ho mai avuto il piacere di progettare un'abitazione isolata: nell'ordine, un quartiere di case in linea con l'obbligo di riferimenti progettuali ai grandi maestri del razionalismo italiano, così come li definiva la loro coetanea docente di Progettazione I; un centro polivalente, incrocio tra un Toyo Ito d'annata e le forme spigolose di un impacciato studente proveniente dal Liceo; un municipio con la pianta a forma d'occhio, in realtà chiaro scopiazzamento del Valencia Congress Centre di Sir Norman Foster; un centro sportivo polivalente e, per finire, un mega progetto di Social Housing per l'insediamento di cinquecento anziani. Il risultato ottenuto da un'università di stampo molto accademico è stato quello di produrre l'ennesimo architetto attentissimo al genius loci, all'uso di materiali strettamente legati al sito del nuovo manufatto, all'adozione di sistemi e tecnologie verdi in nome della dea sostenibilità, ma poco concreto e per nulla pronto ad affrontare un mercato con offerte al ribasso. E, proiettato nel mondo dei tecnici, grazie alla passione per la proporzione, l'equilibrio e le forme, a pochi anni di distanza dalla laurea, ho la possibilità di disegnare (finalmente!) la tanto agognata casa isolata. Con la nausea per tutti i programmi televisivi di Life style, per i format in cui, solo in America, è possibile buttar giù una casa e costruirne una con tripla cubatura senza tener conto di alcuna prescrizione in materia urbanistica, inizio a progettare sfogliando libri, monografie e riviste, e ripercorrendo con la memoria tutti i mausolei dell'architettura antica, moderna e contemporanea che ho studiato e a cui voglio fare riferimento. Ed è solo allora che scopro i punti di debolezza di quelli che, per anni, sono stati i miei punti di riferimento da studente e che, oggi, divengono esempi con cui confrontarsi per raggiungere la perfezione abitativa, sintesi di armonia, equilibrio, proporzione e funzionalità. Tale obiettivo, però, non è facilmente raggiungibile, e, senza calarsi nell'analisi delle definizioni platoniche o kantiane del bello, mi accingo a scovare in queste opere semplici pregi e limiti dell'abitare quotidiano. Opero, quindi, non da architetto, ma da fruitore, calandomi nei panni di chi dovrà abitare lo spazio. Lezione n.1: Funzionale is better than bello. Villa Savoye di Le Corbusier rappresenta l'Abitazione per eccellenza in cui, secondo Bruno Zevi, la matematica si fa incanto. In effetti, sono leggibili i chiarissimi riferimenti alla sezione aurea: sintesi di ingegneria, scultura, matematica, musica e architettura, la villa diventa oggetto di applicazione dei celebri cinque principi. Il risultato è un manufatto cubista nel quale pianta e facciata liberi, pilotis, finestre a nastro e tetto giardino segnano in maniera marcata la costruzione purista. Ineccepibile a livello teorico, la villa presenta però numerosi limiti. La superficie occupata dalle finestre a nastro impedisce un corretto mantenimento delle temperature interne: a causa dell'ingresso di spifferi e dell'uso di vetri non termicamente efficienti, la casa è sempre fredda. In caso di piogge, dal tetto giardino, caratterizzato da scarsa pendenza e dall'assenza di gronde sporgenti, si verificano fenomeni copiosi di infiltrazioni d'acqua. Nella stessa maniera, anche dai lucernari vetrati, peraltro molto rumorosi, l'acqua penetra all'interno rendendo gli ambienti non abitabili. I problemi di condensa, la presenza di impianti non correttamente funzionanti, la struttura non rispondente alle condizioni climatiche del luogo, hanno reso Villa Savoye un'opera artistica da ammirare più che una casa da abitare. Lezione n. 2: non sfidare la natura (soprattutto sotto gli effetti del surriscaldamento globale -vedi Le Cinque Terre-). Chi non vorrebbe trasferirsi nella casa sulla cascata di Frank Lloyd Wright? Definita dall'American Institute of Architects come la migliore opera architettonica americana di tutti i tempi , la Fallingwater costituisce il primo manufatto sintesi dell'integrazione tra natura e costruito. All'interno, la distribuzione degli spazi, la disposizione degli arredi accostati al perimetro per permettere il totale godimento degli ambienti si confronta con una logica progettuale basata sull'alternarsi di volumi, sporgenze, vuoti e salti di quota, senza un apparente equilibrio. Da profano, e così come poi la storia ha testimoniato, la Casa sulla Cascata è oggettivamente un capolavoro dell'architettura organica, nel quale l'essere è costituito dal suo divenire , come afferma Edward Frank, ma fondata, nel vero senso della parola, sulla roccia di una cascata che ne costituisce, al contempo, basamento e limite. La struttura ha, in effetti, mostrato da subito segni di cedimento strutturale dovuti ad un non corretto uso dell'acciaio e del cemento, la cui applicazione era ancora in via di studio, per non parlare dei segni che, nel tempo, il clima e l'umidità hanno impresso sul manufatto. La stretta vicinanza con il torrente ha infatti obbligato a continui restauri con il rifacimento di intonaci, infissi, impianti e coperture, fino ad arrivare ai giorni d'oggi quando la Casa sulla Cascata costituisce monumento e tappa obbligata in Pennsylvania per curiosi e appassionati. Lezione n. 3: la concezione platonica della pulizia. Koolhaas Houselife è un divertente documentario sulla Maison Bordeaux, progettata nel 1998 da Rem Koolhaas, vista dagli occhi della governante Guadalupe Acebo. Disegnata per una coppia di committenti, uno dei quali costretto sulla sedia a rotelle dopo un grave incidente, la casa si fonda sul necessario abbattimento delle barriere architettoniche attraverso particolari sistemi tecnologici: piattaforme elevatrici, sistemi di accensione, spegnimento, apertura e chiusura automatici, quinte a scomparsa hanno il compito di rendere più facile la quotidianità del fruitore. Ma, come spesso accade, l'eccessiva artificialità, unita alla spasmodica ricerca della perfezione, rende poco funzionale la costruzione. Il punto di vista della governante sposta l'analisi di uno dei manufatti simbolo dell'architettura contemporanea dal livello architettonico, estetico e progettuale, su cui c'è poco da eccepire, a quello funzionale, pratico, di vita quotidiana. Vivere sei giorni con la donna che più di tutti conosce alla perfezione lo spazio ci porta ad analizzare i punti deboli della struttura: scale troppo strette e senza protezioni, meccanismi lenti di automazione, oblò con sistemi di apertura discutibili, infiltrazioni dalle porzioni vetrate, difficoltà di gestione degli spazi, percorsi obbligati. Insomma, nonostante la villa sia pensata per facilitare la vita di un disabile, paradossalmente sembra complicare quella degli altri residenti, tant'è che la governante ci tiene ad affermare che If I had a lot of money I wouldn´t buy a house like this one, mentre il progettista, sorpreso dall'affermazione, risponde mettendo il contrapposizione la concezione platonica della pulizia della casa con la concezione platonica dell'architettura. Sebbene il significato della suddetta affermazione mi sfugga, dopo aver analizzato tre dei tanti spazi abitativi simbolo dell'architettura contemporanea, prendo in mano carta e penna. Sarebbe, in effetti, possibile scandagliare tanti altri esempi per individuare una sorta di vademecum per la progettazione della casa ideale, quella in cui tutti vorrebbero abitare. Ma è indispensabile operare una sintesi tra l' idealità e la realtà e, sulla scorta delle analisi, seguendo la filosofia del Sognare, poi segnare, sono pronta al mio primo processo creativo per la realizzazione di una casa isolata. Fatemi un grosso in bocca al lupo: tra prescrizioni, limiti di budget, desideri della committenza e ricerca della perfezione estetica e funzionale, il lavoro non consterà di una semplice idea da bravo studente, o di uno schizzo da Archistar. Del resto, ora, sono un giovane Architetto alle prese con la realtà.