I Musulmani in Italia e in Europa

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I Musulmani in Italia e in Europa
“I Musulmani in Italia e in Europa”
di Giuliana Cacciapuoti
La questione della presenza dell’Islam in Europa e nel nostro paese ha assunto aspetti
importanti anche in relazione ai fenomeni migratori, che soprattutto per l’Italia hanno
reso minoranza consistente e visibile i musulmani nel nostro paese.
Un primo aspetto da considerare è di ordine metodologico: in genere si utilizza un
approccio di studio e di ricerca di carattere sociologico. Le scienze sociali si occupano del
fenomeno, degli aspetti demografici sociologici e a tratti ci si occupa degli aspetti di studio
in chiave antropologico-culturale.
Poco ancora si considera una riflessione utilizzando le discipline specialistiche, del diritto
musulmano, dell’islamistica e si fa scarso riferimento alla conoscenza specifica dei
principi fondamentali dell’Islam, quando occorrerebbe comprendere e poi elaborare
strategie e processi di conciliazione con la presenza islamica nei paesi europei utilizzando
questa risorsa di conoscenze, anche all’atto di proporre accordi , introdurre elementi nelle
legislazioni nazionali e soprattutto conciliare la sfera pubblica e privata in relazione
all’Islam.
L’Islam è un sistema culturale e di vita oltre che una religione.
In Europa si stima una presenza di circa oltre dieci milioni di musulmani, oramai già di
seconda e terza generazione, su tutto il territorio europeo con una varietà di provenienze e
pratiche molto diverse.
Il rapporto dei singoli stati europei e la relazione con le minoranze musulmane presenti sui
propri territori è molto varia e egualmente i rapporti le intese e la relazione con le diverse
comunità musulmane mutano a seconda del paese e dei modelli culturali di riferimento del
singolo paese europeo, della sua storia e delle sue tradizioni.
In Italia su una popolazione immigrata che sfiora i quattro milioni una parte consistente il
33% circa può rientrare nell’ambito della cultura/religione musulmana.
In Italia numericamente consistente è la comunità marocchina, diversamente dalla
Germania o dalla Gran Bretagna, dove la principale comunità musulmana è di origine
turca nella prima e pakistana nella seconda.
In aumento in Europa e in Italia è il sentimento di islamofobia, ma non ci sono solo cause
ascrivibili più all’11 settembre e attentati di Londra e Madrid per questa crescente
diffidenza e ostilità.
Precedentemente una frattura era avvenuta nel mondo occidentale, con la guerra in
Europa. La dissoluzione della ex-Jugoslavia e il formarsi di diverse entità nazioni è un
passaggio significativo molto trascurato o rapidamente archiviato; è un momento
significativo anche per la discussione in seno a molti gruppi musulmani sulla necessità di
sostenere con il sostegno militare i bosniaci assediati.
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Inoltre se pensiamo che l’Islam è unico sistema che dal punto di vista concettuale si
contrappone a un modello alternativo all’Occidente si pongono con l’Islam e non con altri
sistemi di vita le premesse di un conflitto culturale.
Nel dicembre 2006 l’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali ha pubblicato i risultati di
una ricerca dalla quale emergeva forte islamofobia nei paesi dell’Unione, con forte
discriminazione per la popolazione musulmana.
Nel quadro d’insieme un aspetto allarmante era notare come ci fosse per una significativa
parte delle comunità musulmane europee sottoposte a una forte discriminazione sul piano
lavorativo con bassa retribuzione, accoppiato a un tasso di istruzione più basso della
media, in Italia questo fenomeno compare soprattutto per le seconde generazioni; infine la
popolazione a basso reddito e bassa istruzione mostrava un alto tasso di disoccupazione
sopra della media europea, particolarmente nel caso della Francia e dei Paesi Bassi.
Un ottimo mix! Si potrebbe esclamare, per acuire i contrasti con una minoranza sensibile
e visibile.
Questo un sintetico quadro d’insieme per quanto riguarda un rapporto sui mususlmani
residenti in Europa:
In un ambito più complesso occorre mettere l’accento sul fatto che in Europa esistono
convergenze e divergenze all’interno dei sistemi giuridici europei rispetto alla questione dei
diritti delle minoranze islamiche e per il problema della loro rappresentanza.
L’attitudine delle diverse realtà europee rispetto al fenomeno e
diverse nazioni europee varia molto da stato a stato.
la “governace” delle
Colonialismo, post-colonialismo e modelli di relazione diversi hanno inciso sul rapporto
con l’Islam.
Le comunità musulmane stesse hanno diverse origini , provengono da paesi diversi, paesi
arabi, paesi non arabi, paesi a maggioranza o minoranza musulmana, e quindi anche le
relazioni con l’ Islam sono diversificate.
Le stesse scuole giuridiche hanno soluzioni differenti e nelle questioni teoriche e nella
pratica quotidiana.
Si afferma poi anche l’idea di seguire la strada di un Islam europeo, ricordando il carattere
duttile e capace di modellarsi alle diverse situazioni ambientali e culturali che l’Islam ha
dimostrato nel corso della sua storia.
In ogni caso sono almeno 15 i punti da esaminare tra Islam e Stati europei:
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rapporto tra stato e confessioni religiose
statuto giuridico dell’Islam
forme di rappresentanza
accesso ai finanziamenti pubblici
insegnamento della religione islamica nelle scuole pubbliche
le scuole e le università islamiche per la formazione degli imam
le moschee e gli edifici di culto
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8. i cimiteri islamici
9. i riti funebri
10. l’assistenza spirituale nelle strutture obbliganti
11. le festività religiose
12. la macellazione rituale e l’alimentazione halal
13. i trattamenti sanitari
14. il diritto di famiglia
15. il velo islamico
Molti stati europei hanno provato a definire alcuni rapporti tra comunità musulmana e
stato.
Il punto nodale è quello legato alla rappresentanza della comunità musulmana, in
termini semplici : “Chi rappresenta l’Islam?”
In Francia si è provato a risolvere il problema della rappresentanza con l’ elezione tra i
cinque rappresentanti delle principali associazioni rappresentative dei musulmani
francesi sulla base però di una rappresentanza culturale di un portavoce
salvaguardando il principio di laicità dello stato.
In Germania egualmente si è proceduto individuando due associazioni rappresentative
come principali interlocutori, lasciando però anche ai governi federali locali di
procedere sul piano degli accordi e delle intese, e ricordando che su tre milioni di
musulmani oramai tedeschi di origine turca, solo un 20% risulterebbe realmente
praticante e ancora più basso è il numero di iscritti alle associazioni, un 18%: reale il
rischio di una rappresentanza poco significativa se non falsata.
In Spagna , iscrivendo le due principali federazioni dei musulmani residenti in Spagna
nel registro degli Enti religiosi, già dal 1992 , era stato possibile avviare un modello di
accordo sottoscritto tra lo Stato e la Commissione islamica di Spagna. L’accordo
permette vantaggi economici e giuridici ma la reale rappresentanza e il disaccordo tra
le due federazioni crea difficoltà e di fatto una situazione di stallo.
Esempio ancora più “antico” è quello del Belgio che dal 1974 ha riconosciuto all’Islam
lo status di religione. Mancando una rappresentanza unitaria si è avviato un processo
per giungere a una rappresentanza unitaria dei musulmani belgi.
Partendo da un istituto islamico della concertazione, o meglio del consenso della
comunità, sono state indette libere elezioni nel 1999, per un rappresentante temporale.
L’Italia ha introdotto la “Carta dei Valori e della cittadinanza” e ha istituito la
Consulta per l’Islam e la Consulta giovanile per il pluralismo religioso e culturale,
coinvolgendo le rappresentanze delle seconde generazioni di immigrazione, arrivate
con il ricongiungimento familiare in Italia oppure nate qui, nel suo percorso di
relazione con l’Islam.
Oggi il dibattito aperto anche in seno a rappresentanti autorevoli del governo e di
membri della consulta dell’Islam riguarda la questione legata “alla lingua” dell’Islam ,
un tema all’ordine del giorno del futuro Islam europeo.
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