dossier - Torino Nord Ovest
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DOSSIER / FEBBRAIO 2011 AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. Sfide e ipotesi di trasformazione in cinque grandi utilities, a Torino. A cura di Sandro Baraggioli Con il contributo e la collaborazione della PRESENTAZIONE In qualità di attori economici, le aziende di servizio pubblico locale, o public utilities secondo la terminologia anglosassone ormai entrata nell’uso comune, sono state troppo a lungo ignorate. Poco distinguibili dal punto di vista del “prodotto che vendono”, la reale dimensione e l’importanza di queste imprese è sfuggita alla percezione collettiva diffusa, confinata fra gli interessi specifici di un pubblico tutto sommato ristretto, fatto da amministratori locali, tecnici, studiosi di politiche. Si tratta di un paradosso, poiché il “prodotto” di tali imprese è oggetto di valutazione quotidiana da parte di chiunque viva in una città, la frequenti per lavoro, la visiti come turista: i mezzi pubblici funzionano? La città è pulita? L’acqua del rubinetto è buona da bene? Quando è segnalato un guasto si interviene in fretta? Torino Nord Ovest si occupa dell’argomento da tempo, studiando in particolare la rapida metamorfosi di queste imprese, sempre meno municipalizzate e sempre più alla ricerca di opportunità di mercato. Tracciando il quadro normativo e progettuale in cui si muovono, intendiamo offrire un contributo conoscitivo per mantenere vivo il dibattito su un tema che ci appare fra i più importanti dell’agenda pubblica locale. Come soggetti economici, specialmente considerate nel loro insieme, le imprese di servizio pubblico locale mettono in campo numeri importanti: sono ampi i fatturati, il numero dei dipendenti, gli investimenti, ed è ampio anche l’indotto che riescono a generare sul territorio; in questo senso esse funzionano come una malta a buona tenuta per la solidità dell’economia locale. Come imprese in rapida trasformazione, che stanno perdendo il loro carattere esclusivamente pubblico, esse saranno sempre più laboratorio per progettare strumenti e meccanismi nuovi, da mettere in campo per consentire agli enti locali di regolarne il funzionamento virtuoso data l’importanza sociale dei servizi che erogano. Infine come imprese a rete, le public utilities sono una carta da giocare per stringere alcune di quelle alleanze, piccole e grandi, che le città come Torino dovrebbero cercare continuamente per garantirsi un futuro di sviluppo. Il dossier che presentiamo intende restituire una fotografia sintetica delle dinamiche strategiche, economiche e sociali generate da cinque società di servizi pubblici locali torinesi – AMIAT, GTT, IREN, SAGAT e SMAT – oggetto della relazione annuale dell’Agenzia dei Servizi Pubblici Locali del Consiglio comunale di Torino, della quale confidiamo che questo documento venga inteso come un’utile integrazione. Annalisa Magone, Presidente Torino Nord Ovest Indice L’ANNO DELLE SCELTE STRATEGICHE p. 4 AMIAT p. 7 GTT p. 12 IREN p. 18 SAGAT p. 22 SMAT p. 25 DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. L’ANNO DELLE SCELTE STRATEGICHE Il 2012 sarà per il Comune di Torino l’anno delle scelte strategiche indifferibili per il sistema delle partecipazioni, sia per quanto riguarda gli assetti proprietari, sia dal punto di vista industriale e delle prospettive di sviluppo delle imprese. Il quadro normativo è intanto nuovamente mutato. Nel tentativo di reintrodurre alcuni aspetti dell’art.23 bis decaduti a seguito del referendum, il decreto legge 13 agosto 2011 n. 138 (noto come “manovra di Ferragosto”), convertito con modificazioni nella legge 14 settembre 2011 n. 148, ha esteso i termini dell’in house al 31 marzo 2012; la scadenza è stata successivamente prorogata, così come le Autorità d’Ambito Ottimale in predicato di decadere alla fine dell’anno, al 31 dicembre 2012. Se prima della tornata referendaria le ipotesi di trasformazione di GTT, SMAT e AMIAT pressoché aderivano alle poche opzioni offerte dal 23 bis, il nuovo quadro normativo ha liberato il servizio idrico dai vincoli temporali all’in house provinding e l’espletamento della gara per il trasporto pubblico locale ha restituito al Gruppo Torinese Trasporti una ragionevole stabilità per i prossimi anni (al netto dell’evoluzione delle contribuzione pubbliche al servizio). Nel corso del 2011 il Comune ha intrapreso un percorso di riconfigurazione dei rapporti con il sistema delle partecipate. Alla Holding Finanziaria Città di Torino sono stati conferiti i pacchetti di azioni in capo al Comune di alcune fra le principali imprese del territorio. Il percorso avviato culminerà nelle intenzioni con la progressiva riduzione delle quote all’interno delle imprese. Partecipazioni detenute dalla Holding Fct al 18.02.2012 Fonte: www.comune.torino.it SOCIETÀ N. AZIONI (%) AMIAT SPA 89.700 (100%) GTT SPA 76.006.664 (100%) TNE SPA 26.800.000 (40,00%) FINANZIARIA CENTRALE DEL LATTE SPA SITAF SPA 1.342.243 (10,6527%) SMAT SPA 300.618 (5,62%) AGENZIA DI POLLENZO SPA FINPIEMONTE PARTECIPAZIONI SPA AUTOSTRADA TORINO SAVONA SPA IREN SPA 4 39.000 (20,00%) 30.000 (5%) 308.727 (0,756%) 66.253 (0,02%) 94.500.000 azioni di risparmio (11,358%) DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. La costituzione delle holding è una procedura comune in Emilia-Romagna: qui un numero crescente di Comuni ha preferito questa forma organizzativa per dichiarati vantaggi fiscali. Un altro esempio è la Città di Roma, che da tempo ha perseguendo una profonda riorganizzazione delle sue numerose società partecipate, riconducendole all’interno di una struttura finanziaria unica. In questo caso l’obiettivo non è soltanto di natura fiscale: l’idea è sfruttare i margini garantiti dalle attività più remunerative per coprire gli ammanchi delle imprese in difficoltà (una logica d’azione che potrebbe mettere in crisi la sostenibilità dell’intero sistema delle partecipate). La holding di Torino è il primo passo di un processo più completo di riassetto del sistema delle partecipate, che riguarderà anche il ruolo finale giocato dal Comune nel capitale delle imprese. Se saranno rispettate le ipotesi di riduzione del peso del Comune all’interno delle imprese, o in caso di apertura di nuove gare (ciclo ambientale), risulterà assolutamente necessario potenziare gli strumenti di regolazione e interlocuzione con i concessionari. L’attore pubblico sarà sempre di più chiamato a governare la complessità di imprese con una fisionomia autonoma rispetto alle vecchie aziende municipali, sia dal punto di vista degli assetti proprietari sia per perimetro di business e necessità di sostenere il proprio modello di sviluppo. La condizione di AMIAT non è mutata nella sostanza rispetto all’anno passato. La chiusura della discarica di Basse di Stura ha focalizzato l’attività su segmenti labour intensive (raccolta e spazzamento) che offrono margini ridotti e accrescono la dipendenza dal contratto di servizio con il Comune. AMIAT conferma l’importante azione di efficientamento che, dopo il 2009, è proseguita anche lo scorso anno producendo un utile netto di 14 milioni di euro. Tuttavia non si può dimenticare l’instabilità dell’attuale assetto a causa della prossima scadenza della concessione, sia essa ex lege (31.12.2012) o naturale (31.12.2014). Da capire anche quale ruolo svolgeranno le Autorità di Ambito, prorogate ma di fatto commissariate dalla legge regionale in discussione: il 2012 dovrebbe infatti portare al superamento del vincolo regionale, apposto nel 2004, aprendo nuovi scenari al riassetto industriale del settore. Come anticipato nell’indagine svolta da Torino Nord Ovest del 2010, il futuro e la trasformazione di AMIAT dipendono da scelte che non competono al management e che sono al momento solo parzialmente nelle disponibilità della proprietà. A seguito della riconferma di GTT come operatore del trasporto pubblico locale, si aprono nuovi scenari di crescita sul territorio regionale. Il Gruppo, forte di una concessione decennale, può giocare un ruolo di polo aggregatore della frammentata e poco coordinata realtà piemontese (un primo passo è stato la nascita di Extra.To) ma anche candidarsi a promuovere alleanze con le maggiori imprese di trasporto pubblico locale del Nord, rilanciando il percorso per fare nascere il primo operatore del mercato italiano. Si tratta di strade che possono non essere alternative, ma che si caratterizzano per il differente ruolo giocato dalla Regione Piemonte. Nel primo caso, come sta avvenendo in altre regioni italiane, l’ente giocherebbe un ruolo centrale, cabina di regia di un processo che porterebbe a costituire un operatore unico su tutto il territorio. Nel secondo caso l’iniziativa si assesterebbe più al livello degli azionisti e del management, cercando partner finanziari strategici per supportare processi di aggregazione sui principali flussi di traffico. 5 DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. Per quanto riguarda il Gruppo IREN, il 2011 è stato un anno di assestamento dopo il processo di fusione per incorporazione di ENIA. A fine dell’anno la ridiscussione dei patti parasociali di Edison ha precipitato gli eventi culminando con l’acquisizione da parte dei soci italiani (con IREN al 20,5%) di Edipower, terzo produttore elettrico nazionale. Con tutta probabilità questo segnerà una trasformazione profonda del Gruppo, e la possibilità che già nel corso del 2012 si aprano tavoli per avviare nuovi processi di integrazione al Nord. Nel sistema delle partecipate torinesi il ruolo di IREN resta centrale: oltre ad essere il soggetto di maggiori dimensioni e il primo distributore di dividendi, negli ultimi anni ha anche generato l’indotto più importante sul territorio. Oggi IREN è indubbiamente il soggetto principale da osservare per il riassetto del servizio ambientale in ambito torinese. Per SAGAT, nel 2012 il Comune e gli altri soci pubblici dovranno ridiscutere la convenzione quinquennale con i partner privati. Uno scenario possibile sarebbe l’evoluzione della compagine azionaria, con riduzione della parte pubblica analogamente a quanto avvenuto in tempi recenti a Milano per SEA, e in ogni caso il rilancio del piano di investimenti per definire nuovi collegamenti. SMAT è in attesa di conoscere le decisioni prese a livello centrale per ridefinire la sostenibilità industriale del servizio idrico integrato. Da esse dipenderanno gli investimenti contrattati nel piano d’ambito e la sostenibilità degli investimenti effettuati in Società Acque Potabili e Acque Potabili Siciliane. Sul piano regionale regionale, il ridisegno degli ambiti e la spinta a ridurre la frammentazione delle gestioni potrebbe offrire un quadro strategico di sviluppo futuro per il Gruppo. L’aggregato delle imprese qui analizzate mostra numeri di assoluto rilievo: il valore della produzione complessivo dei gruppi AMIAT, GTT, IREN, SAGAT e SMAT raggiunge i 3.840 milioni di euro, con un margine operativo lordo di 664 milioni. I dati sulla performance economica dimostrano la grande capacità di produrre ricchezza, specialmente se valutata alla luce di una quadro economico stagnante: l’utile netto supera i 186 milioni (la maggior parte dei quali provengono dall’esercizio 2010 del gruppo IREN) in crescita rispetto al 2009. Nel complesso i Gruppi analizzati radunano oltre 10.000 dipendenti e generano un volano economico importante sul territorio. Chi intenda analizzare l’impatto strategico delle utility sul territorio non può non considerare la capacità di tali imprese di generare ricchezza attraverso il valore aggiunto trasferito nella remunerazione dei dipendenti, i ricavi generati di gestione (che in taluni casi garantisce un ritorno finanziario al Comune) e soprattutto attraverso la costruzione di un indotto locale di servizio. Il radicamento locale del business delle imprese di servizio pubblico locale produce una domanda consistente di beni e di attività di servizio, mentre una parte importante della fornitura prevede un supporto locale: manutenzione dei mezzi per il trasporto pubblico locale o l’esternalizzazione delle attività di gestione degli impianti, le attività di scavo, la raccolta differenziata della carta e altro ancora. Il mercato che si compone intorno a questa domanda di servizi si caratterizza per una competizione giocata principalmente a livello locale. Nel complesso, nel 2010 AMIAT, GTT, IREN, SAGAT e SMAT hanno fatto ordini di pagamento superiori al miliardo di euro, di cui 350 milioni sono andati (al netto delle spese per investimento regolate da contratti pluriennali) a imprese della provincia di Torino. 6 DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. AMIAT Il ciclo dei rifiuti si è rapidamente evoluto negli ultimi anni, da servizio di raccolta e conferimento di materiali a una sempre più complessa attività industriale, che concentra tecnologie, competenze e conoscenze, specialmente nella fase post-raccolta (lavorazione, riciclaggio, smaltimento). Tale sviluppo ha comportato investimenti e, di conseguenza, costi crescenti per pubbliche amministrazioni e cittadini: il peso della gestione dei rifiuti nell’economia nazionale è aumentato, in rapporto al PIL, dallo 0,40% (2000) allo 0,47% (2007). In linea con il rapporto tra gettito complessivo e PIL, il numero complessivo degli addetti rappresenta lo 0,5% circa dell’occupazione nazionale (83.000 unità, di cui oltre 44.000 con il contratto collettivo nazionale di lavoro Federambiente). La dimensione degli operatori, in continua crescita, ha in alcuni casi raggiunto un livello transnazionale. Il fatturato dei top-15 sul mercato europeo rappresenta, da solo, quasi 31 miliardi di euro. Il mercato internazionale è composto da leader nazionali cresciuti all’estero, investendo in particolare nelle attività a maggior valore aggiunto: gestione discariche, impianti di termovalorizzazione e di recupero biogas. I principali operatori internazionali – Veolia Environnement, Suez Environment e Remondis che ha recentemente incorporato le attività di RWE – rappresentano circa il 61% del totale (Davies, 2003; Hall, 2009). Valore della produzione 2010 (dati riferiti all’attività del solo settore ambientale) 10000 9312 9000 8000 7000 6000 5863 5300 5000 3672 4000 2700 3000 2000 790 1000 703 699 265 0 REMONDIS (F) VEOLIA ENV (F) SUEZ ENV (F) 7 ALBA (D) FCC (E) A2 A AMA ROMA HERA 222 221 IREN AMIAT TORINO BIANCAMANO DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. In particolare, Veolia e Suez (controllata del gruppo GDF Suez) sono leader mondiali nel servizio di igiene ambientale e nei servizi idrici. I maggiori operatori domestici evidenziano valori della produzione difficilmente comparabili a quelli dei migliori operatori internazionali, nonostante gli indici di performance e la capacità di produrre reddito. Il mercato italiano resta fortemente frammentato, complice l’instabilità normativa e la mancanza di un progetto strategico di livello nazionale come quello che ha favorito l’emergere dei big player francesi: sia Veolia che GDF Suez vedono la partecipazione dello Stato francese o dalla Caisse des Dépôts et Consignations. Allo stesso tempo non sono presenti soggetti privati specializzati leader del settore così come capita in Spagna (FCC) o in Germania (Remondis), l’unico soggetto di rilievo è il Gruppo Biancamano, quotato in Borsa, con una dimensione tuttavia poco superiore a quella di AMIAT. Le caratteristiche del mercato italiano hanno premiato lo sviluppo delle grandi multiutility del Nord e soprattutto i soggetti industriali che hanno investito nello sviluppo del segmento dello smaltimento. Tanto il Gruppo HERA quanto il Gruppo A2A evidenziano la forte incidenza dei ricavi da smaltimento sulle attività della filiera ambientale. Dagli anni settanta in avanti, l’esempio pionieristico di ASM Brescia ha mostrato quali fossero le potenzialità di crescita delle imprese di igiene ambientale: lo sviluppo tecnologico ha consentito di sviluppare il recupero del biogas e la sua trasformazione in energia e calore per le abitazione, ma sopra a tutto ha aperto un nuovo segmento di mercato, il waste-to-energy (wte). Nel caso di HERA questa si coniuga con un’organizzazione di livello regionale e la presenza di 77 impianti dedicati allo smaltimento di cui 7 inceneritori, indicativamente uno per provincia. A2 A ha unito la presenza storia di AMSA in ambito milanese con l’esperienza maturata da ASM a Brescia. Il Gruppo lombardo costituisce, di fatto, una sovrastruttura di comando da cui dipendono quattro società separate: Aprica (che gestisce il business bresciano e bergamasco), AMSA (divenuta società partecipata), Partenope Ambiente (cui fa capo l’inceneritore di Acerra), Ecodeco, società di engineering e di servizi per la pianificazione del ciclo ambientale e la progettazione di impianti di smaltimento. Oggi tutti i maggiori gruppi nazionali e internazionali segnano una presenza rilevante nella produzione energetica da smaltimento e nella cogenerazione per la produzione e vendita di calore. I due maggiori soggetti nazionali hanno attuato una politica di sviluppo extraterritoriale incentrata sulla realizzazione e gestione e di impianti di smaltimento al di fuori del territorio di elezione (come detto A2A in Campania e oggi in attesa di partecipare all’ipotizzata gara per il nuovo inceneritore di Napoli est, mentre HERA ha vinto la selezione come partner industriale per la realizzazione del termo valorizzate di Firenze – Case Passerini) e sulla vendita di servizi e know-how. In questo quadro AMIAT è la seconda impresa monobusiness sul panorama nazionale dopo AMA Roma. Con 221 milioni di euro di valore della produzione, realizzato principalmente nelle attività di raccolta, spazzamento e trasporto (segmenti a basso valore aggiunto e labour intensive), il Gruppo AMIAT si posiziona alle spalle delle tre maggiori multiutility nazionali e dell’impresa romana. 8 DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. 900 800 790 703 700 699 600 500 400 300 222 221 200 161 116 114 100 0 A2A HERA AMA ROMA IREN AMIAT TORINO AMIU ACEGAS QUADRIFOGLIO Si conferma anche nel 2010 il ruolo di AMIAT nella valorizzazione di un indotto di fornitura locale: rispetto al 2009 le risorse spese dal gruppo un favore di imprese del territorio è cresciuto notevolmente, passando da 28 milioni ad oltre 52,3 milioni di euro, in ragione principalmente del servizio di smaltimento operato a Cassagna. VALORE TOTALE FORNITURA GRUPPO AMIAT 88,3 VALORE FORNITURA IN PROV. DI TORINO (%) 52,3 (59,2%) TOTALE FORNITORI 1.000 C.A. FORNITORI IN PROV. DI TORINO 600 C.A. (60%) Alla luce dei trend di sviluppo di tutte le principali imprese del settore, il modello di business di AMIAT fondato su attività di basso valore aggiunto, raccolta e spazzamento, rappresenta un vulnus strategico di portata considerevole; nel corso degli ultimi due esercizi è cresciuta l’incidenza del contratto di servizio stipulato con il Comune di Torino sul totale del fatturato di Gruppo, una percentuale che è passata dal 66,9% del 2008 (quando Basse di Stura contribuiva alla copertura dei costi del servizio di raccolta) ad oltre l’88% del 2011. La mancata diversificazione delle fonti di reddito espone il Gruppo a problemi di liquidità legati alle dinamiche di pagamento del servizio; i vincoli imposti dall’affidamento in house riducono le opportunità di valorizzazione su nuovi mercati delle notevoli competenze tecniche e gestionali presenti. L’evoluzione del quadro normativo sulle concessioni ha spostato al 31 dicembre 2012 il termine in cui andranno in scadenza gli affidamenti diretti dei servizi pubblici locali, anticipando di due anni il termine naturale previsto dal contratto siglato con il Comune di Torino. Si prospettano tre possibili scenari: • L’avvio di una gara ad evidenza pubblica per l’affidamento del servizio di raccolta e spazzamento entro il 2012. • La gara “a doppio oggetto” con cessione di almeno il 40% a un socio privato. • L’aggregazione di tutti gli operatori presenti nell’ambito provinciale con conseguente estensione di 3 anni dell’affidamento come evidenziato all’art. 25 comma 1, n. 6 del Decreto Liberalizzazioni1). 1 In deroga, l'affidamento per la gestione «in house» può avvenire a favore di azienda risultante dalla integrazione operativa, perfezionata entro il termine del 31 dicembre 2012, di preesistenti gestioni dirette o in house tale da configurare un unico gestore del servizio a livello di ambito o di bacino territoriale ottimale ai sensi dell'articolo 3 bis". 9 DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. Attualmente, lo scenario più probabile appare la gara ad evidenza pubblica per affidamento pluriennale del servizio di raccolta e spazzamento. La procedura va avviata entro il termine di legge (31 dicembre 2012) e offre la possibilità di confrontare sul mercato le offerte di una pluralità di concorrenti. Alle condizioni attuali una gara di questo tipo è per AMIAT al tempo stesso un rischio e un’opportunità, poiché il Gruppo risulta particolarmente esposto alla concorrenza di soggetti italiani e internazionali, più capitalizzati e presenti su una molteplicità di mercati locali. Torino è indubbiamente uno dei maggiori mercati urbani italiani, tuttavia va tenuto in considerazione che una gara limitata alle attività downstream di minor valore aggiunto potrebbe risultare meno appetibile per gli operatori maggiori. Il vantaggio principale della gara è il superamento del regime di vincoli proprio delle concessioni in house: una conferma di AMIAT aprirebbe la possibilità di valorizzare, in chiave imprenditoriale, alcune competenze del Gruppo oggi confinate in azienda. In questo senso vale la pena ricordare i tentativi messi in campo negli anni passati partecipando a gare internazionali Nel novero delle gare, la seconda possibilità offerta dalla legislazione è la gara “a doppio oggetto”, che prevede di cedere almeno il 40% dell’impresa avendo in cambio la possibilità di mantenere l’affidamento in house fino a naturale scadenza. Si tratta di uno scenario sostenuto dalla delibera comunale in precedenza citata; resta da valutare nei prossimi mesi il reale interesse del mercato: la scadenza del contratto di servizio nel 2014 non sembra offrire sulla carta margini di ritorno economico tali da giustificarne l’opportunità di un investimento in ogni caso rilevante. Da ultimo, il terzo scenario appare la strada più difficile, sia per motivi di natura organizzativa sia per ragioni industriali. Implicherebbe infatti di investire nella riconfigurazione organizzativa del servizio su area vasta: una prospettiva che, sulla carta, apre interessanti opportunità di efficentamento e vantaggi in termini di riduzione dei costi del servizio. Tuttavia i tre anni di deroga previsti dal decreto sono uno spazio temporale piuttosto ridotto per portare a regime un progetto del genere. Il contesto torinese è notoriamente caratterizzato da una scarsa dotazione infrastrutturale per quanto riguarda gli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti, si tratta di un elemento, come ricordato nel caso di AMIAT, che limita molto lo sviluppo imprenditoriale dei soggetti incumbent. È questa una delle principali cause della precaria situazione economica di molti operatori locali, e rappresenta un ostacolo alla costruzione di un soggetto industriale competitivo capace di confrontarsi sul mercato e nelle gare che si apriranno. Sullo sfondo è possibile intravvedere uno scenario alternativo, che chiama in causa il ruolo della Regione Piemonte e la necessità di riorganizzazione della catena di governance multilivello dei servizi pubblici locali. L’attuale separazione del ciclo ambientale, definita dalla Legge Regionale del 2004 (unico esempio in Italia), è il principale ostacolo alla riconfigurazione in chiave industriale di AMIAT. La legge ha prodotto effetti distorsivi sulla crescita dei player territoriali e ha di fatto impedito, in una delle aree più ricche d’Italia, la nascita di soggetti industriali di livello nazionale come è invece avvenuto per SMAT o per il Gruppo HERA, benchmark di riferimento nel settore. La durata dell'affidamento in house all'azienda risultante dall'integrazione non può essere in ogni caso superiore a tre anni” (art. 25, comma 1, n. 6, Decreto Liberalizzazioni). 10 DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. È oggi in fase di discussione una bozza di Legge Regionale che intende proporre il superamento di questo vincolo e rilanciare la chiusura del ciclo ambientale. Se questo avvenisse durante il 2012 si aprirebbero nuove opportunità di sviluppo per AMIAT, innanzitutto sarebbe possibile una riunificazione con TRM portando reciproci vantaggi: dal coordinamento delle attività di conferimento, alla garanzia di qualità del prodotto portato al termovalorizzatore, allo sviluppo di un soggetto presente in un mercato che offre alte potenzialità di crescita. Il sistema torinese si doterebbe così di un soggetto più competitivo in vista delle gare, e di un asset sicuramente appetibile per il mercato, a partire da IREN che con AMIAT e TRM condivide un radicamento storico sul territorio e interessi a sviluppare le sinergie con il ciclo ambientale. 11 DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. GTT Sullo scenario europeo sono emersi numerosi processi di aggregazione tra operatori, che perseguono l’obiettivo di costruire player integrati, presenti sia nel mercato del trasporto su gomma sia del trasporto su ferro. I leader europei del trasporto pubblico locale hanno da tempo inserito l’Italia nelle loro traiettorie di sviluppo internazionale, acquistando imprese (SADEM) o partecipazioni (AMT Genova), oppure partecipando con successo alle gare per il trasporto pubblico locale in numerose regioni, in particolare nel Nord. I processi di concentrazione avvenuti negli ultimi anni hanno portato alla nascita di grandi gruppi internazionali di trasporto pubblico, sulla stessa linea suggerita dalla convergenza ferro-gomma, che ha a sua volta favorito lo sviluppo di soggetti integrati capaci di proporsi come operatori a 360° in tutte le modalità di trasporto pubblico. La fusione di Deutsche Bahn (ferrovie tedesche) con il gruppo inglese Arriva (presente anche in Piemonte nel trasporto extraurbano con SADEM) e Veolia-Transdev ha prodotto un differenziale difficilmente colmabile fra i leader internazionali e i nostri maggiori operatori italiani. 35000 30000 29000 25000 20000 15000 10000 8000 4243 5000 3711 3535 2594 2191 2050 1049 903 0 480 DEUTSHE BAHM FIRST NATIONAL STAGE ATAC GTT ARRIVA (D) GROUP (UK) EXPRESS (UK) COACH (UK) ROMA TORINO VEOLIA RATP (F) KEOLIS (F) TRANSDEV (F) GO AHEAD ATM (UK) MILANO Il grado di concentrazione del mercato italiano è piuttosto ridotto in confronto ai principali paesi europei: i primi tre operatori italiani raccolgono nell’insieme meno di un terzo (29%) del mercato domestico, contro il 64% della media europea e l’82% della Francia. Questa condizione incide profondamente sulle performance economiche del settore: le imprese italiane registrano una capacità di coprire i costi industriali inferiore al 30%, contro una media europea del 54%. In un quadro complessivamente non favorevole, GTT si mostra comunque come una delle imprese più virtuose, con un valore superiore al 34%. 12 DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. Fonte: Bilanci di esercizio 2009; conto nazionale trasporti 2008-2009 REGIONI RICAVI DA TRAFFICO/COSTI OPERATIVI (%) LOMBARDIA 41% VENETO 36% GTT 34% FRIULI VENEZIA GIULIA 34% LIGURIA 33% PIEMONTE 32% MARCHE 31% EMILIA-ROMAGNA 31% UMBRIA 31% ABRUZZO 30% TOSCANA 26% LAZIO 26% SARDEGNA 25% CAMPANIA 21% TRENTINO ALTO ADIGE 19% PUGLIA 19% SICILIA 18% CALABRIA 14% I dati riportati in tabella richiamano due elementi: i) le imprese italiane hanno una dipendenza accentuata rispetto alle omologhe europee nei confronti della contribuzione pubblico; ii) il settore del trasporto pubblico locale è strutturalmente dipendente dal sostegno pubblico, perché si configura come servizio ad alta valenza sociale che difficilmente sarebbe riproducibile sul libero mercato. Questo richiama la centralità strategica delle scelte delle amministrazioni pubbliche nell’indirizzare lo sviluppo delle imprese. Negli anni passati, come ricorda una recente indagine (Danovi, Kerletsos 2011), gli operatori nazionali hanno adottato due diverse strategie: • La prima, essenzialmente difensiva, si sostanzia nei tentativi di alcuni enti concedenti di modellare le gare per l’affidamento del servizio sulle caratteristiche dell’impresa di casa, trasformata in spa, ma ancora di proprietà pubblica. • La seconda, con un approccio più imprenditoriale, mira a costruire soggetti leader di aree territoriali più ampie, sia attraverso processi di fusione sia soprattutto attraverso la costituzione di ATI, col risultato di una crescita dimensionale complessiva dell’impresa. 13 DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. Alcune grandi città hanno fatto accordi per mettere in comune delle proprie imprese, avviando una fase di concentrazione locale: esempio su tutti è l’accordo stretto tra ATM Milano, da sempre tra le imprese più attive, ATB Bergamo e Brescia Trasporti, per partecipare alla gara organizzata dal Comune di Mantova. Sono operazioni che rispondono a una visione di crescita per linee extra-locali, dove la ratio non è la promozione di economie di scopo (limitate in questo caso alla riduzione i costi per l'approvvigionamento dei mezzi e del materiale rotabile), ma la possibilità di agire su una maggiore leva finanziaria e raccogliere risorse per promuovere investimenti. È la strategia che da anni i grandi soggetti internazionali hanno adottato, presentandosi al mercato con portafogli ricchi di concessioni. L’attuale panorama nazionale vede al vertice le società di trasporto che fanno capo dei maggiori territori metropolitani, con l’eccezione di Napoli in cui trasporto pubblico locale è suddiviso tra diversi operatori. Il Gruppo GTT occupa la terza posizione, sia per fatturato che per numero di dipendenti e produzione chilometrica annua. Valore della produzione 2010 (dati da bilancio consolidato) 1200 1049 1000 903 800 600 480 400 206 200 112 56 70 0 14 ATAC ATM GTT ATC ATAF APS CTP ROMA MILANO TORINO BOLOGNA FIRENZE PADOVA NAPOLI DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. PRODUZIONE DIPENDENTI 12.600 (MLN-KM/ANNO) 112 ATM MILANO 9.484 166 GTT TORINO 5.409 89,3 ATC BOLOGNA 1.885 47 AMT GENOV 2.485 31 ATAF FIRENZE 1.407 18,4 APS PADOVA 609 9 CTP NAPOLI 1.313 18 ATAC ROMA Nel corso del 2011, complice il robusto taglio dei trasferimenti statali, è cresciuta la tensione tra Regioni, enti locali e imprese sulla sostenibilità del servizio di trasporto pubblico locale. Lo scenario nazionale, caratterizzato dall’estrema polverizzazione degli operatori, ha visto di recente emergere alcuni interessanti progetti di concentrazione locale tra imprese, guidati proprio dagli enti regionali (Emilia Romagna, Toscana, Umbria). In Emilia Romagna sono stati costituiti tre grandi soggetti industriali: SETA (holding delle imprese emiliane), ATC-FER e START (holding delle imprese romagnole) per tutto il territorio regionale, con l’obiettivo esplicito di arrivare a costituire un operatore unico per tutto il territorio entro pochi anni. Su questa strada la Regione Toscana ha fatto numerosi passi avanti. Già nel 2010 la Giunta regionale aveva approvato una delibera per sospendere le gare in corso e in scadenza per tutto il 2010, individuando le linee guida per la futura tornata di gare basate sull’accorpamento dei bacini. Il 23 dicembre ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea (GUCE) il preavviso di asta, riferito a 80 milioni di bus/km l'anno per complessivi 190 milioni di euro l’anno (160 di corrispettivo di servizio e 30 per l’acquisto di nuovi autobus) per 9 anni (2013-2021) che possono aumentare se Comuni e Province decideranno di aggiungere finanziamenti propri. La tendenza che emerge da questi processi e dalle ipotesi al vaglio in Liguria, in Abruzzo e in altre Regioni è favorire la concentrazione degli operatori e un nuovo disegno complessivo del servizio su base regionale. La riduzione della frammentazione avrebbe l’indubbio vantaggio di semplificare il quadro regionale e creare potenziali economie di scala. La riorganizzazione del servizio si accompagna con una progressiva riduzione della percorrenza chilometrica annua e del numero di occupati sul livello regionale. Nel 2011 il Gruppo GTT si è aggiudicato la gara indetta dal Comune di Torino per la gestione dei servizi di trasporto urbano e suburbano, la gestione della linea metropolitana e dei servizi per la sosta e il parcheggio. La durata del contratto è di 10 anni (scadenza 31.12.2021) e il corrispettivo per le attività è stato fissato in 194 milioni di euro (rispetto al quale è prevista una revisione ordinaria ogni tre anni). Questa gara ha modificato l’approccio strategico del Gruppo al mercato. Nel 2010 la costituzione di Infratrasporti Torino srl e lo scorporo delle infrastrutture della metropolitana e degli impianti fissi ferrofilo tranviari, avevano posto le basi per la nascita di una nuova GTT gravata da un peso minore dell’indebitamento e una maggiore propensione a muoversi sul mercato. La costituzione del consorzio 15 DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. Extra.To scarl (di cui GTT è socio di maggioranza col 38,05%) e l’aggiudicazione della gara per la gestione del trasporto della Provincia di Torino (al posto delle 21 precedenti concessionarie) ha offerto un ulteriore contributo al consolidamento industriale del Gruppo. Di assoluto interesse il volano economico che GTT produce in ambito provinciale: nel 2010 ha generato un volume di spesa per beni e servizi superiore ai 206 milioni di euro, il 45,5% dei quali (93,7 milioni) ha sostenuto un imponente indotto locale (856 imprese del territorio provinciale). In prospettiva è interessante notare che GTT è l’unico operatore tra i leader italiani ad occupare tutti i segmenti della mobilità urbana. Come mostra la tabella, le competenze del Gruppo spaziano su diversi fronti, non ultimo il settore dei servizi alla mobilità con l’esempio di 5T, potenziale asset strategico da valorizzare sul mercato vendendo le competenze maturate in anni di sperimentazione. ATAC ATM GTT ATC ATAF ROMA MILANO TORINO BOLOGNA FIRENZE URBANO √ √ √ √ √ EXTRA URBANO √ √ √ √ √ METRO √ √ √ TRENO √ PARK √ Agenzia Roma servizi per la mobilità CAR SHARING √ Ferrovia suburbana √ √ √ Firenze parcheggi √ √ √ Car sharing Firenze Alla luce di quanto osservato e delle dinamiche di sviluppo del settore in Italia, possiamo affermare che le prospettive di sviluppo del Gruppo dipendano in misura considerevole dalle scelte che saranno compiute tanto a livello nazionale (istituzione dell’Authority dei trasporti, i cui poteri non sono ancora stati chiariti) quanto soprattutto a livello regionale. Come detto, molte Regioni si sono attrezzate con politiche strategiche di riconfigurazione dei rispettivi mercati locali; la creazione di player unici su bacini composti da milioni di utenti potrebbe contribuire a risolvere l’eccessiva frammentazione del mercato nazionale. 16 DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. Ad oggi, tuttavia, non vi è notizia di un piano strategico di riorganizzazione del trasporto pubblico locale né del rilancio del protocollo d’intesa siglato tra Comune di Torino e Regione Piemonte. GTT si trova pertanto di fronte a due possibili scenari, non necessariamente incompatibili tra loro: • Il primo scenario contempla la possibilità di affermarsi come soggetto leader di un mercato regionale. Il Gruppo potrebbe fare da punto di riferimento per una concentrazione degli operatori, come sta accadendo (con le dovute proporzioni) nel caso di FER in Emilia Romagna. Questa prospettiva poggia sulla competenza e sulle concessioni di GTT sia sul trasporto gomma che su quello su ferro, e richiama la centralità delle scelte da parte delle istituzioni regionali e un maggior potere di indirizzo strategico. • Il secondo scenario poggia sulla costruzione di alleanze, non di livello regionale ma lungo i principali flussi di trasporto interregionali. Si tratta in altri termini di costruire nuove alleanze con le principali municipalità del Nord Ovest per la nascita di un gruppo di dimensione nazionale. Come detto, le prospettive non sono alternative: se nel primo caso il ruolo regionale risulta imprescindibile, nel secondo è possibile una maggiore capacità imprenditoriale delle singole imprese e delle singole amministrazioni pubbliche. 17 DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. IREN IREN è la più giovane e la minore tra le più grandi multiutility italiane. È nata il 25 maggio 2010 da un atto di fusione per incorporazione di ENIA spa (Gruppo multiutilities nato dall’integrazione tra le imprese pubbliche di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e di oltre 180 Comuni emiliani) in IRIDE spa. Il Gruppo IREN è il leader territoriale di un’area che si estende tra il Piemonte, la Liguria e parte dell’Emilia, uno dei bacini più ricchi sul panorama nazionale, uno spazio di mercato in cui la presenza di potenziali competitor è piuttosto limitata, fatto salvo il Gruppo EGEA ad Alba, la CVA in Valle d’Aosta e alcune sporadiche incursioni di A2A (Novara, Alessandria e Cuneo) in qualità di azionista minore. Valore della produzione e margine operativo lordo delle maggiori multiutilities italiane 2010 7000 6000 +11,8% 6041 5000 12,7% 3666,6 4000 +22,0% 3599,7 +3,3% 3380,9 3000 2000 +12,0% 855,9 1000 +0,1% 462,1 +0,2% 214,2 0 A2A HERA IREN ACEA Fatturato (mln euro) 1200 ASCOPIAVE ACEGAS ACSM-AGAM Crescita % vs. 2009 +11,8% 1040 1000 +18,8% 666,5 800 600 +7,0% +7,1% 607,3 603,5 400 +13,9% 200 0 108,3 A2A ACEA HERA Mol (mln euro) 18 IREN ACEGAS +26,8 78 ASCOPIAVE Crescita % vs. 2009 +44,2% 39,6 ACSM-AGAM DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. La grande sfida del Gruppo è costruire le sinergie promesse dal piano industriale, passando da un modello multipolare a quello di una più ampia diffusione sul territorio. La separazione geografica e settoriale tra il polo torinese (posizionato sulla filiera dell’energy), il polo ligure (acqua e in parte mercato) e il polo emiliano (caratterizzato dal settore ambientale) rappresenta un fattore di criticità nel coordinamento e nell’organizzazione del Gruppo. Allo stesso tempo però tale condizione offre al Gruppo interessanti spazi di crescita, perché apre alla possibilità di sviluppare un numero maggiore di attività nei poli in cui già oggi è presente. IREN ha raggiunto posizioni di eccellenza nel settore della distribuzione e vendita di calore da cogene- razione (district heating). La recente entrata in funzione della centrale di Torino Nord IREN ha consolidato la leadership del gruppo in Italia e ha portato all’aumento del parco generativo di 400 MW elettrici e 220 MW termici. Il contributo della nuova centrale consolida il primato di Torino come città più teleriscaldata d’Italia: a regime 550.000 abitanti (55% dell’utenza totale) utilizzeranno il calore distribuito al posto degli impianti di riscaldamento autonomi, con drastica contrazione dell’emissione di CO2 in atmosfera. Ebitda district heating 2010 160 140 136 120 100 80 60 42 40 35 18 20 0 IREN HERA A2A ACEGAS 8 5 ACEA ACSM-AGAM Le performance fatte registrare nel 2010 offrono una visione solo parziale delle trasformazioni in corso: per fare una valutazione più accurata delle economie e delle potenzialità consentite dalla fusione tra IRIDE ed ENIA si dovrà attendere il bilancio 2011. IREN ha chiuso i primi nove mesi del 2011 con ricavi in lieve flessione e un MOL sostanzialmente in linea rispetto al corrispondente periodo 2010. A fronte di un indebitamento molto consistente e in crescita a 2,67 miliardi di euro, il Gruppo mostra di aver iniziato a costruire alcune importanti economie a livello gestionale. 19 DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. Ragionando in termini prospettici sullo sviluppo del gruppo multiutility possiamo partire dalle iniziative progettuali indicate dal piano industriale. In base allo scenario prospettato avverrà un mutamento profondo nella caratterizzazione industriale di IREN entro quattro anni: il management ha ipotizzato un forte posizionamento sul business idrico che dovrebbe portare il settore ad occupare il primo posto per redditività tra tutti i business nel Gruppo (30%) al 2014. Primo tassello di questa strategia è l’operazione F2I – Mediterranea delle Acque (IREN Acqua e Gas) attraverso la quale il Gruppo ha dato continuità al processo di riorganizzazione delle attività nel settore idrico, favorendo l’uscita di un partner industriale (Veolia) e l’ingresso di un partner finanziario utile a realizzare gli investimenti previsti dal Piano d’Ambito dell’ATO Genovese. La strategia adottata per la Nuova Mediterranea delle Acque costituisce, verosimilmente, una direttrice di sviluppo lungo la quale si concretizzeranno i prossimi processi di sviluppo del settore. Il completamento dei maggiori investimenti previsti tra il 2011 e il 2012 – la Centrale di Torino Nord, il Termovalorizzatore di Parma e probabilmente il rigassificatore al largo di Livorno OLT – offriranno una spinta al segmento di distribuzione che, secondo previsioni, supererà per marginalità la generazione elettrica entro quattro anni. Va da sé che le ipotesi espresse dal Gruppo debbano oggi confrontarsi con uno scenario economico, e soprattutto normativo, profondamente differente. Né va dimenticato che le previsioni per i settori energetici continuano ad essere negative, sia a causa della congiuntura economica sfavorevole sia per effetto dell’introduzione della Robin Hood Tax che incide pesantemente sugli utili di impresa. Il debito e i suoi costi iniziano a preoccupare, poiché ciò che era compatibile prima della recessione e della crisi del debito sovrano è diventato ora elemento di rischio. L’elemento di discontinuità principale rispetto alle previsioni è senza dubbio la partecipazione all’acquisizione di Edipower e l’uscita dal capitale di Edison a seguito del riassetto operato tra DELMI ed EDF. Sulla scia di questa operazione che ha portato IREN e A2A ad divenire i maggiori azionisti del terzo gruppo energetico nazionale (rispettivamente con il 20,5% e 57%) potrebbe prendere il via un processo di riconfigurazione dell’attuale mercato multiutility italiano. Il disegno strategico della megautility del Nord non è un tema inesplorato; da alcuni anni, in concomitanza con le principali operazioni di M&A, è riecheggiata la suggestione della Große Koalition come possibile risposta all’atavica frammentazione delle gestioni che caratterizza il mercato italiano, e ancor più come via per creare un soggetto in grado di competere a livello internazionale. Da più parti si ritiene che la megautility sia l’approdo naturale e necessario del processo di concentrazione degli operatori locali iniziato negli anni Novanta. Nel coso degli ultimi anni, e, ancor più degli ultimi mesi, sono riecheggiate ipotesi diverse di configurazione, e nomi a queste abbinati: megautility, maxiutility, la Grande A2A o Super Edipower. Al di là della questione nominalistica è interessante la presenza di un denominatore comune: l’idea che le prospettive di sviluppo del mercato delle multiutility passino necessariamente dall’aggregazione tra i leader di mercato IREN, HERA e A2A oppure attraverso la fusione tra i leader del Nord estesa ad altri operatori multiutility quotati come ACEA Roma, ACEGAS-APS, ma anche ASCOPIAVE e AGAM-ACSM. 20 DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. Per IREN la possibilità di contribuire alla nascita di un grande operatore del mercato elettrico significherebbe conferire ad Edipower o ad una newco la propria capacità di generazione quantomeno sull’idrico, partecipando di fatto alla nascita del secondo gruppo elettrico nazionale dopo l’Enel. Ma si porrebbero alcuni interrogativi sulla struttura di IREN che risulterebbe da questo processo. Immaginare un grande multiutility nazionale all’interno della quale trovino posto gli attuali operatori, somma di tutti gli asset attuali delle maggiori imprese nazionali, è un prospettiva che solleva incognite, sia a livello industriale (le probabilità di creare sinergie operative tra territori e aziende spesso lontane tra loro è sempre ridotta, con l’eccezione della generazione elettrica) sia a livello finanziario (la posizione debitoria delle principali multiutility offre spazi di manovra ridotti). La suggestiva ipotesi della megautility (o maxiutility) dovrà tenere conto delle profonde differenze tra i settori di business occupati. Se la filiera energetica evidenzia l’opportunità di creare grandi aziende monobusiness, i servizi a rete come idrico e distribuzione e la filiera ambientale, sono più radicati al territorio, dunque sul territorio trovano le proprie economie e sinergie. In attesa di leggere il nuovo piano industriale, il futuro di IREN è legato alle conseguenze dell’operazione Edipower e dalla volontà di lavorare con le maggiori multiutility del Nord alla creazione di un aggregato di livello nazionale. 21 DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. SAGAT Come si evince dalla relazione Assaeorporti 2012, il sistema aeroportuale italiano chiude il 2011 con una crescita del traffico passeggeri del 6,4%, corrispondente a oltre 9 milioni di passeggeri in più rispetto al 2010: con precisione, i passeggeri transitati negli scali aeroportuali italiani sono stati 148.781.361 milioni. I principali scali nazionali – Fiumicino, Malpensa e Linate – hanno visito crescere il numero di passaggi rispettivamente del 3,6%, dell’1,8% e di oltre il 9%. Da notare la performance di Venezia che con oltre 8,5 milioni di passeggeri (+25,0%) ha fatto registrare uno dei tassi più alti del 2011 (complice probabilmente la chiusura del vicino aeroporto di Treviso, nel secondo semestre del 2011). Tra gli aeroporti sotto i 10 milioni di passeggeri si distinguono infine i risultati della base low-cost di Orio al Serio (+9,7%). In questa classifica, Torino Caselle è sceso nel 2011 di una posizione, collocandosi al tredicesimo posto del ranking nazionale. Il numero di passeggeri risulta in aumento (+4,2%) ma il tasso di crescita è decisamente più basso di quello di Bari, il quale ha superato lo scalo torinese a causa di un consistente incremento dei voli internazionali. Classifica degli aeroporti italiani per numero di passeggeri nel 2011 e confronto con il 2010 AEROPORTO PASSEGGERI 2011 1 ROMA FIUMICINO 37.651.700 3,6% 1 2 MILANO MALPENSA 19.303.131 1,8% 2 3 MILANO LINATE 9.128.522 9,2% 4 (+1) 8.584.651 25% 5 (+1) POSIZIONE 4 VENEZIA Inclusi voli da Treviso GEN-DIC 2010 POSIZIONE 2010 5 BERGAMO 8.419.948 9,7% 4 (-1) 6 CATANIA 6.794.063 7,5% 6 7 BOLOGNA 5.885.884 6,8% 8 (+1) 8 NAPOLI 5.768.873 3,3% 9 (+1) 9 PALERMO 4.992.798 14,3% 10 (+1) 10 ROMA CIAMPINO 4.781.731 4,8% 9 (-1) 11 PISA 4.526.723 11,3% 11 12 BARI 3.725.629 9,6% 14 (+2) 13 TORINO CASELLE 3.710.485 4,2% 12 (-1) 14 CAGLIARI 3.698.982 7,4% 13 (-1) 15 VERONA 3.385.794 12% 15 22 DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. Quando, nel 2012, scadrà la convenzione che regola i rapporti tra gli azionisti di SAGAT, tale atto sarà un banco di prova per comprenderne le traiettorie future. Il Gruppo SAGAT, privatizzato nel 2000, è oggi controllato da azionisti pubblici riuniti all’interno di un patto, e da un gruppo di investitori privati guidati da Sintonia ed Equiter. Al fine di mantenere il controllo pubblico della SAGAT, pur cedendone quote di capitale sociale, i soci pubblici hanno siglato una convenzione con quelli privati della durata di 5 anni, per regolare i rapporti di governo dell’impresa e le caratteristiche gestionali. Tali accordi, rinnovati nel 2007, scadranno nel mese di giugno 2012, le prospettive di SAGAT e dell’Aeroporto di Torino sono pertanto legate alle trattative che i soci apriranno i questi mesi, e alla possibilità che nuovi investitori siano interessati ad entrare nella compagine azionaria. È in questo senso interessante considerare il protagonismo del Fondo infrastrutturale F2I nel settore aeroportuale, una delle dinamiche più evidenti degli ultimi anni. Il 16 dicembre 2011 il Fondo Italiano per le Infrastrutture (F2I) si è ufficialmente aggiudicato la gara per la cessione del 29,75% di SEA, la società aeroportuale che gestisce gli scali di Linate e Malpensa, con una offerta di 385 milioni più un euro (un euro in più rispetto alla base d'asta delle quote messe in vendita dal Comune di Milano. In precedenza, nel 2010, F2I aveva rilevato il 65% delle quote di GESAC (Aeroporto Capodichino di Napoli) detenute dal Gruppo Ferrovial per 150 milioni di euro. È ragionevole immaginare che l’interesse manifestato per questi due scali e le recenti trattative, finite tuttavia senza esito, per l’acquisizione del 60% dell’Aeroporto Cristoforo Colombo di Genova, possa rivolgersi a SAGAT, candidando il Fondo a un ruolo nell’eventuale riduzione di impegno più volte manifestata dal Comune di Torino. Un secondo aspetto da tenere in considerazione sono gli investimenti industriali. A marzo 2012 è scaduto l’accordo con Ryanair per l’accompagnamento dei voli sull’aeroporto torinese. Nei mesi passati è stata aperta una trattativa con il vettore irlandese per discuterne la presenza e le prospettive per il futuro, aprendo alla possibilità di realizzare una base low-cost per voli nazionali e internazionali. Un recente comunicato della società torinese sottolinea la necessità di allungare i tempi della trattativa a causa di una riorganizzazione interna a Ryanair e alla verifica della disponibilità di investimento in particolare da parte dei soci pubblici. Il vettore ha radicalmente riorganizzato la sua struttura commerciale dopo l’uscita del Direttore Sviluppo Network Ken O'Toole. Inoltre, a causa della crisi generale del settore, Ryanair nel 2012 immetterà molti meno aerei sul mercato, con la conseguenza di aver reso più severa l’analisi delle opportunità di apertura di nuove basi. Tutto ciò sta comportando un rallentamento nei negoziati e la conseguente richiesta di Ryanair di estendere gli attuali contratti in essere in scadenza a marzo 2012, prima della messa in vendita della stagione estiva, per consentire al riguardo un confronto più approfondito su un tema cosi delicato. 23 DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. Dall’esito di questo confronto emergeranno le linee di sviluppo dell’aeroporto di Torino e la possibilità che allo zoccolo duro del trasporto business possa essere abbinata una percentuale maggiore di collegamenti low-cost. Le prospettive di Caselle vanno in ogni caso inquadrate all’interno di dinamiche più ampie e complesse e che chiamano in causa l’organizzazione del mercato aeroportuale nel Nord Italia: numerosi documenti testimoniano, infatti, l’eccesso di offerta sul territorio e la necessità di riorganizzare quest’offerta in una logica di sistema. 24 DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. SMAT Il riordino del sistema idrico italiano è avvenuto sulla base degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) che ad oggi sono 91. La legge Galli dettava, inoltre, il superamento della cosiddetta “gestione in economia”, quella cioè effettuata direttamente dai Comuni. Pur non cancellando bruscamente tale modalità (l’art. 10 prevedeva che le gestioni esistenti, anche se in economia, continuassero a gestire i servizi il fino all’attuazione del nuovo Sistema Idrico Integrato), la normativa si adeguava ai mutati indirizzi amministrativi (introdotti dalla Legge 142/90) e si orientava su strumenti “privatistici” quali la concessione a terzi o l’affidamento diretto ad aziende speciali e a spa o srl miste a capitale prevalente pubblico. Ad oggi 67 ATO hanno affidato la gestione del servizio, nella maggior parte dei casi a società pubbliche. La riforma impone l’obbligo del pareggio economico finanziario della gestione, da ottenere attraverso una politica tariffaria che assicurasse la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio (full cost pricing). All’interno di questo quadro è stata avviata una riconfigurazione delle gestioni, e l’avvio in alcuni casi di processi di concentrazione locale tra operatori. Queste dinamiche non hanno tuttavia risolto la frammentazione degli operatori e le difficoltà di fare investimenti. Va infatti notato che numerosi territori evidenziano un’arretratezza accentuata nella realizzazione degli impianti di depurazione. Ancora oggi, a fronte di una penetrazione molto ampia degli acquedotti (la copertura supera il 96%), il sistema delle fognature arriva solo all'86% del fabbisogno e la depurazione si ferma al 70%. Per chiudere il ciclo dell'acqua servono 64 miliardi di euro in trent'anni. L’Unione europea ha avviato le procedure di infrazione per 820 aggregati urbani responsabili per la mancata depurazione. La disciplina comunitaria prevede, in caso di violazione delle norme, una penalità di mora, che per l’Italia va da un minimo di 11.904, a un massimo di 714.240 euro per ogni giorno di ritardo nell’adeguamento, a decorrere dalla pronuncia della sentenza emessa; inoltre una somma forfetaria verrà calcolata sulla base del PIL nazionale. Anche se è più presente nel Sud, si tratta di un ritardo che attraversa l’intero Paese: secondo la Corte di giustizia dell'Ue, in Lombardia 36 agglomerati urbani, con più di 10.000 abitanti, hanno trascurato la depurazione delle acque e negato sicurezza ai cittadini, aggirando la richiesta dell'Unione di ridurre l'inquinamento di fiumi e laghi. A seguito del referendum del 12 e 13 giugno 2011, che ha disposto l’abrogazione dell’art. 23 bis del “Decreto Ronchi” in materia di affidamento e del “Codice Ambientale”, nella parte in cui riconosceva nella tariffa del sistema idrico integrato una componente a garanzia di una adeguata remunerazione del capitale investito, il settore è piombato in un vuoto regolativo da cui è necessario uscire. La remunerazione del capitale era il costo del denaro che le aziende idriche (sia pubbliche che private) devono chiedere al mercato per fare gli investimenti; in assenza la copertura dei costi è messa a repentaglio specialmente in una fase in cui i tassi di interesse sono cresciuti enormemente. 25 DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. I decreti n.138 del 18 agosto 2011 e n.1 del 24 gennaio 2012 sono successivamente intervenuti sulla materia, con l’obiettivo di promuovere una maggiore concorrenza nei servizi pubblici locali escludendo esplicitamente il servizio idrico integrato. Per quanto concerne la remunerazione del capitale investito, è stato ritenuto che il referendum non possa pregiudicare i principi comunitari di recupero dei costi in tariffa a garanzia dell’equilibrio economico-finanziario delle gestioni e non possa pertanto produrre effetti sugli affidamenti già in essere. Ciononostante, il referendum ha introdotto diversi elementi di incertezza, generando interrogativi sulla possibilità di sostenere nuovi investimenti nel servizio idrico fino all’emanazione di una disposizione normativa chiarificatrice. Il metodo tariffario vigente (normalizzato secondo il decreto ministeriale 1 agosto 1996) rimane in vigore fino a quando non sarà riformato. In altri termini gli organi competenti AATO mancano di una capacità di ridefinire il costo del servizio, e le imprese strette fra le urgenze e i tempi della gestione e gli investimenti stabiliti dai piani d’ambito incontrano difficoltà nell’accesso al credito e meditano la costruzione di un fondo di garanzia per fronteggiare le richieste di risarcimento della quota di remunerazione oggi abolita. In ambito nazionale i maggiori player si sono costituiti in imprese multiutility. I gestori del servizio idrico non svolgono attività in altri comparti dei servizi pubblici locali nei due terzi dei casi nelle regioni del Nord Ovest, del Centro e del Mezzogiorno; nel Nord Est sono invece multiutility nella maggioranza dei casi. Nelle regioni settentrionali le imprese multiutility operano quasi sempre anche nella raccolta dei rifiuti urbani; nelle altre aree del paese per lo più nel settore energetico. SMAT e Acquedotto Pugliese sono le uniche imprese monobusiness a primeggiare sia dal punto di vista del valore della produzione sia della marginalità. Confronto Ebitda tra le maggiori multiutility e i maggiori gruppi monobusiness italiani (2010) 350 300 296 250 200 142 150 132 108 100 80 38 50 0 26 68 ACEA HERA AQP IREN SMAT PUBLIACQUA ACEGAS 26 22 A2A AMIACQUE DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. Sebbene la scelta multiutility sia stata operata da numerosi Gruppi non esiste un’evidenza perfetta del vantaggio a diversificare il business per chi opera il servizio idrico integrato. A tal proposito una indagine Banca d’Italia ho sottolineato come la stima non parametrica dell’efficienza delle gestioni affidatarie del servizio mostra che le multiutility hanno un’efficienza di scala significativamente superiore rispetto alle monoutility, ma un’efficienza tecnica significativamente inferiore, a indicare la scarsa presenza di economie di scopo tra i processi produttivi dell’acqua e del gas, dei trasporti, dell’energia o dello smaltimento dei rifiuti. I risultati, tuttavia, individuano una significativa variabilità tra il grado di efficienza tecnica dei singoli gestori, che permane – seppure attenuata – quando dell’analisi vengono escluse le osservazioni influenti. In altri termini l’efficienza delle multiutility si misura sulla capacità di sostenere gli investimenti in quanto più grandi e diversificate (nei settori a maggiore marginalità come l’energy), ma questa capacità non è supportata dalla possibilità di generare sinergie significative tra settori. Questa è la ragione per cui imprese delle dimensioni di SMAT e Acquedotto Pugliese sono in grado di concorrere con le maggiori multiutility nazionali nel servizio idrico integrato. Un recente report dell’International Water Association (International Search for Best Practices in Management and Operations), diretto a valutare in chiave comparativa le performance di trenta imprese europee, ha portato in luce un posizionamento di rilievo per il Gruppo SMAT. Per quanto riguarda la distribuzione, SMAT si posiziona al vertice della classifica per il costo del servizio per metro3 di acqua erogata, uno dei più bassi d’Europa, e allo stesso modo ricopre posizioni di rilievo sia per i costi generali che per le attività di customer service e controllo di qualità della risorsa. Nel 2010 SMAT ha sviluppato un indotto superiore ai 108 milioni di euro, la maggior parte dei quali si è tradotta in un acquisti per beni e servizi da imprese e soggetti localizzati sul territorio provinciale. Esercizio 2010 VALORE TOTALE FORNITURA 108.046637 NUMERO TOTALE FORNITORI 1105 VALORE FORNITURA/SISTEMA METROPOLITANO NUMERO FORNITORI/SISTEMA METROPOLITANO 58.799.231 (54%) 686 (62%) Come per le altre imprese del settore idrico, le prospettive di sviluppo del Gruppo SMAT sono legate alle future scelte che saranno assunte a livello nazionale. L’attuale quadro normativo non risolve i problemi di sostenibilità industriale delle imprese, perché non individua soluzioni alternative a garantire la copertura totale dei costi in tariffa dopo l’abrogazione degli articoli oggetto di referendum. Allo stesso modo l’esito del referendum non è di fatto stato recepito, in quanto non è ancora stato stabilito il metodo per definire le tariffe: la competenza per individuare il metodo è passata all’Authority per l'energia, la quale è tuttora in fase di trasformazione dopo il recente ampliamento dei poteri. 27 DOSSIER AMIAT, GTT, IREN, SAGAT, SMAT. Una seconda fonte di attenzione è il recente “Decreto Liberalizzazioni” sui servizi pubblici locali (n.1 del 24 gennaio 2012). Nonostante si escluda esplicitamente il servizio idrico integrato dalle procedure di cessazione degli affidamenti in house al 31.12.2012, è fonte di ambiguità il possibile assoggettamento delle imprese in house ai vincoli del patto di stabilità. Allo stesso tempo non è chiaro quale normativa vada seguita per le operazioni di reclutamento del personale. Un ultimo aspetto da considerare è il momentaneo quadro di incertezza dovuto dalla bozza di riforma regionale delle autorità d’ambito, avendo la Regione Piemonte presentato a dicembre 2011 una bozza di riassetto della filiera ambientale e del servizio idrico integrato. In attesa di conoscere l’assetto finale del documento, può valere la pena considerare l’esempio dell’Emilia-Romagna (Legge Regionale n.23 del 23 dicembre 2011) che ha promosso un riassetto organizzativo e di governo del sistema istituendo un unico Ambito Territoriale Ottimale regionale. L’obiettivo della legge è ridurre il numero di attori in campo, partendo già da una situazione storicamente diversa, meno eterogenea e frammentata rispetto a quella piemontese. Una via a cui si dovrebbe forse ragionevolmente tendere, nel volgere di alcuni anni. 28 DOSSIER Torino Nord Ovest srl impresa sociale è il centro fondato dall’Associazione Torino Internazionale per svolgere attività di studio, consulenza, valutazione e proposta nel campo della ricerca socioeconomica. Luogo di elaborazione di saperi applicabili e circolazione di idee, Torino Nord Ovest si propone di accrescere l’informazione e favorire il dibattito qualificato sui principali temi dell’agenda locale, ancorandoli a una produzione originale di dati, analisi, visioni. Il centro fotografa e approfondisce una pluralità di aspetti e settori – dall’economia al lavoro, dalle reti territoriali allo sviluppo locale e urbano, dalle rappresentanze alla cultura – con due punti fermi: la specializzazione territoriale nel nordovest italiano, dove si trovano le realtà più produttive e le forze più innovatrici del paese, e l’indagine dei fenomeni sociali ed economici nella loro reciproca relazione. Torino Nord Ovest srl impresa sociale con socio unico via Borgosesia 1, 10121 Torino www.torinonordovest.it, [email protected]