Relazione conoscitiva - Macalife. LIFE
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Relazione conoscitiva - Macalife. LIFE
Ente Gestore LEGAMBIENTE Comitato Regionale Siciliano Piano di Gestione “Macalube di Aragona” POR 1999.IT.16.1.PO.011/1.11/11.2.9/0303 Sito di Interesse Comunitario ITA040008 “Macalube di Aragona” PARTE I – FASE CONOSCITIVA Il Referente Tecnico del Piano di Gestione (Domenico Fontana) Data Il Referente per il Coordinamento dei PdG (Angelo Dimarca) Il Legale Rappresentante e RUP (Domenico Fontana) Coordinamento, Definizione Strategie Gestionali e Redazione del Piano di Gestione: Domenico Fontana, Daniele Gucciardo, Angelo Dimarca, Giulia Casamento Consulenze: Aspetti geologici e geomorfologici Rosario Di Pietro Flora e vegetazione, habitat comunitari, uso Dipartimento di Colture Arboree, Università di del suolo Palermo (responsabile scientifico Tommaso La Mantia, collaboratori Salvatore Pasta, Juliane Ruhl, Leonardo Scuderi) Aspetti faunistici - Dipartimento di Biologia Animale, Università di Palermo (responsabile scientifico Maurizio Sarà, collaboratori Enrico Bellia, Ivy Di Salvo, Massimiliano Di Vittorio, Fabio Grillo, Gabriele Mastrilli, Giandomenico Nardone) - Stazione di Inanellamento di Palermo (responsabile scientifico Bruno Massa, collaboratori Rocco Lo Duca, Emanuela Canale) - Federico Marrone - Alessandra Sicilia Aspetti urbanistici e di programmazione Vincenzo Todaro territoriale, Beni archeologici, architettonici e culturali, Paesaggio, Reti ecologiche Sistema Informativo Territoriale Daniele Gucciardo Salvatore Livreri Console Analisi socio-economica Coop. ECO - Alessia Maso Piano di Comunicazione Coop. ECO – Cristina Alga PIANO DI GESTIONE “Macalube di Aragona” SIC ITA 040008 “Maccalube di Aragona INDICE 1. PREMESSA 1.1 INTRODUZIONE 1.2 NORMATIVA E PRINCIPALI DOCUMENTI DI RIFERIMENTO 1.3 LA DIRETTIVA HABITAT E LA RETE DEI SITI NATURA 2000 1.4 I PIANI DI GESTIONE 1.5 METODOLOGIA UTILIZZATA NELL’AMBITO DEL PRESENTE PIANO DI GESTIONE 4 5 7 10 12 2. QUADRO CONOSCITIVO 2.1 LE CONOSCENZE PREGRESSE SUL SITO (B.2) 16 2.2 DESCRIZIONE FISICA DEL SITO (A) 2.2.1 Inquadramento territoriale e descrizione dei confini del Sito (A.1) 2.2.2 Inquadramento climatico e caratterizzazione bioclimatica del Sito (A.2) 2.2.3 Inquadramento geologico, geomorfologico, idrogeologico (A.3) Aspetti geologici (A.3.1) Aspetti geomorfologici (A.3.1) Aspetti idrogeologici (A.3.2; A.4) Aree classificate ad elevata pericolosità per la prevenzione del rischio idrogeologico (A.3.3) Individuazione di eventuali sistemi di monitoraggio già esistenti nel territorio e/o previsti (A.3.4; A.4.2) 2.3 DESCRIZIONE BIOLOGICA DEL SITO (B) 2.3.1 Descrizione della flora, della vegetazione e degli habitat 2.3.1.1 Le conoscenze floristico-vegetazionali – precedenti indagini sul SIC (B.2) 2.3.1.2 Metodologia adottata negli studi di carattere botanico (B.3.1) 2.3.1.3 Risultati delle indagini e descrizione floristico-vegetazionale del Sito (B.3) Premessa sul grado di naturalità del territorio con dati di sintesi sull’uso del suolo Check-list della flora vascolare ed analisi fitogeografica della flora Piante vascolari presenti negli Allegati II, IV e V della Direttiva Habitat e/o nella Lista Rossa Regionale e/o di interesse biogeografico/conservazionistico Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3) Inquadramento fitosociologico e caratterizzazione ecologica della vegetazione 16 17 19 32 39 39 39 42 1 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano (B.3.2) 2.3.1.4 Descrizione degli habitat rinvenuti e Commento alla Carta degli Habitat (B.3.4) 2.3.1.5 Verifica ed Aggiornamento della Scheda Natura 2000 – flora ed habitat (B.1) 2.3.2 Descrizione faunistica del Sito 2.3.2.1 Le conoscenze faunistiche – precedenti indagini sul Sito (B.2) 2.3.2.2 Metodologia adottata negli studi faunistici (B.3.1) 2.3.2.3 Risultati delle indagini e descrizione faunistica del Sito (B.3) Check-list della fauna e descrizione delle specie rinvenute Applicazione di indici per la valutazione del valore delle singole specie ed individuazione delle specie e delle comunità di interesse conservazioni stico Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3) Descrizione del valore faunistico del territorio ed analisi delle aree di importanza faunistica del SIC (B.3.5; B.3.7) 2.3.2.4 Verifica ed aggiornamento della Scheda natura 2000 – fauna (B.1) 74 80 81 81 82 85 114 2.3.3 Descrizione agroforestale del Sito (C) 2.3.3.1 Descrizione dell’uso del suolo e commento della carta (C.2; B.3.6) 2.3.3.2 Descrizione delle aree e delle tecniche agricole Caratterizzazione delle aree agricole rispetto agli habitat ed alle specie della Dir. 92/43/CEE e brevi cenni sull’impatto delle tipologie e delle pratiche di gestione agro-forestale 2.3.3.3 Descrizione delle aree forestali (C.1) 119 119 120 2.3.4 Descrizione del Paesaggio (F) 2.3.4.1 Caratteri significativi del paesaggio antropico e naturale (F.1; F.2) 2.3.4.2 Variazioni del paesaggio e tendenze evolutive delle trasformazioni territoriali (F.3) 2.3.4.3 Coerenza con le Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale e con gli obiettivi del D. Lgs. 42/04 (F.4; F.5) 124 124 126 2.3.5 Descrizione dei valori archeologici, architettonici e culturali (E) 2.3.5.1 Strumenti normativi e di pianificazione di settore vigenti sul territorio (E.1) 2.3.5.2 Individuazione di aree archeologiche (E.2) 2.3.5.3 Individuazione dei beni architettonici ed archeologici sottoposti a tutela (E.3) 2.3.5.4 Coerenza con gli obiettivi del D. Lgs. 42/04. Codice dei beni culturali e del paesaggio (E.1.1) 132 132 2.3.6 Descrizione della pianificazione territoriale 134 123 127 132 132 133 2 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 2.3.6.1 Sistema vincolistico (D.2) 2.3.6.2 Mappa catastale o definizione di macrozone demaniali 2.3.6.3 Inventario dei soggetti amministrativi e gestionali (D.4) 2.3.6.4 Analisi del patrimonio insediativo, delle infrastrutture e dei detrattori ambientali (D.11) 2.3.6.5 Analisi e valutazione di coerenza degli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica (D.3; D.5) 2.3.6.6 Analisi e valutazione di coerenza degli strumenti di programmazione territoriale (D.5; D.6) 2.3.6.7 Analisi e valutazione di coerenza di altri Piani e Regolamenti vigenti che incidono sul territorio e sulla conservazione di specie e habitat (D.5; D.6; D.7) Regolamento della Riserva Naturale “Macalube di Aragona” Norme sulla condizionalità – DDG n. 3220 dell’Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste del 28.12.2007 Piano di Sviluppo Rurale 2007/2013 Programma Operativo Regionale FESR 2007-2013 134 135 136 137 2.3.7 Descrizione del contesto socio-economico (D) 2.3.7.1 Demografia (D.9.2) 2.3.7.2 Situazione sociale (D.9.5) 2.3.7.3 Aspetti economici (D.9.1; D.9.3; D.9.4; D.10) 2.3.7.4 Soggetti pubblici e privati operanti in campo ambientale (D.8) 2.3.7.5 Potenzialità turistiche del Sito (D.9.6) 2.3.7.6 Altre ipotesi per uno sviluppo socio-economico dell’area 157 157 160 161 174 174 180 2.3.8 Commento di sintesi sul valore complessivo del SIC 2.3.9 Analisi dell’attuale perimetrazione del SIC e proposte per l’inserimento di nuove aree 2.3.10 Relazione del Sito con la Rete Ecologica regionale ed individuazione dei corridoi ecologici presenti e potenziali (B.3.8) 182 184 138 143 144 185 3 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 1. PREMESSA 1.1 INTRODUZIONE Legambiente-Comitato Regionale Siciliano, nella qualità di Ente Gestore della Riserva Naturale “Macalube di Aragona”, ha sottoscritto in data 03.10.2007 il Protocollo d’Intesa con l’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente per provvedere alla redazione del Piano di Gestione denominato “Macalube di Aragona” relativo al Sito di Importanza Comunitaria ITA0400008 “Macalube di Aragona”, in attuazione della misura 1.11 del Complemento di Programmazione Sicilia 2000-2006, adottato con deliberazione della Giunta Regionale n° 327 dell’8.8.2007. Con provvedimento del 19.12.2007 prot. 92216 l’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente ha approvato il Piano di Lavoro presentato dall’Ente Gestore, ai sensi e per effetti dell’articolo 3 del Protocollo di Intesa, autorizzando così la prosecuzione delle attività previste. Il presente Piano di Gestione è costituito da: - Relazione I – Fase analitica - Relazione II – Fase gestionale con schede sulle azioni - Allegato I - Scheda Natura 2000 aggiornata Costituiscono allegati e parte integrante del presente Piano di Gestione: Tavola 1 – Carta dell’inquadramento territoriale; Tavola 2 – Carta geologica Tavola 3 – Carta geologica Tavola 4 – Carta dei sistemi ambientali Tavola 5 – Carta della distribuzione floristica Tavola 6 – Carta della vegetazione Tavola 7 – Carta degli habitat Tavola 8 – Carta del valore floristico Tavola 9 – Carta delle distribuzione faunistica Tavola 10 – Carta del valore faunistico Tavola 11 – Carta delle aree di importanza faunistica Tavola 12 – Carta dell’uso del suolo Tavola 13 – Carta di sovrapposizione tra uso del suolo e habitat Tavola 14 – Carta dei vincoli Tavola 15 – Carta del regime proprietario Tavola 16 – Carta degli insediamenti e delle infrastrutture Tavola 17 – Carta delle aree critiche per la vegetazione 4 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Tavola 18 – Carta degli interventi gestionali Repertorio fotografico su DVD. 1.2 NORMATIVA E PRINCIPALI DOCUMENTI DI RIFERIMENTO Normativa europea • Direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici GUCE n. 103 del 25 aprile 1979 • Direttiva 91/244/CEE della Commissione, del 6 marzo 1991 che modifica la direttiva 79/409/CEE del Consiglio concernente la conservazione degli uccelli selvatici (in particolare, sostituisce gli allegati I e III) GUCE L 115, 08.05.1991 (G.U. 13 giugno 1991, n. 45, 2° serie speciale); • Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 - relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche GUCE n. 206 del 22 luglio 1992 • Direttiva 94/24/CE del Consiglio, dell'8 giugno 1994 che modifica l'allegato II della direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici GUCE L 164, 30.06.1994 (GU 12 settembre 1994, n.69, 2° serie speciale); • Direttiva 97/49/CE della Commissione, del 29 luglio 1997 (sostituisce l'allegato I della direttiva Uccelli) GUCE L 223, 13.08.1997(G.U. 27 ottobre 1997, n.83, 2° serie speciale) • Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre 1997 recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche GUCE n. L 305 del 08/11/1997 Normativa Nazionale • Legge quadro sulle aree protette (Legge 394/91) • Legge n. 157 dell’11.02.1992 – Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio – GURI serie generale n. 46 del 25.2.1992 • D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 - Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche – S.O. n. 219/L alla GURI n. 248 del 23 ottobre 1997 - Serie Generale • Decreto del Ministro dell'Ambiente 20 gennaio 1999 - Modificazioni degli allegati A e B del DPR n. 357/97, in attuazione della direttiva 97/62/CE del Consiglio, recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE GU, serie generale, n. 23 del 9 febbraio 1999. (Riporta gli elenchi di habitat e specie aggiornati dopo l'accesso nell'Unione di alcuni nuovi Stati) 5 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano • D.M. 3 aprile 2000 - Elenco delle zone di protezione speciale designate ai sensi della direttiva 79/409/CEE e dei siti di importanza comunitaria proposti ai sensi della direttiva 92/43/CEE • D.M. 3 settembre 2002 - Linee guida per la gestione dei siti della Rete Natura 2000 (G.U. della Repubblica Italiana n. 224 del 24 settembre 2002) • Legge 3 ottobre 2002, n. 221 - Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di protezione della fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione dell'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE GU n. 239 del 11 ottobre 2002 • DPR 12 marzo 2003, n. 120 - Regolamento recante modifiche ed integrazioni al DPR 357/07, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche - GU n. 124 del 30 maggio 2003 • D. Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) • D.M. 25 marzo 2005 - Elenco dei proposti siti di importanza comunitaria per la regione biogeografia mediterranea, ai sensi della direttiva 92/43/CEE • D.M. 11 giugno 2007 - Modificazioni agli allegati A, B, D ed E del DPR 357/97 e successive modificazioni, in attuazione della direttiva 2006/105/CE del Consiglio del 20 novembre 2006, che adegua le direttive 73/239/CEE, 74/557/CEE e 2002/83/CE in materia di ambiente a motivo dell'adesione della Bulgaria e della Romania (S.O. n.150 a GURI n. 152 del 3 luglio 2007) • D.M. 5 luglio 2007 - Elenco delle zone di protezione speciale (ZPS) classificate ai sensi della direttiva 79/409/CEE (S.O. n. 167 alla GURI n. 170 del 24 luglio 2007) • D.M. 17 ottobre 2007 - Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS) (GURI Serie Generale n. 258 del 6 novembre 2007) Normativa Regionale • Assessorato Territorio e Ambiente – Disposizioni e Comunicati. Elenco dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), individuati ai sensi delle Direttive n. 92/43/CEE e 79/409/CEE (GURS n. 57 del 15.12.2000) • Assessorato Territorio e Ambiente. Elenco aggiornato dei Siti di Importanza Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciale, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE (GURS n. 8 del 20.02.2004) • Assessorato Territorio e Ambiente. Disposizioni e Comunicati. Elenco dei Siti di Importanza Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciale ricadenti nel territorio della Regione, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE (GURS n. 31 del 22.07.2005) • Assessorato Territorio e Ambiente. Circolare 23 gennaio 2004. DPR 357/97 e successive modifiche ed integrazioni “Regolamento recante attuazione della direttiva n. 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” – Art. 5 – Valutazione dell’Incidenza – (GURS n. 10 del 5.3.2004) 6 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano • Assessorato Territorio e Ambiente. Decreto 21 febbraio 2005. Elenco dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), individuati ai sensi delle Direttive n. 92/43/CEE e 79/409/CEE (GURS n. 42 del 7.10.2005) 1.3 LA DIRETTIVA HABITAT E LA RETE DEI SITI NATURA 2000 I processi di degrado del territorio e le trasformazioni del paesaggio, l’impoverimento della diversità biologica, il processo di frammentazione degli ambienti naturali ed il loro progressivo isolamento in un contesto territoriale a crescente antropizzazione, sono temi che negli ultimi decenni sono diventati centrali nell’azione delle istituzioni pubbliche, e a partire dagli anni '80 sono diventati oggetto di numerose convenzioni internazionali. Nel 1992, con la sottoscrizione della Convenzione di Rio sulla Biodiversità, tutti gli stati membri della Comunità Europea hanno riconosciuto come priorità da perseguire la conservazione in situ degli ecosistemi e degli habitat naturali, ponendosi come obiettivo quello di “anticipare, prevenire e attaccare alla fonte le cause di significativa riduzione o perdita della diversità biologica, in considerazione del suo valore intrinseco e dei suoi valori ecologici, genetici, sociali, economici, scientifici, educativi, culturali, ricreativi ed estetici". In questo contesto internazionale l’Unione Europea ha approvato nel 1998 una strategia per la biodiversità che ha predisposto il quadro di riferimento normativo e programmatico per promuovere gli obiettivi della convenzione sulla diversità biologica. Al Consiglio Europeo di Göteborg del giugno 2001, i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea si sono posti l’ambizioso obiettivo di arrestare il declino della biodiversità entro il 2010, elaborando nel VI Piano d’Azione per l’Ambiente, sottoscritto dal Consiglio e dal Parlamento nel luglio 2002, i mezzi per raggiungere tale obiettivo. Al fine di ottenere una significativa riduzione dell’attuale tasso di perdita di biodiversità entro il 2010, è cruciale dare concreta attuazione alla direttiva Habitat 92/43 ed alla direttiva Uccelli 79/409 e procedere alla realizzazione della Rete Natura 2000. Con tali direttive l’Unione Europea ha posto le basi per un’organica azione, ad ampia scala geografica, di conservazione della natura e della biodiversità, con un nuovo approccio e introducendo sostanziali novità nella legislazione. Innanzitutto entrambe le Direttive elencano le specie animali, vegetali e gli habitat di particolare interesse conservazionistico (indicando con un asterisco quelli prioritari) e prevedono l’individuazione di aree di particolare tutela, le Zone di Protezione Speciale (ZPS) per gli uccelli, e i Siti di Importanza Comunitaria (SIC, da designare successivamente da parte del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio come ZSC - Zone Speciali di Conservazione) per le specie animali, vegetali e per gli habitat. Scopo principale della direttiva Habitat è “contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri ai quali si applica il trattato”. Nella fattispecie, gli Stati membri devono mantenere o ripristinare in uno stato di conservazione soddisfacente gli habitat naturali e le specie di flora e fauna selvatiche di interesse comunitario (art. 2). Le conoscenze acquisite negli ultimi anni nel campo dell'ecologia e della biologia della conservazione hanno messo in evidenza come, per la tutela di habitat e specie, sia necessario operare in un'ottica di rete di aree, che rappresentino, con popolazioni vitali e superfici adeguate, tutte le specie e gli habitat tipici dell'Europa, con le loro variabilità e diversità geografiche. La costituzione di una rete è finalizzata inoltre ad assicurare la continuità degli spostamenti migratori, dei flussi genetici delle varie specie e a garantire la vitalità a lungo termine degli 7 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano habitat naturali: si è passati quindi dalla conservazione di specifiche specie e aree alla conservazione dell’intero sistema degli ecosistemi presenti nel territorio europeo. Sulla scorta di tali considerazioni, l'Unione Europea (Direttiva Habitat, art. 3) ha stabilito la fondazione della Rete Ecologica Europea denominata “Natura 2000”, costituita innanzitutto dalle Zone di Protezione Speciale e dalle Zone Speciali di Conservazione, pianificando un sistema interconnesso di aree ad elevata valenza naturalistica ed omogeneizzando la gestione del territorio naturale e seminaturale compreso all’interno della Comunità Europea. Una “rete ecologica europea coerente” di Siti Natura 2000 ha lo scopo di garantire il mantenimento o il ripristino dei tipi di habitat naturali e degli habitat di specie in un soddisfacente stato di conservazione (art. 3). In base all’art. 10, gli Stati membri si impegnano “nell’ambito delle loro politiche di riassetto del territorio e di sviluppo, e segnatamente per rendere più ecologicamente coerente la Rete Natura 2000”, a promuovere la gestione di quegli elementi del paesaggio che per la loro struttura lineare o il loro ruolo di collegamento possono costituire corridoi per la flora e la fauna selvatiche. La protezione delle specie di flora e di fauna dovrà anche essere assicurata mediante la predisposizione di un rigoroso regime di tutela delle specie in tutta la loro gamma naturale (artt. da 12 a 16). La Direttiva contiene diverse misure complementari in tema di sorveglianza e monitoraggio, reintroduzione di specie indigene, introduzione di specie non indigene, ricerca e istruzione. Va inoltre sottolineato che la conservazione della biodiversità europea viene realizzata tenendo conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali, favorendo cioè l'integrazione della tutela di habitat e specie animali e vegetali con le attività economiche e con le esigenze sociali e culturali delle popolazioni che vivono all'interno delle aree che fanno parte della rete Natura 2000. E’ importante mettere in risalto che la Direttiva Habitat ed il progetto Rete Natura 2000 attribuiscono grande importanza non solo alle aree ad alta naturalità (quelle meno modificate dall'uomo) ma anche agli ambienti seminaturali (come le aree ad agricoltura tradizionale, i boschi utilizzati, i pascoli, ecc.) e a quei territori contigui, indispensabili per mettere in relazione aree divenute distanti spazialmente ma vicine per funzionalità ecologica. Con ció viene riconosciuto il valore, per la conservazione della biodiversità a livello europeo, di tutte quelle aree nelle quali la secolare presenza dell'uomo e delle sue attività tradizionali ha permesso la formazione/mantenimento di particolari ambienti. Alle aree agricole, per esempio, sono legate numerose specie animali e vegetali ormai rare e minacciate per la cui sopravvivenza è necessaria la prosecuzione e la valorizzazione delle attività tradizionali, come il pascolo o l'agricoltura non intensiva, in molti casi opportunamente regolamentati o riconvertiti. Elemento di carattere innovativo è l’attenzione rivolta dalla direttiva alla valorizzazione della funzionalità degli habitat e dei sistemi naturali. Si valuta infatti non solo la qualità attuale del Sito ma anche la potenzialità che hanno gli habitat di raggiungere un livello di maggiore complessità. La direttiva prende in considerazione anche siti attualmente degradati in cui tuttavia gli habitat abbiano conservato l’efficienza funzionale e che pertanto possano ritornare verso forme più evolute mediante l’eliminazione delle ragioni di degrado. Questa nuova impostazione di sistema si integra con la strategia del Consiglio d'Europa di promuovere un approccio piú comprensivo e meno parcellizzato del governo del territorio, che ha portato all’adozione della Convenzione Europea sul Paesaggio. La definizione della Rete Natura 2000 pone le sue basi di conoscenza scientifica nel progetto "CORINE Biotopes" che, dal 1985 al 1991, ha condotto ad una prima individuazione delle 8 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano specie animali e vegetali presenti sul territorio europeo, degne di attenzione e/o da sottoporre a specifica tutela. Il recepimento della Direttiva Uccelli è avvenuto in Italia con la legge 157/92. Il recepimento della Direttiva Habitat è avvenuto in Italia nel 1997 attraverso il Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 modificato ed integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003; dal punto di vista delle competenze amministrative, tale atto affida alle Regioni (e alle Province Autonome) il compito di individuare i siti della rete Natura 2000 e di assicurarne la tutela. Il DPR 357/97 costituisce il regolamento di attuazione della Direttiva Habitat e fissa le procedure per l’individuazione dei Siti di Interesse Comunitario (art. 3) e prevede l’adozione, da parte delle Regioni, di piani di gestione per le Zone Speciali di Conservazione e le Zone di Protezione Speciale (art. 4, art. 6). L’art. 5 prevede che nella pianificazione territoriale si tenga conto della valenza naturalistico-ambientale dei siti di interesse comunitario; prevede inoltre che i proponenti di progetti che potrebbero avere implicazioni sulle aree protette e per i quali non si applica la procedura di valutazione d’impatto ambientale, presentino, alle autorità competenti, una relazione sulla base della quale effettuare una Valutazione di Incidenza Ambientale. L’individuazione dei Siti di Importanza Comunitaria in Italia è avvenuta su iniziativa del Ministero dell'Ambiente con il progetto“Bioitaly” con cui si è provveduto, dal 1995 al 1997, alla raccolta e sistematizzazione delle informazioni sui biotopi, sugli habitat naturali e seminaturali di interesse comunitario, procedendo alla redazione di specifiche schede descrittive complete di cartografia. Le Regioni hanno provveduto ad adottare definitivamente l’elenco dei proposti Siti di Importanza Comunitaria, trasmessi alla Commissione Europea per la successiva validazione. Con il Decreto del Ministero dell’Ambiente del 3 Aprile 2000 è stato reso noto il primo “Elenco dei Siti di Importanza Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciali, individuati ai sensi delle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE”, (G.U. n.95 del 22 Aprile 2000). Nel 2002 è stato pubblicato sulla GURS il primo avviso dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente sull’avvenuta redazione dell’elenco dei pSIC. Successivamente la Regione Siciliana ha effettuato una serie di verifiche e riscontri che hanno portato ad alcune modifiche dei perimetri dei pSIC ed alla integrazione delle schede descrittive delle valenze naturalistiche di ciascun sito. L’ultimo elenco è stato approvato con D.A. n.46 del 21.02.2005, con il quale si individuano le nuove ZPS ricadenti nel territorio della Regione Siciliana e si ridefinisce la lista complessiva dei siti Natura 2000. Con D.A. n. 120 del 05.05.06 sono stati approvati la trasposizione in scala 1:10.000 delle perimetrazioni dei siti Natura 2000 e l'aggiornamento delle relative schede; Va fatto rilevare che nel passaggio di scala da 25.000 a 10.000 sono state operate delle riduzioni di superfici che non sono state giustificate in alcun modo. Successivamente la Commissione Europea, con Decisione 2006/613/CE del 19 luglio 2006 ha adottato l’elenco dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea, tra cui rientrano quelli siciliani. Attualmente sono stati individuati 233 tra Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS); tali aree si integrano, in molti casi sovrapponendosi, ad un vasto sistema di aree protette per fini di conservazione della natura esistenti in Sicilia. 9 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano In particolare: 14 IBA (Important Bird Areas); 2 aree umide d’interesse internazionale individuate ai sensi della Convenzione Ramsar; 5 Aree Marine Protette (ANMP); 76 Riserve Naturali 4 Parchi Regionali Per perseguire gli obiettivi posti dalle Direttive 79/409 e 92/43 occorrono ancora alcuni atti e azioni amministrative importanti: • la designazione delle Zone Speciali di Conservazione sulla base degli elenchi dei siti di importanza comunitaria selezionati dalla Commissione europea • la coerente definizione delle misure di conservazione per i SIC e le ZPS, comprese eventuale misure di salvaguardia, a partire dall’approvazione dei Piani di Gestione e dal rispetto dei criteri minimi fissati dal Ministero dell’Ambiente Nel settembre 2002 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ha reso pubbliche le “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000”: proprio qui viene ribadito il ruolo della Regione quale “soggetto incaricato delle funzioni normative e amministrative connesse all’attuazione della direttiva Habitat”, oltreché la possibilità di sottoporre la materia a propria disciplina legislativa organica. In questo contesto di crescenti impegni per gli Stati e le regioni nel perseguire la tutela della biodiversità, degli habitat e delle specie di interesse comunitario, anche la programmazione dei fondi strutturali è stata orientata alla realizzazione della Rete Natura 2000 e ed alla corretta gestione dei Siti . La prima novità sostanziale si è avuta all’interno del QCS 2000-2006 e di conseguenza del POR Sicilia 2000-2006, prevedendo in maniera esplicita l’integrazione delle politiche ambientali nelle politiche di sviluppo economico, la sostenibilità come criterio informatore delle scelte ed obiettivo da perseguire, la Rete Ecologica come grande infrastruttura territoriale per lo sviluppo sostenibile, pensata in stretta integrazione con i temi dello sviluppo rurale, della tutela e valorizzazione dei beni culturali, della promozione di specifici segmenti di offerta turistica. Ed in attuazione di tale strategia, la Misura 1.11 del Complemento di programmazione del POR Sicilia 2000-2006 ha previsto, tra gli altri interventi, proprio la redazione dei Piani di gestione dei Siti Natura 2000. Con il DDG n. 502 del 06.06.2007, l’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, ha individuati i Piani di Gestione da redigere, i Beneficiari finali e sono state, altresì, impegnate, sul cap. 842040 del bilancio della regione le somme occorrenti per il finanziamento di ciascun Piano. 1.4 I PIANI DI GESTIONE L’Articolo 6 della Direttiva Habitat contiene le più importanti disposizioni per la conservazione di specie ed habitat, prevedendo, in particolare al comma 1, l’adozione di: ¾ opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali; ¾ appropriati piani di gestione. Le misure del primo tipo costituiscono un requisito minimo, e possono essere considerate necessarie o obbligatorie. Al contrario, il Piano di Gestione deve essere adottato “se 10 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano opportuno”, cioè qualora la situazione specifica del Sito non consenta di garantire uno stato di conservazione soddisfacente solamente grazie alle misure obbligatorie. Il Piano di Gestione peraltro si configura come l’unico strumento di pianificazione idoneo alla salvaguardia delle peculiarità di ogni singolo sito in grado di integrare gli aspetti prettamente naturalistici con quelli socio-economici ed amministrativi. Occorre inoltre ricordare che la Direttiva habitat impegna, in attuazione del principio di prevenzione: “Gli Stati membri ad adottare tutte le opportune misure per evitare, nelle zone speciali di conservazione il degrado (…), nonché la perturbazione (..)”. Queste misure vanno al di là delle semplici misure di gestione necessarie per garantire la conservazione già coperte dall’articolo 6, paragrafo 1. Ed ancora il comma 1 dell’articolo 4 del DPR 357/97 (integrato dal DPR 120/2003) sancisce che “le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano assicurano per i proposti siti di importanza comunitaria opportune misure per evitare il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate”. Il campo di applicazione è più ampio di quello dell’art. 5 che concerne unicamente i piani ed i progetti per i quali è necessaria la preventiva valutazione di incidenza. Esso si riferisce pertanto allo svolgimento di attività che non richiedono necessariamente un’autorizzazione preventiva, come l’agricoltura o la caccia. La Regione Siciliana non ha ancora adottato alcuna misura di salvaguardia per i SIC, ma, come già detto, con DDG-Territorio e Ambiente n. 502 del 06.06.2007 si è determinata sulla necessità di dotare ogni SIC di Piano di Gestione, che costituisce una delle possibili misure di conservazione per i Siti della Rete Natura 2000. Se le misure di conservazione e gli strumenti pianificatori già esistenti sull’area fossero stati sufficienti per conseguire gli obiettivi di conservazione fissati dalle Direttive comunitarie, non sarebbe stato necessario redigere un apposito piano di gestione, ma sarebbe stato sufficiente provvedere alle attività di monitoraggio e valutazione dello stato di conservazione del sito. Nella predisposizione del presente Piano di Gestione è stata pertanto compiuta preliminarmente la verifica dei presupposti che rendono necessario, per il raggiungimento degli obiettivi della Direttiva e per la tutela del sito in esame, la predispozione di un Piano di Gestione autonomo. Il primo passo di tale verifica è stato la puntuale ricognizione di tutte le previsioni normative e pianificatorie che riguardano il sito. Tale ricognizione ha consentito di evidenziare che: 1) il quadro della pianificazione è incompleto poichè sono mancano sia il Piano Territoriale Provinciale che il Piano di Utilizzazione della riserva naturale. 2) nessuno dei piani vigenti, peraltro, contiene la visualizzazione del perimetro del SIC né tanto meno contiene misure specifiche per la conservazione dei singoli habitat e delle specie presenti nel SIC. Le previsioni regolamentari vigenti non sono sufficienti al mantenimento di uno stato di conservazione favorevole degli habitat e delle specie per le quali il Sito è stato individuato, né appaiono facilmente integrabili; dunque molte delle necessarie misure di conservazione individuate non potrebbero essere ricondotte a strumenti esistenti o in via di adozione. Ad oggi l’unico strumento idoneo a disciplinare l’uso del territorio con specifica attenzione agli obiettivi di conservazione della natura è il vigente Regolamento della riserva naturale, che riguarda tuttavia una porzione assai limitata del SIC. 11 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Pertanto, sulla base dei vincoli gravanti sul territorio e degli strumenti di programmazione e gestione territoriale, emerge l’assoluta necessità dell’elaborazione del Piano di Gestione come strumento autonomo. Infatti, la complessità delle problematiche di conservazione presenti nel Sito, e la possibilità solo parziale di recepimento delle misure di conservazione nell’ambito degli attuali e diversi strumenti di pianificazione territoriale, hanno indotto a ritenere necessaria la realizzazione di un Piano di Gestione specifico per il sito. 1.5 METODOLOGIA UTILIZZATA NELL’AMBITO DEL PRESENTE PIANO DI GESTIONE Il Piano di Gestione è finalizzato alla individuazione delle misure esplicite finalizzate a raggiungere gli obiettivi generali della Direttiva Habitat 92/43, cioè “… il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e delle specie di fauna e di flora di interesse comunitario”, tenendo conto “… delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali”. Per poter efficacemente svolgere il compito assegnato, il Piano dovrà essere: • • • • • fondato su un rigoroso quadro conoscitivo, integrabile nell’ambito del Sistema Informativo Territoriale e comprendente gli aspetti della realtà socio-economica locale; specificamente dettagliato circa le misure di conservazione degli habitat e delle specie di interesse conservazionistico del Sito; chiaro nei contenuti e organizzato in banche dati georiferite; praticabile in termini amministrativi e di impatto socio-economico; flessibile e dinamico e quindi costruito per essere integrato e migliorato sulla scorta dell’esperienza concreta. In riferimento al carattere che gli si vuole conferire, il presente Piano di Gestione contiene: • la definizione del quadro conoscitivo relativo alle caratteristiche del Sito per le diverse componenti (fisica, biologica, socio-economica, culturale, paesaggistica), descritte sulla base delle conoscenze pregresse e di studi aggiuntivi, e comprendente la redazione di banche dati georiferite; • l’analisi delle esigenze ecologiche di habitat e specie, e l’individuazione di specifici indicatori che consentano di valutare lo stato di conservazione e di prevederne l'evoluzione; • la formulazione degli obiettivi gestionali generali e degli obiettivi specifici, sulla base di valutazioni strategiche che rispettino le finalità istitutive del sito; • la definizione della strategia gestionale e del piano delle azioni, con precise indicazioni sulla cogenza delle misure di gestione, sulla responsabilità attuativa dei vari soggetti operanti sul territorio, sull’individuazione di costi e tempi necessari per la loro realizzazione; • l’individuazione di indicatori e azioni di monitoraggio tanto sullo stato di conservazione di habitat e specie quanto sull’efficacia delle azioni gestionali. L’Ente gestore, ai sensi dell’art. 5 del Protocollo d’Intesa stipulato con l’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, ha deciso di provvedere alla redazione del suddetto Piano in economia, avvalendosi di attrezzature e personale delle riserve naturali affidate in gestione e della collaborazione di professionalità esterne per specifici compiti di consulenza, di studio, 12 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano progettuali e di monitoraggio. Tale scelta è motivata non solo dall’opportunità di valorizzare competenze già presenti nell’organigramma dell’Ente gestore, ma soprattutto dalla volontà di utilizzare a pieno il lavoro già svolto negli anni per la gestione delle riserve naturali coinvolte, e per meglio coordinare la pianificazione dei Siti Natura 2000 con quella delle riserve interessate (i cui piani di sistemazione sono stati approvati o sono in corso di elaborazione). Per la redazione del presente Piano di Gestione sono state svolte, in coerenza con il cronoprogramma elaborato, le attività di seguito indicate: 1) Definizione di uno specifico gruppo di lavoro per il coordinamento e la redazione del Piano di Gestione, costituito da: direttore della riserva naturale “Macalube di Aragona” arch. Domenico Fontana, con le funzioni di referente tecnico del Piano e coautore della parte gestionale; direttore della riserva naturale “Lago Sfondato” Sig. Angelo Dimarca, con le funzioni di referente regionale del coordinamento Piani di Gestione e dei rapporti con l’Assessorato e coautore della parte gestionale; direttore della riserva naturale “Grotta di Carburangeli” dott. Rosario Di Pietro, consulente per la parte geologica; dott. Salvatore Livreri Console, coordinatore del SIT regionale; Arch. Daniele Gucciardo, operatore della riserva naturale “Macalube di Aragona”, per la gestione del Sistema Informativo Territoriale. 2) Affidamento degli incarichi di collaborazione per lo svolgimento di specifiche analisi ambientali e territoriali finalizzate all’approfondimento ed all’integrazione delle conoscenze sul Sito. Nella tabella che segue viene riportato l’elenco dei consulenti esterni incaricati e dei relativi settori di indagine. Stazione inanellamento Palermo – responsabile scientifico prof. Bruno Massa Dip.to Colture Arboree, Università PA – responsabile scientifico Dott. Tommaso La Mantia Dott.ri naturalisti Federico Marrone e Alessandra Sicilia Dip.to Biologia Animale, Università PA – responsabile scientifico prof. Maurizio Sarà Arch. Vincenzo Todaro, dottore di ricerca in Pianificazione urbana e territoriale Avifauna, entomofauna Dott. Naturalista Salvatore Livreri Console, esperto in SIT Coop. ECO, Palermo (dott.ssa Alessia Maso e dott.ssa Maria Cristina Alga) Gestione del Sistema Informativo Territoriale Flora, vegetazione e habitat comunitari Caratterizzazione agro-forestale, uso del suolo e linee guida per attività agro-silvo-pastorali Aspetti faunistici legati agli stagni temporanei (anfibi, crostacei) Aspetti faunistici (chirotterofauna) Aspetti urbanistici e di programmazione territoriale – Beni archeologici, architettonici e culturali Paesaggio - Reti ecologiche Analisi socio-economica e Piano di comunicazione 3) Raccolta di dati bibliografici e di documentazione tecnica. 4) Sopralluoghi su campo finalizzati ad un maggiore approfondimento del quadro conoscitivo nonché all’analisi ed alla valutazione dello stato di conservazione, della viabilità esistente, del grado di antropizzazione, della presenza di detrattori ambientali. 13 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 5) Attività di informazione preliminare, nei confronti di Enti ed Amministrazioni competenti, sulla redazione del Piano di Gestione, 6) Implementazione del Sistema Informativo Territoriale Il Piano di Gestione è stato redatto in conformità con i seguenti documenti: • “Manuale delle linee guida per la redazione dei piani di gestione dei siti Natura 2000” - Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio. • “Linee Guida per la gestione dei siti Natura 2000” - Decreto del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio del 3 settembre 2002. • “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)” - Decreto 17 Ottobre 2007 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Le Schede Natura 2000 sono state aggiornate e verificate in conformità con il “Formulario Standard NATURA 2000 per la raccolta dei dati: Note esplicative”. Le schede degli interventi gestionali sono state compilate in conformità con la nota “Linee Guida per la definizione delle strategie gestionali e delle azioni nei Siti Natura 2000”, Assessorato Regionale Territorio e Ambiente del 23.05.2008. Nell’ambito della redazione del Piano di Gestione, ed in particolare per l’individuazione delle strategie e degli obiettivi di conservazione, sono stati consultati i seguenti documenti: European Commission 2007. Guidance document on the strict protection of animal species of Community interest under the Habitats Directive 92/43/EEC. Regione Siciliana - Assessorato Agricoltura e Foreste, 2003. Piano Forestale Regionale Linee Guida Servizio Programmazione e Monitoraggio. Regione Siciliana. Assessorato Agricoltura e Foreste, 2006. Piano Regionale Faunisticovenatorio 2006-2011. Regione Siciliana - Assessorato Agricoltura e Foreste, 2007. Programma di Sviluppo Rurale Sicilia 2007-2013. Regione Siciliana. Decisione n. 2 agosto 2007. Programma Operativo Regionale. FESR 20072013 LIPU-BirdLife Italia, 2003. Analisi dell’idoneità dei Piani di Sviluppo Rurale per la gestione delle ZPS e delle IBA. Documento di lavoro (Rev. 2_21/03/2007) del “Dipartimento delle Politiche di Sviluppo della Direzione Generale dello Sviluppo Rurale” avente per oggetto il “D.M. 21 dicembre 2006 – Aspetti applicativi della Direttiva 79/409/CEE e della Direttiva 92/43/CEE (Atto A1 e Atto A5) nel quadro della condizionalità”, poi modificato con il DM 13286 del 18/10/2007; Regione Siciliana – Assessorato Territorio e Ambiente – Linee guida Rete Ecologica Siciliana Corre l’obbligo di fare presente che durante la redazione del Piano di Gestione sono state incontrate numerose difficoltà, anche di carattere straordinario e non immaginabili, connesse con: 14 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano • • • • • • • la scarsa disponibilità di dati di base nei tempi utili per una celere redazione del piano; la raccolta delle informazioni necessarie presso altre pubbliche amministrazioni; l’assenza di dati su aspetti di contesto e settoriali; il grado di definizione dei documenti trasmessi da parte di altre pubbliche amministrazioni; la mancanza di un sistema informativo territoriale omogeneo ed integrato a livello regionale; l’assenza di banche dati a livello regionale su aspetti socio-economici o di monitoraggio delle politiche di sviluppo; la non definizione del quadro programmatico e pianificatorio regionale, che attualmente si presenta ancora in fase di realizzazione (studi di piano e linee guida) o di approvazione in settori strategici per la salvaguardia dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile nel territorio e direttamente connessi con la gestione dei Siti della Rete Natura 2000. In ultimo va comunque fatto rilevare che il lavoro di analisi e di studio sul campo svolto per la redazione del Piano di Gestione ha permesso di effettuare utili approfondimenti e di colmare vuoti conoscitivi, consentendo di acquisire nuovi e inediti dati sulla presenza e distribuzione di habitat e specie di interesse conservazionistico, di maggior rilievo rispetto a quelli utilizzati alcuni anni fa per la designazione del Sito. 15 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 2 - QUADRO CONOSCITIVO 2.1 LE CONOSCENZE PREGRESSE SUL SITO (B.2) Sin dall’antichità l’area delle Macalube di Aragona fu visitata da numerosi botanici ed erborizzatori siciliani e stranieri. Tra questi il primo fu il Boccone, che sul finire del XVII secolo vi raccolse la Lavatera agrigentina (indicata come “Malva sicula, foliis moschatis crispis” in BOCCONE, 1674). La stessa pianta fu descritta da Vincenzo Tineo (TINEO, 1817) su materiale raccolto “prope Agrigentum”, probabilmente proprio alle Macalube. Giovanni Gussone vi si recò nel 1818 (TROTTER, 1948), mentre l’olandese Splitgerber visitò la zona nel maggio del 1833, come attesta un campione di Tamarix gallica var. agrigentina citato da BAUM (1978) e da VENTURELLA et alii (2007); il sito fu visitato anche da Stefano Sommier e dall’Ajuti nel 1873, sulla base di un exsiccatum di Trifolium congestum citato da LOJACONOPOJERO (1888-1909) e di un campione di Romulea columnae riportato da BÉGUINOT (1908a), mentre Agostino Todaro nell’aprile 1882, come si evince da un campione della stessa specie citato da ZOHARY & HELLER (1984). Reina (nel 1888, secondo le etichette di alcuni campioni citati da LOJACONO-POJERO, 1888-1909) e Citarda (come testimonia un campione di Puccinellia gussonii citato da BÉGUINOT, 1908b) vi raccolsero per conto dell’Orto Botanico di Palermo; infine, lo stesso Michele LOJACONO-POJERO (1888-1909) Leopoldo NICOTRA (1917) affermano di aver raccolto alle Macalube. Nonostante la lunga lista di visitatori ottocenteschi, sull’area non è mai stato condotto alcuno studio monografico, per cui è difficile ricostruire l’evoluzione della flora vascolare e del paesaggio vegetale locali. Le poche informazioni botaniche sulle Macalube (nonché sulle località Caldare e Aragona) erano contenute nelle flore sicule di GUSSONE (1828-1832, 18421845) e di LOJACONO-POJERO (1888-1909). Solamente circa 20 anni fa, riprendono le indagini, con una tesi di laurea sulla flora vascolare del sito (MINNELLA, 1989). Successivamente sono stati pubblicati diversi contributi puntuali sulla flora e sulla vegetazione vascolare (BRULLO et alii, 1985; ROMANO & DI MARTINO, 1990; GARBARI et alii, 1996) e briofitica (PRIVITERA & PUGLISI, 1993, 1994). Un quadro critico e aggiornato sugli aspetti botanici dell’area è stato prodotto da PASTA (2001). Partendo da questo contributo, viene fornito qui di seguito una sintesi dei dati noti, tenendo conto delle informazioni contenute nei lavori di GALESI (2001), BRULLO et alii (2002b), FALCI & GIARDINA (2002) e RAIMONDO et alii (2004), AA.VV. (2006), nonché delle diverse novità nomenclaturali concernenti sia la flora (CONTI et alii, 2005) sia la vegetazione (BRULLO et alii, 2002a). Gli aspetti agronomici e le loro ricadute sulla gestione dell’omonima area protetta sono stati illustrati da PASTA & LA MANTIA (2001), che avevano evidenziato l’effetto negativo delle pratiche agricole incontrollate sugli ecosistemi. Ulteriori informazioni utilizzate ai fini della redazione del Cap. 6 derivano da AA.VV. (2005a, 2005b, 2006). 2.2 DESCRIZIONE FISICA DEL SITO (A) Il Sito Natura 2000 “Maccalube di Aragona”, ricadente per il 57,05% all’interno del Comune di Aragona e per il rimanente in quello di Joppolo Giancaxio in provincia di Agrigento, si estende su una superficie complessiva di 344,53 ettari ed è caratterizzato da una forma irregolare, vagamente rotondeggiante. Al suo interno è racchiusa l’area in corrispondenza della quale si verificano i fenomeni di vulcanesimo sedimentario, conosciuti nella letteratura geologica siciliana con il nome di 16 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano “Maccalube” e tutelati, a partire dal 1995, in seguito all’istituzione da parte dell’Assessorato Regionale al Territorio e Ambiente della Riserva Naturale Macalube di Aragona affidata in gestione a Legambiente C.R.S. (D.A. del 16/05/1995). 2.2.1. Inquadramento territoriale e descrizione dei confini del Sito Natura 2000 (A.1) Il SIC “Maccalube di Aragona” è compreso tra i paralleli 4136000 e 4139000 ed i meridiani 2394000 e 2397000 del reticolato chilometrico Gauss Boaga e dista circa 3,5 km in direzione S-W dall’abitato di Aragona (AG) e 4 km in direzione E-SE dall’abitato di Joppolo Giancaxio (Tav.1). Esso presenta un tipico aspetto collinare e si sviluppa tra le quote 150 e 300 m circa s.l.m. (con un dislivello complessivo tra il punto topograficamente più alto e quello più basso di circa 150 m). Al fine di procedere con la descrizione fisica dei confini del SIC in oggetto è stata effettuata la proiezione della perimetrazione ufficiale, di cui al citato Decreto Assessoriale n. 120 del 05/05/2006, sulla: • Carta Tecnica Regionale alla scala 1:10.000 (sezioni 636-030 e 636-040); • Tavolette IGM alla scala 1:25.000 (tavolette 267 III SE e 267 III SO); • Ortofoto “Volo Terra Italy IT2000”; • Ortofoto dal “Portale Cartografico Nazionale – 2006 Fuso 33”. Dall’analisi degli strumenti cartografici ed aerofotogrammetrici così ottenuti e in seguito a sopralluoghi su campo effettuati dallo scrivente, è stato possibile mettere in luce le principali caratteristiche della perimetrazione del SIC “Maccalube di Aragona” in termini di: 9 corrispondenza con elementi fisici presenti nel territorio; 9 rapporti spaziali con vincoli preesistenti (es. aree di riserve naturali, vincoli archeologici, ecc.). Corrispondenza del confine del SIC con elementi fisici presenti nel territorio Il perimetro esterno dell’area del SIC ITA 040008, con una lunghezza complessiva di 12 Km circa, solo in alcuni tratti coincide con elementi fisici (antropici e naturali) presenti sul territorio, tali da facilitarne una rapida individuazione. In altri invece, a causa della mancanza di una diretta connessione con elementi certi, l’esatta collocazione e la materializzazione sul campo del confine del Sito risultano non immediati ed aleatori. Per descrivere in maniera dettagliata il confine del SIC in oggetto si è proceduto con la suddivisione del suo tracciato in porzioni omogenee, in funzione del grado di “rintracciabilità” sul terreno. Il risultato è sintetizzato nella figura e nella scheda appresso riportati. 17 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Suddivisione del confine del SIC in tracciati omogenei. Scheda descrittiva del confine del SIC ITA 040008 “Maccalube di Aragona” Tratto da a Lunghezza (m) Descrizione Grado di rintracciabilità 1_Mac 2_Mac 3.187,05 Nessun elemento fisico coincide con questo tratto di confine che, approssimativamente, corre in Contr.da Barruggeri ad una quota costante di circa 275 m s.l.m. BASSO 2_Mac 3_Mac 906,55 Nessun elemento fisico coincide con questo tratto di confine che, approssimativamente, corre in Contr.da Barruggeri ad una quota costante di circa 275 m s.l.m. BASSO 3_Mac 4_Mac 490,59 Alveo dell’asta fluviale di primo ordine che drena le acque verso il Vallone Scorsone. MEDIO 4_Mac 5_Mac 429,52 Coincidenza con il tracciato di penetrazione agricola che corre in località Giardino. MEDIO 5_Mac 6_Mac 304,70 Nessun elemento fisico che coincide con questo tratto di confine. BASSO 6_Mac 7_Mac 873,34 Viabilità presente nella parte orientale del Sito Natura 2000. ALTO 7_Mac 8_Mac 1.447,22 Tale tracciato si snoda lungo l'impluvio più meridionale che delimita la collina delle Macalube. MEDIO 8_Mac 9_Mac 998,05 Alveo fluviale del Vallone Macalube. ALTO 9_Mac 10_Mac 265,94 Impluvio che drena acqua all’interno del Vallone Macalube. ALTO 10_Mac 11_Mac 790,53 Nessun elemento fisico che coincide con questo tratto di confine. BASSO 1_Mac 2.413,29 Tracciato stradale che delimita il SIC nella parte più occidentale. ALTO Lunghezza totale 12.106,78 11_Mac 18 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Dall’analisi della scheda sopra riportata risulta quindi che: • per il 38% del proprio perimetro, il confine del SIC è facilmente individuabile in campagna, coincidendo con elementi naturali e/o antropici ben delimitati e rintracciabili su campo; • per il 20%, il confine del SIC ha un grado di rintracciabilità medio, coincidendo con elementi fisici poco marcati e difficilmente riconducibili ad un segmento lineare che abbia caratteristiche di univocità; • per il rimanente 42%, il confine del Sito ha un grado di rintracciabilità basso non trovando alcuna corrispondenza con elementi certi presenti sul territorio. ALTO GRADO (38%) BASSO GRADO (42%) MEDIO GRADO (20%) Suddivisione percentuale della lunghezza del perimetro del SIC in funzione del grado di rintracciabilità sul campo. 19 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 2.2.2. Inquadramento climatico e caratterizzazione bioclimatica del SIC (A.2) Premessa generale: scopi e metodi di analisi, descrizione e classificazione dei bioclimi A partire dai primi decenni del XX secolo molti biologi – soprattutto gli ecologi vegetali e forestali – hanno proposto dei metodi per valutare e quantificare le differenze tra i climi presenti sulla Terra. Sono state così prodotte diverse decine di formule utili ad individuare l’andamento del clima su scala subcontinentale, a livello cioè dei singoli biomi (macroclima) o su scale più ridotte, a livello di clima regionale e subregionale (mesoclima). In tutti i casi ci si è concentrati sui valori assoluti e sull’andamento stagionale delle precipitazioni piovose e delle temperature medie, minime e massime. Molti degli indici escogitati hanno come scopo quello di individuare delle aree o fasce “isoclimatiche” cioè delle aree caratterizzate da condizioni climatiche omogenee che costituiscano l’ambito ottimale per lo sviluppo di determinati paesaggi vegetali e - di conseguenza – di determinati ecosistemi. Così è nata una branca della climatologia definita per l’appunto bioclimatologia. Qui di seguito saranno dapprima proposti in rassegna i tre metodi di classificazione di uso più comune presso i biologi ed i forestali europei e italiani, ovvero 1) il sistema di classificazione di Bagnouls & Gaussen e 2) il sistema di classificazione di Thornthwaite & Mather; 3) il sistema di classificazione di Pavari. Nelle pagine successive verranno invece illustrati i quattro gruppi di indici più efficaci ai fini della individuazione dei principali bioclimi presenti nell’area euro-mediterranea e/o di uso più comune in Italia ed in Europa nel settore del monitoraggio e della gestione territoriale e forestale, ovvero 1) il Pluviofattore di Lang, 2) l’Indice di aridità di De Martonne e successive modifiche, 3) il Quoziente pluviotermico di Emberger e 4) gli Indici di Rivas-Martínez. I sistemi di classificazione - Il sistema di classificazione di Bagnouls e Gaussen Alla luce di numerose esperienze di campo, Bagnouls & Gaussen (1957) hanno proposto di considerare un mese come arido quando il valore medio della precipitazione piovosa totale (P) espressa in mm è minore rispetto al doppio del valore medio della temperatura (T) espressa in °C. Il periodo secco viene dunque definito come numero di mesi aridi, in cui P/T≤2 o, se si preferisce, P≤2T. Per determinarne la durata del periodo arido si realizza un diagramma a doppia ordinata, definito diagramma termo-pluviometrico o ombrotermico o termoudogramma. In relazione al numero di mesi aridi, il clima viene classificato come segue: Tipi climatici secondo Bagnouls & Gaussen. Clima caldo desertico caldo sub-desertico mediterraneo ” xeromediterraneo ” termomediterraneo ” mesomediterraneo ” submediterraneo N° mesi aridi 12 9-11 1-8 7-8 5-6 3-4 1-2 Successivamente, Walther & Lieth (1960-1967) hanno specificato la seguente tecnica standard per la realizzazione dei diagrammi ombrotermici: 20 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano sulle ascisse vengono rappresentati i 12 mesi dell’anno; sulle ordinate vengono rappresentati la temperatura (espressa in °C) e le precipitazioni piovose (espresse in mm). Questi due valori vengono rappresentati utilizzando una scala diversa (1 °C = 2 mm); la linea sottile rappresenta il regime (cioè l’andamento mensile) delle temperature; la linea spessa rappresenta il regime pluviometrico; delle bande verticiali pongono evidenziano il periodo umido; l’area punteggiata identifica il periodo arido; in nero vengono rappresentati i mesi in cui le precipitazioni piovose mensili superano i 100 mm. In questo caso le precipitazioni vengono rappresentati ad un decimo della scala usuale. Inoltre, ciascun termoudogramma riporta: nome della stazione; provincia di appartenenza (tra parentesi) altitudine (m s.l.m.) B: bacino idrografico di riferimento; B.M: eventuali bacini idrografici minori tra due fiumi; A.O.P.: anni di osservazione pluviometrica; A.O.T.: anni di osservazione termometrica; P (mm): precipitazioni medie annue e mensili T (°C): temperature medie annue e mensili La struttura dei diagrammi permette una visione sintetica e contemporanea di tutti i dati climatici salienti. L’immediatezza della resa grafica spiega il grande successo internazionale di cui gode tuttora questo metodo di rappresentazione dei bioclimi locali. - Sistema di classificazione di Thornthwaite & Mather Il sistema di classificazione dei climi della Terra proposto da Thornthwaite e codificato da Thornthwaite & Mather (1957) si basa sul concetto di bilancio idrico del suolo. Eseguendo un calcolo complessivo dell’efficacia delle precipitazioni, espressa dal rapporto tra le precipitazioni effettive e l’evapotraspirazione, cioè degli input (afflussi) di acqua dovuti alla diverse forme di precipitazione meteorica e degli output (perdite) di acqua dovuti all’evaporazione della superficie del suolo e alla traspirazione delle piante, i due studiosi statunitensi hanno proposto un metodo che si basa esclusivamente su indici climatici indipendenti dai fattori geografici locali (topografia, tipologia di vegetazione, caratteristiche fisiche e chimiche dei suoli, ecc.). L’Evapotraspirazione reale (Er) rappresenta la quantità d’acqua che evapora dal suolo sia direttamente sia attraverso l’assorbimento e la successiva traspirazione da parte dei vegetali in determinate condizioni pedo-climatiche. L’Evapotraspirazione potenziale (Ep) rappresenta invece l’evapotraspirazione che si registrerebbe in condizioni di continua disponibilità idrica del suolo, cioè in una condizione teorica ideale di costante umidità del suolo, ottimale per la vita dei vegetali stessi. Poiché una misura diretta dell’evaporazione e della traspirazione appare piuttosto complessa, di norma i dati relativi a questo aspetto sono scarsi e di difficile reperimento. Pertanto è stato privilegiato il principale tra i fattori che condizionano l’evapotraspirazione, cioè la temperatura, i cui dati sono ampiamente diffusi e di facile rilevamento. 21 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Poiché l’elaborazione dei dati termometrici proposta da Thornthwaite e Mather si presenta alquanto complessa e farraginosa, per semplicità e in sintesi vengono illustrati i risultati cui si giunge attraverso i calcoli effettuati mediante le tabelle e i coefficienti proposti dagli stessi studiosi. Dall’Ep si ricavano l’Indice di aridità (Ih) e l’Indice idrico di umidità (Ia), dai quali si desume un Indice di Umidità Globale (Im) per qualunque località studiata: Im = Ih – Ia; poiché Ih = 100s e Ia = 100d, Ep dunque Im = 100 (s – d), Ep Ep dove s = surplus (eccedenza) idrica annua (mm) e d = deficit idrico annuo (mm), mentre Im esprime in sintesi l’aridità (valore negativo) o l’umidità (valore positivo) dominante nel corso dell’anno. Giacché nel corso dello stesso anno si possono verificare variazioni anche significative di umidità, tale variazione stagionale può essere evidenziata attraverso l’indice di aridità per i climi umidi e con l’indice di umidità per quelli aridi. In base al variare del valore di Im è possibile individuare 9 tipi climatici (Tab. 2.2): Tipi climatici secondo Thornthwaite & Mather in base a Im. Sigla del tipo di clima in base a Im Definizione del tipo di clima in base a Im Climi umidi perumido umido umido umido umido umido-subumido Climi aridi subumido-subarido semiarido arido A B4 B3 B2 B1 C2 C1 D E Valore di Im ≥100 tra 80 e 99.9 tra 60 e 79.9 tra 40 e 59.9 tra 20 e 39.9 tra 0 e 19.9 tra 0 e –33.3 tra -33.4 e -66.7 ≤-66.7 L’Ep annua (espressa in mm) viene invece utilizzata come indice di Efficienza termica o termoefficienza per distinguere 9 tipi di clima , cioè: Tipi climatici secondo Thornthwaite & Mather in relazione all’Ep annua. Valore efficienza termica annua >1440 tra 997 e 1440 tra 855 e 997 tra 712 e 855 tra 570 e 712 tra 427 e 570 Sigla del tipo di clima in base all’efficienza termica annua A’ B’4 B’3 B’2 B’1 C’2 Definizione del tipo di clima in base all’efficienza termica annua megatermico quarto mesotermico terzo mesotermico secondo mesotermico primo mesotermico secondo microtermico 22 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano tra 285 e 427 tra 142 e 285 ≤142 C’1 D’ E’ primo microtermico clima della tundra clima del gelo Sulla base invece di Ih e di Ia vengono definite le variazioni stagionali dell’umidità, indicate con le lettere minuscole. Questa variante varia al variare della capacità di ritenzione idrica dei suoli. Nei climi umidi (A’, B’1-4, C’2) si utilizza Ih con 5 varianti (r, s, w, s2, w2) che stimano, se esiste, l’entità e la periodicità del deficit idrico (d) come segue: Tipi climatici secondo Thornthwaite & Mather in relazione a Ih. Valore di Ih tra 0 e 16.7 tra 16.7 e 33.3 tra 16.7 e 33.3 >33.3 >33.3 Sigla della variante climatica in base alla variazione stagionale dell’umidità effettiva r s w s2 w2 Entità e/o periodicità del deficit idrico piccolo o nullo estivo moderato invernale moderato estivo forte invernale forte Nei climi aridi (C’1, D’, E’) viene invece utilizzato l’Ia con 5 varianti (d, s, w, s2, w2) che stimano, se esiste, l’entità e la periodicità dell’eccedenza idrica (s) come segue: Tipi climatici secondo Thornthwaite & Mather in relazione a Ia. Valore di Ia tra 0 e 10 tra 10 e 20 tra 10 e 20 >20 >20 Sigla della variante climatica in base alla variazione stagionale dell’aridità effettiva R s w s2 w2 Entità e/o periodicità dell’eccedenza idrica piccola o nulla invernale moderata estiva moderata invernale forte estiva forte La concentrazione estiva dell’efficienza termica (Cet), espressa dalla seguente equazione: Cet = (Epgiugno – Epluglio – Epagosto)/Epannua, equivale alla percentuale dell’Ep annua che ha luogo nel corso del periodo estivo e rappresenta un indice della variazione termica stagionale, consentendo di rilevare l’oceanicità (valori bassi di Cet) o la continentalità (valori alti) di un’area oggetto di studio: 23 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Tipi climatici secondo Thornthwaite & Mather in relazione alla Cet. Sigla del grado di Definizione del grado di concentrazione estiva concentrazione estiva dell’efficienza termica dell’efficienza termica a’ Oceanico b’4 Oceanico-Suboceanico b’3 Suboceanico b’2 Moderatamente Suboceanico b’1 Moderatamente Subcontinentale c’2 Subcontinentale c’1 Continentale-Subcontinentale d’ Continentale Valore di Cet ≤48 tra 48.0 e 51.9 tra 51.9 e 56.3 tra 56.3 e 61.6 tra 61.6 e 68.0 tra 68.0 e 76.3 tra 76.3 e 88.0 >88.0 Dunque il clima di un punto qualsiasi della Terra è definito da 4 sigle, riferentisi rispettivamente a Im, Ep, Ia-Ih e Cet. I grafici realizzati utilizzando i risultati conseguiti adottando il metodo di Thornthwaite e Mather permettono di individuare: 1) il periodo di eccedenza idrica; 2) la variazione della riserva; 3) il deficit idrico; 4) il periodo di ricostituzione della riserva; 5) il valore dell’evapotraspirazione potenziale; 5) l’entità e la distribuzione stagionale delle precipitazioni piovose, dell’evapotraspirazione potenziale e dell’avopotraspirazione reale. - Il sistema di classificazione di Pavari Questo sistema di classificazione (Pavari, 1916), tuttora in uso presso i forestali italiani, prende in considerazione la T media annua (Tma), la T media del mese più freddo (Tmf) e di quello più caldo (Tmc), le medie delle temperature minime annue (Tmm), la distribuzione e il valore totale delle piogge annue e delle piogge estive. Tipi climatici secondo Pavari. classe tipo sottozona I: più o meno calda uniformemente piovoso ” media Lauretum (temperato caldo) ” II: con siccità estiva fredda calda ” media ” fredda III: con piogge di norma calda estive Tma Tmf (°C) (°C) 15 - ≥7 23 14 - ≥5 18 12 - ≥3 17 15 23 14 18 12 17 15 23 Tmc (°C) - Tmm (°C) ≥-4 ≥-7 ≥-9 - ≥7 ≥-4 - ≥5 ≥-7 - ≥3 ≥-9 - ≥7 ≥-4 24 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano ” media ” fredda I: senza siccità (piogge ≥700 mm) ” - ≥5 ≥-7 - ≥3 ≥-9 - 0-3 ≥-12 - -1 - 0 ≥-15 ≥-12 calda fredda 10 - 0-3 15 10 - -1 - 0 15 7-12 ≥-2 6-12 ≥-4 calda fredda <6 >3 estiva calda Castanetum fredda (temperato con estate calda o temperata) II: con siccità estiva (piogge calda ≤700 mm) fredda Fagetum (temperato fresco con estati fresche) PICEETUM (freddo) ALPINETUM o POLARETUM 14 18 12 17 10 15 10 15 anche <2 ≥-6 anche <-6 anche <-20 ≥-15 ≥-20 ≥-25 >15 ≥-10 ≥-30 anche <-30 anche <-40 - Pluviofattore di Lang È espresso dal rapporto P/T, cioè dal quoziente tra il valore medio delle precipitazioni piovose annue (espresso in mm) e il valore medio della temperatura media annua (espresso in °C). Tale indice riveste un ben preciso significato ecologico in quanto evidenzia abbastanza bene l’aridità/umidità delle stazioni. Sulla base del calcolo dell’indice di Lang (1915) è possibile ipotizzare il tipo di suolo più o meno in equilibrio con le condizioni locali di aridità: Tipi climatici secondo Lang. P/T Tipo di terreno previsto terreno salso privo di humus (piogge insufficienti a dilavare i sali più solubili) Tra 40 e 60 subtropicale e tropicale terreno povero di humus per rapida mineralizzazione: lateriti (T >20 °C) terre rosse (T tra 12 e 20 °C) terre gialle (T<12 °C) Tra 60 e temperata propriamente terreno ricco in humus: terre brune tipiche 100 detta tra 100 e 160 steppica terreno ricco di sost. org. ben umificata (humus nero): chernozem o terre nere >160 temperata fredda terreno con migrazione dell’humus acido: podzol T = temperatura media annua ≤40 Regione climatica arida 25 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 2.2.5. Indice di aridità (IA) di De Martonne La formula di De Martonne (1926), ovvero: IA = P___, T + 10 rappresenta un perfezionamento del pluviofattore di Lang, in quanto supera i limiti di quest’ultimo, che non permette di distinguere il clima – pur differente - di località in cui il rapporto T/P = 0,5. Sulla base del valore di IA ottenuto, il clima locale delle stazioni viene ricondotto a 5 classi Classi climatiche secondo De Martonne. IA≤5 5<IA≤15 15<IA≤20 20<IA≤30 30<IA≤ 60<IA arido estremo arido semiarido subumido umido perumido L’IA funziona bene in contesti caratterizzati da un clima tipicamente mediterraneo; tuttavia, stazioni con climi diversi, con o senza stagione secca, possono presentare il medesimo indice. Per ovviare a tale inconveniente, De Martonne e Gottmann hanno proposto un IA corretto, la cui formula è: P___ + 12 P _ × 1, T + 10 T + 10 2 dove P = valore medio delle precipitazioni annue (in mm), T = valore medio delle temperature annue (in °C), p = valore medio delle precipitazioni del mese più arido, t = valore medio delle temperature del mese più arido. Tale indice corretto è dato dalla media aritmetica del valore fornito dall’indice annuo e quello dell’indice del mese più arido. Anche per l’indice corretto vale la medesima classificazione in 5 classi. - Quoziente Pluviotermico (Q2) di Emberger Emberger (1930a-b, 1933) si è sforzato di giungere ad un’espressione sintetica del clima mediterraneo capace di prendere adeguatamente in considerazione la siccità. Come lui stesso ha affermato, in un sistema di caratterizzazione climatica si possono utilizzare solo “i dati di piovosità e temperatura, giacché sono gli unici disponibili, misurati in tutte le stazioni meteorologiche. La vita vegetale si sviluppa entro due poli termici, la media delle minime del mese più freddo (m) e la media delle massime del mese più caldo (M); ne risulta che in prima approssimazione una stazione posta in clima mediterraneo è tanto più arida quanto più basso è il rapporto P/(M+m)/2”. Il calcolo del quoziente non permette tuttavia di stabilire quale sia l’entità dell’ampiezza termica. Per rimediare a questo inconveniente, Emberger ha introdotto l’ampiezza degli estremi termici (M-m). L’introduzione di questo valore mostra anche il vantaggio di far intervenire sul quoziente il grado di continentalità e l’umidità atmosferica, e dunque l’evaporazione, il che corregge il suo significato indicatore. Il quoziente pluviotermico diventa dunque: Q2 = _____P______ × 1000 ovvero 2000 P_ 26 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano M + m (M – m) 2 M2 – m2 N.B.: P = precipitazione media annua in mm; m e M sono espressi in °K (°K = °C +273; es.: 25 °C = 298 °K) Partendo da questa formula è possibile realizzare il climogramma (o climatogramma) di Emberger. Lo stesso autore si rese conto che da solo Q2 non era soddisfacente, perché a valori simili potevano corrispondere realtà climatiche decisamente differenti. Egli stesso disse “il quoziente pluviotermico ha una valore differente a seconda dei valori di temperatura coinvolti nel suo calcolo. Il valore di m è una differenziale molto importante: esso esprime bene in modo generale il grado e la durata del periodo critico delle gelate, giacché più m è bassa e più esse sono severe. Per tenerne conto, dunque, appare indispensabile combinare Q2 con m, i cui valori vengono indicati per le singole stazioni. Il confronto tra i risultati dei calcoli climatici e le osservazioni che egli stesso ha potuto fare direttamente lo hanno dunque condotto a suddividere l’area del climogramma in zone caratterizzate da valori di aridità decrescenti dall’alto verso il basso, denominate “fasce bioclimatiche di vegetazione”. In seguito alla costruzione di diversi climogrammi Emberger stesso e diversi suoi allievi (Le Houérou, Sauvage, Akman, ecc.) hanno proposto una classificazione empirica che prevede le seguenti suddivisioni: perarido, arido, semiarido e subumido (Daget, 1977a-b). - Indici di Rivas Martínez Rivas-Martínez (1987) ha proposto tre parametri che permettono l’attribuzione di ciascun territorio europeo ad un determinato contesto climatico; tali parametri sono: a) Indice ombrotermico estivo (Iov): è dato dal rapporto tra la somma delle medie delle precipitazioni dei tre mesi estivi di giugno, luglio e agosto (espresse in mm) e la somma delle medie delle temperature dei mesi estivi (espresse in °C). Sulla base dei valori ottenuti si individua le regione climatica di appartenenza: Iov <1,5 = Regione Mediterranea Iov ≥2 = Regione Temperata Quando 1,5<Iov<2 si rende necessario il calcolo dell’indice ombrotermico estivo compensato (Iovc), che si calcola come segue: Iovc = somma P estive + P mese maggio somma T estive + T mese maggio b) Indice di termicità o Termotipo (It) Si tratta di una classificazione bioclimatica basata sui valori di temperatura (espressa in °C). Più nel dettaglio: It = (T + M + m) × 10, T = temperatura media annua M = media delle temperature massime del mese più freddo m = media delle temperature minime del mese più freddo 27 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Il valore di It permette di individuare il termotipo. Appare tuttavia determinante conoscere la regione di appartenenza tramite l’Iov, giacché ad uno stesso valore di It possono corrispondere termotipi differenti, come si può osservare nella tabella seguente: Termotipi secondo Rivas-Martínez. Regione temperata Orizzonte alpino superiore (subnivale) Regione mediterranea Orizzonte criooromediterraneo superiore alpino inferiore subalpino superiore subalpino inferiore montano (altomontano) montano inferiore (mesomontano) collinare superiore (submontano) collinare inferiore (eucollinare) Termo collinare criooromediterraneo inferiore oromediterraneo superiore oromediterraneo inferiore supramediterraneo superiore It da –100 a 156 da –55 a -11 da –10 a 29 da 30 a 69 da 70 a 119 da 115 a 179 supramediterraneo medio da 120 a 163 da 180 a 244 da 245 a 309 da 310 a 370 supramediterraneo inferiore mesomediterraneo superiore mesomediterraneo medio mesomediterraneo inferiore termomediterraneo superiore termomediterraneo inferiore inframediterraneo da 164 a 209 da 210 a 256 da 257 a 303 da 304 a 349 da 350 a 400 da 401 a 449 da 450 a 500 It da –170 a 111 da –110 a -51 da –50 a -1 da 0 a 49 superiore da 50 a 114 c) Ombrotipo Si tratta di una classificazione bioclimatica basata sul valore delle precipitazioni piovose annue (mm). Anche in questo caso è propedeutico riconoscere tramite l’Iov la regione di appartenenza Ombrotipi secondo Rivas-Martínez. Ombrotipo ultra iperumido iperumido superiore iperumido inferiore umido superiore umido inferiore subumido superiore subumido inferiore secco superiore secco inferiore semiarido superiore semiarido inferiore arido superiore arido inferiore Valori di P (mm) Regione mediterranea >2300 da 1950 a 2300 da 1600 a 1950 da 1300 a 1600 da 1000 a 1300 da 800 a 1000 da 600 a 800 da 450 a 600 da 350 a 450 da 275 a 350 da 200 a 275 da 150 a 200 da 100 a 150 Regione temperata >2100 da 1750 a 2100 da 1400 a 1750 da 1150 a 1400 da 900 a 1150 da 700 a 900 da 500 a 700 Caratterizzazione del clima e del bioclima dell’area delle Macalube 28 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano È possibile conoscere le caratteristiche del clima locale anilizzando i dati relativi alle stazioni poste entro un raggio di 15 km dalla riserva, ovvero Agrigento, Racalmuto, Aragona, Castrofilippo, Grotte, Raffadali, Raffadali bis e S. Biagio Platani. Principali caratteristiche delle stazioni meteorologiche considerate. Bac. Idr. = bacino idrografico di pertinenza; Lat. = latitudine (° N); Lon. = longitudine (° E); Alt. = altitudine (m s.l.m.); T = stazione termometrica; P = stazione pluviometrica. Località Bac. Idr. Lat. Lon. Alt. T P Agrigento Racalmuto Aragona Castrofilippo Grotte Raffadali S. Biagio Platani S. Leone Platani Platani Naro S. Leone S. Leone Platani 37,19 37,24 37,24 37,21 37,23 37,24 37,30 13,34 13,44 13,37 13,45 13,42 13,32 13,32 313 475 400 475 550 440 416 * * * * * * * * * Dati pluviometrici relativi alle stazioni di Agrigento, Racalmuto, Aragona, Castrofilippo, Grotte, Raffadali e San Biagio Platani. gp= giorni piovosi; pp = precipitazioni piovose (dati da Duro et alii, 1997). mese Agrigento Racalmuto Aragona Castrofil. Grotte Raffadali S. Biagio Platani pp gp pp gp pp gp pp gp pp gp pp gp pp gp (mm) (mm) (mm) (mm) (mm) (mm) (mm) gen 70,9 10 106,0 12 90,6 9 99,1 10 82,1 11 109,0 11 89,9 10 feb 56,7 8 76,7 9 74,1 7 69,3 8 56,9 8 82,7 9 67,3 8 mar 49,8 7 73,5 9 59,0 6 63,0 7 54,7 7 78,4 8 60,3 8 apr 31,8 5 46,5 7 33,4 4 41,3 5 30,3 5 44,7 6 40,3 6 mag 17,9 3 32,0 5 27,0 3 26,4 3 25,4 4 26,9 3 26,4 4 giu 5,8 1 10,5 2 10,4 1 8,5 1 10 1 7,8 1 9,2 2 lug 1,5 0 4,5 1 0,6 0 2,7 0 1,3 0 2,9 0 5 1 ago 8,0 1 10,3 1 4,1 1 10,6 1 7,7 1 6,8 1 7,8 1 set 30,7 3 41,3 4 31,1 2 37,6 3 33,8 3 39,4 3 28,7 3 ott 76,9 7 90,1 8 61,3 5 85,9 6 67,4 6 93,9 7 79,0 7 nov 78,5 8 101,0 9 97,6 6 99,1 7 86,5 8 111,0 8 88,2 8 dic 82,1 10 116,0 11 97,9 9 112 9 97,8 11 124,0 11 99,6 10 Anno 510,6 63 708,4 78 587,1 53 655,8 60 553,9 65 727,1 68 601,7 68 Le precipitazioni piovose medie annue di Aragona si aggirano intorno a 590 mm, e sono concentrate nei mesi autunnali e invernali, spesso in forma di rovesci di forte intensità. Si registra un graduale aumento della piovosità procedendo verso l’interno dell’Agrigentino: a Racalmuto e a Raffadali le precipitazioni superano i 700 mm annui (Tab. 2.13 e Fig. 2.1). Le stazioni di Agrigento e Racalmuto, per le quali si dispone di dati termici (Duro et alii, 1997) mostrano rispettivamente una temperatura media annua di 17,6 e 16,5 °C, con circa 4,5 mesi di aridità estiva ed un’escursione termica annua di circa 18 °C: la temperatura si mantiene entro valori compresi tra 8-9 °C nel mese più freddo, gennaio (in cui raramente scende sotto 0 °C), e 25-26 °C nel periodo più caldo (luglio-agosto). Fig. 2.1 - Diagramma relativo ai regimi pluviometrici delle stazioni di Agrigento, Aragona, Raffadali, Raffadali-bis e S. Biagio Platani. 29 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano In figura 2.2 viene presentato il diagramma termopluviometrico (Bagnouls & Gaussen, 1957) di Aragona, ottenuto attraverso il metodo di interpolazione proposto da Zampino et alii (1997). Esso evidenzia come tale stazione abbia una temperatura media annua stimata intorno a 16,3 °C, con un’escursione termica annua pari a circa 16 °C (gennaio: 8,9 °C; agosto: 24,8 °C) e sia interessata da una stagione arida che si protrae per oltre 5 mesi, ricadendo pertanto nella porzione della regione climatica mediterranea a clima termomediterraneo. Fig. 2.2- Diagramma ombrotermico, temperatura e precipitazioni medie annue di Aragona. 30 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano - Clima dell’area secondo Thornthwaite & Mather Avvalendosi del metodo di regressione proposto da Piccione et al. (1995), Duro et al. (1998) hanno calcolato il bilancio di Thornthwaite & Mather per la stazione di Aragona. Nella tabella segunete vengono illustrati i valori grezzi dei principali parametri utili ai fini di questo metodo di classificazione, ovvero Im, Ih, Ia e Cet. Parametri utili ai fini della classificazione del bioclima dell’area delle Macalube secondo il metodo di classificazione proposto da Thornthwaite & Mather. Parametro Valore Im Ih Ia Cet -29.55 22.66 52.21 48.67 Sulla base di quanto esposto, il clima di Aragona ricade nel tipo C1B’2s2b’4, ovvero C1 = subumido-subarido, B’2 = secondo mesotermico, s2 = con deficit estivo forte e b’4 = oceanico-suboceanico. Il periodo di eccedenza idrica va dall’ultima decade novembre a fine marzo, mentre il periodo di deficit idrico dura dai primi di maggio a fine ottobre. - Clima dell’area secondo Pavari Sulla base dei valori noti di T media annua (16,3 °C), la T media del mese più freddo (gennaio: 8,9 °C) e di quello più caldo (luglio: 24,8 °C), le medie dei minimi annui (ca, 6,5 °C), l’area in esame ricade nella sottozona calda della zona II con siccità estiva riferita alla classe temperata calda del Lauretum. - Il Pluviofattore di Lang nell’area L’area di Aragona presenta un pluviofattore pari a 36 (586,9/16,3), per cui essa va attribuita alla zona climatica arida. - L’Indice di aridità di De Martonne nell’area del SIC L’indice di aridità relativo ad Aragona, pari a 22,3 (586,9/10+16,3), porta a riferire la zona in esame alla classe climatica subumida. - Quoziente pluviotermico di Emberger nell’area del SIC In assenza di dati reali sule regime termometrico di Aragona, si è deciso di attribuire dei valori stimati alla luce dei dati disponibili per Agrigento e Racalmuto; assegnando dunque un valore medio delle massime del mese più caldo pari a 32,5 °C ed un valore medio delle minime del mese più freddo pari a 6,5 °C, il coefficiente di Emberger (Q) risulterebbe pari a ca. 77,2. Questo dato bruto, abbinato alla media delle minime del mese più freddo, induce a classificare il clima del SIC come subumido ad inverno temperato. - Indici di Rivas-Martínez nell’area del SIC Applicando gli indici climatici proposti da Rivas-Martínez, la stazione di Agrigento presenta un clima mediterraneo (Iov = 0,47). Dal calcolo dell’indice di termicità (It = 406) essa risulta ricadere nell’orizzonte termomediterraneo superiore con ombrotipo secco superiore (Brullo et alii, 1996b). Il clima di Aragona, invece, più affine a quello di Racalmuto e delle altre stazioni collinari dell’interno, come questa sembra rientrare nell’orizzonte mesomediterraneo. 31 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano L’attribuzione dell’ombrotipo appare invece più incerta, alla luce delle significative differenze dei dati pluviometrici riportati per l’area da Zampino et al. (1997): infatti le precipitazioni piovose annue oscillano tra i 510,6 mm di Agrigento ed i 727,1 mm di Raffadali. Considerando la maggiore vicinanza ed affinità fisiografica e altitudinale con quest’ultima località, il SIC ricadrebbe nella fascia ombrotermica subumido inferiore. 2.2.3. Inquadaramento geologico, geomorfologico, idrogeologico (A.3) Aspetti geologici(A.3.1) L’assetto geologico caratteristico dell’area ricadente nell’intorno dei comuni di Aragona e Joppolo Giancaxio è condizionato dalla presenza di rocce sedimentarie, prevalentemente Terziarie, ricche soprattutto in argilla e marna, e subordinatamente in gessi e calcari. Procedendo dai terreni più antichi verso quelli più recenti, la successione stratigrafica di contesto è caratterizzata dalle seguenti unità: Complesso argilloso (Tortoniano), costituito da argille, argille marnose e marne con assetto caotico a causa delle vicissitudini tettoniche subite. Sono presenti locali lenti di arenaria. Il colore è variabile dal grigio al verde al marrone. Formazione di Cozzo Terravecchia (Tortoniano superiore – Messiniano inferiore), ricca in argille, marne, sabbie e conglomerati di ambiente deposizionale generalmente di trasizione (fluvio-deltizio). La stratificazione è a luoghi incrociata ed il colore varia dal grigio-azzurro al tabacco. Marne tripolacee ed argilliti nere – “Black shales” (Messiniano inferiore), composti da marne bituminose tripolacee di colore grigio scuro (su superficie fresca) e bianco (su superficie ossidata), ricche in diatomiti e resti di pesci. A luoghi sono presenti addizioni di livelli di brecce gessose. L’unità si presenta generalmente sottilmente laminata con elevato grado di fissilità. Evaporiti (Messiniano superiore), costituiti dai sedimenti accumulatisi durante la crisi di salinità messiniana in cui si riconoscono prevalentemente i “Calcari di Base” e i “Gessi selenitici”. I primi sono costituiti dai calcari bianchi, compatti e microcristallini che, con struttura vacuolare e stratificazione netta in banchi decimetrici, passano lateralmente ai gessi macro e microcristallini di aspetto massivo e di colore grigio chiaro. Calcari teneri a Globigerine “Trubi” (Pliocene inferiore). Si tratta di calcari pelitici di colore bianco – grigio chiaro che, con abbondante contenuto in microforaminiferi planctonici (Globigerine), indicano la definitiva fine della crisi di salinità messiniana e l’instaurarsi di condizioni deposizionali tipiche di mare profondo. La stratificazione è netta in strati da centimetrici a decimetrici anche se a luoghi tale unità può presentarsi fortemente tettonizzata. Formazione Marnoso-Arenacea della Valle del Belice (Pliocene Medio/Superiore), composta da sedimenti terrigeni a granulometria e composizione variabile, la cui messa in posto è da ricollegare ai fenomeni placativi del Pliocene inferiore che hanno determinato il sollevamento di vaste aree precedentemente sommerse, con il conseguente loro smantellamento per erosione meteorica. Depositi alluvionali (Olocene). I numerosi eventi geodinamici che si sono susseguiti nella storia geologica del Mediterraneo hanno tutti contribuito alla definizione dell’attuale assetto strutturale e stratigrafico dell’area di studio. In modo particolare, la fase orogenetica del Pliocene inferiore – non fosse altro perché la più “recente” - è quella che ha maggiormente contribuito alla determinazione delle strutture che, ancora oggi, si possono osservare nei territori dei comuni di Aragona e Jopplo Giancaxio e nelle loro immediate vicinanze. 32 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Si tratta di una fase tettonica di tipo compressivo che, con direzione dello sforzo orientata in senso NW-SE, ha determinato il sollevamento di vaste pozioni della Sicilia e la formazione di sistemi di pieghe orientati prevalentemente in senso NE-SW così come è possibile osservare ad Est dell’abitato di Aragona. Successione stratigrafica locale Complesso argilloso (Tortoniano) Nell’ambito del panorama geologico descritto in precedenza è possibile collocare i terreni che affiorano all’interno del Sito Natura 2000 “Maccalube di Aragona”, i quali risultano prevalentemente costituiti dalle unità più antiche della sezione stratigrafica esaminata. L’area, infatti, è caratterizzata dall’affioramento di argille, argille marnose e marne risalenti al Tortoniano che, di colore variabile dal grigio al verde al marrone, a luoghi inglobano lenti arenaci ed elementi lapidei di varia natura, taglia ed età. L’unità presenta una generale struttura caotica, probabilmente legata agli intensi fenomeni di “rimescolamento” avvenuti soprattutto a seguito della fase tettonica tortoniana, che ne ostacola la determinazione delle grandezze stratimetriche. Depositi alluvionali Le linee di impluvio principali presenti all’interno dell’area del SIC, di cui si è dato spazio nel precedente paragrafo relativo alla geomorfologia, costituiscono il luogo di trasporto e di accumulo dei depositi alluvionali, prevalentemente costituiti da materiale pelitico, ghiaie e sabbie poligeniche. Laddove riconoscibile, tali depositi possono presentare una stratificazione incrociata e, poggiando in discontinuità e in discordanza sulle sottostanti argille tortoniane, costituiscono i termini più recenti della locale serie litostratigrafia (Olocene). Carta geologica A seguito di riscontri bibliografici e di rilievi sul campo effettuati nell’ambito dell’apposito studio redatto per la stesura del presente piano, col supporto tecnico del SIT della R.N.I “Macalube di Aragona” è stata elaborata la carta geologica a scala 1:10.00 che si allega (Tav.3). Aspetti geomorfologici(A.3.1) Allo scopo di inquadrare da un punto di vista geomorfologico l’area di stretto interesse e, allo stesso tempo, ottenere il maggior numero di informazioni utili per le finalità del presente studio, si è reso necessario estendere le indagini ad un contorno areale più ampio rispetto all’area in cui ricade il Sito Natura 2000 “Maccalube di Aragona”. L’analisi d’insieme così condotta, ha permesso di evidenziare la presenza di un paesaggio la cui articolazione risulta dalla combinazione dei caratteri geologici, propri delle rocce affioranti, e degli agenti endogeni ed esogeni che hanno operato nell’area. I rilievi La diffusione nell’intera area di unità litologiche caratterizzati da una forte componente plastica (argille, argille sabbiose e marne) ha favorito la formazione di rilievi con pendenze “dolci” e regolari (intorno al 30%), la cui topografia risulta più “aspra” e acclive limitatamente alle aree dove affiorano litotipi più resistenti alla degradazione meteorica (arenarie) o dove l’erosione delle acque dilavanti e di quelle concentrate in rivoli ha dato vita a particolari morfosculture note con il nome di “calanchi”. L’assetto morfologico del Sito di Importanza Comunitaria “Maccalube di Aragona”, nonché dell’area ad esso circostante, è quindi riconducibile al tipo collinare i cui rilievi principali 33 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano sono caratterizzati da cime arrotondate e da una generale omogeneità orografica, sia nel senso dell’orientamento che in quello dell’altimetria. Le linee di displuvio lungo le culminazioni orografiche risultano infatti allungate (almeno nella porzione di territorio oggetto del presente studio) in senso Nordest – Sudovest e presentano una omogenea altimetria delle quote più alte che si attesta intorno ai 300 metri s.l.m. [Contrada Manicalunga (311 m); Contrada Macalube (281 m); Contrada Pispico (331 m)]. Le valli fluviali Completa questo tipico paesaggio della Sicilia centro meridionale la presenza di un altro elemento morfologico strettamente connesso, e allo stesso tempo speculare, ai rilievi collinari: ovvero le valli fluviali (impluvi). I rilievi precedentemente decritti, infatti, sono separati da una rete di valli fluviali, simmetriche a conca, con decorso idrico tipicamente stagionale, strettamente connesso con l’evento meteorico e fisicamente confinato nel letto di magra ed in quello ordinario. Si tratta in generale di rami fluviali che, gerarchicamente riconducibili ai primissimi ordini (generalmente primo e secondo ordine) del bacino idrografico di appartenenza (“Fiume San Leone”), presentano un tipico andamento dendritico ed un tracciato meandriforme da mettere geneticamente in relazione con le caratteristiche plastiche delle rocce affioranti. I principali elementi idrografici presenti all’interno del SIC e nell’area immediatamente circostante drenano le acque verso Sudovest e sono rappresentati dai seguenti valloni: Vallone di Monte Famoso (ad ovest del SITO Natura 2000); Vallone di Macalube/Vallone Scorsone (gli unici che attraversano il SIC); Vallone Consolida (ad est del SITO Natura 2000). All’interno di queste principali linee di impluvio si immettono numerose vallecole di ordine inferiore (generalmente “a V” e “a conca”) che, con orientamento variabile ed una topografia spesso irregolare riconducibile alle morfosculture note con il nome di calanchi, drenano le acque a partire dai fianchi dei rilievi collinari da cui prendono origine. Degno di particolare nota da un punto di vista morfologico è il Vallone di Macalube il cui tracciato, a causa di parziali fenomeni di sbarramento generati dalla ripetuta fuoriuscita e dalla messa in posto di colate di fango provenienti dai vulcanelli di fango freddi, presenta nella parte più alta (alla confluenza del Vallone Scorsone) un anomalo andamento a semicerchio con la concavità rivolta verso Est. Sembrerebbe infatti che, a partire da una originaria ed unica asta fluviale sub-rettilinea (gli attuali Vallone di Macalube e Vallone Scorsone), l’acqua di scorrimento superficiale, nel suo moto in direzione Nordest-Sudovest, sia stata costretta a deviare il proprio decorso verso la destra idrografica a causa del continuo accumulo di materiale terrigeno proveniente dalle “maccalube” poste in sinistra idrografica. 34 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Schematizzazione dell’asta fluviale dei Valloni Scorsone-Maccalube (in azzurro) e delle colate di fango provenienti dalle Macalube (in rosso) che ne avrebbero determinato la deviazione dall’originario tracciato. Forme legate alla dinamica dei versanti L’ampia diffusione di rocce ad elevato contenuto in argille, argille-sabbiose e marne è inoltre causa di numerosi movimenti gravitativi che costellano l’intero territorio oggetto del presente studio. Si tratta prevalentemente di dissesti conseguenti ad erosione accelerata superficiale lungo le linee di scorrimento idrico superficiale e di frane di scorrimento che si generano in seguito alla neo-formazione di superfici di discontinuità meccanica entro materiali semicoerenti, quando viene superata la resistenza al taglio. Il fenomeno è generalmente riconducibile ad una serie di concause, naturali e/o antropiche, quali la particolare natura delle rocce affioranti, le locali condizioni climatiche, la riduzione della copertura boschiva, la variazioni delle locali condizioni topografiche e l’alterazioni dei regimi idrici superficiali, che nell’insieme possono innescare e/o accelerare i processi gravitativi di questo tipo In tale contesto di dinamica dei versanti vanno ricondotti anche i colamenti di fango che si originano a partire dalle Macalube i quali, oltre ad essere causa della continua alterazione morfologica del versante entro cui si riversano, hanno condizionato la forma del tracciato fluviale del vicino Vallone Maccalube . Il fenomeno delle Macalube L’elemento morfologico che caratterizza maggiormente il Sito in oggetto e che ne determina la sua unicità geologica e paesaggistica è legato alla presenza di manifestazioni petrolifere superficiali di tipo gassoso, note con il nome di Macalube. Si tratta di un raro fenomeno geologico che, per analogia morfologica con quello vulcanico, viene definito vulcanismo sedimentario. Il fenomeno infatti è legato alla presenza di gas 35 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano metano imprigionato nel sottosuolo che, per effetto della pressione cui è sottoposto, sfugge attraverso discontinuità meccaniche presenti nella roccia di copertura trascinando verso l’alto sedimenti argillosi ed acqua. Il materiale così movimentato viene quindi deposto in superficie dove dà luogo a coni di fango, alti fino ad 1 metro e con forma più o meno regolare, dai cui crateri sommitali fuoriesce il gas. Il fango, giunto in condizioni sub-aeree, per effetto della perdita del contenuto in acqua a causa dell’evaporazione subisce un rapido fenomeno di disidratazione dando vita in superficie ad esemplari “poligoni di essiccamento”, noti in geologia con il nome inglese di mudcracks. Dagli studi promossi dall’Ente gestore è emerso che la miscela di gas esalati dalle Macalube di Aragona è costituita prevalentemente da metano (82-99 %), con basse concentrazioni di anidride carbonica (< 2%) e di altri costituenti in traccia (Elio). La sua origine è di natura biogenica, legata cioè alla decomposizione di materia organica da parte di batteri anaerobici, il che esclude qualunque connessione con fenomenologie di origine vulcanica. La collinetta delle Macalube, con una estensione di circa due chilometri quadrati, viene localmente chiamata anche “Occhiu di Macalubi” in ragione della sua forma circolare e del colore biancastro dovuto alla deposizione di cristalli di salgemma e di gesso di cui l’acqua è ricca. Periodicamente l’area è completamente sconvolta da “eruzioni” esplosive che interrompono il normale deflusso dei gas. Durante tali eventi, ingenti masse di materiale argilloso misto a fango, acqua e gas vengono scagliate a notevole altezza. Tali “eruzioni” si verificano quando le normali vie di sfogo del gas si ostruiscono e la pressione, esercitata da ammassi di gas accumulatisi al di sotto della superficie, raggiunge un valore tale da vincere la pressione litostatica. In questi casi fenomeni di auto-innesco possono determinare anche l’accensione del gas dando luogo a suggestive fontane ardenti. La particolare rarità e l’estensione del fenomeno geologico conferiscono al sito caratteristiche di assoluta unicità. Aree classificate ad elevata pericolosità per la prevenzione del rischio idrogeologico (A.3.3) In tema di dinamica dei versanti va menzionato il lavoro di dettaglio condotto dall’Assessorato Regionale al Territorio e Ambiente – Servizio 4 “Assetto del Territorio e Difesa del Suolo” che, nell’ambito della redazione del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) relativo al Bacino Idrografico del Fiume San Leone ed Area intermedia compresa tra i Bacini del F. San Leone e del F. Naro - riprendendo i risultati di cui al progetto IFFI (Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia) realizzato per il territorio siciliano dal Dipartimento di Geologia e Geodesia di Palermo per conto del Servizio Geologico Nazionale - rileva la presenza all’interno del SIC “Maccalube di Aragona” di 28 dissesti per la cui puntuale ubicazione si rimanda alle relative “Carte dei Dissesti” nn.: 04 e 05. Nella tabella seguente, oltre ad essere indicati i codici di identificazione dei dissesti individuati nell’ambito del citato P.A.I. ricadenti all’interno del SIC in oggetto, vengono riportati anche la tipologia, lo stato di attività e il livello di rischio attribuiti ai dissesti nonché gli eventuali interventi previsti dal P.A.I. per la loro stabilizzazione. Codice dissesto 067-1JO-007 067-1JO-014 067-1JO-005 Comune Joppolo Giancaxio Joppolo Giancaxio Joppolo Giancaxio Tipologia Stato di attività Erosione accelerata Attiva Erosione accelerata Attiva Erosione accelerata Attiva 36 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 067-1JO-004 067-1JO-002 067-1JO-001 067-1JO-003 067-1AR-030 067-1AR-035 067-1AR-032 067-1AR-029 067-1AR-011 067-1AR-012 067-1AR-026 067-1AR-031 067-1AR-027 067-1AR-033 067-1AR-025 067-1AR-060 067-1AR-036 067-1AR-034 067-1AR-037 067-1AR-038 067-1AR-028 067-1AR-039 067-1AR-058 067-1AR-059 067-1AR-066 Joppolo Giancaxio Joppolo Giancaxio Joppolo Giancaxio Joppolo Giancaxio Aragona Aragona Aragona Aragona Aragona Aragona Aragona Aragona Aragona Aragona Aragona Aragona Aragona Aragona Aragona Aragona Aragona Aragona Aragona Aragona Aragona Erosione accelerata Attiva Erosione accelerata Attiva Calanco Attiva Scorrimento Quiescente Franosità diffusa Frana complessa Frana complessa Erosione accelerata Scorrimento Scorrimento Erosione accelerata Erosione accelerata Colamento lento Frana complessa Erosione accelerata Erosione accelerata Frana complessa Frana complessa Scorrimento Erosione accelerata Erosione accelerata Erosione accelerata Erosione accelerata Erosione accelerata Erosione accelerata Attiva Attiva Attiva Attiva Attiva Inattiva Attiva Attiva Attiva Attiva Attiva Attiva Attiva Attiva Inattiva Attiva Attiva Attiva Attiva Attiva Attiva Aspetti idrogeologici (A.3.2; A.4) Circolazione idrica superficiale L’aspetto idrografico dell’area di indagine, oltre che dalla natura delle rocce affioranti e dalle vicissitudini tettoniche che le hanno portate all’attuale disposizione, è condizionato anche dal particolare regime pluviometrico tipico di questa porzione del Mediterraneo. La generale presenza di affioramenti con elevata componente plastica ha favorito la formazione di un’orografia caratterizzata da pendenze dolci e regolari (20% - 30% circa), interrotte da valli fluviali con andamento di tipo dendritico (Tav.2). A causa però della particolare distribuzione ed intensità delle precipitazioni piovose e della locale mancanza di un ampio bacino idrografico (atteso che l’area di studio si colloca nella parte più periferica del Bacino idrografico del Fiume San Leone, nelle immediate vicinanze del suo spartiacque) i corsi d’acqua ivi presenti sono caratterizzati da deflussi occasionali, strettamente connessi con l’evento meteorico, risultando pertanto completamente asciutti nei periodi più caldi. E’ il caso, ad esempio, del Vallone di Macalube e del Vallone Scorsone, solo per citare le principali aste fluviali presenti all’interno del Sito Natura 2000. Circolazione idrica sotterranea e grado di permeabilità dei terreni I terreni affioranti nell’area di studio sono contrassegnati da una ampia distribuzione di rocce ad elevato contenuto di argilla, tanto da poter essere assimilate a litotipi a basso grado di permeabilità nelle quali è da escludere la presenza di una falda freatica nel sottosuolo. 37 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Nell’intorno dell’area di studio, infatti, non sono stati riscontrati pozzi per emungimento di acqua, se non in corrispondenza di affioramenti di lenti quarzarenitiche inglobate nella matrice argillitica. A fronte però del generale grado di bassa permeabilità che caratterizza le rocce argillose, occorre ricordare che i complessi fenomeni di weatering che si sono verificati nell’interfaccia litosfera/atmosfera hanno determinato una alterazione delle proprietà mineralogiche e petrografiche delle rocce più superficiali facendone assumere caratteri fisici diversi da quelli di origine. La degradazione meteorica, tra le altre implicazioni, ha causato la perdita dell’originario grado di impermeabilità con la conseguente formazione di una copertura litologica in grado di essere limitatamente attraversata dalle acque di infiltrazione. Lo spessore del mantello superficiale con maggiore grado di permeabilità che così si è generato è ovviamente funzione delle caratteristiche geologiche delle rocce madri e dell’intensità degli agenti esogeni che hanno agito e, nel caso specifico, comprende il suolo e le argilliti degradate. All’interno di tale porzione superficiale di argilliti degradate, la circolazione idrica è di tipo effimera, limitata cioè al periodo di maggiore piovosità e destinata a deprimersi fino a scomparire del tutto nel periodo estivo. Le sopraccitate conclusioni di carattere geologico sulla circolazione idrica sotterranea sono coerenti con i risultati dello studio sulla geochimica delle manifestazioni fluide presenti all’interno della R.N. Macalube di Aragona che, promosso dall’ente Gestore della riserva naturale e realizzato dal CNR di Palermo, ha evidenziato come le acque coinvolte nel sistema di degassamanto da un punto di vista geochimica non fanno parte di grandi circuiti regionali ma che, al contrario, sono con molta probabilità dovute ad infiltrazioni di precipitazioni nell’area delle macalube o delle loro immediata vicinanze. Individuazione di eventuali sistemi di monitoraggiogià esistenti e/o previsti (A.3.4; A.4.2). Nel territorio del SIC non sono presenti sistemi di monitoraggio di parametri chimico-fisici, e questo nonostante le richieste più volte inserite dall’Ente gestore nelle relazioni annuali presentate alla Regione. La peculiarità del fenomeno delle “macalube” rende ineludibile la realizzazione di un sistema di monitoraggio in continuo, ma fino ad oggi tale esigenza non ha trovato risposta. 38 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 2.3 DESCRIZIONE BIOLOGICA DEL SITO (B) 2.3.1. Descrizione della flora, della vegetazione e degli habitat 2.3.1.1 Le conoscenze flogistico- vegetazionali, precedenti indagini sul SIC (B2) Sin dall’antichità l’area delle Macalube di Aragona fu visitata da numerosi botanici ed erborizzatori siciliani e stranieri. Tra questi il primo fu il Boccone, che sul finire del XVII secolo vi raccolse la Lavatera agrigentina (indicata come “Malva sicula, foliis moschatis crispis” in Boccone, 1674). La stessa pianta fu descritta da Vincenzo Tineo (Tineo, 1817) su materiale raccolto “prope Agrigentum”, probabilmente proprio alle Macalube. Giovanni Gussone vi si recò nel 1818 (Trotter, 1948), mentre l’olandese Splitgerber visitò la zona nel maggio del 1833, come attesta un campione di Tamarix gallica var. agrigentina citato da Baum (1978) e da Venturella et alii (2007); il sito fu visitato anche da Stefano Sommier e dall’Ajuti nel 1873, sulla base di un exsiccatum di Trifolium congestum citato da LojaconoPojero (1888-1909) e di un campione di Romulea columnae riportato da Béguinot (1908a), mentre Agostino Todaro nell’aprile 1882, come si evince da un campione della stessa specie citato da Zohary & Heller (1984). Reina (nel 1888, secondo le etichette di alcuni campioni citati da Lojacono-Pojero, 1888-1909) e Citarda (come testimonia un campione di Puccinellia gussonii citato da Béguinot, 1908b) vi raccolsero per conto dell’Orto Botanico di Palermo; infine, lo stesso Michele Lojacono-Pojero (1888-1909) Leopoldo Nicotra (1917) affermano di aver raccolto alle Macalube. Nonostante la lunga lista di visitatori ottocenteschi, sull’area non è mai stato condotto alcuno studio monografico, per cui è difficile ricostruire l’evoluzione della flora vascolare e del paesaggio vegetale locali. Le poche informazioni botaniche sulle Macalube (nonché sulle località Caldare e Aragona) erano contenute nelle flore sicule di Gussone (1828-1832, 18421845) e di Lojacono-Pojero (1888-1909). Solamente circa 20 anni fa, riprendono le indagini, con una tesi di laurea sulla flora vascolare del sito (Minnella, 1989). Successivamente sono stati pubblicati diversi contributi puntuali sulla flora e sulla vegetazione vascolare (Brullo et alii, 1985; Romano & Di Martino, 1990; Garbari et alii, 1996) e briofitica (Privitera & Puglisi, 1993, 1994). Un quadro critico e aggiornato sugli aspetti botanici dell’area è stato prodotto da Pasta (2001). Partendo da questo contributo, viene fornito qui di seguito una sintesi dei dati noti, tenendo conto delle informazioni contenute nei lavori di Galesi (2001), Brullo et alii (2002b), Falci & Giardina (2002) e Raimondo et alii (2004), AA.VV. (2006), nonché delle diverse novità nomenclaturali concernenti sia la flora (Conti et alii, 2005) sia la vegetazione (Brullo et alii, 2002a). Gli aspetti agronomici e le loro ricadute sulla gestione dell’omonima area protetta sono stati illustrati da Pasta & La Mantia (2001), che avevano evidenziato l’effetto negativo delle pratiche agricole incontrollate sugli ecosistemi. Ulteriori informazioni utilizzate ai fini della redazione del Cap. 6 derivano da AA.VV. (2005a, 2005b, 2006). 2.3.1.2 Metodologia adottata negli studi di carattere botanico (indagini floristicovegetazionali, caratterizzazione degli habitat e stesura delle carte tematiche) (B.3.1) Protocollo dei rilevamenti di campo finalizzati all’aggiornamento ed approfondimento delle conoscenze sulla flora vascolare e sulle comunità vegetali Ai fini della stesura della relazione preliminare sullo stato delle conoscenze, erano stati utilizzati i risultati delle indagini condotte in passato sia sulla flora vascolare sia sulla vegetazione del territorio (Pasta, 2001; AA.VV., 2006). Durante la primavera del 2008 sono 39 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano stati ultimati i rilievi floristici e fitosociologici, focalizzando l’attenzione sul trend dinamicodemografico delle specie d’interesse biogeografico e conservazionistico e delle xenofite eventualmente presenti. La nuova lista della flora vascolare è stata aggiornata sotto un profilo tassonomico-nomenclaturale tenendo conto del recente contributo di Giardina et alii (2007). Metodologia adottata per la redazione delle carte tematiche In conformità con quanto prescritto dal D.M 03/09/2002 “Linee Guida per la gestione dei siti Natura 2000”, per l’elaborazione di tutte le carte tematiche è stata applicata la procedura qui di seguito esposta: 1) Fotointerpretazione Sono stati riportati su una base topografica (Carta Tecnica Regionale 1:10.000) i limiti esistenti tra i fototipi di uso del suolo/vegetazione (carta di base dei fototipi uso suolo/vegetazione). 2) Redazione della carta dell’uso del suolo La carta dell’uso del suolo prodotta si spinge al V livello della scala di dettaglio di Corine Land Cover (CLC) 2000 ed è conforme agli standard proposti dalla Regione Siciliana, che ne ha indicato i criteri di redazione in un apposito documento (“Criteri di Redazione della Carta dell’Uso del Suolo”). Questa carta deriva dall’interpretazione di immagini telerilevate (ortofoto Portale Cartografico Nazionale, Volo 2006, fuso Est), confrontate con i supporti disponibili e sottoposte ad una successiva validazione in campo. Il contenuto di questa carta esprime la tipologia degli interventi antropici (prevalentemente agricoli) all’interno del SIC. 3) Piano di rilevamento per la redazione della carta della vegetazione e degli habitat Sulla base della carta dei fototipi è stata realizzata una serie di verifiche dell’uso del suolo ed i rilievi fitosociologici opportuni affinché tutte le tipologie individuate nella carta di base dei fototipi, o almeno quelle correlate con formazioni semi-naturali e naturali e con habitat d’interesse comunitario, fossero soggette a rilievo. Tali rilievi fitosociologici hanno consentito di passare dalla descrizione fisionomica a quella sinecologica e all’interpretazione sintassonomica. Nei limiti del possibile, nell’elaborazione del piano di rilevamento si è tenuto conto dell’eventuale variabilità dei fattori abiotici (geologia, altimetria, esposizione), che possono modificare la composizione specifica della vegetazione senza che ciò sia evidenziabile per mezzo delle foto aeree. - Classificazione dei rilievi - I tipi ottenuti attraverso i rilievi effettuati in campo sono stati classificati al fine di redigere un prospetto sintassonomico coerente. Per giustificare e documentare le scelte operate caso per caso, in sede di presentazione della carta della vegetazione sono stati forniti maggiori dettagli sia sulle esigenze ecologiche sia sulle connessioni dinamiche dei singoli consorzi già noti nonché di quelli di nuovo rinvenimento. Più nel dettaglio, sono state elencate le associazioni e gli aggruppamenti con una precisa indentità floristico-strutturale e/o un definito ruolo dinamico. A livello di classi, ordini e alleanze si è fatto riferimento agli schemi proposti da MUCINA (1997) e da RIVAS-MARTÍNEZ et al. (1999). Per i syntaxa di rango inferiore, cioè le associazioni e le subassocazioni ci si è rifatti per lo più a BRULLO et al. (2002a). - Redazione della carta della vegetazione - Tale carta deriva dalla comparazione tra i fototipi ed i risultati dei rilievi effettuati in campo. In alcuni casi, tuttavia, si è rivelato necessario procedere ad interpolazioni basate su aspetti di ecologia delle vegetazione che possono essere 40 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano desunti dalla cartografia di base (topografia, substrato geolitologico, ecc.). Lo “stile” di restituzione finale della carta ha tenuto conto delle seguenti considerazioni pratiche mirate a facilitare la lettura e l’utilizzo di tale elaborato: da un lato infatti diverse fitocenosi (e habitat) “condividono” gli stessi spazi, costituendo dei veri e propri “mosaici”, d’altro canto numerosi consorzi non sono cartografabili per via dell’estrema localizzazione o delle modestissime dimensioni. In fase di stesura finale della carta della vegetazione si è pertanto cercato di adottare alcuni accorgimenti che rendessero intellegibile e fruibile la carta. Nei casi di vegetazione a mosaico sono stati operati opportuni accorpamenti che garantissero di correlare tra loro in modo inequivocabile i consorzi rinvenuti 1) con le categorie d’uso del suolo (ove possibile definite in conformità con CLC-V livello), 2) con le categorie di Corine-Biotopes e 3) con gli habitat d’interesse comunitario/prioritario ai sensi della Dir. 92/43 CEE. - Redazione della carta degli habitat - La carta degli habitat è stata redatta in forma definitiva una volta effettuati i rilievi primaverili. L’elaborato consegnato è pertanto frutto delle conferme/correzioni/aggiunte scaturite dai rilievi di campo pianificati. In occasione dell’esecuzione dei rilievi fitosociologici sono stati inoltre effettuati gli opportuni controlli sulla rappresentatività/integrità degli habitat individuati, sull’eventuale presenza e sull’intensità e frequenza dei fattori di stress e disturbo. In questa sede vengono indicati i criteri operativi che hanno ispirato l’interpretazione degli habitat sul campo e la loro restituzione cartografica. L’intera area del Sito di Importanza Comunitaria è stata indagata in modo da redigere una legenda che permettesse un confronto immediato tra le categorie di Corine Land Cover 2000, Corine Biotope e gli Habitat della Direttiva 92/43/CEE. L’unità minima di rilevamento è di 20 × 20 m, sia per gli habitat di interesse comunitario sia per vegetazione e uso del suolo. Particolare attenzione è stata prestata alla verifica dell’effettiva presenza e della reale rappresentatività (in termini floristico-strutturali ed areali) di ciascuno degli habitat riportati nella Scheda del Sito e nella Carta degli Habitat consegnata dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente e da questo commissionata alla società Agristudio s.r.l.. Pertanto, ad ogni unità di habitat rilevata è stato attribuito un codice in funzione della struttura e “densità” (“p” = puro: 90-100%; “f” = frequente: 50-90%; “r” = rado: 10-50%). Dove non è stato rilevato alcun habitat (o la copertura dell’habitat all’interno del poligono era inferiore al 10% dell’unità minima di rilevamento), si è utilizzata la denominazione del Corine Biotope prevalente. Inoltre, nel Sito sono frequenti le situazioni in cui i poligoni rilevati, riconducibili ad habitat o a biotopi, presentano una struttura a mosaico. Pur essendo facilmente distinguibili tra loro, le diverse componenti intervengono in misura diversa a fisionomizzare il poligono; al fine di standardizzare la loro rappresentazione, di registrare la complessità esistente e di ottenere informazioni utili alla pianificazione degli interventi gestionali, si è deciso che il tematismo fosse rappresentato da tutti i codici degli habitat o dei biotopi presenti, seguiti, come sopra riportato, dai codici che esprimono il “peso” di ciascuno degli habitat che partecipano al mosaico stesso (puro; frequente; rado). Il primo degli habitat che compongono il mosaico è l’habitat prevalente, che fisionomizza l’area di rilevamento. I codici p-f-r vengono riportati nel data base degli habitat esclusivamente a fini gestionali, e conseguentemente non vengono visualizzati nella carta degli habitat per maggiore semplicità e chiarezza di rappresentazione. La carta degli habitat viene pertanto redatta secondo i seguenti criteri: • nel caso di presenza di un solo habitat, il tematismo relativo è rappresentato dal codice dell’habitat senza differenziare i poligoni con diverso grado di densità (f-p-r); • nel caso di presenza di un mosaico di habitat, il tematismo relativo sarà rappresentato 41 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano dai codici di tutti gli habitat tra loro interconnessi (senza differenziare i poligoni con diverso grado di densità), ed il primo tra questi sarà l’habitat prevalente; • laddove non sia stato rilevato nessun habitat (o la copertura dell’habitat all’interno del poligono sia inferiore al 10% dell’unità minima di rilevamento), il tematismo sarà rappresentato dalla formazione Corine Biotope prevalente. Ai fini del calcolo della superficie di ciascun habitat, per ciascun mosaico si è valutata qualitativamente, sulla base delle informazioni raccolte sul campo, la “superficie” occupata da ciascun habitat componente il mosaico stesso. Così facendo, è stato possibile effettuare i calcoli necessari per giungere ad una valutazione accettabile delle superfici ricoperte dai singoli habitat, necessaria per la compilazione della nuova Scheda Natura 2000. In Allegato 1 viene invece presentata una tabella di corrispondenze, che è stata compilata per facilitare la correlazione tra: - categorie Corine Land Cover 2000 (CLC-2000); - categorie Corine Biotope; - categorie Habitat della Direttiva 92/43 (manuale versione Eur27); - tematismi di rappresentazione della Carta degli Habitat; - syntaxa (a livello di ordini fitosociologici). Per facilitare il raffronto tra i tematismi affiancati, essi risultano ordinati secondo un ordine crescente del numero dei codici riferiti a Corine Biotopes. - Redazione della Carta della distribuzione delle emergenze floristiche - Per la realizzazione di questo elaborato si è deciso di riportate su carta l’ubicazione (punti o perimetri) delle specie più rare e localizzate. Per quanto concerne invece i taxa pregiati che nel SIC risultano comuni o sono legati ad habitat ampiamente rappresentati, si è fatto ricorso ad una sorta di carta di idoneità ambientale, riferendo cioè tali emergenze a tutti gli habitat ed ai biotopi idonei che soddisfino le loro esigenze ecologiche. 2.3.1.3 Risultati delle indagini e descrizione naturalistica del sito (B.3) Premessa sul grado di naturalità del territorio con dati di sintesi sull’uso del suolo Il paesaggio del SIC presenta una duplice “impronta”, quella con elevati livelli di naturalità caratteristica dell’area dei vulcanelli e dei calanchi limitrofi e quella prettamente agricola e sostanzialmente integra dell’area circostante, come si evince chiaramente dall’osservazione della Tav.4. Un’aspetto intermedio in termini sia di collocazione geografica sia di naturalità è costituito dal reticolo idrogafico connesso con il Torrente Macalube e dagli incolti recenti ad esso connessi; tale settore riveste un grande interesse e svolge un ruolo cruciale come ecotono. Ampie superfici del SIC sono tuttora destinate alle pratiche colturali cerealicole e tale destinazione d’uso ha reso piuttosto monotono il suo paesaggio vegetale e certamente ha contribuito a ridurne il patrimonio floristico. Fatta eccezione per la zona afitoica a ridosso del cosiddetto “occhio” delle Macalube, teatro di ciclici ed intensi processi di rimaneggiamentotrasformazione, è impossibile osservare aspetti primari di vegetazione, anche se ampie aree del SIC sono caratterizzate da un agroecosistema abbastanza stabile. Il reticolo idrografico locale coincide con un complesso, dinamico e instabile sistema di calanchi che si dipartono a raggiera dalla zona dei vulcanelli. In questo ambito un ruolo importantissimo è giocato dalla presenza di piccoli corpi idrici - astatici (= stagni temporanei) o permanenti a seconda 42 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano dell’entità delle precipitazioni annue – d’importanza cruciale per specie e comunità vegetali e animali la cui sussistenza sarebbe altrimenti impossibile nel quadro climatico in cui si inseriscono le Macalube di Aragona. Nella tabella seguente sono riportati alcuni dati di sintesi sui caratteri territoriali del SIC. Per quanto concerne la “codificazione” del diverso grado di naturalità, si è tratto spunto dallo schema di classificazione proposto da FERRARI et alii (2000). Tab. 2.3.1.3 a – Dati riassuntivi sul grado di naturalità del SIC. Sistemi ambientali categorie Sistemi umani ad utilizzazione intensiva Sistemi umanorurali Sistemi a divesrso grado di naturalità Edificato Strade colture permanenti ed erbacee intensive colture permanenti ed erbacee estensive vegetazione dei corpi idrici artificiali praterie palustri e canneti vegetazione delle aree calanchive vegetazione delle aree incolte, delle garighe e delle praterie termo-xerofile di bassa quota zona afitoica del cosiddetto “Occhio” delle Macalube Totale SIC Superficie Ha % area SIC 0,78 0,2 0,99 0,3 0,25 0,1 207,50 60,2 0,20 0,1 4,99 1,4 2,00 0,6 125,41 36,3 2,66 344,52 0,8 100,0 Le modifiche della vegetazione originaria sono frutto di alterazioni antiche e protratte per secoli e pertanto tutte le considerazioni sulla vegetazione climacica potenziale nell’area considerata vanno prese con il beneficio dell’inventario, in quanto non esistono neppure in forma vestigiale delle piccole porzioni ricoperte da consorzi pre-forestali o forestali. Le comunità mio-aloxerofile locali più mature e complesse sono gli arbusteti aperti riferiti all’aggruppamento a Suaeda vera e Salsola agrigentina ed i lembi di prateria del Lygeo spartiEryngietum dichotomi per quanto riguarda le zone subpianeggianti prossime ai crateri e all’Asteretum sorrentinii e al Lygeo sparti-Lavateretum agrigentinae sui versanti più acclivi dei calanchi. Check-list della flora vascolare e analisi fitogeografica della flora Qui di seguito viene presentata una lista aggiornata della flora vascolare presente nel SIC ITA040008 “Macalube di Aragona”. Per l’aggiornamento nomenclaturale della lista si è fatto riferimento a CONTI et alii (2005) e a GIARDINA et alii (2007), per le orchidacee a DELFORGE (2005). La suddivisione delle famiglie è conforme a CRONQUIST (1988) per le Angiosperme dicotidedoni e a DAHLGREN et al. (1985) per le Angiosperme monocotiledoni. Le famiglie, i generi e le specie sono invece elencati secondo l’ordine alfabetico. Sono preceduti da un asterisco “*” i taxa segnalati per le Macalube ma non rinvenuti successivamente; tali entità sono da ritenersi probabilmente estinte e pertanto non vengono prese in considerazione ai fini delle elaborazioni a carattere fitogeografico. La lista deriva dai contributi dei diversi studiosi che a vario titolo si sono occupati dell’area in precedenza (indicati tra parentesi quadra); i taxa sprovvisti di alcun riferimento si intendono riportati 43 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano soltanto da PASTA (2001), quelli in neretto sono stati rinvenuti durante le indagini condotte nell’arco della primavera 2008 ai fini della redazione del presente elaborato. Vengono in seguito fornite informazioni relative alla corologia e alla forma biologica di ciascuno dei taxa vegetali censiti. La corologia è quella branca della fitogeografia focalizzata sulla raccolta ed interpretazione delle informazioni derivanti dallo studio della forma, dell’estensione dell’areale dei taxa, cioè dei territori da essi occupati, nonché delle relazioni spaziali tra gli areali di taxa affini. Gli areali possono essere continui, discontinui, frammentari, ecc. A seconda della loro distribuzione sulla superficie terrestre, i diversi taxa vegetali vengono riferiti ad un determinato corotipo. Ad esempio, una specie presente nella porzione centro-occidentale del Mediterraneo viene indicata come CW-Mediterranea. Le sigle dei corotipi utilizzate in questa sede traggono spunto da quelle proposte da ARRIGONI (1973, 1984). Il termine forma biologica è stato coniato dallo studioso finlandese RAUNKIAER (1934), che escogitò un metodo di classificazione che permette di individuare in modo immediato la natura delle strutture di resistenza di tutti i vegetali presenti sulla Terra e la loro posizione rispetto al suolo nel corso della stagione avversa. Per strutture di resistenza si intendono le gemme o strutture analoghe con le quali i vegetali superano indenni la stagione avversa (corrispondente per lo più al periodo di stress termico e/o idrico particolarmente intenso). Più nel dettaglio, procedendo dai vegetali più semplici e a ciclo vitale più breve verso quelli più complessi e a ciclo vitale più lungo, Raunkiaer ha individuato la seguenti forme biologiche: • • • • • • • Terofite (simbolo: T, dal greco latinizzato therophyta): piante effimere a ciclo vegetativo e riproduttivo annuale o stagionale, che completano sfruttando in maniera ottimale la breve stagione favorevole. Emicriptofite (simbolo: H, dal greco latinizzato hemicryptophyta): piante erbacee a ciclo vitale pluriennale (da bienni a perenni), la cui parte vegetativa subaerea scompare del tutto durante la stagione avversa, nel corso della quale si può osservare tutt’al più una rosetta di foglie che protegge la parte sotterranea. Geofite (simbolo: G, dal greco latinizzato geophyta): piante perenni che accumulano riserve e mantengono capacità di riproduzione vegetativa a livello di organi e/o tessuti differenziati sotterranei, come le radicigemme delle orchidee, i tuberi della patata, i bulbi della cipolla, i rizomi della canna di palude, ecc. Camefite (simbolo: Ch, dal greco latinizzato chamaephyta): piante perenni per lo più con base legnosa a crescita alquanto lenta, in cui la posizione delle gemme nella stagione avversa non supera i 60 cm di altezza dal suolo. Sono camefite i frutici (es.: rosmarino, gelsomino, ecc.) e i suffrutici (es.: timo). Nanofanerofite (simbolo: NP, dal greco latinizzato nanophanerophyta): piante legnose ben sviluppate, con gemme poste a più di 60 cm da terra; accomuna diverse forme di crescita, ovvero gli alberi (detti fanerofite scapose), gli arbusti (fanerofite cespitose), gli alberelli (nanofanerofite, spesso distinte con il simbolo NP), nonchè le liane (fanerofite lianose). Fanerofite (simbolo: P, dal greco latinizzato phanerophyta): piante legnose ben sviluppate, con gemme poste a più di 60 cm da terra; accomuna diverse forme di crescita, ovvero gli alberi (detti fanerofite scapose), gli arbusti (fanerofite cespitose), gli alberelli (nanofanerofite, spesso distinte con il simbolo NP), nonchè le liane (fanerofite lianose). Idrofite (simbolo: I, dal greco latinizzato hydrophyta): piante il cui ciclo vegetativo e riproduttivo è indissolubilmente legato alla disponibilità costante di acqua. Le Lenticchie d’acqua (Lemna sp. pl.) e le Ninfee (Nymphaea alba) sono idrofite tipiche degli ambienti d’acqua dolce, la posidonia (Poseidonia oceanica) è una idrofita marina diffusa lungo le coste del Bacino del Mediterraneo. 44 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano ANGIOSPERMAE DICOTYLEDONES Apiaceae Ammi visnaga (L.) Lam. – T scap – Mediterranea-Europea Ammoides pusilla (Brot.) Breistr. – T scap – Mediterranea Bifora testiculata (L.) Roth – T scap – Mediterraneo-Irano-Turanica Bupleurum fontanesii Guss. – T scap – CW Mediterraneo-Europea [RAIMONDO et alii, 2004] Bupleurum semicompositum L. – T scap – Mediterraneo-Irano-Turanica [MINNELLA, 1989, e ROMANO & DI MARTINO, 1990] Capnophyllum peregrinum (L.) Lange – T scap – CW Mediterranea-Macaronesica [RAIMONDO et alii, 2004] Conium maculatum L. – H scap – Tetidica-Eurosibirica [AA. VV., 2005] Daucus aureus Desf. – T scap – S Mediterranea [BRULLO et alii, 1985; MINNELLA, 1989] Daucus carota L. s.l. – H bienn – Subcosmopolita [MINNELLA, 1989] Elaeoselinum asclepium (L.) Bertol. subsp. asclepium – H scap – CW Mediterranea *Eryngium barrelieri Boiss. [GUSSONE, 1828-1832, sub E. pusillum Guss., non L.] Eryngium campestre L. – H bienn – Mediterraneo-Europea Eryngium dichotomum Desf. – H bienn – SW Mediterranea [MINNELLA, 1989; ROMANO & DI MARTINO, 1990; RAIMONDO et alii, 2004] Eryngium triquetrum Vahl – H bienn – SW Mediterranea Ferula communis L. subsp. communis – H scap – Mediterraneo-Macaronesica Foeniculum vulgare Mill. subsp. piperitum (Ucria) Bég. – H scap – Mediterraneo-Irano-Turanica [MINNELLA, 1989] Kundmannia sicula (L.) DC. – H bienn – Mediterranea [MINNELLA, 1989] Oenanthe fistulosa L. – H scap – Tetidico-Europea Ridolfia segetum (Guss.) Moris - T scap - Mediterranea Scandix australis L. - T scap - Mediterranea Scandix pecten-veneris L. subsp. pecten-veneris – T scap – Tetidico-Europea [MINNELLA, 1989] Thapsia garganica L. – H scap – CW Mediterranea Tordylium apulum L. – T scap – Mediterranea-Europea Torilis nodosa (L.) Gaertner – T scap – Tetidico-Europea [MINNELLA, 1989] Asteraceae Anacyclus tomentosus (All.) DC. – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989] Aster sorrentinii (Tod.) Lojac. = Tripolium sorrentinoi (Tod.) Raimondo et Greuter – Ch suffr – Endemica sicula [MINNELLA, 1989; ROMANO & DI MARTINO, 1990; RAIMONDO et alii, 2004] Bellis annua L. – T scap – Tetidica [MINNELLA, 1989; RAIMONDO et alii, 2004] Bellis perennis L. – H ros – Tetidica- Eurosibirica Calendula arvensis L. – T scap – Tetidica-Europea Carduus argyroa Biv. – T scap – CW Mediterranea [AA.VV., 2006] Carduus pycnocephalus L. – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989] Carlina gummifera (L.) Less. – H scap – Mediterranea [PASTA, 2001, sub Chamaeleon gummifer (L.) Cass.] Carlina lanata L. – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989] Carlina sicula Ten. subsp. sicula – H scap – Endemica sicula Carthamus caeruleus L. subsp. caeruleus – H scap – S Mediterranea [PASTA, 2001, sub Carduncellus caeruleus (L.) DC.] Carthamus lanatus L. subsp. lanatus – T scap – Tetidica-Europea Catananche lutea L. – T scap – S Mediterranea [LOJACONO-POJERO, 1888-1909; RAIMONDO et alii, 2004] Centaurea sicula L. subsp. sicula – H bienn – CW Mediterranea [MINNELLA, 1989 e PASTA, 2001, sub Centaurea nicaeensis All.] Centaurea solstitialis L. subsp. schouwii (DC.) Quézel et Santa – H bienn – SW Mediterranea [BRULLO et alii, 1985] 45 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Chamaemelum fuscatum (Brot.) Vasc. – T scap – CW Mediterranea [MINNELLA, 1989, sub Anthemis praecox Link] Cichorium intybus L. subsp. intybus – H scap – Tetidica-Eurosibirica Coleostephus myconis (L.) Cass. – T scap – Mediterranea Conyza bonariensis (L.) Cronq. – T scap – Avventizia naturalizzata [AA.VV., 2006] Crepis vesicaria L. subsp. vesicaria – H bienn – Mediterranea-Europea [AA.VV., 2006] Cynara cardunculus L. subsp. cardunculus – H scap – Mediterranea Dittrichia graveolens (L.) Greuter – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica Dittrichia viscosa (L.) Greuter subsp. viscosa – H scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989] Evax asterisciflora (Lam.) Pers. – T rept – CW Mediterranea [GUSSONE, 1842-1845, AA.VV., 2006] Evax pygmaea (L.) Brot. – T rept – Mediterranea-Macaronesica Filago eriocephala Guss. – T scap – Tetidica-Pontica Filago pyramidata L. s.l. – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989, sub Filago germanica (L.) Hudson] Filago vulgaris Lam. – T scap – Mediterranea-Europea [AA.VV., 2006] Galactites tomentosa Moench – H bienn – Mediterranea [MINNELLA, 1989] Geropogon glaber L. – T scap – Tetidica-Europea [RAIMONDO et alii, 2004, sub Tragopogon hybridus L.] Glebionis coronaria (L.) Spach – T scap – Mediterranea [PASTA, 2001, sub Chrysanthemum coronarium L. ] Hedypnois rhagadioloides (L.) Willd. – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica Helminthotheca aculeata (Vahl) Lack – H scap – SW Mediterranea [PASTA, 2001, sub Picris aculeata Vahl] Helminthotheca echioides (L.) J. Holub – H bienn – Mediterranea-Europea [PASTA, 2001, sub Picris echiodies L.] Hyoseris radiata L. – H ros – Mediterranea Hypochoeris achyrophorus L. – T ros – Mediterranea [MINNELLA, 1989] Hypochoeris radicata L. subsp. heterocarpa (Moris) Arcang. – H ros – Mediterranea [MINNELLA, 1989, sub H. radicata s.l.] Lactuca viminea (L.) J. et C. Presl – H bienn – Mediterranea-Eurosibirica Lactuca virosa L. – T scap – Mediterranea-Europea [MINNELLA, 1989] Leontodon tuberosus L. – H ros – Mediterranea Mantisalca salmantica (L.) Briq. et Cavill. s.l. – H bienn – Mediterranea [RAIMONDO et alii, 2004] Notobasis syriaca (L.) Cass. – T scap – Tetidica-Atlantica [MINNELLA, 1989] Onopordum illyricum L. subsp. illyricum – H bienn – Mediterranea Pallenis spinosa (L.) Cass. – T scap – Tetidica-Europea Phagnalon saxatile (L.) Cass. subsp. saxatile – Ch suffr – CW Mediterranea Picris hieracioides L. subsp. spinulosa (Guss.) Arcang. – H scap – Mediterranea-Medio-Europea [PASTA, 2001, s.l.] Reichardia picroides (L.) Roth s.l. – H scap – Mediterranea Scolymus cfr. grandiflorus Desf. – H scap – Mediterranea Scolymus maculatus L. – T scap – Tetidica Scorzonera cana (C.A. Meyer) Griseb. – H scap – Tetidica-Pontica Scorzonera deliciosa Guss. – G bulb – Endemica apulo-sicula Scorzonera laciniata L. – H bienn – Mediterranea-Europea [GUSSONE, 1842-1845; MINNELLA, 1989, sub Podospermum laciniatum (L.) DC.] Senecio delphinifolius Vahl – T scap – SW Mediterranea [MINNELLA, 1989] Senecio leucanthemifolius Poir. s.l. – T scap – Mediterranea Silybum marianum (L.) Gaertner – H bienn – Tetidica-Europea Sonchus asper (L.) Hill subsp. asper – H bienn – Boreale-Tetidica [MINNELLA, 1989] Sonchus asper L. subsp. glaucescens (Jordan) Ball – H scap –Mediterranea Sonchus bulbosus (L.) N. Kilian et Greuter – G bulb – Mediterranea [MINNELLA, 1989, sub Aetheorhiza bulbosa (L.) Cass.] Sonchus oleraceus L. – T scap – Boreale-Tetidica [MINNELLA, 1989; BRULLO et alii, 1985] 46 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Symphiotrichum squamatum (Sprengel) G.L. Nesom – H bienn – Avventizia naturalizzata [PASTA, 2001, sub Conyzanthus squamatus (Sprengel) Tamansch.] Tolpis sp. – T scap Tragopogon porrifolius L. subsp. porrifolius – H bienn – Mediterranea [MINNELLA, 1989; PASTA, 2001, sphalm. sub subsp. cupanii (DC.) I. B.K. Richardson] Urospermum dalechampii (L.) F.W. Schmidt – H scap – CW Mediterranea-Atlantica Urospermum picroides (L.) F.W. Schmidt – T scap – Tetidica Xanthium italicum Moretti – T scap – Mediterranea-Europea Boraginaceae Borago officinalis L. – T scap – Mediterranea-Europea Cerinthe major L. subsp. major – T scap – Mediterranea Cynoglossum creticum Mill. – H bienn – Mediterranea-Europea Echium italicum L. subsp. siculum (Lacaita) Greuter et Burdet – H bienn – Endemica sicula Echium plantagineum L. – T scap – Tetidica-Europea Brassicaceae Brassica nigra (L.) Koch – T scap – Mediterranea Brassica rapa L. subsp. campestris (L.) Clapham – H bienn – Introdotta spontaneizzata Capsella bursa-pastoris (L.) Medik. s.l. – T scap – Cosmopolita *Diplotaxis crassifolia (Raf.) DC. [LOJACONO-POJERO, 1888-1909, sub Pendulina crassifolia Lojac.] Diplotaxis erucoides (L.) DC. – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989, sub var. hispidula (Ten.) Lojac.] Hirschfeldia incana (L.) Lagrèze-Fossat – T scap – Mediterranea-Macaronesica [AA.VV., 2006] Isatis tinctoria L. subsp. tinctoria – H bienne – Introdotta spontaneizzata Lobularia maritima (L.) Desv. – H scap – Mediterranea Moricandia arvensis (L.) DC. – T scap – S Mediterranea-Sahariana [BRULLO et alii, 1985; RAIMONDO et alii, 2004] Rapistrum rugosum (L.) J.P. Bergeret s.l. – T scap – Mediterranea Sinapis arvensis L. – T scap – Mediterranea [RAIMONDO et alii, 2004] Sinapis pubescens L. – H scap – CW Mediterranea Campanulaceae Campanula erinus L. – T scap – Tetidica Legousia sp. – T scap Capparaceae Capparis spinosa L. var. canescens Cosson – H scap – S Mediterranea [BRULLO et alii, 1985, sub Capparis ovata Desf.] Caryophyllaceae Cerastium semidecandrum L. – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989] Silene alba (Mill.) E.H.L. Krause – T scap – Tetidica Silene fuscata Brot. – T scap – Mediterranea Spergularia diandra (Guss.) Boiss. – T scap – Mediterranea-Irano-Turaniana [MINNELLA, 1989] Spergularia salina J. et C. Presl – T scap – Olartica Stellaria media (L.) Vill. – T scap – Subcosmopolita Vaccaria hispanica (Mill.) Rauschert subsp. hispanica – T scap – Avventizia naturalizzata [RAIMONDO et alii, 2004] Chenopodiaceae *Atriplex halimus L. – NP – Mediterranea-Sahariana [BRULLO et alii, 1985] Atriplex prostrata DC. – T scap – Olartica [PASTA, 2001, sub Atriplex prostrata DC. subsp. latifolia (Wahlenb.) Rauschert] 47 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Beta vulgaris L. subsp. maritima (L.) Arcang. – H scap – Mediterranea-Atlantica [MINNELLA, 1989; BRULLO et alii, 1985] Salsola agrigentina Guss. – NP – Endemica sicula [LOJACONO-POJERO, 1888-1909; BRULLO et alii, 1985; MINNELLA, 1989; DI MARTINO & ROMANO, 1990, sub Salsola vermiculata L.; RAIMONDO et alii, 2004] *Salsola oppositifolia Desf. – NP – CW Mediterranea [BRULLO et alii, 1985] Suaeda vera Forssk. – NP – Tetidica-Atlantica [BRULLO et alii, 1985; MINNELLA, 1989; DI MARTINO & ROMANO, 1990, sub S. fruticosa (L.) Forssk.] Clusiaceae Hypericum perfoliatum L. – H scap – Mediterranea Hypericum perforatum L. – H scap – Tetidica-Eurosibirica Convolvulaceae Convolvulus althaeoides L. – H scand – Mediterranea Convolvulus arvensis L. – G rhiz – Subcosmopolita Convolvulus tricolor L. subsp. cupanianus (Sa’ad) Stace – T scap – Endemica sicula-nordafricana Crassulaceae Phedimus stellatus (L.) Raf. – T scap – Mediterranea [PASTA, 2001, sub Sedum stellatum L. ] Tillaea muscosa L. – T rept – Mediterranea-Atlantica [PASTA, 2001, sub Crassula tillaea LesterGarland] Cucurbitaceae Ecballium elaterium (L.) A. Richard – G bulb – Tetidica-Pontica Cuscutaceae Cuscuta sp.– T par [MINNELLA, 1989] Dipsacaceae Dipsacus fullonum L. – H bienn – Mediterranea-Europea Scabiosa parviflora Desf. – T scap – Endemica sicula-nordafricana [LOJACONO-POJERO, 1888-1909; MINNELLA, 1989; PRIVITERA & PUGLISI, 1994, e RAIMONDO et alii, 2004, sub S. dichotoma Biv.] Sixalix atropurpurea (L.) Greuter et Burdet subsp. grandiflora (Scop.) Soldano et F. Conti – H scap – Mediterranea [Tineo secondo LOJACONO-POJERO, 1888-1909, sub S. cupanii Guss.; PASTA, 2001, sub Scabiosa atropurpurea L. subsp. maritima (L.) Arcang.] Euphorbiaceae *Euphorbia akenocarpa Guss. [LOJACONO-POJERO, 1888-1909] Euphorbia exigua L. – T scap – Mediterranea-Europea [MINNELLA, 1989] Euphorbia helioscopia L. – T scap – Tetidica-Europea Euphorbia peplus L. subsp. peploides (Gouan) Rouy – T scap – Tetidica-Europea Mercurialis annua L. – T scap – Tetidica-Europea Fabaceae Astragalus hamosus L. – T scap – Tetidica-Europea Cicer arietinum L. – T scap – Introdotta subspontanea Coronilla scorpioides (L.) Koch – T scap – Mediterranea-Europea Hedysarum glomeratum F.G. Dietr. – T scap – Mediterranea [BRULLO et alii, 1985 e MINNELLA, 1989, sub H. spinosissimus L.] Hippocrepis biflora Sprengel – T scap – Mediterranea [AA.VV., 2006] Hippocrepis ciliata Willd. – T scap – Mediterranea-Pontica Lathyrus aphaca L. – T scap – Tetidica-Europea Lathyrus clymenum L. – T scap – Mediterranea 48 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Lathyrus grandiflorus Sm. – G rhiz – Endemica apulo-sicula-balcanica [PASTA, 2001, sphalm., sub L. odoratus L. ] Lathyrus ochrus (L.) DC. – T scap – Tetidica Lotus ornithopodioides L. – T scap – Mediterranea Medicago ciliaris (L.) All. – T scap – Mediterranea Medicago intertexta (L.) Mill. – T scap – CW Mediterranea-Macaronesica [MINNELLA, 1989] Medicago lupulina L. var. cupaniana (Guss.) Boiss. – H scap – CW Mediterranea [AA.VV., 2006] Medicago murex Willd. – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989] Medicago orbicularis (L.) Bartal. – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989] Medicago polymorpha L. – T scap – Boreale-Tetidica Medicago rugosa Desr. – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989] Medicago scutellata (L.) Mill. – T scap – Mediterranea-Pontica Medicago truncatula Gaertner – T scap – Mediterranea-Europea [MINNELLA, 1989] Melilotus infestus Guss. – T scap – CW Mediterranea Melilotus siculus B.D. Jackson – T scap – S Mediterranea [AA.VV., 2006] Melilotus sulcatus Desf. – T scap – Mediterranea-Europea [MINNELLA, 1989] Ononis alopecuroides L. subsp. exalopecuroides (G. Lòpez) Greuter et Burdet – T scap – S Mediterranea Pisum sativum L. subsp. biflorum (Raf.) Soldano – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica Scorpiurus muricatus L. s.l. – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989] Sulla coronaria (L.) Medicus (= Hedysarum coronarium L.) – T scap – Introdotta subspontanea [MINNELLA, 1989; BRULLO et alii, 1985, sub Hedysarum coronarium L.] Tetragonolobus purpureus Moench – T scap – Mediterranea-Europea Trifolium angustifolium L. subsp. angustifolium – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989] Trifolium campestre Schreber – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989] Trifolium cherleri L. – T scap – Tetidica *Trifolium congestum Guss. [GUSSONE, 1828-1832, 1842-1845; Ajuti secondo LOJACONO-POJERO, 1888-1909; Todaro secondo LOJACONO-POJERO, 1888-1909, e secondo ZOHARY & HELLER, 1984] Trifolium lappaceum L. – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica [MINNELLA, 1989] Trifolium physodes Steven – T scap – CE Mediterranea-Irano-Turanica [MINNELLA, 1989] Trifolium resupinatum L. – T scap – Tetidica-Europea [AA.VV., 2006] Trifolium scabrum L. – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989] Trifolium spumosum L. – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica [MINNELLA, 1989] Trifolium squarrosum L. – T scap – Tetidica-Europea Trifolium stellatum L. – T scap – Mediterranea-Pontica Vicia bithynica (L.) L. – T scap – Tetidica-Europea Vicia disperma DC. – T scap – CW Mediterranea-Macaronesica Vicia hybrida L. s.l. – T scap – Tetidica-Pontica Vicia narbonensis L. – T scap – Mediterranea-Europea (archeofita?) Vicia sativa L. s.l. – T scap – Introdotta spontaneizzata Vicia sicula (Raf.) Guss. – T scap – Endemica sicula-nordafricana Frankeniaceae Frankenia pulverulenta L. – T scap – Tetidica-Pontica Fumariaceae Fumaria officinalis L. s.l. – T scap – Mediterranea-Eurosibirica Fumaria parviflora Lam. – T scap – Subcosmopolita Gentianaceae Blackstonia perfoliata (L.) Hudson s.l. – T scap – Mediterranea-Atlantica [MINNELLA, 1989] Centaurium pulchellum (Swartz) Druce – T scap – Olartica Centaurium spicatum (L.) Fritsch – T ros – Mediterranea-Europea Centaurium tenuiflorum (Hoffmanss. et Link) Fritsch s.l. – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989; 49 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano ROMANO & DI MARTINO, 1990] Geraniaceae Erodium malacoides (L.) L’Hérit. – T scap – Tetidica Geranium dissectum L. – T scap – Tetidica-Europea Lamiaceae *Mentha pulegium L. [LOJACONO-POJERO, 1888-1909, sub M. pulegium var. hirsuta Guss.] Salvia verbenaca L. – H scap – Mediterranea-Atlantica Sideritis romana L. – T scap – Mediterranea Stachys ocymastrum (L.) Briq. – T scap – CW Mediterranea [AA.VV., 2006] Linaceae Linum bienne Mill. – H bienn – Mediterranea-Europea Linum corymbulosum Reichenb. – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica Linum strictum L. s.l. – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989] Lythraceae Lythrum hyssopifolia L. – T scap – Tetidica-Eurosibirica Malvaceae Lavatera agrigentina Tineo – H bienn – Endemica siculo-calabra [Boccone, Tineo e Todaro secondo LOJACONO-POJERO, 1888-1909; MINNELLA, 1989; DI MARTINO & ROMANO, 1990; PRIVITERA & PUGLISI, 1994; RAIMONDO et alii, 2004] Lavatera olbia L. – P caesp – CW Mediterranea Lavatera trimestris L. – T scap – Mediterranea Malva cretica Cav. – T scap – Mediterranea Malva nicaeensis All. – T scap – Mediterranea [AA.VV., 2006] Mesembryanthemaceae Carpobrotus edulis (L.) N.E. Br. – Ch succ – Introdotta spontaneizzata Mesembryanthemum nodiflorum L. – T rept – Tetidica-Capense Oleaceae Olea europaea L. var. europaea – P scap – Introdotta subspontanea Oxalidaceae Oxalis pes-caprae L. – G bulb – Avventizia naturalizzata Orobanchaceae Orobanche crenata Forssk. – T par – Tetidica-Pontica Orobanche ramosa L. s.l. – T par – Olartica Papaveraceae Papaver hybridum L. – T scap – Avventizia naturalizzata Papaver rhoeas L. – T scap – Avventizia naturalizzata Plantaginaceae Plantago afra L. subsp. afra – T scap – Tetidica-Europea [AA.VV., 2006] Plantago coronopus L. subsp. commutata (Guss.) Pilger – H bienn – Tetidica [LOJACONO-POJERO, 1888-1909, sub P. commutata Guss.] Plantago crassifolia Forssk. – H ros – Mediterranea [MINNELLA, 1989; RAIMONDO et alii, 2004] Plantago lanceolata L. – H ros – Tetidica-Eurosibirica Plantago serraria L. – H ros – Mediterranea 50 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Polygalaceae Polygala monspeliaca L. – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989] Polygonaceae Polygonum aviculare L. s.l. – T rept – Cosmopolita Rumex conglomeratus Murray s.l. – H scap – Tetidica-Europea Rumex thyrsoides Desf. – H scap – CW Mediterranea Primulaceae Anagallis arvensis L. subsp. arvensis – T rept – Tetidica-Europea Anagallis foemina Mill. – T rept – Subcosmopolita [MINNELLA, 1989] Ranunculaceae Adonis annua L. subsp. cupaniana (Guss.) Steinberg – T scap – Tetidica-Europea Anemone coronaria L. – G bulb – Mediterranea [AA.VV., 2005] Anemone hortensis L. – G bulb – N Mediterranea Nigella arvensis L. subsp. glaucescens (Guss.) Greuter et Burdet – T scap – SW Mediterranea [GUSSONE, 1828-1832, 1842-1845, sub N. divaricata Beaupré; MINNELLA, 1989, e RAIMONDO et alii, 2004, sub N. arvensis] Nigella damascena L. – T scap – Tetidica-Europea Ranunculus bulbosus L. – G bulb – NE Oro-Mediterranea-Pontica Ranunculus ficaria L. subsp. ficariiformis Rouy et Fouc. – G bulb – Mediterranea-Europea Ranunculus millefoliatus Vahl – H scap – Mediterranea Ranunculus paludosus Poir. – G bulb – Tetidica-Atlantica [MINNELLA, 1989, sub Ranunculus flabellatusDesf.] Resedaceae Reseda alba L. – H scap – Mediterranea-Irano-Turanica Rosaceae Prunus dulcis (Mill.) D.A. Webb – P scap – Introdotta subspontanea Pyrus spinosa Forssk. – P scap – Mediterranea [PASTA, 2001, sub Pyrus amygdaliformis Vill.] Rubiaceae Galium aparine L. – T scap – Olartica Galium setaceum Lam. – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica [MINNELLA, 1989] Galium tricornutum Dandy – T scap – Mediterranea-Europea Galium verrucosum Hudson subsp. verrucosum – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989] Sherardia arvensis L. – T scap – Tetidica-Europea Santalaceae Thesium humile Vahl – T scap – Mediterranea-Macaronesica [MINNELLA, 1989] Scrophulariaceae Bellardia trixago (L.) All. – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica [MINNELLA, 1989] Kickxia spuria (L.) Dumort. subsp. integrifolia (Brot.) R. Fernandes – T scap – Tetidica-Europea Linaria reflexa (L.) Chaz. subsp. reflexa – T rept – CW Mediterranea [MINNELLA, 1989] Misopates orontium (L.) Raf. s.l. – T scap – Tetidica-Europea [AA.VV., 2006] Parentucellia latifolia (L.) Caruel – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica Parentucellia viscosa (L.) Caruel – T scap – Tetidica-Atlantica [MINNELLA, 1989] Verbascum sinuatum L. – H bienn – Mediterranea-Irano-Turanica Veronica cfr. arvensis L. – T scap – Subcosmopolita 51 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Solanaceae Hyosciamus albus L. – T scap – Mediterranea-Macaronesica Lycium europaeum L. – Ch frut – Mediterranea Mandragora autumnalis Bertol. – H ros – Mediterranea Tamaricaceae Tamarix africana Poir. – P scap – CW Mediterranea *Tamarix canariensis Willd. [Splitgerber secondo BAUM, 1978, e VENTURELLA et alii, 2007, sub T. gallica L. var. agrigentina Bunge] Urticaceae Parietaria judaica L. – H scap – Tetidica-Europea Urtica pilulifera L. – T scap – Tetidica-Europea [AA.VV., 2006] Urtica urens L. – T scap – Subcosmopolita Valerianaceae Fedia graciliflora Fischer et C.A. Meyer – T scap – SW Mediterranea Valerianella sp. – T scap ANGIOSPERMAE MONOCOTYLEDONES Alliaceae Allium agrigentinum Brullo et Pavone – G bulb – Endemica sicula [PRIVITERA & PUGLISI, 1994; GARBARI et alii, 1996, sub A. lehmanii subsp. castellanense; BRULLO et alii, 2002b] Allium ampeloprasum L. – G bulb – Tetidica-Pontica Allium nigrum L. – G bulb – Mediterranea-Macaronesica Allium roseum L. – G bulb – Mediterranea Allium sphaerocephalon L. subsp. arvense (Guss.) Arcangeli – G bulb – CE Mediterranea [RAIMONDO et alii, 2004] Allium vineale L. – G bulb – Mediterraneo-Europea [MINNELLA, 1989] Amaryllidaceae Narcissus serotinus L. – G bulb – Mediterranea Narcissus tazetta L. subsp. tazetta – G bulb – Mediterranea-Macaronesica Araceae Ambrosina bassii L. – G rhiz – CW Mediterranea [AA.VV., 2006] Arisarum vulgare Targ.-Tozz. – G rhiz – Mediterranea Arum italicum Miller subsp. italicum – G rhiz – Mediterranea-Atlantica Asparagaceae Asparagus albus L. – G rhiz – CW Mediterranea [BRULLO et alii, 1985] Asphodelaceae Asphodeline lutea (L.) Reichenb. – G rhiz – CE Mediterranea [MINNELLA, 1989] Asphodelus ramosus L. – G rhiz – CW Mediterranea-Macaronesica [MINNELLA, 1989, sub Asphodelus microcarpus Salzm. et Viv.] Colchicaceae Colchicum cupanii Guss. – G bulb – Mediterranea Cyperaceae Carex divisa Hudson – G rhiz – Tetidica-Eurosibirica 52 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano *Cyperus longus L. [Reina secondo LOJACONO-POJERO, 1888-1909, sub C. preslii Parl.] Schoenoplectus lacustris (L.) Palla – G rhiz – Subcosmopolita Hyacinthaceae Bellevalia dubia (Guss.) Kunth subsp. dubia – G bulb – Endemica sicula [MINNELLA, 1989] Bellevalia romana (L.) Sweet – G bulb – Mediterranea Charybdys pancration (Steinh.) Speta – G bulb – Tetidica Muscari neglectum Guss. – G bulb – Mediterranea-Europea Loncomelos narbonensis (L.) Raf. – G bulb – Mediterranea [MINNELLA, 1989, sub Ornithogalum narbonense L.] Melomphis arabica (L.) Raf. – G bulb – S Mediterranea Ornithogalum gussonei Ten. – G bulb – CE Mediterranea Prospero autumnale (L.) Speta – G bulb – Tetidica-Europea Iridaceae Gladiolus cfr. italicus Mill.– G bulb – Tetidica-Europea Iris planifolia (Mill.) Dur. et Schinz – G bulb – S Mediterranea Moraea sisyrinchium (L.) Ker.-Gawl. – G bulb – Mediterranea-Irano-Turanica [MINNELLA, 1989, sub Iris sisyrinchium L.] Romulea bulbocodium (L.) Sebast. et Mauri – G bulb – Mediterranea [MINNELLA, 1989] *Romulea columnae Seb. et Mauri [Sommier e Ajuti secondo BÉGUINOT, 1908a] *Romulea linaresii Parl. [MINNELLA, 1989] Romulea ramiflora Ten. – G bulb – Mediterranea-Macaronesica Juncaceae Juncus bufonius L. s.l. – T scap – Cosmopolita Juncus effusus L. – G rhiz – Cosmopolita Juncus rigidus Desf. – G rhiz – Olartica-Capense Juncus subulatus Forssk. – G rhiz – S Mediterranea [MINNELLA, 1989] Orchidaceae Anacamptis pyramidalis (L.) L.C.M. Richard – G bulb – Mediterranea-Atlantica Himantoglossum hircinum (L.) Sprengel – G bulb – Mediterranea-Atlantica [segnalato da GALESI, 2001] Himantoglossum robertianum (Loisel.) Delforge – G bulb – Mediterranea-Atlantica [MINNELLA, 1989, sub Barlia robertiana (Loisel.) Greuter] Ophrys × gauthieri Lièvre [ibrido tra O. lutea e O. gr. fusca segnalato da GALESI, 2001] Ophrys × grottagliensis P. et C. Delforge [ibrido tra O. bertolonii e O. garganica segnalato da PASTA, 2001] Ophrys × inzengae H. Fleischm. [ibrido tra O. bertolonii e O. tenthredinifera segnalato da PASTA, 2001, e da FALCI & GIARDINA, 2001, 2002] Ophrys × pantaliciensis R. Kohlmüller, A. Riechelmann et M. Schöbinger [ibrido tra O. speculum e O. incubacea segnalato da PASTA, 2001] Ophrys × sommieri E.G. Camus [ibrido tra O. bombyliflora e O. grandiflora: PASTA, 2001; FALCI & GIARDINA, 2002] Ophrys apifera Hudson – G bulb – Tetidica-Europea Ophrys archimedea Delforge et Walravens – G bulb – Endemica sicula [segnalato da FALCI & GIARDINA, 2002] Ophrys bertolonii Moretti – G bulb – C Mediterranea [FALCI & GIARDINA, 2002] Ophrys bombyliflora Link – G bulb – Mediterranea-Macaronesica [MINNELLA, 1989, GALESI, 2001 e FALCI & GIARDINA, 2002] Ophrys exaltata Ten. – G bulb – Endemica apulo-sicula [segnalato da FALCI & GIARDINA, 2002] Ophrys explanata (Lojac.) Delforge – G bulb – Endemica sicula [segnalato da GALESI, 2001] Ophrys garganica O. et E. Danesch – G bulb – Endemica apulo-siculo-tirrenica [FALCI & GIARDINA, 53 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 2002] Ophrys grandiflora Ten. – G bulb – Endemica apulo-sicula [GALESI, 2001; FALCI & GIARDINA, 2002, sub Ophrys tenthredinifera Ophrys incubacea Bianca – G bulb – N Mediterranea [GALESI, 2001; FALCI & GIARDINA, 2002] Ophrys lupercalis Devillers et Devillers-Terschuren – G bulb – CW Mediterranea [MINNELLA, 1989, GALESI, 2001, PASTA, 2001, sub Ophrys fusca Link s.l.; FALCI & GIARDINA, 2002] Ophrys lutea Cav. – G bulb – Mediterranea-Atlantica [MINNELLA, 1989; GALESI, 2001; FALCI & GIARDINA, 2002] Ophrys panormitana (Tod.) Soó – G bulb – Endemica sicula [segnalato da FALCI & GIARDINA, 2002] Ophrys sicula Tineo – G bulb – Mediterranea [FALCI & GIARDINA, 2002, sub Ophrys lutea Cav. subsp. minor (Tod.) O. et E. Danesch] Ophrys speculum Link – G bulb – Mediterranea [MINNELLA, 1989; GALESI, 2001; FALCI & GIARDINA, 2002, sub Ophrys ciliata Biv.] Ophrys sphegodes Mill. – G bulb – Mediterranea-Europea [segnalato da FALCI & GIARDINA, 2002] Orchis italica Poir. – G bulb – Mediterranea [MINNELLA, 1989; GALESI, 2001; FALCI & GIARDINA, 2002] Orchis longicornu Poir. – G bulb – SW Mediterranea Orchis papilionacea L. s.l.– G bulb – Mediterranea-Pontica [GALESI, 2001 con la subsp. expansa (Ten.) Raynaud; FALCI & GIARDINA, 2002, con la subsp. grandiflora (Boiss.) H. Baumann] Serapias × broeckii A. Camus [ibrido tra S. parviflora e S. vomeracea segnalato da GALESI, 2001] Serapias bergonii E.G. Camus – G bulb – CE Mediterranea [segnalato da FALCI & GIARDINA, 2002] Serapias parviflora Parl. – G bulb – Tetidica-Atlantica [GALESI, 2001; FALCI & GIARDINA, 2002] Serapias vomeracea (Burm. fil.) Briq. – G bulb – Mediterranea-Europea [GALESI, 2001; FALCI & GIARDINA, 2002] Poaceae Aegilops geniculata Roth – T scap – Tetidica-Pontica [MINNELLA, 1989] *Agrostis stolonifera L. [LOJACONO-POJERO, 1888-1909, sub Agrostis altissima Lojac.] Arundo collina Ten. – G rhiz – Mediterranea [BRULLO et alii, 1985, sub Arundo pliniana Turra] Avena barbata Link s.l. – T scap – Tetidica-Pontica [MINNELLA, 1989; BRULLO et alii, 1985] Briza maxima L. – T scap – Tetidica-Paleotropicale [MINNELLA, 1989] Bromus fasciculatus C. Presl – T scap – Tetidica [Reina 1888 secondo LOJACONO-POJERO, 18881909, sub Bromus coloratus Lojac. e B. cinereus Lojac.; MINNELLA, 1989; BRULLO et alii, 1985] Bromus hordeaceus L. s.l. – T scap – Subcosmopolita Bromus lanceolatus Roth – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica [LOJACONO-POJERO, 1888-1909, sub Serrafalcus macrostachys Desf.; MINNELLA, 1989] Bromus madritensis L. – T scap – Tetidica-Europea Bromus rigidus Roth – T scap – Mediterranea Bromus rubens L. – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989] *Catabrosa aquatica (L.) P. Beauv. [LOJACONO-POJERO, 1888-1909, sub C. ochroleuca Dumort.] Catapodium hemipoa (Sprengel) Laìnz subsp. hemipoa – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica [MINNELLA, 1989] Catapodium rigidum (L.) C.E. Hubbard subsp. rigidum – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989] Dactylis glomerata L. subsp. glomerata – H caesp – Olartica Dactylis glomerata L. subsp. hispanica (Roth) Nyman – H caesp – Mediterranea [MINNELLA, 1989 e BRULLO et alii, 1985] Dasypyrum villosum (L.) Borbás – T scap – Tetidica-Pontica Echinaria capitata (L.) Desf. subsp. todaroana (Ces., Pass. et Gibelli) Arcang. – T scap – Endemica sicula [GALESI, 2001] *Elytrigia atherica (Link) Kerguélen [ROMANO & DI MARTINO, 1990, sub Agropyrum pungens (Pers.) Roem. et Schultes] Festuca arundinacea Schreber s.l. – H caesp – Tetidica- Eurosibirica Gaudinia fragilis (L.) P. Beauv. – T scap – Mediterranea-Europea [MINNELLA, 1989] 54 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Hainardia cylindrica (Willd.) Greuter – T scap – Tetidica-Europea [BRULLO et alii, 1985; MINNELLA, 1989; ROMANO & DI MARTINO, 1990] Hordeum geniculatum All. – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989, sub H. hystrix Roth] Hordeum marinum Hudson – T scap – Tetidica-Europea [LOJACONO-POJERO, 1888-1909; BRULLO et alii, 1985; ROMANO & DI MARTINO, 1990] Hordeum murinum L. subsp. leporinum (Link) Arcangeli – T scap – Mediterranea-Europea [MINNELLA, 1989, sub Hordeum murinum L.] Lagurus ovatus L. subsp. ovatus – T scap – Mediterranea-Atlantica Lolium multiflorum Lam. s.l. – T scap – Mediterranea-Europea [MINNELLA, 1989, sub L. multiflorum Lam. subsp. gaudinii (Parl.) Schinz et Thell.] Lolium rigidum Gaudin – T scap – Tetidica-Europea [BRULLO et alii, 1985] Lygeum spartum L. – H scap – S Mediterranea [BRULLO et alii, 1985; MINNELLA, 1989; DI MARTINO & ROMANO, 1990; PRIVITERA & PUGLISI, 1994; RAIMONDO et alii, 2004] Parapholis incurva (L.) C.E. Hubbard – T scap – Tetidica-Eurosibirica (BRULLO et alii, 1985) Parapholis strigosa (Dumort.) C.E. Hubbard – T scap – Mediterraneo-Atlantica [MINNELLA, 1989; ROMANO & DI MARTINO, 1990] Phalaris brachystachys Link – T scap – Mediterranea-Macaronesica [MINNELLA, 1989] Phalaris coerulescens Desf. – H caesp – Mediterranea-Macaronesica [MINNELLA, 1989] Phalaris paradoxa L. – T scap – Tetidica-Atlantica [MINNELLA, 1989] Phalaris truncata Guss. – H caesp – S Mediterranea [RAIMONDO et alii, 2004] Phleum echinatum Host – T scap – CE Mediterranea [MINNELLA, 1989] Phragmites australis (Cav.) Steudel – G rhiz – Olartica Piptatherum miliaceum (L.) Cosson – H caesp – Mediterranea-Irano-Turanica Poa bulbosa L. – H caesp – Tetidica-Eurosibirica Polypogon maritimus Willd. subsp. subspathaceus (Req.) K. Richter – T scap – Mediterranea Polypogon monspeliensis (L.) Desf. – T scap – Olartica-Paleotropicale [BRULLO et alii, 1985] *Puccinellia gussonei Parl. [GUSSONE, 1828-1832, sub Poa distans L.; GUSSONE, 1842-1845, sub Glyceria distans Vahl e sub Glyceria festucaeformis Koch; LOJACONO-POJERO, 1888-1909; Citarda secondo BÉGUINOT, 1908b, ROMANO & DI MARTINO, 1990] Rostraria phleoides (Desf.) Holub – T scap – Mediterranea [LOJACONO-POJERO, 1888-1909, sub Koeleria hispida (Savi) DC.; MINNELLA, 1989, sub Lophochloa hispida (Savi) Pign.] Sphenopus divaricatus (Gouan) Reichenb. – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica [LOJACONOPOJERO, 1888-1909; MINNELLA, 1989; ROMANO & DI MARTINO, 1990] Trachynia distachyos (L.) Link – T scap – Tetidica [MINNELLA, 1989, sub Brachypodium distachyos (L.) P. Beauv.] Trisetaria aurea (Ten.) Pignatti – T scap – Mediterranea Trisetaria segetum (Savi) Soldano – T scap – SW Mediterranea [MINNELLA, 1989; RAIMONDO et alii, 2004, sub Trisetaria parviflora (Desf.) Maire] Triticum durum Desf. – T scap – Introdotta subspontanea Vulpia ciliata Dumort. – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989] Vulpia myuros (L.) C.C. Gmel. – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989] Typhaceae Typha angustifolia L. – G rhiz – Olartica Zannichelliaceae *Zannichellia palustris L. [PASTA, 2001] Lo spettro corologico (Tab. 2.3.1.3 b) illustra al contempo la marcata xericità e la mediterraneità della flora vascolare locale. In primis, va rilevata la totale assenza delle pteridofite. Su 361 entità rinvenute (16 sono invece le entità che risultano definitivamente estinte), ben 141 sono i taxa mediterranei sensu lato e 50 appartenenti all’elemento tetidico 55 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano sensu lato; una cinquantina di esse (S Mediterranee s.l., CE Mediterranee s.l., MediterraneeIrano-Turaniche s.l., e Mediterranee-Sahariane s.l.) conferiscono un’impronta marcatamente xerica al paesaggio locale, già citato da NICOTRA (1917) come esempio tipico di prateria xerica mediterranea a chiara impronta “steppica”. Le entità tetidico-europee sensu lato sono 111, tra le quali riveste un notevole interesse la presenza di 15 taxa comuni nelle steppe continentali dell’Europa orientale (elemento mediterraneo-pontico o tetidico-pontico). Relativamente poche sono invece le specie ad ampia distribuzione (17) e le xenofite (15), fatto questo che suggerisce una certa resistenza dei consorzi locali all’invasione da parte di specie esotiche (PASTA, 2001). Tab. 2.3.1.3 b - Spettro corologico della flora vascolare del SIC ITA040008 “Macalube di Aragona” (da PASTA, 2005a, modificato e aggiornato). Unità coronomica Valori assoluti 75 Percentuale CW Mediterranee 19 5,3 S Mediterranee 11 3,1 SW Mediterranee 9 2,5 Endemiche sicule 10 2,8 CE Mediterranee 5 1,4 Endemiche apulo-sicule 4 1,1 Endemiche siculo-nordafricane 3 0,8 N Mediterranee 2 0,6 Endemiche apulo-siculo-tirreniche 1 0,2 Endemiche apulo-siculo-balcaniche 1 0,2 C Mediterranee 1 0,2 Mediterranee s.l. 141 39,5 Mediterranee-Irano-Turaniche 20 5,6 Tetidiche 12 3,4 Mediterranee-Macaronesiche 11 2,8 CW Mediterranee-Macaronesiche 4 1,1 CE Mediterranee-Irano-Turaniche 1 0,2 Mediterranee-Sahariane 1 0,2 S Mediterranee-Sahariane 1 0,2 Tetidiche s.l. 50 13,8 Tetidiche-Europee 47 13,2 Mediterranee-Europee 29 8,1 Mediterranee-Atlantiche 11 3,1 Tetidiche-Pontiche 10 2,8 Mediterranee 21,0 56 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Tetidiche-Atlantiche 6 1,7 Mediterranee-Pontiche 4 1,1 CW Mediterranee-Europee 1 0,2 CW Mediterranee-Atlantiche 1 0,2 NE Oro-Mediterranee-Pontiche 1 0,2 Mediterranee-Medio-Europee 1 0,2 Tetidiche-Europee s.l. 111 31,1 Tetidiche-Eurosibiriche 9 2,5 Olartiche 8 2,2 Boreali-Tetidiche 3 0,8 Mediterranee-Eurosibiriche 2 0,6 Olartiche s.l. 22 6,2 Subcsmopolite 9 2,5 Avventizie naturalizzate 6 1,7 Introdotte subspontanee 5 1,4 Cosmopolite 4 1,1 Introdotte spontaneizzate 4 1,1 Tetidico-Capensi 1 0,2 Tetidiche-Paleotropicali 1 0,2 Olartiche-Capensi 1 0,2 Olartiche-Paleotropicali 1 0,2 Specie ad ampia distribuzione e/o xenofite 32 8,9 L’analisi dello spettro biologico (Tab. 2.3.1.3 c) conferma la marcata xericità e la peculiarità floristico-strutturale del paesaggio vegetale dell’area in esame. Le terofite infatti costituiscono oltre metà della flora vascolare complessiva, mentre la somma delle emicriptofite e delle geofite è pari a circa 2/5, mentre pochissime sono le specie legnose: le camefite, le nanofanerofite e le fanerofite assieme costituiscono meno del 6% della flora dell’area considerata. La recente estinzione di alcune elofite e di varie specie igrofile indica la forte vulnerabilità e la passata manomissione degli ecosistemi umidi effimeri presenti nel SIC. Tab. 2.3.1.3 c - Spettro biologico della flora vascolare del SIC ITA040008 “Macalube di Aragona” (da PASTA, 2005a, modificato e aggiornato). Forme biologiche Valori assoluti Percentuale Terofite (T) 200 55,3 Emicriptofite (H) 74 20,5 Geofite (G) 71 19,7 57 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Fanerofite (P) 5 1,3 Camefite (Ch) 4 1,1 Nanofanerofite (NP) 4 1,1 Lista delle briofite note per il SIC Qui di seguito viene presentano un prospetto tassonomico delle briofite censite nella riserva delle Macalube, frutto dei contributi di PRIVITERA & PUGLISI (1993, 1994, 1996, 2000) e rielaborato da PASTA (2001). CL. HEPATICAE Codoniaceae Fossombronia caespitiformis Rabenh. CL. MUSCI Fissidentaceae Fissidens bryoides Hedw. Dicranaceae Dicranella howei Renauld et Cardot Pottiaceae Didymodon luridum Hornsch. Didymodon vinealis (Brid.) R.H. Zander Pleurochaete squarrosa (Brid.) Lindb. Tortella flavovirens (Bruch) Broth. Tortula muralis Hedw. Trichostomum crispulum Bruch Bryaceae Bryum caespiticium Hedw. Bryum capillare Hedw. Bryum torquescens Bruch et Schimp. Fissidentaceae Fissidens bryoides Hedw. Brachytheciaceae Rhynchostegium megalopolitanum (Weber et D. Mohr) Bruch et al. Scleropodium touretii (Brid.) L.F. Koch Piante vascolari presenti negli Allegati II, IV e V della Direttiva Habitat e/o nella Lista Rossa Regionale e/o di interesse biogeografico/conservazionistico Creare una lista “ponderata” delle specie di maggiore interesse biogeografico e conservazionistico appare difficoltoso a causa delle marcate differenze a livello delle conoscenze acquisite (biologia, demoecologia, fattori di rischio, ecc.) sui vegetali considerati. Nel tentativo di attribuire un valore “ponderato” alle singole emergenze botaniche si è 58 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano preferito adottare un criterio “complesso” di valutazione, che tenga conto dello status di tutela (quando esistente o proposto) e di alcune caratteristiche peculiari (rarità assoluta o relativa, legata a fattori ecologici e/o biogeografici) dei singoli taxa. Pertanto qui di seguito vengono considerate “emergenze floristiche” quei taxa vegetali che rispondono ad almeno uno dei seguenti requisiti: 1) protetti da normative e direttive internazionali (CITES, Direttiva 92/43/CEE); 2) inclusi nelle “Liste Rosse” regionali (RAIMONDO et alii, 1994, 2001; CONTI et alii, 1997); 3) endemiti esclusivi della Sicilia, del dominio apulo-siculo e dell’area centromediterranea e sudovest-mediterranea sensu lato; 4) rari su scala nazionale, regionale e/o provinciale; 5) ai margini del loro areale di distribuzione e/o del loro range altitudinale. Partendo da queste considerazioni, è stata redatta una lista ragionata e aggiornata (Tab. 2.3.1.3 d) dei taxa vegetali “pregiati” presenti nel SIC in esame. Nella colonna “Liste Rosse Regionali” viene indicato il grado di rischio cui sono soggetti i singoli taxa a livello nazionale. Più nel dettaglio, in conformità con le sigle proposte dall’IUCN (RIZZOTTO, 1995), “EX” indica le specie definitivamente estinte, “VU” quelle vulnerabili, “LR” quelle che corrono un pericolo moderato. Tab. 2.3.1.3 d - Taxa vegetali endemici, rari e minacciati (nototaxa e taxa estinti esclusi) presenti nel SIC ITA040008 “Macalube di Aragona”; sono evidenziati in neretto i taxa pregiati rinvenuti in occasione delle indagini di campo svolte ai fini della redazione del presente elaborato, mentre sono sottolineate le specie già Liste Rosse Rgionali. CITES Dir. 92/43 presenti nel Formulario Standard di Natura 2000. LR LR + B VU LR + + Nome scientifico Allium agrigentinum Brullo et Pavone Ambrosina bassii L. Anacamptis pyramidalis (L.) L.C.M. Richard Aster sorrentinii (Tod.) Lojac. Bellevalia dubia (Guss.) Kunth subsp. dubia Bupleurum fontanesii Guss. Capparis spinosa L. var. canescens Cosson Carlina sicula Ten. subsp. sicula Carthamus caeruleus L. subsp. caeruleus Catananche lutea L. Centaurea solstitialis L. subsp. schouwii (DC.) Dostál Convolvulus tricolor L. subsp. cupanianus (Sa’ad) Stace Daucus aureus Desf. Echinaria capitata (L.) Desf. subsp. todaroana (Ces., Pass. et Gibelli) Arcang. Echium italicum L. subsp. siculum (Lacaita) Greuter et Burdet Eryngium dichotomum Desf. Eryngium triquetrum Vahl Fedia graciliflora Fischer et C.A. Meyer Helminthotheca aculeata (L.) Lack Himantoglossum hircinum (L.) Sprengel Himantoglossum robertianum (Loisel.) P. Delforge1 Lathyrus grandiflorus Sm. 59 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano LR Lavatera agrigentina Tineo Mantisalca salmantica (L.) Briq. et Cavill. Moricandia arvensis (L.) DC. LR Nigella arvensis L. subsp. glaucescens (Guss.) Greuter et Burdet Ononis alopecuroides L. subsp. exalopecuroides (López) Greuter et Burdet + Ophrys apifera Hudson + Ophrys archimedea P. Delforge et Walravens + Ophrys bertolonii Moretti + Ophrys bombyliflora Link + Ophrys exaltata Ten. subsp. exaltata + Ophrys explanata (Lojac.) Delforge + Ophrys garganica O. et E. Danesch + Ophrys grandiflora Ten.2 + Ophrys incubacea Tod. + Ophrys lupercalis Devillers et Devillers-Terschuren3 + Ophrys lutea Cav. + LR Ophrys panormitana (Tod.) Soó + Ophrys sicula Tineo + LR Ophrys speculum Link4 + Ophrys sphegodes Mill. + Orchis italica Poir. + Orchis longicornu Poir. + Orchis papilionacea L. s.l. Parapholis strigosa (Dumort.) C.E. Hubbard VU Salsola agrigentina Guss. Scabiosa parviflora Desf. Scorzonera cana (C.A. Meyer) Griseb. Scorzonera deliciosa Guss. Senecio delphinifolius Vahl + Serapias bergonii E.G. Camus + Serapias parviflora Parl. + Serapias vomeracea (Burm. fil.) Briq. Sonchus asper L. subsp. glaucescens (Jordan) Ball Thesium humile Vahl Trisetaria segetum (Savi) Soldano Vicia narbonensis L. LR Vicia sicula (Raf.) Guss. 1 sub Barlia robertiana (Loisel.) Greuter; 2 sub Ophrys tenthredinifera Willd.; 3 sub Ophrys fusca Link s.l.; 4 sub Ophrys ciliata Biv. A dispetto della sua limitata estensione, il SIC in questione (e in particolare la zona A della riserva naturale) ospita ben 59 taxa d’interesse scientifico-conservazionistico. Di queste entità, 10 figurano nelle liste rosse regionali di CONTI et alii (1997): si tratta di Aster sorrentinii e Salsola agrigentina tra le specie vulnerabili, di Allium agrigentinum, Ambrosina bassii, Echinaria capitata subsp. todaroana, Lavatera agrigentina, Nigella arvensis subsp. glaucescens, Ophrys panormitana, Ophrys speculum e Vicia sicula tra le entità soggette a minor rischio. Va rammentato che Aster sorrentinii figura anche tra le specie d’interesse prioiritario della Dir. 92/43/CEE. Buona parte delle altre emergenze botaniche risultano piuttosto diffuse sul territorio provinciale o regionale e pertanto soggette a un rischio minore; a questa generalizzazione si sottraggono Allium agrigentinum, Aster sorrentinii, Bupleurum fontanesii, Parapholis strigosa e Vicia sicula, rari e/o localizzati nell’Agrigentino; ciò vale 60 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano anche per alcune delle 24 orchidacee presenti nel SIC, tutte indifferentemente protette dalla sezione CITES-Europa, ovvero O. archimedea, Ophrys garganica ed Ophrys sphegodes. È stata redatta una carta della distribuzione delle emergenze flogistiche che riporta le stazioni in cui sono state rinvenute le specie di cui all’elenco precedente (Tav.5). Analisi del grado di invasività delle specie aliene(B.3.3) Per quanto concerne le xenofite, in tutta l’area del SIC la situazione appare del tutto sotto controllo, giacché ben poche sono le specie introdotte e definitivamente spontaneizzate o subspontanee e le avventizie casuali o del tutto naturalizzate. Probabilmente le difficili condizioni edafiche e microclimatiche e le diverse forme di disturbo naturale e antropico costituiscono una barriera pressocché insormontabile per gli “otsiders” esotici. Uniche eccezioni a questo quadro relativamente tranquillo risultano l’onnipresente Oxalis pes-caprae, pianta invasiva d’origine sudafricana che ha ormai colonizzato ogni ambiente disturbato e seminaturale di tutta la fascia infra-, termo- e mesomediterranea di Sicilia e la cui eradicazione risulta ormai un compito del tutto improbo. Discorso diverso merita invece il controllo di Symphyotrichum squamatum (= Conyzanthus squamatus = Aster squamatus), giunto nel recente passato nel SIC, dove tende a interferire con le specie e le comunità igrofile delle sponde dei corpi idrici: esso può essere eradicato estirpandolo prima della fruttificazione. Vanno senz’altro tenuti sotto controllo Typha angustifolia e Mantisalca salmantica, che nel recentissimo passato hanno manifestato un comportamento invasivo. Una volta cessata l’agricoltura nell’area di riserva e venuto meno - o comunque ridotto - il dilavamento dei versanti collinari, dovrebbe abbassarsi il tenore trofico dei suoli sino alla graduale scomparsa di Sulla coronaria, xenofita subspontanea che caratterizza il paesaggio agrario delle colline argillose siciliane. Inquadramento fitosociologico e caratterizzazione ecologica della vegetazione (B.3.2) Prospetto sintassonomico della vegetazione reale Qui di seguito (Tab. 2.3.1.3 e) si propone un prospetto sintassonomico delle cenosi presenti nel comprensorio in oggetto; esso trae spunto da quanto esposto in PASTA (2001) e AA.VV. (2006). Di seguito vengono forniti dei ragguagli generali sulla composizione floristica, l’ecologia e la distribuzione dei syntaxa riscontrati nel comprensorio e sulla loro importanza ai fini della conservazione della fitodiversità complessiva del SIC in esame. Tab. 2.3.1.3. e - Prospetto dei syntaxa del SIC ITA040008 “Macalube di Aragona”; aggr.: aggruppamento. VEGETAZIONE ACQUATICA Consorzi di macroalghe dulciacquicole sommerse CHARETEA FRAGILIS Fukarek ex Krausch 1964 CHARETALIA HISPIDAE Sauer ex Krausch 1964 CHARION FRAGILIS (Krause ex Krause et Lang 1977) Krause 1981 Charetum vulgaris Corillion 1957 Consorzi di idrofite radicanti POTAMETEA Klika in Klika et Novàk 1941 POTAMETALIA W. Koch 1926 ZANNICHELLION PEDICELLATAE Schaminée, Lanjouw et Schipper 1990 em. Pott 1992 61 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano aggr. a Zannichellia sp. VEGETAZIONE ANFIBIA Praterie emicrittofitiche subaloigrofile dei margini esterni delle paludi e dei corsi d’acqua salmastri JUNCETEA MARITIMI Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine et Nègre 1952 JUNCETALIA MARITIMI Br.-Bl. ex Horvatič 1934 JUNCION MARITIMI Br.-Bl. ex Horvatič 1934 Juncetum maritimi (Rübel 1930) Pignatti 1953 aggr. a Juncus subulatus Consorzi a grandi elofite rizomatose dei margini superiori degli ambienti umidi PHRAGMITO-MAGNOCARICETEA Klika in Klika et Novák 1941 PHRAGMITETALIA W. Koch 1926 em. Pignatti 1954 PHRAGMITION COMMUNIS W. Koch 1926 Phragmitetum communis (W. Koch 1926) Schmale 1939 Scirpetum lacustris Schmale 1939 Typhetum angustifoliae (Allorge 1921) Pignatti 1953 AGROSTIO-ELYTRIGION ATHERICAE Brullo et Siracusa 2000 Festuco arundinaceae-Juncetum subulati Brullo et Siracusa 2000 Festuco arundinaceae-Caricetum divisae Brullo et Siracusa 2000 aggr. a Phalaris sp. pl. Vegetazione igrofila pioniera effimera degli stagni temporanei ISOËTO-NANOJUNCETEA Br.-Bl. et R. Tx. ex Westhoff, Dijk et Passchier 1946 NANOCYPERETALIA FUSCI Klika 1935 VERBENION SUPINAE Slavnič 1951 aggr. a Juncus bufonius CONSORZI DI PRATERIA DEI SISTEMI CALANCHIVI E COMUNITÀ BRIOFITICHE AD ESSI CONNESSE Consorzi terofitici subalonitrofili dei substrati argillosi interessati da apporto idrico invernale SAGINETEA MARITIMAE Westhoff, Van Leeuwen et Adriani 1962 FRANKENIETALIA PULVERULENTAE Rivas-Martìnez ex Castroviejo et Porta 1976 FRANKENION PULVERULENTAE Rivas-Martìnez ex Castroviejo et Porta 1976 Parapholido strigosae-Hordeetum marini Géhu et de Fouc. 1977 subass. hainardietosum cylindricae Biondi et al. 1990 Polypogonetum subspathacei Gamisans 1992 aggr. a Sphenopus divaricatus GAUDINIO FRAGILIS-PODOSPERMION CANI Brullo et Siracusa 2000 Podospermo cani-Parapholidetum pycnanthae Brullo et Siracusa 2000 Consorzi terofitici basifili STIPO-TRACHYNIETEA DISTACHYAE Brullo in Brullo, Scelsi et Spampinato 2001 STIPO-TRACHYNIETALIA DISTACHYAE Rivas-Martínez 1978 TRACHYNION DISTACHYAE Rivas-Martínez 1978 Vulpio ciliatae-Trisetarietum aureae Brullo 1975 aggr. a Dasypyrum villosum aggr. a Trachynia distachyos aggr. a Hypochoeris achyrophorus STIPO-BUPLEURETALIA SEMICOMPOSITI Brullo in Brullo, Scelsi et Spampinato 2001 PLANTAGINI-CATAPODION MARINI Brullo 1985 62 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano aggr. a Hedysarum glomeratum Consorzi delle praterie perenni a dominanza di emicriptofite LYGEO-STIPETEA TENACISSIMAE Rivas-Martínez 1978 HYPARRHENIETALIA HIRTAE Rivas-Martínez 1978 BROMO-ORYZOPSION MILIACEAE O. de Bolòs 1970 Mantisalco salmanticae-Oryzopsietum miliaceae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato 1990 aggr. ad Echium italicum subsp. siculum e Verbascum sinuatum aggr. ad Arundo collina LYGEO-STIPETALIA Br.-Bl. et O. de Bolòs 1958 MORICANDIO-LYGEION SPARTI Brullo, De Marco et Signorello 1990 Lygeo sparti-Eryngietum dichotomi Gentile et Di Benedetto 1961 Asteretum sorrentinii Brullo 1985 Lygeo sparti-Lavateretum agrigentinae Brullo 1985 Briocenosi delle radure dei consorzi di prateria BARBULETEA UNGUICULATAE Mohan 1978 BARBULETALIA UNGUICULATAE von Hübschmann 1960 TORTELLION FLAVOVIRENTIS Guerra ex Guerra et Puche 1982 Tortello flavovirentis-Bryetum torquescentis Privitera et Lo Giudice 1989 Tortello flavovirentis-Trichostometum crispuli Brullo, Lo Giudice et Privitera 1991 HOMALOTHECIO AUREI-PLEUROCHAETION SQUARROSAE (Ros et Guerra 1987) Marstaller 1993 Rhynchostegietum megalopolitani Puglisi 1994 VEGETAZIONE PRE-FORESTALE AZONALE Fruticeti subalonitrofili a chenopodiacee PEGANO-SALSOLETEA Br.-Bl. et O. de Bolòs 1958 SALSOLO-PEGANETALIA Br.-Bl. et O. de Bolòs 1954 SALSOLO VERMICULATAE-PEGANION HARMALAE Br.-Bl. et O. de Bolòs 1954 Salsoletum agrigentinae Brullo, Guglielmo et Pavone 1986 Arbusteti e boscaglie termoigrofile pioniere degli ambienti subsalsi NERIO-TAMARICETEA Br.-Bl. et O. de Bolòs 1958 TAMARICETALIA Br.-Bl. et O. de Bolòs 1958 em. Izco, Fernandez et Molina 1984 TAMARICION AFRICANAE Br.-Bl. et O. de Bolòs 1958 aggr. a Tamarix africana VEGETAZIONE RUDERALE Consorzi casmo-nitrofili dei ruderi PARIETARIETEA Oberdorfer 1977 TORTULO-CYMBALARIETALIA Segal 1969 PARIETARION JUDAICAE Segal 1969 Parietarietum judaicae (Arènes 1929) Oberdorfer 1969 Consorzi ipernitrofili delle aree intensamente disturbate ONOPORDETEA ACANTHII Br.-Bl. 1964 CARTHAMETALIA LANATI Brullo in Brullo et Marcenò 1985 ONOPORDION ILLYRICI Oberdorfer 1954 Scolymetum maculato-grandiflori Brullo et Marcenò 1985 63 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano aggr. a Cynara cardunculus aggr. ad Onopordon illyricum subsp. illyricum aggr. a Dipsacus fullonum SILYBO-URTICION Sissingh ex Br.-Bl. et O. de Bolòs 1958 Silybo mariani-Urticetum piluliferae Br.-Bl. 1936 Consorzi a megaforbie sciafilo-nitrofile degli stazzi abbandonati GALIO-URTICETEA Passarge ex Kopecký 1969 GALIO APARINES-ALLIARIETALIA PETIOLATAE Görs et Müller 1969 BALLOTO-CONION MACULATI Brullo in Brullo et Marcenò 1985a Galio aparines-Conietum maculati Rivas-Martínez ex Lopez 1978 VEGETAZIONE NITROFILA DEGLI AGRO-ECOSISTEMI Consorzi segetali delle colture cerealicole PAPAVERETA RHOEADIS Brullo, Scelsi et Spampinato 2001 PAPAVERETALIA RHOEADIS Hüppe et Hofmeister ex Theurillat et Al. 1995 em. Brullo et Al. 2001 RIDOLFION SEGETI Nègre ex Rivas-Martínez, Fernández-González et Loidi 1999 Consorzi subnitrofili delle colture permanenti e degli incolti STELLARIETEA MEDIAE R. Tx. Lohmeyer et Preising ex von Rochow 1951 em. POLYGONO-CHENOPODIETALIA ALBI R. Tx. et Lohmeyer in R. Tx. 1950 em. J. Tx. In Lohmeyer et Al. 1962 FUMARION WIRTGENII-AGRARIAE Brullo in Brullo et Marcenò 1985° SOLANO NIGRI-POLYGONETALIA CONVOLVULI (Sissingh in Westhoff et Al. 1946) O. de Bolòs 1962 DIPLOTAXION ERUCOIDIS Br.-Bl. in Br.-Bl., Gajewski, Wraber et Walas 1936 em. Brullo et Marcenò 1980 THERO-BROMETALIA (Rivas-Goday et Rivas-Martínez ex Esteve 1973) O. de Bolòs 1975 HORDEION LEPORINI Br.-Bl. in Br.-Bl., Gajewski, Wraber et Walas 1936 corr. O. Bolòs 1962 Chrysanthemo coronarii-Silybetum mariani Brullo 1983 Hordeo leporini-Onopordetum illyrici Brullo et Marcenò 1985a Hordeo leporini-Carduetum argyroae Brullo et Marcenò 1985a ECHIO-GALACTITION TOMENTOSAE O. de Bolòs et Molinier 1969 Hedysaro coronarii-Lavateretum trimestris Maugeri 1975 Meliloto messanensi-Hordeetum marini Brullo 1983 Centauretum schouwii Brullo 1983 aggr. a Vicia bithynica FEDIO-CONVOLVULION CUPANIANI Brullo et Spampinato 1986 Ononido exalopecuroidi-Vicietum siculae Brullo et Marcenò 1985a corr. Chamaemelo fuscati-Silenetum fuscatae Brullo et Spampinato 1986 aggr. a Elaeoselinum asclepium e Dactylis glomerata Schede tecniche sulle unità del paesaggio vegetale Di seguto vengno descritte le principali unità di paesaggio vegetale nonché i mosaici di alleanze fitosociologiche che trovano riscontro nella specifica carta della vegetazione (Tav. 6) 64 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano - Vegetazione acquatica Nei campioni d’acqua delle bocche dei vulcanelli e delle polle adiacenti sono stati riscontrati popolamenti monospecifici di Nitzschia scalpelliformis Grunow. Questa diatomea subcosmopolita vive esclusivamente nelle acque salmastre costiere e nelle acque salate dell’entroterra dove, come nel nostro caso, può rinvenirsi abbondante (COX, 1996). Alle Macalube quest’alga colonizza acque piuttosto alcaline, con valori di pH compresi tra 8,5 e 8,9 (FAVARA et alii, 2001). Consorzi di macroalghe dulciacquicole sommerse Buona parte degli stagni effimeri formati dall’acqua piovana, che si trovano disseminati della riserva naturale, ospitano aggruppamenti a Chara vulgaris L. (WOOD & IMAHORI, 1965), riferibili all’associazione Charetum vulgaris (all. Charion fragilis, ord. Charetalia hispidae) della classe Charetea fragilis, che include tutti i consorzi di macroalghe tipici delle acque basiche da meso- a eutrofiche. Specie guida: Chara vulgaris. Consorzi di idrofite radicanti La classe Potametea Klika in Klika et Novàk 1941 comprende le comunità di idrofite dulciacquicole radicanti. All’ordine Potametalia W. Koch 1926 e, probabilmente, all’alleanza Zannichellion pedicellatae Schaminée, Lanjouw et Schipper 1990 em. Pott 1992, va riferito il denso popolamento di Zannichellia sp., osservato negli anni passati sulle sponde melmose e poco inclinate del maggiore degli stagni stemporanei, ad una profondità massima di circa 80120 cm. Specie guida: Zannichellia sp. - Vegetazione anfibia Praterie emicrittofitiche subaloigrofile dei margini esterni delle paludi e dei corsi d’acqua salmastri All’alleanza Juncion maritimi (ord. Juncetalia maritimi, cl. Juncetea maritimi) vengono riferiti i giuncheti e i prati salati e salmastri, dominati da elofite perenni (geofite ed emicriptofite). In particolare, nei paesi mediterranei appare difficile differenziare ecologicamente e floristicamente i prati salati che crescono sui margini delle pozze effimere su substrati marnoso-argillosi dell’interno dagli analoghi consorzi costieri. Secondo GÉHU & BIONDI (1995), i prati costieri di questo tipo vanno riferiti alla suballeanza Puccinellienion festuciformis. A poche centinaia di metri dall’oliveto, la porzione superiore di uno dei principali torrenti immissari del Vallone Macalube ospita un nucleo di vegetazione a Juncus rigidus. Specie guida: Juncus subulatus e J. rugidus. Consorzi a grandi elofite rizomatose dei margini superiori degli ambienti umidi Alle Macalube la vegetazione elofitica stress-tollerante dell’alleanza Phragmition (ord. Phragmitetalia, cl. Phragmito-Magnocaricetea) è presente nelle pozze temporanee più ampie e profonde, dove il tenore salino del suolo è mitigato dalle acque piovane. Qui essa è rappresentata dal Phragmitetum communis e dal Typhetum angustifoliae. La prima associazione si rinviene in maniera diffusa ma discontinua in alcune vallecole nella porzione meridionale del sistema dei calanchi e lungo il Vallone Macalube, sino a pochi anni fa gravemente disturbato dai pesanti interventi meccanici ai suoi margini e tuttora incessamente minacciato dagli incendi colposi estivi connessi con la bruciatura scriteriata delle stoppie. 65 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Phragmites australis, ben adattato ad un elevato tenore di sali e di nutrienti, tende a formare dei popolamenti densi pressocché monospecifici sulle sponde del torrente. Nonostante il suo scarso pregio botanico, questa formazione costituisce un aspetto fisionomicamente ed ecologicamente significativo. Essa infatti viene utilizzata dall’avifauna nidificante. Lembi di Typhetum angustifoliae si rinvengono lungo i bassi fondali di alcuni stagni temporanei. Tollerante al disturbo del pascolo ovino e favorito dall’apporto dei fertilizzanti chimici dilavati dalle colture cerealicole adiacenti, nel corso degli anni ’90 del secolo scorso questo consorzio è stato protagonista di una rapida colonizzazione degli stagni di maggiori dimensioni, dove oggi tuttavia la loro espansione sembra essere cessata. Nel corso dell’ultimo biennio si è registrato l’ingresso di Schoenoplectus lacustris in uno degli stagni temporanei posti a nord dell’area dei vulcanelli. Per i calanchi di Adrano, BRULLO & SIRACUSA (2000) descrivono delle associazioni dominate da elofite subalofile, che pongono in una nuova alleanza dei Phragmito-Magnocaricetea, l’Agrostio scabriculmis-Elytrigion athericae. Dubbia appare tuttavia la reale autonomia di questo syntaxon, che appare poco differenziato in termini ecologici dallo Juncion maritimi, cui peraltro sono da riferire gran parte delle poche specie (Juncus subulatus, Elythrigia atherica, Carex distans) designate come differenziali. Nelle piccole conche depresse del pianoro a Nord dell’area dei vulcanelli, e qua e là sui margini degli stagnetti tra i calanchi, si osservano densi aggruppamenti paucispecifici dominati da Juncus subulatus e Festuca arundinacea, che formano delle vere e proprie cinture. Aspetti simili sono noti per Pietraperzia (BRULLO et alii, 1980), per l’Isola Grande dello Stagnone (BRULLO & DI MARTINO, 1974). Questi consorzi sono affine ecologicamente al Festuco arundinaceaeJuncetum subulati (BRULLO & SIRACUSA, 2000) dei calanchi di Adrano; anche alle Macalube peraltro Festuca arundinacea predilige le zone rialzate delle cinture a Juncus subulatus. In prossimità del vallone Macalube, e nei thalweg più incassati del sistema dei calanchi, si riscontrano lembi di prateria igrofila e subnitrofila dominata da grandi graminacee perenni. Questi aggruppamenti, caratterizzati da Festuca arundinacea, Phalaris truncata e P. coerulescens, con la frequente presenza di Bupleurum fontanesii, tendono a costituire formazioni più o meno continue nei tratti interessati dal ruscellamento delle acque piovane invernali, e quindi meno salati e ricchi di sedimenti limoso-argillosi. Si tratta di consorzi molto eterogenei e di difficile collocazione sintassonomica. Essi mostrano un’ecologia simile al Phalarido coerulescentis-Agropyretum repentis, consorzio floristicamente povero, noto per alcune zone interne della Sicilia (GENTILE, 1968; MARCENÒ et alii, 1978; BONOMO et alii, 1978; BRULLO & SPAMPINATO, 1991) e riferito all’alleanza Agropyro-Rumicion Nordhagen 1940 em. R.Tx. 1950 (ord. Plantaginetalia majoris R.Tx. et Preising in R.Tx. 1950, cl. Molinio-Arrhenatheretea R.Tx. 1937), nonché all’aggruppamento a Festuca fenas, Trifolium resupinatum e Melilotus sicula descritto per le aree calanchive poste tra Centuripe, Adrano e Paternò da GENTILE & DI BENEDETTO (1962). Come questi tollera una marcata salinità edafica e un forte stress termoidrico estivo. Per il loro aspetto subnitrofilo e semiruderale questi consorzi andrebbero forse posti nell’Agropyrion pungentis (o nel Dauco-Melilotion Görs, 1966), che racchiude tutti gli aspetti di vegetazione perennante dei prati xerofili o mesoxerofili, con composizione floristica intermedia tra le associazioni prettamente nitrofile dell’Artemisietea vulgaris e le praterie perenni dei Festuco-Brometea (RIVAS-MARTÍNEZ et alii, 1999). Specie guida: Phragmites australis, Typha angustifolia, Schoenoplectus lacustris, Festuca arundinacea, Phalaris sp. pl., Lathyrus grandiflorus. Vegetazione igrofila pioniera effimera degli stagni temporanei Sebbene il SIC ospiti diversi stagni temporanei mediterranei, non è stato possibile rinvenire 66 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano comunità vegetali chiaramente riferibili alle associazioni riferite alla classe IsoëtoNanojuncetea, tipica di questi ambienti, fatta eccezione per circoscritti e esigui aggruppamenti a Juncus bufonius. Si può tuttavia afermare la passata presenza (e prevedere il futuro ripristino…) di aspetti riferibili all’alleanza Verbenion supinae, tipica dei suoli periodicamente sommersi, ricchi di sostanze organiche provenienti dalla decantazione delle acque di ruscellamento, osservabile nel periodo estivo ai margini dei bacini soggetti ad ampie oscillazioni di livello e fortemente assolati. Specie guida: Juncus bufonius. Consorzi di prateria dei sistemi calanchivi e comunità briofitiche ad essi connesse La vegetazione dei versanti dei calanchi appare sempre molto discontinua, con una caratteristica distribuzione “a mosaico”, cioè eterogenea e dinamica in termini sia floristici sia strutturali. La commistione tra aspetti effimeri e perenni che in genere vi si osserva trova una spiegazione ecologica piuttosto semplice. Essa è il risultato diretto della “doppia stagionalità ecologica” dei calanchi: le loro creste sono aride praticamente tutto l’anno, mentre sui pendii concavi e alla loro base si assiste all’alternarsi tra un periodo piovoso con eccesso di acqua ed un prolungato periodo arido. I vegetali di questi consorzi perenni - e di quelli terofitici che convivono nei medesimi contesti topografici - si sono adattati a fronteggiare e sfruttare al meglio tali condizioni. I primi concentrano la propria attività vegetativa nel periodo umido e sono capaci di superare indenni la severa siccità estiva, le alofite annuali invece svolgono il loro breve ciclo vitale (2-3 mesi) tra la fine dell’inverno e la primavera inoltrata, periodo in cui i terreni sono ancora abbastanza (ma non troppo) umidi. Studiando la vegetazione di tutti i sistemi calanchivi dell’Italia peninsulare, FERRARI & GERDOL (1987) identificano due “cluster” principali tra i vegetali che vivono in questi contesti, cioè le terofite ruderali mediterranee (riferite alla classe Stipo-Trachynietea) e le emicriptofite stress-tolleranti ad affinità continentale. Secondo questi autori, gli unici consorzi propri dei calanchi fanno parte del secondo gruppo, mentre la frequenza delle terofite alonitrofile va interpretata come indice del fatto che i calanchi costituiscono delle aree marginali di rifugio per la vegetazione alofitica ruderale. Ciò spiegherebbe l’ingresso si specie alofile caratteristiche di altre classi, rilevata anche da BIONDI et alii (1988). Partendo da queste considerazioni, FERRARI & GERDOL (1987) propongono due alleanze distinte su base fitogeografica (poste all’interno della classe Festuco-Puccinellietea Soó 1968, corrispondente alla classe PuccinellioSalicornietea Topa 1939), ovvero il Parapholido incurvae-Agropyrion pungentis dell’area appenninica e l’Anthemido praecocis-Podospermion cani, endemica della Calabria. A proposito dei consorzi dei calanchi abbruzzesi, soggetti a clima mesomediterraneo subumido, PIRONE (1995) riferisce invece all’alleanza Podospermo laciniati-Elythrigion athericae gli aspetti di vegetazione perenne subalonitrofila (ord. Agropyretalia intermediominoris, cl. Artemisietea vulgaris), e all’alleanza Frankenion pulverulentae la vegetazione terofitica alonitrofila dei dossi molto erosi (specie-guida: Hainardia cilyndrica, Anacyclus tomentosus e Parapholis incurva) e quella dei fianchi in cui vi è accumulo di nutrienti e di limo (specie-guida: Parapholis strigosa, Plantago coronopus subsp. commutata e Hordeum marinum). BRULLO & SIRACUSA (2000), operando la stessa distinzione, riferiscono i consorzi perenni alla nuova alleanza Agrostio scabriglumis-Elytrigion athericae (specie guida: Elytrigia atherica, Elytrigia repens, Carex distans, Agrostis scabriglumis e Juncus subulatus), e quelli annui alla nuova alleanza Gaudinio fragili-Podospermion cani (specie-guida: Chamaemelum fuscatum, Scorzonera cana, Romulea ramiflora, Gaudinia fragilis, Parapholis pycnantha), endemica della Sicilia e della Calabria meridionale. Sulle creste nude e sui pendii più acclivi, in corrispondenza di forti processi erosivi, si rinvengono consorzi discontinui a bassa copertura, caratterizzati da terofite aloxerofile e 67 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano subnitrofile (GENTILE & DI BENEDETTO, 1962; VENTURELLA et alii, 1986; BIONDI et alii, 1988; PIRONE, 1995), riferibili per lo più al Frankenion pulverulentae. In un contesto talmente selettivo, il subentrare di un altro fattore limitante può essere decisivo. Ciò spiega perché la copertura vegetale lungo i pendii meridionali dei calanchi sia pressoché nulla (come già rilevato da CALZOLARI et alii, 1993, e da PIRONE, 1995), per cui su questi versanti i processi erosivi sono particolarmente accentuati. Sebbene i calanchi disturbati siano colonizzati da moltissime terofite opportuniste, esse non sembrano stabilizzarli, anche perché la banca di semi del terreno viene continuamente rimaneggiata e rimossa dagli stessi processi erosivi (GUÀRDIA & NINOT, 1993). Quantunque le specie annuali si consorzino in modo quanto mai variabile, la flora degli “assemblages” terofitici pionieri a fioritura primaverile è pressoché costante su tutti i sistemi calanchivi italiani. Ad esempio, il corteggio terofitico (Trachynia distachyos, Scorpiurus muricatus subsp. subvillosus, Aegilops geniculata, Catapodium rigidum, Scorzonera laciniata, Bromus hordeaceus, Parapholis strigosa e P. incurva, Picris hieracioides, Blackstonia perfoliata) dei calanchi di Toscana (CALZOLARI et alii, 1993), appare pressoché identico a quello osservato alle Macalube. Lo stesso dicasi per le specieguida dei consorzi effimeri mio-alofili e subnitrofili riportati per i calanchi degli Abruzzi, che PIRONE (1995) attribuisce al Frankenion pulverulentae (Anacyclus tomentosus, Parapholis strigosa e P. incurva, Plantago coronopus s.l. e Hainardia cylindrica). Secondo quest’ultimo autore (e anche per BIONDI et alii, 1990, 1992), il Parapholido strigosae-Hordeetum marini subass. hainardietosum cylindricae caratterizza i dossi sottoposti a marcata erosione, mentre i bassi fianchi dei calanchi, in cui si ha un accumulo di limo e nutrienti per via del dilavamento, sono caratterizzati dall’Anacyclo tomentosi-Hainardietum cylindricae subass. parapholidetosum incurvae. Alle Macalube gli stessi ambienti sono dominati da aggruppamenti caratterizzati dalle medesime terofite. Nelle aree umide-subumide debolmente inclinate dei calanchi della zona di Adrano (versante SO dell’Etna), è stato descritto il Chamaemelo fuscati-Leontodontetum muelleri (BRULLO & SIRACUSA, 2000), caratterizzato da una certa frequenza di Trisetaria aurea (BRULLO et alii, 1994a). Aggruppamenti effimeri subaloigrofili simili sono stati osservati anche alle Macalube. Tuttavia, la loro composizione molto variabile ne ha reso oltremodo difficile la tipizzazione (PASTA, 2001). Lo stesso dicasi per gli aggruppamenti a Sphenopus divaricatus, che occupano una nicchia identica a quella descritta per lo Sphenopo divaricati-Spergularietum diandrae da BRULLO & SIRACUSA (2000). Consorzi terofitici subalonitrofili dei substrati argillosi interessati da apporto idrico invernale La classe Saginetea maritimae (= Frankenietea pulverulentae Rivas-Martínez in RivasMartínez et Costa 1976), riunisce i praticelli effimeri a microfite pioniere alonitrofile. Questi aspetti sono legati a suoli più o meno compatti, ricoperti da un sottile strato sabbioso-limoso, salati e ricchi di nutrienti, soggetti a brevi periodi di sommersione durante la stagione autunnale e invernale, e aridi per il resto dell’anno. Tali condizioni edafiche si riscontrano in primavera sui bordi e sul fondo delle piccole depressioni: man mano che queste si prosciugano, i sali si depositano ed i resti secchi delle macroalghe e delle idrofite formano dei feltri in decomposizione su cui si sviluppa la vegetazione xeronitrofila effimera. Questa si riscontra spesso all’interno delle formazioni degli Juncetea maritimi e ospita specie trasgressive della classe Isoëto-Nanojuncetea Br.-Bl et R. Tx. Ex Westhoff, Dijk et Passchier 1946. È il caso del Polypogonetum subspathacei (all. Frankenion pulverulentae, ord. Frankenietalia pulverulentae), che vegeta sui margini di alcuni stagni temporanei poco inclinati. Altrove lo stesso microambiente è occupato da popolamenti a Mesembryanthemum 68 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano nodiflorum. Questa ed altre specie alofile della Saginetea maritimae raggiungono probabilmente le Macalube per trasporto passivo da parte dei numerosi uccelli che ne sfruttano le piccole aree umide come punto di sosta e foraggiamento nel corso dei loro flussi migratori. L’ornitocoria è stata già invocata per spiegare la marcata impronta “costiera” della vegetazione spondale di altri corpi idrici interni della Sicilia, come il Lago di Pergusa (CALVO et alii, 1995). Specie guida: Aegilops geniculata, Anacyclus tomentosus, Catanache lutea, Catapodium sp. pl., Chamaemelum fuscatum, Hainardia cilyndrica, Hordeum geniculatum, Parapholis sp. pl., Picris hieracioides, Plantago coronopus s.l., Polypogon maritimus subsp. subspathaceus, Romulea ramiflora, Scorzonera cana e S. laciniata, Sphenopus divaricatus, ecc. Consorzi terofitici basifili All’interno della prateria a Lygeum (vedi oltre) si osservano di frequente aggruppamenti mono- o paucispecifici di specie riferibili alla classe Stipo-Trachynietea distachyae ed all’alleanza Trachynion distachyae. Particolarmente frequenti sono gli aggruppamenti a Trachynia distachyos e/o Hypochoeris achyrophorus. Altrove, in seguito all’abbandono colturale, i pendi dolci sono caratterizzati da un aggruppamento ad Hedysarum glomeratum che precede la ricostituzione della prateria a Lygeum, cui partecipano spesso specie di interesse biogeografico come Echinaria capitata subsp. todaroana, Lavatera agrigentina e Scabiosa parviflora. Questi praterelli presentano una descrita ricchezza floristica ed ospitano la maggior parte delle orchidacee e delle interessanti comunità muscinali presenti nel SIC. Specie guida: Blackstonia perfoliata, Bromus hordeaceus, Catapodium sp. pl., Hedysarum glomeratum, Hypochoeris achyrophorus, Scorpiurus muricatus s.l., Trachynia distachyos, ecc. Consorzi delle praterie perenni a dominanza di emicriptofite Le praterie perenni xerofile mioalofile (cl. Lygeo-Stipetea, ord. Lygeo-Stipetalia) che ricoprono i calanchi sono attribuite al Moricandio-Lygeion sparti. Questa alleanza, endemica della Sicilia e della Calabria meridionale, è legata a suoli alomorfi, argilloso-marnosi, membri della serie evaporitica siciliana. Le formazioni che ne fanno parte costituiscono un vero e proprio “climax edafico”. Infatti la struttura fisica e chimica del substrato e gli intensi e costanti processi erosivi che lo caratterizzano impediscono una “normale” pedogenesi e una successione che porti al climax zonale. Nell’area delle Macalube si osservano aspetti riferibili al Lygeo sparti-Lavateretum agrigentinae, associazione individuata da specie caratteristiche per lo più endemiche (Lavatera agrigentina, Scabiosa parviflora e Allium agrigentinum). Nota per l’Ennese, il Nisseno e l’Agrigentino, essa si riscontra nell’area potenziale del Quercion ilicis e talora in quella dell’Oleo-Ceratonion (BRULLO, 1985). Nelle aree meno disturbate del SIC, la prateria xerofila costituisce la tipologia di vegetazione più diffusa e floristicamente più ricca. I cespi di Lygeum spartum costituiscono un prezioso “rifugio” per numerose erbe annue e perenni (GENTILE, 1962; BRULLO et alii, 1994b), limitando l’effetto dannoso del pascolo e fornendo un microclima che presumibilmente garantisce la durata ottimale del loro ciclo biologico. Le stesse specie che crescono abbondanti e rigogliose alla base delle piante di Lygeum spartum, negli spazi aperti limitrofi denotano invece uno stress idrico ben più accentuato, che spesso comporta la marcata riduzione o la brusca interruzione del ciclo vegetativo nelle specie perenni e del ciclo di fioritura nelle specie annue. Come già evidenziato da BRULLO et alii (1985, 1991a), Lygeum spartum, grazie al suo robusto apparato radicale reptante, appare l’unica pianta in grado di fornire una copertura pari a 60-90% e di fronteggiare l’erosione su questo tipo di substrati, colonizzando i pendii argillosi con inclinazioni di 30°-50°. Si tratta a tutti gli effetti dell’ultimo baluardo contro l’erosione dei 69 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano versanti argillosi con elevati valori di inclinazione, cosicché dopo lo smantellamento meccanico delle praterie, si ha un denudamento pressoché totale dei versanti, il cui recupero appare oltremodo lento e difficile. In un’area molto ristretta, posta nella zona A della Riserva, si rinviene un lembo di vegetazione riferibile all’Asteretum sorrentinii. Questo consorzio pioniero debolmente nitrofilo, endemico dei calanchi della Sicilia centro-occidentale, mostra in genere un carattere piuttosto mesofilo, ricadendo per lo più nella fascia del Quercion ilicis (550-900 m s.l.m.), dove le precipitazioni medie annue oscillano tra 700 e 900 mm e le temperature medie annue sono di 13,5-16,5 °C. Questa cenosi predilige i versanti piuttosto inclinati (20°-40°), dove realizza una copertura rada pari a 35-60(70)%. Trovandosi fuori dal suo optimum climatico, alle Macalube il syntaxon appare particolarmente impoverito sotto il profilo floristico. Già VENTURELLA et alii (1986) avevano evidenziato la scarsa differenziazione floristica di questo consorzio: il disturbo dovuto all’incendio e al dilavamento facilita l’ingresso di parecchie terofite subalonitrofile provenienti dagli ambienti colturali circostanti. Cionondimeno, anche negli altri lavori che lo concernono (RAIMONDO et alii, 1981; BRULLO et alii, 1985) questo consorzio viene collocato unanimemente nei Lygeo-Stipetalia. Questa interpretazione va rivista alla luce del già citato lavoro di BRULLO & SIRACUSA (2000): l’Asteretum sorrentinii va forse collocato nel Gaudinio fragili-Podospermion cani. Scorzonera cana vi è infatti frequentissima e sostituisce con aggruppamenti monospecifici la cenosi ad Aster sorrentinii nei casi di eccessivo disturbo, colonizzando i versanti nudi e molto inclinati (70°-80°) sottoposti a forte erosione. Degno di nota è il numero cospicuo di erbe bulbose e tuberose, come Aetheorhiza bulbosa, Asphodelus ramosus, Asphodeline lutea, Charybdis pancration, Colchicum cupanii, Iris planifolia, Leontodon tuberosus, Moraea sisyrinchium, Narcissus serotinus, Poa bulbosa, Prospero autumnale, Romulea ramiflora, ecc., che partecipano al mosaico dominato dal Lygeum; questi consorzi a prevalenza di geofite andrebbero forse attribuiti alla classe Poëtea bulbosae Rivas-Goday et Rivas-Martínez in Rivas-Martínez 1978 e, più precisamente, all’ordine Poëtalia bulbosae Rivas-Goday et Rivas-Martínez in Rivas-Goday et Ladero 1970 ed all’alleanza Leontodonto tuberosi-Bellidion sylvestris Biondi, Filigheddu et Farris 2001. Anche nelle zone meno inclinate si assiste oggi alla formazione di prati dominati da geofite bulbose o tuberose Il degrado dei consorzi igrofili degli Juncetalia maritimi e dei Phragmitetalia danno vita alla formazione di una prateria subigrofila monospecifica ad Arundo collina, riferita all’alleanza Bromo-Oryzopsion e nota per numerose località della Sicilia centro-meridionale (SORTINO et alii, 1974; FERRO, 1980; BRULLO & SPAMPINATO, 1991). Lungo i bordi di strade e sentieri in condizioni subnitrofile e subruderali soggette a microclimi moderatamente umido, specialmente lungo il crinale che costituisce il limite settentrionale del SIC, si riscontrano altri consorzi riferiti al Bromo-Oryzopsion: si tratta del Mantisalco salmanticae-Oryzopsietum miliaceae, descritto da BARTOLO et alii (1990) per l’isola di Lampedusa. Lungo il tratto più orientale della prozione del Vallone Macalube che attraversa il SIC si osserva un aggruppamento ad Echium italicum subsp. siculum e Verbascum sinuatum, anch’esso riferito al Bromo-Oryzopsion. Specie guida: Allium agrigentinum, Aster sorrentinii, Lavatera agrigentina, Lygeum spartum e Scabiosa parviflora, Arundo collina. Briocenosi delle radure dei consorzi di prateria Le informazioni disponibili sulla vegetazione muscinale delle Macalube derivano dai contributi di PRIVITERA & PUGLISI (1993, 1994). Si tratta di aspetti riferiti all’ordine Barbuletalia unguiculatae (cl. Barbuletea unguiculatae), che include le comunità muscinali terricole che crescono sui suoli nudi e sui protosuoli (BRULLO et alii, 1991b). Più 70 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano precisamente, all’interno dei lembi più aperti del Lygeo sparti-Lavateretum agrigentinae, si riscontrano consorzi xerofili attribuiti all’alleanza Tortellion flavovirentis, che comprende le due associazioni Tortello flavovirentis-Bryetum torquescentis e Tortello flavovirentisTrichostometum crispuli. Queste comunità termosciafile e basifile manifestano un comportamento pioniero sui suoli compatti della prateria. La prima associazione è diffusa nelle aree più calde del Mediterraneo; la seconda, inizialmente descritta per la Sardegna e la Basilicata, è stata riscontrata per la prima volta in Sicilia proprio alle Macalube. All’alleanza Homalothecio aurei-Pleurochaetion squarrosae appartiene invece il Rhynchostegietum megalopolitani, associazione sciafila diffusa sui suoli relativamente più evoluti delle superfici pianeggianti poste all’interno delle praterie più mature. Sino ad oggi essa è nota solo per l’Aspromonte meridionale, le Macalube di Aragona, l’area etnea e l’Ennese (PRIVITERA & PUGLISI, 1996, 2000). I suddetti consorzi muscinali, coi loro elevati indici di copertura (pari a 40-100% e 60-90% rispettivamente), stabilizzano e compattano la superficie del suolo, formando un microambiente peculiare. Molte specie erbacee appaiono prediligere questi “tappeti”, di cui forse sfruttano la capacità di trattenere l’umidità: è il caso di molte orchidee, in particolare delle Serapias. Sui tratti più inclinati e più umidi dei calanchi si rinvengono aspetti del Dicranelletum rubrae Giacomini 1982 (ord. Phascion cuspidatae Waldheim 1947). A detta di PRIVITERA & PUGLISI (1993), quest’associazione umicola e piuttosto mesofila ha proprio alle Macalube la stazione più meridionale nota per l’Italia. Vegetazione pre-forestale azonale Fruticeti subalonitrofili a chenopodiacee La classe Pegano-Salsoletea comprende tutti i fruticeti alo-nitrofili degli ambienti termomediterranei semidesertici. In particolare, gli aspetti presenti nella Sicilia meridionale ricadono nell’ordine Salsolo vermiculatae-Peganetalia harmalae, caratterizzato da chenopodiacee perenni ad habitus succulento, e nell’alleanza Salsolo vermiculatae-Peganion harmalae. Il Salsoletum agrigentinae, citato per le Macalube da BRULLO et alii (1985), prevale nelle stazioni calanchive più erose delle zone più aride della Sicilia interna (Ennese, Nisseno, alto bacino del Simeto) e degli Erei (BARTOLO et alii, 1982). Questa associazione contrae legami dinamici con le associazioni dei Lygeo-Stipetalia. Il pianoro adiacente l’area dei vulcanelli, caratterizzato da una formazione arbustiva molto rada e discontinua, assume un aspetto “lunare”: qui i pulvini, formati da uno o più individui di Suaeda vera e Salsola agrigentina, formano delle vere e proprie “isole”, al cui interno si rinvengono numerose terofite mio-alofile. Specie guida: Salsola agrigentina e Suaeda vera. Arbusteti e boscaglie termoigrofile pioniere degli ambienti subsalsi All’alleanza Tamaricion africanae (ordine Nerio-Tamaricetalia, classe Nerio-Tamaricetea) vanno riferiti gli esigui popolamenti a Tamarix africana osservabili qua e là, sulle sponde soleggiate di alcuni stagni e in alcuni tratti del Vallone Macalube. Questi nuclei rivestono un’importanza del tutto secondaria in termini di estensione, ma indicano le potenzialità del territorio, i cui piccoli impluvi un tempo ospitavano probabilmente interessanti esempi di boscaglia termo-igrofila. Il loro degrado ha portato il più delle volte alla formazione di aggruppamenti poco strutturati, cui si accompagnano spesso aggruppamenti a Dittrichia viscosa, già rilevati in aree simili in Sicilia centro-meridionale (SORTINO et alii, 1974; FERRO, 1980; BRULLO & SPAMPINATO, 1991), nonché sui pendii meno inclinati posti alla base dei calanchi abruzzesi (PIRONE, 1995). Specie guida: Tamarix africana e Dittrichia viscosa. 71 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Vegetazione ruderale Consorzi casmo-nitrofili dei ruderi A ridosso dei muri dei ruderi presenti all’interno del SIC, ed in particolare alle Case Salomone, si riscontrano aspeti di vegetazione nitrofila riferibili alla classe Parietarietea e, in particolare, all’associazione Parietarietum judaicae (Arènes 1929) Oberdorfer 1969. Si tratta di una comunità nitrosciafila tipica di ambienti freschi e protetti di bassa quota: è frequente sui muri a secco (sia bassi che elevati) e sulle pareti di edifici ed opere stradali, si riscontra in aree urbane e suburbane sino a 700-800 m s. l. m., in presenza di humus ben nitrificato. Specie guida: Hyosciamus albus, Parietaria judaica. Consorzi ipernitrofili delle aree intensamente disturbate Le associazioni nitroxerofile riferite alla classe Onopordetea acanthii sono legate a stazioni soleggiate su suoli poco strutturati e comunque secchi in estate. In particolare, l’ordine Carthametalia lanati comprende comunità nitro-xerofile perennanti di ambienti steppici, per lo più su substrati argilloso-marnosi o su litosuoli. Localmente sono stati osservati diversi aggruppamnti riferibili all’Onopordion illyrici, alleanza che occupa una posizione intermedia tra le associazioni prettamente nitrofile delle classi Onopordetea acanthii e Stellarietea mediae e le praterie perenni degli Hyparrhenietalia hirtae, dei quali partecipano numerosi taxa trasgressivi. In particolare, in corrispondenza di piccole rotture di pendio poste alla base dei calanchi più erosi si riscontrano aggruppamenti a Cynara cardunculus. Specie guida: Carlina gummifera, Carthamus caeruleus subsp. caeruleus, Carthamus lanatus, Cynara cardunculus, Cynoglossum creticum, Dipsacus fullonum, Notobasis syriaca, Onopordum illyricum subsp. illyricum, Scolymus sp. pl., Silybum marianum, Urtica pilulifera, ecc. Consorzi a megaforbie sciafilo-nitrofile degli stazzi abbandonati All’associazione Galio aparine-Conietum maculati (cl. Galio-Urticetea, all. Balloto-Conion maculati) va riferito l’ aggruppamento termosciafilo, subigrofilo e ipernitrofilo delle adiacenze di Case Salomone. Specie guida: Conium maculatum e Galium aparine. Vegetazione nitrofila degli agro-ecosistemi La destinazione d’uso di ampie porzioni del SIC giustifica il fatto che esso ospiti un nutrito contingente di specie e comunità nitrofile e sinantropiche legate alla ceralicoltura estensiva. Consorzi segetali delle colture cerealicole Le comunità segetali vengono riferite alla classe Papaveretea rhoeadis .Sino a pochi anni orsono, la coltura del frumento era estremamente diffusa non solo nel comprensorio, ma anche su vaste estensioni della riserva stessa (PASTA & LA MANTIA, 2001). Ciononostante, a causa del massiccio ricorso ad erbicidi e concimi di sintesi, la vegetazione messicola (ord. Papaveretalia rhoeadis) appare difficilmente estremamente semplificata e banalizzata e – quindi – non tipificabile, anche se si può ipotizzare la sua appartenenza all’alleanza Ridolfion segeti. Specie guida: Ammi majus, Anemone coronaria, Daucus aureus, Galium tricornutum, Nigella arvensis subsp. glaucescens, Papaver rhoeas, ecc. 72 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Consorzi subnitrofili delle colture permanenti e degli incolti Piuttosto esigue sono le superfici del SIC destinate a colture permanenti (oliveti, madorleti e vigneti), mentre piuttosto estese sono le aree caratterizzate da incolti giovani in seguito al recente abbandono delle pratiche cerealicole al’interno della Riserva Naturale o per le normali pratiche di rotazione o di avvicendamento colturale. In tutti questi casi si osservano aspetti di vegetazione riferibili alla classe Stellarietea mediae. In corrispondenza delle colture permanenti sarchiate si osservano consorzi riferibili alle alleanze Fumarion wirtgenii-agrariae e Diplotaxion erucoidis. Più articolata appare invece la vegetazione degli incolti, la cui varietà floristica (essi ospitano ca. l’80% delle emergenze florstiche del SIC!) e strutturale appare fortemente influenzata da marcate differenze nel regime di stress termoidrico, edafico (tenore trofico, salinità) e di disturbo connesso con l’intensità dei processi erosivi naturali. Questi ultimi sono spesso esasperati dagli incendi colposi e risentono tuttora della manomissione meccanica del rilievo attuata sino al recente passato. Più nel dettaglio, i versanti (calanchivi e non) esposti a sud sono spesso ricoperti da aspetti piuttosto discontinui di vegetazione terofitica nitroxerofila, riferibili all’alleanza Hordeion leporini. Sui suoli pingui delle zone subpianeggianti del fondovalle dei torrenti, che si mantengono umidi sino a maggio e ricevono un notevole apporto di nutrienti dal reticolo idrografico circostante, si sviluppano consorzi erbacei lussureggianti e variegati sotto un profilo floristico, riferibili all’alleanza Echio-Galactition tomentosae. Tra questi vale la pena di menzionare il Centaureetum schouwii, associazione descritta per le aree argilloso-marnose interne della Sicilia centro-occidentale da BRULLO (1983). L’unità di vegetazione sinantropica più espressiva e più interessante sotto il profilo floristico ed ecologico è senz’altro quella delle praterie che si formano dove sino a tempi recenti veniva praticato l’avvicendamento tra colture cerealicole e leguminose allo scopo di far ricuperare al terreno un adeguato tenore di azoto, per lo più in corrispondenza di versanti umidi esposti a settentrione. Tali cenosi, riferibili all’alleanza Fedio-Convolvulion cupaniani, appaiono le più ricche e complesse del SIC. Esse sono dominate da Elaeoselinum asclepium subsp. asclepium, Daucus carota s.l., Kundmannia sicula, Dactylis glomerata subsp. glomerata, Asphodeline lutea, Phalaris sp. pl., Avena barbata s.l., Bellardia trixago, Bromus hordeaceus, Helminthotheca echiodies, Bellis perennis, Ophrys sp. pl., Orchis sp.pl., ecc. (AA.VV., 2006). Per l’evato numero di orchidee e di specie trasgressive dei Lygeo-Stipetalia, tale consorzio andrebbe forse riferito all’alleanza Thero-Brachypodion ramosi Br.-Bl. 1925, anche se si registra un numero altrettanto elevato di emicriptofite bienni trasgressive dell’Onopordion illyrici e dell’Echio plantaginei-Galactition tomentosae, come Galactites tomentosa, Centaurea sicula, Centaurea solstitialis subsp. schouwii, Verbascum sinuatum, Echium plantagineum, Urospermum dalechampii, ecc. Alla stessa alleanza e, più precisamente, ad aspetti semplificati dell’assocazione Ononido exalopecuroidi-Vicietum siculae vanno riferiti alcuni nuclei di vegetazione post-colturale igrofila e subnitrofila rinvenuti nel fondo valle dei principali torrenti. Tali consorzi ospitano gli unici popolamenti noti per il SIC di alcune delle emergenze floristiche, quali Ononis exalopecuroides, Scorzonera deliciosa, Vicia narbonensis e Vicia sicula. Specie guida: Centaurea sicula, Centaurea solstitialis subsp. schouwii, Daucus carota s.l., Echium plantagineum, Elaeoselinum asclepium subsp. asclepium, Fedia graciliflora, Galactites tomentosa, Medicago sp. pl., Sulla coronaria, Trifolium sp. pl., Urospermum dalechampii, Vicia sp. pl., ecc. 73 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Commento alla Carta della Vegetazione La Carta della Vegetazione (Tav. 6) ribadisce quanto già osservato in occasione dell’analisi dell’uso del suolo: gran parte del paesaggio locale è contraddistinto da formazioni segetali legate alle colture ceralicole (all. Ridolfion segeti) ed agli incolti recenti (all. EchioGalactition e Fedio-Convolvulion cupaniani). Di minore estensione sono i consorzi ruderali (Parietarion judaicae, Silybo-Urticion, Balloto-Conion maculati, Onopordion illyrici, BromoOryzopsion miliaceae, Hordeion leporini) e quelli nitrofili legati alle colture permanenti (Fumarion wirtgenii-agrariae, Diplotaxion erucoidis). Per ciò che concerne le ridotte superfici di paesaggio seminaturale, il SIC ospita due serie di vegetazione, quella mioaloxerofila, connessa cioè al contesto morfologicamente instabile ed edaficamente difficile dei calanchi, costituita da un mosaico di praterelli terofitici mioalofili (all. Frankenion pulverulentae, Gaudio fragili-Podospermion canae) e dominata da aspetti di prateria xerica perenne a Lygeum (all. Moricandio-Lygeion sparti) o ad Arundo collina (Bromo-Oryzopsion miliaceae) nei contesti subumidi; gli la testa di questa serie è rapresentata dai fruticeti a chenopodiacee arbustive (all. Salsolo-Peganion). Attualmente complessivamente le tessere che costituiscono il mosaico di questa serie ricoprono l’11% circa del SIC, ma in tempi piuttosto brevi (15-20 anni) si può presumere che anche i seminativi incolti, che interessano ca. 26% del SIC, vi parteciperanno. Le cenosi edafoigrofile connesse alla presenza degli stagni temporanei salmastri sono molto localizzate, anche se l’aggruppamento a Juncus subulatus (all. Juncion maritimi) appare in espansione. Ancora più localizzate appaiono le comunità microfitiche pioniere delle spond temporaneamente sommerse (Verbenion supinae?) e le comunità idrofitiche (Charion fragilis e Zannichellion pedicellatae). Altre comunità igrofile e subnitrofile a acnne (Agrostio-Elytrigion athericae, Phragmition australis) prediligono le psonde del Vallone Macalube e di altri impuvi del SIC, dov si osservano nuclei molto sporadici di tamariceto (all. Tamarioni africanae). 2.3.1.4 Descrizione degli Habitat rinvenuti e commento alla Carta degli Habitat (B.3.4) Le informazioni relative agli habitat del SIC ITA040008 “Macalube di Aragona” contenute nella Scheda Natura 2000 (approvata dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente con decreto del 5 maggio 2006) e quelle riportate nella relazione di commento della Carta degli Habitat redatta nell’ottobre 2007 da Agristudio s.r.l. per conto dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, vengono presentate rispettivamente nelle prime tabelle 2.3.1.4 a e 2.3.1.4 b. La lettura critica del Manuale d’Interpretazione degli Habitat (“EUR27”), abbinata ai sopralluoghi ed ai rilievi di campo, utili ai fini di una migliore “comprensione” del paesaggio naturale delle Macalube, hanno permesso di arricchire la lista degli habitat delle Macalube (Tab.2.3.1.4. c). Tab. 2.3.1.4 a – Habitat presenti nel SIC ITA040008 “Macalube di Aragona” secondo i dati ufficiali contenuti nel Formulario Standard di Natura 2000 (D.A. del 5.5.2006) Codice e denominazione degli habitat indicati nella scheda del Sito 1410 - Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) 1430 - Perticaie alonitrofile (Pegano-Salsoletea) 3170* - Stagni temporanei mediterranei 6220* - Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero-Brachypodietea Totale superficie SIC interessata da habitat Superficie (ha) % 7,0 5,0 8,0 33,0 53,0 74 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Tab. 2.3.1.4 b – Habitat presenti nel SIC ITA040008 “Macalube di Aragona” secondo Agristudio s.r.l. (ottobre 2007). Codice e denominazione degli habitat individuati nella Carta degli Habitat redatta da Agristudio Superficie (ha) % - 0,8 21,8 6,3 1430 - Perticaie alonitrofile (Pegano-Salsoletea) 6220* - Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero-Brachypodietea 92D0 - Foreste a galleria e arbusteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae) Totale superficie SIC interessata da habitat 28,9 Tab. 2.3.1.4 c – Habitat presenti nel SIC ITA040008 “Macalube di Aragona” sulla base dei rilievi compiuti nella primavera 2008. CATEGORIE DI RILEVAMENTO DELLA CARTA DEGLI HABITAT Codice Denominazione Superficie degli habitat (e dei mosaici di habitat) (ha) % descritti nella Carta degli Habitat 1410_f / Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia 3170*_r maritimi)_frequente/*Stagni temporanei mediterranei_rado 0,90 0,26 Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)_rado / 2,05 0,58 1430_r / *Steppe salate mediterranee (Limonietalia)_rado / 1510*_r / *Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero6220*_r Brachypodietea_rado 1510*_f / 1430_r / 6220*_r 3140_r 3140_r / 3150_r *Steppe salate mediterranee (Limonietalia)_frequente / Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)_rado / *Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei TheroBrachypodietea_ rado Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp_rado Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp_rado / Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition_rado Totale superficie SIC interessata da habitat *: habitat prioritari; f = frequente; r = rado 35,27 10,24 0,35 0,10 0,16 0,05 38,69 11,2 Come già detto nella parte metodologica, i codici degli habitat sono stati individuati tenendo conto della condizione rilevata del SIC, in cui sono frequenti, all’interno dei poligoni di rilevamento, strutture a mosaico. Inoltre a ciascun habitat è stato attribuito un indice (p-f-r) che esprime il “peso” di ciascuno degli habitat che partecipano al mosaico stesso (puro; frequente; rado). Il primo degli habitat che compongono il mosaico è l’habitat prevalente, che fisionomizza l’area di rilevamento. 75 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano I codici p-f-r vengono riportati nel data base degli habitat esclusivamente a fini gestionali, e conseguentemente non vengono visualizzati nella carta degli habitat per maggiore semplicità e chiarezza di rappresentazione, come già spiegato nella parte metodologica. Qui di seguito vengono sinteticamente descritti gli habitat ed i mosaici di habitat osservati nel territorio. 1) cod. 1410 - Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) - L’habitat costituito dai “prati salati mediterranei (Juncetalia maritimi)” corrisponde a popolamenti monospecifici a Juncus subulatus e pertanto non riveste un particolare interesse scientifico né conservazionistico di per sé, ma potrebbe evolvere verso aspetti più ricchi e diversificati. Esso risulta talora sostituito da canneti ad Arundo collina e/o a Phragmites australis, soprattutto in corrispondenza del thalweg dei piccoli impluvi presenti nella porzione meridionale del sistema dei calanchi e lungo il Vallone Macalube, dove, specialmente sino a pochi anni fa, pesanti si manifestavano i segni del disturbo antropico connesso con i massicci interventi meccanici ed i frequenti incendi dolosi estivi. 2) cod. 1430 - Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea) - Gli “arbusteti alonitrofili” locali, riferiti ai Pegano-Salsoletea, appaiono piuttosto disturbati, discontinui e impoveriti a causa del passato impatto dei danni meccanici provocati dal passaggio dei mezzi agricoli, dal pascolo e dagli incendi dolosi. Infatti, la pregressa pressione antropica ha fatto sì che alcune delle specie caratteristiche di tali formazioni siano oggi presenti in maniera piuttosto sporadica e discontinua e che alcune siano addirittura scomparse del tutto, come Salsola verticillata e Atriplex halimus. Inoltre, il corteggio erbaceo di tali formazioni appare tuttora perturbato dall’apporto di nutrienti provenienti dagli ex-coltivi adiacenti, con l’ingresso di numerosi taxa nitrofili e/o ruderali, che ne banalizzano la fisionomia. 3) cod. 3170* - Stagni temporanei mediterranei - Sulle sponde dei locali “stagni temporanei mediterranei”, habitat prioritario, sono state rinvenute ben poche microfite anfibie caratteristiche, probabilmente scomparse o rarefatte in seguito alla passata manomissione delle sponde di questi piccoli corpi idrici e all’apporto continuo di sedimento e di nutrienti. Di contro, negli anni scorsi, soprattutto negli stagni più bassi e disturbati, si era registrata una significativa espansione dei popolamenti a mazzasorda, riferiti al Typhetum angustifoliae, probabilmente favoriti dal disturbo del pascolo e dall’apporto di fertilizzanti chimici dilavati dalle colture cerealicole adiacenti. Questo processo appare oggi arrestato dalla cessazione delle fonti di disturbo. La scarsa copertura delle cenosi a Juncus microfitici induce a trattare questo habitat. 4) cod. 6220* - Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero-Brachypodietea Negli spazi aperti della prateria perenne mio-aloxerofila a Lygeum spartum e nei tratti più acclivi dei calanchi non disturbati si rinvengono consorzi terofitici effimeri riferibili all’habitat prioritario “Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei TheroBrachypodietea”. Nel corso dei sopralluoghi effettuati non sono stati rinvenuti praterelli microfitici puri di estensione significativa; di contro, tali aspetti partecipano sempre al mosaico mio-aloxerofilo assieme agli arbusteti a chenopodiacee dei Pegano-Salsoletea ed alla prateria perenne a Lygeum spartum (cfr. mosaici di cui ai punti 6 e 7). 5) cod. 92D0 - Foreste a galleria e arbusteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae) - Sebbene presenti, i nuclei di boscaglia pioniera termo-igrofila riparia a tamerice maggiore, essendo estremamente ridotti e discontinui, non sono stati presi in considerazione. Va tuttavia segnalata la loro recente espansione, favorita sia direttamente - grazie agli impianti effettuati in seno al Progetto “LIFE04 NAT/IT/000182: Conservazione degli habitat delle Macalube di Aragona” (d’ora in poi “Progetto LIFE”) 76 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano sia indirettamente, per diffusione spontanea in seguito al ripristino della funzionalità e della geometria di alcuni degli stagni temporanei presenti nel SIC. 6) 1410_f/3170*_r - Mosaico di vegetazione igrofila delle sponde degli stagni temporanei riferibile agli habitat “Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)” (prevalente) e “Stagni temporanei mediterranei” (molto raro). Nel corso dei sopralluoghi effettuati è risultato impossibile distinguere da un punto di vista cartografico l’ubicazione delle cenosi riferibili agli Juncetea maritimi da quelle dell’Isoëto-Nanojuncetea, i cui habitat corrispondenti vengono pertanto trattati come mosaico, dove tuttavia in termini di frequenza, di biomassa e di copertura prevale nettamente il primo aspetto sul secondo. 7) 1430_r/1510*_r/6220*_r - Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)_rado / Steppe salate mediterranee (Limonietalia)_rado / Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero-Brachypodietea_ rado - Mosaico dei calanchi e dei substrati argillosi acclivi ed accidentati, caratterizzato dalla commistione dei medesimi tre habitat caratterizza anche i calanchi ed i settori più mossi del paesaggio seminaturale del SIC. Si differenzia dal mosaico successivo l’estrema asprezza del paesaggio che lo caratterizza. 8) 1510*_f/1430_r/6220*_r - Mosaico dei substrati argillosi suborizzontali con aspetti riferibili alle steppe salate mediterranee, alle perticaie alo-nitrofile (Pegano-Salsoletea) ed ai praticelli effimeri microfitici dei Thero-Brachypodietea. Sebbene prive delle specie differenziali delle comunità della Penisola Iberica, territorio per il quale sono state descritte ed inserite nella lista degli habitat comunitari, le locali praterie a Lygeum spartum possono essere ricondotte all’habitat prioritario “Steppe salate mediterranee (Limonietalia)” (cod. 1510). Dello stesso parere si sono peraltro mostrati già in diverse occasioni i consulenti scientifici che hanno curato la nuova edizione delle schede relative ai SIC/ZPS siciliani: in contesti analoghi essi hanno attribuito tali formazioni di prateria perenne mioalofila all’habitat in questione, che va pertanto aggiunto alla scheda realtiva al SIC delle Macalube. Si tratta dell’habitat che meglio si è conservato, quanto meno in termini di continuità, nonostante i forti disturbi subiti nel recente passato per le attività agro-pastorali. Gran parte dei popolamenti ad orchidee si riscontrano in corrispondenza di queste praterie. Le praterie a Lygeum costituiscono l’aspetto più denso e prevalente di un mosaico cui partecipano anche i consorzi riferiti agli habitat 1430 e 6220*; questo mosaico caratterizza le zone subpianeggianti e poco mosse del SIC. Il popolamento locale di Aster sorrentinii, specie d’interesse prioritario ai sensi della Dir 92/43 della CEE, si colloca all’interno di questa tipologia di mosaico. 9) 3140_r – Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp_rado Vegetazione idrofitica degli stagni temporanei locali caratterizzata da un aggruppamento a Chara vulgaris che può essere ricondotto all’habitat comunitario “Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp.” (cod. 3140). Questo habitat, espressivo ed integro sotto il profilo floristico-strutturale, ricopre tuttavia superfici ridotte (<5.000 m2); 10) 3140_r/3150_r – Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp_rado / Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition_rado - Aspetti di mosaico di vegetazione idrofitica rinvenuti nel maggiore degli stagni temporanei, con presenza contemporanea di un aggruppamento a Chara vulgaris riconducibile all’habitat comunitario “Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp.” (cod. 3140) e, sebbene estramente localizzato su una superficie <200 m2, dell’habitat comunitario: “Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition” (cod. 3150). Si tratta di un consorzio soggetto a frequenti fenomeni di espansione o riduzione areale. 77 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Nella seguente tabella sono riportati i tematismi di rappresentazione della Carta degli Habitat, con l’indicazione della superficie complessiva di ciascun habitat o mosaico di habitat, e della percentuale rispetto alla superficie totale del SIC. Codice 1410 / 3170* 1430/ 1510* / 6220* 1510* / 1430 / 6220* 3140 3140/ 3150 TEMATISMI DI RAPPRESENTAZIONE DELLA CARTA DEGLI HABITAT Denominazione Superficie degli habitat (e dei mosaici di habitat) (ha) % descritti nella Carta degli Habitat Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) /*Stagni temporanei mediterranei 0,90 0,26 Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)_rado / 2,05 0,58 *Steppe salate mediterranee (Limonietalia) / *Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero-Brachypodietea *Steppe salate mediterranee (Limonietalia) / Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea) / *Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei TheroBrachypodietea Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp / Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition Totale superficie SIC interessata da habitat 35,27 10,24 0,35 0,10 0,16 0,05 38,69 11,2 Nella carta degli Habitat sono anche visualizzate le categorie Corine Biotope delle aree ove non sono stati rinvenuti habitat, che si riportano nella tabella seguente. Biotopi secondo la classificazione Corine Biotopes 23.11 – Corpi idrici aperti privi di tappeti di Carofite 34.81 – Prati aridi subnitrofili a vegetazione post-colturale 53.1 – Formazioni di canneto 53.6 – Formazioni riparie a canne 53.61 – Comunità a canna del Po 67 – Altri fenomeni geologici 82.3 – Seminativi e colture erbacee estensive 83.111 – Oliveti tradizionali 83.14 – Mandorleti 83.211 – Vigneti tradizionali 86 – Città, villaggi, siti industriali 86.22 – Fabbricati rurali Sulla base delle proporzioni misurate e rilevate in campagna, è stata effettuata una stima semiquantitativa del “peso” di ciascun habitat facente parte dei mosaici individuati; i rapporti ponderali stimati sono stati i seguenti: 78 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 1410_f (85) / 3170*_r (15); 1430_r (60) / 1510*_r (20) / 6220*_r (20) 1510*_f (60) / 1430_r (10) / 6220*_r (30) 3140_r (90) / 3150_r (10) Questo modello ha permesso di valutare con buona approssimazione la superficie ricoperta dagli habitat effettivamente presenti nel SIC (Tab. 4.7): Tab. 2.3.1.4 d – Superficie ricoperta dai diversi habitat presenti nel SIC Codice e denominazione degli Habitat presenti nel SIC Estensione (Ha) (%) 1410 - Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) 0,76 0,22 1430 - Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea) 4,73 1,37 1510* - Steppe salate mediterranee (Limonietalia) 21,56 6,26 3140 - Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp. 0,50 0,14 3150 - Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o 0,02 0,00 Hydrocharition 3170* - Stagni temporanei mediterranei 0,13 0,04 6220* - Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero-Brachypodietea 10,98 3,19 Come emerge ad una lettura della Carta degli Habitat (Tav.7) ed esposto in maniera più circostanziata in Tab. 2.3.1.4 d, la superficie complessiva interessata da habitat d’interesse comunitario è pari all’11,2% del SIC, più bassa di quanto riportato in precedenza nelle due diverse edizioni del Formulario Standard. Spingendo oltre questa analisi, 10,9% della superficie del SIC è caratterizzata dai mosaici 1430_f / 1510*_r / 6220*_r e 1510*_f / 1430_r / 6220*_r, mentre solo 0,3% del SIC corrisponde agli habitat connessi con le aree umide. Di contro, la notevole coesione-continuità tra le superfici interessate dagli habitat costituisce senz’altro un punto di forza de SIC. Va peraltro rimarcato come gran parte degli habitat ricada nella zona già tutelata dalla riserva, dove peraltro la situazione è in continuo progresso grazie alla recente acquisizione dei terreni coltivati in cui oggi sono in corso processi (sia spontanei sia facilitati dalle azioni svolte in seno al progetto LIFE) di formazione di consorzi vegetali corripondenti ad habitat d’interesse comunitario. La salvaguardia degli impluvi non solo garantisce il funzionmnto e la diffusione e l’aumento di connesione-continuitià tra gli habitat ma, come già detto anche altrove, creerebbe i presupposti per lo sviluppo di superfici di vegetazione arbustiva termoigrofila piniera riferibili all’habitat 92D0, attualmente assente nel SIC. Bisognerebbe tuttavia facilitare la connessione di una vasta superficie isolata di mosaico 1510*_f / 1430_r / 6220*_r posta in Contrada Manicalunga (comune di Joppolo Giancaxio) connettendola con l’impluvio posto a valle. La Carta del Valore Floristico (Tav.8) è stata redatta attribuendo ad ogni poligono un valore pari al numero di specie di interesse conservazionistico della flora, rilevate sul campo o potenziali. L'elenco delle specie, e quindi il valore floristico, è pertanto legato al singolo poligono e non alla categoria (Habitat Direttiva o Corine Biotope) cui il poligono appartiene. Per tale ragione a parità di codice habitat o biotope si possono avere poligoni a differente 79 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano valore floristico in funzione della reale distribuzione delle specie sul territorio. Nella Tavola le aree sono campite diversamente in funzione del numero di specie (nessuna specie rilevata=0; 1-5 specie; 6-20 specie; 21-40 specie; oltre 40 specie). La carta conferma quanto detto sopra nella trattazione sulla ricchezza degli habitat/biotopi: gli ambienti più ricchi in specie sono le praterie, le garighe e le rupi, mentre gli ambienti più poveri in numero di specie di interesse risultano i vigneti, gli oliveti, gli ambienti ruderali. 2.3.1.5 Verifica ed aggiornamento della scheda Natura 2000 – flora e habitat (B.1) Aggiornamento Sezione 3.1. Tipi di habitat presenti nel Sito e relativa valutazione Nel precedente paragrafo sulla carta degli habitat sono state illustrate le valutazioni sulla presenza/assenza degli habitat rilevati e/o citati per il Sito. Sulla base di tali risultanze si è proceduto pertanto all’aggiornamento della sezione 3.1 aggiungendo 3 nuovi habitat alla Scheda: 1510; 3140; 3150, che in questa sede vengono commentati esplicitando le differenze tra la versione definitiva della Carta degli habitat, la versione precedente di Agristudio srl e la nostra Carta preliminare degli habitat. 1510* - Steppe salate mediterranee (Limonietalia) L’assenza di questo habitat prioritario nella Carta Preliminare degli Habitat consegnata all’ARTA nell’aprile 2008 è dovuta al fatto che solo successivamente si giunti alla corretta interpretazione delle esigenze ecologiche di tale habitat. Pur essendo pressoché prive delle specie differenziali delle comunità ecologicamente affini della Penisola Iberica, territorio per il quale sono state descritte ed inserite nella lista degli habitat comunitari, gran parte delle praterie a Lygeum spartum della Sicilia possono essere ricondotte all’habitat prioritario in questione. Peraltro, lo stesso Manuale d’interpretazione della Dir. Habitat “Eur27” sottolinea come le comunità emicriptofitiche riferibili a questo habitat possano essere caratterizzate da Limonium sp. pl.da Lygeum. Dello stesso parere si sono peraltro mostrati già in diverse occasioni i consulenti scientifici di Agristudio, che in contesti analoghi hanno attribuito infatti le medesime formazioni mioalofile perenni all’habitat in questione (cfr. ad esempio pag. 20 delle Note Illustrative della Carta degli Habitat). 3140 - Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp. Localizzato in corrispondenza degli stagni temporanei, questo habitat fisionomizza una superficie estremamente ridotta del SIC (cfr. § 4.4). 3150 - Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition Localizzato in corrispondenza di un singolo stagno temporaneo, questo habitat è rappresentato su una superficie di pochi m2 (cfr. § 4.4). Presente lungo quasi tutto il Torrente Macalube e su alcuni suoi torrenti immissari con individui adulti, distanziati il più delle volte 30-50 m l’uno dall’altro, la tamerice maggiore tuttavia non forma mai nuclei di boscaglia pioniera termo-igrofila riparia che si sviluppino per più di 5-10 m, riferibili all’habitat “Foreste a galleria e arbusteti ripari meridionali (NerioTamaricetea e Securinegion tinctoriae)” (cod. 92D0). Tale habitat potrebbe caratterizzare una porzione significativa del SIC, ma oggi esso risulta talmente degradato, disturbato e minacciato da non essere stato preso in considerazione. Va tuttavia segnalata la recente espansione di Tamarix africana, favorita dalle azioni del Progetto LIFE sia direttamente grazie agli impianti effettuati - sia indirettamente, per diffusione spontanea in seguito al 80 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano ripristino della funzionalità e della geometria di alcuni degli stagni temporanei presenti nel SIC. Le maggiori minacce al suo ripristino sono costituite dal disturbo antropico dovuto alle lavorazioni agricole e al conseguente accumulo di pietrame sulle sponde o all’interno dei corsi d’acqua, all’apporto di nutrienti e pesticidi dovuto al dilavamento delle aree agricole del bacino idrografico e dei calanchi un tempo coltivati della riserva naturale, tuttora in erosione, e - soprattutto- all’impatto dei frequentissimi incendi colposi estivi dovuti alla bruciatura incontrollata delle stoppie. Per ciascun habitat sono state inoltre modificati i dati relativi alla copertura, alla rappresentatività, alla superficie relativa, al grado di conservazione ed alla valutazione globale, come riportato nella tabella 4.8. Per una migliore comprensione dei criteri adottati per la realizzazione di questa tabella si rimanda alle “Note Esplicative per la Raccolta dei Dati”, utili ai fini dell’aggiornamento del Formulario Standard Natura 2000. Tab. 2.3.1.5 a - Copertura, rappresentatività, superficie relativa, grado di conservazione e valutazione globale degli habitat presenti nel SIC. N° Codice % Rappresentatività* Superficie Grado di Valutazione habitat copertura relativa** conservazione*** globale**** 1410 0,22 D 1430 1,37 A C B B 1510* 6,26 B C B B 3140 0,14 D 3150 >0,01 D 3170* 0,04 D 6220* 3,19 B C B B *: A (rappresentatività eccellente), B (buona rappresentatività), C (rappresentatività significativa), D (presenza non significativa); **: A: 100 > = p > 15%, B: 15 > = p > 2%, C: 2 > = p > 0%; ***: A (conservazione eccellente), B (buona conservazione), C (conservazione media o ridotta); A (valore eccellente); B (valore buono), C (valore significativo). Aggiornamento Sezione 3.3 Altre Specie importanti di flora e fauna In tale sezione sono stati mantenuti i 19 taxa già indicati nel Formulario Standard ed inoltre sono state inserite altre 40 entità che figurano nelle liste rosse regionali di CONTI et alii (1997) o sono protette da leggi nazionali ed internazionali (convenzioni CITES e Dir. 92/43 CEE “Fauna-Flora-Habitat”) e/o rivestono un certo interesse biogeografico-conservazionistico (endemiche, stenocore, rare a livello regionale o provinciale) (cfr. Allegato 5 e § 9.1 per un commento). Il lavoro svolto ha consentito la verifica nonché l’aggiornamento del Formulario Natura 2000. 2.3.2 Descrizione faunistica del Sito 2.3.2.1 Le conoscenze faunistiche – precedenti indagini sul Sito (B.2) La fauna delle Macalube di Aragona risultava poco studiata prima del presente studio per la 81 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano redazione del Piano di Gestione. Negli anni, infatti, e soprattutto dall’istituzione della riserva naturale, era stata stilata una preliminare lista (sia di vertebrati che di invertebrati), sulla base di sopralluoghi effettuati da naturalisti ed ornitologi, ma mancava un vero studio di dettaglio. Nell’ambito del progetto LIFE Natura erano state avviate alcune indagini sulla batracofauna e sulla carcinofauna del Sito. L’indagine attivata è quindi il primo studio faunistico organico svolto nell’area del SIC. 2.3.2.2 Metodologia adottata negli studi faunistici (B.3.1) Metodologie delle indagini di campo Di seguito si riportano le principali metodologie di campo adottate per il rilevamento delle specie animali presenti nel SIC, suddivise per gruppi tassonomici. UCCELLI I dati quali-quantitativi sugli uccelli sono stati raccolti mediante contatti a vista in natura, con attrezzatura ottica (binocolo) ed attraverso il contatto sonoro (versi ed altre manifestazioni canore delle diverse specie). Sono state raccolte inoltre tracce della loro presenza (ad es. borre, che sono state analizzate in laboratorio allo stereomicroscopio). La stima della frequenza si basa soprattutto sul numero di contatti nei differenti habitat frequentati dalla specie. Le specie migratrici sono state contattate durante le stagioni migratorie ed inoltre si è fatto ricorso al data-base della Stazione d’Inanellamento. MAMMIFERI Le informazioni sulla presenza della maggior parte dei Mammiferi sono state ricavate attraverso l’esame di borre di rapaci o attraverso l’esame di tracce o altri segnali che si possono rinvenire in natura, inequivocabilmente identificabili. Per quanto riguarda specificatamente i Chirotteri, sono stati effettuati censimenti bioacustici nei siti ritenuti di maggiore interesse che potevano essere possibili roost e presso gli habitat di foraggiamento individuati nell’area. Sono state scelte alcune stazioni strategiche presso cui effettuare i censimenti sonori all’ora del tramonto, quando i chirotteri escono dai rifugi, in modo da accertarne la presenza degli individui e identificarne le specie. Sono state inoltre scelte alcune stazioni negli habitat di alimentazione presenti all’interno del SIC. I segnali d’ecolocalizzazione emessi dai chirotteri contattati in volo, sono stati captati con un bat detector D980 (Pettersson Elektronic AB, Uppsala) in divisione di frequenza e immediatamente convertiti con la modalità in espansione temporale, il segnale in uscita è stato registrato su cassette Sony Metal XR, collegando il bat detector con un registratore portatile (Sony Professional Walkman WM-D6C). I segnali registrati sono stati successivamente analizzati con il programma Bat Sound 1.0 (Pettersson Elektronic AB, Uppsala), che mostra gli spettrogrammi dei segnali. Dallo spettrogramma sono stati estrapolati i dati caratteristici del segnale in esame e, una volta inseriti in un database di riferimento, sono stati confrontati con segnali di nota identità (cfr. RUSSO & JONES, 2002). Il confronto statistico ha fornito l’identità del segnale incognito e il grado di attendibilità del risultato. Per avvalorare i dati, si è posto un valore minimo di attendibilità del risultato (80%), al di sotto del quale i risultati ottenuti sono stati invalidati. RETTILI E ANFIBI Per quanto riguarda i Rettili la maggioranza dei dati si basa su osservazioni dirette; si è tenuto conto anche del reperimento di esuvie di serpenti, facilmente identificabili. Relativamente agli Anfibi, è stato invece condotto uno specifico programma di studio, realizzando diversi campionamenti a cadenza mensile che hanno riguardato 17 ambienti 82 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano acquatici ricadenti all’interno del SIC (16 stagni/pozze temporanee, 1 stagno agricolo permanente, 5 abbeveratoi). Alcuni di questi campionamenti hanno riguardato gli stagni temporanei presenti all’interno della Riserva Naturale “Macalube di Aragona”, che sono stati ripristinati e riqualificati nell’ambito del Progetto LIFE Natura “Macalife”, al fine di verificare la colonizzazione da parte delle specie di anfibi censite nell’area durante i precedenti campionamenti. Durante i campionamenti, tramite osservazione diretta e ricerca attiva per mezzo di un retino con maglia di 1 mm, è stata stabilita la presenza/assenza di individui adulti o giovani, che sono stati catturati, identificati sul campo e successivamente liberati, e di uova, larve o individui neometamorfosati, e di maschi in canto. Le larve sono state catturate, fissate in situ in alcool all’80% e identificate in laboratorio con l’ausilio di uno stereoscopio e di apposite chiavi di identificazione (LANZA, 1983). I campioni di rospo smeraldino raccolti durante lo svolgimento dell’indagine, hanno permesso, attraverso alcune indagini genetiche effettuate presso il Dipartimento di Biologia Animale dell’Università di Palermo (nell’ambito di un Dottorato di Ricerca sulla sistematica e sulla biogeografia del gruppo “Bufo viridis” nelle isole del Mediterraneo occidentale) di verificare la presenza della specie endemica “Bufo siculus” all’interno del SIC delle Macalube di Aragona (STÖCK et al., 2008). Tutti i siti di campionamento sono stati caratterizzati tramite l’utilizzo dei seguenti parametri, i cui valori sono stati registrati a cadenza mensile in occasione delle attività di campionamento: - Fase del ciclo idrologico - Dimensioni - Torbidità - Temperatura - Ossigeno disciolto - Conducibilità elettrica - Copertura vegetale INVERTEBRATI E’ stata svolta una generica indagine sugli Invertebrati presenti, attraverso la ricerca diretta in campo effettuata con i metodi standard utilizzati (uso di retini, retini da sfalcio, raccolta diretta su piante, sotto pietre, ecc.). Utili informazioni sono state ottenute anche attraverso l’analisi delle borre di rapaci. Relativamente ai Lepidotteri diurni, è stato utilizzato il metodo naturalistico basato sul riconoscimento in campo, ormai consolidato al punto che esistono diverse guide sul butterflywatching; in particolare sono stati svolti specifici sopralluoghi nei mesi primaverili-estivi, e sono state effettuate numerose osservazioni sul comportamento e soprattutto sul ciclo riproduttivo delle diverse specie, nonché sugli eventuali fattori abiotici che condizionano questo taxon. La lista è stata realizzata con la collaborazione determinante di Amedeo Falci. Molte informazioni sull’ecologia e sulla biologia sono state ricavate da FALCI (2004, 2006) e da PARENZAN & PORCELLI (2006). La maggioranza degli Ortotteri è stata identificata in campo (a cura di Bruno Massa), solo in pochi casi è stato necessario raccogliere qualche esemplare ed identificarlo al binoculare in laboratorio. E’ stata infine svolta una specifica indagine sui Crostacei, considerati buoni indicatori della qualità dei corpi idrici nel Sito. Sono stati quindi presi in considerazione tutti i micro-ambienti identificabili in ognuno dei corpi d’acqua, e ogni sito è stato campionato almeno tre volte, in coincidenza con le tre principali fasi idrologiche dello stesso (fasi di riempimento, massimo invaso, prosciugamento). Nelle occasioni in cui il limitato livello di invaso dei corpi d’acqua 83 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano non consentiva l’utilizzo delle reti si è provveduto alla raccolta dei campioni filtrando su setacci con apertura di maglia di 200 micrometri l’acqua raccolta con dei bicchieri graduati. In alcuni casi, la presenza di un sottilissimo velo d’acqua sopra uno spesso strato di substrato molle ha consentito soltanto la cattura “a vista” degli animali per mezzo di pipette Pasteur in plastica. I campioni raccolti sono stati fissati in situ in una soluzione acquosa di formalina al 4% e smistati in studio con l’ausilio di uno stereoscopio. I taxa rinvenuti sono stati preparati secondo le procedure riportate da ALONSO (1996), MEISCH (2000) e DUMONT & NEGREA (2002) ed identificati secondo la letteratura più recente disponibile per ogni gruppo (es.: SMIRNOV, 1974, 1992, 1996; MARGARITORA, 1985; KOROVCHINSKY, 1992; ALONSO, 1996; KOTOV, 1999; MEISCH, 2000; ORLOVA-BIENKOWSKAJA, 2001; BENZIE, 2005). Ogni sito oggetto di campionamento è stato individuato tramite l’assegnazione di un codice univoco, il rilevamento delle coordinate (sistema UTM WGS84) e della quota. In occasione di ogni data di campionamento sono state registrare le sue dimensioni, la torbidità dell’acqua, la copertura macrofitica, la conducibilità elettrica e la temperatura al centro del bacino. La torbidità di ogni bacino e l’abbondanza di macrofite presenti nello stesso sono state registrate secondo scale arbitrarie che indicano con “1” la assenza di torbidità o di macrofite e con “3” il massimo grado di torbidità o di presenza vegetale. Temperatura e conducibilità elettrica a 20 °C sono stati misurati in situ tramite una sonda multiparametrica. I dati raccolti sul campo sono stati integrati in schede riassuntive, utilizzate come riferimento al fine dell’ordinazione dei dati. Metodologia adottata per la redazione delle carte tematiche Relativamente ai criteri utilizzati per la cartografia della distribuzione delle singole specie presenti all’interno del SIC, tenendo conto che ogni specie occupa in natura uno o più habitat identificabili dal tipo di vegetazione predominante, sono state utilizzate come cartografie di base quelle relative all’uso del suolo ed agli habitat individuati dai botanici; in particolar modo si è fatto riferimento agli habitat citati negli Allegati della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Relativamente all’ornitofauna, è stata cartografata la distribuzione delle specie nidificanti e/o svernanti, in quanto, a differenza delle specie migratrici che sorvolano la zona senza sostare o sostano per un periodo di tempo molto breve (utilizzando l’area come luogo di sosta temporanea dove riposare e possibilmente alimentarsi), l’avifauna nidificante (per la riproduzione) e svernante (per la sosta durante la stagione avversa in territori con temperature più miti e con abbondanza di alimento rispetto ai siti di riproduzione) ha un elevatissimo legame con il territorio, dove le caratteristiche ambientali assumono grande importanza. Gli habitat campiti, per le varie specie, sono quelli sia reali (in cui la specie è stata più volte osservata direttamente o indirettamente) sia potenziali (in cui le aree posseggono le caratteristiche ambientali idonee affinché la specie vi possa nidificare o svernare). All’interno dei poligoni che identificano uno o più habitat, la specie può essere distribuita in modo uniforme o in modo discontinuo o localizzata (per es. la Calandra Melanocorypha calandra all’interno del SIC è molto rara è localizzata, ma potenzialmente si può osservare sia durante la nidificazione sia durante l’alimentazione all’interno degli habitat ad essa associati). Quando sono noti siti di nidificazione di una specie presenti sia dentro che fuori dal sito, il luogo o l’area in cui la specie ha il nido è stata individuata con un puntino colorato. 84 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Relativamente alla carcinofauna, la natura prettamente acquatica dei gruppi in esame comporta una stretta coincidenza della distribuzione degli stessi con la distribuzione degli ambienti acquatici. Di conseguenza, le carte relative alla distribuzione delle specie e all’individuazione delle aree di importanza faunistica si basano fondamentalmente sulla localizzazione degli stagni stessi. L’individuazione degli ambienti acquatici è stata realizzata tramite il rilevamento con GPS delle coordinate (sistema UTM-WGS84) in corrispondenza di ogni stazione di campionamento. Queste coordinate sono state in seguito convertite nel sistema “Gauss-Boaga, Monte Mario 2” tramite il software TRASPUNTO 3.2 per consentire la loro implementazione in ambiente GIS sulle cartine tematiche del SIC. Nelle carte sono stati inclusi gli ambienti di cui è stata studiata la fauna sia all’interno che in prossimità del SIC. 2.3.2.3 Risultati delle indagini e descrizione faunistica del Sito (B.3) Check-list della fauna vertebrata e descrizione delle specie rinvenute Complessivamente nel SIC sono citati 122 taxa relativi ai vertebrati, che vengono di seguito sinteticamente descritti e riportati in specifiche tabelle. Uccelli In totale sono state finora rinvenute nell’area del SIC Macalube 96 specie d’Uccelli, delle quali 2 sono state classificate da Birdlife International (2004) come Spec1, 10 come Spec2, 29 come Spec3 e 20 come NonSpecE. 24 specie sono inserite nell’Allegato 1 della Direttiva Uccelli. Specie Garzetta (Egretta garzetta) Airone cenerino (Ardea cinerea) Airone rosso (Ardea purpurea) Nitticora (Nyctycorax nyctycorax) Cicogna bianca (Ciconia ciconia) Germano reale (Anas platyrhynchos) Volpoca (Tadorna tadorna) Nibbio bruno (Milvus migrans) Falco di palude (Circus aeruginosus) Fenologia Allegato I 79/409 Status in Europa Valore intrinseco - Lista Rossa Italiana - Migratrice, soprattutto primaverile Migratrice (sosta con regolarità) Migratrice X - - LR 0,20 X SPEC3 LR 1,7 Migratrice X SPEC3 - 1,5 Migratrice, probabilmente in incremento in coincidenza con l’aumento della popolazione siciliana X SPEC2 LR 1,95 Migratrice - - - Migratrice - - EN 0,60 Migratore X SPEC3 VU 1,9 Migratore, sosta con regolarità durante il periodo X - EN 1,6 1,0 85 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Albanella reale (Circus cyaneus) Albanella minore (Circus pygargus) Albanella pallida (Circus macrourus) Poiana (Buteo buteo) Grillaio (Falco naumanni) Gheppio (Falco tinnunculus) Falco cuculo (Falco vespertinus) Pellegrino (Falco peregrinus) Lanario (Falco biarmicus) Lodolaio (Falco subbuteo) Quaglia (Coturnix coturnix) Folaga (Fulica atra) Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus) Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus) Occhione (Burhinus oedicnemus) Corriere piccolo (Charadrius dubius) Pavoncella (Vanellus vanellus) Piovanello pancianera (Calidris alpina) Pantana (Tringa nebularia) Pettegola (Tringa totanus) Combattente (Philomachus pugnax) Piro piro piccolo (Actitis hypoleucos) invernale Migratrice X SPEC3 EX 2,5 Migratrice, estivante o possibile nidificante Migratrice, rara X NonSPECE VU 1,65 X SPEC1 - 2,0 Stanziale, nidifica in aree contigue ma caccia regolarmente nel SIC Migratore - - - X SPEC1 LR 2,2 Stanziale - SPEC3 - 0,5 Migratore primaverile Occasionale, stanziale ma non presente nell’area del SIC Nidifica in prossimità del SIC Migratore X SPEC3 - 1,5 X - VU 1,4 X SPEC3 EN 2,1 - - VU 0,4 Migratrice, nidificante, forse anche svernante Migratrice Migratrice e nidificante Migratore - SPEC3 LR 0,7 - - - X - LR 1,2 Migratore X SPEC3 EN 2,1 Migratore - - LR 0,2 Migratrice e svernante Migratore - SPEC2 - 0,75 - SPEC3 - 0,5 Migratore - - - Migratrice - SPEC2 EN 1,35 Migratore X SPEC2 - 1,75 Migratore - SPEC3 VU 0,9 86 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Piro piro culbianco (Tringa ochropus) Piro piro boschereccio (Tringa glareola) Gabbiano comune (Larus ridibundus) Gabbiano reale mediterraneo (Larus michahellis) Beccaccino (Gallinago gallinago) Pernice di mare (Glareola pratincola) Colombo selvatico (Columba livia) Colombaccio (Columba palumbus) Tortora (Streptopelia turtur) Cuculo (Cuculus canorus) Barbagianni (Tyto alba) Gufo di palude (Asio flammeus) Civetta (Athene noctua) Rondone (Apus apus) Martin pescatore (Alcedo atthis) Gruccione (Merops apiaster) Upupa (Upupa epops) Calandra (Melanocorypha calandra) Calandrella (Calandrella Migratore - - - Migratore X SPEC3 - 1,5 Svernante, occasionale Occasionalmente presente nell’area - NonSPECE VU 0,65 - NonSPECE - 0,25 Migratore, probabilmente svernante nell’area Migratrice, rara - - - X SPEC3 EN 2,1 Sedentario, nidifica in zone contigue e usa l’area del SIC per l’alimentazione Sedentario - - VU 0,4 - NonSPECE - 0,25 Migratrice nidificante all’interno del SIC Migratore - SPEC3 - 0,5 - - - X SPEC3 LR 1,7 X SPEC3 - 1,5 - SPEC3 - 0,5 - - - X SPEC3 LR 1,7 - SPEC3 - 0,5 - SPEC3 - 0,5 X SPEC3 LR 1,7 X SPEC3 - 1,5 Stanziale, nidificante in aree vicine al SIC Migratore Stanziale, nidifica nel SIC Migratore, nidifica nel paese di Aragona e usa l’area per l’alimentazione Migratore e svernante Migratore, nidifica in prossimità del SIC, che utilizza per il foraggiamento Migratrice, nidificante all’interno del SIC Nidificante, stanziale Migratrice estiva, nidificante 87 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano brachydactyla) Cappellaccia (Galerida cristata) Allodola (Alauda arvensis) Tottavilla (Lullula arborea) Rondine (Hirundo rustica) Balestruccio (Delichon urbicum) Calandro (Anthus campestris) Pispola (Anthus pratensis) Cutrettola (Motacilla flava) Ballerina bianca (Motacilla alba) Ballerina gialla (Motacilla cinerea) Passera scopaiola (Prunella modularis) Pettirosso (Erithacus rubecula) Codirosso (Phoenicurus phoenicurus) Codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochrurus) Stiaccino (Saxicola rubetra) Saltimpalo (Saxicola torquatus) Culbianco (Oenanthe oenanthe) Monachella (Oenanthe hispanica) Usignolo (Luscinia megharynchos) Passero solitario (Monticola solitarius) Merlo (Turdus merula) Tordo bottaccio Sedentaria - SPEC3 - 0,5 Svernante - SPEC3 - 0,5 Svernante occasionale Migratrice, nidifica in prossimità del SIC, che utilizza per il foraggiamento Migratore, nidifica nel paese di Aragona e sfrutta l’area per l’alimentazione Migratore X SPEC2 - 1,75 - SPEC3 - 0,5 - SPEC3 - 0,5 X SPEC3 - 1,5 Migratrice e svernante Migratrice - NonSPECE - 0,25 - - - Svernante - - - Svernante - - - Migratrice e svernante Svernante - NonSPECE - 0,25 - NonSPECE - 0,25 Migratore - SPEC2 - 0,75 Svernante - - - Migratore - NonSPECE - Stanziale - - - Migratore e ndificante Migratrice - - - - SPEC2 VU 1,15 Migratore - NonSPECE - 0,25 Probabilmente sedentario Sedentario nell’area del SIC Svernante - SPEC3 - 0,5 - NonSPECE - 0,25 - NonSPECE - 0,25 0,25 88 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano (Turdus philomelos) Usignolo di fiume (Cettia cetti) Beccamoschino (Cisticola juncidis) Cannareccione (Acrocephalus arundinaceus) Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus) Sterpazzolina (Sylvia cantillans) Occhiocotto (Sylvia melanocephala) Luì piccolo (Phylloscopus collybita) Luì grosso (Phylloscopus trochilus) Pigliamosche (Muscicapa striata) Balia nera (Ficedula hypoleuca) Rigogolo (Oriolus oriolus) Averla capirossa (Lanius senator) Gazza (Pica pica) Taccola (Corvus monedula) Corvo imperiale (Corpus corax) Storno (Sturnus vulgaris) Storno nero (Sturnus unicolor) Passera sarda (Passer hispaniolensis) Fringuello (Fringilla coelebs) Verzellino (Serinus serinus) Cardellino (Carduelis carduelis) Fanello (Carduelis Stanziale - - - Stanziale - - - Migratore - - - Migratrice - NonSPECE - 0,25 Migratrice e nidificante Stanziale - NonSPECE - 0,25 - NonSPECE - 0,25 Svernante - - - Migratore - - - Migratore - SPEC3 - 0,5 Migratrice - NonSPECE - 0,25 Migratore - - - Migratrice, nidificante nel SIC Stanziale nidificante nel SIC Stanziale nidificante in aree vicine Stanziale nidificante in aree vicine Svernante - SPEC2 LR - - - - NonSPECE - 0,25 - - LR 0,2 - SPEC3 - 0,50 NonSPECE Stanziale, nidificante in aree prossime al SIC, che usa per il foraggiamento Sedentaria - - - Svernante - NonSPECE - Sedentario - NonSPECE - Sedentario - - - Sedentario - SPEC2 - 0,95 0,25 0,25 0,75 89 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano cannabina) Zigolo nero (Emberiza cirlus) Strillozzo (Emberiza calandra) Stanziale - NonSPECE - 0,25 Sedentario - SPEC2 - 0,75 LEGENDA La X indica se la specie è citata nell’Allegato 1 della Direttiva Uccelli 409/79, sostituito dall’articolo 1 della Direttiva 81/854/CEE, dall’articolo 1 della Direttiva 85/411/CEE, dall’articolo 1 della Direttiva 91/244/CEE, successivamente modificato dall’allegato I al trattato di adesione del Regno di Spagna e della Repubblica portoghese alla Comunità economica europea e alla Comunità europea dell’energia atomica e dall’allegato I al trattato di adesione del Regno di Norvegia, della Repubblica d’Austria, della Repubblica di Finlandia e del Regno di Svezia all’Unione europea, nella versione adattata dalla decisione 95/1/CE in seguito alla mancata adesione del Regno di Norvegia, sostituito dall’articolo 1 della Direttiva 97/49/CE e da ultimo così sostituito dall’allegato II dell’atto di adesione allegato al trattato 16 aprile 2003. STATUS IN EUROPA (da: Burfield I., van Bommel F. (compilers), 2004. Birds in Europe. Population estimates, trends and conservation status. BirdLife Int., Cambridge) SPEC1 = specie presenti in Europa che meritano un’attenzione particolare di conservazione il loro status le pone come minacciate a livello mondiale; SPEC2 = specie le cui popolazioni globali sono concentrate in Europa, ove hanno uno status di conservazione sfavorevole; SPEC3 = specie le cui popolazioni globali non sono concentrate in Europa, ove hanno uno status di conservazione sfavorevole; NonSpecE = specie le cui popolazioni globali sono concentrate in Europa, ove però hanno uno status di conservazione favorevole; w = è riferito al solo periodo invernale ( = SPEC4 in Tucker G.M., Heath M.F., 1994. Birds in Europe: their conservation status. BirdLife Int., Cambridge, UK). La LISTA ROSSA ITALIANA è riferita alle popolazioni nidificanti in Italia ed è tratta da: LIPU & WWF (a cura di), 1999. Nuova Lista Rossa degli Uccelli nidificanti in Italia. Riv. ital. Orn., 69: 3-43. Il significato dei simboli è il seguente: EX = Estinto. CR = In pericolo critico. EN = In pericolo. VU = Vulnerabile. LR = A rischio minore. Valore intrinseco. Σ (Spec1-NonSpecE) + (RL) + (409), dove (Spec1-NonSpecE) sono le Spec1-NonSpecE secondo BirdLife International (2004), in cui Spec1 = 1, Spec2 = 0,75, Spec3 = 0,50, NonSpecE = 0,25; (RL) sono le specie incluse nella Lista Rossa Italiana, secondo LIPU & WWF (1999), in cui EX (specie nidificanti estinte) = 1, CR (specie minacciate a livello critico) = 0,80, EN (specie minacciate) = 0,60, VU (specie vulnerabili) = 0,40, LR (a rischio minore) = 0,20; 409 (specie elencate nell’Allegato 1 della Direttiva 79/409) = 1. Tra le colture erbacee rappresentate dai campi adibiti a seminativi di frumento o a prati di sulla (Hedysarum coronarium) si sviluppa un ricco contingente di specie vegetali riferibili a comunità specializzate ed infestanti. Questo rappresenta ancora oggi l’habitat elettivo di molte specie di Uccelli. La specie di gran lunga più diffusa in questo paesaggio vegetale è certamente la Cappellaccia (Galerida cristata); l’unico altro Alaudide sedentario legato a queste forme di vegetazione è la Calandra (Melanocorypha calandra), la cui diffusione tuttavia si è fortemente contratta negli ultimi 15-20 anni. La superficie interessata dalla distribuzione di questa ultima specie risulta infatti notevolmente inferiore rispetto a quella della Cappellaccia; inoltre le popolazioni nidificanti di Calandra sono risultate piuttosto localizzate in piccole colonie, particolarmente legate ad aree interne, ai margini di seminativi e in ex-coltivi, raramente in aree a gariga o in ex-coltivi in cui ha avuto inizio la ricolonizzazione da parte di specie arbustive. Tra gli Alaudidi estivi è poco diffusa la Calandrella (Calandrella brachydactyla). Solamente durante i mesi invernali le aree destinate a seminativi vengono colonizzate dall’Allodola (Alauda arvensis) svernante, proveniente da aree centro-europee, tuttavia oggi molto meno comune di un tempo; in questo habitat la Tottavilla (Lullula arborea) talora si unisce all’Allodola. Indubbiamente di un certo significato appare la popolazione di Culbianco (Oenanthe oenanthe), che come si diceva sopra, normalmente è specie submontana o montana, ma 90 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano nell’area del Nisseno e basso Agrigentino occupa habitat aridi del tutto inattesi. Si potrebbe trattare di un ecotipo, le cui popolazioni sono immigrate dal Nord Africa. Possono essere compiute delle valutazioni di sintesi e delle considerazioni finali. É da considerare che alcune specie hanno oggi una consistenza ed uno status diverso rispetto a quanto riportato nella scheda Natura 2000, forse a causa di cambiamenti intervenuti nell’area sottoposta al vincolo di Riserva. Nel caso dell’Airone cenerino (Ardea cinerea) e della Cicogna bianca (Ciconia ciconia), il loro aumento può essere ricondotto ad un generale incremento delle popolazione, ma la loro sosta testimonia comunque la possibilità che questi animali possano trovare delle risorse trofiche nonché, certamente, un diminuito disturbo rispetto al passato. Anche la presenza stabile di due coppie di Poiana (Buteo buteo) all’interno del SIC quale territorio di caccia può essere ricondotta alle aumentate risorse trofiche (si consideri che in alcune aree della Sicilia la poiana è nota come “giuranaru”, cioè predatore di rane). Alla presenza stabile di questi rapaci può aver contributo la collocazione di alcune travi che fungono da posatoi, come sperimentato in altre aree d’Europa. La maggiore disponibilità di habitat e di risorse trofiche è testimoniata anche dallo svernamento di un Falco di palude (Circus aeruginosus) nell’inverno del 2007. Non si è registrato in questi anni un aumento della Calandra (Melanocorypha calandra) che appare fluttuante. Le Macalube sono oggi, infatti, uno dei pochi lembi siciliani a steppa cerealicola con una certa estensione. Nell’area del SIC sono presenti un oliveto ed un mandorleto, ma le colture estensive occupano le maggiori superfici. Inoltre non sono diffusi insediamenti abitativi, se non a servizio dell’agricoltura e connotanti essi stessi il paesaggio agrario. É quindi una situazione per certi versi ideale per provare a realizzare concretamente a livello comprensoriale, attraverso l’introduzione di elementi di modernità, una pianificazione che abbia alla base la conservazione del paesaggio attraverso la conservazione degli agroecosistemi e dei sistemi naturali e seminaturali. In questo contesto il pascolo svolge un ruolo importante, anche se oggi emergono purtroppo le azioni di disturbo, ma vanno fatti gli sforzi affinché questa pratica si conservi e svolga ancora effetti positivi. Rettili e Anfibi Durante il corso dell’indagine sono state censite sette specie di rettili e quattro di Anfibi . specie Rana verde Rana bergeri Günther, 1986, inclusa Rana kl. hispanica Bonaparte, 1839 Discoglosso dipinto Discoglossus pictus Otth, 1837 sinonimo Conv. BERNA HABITAT App. 4 IUCN 2006 Rana lessonae App.3 x LC App. 3 x Rospo comune Bufo bufo Linneus, 1758 App.3 Rospo smeraldino Bufo viridis Laurenti, 1768 App. 2 Geco Tarentola mauritanica Linnaeus, 1758 x App.3 LC 91 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Lucertola campestre Podarcis sicula Rafinesque, 1810 Lucertola di Wagler Podarcis wagleriana Gistel, 1868 Gongilo Chalcides ocellatus Forsskal, 1775 Biacco Hierophis viridiflavus Lacépède, 1789 Saettone occhirossi Zamenis lineatus Camerano, 1891 Biscia d’acqua Natrix natrix Linnaeus, 1758 Coluber viridiflavus Elaphe longissima romana App.2 x LC App.2 x LC App.2 x App.2 x LC App.2 x DD App.3 LR/lc Convenzione di Berna: firmata il 19.9.1979, concernente la conservazione della vita selvatica e dell’ambiente in Europa. La convenzione è rivolta alla tutela degli habitat naturali che ospitano specie minacciate o vulnerabili di flora (allegato I) e di fauna (allegato II), anche migratrici (allegati II e III). Vengono indicati i metodi e le maniere per raggiungere tale obiettivo. Convenzione di Bonn: firmata il 23.6.1979, concernente la protezione delle specie migratrici appartenenti alla fauna selvatica. É mirata ad un intervento globale, non soltanto a livello europeo, per la protezione delle specie migratrici. La tutela non riguarda solamente le specie ma è rivolta anche alle caratteristiche ambientali necessarie per assicurare la conservazione delle specie. In Sicilia il Discoglosso dipinto è una specie comune e diffusa in tutto il territorio, ma non esistono studi organici sull’ecologia e sulla sua distribuzione nell’isola. Il Rospo comune è presente in quasi tutta l’Europa (non è presente in Irlanda, in Corsica, in Sardegna, e nelle isole minori), nell’Africa nord-occidentale e nell’Asia centro-occidentale. Il suo spettro altitudinale in Sicilia è piuttosto ampio, dal livello del mare fino a 1650 m di quota. Durante il periodo riproduttivo è spesso vittima di investimenti stradali. Non esistono studi organici sull’ecologia e sulla distribuzione della specie sul territorio siciliano. Le specie appartenenti al Bufo viridis subgroup (sensu Stöck et al., 2001) sono presenti nell’Africa settentrionale, nell’Asia sudoccidentale e centrale sino alla Mongolia, nell’Europa centrale e meridionale, esclusa la Penisola Iberica e in numerose isole Mediterranee. Nell’ambito di una recente indagine sulla biogeografia e sulla sistematica di questo gruppo nel bacino del Mediterraneo, è stato messo in evidenza che le popolazioni siciliane sono differenziate dalle altre popolazioni a livello sia genetico, sia morfometrico; tale indagine ha portato alla descrizione di una nuova specie endemica (Bufo siculus, precedentemente riportatato come B. viridis) che rappresenta il sister taxon della specie nord-africana B. boulengeri. Nella Sicilia orientale è inoltre presente una seconda specie di Rospo smeraldino (Bufo balearicus), che sembra essere giunto dal sud Italia durante gli abbassamenti del livello del mare che hanno caratterizzato le glaciazioni del Pleistocene (Stöck et al., 2008). Attualmente sono in corso ulteriori indagini con lo scopo di individuare l’area di distribuzione delle due specie nella Sicilia. I campioni raccolti durante lo svolgimento dello studio sugli anfibi delle Macalube di Aragona, hanno permesso alla sottoscritta, attraverso alcune analisi genetiche, di confermare la presenza della specie endemica Bufo siculus negli stagni temporanei del SIC (Stöck et al., 2008). Il Rospo smeraldino è una specie prevalentemente notturna che si reca in acqua soltanto durante il periodo riproduttivo. Frequenta un’ampia varietà di tipologie ambientali, con predilezione per le aree costiere, planiziali e collinari. Per la riproduzione utilizza perlopiù acque temporaneeNonostante le popolazioni di Rospo smeraldino (B. siculus e B. balearicus) siano presenti in tutto il territorio siciliano, esse appaiono piuttosto localizzate in molte aree dell’isola. 92 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Le rane verdi costituiscono un gruppo di anfibi anuri caratterizzato da una notevole varietà di forme, dimensioni e colori, che ne rendono difficile l’identificazione (Lapini, 2005). La sistematica dei taxa presenti nel territorio italiano non è ancora ben definita. Le popolazioni siciliane, in mancanza d’indagini che possano chiarire il loro stato sistematico, vengono attribuite al synklepton costituito da Rana bergeri e R. klepton hispanica presente nell’Italia peninsulare (Capula, 2006). Si tratta di popolamenti misti dei due taxa, in cui la Rana di Uzzell costituisce l’ibrido tra R. bergeri e R. ridibunda, che vive in mancanza di una delle due specie parentali (R. ridibunda) grazie ad un particolare processo, detto ibridogenesi emiclonale (Schmeller, et al., 2004, 2005). Poiché i due taxa risultano sintopici e difficilmente distinguibili sul campo, essi vengono generalmente trattati come un’unica entità. Si tratta di specie legate all’ambiente acquatico anche al di fuori della stagione di riproduzione, ad ampia valenza ecologica ed in grado di abitare anche ambienti fortemente antropizzati (Turrisi & Vaccaro, 1998, 2004a). Frequentano numerosi ambienti umidi, soprattutto perenni, quali laghi, fiumi, stagni e abbeveratoi, ma si rinvengono occasionalmente anche in acque temporanee. Le due specie sono ampiamente diffuse in circa tutto il territorio siciliano. Le specie più interessanti rinvenute nell’area sono 1) Bufo siculus, che rappresenta l’unico anfibio endemico siciliano, ma anche l’anfibio meno comune e più localizzato; 2) Discoglossus pictus, specie abbastanza comune nell’isola, ma dalla ridotta area di distribuzione in quanto presente solo in Sicilia, nelle isole di Malta e Gozo, e in parte nord Africa; è inoltre un interessante entità tipica mediterranea, opportunista e perfettamente adattata alle condizioni ambientali xeriche. Entrambe le specie sono inserite nell’allegato IV della Direttiva Habitat; il Discoglosso dipinto è anche presente nell’Appendice II della Convenzione di Berna e nella Lista Rossa italiane delle specie minacciate, il Rospo smeraldino nell’Appendice III della Convenzione di Berna. Il ridotto livello di protezione delle popolazioni di B. siculus (considerato dalle Direttive internazionali non aggiornate come B. viridis) è stato finora determinato dalla mancanza di studi approfonditi sullo status tassonomico delle popolazioni presenti in Sicilia. La recente scoperta dello stato di endemicità del Rospo smeraldino siciliano richiederebbe infatti ulteriori misure di tutela. Dal punto di vista della batracofauna l’area risulta di notevole interesse conservazionistico anche grazie alla presenza di 4 delle 5 specie di anfibi autoctoni siciliani (considerando le rane verdi e i rospi smeraldini come entità uniche), determinata dall’elevato numero di ambienti umidi, diversificati tra loro per dimensioni e caratteristice ecologiche. Mammiferi L’elenco dei mammiferi rinvenuti nell’area delle Macalube è riportato nella tabella seguente. specie Crocidura siciliana Crocidura sicula Miller, 1901 Mustiolo Suncus etruscus Savi, 1822 Riccio Erinaceus europaeus Linnaeus, 1758 Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus) Conv. BERNA IUCN 2006 App.3 App.3 LR/lc LC App.3 LR/lc 93 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Lepre italica (Lepus corsicanus) Ratto nero (Rattus rattus) Topolino delle case (Mus domesticus) Topo selvatico (Apodemus sylvaticus) Volpe (Vulpes vulpes) Donnola Mustela nivalis Linnaeus, 1766 Pipistrellus kuhlii App.3 LR/lc Pipistrellus pipistrellus Miniopterus schreibersii Pipistrellus pygmaeus Hypsugo savii Convenzione di Berna: firmata il 19.9.1979, concernente la conservazione della vita selvatica e dell’ambiente in Europa. La convenzione è rivolta alla tutela degli habitat naturali che ospitano specie minacciate o vulnerabili di flora (allegato I) e di fauna (allegato II), anche migratrici (allegati II e III). Vengono indicati i metodi e le maniere per raggiungere tale obiettivo. Tra i mammiferi particolare attenzione è stata dedicata ai chirotteri, un gruppo molto rappresentato nel territorio nazionale (con 35 specie costituiscono circa un terzo della mammalofauna italiana). In Sicilia le informazioni risultano scarse e frammentarie; i dati presenti in letteratura indicano la presenza di 22 specie nel territorio regionale siciliano, anche se una recente revisione delle specie segnalate per la Sicilia (Agnelli et al., 2008) ha documentato la presenza di circa 20 specie nel territorio, sottolineando però la scarsità di dati per la maggior parte di esse. La metà delle specie di chirotteri presenti nel territorio siciliano risulta essere in un precario stato di conservazione secondo le normative comunitarie recepite a livello nazionale e regionale. Durante i rilevamenti condotti all’interno del SIC delle Macalube di Aragona sono state rinvenute con certezza 4 specie di chirotteri, di seguito elencate, mentre una quinta specie necessita di ulteriori verifiche e studi di campo. Per il suo elevato valore biogegrafico e naturalistico, questa specie (P. pygmaeus) è stata cautelativamente introdotta e considerata come facente parte della chirotterofauna del SIC. Per i segnali attribuiti a P. pygmaeus, si è preferito mantenere diagnosi dubbie in quanto la presenza di questa specie in Sicilia non è stata ancora confermata. L’assenza di dati da cattura e di registrazioni dei segnali sociali per la Sicilia, suggerisce prudenza nel segnalare la presenza di P. pygmaeus nell’area di studio. Inoltre, va precisato che in alcune condizioni ambientali i segnali di P. pygmaeus possono essere molto simili a quelli del miniottero (Miniopterus schreibersii), per questo motivo i segnali sono stati attribuiti alla categoria P. pygmaeus/M. schreibersii. L’ipotesi di presenza di questa specie coloniale sottolinea la necessità di ulteriori studi ed approfondimenti e di un’attenta gestione dell’ambiente del SIC e delle costruzioni limitrofi che ospitano i roost. Tutte e cinque le specie sono state giudicate sensibili in base alle motivazioni di protezione ed inserimento nella Scheda Natura (cfr punti 3.2 e 3.3 del Formulario Natura: note esplicative) e risultano inserite nell’allegato II, IV e V della Direttiva 92/43/CEE e delle specie di cui alla tab. 3.3 motivazione A e B del formulario standard Natura 2000. La specie più comune risulta essere P. kuhlii, seguita da P. pipistrellus. I segnali attribuiti a P. pygmaeus assumono un’importanza particolare in quanto la specie è stata recentemente distinta da P. pipistrellus; pertanto le conoscenze su questa specie sono molto scarse. 94 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Pipistrellus kuhlii, specie generalista e antropofila, è stata contattata durante il volo di foraggiamento presso gli stagni e nelle aree di gariga, ma anche presso i seminativi e nelle aree limitrofe costituite da parcelle di coltivazioni erbacee e arboree. Anche Hypsugo savii è una specie generalista che foraggia in una grande varietà di habitat e si ritrova spesso negli ambienti urbani. Le stesse considerazioni possono valere per il pipistrello nano (P. pipistrellus), specie sinantropica, che frequenta una grande varietà di ambienti; questo chirottero è stato contattato principalmente nel momento di uscita dai siti di rifugio, localizzati presso i casolari rurali, e durante la caccia presso gli stagni temporanei. Il pipistrello pigmeo (P. pygmaeus) invece è più selettivo nella scelta degli habitat di foraggiamento: è noto che questa specie frequenta soprattutto ambienti ripariali e forestali. Studi effettuati in Inghilterra (Vaughan et al., 1997) hanno sottolineato la selezione da parte di questa specie per gli ambienti acquatici che nell’area di studio sono rappresentati dagli stagni temporanei (cfr codici Habitat Natura 2000). Il miniottero (M. schreibersii) d’altra parte è legato agli ambienti acquatici per il foraggiamento ed utilizza la vegetazione riparia come vie da seguire durante gli spostamenti. I dati raccolti durante questa prima fase sottolineano l’importanza dell’ambiente vegetazionale ripariale che si rinviene presso gli stagni temporanei, in quanto principale sito di foraggiamento delle specie di chirotteri presenti nell’area di studio. Gli stagni temporanei e la vegetazione ripariale offrono una notevole disponibilità d’insetti preda, qui, infatti, è possibile ritrovare gli stadi larvali e gli adulti di differenti specie d’insetti, fondamentali per il mantenimento trofico delle popolazioni di chirotteri. F% N Hypsugo savii Miniopterus schreibersii Pipistrellus kuhlii Pipistrellus pipistrellus P. pygmaeus/M. schreibersii 11,1% 4 22,2% 10 44,4% 21 33,3% 17 11,1% 18 Risultati dei censimenti di chirotteri effettuali nel SIC delle Macalube di Aragona. Relativamente ai Chirotteri, è possibile fare un sintetico ragionamento sul grado di ampiezza ecologica mostrato dalle specie del SIC, come evidenziato dalla seguente tabella. Queste, come in ogni comunità, variano da quelle con ampie preferenze ambientali e quindi vasta distribuzione - come Pipistrellus pipistrellus e Pipistrellus kuhlii – fino a quelle più localizzate in pochi habitat (Pipistrellus pygmaeus). In genere, tranne il P. pygmaeus, le specie presenti sono eurivalenti ed occupano la maggior parte delle tipologie ambientali riscontrate nel SIC. Inoltre si sottolinea che la maggior parte di questi habitat sono utilizzati esclusivamente per il foraggiamento, perché il SIC, tranne alcuni limitati siti (fabbricati rurali e rocce nude e falesie), non si presta alla riproduzione dei chirotteri. Queste specie, oltre a frequentare questi ambienti ridotti in estensione e sottorappresentati nel SIC, vengono a foraggiare da zone limitrofe, esterne al SIC dove trovano siti idonei per la riproduzione. I pipistrelli, infatti, possono percorrere in una notte svariati chilometri nei loro viaggi da e per le zone di riproduzione ed allevamento dei piccoli. Va rilevato che, ad eccezione del pipistrello pigmeo e del miniottero, le altre tre specie sono antropofile e frequentano anche centri abitati, borghi e strutture e costruzioni urbane. Specie Hypsugo savii Miniopterus schreibersii N habitat occupati 8 % habitat occupati 50,0% HAB_RIPR 12,5% HAB_ALI 37,5% 6 37,5% 6,3% 31,3% 95 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Pipistrellus kuhlii Pipistrellus pipistrellus Pipistrellus pygmaeus 13 81,3% 12,5% 68,8% 12 4 75,0% 25,0% 6,3% 6,3% 68,8% 18,8% Check-list della fauna invertebrata e descrizione delle specie rinvenute Crostacei censiti durante il presente studio Copepoda Copidodiaptomus numidicus Branchiopoda Chirocephalus diaphanus Daphnia (Ctenodaphnia) magna Ceriodaphnia quadrangula Ceriodaphnia reticulata Ceriodaphnia laticaudata Simocephalus vetulus Simocephalus exspinosus Simocephalus congener Chydorus sphaericus Alona rectangula Alona elegans Bosmina longirostris Macrothrix groenlandica Macrothrix hirsuticornis Ostracoda Eucypris virens (ecotipo1 ed ecotipo2) Heterocypris incongruens Heterocypris salina Sarscypridopsis aculeata Plesiocypridopsis newtoni Potamocypris arcuata Limnocythere inopinata Relativamente ai Crostacei, si rileva che le comunità ad ostracodi, branchiopodi e copepodi calanoidi riscontrate all’interno del SIC non mostrano elementi endemici o specie incluse in direttive o liste rosse nazionali o internazionali. Ciononostante, il confronto della lista delle specie rinvenute negli ambienti acquatici dell’area con l’elenco di tutte le specie rinvenute su substrati di natura gessosa in Sicilia (cfr. tabella seguente) rende evidente come la carcinocenosi del SIC sia decisamente ricca e ben differenziata: a fronte dei 25 taxa noti per gli ambienti acquatici degli affioramenti gessosi siciliani, ben 19 sono presenti nell’area del SIC. Inoltre, nell’area sono presenti alcuni taxa di interesse a livello regionale, tra cui Eucypris virens, Limnocythere inopinata e Chirocephalus diaphanus. 96 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano SIC Sicilia Branchiopoda, Anomopoda Daphnia (Ctenodaphnia) magna Ceriodaphnia reticulata Ceriodaphnia quadrangula § Simocephalus vetulus Simocephalus exspinosus Simocephalus congener Bosmina longirostris Macrothrix hirsuticornis s.l. * Dunhevedia crassa Alona rectangula Alona elegans * Alona sp. * Moina brachiata Macalube di Aragona Temp Perm Temp x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x Branchiopoda, Anostraca Chirocephalus diaphanus x Copepoda, Calanoida Copidodiaptomus numidicus * Arctodiaptomus salinus x x x x x x x x Ostracoda, Podocopida * Ilyocypris decipiens * Ilyocypris gibba * Eucypris sp.1 § Eucypris eco2 § Eucypris virens Heterocypris incongruens * Heterocypris reptans Heterocypris salina * Heterocypris cf. rotundata Sarscypridopsis aculeata Limnocythere inopinata * Plesiocypridopsis newtoni § Potamocypris arcuata x x x x x Perm x x x x x x x x x x x x x x x x x x Temp.: taxon riscontrato in ambienti ad idroperiodo temporaneo; Perm.: taxon riscontratoin ambienti ad idroperiodo permanente; *: Specie non riscontrata all’interno del SIC; Specie riscontrate nel SIC ma non su substrati di natura gessosa all’esterno del SIC stesso Copidodiaptomus numidicus. Delle undici specie di copepodi calanoidi attualmente note per la Sicilia (Marrone & Naselli-Flores, 2005), soltanto Copidodiaptomus numidicus (Gurney, 1909) è stato rinvenuto all’interno dell’area del SIC. Si tratta di un diaptomide di ridotte dimensioni, tipico delle acque mediamente mineralizzate dall’idroperiodo medio o lungo dei paesi costieri del Mediterraneo occidentale. In Italia questa specie è nota soltanto per la Sardegna e per la Sicilia, dove costituisce il calanoide dulciacquicolo più frequente. 97 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Curiosamente, è una specie nota quasi esclusivamente per bacini artificiali di ogni dimensione, mentre è nota per soltanto pochi siti di origine naturale. All’interno del SIC questo taxon è stato rinvenuto esclusivamente nello stagno agricolo RM01, laddove è presente tutto l’anno con una popolazione abbondante. Singoli individui sono stati raccolti anche nel limitrofo abbeveratoio AM06, ma si tratta di individui trasportati passivamente dall’acqua raccolta da RM01, probabilmente incapaci di stabilire una popolazione indipendente. Chirocephalus diaphanus. E’ il più grosso anostraco italiano. Si tratta di una specie a distribuzione west-paleartica, generalmente legata a stagni temporanei dall’idroperiodo lungo e prevedibile. E’ un taxon piuttosto comune in Sicilia (Marrone & Mura, 2006). All’interno del SIC è stato rinvenuto in sei ambienti, tra cui quattro stagni temporanei (SM05, SM07, SM08, SM09) e due pozze effimere (SM10, SM16), tutti concentrati in un’area dall’estensione piuttosto ridotta. La presenza di C. diaphanus in ambienti dalla salinità così elevata è decisamente atipica per l’Italia e la Sicilia, dove generalmente preferisce acque molto povere in sali (0.08-1.4 mS cm-1). Daphnia (Ctenodaphnia) magna. Raggiungendo i 6 millimetri di lunghezza è il dafnide di maggiori dimensioni della fauna italiana. E’ un taxon dall’ampia distribuzione e decisamente euriecio, benché sia più frequente in ambienti salmastri o fortemente mineralizzati, generalmente eutrofici. In Sicilia è piuttosto diffuso ma non comune, benché possa essere localmente molto abbondante. All’interno del SIC, D. magna è stata osservata soltanto in uno stagno temporaneo relativamente esteso e profondo (SM05), mentre altre popolazioni sono state osservate in un abbeveratoio abbandonato (AM04) ed in uno stagno agricolo (RM02) nelle immediate vicinanze del SIC. Simocephalus spp. (S. congener, S. exspinosus e S. vetulus). Taxa strettamente legati alla presenza di vegetazione acquatica. S. vetulus è generalmente legato ad acque relativamente poco mineralizzate, mentre S. exspinosus e S. congener, pur essendo noti per un ampio range di condizioni ambientali, prediligono ambienti ad idroperiodo temporaneo dalla discreta mineralizzazione. In buon accordo a queste considerazioni, il primo è stato rivenuto anche all’esterno del SIC, in abbeveratoi semipermanenti dalle acque relativamente dolci (AM01 ed AM03), mentre le altre due entità sembrano limitate agli stagni temporanei salmastri dell’area del SIC. Ceriodaphnia spp. (C. reticulata, C. quadrangula e C. laticaudata). Taxa legati alle acque libere, considerati in letteratura come taxa stagnicoli tipici di ambienti permanenti o semipermanenti dalle acque limpide e dalla rigogliosa vegetazione acquatica (Margaritora, 1985; Alonso, 1996). In Sicilia si rinvengono comunemente anche in acque temporanee. Sono tutte specie piuttosto euriecie. C. reticulata (SM02, SM03, SM05, SM08, SM13 e SM15), C. quadrangula (SM01, SM02, SM03, SM04, SM05, SM06, SM07, SM08, SM09, SM11, SM12 e SM14) e C. laticaudata (SM12 e SM14) sono state spesso osservate sintopiche e sincroniche negli stagni temporanei del SIC. All’esterno dell’area, C. reticulata è stata osservata anche in uno stagno agricolo (RM02) e in abbeveratoio (AM03); C. quadrangula in un abbeveratoio (AM04). Di contro C. laticaudata, la specie meno comune tra le tre, non è stata rinvenuta all’esterno del SIC. Macrothrix spp. (M. hirsuticornis e M. groenlandica). Macrotricidi decisamente eurieci ed eurialini, capaci di colonizzare le acque libere e la zona bentonica di quasi ogni tipo di ambiente acquatico. M. hirsuticornis è stata rinvenuta soltanto in una pozza su sentiero lungo il perimetro del SIC (TM01); di contro M. groenlandica si è rivelata piuttosto comune negli stagni temporanei dell’area, essendo stata osservata in SM01, SM04, SM06, SM07, SM08, 98 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano SM09, SM10 e SM14. In Sicilia questi taxa sono stati rinvenuti in piccole pozze temporanee al livello del mare così come in stagni permanenti d’alta quota e in acque correnti. Alona spp. (A. rectangula ed A. elegans). Specie bentoniche di ridotte dimensioni dalla distribuzione rispettivamente paleartica e west-paleartica. Tra le specie italiane del genere Alona, A. rectangula è il taxon capace di tollerare i più elevati valori di conducibilità elettrica, nonché il chidoride maggiormente diffuso su substrati di natura gessosa. Di contro A. elegans è generalmente legata a pozze effimere su substrati di natura carbonatica. Queste differenti esigenze ambientali sono rispecchiate dalla distribuzione ed abbondanza relativa dei due taxa: A. rectangula è piuttosto comune negli stagni temporanei all’interno del SIC (SM01, SM02, SM03, SM04, SM12 e SM14) e nelle sue immediate vicinanze (AM01, AM02, AM04 e AM05), nonché nell’abbeveratoio all’interno del SIC (AM06), rinvenimento che induce a pensare che la specie sia presente anche nello stagno agricolo all’interno del SIC (RM01). A. elegans è più rara all’interno del SIC (rinvenuta in SM06, SM07 e SM08), mentre al suo esterno convive con A. rectangula in AM04. Entrambe le specie sono relativamente comuni in Sicilia, sebbene A. elegans sia considerata una specie rara a livello nazionale (Margaritora, 1985). Chydorus sphaericus. E’ il chidoride più comune a livello globale, sebbene secondo diversi autori l’ampia distribuzione e spiccata euriecia di questo taxon sia in realtà un artefatto legato alla impossibilità di distinguere su base morfologica un complesso di specie criptiche riunite sotto questo binomio (e.g. Frey, 1980). All’interno dell’area del SIC è stato rinvenuto solamente in SM08 e in RM01, con pochi individui. Di contro è discretamente frequente all’esterno del SIC (RM02, AM03, AM04 ed AM05) Bosmina longirostris. E’ l’unica specie della famiglia Bosminidae nota per la Sicilia, dove è molto comune negli ambienti permanenti d’origine sia naturale che artificiale. E’ un taxon strettamente pelagico, riscontrato con pochi esemplari nello stagno agricolo all’interno del SIC (RM01) in una singola data. Non è certo se la popolazione di B. longirostris di questo stagno sia una popolazione stabile o se vada incontro a fenomeni ciclici di colonizzazione ed estinzione. Eucypris virens (ecotipo 1 ed ecotipo 2). Si tratta di una specie oloartica comune in Europa, decisamente euriecia. L’alimentazione si basa principalmente sulla detritivoria. Preferisce generalmente pozze temporanee poco profonde e con una folta vegetazione sommersa, generalmente in acque oligoaline. All’interno del SIC l’ecotipo 1, ascrivibile alla morfologia tipica della specie, è stato rinvenuta in quattro sistemi temporanei: SM05, SM15 e SM17. Di contro, dell’ecotipo 2 sono stati rinvenuti alcuni individui nel sito SM10, e nel sito SM05. La distribuzione geografica delle popolazioni di Eucypris virens dalle differenti modalità riproduttive è attualmente oggetto di numerosi studi a livello comunitario e costituisce un interessante caso di partenogenesi geografica, fenomeno fortemente legato alle strategie riproduttive proprie delle singole specie. In Europa, le popolazioni sessuali di alcuni taxa che presentano sia riproduzione asessuale che gonocorica, hanno subito durante i periodi glaciali una frammentazione dell’areale con un conseguente isolamento in aree di rifugio perimediterranee, Sicilia compresa (Horne & Martens, 1999; Butlin & Menozzi, 2000). Per quanto concerne la specie in questione sono note ad oggi popolazioni sessuali soltanto da tre aree del territorio regionale siciliano, e queste popolazioni sembravano ad oggi limitate ad ambienti dalla limitata salinità posti a quote medio-elevate; le popolazioni partenogenetiche sono di contro estremamente comuni nell’intero contesto regionale e sono state riscontrate in ogni tipologia ambientale. Le popolazioni delle Macalube presentano quindi degli spunti di interesse sia per quanto riguarda la morfologia degli individui che le loro esigenze ecologiche. 99 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Le caratteristiche morfologiche dell’ecotipo2 si allontanano per certi versi dalla forbice della variabilità morfologica attualmente nota per E. virens. Ulteriori indagini sulla morfologia dell’apparato riproduttore maschile, oltre che delle altre caratteristiche morfologiche degli animali, potranno offrirci con sufficiente dettaglio uno strumento per valutare l’eventuale istituzione di un nuovo taxon. Heterocypris incongruens. Probabilmente uno degli ostracodi più comuni in Europa e nel mondo, cosmopolita, colonizza tipicamente pozze temporanee poco profonde su substrato argilloso, ma anche piccoli sistemi permanenti privi di vegetazione. Non si rinviene di solito in laghi o stagni permanenti di grandi dimensioni. Tollera notevoli incrementi della conducibilità ed è stata talvolta trovata in associazione con la congenerica Heterocypris salina, ma più generalmente negli ambienti particolarmente salini divide l’habitat con Sarscypridopsis aculeata. La riproduzione è generalmente asessuale, anche se popolazioni sessuali sono note per la penisola iberica, l’Europa continentale e la Turchia. La distribuzione delle popolazioni sessuali di questo ostracode suggeriscono nuovamente lo scenario della partenogenesi geografica (Horne, 1999). All’interno del SIC sono state rinvenute complessivamente cinque popolazioni asessuali negli stagni temporanei SM02, SM12, SM13 ed SM15 e nella pozza effimera SM10, mentre fuori dal SIC sono state rinvenute soltanto due popolazioni, anch’esse asessuali: nell’ abbeveratoio AM04 e nel solco di veicolo denominato TM01. Le caratteristiche degli ambienti di rinvenimento, sia all’interno che all’esterno del SIC rispecchiano quelle considerate tipiche per questa specie. Heterocypris salina. Caratteristica di piccoli ambienti salini sia costieri che interni, dove coesiste con altre specie alofile come Sarscypridopsis aculeata, benché capace di colonizzare anche ambienti più tipicamente d’acqua dolce. I maschi di questa specie risultano ad oggi ancora sconosciuti. All’interno del SIC è stata riscontrata la sua presenza nella pozza effimera SM17 insieme alla congenerica Heterocypris incongruens, e negli stagni temporanei SM01, SM02, SM13 ed SM14. Comunemente reperita in tutta Europa e negli altri paesi dell’emisfero nord, costituisce una specie oloartica con introduzioni note anche per l’emisfero sud. In Sicilia la sua distribuzione è piuttosto esigua e buona parte dei siti noti per questo animale ricadono all’interno del SIC. Sarscypridopsis aculeata. Le preferenze ecologiche tipiche per questo ostracode di piccole dimensioni rientrano in quelle mediamente registrate negli stagni del SIC, dove è stato infatti rinvenuto in quasi tutti gli ambienti presi in esame, mostrando abbondanti popolazioni asessuali. Specie tipica di acque ricche in sali, in Europa colonizza piccoli stagni sia temporanei che permanenti, mentre è rinvenuta più raramente in acque più dolci. I maschi di questa specie cosmopolita non sono stati sin ora descritti. La sua abilità nel colonizzare ambienti ricchi in sali lo rende l’ostracode più rappresentato nel SIC dopo la Limnocythere inopinata. Plesiocypridopsis newtoni. Specie para-cosmopolita, riportata in l’Europa come animale tipico di piccoli ambienti permanenti, è stata rivenuta in Sicilia anche in pozze temporanee. Può costituire popolazioni stabili nelle acque costiere di laghi poco profondi, bacini artificiali ed abbeveratoi per il bestiame. All’interno del SIC l’animale è stato riscontrato solo in un abbeveratoio (AM06) mentre all’esterno di questo, nello stagno artificiale permanente RM02, negli abbeveratoi AM03 ed AM04 e nel pozzo PM01. La distribuzione di questa specie nei siti di rinvenimento mostra il suo legame con gli ambienti artificiali con idroperiodo fortemente prevedibile, comportandosi di conseguenza da specie sinantropica. P. newtoni esibisce sia riproduzione sessuale che asessuale, ma in nessuna delle popolazioni pervenute è stata riscontrata la presenza di maschi. Di contro in Sicilia sono note popolazioni sessuali. 100 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Potamocypris arcuata. Questo piccolo ostracode dalla forma appiattita è stato rinvenuto soltanto nello stagno temporaneo SM06 e nella pozza effimera SM17 dove costituisce piccole popolazioni partenogenetiche. In letteratura è riportato come colonizzatore di ambienti prettamente dolci, mentre all’interno del SIC le condizioni di salinità sono generalmente elevate. Il maschio di questa specie paleartica è noto solo per alcuni ambienti nord africani (Gauthier, 1928) e non è stato rinvenuto nell’area presa in esame. Le conoscenze in merito all’autoecologia e fenologia di questa specie non sono ancora abbastanza ampie e la sua enorme variabilità morfologica la rendono un rebus tassonomico per gli specialisti. Limnocythere inopinata. Specie in grado di colonizzare un ampia varietà di ambienti, da piccoli stagni poco profondi fino a quelli di grandi dimensioni come i laghi, sia su substrati sabbiosi che argillosi. Decisamente eurialina, rappresenta all’interno del SIC l’ostracode più diffuso in assoluto, evi costituisce popolazioni unisessuali di medie dimensioni in quasi tutti gli ambienti studiati. La riproduzione è generalmente asessuale, popolazioni sessuali di questa specie sono note soltanto per la Macedonia e la Turchia. Sono note anche popolazioni che presentano rari maschi (meno del 99.99% rispetto alle femmine) considerati “afunzionali”. All’interno degli stagni del SIC, un singolo individuo maschio è stato identificato nel campione di una singola data in SM01. Questo rinvenimento, alla luce dell’analisi condotta attraverso lo studio di campioni provenienti sia dal SIC che dall’esterno dell’area, riguardanti un gruppo di date che attraversa un periodo temporale di circa tre anni, non costituisce da solo un dato sufficientemente robusto per l’affermazione dell’esistenza di una popolazione sessuale all’interno del sito. Certamente però non è possibile escludere che ulteriori indagini possano confermare l’esistenza di una popolazione gonocorica nel SIC. La distribuzione geografica di questa specie è tipicamente oloartica con alcune popolazioni note per l’Africa sub-sahariana, di origine probabilmente alloctona. In Sicilia la specie è attualmente nota solo per altri due siti all’esterno del SIC. Insetti Coleoptera Cerambycidae Plagionotus scalaris (Brullé, 1832) Specie molto caratteristica, comune in Sicilia, anche in altitudine, ma spesso localizzata. La larva si sviluppa nelle radici di Malva silvestris e Lavatera stenopoetala. L’adulto si rinviene nei prati, ai bordi dei boschi, lungo i sentieri di campagna, sui fiori della malva, e più raramente, su altre piante come le ombrellifere. Coleoptera Cetoniidae Oxythyrea funesta (Poda, 1761) Specie floricola allo stadio adulto, frequente ovunque in Sicilia, dai litorali alle faggete. Compare precocemente, nelle prime belle giornate primaverili e resta in attività fino in estate inoltrata. Le larve hanno un regime alimentare saprofitofago e raggiungono la maturità verso il mese di agosto quando si costruiscono un piccolo bozzolo di terra ed escrementi ove si impupano per sfarfallare la primavera successiva. Aethiessa floralis (Fabricius, 1787) Specie siculo-maghrebina, abbastanza frequente in Sicilia durante la primavera. Pentodon punctatus (Villers, 1789) Rinvenuti i resti in borre di Gheppio (Falco tinnunculus), del quale è una preda frequente. La larva è radicicola, l’adulto sfarfalla in estate. È specie abbastanza frequente in Sicilia. 101 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Coleoptera Dytiscidae Cybister tripunctatus africanus (Castelnau, 1834) Questa specie vive in stagni retrodunali, foci di fiumi e pozze residue di piccoli corsi d’acqua lungo i litorali, più raramente in località dell’interno. Preferisce fondi a substrato melmoso, con o senza vegetazione acquatica. Scomparsa da molte località costiere siciliane, a causa della distruzione dei biotopi naturali. Coleoptera Cicindelidae Cassolaia maura (Linnaeus, 1758) Questa specie frequenta spiagge e foci dei fiumi lungo i litorali, ma anche rive di corsi d’acqua, stagni e laghi dell’ interno. La sottospecie si trova solo in Tunisia ed in Sicilia, dove è sempre molto localizzata ed è ovunque in costante diminuzione. Coleoptera Carabidae Claenius spoliatus (Rossi, 1790) Specie che si ritrova a basse e medie altitudini, sotto pietre e detriti, nei terreni inondati e paludosi o ai bordi di stagni e torrenti, in prossimità di saline e del mare. Di solito vive in piccole colonie. Lepidoptera Carcharodus alceae (Esper, 1780) Specie polivoltina, presente in ambienti aperti, prati e garighe. Il bruco, che sverna, si nutre di Althaea, Malva e Lavatera. Thymelicus acteon (Rottemburg, 1775) Specie monovoltina, presente in ambienti aperti, prati, garighe e radure. Il bruco, che sverna in un piccolo bozzolo, si nutre di Poaceae del genere Brachypodium. Thymelicus lineola (Ochsenheimer, 1808) Specie monovoltina, presente in ambienti aperti, prati e garighe. Il bruco si nutre di Dactylis, Brachypodium, Phleum e Holcus; sverna l’uovo. Thymelicus sylvestris (Poda, 1761) Specie monovoltina, presente in ambienti aperti, prati e garighe. Il bruco, che sverna, si nutre di Poaceae dei generi Phleum e Holcus. Ochlodes faunus (Turati, 1905) Specie trivoltina, presente in ambienti aperti, prati e garighe. Il bruco, che sverna, si nutre di Avena, Dactylis e Poa. Gegenes nostrodamus (Fabricius, 1793) Specie bi- o trivoltina, presente in ambienti aridi rocciosi, garighe e greti di fiumi. Non sono note specificatamente le piante alimentari del bruco, dovrebbe comunque trattarsi di specie xerofile appartenenti alla famiglia delle Poaceae. È diffusa in prossimità di corsi d’acqua. Gegenes pumilio (Hoffmannsegg, 1804) È l’Hesperiidae più comune in tutta l’area. Specie trivoltina, presente in ambienti aperti, garighe e greti di fiumi. Il bruco è stato osservato su Agropyron repens. Papilio machaon Linnaeus, 1758 Specie polivoltina, presente in ambienti aperti, prati e garighe. Il bruco si nutre di diverse Umbelliferae (Daucus carota, Foeniculum vulgare, Cachrys ferulacea, Oenanthe, Pimpinella) e di Ruta halepensis; sverna allo stato di crisalide. Pieris brassicae (Linnaeus, 1758) Specie polivoltina, presente in ambienti aperti, giardini, luoghi fioriti e garighe. Il bruco si nutre di diverse Brassicaceae selvatiche e coltivate; sverna allo stato di crisalide. Pieris rapae (Linnaeus, 1758) Specie polivoltina, presente in ambienti aperti, garighe, radure, giardini e luoghi fioriti. Il 102 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano bruco si nutre di Brassicaceae selvatiche e coltivate e di Capparis sp.; sverna allo stato di crisalide. Pontia edusa (Fabricius, 1777) Specie polivoltina, presente in ambienti aperti, prati, garighe, radure e coltivi. Il bruco si nutre di Brassicaceae (Biscutella, Sinapis, Sisymbrium) e di Reseda; sverna allo stato di crisalide. Euchloe ausonia (Hübner, 1804) Specie bivoltina, presente in ambienti aperti, prati e garighe. Il bruco si nutre di diverse Brassicaceae (Biscutella, Sinapis, Sisymbrium); sverna allo stato di crisalide. Anthocaris cardamines (Linnaeus, 1758) Specie monovoltina, presente in luoghi assolati ed aperti. Il bruco si nutre di diverse Brassicaceae (Cardamine, Biscutella, Sinapis); sverna allo stato di crisalide. Colias crocea (Geoffroy, 1785) Specie polivoltina, presente in ambienti aperti, prati, radure e coltivi. Il bruco si nutre di Fabaceae (Trifolium, Medicago, Lotus, Vicia, Cytisus, Coronilla, ecc); sverna in tutti gli stadi. Lycaena phlaeas (Linnaeus, 1761) Specie polivoltina, presente in ambienti aperti e garighe tendenzialmente umidi. Il bruco, che sverna, si nutre di Rumex. Lampides boeticus (Linnaeus, 1767) Specie migratrice polivoltina, presente in ambienti aperti, garighe, boscaglie e giardini. Il bruco, che sverna, si nutre di Fabaceae, fra cui la comune ginestra Spartium junceum. Leptotes pirithous (Linnaeus, 1767) Specie polivoltina, presente in ambienti aperti, garighe e giardini. Il bruco è polifago e si nutre di diverse Fabaceae, Plumbaginaceae e Rosaceae. È poco comune. Aricia agestis (Denis et Schiffermüller, 1775) Specie mirmecofila (che vive in simbiosi con le formiche) trivoltina, presente in ambienti aperti, prati e radure. Il bruco, che sverna, si nutre di varie specie di Helianthemum, di Erodium e di Geranium. Polyommatus icarus (Rottemburg, 1775) Specie polivoltina, presente in ambienti aperti, prati, radure, incolti e giardini. Il bruco, che sverna, si nutre di molte Fabaceae (Lotus, Astragalus, Trifolium, Medicago). Vanessa atalanta (Linnaeus, 1758) Specie migratrice polivoltina, presente in ambienti aperti ricchi di fiori, radure e giardini. Il bruco si nutre di Urtica spp.; sverna l’adulto, che vola anche in inverno nelle giornate di sole. Vanessa cardui (Linnaeus, 1758) Specie migratrice polivoltina, presente in ambienti aperti, garighe e radure. Il bruco si nutre di Carduus spp., di Onopordum illyricum, di Cynara cardunculus, di Cirsium spp. e di Urtica; sverna allo stato di crisalide. Melitaea aetherie algyrica (Rhul, 1892) Specie monovoltina, presente in ambienti aperti, garighe e coltivi. Il bruco, che sverna, si nutre di Cynara cardunculus. Hipparchia blachieri (Fruhstorfer, 1908) Specie monovoltina, endemica siciliana; presente in ambienti aperti, garighe, radure e boscaglie. Il bruco, che sverna, si nutre di Poa annua. Kanetisa circe hispanica (Spuler, 1902) Specie monovoltina, presente in ambienti boscosi e radure. Il bruco, che sverna, si nutre di diverse Poaceae (Bromus, Festuca). Maniola jurtina hispulla (Esper, 1805) 103 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Specie bivoltina, presente in prati, garighe e radure in prossimità dei boschi. Il bruco, che sverna, si nutre di Poa, Bromus, Lolium e di altre Poaceae. Pyronia cecilia (Vallantin, 1894) Specie monovoltina, presente in ambienti erbosi, garighe e radure. Il bruco, che sverna, si nutre di Poa annua, di Festuca e di altre Poaceae. Coenonimpha pamphilus (Linnaeus, 1758) Specie polivoltina, presente in ambienti erbosi, garighe e radure. Il bruco, che sverna, si nutre di Poa annua, Nardus stricta, Festuca e di altre Poaceae. Lasiommata megera (Linnaeus, 1767) Specie polivoltina, presente in ambienti erbosi, garighe e radure. Il bruco, che sverna, si nutre di Holcus, Dactylis glomerata e di altre Poaceae. Lasiocampa trifolii (Denis et Schiffermüller, 1765) Zygaena erythra (Hübner, 1806) Synthomis kruegeri (Ragusa, 1904) Mantodea Mantis religiosa (Linnaeus, 1758) Specie distribuita in Europa, Asia e Africa. Predatore di altri insetti (spesso di Ortotteri), si ritrova facilmente tra la vegetazione erbacea. Orthoptera Tylopsis lilifolia (Fabricius, 1773) Specie ad ampia distribuzione paleartica, con fenologia tardo primaverile-autunnale. Vive su piante erbacee. Platycleis intermedia (Serville, 1839) Distribuita in Nordafrica, Europa meridionale ed Asia, è specie a fenologia tardo primaverileautunnale. Vive in mezzo alla fitta vegetazione. Tessellana tessellata (Charpentier, 1825) Specie a geonemia circum-mediterranea, con fenologia estivo-autunnale. Si trova perlopiù in zone con fitta vegetazione erbacea, anche secca. Decticus albifrons (Fabricius, 1775) Distribuito in Europa meridionale, Nordafrica ed Asia sud-occidentale, è specie a fenologia tardo primaverile-estiva. Abbastanza frequente nelle zone aride, da dove durante il giorno fa udire la sua caratteristica stridulazione. Ephippigerida nigromarginata (Lucas, 1839) Specie siculo-maghrebina, a fenologia primaverile-estiva. Vive su piante erbacee; nel SIC Macalube è stato trovato abbastanza numeroso nella primavera 2008 aggrappato alle piante che circondano le pozze d’acqua dolce. Grylloderes brunneri (Riggio, 1888) Specie siculo-maghrebina a fenologia estivo-autunnale, attualmente conosciuto solo di poche località collinari e pianeggianti caratterizzate da un’elevata aridità. In alcuni anni va incontro a notevoli fluttuazioni, ancora non spiegate, ma generalmente è numericamente scarso. Gryllotalpa quindecim (Baccetti et Capra, 1978) Specie endemica siciliana. Rinvenuti i resti in borre di Gheppio (Falco tinnunculus), del quale probabilmente è una preda occasionale. Acinipe calabra (O.G. Costa, 1828) Specie distribuita in Calabria, Sicilia, Tunisia ed Algeria, a fenologia tardo primaverile-estiva. Vive in ambienti a vegetazione arbustiva ed erbacea. Anacridium aegyptium (Linnaeus, 1764) Specie ad ampia distribuzione, a fenologia estivo-autunnale; sverna allo stato adulto. 104 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Tropidopola cylindrica (Marshall, 1836) Specie a distribuzione mediterraneo-occidentale, a fenologia estivo-autunnale; sverna allo stato adulto. È legata ad ambienti umidi e si insedia su vegetazione a graminacee. Eyprepocnemis plorans plorans (Charpentier, 1825) Specie a distribuzione sud mediterranea, a fenologia estivo-autunnale; sverna allo stato adulto. Vive tra la vegetazione erbacea, spesso in prossimità di ambienti umidi. Calliptamus barbarus (O.G. Costa, 1836) Specie a distribuzione mediterranea, ampiamente diffusa dalla primavera all’autunno. Oedipoda miniata (Pallas, 1771) Distribuita in buona parte della regione mediterranea, ha fenologia tardo primaverileautunnale. È legata a substrati con scarsa vegetazione. Sphingonotus caerulans exornatus (Nedelkov, 1907) Taxon ad ampia distribuzione euro-asiatica, con fenologia estivo-autunnale. È legato a substrati con scarsa vegetazione. Acrida ungarica mediterranea (Dirsh, 1949) Taxon a distribuzione mediterranea, abbastanza diffuso in Sicilia, con fenologia tardo primaverile-autunnale. Vive perlopiù tra la vegetazione erbacea, spesso in prossimità di ambienti umidi. Hymenoptera Mutillidae Tropidotilla litoralis (Petagna, 1786) È una specie di Mutillide descritta su un esemplare di sesso femminile. Si riconosce e si distingue immediatamente da tutte le altre mutille italiane per la presenza, lungo il margine posteriore di ciascuno dei primi cinque segmenti addominali, di una frangia di pubescenza fitta, dai riflessi argentei. La fisionomia generale di questa specie è molto caratteristica: il corpo si presenta di aspetto robusto e compatto, con la testa grossa e nera, di forma subtriangolare ed il torace rosso scuro quasi quadrato. Come le altre femmine di questa Famiglia, si incontra spesso deambulante sul terreno. Nel suo continuo spostarsi, si arrampica sovente sulle piante e talvolta si incontra sulle ombrellifere in fiore. Nulla si sa sulla biologia di questa specie, presente in tutta Italia, isole maggiori comprese. Solo un entomologo siciliano, Teodosio De Stefani, riferisce di averne visto alcunefemmine con la parte anteriore del corpo sprofondata nelle cellette dei nidi di Polistes spp. attaccati agliarbusti. Ronisia brutia (Petagna, 1787) Vistosa e possente specie che può arrivare ad una misura di 20 mm di lunghezza, dimensione insolita per le specie della nostra fauna. Sembra che questa specie sia parassita di Anthophora crinipes, o anche di Megachile albisectae e Chalicodoma spp. Myrmilla calva (Villiers, 1789) Il carattere saliente in questa specie, nel sesso femminile, che la distingue dalla Myrmilla capitata, è l’appendice appiattita, incurvata all’indietro e terminata in una specie di gancio o di rostro, che si trova ai due lati della base del primo urite. L’insetto è nero con una macchietta rossa sul vertice della testa talvolta estesa ma anche mancante. La testa è rettangolare, assai più larga del torace, carattere che la fa somigliare molto ad una formica. Parassita di imenotteri del genere Halictus. Hymenoptera Megachilidae Chalicodoma parietina (Fourcroy, 1785) 105 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Ha una diffusione relativamente ampia in Sicilia, sebbene meno abbondante e più localizzata rispetto a Chalicodoma sicula (Rossi, 1792). Viene parassitizzata tipicamente dal Mutillide Ronisia brutia (Petagna, 1787), pure presente nell’area in esame. Diptera Cecidomyiidae Asphodylia capparis Rübsaamen, 1893 Specie a distribuzione mediterranea, le cui larve si sviluppano all’interno dei boccioli fiorali di Capparis spinosa L. (Capparidaceae). Questa specie fu descritta su materiale ottenuto da Catania nell’ottobre 1893 e successivamente è stata segnalata da singole località della Sicilia e di altre regioni mediterranee, incluse le Macalube di Aragona (9.8.2007, B.Massa) (Skuhravà et al., 2007). Diptera Tephritidae Capparimyia savastani Rübsaamen, 1893 Specie legata al cappero (Capparis spinosa), entro i cui fiori si sviluppa. Applicazione di indici per la valutazione del valore delle singole specie ed individuazione delle specie e delle comunità di interesse conservazionistico Relativamente all’avifauna, si è tentato di effettuare una valutazione complessiva dell’avifauna delle Macalube, in modo da avere un’idea indicativa dell’importanza di questa fauna rispetto a quella delle zone circostanti, considerando al tempo stesso le specie nidificanti e migratrici regolari (quindi escludendo le specie accidentali o occasionali). Per fare ciò è stato utilizzato un algoritmo già utilizzato per scopi analoghi da MASSA et al. (2004): Valore Ornitologico-Conservazionistico (IVO) = STot [Σ (SSpec1 × 1) + (SSpec2 × 0,75) + (SSpec3 × 0,50) + (SNonSpecE × 0,25) + (SEX × 1) + (SCR × 0,80) + (SEN × 0,60) + (SVU × 0,40) + (SLR × 0,20) + S409)] × 100-1, in cui STot è il numero totale di specie di uccelli nell’area esaminata, SSpec1, SSpec2, SSpec3, SNonSpecE sono le Spec1-NonSpecE secondo BIRDLIFE INTERNATIONAL (2004), SEX, SCR, SEN, SVU, SLR S409 sono le specie incluse nella Lista Rossa Italiana, secondo LIPU & WWF (1999), 409 sono le specie elencate nell’Allegato 1 della Direttiva 79/409. La formula utilizzata in pratica consente di dare un peso diverso ad ogni specie, in modo particolare a quelle che si ritiene abbiano una necessità di conservazione a livello europeo o italiano, in funzione della sua inclusione o meno tra le Spec1-3 e NonSpecE, della sua presenza in una delle categorie della Lista Rossa Italiana e dell’eventuale presenza nell’Allegato I della Direttiva Uccelli 409/79, ma tiene anche nel dovuto conto il numero globale di specie. Preliminarmente è necessario spiegare il metodo con cui Birdlife International (2004) ha classificato le specie europee tra le cosiddette Spec 1-3 (specie a status sfavorevole) e le NonSpec (specie a status favorevole). Le 524 specie presenti in Europa sono state suddivise in cinque categorie: Spec1 (40), specie globalmente minacciate; Spec2 (45), specie a status sfavorevole concentrate in Europa; Spec3 (141), specie a status sfavorevole, non concentrate in Europa; NonSpecE (94), specie a status favorevole, concentrate in Europa; NonSpec (204), specie non minacciate. 106 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano NonSpec (non m inacciate) 204 NonSpecE (status favorevole, concentrate in Europa) 94 Spec1-3 (status sfavorevole) 226 175 Direttiva Uccelli 524 Specie presenti in Europa 0 100 200 300 400 500 600 BirdLife International (2004) ha recentemente riesaminato le 524 specie europee, suddividendole in specie non minacciate (n = 204), specie a status favorevole, ma concentrate in Europa (n = 94) e specie a status sfavorevole, con diverso livello di minaccia (n = 226). Le specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli ammontano oggi a 175. Spec1 (globalmente Spec2 (status minacciate); 8% sfavorevole, concentrate in Europa); 9% Non-Spec (non minacciate); 39% Spec3 (status sfavorevole, non concentrate in Europa); 27% NonSpec E (status favorevole, concentrate in Europa); 18% BirdLife International (2004) ha suddiviso le specie europee in 1) specie a status sfavorevole (Spec1-3) delle quali le Spec1 sono globalmente minacciate (n = 40), le Spec2 sono concentrate in Europa (n = 45) e le Spec3 non sono concentrate in Europa (n = 141); 2) specie a status favorevole, ma concentrate in Europa (NonSpecE) (n = 94). Le restanti sono specie non minacciate (n = 204). 107 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Le 96 specie di Uccelli riscontrate nelle Macalube hanno un valore intrinseco complessivo di 64,45, da cui si ricava un I.V.O. pari a 61,87; lo stesso calcolo fatto per l’intera avifauna siciliana consente di ottenere un I.V.O. di 476,1; a confronto, il valore ottenuto per le Macalube appare abbastanza modesto, tuttavia se si fa un confronto con il valore delle sole specie nidificanti dell’intero quadrante di 10 Km di lato in cui ricade l’area di Aragona (le sole specie nidificanti alle Macalube sono 39, con un valore intrinseco di 18,5 ed un IVO pari a 7,21, mentre quelle del quadrante di 10 Km di lato di Aragona sono 64, con un valore intrinseco di 30,25 ed un IVO pari a 19,36), l’IVO delle Macalube risulta pari a circa il 30% di quello dell’intera area di 100 km2 in cui ricade il SIC. Ciò è indicativo della necessità di interventi conservazionistici in un territorio così piccolo ove è concentrata tale ricchezza avifaunistica. Relativamente alla carcinofauna, al fine di valutare l’importanza dei popolamenti delle specie riscontrate nell’area del SIC in una ottica regionale, prescindendo dal loro stato di conservazione a livello globale, è stato rapportato per ogni singola specie il numero delle popolazioni riscontrate nel SIC con il numero totale di popolazioni note per la Sicilia (cfr. tabella seguente). Da questo semplice rapporto si evince l’importanza della conservazione delle popolazioni delle Macalube per alcune entità. In particolare l’ecotipo2 di Eucypris virens non è stato mai trovato al di fuori del SIC, ed oltre l’80% delle popolazioni di Limnocythere inopinata e Heterocypris salina, ed il 66% delle popolazioni di Macrothrix groenlandica note per l’isola si trovano all’interno del SIC. Va tuttavia evidenziato che, a causa della attuale incompletezza del censimento degli entomostraci siciliani e della prossimità dei siti campionati all’interno del SIC, il numero delle popolazioni esterne al SIC è certamente sottostimato, mentre al numero delle popolazioni riscontrate all’interno del SIC andrebbe applicato un fattore di correzione. Ad ogni modo questo rapporto fornisce un idea della importanza relativa dei popolamenti delle singole specie censite nel SIC in una ottica regionale. Taxa siti noti in Sicilia nel SIC (S) (M) Rapporto M/(S+M) - Branchiopoda Anomopoda Alona elegans Alona rectangula Simocephalus vetulus Simocephalus exspinosus Simocephalus congener § Macrothrix groenlandica Macrothrix hirsuticornis Bosmina longirostris Daphnia (Ctenodaphnia) magna Ceriodaphnia quadrangula Ceriodaphnia laticaudata Ceriodaphnia reticulata 67 39 41 8 15 12 27 41 24 52 13 32 3 7 1 2 3 8 1 1 1 11 2 6 0.04 0.18 0.02 0.25 0.20 0.67 0.04 0.02 0.04 0.17 0.13 0.16 - Branchiopoda Anostraca Chirocephalus diaphanus 35 6 0.17 108 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano - Copepoda Calanoida Copidodiaptomus numidicus 34 1 0.03 - Ostracoda Podocopida § Limnocythere inopinata 14 12 0.86 Sarscypridopsis aculeata 20 11 0.55 Heterocypris incongruens 45 6 0.13 § Heterocypris salina 6 5 0.83 Plesiocypridopsis newtoni 13 1 0.08 Eucypris virens 40 2 0.05 Potamocypris arcuata 12 2 0.17 § Eucypris virens eco 2 1 1 1.00 Importanza dei popolamenti di crostacei entomostraci rinvenuti all’interno del SIC a scala regionale. I taxa per i quali oltre il 60% delle popolazioni note per l’intera regione ricadono all’interno dell’area del SIC sono evidenziati da “§”. Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3) Non sono state riscontrate specie aliene. Descrizione del valore faunistico del territorio e analisi delle aree di importanza faunistica del SIC(B.3.5; B.3.7) Il SIC Macalube di Aragona è un’area molto limitata come estensione e omogenea come habitat; solo la zona dei vulcanelli è priva di forme di vita animale perché geologicamente instabile e senza alcuna fonte di alimentazione. All’interno del SIC si notano molte specie avifaunistiche comuni e abbondanti nell’isola, ma anche alcune rare e in pericolo di estinzione che rendono indispensabile la presenza del sito stesso. L’analisi di questi popolamenti, ed in particolar modo della loro distribuzione, mette in evidenza le aree di maggiore rilievo faunistico del SIC: - la Quaglia (Coturnix coturnix) e la Passera sarda (Passer hispaniolensis) frequentano sia i seminativi che gli incolti. La Passera sarda nidifica nelle case abitate, nelle fattorie e nei ruderi presenti internamente ed esternamente al SIC; - il Gheppio (Falco tinnunculus), la Civetta (Athene noctua), la Cappellaccia (Galerida cristata), il Saltimpalo (Saxicola torquatus), lo Strillozzo (Emberiza calandra) e il Beccamoschino (Cisticola juncidis) sono presenti nei seminativi, negli incolti, nelle praterie a Lygeum spartum (presenti nei calanchi) e negli arbusteti mioaloxerofili dei Pegano-Salsoletea (nei ditorni dei vulcanelli). Il Gheppio e la Civetta nidificano nei ruderi presenti internamente ed esternamente al SIC; - il Colombaccio (Columba palumbus), la Tortora (Streptopelia turtur), l’Upupa (Upupa epops), il Merlo (Turdus merula) e il Verzellino (Serinus serinus) si osservano nelle colture arboree estensive interne ed esterne al SIC. La Tortora ed il Colombaccio probabilmente nidificano anche nei tamariceti lungo gli impluvi, mentre l’Upupa possibilmente nidifica anche nei ruderi presenti internamente ed esternamente al SIC; 109 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano - la Gazza (Pica pica) e il Cardellino (Carduelis carduelis) frequentano sia le colture arboree estensive sia i tamariceti lungo gli impluvi; - lo Zigolo nero (Emberiza cirlus) è presente sia nelle colture arboree estensive sia negli arbusteti mioaloxerofili dei Pegano-Salsoletea (nei ditorni dei vulcanelli); - il Culbianco (Oenanthe oenanthe) si osserva sia nelle praterie a Lygeum spartum (presenti nei calanchi) sia negli arbusteti mioaloxerofili dei Pegano-Salsoletea (nei dintorni dei vulcanelli); - l’Usignolo di fiume (Cettia cetti), l’Occhiocotto (Sylvia melanocephala) e la Sterpazzolina (Sylvia cantillans) sono Silvidi che frequentano i canneti e i tamariceti presenti per lo più lungo gli impluvi e sulle sponde dei laghetti collinari; - la Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus) vive nei laghetti collinari sia naturali che artificiali, sia permanenti che temporanei, e nidifica nei canneti ad essi associati. Tra quelle nidificanti più sensibili, meritevoli di particolare attenzione: - l’Albanella minore (Circus pygargus) (probabile nidificante) frequenta sia i seminativi che gli incolti; - la Calandra (Melanocorypha calandra) e la Calandrella (Calandrella brachydactyla) sono Alaudidi ormai da circa un ventennio in declino e sempre più rare sia in Sicilia sia nel resto del loro areale più occidentale, probabilmente a causa delle pratiche agricole ormai molto più intense che nel passato e più aggressive nei confronti dell’ambiente circostante (diserbi, presidi fitosanitari, concimazioni chimiche, meccanizzazione, ecc.); un tempo la Calandra si osservava abitualmente ed in grandi numeri nei seminativi delle zone interne collinari siciliane. All’interno del SIC queste due specie, che frequentano sia gli incolti sia le praterie a Lygeum spartum (presenti nei calanchi), sono distribuite in modo molto localizzato o puntiforme; - l’Averla capirossa (Lanius senator) in Sicilia e nel resto dell’areale è un Laniidae in notevole diminuzione a causa delle trasformazioni agricole (per es. la graduale scomparsa di ambienti con colture estensive). All’interno del SIC questa specie si osserva sia nelle colture arboree estensive sia nei tamariceti lungo gli impluvi, dove nidifica; - il Fanello (Carduelis cannabina) è un Fringillide sensibile ai moderni sistemi di coltivazione. Nel SIC si osserva nelle colture arboree estensive interne ed esterne al SIC, ma probabilmente nidifica anche nei tamariceti lungo gli impluvi; - lo Strillozzo (Emberiza calandra) è un Emberizidae sensibile alle trasformazioni ambientali, soprattutto nelle aree coltivate. All’interno del suo areale è in forte declino, ma in Sicilia le sue popolazioni sono ancora stabili se non in aumento. Nel SIC frequenta i seminativi, gli incolti, le praterie a Lygeum spartum (presenti nei calanchi) e gli arbusteti mioaloxerofili dei Pegano-Salsoletea (nei dintorni dei vulcanelli); in estate, subito dopo la riproduzione, si osservano intere famiglie nutrirsi di insetti nei canneti sia lungo gli impluvi che attorno ai laghetti collinari. Infine, tra le specie svernanti: - l’Airone cenerino (Ardea cinerea), la Folaga (Fulica atra), il Beccaccino (Gallinago gallinago), il Falco di palude (Circus aeruginosus), il Martin pescatore 110 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano (Alcedo atthis) e la Ballerina gialla (Motacilla cinerea) frequentano in modo discontinuo gli ambienti umidi del SIC; in particolare i laghetti collinari, i canneti e le zone paludose presenti lungo gli impluvi; - l’Allodola (Alauda arvensis), la Tottavilla (Lullula arborea) e la Pispola (Anthus pratensis) si osservano in gruppi più o meno numerosi sia nei seminativi sia negli incolti. Relativamente ai Chirotteri, la figura seguente riassume la ricchezza specifica per habitat e per uso. 6 Ricchezza specifica 5 4 3 2 1 HAB_RIPR 67 86 .2 2 34 .8 1 14 30 82 _r .3 /1 51 0* _r 15 /6 22 10 0* *_ _r f/1 43 0_ r/6 22 0* _r 23 .1 1 83 .1 4 53 .6 53 .1 53 .6 1 14 10 _f /3 17 0* _r 31 50 _r /3 14 0_ r 0 HAB_ALI I due Habitat Natura 2000 usati per il foraggiamento di tutte e 5 le specie riscontrate sono i pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)/*Stagni temporanei mediterranei (1410/3170*) e l’ambiente umido rappresentato dai laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrochari/Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp. (3150/3140). Ruolo importante per il foraggiamento hanno tutte le tipologie circostanti l’ambiente umido a canneto (53.61, 53.1). 3 delle 5 specie sono state contattate nel mandorleto, che ha pertanto un ruolo più rilevante rispetto agli oliveti e vigneti dove non sono stati censiti pipistrelli. Con 2 specie in foraggiamento, seguono gli altri due habitat Natura 2000 (1430/1510*/6220* - Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)/*Steppe salate mediterreanee (Limonietalia)/*Pseudo-steppa con graminacee perenni; 1510*/1430/6220* *Steppe salate mediterranee (Limonietalia) /Perticaie alonitrofile iberiche /*Pseudo-steppa con graminacee perenni e piante annue) insieme ad altri usi del suolo come i seminativi (82.3) o i laghi artificiali (23.11). Degna di nota è la diversa ricchezza specifica tra i corpi idrici naturali e quelli artificiali. Relativamente ai Crostacei, indubbiamente gli ambienti di origine naturale, costituiti da stagni temporanei mediterranei e pozze effimere, rappresentano gli ambienti di più elevato valore naturalistico nel SIC, ma anche gli ambienti di origine artificiale (bacini temporanei e alcuni ambienti di origine antropica, quali stagni agricoli ed abbeveratoi in cemento) contribuiscono alla diversificazione faunistica dell’area, ospitando altre specie di entomostraci. 111 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Gli stagni temporanei e le pozze effimere sono caratterizzati da una fase di invaso periodicamente alternata ad una fase ‘di secca’, legata alla intermittente disponibilità di acqua delle nostre regioni. In particolare, nell’area del SIC, un periodo di aridità estiva dalla durata di circa cinque mesi si alterna ad un ‘periodo umido’ di saldo positivo tra precipitazioni ed evapotraspirazione (Zampino et al., 1997). Nei bacini ad idroperiodo temporaneo, la presenza di una fase di secca costituisce un forte fattore selettivo per le comunità animali e vegetali che popolano il sito, e che sono quindi costituite esclusivamente da organismi capaci di affrontare questa fase avversa. La distribuzione dei crostacei entomostraci coincide perfettamente con la distribuzione degli ambienti acquatici. Ne consegue che le sotto-aree di maggior pregio all’interno del SIC siano costituite da singoli ambienti acquatici o da aree in cui si registra una elevata densità degli stessi. Le comunità a crostacei più interessanti tra quelle presenti nell’area sono quelle legate agli stagni temporanei mediterranei ed alle pozze effimere, mentre le comunità riscontrate negli ambienti di origine artificiale, sebbene differenti dalle precedenti, non presentano specie di pari interesse scientifico o conservazionistica su scala regionale. La localizzazione di gran parte degli stagni temporanei del SIC in una area piuttosto ristretta a sud-ovest della “collinetta dei vulcanelli” consente di individuare questa area stessa come di prioritaria importanza per la conservazione della carcinofauna dell’area, proteggendo la quale si garantiscono condizioni ottimali di conservazione per tutte le specie di entomostraci presenti nell’area. Questa zona ricade in una area attualmente compresa all’interno della R.N.I. “Macalube di Aragona” e, grazie alle attività svolte dall’ente gestore della riserva, non è attualmente esposta ad alcun rischio di impatto ed inoltre il bacino degli stagni è in fase di rinaturalizzazione con entità vegetali autoctone. Gli ambienti umidi costituiscono anche il sito di elezione per gli Anfibi rinvenuti nell’area, che risulta di particolare interesse grazie alla presenza di un elevato numero di ambienti umidi, in un area relativamente ristretta, che differiscono per dimensioni, profondità, idroperiodo e caratteristiche chimiche, creando così le condizioni ecologiche idonee a diverse specie di anfibi dalle diverse esigenze ecologiche, e per la sua presenza nell’ambito dell’entroterra agrigentino, caratterizzato da condizioni xeriche e dove l’elevato livello di antropizzazione ha portato alla scomparsa degli ambienti umidi naturali. Gli ambienti umidi del SIC sono risultati siti di riproduzione di 4 delle 5 specie di anfibi autoctoni siciliani (considerando le rane verdi e i rospi smeraldini come entità uniche). L’area è resa ancora più interessante dalla presenza dell’unico anfibio endemico siciliano Bufo siculus, che rappresenta anche l’anfibio meno comune e più localizzato dell’isola, e dal semiendemismo Discoglossus pictus. Entrambe le specie sono inserite nell’allegato IV della Direttiva Habitat; il Discoglosso dipinto è anche presente nell’Appendice II della Convenzione di Berna e nella Lista Rossa italiane delle specie minacciate, il Rospo smeraldino nell’Appendice III della Convenzione di Berna. Il ridotto livello di protezione delle popolazioni siciliane di Rospo smeraldino (considerato dalle Direttive Internazionali non aggiornate come B. viridis) è stato finora determinato dalla mancanza di studi approfonditi sullo status tassonomico della specie; la recente scoperta del suo stato di endemicità richiederebbe infatti ulteriori misure di tutela. Sono state redatte le carte della distribuzione per la maggior parte delle specie presenti negli allegati delle Direttive habitat e Uccelli, nella Lista Rossa e di quelle che rispondono ai requisiti per l’inserimento nella tabella 3.3 motivazioni A e B del formulario standard Natura 2000 (Tav.9). 112 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano I dati sulla ricchezza delle specie per habitat e/o biotopo hanno consentito di realizzare la carata del valore faunistico (Tav. 10) che è stata redatta attribuendo ad ogni poligono un valorepari al numro di specie della fauna presenti (o perché rilevate con i censimenti o perché note da dati bibliografici recenti). Habitat-Biotopo Ricchezza specifica N. specie in Direttive N. specie in Direttive/N. specie totali % 3140_r 3140_r/3150_r 3140_r 1410_f/3170*_r 3140_r 53.61 86.22 1410_f/3170*_r 34.81 53.1 1510*_f/1430_r/6220*_r 53.6 23.11 82.3 1430_r/1510*_r/6220*_r 86 67 83.14 83.111 83.211 18 18 17 16 16 16 16 15 14 14 9 15 13 13 12 12 11 12 10 10 9 9 8 7 7 7 7 6 5 5 3 5 4 4 3 3 2 2 0 0 50% 50% 47% 44% 44% 44% 44% 40% 36% 36% 33% 33% 31% 31% 25% 25% 18% 17% 0% 0% La ricchezza specifica senza una contemporanea valutazione dello status e dell’ecologia delle singole specie non offre tutte le indicazioni sulla reale importanza faunistica dei singoli ambienti presenti nel SIC. Si è proceduto pertanto ad un’ulteriore elaborazione tenedo conto delle numero di specie totale, di quelle presenti negli allegati delle Direttive, nonché del “peso” di ciascuna specie in relazione al numero totale (media ponderata). Sulla base di questi dati è stata redatta la carta delle aree d’importanza faunistica (Tav.11) Habitat-Biotopo 3140_r 3140_r/3150_r 3140_r 1410_f/3170*_r 3140_r Ricchezza specifica N. specie in Direttive Indice di Importanza Faunistica 18 18 17 16 16 9 9 8 7 7 6,00 6,00 5,44 4,87 4,87 113 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 53.61 86.22 1410_f/3170*_r 53.6 34.81 53.1 23.11 82.3 1430_r/1510*_r/6220*_r 86 1510*_f/1430_r/6220*_r 83.14 67 83.111 83.211 16 16 15 15 14 14 13 13 12 12 9 12 11 10 10 7 7 6 5 5 5 4 4 3 3 3 2 2 0 0 4,87 4,87 4,29 3,75 3,68 3,68 3,06 3,06 2,40 2,40 2,25 1,71 1,69 0,00 0,00 2.3.2.4 Verifica ed aggiornamento del Formulario Natura 2000 – fauna (B.1) Sezione 3.2.a. Uccelli elencati nell'Allegato 1 della Direttiva 79/409/CEE Alle otto specie già presenti nella scheda precedente sono state aggiunte altre 17 specie non citate in precedenza, per un totale di 25 specie di uccelli elencati nell’Allegato 1 della Direttiva e presenti nel territorio delle Macalube di Aragona. Il Calandro (Anthus campestris), sebbene considerato nidificante, è da ritenere migratore; questa specie in Sicilia è in diminuzione come nidificante e circoscritto ad aree fresche submontane. L’Albanella pallida (Circus macrourus) è considerata migratrice stazionaria ma in Sicilia è solamente migratrice, abbastanza scarsa (Iapichino & Massa, 1989). Per quanto riguarda la Ghiandaia marina (Coracias garrulus), considerata migratrice nidificante alle Macalube, attualmente non è più nidificante e riteniamo che nell’area in oggetto non vi sia l’habitat idoneo per la sua riproduzione. VALUTAZIONE SITO POPOLAZIONE Isolamento Globale Ardea purpurea Conservazione Nuova segnalazione Anthus campestris Popolazione Confermata C B C B B C B Tappa ● Alcedo atthis Svernamento Nuova segnalazione Nome Nidificazione/riproduzione Aggiornamento Residente Scheda Natura 2000 Migratoria P P R D P C 114 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano ● Confermata Burhinus oedicnemus P C B B B ● Confermata Calandrella brachydactyla P C B C B B C B B C B Nuova segnalazione ● Confermata Nuova segnalazione ● Confermata Nuova segnalazione ● Confermata Ciconia ciconia P C Circus aeruginosus P D Circus cyaneus P C Circus macrourus P D Circus pigargus P C C C C B B B B P C B C B P C B C B C B C B P Coracias garrulus Nuova segnalazione Egretta garzetta Nuova segnalazione Falco biarmicus Nuova segnalazione Falco naumanni Nuova segnalazione Falco peregrinus Nuova segnalazione Falco vespertinus P C B C B Nuova segnalazione Glareola pratincola P C B C B Nuova segnalazione Himantopus himantopus P C B C B Nuova segnalazione Lullula arborea C B C B P C B C B ● Confermata Melanocorypha calandra ● Confermata P P P Milvus migrans P D Nuova segnalazione Nicticorax nicticorax P C B C B Nuova segnalazione Philomacus pugnax P C B C B Nuova segnalazione Tringa glareola P C B C B Nuova segnalazione Tringa ochropus P C B C B Sezione 3.2.b. Uccelli migratori abituali non elencati nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE Dalle 13 specie elencate nella precedente versione della Scheda Natura 2000 sono stati eliminati il Voltapietre (Arenaria interpres), uccello limicolo migratore generalmente legato agli ambienti costieri e certamente non abituale alle Macalube; e la Bigiarella (Sylvia curruca), mai osservata nell’area in oggetto, in Sicilia è una specie migratrice occasionale (Iapichino & Massa, 1989). Inoltre è stato corretto il nome scientifico del Corriere grosso (Charadrius hiaticula). Sono state poi aggiunte alle specie di uccelli già presenti nella scheda predente altre 23 specie prima non citate. Per le specie confermate sono stati variati i dati relativi alla fenologia e allo status; ad esempio l’airone cenerino (Ardea cinerea) e la Sterpazzola sarda (Sylvia conspicillata) venivano considerato nidificante, tuttavia alle Macalube non esiste l’habitat di nidificazione idoneo. Scheda Natura 2000 Aggiornamento Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nome Acrocephalus arundinaceus Alauda arvensis Anthus pratensis 115 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano ● Confermata Apus apus ● Confermata Ardea cinerea Eliminata Arenaria interpres Confermata Calidris ferruginea ● Nuova segnalazione ● ● Confermata Charadrius dubius Charadrius hyaticula Nuova segnalazione Colomba palumbus Nuova segnalazione Delichon urbicum Confermata Egretta garzetta Nuova segnalazione Falco subbuteo Nuova segnalazione Fringilla coelebs Nuova segnalazione Gallinula chloropus ● Confermata Hirundo rustica ● Confermata Lanius senator ● Nuova segnalazione Luscinia megharynchos Nuova segnalazione Merops apiaster Nuova segnalazione Muscicapa striata Nuova segnalazione Oenanthe oenanthe Confermata Oenanthe ispanica Nuova segnalazione Oriolus oriolus Nuova segnalazione Phylloscopus collybita Nuova segnalazione Phoenicurus ochrurus Nuova segnalazione Prunella modularis Nuova segnalazione Streptopelia turtur Nuova segnalazione Sturnus vulgaris ● Confermata Sylvia cantillans ● Confermata Sylvia conpicillata Eliminata ● Sylvia curruca Nuova segnalazione Tadorna tadorna Nuova segnalazione Tringa totanus Nuova segnalazione Turdus philomelos Confermata Upupa epops Nuova segnalazione Vanellus vanellus Sezione 3.2 c. Mammiferi elencati nell’allegato II della direttiva 92/43/CEE La Scheda Natura del sito aggiornata al dicembre 2005 non riportava alcuna specie di chirotteri. I nuovi studi hanno consentito di rilevare 5 specie di chirotteri, di cui una (M. schreinbersii), riportata nell’Allegato II della Direttiva Habitat, è stata inserita in questa parte della scheda Natura 2000. 116 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Scheda Natura 2000 Aggiornamento Nuova segnalazione Nome Miniopterus schreibersii Aggiornamento ● Confermata Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione ● Confermata Classe Scheda Natura 2000 Sezione 3.3 Altre specie importanti di Flora e Fauna Sono state confermate le tre specie di uccelli presenti, e sono state aggiunte altre 13 specie. Tra i mammiferi, è stata confermata la lepre e sono state inserite 10 specie, tra cui 4 specie di chirotteri. Da notare che il P. pygmaeus, recentemente descritto come nuova specie, ancora non ha uno status di tutela e conservazione ben definito sia a livello italiano che europeo e pertanto gli sono stati assegnati i codici del P. pipistrellus da cui questo taxon è stato scorporato. Per quanto riguarda gli Anfibi, è stata confermato l’inserimento di Discoglossus pictus e sono state inserite altre tre specie di anfibi: Bufo bufo; Bufo siculus; Rana bergeri/hispanica. Relativamente ai Rettili, é stata aggiunta una nuova specie e sono state confermate le 4 precedentemente elencate. Tra queste, si segnala Zamenis lineatus, che era citata come Elaphe lineata. Relativamente agli Invertebrati, nella precedente scheda Natura 2000 non esisteva alcun dato. Sono state inserite 10 specie di invertebrati. Nessuna tra queste è inserita in direttiva o in convenzioni internazionali; tuttavia si tratta di taxa che meritano particolari attenzioni a causa della loro rarità, del loro significato in termini evolutivi o per la loro natura di ideali specie bandiera per la tutela della fauna minore degli ambienti acquatici temporanei, e sono stati pertanto inseriti in questa sezione con la motivazione D. Nome U Athene noctua U Buteo buteo U Carduelis cannabina U Carduelis carduelis U Cettia cettia U Cisticola juncidis U Corvus monedula Nuova segnalazione U Coturnix coturnix U Emberiza calandra Nuova segnalazione U Emberiza cirlus 117 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione ● ● ● ● ● ● ● Confermata U Falco tinnunculus U Monticola solitarius U Saxicola torquatus U Serinus serinus U Sylvia melanocephala U Turdus merula Nuova segnalazione U Tyto alba Apodemus M dichrurus Nuova segnalazione M Crocidura sicula Nuova segnalazione M Erinaceus europaeus Nuova segnalazione M Hypsugo savii Confermata sylvaticus M Lepus corsicanus Nuova segnalazione M Mustela nivalis Nuova segnalazione M Pipistrellus kuhlii Nuova segnalazione M Pipistrellus pipistrellus Nuova segnalazione M Pipistrellus pygmaeus Nuova segnalazione M Suncus etruscus Nuova segnalazione M Vulpes vulpes Nuova segnalazione A Bufo bufo Nuova segnalazione A A A R R R R R Confermata Nuova segnalazione Confermata Nuova segnalazione Confermata Confermata Confermata Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione I I I Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione Nuova segnalazione I I I I I I I Bufo siculus Discoglossus pictus Rana bergerixhispanica Chalcides ocellatus Hierophis viridiflavus Natrix natrix Podarcis wagleriana Zamenis lineatus Cassolaia maura cupreothoracica Claenius spoliatus Cybister tripunctatus africanus Myrmilla calva Plagionotus scalaris Ronisia brutia Trepidotilla litoralis Chirocephalus diaphanus Eucypris cf. Virens ecotipo 2 Limnocythere inopinata 118 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 2.3.3 Descrizione agroforestale del Sito (C) Il SIC delle Macalube si caratterizza per un uso del suolo semplificato, fisionomizzato essenzialmente dalle colture ceralicole e dalle dinamiche ad esse connesse come il recente abbandono. Come evidenziato in diversi passaggi della relazione, la relativa monotonia colturale è tradotta solo parzialmente in una perdita di biodiversità, che anzi si mantiene alquanto elevata grazie all’eterogeneità topografica e microclimatica del SIC. 2.3.3.1 Descrizione dell’uso del suolo e commento della carta (C.2; B.3.6) I rilievi sull’Uso del Suolo del SIC “Macalube di Aragona” evidenziano come il 60% ca. della superficie del SIC sia costituita da seminativi semplici in aree non irrigue (Tab. 2.3.3.1 a). La seconda classe in termini di estensione è costituita dai terreni abbandonati (ca. 26%); si tratta per lo più di ex-seminativi incolti da pochi anni. La classe aree con vegetazione rada rappresenta il 2% della superficie del SIC ed in sostanza coincide con i calanchi e con gli altri substrati argillosi salati sui quali si sviluppa un mosaico di vegetazione arbustiva mio-alofila e xerosubnitrofila rada a chenopodiacee arbustive (Pegano-Salsoletea, corrispondente all’habitat “Praterie e fruticeti alonitrofili iberici (PeganoSalsoletea)” (cod. 1430), mentre le praterie perenni a Lygeum spartum ed i consorzi terofitici ad esse associati, riferiti rispettivamente agli habitat prioritari “Steppe salate mediterranee (Limonietalia)” (cod. 1510) e “Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei TheroBrachypodietea” (cod. 6220) corrispondono alla classe d’uso praterie aride calcaree (ca 10%). Questa unità costituisce il rifugio elettivo sia dei pochi nuclei di Aster sorrentinii, specie d’interesse prioritario ai sensi della Dir. 92/43 CEE, sia dei più cospicui popolamenti ad orchidee. Tab. 2.3.3.1 a – Superficie (ha) delle classi di uso del suolo individuate nel SIC. CLASSI CORINE LAND COVER Codice Denominazione 1123 Aziende agricole e annessi, casali, cascine e masserie 1222 Viabilità stradale e sue pertinenze 211 Terreni abbandonati 21111 Seminativi semplici in aree non irrigue 2212 Altri vigneti 222 Frutteti 2232 Altri oliveti 3211 Praterie aride calcaree 332 Rocce nude, falesie, rupi e affioramenti 333 Aree con vegetazione rada 412 Paludi interne 4121 Canneti a Phragmites 5121 Laghi naturali 5122 Laghi artificiali Totale SIC Superfici Ha 0,78 0,99 89,88 206,49 0,25 0,27 0,74 35,27 2,66 2,00 2,13 1,45 1,41 0,20 344,52 % 0,2 0,3 26,1 59,9 0,1 0,1 0,2 10,2 0,8 0,6 0,6 0,4 0,4 0,1 100 Di scarso rilievo sono le colture permanenti quali frutteti, altri vigneti e altri oliveti, che coprono complessivamente lo 0,4% ca. della superficie del SIC. Un ruolo cruciale ai fini della conservazione complessiva delle valenze del SIC svolgono i laghi naturali, rappresentati da piccoli stagni effimeri di origine naturale che, pur interessando 119 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano lo 0,4% dell’area del SIC, ospitano ben tre habitat: l’habitat prioritario “stagni temporanei mediterranei” (cod. 3170), nuclei di vegetazione connessa con l’habitat “Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition” (cod. 3150), nonché aggruppamenti a Chara vulgaris che possono essere ricondotti all’habitat “Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp.” (cod. 3140). I canneti a Phragmites, spesso disturbati dagli incendi dolosi e colposi estivi, interessano appena 0,4% dell’area SIC e sono localizzati per lo più in corrispondenza del Torrente Macalube, mentre alla catogoria paludi interne (0,6%) vanno riferiti i consorzi pauci- o monospecifici dominati da Arundo collina e/o da Festuca arundinacea, Phalaris sp. pl. e Juncus sp. pl. I dati sopra riportati hanno consentito di redigere la Carta dell’usa del suolo (Tav.12) dove è evidente la trasformazione indotta dalle azioni del progetto MACALIFE che hanno comportato l’abbandono e l’avvio del processo di rinaturalizzazione delle aree ricadenti nella zona A della RNI “Macalube di Aragona”. Negli ultimi anni nell’area non sono intervenute variazioni di rilievo, ad eccezione dei processi di rinaturalizzazione avviati nell’area dei vulcanelli. Il quadro che emerge dall’analisi dell’uso del suolo è che alle Macalube di Aragona il disturbo antropico dovuto alle attività agro-pastorali e quello naturale, connesso con le caratteristiche pedo-climatiche e geologiche dell’area, hanno agito modellando il paesaggio ma anche le comunità che vi si sono insediate e che vi sussistono tuttora. Le Macalube di Aragona sono ad oggi una delle poche aree dove è possibile rinvenire ampie estensioni continue del paesaggio cerealicolo proprio dell’entroterra siciliano. 2.3.3.2 Descrizione delle aree e delle tecniche agricole Le Linee Guida Del Piano Territoriale Paesistico Regionale ormai risalenti al 1999 indicano per il “Paesaggio delle colture erbacee” che: “Caratteristica generale del paesaggio del seminativo semplice in asciutto è la sua uniformità: la coltivazione granaria estensiva impronta in modo caratteristico le ampie aree collinari interne con distese ondulate non interrotte da elementi e barriere fisiche o vegetali e conseguente bassa biodiversità e alta vulnerabilità complessiva, legata alla natura fortemente erodibile del substrato geopedologico. Gli elementi di biodiversità sono associati prevalentemente ai rilievi (creste rocciose emergenti nella matrice argillosa), alle rare zone umide ed agli invasi, alle formazioni calanchive che ospitano talvolta specie rare e specializzate, alle alberature, ecc.”. Questa descrizione si adatta bene all’area delle Macalube dove l’unica coltura di rilievo è quella del frumento, sebbene appare riduttivo nella descrizione delle Linee Guida considerare che la biodiversità sia legata agli elementi diversificatori, i seminativi, infatti, ospitano o, per meglio dire ospitavano nel passato prima della diffusione dei fitofarmaci una alta diversità, soprattutto avifaunistica, legata alle colture e ai sistemi di gestione tradizionali (rotazioni, etc.). Le tecniche colturali diffuse all’interno del SIC risultano comuni a buona parte delle aree cerealicole collinari siciliane. In passato per salvaguardare la fertilità, in rotazione con il grano si inserivano alcune leguminose da foraggio come la sulla. Ciò oggi viene fatto solo sporadicamente, mentre in questi ultimi anni si sono diffusi sistemi di rotazione poco razionali: essi prevedono la rotazione Cece (o Fava) - Frumento-Orzo (o Frumento) - Cece(o Fava) e, più raramente, Sulla (per la produzione di fieno) - Sulla (per la produzione di seme)Frumento - Frumento (Orzo). In passato la superficie veniva lasciata a riposo pascolativo o a maggese per un anno. Purtroppo i vantaggi tipicamente apportati dalle leguminose (effetto rinettante sulle infestanti, 120 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano miglioramento dei caratteri del suolo e soprattutto nel tenore in azoto) non vengono sfruttati in mnaiera ottimale. Infatti, tutte le colture – ad eccezione della sulla - vengono diserbate e concimate; in questo modo si perdono i vantaggi apportati dalle rotazioni tipiche delle colline interne siciliane. Per preparare il suolo si interviene con una lavorazione a circa 40 cm di profondità ad agostosettembre, seguita generalmente da lavori complementari. In passato si effettuava una concimazione in presemina con fertilizzanti fosfo-azotati, mentre oggi generalmente si effettua una concimazione in copertura con solfato ammonico ed urea ai primi di novembre o da gennaio in poi nel caso che si sia effettuata una concimazione in presemina. Le quantità di fertilizzanti oscillano mediamente tra 80-250 Kg/ha di azoto e oggi più raramente con 80-100 Kg/ha di fosforo. Tranne che per le aziende concimate in modo completo, la quantità di fertilizzanti adoperati non compensano le asportazioni che, con produttività media di 25 ql/Ha di granella e di paglia risultano di 97 Kg/Ha di N, 52 Kg/Ha di P2O5, e 55 Kg/Ha di K2O: il sistema attualemnte in uso risulta quindi particolarmente depauperante. Si effettua sempre il diserbo a fine febbraio-inizio marzo con prodotti efficaci per le monocotiledoni che le dicotiledoni. Le colture che seguono il frumento si avvantaggiano della fertilità residua, la lavorazione preparatoria infatti risulta superficiale. La fertilizzazione viene comunque effettuata, per il cece con fertilizzanti fosforici, mentre il diserbo è effettuato per qualunque coltura, ad eccezione della sulla come già accennato. Nei nostri ambienti il frumento non presenta grossi problemi fitosanitari se non in presenza di annate agrarie con decorso climatico particolarmente umido. La malattia che più può incidere sulle rese di prodotto è provocata dagli agenti del mal del piede e il tipo di intervento di difesa più diffuso è quello della concia delle sementi, che è un intervento di routine in cerealicoltura convenzionale. La varietà attualmente coltivata, in percentuale vicino al 60%, è il “Simeto”, seguito da altre varietà tra le quli il “Duilio”. Per la ridotta porzione ad oliveto, le tecniche colturali adottate sono quelle tipiche dell’olivicoltura collinare di queste aree: si prevedono mediamente 3 lavorazioni invernali ed estive; non vengono effettuate concimazioni. Caratterizzazione delle aree agricole rispetto agli habitat e alle specie della Dir. 92/43CEE e brevi cenni sull’impatto delle tipologie e delle pratiche di gestione agro-forestale Le attività antropiche che hanno determinato il maggiore impatto sulla vegetazione del SIC e in particolare sugli habitat “Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei TheroBrachypodietea” e “Steppe salate mediterranee (Limonietalia)”, ma anche sulla conservazione dei vulcanelli di fango, erano l’agricoltura e il pascolo. In seguito all’attuazione delle azioni previste nell’ambito del progetto LIFE, le attività agricole e il pascolo sono cessate nell’area dei vulcanelli, in buona parte coincidenti con la zona A della Riserva. La cessazione dell’attività agricola nell’area dei vulcanelli ha determinato da un lato una drastica riduzione del disturbo antropico; di contro, essa non ha avuto seri riflessi economici perché, a dispetto delle superfici occupate, va rimarcato come spesso le piante di frumento si sviluppassero poco e male a causa della natura dei suoli e delle pendenze eccessive. Ciò si verificava nell’area vicina ai vulcanelli ma anche in zone contigue apparentemente più vocate. Vista la scarsa produzione ottenibile, è evidente come in molti casi, l’attività di coltivazione di certe aree fosse dettata da altre motivazioni piuttosto che da effettive convenienze economiche legate alla produttività. In particolare ciò è vero per le aree attorno ai vulcanelli e tra i calanchi e nelle aree contigue ai piccoli specchi d’acqua. Tra le ragioni che possono essere ipotizzate, oltre ad una palese affermazione di un diritto di 121 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano proprietà e quindi di uso su queste aree, che si riteneva minacciato dall’istituzione dell’area protetta, esistono altre ragioni, legate forse alla riscossione di contributi comunitari per la semina del frumento duro. Nelle aree attorno ai vulcanelli e tra i calanchi che da questi si dipartono, l’attività agricola risultava e può risultare ancora oggi particolarmente nefasta perché con le lavorazioni si favoriscono i processi erosivi, già accentuati a causa della morfologia del territorio e della natura dei suoli. A questo proposito RODOLFI (1991) scrive: “Il periodo più critico dell’anno, per quanto concerne i processi erosivi, corrisponde alla stagione piovosa, quando i terreni o sono preparati o seminati con le colture autunno-primaverili, o sono nudi in attesa della semina delle colture primaverili-estive”. Le colture cerealicole condotte nell’area protetta erano comunque a basso input, per cui l’effetto inquinante dei fertilizzanti, dei diserbanti e degli anticrittogamici è poco evidente ad esclusione della base dei calanchi dove è facile riscontrare un’elevata frequenza di piante nitrofile, indiretto ma chiaro segnale di processi di accumulo di nutrienti. Nel corso dell’ultimo decennio il ricorso a tecniche ad alto impatto hanno arrecato evidenti danni nelle adiacenze dei vulcanelli e dei piccoli specchi d’acqua alterandone significativamente il paesaggio vegetale e determinando una riduzione dei “Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)” e delle “Perticaie alonitrofile iberiche (PeganoSalsoletea)”. Lo scarso contenuto organico del terreno e la sua reazione marcatamente alcalina, esasperata dall’apporto di fertilizzanti chimici, riduce la disponibilità di fosforo e di altri macronutrienti, provocando raccolti molto scarsi. In queste condizioni il suolo è particolarmente esposto all’erosione eolica e meteorica. Ad oggi non si può parlare con assoluta certezza di un effetto inquinante legato all’uso dei fertilizzanti e del diserbo visto anche che si tratta di colture cerealicole a basso input. Tuttavia l’accumulo dei nutrienti già sottolineato, è un indiretto ma chiaro segnale di processi di lisciviazione di nutrienti. L’effetto di queste attività antropiche si riflette anche sulla composizione della flora, che fornisce informazioni chiare sull’influenza del disturbo originato dalle azioni meccaniche e dall’apporto di nutrienti legati alle pratiche colturali circostanti. Infatti, è alquanto alto il numero di specie segetali, ruderali e/o comunque diffuse per lo più in ambienti colturali o negli incolti recenti. All’attività agricola si combinava l’attività del pascolo che, esplicandosi soprattutto nel periodo estivo, aveva un forte impatto sulle poche aree a vegetazione naturale o incolte, impedendo il formarsi di una vegetazione matura e stabile. Connessi con le due attività suddette sono gli incendi che si propagavano periodicamente nell’area a causa della bruciatura delle stoppie e dell’eliminazione della flora non pabulare che cresce nelle aree a vegetazione naturale o incolte. La tecnica della bruciatura delle stoppie, largamente utilizzata per decenni dagli agricoltori locali e dai pastori, determina il periodico propagarsi delle fiamme, che ha effetti deleteri sulla vegetazione dei calanchi e, indirettamente, su quella degli stagni temporanei adiacenti. Il continuo passaggio del fuoco ha peraltro determinato la totale scomparsa delle “Foreste a galleria e arbusteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae)” habitat certamente presente lungo tutto il Torrente Macalube e con ogni probabilità anche lungo alcuni dei suoi principali torrenti immissari. Oggi non dovrebbero (e in effetti non si verificano) incendi “esogeni”, infatti, il D.D.G. n. 3220 del 28 Dicembre 2007 sulla “condizionalità”, prevede oltre al divieto della bruciatura delle stoppie anche la difesa attiva dagli incendi per le aree ritirate dalla produzione. Gli incendi che interessano oggi il SIC si originano però all’esterno del SIC nelle campagne di Agrigento, Aragona, Joppolo Giancaxio, ecc. Spesso a causa del forte vento, la cenere prodotta dalla combustione trasportata dal vento scavalca la fascia tagliafuoco e determina degli incendi all’interno dell’area protetta. 122 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Va innanzitutto compiuta una valutazione di ordine generale sulla questione degli incendi nell’isola. La bruciatura delle stoppie è un fenomeno antico quanto la coltivazione dei cereali, ma solamente adesso è diventato un problema. Perché non lo era in passato? Semplicemente perché gli agricoltori mettevano in atto le pratiche agronomiche normali che consistevano nel realizzare con il trattore le strisce attorno al campo prima di bruciare le stoppie. Oggi questo non succede più e gli incendi “sfuggiti” da un campo di stoppie percorrono decine di chilometri finendo per interessare aree in rinaturalizzazione o di pregio. Occorre quindi intervenire affinché gli incendi che interessano le aree non boscate (si tratta per lo più di ex-coltivi dove si insediano comunità erbacee ruderali pioniere) si diffondano senza controllo chiedendo una maggiore e più efficace azione di spegnimento alle Autorità preposte allo spegnimento. Queste aree, infatti, sono considerate “terre di nessuno” dove “non vale la pena di intervenire” –non trattandosi di zone boscate - e dove si interviene solo se e quando l’incendio crea problemi alla circolazione stradale. In realtà sono aree di straordinaria importanza perché sono aree dove la vegetazione si insedia spontaneamente in seguito all’abbandono, che svolgono una preziosa funzione di controllo dell’erosione, ma dove il processo viene azzerato con regolarità proprio dagli incendi. Queste aree meritano attenzione al pari dei boschi e andrebbero adottate tutte i provvedimenti necessari per evitare il loro continuo ripetersi. Il disturbo legato all’intensità del pascolo, le percentuali di copertura e lo stress ambientale dovuto alla scarsa disponibilità idrica sono, secondo ALI et alii (2000), i fattori che condizionano maggiormente la ricchezza specifica della vegetazione degli ambienti aridi. L’azione diretta ed indiretta del pascolo, oggi cessato nel SIC, va dunque controllata: oltre ad un’eccessiva sottrazione di biomassa, il sovrappascolo provoca una forte compattazione del suolo sui margini degli specchi d’acqua che, come esposto in seguito, svolgono un ruolo importantissimo negli equilibri demografici delle popolazioni e delle comunità igrofile. 2.3.3.3 Descrizione delle aree forestali (C.1) Nel SIC non sono mai stati compiuti interventi di forestazione. 123 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 2.3.4 Descrizione del Paesaggio (F) 2.3.4.1 Caratteri significativi del paesaggio antropico e naturale (F.1; F.2) La configurazione del paesaggio antropico e naturale del SIC è strettamente legata tanto alle caratteristiche specifiche del sito, quanto al contesto nel quale è inserito. Se per le prime è prevalentemente il fenomeno dei “Vulcanelli di fango” (vulcanismo sedimentario) a determinare gli aspetti strutturanti del paesaggio naturale e semi-naturale, per le seconde tende a prevalere l’azione dell’uomo nella configurazione dei segni dell’assetto del paesaggio. Da una parte, un paesaggio naturale e, dall’altra, un paesaggio antropico; il passaggio dall’uno all’altro è segnato dalla porzione di territorio “mista” (in gran parte coincidente con le zone B della riserva) nella quale sono presenti aspetti dell’uno e componenti dell’altro dominio. Gli unici manufatti architettonici di un certo interesse sono i due complessi edilizi interni alla riserva, posti immediatamente all’esterno della zona A, lungo la strada di accesso alla collina dei Vulcanelli, per i quali il Progetto Life Natura ha previsto la realizzazione di un Centro visite e di un Museo delle tradizioni e della cultura contadina. E’ possibile, pertanto, individuare tre differenti tipologie di unità/ambiti di paesaggio che interessano: - la parte sommitale della collina delle Maccalube (zona dei vulcanelli e delle polle d’acqua); - il sistema dei calanchi e dei valloni perimetrali; - le aree agricole perimetrali. Tale articolazione risulta essere l’esito tanto della configurazione del paesaggio percettivo (quello percepito dall’occhio umano), tanto dell’attuale uso del suolo (Carta Progetto Life) posto a confronto con quello previsto dagli strumenti di pianificazione e programmazione urbanistico-territoriale. In relazione all’uso del suolo, in riferimento alla carta prodotta dal Progetto LIFE, la prima tipologia coincide con la porzione di suolo in cui è presente la gariga, la seconda coincide con gli incolti, la terza con il seminativo diffuso caratterizzato dalla presenza di ridotti campi coltivati ad oliveto (a Nord) e frutteto (a Sud). Le prime due unità di paesaggio interessano prevalentemente il paesaggio naturale. La vegetazione naturale e semi-naturale, costituita per lo più da gariga, si concentra in particolar modo nelle zone marginali all’area dei Vulcanelli e lungo i versanti scoscesi dove l’agricoltura non può essere praticata. Gli elementi del paesaggio antropico vanno, invece, ricondotti essenzialmente alla produzione agricola, tanto nell’uso del suolo, quanto nella consistenza dei pochi manufatti edilizi di tipo rurale presenti. Ambito 1 “Parte sommitale della collina delle Maccalube” (zona dei vulcanelli e degli stagni temporanei) L’Ambito 1 interessa la parte della collina delle Maccalube occupata dai vulcanelli e dalle polle d’acqua. Si tratta di un paesaggio naturale di estremo interesse, percebile fin dall’esterno del SIC come un’ampia zona circolare di colore biancastro (colore dovuto ai depositi di salgemma e di gesso, che precipitano dalle acque emesse insieme al gas ed al fango, da qui la denominazione dell’area “Occhiu di Macalubi”) posta a circa m 286 s.l.m.. Le sue caratteristiche morfologiche e percettive risultano l’esito del fenomeno di vulcanismo sedimentario riconducibile alle emissioni superficiali di tipo gassoso proprie delle manifestazioni petrolifere. Si tratta di un rilievo collinare che ha origine dai depositi plastici di natura argillo-marnosa prodotti dal fenomeno del vulcanesimo sedimentario. Tale fenomeno si manifesta attraverso l’emissione di gas naturale che, trasportando acqua ed argilla, forma in superficie i 124 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano caratteristici vulcanelli di fango, dalla morfologia simile ai tradizionali vulcani, ma con altezze significativamente più ridotte e variabili (alle Maccalube di Aragona da 10 cm ad oltre un metro) che risultano l’esito del deposito in superficie del materiale argilloso trasportato assieme all’acqua dal gas. La presenza e distribuzione dei vulcanelli interessa, in genere, la parte sommitale della collina, mentre la rimanente parte dell’Ambito è interessata dalla presenza di zone umide (stagni temporanei e polle d’acqua) che, pur essendo esito dello stesso processo di emissione gassosa, tale fenomeno non è accompagnato dalla formazione di un edificio vulcanico, ma dalla formazione di piccole polle di acqua dal diametro di m. 2,5 ca. La natura del fenomeno ed il materiale eruttato nel corso dei secoli ha dato origine ad una ampia zona in continuo lento movimento, caratterizzata da morfologie accidentate e da piccole depressioni che ospitano importanti aree umide classificate come stagni temporanei mediterranei; questi specchi d‘acqua, più o meno sussistenti nel corso della stagione estiva, formano ambienti umidi, di importanza cruciale per lo sviluppo della fauna entomologica. Ambito 2 “Il sistema dei calanchi e dei valloni perimetrali” L’Ambito 2 interessa la fascia perimetrale della collina che dalla sua parte sommitale giunge alla base interessando tanto i calanchi, quanto i valloni perimetrali. L‘area è, pertanto, costituita litologicamente da vasti affioramenti di rocce argillo-marnose all‘interno delle quali si riscontrano inclusi di varia età, natura e litologia. La loro formazione si deve a diversi fattori, tra cui è fondamentale la presenza di un substrato in prevalenza argilloso, sul quale agiscono rapidamente fenomeni di erosione e dilavamento concentrato, con la formazione di brevi e profondi solchi, organizzati in bacini idrografici in miniatura dal reticolo estremamente ramificato. Al suo interno è possibile osservare le morfologie tipiche di un corpo di frana in movimento che interessa terreni argilloso-marnosi. In relazione alla configurazione del paesaggio naturale, gli elementi che contribuiscono alla sua caratterizzazione sono i calanchi che circondano la collina (più estesi e profondi ad Ovest e Nord e più brevi e superficiali ad Est e Sud), il Vallone Maccalube che delimita la collina lungo il tratto occidentale e settentrionale, e il Vallone Scorsone che si estende nella parte settentrionale del SIC. Il Vallone Maccalube, con un bacino idrografico di tipo dendritico, riceve i flussi provenienti dai calanchi che a raggiera si dipartono dalla collina, costituendone elemento di contenimento e delimitazione. Oltre ai principali, l’Ambito è costituito da una capillare rete di impluvi, esito del movimento argilloso-marnoso dei suoli e del dilavamento delle acque relative alle precipitazioni stagionali non assorbite dai terreni impermiabili. I solchi del terreno, dopo poche decine di metri, si approfondiscono progressivamente sino a trasformarsi in veri e propri valloni, caratteristici per vegetazione e morfologia. I calanchi, separati da piccole valli cieche e da impluvi stretti, si formano dove la naturale tendenza dei sedimenti argillosi a raggiungere la propria condizione di riposo viene sconvolta dal continuo scalzamento al piede dei versanti ed arretramento delle superfici piane soprastanti (Calzolari et al., 1993), interessate dalle pratiche agricole. Conseguentemente questi calanchi costituiscono dei sistemi fortemente dinamici, dove i rapporti tra geomorfologia e vegetazione sono molto stretti. La vegetazione dei versanti dei calanchi appare molto discontinua, con una caratteristica distribuzione a mosaico. Ambito 3 “Le aree agricole perimetrali” Il resto del territorio del SIC è interessato dall’uso agricolo del suolo, caratterizzato dalla coltivazione di seminativi semplici (grano duro) che occupano oltre il 70% della sua 125 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano superficie. Ad eccezione, infatti, di piccole porzioni di territorio in cui sono presenti le colture arboree del mandorleto e dell’oliveto, e ad una superficie pari al 14% caratterizzati da coltivi in abbandono, il territorio del SIC esterno alla riserva, e coincidente in gran parte con la Contrada Manicalunga, è tradizionalmente coltivato a seminativo semplice. L’Ambito 3 è, pertanto, caratterizzato da un paesaggio agrario di tipo tradizionale che, articolandosi intorno alla collina delle Maccalube, definisce uno scenario, dal punto di vista percettivo, tendenzialmente omogeneo caratterizzato da dolci ondulazioni collinari che si contrappongono fortemente al paesaggio del versante meridionale caratterizzato dal sistema dei calanchi pedo-collinari. Si tratta, pertanto, di un ambito che assume la configurazione tipica delle forme dell'agricoltura meccanizzata con campi aperti e regolari, seppur in pendenza, privi di presenze vegetali sia arboree che arbustive, e caratterizzati dalla presenza di edificato e infrastrutture per la mobilità a servizio dei processi di trasformazione antropica. 2.3.4.2 Variazioni del paesaggio e tendenze evolutive delle trasformazioni territoriali (F.3) Così come la configurazione del paesaggio dipende da fenomeni naturali e azioni antropiche, in riferimento alle specificità del SIC “Maccalube di Aragona”, la sua evoluzione deriva tanto dall’azione del fenomeno geologico, quanto dall’azione dell’uomo. Negli ultimi tre anni le variazioni maggiormente significative del paesaggio del SIC hanno per lo più interessato la zona A della riserva. L’acquisizione, infatti, per esproprio o per acquisto dei terreni agricoli presenti in questa parte della riserva, a partire dal 2005, ha determinato una progressiva trasformazione della conformazione del suo paesaggio, sia direttamente che indirettamente. Il passaggio è stato segnato dall’implementazione delle azioni del Progetto Life che, al fine di garantire l’effettiva tutela della zona A di riserva, ha provato a ridurre il complesso sistema di pressioni antropiche che gravava, in particolare, su questa porzione di territorio. Il progressivo abbandono dei terreni agricoli e l’impianto di specie autoctone, la realizzazione della recinzione a tutela della zona A e la consequenziale applicazione del divieto di pascolo, la realizzazione della fascia parafuoco contro gli incendi hanno innescato un incisivo processo di rinaturalizzazione dei terreni che ha generato evidenti effetti sulla configurazione e sulla percezione del paesaggio. La zona A della riserva è attualmente interessata da una riconversione dei coltivi in stato di abbandono attraverso l’impianto di specie autoctone. A questi effetti diretti si relazionano quelli indiretti, legati alla riduzione significativa dei movimenti di terreno derivante dall’utilizzo di macchinari agricoli che periodicamente, assieme agli incendi e al pascolo, contribuivano allo stravolgimento della copertura vegetale spontanea e, in molti casi, dell’assetto complessivo dei suoli. Condizione alla quale, tuttavia, per altri versi continua a contribuire periodicamente la natura stessa dei luoghi con l’azione di capovolgimento naturale, relazionata al vulcanismo sedimentario, per effetto della quale la superficie della collina delle Maccalube viene completamente stravolta generando la scomparsa temporanea dei Vulcanelli. Le fasi dei capovolgimenti, causati dalle ultime eruzioni violente che hanno interessato la collina, appaiono evidenti dai diversi strati morfologici che caratterizzano il pianoro della collina e contribuiscono a definirne il suo assetto percettivo. La natura del fenomeno, assieme al materiale eruttato, definisce un’area coincidente in gran parte con la zona A della riserva, soggetta a continue e periodiche trasformazioni. Queste modificazioni dell’assetto del paesaggio, oltre a caratterizzare la parte sommitale della collina, 126 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano interessano anche il sistema dei calanchi e delle depressioni che a raggiera si dipartono dall’area dei Vulcanelli, generando morfologie accidentate, ripide scarpate, fessurazioni nel suolo e ampie depressioni dove si formano stagni temporanei che tendono a prosciugarsi nei mesi estivi. Nell’assetto generale del paesaggio tale processo contribuisce a modificare continuamente la configurazione della collina, l’estensione e la profondità dei calanchi, la distribuzione dei coni vulcanici e degli stagni temporanei. Negli ultimi decenni, tuttavia, l’asseto del paesaggio è stato profondamente influenzato anche dalle attività antropiche che hanno contribuito ad alterare la configurazione dei suoli e la copertura vegetale, tanto della collina dei Vulcanelli (zona A della riserva), quanto delle zone B e B1 e di tutta la restante parte del SIC, ove l’agricoltura è praticabile. La lavorazione agricola, inoltre, ha comportato, in alcuni casi, il riempimento degli stagni temporanei con terra e detriti al fine di ampliare la superficie agricola utile. La zona dei calanchi, in particolare, interessata pesantemente dall’azione dell’uomo, è costantemente soggetta a fenomeni franosi ed erosivi che dipendono anche dal continuo mutamento per azione dell’uomo delle condizioni di stabilità della base dei versanti. I calanchi sono il prodotto dell'evoluzione geomorfologica di paesaggi in cui la scomparsa (per motivi naturali o antropici) della copertura vegetale protettiva e stabilizzante mette a nudo i terreni erodibili sottostanti che vengono incisi profondamente dalle acque di ruscellamento superficiale, producendo incisioni separate da costoni facilmente disgregabili (Calzolari et al., 1993). La composizione e la struttura della vegetazione dei calanchi delle Maccalube appare fortemente condizionata dal passato uso agro-pastorale del territorio, come del resto è stato osservato anche sulla Penisola in contesti analoghi (Calzolari et al., 1993). Il pascolo, infatti, ha fortemente rallentato l‘evoluzione della vegetazione verso tipologie più mature e stabili. La sua recente cessazione dovrebbe di contro facilitare ed accelerare i processi della successione. Con l’azione del Life Natura (2005) si è riusciti a sottrarre la zona A della riserva all’azione antropica di trasformazione del territorio e alterazione dell’assetto della copertura vegetale, mentre per le zone B e B1 e, progressivamente, per tutto il resto del territorio interessato dal SIC, si sta cercando di attivare processi di concertazione con i proprietari dei terreni al fine di promuovere forme di agricoltura agro-eco-sostenibile attraverso la riduzione al minimo del trattamento chimico dei suoli. Tuttavia, sono state presentate alcune richieste di variazioni colturali (inoltrate al comune di Aragona e all’Ente gestore della riserva) tanto in zona B e in zona B1, quanto nel resto del SIC. Tali richieste contribuiranno a modificare ulteriormente la configurazione del paesaggio con il rischio che, qualora non vengano applicate le adeguate misure di controllo e salvaguardia, si continui a generare lo stravolgimento dell’assetto complessivo di questo territorio. 2.3.4.3 Coerenza con le Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale e con gli obiettivi del D. Legs. 42/04 (F.4; F.5) Linee guida del Piano Paesistico Per quel che riguarda nello specifico l’elaborazione del Piano Paesistico, la Regione Siciliana non segue il modello procedurale prescritto in materia dalla L.n. n. 431/1985 ma segue direttamente le modalità indicate dalla L.n. n. 1497/1939. Questa condizione, che risente dell’assenza di una normativa regionale organica in materia di paesaggio, è l’esito delle disposizioni di legge che si sono susseguite nel tempo e che hanno comportato l’attribuzione 127 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano all’Assessorato BBCCAA e PI della esclusiva competenza nel settore del paesaggio. Con l’Art. 1 del D.P.R. 15.1.1972, n. 8, assieme al trasferimento alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative esercitate dagli organi centrali e periferici dello Stato in materia di urbanistica, veniva infatti trasferita la funzione di redigere e approvare i piani territoriali paesistici. Se per tutte le regioni a statuto ordinario il trasferimento di tali competenze viene definito con un Decreto del 1977 (sulla base del quale interverrà successivamente la L.n. n. 431/85 dando la possibilità alle regioni di redigere piani urbanistici territoriali con valenza paesistica o piani paesistici veri e propri), per la Regione siciliana ciò era già avvenuto con il D.P.R. n. 637 del 1975 che dava attuazione alle disposizioni dello Statuto regionale siciliano in materia di tutela del paesaggio, e nel quale il legislatore, che nel caso delle altre regioni individua più precisi indirizzi procedurali, stabiliva, sulla base dell’autonomia regionale e sul valore di legge costituzionale dello Statuto Regionale siciliano, che l’Amministrazione regionale esercitasse nel proprio territorio tutte le attribuzioni delle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato in materia di tutela del paesaggio ex legge 29 giugno 1939, n. 1497, demandando alla sua competenza esclusiva l’individuazione delle forme e dei metodi dell’azione amministrativa derivante dall’esercizio di queste attribuzioni. La Regione Siciliana si è espressa a questo riguardo con l’Art. 5 della L.r. n. 80/77, attribuendo tali funzioni all’Assessorato Regionale dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione, che esercita le funzioni previste dal suddetto D.P.R. 30 agosto 1975, n. 637. La tutela del paesaggio è dunque demandata all’Assessorato e ai suoi organi periferici competenti per materia (le Soprintendenze per i beni culturali e ambientali), e più precisamente alle relative sezioni per i beni paesistici architettonici e ambientali (artt. 2 e 16 L.r. n. 116/80), le quali svolgono le funzioni previste per le Soprintendenze di cui al D.P.R. n. 805/75. Inoltre, l’elaborazione stessa del Piano Paesistico Territoriale (P.T.P.) che compete dunque all’Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali (Art. 3 L.r. n. 80/77), secondo il procedimento previsto dall’Art. 5 della L.n. n. 1497/39 e dal relativo regolamento di esecuzione (R.D. n. 1357/40), seppure nei contenuti ridefiniti dalla L.n. n. 431/85, può essere affidata alle competenti Soprintendenze per i Beni Culturali ed Ambientali (Art. 23 R.D. n. 1357/40; Art. 31 D.P.R. n. 805/75; Art. 2 L.r. n. 116/80). Che si tratti di facoltà e non di obbligo è dimostrato dal testo del Regolamento, secondo il quale l’organo centrale può affidare la redazione del piano (di cui esso è quindi titolare) all’ufficio periferico che lo elabora sulla base dei criteri di pianificazione determinati in sede centrale. Questa ricostruzione, peraltro fondata su quanto previsto dall’Art. 23 R.D. n. 1357/40, è l’unica compatibile con l’esigenza di adottare un piano di ambito territoriale regionale, secondo le indicazioni della L.n. n. 431/85: il che certamente induce a rigettare l’ipotesi di pianificazione paesistica di ambito infraprovinciale o provinciale, avente quindi riferimenti spaziali poco coerenti con la materia e metodologie di redazione disomogenee. Ma se per le procedure di formazione del P.T.P. la Regione deve fare riferimento alle indicazioni contenute nella L.n. n. 1497/39, per ciò che riguarda i contenuti del Piano non può prescindere dalla considerazione unitaria del patrimonio paesistico accolta dalla L.n. n. 431/85, la quale ha abbandonato il modello di tutela rispondente alla concezione puramente estetizzante della legge del 1939. Sulla base di ciò nel 1996 l’Assessorato BBCCAA e PI ha emanato le Linee Guida per il Piano Territoriale Paesistico Regionale che, non avendo valore di Piano ma di “pre-piano”, suddividono il territorio regionale in 18 ambiti, per ciascuno dei quali deve essere redatto un apposito piano paesistico. Tuttavia a cavallo del 2000, intervengono due provvedimenti che in parte contribuiscono a modificare il quadro delineato: l’Accordo Stato-Regione Siciliana ed il D.Lgs. 42/04. Sulla base di questi provvedimenti il piano paesaggistico deve possedere un carattere esplicitamente progettuale; in Sicilia le Linee Guida non posseggono tale carattere, dal momento che 128 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano contengono degli indirizzi e non sono un vero e proprio piano. Questa condizione comporta, in fase di verifica dello strumento, la necessità di un adeguamento alle prescrizioni dei suddetti provvedimenti, interessando, inoltre, tutti i piani che ad oggi sono stati approvati, i quali dovranno essere riesaminati entro il 2008 dall’Assessorato regionale BB.CC.AA. e P.I. e dal suo organo consultivo. In relazione a quanto detto, ed in assenza di una legge regionale in materia di paesaggio e di pianificazione paesaggistica, il Codice Urbani, entrato in vigore in tutta Italia a partire dal maggio 2004, può essere applicato in Sicilia esclusivamente nei contenuti e non nella parte procedurale. Ciò comporta che, ad esempio in riferimento alle deleghe paesaggistiche, mentre nel resto delle regioni italiane che hanno legiferato e pianificato in materia di paesaggio in coerenza con il Codice Urbani le concessioni edilizia e paesaggistica vengono rilasciate dal comune interessato con un’azione di controllo da parte delle Soprintendenze, in Sicilia la concessione edilizia viene rilasciata dal comune, mentre la concessione paesaggistica viene rilasciata dalla Soprintendenza quale organo regionale decentrato e competente in materia ai sensi della legge del 1939. Ma la pianificazione del paesaggio in Sicilia ha trovato un’ulteriore livello di complessità quando in virtù dell’Art. 5 della L.n. n. 1497/39, nonchè del relativo regolamento di esecuzione (R.D. n. 1357/40) e al fine di incentivare la redazione dei piani paesaggistici utilizzando le somme previste dalla Misura 2.0.1/D del POR Sicilia 2000-2006, l’Assessorato BBCCAA e PI ha deciso di affidare la realizzazione dei Piani Paesaggistici alle Soprintendenze decentralizzando l’azione pianificatoria unitaria che con le Linee Guida del 1996 era stata promossa e affidata all’apposito ufficio del Piano interno all’Assessorato regionale BBCCAA e PI. Le Soprintendenze hanno cosi incominciato ad elaborare i propri documenti (che non sono dei veri piani in quanto è assente la parte normativa) in relazione ai propri contesti provinciali di riferimento che naturalmente non corrispondono agli ambiti introdotti con le Linee Guida del 1996, la cui perimetrazione non segue i confini amministrativi provinciali. Da ciò emergono degli evidenti conflitti di ordine interpretativo ed operativo, accentuati dall’assenza di indirizzi specifici forniti dall’Assessorato alle Soprintendenze per la redazione dei Piani. Tali conflittualità condurranno a documenti elaborati su base provinciale, dunque disomogenei (anche per le differenti scale utilizzate) e non coerenti rispetto ad una visione ampia ed unitaria di tutela del paesaggio. All’Art. 5 delle Linee Guida si dice che per i territori dichiarati di interesse pubblico ai sensi dell’Art. 1 della legge 29 giugno 1939, n. 1497 e dell’Art. 1 della legge 8 agosto 1985, n. 431, nonché nelle aree sottoposte alle misure di salvaguardia previste dall’Art. 5 della legge regionale 30 aprile 1991, n. 15, l’Amministrazione Regionale dei Beni Culturali e Ambientali fonda l’azione di tutela paesistico-ambientale sulle Linee Guida dettate con riferimento ai sistemi e alle componenti individuati nell’Art. 3, tenendo conto dei caratteri specifici degli ambiti territoriali definiti nell’Art. 4. Per i suddetti territori gli uffici distaccati dell’Assessorato Regionale provvedono a tradurre le Linee Guida in Piani Territoriali. In questi territori, i piani urbanistico-territoriali redatti dalle Province e dai Comuni, e i piani territoriali dei Parchi Regionali redatti ai sensi dell’Art. 18 della L.R. 6 maggio 1981, n. 98 e i regolamenti delle riserve naturali di cui all’Art. 6 della L.R. n. 98/81 devono recepire le indicazioni delle Linee guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale. Nei territori non soggetti a tutela ai sensi delle leggi sopracitate, le Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale assolvono alla funzione di strumento propositivo, di orientamento e di conoscenza per la pianificazione territoriale provinciale e per la pianificazione urbanistica comunale. Per quel che nello specifico riguarda l’Ambito 10 del Piano Territoriale Paesistico Regionale, nel quale ricade il SIC “Maccalube di Aragona” (SIC ITA040008), ad oggi, l’iter di 129 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano elaborazione del relativo Piano Territoriale non risulta ancora essere stato completato. Tale strumento, la cui predisposizione è affidata alla Soprintendenza ai Bb. Cc e Aa. di Agrigento, dovrà essere redatto ai sensi dell’Art. 135 del D.Lgs. 42/04 che disciplina la “Pianificazione paesaggistica”. In coerenza con il comma 2 “il piano paesaggistico definisce […] le trasformazioni compatibili con i valori paesaggistici, le azioni di recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela, nonche' gli interventi di valorizzazione del paesaggio, anche in relazione alle prospettive di sviluppo sostenibile”. Appare chiaro che le indicazioni del legislatore nazionale si muovono in direzione dell’ampliamento del concetto di paesaggio, già predisposto dalla Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, 2000), in direzione di un coordinamento con gli altri strumenti di pianificazione territoriale e in direzione di un modello di sviluppo sostenibile che integri la componente antropica. In relazione a quanto detto, il Piano Territoriale Paesistico Regionale persegue i seguenti obiettivi generali (Indirizzi normativi delle Linee Guida, Parte seconda, Art.1): a) stabilizzazione ecologica del contesto ambientale regionale, difesa del suolo e della biodiversità, con particolare attenzione per le situazioni di rischio e di criticità; b) valorizzazione dell’identità e della peculiarità del paesaggio regionale, sia nel suo insieme unitario che nelle sue diverse specifiche configurazioni; c) miglioramento della fruibilità sociale del patrimonio ambientale regionale, sia per le attuali che per le future generazioni. In relazione agli Indirizzi normativi delle Linee Guida (Parte seconda), in riferimento alle linee strategiche individuate al Titolo I, “Indirizzi generali” (Art. 2) e al Titolo II, “Indirizzi per sistemi e componenti” (Artt. 9-17), si evidenzia quanto segue: 1) in relazione agli indirizzi per la tutela del Paesaggio agrario delle colture erbacee (seminativo) si rileva una sostanziale coerenza tra gli indirizzi delle Linee Guida (Art. 12 “Paesaggio agrario”) e le azioni intraprese con l’attivazione del complesso di interventi comunitari (Progetto Life) e relativi al POR Sicilia con riferimento alle azioni di: – ritiro dei seminativi dalla produzione e creazione di aree di rinaturazione; – parziale riforestazione con criteri naturalistici; – introduzione di fasce e zone arbustate o alberate per l’incremento della biodiversità. 2) in relazione agli indirizzi per la tutela del Paesaggio percettivo non sono ad oggi stati individuati studi o strumenti (in sede di pianificazione urbanistica) per la tutela del paesaggio percettivo della collina delle Maccalube vista dall’esterno. Le azioni di tutela non vanno solamente indirizzate alla conservazione del bene in sé (in questo senso funziona l’azione di tutela promossa con l’istituzione della riserva), ma anche, e soprattutto in questo caso, alla sua configurazione in relazione alla percezione visiva che di esso si ha. Su tali aspetti legati al paesaggio percettivo, un effetto indiretto hanno avuto le azioni di riduzione delle pressioni derivanti dall’uso agricolo dei fondi (in particolare quelli ricadenti nella zona A della riserva), contribuendo alla riduzione del “processo di degrado percettivo” (Linee guida, Art. 17) della configurazione della parte sommitale della collina delle Maccalube, osservata in particolare dal crinale collinare sopra che si estende al di sopra di Contrada Manicalunga (MAC_paes.8). D.Lgs. 42/04 Il D.Lgs. 42/04 definisce paesaggio “una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni” (Art. 131.1). La tutela e la valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili (Art. 131.2). 130 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Da queste prime battute si evincono almeno due componenti fondamentali strettamente legate alla percezione del paesaggio delle Maccalube: 1. il paesaggio va inteso come configurazione omogenea del territorio; 2. il valore che il paesaggio esprime va inteso come “manifestazione identitaria percepibile”. Il SIC “Maccalube di Aragona” rientra all’interno della categoria di beni paesaggisitici definita all’Art. 136 del D.Lgs. 42/04 “Immobili ed aree di notevole interesse pubblico”. Si tratta in particolare di quegli “immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica”. Anche in relazione agli indirizzi del D.Lgs. 42/04, non sono ad oggi stati individuati studi o strumenti (in sede di pianificazione urbanistica) per la tutela del paesaggio percettivo della collina delle Maccalube vista dall’esterno. In particolare non sono stati ancora approvati gli strumenti indirizzati alla conservazione e valorizzazione di questo paesaggio ed in particolare il piano paesaggistico che, come stabilito all’Art. 135, definisce le “trasformazioni compatibili con i valori paesaggistici, le azioni di recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela, nonchè gli interventi di valorizzazione del paesaggio, anche in relazione alle prospettive di sviluppo sostenibile” (Art. 135.2). 131 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 2.3.5 Descrizione dei valori archeologici, architettonici e culturali (E) 2.3.5.1 Strumenti normativi e di pianificazione di settore vigenti nel territorio (E.1) Il sistema di tutela dei valori archeologici, architettonici e culturali si articola in strumenti normativi e strumenti di pianificazione. In relazione alla prima categoria di strumenti, i riferimenti normativi sono: 1. La Legge n. 1089 del 1 giugno 1939 (“Tutela delle cose di interesse artistico o storico”) che sottopone a vincolo di tutela le cose, immobili e mobili, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnografico, compreso il patrimonio che interessa la paleontologia, la preistoria e le primitive civiltà; le ville, i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico o storico (Capo I, Art.1.). 2. Il D.Lgs. n. 490 del 29 ottobre 1999 (“Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell'articolo 1 della legge 8 ottobre, n. 352”) che sottopone a tutela i Beni culturali (Titolo I). 3. Il D.Lgs. 42/04 (“Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137”) che costituisce il riferimento unico in materia di tutela dei beni culturali e del paesaggio. In relazione agli strumenti di pianificazione di settore, il riferimento principale è costituito dalle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale del 1996 e dal Piano Territoriale Paesistico dell’Ambito 10 (“Area delle colline della Sicilia Centro-Meridionale”) in corso di elaborazione. 2.3.5.2 Individuazione delle aree archeologiche (E.2) Nel territorio del SIC non risultano presenti nè percepibili a vista“Zone di interesse archeologico”. Non essendo presenti aree o beni archeologici ed essendo i beni architettonici coincidenti esclusivamente con il patrimonio edilizio rurale già individuato nella carta delle infrastrutture, si ritiene superfluo redigere la carta relativa dei beni architettonici e archeologici perchè sarebbela riproposizione di tematismi già presenti nella Tav.15. 2.3.5.3 Individuazione dei beni architettonici e archeologici sottoposti a tutela (E.3) Per quel che riguarda i beni architettonici si rileva la presenza di edifici (alcuni dei quali di un certo interesse storico-testimoniale) finalizzati alla conduzione dei fondi agricoli riportati nella seguente tabella. Bene architettonico Complesso di fabbricati rurali ("case vecchie”) a m 400 ca. a sud-ovest dell'area dei Vulcanelli Complesso di fabbricati rurali a m 350 ca. a sud dell'area dei Vulcanelli Fabbricato rurale a m 750 ca. a nord-ovest dell'area dei Vulcanelli Rudere di fabbricato rurale a m 500 ca. a nord-ovest dell'area dei Vulcanelli Rudere di fabbricato rurale a sud di Casa Salamone Fabbricato rurale a m 750 ca. a sud di Casa Salamone 132 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Rudere di fabbricato rurale a Nord di Contrada Manicalunga Fabbricato rurale in Contrada Manicalunga e rudere 2.3.5.4 Coerenza con il D.Lgs. 42/04. Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (E.1.1) Il D.Lgs. 42/04, All’Art. 2, dichiara che il patrimonio culturale “è costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici”. Sono beni culturali le cose immobili e mobili che, ai sensi degli Articoli 10 e 11 del D.Lgs. 42/04, presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà. Sono beni paesaggistici gli immobili e le aree indicati all'Articolo 134 del D.Lgs. 42/04, costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio, e gli altri beni individuati dalla legge o in base alla legge. Ai sensi del D.Lgs. 42/04 rientrano tra i beni culturali “le tipologie di architettura rurale aventi interesse storico od etno-antropologico quali testimonianze dell'economia rurale tradizionale” (Art. 10.4.l). Per tali beni il D.Lgs. 42/04 dichiara che “I beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione” (Art. 20.1). La conservazione del patrimonio culturale è assicurata dal D.Lgs. 42/04 all’Art. 29, mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro. Il D.Lgs. 42/04 introduce le seguenti categorie di intervento: 1. Prevenzione: complesso di attività idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo contesto; 2. Manutenzione: complesso di attività e di interventi destinati al controllo delle condizioni del bene culturale e al mantenimento dell'integrità, dell'efficienza funzionale e dell'identità del bene e delle sue parti; 3. Restauro: intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all'integrità materiale ed al recupero del bene, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi valori culturali. Tuttavia, tutti i beni architettonici presenti nel SIC versano in misero stato di conservazione; in molti casi risultano ridotti a rudere. Tale stato di conservazione e l’assenza di specifiche progettualità in atto (eccezion fatta per quelle ricordate nel paragrafo precedente), indirizzate al recupero del suddetto patrimonio evidenzia un grave stato di incoerenza con gli indirizzi del D.Lgs. 42/04 sopra ricordati. 133 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 2.3.6 Descrizione della pianificazione territoriale 2.3.6.1 Sistema vincolistico (D.2) Nella seguente tabella sono elencati i vincoli territoriali vigenti che interessano l’area del SIC e che assumono, quindi, rilevanza per la conservazione in uno stato soddisfacente degli habitat e delle specie presenti nel sito. Denominazione vincolo del Provvedimento normativo Provvedimento specifico Soggetto gestore Vincoli, divieti, restrizioni Riserva Naturale Integrale (R.N.I.) L.R .98/81 L. R. 14/88 D.A. n. 290 del 16/05/95 e n. 528 dell’11/08/95 di istituzione della R.N.I. ARTA, Direzione Ambiente - Legambiente C.R.S. (ente gestore) Sito di Comunitario Direttiva 92/43/CEE e DPR 357/97 Vedi Regolamento della riserva (D.A. 24/07/00) e modifiche apportate dal C.P.S. (23/06/2007) Valutazione di incidenza per interventi che possono compromettere la conservazione di habitat e specie Interesse ARTA, Direzione Ambiente - Legambiente C.R.S. (soggetto incaricato per la redazione del Piano di gestione) Soprintendenza ai Bb. Cc e Aa. di Agrigento Riserva Naturale Integrale (R.N.I.) D.Lgs.42/2004 lettera f Zona di interesse ambientale. Fascia di rispetto fluviale D.Lgs.42/2004 lettera c, ex L. 431/85 Soprintendenza ai Bb. Cc e Aa. di Agrigento Vincolo idrogeologico R.D. 3267 del 30/12/23 modificato con R.D. 23 del 3/01/26 e R.D. 215 del 13/02/33 Ispettorato dipartimentale delle Foreste Edificabilità previo nulla osta della Soprintendenza ai Bb. Cc e Aa. di Agrigento Edificabilità previo nulla osta della Soprintendenza ai Bb. Cc e Aa. di Agrigento Con i dati sopra riportati è stata redatta la Carta dei vincoli (Tav. 14) che evidenzia come l’area del SIC sia in gran parte vincolata per il sovrapporsi di vincoli di natura idrogeologica e paesistica. Il vincolo che però incide maggiormente sul regime e sull’uso dei suoli è ovviamente quello relativo all’istituzione della R.N.I. “Macalube di Aragona” le cui zone A, B e B1 ricadono tutte all’interno del perimetro del SIC occupandone circa il 74% del territorio. 134 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 2.3.6.2 Mappa catastale o definizione di macrozone demaniali La area di massima valenza naturalistica del SIC, coincidente con la zona A della RNI “Macalube di Aragona”, è stata acquisita dall’Ente gestore della Riserva attraverso tre distinte azioni: un esproprio realizzato a cura della Azienda Foreste Demaniali, nell’ambito dell’ Accordo di Programma finalizzato a dotare l’area protetta di opere di prima infrastrutturazione - misura 1.11 del POR 2000-2006 (Tabella 2.3.6.2.a); l’acquisto dei terreni ricadenti nell’area di massima valenza della RNI, finanziato nell’ambito del progetto MACALIFE (Tabella 2.3.6.2.b); un secondo esproprio, realizzato a cura della Provincia Regionale di Agrigento nell’ambito del PIR Rete Ecologica Siciliana - misura 1.11 del POR 2000-2006 (Tabella 2.3.6.2.c), per completare l’acquisizione della zona A. Tab. 2.3.6.2 a Area demanializzata con esproprio - accordo di programma opere di prima infrastrutturazione misura 1.11 POR 2000-2006 foglio particella ha.are.ca 76 229 230 231 232 243 244 245 248 249 250 251 23 112 264 38 76 1.59.89 0.27.32 0.22.52 0.82.47 0.67.19 0.57.09 0.88.32 1.70.58 1.99.31 0.29.50 0.47.21 2.90.80 5.10.60 0.79.85 1.02.40 6.25.90 25.60.95 totale Tab. 2.3.6.2 b Area acquisita nell'ambito del Progetto Life NAT/IT/00182 foglio particella ha.are.ca 76 85 87 228 73 79 83 124 125 212 1.60.60 2.96.20 1.27.45 5.93.50 0.64.00 0.48.00 0.56.00 2.78.00 1.42.40 135 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 126 74 115 114 226 128 75 77 84 86 127 129 131 132 133 135 136 82 130 342 4.24.00 1.06.10 1.00.50 1.77.50 2.24.79 6.01.80 4.13.00 2.86.60 0.25.60 0.25.60 2.12.00 0.13.80 0.93.40 3.89.00 1.58.50 1.41.60 1.14.20 1.42.40 0.53.00 2.31.95 57.01.49 totale Tab. 2.3.6.2 c Area demanializzata con esproprio - PIR Rete Ecologica Siciliana misura 1.11 POR 2000-2006 foglio particella ha.are.ca 76 207 268 105 113 227 0.35.20 0.09.75 1.98.50 4.79.00 1.54.16 8.76.61 totale L’area in cui si concentrano la maggior parte di habitat e specie è quindi ormai di proprietà demaniale o comunque in possesso dell’Ente Gestore (Tav. 16). Questo processo ha favorito l’eliminazione dal cuore del SIC di molte delle minacce per gli habitat e per le specie e , sul piano ammnistrativo-gestionale, ha consentito l’implementazione d’informazioni essenziali nel SIT. Nei prossimi mesi questo dovrà esser ulteriormente implementato con i dati catastali delle aree esterne alla Zona A di riserva per rendere più efficaci le attività di gestione. 2.3.6.3 Inventario dei soggetti amministrativi e gestionali che hanno competenze sul territorio (D.4) Il SIC “Maccalube di Aragona” (SIC ITA040008) si estende su un territorio che ricade all’interno dei limiti comunali di Aragona e Joppolo Giancaxio, entrambi in Provincia di Agrigento. 136 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Il quadro delle principali competenze amministrative e gestionali di natura pubblica relative all’area compresa entro il perimetro del SIC è schematicamente riassunto nella tabella seguente: Soggetti amministrativi e gestionali Competenze sul territorio Regione Siciliana Coordinamento Piani di Gestione Siti “Rete Natura 2000” Provincia Regionale di Agrigento Amministrazione ordinaria territorio provinciale del relativo Soprintendenza ai Bb. Cc e Aa. di Tutela del patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico presente Agrigento Comune di Aragona (AG) Amministrazione ordinaria territorio comunale del relativo Comune di Joppolo Giancaxio (AG) Amministrazione ordinaria territorio comunale del relativo Legambiente C.R.S. Ente gestore R.N.I. “Maccalube di Aragona” Ente incaricato per la redazione del Piano di Gestione del SIC ITA040008 “Maccalube di Aragona” I soggetti aventi funzioni amministrative e gestionali afferiscono ad una duplice categoria di competenze: 1. Competenze ordinarie: sono quelle relative alla ordinaria amministrazione del territorio (Provincia di Agrigento e comuni di Aragona e Joppolo Giancaxio). 2. Competenze speciali: sono quelle relative alla tutela dei beni di carattere paesaggistico e ambientale (Soprintendenza ai Bb. Cc e Aa. di Agrigento e Legambiente C.R.S.), o alla gestione dei vincoli presenti nel territorio (Azienda Regionale Foreste DemanialiAgrigento). 2.3.6.4 Analisi del patrimonio insediativo, delle infrastrutture e dei detrattori ambientali (D.11) Nonostante la prossimità all’abitato di Aragona a nord e all’area industriale di Agrigento a sud, l’area del SIC non presenta un elevato grado di urbanizzazione o infrastrutturazione come si può evincere dall’osservazione della carta relativa (Tav.15). All’interno della SIC non esiste un vero e proprio patrimonio insediativo, infatti come tale non può essere definito un patrimonio architettonico piuttosto povero, di tipo rurale, molto rado e sostanzialmente allo stato di rudere. Per ciò che riguarda le infrastrutture, invece, non esistono strade ma solo tre piste carrabili: due si snodano da nord l’una verso est e l’altra verso est; la terza va dall’ingresso della R.N.I. fino ad un aggregato di edifici rurali (“case vecchie”), correndo in direzione est-ovest. L’area è inoltre interessata da due mportanti infrastrutture a rete: un eletrododtto che si trova lungo il confine occidentale e un metanodotto che incrocia l’estremità settentrionale del perimetro del SIC all’altezza del vallone Scorsone. 137 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 2.3.6.5 Analisi e valutazioni di coerenza degli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica (D.3; D.5) Previsioni della pianificazione territoriale provinciale La Provincia di Agrigento ha avviato le procedure per la elaborazione del Piano Territoriale Provinciale (PTP dalla L.R. n. 9/86 con le indicazioni apportate dalla Circolare n. 121616/D.R.U./S.1 del 2002), elaborando un Rapporto preliminare approvato dal Consiglio Provinciale il 19.10.2001 di indirizzo per la redazione dello stesso e uno Schema di Massima. All’interno della Relazione dello Schema di Massima, il ruolo del patrimonio naturalistico e culturale nello sviluppo del territorio provinciale viene affidato ad alcune principali linee d’azione, tra le quali costituisce particolare interesse quella relativa alla tutela e all’uso compatibile delle risorse ambientali. Il territorio della Provincia di Agrigento risulta complessivamente oggetto di forti pressioni in prevalenza di tipo antropico legate alle modalità di uso del suolo. Per tali ragioni il Piano individua, tra le altre, le seguenti azioni per il controllo delle condizioni di criticità da trattare secondo le specifiche competenze dell’Amministrazione Provinciale: 1. Riequilibrio dei sistemi urbani e territoriali dell’area provinciale Risulta necessario un intervento di riequilibrio complessivo del territorio, mediante un uso compatibile con la sua struttura morfologica, paesaggistica, e insediativa. Tale riequilibrio deve essere in sintonia con il perseguimento di uno sviluppo progressivo ma rispettoso della struttura dei luoghi. 2. Ristrutturazione ecologica di fiumi torrenti ed ambienti di loro pertinenza Occorre intervenire con un azione di ripristino degli ecosistemi fluviali. In particolare è necessario un alleggerimento delle strutture antropiche all’interno degli alvei torrentizi, riducendo al minimo l’intervento ove e quando fosse strettamente necessario, previa verifica delle effettive esigenze, mediante valutazioni, quantitative e qualitative, di settore quali i piani di gestione per le aree protette e le aree SIC, la VIA, la Vas, la VINCA per le aree SIC. Per realizzare ciò si rende necessario intervenire direttamente sullo smantellamento di strutture in cemento esistenti (briglie, ostruzioni, dighe in disuso, etc...) che fungono da barriera e causano oltre un degrado ambientale anche un degrado ecologico ed un impoverimento dell’ecosistema costiero e marino generale. 3. Riordino delle attività agricole produttive È chiara la pressione determinata dagli impatti delle colture agrarie che, tuttavia, al contempo risultano come elementi di pregio per via della loro eccezionale capacità produttiva. È necessario determinare in questo caso un alleggerimento della pressione produttiva ed un uso più consapevole delle risorse territoriali, sia agrarie che ecologiche. Occorre una riqualificazione complessiva del sistema di produzione agricola mediante un’azione maggiormente indirizzata alla diffusione di tecnologie di tipo artigianale anziché industriale. Il SIC “Maccalube di Aragona” ricade all’interno del Sistema culturale locale “Agrigento” individuato nelle analisi conoscitive prodotte nell’iter di formazione del Piano Territoriale della Provincia (PTP) di Agrigento. 138 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Fig. 1 I Sistemi culturali locali individuati dal PTP di Agrigento. Rapporto preliminare approvato dal Consiglio Provinciale il 19.10.2001 Il PTP, che analizza il “Grado di distrettualizzazione dei Sistemi Culturali Locali”, tra le caratteristiche del paesaggio naturale presenti nella descrizione dell’ambito di “Agrigento”, ricorda il valore di testimonianza geologica, per le stratificazioni mioceniche di argille gessose e sabbiose, costituito dalla riserva delle “Maccalube di Aragona”. Con lo Schema di Massima del PTP viene prodotto un sistema di norme generali che consentono ai Sistemi Culturali Locali individuati di costituire ambiti integrati di conservazione e sviluppo. In particolare, nella Relazione Generale dello Schema di Massima, al CAPO II – Norme generali e per Sistemi Culturali Locali (Titolo 1 – Indirizzi e norme generali per l’armatura culturale), il comune di Aragona (Art. 7b) viene inserito all’interno del Sistema territoriale ad elevata centralità e vitalità caratterizzato dalla presenza del nodo urbano di Agrigento e del nodo regionale del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento. Esso rappresenta il nodo principale del territorio provinciale sia dal punto di vista della patrimonialità, sia dal punto di vista della offerta dei servizi. Si tratta quindi di un distretto culturale maturo con potenzialità di nodo di gravitazione dell'intero sistema provinciale (Art. 7) all’interno del quale viene integrata l’azione di tutela orientata alla fruizione delle risorse del SIC e della Riserva delle Maccalube di Aragona. Nello specifico e in relazione agli indirizzi previsti dal PTC per tale Sistema Culturale Locale l’opzione strategica fondamentale è relativa alla messa in rete delle opportunità della città di Agrigento per la costruzione di economie più ampie e maggiormente articolate nel territorio e alla necessità di costruire un riequilibrio competitivo su aree che presentano vaste risorse di tipo etno-antropologico che, attraverso la messa a sistema delle risorse e dei servizi del capoluogo, possono trarre importanti vantaggi competitivi. In relazione al tema della Rete ecologica, all’interno della Relazione dello Schema di Massima tra gli elementi di grande valore e connotanti i “grandi sistemi ecologici e territoriali” della provincia, tra le prime componenti per l’elaborazione delle ipotesi per la 139 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Rete ecologica provinciale sono state prese in considerazione le Maccalube di Aragona, considerate un sistema geomorfologico complesso. Allo stato attuale, tuttavia, l’iter di elaborazione del PTP non è completo e, pertanto, il Piano non è vigente. Sebbene all’interno dello Schema di Massima siano stati individuati elementi di positività, tanto nell’inquadramento territoriale del SIC, quanto nella sua collocazione strategica all’interno degli elementi che costituiranno la Rete ecologica di livello provinciale, tuttavia, sarà necessario comprendere le modalità di attuazione del piano e i livelli di coordinamento e co-pianificazione che dovranno essere coerentemente attivati con gli strumenti di pianificazione urbanistica di livello comunale per potere esprimere un parere organico su di esso. Previsioni della pianificazione urbanistica comunale I contenuti del Piano di Gestione del SIC devono necessariamente dialogare con le previsioni degli strumenti urbanistici. A tal fine è stata effettuata una ricognizione di quest’ultimi, che viene di seguito riportata. Gli strumenti urbanistici dei comuni nei cui territori ricade il SIC sono: P.R.G. di Aragona, approvato con D. DIR. n. 109/DRU del 07/03/02; P.R.G. di Joppolo Giancaxio, approvato con D.A. n.1493 del 28/9/92. - P.R.G. di Aragona Il comune Aragona è dotato di un Piano Regolatore Generale, predisposto ai sensi della L.R. n. 71/78 e delle successive modifiche e approvato con Decreto DIR. A.R.T.A. n. 109/DRU del 07/03/02 ed elaborato a partire dai primi anni novanta. Il Piano non ha ancora recepito all’interno della regolamentazione dell’uso del suolo né la perimetrazione dell’area interessata dal SIC né, quindi, la relativa normativa di tutela e salvaguardia, derivante dal recepimento della Direttiva Habitat (92/43/CEE) con il D.P.R. 357/97. Esso, conseguentemente, non contiene previsioni urbanistiche specifiche che tengano conto di tale effettiva presenza. In relazione alla regolamentazione dell’uso del suolo e alla zonizzazione prevista dal P.R.G., la parte del SIC ricadente nel territorio comunale di Aragona è interessata dalle seguenti categorie di zone (ex D.M. 1444/68): Zona E, “Zone agricole”, che interessa le parti del territorio destinate ad uso agricolo, nelle quali sono consentite le attività descritte nell’Art. 14. In particolare, in riferimento alle specifiche contenute nelle N.T.A., il P.R.G. individua le seguenti sottozone: - Zona "E.1" Fascia di rispetto fluviale (L. 431/85 Art. 1 comma c), nella quale sono consentiti solo interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e ristrutturazione edilizia sul patrimonio edilizio esistente. - Zona "E.3"(Art. 18) Zone di interesse archeologico (L. 431/85 Art. 1 comma m) nella quale è consentita l'edificazione a mezzo di singole concessioni previo nulla osta della competente Soprintendenza. 140 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Fig. 2 Stralcio del PRG di Aragona approvato con D. DIR. n. 109/DRU del 07/03/02 In relazione agli usi edificatori, dall’Art. 14 (commi 1-2) si evince la possibilità che in Zona E, attraverso il rilascio di singole concessioni, gli indici edificatori relativi a fabbricati per abitazioni e fabbricati a servizio dell'agricoltura (edifici rurali per la conservazione delle attrezzature e dei prodotti agricoli) siano cumulabili. Tale condizione, costituisce potenzialmente un rischio per il livello di pressione antropica che in futuro potrebbe essere esercitata sul sito. In relazione al sistema vincolistico istituzionale, in recepimento della vigente normativa, il P.R.G. recepisce le seguenti categorie di tutela: - Zona di riserva integrale di grande interesse naturalistico-paesaggistico (ex L.R. 98/81) (Zona A di riserva), con la denominazione di Zona "F.1.a." - Zona di riserva generale (ex L.R. 98/81) (Zona B di riserva), con la denominazione di Zona "F.1.b." - Zona di interesse ambientale. Fascia di rispetto fluviale (ex L. N. 431/85, Art. 1 comma c), con la denominazione di Zona "E.1." In relazione a quanto emerso, le previsioni e le destinazioni d’uso previste dal P.R.G. all’interno del SIC risultano complessivamente, quindi, compatibili con la salvaguardia degli ambienti presenti. Tuttavia, in considerazione del necessario inserimento della perimetrazione del SIC 141 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano all’interno del P.R.G. si sottolinea, pertanto, la necessità di avviare il processo di revisione del Piano a partire dalla indicazione di tutela e gestione prodotte dal presente Piano di Gestione, e di verificare e monitorare l’adeguata applicazione della normativa che regolamenta la valutazione dell’impatto derivante dalle previsioni di Piani, Programmi e progetti (Valutazione di incidenza) tanto sugli interventi previsti all’interno del SIC, quanto su quelli previsti all’esterno e in prossimità di questo, che possano arrecare danno agli habitat e alle specie in esso presenti. - P.R.G. di Joppolo Giancaxio Il comune Joppolo Giancaxio è dotato di un Piano Regolatore Generale, predisposto ai sensi della L.R. n. 71/78 e delle successive modifiche e approvato con D.A. n.1493 del 28/9/92. Il Piano non ha ancora recepito all’interno della regolamentazione dell’uso del suolo né la perimetrazione dell’area interessata dal SIC né, quindi, la relativa normativa di tutela e salvaguardia, derivante dal recepimento della Direttiva Habitat (92/43/CEE) con il D.P.R. 357/97. Esso, conseguentemente, non contiene previsioni urbanistiche specifiche che tengano conto di tale effettiva presenza. In relazione alla regolamentazione dell’uso del suolo e alla zonizzazione prevista dal P.R.G., la parte del SIC ricadente nel territorio comunale di Joppolo Giancaxio è interessata dalla seguenti categorie di zone (ex DM. 1444/68): Zona E, Zona agricola, che interessa le parti del territorio destinate ad uso agricolo dove sono consentite le attività presenti nell’Art. 4. In relazione al sistema vincolistico istituzionale, in conformità alla vigente normativa, il P.R.G. recepisce le seguenti categorie di vincolo: - Zona di riserva generale (ex L.R. 98/81) (Zona B di riserva), con la denominazione di Zona "F.1.b." - Zona di interesse ambientale. Fascia di rispetto fluviale (ex L. N. 431/85, Art. 1 comma c), con la denominazione di Zona "E.1." - Zona a vincolo idrogeologico (III livello) ai sensi dell’Art. 1 del R.D. 20 dicembre 1923 n. 3267 (e relativo regolamento attuativo di cui al R.D. 16 maggio 1926 n. 126). In relazione a quanto emerso, come nel caso del comune di Aragona, le previsioni e le destinazioni d’uso previste dal P.R.G. all’interno del SIC risultano complessivamente, quindi, compatibili con la salvaguardia degli ambienti presenti. Tuttavia, in considerazione del necessario inserimento della perimetrazione del SIC all’interno del P.R.G. si sottolinea, pertanto, la necessità di avviare il processo di revisione del Piano a partire dalla indicazione di tutela e gestione prodotte dal presente Piano di Gestione, e di verificare e monitorare l’adeguata applicazione della normativa che regolamenta la valutazione dell’impatto derivante dalle previsioni di Piani, Programmi e progetti (Valutazione di incidenza) tanto sugli interventi previsti all’interno del SIC, quanto su quelli previsti all’esterno e in prossimità di questo, che possano arrecare danno agli habitat e alle specie in esso presenti. Valutazione di coerenza Secondo un preliminare valutazione di carattere generale, va innanzitutto sottolineato come il SIC negli strumenti di pianificazione urbanistica comunale risulti ancora non rilevato. 142 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Il recepimento e l’attivazione delle misure di tutela preventive previste dalla Direttiva Habitat (92/43/CEE) e dal D.P.R. 357/97 da parte dei soggetti territoriali presenti, ed in particolare da parte dei comuni interessati, registra grandi ritardi e difficoltà di attuazione. Dall’indagine condotta, infatti, emerge che a livello comunale in pochissimi casi i tecnici siano al corrente dell’esistenza di un SIC sul proprio territorio, ignorandone comunque la natura, la perimetrazione e gli adempimenti normativi conseguenziali (es. Valutazione di incidenza). Tuttavia, particolari condizioni “strutturali” che caratterizzano il sito lo sottraggono in gran parte alle più gravi fonti di pressione antropica (insediative e infrastrutturali). Tra queste è possibile ricordare: 1. le specificità geofisiche del sito; 2. la ridotta estensione territoriale; 3. l’articolato sistema di vincoli presenti; 4. la ridotta articolazione di tipi di uso di suolo presenti e l’ordinaria regolamentazione da parte degli strumenti di pianificazione urbanistica comunale; 5. la presenza della Riserva e del suo Ente gestore che, dalla data di perimetrazione del SIC, monitora le condizioni di conservazione del sito come “estensione naturale” della Riserva. In relazione a quest’ultimo aspetto, si sottolinea che gli studi e le indagini conoscitive (es. quelli relativi al Piano di Sistemazione della Zona A della Riserva) prodotte dall’Ente gestore hanno assunto come ambito di indagine l’intero territorio del SIC, consentendo, già prima delle indicazioni fornite dalla Regione Siciliana per l’elaborazione dei Piani di Gestione dei Siti di Interesse Comunitario, la predisposizione di quadri conoscitivi ampli e organici. Alla luce delle suddette considerazioni, le più significative condizioni di incoerenza territoriale legate agli aspetti normativi e pianificatori presenti vanno rintracciate nell’assenza del SIC negli strumenti di pianificazione urbanistica comunale i cui iter di formazione precedono la data di individuazione e perimetrazione del SIC. 2.3.6.6 Analisi e valutazione di coerenza degli strumenti di programmazione territoriale (D.5; D.6) Il territorio dell’agrigentino è particolarmente interessato da strumenti di programmazione territoriale volti al potenziamento dei settori dell’agricoltura e del turismo. Gli strumenti di programmazione territoriale che interessano i comuni nei cui territori ricade il SIC sono: Il PIT 34 "Valle dei Templi" (Aragona e Joppolo Giancaxio) Il Patto territoriale Empedocle (Joppolo Giancaxio) Il Piano strategico con capofila il comune di Favara (Aragona e Joppolo Giancaxio) Il Patto territoriale di Sicilia centro meridionale (Aragona). In relazione al contesto specifico delle Maccalube, riveste una particolare rilevanza il Progetto Life Natura che ha interessato direttamente il territorio del SIC, e in particolar modo la zona A della riserva, attraverso la promozione di azioni, ancora in atto, volte all’acquisizione e al recupero degli immobili esistenti (terreni ed edifici) al fine di utilizzarli nella gestione della R.N.I. e del SIC. Il Progetto Life Natura “Conservazione degli habitat delle Maccalube di Aragona” (LIFE 04/NAT/IT/00182) proposto dalla Provincia di Agrigento in partenariato con Legambiente C.T.S., Ente gestore della riserva, e con il comune di Aragona, è stato finanziato dalla Comunità Europea nel 2005. 143 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Con l’attivazione del Programma Life si è provveduto alla progressiva eliminazione delle fonti di pressione antropica interne alla zona A della riserva e alla riduzione delle pressioni sulle zone di preriserva B e B1. In particolare, con il progressivo acquisto e/o esproprio (A.R.T.A. tramite le Misure POR per la R.E.S. e Provincia Regionale di Agrigento) dei terreni agricoli privati, con la recinzione della zona A con la quale si è provveduto all’applicazione del divieto di allevamento, e con la realizzazione della fascia parafuoco, si sono definitivamente eliminate le fonti di pressione antropica sulla zona A che causavano gravi forme di alterazione dell’assetto dei suoli e della vegetazione presente. Con la costruzione di protocolli di intesa e accordi attualmente in fase di definizione con i proprietari dei terreni ricadenti nelle zone B e B1, si sta tentando di promuovere forme di agricoltura agro-eco-sostenibile da ottenere prevalentemente attraverso l’uso di tecniche di coltivazione tradizionale e con la riduzione al minimo dell’uso di trattamenti chimici. Le stesse tipologie di azioni dovrebbero progressivamente essere estese al rimanente territorio interessato dal SIC. In concertazione con il Life sono state promosse le seguenti azioni: “Progetto esecutivo per la realizzazione di sentieri pedonali nella zone di massima valenza naturalistica, all’interno della R.N.I. “Maccalube di Aragona”. Integrazione all’accordo di programma per la realizzazione di opere di primaria infrastrutturazione, POR 2000-2006. Realizzato dall’Azienda Regionale Foreste Demaniali; Progetto “Recupero e riuso di un caseggiato rurale (“case vecchie”) da destinare a Museo delle tradizioni e della cultura contadina”. Protocollo di intesa tra la Provincia di Agrigento e Legambiente C.R.S. Ente gestore della R.N.I. “Maccalube di Aragona”, nell’ambito del P.I.R. Rete Ecologica Siciliana, POR 2000-2006 Misura 1.11, CdP Azione 4.2 Strutturazione Rete Ecologica; Progetto per la realizzazione del Centro visite su edificio esistente non ancora acquisito. Il progetto, finanziato con la misura 1.11 del P.O.R. 2000/2006, sta concludendo l‘iter relativo alla raccolta di tutti i pareri e nulla-osta necessari. Realizzazione di un punto informativo nel piccolo fabbricato (circa 20 mq) situato a nord-ovest della zona A e già acquisito. Infine, tra gli obiettivi di particolare interesse per i risvolti etici e sociali, va ricordato il processo di partecipazione e concertazione pubblico-privato promosso all’interno del Progetto Life, che vede l’affidamento della manutenzione periodica degli habitat naturali e seminaturali presenti nella riserva ad una cooperativa costituita dagli ex proprietari dei fondi altresì impegnati nell’impianto di erbe perenni, alberi e arbusti finalizzato al ripristino della copertura vegetale nella zona A della riserva. 2.3.6.7 Analisi e valutazione di coerenza di altri piani e Regolamenti vigenti che incidono sul territorio e sulla conservazione di specie e habitat (D.5; D.6; D.7) Regolamento della Riserva Naturale “Macalube di Aragona”. Il SIC della Macalube include al proprio interno l’omonima Riserva, già dotata di un “Regolamento recante le modalità d’uso e i divieti nella Riserva Naturale Integrale Macalube di Aragona”. Tale regolamento prevede delle norme per la zona A, l’area soggetta ad un regime di protezione più rigido e delle misure che hanno refluenza nella gestione agronomiconaturalistica dell’area. In particolare, per ciò che concerne il “Titolo I – Norme per la Zona A”, l’Art. 2 vieta di: 144 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano f) esercitare attività agricole; g) esercitare il pascolo e le attività zootecniche; h) danneggiare od occludere inghiottitoi, cavità naturali e sorgenti; i) scaricare terra o qualsiasi materiale solido o liquido; l) impiantare serre; m) asportare o danneggiare rocce, minerali, fossili e reperti di qualsiasi natura, anche se si presentano in frammenti sciolti superficiali; n) introdurre e impiegare qualsiasi mezzo di distruzione e di alterazione dei cicli biogeochimici; o) prelevare sabbia, terra o altri materiali, scavare pozzi, realizzare cisterne ed opere di presa e distribuzione di acqua; t) allontanarsi dai percorsi appositamente predisposti per le attività di fruizione; u) introdurre cani anche se a guinzaglio o altri animali domestici; z) esercitare la caccia, praticare l’uccellagione, distruggere tane e giacigli, prelevare e/o uova ed apportare qualunque forma di disturbo alla fauna vertebrata ed invertebrata; aa) distruggere, danneggiare o asportare vegetali di ogni specie o parti di essi fatti salvi gli interventi connessi alle attività consentite dal presente regolamento, previa autorizzazione dell’Ente Gestore; bb) alterare l’equilibrio delle comunità biologiche naturali con l’introduzione di specie estranee alla flora ed alla fauna autoctona. Anche il “Titolo II – Norme per la Zona B1” contiene delle prescrizioni che hanno refluenza sulla gestione degli agroecosistemi. In particolare, l’Art. 3 “Attività agro-silvo-pastorali” prevede: 3.1. Nell’area di protezione della riserva (pre-riserva), fatte salve le norme di cui al successivo articolo 5, è consentito: a) esercitare le attività agricole, zootecniche (purché condotte a livello di impresa agricola) esistenti ed effettuare mutamenti di colture nell’ambito delle coltivazioni tradizionali della zona, in considerazione delle esigenze proprie dei cicli colturali. Eventuali trasformazioni di tipo diverso, che possono modificare il paesaggio agrario caratteristico della zona o che comportino movimenti di terra, dovranno essere sottoposte a preventivo nullaosta dell’Ente Gestore; b) il pascolo è consentito nei limiti necessari ad assicurare il mantenimento ed il ripristino della copertura vegetale e la rinnovazione naturale del cotico erboso, previa apposita autorizzazione dell’Ente Gestore, il quale determinerà i limiti temporali, le zone e il numero di capi di bestiame ammissibile, eventualmente distinti anche per specie; c) l’accensione di fuochi all’aperto per lo svolgimento delle attività agro-silvo-pastorali; d) effettuare interventi sui popolamenti forestali per finalità naturalistiche ed interventi anticendio. Gli interventi di rimboschimento delle zone nude e di ricostituzione boschiva delle aree degradate devono rispondere a criteri naturalistici e devono essere realizzati impiegando specie autoctone e sistemi di preparazione del suolo localizzata. Tutti i suddetti interventi sono sottoposti a nulla osta dell’Ente Gestore. 3.2. È incentivato il mantenimento di colture tradizionali, l’utilizzo di tecniche biologiche nonché la conversione in tecniche biologiche delle tecniche agricole e colturali praticate, ai sensi dei regolamenti comunitari nn. 2092/91 del 24 giugno 1991, 2328/91, 2078/92 del 30 giugno 1992 e relative successive modifiche. I proprietari o i conduttori dei terreni coltivati con tecniche biologiche possono richiedere all’Ente Gestore il relativo contributo presentando apposita documentazione attestante il titolo di proprietà e/o conduzione, il catastino dei terreni 145 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano condotti e certificazione dell’organismo associativo di controllo autorizzato ai sensi della vigente normativa. All’Art. 5 “Divieti”, proibisce invece di: h) recintare proprietà se non con siepi a verde e/o materiali naturali, e secondo l’uso locale, con esclusione di cordoli di cemento armato e filo spinato; i) impiantare serre; m) prelevare sabbia, terra o altri materiali; s) L’intervento sugli equilibri nelle catene trofiche cercherà prioritariamente di ristabilire gli equilibri preda-predatore. La lotta biologica sarà effettuata, se necessaria, accertandone gli effetti anche sulle altre specie; v) esercitare il pascolo e le attività agricole: - lungo il vallone Macalube, per una fascia di 20 metri misurati a partire dalla sponda destra che coincide con il limite della zona A; - limitatamente alla zona B1, lungo i valloni minori per una distanza di 4 metri dal margine superiore della ripa di erosione laterale dei valloni. All’Art. 6 “Patrimonio faunistico domestico”è previsto: 6.1. Sono concessi contributi per il mantenimento di razze domestiche presenti nell’area protetta che abbiano rilevanza storica e culturale o che corrano il rischio di estinzione. 6.2. L’areale di distribuzione delle predette razze domestiche dovrà interessare il territorio dell’area protetta. L’allevamento dovrà essere condotto in purezza genetica e a stabulazione non fissa. 6.3. L’Ente Gestore trasmetterà all’Assessorato Regionale del Territorio e dell’Ambiente (ARTA) le richieste di contributo in uno con la relazione programmatica, previo accertamento dei requisiti necessari. Al “Titolo III – Norme comuni” sono indicate norme che hanno ricadute nel settore agroforestale: Art. 8 Indennizzi 8.1. Quando per il perseguimento delle finalità istituzionali della riserva si verifichino riduzioni dei redditi agro-silvo-pastorali, l’Ente Gestore, al quale dovranno essere inoltrate le relative richieste, provvederà al conseguente indennizzo. 8.2. L’Ente Gestore provvederà, inoltre, all’indennizzo dei danni provocati all’interno dell’area protetta dalla fauna selvatica, con le procedure di cui all’Art. 22 della Legge Regionale n. 14/88. Art. 10 Nelle riserve naturali è inoltre vietata ogni attività che possa compromettere la protezione del paesaggio, degli ambienti naturali, della vegetazione e della fauna. Art. 11 L’Ente Gestore, onde rilasciare il proprio nullaosta, richiederà con relazione motivata il parere del Consiglio Provinciale Scientifico (CPS). Tale parere sarà considerato reso in conformità alla relazione se non espresso entro trenta giorni dalla richiesta. L’Ente Gestore Legambiente ha proposto delle modifiche al Regolamento che sono state approvate dal CPS nella seduta del 23 giugno 2007 nell’ambito dell’approvazione dello 146 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Schema di Piano di Sistemazione. Il CPS approva lo schema, mentre l’ARTA approva il piano di sistemazione sentito il parere del Comitato regionale per la protezione del patrimonio naturale (CRPPN). Attualmente lo Schema di Piano approvato si trova depositato presso la segreteria del CRPPN, in attesa di essere esaminato e, se ritenuto congruo, essere approvato con apposito decreto dall’ARTA. In particolare al “Titolo I – Norme per la Zona A”, la modifica proposta, che se approvata avrebbe effetti sulla pratica agricola, riguarda l’Art. 1 al punto 1.6: 1.6. Al fine di valutare gli effetti dell’esercizio del pascolo all’interno della zona A, potranno prevedersi aree delimitate non superiori al 5% della superficie complessiva della zona A, in cui sia possibile effettuare il pascolo controllato. L’Ente Gestore stabilirà i limiti temporali, le zone, le specie ed il numero di capi di bestiame ammissibile. Tale monitoraggio non potrà superare la durata di tre anni consecutivi. L’area, essendo soprattutto agricola, risente delle decisioni che riguardano tale settore produttivo e anche di specifiche norme (condizionalità) riguardanti l’attività agricola nei SIC. Norme sulla Condizionalità - DDG n. 3220 dell’Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste del 28.12.2007. Per quanto riguarda gli interventi per il mantenimento dei terreni in buone condizioni agronomiche e ambientali ed per il recupero degli elementi del paesaggio agrario regionale, si farà riferimento alle “Norme sulla condizionalità” di cui al DDG 3220, che nell’Allegato 1 elenca i criteri di gestione obbligatori che discendono dall’Allegato III del regolamento (CE) N. 1782/03. Nell’Allegato 2 elenca le norme per il mantenimento dei terreni in buone condizioni agronomiche ed ambientali. Infine nel Sub-allegato 2/A reca le prescrizioni attuative di tutela del paesaggio regionale nelle aree soggette a vincolo paesistico. Nell’Allegato 1 è particolarmente importante il campo di condizionalità ‘ambiente’ ed i sui atti discendenti che dscrivono gli impegni applicabili a livello dell’azienda agricola. Nell’Allegato 2 è particolarmente importante il campo di condizionalità ‘buone condizioni agronomiche e ambientali’ ed i sui atti discendenti che dscrivono gli impegni applicabili a livello dell’azienda agricola per il mantenimento delle condizioni dei terreni e la limitazione dell’erosione del suolo. Nel Sub allegato 2/A sono descritte tutte le norme di intervento e manutenzione su strutture e infrastrutture dei terreni agricoli, soprattutto antiche e storiche e con valore paesistico ed architettonico, comprendendo ad esempio: bagli, borghi, fontane, norie, trazzere, sentieri, ecc. Regione Siciliana - Assessorato Agricoltura e Foreste. 2007. Programma di Sviluppo Rurale Sicilia 2007-2013 Il nuovo Piano di Sviluppo Rurale della Regione Sicilia per gli anni 2007-2013 ha classificato il territorio regionale in funzione del grado di ruralità ed è stata applicata la metodologia prevista dal Piano Strategico Nazionale (PSN), basata sulle indicazioni dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) come prescritto dal Regolamento attuativo del Reg. (CE) n. 1698/2005, in conformità al punto 2.4 degli Orientamenti Strategici Comunitari (Decisione 2006/144/CE). Al fine di preservare il territorio e la biodiversità e garantirne la conservazione a lungo termine sono state costituite le aree protette e la Rete Natura 2000. La nuova designazione delle ZPS, in adeguamento alle identificate IBA, ha elevato la complessiva superficie della 147 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano rete regionale Natura 2000 ad un valore pari a 544.800 ettari (comprendenti anche aree marine). Per le aree SIC e ZPS della Sicilia sono state svolte le attività che hanno consentito la predisposizione dei bandi finalizzati alla redazione e approvazione dei Piani di Gestione dei Siti Natura 2000. L’attuazione avviene attraverso protocolli d’intesa, tra il Dipartimento regionale Territorio ed Ambiente della Regione Siciliana e gli enti attuatori dei Piani di Gestione dei Siti Natura 2000, nei quali vengono stabiliti gli obiettivi comuni e i reciproci impegni relativi all’elaborazione degli stessi Piani di Gestione. Sono stati identificati dei fabbisogni di intervento che vedono la conservazione della biodiversità tra le massime priorità, seguite dalla tutela e diffusione di sistemi agroforestali ad alto valore naturalistico, dal mantenimento delle attività agricole e zootecniche tradizionali nelle zone svantaggiate, dalla diffusione di pratiche agricole e forestali sostenibili finalizzate a preservare ed a migliorare le risorse naturali (acqua, suolo, biodiversità), dalla difesa dagli incendi e dalla mitigazione dell’effetto serra e contrasto al cambiamento climatico. L’Amministrazione regionale, al fine di migliorare l’efficacia e l’efficienza del PSR 20072013, ha avviato un percorso volto all’introduzione di innovazioni non solo nella fase di costruzione della strategia di intervento, ma anche in quella attuativa e gestionale. In funzione dell’analisi dei fabbisogni emersi dall’analisi di contesto e al fine di dettagliare ed adattare la strategia definita a livello nazionale il programma individua le priorità strategiche regionali per asse cui discendono la scelta e la gerarchia delle misure di sviluppo. La realizzazione di alcuni obiettivi prioritari di Asse richiede, in diversi casi, una mobilitazione di misure e strumenti che travalicano le competenze del singolo Asse. L’efficacia delle misure separate, infatti, sarebbe oltremodo potenziata se la singola impresa potesse ricorrere, attraverso una domanda unica, all’uso combinato di una serie di misure, anche contenute in Assi differenti. La strategia dell’ Asse 1 è relativa al miglioramento della competitività dei settori agricolo e forestale. È volta quindi al miglioramento della capacità imprenditoriale e tecnico professionale degli addetti e il ringiovanimento del tessuto imprenditoriale, all’ammodernamento e sviluppo di un sistema di imprese competitivo, al potenziamento ed ampliamento delle reti infrastrutturali e alla promozione e sviluppo delle produzioni agricole di qualità. L’Asse 2 riguarda il miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale il cui obiettivo quindi è valorizzare l’ambiente e lo spazio naturale sostenendo la gestione del territorio attraverso interventi volti a promuovere la tutela e/o la conservazione del paesaggio agro-forestale, l’equilibrio territoriale, la diffusione di pratiche agricole e forestali sostenibili, nonché le iniziative ambientali ed economiche che procurano benefici alle comunità rurali. Le sue misure, imperniate sulla salvaguardia dell’ambiente, si affidano, nel loro insieme, all’utilizzo di pratiche produttive aziendali ecosostenibili, che possano contribuire alla salvaguardia ed alla valorizzazione delle caratteristiche peculiari del territorio regionale, cercando di fornire un valore aggiunto alle attività, sia agricole sia complementari ad esse, che consenta di conseguire un vantaggio competitivo. Le misure che concorrono alle priorità regionali individuate per l’Asse 2 sono: 148 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano La conservazione della biodiversità e tutela e diffusione di sistemi agro-forestali ad alto valore naturalistico. Nella nuova programmazione la Regione intende proseguire nel sostegno agli agricoltori che contribuiscono alla conservazione della biodiversità e in generale alla gestione sostenibile del territorio, attraverso l’introduzione o il mantenimento di metodi di produzione compatibili con l’esigenza di tutela degli ambienti naturali e miglioramento di quelli a rischio di degrado, che consentono tra l’altro l’ottenimento di prodotti che danno maggiori garanzie di salubrità, rispondendo così alla richiesta di fasce sempre più ampie di consumatori. Si potrà attuare l’incentivazione attraverso il pagamento delle indennità pratiche di gestione sostenibile del territorio che permettano di conservare i paesaggi tradizionali caratterizzati da colture quali il nocciolo, il frassino da manna, il carrubo, il castagno da frutto, il noce da frutto, il mandorlo ed inoltre i cappereti, i vigneti e gli oliveti. Nell’ambito degli interventi di riforestazione particolare cura sarà dedicata alla scelta delle specie, al fine di conservare i boschi, non solo dal punto di vista strutturale ma anche nei confronti della diversità genetica. A tale scopo andrà privilegiato l’utilizzo delle specie autoctone e, ove possibile, locali, in modo da garantire la diversificazione floristica e preservare la naturale diversità delle specie e degli habitat. Ai fini del raggiungimento della priorità della “Conservazione della biodiversità e tutela e diffusione di sistemi agro-forestali ad alto valore naturalistico” la Regione attiverà le misure 211, 212, 214 e 216, 221, 222, 223, 226 e 227. Tutela e gestione sostenibile del territorio. Al fine di assicurare la salvaguardia dei territori ad elevato valore paesaggistico per la presenza di sistemi agricoli e forestali tradizionali e sistemazioni tipiche del paesaggio siciliano, è necessario garantire la presenza di comunità rurali vitali nello svolgimento delle attività agricole e zootecniche. Tali misure si coniugano, peraltro, con l’esigenza della salvaguardia dagli incendi che, come evidenziato dall’analisi, rappresentano ogni anno una delle principali cause di alterazione degli equilibri ambientali. In quest’ottica, le azioni che si intendono intraprendere sono finalizzate a salvaguardare e sostenere il ruolo multifunzionale delle foreste, in particolare attraverso la prevenzione dei rischi ambientali, la conservazione e il miglioramento dei sistemi forestali ad alta valenza naturalistica ed ambientale. In particolare, gli interventi saranno indirizzati su più direttrici: protezione dall’erosione e dai dissesti idrogeologici; mantenimento e incremento della sostanza organica; mantenimento e miglioramento della struttura del suolo. Tali linee d’intervento sono volte anche alla tutela delle risorse paesaggistiche. Tutela della risorsa suolo. In tal senso è ritenuto strategico il contributo dei sistemi silvicoli e forestali, per i quali la Regione intende: aumentare le superfici interessate (sia private che demaniali); mantenere, conservare e sviluppare le funzioni protettive dei boschi; realizzare azioni di contrasto e prevenzione dei rischi ambientali ed in particolare la difesa dei boschi dagli incendi; ricostituire il soprassuolo boschivo danneggiato da disastri naturali e da incendi. Le misure del PSR che contribuiranno alla conservazione e alla difesa del suolo saranno le seguenti: 211 e 212, 214 e 216, 221, 222, 223, 226 e 227. Tutela delle risorse idriche. A tale scopo è prevista l’incentivazione alla costituzione di fasce di vegetazione arbustiva e/o arborea lungo i corsi d’acqua per il controllo dell’inquinamento diffuso, e l’integrazione nelle pratiche agricole e nelle attività di afforestazione e agroforestazione della Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE). Per il raggiungimento della priorità “Tutela delle risorse idriche” il PSR prevede di intervenire attraverso le misure 214 e 216, 221, 222, 223, 226 e 227. 149 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Aumento della produzione di biomassa e diffusione di pratiche/attività per la riduzione dei gas serra. Sarebbe opportuno incentivare l’introduzione di sistemi colturali finalizzati a ridurre l’impatto delle attività agricola sugli agroecosistemi, al miglioramento della struttura del suolo ed all’adozione di avvicendamenti colturali che contemplino la presenza di colture da rinnovo utilizzabili a scopi energetici. Questo in un’ottica di ecosostenibilità che non metta a rischio la biodiversità. Inoltre, la Regione intende intervenire sulla riduzione delle emissioni dei gas serra e sulla massimizzazione dei sink di carbonio nei terreni agricoli e nei terreni forestali (attraverso l’ampliamento della superficie boscata regionale). Le misure che concorrono a questa priorità sono 211, 212, 214 e 216, 221, 222, 223, 226 e 227. La strategia dell’Asse 3 è relativa ad un miglioramento della qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale. In tale ottica gli interventi saranno mirati al miglioramento dell’attrattività dei territori rurali per le imprese e le popolazioni locali ed al mantenimento e/o creazione di opportunità occupazionali e di reddito nelle aree rurali. Infine l’Asse 4 verifica l’attuazione dell’approccio Leader cioè mira al rafforzamento delle capacità progettuali e gestionali locali ed alla valorizzazione delle risorse endogene dei territori. Gli Orientamenti Strategici Comunitari prevedono che «Le risorse destinate all’asse 4 (Leader) dovrebbero contribuire a conseguire le priorità degli assi 1 e 2 e soprattutto dell’asse 3, ma sono anche determinanti per la priorità del miglioramento della governance e per la mobilitazione del potenziale di sviluppo endogeno delle zone rurali.» Di seguito si riportano le misure proposte in un approccio integrato e trasversale agli obiettivi definiti dalle strategie dei vari Assi e più interessanti per il SIC. La misura 211 riguarda l’indennità compensativa per svantaggi naturali a favore di agricoltori delle zone montane. Obiettivo della misura è mantenere la biodiversita delle specie e tutelare i sistemi agro-zootenici ad alto valore naturale. La misura è finalizzata a mantenere e sostenere l’attività degli agricoltori che operano nelle zone montane, mediante l’erogazione di indennità con cui compensare gli agricoltori dei costi di produzione aggiuntivi dovuti alle condizioni difficili del clima e dell’orografia, che non consente la meccanizzazione, e delle perdite di reddito derivanti da tali svantaggi che ostacolano la produzione agricola. Beneficiari sono imprenditori agricoli singoli ed associati che operano nell’ambito di aziende agricole ad indirizzo cerealicolo-zootecnico ed ad indirizzo agricolo relativamente alle coltivazioni tipiche in asciutto – quali il nocciolo, l’olivo, il castagno da frutto, il carrubo, il pistacchio, il mandorlo, noce da frutto e il frassino da manna – nelle zone montane delimitate ai sensi della Direttiva 75/268/CEE articolo 3, paragrafo 3, e successive modifiche ed integrazioni. Ai fini dell’accesso alla misura i beneficiari dovranno gestire una base aziendale di superficie ammissibile a finanziamento pari ad almeno 2,00 ettari di SAU. Per accedere alla misura almeno il 50% della SAU aziendale deve ricadere in zona montana svantaggiata. Saranno ammissibili all’indennità soltanto le superfici ricadenti nelle zone individuate ai fini del sostegno per le zone svantaggiate. In ogni caso l’impegno al mantenimento dell’attività dovrà riguardare l’intera azienda agricola. La misura è applicabile nelle superfici investite a foraggere e a pascolo nonché alle colture arboree tipiche tradizionali coltivate anche in coltura promiscua quali nocciolo, olivo, castagno da frutto, carrubo, pistacchio, mandorlo, noce da frutto e frassino da manna. 150 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano La misura 212 riguarda l’indennità per svantaggi in zone svantaggiate, diverse dalle zone montane. Obiettivo della misura è quella di mantenere con azione di conservazioni delle diversità di specie vegetali e tutelare i sistemi agro-zootenici ad alto valore zootecnico e naturale. Beneficiari sono imprenditori agricoli singoli ed associati che operano nell’ambito di aziende agricole ad indirizzo cerealicolo-zootecnico ed agricole relativamente alle coltivazione tipiche in asciutto quali il nocciolo, l’olivo, il castagno da frutto, il carrubo, il pistacchio, noce da frutto, il mandorlo e il frassino da manna, nelle zone svantaggiate delimitate ai sensi della Direttiva 75/268/CEE, art. 3, par. 4, e la coltivazione dell’olivo, cappero e del vigneto tradizionale per le zone svantaggiate ai sensi della Direttiva CEE 268/75, art. 3, par. 5, e successive modifiche ed integrazioni. Possono beneficiare delle indennità gli agricoltori che si impegnano a proseguire l’attività agricola - zootecnica per almeno cinque anni, a decorrere dalla data della presentazione della richiesta di aiuto, nelle zone designate ai sensi della Direttiva 75/268/CEE, art. 3, par. 4 e 5. Ai fini dell’accesso alla misura i beneficiari dovranno gestire una base aziendale di superficie ammissibile a finanziamento pari almeno a 2,00 ettari di SAU. La misura è applicabile nelle superfici investite a foraggere e a pascolo nonché alle colture tipiche produttive in asciutto anche in coltura promiscua quali: nocciolo, olivo, castagno da frutto, carrubo, pistacchio, mandorlo, noce da frutto e frassino da manna; per le aziende ricadenti nelle isole minori olivo, cappero e vigneto tradizionale. La misura 214 è relativa a pagamenti agro-ambientali. In risposta alla crescente domanda di servizi ambientali da parte della società, i pagamenti agroambientali svolgono un ruolo fondamentale nel promuovere lo sviluppo delle aree rurali, attraverso l’introduzione o il mantenimento di metodi di produzione compatibili con l’esigenza di tutela e miglioramento dell’ambiente, delle risorse naturali, delle risorse idriche, del suolo e della diversità genetica. In particolare, la misura favorisce l’assunzione da parte degli agricoltori di impegni agroambientali che andando al di là dei requisiti obbligatori in materia di “condizionalità”, potranno determinare un maggiore contenimento dei fattori di pressione del settore agricolo sulle risorse naturali e nel contempo contribuire alla tutela e valorizzazione delle stesse, grazie alla diffusione di forme di coltivazione e di allevamento e modelli di gestione e o utilizzazione di tali risorse ispirate ai principi dello sviluppo sostenibile adottati dall’Unione Europea (Goteborg 2001), basato sulla integrazione (e non contrapposizione) tra dimensione ambientale, sociale ed economica dello sviluppo. Gli obiettivi della misura sono: la conservazione della biodiversità delle specie e tutela e diffusione di sistemi agroforestali ad alto valore naturalistico; la tutela e gestione sostenibile del territorio e tutela della risorsa suolo; la tutela delle risorse idriche; l’aumento della produzione di biomassa e diffusione di pratiche e/o attività per la riduzione dei gas serra. La sottomisura 214/1 riguardante l’adozione di metodi di produzione agricola e di gestione del territorio sostenibili è rappresentata principalmente dall’Azione 214/1A che indica metodi di gestione dell’azienda agricola ecosostenibili. L’azione 214/1A concorre in forma diretta agli obiettivi specifici dell’asse 2, prioritariamente alla tutela delle risorse idriche attraverso una riduzione dell’impatto inquinante sulle acque dei suoli e alla gestione razionale della risorsa idrica, concorre anche alla tutela della risorsa suolo tramite l’adozione di tecniche di gestione conservative in grado di migliorare la fertilità complessiva e contrastare il declino della sostanza organica nonché i fenomeni di erosione e desertificazione nelle aree sensibili, 151 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano alla tutela della biodiversità a seguito della diminuzione delle quantità di fitofarmaci e fertilizzanti ed all’impiego di prodotti a minore impatto. L’azione 214/1B riguarda l’agricoltura e zootecnia biologica, tende a favorire un approccio globale alla gestione/utilizzazione sostenibile delle risorse, consente processi di innovazione e sviluppo aziendale più significativi e duraturi, rispetto all’attuazione di singoli e specifici interventi agroambientali.Concorre in forma diretta agli obiettivi specifici dell’Asse 2 in particolare alla tutela della biodiversità, in correlazione all’impiego di fitofarmaci e fertilizzanti a bassissimo impatto; al miglioramento della struttura del suolo grazie all’adozione di sistemi di gestione del suolo (rotazioni, utilizzo di letame o compost organici, etc.) in grado di migliorare la fertilità complessiva ed a contrastare sia il declino della sostanza organica che i fenomeni di erosione e di desertificazione nelle aree sensibili; la gestione razionale della risorsa idrica; la riduzione dell’impatto inquinante sulle acque attraverso l’introduzione di tecniche di produzione basate sulla esclusione dell’impiego di fertilizzanti di sintesi, sulla esclusione del diserbo chimico con l’introduzione di operazioni manuali/meccaniche e sul ricorso a forme di difesa che escludono l’impiego di prodotti potenzialmente inquinanti; riduzione delle emissioni di gas serra a seguito di tecniche di coltivazione a basso impatto ambientale che riducono le emissioni nell’atmosfera (uso di letame maturo, ricorso ai sovesci). L’azione 214/2 A ha come obiettivo la preservazione della biodiversità con centri pubblici di conservazione. Beneficiari dell’azione 214/2 A sono l’Assessorato regionale dell’Agricoltura e delle Foreste, Enti parco, Orti botanici delle Università, altri Enti o Istituti pubblici che svolgono attività di conservazione del germoplasma di specie e varietà autoctone. La misura 216, investimenti non produttivi in aziende agricole, si articola nella 216/A, investimenti associati alla 214/1 attraverso l’adozione di metodi di produzione agricola e di gestione del territorio sostenibili”. L’azione prevede l’impianto di fasce costituite da essenze vegetali, arbustive ed arboree variamente consociate, di larghezza media minima di 10 m, fino ad un massimo di 50 m, nei pressi di laghi, fiumi, torrenti e corsi d’acqua. L’azione 216/B riguarda investimenti aziendali per altri obiettivi agroambientali e per la valorizzazione delle aree per pubblica utilità per la pubblica fruizione. La sottoazione 216/B/1 promuove interventi per la biodiversità. Nell’ambito di tale azione possono essere effettuati investimenti non produttivi che hanno come obiettivo l’incremento dell’agrobiodiversità. La misura 221, primo imboschimento di terreni agricoli, intende supportare la riconversione di superfici agricole con imboschimenti per molteplici finalità quali la protezione dell’ambiente e degli habitat naturali, la prevenzione dai disastri naturali e la mitigazione del cambiamento climatico. La misura sarà attuata nei terreni agricoli idonei ad ospitare popolamenti forestali, sia arborei che arbustivi, e si articolerà attraverso imboschimenti permanenti multifunzionali ovvero a prevalente o esclusiva funzione protettiva, realizzati esclusivamente con specie autoctone, anche arbustive, tipiche dell’ecosistema locale, comunque idonee alle caratteristiche pedoclimatiche dell’area da impiantare. Non sono ammissibili al finanziamento i prati ed i prati pascolo in considerazione della loro importanza ai fini ecologici, paesaggistici e di conservazione dell’avifauna. Gli imboschimenti dovranno essere effettuati nel rispetto del Piano forestale e del Piano antincendio vigenti e, nelle aree Natura 2000, nel rispetto dei Piani di gestione e o delle misure di conservazione del sito. 152 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano La misura 222, primo impianto di sistemi agroforestali su terreni agricoli, prevede la concessione di aiuti destinati all’impianto di specie forestali autoctone, anche di tipo arbustivo, in filari o in gruppi, (boschetti, filari, esemplari isolati e siepi) con funzione produttiva, protettiva, paesaggistica ed ambientale, in terreni investiti con colture agricole tradizionali estensive. Gli impianti devono essere adatti alle condizioni locali e compatibili con i requisiti ambientali delle stazioni d’impianto ed, in particolare, devono incrementare la biodiversità dei luoghi. Gli impianti dovranno essere effettuati nel rispetto del Piano forestale e del Piano antincendio vigenti e, nelle aree Natura 2000, nel rispetto dei Piani di gestione e o delle misure di conservazione del sito. Gli impianti devono essere adatti alle condizioni locali e compatibili con i requisiti ambientali, in particolare la biodiversità ed idonei ad agevolare, possibilmente, la riproduzione e il rifugio della fauna e dell’avifauna stanziale e migratoria; trovano applicazione le pertinenti disposizioni poste da decreto 16 giugno 2005 recante “linee guida di programmazione forestale” adottato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio Con la misura 223, primo imboschimento di superfici non agricole, sono previsti interventi di imboschimento, con specie autoctone anche arbustive, con finalità protettiva da realizzare su terreni incolti in zone a rischio erosione, desertificazione e idrogeologico ed interventi di imboschimento con finalità produttiva con latifoglie e/o conifere da realizzare su terreni agricoli abbandonati prioritariamente nella area B del PSR. Gli impianti dovranno essere effettuati nel rispetto del Piano forestale e del Piano antincendio vigenti e, nelle aree Natura 2000, nel rispetto dei Piani di gestione e/o delle misure di conservazione del sito. Gli obiettivi perseguiti dalla misura 226, ricostituzione del potenziale forestale ed introduzione di interventi preventivi, sono l’attivazione di azioni di contrasto alle calamità naturali e di difesa preventiva, attiva o passiva, contro gli incendi al fine di mantenere, conservare e sviluppare le funzioni protettive delle risorse forestali; ricostituire il potenziale forestale danneggiato da disastri naturali e da incendi. Gli impianti dovranno essere effettuati nel rispetto del Piano forestale e del Piano antincendio vigenti e, nelle aree Natura 2000, nel rispetto dei Piani di gestione e/o delle misure di conservazione del sito. La misura 227, sostegno agli investimenti non produttivi, tende a supportare la riqualificazione degli ambiti forestali mediante investimenti, che per il proprietario costituiscono un costo netto, atti a migliorare l’ambiente e il territorio in termini ecologici potenziando la biodiversità delle specie, delle popolazioni e degli habitat (rinfittimento degli impianti con specie forestali autoctone a minore produttività ma vantaggiose per la biocenosi e finalizzate alla stabilità dell’ ecosistema), conservazione degli ecosistemi forestali di grande pregio (tramite anche idonei dispositivi di protezione quali gabbie di esclusione shelter, recinzione di protezione, etc) , e attività consolidamento della funzione protettiva delle foreste. Tutti gli interventi da effettuarsi all’interno delle aree protette e dei siti Natura 2000, dovranno rispettare le misure di salvaguardia dettate dai rispettivi piani di gestione o, in mancanza, dovranno essere sottoposti a valutazione di incidenza e di V.I.A. se occorrente; inoltre, dovranno sempre assicurare la conservazione e lo sviluppo della biodiversità. 153 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Complementari al raggiungimento degli obiettivi sovraesposti sono anche indicate misure ed azioni di informazione, quali la creazione di siti web, materiale cartaceo informativo, seminari tematici, conferenze stampe, informazione sui media, scambio di best practices, nonché misure specifiche di informazione e pubblicità rivolte al pubblico. La strategia generale messa in atto dalla Regione “è costituita sui principi di crescita, di occupazione e di sostenibilità”, in linea con gli obiettivi del Regolamento (CE) n. 1698/05. Per quanto concerne l’Asse II, l’attivazione di misure per la conservazione della biodiversità e tutela e diffusione di sistemi agro-forestali ad alto valore naturalistico risultano coerenti con le priorità individuate dalla Comunità Europea, e sono rafforzate dall’analisi socio economica e dall’analisi SWOT. Programma Operativo Regionale FESR 2007-2013 Tra gli obiettivi specifici ed operativi delineati dal POR è il rafforzamento della rete ecologica siciliana, favorendo la messa a sistema e la promozione delle aree ad alta naturalità e conservando la bio-diversità in un’ottica di sviluppo economico e sociale sostenibile e duraturo. Il ritardo dell’attuazione delle misure della rete ecologica (Misure 1.11, 1.12 e 1.13) ha determinato ad oggi la mancanza di strumenti di pianificazione dei siti Natura 2000. Con la misura 1.11 si è finanziata la realizzazione della Carta della Natura che fornisce i primi strumenti di conoscenza del territorio regionale (cartografie, schede Natura 2000 aggiornate, schede relative alle aree di studio revisionate), mentre non è ancora presente un sistema informativo georeferenziato. In coerenza con quanto indicato nel QSN, gli interventi del PO FESR 2007/2013 sulla rete ecologica Natura 2000 possono essere realizzati solo sui siti già dotati di piani di gestione. Tra gli obiettivi operativi è quello di rafforzare la valenza naturalistica dei territori. Dunque, si dovranno creare le condizioni di contesto, sia in termini di politiche di sviluppo sia in termini di infrastrutturazione dei territori della Rete Ecologica, per garantire la buona riuscita degli interventi più direttamente a favore della biodiversità, da realizzarsi a carico del PO FEASR e verrà realizzato un nodo pubblico di osservazione della biodiversità per la tutela e la fruizione delle risorse naturali. La realizzazione di tali azioni garantirà una diffusa animazione sociale ed economica, anche in chiave turistica, dei territori interessati. Tra le azioni di supporto alla realizzazione della rete ecologica regionale, innanzitutto dei Comuni montani, sono auspicati interventi di infrastrutturazione integrata (realizzazione del Sentiero Italia -dorsale settentrionale sicula) ad azioni di ripristino e restauro naturalistico, al fine di prevenire rischi e promuovere la protezione della natura. Nell’incentivare lo sviluppo imprenditoriale che opera nel settore della valorizzazione dei beni ambientali e naturalistici e della correlata promozione del turismo diffuso, coerentemente con i modelli ed i piani di gestione e conservazione dei siti Rete Natura 2000 parchi e riserve si indicano azioni congiunte di tutela, sviluppo sostenibile e promozione imprenditoriale del sistema della Rete Ecologica siciliana (catg. n. 56). Interventi di valorizzazione ambientale e di incentivazione alle imprese ubicate nei comuni di montagna sono indicati in un’ottica di complementarietà con la politica di sviluppo rurale (catg. n. 61). 154 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Per i dettagli sugli obiettivi specifici, obiettivi operativi, indicatori di realizzazione e di risultato, valori attuali e attesi al 2015 con le relative fonti, si rimanda alle tabelle incluse nel documento del Programma Operativo Regionale. Sembrano molto importanti e coerenti con le logiche di tutela e salvaguardia dei siti Natura 2000 i seguenti obiettivi dell’Asse 3. Asse 3: Valorizzazione delle identità culturali e delle risorse paesaggistico-ambientali per l’attrattività turistica e lo sviluppo OBIETTIVO SPECIFICO 3.2: Rafforzare la rete ecologica siciliana, favorendo la messa a sistema e la promozione delle aree ad alta naturalità e conservando la bio-diversità in un’ottica di sviluppo economico e sociale sostenibile e duraturo Obiettivo operativo 3.2.1: Rafforzare la valenza e l’identità naturalistica dei territori Nel ciclo di programmazione precedente sono stati messi a punto gli strumenti di conoscenza e di pianificazione di area vasta del territorio della Rete Ecologica siciliana di livello regionale. Con la programmazione 2007-2013 dovranno essere definite le pianificazioni dei singoli sistemi integrati ad alta naturalità e, in attuazione dei Piani di gestione dei diversi siti, oppure, nei siti ricadenti all’interno dei Parchi e delle Riserve già istituite nel rispetto delle norme di salvaguardia individuate nella pianificazione vigente, si dovranno creare le condizioni di contesto, sia in termini di politiche di sviluppo sia in termini di infrastrutturazione dei territori della Rete Ecologica, per garantire la buona riuscita degli interventi più direttamente a favore della biodiversità, da realizzarsi a carico del PO FEASR e verrà realizzato un nodo pubblico di osservazione della biodiversità per la tutela e la fruizione delle risorse naturali. La realizzazione di tali azioni garantirà una diffusa animazione sociale ed economica, anche in chiave turistica, dei territori interessati. Obiettivo operativo 3.2.2: Incentivare lo sviluppo imprenditoriale che opera nel settore della valorizzazione dei beni ambientali e naturalistici e della correlata promozione del turismo diffuso, coerentemente con i modelli ed i piani di gestione e conservazione dei siti Rete Natura 2000 parchi e riserve L’obiettivo si propone di rafforzare e incentivare il tessuto imprenditoriale che opererà in coerenza con i modelli e i futuri piani di gestione e conservazione (piani territoriali dei parchi, piani di sistemazione ed utilizzazione delle riserve) dei siti Rete Natura 2000, parchi e riserve del territorio insulare. Si tratta di incentivare il tessuto imprenditoriale sia nei settori produttivi legati alle attività e ai mestieri tradizionali ed alla fruizione turistica dei luoghi, sia nei servizi connessi alla promozione e valorizzazione dei territori e delle relative produzioni, ad eccezione delle azioni più direttamente legate alla biodiversità che saranno oggetto dell’intervento del FEASR. Con tale obiettivo, si intende rivitalizzare, anche in senso turistico, aree a rischio di marginalità e contrastare processi di impoverimento di risorse umane (nuova emigrazione) che versano in una situazione di crisi e che hanno dato luogo a significativi fenomeni di “esodo rurale”. Gli obiettivi operativi prima enunciati si declinano nelle seguenti linee di intervento (riportate a titolo esemplificativo) riconducibili alle categorie di spesa indicate in parentesi e consultabili nel documento originale del POR: 155 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Obiettivo operativo 3.2.1: Rafforzare la valenza e l’identità naturalistica dei territori - azioni rivolte al sostegno di attività di società ed associazioni impegnate nella tutela, valorizzazione e fruizione dell’ambiente e delle risorse naturali, al fine di aumentare la sensibilità sui temi ambientali attraverso la pratica di attività motorie ecocompatibili, compresi interventi di adeguamento ciclabile di sentieri esistenti (con esclusione del sostegno ai costi di gestione e funzionamento) (catg. nn. 56, 24); - azioni volte alla realizzazione di un nodo pubblico di osservazione della biodiversità per la tutela e la fruizione delle risorse naturali compatibilmente con quanto previsto dal Reg. (CE) 1080/06 (catg. nn. 56, 51); - azioni di supporto alla realizzazione della rete ecologica regionale, innanzitutto dei Comuni montani, tramite interventi di infrastrutturazione integrata (realizzazione del Sentiero Italia - dorsale settentrionale sicula), azioni di ripristino e restauro naturalistico, al fine di prevenire rischi e promuovere la protezione della natura (catg. nn. 61, 51, 54). Obiettivo operativo 3.2.2: Incentivare lo sviluppo imprenditoriale che opera nel settore della valorizzazione dei beni ambientali e naturalistici e della correlata promozione del turismo diffuso, coerentemente con i modelli ed i piani di gestione e conservazione dei siti Rete Natura 2000, parchi e riserve - azioni eco-innovative di supporto alle PMI che operano nei siti Rete Natura 2000 e parchi e riserve e azioni di marketing territoriale e promozione di marchi d’area (catg. n. 61); - azioni di adeguamento delle strutture pubbliche esistenti realizzate secondo criteri di edilizia sostenibile (catg. n. 78); - servizi integrati ambientali alle associazioni di PMI e alle confederazioni artigianali (catg. n. 61); - azioni congiunte di tutela, sviluppo sostenibile e promozione imprenditoriale del sistema della Rete Ecologica siciliana (catg. n. 56); - azioni di rafforzamento della competitività delle produzioni locali e delle filiere produttive dei territori della Rete Ecologica siciliana (sono escluse le attività di produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti di cui all'Allegato I del Trattato) (catg. n. 6); - azioni di promozione e catalizzazione dello sviluppo locale sostenibile anche attraverso lo strumento delle Agende 21 (catg. n. 80); - interventi di valorizzazione ambientale e di incentivazione alle imprese ubicate nei comuni di montagna in un’ottica di complementarietà con la politica di sviluppo rurale (catg. n. 61). 156 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 2.3.7 Descrizione socio-economica (D) Il Comune di Aragona ha una popolazione di 9.730 abitanti e un territorio che si estende per circa 74 kmq. Ha una densità di popolazione di 131,49 (abitanti/kmq), abbastanza ridotta se rapportata alla densità media dei Comuni del PIT 34 “Valle dei Templi” di cui il territorio fa parte, pari a 224,48 abitanti per Kmq. Il Comune di Aragona ricade nella Regione Agraria n. 3 “Colline del Platani” e fa parte del Patto Territoriale Sicilia Centro Meridionale. I Comuni confinanti sono ad est: Campofranco (CL), Comitini e Grotte; a nord: Casteltermini e Sant'Angelo Muxaro; a ovest: Joppolo Giancaxio e Santa Elisabetta; a sud: Agrigento e Favara. 2.3.7.1 Demografia (D.9.2) Il Comune di Aragona conta al 1 gennaio 2007 una popolazione pari 9.730 persone. Comune di Aragona - Bilancio demografico anno 2007 e popolazione residente al 31.12 Maschi Femmine Totale Popolazione al 1° Gennaio 4672 5058 9730 Nati 55 46 101 Morti 47 64 111 Saldo Naturale 8 -18 -10 Iscritti da altri comuni 37 48 85 Iscritti dall'estero 46 47 93 Altri iscritti 4 2 6 Cancellati per altri comuni 59 65 124 Cancellati per l'estero 26 40 66 Altri cancellati 0 1 1 Saldo Migratorio e per altri motivi 2 -9 -7 Popolazione al 31 Dicembre 4682 5031 9713 Numero medio di componenti per famiglia 2.5 Popolazione Aragona (31 Dicembre) 2001-2007 157 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Anno 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Residenti 10.060 10.032 9.997 9.902 9.840 9.730 9.713 Variazione 10028 -0,3% -0,3% -1,0% -0,6% -1,1% -0,2% 9983 9938 9893 9848 9803 9758 9713 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Rielaborazione dati ISTAT Come si può evincere dai dati sopra riportati, la popolazione residente nel Comune di Aragona ha subito dal 1991 una lenta decrescita: si è passati dalle 10.416 persone del ’91, alle 10.065 del 2001, sino a giungere al numero attuale inferiore alle 10.000 unità. Tale dato risulta in controtendenza rispetto ai Comuni limitrofi ed alla città di Agrigento, dove dal 2001 si stanno registrando numeri positivi nel saldo della popolazione. Popolazione residente nel Comune di Aragona al 1 Gennaio 2007 per età e sesso Eta' Totale Maschi Totale Femmine Maschi + Femmine da 0 a 9 anni 503 465 968 Da 10 a 19 anni 559 557 1116 Da 20 a 29 anni 576 621 1197 Da 30 a 39 anni 722 759 1481 Da 40 a 49 anni 720 733 1453 Da 50 a 59 anni 555 587 1142 Da 60 a 69 anni 480 516 996 Da 70 a 79 anni 410 515 925 Oltre 80 anni 147 305 452 TOTALE 4672 5058 9730 (ISTAT) Esaminando il dato relativo all’età della popolazione è possibile verificare che il 24,38% dei residenti ha più di 60 anni mentre i giovani con meno di 30 anni rappresentano il 33,72 % della popolazione. Si può quindi affermare che, nonostante l’innalzamento della speranza di vita abbia provocato un aumento dell’età della popolazione, il numero di bambini e giovani è ancora molto elevato. Ciò risulta ancor più evidente dalla piramide delle età sotto riportata che, in linea con le tendenze del paese, mostra una punta allargata, determinata dall’invecchiamento consistente della popolazione. 158 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Popolazione residente nel Comune di Aragona al 1 Gennaio 2007 8170-80 60-69 Età [anni] 50-59 Femmine 40-49 Maschi 30-39 20-29 10-19 0-9 -1000 -500 0 500 1000 Individui Dai dati riportati non si evince in maniera chiara il fenomeno dell’emigrazione di forza lavoro che ha contraddistinto questa zona nel passato, ma che ancor oggi riguarda una parte notevole della popolazione attiva. Spesso comunque viene mantenuta la residenza nel comune d’origine, ma attraverso le interviste realizzate con la popolazione locale, emerge come il problema dell’emigrazione forzata dovuta alla ricerca di un lavoro, sia ancora drammaticamente attuale. Se si osserva l’andamento della popolazione tale fenomeno risulta molto evidente. Nel 1971 la popolazione di Aragona si aggirava intorno alle 12.000 persone. Essa subisce un brusco calo nel decennio successivo, giungendo alle 10.271 unità nel 1981. Nei successivi 10 anni si ha una sostanziale stabilità demografica, ma dal ’91 ad oggi si assiste ad una costante lenta decrescita. Popolazione residente – Comune di Aragona 1971 12.016 1981 10.271 1991 10.416 2001 10.065 2007 9.730 (Fonte: ISTAT) Tale dato è certamente influenzato anche da una diminuzione delle nascite: osservando il grafico della piramide delle età è evidente che il numero delle persone nate tra il ’71 e l’81, che nel 2007 (anno cui si riferiscono i dati del grafico) avevano tra i 27 e i 38 anni, era molto maggiore rispetto al numero delle nascite attuale. Il numero di stranieri residenti nel Comune rappresenta l’1,48% della popolazione, registrando un totale, al 31 dicembre 2006, pari a 144 persone. Tale fenomeno è limitato nelle dimensioni ed in linea con le basse percentuali dell’intera provincia di Agrigento, ove risiedono 4.773 stranieri che rappresentano lo 1,04% della popolazione (dati ISTAT, 31 dicembre 2006). Considerando che la percentuale di stranieri in Italia si stima sia pari al 4,1% della popolazione, possiamo concludere che il fenomeno migratorio qui in esame è certamente limitato. 159 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Cittadini Stranieri. Bilancio demografico anno 2006 – ISTAT Maschi Femmine Totale Popolazione straniera residente al 1° Gennaio 68 76 144 Iscritti per nascita 1 0 1 Iscritti da altri comuni 1 2 3 Iscritti dall'estero 6 8 14 Altri iscritti 0 0 0 Totale iscritti 8 10 18 Cancellati per morte 0 0 0 Cancellati per altri comuni 13 6 19 Cancellati per l'estero 0 0 0 Acquisizioni di cittadinanza italiana 3 2 5 Altri cancellati 0 1 1 Totale cancellati 16 9 25 Popolazione straniera residente al 31 Dicembre 60 77 137 Minorenni 18 18 36 Nati in Italia 14 16 30 Cittadini Stranieri. Popolazione residente per sesso e cittadinanza al 31.12.2006 – ISTAT Marocco Romania Cina Rep. Popolare Albania Tunisia Germania Tanzania Bulgaria - Etiopia Eritrea Brasile Belgio - Francia - Polonia Macedonia – Egitto - Rep. Ceca Stati Uniti TOTALE ZONA Maschi 31 5 6 3 2 2 0 3 4 0 0 0 1 60 Femmine 27 10 8 5 4 3 5 1 0 4 2 1 0 77 Totale 58 15 14 8 6 5 5 4 4 4 2 1 1 137 2.3.7.2 Situazione sociale (D.9.5) Il Comune di Aragona fa parte del distretto socio sanitario D1, insieme ai Comuni di Agrigento, Comitini, Favara, Joppolo Giancaxio, Porto Empedocle, Raffadali, Realmonte, S. Angelo Muxaro, S. Elisabetta e Siculiana. Agrigento è il capofila. 160 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Per favorire la socializzazione e l’incontro sono presenti nel territorio di Aragona alcuni spazi adatti, anche se non tutti pubblici: un centro sociale, una biblioteca, 5 campi sportivi (di cui 2 privati e 3 pubblici), 3 palestre private e una pubblica, un giardino comunale. Le associazioni che operano nel territorio oltre alla Pro Loco, dove sono pochissimi i soggetti coinvolti, sono Legambiente che gestisce la Riserva Naturale di Macalube, le Giubbe d’Italia, che operano nell’ambito della protezione civile, la Caritas e l’associazione di Volontariato Vincenziano che si occupano di assistenza, il Centro Assistenza alla Vita, il centro operativo per disabili e l’ADSA (Associazione donatori S. Andrea). Luoghi d’incontro sono anche il Rotary Club “Aragona Colli Sicani” e il Lions Club “Zolfare”. Dal Piano di Zona 2003-2005 del Distretto Socio-Sanitario di cui Aragona è parte, non si evincono particolari problematicità e forme evidenti di disagio: il numero di tossicodipendenti e detenuti in carico al SERT è di sole 3 unità; le persone con problemi di disagio mentale sono 41; i minori con handicap che frequentano la scuola sono 13. Tutti i dati sopra riportati sono al di sotto delle medie regionali. I servizi sociali che operano sul territorio sono: - Servizio sociale professionale del Comune di Aragona - Consultorio familiare - Igiene pubblica - Medicina di base - Guardia medica - Servizio Ambulatoriale pediatrico - Asilo nido - Casa Famiglia “La coccinella” - Casa Famiglia “Il grillo parlante” Le fasce più deboli, e che dunque debbono essere maggiormente oggetto di attenzione, sono sicuramente quella degli anziani e dei minori: tuttavia, come si evince dalle strutture che operano sul territorio, mentre per i bambini sono stati attivati numerosi servizi (in particolare il nido, le case famiglia e le scuole dell’infanzia), per gli anziani ancora molto deve essere fatto, soprattutto per assicurare loro luoghi di aggregazione. 2.3.7.3 Aspetti economici (D.9.1; D.9.3; D.9.4; D.10) La situazione economica di Aragona è abbastanza complessa; prendendo in considerazione una suddivisione della popolazione in macroaree produttive, si evidenzia che l’8,66% della popolazione aragonese è impiegata in agricoltura, il 10,35% nell’industria e il 9,22% nel terziario (dati ISTAT 2001). Esaminando più nel dettaglio l’occupazione in base all’attività economica svolta, si evidenzia che i settori che vedono un maggior numero di unità impiegate sono il commercio e il settore della pubblica amministrazione ed attività affini, che occupano il maggior numero di persone, seguiti dai settori dell’istruzione, delle costruzioni, delle attività manifatturiere e della sanità. 161 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Occupati per attività economica –Comune di Aragona Attività economica Occupati Agricoltura, caccia, silvicultura 96 5 Estrazione di minerali Attività manifatturiere Produz. e distribuz. di en. elettrica, gas e acqua Costruzioni Alberghi e ristoranti Istruzione Commercio Trasporti, magazzinaggio, comunicazioni Intermediazione monetaria e finanziaria Immobiliare Pubblica amministrazione Sanità e altri servizi sociali Altri servizi pubblici, sociali e personali Servizi domestici Totale 251 25 253 57 354 506 185 35 81 498 192 85 23 2646 Fonte: ISTAT 2001 Occupazione Nonostante la richiesta al Comune, non è stato possibile ottenere dati aggiornati sull’occupazione: per avere un dato più circoscritto rispetto a quello provinciale si riporta la sottostante tabella che riferisce i dati occupazionali del Sistema Locale del Lavoro n. 694, denominato “Agrigento”, in cui è inserito il Comune di Aragona. I sistemi locali del lavoro sono aggregazioni di comuni che derivano da una ricerca condotta da Istat e il Dipartimento di Economia dell’Università di Parma a partire dai dati relativi al pendolarismo dei componenti delle famiglie per motivi di lavoro ricavati dagli appositi quesiti posti nel Censimento Generale della Popolazione del 2001. L'obiettivo di base è la costruzione di una griglia sul territorio determinata dai movimenti dei soggetti per motivi di lavoro; l'ambito territoriale che ne discende rappresenta l'area geografica in cui maggiormente si addensano quei movimenti. In questo modo si aggregano unità amministrative elementari (Comuni) individuati sul territorio dalle relazioni socio-economiche. I criteri adottati per la definizione dei Sistemi Locali del Lavoro (da ora in poi SLL) sono i seguenti: - Autocontenimento. Con tale termine si intende un territorio dove si concentrano attività produttive e di servizi in quantità tali da offrire opportunità di lavoro e residenziali alla maggior parte della popolazione che vi è insediata; capacità di un territorio di comprendere al proprio interno la maggior parte delle relazioni umane che intervengono fra le sedi di attività di produzione (località di lavoro) e attività legate alla riproduzione sociale (località di residenza). Un territorio dotato di questa caratteristica si configura come un sistema locale, cioè come una entità socio-economica che compendia occupazione, acquisti, relazioni e opportunità sociali; attività, comunque, limitate nel tempo e nello spazio, accessibili sotto il vincolo della loro localizzazione e della loro durata, oltre che delle tecnologie di trasporto 162 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano disponibili, data una base residenziale individuale e la necessità di farvi ritorno alla fine della giornata (relazione spazio - tempo). - Contiguità. I comuni contenuti all'interno di un SLL devono essere contigui. - Relazione spazio-tempo ossia il tempo di percorrenza tra la località di residenza e la località di lavoro; tale concetto è relativo ed è strettamente connesso alla presenza di servizi efficienti. I dati sotto riportati evidenziano ancora una volta l’importanza del problema della disoccupazione, con un tasso del 22,9%, leggermente superiore alla media agrigentina, ma comunque inferiore al dato riferito all’intera Sicilia. Stima degli occupati residenti e delle persone in cerca di occupazione per Sistema Locale del Lavoro (Media 2001; dati in migliaia) Forze di lavoro Popolaz. Persone in Codice Denomina- con di Totale Occupati cerca SLL zione meno di occupazione 15 anni Popolaz. Non con più Pop. Forze di di 15 totale lavoro anni Tasso Tasso Tasso di di di occupaz. disocc. attività 694 115 43,7 % AG 35 48 14 62 142 177 33,7% 22,9 % (Fonte: ISTAT 2001) Questa situazione occupazionale determina un fenomeno importante che coinvolge i giovani locali: una volta usciti dalla scuola sono costretti ad emigrare, sia per motivi di studio, sia per cercare lavoro, senza prospettive di rientro. Attività economiche Una caratteristica del sistema degli insediamenti produttivi dell’Agrigentino è rappresentata dal complesso di agglomerati industriali gestiti dal Consorzio per l'Area di Sviluppo Industriale della Provincia di Agrigento3. L’agglomerato di Aragona-Favara, prossimo alla città di Agrigento, insiste sui territori comunali di Aragona e Favara e si estende per 170 Ha di cui 90 per lotti ed 80 per servizi ed infrastrutture. Registra la pressoché completa realizzazione delle opere di urbanizzazione e la fase di completamento delle infrastrutture di collegamento con i territori comunali vicini e lo svincolo con la SS 189 Agrigento-Palermo. Con una totale disponibilità di 98 lotti, di cui 90 assegnati (per un'occupazione prevista di oltre 1700 addetti), annovera 12 stabilimenti industriali in esercizio e 14 in costruzione, oltre a 20 rustici realizzati dal Consorzio e concessi in locazione ad aziende in via di insediamento, per i quali l'occupazione potrebbe assumere dimensioni nell'ordine di 300 addetti. (Fonte: Relazione nuovo PRG in Piano strategico di Agrigento). I settori più rappresentativi si registrano nei comparti manifatturiero, alimentare, meccanico, arredo in legno, lavorazione carta e cartone, preziosi. L'agglomerato accoglie, inoltre, un Centro Integrato per Servizi sociali, con uffici consortili, una suscettività d'uso per varie funzioni (incubatori, centro merci multifunzionale, eccetera) ed un Centro Direzionale e servizi alle imprese. Ad attività di formazione, servizi informatici, servizi di promozione e sviluppo ed altre funzioni, è destinato il Centro Addestramento Professionale sito nell'Agglomerato. 163 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano L’unico dato fornito dal Comune di Aragona riguarda le aziende che operano nel settore del commercio e dell’artigianato. Risulta pertanto che, in data 29 aprile 2008, sono presenti nel territorio: - esercizi commerciali a posto fisso n 138 - pubblici esercizi n 23 - operatori mercato settimanale n 101 - attività produttive (artigiani) n 217 Non è possibile effettuare un’analisi dei dati sopra riportati in quanto troppo generici. Tuttavia, sono coerenti con quanto sopra detto relativamente all’importanza del settore artigianale per l’economia del territorio. L’agricoltura Nel territorio di Aragona, l’attività agricola mantiene ancora una notevole importanza anche dal punto di vista produttivo ed occupazionale, sia nel territorio comunale, sia nel territorio del S.I.C. stesso. Dal Censimento generale dell’agricoltura del 2000 risultano essere impiegati a diverso titolo nel settore agricolo nel Comune di Aragona 2.445 persone (il dato comprende conduttore, coniuge, famigliari, parenti, dirigenti impiegati a tempo determinato e indeterminato, operai a tempo determinato e indeterminato), ossia quasi il 25% della popolazione residente. Non si dispone di dati ufficiali più recenti, ma seguendo i trend di tutta la regione, e soprattutto secondo quanto emerge dalle interviste effettuate, il settore agricolo vede una forte diminuzione del numero degli addetti; ciononostante, anche tenendo conto di tali fenomeni, risulta evidente dall’osservazione del territorio, ed in particolar modo del territorio del S.I.C., che ancor oggi il settore primario è preponderante nella zona. Il fatto che il 25% della popolazione sia coinvolta a diverso titolo nel comparto agricolo risulta essere un dato importante anche per l’attenzione nei confronti del territorio che culturalmente dovrebbe avere chi appartiene ad una cultura contadina. La consapevolezza rispetto ai concetti di tutela e conservazione delle qualità ambientali dovrebbe essere insito in chi ha come propria risorsa principale la terra e i suoi frutti. Ma spesso non è così anche perché il processo d’industrializzazione, ma soprattutto gli effetti perversi delle politiche di sostegno economico hanno inciso spesso negativamente sulla cultura degli operatori dell’agricoltura, drogando il naturale rapporto tra il territorio come risorsa e chi lo usa a fini produttivi. È oggi dunque indispensabile recuperare non solo il meglio dai sistemi agricoli tradizionali, che hanno in alcuni casi un minore impatto ambientale e contribuiscono alla conservazione del territorio, ma soprattutto un patrimonio culturale ad essi associato. Per quanto riguarda le coltivazioni presenti sul territorio, il seminativo occupa un posto preponderante: il paesaggio lo mostra chiaramente, cereali e frumento sono le principali produzioni agricole, anche considerando il territorio del S.I.C. Nella tabella che segue sono riportate le principali coltivazioni praticate secondo i dati del Censimento dell’Agricoltura del 2000, con l’indicazione della superficie sulla quale si 164 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano estendono. Da sottolineare l’assenza di coltivazioni biologiche, se non in piccoli appezzamenti, né di produzioni di qualità garantite da un marchio D.O.P, D.O.C o altro. Superfici per principali coltivazioni praticate – Comune di Aragona Coltivazione Cereali Frumento Coltivazioni ortive Foraggiere avvicendate Vite Olivo Agrumi Fruttiferi Superficie 3.092 2.903 14 482 44,29 393,61 23,62 696,28 (Fonte: ISTAT 2000) Nei parchi, nelle aree protette e certamente nei S.I.C. è sicuramente rilevante il settore agricolo, anche se spesso si tratta di sistemi produttivi di una certa marginalità. In tali contesti infatti la presenza dell’agricoltura garantisce diversi servizi che vanno al di là dell’esclusiva attività di produzione: la tutela, la salvaguardia e la valorizzazione degli ambienti e del paesaggio agricolo e rurale, la prevenzione dei rischi idrogeologici, la conservazione della biodiversità animale e vegetale, il mantenimento delle tecniche tradizionali di lavorazione dei terreni e di trasformazione artigianale dei prodotti, e in generale quello della cultura contadina e rurale; la produzione e valorizzazione dei prodotti tipici e di qualità, la promozione e la fruizione turistica dei territori. (G. Schifani, 2007) Il settore turistico Nella provincia di Agrigento, il turismo risulta essere un settore fondamentale per lo sviluppo locale. La presenza della Valle Dei Templi, di alcune località marittime rinomate, di importanti beni paesaggistici e naturali, insieme a tante ricchezze culturali, architettoniche e legate alla tradizione eno-gastronomica, rende il territorio agrigentino di grande richiamo turistico. Il turismo però risulta essere concentrato prevalenetemente nella città di Agrigento, per questo risulta essere di fondamentale importanza la sua diffusione su tutto il territorio provinciale. Si dovrebbe cioè tendere ad un turismo che ricada anche nei Comuni minori, che vada a beneficio delle comunità locali ridistribuendo profitti, che sia attento alle peculiarità locali, preservando il territorio ma valorizzando le sue potenzialità. All’interno del Comune di Aragona ricadono alcuni siti che potrebbero avere un forte richiamo turistico, in primis le Macalube, che presentano un fenomeno geomorfologico particolarissimo, che è presente solo in pochissimi altri luoghi al mondo. Ma anche l’ex miniera di Zolfo della famiglia Pirandello può essere un fattore chiave per lo sviluppo del turismo in questa zona. In una intervista rilasciata dal Sindaco di Aragona, egli afferma “Di grande interesse è la storia mineraria di Aragona. Grazie al PIT stiamo recuperando l’area mineraria (i cosiddetti calcheroni, c’è una galleria che può essere aperta ai visitatori). Nel 2001 c’è stata l’inaugurazione del monumento allo zolfataro ispirato alla novella “Ciaula scopre la luna” e sito in quello che era il luogo di raccolta dei lavoratori della miniera.” 165 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano La miniera è sicuramente parte del patrimonio culturale locale da tutelare e valorizzare, e potrebbe essere inserita tra gli itinerari “pirandelliani” del Parco letterario omonimo. Nella tabella sotto riportata vengono elencati i beni di interesse storico, artistico, culturale e architettonico che rientrano nell’area comunale. Molti di essi, da soli, non sono sufficientemente pregiati da produrre un richiamo turistico significativo; ma un sistema turistico funziona soprattutto grazie alle sinergie presenti nel territorio, alle diverse caratteristiche e peculiarità. Perciò la valorizzazione di risorse minori è importante per creare un’offerta turistica di qualità. Beni di interesse artistico, storico, culturale ed architettonico Palazzo Naselli Il Palazzo feudale Principe Naselli venne costruito agli inizi del P.za Umberto I 1700. E' arricchito dai magnifici affreschi del Borremans . (Inizio sec.XVIII) Situata in Contrada Mintini, attualmente seppellita da rosticci di Zolfara Taccia-Caci zolfo, la miniera è un luogo importante sia dal punto di vista della memoria del territorio ed antropologica, sia per un itinerario pirandelliano. Infatti la proprietà della zolfara è stata della famiglia dello scrittore. Chiesa Madre Venne edificata per vivo interesse del conte Baldassare III Proprietà Curia Vescovile Naselli che, in onore al suo nome, a quello del padre e del nonno, la dedicò a Nostra Signora dei tre Re Magi. (1606) Convento dei Padri Cappuccini Fu costruito a spese di Baldassare IV Naselli Carriglio Principe di Aragona. Servì per mantenere nello studio i suoi religiosi che (1962) arrivavano al numero di 28 componenti. Venne costruita contemporaneamente con il convento dei Padri Chiesa di San Francesco Cappuccini ad opera Baldassare IV Naselli Cartiglio, Principe (1692) di Aragona. Chiesa Madonna del Carmelo Fu realizzata ad opera della confraternita del Carmine. La struttura è ornata con pitture dell’artista palermitano Salvatore (1813) Manno ed è presente una pregevole scultura lignea del San Giuseppe con il Bambino Gesù di Salvatore Bagnasco. Fra i pezzi più significativi custoditi nella cripta è da ammirare Cripta della Chiesa del Rosario il reliquiario ad urna in argento, commissionato nel 1684 dal Principe Baldassare Naselli per custodirvi la reliquia della (1689) Sacra Sindone. Chiesa del Purgatorio Il portale ha delle decorazioni tipiche del tardo Barocco. Nel corso della seconda guerra mondiale fu sconsacrata e utilizzata (sec.XVII) come deposito e alloggio. Dopo un breve periodo di riapertura al culto, nel 1980 fu ceduta al comune che ha iniziato la sua ristrutturazione conservativa per adibirla a biblioteca comunale. Venne costruita ad opera di alcuni fedeli che la dedicarono a Chiesa della Mercede Maria SS. del Rosario. Nel 1668 si costruì il convento dei padri (1623) Mercedari che dedicarono allora la chiesa alla Madonna della Mercede. Convento dei Venne costruito accanto alla chiesa della B.V.M. della Mercede, allora Madonna del Rosario. Nel 1866 il convento venne 166 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Padri Mercedari Scalzi restaurato ed adibito a sede del comune e scuola elementare maschile. (1665) Piazza Matrice: Inaugurato nel dicembre 2001, in onore ai numerosi lavoratori Monumento ai zolfatai: zolfatai di Aragona e a Luigi Pirandello, proprietario della miniera Taccia Caci nella località "Montagna d'Aragona". "Ciaula scopre la luna" E' sito tra la via Vittorio Emanuele, via Spoto e via Crispi. Ha Palazzo Rotulo una pianta di forma rettangolare. Presenta caratteristiche sec. XVIII decorative tipiche del tardo barocco siciliano. Il Calvario sorge sul pendio del monte Belvedere. Ha una Calvario ( sec. XVII) forma pressoché rettangolare con un lato sinusoidale. Nella parte più alta vi è la croce dove ogni anno si dirige la Via Nazareno processione del Venerdì Santo. Oratorio del Calvario L’Oratorio di Nostra Signora Addolorata venne costruito nella prima metà del secolo scorso. Serviva per il ricovero della (sec.XVIII) statua del S.S. Crocifisso e di Maria Addolorata. Oggi ridotto in Via Nazareno rudere non viene più utilizzato. Chiesa della Fu trasferita nel luogo presente dalla collina del belvedere dove Provvidenza era diroccata la vecchia struttura. Non si conosce la data di (1898) edificazione; la licenza di benedire la nuova chiesa fu data nel 1898. Merita attenzione la statua lignea del Cristo Nero di autore ignoto ma di eccellente fattura. La chiesa non è stata interamente ristrutturata: conserva l’originario campanile realizzato in conci di tufo squadrati. Sito nel quartiere della Grazia, all’uscita del paese che porta alla montagna Mintini. E’ realizzato in conci di pietra squadrata ed è dotato di una vasca rettangolare posizionata al centro di due sorgenti. Sito nelle vicinanze del Calvario è posto all’uscita del paese che Abbeveratoio porta in c/da San Marco. L’intera struttura dell’abbeveratoio è della Santa Croce realizzata in pietra squadrata, ad eccezione della vaschetta realizzata in ferro battuto. Fino a poco tempo fa meta obbligata per i contadini che si rifornivano d'acqua i muli, per andare nelle campagne a lavorare. Chiesa del SS. Rosario Venne eretta nel 1689 sopra le fondamenta della diroccata Piazza Umberto I chiesetta del S. Crocifisso, esistente ancor prima della (1689) fondazione di Aragona Abbeveratoio delle Grazie Area Archeologica e Necropoli La necropoli risale al XIII sec. a.C. A circa cento metri, vi sono i resti di una villa romana datata intorno al I-II secolo d.C. Dagli di San Vincenzo scavi sono emerse monete, lucerne, un vaso, una spilla, pezzi d’anfora. Risale a 3.500-1.300 anni A.c. Testimonia la presenza di Necropoli di Caldare insediamenti urbani, anche se non è chiaro se l’insediamento sia rimasto sempre lo stesso o è cambiato, né si conoscono le ragioni della scomparsa del villaggio. Zona archeologica di Contrada Resti di una villa romana dove sono stati trovati numerosi reperti archeologici Fontanazze 167 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Per ciò che riguarda le specialità enogastronomiche, che sempre più stanno assumendo un ruolo rilevante nell’offerta turistica, da segnalare il tagano, piatto tipico locale a base di pasta e uova, che si prepara nel periodo pasquale. La sagra del tagano, insieme a quella della salsiccia, costituiscono due momenti di apertura del territorio verso i visitatori che vogliano incontrare particolarità locali che ancor oggi fanno parte delle abitudini della gente locale. Ricettività nel Comune di Aragona Dal punto di vista dell’accoglienza, il Comune di Aragona presenta una scarsa attenzione nei confronti del turista. E’ evidente che ad oggi le attività di ristorazione si rivolgono quasi esclusivamente ad una clientela locale. Le due possibilità di alloggio nel comune di Aragona offrono un numero complessivo di 32 posti letto, le caratteristiche delle due strutture si riferiscono ad una clientela medio-alta, pur non avendo prezzi eccessivi. Programmi – progetti territoriali Progetto “Itinerari intorno alla Valle” Il Consorzio Turistico Valle dei Templi ha predisposto un progetto innovativo, denominato “Itinerari intorno alla Valle”, quale strumento di aggregazione-cooperazione per tutti gli Operatori della filiera turistica per proporre azioni sinergiche e mirate, volte a “rivitalizzare” le capacità attrattive e ricettive del Comprensorio Agrigentino. Il Progetto intende creare delle iniziative orientate a rimuovere alcuni degli ostacoli allo sviluppo turistico dell’area agrigentina e creare le condizioni minime per far: aumentare il flusso dei turisti trattenerli di più sul territorio fidelizzarli L’analisi su cui si basa il progetto parte dalla constatazione che l’eccellente patrimonio di beni culturali, naturalistico-ambientali ed eno-gastronomici del territorio rimangono in “ombra” a causa dell’imponente presenza dei Templi di Agrigento, sito UNESCO dal 2007, dove si riversa tutta l’attenzione dei visitatori, che si fermano per un soggiorno mediamente inferiore alle 2 notti, e comunque ripartono senza visitare le notevoli ricchezze del territorio circostante, che presenterebbe un patrimonio di una varietà, ricchezza e appeal tale da poter esprimere un’offerta turistica molto articolata ed appetibile per diverse tipologie di turismo. “Portare alla luce il diadema in cui è incastonata la maestosa gemma della Valle dei Templi rappresenta un occasione di maggiore ricchezza e splendore per tutto il territorio” è l’idea chiave del progetto, che si propone di individuare nuove strategie di marketing, rinnovare l’offerta esistente ed i servizi, innalzare il livello delle competenze, sfruttare in modo integrato e sostenibile le risorse. Per quanto riguarda i Comuni dell’entroterra agrigentino, si evidenzia un altissimo potenziale non sfruttato ed un’attrazione di esigui flussi turistici in modo passivo e casuale. I viaggiatori autonomi, “esploratori”, hanno difficoltà a muoversi, a causa della mancanza di segnaletica adeguata e della non conoscenza del territorio a causa di una comunicazione non efficace. Inoltre, il progetto mette in evidenza una notevole frammentazione dell’offerta turistica, una programmazione degli eventi culturali poco puntuale che non consente di promuovere adeguatamente il territorio, una disomogenea cultura dell’accoglienza, un deficit di servizi, intesi come tutto ciò che permette al turista di raggiungere la meta, fruire del bene turistico in modo soddisfacente, vivere una permanenza con comfort, igiene e sicurezza. 168 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Il piano integrato del progetto propone quindi di: costruire una rete effettiva, ampia, diversificata e integrata fra i diversi soggetti operanti nel campo turistico del territorio agrigentino; sensibilizzare l’organizzazione di una serie di pacchetti-itinerari “trasversali” rispetto al territorio, tesi a dare visibilità a tutte le risorse culturali, naturalistico-ambientali ed eno-gastronomiche del comprensorio, in un’ottica unitaria ed armonica; produrre strumenti capaci di comunicare tale “unitarietà”, di far conoscere il territorio e di promuoverne l’offerta turistica in modo efficace, coordinato ed orientato al target (nazionale-locale ed in parte internazionale); intercettare i destinatari dell’offerta turistica con un posizionamento dell’offerta su scala “nazionale- locale”; creare una serie di iniziative in grado di aumentare il grado di accoglienza, fidelizzazione e soprattutto di permanenza del turista. Gli strumenti individuati per il perseguimento degli obiettivi sopra esposti sono: - 10 Format Televisivi, basati sul marketing del “racconto” capace di rendere in modo semplice, accattivante la “lettura” delle risorse del comprensorio in modo tematico e integrato; - Ristrutturazione del Sito-web del Consorzio Turistico Valle dei Templi (immaginecontenuto-funzioni) affinché si possa costituire quale strumento efficace per tutti gli operatori della filiera turistica; - Rivista (trimestrale) turismo- arte-cultura capace di “guidare” il turista, giunto sul territorio, alla conoscenza e alla scoperta del contesto: beni, cultura, eventi, prodotti e servizi di cui può usufruire durante il suo soggiorno; - Gadget “Itinerari Intorno La Valle”: scopri tutto ciò che non hai visto su www.consorziovalledeitempli.it e vinci 1 fine settimana pensato per intercettare i “turisti di passaggio” nella Valle dei Templi ed arginare il problema del “mordi e fuggi”. Verranno inoltre promossi degli itinerari tematici intorno alla Valle: 1. Agrigento: Itinerari Intorno la Valle (visione d’insieme delle risorse del comprensorio) 2. Percorsi Archeologici ( dalle testimonianze proto-storiche a quelle ellenistico-romane) 3. Percorsi Naturalistici (le riserve naturali del comprensorio) 4. Percorsi Letterari (il territorio nella Letteratura/ i Letterati del territorio - Pirandello, Tomasi di Lampedusa, Alessio di Giovanni, Sciascia, Camilleri) 5. Percorsi delle Colline e dei Castelli 6. Percorsi Costieri e delle Torri 7. Percorsi del Barocco 8. Percorsi del Sacro e del profano: le chiese, le feste, le sagre 9. Le Vie dei Vini e dei Formaggi Ciascuno integrerà altri 2 temi: Gastronomia e Sport Nell’intervista a Gaetano Pendolino, presidente del Consorzio, viene messo in evidenza che gli strumenti del progetto sono considerati di integrazione e supporto alle altre attività informative e promozionali dei soggetti portatori d’interessi, i quali, constatando la scarsa attenzione ed incisività delle iniziative condotte dagli enti pubblici preposti alla gestione e promozione dei flussi turistici, (evidenziata dai dati sul turismo nella provincia di Agrigento 169 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano che vedono un sostanziale calo dei flussi) hanno scelto di agire congiuntamente attraverso un’iniziativa privata puntuale e mirata. Attualmente si stanno chiedendo finanziamenti pubblici per la realizzazione del progetto, che comunque verrà perseguito anche indipendentemente da quest’ultimi. P.I.T. Valle dei Templi (Agrigento Costa) I Comuni che fanno parte del territorio del PIT Valle dei Templi sono 9: Agrigento, Aragona, Joppolo Giancaxio, Montallegro, Porto Empedocle, Raffadali, Realmente, Santa Elisabetta, Siculiana. Idea forza è il rilancio di un turismo qualitativo e intelligente e l’integrazione dell’offerta dell’accoglienza. Il PIT si identifica come progetto integrato per un turismo culturale che mira alla valorizzazione delle risorse culturali e dell’ambiente locale, principalmente per finalità di attrazione turistica ma, globalmente, per la determinazione di un modello di offerta fondato sulle risorse locali. La strategia si fonda sull’investimento per la costruzione dei sistemi di valorizzazione e qualificazione delle risorse che costituiscono il sistema ambiente locale e nel rafforzamento del sistema imprenditoriale che ne trae vantaggio, creando un’immagine positiva del sistema locale. Il progetto prevede l’investimento concertato, programmato, contemporaneo e coordinato relativo a: - sistema dei beni archeologici; - sistema dei beni culturali; - sistema della qualità della vita; - sistema ambientale e delle fasce costiere; - sistema eno-gastronomico dei prodotti tipici. Obiettivi del PIT sono: - il recupero di alcuni contenitori museali e di interesse storico-culturale per completare l’offerta del sistema Valle dei Templi e la realizzazione del SIT Parco della Valle; - la valorizzazione del circuito archeologico della Valle dei Templi con interventi relativi ad una maggiore fruizione e con l’offerta di servizi a sostegno delle visite. - la formazione di eccellenza e per lo sviluppo della ricerca in collaborazione con il consorzio universitario per incentivare la conoscenza del sito; - la realizzazione di interventi nel settore teatrale e di animazione a sostegno di questo importante comparto della cultura per incentivare le conoscenze storiche e letterarie del territorio PIT; - la valorizzazione delle aree costiere per consentire la fruizione di importanti aree naturalistiche e paesaggistiche esistenti sul territorio e che rappresentano punti cardine dell’offerta turistica; 170 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano ELENCO DEGLI INTERVENTI DEL PIT VALLE DEI TEMPLI CHE RICADONO NEL COMUNE DI ARAGONA Titolo Intervento Misura Comune/i su cui insiste l'intervento Importo € Aiuti all'imprenditoria giovanile e femminile 4.01,Potenziamento Area PIT nel settore turistico delle PMI esistenti alberghiero Formazione e 4.02,Potenziamento Area P.I.T. commercializzazione di sistemi artigianali estero e commerciali 3.16,Formazione e sensibilizzazione nel Prov. Formazione per settore idrico e per Agrigento educatori ambientali la gestione e la Archeoclub salvaguardia del territorio Aiuti per il potenziamento e la riqualificazione dell’offerta turistica 4.19,Potenziamento Area P.I.T. e riqualificazione dell’offerta turistica Progetto immigrati 3.19,Promozione dell’integrazione sociale Xenius Provincia Agrigento Fondo Responsabile della misura Tipologia dell'intervento Stato del finanziamento 500.000 Sistemi Locali di FESR Sviluppo Dipt. Industria Regime di Aiuto AMMESSO finanziare) (da 387.343 Sistemi Locali di FESR Sviluppo Dipt. Cooperaz. Regime di Aiuto AMMESSO finanziare) (da Risorse Naturali Dipt. Formazione Azioni Pubbliche Profession. AMMESSO finanziare) (da Sistemi Locali di FESR Sviluppo Dipt. Turismo AMMESSO finanziare) (da Citta' Dipt. Formazione Azioni Pubbliche Profession. AMMESSO finanziare) (da Reg. - 154.937 5.079.731 di Asse 216.912 FSE FSE Regime di Aiuto impegno spesa Livello di progettazione Fonte finanziaria 500000 NON PREVISTO POR 387343 NON PREVISTO POR 154937 NON PREVISTO POR 5079731 NON PREVISTO POR 216912 NON PREVISTO POR 171 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Progetto MACALIFE e attività ordinaria di gestione della RNI Macalube di Aragona L’esperienza realizzata nella Riserva di Macalube con il progetto MACALIFE, finanziato dal programma Life dell’Unione Europea risulta essere dunque particolarmente valida. Ha permesso di ridurre le fonti di impatto derivanti dalle pratiche agricole sugli habitat coinvolgendo gli agricoltori ex-proprietari dei terreni ricadenti in zona A della Riserva. I terreni sono stati in parte acquistati grazie al suddetto progetto, ed in parte espropriati con fondi gravanti sulla misura 1.11 del POR Sicilia 2000-2006 (Azione 4.2, Strutturazione Rete Ecologica). Attraverso gli espropri e gli acquisti dei terreni e il coinvolgimento nella gestione della riserva degli ex proprietari dei fondi ricadenti all’interno dell’area protetta sono state eliminate le attività agricole e di pastorizia incompatibili. Oltre ad acquisire i diritti proprietari è stato organizzato un corso di formazione rivolto agli stessi exproprietari dei terreni situati all’interno del S.I.C. avente come obiettivo il loro coinvolgimento nelle attività di gestione del S.I.C. e della riserva, attraverso un processo di formazione e conoscenza sul valore naturalistico del sito, nonché l’acquisizione di capacità tecniche ed abilità imprenditoriali da usare nella gestione diretta di alcune attività di conservazione, tutela e valorizzazione della riserva naturale, tecniche agricole e di gestione del territorio ecosotenibili con la conservazione degli habitat. Alla fine del corso, gli ex-proprietari corsisti hanno costituito una cooperativa (la coop. Macalife), impiegata, in regime convenzionale da parte dall’Ente gestore della riserva, nell’attività di gestione ordinaria prevista, prestando servizi a favore della attività di conservazione degli habitat e di tutela del patrimonio naturale della riserva, attraverso l’affidamento di servizi e lavori quali: - manutenzione e cure colturali degli habitat, - manutenzione delle strisce parafuoco - manutenzione delle strutture per la fruizione turistica, - informazioni ed orientamento ai fruitori - attività di sorveglianza e controllo In sostanza, dopo aver ceduto i terreni ed essere stati formati con un apposito corso, gli ex proprietari sono diventati sostenitori delle attività dell’Ente gestore trasformandosi da portatori di minacce per la conservazione nei primi tutori della natura della riserva. Obiettivi generali del progetto erano: - arresto dei fenomeni di degrado ambientale e di vulnerabilità degli habitat presenti nell’area; - mitigazione degli impatti di natura antropica; - miglioramento della qualità ambientale e dello stato di conservazione degli habitat; - diffusione delle formazioni naturali più significative ed aumento della biodiversità; - controllo e monitoraggio ambientale degli habitat di interesse comunitario presenti nel sito; - partecipazione diretta della comunità locale all’attività di tutela e conservazione degli habitat; - aumento del consenso della comunità locale sui temi della protezione e conservazione dei valori ambientali del sito attraverso la valorizzazione dell’area come strumento di sviluppo locale; - l’uso di tecniche di lavoro eco-sostenibili; la creazione di nuovi posti di lavoro per la gestione del progetto; L’importanza del coinvolgimento degli agricoltori nelle attività di gestione della riserva e del S.I.C. è stata fondamentale se si considera che il regime di tutela integrale della riserva non consente la prosecuzione delle attività agricole per garantire la tutela delle emergenze naturalistiche di maggiore interesse conservazionistico. 172 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Analogamente, sono stati condotti incontri preliminari con i rappresentanti dei gruppi di interesse (agricoltori, sindacati, associazioni di categoria, rappresentanti scolastici e dei vari movimenti culturali locali). Tra i principali risultati conseguiti sono: - arresto dei fenomeni di degrado ambientale degli habitat presenti nell’area (risultato conseguito grazie all’acquisizione dei terreni; alla creazione della cooperativa degli ex proprietari; alla aumentata coinvolgimento e dalla sensibilizzazione degli operatori agricoli e della comunità locale. partecipazione da parte della comunità locale ai processi decisionali relativi al territorio considerato; intensificarsi dell’attività di sorveglianza e controllo del sito); - miglioramento della qualità ambientale e dello stato di conservazione degli habitat grazie alla diffusione delle formazioni naturali più significative e della realizzazione di opere a tutela degli habitat (in via di raggiungimento); - aumento del consenso della comunità locale e della consapevolezza sulle potenzialità del sito come strumento per lo sviluppo socio-economico del territorio Posto che la Riserva Naturale “Macalube di Aragona” ricade all’interno del S.I.C. è necessario osservare che gli interventi di tutela e gestione della Riserva contribuiscono alla tutela e alla valorizzazione del S.I.C. medesimo. In particolare, si presentano qui sinteticamente i principali risultati conseguiti sino ad oggi da parte di Legambiente, in qualità di Ente gestore della Riserva. Le attività svolte dalla Riserva, attraverso iniziative sia di promozione che di educazione ambientale, hanno favorito un significativo aumento dei visitatori. Ciò rappresenta un elemento imprescindibile in un ragionamento più articolato legato alle potenzialità turistiche dell’area ai fini del suo sviluppo sostenibil. Nella tabella sottostante si riporta il numero di visitatori registrato nel periodo ottobre 2006 – settembre 2007 Mese/anno Tipologia Ott 2006 Nov 2006 GRUPPI 52 SCUOLE 55 141 COOP. 247 204 Dic 2006 Gen 2007 Feb 2007 40 43 3 30 133 363 283 34 Mar 2007 Apr 2007 Mag 2007 281 73 45 800 582 278 2144 821 Giu 2007 Lug 2007 Ago 2007 Set 2007 9 TOT. 482 1786 680 2061 1350 1123 9588 Inventario delle attività economiche presenti all'interno del Sito ed analisi delle pressioni (D.10.1; C.1.1 in “Valutazione Esigenze Ecologiche”) Non esistono dati quantitativi sulle attività economiche riferiti al territorio del SIC, per cui non è stato possibile in questa sede redigere tale inventario. Dall’analisi della carta dell’uso del suolo si possono trarre alcuni elementi sulle superfici del Sito interessate da attività agricole, che rappresentano la principale attività economica. Connessa con l’attività agricola è quella dell’allevamento ovino, che rileva sotto il profilo della zootecnia. All’interno del SIC non sono presenti impianti e attività industriali, strutture commerciali, opifici, cave, strutture e attività turistico-ricettive. 173 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 2.3.7.4 Soggetti pubblici e privati operanti in campo ambientale (D.8) I principali soggetti pubblici e privati operanti in campo ambientale all’interno del SIC ITA040008 sono riassunti nella seguente tabella: Soggetti istituzionali Amministrazioni Comunali (Aragona e Ioppolo Giancaxio) Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Agrigento Provincia di Agrigento Istituti scolastici di Aragona e Ioppolo Giancaxio Legambiente - Ente Gestore Riserva Naturale “Macalube di Aragona” Soggetti Sociali Imprese agricole e zootecniche Associazioni di categoria Comunità locale Cacciatori Legambiente 2.3.7.5 Potenzialità turistiche del Sito (D.9.6) Lo sviluppo sostenibile di un’area non si può circoscrivere al territorio di un singolo comune, non a caso la programmazione da anni non fa più riferimento ad ambiti così circoscritti, bensì individua aree più ampie, possibilmente omogenee, oppure con caratteristiche complementari che possano dar vita a sinergie dal punto di vista economico, sociale ed ambientale. Le ipotesi che presentiamo si riferiscono al solo Comune di Aragona, ma in alcuni casi non possono essere attuate se non inserite in una logica di sistema più ampia. Considerando i dati sopra descritti riguardanti il problema della disoccupazione soprattutto giovanile, alla quale non si riesce a rispondere solamente attraverso lo sviluppo in atto dell’area industriale, si rende necessario porre una maggiore attenzione, e dunque investire maggiormente, in settori diversi, con un impatto ambientale sostenibile, che tengano conto delle risorse del territorio e siano in grado di valorizzarle. Il settore turistico risulta essere molto complesso a causa del coinvolgimento di comparti tra loro notevolmente differenziati (trasporto, alloggio, ristorazione, servizi di vario genere), in cui assumono un’importante centralità la gestione della comunicazione e della pubblicità, ma anche le relazioni interpersonali che si vengono ad instaurare. Questa complessità ha favorito, soprattutto per i viaggi organizzati, la concentrazione del mercato nelle mani di aziende di intermediazione, espanse in tutti i settori. Infatti, il grande sviluppo tecnologico nel settore dei trasporti ha determinato un notevole aumento del turismo internazionale, un settore con grandi barriere all’entrata, che richiede investimenti e alleanze internazionali e con forti economie di scala che possono svilupparsi solo attraverso un’integrazione a monte e a valle delle infrastrutture: mezzi di trasporto, scali, strutture ricettive e tecnologie informatiche. Nel settore alberghiero la concentrazione di capitale è molto alta: grandi catene alberghiere appartenenti a società multinazionali sono dislocate nelle località turistiche più disparate. Linee aeree e catene alberghiere sono strettamente collegate con i tour operator senza i quali non potrebbero svilupparsi e imporsi sul mercato del turismo. Grandi tour operator hanno adeguato l’offerta alle esigenze del cliente: le paure e le insicurezze dei turisti sono placate da offerte sempre più standardizzate, a prezzi contenuti, grazie alla formula del “tutto compreso”. Risultato di tutto questo è un appiattimento delle differenze, un’uniformità dei servizi secondo modelli occidentali, una riduzione a folklore della cultura e delle tradizioni “altre”. 174 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano In definitiva l’espressione “industria dell’ospitalità” affida ai big player del turismo internazionale il compito di creare la filiera del turismo la quale viene organizzata sulla base degli interessi di quest’ultimi e senza tenere conto delle esigenze del territorio. Per cercare di frenare gli effetti negativi prodotti sul territorio derivanti da un uso scriteriato dello stesso, debbono essere avviati interventi a promozione di un sistema turistico locale dove il luogo di produzione e quello di consumo coincidano, l’attrattiva diventi un fattore produttivo locale ed sia possibile definire precisi indicatori di sviluppo locale proprio in una logica sistemica delle interdipendenze tra beni culturali, turismo e comunità locali. I Sistemi Turistici Locali, definiti dalla L135/2001 come “contesti omogenei o integrati comprendenti ambiti appartenenti anche a Regioni diverse, caratterizzati dall’offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, compresi i prodotti tipici dell’agricoltura e dell’artigianato locale, o dalla presenza diffusa di imprese turistiche singole o associate”, diventano un modello che si contrappone alla logica del modello di turismo industriale, e rendendo possibile una gestione partecipata del servizio turistico, pongono le basi per l’implementazione di un’offerta turistica in grado di contribuire ad uno sviluppo locale sostenibile. In questa stessa ottica si pone l’idea del turismo sostenibile, che nasce innanzitutto dal riconoscimento che questo settore non può essere considerato come isolato dal contesto sociale, economico e ambientale in cui viene realizzato. L’impatto del settore turistico sul territorio risulta molto significativo, in termini diretti (pagamento di servizi da parte del turista), indiretti (acquisti da parte dei fornitori di servizi turistici) e indotti (capacità di spesa degli addetti al settore turistico). Ma oltre a questo si deve prendere in considerazione una nuova contabilità, che tenga conto anche del “consumo” dell’ambiente per determinare la vera creazione di valore del turismo. Risulta dunque fondamentale la realizzazione di politiche e azioni in grado di migliorare la qualità della vita per i residenti, di creare una corretta relazione del turista con l’ambiente e di attivare un corretto uso delle risorse produttive locali. In sostanza la strategia è quella di ridurre al minimo i danni sull’ambiente, valorizzare lo scambio interculturale tra comunità ospitante e visitatori e ottimizzare i vantaggi per la comunità locale derivanti dai flussi turistici. Le risorse presenti nel Comune di Aragona consentono lo sviluppo di flussi turistici diversificati. Valore aggiunto per l’intera provincia, il turismo sostenibile mira a decongestionare i luoghi di maggior afflusso turistico (come ad esempio possono essere la Valle dei Templi e la Spiaggia di San Leone) favorendo una permanenza più lunga sul territorio, permettendo al viaggiatore di conoscere anche località minori dell’entroterra, spesso importanti dal punto di vista culturale e ambientale. In particolare si possono sviluppare i seguenti segmenti di settore: Turismo responsabile e turismo sociale L’AITR - Associazione Italiana Turismo Responsabile ha promosso la diffusione di una “Carta d’identità per i viaggi sostenibili”, in cui vengono individuati i comportamenti di tre protagonisti fondamentali del turismo: il turista, l’industria turistica, la comunità ospitante. Tenuto conto che le leve causali del cambiamento sono i comportamenti, le finalità che il documento si propone sono: - Sviluppare una maggiore attenzione all’interazione tra turisti, industria e comunità ospitanti, per favorire un vero rispetto delle diversità culturali, e una disponibilità di adattamento ad abitudini e modi diversi dai propri, in modo tale da favorire quell’apertura necessaria per vivere in una società interculturale; 175 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano - Rendere gli utenti coscienti del proprio ruolo di consumatori del prodotto-viaggio, da cui dipendono la qualità dell’offerta e il destino di milioni altri individui nei luoghi di destinazione; - Ridurre al minimo i danni dell’impatto socioculturale e ambientale prodotto dai flussi turistici; - Rispettare e incoraggiare il diritto delle comunità locali a decidere sul turismo nel proprio territorio e stabilire con loro rapporti continuativi di cooperazione sociale. L’obiettivo dunque è quello di creare itinerari mirati a raggiungere un punto d'incontro geografico e culturale e volti alla diffusione di un turismo che rispetti le esigenze delle persone e dei luoghi visitati. In particolare, il turismo responsabile coinvolge piccoli gruppi di 10-15 persone in un viaggio precostituito da una rete di soggetti che operano a livello locale. Figura centrale durante il viaggio è la figura dell’accompagnatore, un vero e proprio mediatore culturale, che conosce la cultura locale, ma allo stesso tempo funge da ponte tra essa e la cultura di provenienza dei viaggiatori. Tale presenza costante rende possibile una lettura del territorio molto particolareggiata, che va al di là del mero impatto immediato derivante dall’evidente particolarità di un luogo. Infatti grazie ad un apposito lavoro di decodificazione dei diversi aspetti e segni della cultura locale è possibile entrare in un luogo, conoscendone le contraddizioni, ma anche riuscendo a leggere al di là di stereotipi e pregiudizi. Spesso i viaggi di turismo responsabile si avvalgono di piccoli pulmini per gli spostamenti, e ciò rende più agevole la fruizione di località che altrimenti sarebbero difficilmente accessibili. I tour operator di viaggi responsabili sono particolarmente interessati ad un turismo che non sia di massa, fatto di piccoli numeri, che cerca di rendere costanti attraverso una promozione diversificata, che consenta una certa regolarità delle presenze durante l’anno al fine di destagionalizzare l’offerta. Infine, il turismo responsabile ed in particolare il cosiddetto turismo sociale, si propongono di dare spazio anche ad esigenze diverse: l’accessibilità per disabili, la fruibilità anche da parte delle famiglie, le esigenze degli anziani. Per far questo è necessario prevedere itinerari compatibili con le necessità dei gruppi di viaggiatori ed una stretta collaborazione con enti ed associazioni del privato sociale che rivolgono le proprie attività a queste tipologie di target, in maniera tale che già dalla costruzione dell’itinerario turistico vi sia una partecipazione diretta di chi ha una sensibilità più sviluppata e una competenza specifica. A questo riguardo, l’ipotesi di introdurre nel S.I.C. la possibilità di visite accompagnate a dorso d’asino rivolte a persone con disabilità fisiche, sembra essere di notevole interesse e fortemente innovativa, soprattutto in un territorio come quello siciliano, spesso poco attento a questi aspetti. Modellando un sistema di servizi locali attento alle diverse specifiche esigenze, si potrebbe sperimentare un modello replicabile anche in altri territori, diventando propulsori di buone prassi in tutto il territorio siciliano. Turismo verde Con il termine “turismo verde” si intendono quegli itinerari naturalistici promossi al fine di conoscere il territorio principalmente dal punto di vista ambientale. Inizialmente questo genere di turismo era considerato di nicchia e rivolto solamente a un target di viaggiatori escursionisti esperti. Attualmente, esso è diventato un modo di viaggiare sempre più diffuso, che coinvolge sia viaggiatori “fai da te”, sia tour organizzati. Nell’Europa Centro Settentrionale vi sono tour operator specializzati in questo tipo di proposte, che si rivolgono a giovani, ma anche a famiglie ed anziani. 176 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Questa modalità di viaggiare prevede solitamente l’uso di mezzi di trasporto sostenibili: mezzi pubblici, il treno, la bicicletta o il cammino a piedi. La Sicilia avrebbe enormi potenzialità in quest’ambito, grazie al suo immenso patrimonio paesaggistico e naturale, grazie alla morfologia del territorio e grazie alla diversità notevole in esso presente. Ma in tutta l’isola tale potenzialità non è ancora stata sfruttata adeguatamente, non vengono valorizzate le possibilità di fruizione in tal senso e spesso elementi che potrebbero essere di enorme pregio per una fruizione del genere vengono lasciati nell’abbandono e nell’incuria, portando ad un degrado per la cui reversibilità sono necessari investimenti ad hoc. Si pensi ad esempio alle Regie trazzere, a volte abbandonate al punto tale da non essere più riconoscibili in quanto inglobate, spesso illegalmente, in proprietà private. Ad Aragona, la presenza della stazione nella parte sud del paese consente di raggiungere la zona delle Macalube e dunque il S.I.C, con un percorso di circa 6 km in aperta campagna, percorribile a piedi o in bicicletta. Il centro storico della città è facilmente raggiungibile ed anche le altre località, pur essendo distribuite sul territorio in maniera disomogenea, non distano moltissimo l’una dall’altra: ciò consente di immaginare un itinerario a tappe con diverse soste. Le numerose emergenze di interesse storico, archeologico e culturale, disseminate nel territorio comunale nelle diverse contrade potrebbero essere inserite in un itinerario ecologico, che non prenda in considerazione solamente gli aspetti naturalistici e geomorfologici, bensì coniughi la visita a diverse tipologie di siti turistici, con una modalità di fruizione sostenibile dal punto di vista ambientale. Le quattro principali attrattive potrebbero essere il S.I.C, le miniere dismesse, l’area archeologica e il centro storico, mentre le altre potrebbero essere di supporto a queste, in un sistema integrato in cui non sono tralasciati gli aspetti legati alla tradizione eno-gastronomica. E’ d’obbligo sottolineare come lo sviluppo di un turismo di questo genere è vincolato alla creazione di una filiera sostenibile. Solitamente il viaggiatore che sceglie un modo simile di passare il proprio tempo libero ha l’esigenza di trovare una serie di servizi che risultino essere coerenti con il suo viaggio: luoghi dove mangiare cucina tradizionale, possibilmente biologica, ristoranti con menù che prevedano delle opzioni per vegetariani, servizi pubblici adeguati (raccolta differenziata, puntualità dei mezzi pubblici, ecc.). Turismo “scientifico” Il vulcanesimo sedimentario che caratterizza il S.I.C. delle Macalube di Aragona è presente solamente in un altro luogo in Italia, le Salse di Nirano in provincia di Modena, mentre bisogna spingersi sino in Arzebaigian per ritrovarlo all’estero. Tutti i geologi del mondo studiano tale fenomeno, ciò significa che un numero elevatissimo di soggetti, non solo conosce questa realtà, ma può essere intenzionata ad approfondirla, soprattutto nel caso in cui vi siano le condizioni per un’accoglienza adeguata. Attualmente, anche nei momenti in cui i “vulcanelli sono in movimento”, i visitatori della Riserva Naturale ripartono immediatamente dopo la fine della visita, e non si fermano ad Aragona, provocando un aumento del carico sopportato dal territorio, a fronte del quale non vi sono evidenti benefici a favore della comunità ospitante. Per rendere possibile una maggiore stanzialità di questo tipo di turismo, è necessario che esso venga supportato dalla presenza di altri fattori. La creazione di un centro studi sul fenomeno, oltre alla chiara funzione di supporto alla cultura scientifica e alla condivisione della conoscenza, permetterebbe l’organizzazione di incontri, eventi, scambi anche a livello internazionale pensati ad hoc su tematiche specifiche. 177 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano Dal punto di vista turistico ciò creerebbe un indotto importante, ma soprattutto renderebbe più concreto il legame tra gli Aragonesi, le Macalube e il S.I.C., che ancor oggi non viene visto come un’opportunità di sviluppo, bensì come un ulteriore peso per la comunità, legato ai vincoli imposti dalla normativa e conseguenti possibili divieti derivanti. Turismo consapevole rivolto alle scuole Il viaggio è un’esperienza di apertura attraverso la quale due identità si incontrano per riscoprire la dimensione del confine, inteso non semplicemente come qualcosa che divide ma, soprattutto, nella sua accezione originaria di cum finis, luogo dove si “finisce insieme”, terreno fertile per un confronto che arricchisce. Storicamente, il viaggio ha sempre rivestito un ruolo fondamentale come occasione d’incontro e scoperta. All’idea vera della transizione spaziale, e non alla sua strumentalizzazione turistica in chiave economica, sottostanno la necessità di ricerca e il desiderio di comprensione: entrambi spingono a conoscere e vivere da dentro il luogo che si visita, con disponibilità e propensione al dialogo, leggendo i segni storici, antropologici, culturali e ambientali del territorio. Il turismo consapevole rivolto alle scuole oltre a mettere in luce le diverse caratteristiche dei luoghi che si visitano, promuove l’interscambio tra persone di diversa provenienza in modo tale che lo studente possa acquisire una immagine più chiara della realtà sociale. Consente di sperimentare e conoscere culture e sensibilità diverse così da smentire stereotipi fuorvianti; favorisce la comprensione reciproca, l’interazione e l’apertura alla diversità, motori imprescindibili di una società interculturale. La presenza della Valle dei Templi a pochi km di distanza fa si che il turismo scolastico, proposto dalle agenzie di viaggi alle scuole, si concentri sugli aspetti archeologici, senza permettere agli studenti di visitare ed entrare in contatto con il territorio. Nell’immaginario di tutti i giovani Siciliani c’è almeno una “gita con la scuola” alla Valle dei Templi. Quasi nessuno è andato a visitare altre località circostanti, perché la magnificenza di questo sito, magari accostato ai luoghi pirandelliani, mette in ombra tutte le altre importanti emergenze presenti sul territorio. Questo determina un turismo scolastico che non permane nel territorio se non per una notte, in una sorta di corsa per vedere qualche altra realtà bellissima che sta altrove. Per consentire lo sviluppo di un turismo consapevole, più attento al territorio, all’incontro con la cultura locale e all’interazione con essa, è necessario creare delle proposte pensate appositamente, che soddisfino le esigenze delle scuole e degli insegnanti in termini di standard qualitativi, ma anche di capienza delle strutture. Questo non è semplice in luoghi che hanno un richiamo turistico minore, perché solitamente non si sono sviluppate attività economiche in grado di ricevere un numero elevato di clienti. Ma facendo attenzione alle capacità di carico della comunità locale, è possibile avviare dei processi reali di sviluppo in un settore che spesso può essere stimolante sia per i visitatori, sia per l’economia del luogo, che va a beneficiare di entrate non elevatissime nelle singole quote (perché le scuole hanno bisogno di una proposta appetibile anche dal punto di vista economico), ma importanti dal punto di vista del numero di turisti coinvolti. Inoltre, il turismo scolastico promuove indirettamente il territorio, provocando un ritorno nel lungo periodo, infatti le famiglie, che avranno sentito i racconti dei figli, verranno a conoscenza di luoghi dove è possibile fare un’escursione interessante. La Riserva Naturale di Macalube ha registrato 1786 presenze di alunni provenienti da scuole siciliane nel periodo che va da ottobre 2006 a maggio 2007, un numero consistente, ma che potrebbe essere aumentato notevolmente creando degli itinerari integrati, che non riguardino solo aspetti di 178 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano interesse ambientale, intercettando parte delle scolaresche che si rivolgono esclusivamente alla città di Agrigento. Turismo durevole Particolare interesse, ai fini della nostra analisi, riveste la Carta Europea del Turismo durevole nelle Aree Protette promossa da Europarc, Federation of Nature and National Parks of Europe, organizzazione pan-europea costituita da più di 500 aree protette europee di oltre 38 paesi. La Carta elaborata nel 1999, in linea con le priorità mondiali dell’azione coordinata verso uno sviluppo durevole, si conforma ai principi della Carta di Lanzarote e della Convenzione sulla Diversità Biologica, rappresentando uno strumento pratico per la loro attuazione nelle aree protette. Le finalità perseguite sono quelle di migliorare la conoscenza del territorio e del patrimonio culturale e di adottare un approccio strategico di sviluppo durevole del turismo, a protezione delle risorse a vantaggio delle generazioni future, per uno sviluppo economico vitale ed uno sviluppo sociale equo. Obiettivi della Carta sono la promozione di un turismo conforme ai principi dello sviluppo durevole (sostenibile), che coinvolga, attraverso un metodo di lavoro fondato sulla partecipazione e condivisione di metodi e obiettivi, le istituzioni che gestiscono le Aree Protette, i professionisti del turismo (imprese turistiche e tour operators) e le comunità (i protagonisti) locali. La Carta definisce “turismo durevole”, una “ qualsiasi forma di sviluppo, pianificazione o attività turistica che rispetti e preservi nel lungo periodo le risorse naturali, culturali e sociali e contribuisca in modo equo e positivo allo sviluppo economico e alla piena realizzazione delle persone che vivono, lavorano o soggiornano nelle aree protette”. I principi base del turismo durevole sono: 1. proteggere e realizzare valore aggiunto dalla conservazione dell’ambiente; 2. incrementare i benefici economici e sociali del turismo; 3. proteggere e migliorare la qualità della vita degli abitanti del luogo; 4. migliorare la qualità dell’offerta turistica coerentemente con le opportunità offerte dal Mercato. Gli Obiettivi che la Carta persegue sono: - garantire la miglior integrazione del turismo nell’ambiente naturale, culturale, economico e sociale e la coerenza spaziale e temporale del suo sviluppo; - organizzare la ripartizione delle responsabilità ovvero definire l’impegno individuale e collettivo per l’autorità che gestisce l’area protetta, per le imprese turistiche situate nell’area protetta, per gli organizzatori di viaggi verso e nell’area protetta. A tal fine vengono individuate come prioritarie le seguenti azioni: - miglioramento della qualità dell’offerta turistica, - creazione di un’offerta turistica specifica, (promozione di prodotti e di attività turistiche ai fini della scoperta e dell’apprezzamento del patrimonio naturale e culturale locale); - sensibilizzazione del pubblico, (al fine di comprendere e apprezzare il patrimonio naturale e culturale locale, di orientare il comportamento del pubblico nel rispetto dell’ambiente e di fornire un’informazione di qualità e di facile accesso); - formazione del personale, (sul tema dello sviluppo durevole e del turismo durevole); - protezione e miglioramento della qualità della vita degli abitanti dell’area protetta (garantire un rapporto di qualità fra clienti e abitanti); - difesa e valorizzazione del patrimonio naturale, culturale e storico, (far sì che le attività proposte siano compatibili con gli obiettivi di conservazione dell’area protetta, per valorizzare il patrimonio e per perseguire obiettivi di turismo durevole); 179 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano - sviluppo economico e sociale, (sostenere l’economia locale e sviluppare nuove forme di occupazione); - controllo dell’affluenza e della tipologia turistica, (conoscenza e controllo del flusso turistico al fine di garantire la protezione dell’ambiente naturale, culturale e sociale e offrire un’esperienza di qualità ai visitatori). Campi di volontariato e scambi internazionali Gli scambi tra giovani sono da considerare una risorsa importante non solo per i partecipanti allo scambio, e dunque per i giovani della comunità locale che accolgono, ma anche per l’intera popolazione residente nella località in cui l’incontro avviene. Spesso i giovani non hanno la possibilità di viaggiare a causa dei costi elevati. La Sicilia, pur essendo un territorio ad altissima vocazione turistica e che soprattutto nelle località marine ha un forte richiamo per i ragazzi, è difficilmente raggiungibile, perciò spesso non viene presa in considerazione tra le mete “classiche” dei giovani (si pensi al viaggio Interreg, spesso prima esperienza di tour autoorganizzato in treno con il gruppo di amici: la Sicilia è ancora lontana dal resto d’Europa, soprattutto considerando la qualità del servizio nel Sud Italia). I campi di volontariato e gli scambi internazionali, spesso supportati da risorse locali ed europee messe a disposizione della mobilità giovanile (vedi programma Youth in Action) sono possibilità concrete di promuovere l’arrivo di giovani anche in piccoli Comuni, dove lo scambio interculturale sarà ancor più importante in quanto vissuto come esperienza nuova, di apertura nei confronti del diverso. In quest’ottica è possibile una valorizzazione delle risorse locali attraverso attività di volontariato che coinvolgano sia i giovani del luogo, che così potranno maturare una maggiore consapevolezza delle ricchezze presenti nel territorio, sia persone provenienti dall’estero, che a loro volta saranno dei moltiplicatori, in quanto potranno far conoscere queste località nei propri paesi d’origine. Come dimostrano studi di settore portati avanti sia a livello universitario (vedi L. Colombo, “Il turismo responsabile” Xenia ed., 2004), sia dall’Associazione Italiana Turismo Responsabile, si tratta di modalità di promozione del territorio informali, ma che spesso hanno una notevole efficacia, in quanto le informazioni diffuse sono considerate da coloro che le ricevono fortemente attendibili, in quanto testimonianza diretta. 2.3.7.6 Altre ipotesi per uno sviluppo socio-economico dell’area Le altre ipotesi per uno sviluppo sostenibile non possono che essere legate agli altri due settori presenti in modo significativo nel territorio di Aragona e Ioppolo Giancaxio: agricoltura e industria. Produzioni locali biologiche Secondo il CNEL (II rapporto sul Mediterraneo), gli indirizzi da valorizzare e approfondire per la difesa e lo sviluppo del sistema agroalimentare tradizionale rivolto al soddisfacimento della domanda interna dell’area mediterranea in grado di mantenere o recuperare l’equilibrio ambientale e socioeconomico, sono i seguenti: - una strategia di politica agraria che miri realmente allo sviluppo implica la scelta dei sistemi agrari tradizionali come destinatari di un intervento specifico; l’insieme di tali azioni necessita di interventi il cui ritorno può avvenire soltanto nel lungo periodo, perciò è necessario un intervento dell’investitore pubblico che, sulla base di un piano di politica agraria predefinito, agisca al fine di migliorare le condizioni per l’instaurazione, o meglio la reintroduzione dei sistemi tradizionali stessi; - politiche del lavoro e del territorio funzionali alle esigenze del settore: ciò implica l’ideazione e l’attuazione di progetti di intervento economico ad alto coefficiente di impiego di forza lavoro e di risorse locali ed altamente risparmiatori di risorse naturali scarse; 180 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano - politiche strutturali che favoriscano la crescita di un’industria agroalimentare diffusa sul territorio, con impianti di taglia limitata e che usino processi di lavorazione e commercializzazione radicati nell’economia e nella cultura locale; - ricerca e sviluppo di tecnologie appropriate; a questo proposito è importante porre l’attenzione sulla salvaguardia di tecniche proprie di sistemi produttivi locali che spesso sono tra le più antiche e rischiano di scomparire; - protezione del patrimonio genetico del mediterraneo. L’area di Aragona, pur essendo interessata da un tessuto imprenditoriale che sta ancor oggi investendo nel settore industriale, vede una parte consistente della propria economia legata al settore agricolo, principalmente alla produzione cerealicola ed in misura minore alla coltivazione di ortaggi. Nell’area è emersa la scarsa attenzione da parte degli agricoltori locali per la conservazione di sistemi agricoli tradizionali. Vi è una sempre maggiore industrializzazione della produzione agricola che non permette di conservare aspetti importanti presenti sul territorio. In particolare, l’uso di fertilizzanti e anticrittogamici chimici è così ampiamente diffuso da essere considerato “naturale”. Spesso le coltivazioni sono strettamente connesse al sistema dei contributi concessi alle produzioni da parte dell’Unione Europea. Tutto questo determina un settore agricolo che non contribuisce quanto potrebbe al reale sviluppo economico, sociale e culturale. Invertire questa tendenza può portare ad una valorizzazione del territorio importante, dal punto di vista ambientale, perché permette di mantenere la diversità biologica, dal punto di vista culturale, perché consente una riappropriazione del proprio passato e delle proprie tradizioni. Inoltre, l’introduzione di sistemi di produzione agricola di tipo biologico aprirebbe il mercato locale ad un settore che ormai non può più essere considerato di nicchia, visto gli importanti e rapidi sviluppi che sta registrando a livello europeo. Sviluppo sostenibile dell’area industriale La zona industriale di Aragona e Favara, vicina al S.I.C, ma ad esso non adiacente, risulta essere un’importante fattore di sviluppo del territorio, caratterizzato principalmente da piccole industrie. Si producono mobili e infissi in legno ed alluminio, vi sono industrie dolciarie ed alimentari, grossisti di tessuti e di acciaio e ferro, un concessionario, una ditta di spedizioni ed una che seleziona i rifiuti indifferenziati per poi avviarli al riciclo, una industria che produce materiale in pvc per le forniture ad aziende ospedaliere e sanitarie. Infine vi è un’impresa che si occupa di eolico. La maggior parte di queste attività è considerata portante per l’economia locale, sia per quanto riguarda l’elemento dell’occupazione, sia per quanto concerne le possibilità di sviluppo economico dell’area. Se normalmente è di grande importanza lo studio dell’impatto che un’industria può avere rispetto all’ambiente circostante e alla salute delle popolazioni che vivono nelle aree limitrofe, la vicinanza dell’area industriale di Aragona e Favara al S.I.C. delle Macalube rende ancor più sensibile la zona, che dev’essere monitorata con attenzione capillare e per il cui sviluppo è necessaria una programmazione attenta ed una verifica dell’esistenza delle più innovative ed efficaci tecnologie per quanto riguarda eventuali emissioni, trattamento dei reflui, e più in generale per ridurre al minimo l’impatto ambientale. Per concludere, si ritiene importante fare riferimento al contesto europeo, ed in particolare alla strategia di Lisbona, sancita dal Consiglio europeo del marzo 2000, fondata su tre pilastri: 181 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano un pilastro economico che deve preparare la transizione verso un’economia competitiva, dinamica e fondata sulla conoscenza. L’accento è posto sulla necessità di adattarsi continuamente alle evoluzioni della società dell’informazione e sulle iniziative da incoraggiare in materia di ricerca e di sviluppo; un pilastro sociale che deve consentire di modernizzare il modello sociale europeo grazie all'investimento nelle risorse umane e alla lotta contro l'esclusione sociale. Gli Stati membri sono invitati a investire nell'istruzione e nella formazione e a condurre una politica attiva per l'occupazione onde agevolare il passaggio all'economia della conoscenza; un pilastro ambientale aggiunto in occasione del Consiglio europeo di Göteborg nel giugno 2001 e che attira l’attenzione sul fatto che la crescita economica va dissociata dall’utilizzazione delle risorse naturali. Gli obiettivi posti a Lisbona debbono essere recepiti e fatti propri dalle amministrazioni locali e da tutti i soggetti che operano sul territorio, con una particolare attenzione alla sostenibilità sociale, ambientale ed economica,che garantisca il benessere delle popolazioni locali e delle generazioni future. La programmazione e la creazione di politiche che affrontino i fattori critici, promuovano le potenzialità, ma allo stesso tempo garantiscano la sostenibilità ambientale, sociale ed economica per le generazioni future, ma anche per i cittadini di oggi, risulta essere una questione chiave. 2.3.8 Commento di sintesi sul valore complessivo del SIC A dispetto della ridotta estensione delle aree del SIC riferibili ad habitat d’interesse comunitario, va rimarcato che essi sono distribuiti in maniera piuttosto compatta in corrispondenza dell’area già soggetta ai vincoli della Riserva Naturale. Inoltre, ca. 26% della sua superficie complessiva corrisponde ad incolti in evoluzione, che ragionevolmente si trasformeranno nell’ahabitat 1510*. Lo stesso discorso vale per le fitocenosi igrofile e subnitrofile che oggi caratterizzano l’alveo del Torrente Macalube ed i suoi principali torrenti immissari, che tendono verso comunità a tamerice maggiore (habitat 92D0). Va comunque precisato che, pur non coincidendo con nessun habitat, già ora gli incolti costituiscono una delle tessere più importanti del mosaico per la loro ricchezza flogistica. Ciò vale anche per le emergenze botaniche, 47 specie delle quali vivono all’interno di questo biotopo. Un discorso a parte va fatto a proposito della porzione del SIC corrispondente alla Contrada Manicalunga e interamente ricadente nel comune di Joppolo Giancaxio. Nei margini delle singole proprietà, tra i seminativi, si osservano per lo più comunità nitroxerofile degli Onopordetea acanthii dominate da asteracee spinose come Onopordum illyricum subsp. illyricum, Cynara cardunculus, Silybum marianum, Scolymus sp. pl., ecc., o nuclei di prateria subigrofila ad Arundo collina. Tutti i poligoni riferiti a tali tipologie d’uso del suolo non rivestono un particolare interesse floristicovegetazionale bensì faunistico. Più interessanti appaiono invece gli incolti, talora dominati da Convolvulus tricolor subsp. cupanianus, e le zone più acclivi, in cui si riscontrano lembi di prateria mioaloxerofila con Lygeum spartum, praterelli alonitrofili e popolamenti arbustivi a Suaeda vera. Di estremo interesse, per via della loro grande ricchezza specifica, l’elevata produttività ed il valore pabulare, sono inoltre i lembi di prateria igrofila perenne con Juncus sp. pl., Festuca arundinacea, Phalaris sp. pl. riscontrati nell’alveo dei torrenti di questo settore del SIC. Essi ospitano peraltro diversi dei taxa d’interesse biogeografico e conservazionistico, e giustificano il mantenimento almeno parziale della porzione di SIC posta a Nord e ad Ovest della Riserva Naturale; le valenze che vi si riscontrano andrebbero però fattivamente tutelate. Infine, per garantire la ripresa della ripisilva a tamerice maggiore ed il mantenimento della suddetta prateria igrofila perenne bisognerebbe inibire e sanzionare gli incendi oltreché programmare un 182 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano pascolo razionale; ancora ed in via del tutto generale, è necessario interrompere o ridurre fortemente l’apporto di concimi di sintesi e di erbicidi, che provocano danni sia diretti, causando il depauperamento della flora e della vegetazione segetale, sia indiretti, alterando la rete trofica e delle comunità vegetali e animali connesse con la rete fluviale. 183 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 2.3.9 Analisi dell’attuale perimetrazione del SIC e eventuali proposte per l’inserimento di nuove aree Si ritiene che il limite attuale del SIC possa essere mantenuto. Piccole variazioni possono essere messe in atto per facilitare la coincidenza tra i limiti aziendali e/o orografici e quindi agevolare dal punto di vista amministrativo le azioni dell’Ente Gestore ma anche le attività degli agricoltori i cui terreni ricadano all’interno del SIC. Sarebbe tuttavia opportuno sanare alcune incongruenze partendo poprio dalla perimetrazione, giacché il 65,7 % della superficie del SIC coincide con l’omonima Riserva Naturale, mentre 23,2 ha della Riserva stessa ricadono fuori dal SIC. Va peraltro rimarcato come le pratiche agricole adottate nella porzione del SIC esterna alla Riserva Naturale - caratterizzata in larghissima parte da seminativi (frumento e colture foraggere con cece, favino, veccia, sulla e avena) soggetti ad un incessante e significativo input di concimi di sintesi e di erbicidi - siano poco conformi alle modalità di fruizione di un SIC. In Contrada Giardino, esternamente all’attuale SIC, vi sono inoltre dei vecchi ruderi (in cui si riproducono sia rapaci diurni sia notturni) e una fascia a Tamarix spp. (che rappresenta un sito di nidificazione di specie ornitiche più esigenti legate alle boscaglie umide, ormai rare in zona). Una possibile nuova perimetrazione dovrebbe inglobare al proprio interno la zona di Contrada Giardino, relativamente ai ruderi e alle fasce ripariali esistenti. Per ciò che riguarda i chirotteri invece, si ritiene che gli studi condotti sin adesso siano solo iniziali e pertanto non è possibile valutare alcuna ipotesi di riperimetrazione che inserisca nuove aree limitrofe, che possano comprendere fabbricati rurali o altri siti di roosting e riproduzione dei chirotteri. Saranno necessarie ricerche specifiche sullo status e la distribuzione della chirotterofauna dell’area estesa intorno al SIC. L’analisi delle aree umide prese in esame all’esterno del SIC ha mostrato l’esistenza di ambienti strutturalmente differenti da quelli che caratterizzano l’area. In particolare, sono stati rinvenuti soltanto sistemi acquatici di origine antropica, quali abbeveratoi in cemento atti a soddisfare l’approvvigionamento idrico del bestiame o di acqua potabile per la popolazione locale, e stagni agricoli permanenti usati principalmente a scopo irriguo. La fauna ad entomostraci che popola questi siti è quella tipicamente legata ad ambienti con queste caratteristiche ecologiche che divergono da quelle riscontrate dei siti naturali posti all’interno del SIC. Gli unici crostacei presenti all’esterno dell’area del SIC ed assenti al suo interno sono i due anomopodi chidoridi Pleuroxus aduncus e Oxyurella tenuicaudis, presenti con abbondanti popolazioni in alcuni degli abbeveratoi artificiali che costeggiano la strada a nord-ovest del SIC. In entrambi i casi si tratta di specie relativamente comuni nell’intero territorio regionale, e che non necessitano di attività mirate di tutela. 184 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano 2.3.10 Relazioni del Sito con la Rete Ecologica Regionale ed individuazione dei corridoi ecologici presenti e potenziali (B.3.8) Le biocenosi vegetali ed animali presenti alle “Macalube di Aragona” sono il prodotto della millenaria interazione tra le attività antropiche e le comunità locali, il più delle volte già adattate a regimi sostenuti di stress termi-idrico e di disturbo naturale (erosione lineare, soil-creeping, soliflusso, vulcanesimo sedimentario). Ciò ha facilitato la formazione di biocenosi piuttosto “frugali” legate agli ambienti xerici mediterranei, piuttosto ricche di emergenze floristiche e di habitat funzionali alle esigenze ecologiche di diverse specie animali meritevoli di tutela. Nonstante il depauperamento della biodiversità siciliana, processo iniziato con i Greci ed intensificatosi con i Romani, abbia subito una drammatica accelerazione negli ultimi decenni con l’avvento delle pratiche agricole meccanizzate, le biocenosi vegetali ed animali locali sembrano in grado di “opporsi” ai cambiamenti in atto. Il fenomeno del cosiddetto vulcanesimo sedimentario giustifica di per sé l’adozione di regimi restrittivi derivanti dall’istituzione della Riserva Naturale e dell’individuazione del SIC nella medesima area. Queste straordinarie manifestazioni naturali interagiscono con il particolare substrato geologico (prevalentemente argille varicolori) e con il regime climatico locale dando vita a fenomeni di ruscellamento superficiale ed erosione lineare, con la formazione di un fitto reticolo idrografico, costituito da creste e valloni che solcano un splendido paesaggio calanchivo. La rete ecologica può essere definita come sistema di aree protette e interconnessioni che fanno di un sistema naturale frammentato un sistema naturale coerente, che supporta una maggiore diversità biologica. Una rete ecologica è composta da elementi che svolgono un ruolo di nuclei funzionali, “avvolti” da zone tampone e connessi tra loro per mezzo di corridoi ecologici. È necessario integrare le tradizionali strategie di conservazione della natura con una politica generale di pianificazione dell’utilizzo del suolo (JONGMAN in JONGMAN & PUNGETTI, 2004). I nuclei funzionali sono caratterizzati da un’elevata idoneità ambientale per le specie che li caratterizzano e possono essere divisi in source e sink, ovvero in zone “sorgente” di diversità biologica, dove il tasso di mortalità è inferiore al tasso di natalità, e zone “pozzo”, dove invece il tasso di natalità è inferiore al tasso di mortalità e per il sussistere delle popolazioni è necessaria l’immigrazione. I corridoi ecologici infine sono elementi del paesaggio che consentono il passaggio o la dispersione di specie. L’identificazione della rete ecologica è un procedimento molto complesso che deve tener conto sia della struttura fisica del territorio (uso del suolo, idrografia, topografia) sia della funzionalità e morfologia dei suoi elementi (collegamenti, barriere, nuclei, zona tampone, ecc.). La rete ecologica si riferisce a singole specie, a popolazioni o a biocenosi in relazione al tipo d’indagine ed agli scopi per la quale si identifica. Per le Macalube di Aragona, che rappresentano un SIC piuttosto isolato secondo la Carta della Rete Ecologica Siciliana, si rende necessaria l’identificazione di interventi atti a ristabilire e consolidare gli elementi della rete ecologica identificabili. La matrice territoriale, ovvero l’unità del paesaggio maggiormente rappresentativa del paesaggio, è rappresentata dalle colture cerealicole estensive. Tali colture prevedono sistemi di aratura meccanizzata che miscelano il suolo fino agli strati profondi, esponendo i terreni all’erosione lineare, soprattutto nei versanti più acclivi che alimentano il reticolo idrografico superficiale. Inoltre tale sistema di lavorazione del terreno agrario lo espone a processi di ossidazione della materia organica in esso contenuta, compromettendone la funzionalità idrica. I nuclei funzionali, ovvero le aree caratterizzate da un maggior livello di naturalità, sono concentrati per lo più nella zona A della Riserva, che rappresenta un sito eterogeneo all’interno del quale convivono e si interdigitano diversi habitat; in particolare, gli stagni temporanei mediterranei costituiscono un rifugio importantissimo per diverse specie animali. I suoli argillosi locali consentono, ora come nel passato, la formazione di ambienti umidi più o meno effimeri, cruciali per il mantenimento e l’incremento delle locali popolazioni di anfibi e rettili. Questi stagni temporanei mediterranei costituiscono un rifugio importante anche per diverse specie d’uccelli e, come è stato osservato, per molte specie d’insetti. La vegetazione riparia è un sito importante, ad esempio, per 185 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano gruppi familiari post-riproduttivi di Strillozzo (Emberiza calandra), che la utilizzano probabilmente sia per la ricerca di cibo sia come semplice rifugio La tutela del reticolo idrografico garantirebbe al contempo l’integrità o il graduale recupero degli ambienti calanchivi, presenti anche al di fuori dei confini del SIC lungo la rete idrografica superficiale, permettendo il ripristino di una rete ecologica funzionante. Gli elementi idrografici più significativi sono dati dal Torrente Macalube e dal Vallone Scorsone, aventi un bacino idrografico di tipo dendritico che si sviluppa a raggiera a partire dalla collina dei vulcanelli di fango detta “occhio delle Macalube”. Il Vallone Scorsone entra a nord del SIC e lo attraversa ricevendo il contributo dei piccoli immissari a carattere torrentizio che partono dalla collina per formare il Vallone Macalube. Il Torrente Macalube a sud-ovest del SIC confluisce con il Vallone Consolida, che scorre in direzione sud-ovest per affluire nel Fiume San Leone. Quest’ultimo trae origine dal Monte Guastanella e dalla Montagna del Comune al confine tra i territori comunali di Santa Elisabetta e Raffadali e scorre verso sud attraversando i comuni di Raffadali e Joppolo Giancaxio, a sud dei quali riceve, in sinistra idrografica, il Vallone Consolida. I bacini idrografici dei corsi d’acqua succitati sono caratterizzati da vegetazione ridotta a causa dell’intenso e frequente disturbo antropico, in particolare per via degli incendi. Essi rappresentano l’unica interruzione alla monotonia delle colture cerealicole e potrebbero rappresentare il beraglio preferenziale degli interventi da attuare nell’area limitrofa al SIC, volti alla realizzazione di connessioni con il comprensorio. La condizione attuale di questi torrenti ne vanifica le potenzialità, giacché essi rappresentano, piuttosto, una “corsia” preferenziale per la propagazione degli incendi colposi e dolosi. Allo stato attuale pertanto qualunque ipotesi di connessione ha un valore puramente teorico. Sebbene il Decreto ministeriale del 3 settembre 2002 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000” (G.U. 24 settembre 2002, n. 224) reciti che “Scopo ultimo della direttiva, infatti, non è solamente individuare il modo migliore per gestire ciascun sito, ma anche costituire con l’insieme dei siti una «rete coerente», ossia funzionale alla conservazione dell’insieme di habitat e di specie che li caratterizzano.” solamente se (e solo se) si registrerà un deciso cambiamento nella futura fruizione e gestione su vasta scala del reticolo idrografico superficiale si potranno ipotizzare interventi di ripristino, restauro e miglioramento delle biocenosi legate ai torrenti. Anche gli invasi artificiali, diffusi a monte del ramo orientale del bacino del Fiume San Leone ma anche lungo la rete idrografica, costituiscono ambienti ecotonali sfruttabili per realizzare un incremento delle popolazioni di anfibi. Se consideriamo la rete ecologica non esclusivamente come un fatto “fisico” di connessione, il SIC delle Macalube svolge una preziosa funzione soprattutto per l’avifauna migratrice e nidificante. Quest’area rappresenta infatti un prezioso punto di sosta per i migratori e consente la sopravvivenza di popolazioni di uccelli legati ai sistemi cerealicoli-zootecnici (calandra, calandrella). Tali popolazioni svolgono un’insostibuile funzione di serbatoio: qualora le auspicate modifiche delle tecniche agronomiche venissero adottate anche nelle aree limitrofe, sarebbe possibile l’espansione di queste specie proprio a partire dal SIC. L’azione sinergica dei processi di successione progressiva in atto nei seminativi abbandonati, oggetto di monitoraggio durante il progetto LIFE e degli interventi di ripristino funzionale degli incolti attuati nel corso del medesimo progetto, suggeriscono che nell’arco di 10-15 anni, in assenza di interventi antropici, gli incolti evolveranno verso aspetti riferibili agli habitat 1430, 1510* e 6220*, garantendo dunque un significativo aumento (26%) della superficie del SIC interessata da habitat d’interesse comunitario. Ciò consentirà non solo l’aumento areale ma una maggiore continuitàconnessione funzionale tra i lembi attualmente caratterizzati dal mosaico di questi habitat. Più delicata appare la situazione per ciò che concerne le tessere di habitat esterne alla Riserva Naturale, ricadenti per lo più in Contrada Manicalunga in territorio di Joppolo Giancaxio. Questo territorio è fisionomizzato dalle colture cerealicole ma ospita frammenti di habitat e, soprattutto, gli unici popolamenti di alcune delle poche specie del SIC che appaiono localizzate, come Vicia narbonensis, Vicia sicula, Scorzonera deliciosa, ecc. 186 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano In questo contesto territoriale gli interventi più urgenti ed efficaci riguardano 1) la cessazione degli incendi e degli interventi meccanici massicci (es.: trasporto ed accumulo di pietrame sulle ripe dei torrenti), 2) l’individuazione e la regolamentazione delle piste idonee per lo spostamento dei mezzi agricoli, in modo che essi danneggino il meno possibile gli incolti ed i biotopi connessi con l’alveo del Torrente Macalube; 3) la riduzione degli interventi meccanici in corrispondenza dei limiti poderali, che potrebbero svolgere il ruolo di rifugio e di via d’ingresso e spostamento di diverse specie segetali d’interesse biogeografico-conservazonistico. In risposta al cessare degli incendi colposi si prevede inoltre il rapido sviluppo di formazioni riferibili all’habitat 92D0 “Foreste a galleria e arbusteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae)” in corrispondenza degli impluvi e, segnatamente, del Vallone Macalube, dove già sussistono numerosi nuclei di arbusteto pioniero termo-igrofilo a tamerice maggiore. La redazione di una carta dei corridoi ecologici presuppone comunque uno studio di dettaglio sulla fauna di una area ampia che comprende il SIC, in modo da poter individuare quali siano le emergenze faunistiche che da un punto di vista biogeografico, conservazionistico o ecologico meritano di essere ricomprese in un disegno territoriale idoneo a metterle in connessione. Sono quindi necessari studi specifici volti alla realizzazione di check-list di nodi, pietre di guado ed aree di collegamento limitrofi al SIC, in modo da evidenziare quali siano le specie suscettibili di interventi – ovvero le specie che hanno una distribuzione frammentata e discontinua, da riconnettere. Oltre a ciò sono necessari studi specifici sull’home range, il potere dispersivo dei giovani, il successo riproduttivo, l’uso preferenziale dell’habitat, ecc…cioè di variabili e parametri di demografia ed ecologia puntuale delle specie. Tutti questi parametri servono per poter decidere ed eventualmente cartografare quali siano le direttrici e le potenzialità di dispersione delle singole specie. In mancanza di tutto questo corpo di dati è possibile solamente proporre alcune direttrici preferenziali di collegamento tra il SIC e le aree circostanti, demandando a tali studi specifici una più precisa individuazione della estensione e tipologia della connessione (pietra di guado, area di collegamento diffuso, ecc). Per ciò che riguarda gli stagni temporanei ricadenti all’interno del SIC “Macalube di Aragona”, va sottolineato come questi costituiscano un punto di sensibile interesse scientifico e di notevole importanza conservazionistica per il biota dulciacquicolo siciliano in un ambito territoriale, quale quello dell’immediato entroterra agrigentino, in cui i corpi d’acqua d’origine naturale sono pressoché scomparsi. Allo stato attuale delle conoscenze non sono noti altri ambienti acquatici ad idroperiodo temporaneo in un raggio di oltre 20 km attorno al SIC. Se questo dato fosse confermato, gli ambienti acquatici dell’area sarebbero dunque delle vere e proprie “isole biologiche”, con notevoli difficoltà a mantenere un flusso di individui e specie con altri siti su scala regionale. Conseguentemente, anche qualora venissero garantite delle condizioni ottimali di conservazione e tutela degli stagni, il fattore limitante relativamente all’instaurarsi di una carcinocenosi matura sarebbe costituita dalla difficoltà stessa di arrivo dei propaguli da altri siti. Per chiarire questo punto, ci si propone la realizzazione di una campagna di ricerca finalizzata al censimento di altri ambienti acquatici ad idroperiodo temporaneo presenti in provincia di Agrigento, con l’obiettivo di verificare la presenza e lo stato di conservazione di siti che possano fungere da “stepping stones” tra la fauna acquatica delle Macalube e quella del resto del contesto regionale. Qualora non fossero effettivamente presenti degli ambienti acquatici naturali nell’area oggetto di studio, sarebbe opportuno pianificare la realizzazione di stagni temporanei artificiali che possano ristabilire un network continuo tra i siti salmastri superstiti nel nisseno, nella piana di Gela e nella piana di Mazara, di cui gli stagni temporanei delle Macalube costituirebbero il perno ideale. 187 Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano