Relazione conoscitiva - Macalife. LIFE

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Relazione conoscitiva - Macalife. LIFE
Ente Gestore
LEGAMBIENTE
Comitato Regionale Siciliano
Piano di Gestione
“Macalube di Aragona”
POR 1999.IT.16.1.PO.011/1.11/11.2.9/0303
Sito di Interesse Comunitario
ITA040008 “Macalube di Aragona”
PARTE I – FASE CONOSCITIVA
Il Referente Tecnico
del Piano di Gestione
(Domenico Fontana)
Data
Il Referente per il
Coordinamento dei PdG
(Angelo Dimarca)
Il Legale Rappresentante
e RUP
(Domenico Fontana)
Coordinamento, Definizione Strategie Gestionali e Redazione del Piano di Gestione:
Domenico Fontana, Daniele Gucciardo, Angelo Dimarca, Giulia Casamento
Consulenze:
Aspetti geologici e geomorfologici
Rosario Di Pietro
Flora e vegetazione, habitat comunitari, uso Dipartimento di Colture Arboree, Università di
del suolo
Palermo (responsabile scientifico Tommaso La
Mantia, collaboratori Salvatore Pasta, Juliane
Ruhl, Leonardo Scuderi)
Aspetti faunistici
- Dipartimento di Biologia Animale, Università
di Palermo (responsabile scientifico Maurizio
Sarà, collaboratori Enrico Bellia, Ivy Di Salvo,
Massimiliano Di Vittorio, Fabio Grillo, Gabriele
Mastrilli, Giandomenico Nardone)
- Stazione di Inanellamento di Palermo
(responsabile
scientifico
Bruno
Massa,
collaboratori Rocco Lo Duca, Emanuela
Canale)
- Federico Marrone
- Alessandra Sicilia
Aspetti urbanistici e di programmazione Vincenzo Todaro
territoriale, Beni archeologici, architettonici e
culturali, Paesaggio, Reti ecologiche
Sistema Informativo Territoriale
Daniele Gucciardo
Salvatore Livreri Console
Analisi socio-economica
Coop. ECO - Alessia Maso
Piano di Comunicazione
Coop. ECO – Cristina Alga
PIANO DI GESTIONE “Macalube di Aragona”
SIC ITA 040008 “Maccalube di Aragona
INDICE
1. PREMESSA
1.1 INTRODUZIONE
1.2 NORMATIVA E PRINCIPALI DOCUMENTI DI RIFERIMENTO
1.3 LA DIRETTIVA HABITAT E LA RETE DEI SITI NATURA 2000
1.4 I PIANI DI GESTIONE
1.5 METODOLOGIA UTILIZZATA NELL’AMBITO DEL PRESENTE PIANO DI GESTIONE
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2. QUADRO CONOSCITIVO
2.1 LE CONOSCENZE PREGRESSE SUL SITO (B.2)
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2.2 DESCRIZIONE FISICA DEL SITO (A)
2.2.1 Inquadramento territoriale e descrizione dei confini del Sito (A.1)
2.2.2 Inquadramento climatico e caratterizzazione bioclimatica del Sito (A.2)
2.2.3 Inquadramento geologico, geomorfologico, idrogeologico (A.3)
Aspetti geologici (A.3.1)
Aspetti geomorfologici (A.3.1)
Aspetti idrogeologici (A.3.2; A.4)
Aree classificate ad elevata pericolosità per la prevenzione del rischio
idrogeologico (A.3.3)
Individuazione di eventuali sistemi di monitoraggio già esistenti nel territorio
e/o previsti (A.3.4; A.4.2)
2.3 DESCRIZIONE BIOLOGICA DEL SITO (B)
2.3.1 Descrizione della flora, della vegetazione e degli habitat
2.3.1.1 Le conoscenze floristico-vegetazionali – precedenti indagini sul SIC
(B.2)
2.3.1.2 Metodologia adottata negli studi di carattere botanico (B.3.1)
2.3.1.3 Risultati delle indagini e descrizione floristico-vegetazionale del Sito
(B.3)
Premessa sul grado di naturalità del territorio con dati di sintesi sull’uso del
suolo
Check-list della flora vascolare ed analisi fitogeografica della flora
Piante vascolari presenti negli Allegati II, IV e V della Direttiva Habitat e/o
nella Lista Rossa Regionale e/o di interesse biogeografico/conservazionistico
Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3)
Inquadramento fitosociologico e caratterizzazione ecologica della vegetazione
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39
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Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
(B.3.2)
2.3.1.4 Descrizione degli habitat rinvenuti e Commento alla Carta degli Habitat
(B.3.4)
2.3.1.5 Verifica ed Aggiornamento della Scheda Natura 2000 – flora ed habitat
(B.1)
2.3.2 Descrizione faunistica del Sito
2.3.2.1 Le conoscenze faunistiche – precedenti indagini sul Sito (B.2)
2.3.2.2 Metodologia adottata negli studi faunistici (B.3.1)
2.3.2.3 Risultati delle indagini e descrizione faunistica del Sito (B.3)
Check-list della fauna e descrizione delle specie rinvenute
Applicazione di indici per la valutazione del valore delle singole specie ed
individuazione delle specie e delle comunità di interesse conservazioni stico
Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3)
Descrizione del valore faunistico del territorio ed analisi delle aree di
importanza faunistica del SIC (B.3.5; B.3.7)
2.3.2.4 Verifica ed aggiornamento della Scheda natura 2000 – fauna (B.1)
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2.3.3 Descrizione agroforestale del Sito (C)
2.3.3.1 Descrizione dell’uso del suolo e commento della carta (C.2; B.3.6)
2.3.3.2 Descrizione delle aree e delle tecniche agricole
Caratterizzazione delle aree agricole rispetto agli habitat ed alle specie della
Dir. 92/43/CEE e brevi cenni sull’impatto delle tipologie e delle pratiche di
gestione agro-forestale
2.3.3.3 Descrizione delle aree forestali (C.1)
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2.3.4 Descrizione del Paesaggio (F)
2.3.4.1 Caratteri significativi del paesaggio antropico e naturale (F.1; F.2)
2.3.4.2 Variazioni del paesaggio e tendenze evolutive delle trasformazioni
territoriali (F.3)
2.3.4.3 Coerenza con le Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale
e con gli obiettivi del D. Lgs. 42/04 (F.4; F.5)
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2.3.5 Descrizione dei valori archeologici, architettonici e culturali (E)
2.3.5.1 Strumenti normativi e di pianificazione di settore vigenti sul territorio
(E.1)
2.3.5.2 Individuazione di aree archeologiche (E.2)
2.3.5.3 Individuazione dei beni architettonici ed archeologici sottoposti a tutela
(E.3)
2.3.5.4 Coerenza con gli obiettivi del D. Lgs. 42/04. Codice dei beni culturali e
del paesaggio (E.1.1)
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2.3.6 Descrizione della pianificazione territoriale
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Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
2.3.6.1 Sistema vincolistico (D.2)
2.3.6.2 Mappa catastale o definizione di macrozone demaniali
2.3.6.3 Inventario dei soggetti amministrativi e gestionali (D.4)
2.3.6.4 Analisi del patrimonio insediativo, delle infrastrutture e dei detrattori
ambientali (D.11)
2.3.6.5 Analisi e valutazione di coerenza degli strumenti di pianificazione
territoriale ed urbanistica (D.3; D.5)
2.3.6.6 Analisi e valutazione di coerenza degli strumenti di programmazione
territoriale (D.5; D.6)
2.3.6.7 Analisi e valutazione di coerenza di altri Piani e Regolamenti vigenti
che incidono sul territorio e sulla conservazione di specie e habitat (D.5; D.6;
D.7)
Regolamento della Riserva Naturale “Macalube di Aragona”
Norme sulla condizionalità – DDG n. 3220 dell’Assessorato Regionale
Agricoltura e Foreste del 28.12.2007
Piano di Sviluppo Rurale 2007/2013
Programma Operativo Regionale FESR 2007-2013
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2.3.7 Descrizione del contesto socio-economico (D)
2.3.7.1 Demografia (D.9.2)
2.3.7.2 Situazione sociale (D.9.5)
2.3.7.3 Aspetti economici (D.9.1; D.9.3; D.9.4; D.10)
2.3.7.4 Soggetti pubblici e privati operanti in campo ambientale (D.8)
2.3.7.5 Potenzialità turistiche del Sito (D.9.6)
2.3.7.6 Altre ipotesi per uno sviluppo socio-economico dell’area
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180
2.3.8 Commento di sintesi sul valore complessivo del SIC
2.3.9 Analisi dell’attuale perimetrazione del SIC e proposte per l’inserimento di
nuove aree
2.3.10 Relazione del Sito con la Rete Ecologica regionale ed individuazione dei
corridoi ecologici presenti e potenziali (B.3.8)
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Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
1. PREMESSA
1.1 INTRODUZIONE
Legambiente-Comitato Regionale Siciliano, nella qualità di Ente Gestore della Riserva
Naturale “Macalube di Aragona”, ha sottoscritto in data 03.10.2007 il Protocollo d’Intesa con
l’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente per provvedere alla redazione del Piano di
Gestione denominato “Macalube di Aragona” relativo al Sito di Importanza Comunitaria
ITA0400008 “Macalube di Aragona”, in attuazione della misura 1.11 del Complemento di
Programmazione Sicilia 2000-2006, adottato con deliberazione della Giunta Regionale n° 327
dell’8.8.2007.
Con provvedimento del 19.12.2007 prot. 92216 l’Assessorato Regionale Territorio e
Ambiente ha approvato il Piano di Lavoro presentato dall’Ente Gestore, ai sensi e per effetti
dell’articolo 3 del Protocollo di Intesa, autorizzando così la prosecuzione delle attività
previste.
Il presente Piano di Gestione è costituito da:
-
Relazione I – Fase analitica
-
Relazione II – Fase gestionale con schede sulle azioni
-
Allegato I - Scheda Natura 2000 aggiornata
Costituiscono allegati e parte integrante del presente Piano di Gestione:
Tavola 1 – Carta dell’inquadramento territoriale;
Tavola 2 – Carta geologica
Tavola 3 – Carta geologica
Tavola 4 – Carta dei sistemi ambientali
Tavola 5 – Carta della distribuzione floristica
Tavola 6 – Carta della vegetazione
Tavola 7 – Carta degli habitat
Tavola 8 – Carta del valore floristico
Tavola 9 – Carta delle distribuzione faunistica
Tavola 10 – Carta del valore faunistico
Tavola 11 – Carta delle aree di importanza faunistica
Tavola 12 – Carta dell’uso del suolo
Tavola 13 – Carta di sovrapposizione tra uso del suolo e habitat
Tavola 14 – Carta dei vincoli
Tavola 15 – Carta del regime proprietario
Tavola 16 – Carta degli insediamenti e delle infrastrutture
Tavola 17 – Carta delle aree critiche per la vegetazione
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Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Tavola 18 – Carta degli interventi gestionali
Repertorio fotografico su DVD.
1.2 NORMATIVA E PRINCIPALI DOCUMENTI DI RIFERIMENTO
Normativa europea
•
Direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la conservazione
degli uccelli selvatici GUCE n. 103 del 25 aprile 1979
•
Direttiva 91/244/CEE della Commissione, del 6 marzo 1991 che modifica la direttiva
79/409/CEE del Consiglio concernente la conservazione degli uccelli selvatici (in
particolare, sostituisce gli allegati I e III) GUCE L 115, 08.05.1991 (G.U. 13 giugno
1991, n. 45, 2° serie speciale);
•
Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 - relativa alla conservazione
degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche GUCE n. 206
del 22 luglio 1992
•
Direttiva 94/24/CE del Consiglio, dell'8 giugno 1994 che modifica l'allegato II della
direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici GUCE L
164, 30.06.1994 (GU 12 settembre 1994, n.69, 2° serie speciale);
•
Direttiva 97/49/CE della Commissione, del 29 luglio 1997 (sostituisce l'allegato I della
direttiva Uccelli) GUCE L 223, 13.08.1997(G.U. 27 ottobre 1997, n.83, 2° serie
speciale)
•
Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre 1997 recante adeguamento al
progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE del Consiglio relativa alla
conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche
GUCE n. L 305 del 08/11/1997
Normativa Nazionale
•
Legge quadro sulle aree protette (Legge 394/91)
•
Legge n. 157 dell’11.02.1992 – Norme per la protezione della fauna selvatica
omeoterma e per il prelievo venatorio – GURI serie generale n. 46 del 25.2.1992
•
D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 - Regolamento recante attuazione della direttiva
92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché
della flora e della fauna selvatiche – S.O. n. 219/L alla GURI n. 248 del 23 ottobre
1997 - Serie Generale
•
Decreto del Ministro dell'Ambiente 20 gennaio 1999 - Modificazioni degli allegati A
e B del DPR n. 357/97, in attuazione della direttiva 97/62/CE del Consiglio, recante
adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE GU, serie
generale, n. 23 del 9 febbraio 1999. (Riporta gli elenchi di habitat e specie aggiornati
dopo l'accesso nell'Unione di alcuni nuovi Stati)
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Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
•
D.M. 3 aprile 2000 - Elenco delle zone di protezione speciale designate ai sensi della
direttiva 79/409/CEE e dei siti di importanza comunitaria proposti ai sensi della
direttiva 92/43/CEE
•
D.M. 3 settembre 2002 - Linee guida per la gestione dei siti della Rete Natura 2000
(G.U. della Repubblica Italiana n. 224 del 24 settembre 2002)
•
Legge 3 ottobre 2002, n. 221 - Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in
materia di protezione della fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione
dell'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE GU n. 239 del 11 ottobre 2002
•
DPR 12 marzo 2003, n. 120 - Regolamento recante modifiche ed integrazioni al DPR
357/07, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione
degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche - GU n.
124 del 30 maggio 2003
•
D. Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio)
•
D.M. 25 marzo 2005 - Elenco dei proposti siti di importanza comunitaria per la
regione biogeografia mediterranea, ai sensi della direttiva 92/43/CEE
•
D.M. 11 giugno 2007 - Modificazioni agli allegati A, B, D ed E del DPR 357/97 e
successive modificazioni, in attuazione della direttiva 2006/105/CE del Consiglio del
20 novembre 2006, che adegua le direttive 73/239/CEE, 74/557/CEE e 2002/83/CE in
materia di ambiente a motivo dell'adesione della Bulgaria e della Romania
(S.O. n.150 a GURI n. 152 del 3 luglio 2007)
•
D.M. 5 luglio 2007 - Elenco delle zone di protezione speciale (ZPS) classificate ai
sensi della direttiva 79/409/CEE (S.O. n. 167 alla GURI n. 170 del 24 luglio 2007)
•
D.M. 17 ottobre 2007 - Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di
conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione
Speciale (ZPS) (GURI Serie Generale n. 258 del 6 novembre 2007)
Normativa Regionale
•
Assessorato Territorio e Ambiente – Disposizioni e Comunicati. Elenco dei Siti di
Importanza Comunitaria (SIC) e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), individuati
ai sensi delle Direttive n. 92/43/CEE e 79/409/CEE (GURS n. 57 del 15.12.2000)
•
Assessorato Territorio e Ambiente. Elenco aggiornato dei Siti di Importanza
Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciale, individuati ai sensi delle direttive
92/43/CEE e 79/409/CEE (GURS n. 8 del 20.02.2004)
•
Assessorato Territorio e Ambiente. Disposizioni e Comunicati. Elenco dei Siti di
Importanza Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciale ricadenti nel territorio
della Regione, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE (GURS n.
31 del 22.07.2005)
•
Assessorato Territorio e Ambiente. Circolare 23 gennaio 2004. DPR 357/97 e
successive modifiche ed integrazioni “Regolamento recante attuazione della direttiva
n. 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché
della flora e della fauna selvatiche” – Art. 5 – Valutazione dell’Incidenza – (GURS n.
10 del 5.3.2004)
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Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
•
Assessorato Territorio e Ambiente. Decreto 21 febbraio 2005. Elenco dei Siti di
Importanza Comunitaria (SIC) e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), individuati
ai sensi delle Direttive n. 92/43/CEE e 79/409/CEE (GURS n. 42 del 7.10.2005)
1.3 LA DIRETTIVA HABITAT E LA RETE DEI SITI NATURA 2000
I processi di degrado del territorio e le trasformazioni del paesaggio, l’impoverimento della
diversità biologica, il processo di frammentazione degli ambienti naturali ed il loro
progressivo isolamento in un contesto territoriale a crescente antropizzazione, sono temi che
negli ultimi decenni sono diventati centrali nell’azione delle istituzioni pubbliche, e a partire
dagli anni '80 sono diventati oggetto di numerose convenzioni internazionali.
Nel 1992, con la sottoscrizione della Convenzione di Rio sulla Biodiversità, tutti gli stati
membri della Comunità Europea hanno riconosciuto come priorità da perseguire la
conservazione in situ degli ecosistemi e degli habitat naturali, ponendosi come obiettivo
quello di “anticipare, prevenire e attaccare alla fonte le cause di significativa riduzione o
perdita della diversità biologica, in considerazione del suo valore intrinseco e dei suoi valori
ecologici, genetici, sociali, economici, scientifici, educativi, culturali, ricreativi ed estetici".
In questo contesto internazionale l’Unione Europea ha approvato nel 1998 una strategia per la
biodiversità che ha predisposto il quadro di riferimento normativo e programmatico per
promuovere gli obiettivi della convenzione sulla diversità biologica. Al Consiglio Europeo di
Göteborg del giugno 2001, i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea si sono posti
l’ambizioso obiettivo di arrestare il declino della biodiversità entro il 2010, elaborando nel VI
Piano d’Azione per l’Ambiente, sottoscritto dal Consiglio e dal Parlamento nel luglio 2002, i
mezzi per raggiungere tale obiettivo.
Al fine di ottenere una significativa riduzione dell’attuale tasso di perdita di biodiversità entro
il 2010, è cruciale dare concreta attuazione alla direttiva Habitat 92/43 ed alla direttiva Uccelli
79/409 e procedere alla realizzazione della Rete Natura 2000.
Con tali direttive l’Unione Europea ha posto le basi per un’organica azione, ad ampia scala
geografica, di conservazione della natura e della biodiversità, con un nuovo approccio e
introducendo sostanziali novità nella legislazione. Innanzitutto entrambe le Direttive elencano
le specie animali, vegetali e gli habitat di particolare interesse conservazionistico (indicando
con un asterisco quelli prioritari) e prevedono l’individuazione di aree di particolare tutela, le
Zone di Protezione Speciale (ZPS) per gli uccelli, e i Siti di Importanza Comunitaria (SIC, da
designare successivamente da parte del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio come
ZSC - Zone Speciali di Conservazione) per le specie animali, vegetali e per gli habitat.
Scopo principale della direttiva Habitat è “contribuire a salvaguardare la biodiversità
mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche
nel territorio europeo degli Stati membri ai quali si applica il trattato”. Nella fattispecie, gli
Stati membri devono mantenere o ripristinare in uno stato di conservazione soddisfacente gli
habitat naturali e le specie di flora e fauna selvatiche di interesse comunitario (art. 2).
Le conoscenze acquisite negli ultimi anni nel campo dell'ecologia e della biologia della
conservazione hanno messo in evidenza come, per la tutela di habitat e specie, sia necessario
operare in un'ottica di rete di aree, che rappresentino, con popolazioni vitali e superfici
adeguate, tutte le specie e gli habitat tipici dell'Europa, con le loro variabilità e diversità
geografiche.
La costituzione di una rete è finalizzata inoltre ad assicurare la continuità degli spostamenti
migratori, dei flussi genetici delle varie specie e a garantire la vitalità a lungo termine degli
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Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
habitat naturali: si è passati quindi dalla conservazione di specifiche specie e aree alla
conservazione dell’intero sistema degli ecosistemi presenti nel territorio europeo.
Sulla scorta di tali considerazioni, l'Unione Europea (Direttiva Habitat, art. 3) ha stabilito la
fondazione della Rete Ecologica Europea denominata “Natura 2000”, costituita innanzitutto
dalle Zone di Protezione Speciale e dalle Zone Speciali di Conservazione, pianificando un
sistema interconnesso di aree ad elevata valenza naturalistica ed omogeneizzando la gestione
del territorio naturale e seminaturale compreso all’interno della Comunità Europea.
Una “rete ecologica europea coerente” di Siti Natura 2000 ha lo scopo di garantire il
mantenimento o il ripristino dei tipi di habitat naturali e degli habitat di specie in un
soddisfacente stato di conservazione (art. 3).
In base all’art. 10, gli Stati membri si impegnano “nell’ambito delle loro politiche di riassetto
del territorio e di sviluppo, e segnatamente per rendere più ecologicamente coerente la Rete
Natura 2000”, a promuovere la gestione di quegli elementi del paesaggio che per la loro
struttura lineare o il loro ruolo di collegamento possono costituire corridoi per la flora e la
fauna selvatiche.
La protezione delle specie di flora e di fauna dovrà anche essere assicurata mediante la
predisposizione di un rigoroso regime di tutela delle specie in tutta la loro gamma naturale
(artt. da 12 a 16).
La Direttiva contiene diverse misure complementari in tema di sorveglianza e monitoraggio,
reintroduzione di specie indigene, introduzione di specie non indigene, ricerca e istruzione.
Va inoltre sottolineato che la conservazione della biodiversità europea viene realizzata
tenendo conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità
regionali e locali, favorendo cioè l'integrazione della tutela di habitat e specie animali e
vegetali con le attività economiche e con le esigenze sociali e culturali delle popolazioni che
vivono all'interno delle aree che fanno parte della rete Natura 2000.
E’ importante mettere in risalto che la Direttiva Habitat ed il progetto Rete Natura 2000
attribuiscono grande importanza non solo alle aree ad alta naturalità (quelle meno modificate
dall'uomo) ma anche agli ambienti seminaturali (come le aree ad agricoltura tradizionale, i
boschi utilizzati, i pascoli, ecc.) e a quei territori contigui, indispensabili per mettere in
relazione aree divenute distanti spazialmente ma vicine per funzionalità ecologica. Con ció
viene riconosciuto il valore, per la conservazione della biodiversità a livello europeo, di tutte
quelle aree nelle quali la secolare presenza dell'uomo e delle sue attività tradizionali ha
permesso la formazione/mantenimento di particolari ambienti. Alle aree agricole, per
esempio, sono legate numerose specie animali e vegetali ormai rare e minacciate per la cui
sopravvivenza è necessaria la prosecuzione e la valorizzazione delle attività tradizionali, come
il pascolo o l'agricoltura non intensiva, in molti casi opportunamente regolamentati o
riconvertiti.
Elemento di carattere innovativo è l’attenzione rivolta dalla direttiva alla valorizzazione della
funzionalità degli habitat e dei sistemi naturali. Si valuta infatti non solo la qualità attuale del
Sito ma anche la potenzialità che hanno gli habitat di raggiungere un livello di maggiore
complessità. La direttiva prende in considerazione anche siti attualmente degradati in cui
tuttavia gli habitat abbiano conservato l’efficienza funzionale e che pertanto possano ritornare
verso forme più evolute mediante l’eliminazione delle ragioni di degrado.
Questa nuova impostazione di sistema si integra con la strategia del Consiglio d'Europa di
promuovere un approccio piú comprensivo e meno parcellizzato del governo del territorio,
che ha portato all’adozione della Convenzione Europea sul Paesaggio.
La definizione della Rete Natura 2000 pone le sue basi di conoscenza scientifica nel progetto
"CORINE Biotopes" che, dal 1985 al 1991, ha condotto ad una prima individuazione delle
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Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
specie animali e vegetali presenti sul territorio europeo, degne di attenzione e/o da sottoporre
a specifica tutela.
Il recepimento della Direttiva Uccelli è avvenuto in Italia con la legge 157/92.
Il recepimento della Direttiva Habitat è avvenuto in Italia nel 1997 attraverso il Regolamento
D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 modificato ed integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003;
dal punto di vista delle competenze amministrative, tale atto affida alle Regioni (e alle
Province Autonome) il compito di individuare i siti della rete Natura 2000 e di assicurarne la
tutela.
Il DPR 357/97 costituisce il regolamento di attuazione della Direttiva Habitat e fissa le
procedure per l’individuazione dei Siti di Interesse Comunitario (art. 3) e prevede l’adozione,
da parte delle Regioni, di piani di gestione per le Zone Speciali di Conservazione e le Zone di
Protezione Speciale (art. 4, art. 6). L’art. 5 prevede che nella pianificazione territoriale si
tenga conto della valenza naturalistico-ambientale dei siti di interesse comunitario; prevede
inoltre che i proponenti di progetti che potrebbero avere implicazioni sulle aree protette e per i
quali non si applica la procedura di valutazione d’impatto ambientale, presentino, alle autorità
competenti, una relazione sulla base della quale effettuare una Valutazione di Incidenza
Ambientale.
L’individuazione dei Siti di Importanza Comunitaria in Italia è avvenuta su iniziativa del
Ministero dell'Ambiente con il progetto“Bioitaly” con cui si è provveduto, dal 1995 al 1997,
alla raccolta e sistematizzazione delle informazioni sui biotopi, sugli habitat naturali e
seminaturali di interesse comunitario, procedendo alla redazione di specifiche schede
descrittive complete di cartografia. Le Regioni hanno provveduto ad adottare definitivamente
l’elenco dei proposti Siti di Importanza Comunitaria, trasmessi alla Commissione Europea per
la successiva validazione.
Con il Decreto del Ministero dell’Ambiente del 3 Aprile 2000 è stato reso noto il primo
“Elenco dei Siti di Importanza Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciali, individuati ai
sensi delle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE”, (G.U. n.95 del 22 Aprile 2000).
Nel 2002 è stato pubblicato sulla GURS il primo avviso dell’Assessorato Regionale Territorio
e Ambiente sull’avvenuta redazione dell’elenco dei pSIC.
Successivamente la Regione Siciliana ha effettuato una serie di verifiche e riscontri che hanno
portato ad alcune modifiche dei perimetri dei pSIC ed alla integrazione delle schede
descrittive delle valenze naturalistiche di ciascun sito.
L’ultimo elenco è stato approvato con D.A. n.46 del 21.02.2005, con il quale si individuano
le nuove ZPS ricadenti nel territorio della Regione Siciliana e si ridefinisce la lista
complessiva dei siti Natura 2000.
Con D.A. n. 120 del 05.05.06 sono stati approvati la trasposizione in scala 1:10.000 delle
perimetrazioni dei siti Natura 2000 e l'aggiornamento delle relative schede;
Va fatto rilevare che nel passaggio di scala da 25.000 a 10.000 sono state operate delle
riduzioni di superfici che non sono state giustificate in alcun modo.
Successivamente la Commissione Europea, con Decisione 2006/613/CE del 19 luglio 2006 ha
adottato l’elenco dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea,
tra cui rientrano quelli siciliani.
Attualmente sono stati individuati 233 tra Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di
Protezione Speciale (ZPS); tali aree si integrano, in molti casi sovrapponendosi, ad un vasto
sistema di aree protette per fini di conservazione della natura esistenti in Sicilia.
9
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
In particolare:
14 IBA (Important Bird Areas);
2 aree umide d’interesse internazionale individuate ai sensi della Convenzione Ramsar;
5 Aree Marine Protette (ANMP);
76 Riserve Naturali
4 Parchi Regionali
Per perseguire gli obiettivi posti dalle Direttive 79/409 e 92/43 occorrono ancora alcuni atti e
azioni amministrative importanti:
• la designazione delle Zone Speciali di Conservazione sulla base degli elenchi dei siti
di importanza comunitaria selezionati dalla Commissione europea
• la coerente definizione delle misure di conservazione per i SIC e le ZPS, comprese
eventuale misure di salvaguardia, a partire dall’approvazione dei Piani di Gestione e
dal rispetto dei criteri minimi fissati dal Ministero dell’Ambiente
Nel settembre 2002 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ha reso pubbliche
le “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000”: proprio qui viene ribadito il ruolo della
Regione quale “soggetto incaricato delle funzioni normative e amministrative connesse
all’attuazione della direttiva Habitat”, oltreché la possibilità di sottoporre la materia a propria
disciplina legislativa organica.
In questo contesto di crescenti impegni per gli Stati e le regioni nel perseguire la tutela della
biodiversità, degli habitat e delle specie di interesse comunitario, anche la programmazione
dei fondi strutturali è stata orientata alla realizzazione della Rete Natura 2000 e ed alla
corretta gestione dei Siti .
La prima novità sostanziale si è avuta all’interno del QCS 2000-2006 e di conseguenza del
POR Sicilia 2000-2006, prevedendo in maniera esplicita l’integrazione delle politiche
ambientali nelle politiche di sviluppo economico, la sostenibilità come criterio informatore
delle scelte ed obiettivo da perseguire, la Rete Ecologica come grande infrastruttura
territoriale per lo sviluppo sostenibile, pensata in stretta integrazione con i temi dello sviluppo
rurale, della tutela e valorizzazione dei beni culturali, della promozione di specifici segmenti
di offerta turistica.
Ed in attuazione di tale strategia, la Misura 1.11 del Complemento di programmazione del
POR Sicilia 2000-2006 ha previsto, tra gli altri interventi, proprio la redazione dei Piani di
gestione dei Siti Natura 2000.
Con il DDG n. 502 del 06.06.2007, l’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, ha
individuati i Piani di Gestione da redigere, i Beneficiari finali e sono state, altresì, impegnate,
sul cap. 842040 del bilancio della regione le somme occorrenti per il finanziamento di ciascun
Piano.
1.4 I PIANI DI GESTIONE
L’Articolo 6 della Direttiva Habitat contiene le più importanti disposizioni per la
conservazione di specie ed habitat, prevedendo, in particolare al comma 1, l’adozione di:
¾ opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali;
¾ appropriati piani di gestione.
Le misure del primo tipo costituiscono un requisito minimo, e possono essere considerate
necessarie o obbligatorie. Al contrario, il Piano di Gestione deve essere adottato “se
10
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
opportuno”, cioè qualora la situazione specifica del Sito non consenta di garantire uno stato di
conservazione soddisfacente solamente grazie alle misure obbligatorie. Il Piano di Gestione
peraltro si configura come l’unico strumento di pianificazione idoneo alla salvaguardia delle
peculiarità di ogni singolo sito in grado di integrare gli aspetti prettamente naturalistici con
quelli socio-economici ed amministrativi.
Occorre inoltre ricordare che la Direttiva habitat impegna, in attuazione del principio di
prevenzione: “Gli Stati membri ad adottare tutte le opportune misure per evitare, nelle zone
speciali di conservazione il degrado (…), nonché la perturbazione (..)”.
Queste misure vanno al di là delle semplici misure di gestione necessarie per garantire la
conservazione già coperte dall’articolo 6, paragrafo 1.
Ed ancora il comma 1 dell’articolo 4 del DPR 357/97 (integrato dal DPR 120/2003) sancisce
che “le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano assicurano per i proposti siti di
importanza comunitaria opportune misure per evitare il degrado degli habitat naturali e degli
habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate”.
Il campo di applicazione è più ampio di quello dell’art. 5 che concerne unicamente i piani ed
i progetti per i quali è necessaria la preventiva valutazione di incidenza. Esso si riferisce
pertanto allo svolgimento di attività che non richiedono necessariamente un’autorizzazione
preventiva, come l’agricoltura o la caccia.
La Regione Siciliana non ha ancora adottato alcuna misura di salvaguardia per i SIC, ma,
come già detto, con DDG-Territorio e Ambiente n. 502 del 06.06.2007 si è determinata sulla
necessità di dotare ogni SIC di Piano di Gestione, che costituisce una delle possibili misure di
conservazione per i Siti della Rete Natura 2000.
Se le misure di conservazione e gli strumenti pianificatori già esistenti sull’area fossero stati
sufficienti per conseguire gli obiettivi di conservazione fissati dalle Direttive comunitarie, non
sarebbe stato necessario redigere un apposito piano di gestione, ma sarebbe stato sufficiente
provvedere alle attività di monitoraggio e valutazione dello stato di conservazione del sito.
Nella predisposizione del presente Piano di Gestione è stata pertanto compiuta
preliminarmente la verifica dei presupposti che rendono necessario, per il raggiungimento
degli obiettivi della Direttiva e per la tutela del sito in esame, la predispozione di un Piano di
Gestione autonomo.
Il primo passo di tale verifica è stato la puntuale ricognizione di tutte le previsioni normative e
pianificatorie che riguardano il sito. Tale ricognizione ha consentito di evidenziare che:
1) il quadro della pianificazione è incompleto poichè sono mancano sia il Piano
Territoriale Provinciale che il Piano di Utilizzazione della riserva naturale.
2) nessuno dei piani vigenti, peraltro, contiene la visualizzazione del perimetro del SIC
né tanto meno contiene misure specifiche per la conservazione dei singoli habitat e
delle specie presenti nel SIC.
Le previsioni regolamentari vigenti non sono sufficienti al mantenimento di uno stato di
conservazione favorevole degli habitat e delle specie per le quali il Sito è stato individuato, né
appaiono facilmente integrabili; dunque molte delle necessarie misure di conservazione
individuate non potrebbero essere ricondotte a strumenti esistenti o in via di adozione.
Ad oggi l’unico strumento idoneo a disciplinare l’uso del territorio con specifica attenzione
agli obiettivi di conservazione della natura è il vigente Regolamento della riserva naturale,
che riguarda tuttavia una porzione assai limitata del SIC.
11
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Pertanto, sulla base dei vincoli gravanti sul territorio e degli strumenti di programmazione e
gestione territoriale, emerge l’assoluta necessità dell’elaborazione del Piano di Gestione
come strumento autonomo. Infatti, la complessità delle problematiche di conservazione
presenti nel Sito, e la possibilità solo parziale di recepimento delle misure di conservazione
nell’ambito degli attuali e diversi strumenti di pianificazione territoriale, hanno indotto a
ritenere necessaria la realizzazione di un Piano di Gestione specifico per il sito.
1.5 METODOLOGIA UTILIZZATA NELL’AMBITO DEL PRESENTE PIANO DI GESTIONE
Il Piano di Gestione è finalizzato alla individuazione delle misure esplicite finalizzate a
raggiungere gli obiettivi generali della Direttiva Habitat 92/43, cioè “… il mantenimento o il
ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e delle specie di
fauna e di flora di interesse comunitario”, tenendo conto “… delle esigenze economiche,
sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali”.
Per poter efficacemente svolgere il compito assegnato, il Piano dovrà essere:
•
•
•
•
•
fondato su un rigoroso quadro conoscitivo, integrabile nell’ambito del Sistema
Informativo Territoriale e comprendente gli aspetti della realtà socio-economica
locale;
specificamente dettagliato circa le misure di conservazione degli habitat e delle specie
di interesse conservazionistico del Sito;
chiaro nei contenuti e organizzato in banche dati georiferite;
praticabile in termini amministrativi e di impatto socio-economico;
flessibile e dinamico e quindi costruito per essere integrato e migliorato sulla scorta
dell’esperienza concreta.
In riferimento al carattere che gli si vuole conferire, il presente Piano di Gestione contiene:
•
la definizione del quadro conoscitivo relativo alle caratteristiche del Sito per le diverse
componenti (fisica, biologica, socio-economica, culturale, paesaggistica), descritte
sulla base delle conoscenze pregresse e di studi aggiuntivi, e comprendente la
redazione di banche dati georiferite;
•
l’analisi delle esigenze ecologiche di habitat e specie, e l’individuazione di specifici
indicatori che consentano di valutare lo stato di conservazione e di prevederne
l'evoluzione;
•
la formulazione degli obiettivi gestionali generali e degli obiettivi specifici, sulla base
di valutazioni strategiche che rispettino le finalità istitutive del sito;
•
la definizione della strategia gestionale e del piano delle azioni, con precise
indicazioni sulla cogenza delle misure di gestione, sulla responsabilità attuativa dei
vari soggetti operanti sul territorio, sull’individuazione di costi e tempi necessari per la
loro realizzazione;
•
l’individuazione di indicatori e azioni di monitoraggio tanto sullo stato di
conservazione di habitat e specie quanto sull’efficacia delle azioni gestionali.
L’Ente gestore, ai sensi dell’art. 5 del Protocollo d’Intesa stipulato con l’Assessorato
Regionale Territorio e Ambiente, ha deciso di provvedere alla redazione del suddetto Piano in
economia, avvalendosi di attrezzature e personale delle riserve naturali affidate in gestione e
della collaborazione di professionalità esterne per specifici compiti di consulenza, di studio,
12
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
progettuali e di monitoraggio. Tale scelta è motivata non solo dall’opportunità di valorizzare
competenze già presenti nell’organigramma dell’Ente gestore, ma soprattutto dalla volontà di
utilizzare a pieno il lavoro già svolto negli anni per la gestione delle riserve naturali coinvolte,
e per meglio coordinare la pianificazione dei Siti Natura 2000 con quella delle riserve
interessate (i cui piani di sistemazione sono stati approvati o sono in corso di elaborazione).
Per la redazione del presente Piano di Gestione sono state svolte, in coerenza con il
cronoprogramma elaborato, le attività di seguito indicate:
1) Definizione di uno specifico gruppo di lavoro per il coordinamento e la redazione del Piano
di Gestione, costituito da: direttore della riserva naturale “Macalube di Aragona” arch.
Domenico Fontana, con le funzioni di referente tecnico del Piano e coautore della parte
gestionale; direttore della riserva naturale “Lago Sfondato” Sig. Angelo Dimarca, con le
funzioni di referente regionale del coordinamento Piani di Gestione e dei rapporti con
l’Assessorato e coautore della parte gestionale; direttore della riserva naturale “Grotta di
Carburangeli” dott. Rosario Di Pietro, consulente per la parte geologica; dott. Salvatore
Livreri Console, coordinatore del SIT regionale; Arch. Daniele Gucciardo, operatore della
riserva naturale “Macalube di Aragona”, per la gestione del Sistema Informativo
Territoriale.
2) Affidamento degli incarichi di collaborazione per lo svolgimento di specifiche analisi
ambientali e territoriali finalizzate all’approfondimento ed all’integrazione delle
conoscenze sul Sito. Nella tabella che segue viene riportato l’elenco dei consulenti esterni
incaricati e dei relativi settori di indagine.
Stazione inanellamento Palermo –
responsabile scientifico prof. Bruno
Massa
Dip.to Colture Arboree, Università PA
– responsabile scientifico Dott.
Tommaso La Mantia
Dott.ri naturalisti Federico Marrone e
Alessandra Sicilia
Dip.to Biologia Animale, Università
PA – responsabile scientifico prof.
Maurizio Sarà
Arch. Vincenzo Todaro, dottore di
ricerca in Pianificazione urbana e
territoriale
Avifauna, entomofauna
Dott. Naturalista Salvatore Livreri
Console, esperto in SIT
Coop. ECO, Palermo (dott.ssa Alessia
Maso e dott.ssa Maria Cristina Alga)
Gestione del Sistema Informativo Territoriale
Flora, vegetazione e habitat comunitari
Caratterizzazione agro-forestale, uso del suolo e
linee guida per attività agro-silvo-pastorali
Aspetti faunistici legati agli stagni temporanei
(anfibi, crostacei)
Aspetti faunistici (chirotterofauna)
Aspetti urbanistici e di programmazione territoriale
– Beni archeologici, architettonici e culturali Paesaggio - Reti ecologiche
Analisi socio-economica e Piano di comunicazione
3) Raccolta di dati bibliografici e di documentazione tecnica.
4) Sopralluoghi su campo finalizzati ad un maggiore approfondimento del quadro conoscitivo
nonché all’analisi ed alla valutazione dello stato di conservazione, della viabilità esistente,
del grado di antropizzazione, della presenza di detrattori ambientali.
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Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
5) Attività di informazione preliminare, nei confronti di Enti ed Amministrazioni competenti,
sulla redazione del Piano di Gestione,
6) Implementazione del Sistema Informativo Territoriale
Il Piano di Gestione è stato redatto in conformità con i seguenti documenti:
•
“Manuale delle linee guida per la redazione dei piani di gestione dei siti Natura 2000”
- Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio.
•
“Linee Guida per la gestione dei siti Natura 2000” - Decreto del Ministro
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio del 3 settembre 2002.
•
“Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone
speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)” - Decreto
17 Ottobre 2007 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Le Schede Natura 2000 sono state aggiornate e verificate in conformità con il “Formulario
Standard NATURA 2000 per la raccolta dei dati: Note esplicative”.
Le schede degli interventi gestionali sono state compilate in conformità con la nota “Linee
Guida per la definizione delle strategie gestionali e delle azioni nei Siti Natura 2000”,
Assessorato Regionale Territorio e Ambiente del 23.05.2008.
Nell’ambito della redazione del Piano di Gestione, ed in particolare per l’individuazione delle
strategie e degli obiettivi di conservazione, sono stati consultati i seguenti documenti:
European Commission 2007. Guidance document on the strict protection of animal species of
Community interest under the Habitats Directive 92/43/EEC.
Regione Siciliana - Assessorato Agricoltura e Foreste, 2003. Piano Forestale Regionale Linee Guida Servizio Programmazione e Monitoraggio.
Regione Siciliana. Assessorato Agricoltura e Foreste, 2006. Piano Regionale Faunisticovenatorio 2006-2011.
Regione Siciliana - Assessorato Agricoltura e Foreste, 2007. Programma di Sviluppo Rurale
Sicilia 2007-2013.
Regione Siciliana. Decisione n. 2 agosto 2007. Programma Operativo Regionale. FESR 20072013
LIPU-BirdLife Italia, 2003. Analisi dell’idoneità dei Piani di Sviluppo Rurale per la gestione
delle ZPS e delle IBA.
Documento di lavoro (Rev. 2_21/03/2007) del “Dipartimento delle Politiche di Sviluppo della
Direzione Generale dello Sviluppo Rurale” avente per oggetto il “D.M. 21 dicembre
2006 – Aspetti applicativi della Direttiva 79/409/CEE e della Direttiva 92/43/CEE (Atto
A1 e Atto A5) nel quadro della condizionalità”, poi modificato con il DM 13286 del
18/10/2007;
Regione Siciliana – Assessorato Territorio e Ambiente – Linee guida Rete Ecologica
Siciliana
Corre l’obbligo di fare presente che durante la redazione del Piano di Gestione sono state
incontrate numerose difficoltà, anche di carattere straordinario e non immaginabili, connesse
con:
14
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
•
•
•
•
•
•
•
la scarsa disponibilità di dati di base nei tempi utili per una celere redazione del piano;
la raccolta delle informazioni necessarie presso altre pubbliche amministrazioni;
l’assenza di dati su aspetti di contesto e settoriali;
il grado di definizione dei documenti trasmessi da parte di altre pubbliche
amministrazioni;
la mancanza di un sistema informativo territoriale omogeneo ed integrato a livello
regionale;
l’assenza di banche dati a livello regionale su aspetti socio-economici o di
monitoraggio delle politiche di sviluppo;
la non definizione del quadro programmatico e pianificatorio regionale, che
attualmente si presenta ancora in fase di realizzazione (studi di piano e linee guida) o
di approvazione in settori strategici per la salvaguardia dell’ambiente e dello sviluppo
sostenibile nel territorio e direttamente connessi con la gestione dei Siti della Rete
Natura 2000.
In ultimo va comunque fatto rilevare che il lavoro di analisi e di studio sul campo svolto per la
redazione del Piano di Gestione ha permesso di effettuare utili approfondimenti e di colmare
vuoti conoscitivi, consentendo di acquisire nuovi e inediti dati sulla presenza e distribuzione
di habitat e specie di interesse conservazionistico, di maggior rilievo rispetto a quelli utilizzati
alcuni anni fa per la designazione del Sito.
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Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
2 - QUADRO CONOSCITIVO
2.1 LE CONOSCENZE PREGRESSE SUL SITO (B.2)
Sin dall’antichità l’area delle Macalube di Aragona fu visitata da numerosi botanici ed
erborizzatori siciliani e stranieri. Tra questi il primo fu il Boccone, che sul finire del XVII
secolo vi raccolse la Lavatera agrigentina (indicata come “Malva sicula, foliis moschatis
crispis” in BOCCONE, 1674). La stessa pianta fu descritta da Vincenzo Tineo (TINEO, 1817) su
materiale raccolto “prope Agrigentum”, probabilmente proprio alle Macalube. Giovanni
Gussone vi si recò nel 1818 (TROTTER, 1948), mentre l’olandese Splitgerber visitò la zona nel
maggio del 1833, come attesta un campione di Tamarix gallica var. agrigentina citato da
BAUM (1978) e da VENTURELLA et alii (2007); il sito fu visitato anche da Stefano Sommier e
dall’Ajuti nel 1873, sulla base di un exsiccatum di Trifolium congestum citato da LOJACONOPOJERO (1888-1909) e di un campione di Romulea columnae riportato da BÉGUINOT (1908a),
mentre Agostino Todaro nell’aprile 1882, come si evince da un campione della stessa specie
citato da ZOHARY & HELLER (1984). Reina (nel 1888, secondo le etichette di alcuni campioni
citati da LOJACONO-POJERO, 1888-1909) e Citarda (come testimonia un campione di
Puccinellia gussonii citato da BÉGUINOT, 1908b) vi raccolsero per conto dell’Orto Botanico di
Palermo; infine, lo stesso Michele LOJACONO-POJERO (1888-1909) Leopoldo NICOTRA (1917)
affermano di aver raccolto alle Macalube.
Nonostante la lunga lista di visitatori ottocenteschi, sull’area non è mai stato condotto alcuno
studio monografico, per cui è difficile ricostruire l’evoluzione della flora vascolare e del
paesaggio vegetale locali. Le poche informazioni botaniche sulle Macalube (nonché sulle
località Caldare e Aragona) erano contenute nelle flore sicule di GUSSONE (1828-1832, 18421845) e di LOJACONO-POJERO (1888-1909). Solamente circa 20 anni fa, riprendono le
indagini, con una tesi di laurea sulla flora vascolare del sito (MINNELLA, 1989).
Successivamente sono stati pubblicati diversi contributi puntuali sulla flora e sulla
vegetazione vascolare (BRULLO et alii, 1985; ROMANO & DI MARTINO, 1990; GARBARI et alii,
1996) e briofitica (PRIVITERA & PUGLISI, 1993, 1994). Un quadro critico e aggiornato sugli
aspetti botanici dell’area è stato prodotto da PASTA (2001). Partendo da questo contributo,
viene fornito qui di seguito una sintesi dei dati noti, tenendo conto delle informazioni
contenute nei lavori di GALESI (2001), BRULLO et alii (2002b), FALCI & GIARDINA (2002) e
RAIMONDO et alii (2004), AA.VV. (2006), nonché delle diverse novità nomenclaturali
concernenti sia la flora (CONTI et alii, 2005) sia la vegetazione (BRULLO et alii, 2002a).
Gli aspetti agronomici e le loro ricadute sulla gestione dell’omonima area protetta sono stati
illustrati da PASTA & LA MANTIA (2001), che avevano evidenziato l’effetto negativo delle
pratiche agricole incontrollate sugli ecosistemi. Ulteriori informazioni utilizzate ai fini della
redazione del Cap. 6 derivano da AA.VV. (2005a, 2005b, 2006).
2.2 DESCRIZIONE FISICA DEL SITO (A)
Il Sito Natura 2000 “Maccalube di Aragona”, ricadente per il 57,05% all’interno del Comune
di Aragona e per il rimanente in quello di Joppolo Giancaxio in provincia di Agrigento, si
estende su una superficie complessiva di 344,53 ettari ed è caratterizzato da una forma
irregolare, vagamente rotondeggiante.
Al suo interno è racchiusa l’area in corrispondenza della quale si verificano i fenomeni di
vulcanesimo sedimentario, conosciuti nella letteratura geologica siciliana con il nome di
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Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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“Maccalube” e tutelati, a partire dal 1995, in seguito all’istituzione da parte dell’Assessorato
Regionale al Territorio e Ambiente della Riserva Naturale Macalube di Aragona affidata in
gestione a Legambiente C.R.S. (D.A. del 16/05/1995).
2.2.1. Inquadramento territoriale e descrizione dei confini del Sito Natura 2000 (A.1)
Il SIC “Maccalube di Aragona” è compreso tra i paralleli 4136000 e 4139000 ed i meridiani
2394000 e 2397000 del reticolato chilometrico Gauss Boaga e dista circa 3,5 km in direzione
S-W dall’abitato di Aragona (AG) e 4 km in direzione E-SE dall’abitato di Joppolo Giancaxio
(Tav.1). Esso presenta un tipico aspetto collinare e si sviluppa tra le quote 150 e 300 m circa
s.l.m. (con un dislivello complessivo tra il punto topograficamente più alto e quello più basso
di circa 150 m).
Al fine di procedere con la descrizione fisica dei confini del SIC in oggetto è stata effettuata la
proiezione della perimetrazione ufficiale, di cui al citato Decreto Assessoriale n. 120 del
05/05/2006, sulla:
• Carta Tecnica Regionale alla scala 1:10.000 (sezioni 636-030 e 636-040);
• Tavolette IGM alla scala 1:25.000 (tavolette 267 III SE e 267 III SO);
• Ortofoto “Volo Terra Italy IT2000”;
• Ortofoto dal “Portale Cartografico Nazionale – 2006 Fuso 33”.
Dall’analisi degli strumenti cartografici ed aerofotogrammetrici così ottenuti e in seguito a
sopralluoghi su campo effettuati dallo scrivente, è stato possibile mettere in luce le principali
caratteristiche della perimetrazione del SIC “Maccalube di Aragona” in termini di:
9 corrispondenza con elementi fisici presenti nel territorio;
9 rapporti spaziali con vincoli preesistenti (es. aree di riserve naturali, vincoli archeologici,
ecc.).
Corrispondenza del confine del SIC con elementi fisici presenti nel territorio
Il perimetro esterno dell’area del SIC ITA 040008, con una lunghezza complessiva di 12 Km
circa, solo in alcuni tratti coincide con elementi fisici (antropici e naturali) presenti sul
territorio, tali da facilitarne una rapida individuazione. In altri invece, a causa della mancanza
di una diretta connessione con elementi certi, l’esatta collocazione e la materializzazione sul
campo del confine del Sito risultano non immediati ed aleatori.
Per descrivere in maniera dettagliata il confine del SIC in oggetto si è proceduto con la
suddivisione del suo tracciato in porzioni omogenee, in funzione del grado di
“rintracciabilità” sul terreno. Il risultato è sintetizzato nella figura e nella scheda appresso
riportati.
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Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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Suddivisione del confine del SIC in tracciati omogenei.
Scheda descrittiva del confine del SIC ITA 040008
“Maccalube di Aragona”
Tratto
da
a
Lunghezza
(m)
Descrizione
Grado di
rintracciabilità
1_Mac
2_Mac
3.187,05
Nessun elemento fisico coincide con questo tratto di confine che,
approssimativamente, corre in Contr.da Barruggeri ad una quota
costante di circa 275 m s.l.m.
BASSO
2_Mac
3_Mac
906,55
Nessun elemento fisico coincide con questo tratto di confine che,
approssimativamente, corre in Contr.da Barruggeri ad una quota
costante di circa 275 m s.l.m.
BASSO
3_Mac
4_Mac
490,59
Alveo dell’asta fluviale di primo ordine che drena le acque verso il
Vallone Scorsone.
MEDIO
4_Mac
5_Mac
429,52
Coincidenza con il tracciato di penetrazione agricola che corre in località
Giardino.
MEDIO
5_Mac
6_Mac
304,70
Nessun elemento fisico che coincide con questo tratto di confine.
BASSO
6_Mac
7_Mac
873,34
Viabilità presente nella parte orientale del Sito Natura 2000.
ALTO
7_Mac
8_Mac
1.447,22
Tale tracciato si snoda lungo l'impluvio più meridionale che delimita la
collina delle Macalube.
MEDIO
8_Mac
9_Mac
998,05
Alveo fluviale del Vallone Macalube.
ALTO
9_Mac
10_Mac
265,94
Impluvio che drena acqua all’interno del Vallone Macalube.
ALTO
10_Mac 11_Mac
790,53
Nessun elemento fisico che coincide con questo tratto di confine.
BASSO
1_Mac
2.413,29
Tracciato stradale che delimita il SIC nella parte più occidentale.
ALTO
Lunghezza totale
12.106,78
11_Mac
18
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Dall’analisi della scheda sopra riportata risulta quindi che:
• per il 38% del proprio perimetro, il confine del SIC è facilmente individuabile in
campagna, coincidendo con elementi naturali e/o antropici ben delimitati e
rintracciabili su campo;
• per il 20%, il confine del SIC ha un grado di rintracciabilità medio, coincidendo con
elementi fisici poco marcati e difficilmente riconducibili ad un segmento lineare che
abbia caratteristiche di univocità;
• per il rimanente 42%, il confine del Sito ha un grado di rintracciabilità basso non
trovando alcuna corrispondenza con elementi certi presenti sul territorio.
ALTO GRADO
(38%)
BASSO GRADO
(42%)
MEDIO GRADO
(20%)
Suddivisione percentuale della lunghezza del perimetro del SIC in
funzione del grado di rintracciabilità sul campo.
19
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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2.2.2. Inquadramento climatico e caratterizzazione bioclimatica del SIC (A.2)
Premessa generale: scopi e metodi di analisi, descrizione e classificazione dei bioclimi
A partire dai primi decenni del XX secolo molti biologi – soprattutto gli ecologi vegetali e
forestali – hanno proposto dei metodi per valutare e quantificare le differenze tra i climi
presenti sulla Terra. Sono state così prodotte diverse decine di formule utili ad individuare
l’andamento del clima su scala subcontinentale, a livello cioè dei singoli biomi (macroclima)
o su scale più ridotte, a livello di clima regionale e subregionale (mesoclima). In tutti i casi ci
si è concentrati sui valori assoluti e sull’andamento stagionale delle precipitazioni piovose e
delle temperature medie, minime e massime.
Molti degli indici escogitati hanno come scopo quello di individuare delle aree o fasce
“isoclimatiche” cioè delle aree caratterizzate da condizioni climatiche omogenee che
costituiscano l’ambito ottimale per lo sviluppo di determinati paesaggi vegetali e - di
conseguenza – di determinati ecosistemi. Così è nata una branca della climatologia definita
per l’appunto bioclimatologia.
Qui di seguito saranno dapprima proposti in rassegna i tre metodi di classificazione di uso più
comune presso i biologi ed i forestali europei e italiani, ovvero 1) il sistema di classificazione
di Bagnouls & Gaussen e 2) il sistema di classificazione di Thornthwaite & Mather; 3) il
sistema di classificazione di Pavari. Nelle pagine successive verranno invece illustrati i
quattro gruppi di indici più efficaci ai fini della individuazione dei principali bioclimi presenti
nell’area euro-mediterranea e/o di uso più comune in Italia ed in Europa nel settore del
monitoraggio e della gestione territoriale e forestale, ovvero 1) il Pluviofattore di Lang, 2)
l’Indice di aridità di De Martonne e successive modifiche, 3) il Quoziente pluviotermico di
Emberger e 4) gli Indici di Rivas-Martínez.
I sistemi di classificazione
- Il sistema di classificazione di Bagnouls e Gaussen
Alla luce di numerose esperienze di campo, Bagnouls & Gaussen (1957) hanno proposto di
considerare un mese come arido quando il valore medio della precipitazione piovosa totale (P)
espressa in mm è minore rispetto al doppio del valore medio della temperatura (T) espressa in
°C. Il periodo secco viene dunque definito come numero di mesi aridi, in cui P/T≤2 o, se si
preferisce, P≤2T. Per determinarne la durata del periodo arido si realizza un diagramma a
doppia ordinata, definito diagramma termo-pluviometrico o ombrotermico o
termoudogramma. In relazione al numero di mesi aridi, il clima viene classificato come segue:
Tipi climatici secondo Bagnouls & Gaussen.
Clima
caldo desertico
caldo sub-desertico
mediterraneo
”
xeromediterraneo
”
termomediterraneo
”
mesomediterraneo
”
submediterraneo
N° mesi aridi
12
9-11
1-8
7-8
5-6
3-4
1-2
Successivamente, Walther & Lieth (1960-1967) hanno specificato la seguente tecnica
standard per la realizzazione dei diagrammi ombrotermici:
20
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sulle ascisse vengono rappresentati i 12 mesi dell’anno;
sulle ordinate vengono rappresentati la temperatura (espressa in °C) e le precipitazioni
piovose (espresse in mm). Questi due valori vengono rappresentati utilizzando una scala
diversa (1 °C = 2 mm);
la linea sottile rappresenta il regime (cioè l’andamento mensile) delle temperature;
la linea spessa rappresenta il regime pluviometrico;
delle bande verticiali pongono evidenziano il periodo umido;
l’area punteggiata identifica il periodo arido;
in nero vengono rappresentati i mesi in cui le precipitazioni piovose mensili superano i 100
mm. In questo caso le precipitazioni vengono rappresentati ad un decimo della scala usuale.
Inoltre, ciascun termoudogramma riporta:
nome della stazione;
provincia di appartenenza (tra parentesi)
altitudine (m s.l.m.)
B: bacino idrografico di riferimento;
B.M: eventuali bacini idrografici minori tra due fiumi;
A.O.P.: anni di osservazione pluviometrica;
A.O.T.: anni di osservazione termometrica;
P (mm): precipitazioni medie annue e mensili
T (°C): temperature medie annue e mensili
La struttura dei diagrammi permette una visione sintetica e contemporanea di tutti i dati
climatici salienti. L’immediatezza della resa grafica spiega il grande successo internazionale
di cui gode tuttora questo metodo di rappresentazione dei bioclimi locali.
- Sistema di classificazione di Thornthwaite & Mather
Il sistema di classificazione dei climi della Terra proposto da Thornthwaite e codificato da
Thornthwaite & Mather (1957) si basa sul concetto di bilancio idrico del suolo. Eseguendo un
calcolo complessivo dell’efficacia delle precipitazioni, espressa dal rapporto tra le
precipitazioni effettive e l’evapotraspirazione, cioè degli input (afflussi) di acqua dovuti alla
diverse forme di precipitazione meteorica e degli output (perdite) di acqua dovuti
all’evaporazione della superficie del suolo e alla traspirazione delle piante, i due studiosi
statunitensi hanno proposto un metodo che si basa esclusivamente su indici climatici
indipendenti dai fattori geografici locali (topografia, tipologia di vegetazione, caratteristiche
fisiche e chimiche dei suoli, ecc.).
L’Evapotraspirazione reale (Er) rappresenta la quantità d’acqua che evapora dal suolo sia
direttamente sia attraverso l’assorbimento e la successiva traspirazione da parte dei vegetali in
determinate condizioni pedo-climatiche.
L’Evapotraspirazione potenziale (Ep) rappresenta invece l’evapotraspirazione che si
registrerebbe in condizioni di continua disponibilità idrica del suolo, cioè in una condizione
teorica ideale di costante umidità del suolo, ottimale per la vita dei vegetali stessi.
Poiché una misura diretta dell’evaporazione e della traspirazione appare piuttosto complessa,
di norma i dati relativi a questo aspetto sono scarsi e di difficile reperimento. Pertanto è stato
privilegiato il principale tra i fattori che condizionano l’evapotraspirazione, cioè la
temperatura, i cui dati sono ampiamente diffusi e di facile rilevamento.
21
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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Poiché l’elaborazione dei dati termometrici proposta da Thornthwaite e Mather si presenta
alquanto complessa e farraginosa, per semplicità e in sintesi vengono illustrati i risultati cui si
giunge attraverso i calcoli effettuati mediante le tabelle e i coefficienti proposti dagli stessi
studiosi.
Dall’Ep si ricavano l’Indice di aridità (Ih) e l’Indice idrico di umidità (Ia), dai quali si desume
un Indice di Umidità Globale (Im) per qualunque località studiata:
Im = Ih – Ia; poiché Ih = 100s e
Ia = 100d,
Ep
dunque Im = 100 (s – d),
Ep
Ep
dove s = surplus (eccedenza) idrica annua (mm) e d = deficit idrico annuo (mm), mentre Im
esprime in sintesi l’aridità (valore negativo) o l’umidità (valore positivo) dominante nel corso
dell’anno. Giacché nel corso dello stesso anno si possono verificare variazioni anche
significative di umidità, tale variazione stagionale può essere evidenziata attraverso l’indice di
aridità per i climi umidi e con l’indice di umidità per quelli aridi. In base al variare del valore
di Im è possibile individuare 9 tipi climatici (Tab. 2.2):
Tipi climatici secondo Thornthwaite & Mather in base a Im.
Sigla del tipo di clima
in base a Im
Definizione del tipo di clima
in base a Im
Climi umidi
perumido
umido
umido
umido
umido
umido-subumido
Climi aridi
subumido-subarido
semiarido
arido
A
B4
B3
B2
B1
C2
C1
D
E
Valore di Im
≥100
tra 80 e 99.9
tra 60 e 79.9
tra 40 e 59.9
tra 20 e 39.9
tra 0 e 19.9
tra 0 e –33.3
tra -33.4 e -66.7
≤-66.7
L’Ep annua (espressa in mm) viene invece utilizzata come indice di Efficienza termica o
termoefficienza per distinguere 9 tipi di clima , cioè:
Tipi climatici secondo Thornthwaite & Mather in relazione all’Ep annua.
Valore
efficienza termica annua
>1440
tra 997 e 1440
tra 855 e 997
tra 712 e 855
tra 570 e 712
tra 427 e 570
Sigla del tipo di clima
in base all’efficienza
termica annua
A’
B’4
B’3
B’2
B’1
C’2
Definizione del tipo di clima
in base all’efficienza
termica annua
megatermico
quarto mesotermico
terzo mesotermico
secondo mesotermico
primo mesotermico
secondo microtermico
22
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tra 285 e 427
tra 142 e 285
≤142
C’1
D’
E’
primo microtermico
clima della tundra
clima del gelo
Sulla base invece di Ih e di Ia vengono definite le variazioni stagionali dell’umidità, indicate
con le lettere minuscole. Questa variante varia al variare della capacità di ritenzione idrica dei
suoli.
Nei climi umidi (A’, B’1-4, C’2) si utilizza Ih con 5 varianti (r, s, w, s2, w2) che stimano, se
esiste, l’entità e la periodicità del deficit idrico (d) come segue:
Tipi climatici secondo Thornthwaite & Mather in relazione a Ih.
Valore di Ih
tra 0 e 16.7
tra 16.7 e 33.3
tra 16.7 e 33.3
>33.3
>33.3
Sigla della variante climatica in
base alla variazione stagionale
dell’umidità effettiva
r
s
w
s2
w2
Entità e/o periodicità
del deficit idrico
piccolo o nullo
estivo moderato
invernale moderato
estivo forte
invernale forte
Nei climi aridi (C’1, D’, E’) viene invece utilizzato l’Ia con 5 varianti (d, s, w, s2, w2) che
stimano, se esiste, l’entità e la periodicità dell’eccedenza idrica (s) come segue:
Tipi climatici secondo Thornthwaite & Mather in relazione a Ia.
Valore di Ia
tra 0 e 10
tra 10 e 20
tra 10 e 20
>20
>20
Sigla della variante climatica in
base alla variazione stagionale
dell’aridità effettiva
R
s
w
s2
w2
Entità e/o periodicità
dell’eccedenza idrica
piccola o nulla
invernale moderata
estiva moderata
invernale forte
estiva forte
La concentrazione estiva dell’efficienza termica (Cet), espressa dalla seguente equazione:
Cet = (Epgiugno – Epluglio – Epagosto)/Epannua,
equivale alla percentuale dell’Ep annua che ha luogo nel corso del periodo estivo e
rappresenta un indice della variazione termica stagionale, consentendo di rilevare l’oceanicità
(valori bassi di Cet) o la continentalità (valori alti) di un’area oggetto di studio:
23
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Tipi climatici secondo Thornthwaite & Mather in relazione alla Cet.
Sigla
del
grado
di Definizione del grado di
concentrazione
estiva concentrazione
estiva
dell’efficienza termica
dell’efficienza termica
a’
Oceanico
b’4
Oceanico-Suboceanico
b’3
Suboceanico
b’2
Moderatamente Suboceanico
b’1
Moderatamente
Subcontinentale
c’2
Subcontinentale
c’1
Continentale-Subcontinentale
d’
Continentale
Valore di Cet
≤48
tra 48.0 e 51.9
tra 51.9 e 56.3
tra 56.3 e 61.6
tra 61.6 e 68.0
tra 68.0 e 76.3
tra 76.3 e 88.0
>88.0
Dunque il clima di un punto qualsiasi della Terra è definito da 4 sigle, riferentisi
rispettivamente a Im, Ep, Ia-Ih e Cet.
I grafici realizzati utilizzando i risultati conseguiti adottando il metodo di Thornthwaite e
Mather permettono di individuare: 1) il periodo di eccedenza idrica; 2) la variazione della
riserva; 3) il deficit idrico; 4) il periodo di ricostituzione della riserva; 5) il valore
dell’evapotraspirazione potenziale; 5) l’entità e la distribuzione stagionale delle precipitazioni
piovose, dell’evapotraspirazione potenziale e dell’avopotraspirazione reale.
- Il sistema di classificazione di Pavari
Questo sistema di classificazione (Pavari, 1916), tuttora in uso presso i forestali italiani,
prende in considerazione la T media annua (Tma), la T media del mese più freddo (Tmf) e di
quello più caldo (Tmc), le medie delle temperature minime annue (Tmm), la distribuzione e il
valore totale delle piogge annue e delle piogge estive.
Tipi climatici secondo Pavari.
classe
tipo
sottozona
I:
più
o
meno calda
uniformemente piovoso
”
media
Lauretum
(temperato
caldo)
”
II: con siccità estiva
fredda
calda
”
media
”
fredda
III: con piogge di norma calda
estive
Tma
Tmf
(°C)
(°C)
15 - ≥7
23
14 - ≥5
18
12 - ≥3
17
15
23
14
18
12
17
15
23
Tmc
(°C)
-
Tmm
(°C)
≥-4
≥-7
≥-9
- ≥7
≥-4
- ≥5
≥-7
- ≥3
≥-9
- ≥7
≥-4
24
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
”
media
”
fredda
I: senza siccità
(piogge ≥700 mm)
”
- ≥5
≥-7
- ≥3
≥-9
- 0-3
≥-12
- -1 - 0
≥-15
≥-12
calda
fredda
10 - 0-3
15
10 - -1 - 0
15
7-12
≥-2
6-12
≥-4
calda
fredda
<6
>3
estiva calda
Castanetum
fredda
(temperato con
estate calda o
temperata)
II: con siccità estiva (piogge calda
≤700 mm)
fredda
Fagetum
(temperato
fresco
con
estati fresche)
PICEETUM
(freddo)
ALPINETUM
o
POLARETUM
14
18
12
17
10
15
10
15
anche
<2
≥-6
anche
<-6
anche
<-20
≥-15
≥-20
≥-25
>15
≥-10
≥-30
anche
<-30
anche
<-40
- Pluviofattore di Lang
È espresso dal rapporto P/T, cioè dal quoziente tra il valore medio delle precipitazioni piovose
annue (espresso in mm) e il valore medio della temperatura media annua (espresso in °C).
Tale indice riveste un ben preciso significato ecologico in quanto evidenzia abbastanza bene
l’aridità/umidità delle stazioni. Sulla base del calcolo dell’indice di Lang (1915) è possibile
ipotizzare il tipo di suolo più o meno in equilibrio con le condizioni locali di aridità:
Tipi climatici secondo Lang.
P/T
Tipo di terreno previsto
terreno salso privo di humus
(piogge insufficienti a dilavare i sali più solubili)
Tra 40 e 60 subtropicale e tropicale
terreno povero di humus per rapida
mineralizzazione: lateriti (T >20 °C)
terre rosse (T tra 12 e 20 °C)
terre gialle (T<12 °C)
Tra 60 e temperata
propriamente terreno ricco in humus: terre brune tipiche
100
detta
tra 100 e 160 steppica
terreno ricco di sost. org. ben umificata (humus
nero): chernozem o terre nere
>160
temperata fredda
terreno con migrazione dell’humus acido: podzol
T = temperatura media annua
≤40
Regione climatica
arida
25
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2.2.5. Indice di aridità (IA) di De Martonne
La formula di De Martonne (1926), ovvero:
IA =
P___,
T + 10
rappresenta un perfezionamento del pluviofattore di Lang, in quanto supera i limiti di
quest’ultimo, che non permette di distinguere il clima – pur differente - di località in cui il
rapporto T/P = 0,5.
Sulla base del valore di IA ottenuto, il clima locale delle stazioni viene ricondotto a 5 classi
Classi climatiche secondo De Martonne.
IA≤5
5<IA≤15
15<IA≤20
20<IA≤30
30<IA≤
60<IA
arido estremo
arido
semiarido
subumido
umido
perumido
L’IA funziona bene in contesti caratterizzati da un clima tipicamente mediterraneo; tuttavia,
stazioni con climi diversi, con o senza stagione secca, possono presentare il medesimo indice.
Per ovviare a tale inconveniente, De Martonne e Gottmann hanno proposto un IA corretto, la
cui formula è:
P___ + 12 P _ × 1,
T + 10 T + 10
2
dove P = valore medio delle precipitazioni annue (in mm), T = valore medio delle temperature
annue (in °C), p = valore medio delle precipitazioni del mese più arido, t = valore medio delle
temperature del mese più arido. Tale indice corretto è dato dalla media aritmetica del valore
fornito dall’indice annuo e quello dell’indice del mese più arido. Anche per l’indice corretto
vale la medesima classificazione in 5 classi.
- Quoziente Pluviotermico (Q2) di Emberger
Emberger (1930a-b, 1933) si è sforzato di giungere ad un’espressione sintetica del clima
mediterraneo capace di prendere adeguatamente in considerazione la siccità. Come lui stesso
ha affermato, in un sistema di caratterizzazione climatica si possono utilizzare solo “i dati di
piovosità e temperatura, giacché sono gli unici disponibili, misurati in tutte le stazioni
meteorologiche. La vita vegetale si sviluppa entro due poli termici, la media delle minime del
mese più freddo (m) e la media delle massime del mese più caldo (M); ne risulta che in prima
approssimazione una stazione posta in clima mediterraneo è tanto più arida quanto più basso è
il rapporto P/(M+m)/2”. Il calcolo del quoziente non permette tuttavia di stabilire quale sia
l’entità dell’ampiezza termica. Per rimediare a questo inconveniente, Emberger ha introdotto
l’ampiezza degli estremi termici (M-m). L’introduzione di questo valore mostra anche il
vantaggio di far intervenire sul quoziente il grado di continentalità e l’umidità atmosferica, e
dunque l’evaporazione, il che corregge il suo significato indicatore. Il quoziente
pluviotermico diventa dunque:
Q2 = _____P______ × 1000
ovvero
2000 P_
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M + m (M – m)
2
M2 – m2
N.B.: P = precipitazione media annua in mm; m e M sono espressi in °K (°K = °C +273; es.:
25 °C = 298 °K)
Partendo da questa formula è possibile realizzare il climogramma (o climatogramma) di
Emberger. Lo stesso autore si rese conto che da solo Q2 non era soddisfacente, perché a valori
simili potevano corrispondere realtà climatiche decisamente differenti. Egli stesso disse “il
quoziente pluviotermico ha una valore differente a seconda dei valori di temperatura coinvolti
nel suo calcolo. Il valore di m è una differenziale molto importante: esso esprime bene in
modo generale il grado e la durata del periodo critico delle gelate, giacché più m è bassa e più
esse sono severe. Per tenerne conto, dunque, appare indispensabile combinare Q2 con m, i cui
valori vengono indicati per le singole stazioni. Il confronto tra i risultati dei calcoli climatici e
le osservazioni che egli stesso ha potuto fare direttamente lo hanno dunque condotto a
suddividere l’area del climogramma in zone caratterizzate da valori di aridità decrescenti
dall’alto verso il basso, denominate “fasce bioclimatiche di vegetazione”.
In seguito alla costruzione di diversi climogrammi Emberger stesso e diversi suoi allievi (Le
Houérou, Sauvage, Akman, ecc.) hanno proposto una classificazione empirica che prevede le
seguenti suddivisioni: perarido, arido, semiarido e subumido (Daget, 1977a-b).
- Indici di Rivas Martínez
Rivas-Martínez (1987) ha proposto tre parametri che permettono l’attribuzione di ciascun
territorio europeo ad un determinato contesto climatico; tali parametri sono:
a) Indice ombrotermico estivo (Iov): è dato dal rapporto tra la somma delle medie delle
precipitazioni dei tre mesi estivi di giugno, luglio e agosto (espresse in mm) e la somma delle
medie delle temperature dei mesi estivi (espresse in °C). Sulla base dei valori ottenuti si
individua le regione climatica di appartenenza:
Iov <1,5 = Regione Mediterranea
Iov ≥2
= Regione Temperata
Quando 1,5<Iov<2 si rende necessario il calcolo dell’indice ombrotermico estivo compensato
(Iovc), che si calcola come segue:
Iovc = somma P estive + P mese maggio
somma T estive + T mese maggio
b) Indice di termicità o Termotipo (It)
Si tratta di una classificazione bioclimatica basata sui valori di temperatura (espressa in °C).
Più nel dettaglio:
It = (T + M + m) × 10,
T = temperatura media annua
M = media delle temperature massime del mese più freddo
m = media delle temperature minime del mese più freddo
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Il valore di It permette di individuare il termotipo. Appare tuttavia determinante conoscere la
regione di appartenenza tramite l’Iov, giacché ad uno stesso valore di It possono
corrispondere termotipi differenti, come si può osservare nella tabella seguente:
Termotipi secondo Rivas-Martínez.
Regione temperata
Orizzonte
alpino superiore (subnivale)
Regione mediterranea
Orizzonte
criooromediterraneo superiore
alpino inferiore
subalpino superiore
subalpino inferiore
montano
(altomontano)
montano
inferiore
(mesomontano)
collinare superiore (submontano)
collinare inferiore (eucollinare)
Termo collinare
criooromediterraneo inferiore
oromediterraneo superiore
oromediterraneo inferiore
supramediterraneo superiore
It
da –100 a 156
da –55 a -11
da –10 a 29
da 30 a 69
da 70 a 119
da 115 a 179
supramediterraneo medio
da 120 a 163
da 180 a 244
da 245 a 309
da 310 a 370
supramediterraneo inferiore
mesomediterraneo superiore
mesomediterraneo medio
mesomediterraneo inferiore
termomediterraneo superiore
termomediterraneo inferiore
inframediterraneo
da 164 a 209
da 210 a 256
da 257 a 303
da 304 a 349
da 350 a 400
da 401 a 449
da 450 a 500
It
da –170 a 111
da –110 a -51
da –50 a -1
da 0 a 49
superiore da 50 a 114
c) Ombrotipo
Si tratta di una classificazione bioclimatica basata sul valore delle precipitazioni piovose
annue (mm). Anche in questo caso è propedeutico riconoscere tramite l’Iov la regione di
appartenenza
Ombrotipi secondo Rivas-Martínez.
Ombrotipo
ultra iperumido
iperumido superiore
iperumido inferiore
umido superiore
umido inferiore
subumido superiore
subumido inferiore
secco superiore
secco inferiore
semiarido superiore
semiarido inferiore
arido superiore
arido inferiore
Valori di P (mm)
Regione mediterranea
>2300
da 1950 a 2300
da 1600 a 1950
da 1300 a 1600
da 1000 a 1300
da 800 a 1000
da 600 a 800
da 450 a 600
da 350 a 450
da 275 a 350
da 200 a 275
da 150 a 200
da 100 a 150
Regione temperata
>2100
da 1750 a 2100
da 1400 a 1750
da 1150 a 1400
da 900 a 1150
da 700 a 900
da 500 a 700
Caratterizzazione del clima e del bioclima dell’area delle Macalube
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È possibile conoscere le caratteristiche del clima locale anilizzando i dati relativi alle stazioni
poste entro un raggio di 15 km dalla riserva, ovvero Agrigento, Racalmuto, Aragona,
Castrofilippo, Grotte, Raffadali, Raffadali bis e S. Biagio Platani.
Principali caratteristiche delle stazioni meteorologiche considerate. Bac. Idr. = bacino idrografico di pertinenza;
Lat. = latitudine (° N); Lon. = longitudine (° E); Alt. = altitudine (m s.l.m.); T = stazione termometrica; P =
stazione pluviometrica.
Località
Bac. Idr.
Lat.
Lon.
Alt.
T
P
Agrigento
Racalmuto
Aragona
Castrofilippo
Grotte
Raffadali
S. Biagio Platani
S. Leone
Platani
Platani
Naro
S. Leone
S. Leone
Platani
37,19
37,24
37,24
37,21
37,23
37,24
37,30
13,34
13,44
13,37
13,45
13,42
13,32
13,32
313
475
400
475
550
440
416
*
*
*
*
*
*
*
*
*
Dati pluviometrici relativi alle stazioni di Agrigento, Racalmuto, Aragona, Castrofilippo, Grotte, Raffadali e San
Biagio Platani. gp= giorni piovosi; pp = precipitazioni piovose (dati da Duro et alii, 1997).
mese Agrigento
Racalmuto
Aragona
Castrofil.
Grotte
Raffadali
S. Biagio
Platani
pp
gp
pp
gp
pp
gp
pp
gp
pp
gp
pp
gp
pp
gp
(mm)
(mm)
(mm)
(mm)
(mm)
(mm)
(mm)
gen
70,9 10
106,0 12
90,6 9
99,1 10
82,1 11
109,0 11
89,9 10
feb
56,7 8
76,7 9
74,1 7
69,3 8
56,9 8
82,7 9
67,3 8
mar
49,8 7
73,5 9
59,0 6
63,0 7
54,7 7
78,4 8
60,3 8
apr
31,8 5
46,5 7
33,4 4
41,3 5
30,3 5
44,7 6
40,3 6
mag
17,9 3
32,0 5
27,0 3
26,4 3
25,4 4
26,9 3
26,4 4
giu
5,8
1
10,5 2
10,4 1
8,5
1
10
1
7,8
1
9,2
2
lug
1,5
0
4,5
1
0,6
0
2,7
0
1,3
0
2,9
0
5
1
ago
8,0
1
10,3 1
4,1
1
10,6 1
7,7
1
6,8
1
7,8
1
set
30,7 3
41,3 4
31,1 2
37,6 3
33,8 3
39,4 3
28,7 3
ott
76,9 7
90,1 8
61,3 5
85,9 6
67,4 6
93,9 7
79,0 7
nov
78,5 8
101,0 9
97,6 6
99,1 7
86,5 8
111,0 8
88,2 8
dic
82,1 10
116,0 11
97,9 9
112
9
97,8 11
124,0 11
99,6 10
Anno 510,6 63
708,4 78
587,1 53
655,8 60
553,9 65
727,1 68
601,7 68
Le precipitazioni piovose medie annue di Aragona si aggirano intorno a 590 mm, e sono
concentrate nei mesi autunnali e invernali, spesso in forma di rovesci di forte intensità. Si
registra un graduale aumento della piovosità procedendo verso l’interno dell’Agrigentino: a
Racalmuto e a Raffadali le precipitazioni superano i 700 mm annui (Tab. 2.13 e Fig. 2.1).
Le stazioni di Agrigento e Racalmuto, per le quali si dispone di dati termici (Duro et alii,
1997) mostrano rispettivamente una temperatura media annua di 17,6 e 16,5 °C, con circa 4,5
mesi di aridità estiva ed un’escursione termica annua di circa 18 °C: la temperatura si
mantiene entro valori compresi tra 8-9 °C nel mese più freddo, gennaio (in cui raramente
scende sotto 0 °C), e 25-26 °C nel periodo più caldo (luglio-agosto).
Fig. 2.1 - Diagramma relativo ai regimi pluviometrici delle stazioni di Agrigento, Aragona, Raffadali,
Raffadali-bis e S. Biagio Platani.
29
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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In figura 2.2 viene presentato il diagramma termopluviometrico (Bagnouls & Gaussen, 1957)
di Aragona, ottenuto attraverso il metodo di interpolazione proposto da Zampino et alii
(1997). Esso evidenzia come tale stazione abbia una temperatura media annua stimata intorno
a 16,3 °C, con un’escursione termica annua pari a circa 16 °C (gennaio: 8,9 °C; agosto: 24,8
°C) e sia interessata da una stagione arida che si protrae per oltre 5 mesi, ricadendo pertanto
nella porzione della regione climatica mediterranea a clima termomediterraneo.
Fig. 2.2- Diagramma ombrotermico, temperatura e precipitazioni medie annue di Aragona.
30
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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- Clima dell’area secondo Thornthwaite & Mather
Avvalendosi del metodo di regressione proposto da Piccione et al. (1995), Duro et al. (1998)
hanno calcolato il bilancio di Thornthwaite & Mather per la stazione di Aragona. Nella tabella
segunete vengono illustrati i valori grezzi dei principali parametri utili ai fini di questo
metodo di classificazione, ovvero Im, Ih, Ia e Cet.
Parametri utili ai fini della classificazione del bioclima dell’area delle Macalube secondo il metodo di
classificazione proposto da Thornthwaite & Mather.
Parametro
Valore
Im
Ih
Ia
Cet
-29.55
22.66
52.21
48.67
Sulla base di quanto esposto, il clima di Aragona ricade nel tipo C1B’2s2b’4, ovvero C1 =
subumido-subarido, B’2 = secondo mesotermico, s2 = con deficit estivo forte e b’4 =
oceanico-suboceanico. Il periodo di eccedenza idrica va dall’ultima decade novembre a fine
marzo, mentre il periodo di deficit idrico dura dai primi di maggio a fine ottobre.
- Clima dell’area secondo Pavari
Sulla base dei valori noti di T media annua (16,3 °C), la T media del mese più freddo
(gennaio: 8,9 °C) e di quello più caldo (luglio: 24,8 °C), le medie dei minimi annui (ca, 6,5
°C), l’area in esame ricade nella sottozona calda della zona II con siccità estiva riferita alla
classe temperata calda del Lauretum.
- Il Pluviofattore di Lang nell’area
L’area di Aragona presenta un pluviofattore pari a 36 (586,9/16,3), per cui essa va attribuita
alla zona climatica arida.
- L’Indice di aridità di De Martonne nell’area del SIC
L’indice di aridità relativo ad Aragona, pari a 22,3 (586,9/10+16,3), porta a riferire la zona in
esame alla classe climatica subumida.
- Quoziente pluviotermico di Emberger nell’area del SIC
In assenza di dati reali sule regime termometrico di Aragona, si è deciso di attribuire dei
valori stimati alla luce dei dati disponibili per Agrigento e Racalmuto; assegnando dunque un
valore medio delle massime del mese più caldo pari a 32,5 °C ed un valore medio delle
minime del mese più freddo pari a 6,5 °C, il coefficiente di Emberger (Q) risulterebbe pari a
ca. 77,2. Questo dato bruto, abbinato alla media delle minime del mese più freddo, induce a
classificare il clima del SIC come subumido ad inverno temperato.
- Indici di Rivas-Martínez nell’area del SIC
Applicando gli indici climatici proposti da Rivas-Martínez, la stazione di Agrigento presenta
un clima mediterraneo (Iov = 0,47). Dal calcolo dell’indice di termicità (It = 406) essa risulta
ricadere nell’orizzonte termomediterraneo superiore con ombrotipo secco superiore (Brullo et
alii, 1996b). Il clima di Aragona, invece, più affine a quello di Racalmuto e delle altre stazioni
collinari dell’interno, come questa sembra rientrare nell’orizzonte mesomediterraneo.
31
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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L’attribuzione dell’ombrotipo appare invece più incerta, alla luce delle significative differenze
dei dati pluviometrici riportati per l’area da Zampino et al. (1997): infatti le precipitazioni
piovose annue oscillano tra i 510,6 mm di Agrigento ed i 727,1 mm di Raffadali.
Considerando la maggiore vicinanza ed affinità fisiografica e altitudinale con quest’ultima
località, il SIC ricadrebbe nella fascia ombrotermica subumido inferiore.
2.2.3. Inquadaramento geologico, geomorfologico, idrogeologico (A.3)
Aspetti geologici(A.3.1)
L’assetto geologico caratteristico dell’area ricadente nell’intorno dei comuni di Aragona e
Joppolo Giancaxio è condizionato dalla presenza di rocce sedimentarie, prevalentemente
Terziarie, ricche soprattutto in argilla e marna, e subordinatamente in gessi e calcari.
Procedendo dai terreni più antichi verso quelli più recenti, la successione stratigrafica di
contesto è caratterizzata dalle seguenti unità:
Complesso argilloso (Tortoniano), costituito da argille, argille marnose e marne con assetto
caotico a causa delle vicissitudini tettoniche subite. Sono presenti locali lenti di arenaria. Il
colore è variabile dal grigio al verde al marrone.
Formazione di Cozzo Terravecchia (Tortoniano superiore – Messiniano inferiore), ricca in
argille, marne, sabbie e conglomerati di ambiente deposizionale generalmente di trasizione
(fluvio-deltizio). La stratificazione è a luoghi incrociata ed il colore varia dal grigio-azzurro al
tabacco.
Marne tripolacee ed argilliti nere – “Black shales” (Messiniano inferiore), composti da
marne bituminose tripolacee di colore grigio scuro (su superficie fresca) e bianco (su
superficie ossidata), ricche in diatomiti e resti di pesci. A luoghi sono presenti addizioni di
livelli di brecce gessose. L’unità si presenta generalmente sottilmente laminata con elevato
grado di fissilità.
Evaporiti (Messiniano superiore), costituiti dai sedimenti accumulatisi durante la crisi di
salinità messiniana in cui si riconoscono prevalentemente i “Calcari di Base” e i “Gessi
selenitici”. I primi sono costituiti dai calcari bianchi, compatti e microcristallini che, con
struttura vacuolare e stratificazione netta in banchi decimetrici, passano lateralmente ai gessi
macro e microcristallini di aspetto massivo e di colore grigio chiaro.
Calcari teneri a Globigerine “Trubi” (Pliocene inferiore). Si tratta di calcari pelitici di
colore bianco – grigio chiaro che, con abbondante contenuto in microforaminiferi planctonici
(Globigerine), indicano la definitiva fine della crisi di salinità messiniana e l’instaurarsi di
condizioni deposizionali tipiche di mare profondo. La stratificazione è netta in strati da
centimetrici a decimetrici anche se a luoghi tale unità può presentarsi fortemente tettonizzata.
Formazione Marnoso-Arenacea della Valle del Belice (Pliocene Medio/Superiore),
composta da sedimenti terrigeni a granulometria e composizione variabile, la cui messa in
posto è da ricollegare ai fenomeni placativi del Pliocene inferiore che hanno determinato il
sollevamento di vaste aree precedentemente sommerse, con il conseguente loro
smantellamento per erosione meteorica.
Depositi alluvionali (Olocene).
I numerosi eventi geodinamici che si sono susseguiti nella storia geologica del Mediterraneo
hanno tutti contribuito alla definizione dell’attuale assetto strutturale e stratigrafico dell’area
di studio. In modo particolare, la fase orogenetica del Pliocene inferiore – non fosse altro
perché la più “recente” - è quella che ha maggiormente contribuito alla determinazione delle
strutture che, ancora oggi, si possono osservare nei territori dei comuni di Aragona e Jopplo
Giancaxio e nelle loro immediate vicinanze.
32
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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Si tratta di una fase tettonica di tipo compressivo che, con direzione dello sforzo orientata in
senso NW-SE, ha determinato il sollevamento di vaste pozioni della Sicilia e la formazione di
sistemi di pieghe orientati prevalentemente in senso NE-SW così come è possibile osservare
ad Est dell’abitato di Aragona.
Successione stratigrafica locale
Complesso argilloso (Tortoniano)
Nell’ambito del panorama geologico descritto in precedenza è possibile collocare i terreni che
affiorano all’interno del Sito Natura 2000 “Maccalube di Aragona”, i quali risultano
prevalentemente costituiti dalle unità più antiche della sezione stratigrafica esaminata.
L’area, infatti, è caratterizzata dall’affioramento di argille, argille marnose e marne risalenti al
Tortoniano che, di colore variabile dal grigio al verde al marrone, a luoghi inglobano lenti
arenaci ed elementi lapidei di varia natura, taglia ed età.
L’unità presenta una generale struttura caotica, probabilmente legata agli intensi fenomeni di
“rimescolamento” avvenuti soprattutto a seguito della fase tettonica tortoniana, che ne
ostacola la determinazione delle grandezze stratimetriche.
Depositi alluvionali
Le linee di impluvio principali presenti all’interno dell’area del SIC, di cui si è dato spazio nel
precedente paragrafo relativo alla geomorfologia, costituiscono il luogo di trasporto e di
accumulo dei depositi alluvionali, prevalentemente costituiti da materiale pelitico, ghiaie e
sabbie poligeniche.
Laddove riconoscibile, tali depositi possono presentare una stratificazione incrociata e,
poggiando in discontinuità e in discordanza sulle sottostanti argille tortoniane, costituiscono i
termini più recenti della locale serie litostratigrafia (Olocene).
Carta geologica
A seguito di riscontri bibliografici e di rilievi sul campo effettuati nell’ambito dell’apposito
studio redatto per la stesura del presente piano, col supporto tecnico del SIT della R.N.I
“Macalube di Aragona” è stata elaborata la carta geologica a scala 1:10.00 che si allega
(Tav.3).
Aspetti geomorfologici(A.3.1)
Allo scopo di inquadrare da un punto di vista geomorfologico l’area di stretto interesse e, allo
stesso tempo, ottenere il maggior numero di informazioni utili per le finalità del presente
studio, si è reso necessario estendere le indagini ad un contorno areale più ampio rispetto
all’area in cui ricade il Sito Natura 2000 “Maccalube di Aragona”.
L’analisi d’insieme così condotta, ha permesso di evidenziare la presenza di un paesaggio la
cui articolazione risulta dalla combinazione dei caratteri geologici, propri delle rocce
affioranti, e degli agenti endogeni ed esogeni che hanno operato nell’area.
I rilievi
La diffusione nell’intera area di unità litologiche caratterizzati da una forte componente
plastica (argille, argille sabbiose e marne) ha favorito la formazione di rilievi con pendenze
“dolci” e regolari (intorno al 30%), la cui topografia risulta più “aspra” e acclive
limitatamente alle aree dove affiorano litotipi più resistenti alla degradazione meteorica
(arenarie) o dove l’erosione delle acque dilavanti e di quelle concentrate in rivoli ha dato vita
a particolari morfosculture note con il nome di “calanchi”.
L’assetto morfologico del Sito di Importanza Comunitaria “Maccalube di Aragona”, nonché
dell’area ad esso circostante, è quindi riconducibile al tipo collinare i cui rilievi principali
33
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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sono caratterizzati da cime arrotondate e da una generale omogeneità orografica, sia nel senso
dell’orientamento che in quello dell’altimetria. Le linee di displuvio lungo le culminazioni
orografiche risultano infatti allungate (almeno nella porzione di territorio oggetto del presente
studio) in senso Nordest – Sudovest e presentano una omogenea altimetria delle quote più alte
che si attesta intorno ai 300 metri s.l.m. [Contrada Manicalunga (311 m); Contrada Macalube
(281 m); Contrada Pispico (331 m)].
Le valli fluviali
Completa questo tipico paesaggio della Sicilia centro meridionale la presenza di un altro
elemento morfologico strettamente connesso, e allo stesso tempo speculare, ai rilievi collinari:
ovvero le valli fluviali (impluvi).
I rilievi precedentemente decritti, infatti, sono separati da una rete di valli fluviali,
simmetriche a conca, con decorso idrico tipicamente stagionale, strettamente connesso con
l’evento meteorico e fisicamente confinato nel letto di magra ed in quello ordinario.
Si tratta in generale di rami fluviali che, gerarchicamente riconducibili ai primissimi ordini
(generalmente primo e secondo ordine) del bacino idrografico di appartenenza (“Fiume San
Leone”), presentano un tipico andamento dendritico ed un tracciato meandriforme da mettere
geneticamente in relazione con le caratteristiche plastiche delle rocce affioranti.
I principali elementi idrografici presenti all’interno del SIC e nell’area immediatamente
circostante drenano le acque verso Sudovest e sono rappresentati dai seguenti valloni:
Vallone di Monte Famoso (ad ovest del SITO Natura 2000);
Vallone di Macalube/Vallone Scorsone (gli unici che attraversano il SIC);
Vallone Consolida (ad est del SITO Natura 2000).
All’interno di queste principali linee di impluvio si immettono numerose vallecole di ordine
inferiore (generalmente “a V” e “a conca”) che, con orientamento variabile ed una topografia
spesso irregolare riconducibile alle morfosculture note con il nome di calanchi, drenano le
acque a partire dai fianchi dei rilievi collinari da cui prendono origine.
Degno di particolare nota da un punto di vista morfologico è il Vallone di Macalube il cui
tracciato, a causa di parziali fenomeni di sbarramento generati dalla ripetuta fuoriuscita e
dalla messa in posto di colate di fango provenienti dai vulcanelli di fango freddi, presenta
nella parte più alta (alla confluenza del Vallone Scorsone) un anomalo andamento a
semicerchio con la concavità rivolta verso Est.
Sembrerebbe infatti che, a partire da una originaria ed unica asta fluviale sub-rettilinea (gli
attuali Vallone di Macalube e Vallone Scorsone), l’acqua di scorrimento superficiale, nel suo
moto in direzione Nordest-Sudovest, sia stata costretta a deviare il proprio decorso verso la
destra idrografica a causa del continuo accumulo di materiale terrigeno proveniente dalle
“maccalube” poste in sinistra idrografica.
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Schematizzazione dell’asta fluviale dei Valloni Scorsone-Maccalube (in azzurro) e delle
colate di fango provenienti dalle Macalube (in rosso) che ne avrebbero determinato la
deviazione dall’originario tracciato.
Forme legate alla dinamica dei versanti
L’ampia diffusione di rocce ad elevato contenuto in argille, argille-sabbiose e marne è inoltre
causa di numerosi movimenti gravitativi che costellano l’intero territorio oggetto del
presente studio. Si tratta prevalentemente di dissesti conseguenti ad erosione accelerata
superficiale lungo le linee di scorrimento idrico superficiale e di frane di scorrimento che si
generano in seguito alla neo-formazione di superfici di discontinuità meccanica entro
materiali semicoerenti, quando viene superata la resistenza al taglio.
Il fenomeno è generalmente riconducibile ad una serie di concause, naturali e/o antropiche,
quali la particolare natura delle rocce affioranti, le locali condizioni climatiche, la riduzione
della copertura boschiva, la variazioni delle locali condizioni topografiche e l’alterazioni dei
regimi idrici superficiali, che nell’insieme possono innescare e/o accelerare i processi
gravitativi di questo tipo
In tale contesto di dinamica dei versanti vanno ricondotti anche i colamenti di fango che si
originano a partire dalle Macalube i quali, oltre ad essere causa della continua alterazione
morfologica del versante entro cui si riversano, hanno condizionato la forma del tracciato
fluviale del vicino Vallone Maccalube .
Il fenomeno delle Macalube
L’elemento morfologico che caratterizza maggiormente il Sito in oggetto e che ne determina
la sua unicità geologica e paesaggistica è legato alla presenza di manifestazioni petrolifere
superficiali di tipo gassoso, note con il nome di Macalube.
Si tratta di un raro fenomeno geologico che, per analogia morfologica con quello vulcanico,
viene definito vulcanismo sedimentario. Il fenomeno infatti è legato alla presenza di gas
35
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metano imprigionato nel sottosuolo che, per effetto della pressione cui è sottoposto, sfugge
attraverso discontinuità meccaniche presenti nella roccia di copertura trascinando verso l’alto
sedimenti argillosi ed acqua. Il materiale così movimentato viene quindi deposto in superficie
dove dà luogo a coni di fango, alti fino ad 1 metro e con forma più o meno regolare, dai cui
crateri sommitali fuoriesce il gas.
Il fango, giunto in condizioni sub-aeree, per effetto della perdita del contenuto in acqua a
causa dell’evaporazione subisce un rapido fenomeno di disidratazione dando vita in superficie
ad esemplari “poligoni di essiccamento”, noti in geologia con il nome inglese di mudcracks.
Dagli studi promossi dall’Ente gestore è emerso che la miscela di gas esalati dalle Macalube
di Aragona è costituita prevalentemente da metano (82-99 %), con basse concentrazioni di
anidride carbonica (< 2%) e di altri costituenti in traccia (Elio). La sua origine è di natura
biogenica, legata cioè alla decomposizione di materia organica da parte di batteri anaerobici,
il che esclude qualunque connessione con fenomenologie di origine vulcanica.
La collinetta delle Macalube, con una estensione di circa due chilometri quadrati, viene
localmente chiamata anche “Occhiu di Macalubi” in ragione della sua forma circolare e del
colore biancastro dovuto alla deposizione di cristalli di salgemma e di gesso di cui l’acqua è
ricca.
Periodicamente l’area è completamente sconvolta da “eruzioni” esplosive che interrompono il
normale deflusso dei gas. Durante tali eventi, ingenti masse di materiale argilloso misto a
fango, acqua e gas vengono scagliate a notevole altezza. Tali “eruzioni” si verificano quando
le normali vie di sfogo del gas si ostruiscono e la pressione, esercitata da ammassi di gas
accumulatisi al di sotto della superficie, raggiunge un valore tale da vincere la pressione
litostatica. In questi casi fenomeni di auto-innesco possono determinare anche l’accensione
del gas dando luogo a suggestive fontane ardenti. La particolare rarità e l’estensione del
fenomeno geologico conferiscono al sito caratteristiche di assoluta unicità.
Aree classificate ad elevata pericolosità per la prevenzione del rischio idrogeologico (A.3.3)
In tema di dinamica dei versanti va menzionato il lavoro di dettaglio condotto
dall’Assessorato Regionale al Territorio e Ambiente – Servizio 4 “Assetto del Territorio e
Difesa del Suolo” che, nell’ambito della redazione del Piano Stralcio per l’Assetto
Idrogeologico (P.A.I.) relativo al Bacino Idrografico del Fiume San Leone ed Area
intermedia compresa tra i Bacini del F. San Leone e del F. Naro - riprendendo i risultati di cui
al progetto IFFI (Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia) realizzato per il territorio siciliano
dal Dipartimento di Geologia e Geodesia di Palermo per conto del Servizio Geologico
Nazionale - rileva la presenza all’interno del SIC “Maccalube di Aragona” di 28 dissesti per la
cui puntuale ubicazione si rimanda alle relative “Carte dei Dissesti” nn.: 04 e 05.
Nella tabella seguente, oltre ad essere indicati i codici di identificazione dei dissesti
individuati nell’ambito del citato P.A.I. ricadenti all’interno del SIC in oggetto, vengono
riportati anche la tipologia, lo stato di attività e il livello di rischio attribuiti ai dissesti nonché
gli eventuali interventi previsti dal P.A.I. per la loro stabilizzazione.
Codice
dissesto
067-1JO-007
067-1JO-014
067-1JO-005
Comune
Joppolo
Giancaxio
Joppolo
Giancaxio
Joppolo
Giancaxio
Tipologia
Stato di
attività
Erosione accelerata
Attiva
Erosione accelerata
Attiva
Erosione accelerata
Attiva
36
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
067-1JO-004
067-1JO-002
067-1JO-001
067-1JO-003
067-1AR-030
067-1AR-035
067-1AR-032
067-1AR-029
067-1AR-011
067-1AR-012
067-1AR-026
067-1AR-031
067-1AR-027
067-1AR-033
067-1AR-025
067-1AR-060
067-1AR-036
067-1AR-034
067-1AR-037
067-1AR-038
067-1AR-028
067-1AR-039
067-1AR-058
067-1AR-059
067-1AR-066
Joppolo
Giancaxio
Joppolo
Giancaxio
Joppolo
Giancaxio
Joppolo
Giancaxio
Aragona
Aragona
Aragona
Aragona
Aragona
Aragona
Aragona
Aragona
Aragona
Aragona
Aragona
Aragona
Aragona
Aragona
Aragona
Aragona
Aragona
Aragona
Aragona
Aragona
Aragona
Erosione accelerata
Attiva
Erosione accelerata
Attiva
Calanco
Attiva
Scorrimento
Quiescente
Franosità diffusa
Frana complessa
Frana complessa
Erosione accelerata
Scorrimento
Scorrimento
Erosione accelerata
Erosione accelerata
Colamento lento
Frana complessa
Erosione accelerata
Erosione accelerata
Frana complessa
Frana complessa
Scorrimento
Erosione accelerata
Erosione accelerata
Erosione accelerata
Erosione accelerata
Erosione accelerata
Erosione accelerata
Attiva
Attiva
Attiva
Attiva
Attiva
Inattiva
Attiva
Attiva
Attiva
Attiva
Attiva
Attiva
Attiva
Attiva
Inattiva
Attiva
Attiva
Attiva
Attiva
Attiva
Attiva
Aspetti idrogeologici (A.3.2; A.4)
Circolazione idrica superficiale
L’aspetto idrografico dell’area di indagine, oltre che dalla natura delle rocce affioranti e dalle
vicissitudini tettoniche che le hanno portate all’attuale disposizione, è condizionato anche dal
particolare regime pluviometrico tipico di questa porzione del Mediterraneo. La generale
presenza di affioramenti con elevata componente plastica ha favorito la formazione di
un’orografia caratterizzata da pendenze dolci e regolari (20% - 30% circa), interrotte da valli
fluviali con andamento di tipo dendritico (Tav.2).
A causa però della particolare distribuzione ed intensità delle precipitazioni piovose e della
locale mancanza di un ampio bacino idrografico (atteso che l’area di studio si colloca nella
parte più periferica del Bacino idrografico del Fiume San Leone, nelle immediate vicinanze
del suo spartiacque) i corsi d’acqua ivi presenti sono caratterizzati da deflussi occasionali,
strettamente connessi con l’evento meteorico, risultando pertanto completamente asciutti nei
periodi più caldi. E’ il caso, ad esempio, del Vallone di Macalube e del Vallone Scorsone,
solo per citare le principali aste fluviali presenti all’interno del Sito Natura 2000.
Circolazione idrica sotterranea e grado di permeabilità dei terreni
I terreni affioranti nell’area di studio sono contrassegnati da una ampia distribuzione di rocce
ad elevato contenuto di argilla, tanto da poter essere assimilate a litotipi a basso grado di
permeabilità nelle quali è da escludere la presenza di una falda freatica nel sottosuolo.
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Nell’intorno dell’area di studio, infatti, non sono stati riscontrati pozzi per emungimento di
acqua, se non in corrispondenza di affioramenti di lenti quarzarenitiche inglobate nella
matrice argillitica.
A fronte però del generale grado di bassa permeabilità che caratterizza le rocce argillose,
occorre ricordare che i complessi fenomeni di weatering che si sono verificati nell’interfaccia
litosfera/atmosfera hanno determinato una alterazione delle proprietà mineralogiche e
petrografiche delle rocce più superficiali facendone assumere caratteri fisici diversi da quelli
di origine. La degradazione meteorica, tra le altre implicazioni, ha causato la perdita
dell’originario grado di impermeabilità con la conseguente formazione di una copertura
litologica in grado di essere limitatamente attraversata dalle acque di infiltrazione. Lo
spessore del mantello superficiale con maggiore grado di permeabilità che così si è generato è
ovviamente funzione delle caratteristiche geologiche delle rocce madri e dell’intensità degli
agenti esogeni che hanno agito e, nel caso specifico, comprende il suolo e le argilliti
degradate. All’interno di tale porzione superficiale di argilliti degradate, la circolazione idrica
è di tipo effimera, limitata cioè al periodo di maggiore piovosità e destinata a deprimersi fino
a scomparire del tutto nel periodo estivo.
Le sopraccitate conclusioni di carattere geologico sulla circolazione idrica sotterranea sono
coerenti con i risultati dello studio sulla geochimica delle manifestazioni fluide presenti
all’interno della R.N. Macalube di Aragona che, promosso dall’ente Gestore della riserva
naturale e realizzato dal CNR di Palermo, ha evidenziato come le acque coinvolte nel sistema
di degassamanto da un punto di vista geochimica non fanno parte di grandi circuiti regionali
ma che, al contrario, sono con molta probabilità dovute ad infiltrazioni di precipitazioni
nell’area delle macalube o delle loro immediata vicinanze.
Individuazione di eventuali sistemi di monitoraggiogià esistenti e/o previsti (A.3.4; A.4.2).
Nel territorio del SIC non sono presenti sistemi di monitoraggio di parametri chimico-fisici, e
questo nonostante le richieste più volte inserite dall’Ente gestore nelle relazioni annuali
presentate alla Regione. La peculiarità del fenomeno delle “macalube” rende ineludibile la
realizzazione di un sistema di monitoraggio in continuo, ma fino ad oggi tale esigenza non ha
trovato risposta.
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2.3 DESCRIZIONE BIOLOGICA DEL SITO (B)
2.3.1. Descrizione della flora, della vegetazione e degli habitat
2.3.1.1 Le conoscenze flogistico- vegetazionali, precedenti indagini sul SIC (B2)
Sin dall’antichità l’area delle Macalube di Aragona fu visitata da numerosi botanici ed
erborizzatori siciliani e stranieri. Tra questi il primo fu il Boccone, che sul finire del XVII
secolo vi raccolse la Lavatera agrigentina (indicata come “Malva sicula, foliis moschatis
crispis” in Boccone, 1674). La stessa pianta fu descritta da Vincenzo Tineo (Tineo, 1817) su
materiale raccolto “prope Agrigentum”, probabilmente proprio alle Macalube. Giovanni
Gussone vi si recò nel 1818 (Trotter, 1948), mentre l’olandese Splitgerber visitò la zona nel
maggio del 1833, come attesta un campione di Tamarix gallica var. agrigentina citato da
Baum (1978) e da Venturella et alii (2007); il sito fu visitato anche da Stefano Sommier e
dall’Ajuti nel 1873, sulla base di un exsiccatum di Trifolium congestum citato da LojaconoPojero (1888-1909) e di un campione di Romulea columnae riportato da Béguinot (1908a),
mentre Agostino Todaro nell’aprile 1882, come si evince da un campione della stessa specie
citato da Zohary & Heller (1984). Reina (nel 1888, secondo le etichette di alcuni campioni
citati da Lojacono-Pojero, 1888-1909) e Citarda (come testimonia un campione di Puccinellia
gussonii citato da Béguinot, 1908b) vi raccolsero per conto dell’Orto Botanico di Palermo;
infine, lo stesso Michele Lojacono-Pojero (1888-1909) Leopoldo Nicotra (1917) affermano di
aver raccolto alle Macalube.
Nonostante la lunga lista di visitatori ottocenteschi, sull’area non è mai stato condotto alcuno
studio monografico, per cui è difficile ricostruire l’evoluzione della flora vascolare e del
paesaggio vegetale locali. Le poche informazioni botaniche sulle Macalube (nonché sulle
località Caldare e Aragona) erano contenute nelle flore sicule di Gussone (1828-1832, 18421845) e di Lojacono-Pojero (1888-1909). Solamente circa 20 anni fa, riprendono le indagini,
con una tesi di laurea sulla flora vascolare del sito (Minnella, 1989). Successivamente sono
stati pubblicati diversi contributi puntuali sulla flora e sulla vegetazione vascolare (Brullo et
alii, 1985; Romano & Di Martino, 1990; Garbari et alii, 1996) e briofitica (Privitera &
Puglisi, 1993, 1994). Un quadro critico e aggiornato sugli aspetti botanici dell’area è stato
prodotto da Pasta (2001). Partendo da questo contributo, viene fornito qui di seguito una
sintesi dei dati noti, tenendo conto delle informazioni contenute nei lavori di Galesi (2001),
Brullo et alii (2002b), Falci & Giardina (2002) e Raimondo et alii (2004), AA.VV. (2006),
nonché delle diverse novità nomenclaturali concernenti sia la flora (Conti et alii, 2005) sia la
vegetazione (Brullo et alii, 2002a).
Gli aspetti agronomici e le loro ricadute sulla gestione dell’omonima area protetta sono stati
illustrati da Pasta & La Mantia (2001), che avevano evidenziato l’effetto negativo delle
pratiche agricole incontrollate sugli ecosistemi. Ulteriori informazioni utilizzate ai fini della
redazione del Cap. 6 derivano da AA.VV. (2005a, 2005b, 2006).
2.3.1.2 Metodologia adottata negli studi di carattere botanico (indagini floristicovegetazionali, caratterizzazione degli habitat e stesura delle carte tematiche) (B.3.1)
Protocollo dei rilevamenti di campo finalizzati all’aggiornamento ed approfondimento delle
conoscenze sulla flora vascolare e sulle comunità vegetali
Ai fini della stesura della relazione preliminare sullo stato delle conoscenze, erano stati
utilizzati i risultati delle indagini condotte in passato sia sulla flora vascolare sia sulla
vegetazione del territorio (Pasta, 2001; AA.VV., 2006). Durante la primavera del 2008 sono
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stati ultimati i rilievi floristici e fitosociologici, focalizzando l’attenzione sul trend dinamicodemografico delle specie d’interesse biogeografico e conservazionistico e delle xenofite
eventualmente presenti. La nuova lista della flora vascolare è stata aggiornata sotto un profilo
tassonomico-nomenclaturale tenendo conto del recente contributo di Giardina et alii (2007).
Metodologia adottata per la redazione delle carte tematiche
In conformità con quanto prescritto dal D.M 03/09/2002 “Linee Guida per la gestione dei siti
Natura 2000”, per l’elaborazione di tutte le carte tematiche è stata applicata la procedura qui
di seguito esposta:
1) Fotointerpretazione
Sono stati riportati su una base topografica (Carta Tecnica Regionale 1:10.000) i limiti
esistenti tra i fototipi di uso del suolo/vegetazione (carta di base dei fototipi uso
suolo/vegetazione).
2) Redazione della carta dell’uso del suolo
La carta dell’uso del suolo prodotta si spinge al V livello della scala di dettaglio di Corine
Land Cover (CLC) 2000 ed è conforme agli standard proposti dalla Regione Siciliana, che ne
ha indicato i criteri di redazione in un apposito documento (“Criteri di Redazione della Carta
dell’Uso del Suolo”). Questa carta deriva dall’interpretazione di immagini telerilevate
(ortofoto Portale Cartografico Nazionale, Volo 2006, fuso Est), confrontate con i supporti
disponibili e sottoposte ad una successiva validazione in campo. Il contenuto di questa carta
esprime la tipologia degli interventi antropici (prevalentemente agricoli) all’interno del SIC.
3) Piano di rilevamento per la redazione della carta della vegetazione e degli habitat
Sulla base della carta dei fototipi è stata realizzata una serie di verifiche dell’uso del suolo ed i
rilievi fitosociologici opportuni affinché tutte le tipologie individuate nella carta di base dei
fototipi, o almeno quelle correlate con formazioni semi-naturali e naturali e con habitat
d’interesse comunitario, fossero soggette a rilievo. Tali rilievi fitosociologici hanno consentito
di passare dalla descrizione fisionomica a quella sinecologica e all’interpretazione
sintassonomica. Nei limiti del possibile, nell’elaborazione del piano di rilevamento si è tenuto
conto dell’eventuale variabilità dei fattori abiotici (geologia, altimetria, esposizione), che
possono modificare la composizione specifica della vegetazione senza che ciò sia
evidenziabile per mezzo delle foto aeree.
- Classificazione dei rilievi - I tipi ottenuti attraverso i rilievi effettuati in campo sono stati
classificati al fine di redigere un prospetto sintassonomico coerente. Per giustificare e
documentare le scelte operate caso per caso, in sede di presentazione della carta della
vegetazione sono stati forniti maggiori dettagli sia sulle esigenze ecologiche sia sulle
connessioni dinamiche dei singoli consorzi già noti nonché di quelli di nuovo rinvenimento.
Più nel dettaglio, sono state elencate le associazioni e gli aggruppamenti con una precisa
indentità floristico-strutturale e/o un definito ruolo dinamico. A livello di classi, ordini e
alleanze si è fatto riferimento agli schemi proposti da MUCINA (1997) e da RIVAS-MARTÍNEZ
et al. (1999). Per i syntaxa di rango inferiore, cioè le associazioni e le subassocazioni ci si è
rifatti per lo più a BRULLO et al. (2002a).
- Redazione della carta della vegetazione - Tale carta deriva dalla comparazione tra i fototipi
ed i risultati dei rilievi effettuati in campo. In alcuni casi, tuttavia, si è rivelato necessario
procedere ad interpolazioni basate su aspetti di ecologia delle vegetazione che possono essere
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desunti dalla cartografia di base (topografia, substrato geolitologico, ecc.). Lo “stile” di
restituzione finale della carta ha tenuto conto delle seguenti considerazioni pratiche mirate a
facilitare la lettura e l’utilizzo di tale elaborato: da un lato infatti diverse fitocenosi (e habitat)
“condividono” gli stessi spazi, costituendo dei veri e propri “mosaici”, d’altro canto numerosi
consorzi non sono cartografabili per via dell’estrema localizzazione o delle modestissime
dimensioni. In fase di stesura finale della carta della vegetazione si è pertanto cercato di
adottare alcuni accorgimenti che rendessero intellegibile e fruibile la carta. Nei casi di
vegetazione a mosaico sono stati operati opportuni accorpamenti che garantissero di correlare
tra loro in modo inequivocabile i consorzi rinvenuti 1) con le categorie d’uso del suolo (ove
possibile definite in conformità con CLC-V livello), 2) con le categorie di Corine-Biotopes e
3) con gli habitat d’interesse comunitario/prioritario ai sensi della Dir. 92/43 CEE.
- Redazione della carta degli habitat - La carta degli habitat è stata redatta in forma definitiva
una volta effettuati i rilievi primaverili. L’elaborato consegnato è pertanto frutto delle
conferme/correzioni/aggiunte scaturite dai rilievi di campo pianificati. In occasione
dell’esecuzione dei rilievi fitosociologici sono stati inoltre effettuati gli opportuni controlli
sulla rappresentatività/integrità degli habitat individuati, sull’eventuale presenza e
sull’intensità e frequenza dei fattori di stress e disturbo.
In questa sede vengono indicati i criteri operativi che hanno ispirato l’interpretazione degli
habitat sul campo e la loro restituzione cartografica.
L’intera area del Sito di Importanza Comunitaria è stata indagata in modo da redigere una
legenda che permettesse un confronto immediato tra le categorie di Corine Land Cover 2000,
Corine Biotope e gli Habitat della Direttiva 92/43/CEE. L’unità minima di rilevamento è di
20 × 20 m, sia per gli habitat di interesse comunitario sia per vegetazione e uso del suolo.
Particolare attenzione è stata prestata alla verifica dell’effettiva presenza e della reale
rappresentatività (in termini floristico-strutturali ed areali) di ciascuno degli habitat riportati
nella Scheda del Sito e nella Carta degli Habitat consegnata dall’Assessorato Regionale
Territorio e Ambiente e da questo commissionata alla società Agristudio s.r.l.. Pertanto, ad
ogni unità di habitat rilevata è stato attribuito un codice in funzione della struttura e “densità”
(“p” = puro: 90-100%; “f” = frequente: 50-90%; “r” = rado: 10-50%).
Dove non è stato rilevato alcun habitat (o la copertura dell’habitat all’interno del poligono era
inferiore al 10% dell’unità minima di rilevamento), si è utilizzata la denominazione del
Corine Biotope prevalente.
Inoltre, nel Sito sono frequenti le situazioni in cui i poligoni rilevati, riconducibili ad habitat o
a biotopi, presentano una struttura a mosaico. Pur essendo facilmente distinguibili tra loro, le
diverse componenti intervengono in misura diversa a fisionomizzare il poligono; al fine di
standardizzare la loro rappresentazione, di registrare la complessità esistente e di ottenere
informazioni utili alla pianificazione degli interventi gestionali, si è deciso che il tematismo
fosse rappresentato da tutti i codici degli habitat o dei biotopi presenti, seguiti, come sopra
riportato, dai codici che esprimono il “peso” di ciascuno degli habitat che partecipano al
mosaico stesso (puro; frequente; rado). Il primo degli habitat che compongono il mosaico è
l’habitat prevalente, che fisionomizza l’area di rilevamento.
I codici p-f-r vengono riportati nel data base degli habitat esclusivamente a fini gestionali, e
conseguentemente non vengono visualizzati nella carta degli habitat per maggiore semplicità
e chiarezza di rappresentazione.
La carta degli habitat viene pertanto redatta secondo i seguenti criteri:
• nel caso di presenza di un solo habitat, il tematismo relativo è rappresentato dal codice
dell’habitat senza differenziare i poligoni con diverso grado di densità (f-p-r);
• nel caso di presenza di un mosaico di habitat, il tematismo relativo sarà rappresentato
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dai codici di tutti gli habitat tra loro interconnessi (senza differenziare i poligoni con
diverso grado di densità), ed il primo tra questi sarà l’habitat prevalente;
• laddove non sia stato rilevato nessun habitat (o la copertura dell’habitat all’interno del
poligono sia inferiore al 10% dell’unità minima di rilevamento), il tematismo sarà
rappresentato dalla formazione Corine Biotope prevalente.
Ai fini del calcolo della superficie di ciascun habitat, per ciascun mosaico si è valutata
qualitativamente, sulla base delle informazioni raccolte sul campo, la “superficie” occupata da
ciascun habitat componente il mosaico stesso. Così facendo, è stato possibile effettuare i
calcoli necessari per giungere ad una valutazione accettabile delle superfici ricoperte dai
singoli habitat, necessaria per la compilazione della nuova Scheda Natura 2000.
In Allegato 1 viene invece presentata una tabella di corrispondenze, che è stata compilata per
facilitare la correlazione tra:
- categorie Corine Land Cover 2000 (CLC-2000);
- categorie Corine Biotope;
- categorie Habitat della Direttiva 92/43 (manuale versione Eur27);
- tematismi di rappresentazione della Carta degli Habitat;
- syntaxa (a livello di ordini fitosociologici).
Per facilitare il raffronto tra i tematismi affiancati, essi risultano ordinati secondo un ordine
crescente del numero dei codici riferiti a Corine Biotopes.
- Redazione della Carta della distribuzione delle emergenze floristiche - Per la realizzazione
di questo elaborato si è deciso di riportate su carta l’ubicazione (punti o perimetri) delle specie
più rare e localizzate. Per quanto concerne invece i taxa pregiati che nel SIC risultano comuni
o sono legati ad habitat ampiamente rappresentati, si è fatto ricorso ad una sorta di carta di
idoneità ambientale, riferendo cioè tali emergenze a tutti gli habitat ed ai biotopi idonei che
soddisfino le loro esigenze ecologiche.
2.3.1.3 Risultati delle indagini e descrizione naturalistica del sito (B.3)
Premessa sul grado di naturalità del territorio con dati di sintesi sull’uso del suolo
Il paesaggio del SIC presenta una duplice “impronta”, quella con elevati livelli di naturalità
caratteristica dell’area dei vulcanelli e dei calanchi limitrofi e quella prettamente agricola e
sostanzialmente integra dell’area circostante, come si evince chiaramente dall’osservazione
della Tav.4. Un’aspetto intermedio in termini sia di collocazione geografica sia di naturalità è
costituito dal reticolo idrogafico connesso con il Torrente Macalube e dagli incolti recenti ad
esso connessi; tale settore riveste un grande interesse e svolge un ruolo cruciale come
ecotono.
Ampie superfici del SIC sono tuttora destinate alle pratiche colturali cerealicole e tale
destinazione d’uso ha reso piuttosto monotono il suo paesaggio vegetale e certamente ha
contribuito a ridurne il patrimonio floristico. Fatta eccezione per la zona afitoica a ridosso del
cosiddetto “occhio” delle Macalube, teatro di ciclici ed intensi processi di rimaneggiamentotrasformazione, è impossibile osservare aspetti primari di vegetazione, anche se ampie aree
del SIC sono caratterizzate da un agroecosistema abbastanza stabile. Il reticolo idrografico
locale coincide con un complesso, dinamico e instabile sistema di calanchi che si dipartono a
raggiera dalla zona dei vulcanelli. In questo ambito un ruolo importantissimo è giocato dalla
presenza di piccoli corpi idrici - astatici (= stagni temporanei) o permanenti a seconda
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dell’entità delle precipitazioni annue – d’importanza cruciale per specie e comunità vegetali e
animali la cui sussistenza sarebbe altrimenti impossibile nel quadro climatico in cui si
inseriscono le Macalube di Aragona.
Nella tabella seguente sono riportati alcuni dati di sintesi sui caratteri territoriali del SIC. Per
quanto concerne la “codificazione” del diverso grado di naturalità, si è tratto spunto dallo
schema di classificazione proposto da FERRARI et alii (2000).
Tab. 2.3.1.3 a – Dati riassuntivi sul grado di naturalità del SIC.
Sistemi ambientali
categorie
Sistemi umani ad
utilizzazione
intensiva
Sistemi umanorurali
Sistemi a divesrso
grado di naturalità
Edificato
Strade
colture permanenti ed erbacee intensive
colture permanenti ed erbacee estensive
vegetazione dei corpi idrici artificiali
praterie palustri e canneti
vegetazione delle aree calanchive
vegetazione delle aree incolte, delle garighe e
delle praterie termo-xerofile di bassa quota
zona afitoica del cosiddetto “Occhio” delle
Macalube
Totale SIC
Superficie
Ha
%
area
SIC
0,78
0,2
0,99
0,3
0,25
0,1
207,50
60,2
0,20
0,1
4,99
1,4
2,00
0,6
125,41
36,3
2,66
344,52
0,8
100,0
Le modifiche della vegetazione originaria sono frutto di alterazioni antiche e protratte per
secoli e pertanto tutte le considerazioni sulla vegetazione climacica potenziale nell’area
considerata vanno prese con il beneficio dell’inventario, in quanto non esistono neppure in
forma vestigiale delle piccole porzioni ricoperte da consorzi pre-forestali o forestali. Le
comunità mio-aloxerofile locali più mature e complesse sono gli arbusteti aperti riferiti
all’aggruppamento a Suaeda vera e Salsola agrigentina ed i lembi di prateria del Lygeo spartiEryngietum dichotomi per quanto riguarda le zone subpianeggianti prossime ai crateri e
all’Asteretum sorrentinii e al Lygeo sparti-Lavateretum agrigentinae sui versanti più acclivi
dei calanchi.
Check-list della flora vascolare e analisi fitogeografica della flora
Qui di seguito viene presentata una lista aggiornata della flora vascolare presente nel SIC
ITA040008 “Macalube di Aragona”. Per l’aggiornamento nomenclaturale della lista si è fatto
riferimento a CONTI et alii (2005) e a GIARDINA et alii (2007), per le orchidacee a DELFORGE
(2005). La suddivisione delle famiglie è conforme a CRONQUIST (1988) per le Angiosperme
dicotidedoni e a DAHLGREN et al. (1985) per le Angiosperme monocotiledoni. Le famiglie, i
generi e le specie sono invece elencati secondo l’ordine alfabetico.
Sono preceduti da un asterisco “*” i taxa segnalati per le Macalube ma non rinvenuti
successivamente; tali entità sono da ritenersi probabilmente estinte e pertanto non vengono
prese in considerazione ai fini delle elaborazioni a carattere fitogeografico. La lista deriva dai
contributi dei diversi studiosi che a vario titolo si sono occupati dell’area in precedenza
(indicati tra parentesi quadra); i taxa sprovvisti di alcun riferimento si intendono riportati
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soltanto da PASTA (2001), quelli in neretto sono stati rinvenuti durante le indagini condotte
nell’arco della primavera 2008 ai fini della redazione del presente elaborato.
Vengono in seguito fornite informazioni relative alla corologia e alla forma biologica di
ciascuno dei taxa vegetali censiti.
La corologia è quella branca della fitogeografia focalizzata sulla raccolta ed interpretazione
delle informazioni derivanti dallo studio della forma, dell’estensione dell’areale dei taxa, cioè
dei territori da essi occupati, nonché delle relazioni spaziali tra gli areali di taxa affini. Gli
areali possono essere continui, discontinui, frammentari, ecc. A seconda della loro
distribuzione sulla superficie terrestre, i diversi taxa vegetali vengono riferiti ad un
determinato corotipo. Ad esempio, una specie presente nella porzione centro-occidentale del
Mediterraneo viene indicata come CW-Mediterranea. Le sigle dei corotipi utilizzate in questa
sede traggono spunto da quelle proposte da ARRIGONI (1973, 1984).
Il termine forma biologica è stato coniato dallo studioso finlandese RAUNKIAER (1934), che
escogitò un metodo di classificazione che permette di individuare in modo immediato la
natura delle strutture di resistenza di tutti i vegetali presenti sulla Terra e la loro posizione
rispetto al suolo nel corso della stagione avversa. Per strutture di resistenza si intendono le
gemme o strutture analoghe con le quali i vegetali superano indenni la stagione avversa
(corrispondente per lo più al periodo di stress termico e/o idrico particolarmente intenso). Più
nel dettaglio, procedendo dai vegetali più semplici e a ciclo vitale più breve verso quelli più
complessi e a ciclo vitale più lungo, Raunkiaer ha individuato la seguenti forme biologiche:
•
•
•
•
•
•
•
Terofite (simbolo: T, dal greco latinizzato therophyta): piante effimere a ciclo vegetativo e
riproduttivo annuale o stagionale, che completano sfruttando in maniera ottimale la breve stagione
favorevole.
Emicriptofite (simbolo: H, dal greco latinizzato hemicryptophyta): piante erbacee a ciclo vitale
pluriennale (da bienni a perenni), la cui parte vegetativa subaerea scompare del tutto durante la
stagione avversa, nel corso della quale si può osservare tutt’al più una rosetta di foglie che
protegge la parte sotterranea.
Geofite (simbolo: G, dal greco latinizzato geophyta): piante perenni che accumulano riserve e
mantengono capacità di riproduzione vegetativa a livello di organi e/o tessuti differenziati
sotterranei, come le radicigemme delle orchidee, i tuberi della patata, i bulbi della cipolla, i rizomi
della canna di palude, ecc.
Camefite (simbolo: Ch, dal greco latinizzato chamaephyta): piante perenni per lo più con base
legnosa a crescita alquanto lenta, in cui la posizione delle gemme nella stagione avversa non
supera i 60 cm di altezza dal suolo. Sono camefite i frutici (es.: rosmarino, gelsomino, ecc.) e i
suffrutici (es.: timo).
Nanofanerofite (simbolo: NP, dal greco latinizzato nanophanerophyta): piante legnose ben
sviluppate, con gemme poste a più di 60 cm da terra; accomuna diverse forme di crescita, ovvero
gli alberi (detti fanerofite scapose), gli arbusti (fanerofite cespitose), gli alberelli (nanofanerofite,
spesso distinte con il simbolo NP), nonchè le liane (fanerofite lianose).
Fanerofite (simbolo: P, dal greco latinizzato phanerophyta): piante legnose ben sviluppate, con
gemme poste a più di 60 cm da terra; accomuna diverse forme di crescita, ovvero gli alberi (detti
fanerofite scapose), gli arbusti (fanerofite cespitose), gli alberelli (nanofanerofite, spesso distinte
con il simbolo NP), nonchè le liane (fanerofite lianose).
Idrofite (simbolo: I, dal greco latinizzato hydrophyta): piante il cui ciclo vegetativo e riproduttivo
è indissolubilmente legato alla disponibilità costante di acqua. Le Lenticchie d’acqua (Lemna sp.
pl.) e le Ninfee (Nymphaea alba) sono idrofite tipiche degli ambienti d’acqua dolce, la posidonia
(Poseidonia oceanica) è una idrofita marina diffusa lungo le coste del Bacino del Mediterraneo.
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ANGIOSPERMAE DICOTYLEDONES
Apiaceae
Ammi visnaga (L.) Lam. – T scap – Mediterranea-Europea
Ammoides pusilla (Brot.) Breistr. – T scap – Mediterranea
Bifora testiculata (L.) Roth – T scap – Mediterraneo-Irano-Turanica
Bupleurum fontanesii Guss. – T scap – CW Mediterraneo-Europea [RAIMONDO et alii, 2004]
Bupleurum semicompositum L. – T scap – Mediterraneo-Irano-Turanica [MINNELLA, 1989, e ROMANO
& DI MARTINO, 1990]
Capnophyllum peregrinum (L.) Lange – T scap – CW Mediterranea-Macaronesica [RAIMONDO et alii,
2004]
Conium maculatum L. – H scap – Tetidica-Eurosibirica [AA. VV., 2005]
Daucus aureus Desf. – T scap – S Mediterranea [BRULLO et alii, 1985; MINNELLA, 1989]
Daucus carota L. s.l. – H bienn – Subcosmopolita [MINNELLA, 1989]
Elaeoselinum asclepium (L.) Bertol. subsp. asclepium – H scap – CW Mediterranea
*Eryngium barrelieri Boiss. [GUSSONE, 1828-1832, sub E. pusillum Guss., non L.]
Eryngium campestre L. – H bienn – Mediterraneo-Europea
Eryngium dichotomum Desf. – H bienn – SW Mediterranea [MINNELLA, 1989; ROMANO & DI
MARTINO, 1990; RAIMONDO et alii, 2004]
Eryngium triquetrum Vahl – H bienn – SW Mediterranea
Ferula communis L. subsp. communis – H scap – Mediterraneo-Macaronesica
Foeniculum vulgare Mill. subsp. piperitum (Ucria) Bég. – H scap – Mediterraneo-Irano-Turanica
[MINNELLA, 1989]
Kundmannia sicula (L.) DC. – H bienn – Mediterranea [MINNELLA, 1989]
Oenanthe fistulosa L. – H scap – Tetidico-Europea
Ridolfia segetum (Guss.) Moris - T scap - Mediterranea
Scandix australis L. - T scap - Mediterranea
Scandix pecten-veneris L. subsp. pecten-veneris – T scap – Tetidico-Europea [MINNELLA, 1989]
Thapsia garganica L. – H scap – CW Mediterranea
Tordylium apulum L. – T scap – Mediterranea-Europea
Torilis nodosa (L.) Gaertner – T scap – Tetidico-Europea [MINNELLA, 1989]
Asteraceae
Anacyclus tomentosus (All.) DC. – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989]
Aster sorrentinii (Tod.) Lojac. = Tripolium sorrentinoi (Tod.) Raimondo et Greuter – Ch suffr –
Endemica sicula [MINNELLA, 1989; ROMANO & DI MARTINO, 1990; RAIMONDO et alii, 2004]
Bellis annua L. – T scap – Tetidica [MINNELLA, 1989; RAIMONDO et alii, 2004]
Bellis perennis L. – H ros – Tetidica- Eurosibirica
Calendula arvensis L. – T scap – Tetidica-Europea
Carduus argyroa Biv. – T scap – CW Mediterranea [AA.VV., 2006]
Carduus pycnocephalus L. – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989]
Carlina gummifera (L.) Less. – H scap – Mediterranea [PASTA, 2001, sub Chamaeleon gummifer (L.)
Cass.]
Carlina lanata L. – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989]
Carlina sicula Ten. subsp. sicula – H scap – Endemica sicula
Carthamus caeruleus L. subsp. caeruleus – H scap – S Mediterranea [PASTA, 2001, sub Carduncellus
caeruleus (L.) DC.]
Carthamus lanatus L. subsp. lanatus – T scap – Tetidica-Europea
Catananche lutea L. – T scap – S Mediterranea [LOJACONO-POJERO, 1888-1909; RAIMONDO et alii,
2004]
Centaurea sicula L. subsp. sicula – H bienn – CW Mediterranea [MINNELLA, 1989 e PASTA, 2001, sub
Centaurea nicaeensis All.]
Centaurea solstitialis L. subsp. schouwii (DC.) Quézel et Santa – H bienn – SW Mediterranea
[BRULLO et alii, 1985]
45
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Chamaemelum fuscatum (Brot.) Vasc. – T scap – CW Mediterranea [MINNELLA, 1989, sub Anthemis
praecox Link]
Cichorium intybus L. subsp. intybus – H scap – Tetidica-Eurosibirica
Coleostephus myconis (L.) Cass. – T scap – Mediterranea
Conyza bonariensis (L.) Cronq. – T scap – Avventizia naturalizzata [AA.VV., 2006]
Crepis vesicaria L. subsp. vesicaria – H bienn – Mediterranea-Europea [AA.VV., 2006]
Cynara cardunculus L. subsp. cardunculus – H scap – Mediterranea
Dittrichia graveolens (L.) Greuter – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica
Dittrichia viscosa (L.) Greuter subsp. viscosa – H scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989]
Evax asterisciflora (Lam.) Pers. – T rept – CW Mediterranea [GUSSONE, 1842-1845, AA.VV., 2006]
Evax pygmaea (L.) Brot. – T rept – Mediterranea-Macaronesica
Filago eriocephala Guss. – T scap – Tetidica-Pontica
Filago pyramidata L. s.l. – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989, sub Filago germanica (L.)
Hudson]
Filago vulgaris Lam. – T scap – Mediterranea-Europea [AA.VV., 2006]
Galactites tomentosa Moench – H bienn – Mediterranea [MINNELLA, 1989]
Geropogon glaber L. – T scap – Tetidica-Europea [RAIMONDO et alii, 2004, sub Tragopogon hybridus
L.]
Glebionis coronaria (L.) Spach – T scap – Mediterranea [PASTA, 2001, sub Chrysanthemum
coronarium L. ]
Hedypnois rhagadioloides (L.) Willd. – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica
Helminthotheca aculeata (Vahl) Lack – H scap – SW Mediterranea [PASTA, 2001, sub Picris aculeata
Vahl]
Helminthotheca echioides (L.) J. Holub – H bienn – Mediterranea-Europea [PASTA, 2001, sub Picris
echiodies L.]
Hyoseris radiata L. – H ros – Mediterranea
Hypochoeris achyrophorus L. – T ros – Mediterranea [MINNELLA, 1989]
Hypochoeris radicata L. subsp. heterocarpa (Moris) Arcang. – H ros – Mediterranea [MINNELLA,
1989, sub H. radicata s.l.]
Lactuca viminea (L.) J. et C. Presl – H bienn – Mediterranea-Eurosibirica
Lactuca virosa L. – T scap – Mediterranea-Europea [MINNELLA, 1989]
Leontodon tuberosus L. – H ros – Mediterranea
Mantisalca salmantica (L.) Briq. et Cavill. s.l. – H bienn – Mediterranea [RAIMONDO et alii, 2004]
Notobasis syriaca (L.) Cass. – T scap – Tetidica-Atlantica [MINNELLA, 1989]
Onopordum illyricum L. subsp. illyricum – H bienn – Mediterranea
Pallenis spinosa (L.) Cass. – T scap – Tetidica-Europea
Phagnalon saxatile (L.) Cass. subsp. saxatile – Ch suffr – CW Mediterranea
Picris hieracioides L. subsp. spinulosa (Guss.) Arcang. – H scap – Mediterranea-Medio-Europea
[PASTA, 2001, s.l.]
Reichardia picroides (L.) Roth s.l. – H scap – Mediterranea
Scolymus cfr. grandiflorus Desf. – H scap – Mediterranea
Scolymus maculatus L. – T scap – Tetidica
Scorzonera cana (C.A. Meyer) Griseb. – H scap – Tetidica-Pontica
Scorzonera deliciosa Guss. – G bulb – Endemica apulo-sicula
Scorzonera laciniata L. – H bienn – Mediterranea-Europea [GUSSONE, 1842-1845; MINNELLA, 1989,
sub Podospermum laciniatum (L.) DC.]
Senecio delphinifolius Vahl – T scap – SW Mediterranea [MINNELLA, 1989]
Senecio leucanthemifolius Poir. s.l. – T scap – Mediterranea
Silybum marianum (L.) Gaertner – H bienn – Tetidica-Europea
Sonchus asper (L.) Hill subsp. asper – H bienn – Boreale-Tetidica [MINNELLA, 1989]
Sonchus asper L. subsp. glaucescens (Jordan) Ball – H scap –Mediterranea
Sonchus bulbosus (L.) N. Kilian et Greuter – G bulb – Mediterranea [MINNELLA, 1989, sub
Aetheorhiza bulbosa (L.) Cass.]
Sonchus oleraceus L. – T scap – Boreale-Tetidica [MINNELLA, 1989; BRULLO et alii, 1985]
46
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Symphiotrichum squamatum (Sprengel) G.L. Nesom – H bienn – Avventizia naturalizzata [PASTA,
2001, sub Conyzanthus squamatus (Sprengel) Tamansch.]
Tolpis sp. – T scap
Tragopogon porrifolius L. subsp. porrifolius – H bienn – Mediterranea [MINNELLA, 1989; PASTA,
2001, sphalm. sub subsp. cupanii (DC.) I. B.K. Richardson]
Urospermum dalechampii (L.) F.W. Schmidt – H scap – CW Mediterranea-Atlantica
Urospermum picroides (L.) F.W. Schmidt – T scap – Tetidica
Xanthium italicum Moretti – T scap – Mediterranea-Europea
Boraginaceae
Borago officinalis L. – T scap – Mediterranea-Europea
Cerinthe major L. subsp. major – T scap – Mediterranea
Cynoglossum creticum Mill. – H bienn – Mediterranea-Europea
Echium italicum L. subsp. siculum (Lacaita) Greuter et Burdet – H bienn – Endemica sicula
Echium plantagineum L. – T scap – Tetidica-Europea
Brassicaceae
Brassica nigra (L.) Koch – T scap – Mediterranea
Brassica rapa L. subsp. campestris (L.) Clapham – H bienn – Introdotta spontaneizzata
Capsella bursa-pastoris (L.) Medik. s.l. – T scap – Cosmopolita
*Diplotaxis crassifolia (Raf.) DC. [LOJACONO-POJERO, 1888-1909, sub Pendulina crassifolia Lojac.]
Diplotaxis erucoides (L.) DC. – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989, sub var. hispidula (Ten.)
Lojac.]
Hirschfeldia incana (L.) Lagrèze-Fossat – T scap – Mediterranea-Macaronesica [AA.VV., 2006]
Isatis tinctoria L. subsp. tinctoria – H bienne – Introdotta spontaneizzata
Lobularia maritima (L.) Desv. – H scap – Mediterranea
Moricandia arvensis (L.) DC. – T scap – S Mediterranea-Sahariana [BRULLO et alii, 1985; RAIMONDO
et alii, 2004]
Rapistrum rugosum (L.) J.P. Bergeret s.l. – T scap – Mediterranea
Sinapis arvensis L. – T scap – Mediterranea [RAIMONDO et alii, 2004]
Sinapis pubescens L. – H scap – CW Mediterranea
Campanulaceae
Campanula erinus L. – T scap – Tetidica
Legousia sp. – T scap
Capparaceae
Capparis spinosa L. var. canescens Cosson – H scap – S Mediterranea [BRULLO et alii, 1985, sub
Capparis ovata Desf.]
Caryophyllaceae
Cerastium semidecandrum L. – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989]
Silene alba (Mill.) E.H.L. Krause – T scap – Tetidica
Silene fuscata Brot. – T scap – Mediterranea
Spergularia diandra (Guss.) Boiss. – T scap – Mediterranea-Irano-Turaniana [MINNELLA, 1989]
Spergularia salina J. et C. Presl – T scap – Olartica
Stellaria media (L.) Vill. – T scap – Subcosmopolita
Vaccaria hispanica (Mill.) Rauschert subsp. hispanica – T scap – Avventizia naturalizzata
[RAIMONDO et alii, 2004]
Chenopodiaceae
*Atriplex halimus L. – NP – Mediterranea-Sahariana [BRULLO et alii, 1985]
Atriplex prostrata DC. – T scap – Olartica [PASTA, 2001, sub Atriplex prostrata DC. subsp. latifolia
(Wahlenb.) Rauschert]
47
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Beta vulgaris L. subsp. maritima (L.) Arcang. – H scap – Mediterranea-Atlantica [MINNELLA, 1989;
BRULLO et alii, 1985]
Salsola agrigentina Guss. – NP – Endemica sicula [LOJACONO-POJERO, 1888-1909; BRULLO et alii,
1985; MINNELLA, 1989; DI MARTINO & ROMANO, 1990, sub Salsola vermiculata L.; RAIMONDO
et alii, 2004]
*Salsola oppositifolia Desf. – NP – CW Mediterranea [BRULLO et alii, 1985]
Suaeda vera Forssk. – NP – Tetidica-Atlantica [BRULLO et alii, 1985; MINNELLA, 1989; DI MARTINO
& ROMANO, 1990, sub S. fruticosa (L.) Forssk.]
Clusiaceae
Hypericum perfoliatum L. – H scap – Mediterranea
Hypericum perforatum L. – H scap – Tetidica-Eurosibirica
Convolvulaceae
Convolvulus althaeoides L. – H scand – Mediterranea
Convolvulus arvensis L. – G rhiz – Subcosmopolita
Convolvulus tricolor L. subsp. cupanianus (Sa’ad) Stace – T scap – Endemica sicula-nordafricana
Crassulaceae
Phedimus stellatus (L.) Raf. – T scap – Mediterranea [PASTA, 2001, sub Sedum stellatum L. ]
Tillaea muscosa L. – T rept – Mediterranea-Atlantica [PASTA, 2001, sub Crassula tillaea LesterGarland]
Cucurbitaceae
Ecballium elaterium (L.) A. Richard – G bulb – Tetidica-Pontica
Cuscutaceae
Cuscuta sp.– T par [MINNELLA, 1989]
Dipsacaceae
Dipsacus fullonum L. – H bienn – Mediterranea-Europea
Scabiosa parviflora Desf. – T scap – Endemica sicula-nordafricana [LOJACONO-POJERO, 1888-1909;
MINNELLA, 1989; PRIVITERA & PUGLISI, 1994, e RAIMONDO et alii, 2004, sub S. dichotoma Biv.]
Sixalix atropurpurea (L.) Greuter et Burdet subsp. grandiflora (Scop.) Soldano et F. Conti – H scap –
Mediterranea [Tineo secondo LOJACONO-POJERO, 1888-1909, sub S. cupanii Guss.; PASTA, 2001,
sub Scabiosa atropurpurea L. subsp. maritima (L.) Arcang.]
Euphorbiaceae
*Euphorbia akenocarpa Guss. [LOJACONO-POJERO, 1888-1909]
Euphorbia exigua L. – T scap – Mediterranea-Europea [MINNELLA, 1989]
Euphorbia helioscopia L. – T scap – Tetidica-Europea
Euphorbia peplus L. subsp. peploides (Gouan) Rouy – T scap – Tetidica-Europea
Mercurialis annua L. – T scap – Tetidica-Europea
Fabaceae
Astragalus hamosus L. – T scap – Tetidica-Europea
Cicer arietinum L. – T scap – Introdotta subspontanea
Coronilla scorpioides (L.) Koch – T scap – Mediterranea-Europea
Hedysarum glomeratum F.G. Dietr. – T scap – Mediterranea [BRULLO et alii, 1985 e MINNELLA,
1989, sub H. spinosissimus L.]
Hippocrepis biflora Sprengel – T scap – Mediterranea [AA.VV., 2006]
Hippocrepis ciliata Willd. – T scap – Mediterranea-Pontica
Lathyrus aphaca L. – T scap – Tetidica-Europea
Lathyrus clymenum L. – T scap – Mediterranea
48
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Lathyrus grandiflorus Sm. – G rhiz – Endemica apulo-sicula-balcanica [PASTA, 2001, sphalm., sub L.
odoratus L. ]
Lathyrus ochrus (L.) DC. – T scap – Tetidica
Lotus ornithopodioides L. – T scap – Mediterranea
Medicago ciliaris (L.) All. – T scap – Mediterranea
Medicago intertexta (L.) Mill. – T scap – CW Mediterranea-Macaronesica [MINNELLA, 1989]
Medicago lupulina L. var. cupaniana (Guss.) Boiss. – H scap – CW Mediterranea [AA.VV., 2006]
Medicago murex Willd. – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989]
Medicago orbicularis (L.) Bartal. – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989]
Medicago polymorpha L. – T scap – Boreale-Tetidica
Medicago rugosa Desr. – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989]
Medicago scutellata (L.) Mill. – T scap – Mediterranea-Pontica
Medicago truncatula Gaertner – T scap – Mediterranea-Europea [MINNELLA, 1989]
Melilotus infestus Guss. – T scap – CW Mediterranea
Melilotus siculus B.D. Jackson – T scap – S Mediterranea [AA.VV., 2006]
Melilotus sulcatus Desf. – T scap – Mediterranea-Europea [MINNELLA, 1989]
Ononis alopecuroides L. subsp. exalopecuroides (G. Lòpez) Greuter et Burdet – T scap – S
Mediterranea
Pisum sativum L. subsp. biflorum (Raf.) Soldano – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica
Scorpiurus muricatus L. s.l. – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989]
Sulla coronaria (L.) Medicus (= Hedysarum coronarium L.) – T scap – Introdotta subspontanea
[MINNELLA, 1989; BRULLO et alii, 1985, sub Hedysarum coronarium L.]
Tetragonolobus purpureus Moench – T scap – Mediterranea-Europea
Trifolium angustifolium L. subsp. angustifolium – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989]
Trifolium campestre Schreber – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989]
Trifolium cherleri L. – T scap – Tetidica
*Trifolium congestum Guss. [GUSSONE, 1828-1832, 1842-1845; Ajuti secondo LOJACONO-POJERO,
1888-1909; Todaro secondo LOJACONO-POJERO, 1888-1909, e secondo ZOHARY & HELLER, 1984]
Trifolium lappaceum L. – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica [MINNELLA, 1989]
Trifolium physodes Steven – T scap – CE Mediterranea-Irano-Turanica [MINNELLA, 1989]
Trifolium resupinatum L. – T scap – Tetidica-Europea [AA.VV., 2006]
Trifolium scabrum L. – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989]
Trifolium spumosum L. – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica [MINNELLA, 1989]
Trifolium squarrosum L. – T scap – Tetidica-Europea
Trifolium stellatum L. – T scap – Mediterranea-Pontica
Vicia bithynica (L.) L. – T scap – Tetidica-Europea
Vicia disperma DC. – T scap – CW Mediterranea-Macaronesica
Vicia hybrida L. s.l. – T scap – Tetidica-Pontica
Vicia narbonensis L. – T scap – Mediterranea-Europea (archeofita?)
Vicia sativa L. s.l. – T scap – Introdotta spontaneizzata
Vicia sicula (Raf.) Guss. – T scap – Endemica sicula-nordafricana
Frankeniaceae
Frankenia pulverulenta L. – T scap – Tetidica-Pontica
Fumariaceae
Fumaria officinalis L. s.l. – T scap – Mediterranea-Eurosibirica
Fumaria parviflora Lam. – T scap – Subcosmopolita
Gentianaceae
Blackstonia perfoliata (L.) Hudson s.l. – T scap – Mediterranea-Atlantica [MINNELLA, 1989]
Centaurium pulchellum (Swartz) Druce – T scap – Olartica
Centaurium spicatum (L.) Fritsch – T ros – Mediterranea-Europea
Centaurium tenuiflorum (Hoffmanss. et Link) Fritsch s.l. – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989;
49
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
ROMANO & DI MARTINO, 1990]
Geraniaceae
Erodium malacoides (L.) L’Hérit. – T scap – Tetidica
Geranium dissectum L. – T scap – Tetidica-Europea
Lamiaceae
*Mentha pulegium L. [LOJACONO-POJERO, 1888-1909, sub M. pulegium var. hirsuta Guss.]
Salvia verbenaca L. – H scap – Mediterranea-Atlantica
Sideritis romana L. – T scap – Mediterranea
Stachys ocymastrum (L.) Briq. – T scap – CW Mediterranea [AA.VV., 2006]
Linaceae
Linum bienne Mill. – H bienn – Mediterranea-Europea
Linum corymbulosum Reichenb. – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica
Linum strictum L. s.l. – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989]
Lythraceae
Lythrum hyssopifolia L. – T scap – Tetidica-Eurosibirica
Malvaceae
Lavatera agrigentina Tineo – H bienn – Endemica siculo-calabra [Boccone, Tineo e Todaro secondo
LOJACONO-POJERO, 1888-1909; MINNELLA, 1989; DI MARTINO & ROMANO, 1990; PRIVITERA &
PUGLISI, 1994; RAIMONDO et alii, 2004]
Lavatera olbia L. – P caesp – CW Mediterranea
Lavatera trimestris L. – T scap – Mediterranea
Malva cretica Cav. – T scap – Mediterranea
Malva nicaeensis All. – T scap – Mediterranea [AA.VV., 2006]
Mesembryanthemaceae
Carpobrotus edulis (L.) N.E. Br. – Ch succ – Introdotta spontaneizzata
Mesembryanthemum nodiflorum L. – T rept – Tetidica-Capense
Oleaceae
Olea europaea L. var. europaea – P scap – Introdotta subspontanea
Oxalidaceae
Oxalis pes-caprae L. – G bulb – Avventizia naturalizzata
Orobanchaceae
Orobanche crenata Forssk. – T par – Tetidica-Pontica
Orobanche ramosa L. s.l. – T par – Olartica
Papaveraceae
Papaver hybridum L. – T scap – Avventizia naturalizzata
Papaver rhoeas L. – T scap – Avventizia naturalizzata
Plantaginaceae
Plantago afra L. subsp. afra – T scap – Tetidica-Europea [AA.VV., 2006]
Plantago coronopus L. subsp. commutata (Guss.) Pilger – H bienn – Tetidica [LOJACONO-POJERO,
1888-1909, sub P. commutata Guss.]
Plantago crassifolia Forssk. – H ros – Mediterranea [MINNELLA, 1989; RAIMONDO et alii, 2004]
Plantago lanceolata L. – H ros – Tetidica-Eurosibirica
Plantago serraria L. – H ros – Mediterranea
50
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Polygalaceae
Polygala monspeliaca L. – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989]
Polygonaceae
Polygonum aviculare L. s.l. – T rept – Cosmopolita
Rumex conglomeratus Murray s.l. – H scap – Tetidica-Europea
Rumex thyrsoides Desf. – H scap – CW Mediterranea
Primulaceae
Anagallis arvensis L. subsp. arvensis – T rept – Tetidica-Europea
Anagallis foemina Mill. – T rept – Subcosmopolita [MINNELLA, 1989]
Ranunculaceae
Adonis annua L. subsp. cupaniana (Guss.) Steinberg – T scap – Tetidica-Europea
Anemone coronaria L. – G bulb – Mediterranea [AA.VV., 2005]
Anemone hortensis L. – G bulb – N Mediterranea
Nigella arvensis L. subsp. glaucescens (Guss.) Greuter et Burdet – T scap – SW Mediterranea
[GUSSONE, 1828-1832, 1842-1845, sub N. divaricata Beaupré; MINNELLA, 1989, e RAIMONDO et
alii, 2004, sub N. arvensis]
Nigella damascena L. – T scap – Tetidica-Europea
Ranunculus bulbosus L. – G bulb – NE Oro-Mediterranea-Pontica
Ranunculus ficaria L. subsp. ficariiformis Rouy et Fouc. – G bulb – Mediterranea-Europea
Ranunculus millefoliatus Vahl – H scap – Mediterranea
Ranunculus paludosus Poir. – G bulb – Tetidica-Atlantica [MINNELLA, 1989, sub Ranunculus
flabellatusDesf.]
Resedaceae
Reseda alba L. – H scap – Mediterranea-Irano-Turanica
Rosaceae
Prunus dulcis (Mill.) D.A. Webb – P scap – Introdotta subspontanea
Pyrus spinosa Forssk. – P scap – Mediterranea [PASTA, 2001, sub Pyrus amygdaliformis Vill.]
Rubiaceae
Galium aparine L. – T scap – Olartica
Galium setaceum Lam. – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica [MINNELLA, 1989]
Galium tricornutum Dandy – T scap – Mediterranea-Europea
Galium verrucosum Hudson subsp. verrucosum – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989]
Sherardia arvensis L. – T scap – Tetidica-Europea
Santalaceae
Thesium humile Vahl – T scap – Mediterranea-Macaronesica [MINNELLA, 1989]
Scrophulariaceae
Bellardia trixago (L.) All. – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica [MINNELLA, 1989]
Kickxia spuria (L.) Dumort. subsp. integrifolia (Brot.) R. Fernandes – T scap – Tetidica-Europea
Linaria reflexa (L.) Chaz. subsp. reflexa – T rept – CW Mediterranea [MINNELLA, 1989]
Misopates orontium (L.) Raf. s.l. – T scap – Tetidica-Europea [AA.VV., 2006]
Parentucellia latifolia (L.) Caruel – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica
Parentucellia viscosa (L.) Caruel – T scap – Tetidica-Atlantica [MINNELLA, 1989]
Verbascum sinuatum L. – H bienn – Mediterranea-Irano-Turanica
Veronica cfr. arvensis L. – T scap – Subcosmopolita
51
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Solanaceae
Hyosciamus albus L. – T scap – Mediterranea-Macaronesica
Lycium europaeum L. – Ch frut – Mediterranea
Mandragora autumnalis Bertol. – H ros – Mediterranea
Tamaricaceae
Tamarix africana Poir. – P scap – CW Mediterranea
*Tamarix canariensis Willd. [Splitgerber secondo BAUM, 1978, e VENTURELLA et alii, 2007, sub T.
gallica L. var. agrigentina Bunge]
Urticaceae
Parietaria judaica L. – H scap – Tetidica-Europea
Urtica pilulifera L. – T scap – Tetidica-Europea [AA.VV., 2006]
Urtica urens L. – T scap – Subcosmopolita
Valerianaceae
Fedia graciliflora Fischer et C.A. Meyer – T scap – SW Mediterranea
Valerianella sp. – T scap
ANGIOSPERMAE MONOCOTYLEDONES
Alliaceae
Allium agrigentinum Brullo et Pavone – G bulb – Endemica sicula [PRIVITERA & PUGLISI, 1994;
GARBARI et alii, 1996, sub A. lehmanii subsp. castellanense; BRULLO et alii, 2002b]
Allium ampeloprasum L. – G bulb – Tetidica-Pontica
Allium nigrum L. – G bulb – Mediterranea-Macaronesica
Allium roseum L. – G bulb – Mediterranea
Allium sphaerocephalon L. subsp. arvense (Guss.) Arcangeli – G bulb – CE Mediterranea [RAIMONDO
et alii, 2004]
Allium vineale L. – G bulb – Mediterraneo-Europea [MINNELLA, 1989]
Amaryllidaceae
Narcissus serotinus L. – G bulb – Mediterranea
Narcissus tazetta L. subsp. tazetta – G bulb – Mediterranea-Macaronesica
Araceae
Ambrosina bassii L. – G rhiz – CW Mediterranea [AA.VV., 2006]
Arisarum vulgare Targ.-Tozz. – G rhiz – Mediterranea
Arum italicum Miller subsp. italicum – G rhiz – Mediterranea-Atlantica
Asparagaceae
Asparagus albus L. – G rhiz – CW Mediterranea [BRULLO et alii, 1985]
Asphodelaceae
Asphodeline lutea (L.) Reichenb. – G rhiz – CE Mediterranea [MINNELLA, 1989]
Asphodelus ramosus L. – G rhiz – CW Mediterranea-Macaronesica [MINNELLA, 1989, sub Asphodelus
microcarpus Salzm. et Viv.]
Colchicaceae
Colchicum cupanii Guss. – G bulb – Mediterranea
Cyperaceae
Carex divisa Hudson – G rhiz – Tetidica-Eurosibirica
52
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
*Cyperus longus L. [Reina secondo LOJACONO-POJERO, 1888-1909, sub C. preslii Parl.]
Schoenoplectus lacustris (L.) Palla – G rhiz – Subcosmopolita
Hyacinthaceae
Bellevalia dubia (Guss.) Kunth subsp. dubia – G bulb – Endemica sicula [MINNELLA, 1989]
Bellevalia romana (L.) Sweet – G bulb – Mediterranea
Charybdys pancration (Steinh.) Speta – G bulb – Tetidica
Muscari neglectum Guss. – G bulb – Mediterranea-Europea
Loncomelos narbonensis (L.) Raf. – G bulb – Mediterranea [MINNELLA, 1989, sub Ornithogalum
narbonense L.]
Melomphis arabica (L.) Raf. – G bulb – S Mediterranea
Ornithogalum gussonei Ten. – G bulb – CE Mediterranea
Prospero autumnale (L.) Speta – G bulb – Tetidica-Europea
Iridaceae
Gladiolus cfr. italicus Mill.– G bulb – Tetidica-Europea
Iris planifolia (Mill.) Dur. et Schinz – G bulb – S Mediterranea
Moraea sisyrinchium (L.) Ker.-Gawl. – G bulb – Mediterranea-Irano-Turanica [MINNELLA, 1989, sub
Iris sisyrinchium L.]
Romulea bulbocodium (L.) Sebast. et Mauri – G bulb – Mediterranea [MINNELLA, 1989]
*Romulea columnae Seb. et Mauri [Sommier e Ajuti secondo BÉGUINOT, 1908a]
*Romulea linaresii Parl. [MINNELLA, 1989]
Romulea ramiflora Ten. – G bulb – Mediterranea-Macaronesica
Juncaceae
Juncus bufonius L. s.l. – T scap – Cosmopolita
Juncus effusus L. – G rhiz – Cosmopolita
Juncus rigidus Desf. – G rhiz – Olartica-Capense
Juncus subulatus Forssk. – G rhiz – S Mediterranea [MINNELLA, 1989]
Orchidaceae
Anacamptis pyramidalis (L.) L.C.M. Richard – G bulb – Mediterranea-Atlantica
Himantoglossum hircinum (L.) Sprengel – G bulb – Mediterranea-Atlantica [segnalato da GALESI,
2001]
Himantoglossum robertianum (Loisel.) Delforge – G bulb – Mediterranea-Atlantica [MINNELLA,
1989, sub Barlia robertiana (Loisel.) Greuter]
Ophrys × gauthieri Lièvre [ibrido tra O. lutea e O. gr. fusca segnalato da GALESI, 2001]
Ophrys × grottagliensis P. et C. Delforge [ibrido tra O. bertolonii e O. garganica segnalato da PASTA,
2001]
Ophrys × inzengae H. Fleischm. [ibrido tra O. bertolonii e O. tenthredinifera segnalato da PASTA,
2001, e da FALCI & GIARDINA, 2001, 2002]
Ophrys × pantaliciensis R. Kohlmüller, A. Riechelmann et M. Schöbinger [ibrido tra O. speculum e
O. incubacea segnalato da PASTA, 2001]
Ophrys × sommieri E.G. Camus [ibrido tra O. bombyliflora e O. grandiflora: PASTA, 2001; FALCI &
GIARDINA, 2002]
Ophrys apifera Hudson – G bulb – Tetidica-Europea
Ophrys archimedea Delforge et Walravens – G bulb – Endemica sicula [segnalato da FALCI &
GIARDINA, 2002]
Ophrys bertolonii Moretti – G bulb – C Mediterranea [FALCI & GIARDINA, 2002]
Ophrys bombyliflora Link – G bulb – Mediterranea-Macaronesica [MINNELLA, 1989, GALESI, 2001 e
FALCI & GIARDINA, 2002]
Ophrys exaltata Ten. – G bulb – Endemica apulo-sicula [segnalato da FALCI & GIARDINA, 2002]
Ophrys explanata (Lojac.) Delforge – G bulb – Endemica sicula [segnalato da GALESI, 2001]
Ophrys garganica O. et E. Danesch – G bulb – Endemica apulo-siculo-tirrenica [FALCI & GIARDINA,
53
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
2002]
Ophrys grandiflora Ten. – G bulb – Endemica apulo-sicula [GALESI, 2001; FALCI & GIARDINA, 2002,
sub Ophrys tenthredinifera
Ophrys incubacea Bianca – G bulb – N Mediterranea [GALESI, 2001; FALCI & GIARDINA, 2002]
Ophrys lupercalis Devillers et Devillers-Terschuren – G bulb – CW Mediterranea [MINNELLA, 1989,
GALESI, 2001, PASTA, 2001, sub Ophrys fusca Link s.l.; FALCI & GIARDINA, 2002]
Ophrys lutea Cav. – G bulb – Mediterranea-Atlantica [MINNELLA, 1989; GALESI, 2001; FALCI &
GIARDINA, 2002]
Ophrys panormitana (Tod.) Soó – G bulb – Endemica sicula [segnalato da FALCI & GIARDINA, 2002]
Ophrys sicula Tineo – G bulb – Mediterranea [FALCI & GIARDINA, 2002, sub Ophrys lutea Cav.
subsp. minor (Tod.) O. et E. Danesch]
Ophrys speculum Link – G bulb – Mediterranea [MINNELLA, 1989; GALESI, 2001; FALCI &
GIARDINA, 2002, sub Ophrys ciliata Biv.]
Ophrys sphegodes Mill. – G bulb – Mediterranea-Europea [segnalato da FALCI & GIARDINA, 2002]
Orchis italica Poir. – G bulb – Mediterranea [MINNELLA, 1989; GALESI, 2001; FALCI & GIARDINA,
2002]
Orchis longicornu Poir. – G bulb – SW Mediterranea
Orchis papilionacea L. s.l.– G bulb – Mediterranea-Pontica [GALESI, 2001 con la subsp. expansa
(Ten.) Raynaud; FALCI & GIARDINA, 2002, con la subsp. grandiflora (Boiss.) H. Baumann]
Serapias × broeckii A. Camus [ibrido tra S. parviflora e S. vomeracea segnalato da GALESI, 2001]
Serapias bergonii E.G. Camus – G bulb – CE Mediterranea [segnalato da FALCI & GIARDINA, 2002]
Serapias parviflora Parl. – G bulb – Tetidica-Atlantica [GALESI, 2001; FALCI & GIARDINA, 2002]
Serapias vomeracea (Burm. fil.) Briq. – G bulb – Mediterranea-Europea [GALESI, 2001; FALCI &
GIARDINA, 2002]
Poaceae
Aegilops geniculata Roth – T scap – Tetidica-Pontica [MINNELLA, 1989]
*Agrostis stolonifera L. [LOJACONO-POJERO, 1888-1909, sub Agrostis altissima Lojac.]
Arundo collina Ten. – G rhiz – Mediterranea [BRULLO et alii, 1985, sub Arundo pliniana Turra]
Avena barbata Link s.l. – T scap – Tetidica-Pontica [MINNELLA, 1989; BRULLO et alii, 1985]
Briza maxima L. – T scap – Tetidica-Paleotropicale [MINNELLA, 1989]
Bromus fasciculatus C. Presl – T scap – Tetidica [Reina 1888 secondo LOJACONO-POJERO, 18881909, sub Bromus coloratus Lojac. e B. cinereus Lojac.; MINNELLA, 1989; BRULLO et alii, 1985]
Bromus hordeaceus L. s.l. – T scap – Subcosmopolita
Bromus lanceolatus Roth – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica [LOJACONO-POJERO, 1888-1909,
sub Serrafalcus macrostachys Desf.; MINNELLA, 1989]
Bromus madritensis L. – T scap – Tetidica-Europea
Bromus rigidus Roth – T scap – Mediterranea
Bromus rubens L. – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989]
*Catabrosa aquatica (L.) P. Beauv. [LOJACONO-POJERO, 1888-1909, sub C. ochroleuca Dumort.]
Catapodium hemipoa (Sprengel) Laìnz subsp. hemipoa – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica
[MINNELLA, 1989]
Catapodium rigidum (L.) C.E. Hubbard subsp. rigidum – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA,
1989]
Dactylis glomerata L. subsp. glomerata – H caesp – Olartica
Dactylis glomerata L. subsp. hispanica (Roth) Nyman – H caesp – Mediterranea [MINNELLA, 1989 e
BRULLO et alii, 1985]
Dasypyrum villosum (L.) Borbás – T scap – Tetidica-Pontica
Echinaria capitata (L.) Desf. subsp. todaroana (Ces., Pass. et Gibelli) Arcang. – T scap – Endemica
sicula [GALESI, 2001]
*Elytrigia atherica (Link) Kerguélen [ROMANO & DI MARTINO, 1990, sub Agropyrum pungens (Pers.)
Roem. et Schultes]
Festuca arundinacea Schreber s.l. – H caesp – Tetidica- Eurosibirica
Gaudinia fragilis (L.) P. Beauv. – T scap – Mediterranea-Europea [MINNELLA, 1989]
54
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Hainardia cylindrica (Willd.) Greuter – T scap – Tetidica-Europea [BRULLO et alii, 1985; MINNELLA,
1989; ROMANO & DI MARTINO, 1990]
Hordeum geniculatum All. – T scap – Mediterranea [MINNELLA, 1989, sub H. hystrix Roth]
Hordeum marinum Hudson – T scap – Tetidica-Europea [LOJACONO-POJERO, 1888-1909; BRULLO et
alii, 1985; ROMANO & DI MARTINO, 1990]
Hordeum murinum L. subsp. leporinum (Link) Arcangeli – T scap – Mediterranea-Europea
[MINNELLA, 1989, sub Hordeum murinum L.]
Lagurus ovatus L. subsp. ovatus – T scap – Mediterranea-Atlantica
Lolium multiflorum Lam. s.l. – T scap – Mediterranea-Europea [MINNELLA, 1989, sub L. multiflorum
Lam. subsp. gaudinii (Parl.) Schinz et Thell.]
Lolium rigidum Gaudin – T scap – Tetidica-Europea [BRULLO et alii, 1985]
Lygeum spartum L. – H scap – S Mediterranea [BRULLO et alii, 1985; MINNELLA, 1989; DI MARTINO
& ROMANO, 1990; PRIVITERA & PUGLISI, 1994; RAIMONDO et alii, 2004]
Parapholis incurva (L.) C.E. Hubbard – T scap – Tetidica-Eurosibirica (BRULLO et alii, 1985)
Parapholis strigosa (Dumort.) C.E. Hubbard – T scap – Mediterraneo-Atlantica [MINNELLA, 1989;
ROMANO & DI MARTINO, 1990]
Phalaris brachystachys Link – T scap – Mediterranea-Macaronesica [MINNELLA, 1989]
Phalaris coerulescens Desf. – H caesp – Mediterranea-Macaronesica [MINNELLA, 1989]
Phalaris paradoxa L. – T scap – Tetidica-Atlantica [MINNELLA, 1989]
Phalaris truncata Guss. – H caesp – S Mediterranea [RAIMONDO et alii, 2004]
Phleum echinatum Host – T scap – CE Mediterranea [MINNELLA, 1989]
Phragmites australis (Cav.) Steudel – G rhiz – Olartica
Piptatherum miliaceum (L.) Cosson – H caesp – Mediterranea-Irano-Turanica
Poa bulbosa L. – H caesp – Tetidica-Eurosibirica
Polypogon maritimus Willd. subsp. subspathaceus (Req.) K. Richter – T scap – Mediterranea
Polypogon monspeliensis (L.) Desf. – T scap – Olartica-Paleotropicale [BRULLO et alii, 1985]
*Puccinellia gussonei Parl. [GUSSONE, 1828-1832, sub Poa distans L.; GUSSONE, 1842-1845, sub
Glyceria distans Vahl e sub Glyceria festucaeformis Koch; LOJACONO-POJERO, 1888-1909;
Citarda secondo BÉGUINOT, 1908b, ROMANO & DI MARTINO, 1990]
Rostraria phleoides (Desf.) Holub – T scap – Mediterranea [LOJACONO-POJERO, 1888-1909, sub
Koeleria hispida (Savi) DC.; MINNELLA, 1989, sub Lophochloa hispida (Savi) Pign.]
Sphenopus divaricatus (Gouan) Reichenb. – T scap – Mediterranea-Irano-Turanica [LOJACONOPOJERO, 1888-1909; MINNELLA, 1989; ROMANO & DI MARTINO, 1990]
Trachynia distachyos (L.) Link – T scap – Tetidica [MINNELLA, 1989, sub Brachypodium distachyos
(L.) P. Beauv.]
Trisetaria aurea (Ten.) Pignatti – T scap – Mediterranea
Trisetaria segetum (Savi) Soldano – T scap – SW Mediterranea [MINNELLA, 1989; RAIMONDO et alii,
2004, sub Trisetaria parviflora (Desf.) Maire]
Triticum durum Desf. – T scap – Introdotta subspontanea
Vulpia ciliata Dumort. – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989]
Vulpia myuros (L.) C.C. Gmel. – T scap – Tetidica-Europea [MINNELLA, 1989]
Typhaceae
Typha angustifolia L. – G rhiz – Olartica
Zannichelliaceae
*Zannichellia palustris L. [PASTA, 2001]
Lo spettro corologico (Tab. 2.3.1.3 b) illustra al contempo la marcata xericità e la
mediterraneità della flora vascolare locale. In primis, va rilevata la totale assenza delle
pteridofite. Su 361 entità rinvenute (16 sono invece le entità che risultano definitivamente
estinte), ben 141 sono i taxa mediterranei sensu lato e 50 appartenenti all’elemento tetidico
55
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
sensu lato; una cinquantina di esse (S Mediterranee s.l., CE Mediterranee s.l., MediterraneeIrano-Turaniche s.l., e Mediterranee-Sahariane s.l.) conferiscono un’impronta marcatamente
xerica al paesaggio locale, già citato da NICOTRA (1917) come esempio tipico di prateria
xerica mediterranea a chiara impronta “steppica”. Le entità tetidico-europee sensu lato sono
111, tra le quali riveste un notevole interesse la presenza di 15 taxa comuni nelle steppe
continentali dell’Europa orientale (elemento mediterraneo-pontico o tetidico-pontico).
Relativamente poche sono invece le specie ad ampia distribuzione (17) e le xenofite (15),
fatto questo che suggerisce una certa resistenza dei consorzi locali all’invasione da parte di
specie esotiche (PASTA, 2001).
Tab. 2.3.1.3 b - Spettro corologico della flora vascolare
del SIC ITA040008 “Macalube di Aragona” (da PASTA, 2005a, modificato e aggiornato).
Unità coronomica
Valori
assoluti
75
Percentuale
CW Mediterranee
19
5,3
S Mediterranee
11
3,1
SW Mediterranee
9
2,5
Endemiche sicule
10
2,8
CE Mediterranee
5
1,4
Endemiche apulo-sicule
4
1,1
Endemiche siculo-nordafricane
3
0,8
N Mediterranee
2
0,6
Endemiche apulo-siculo-tirreniche
1
0,2
Endemiche apulo-siculo-balcaniche
1
0,2
C Mediterranee
1
0,2
Mediterranee s.l.
141
39,5
Mediterranee-Irano-Turaniche
20
5,6
Tetidiche
12
3,4
Mediterranee-Macaronesiche
11
2,8
CW Mediterranee-Macaronesiche
4
1,1
CE Mediterranee-Irano-Turaniche
1
0,2
Mediterranee-Sahariane
1
0,2
S Mediterranee-Sahariane
1
0,2
Tetidiche s.l.
50
13,8
Tetidiche-Europee
47
13,2
Mediterranee-Europee
29
8,1
Mediterranee-Atlantiche
11
3,1
Tetidiche-Pontiche
10
2,8
Mediterranee
21,0
56
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Tetidiche-Atlantiche
6
1,7
Mediterranee-Pontiche
4
1,1
CW Mediterranee-Europee
1
0,2
CW Mediterranee-Atlantiche
1
0,2
NE Oro-Mediterranee-Pontiche
1
0,2
Mediterranee-Medio-Europee
1
0,2
Tetidiche-Europee s.l.
111
31,1
Tetidiche-Eurosibiriche
9
2,5
Olartiche
8
2,2
Boreali-Tetidiche
3
0,8
Mediterranee-Eurosibiriche
2
0,6
Olartiche s.l.
22
6,2
Subcsmopolite
9
2,5
Avventizie naturalizzate
6
1,7
Introdotte subspontanee
5
1,4
Cosmopolite
4
1,1
Introdotte spontaneizzate
4
1,1
Tetidico-Capensi
1
0,2
Tetidiche-Paleotropicali
1
0,2
Olartiche-Capensi
1
0,2
Olartiche-Paleotropicali
1
0,2
Specie ad ampia distribuzione e/o
xenofite
32
8,9
L’analisi dello spettro biologico (Tab. 2.3.1.3 c) conferma la marcata xericità e la peculiarità
floristico-strutturale del paesaggio vegetale dell’area in esame. Le terofite infatti costituiscono
oltre metà della flora vascolare complessiva, mentre la somma delle emicriptofite e delle
geofite è pari a circa 2/5, mentre pochissime sono le specie legnose: le camefite, le
nanofanerofite e le fanerofite assieme costituiscono meno del 6% della flora dell’area
considerata. La recente estinzione di alcune elofite e di varie specie igrofile indica la forte
vulnerabilità e la passata manomissione degli ecosistemi umidi effimeri presenti nel SIC.
Tab. 2.3.1.3 c - Spettro biologico della flora vascolare
del SIC ITA040008 “Macalube di Aragona” (da PASTA, 2005a, modificato e aggiornato).
Forme biologiche
Valori assoluti
Percentuale
Terofite (T)
200
55,3
Emicriptofite (H)
74
20,5
Geofite (G)
71
19,7
57
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Fanerofite (P)
5
1,3
Camefite (Ch)
4
1,1
Nanofanerofite (NP)
4
1,1
Lista delle briofite note per il SIC
Qui di seguito viene presentano un prospetto tassonomico delle briofite censite nella riserva
delle Macalube, frutto dei contributi di PRIVITERA & PUGLISI (1993, 1994, 1996, 2000) e
rielaborato da PASTA (2001).
CL. HEPATICAE
Codoniaceae
Fossombronia caespitiformis Rabenh.
CL. MUSCI
Fissidentaceae
Fissidens bryoides Hedw.
Dicranaceae
Dicranella howei Renauld et Cardot
Pottiaceae
Didymodon luridum Hornsch.
Didymodon vinealis (Brid.) R.H. Zander
Pleurochaete squarrosa (Brid.) Lindb.
Tortella flavovirens (Bruch) Broth.
Tortula muralis Hedw.
Trichostomum crispulum Bruch
Bryaceae
Bryum caespiticium Hedw.
Bryum capillare Hedw.
Bryum torquescens Bruch et Schimp.
Fissidentaceae
Fissidens bryoides Hedw.
Brachytheciaceae
Rhynchostegium megalopolitanum (Weber et D. Mohr) Bruch et al.
Scleropodium touretii (Brid.) L.F. Koch
Piante vascolari presenti negli Allegati II, IV e V della Direttiva Habitat e/o nella Lista Rossa
Regionale e/o di interesse biogeografico/conservazionistico
Creare una lista “ponderata” delle specie di maggiore interesse biogeografico e
conservazionistico appare difficoltoso a causa delle marcate differenze a livello delle
conoscenze acquisite (biologia, demoecologia, fattori di rischio, ecc.) sui vegetali considerati.
Nel tentativo di attribuire un valore “ponderato” alle singole emergenze botaniche si è
58
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
preferito adottare un criterio “complesso” di valutazione, che tenga conto dello status di tutela
(quando esistente o proposto) e di alcune caratteristiche peculiari (rarità assoluta o relativa,
legata a fattori ecologici e/o biogeografici) dei singoli taxa. Pertanto qui di seguito vengono
considerate “emergenze floristiche” quei taxa vegetali che rispondono ad almeno uno dei
seguenti requisiti: 1) protetti da normative e direttive internazionali (CITES, Direttiva
92/43/CEE); 2) inclusi nelle “Liste Rosse” regionali (RAIMONDO et alii, 1994, 2001; CONTI et
alii, 1997); 3) endemiti esclusivi della Sicilia, del dominio apulo-siculo e dell’area
centromediterranea e sudovest-mediterranea sensu lato; 4) rari su scala nazionale, regionale
e/o provinciale; 5) ai margini del loro areale di distribuzione e/o del loro range altitudinale.
Partendo da queste considerazioni, è stata redatta una lista ragionata e aggiornata (Tab. 2.3.1.3
d) dei taxa vegetali “pregiati” presenti nel SIC in esame. Nella colonna “Liste Rosse
Regionali” viene indicato il grado di rischio cui sono soggetti i singoli taxa a livello
nazionale. Più nel dettaglio, in conformità con le sigle proposte dall’IUCN (RIZZOTTO, 1995),
“EX” indica le specie definitivamente estinte, “VU” quelle vulnerabili, “LR” quelle che
corrono un pericolo moderato.
Tab. 2.3.1.3 d - Taxa vegetali endemici, rari e minacciati (nototaxa e taxa estinti esclusi) presenti nel SIC
ITA040008 “Macalube di Aragona”; sono evidenziati in neretto i taxa pregiati rinvenuti in occasione delle
indagini di campo svolte ai fini della redazione del presente elaborato, mentre sono sottolineate le specie già
Liste Rosse
Rgionali.
CITES
Dir. 92/43
presenti nel Formulario Standard di Natura 2000.
LR
LR
+
B
VU
LR
+
+
Nome scientifico
Allium agrigentinum Brullo et Pavone
Ambrosina bassii L.
Anacamptis pyramidalis (L.) L.C.M. Richard
Aster sorrentinii (Tod.) Lojac.
Bellevalia dubia (Guss.) Kunth subsp. dubia
Bupleurum fontanesii Guss.
Capparis spinosa L. var. canescens Cosson
Carlina sicula Ten. subsp. sicula
Carthamus caeruleus L. subsp. caeruleus
Catananche lutea L.
Centaurea solstitialis L. subsp. schouwii (DC.) Dostál
Convolvulus tricolor L. subsp. cupanianus (Sa’ad) Stace
Daucus aureus Desf.
Echinaria capitata (L.) Desf. subsp. todaroana (Ces., Pass. et Gibelli)
Arcang.
Echium italicum L. subsp. siculum (Lacaita) Greuter et Burdet
Eryngium dichotomum Desf.
Eryngium triquetrum Vahl
Fedia graciliflora Fischer et C.A. Meyer
Helminthotheca aculeata (L.) Lack
Himantoglossum hircinum (L.) Sprengel
Himantoglossum robertianum (Loisel.) P. Delforge1
Lathyrus grandiflorus Sm.
59
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
LR
Lavatera agrigentina Tineo
Mantisalca salmantica (L.) Briq. et Cavill.
Moricandia arvensis (L.) DC.
LR Nigella arvensis L. subsp. glaucescens (Guss.) Greuter et Burdet
Ononis alopecuroides L. subsp. exalopecuroides (López) Greuter et Burdet
+
Ophrys apifera Hudson
+
Ophrys archimedea P. Delforge et Walravens
+
Ophrys bertolonii Moretti
+
Ophrys bombyliflora Link
+
Ophrys exaltata Ten. subsp. exaltata
+
Ophrys explanata (Lojac.) Delforge
+
Ophrys garganica O. et E. Danesch
+
Ophrys grandiflora Ten.2
+
Ophrys incubacea Tod.
+
Ophrys lupercalis Devillers et Devillers-Terschuren3
+
Ophrys lutea Cav.
+
LR Ophrys panormitana (Tod.) Soó
+
Ophrys sicula Tineo
+
LR Ophrys speculum Link4
+
Ophrys sphegodes Mill.
+
Orchis italica Poir.
+
Orchis longicornu Poir.
+
Orchis papilionacea L. s.l.
Parapholis strigosa (Dumort.) C.E. Hubbard
VU Salsola agrigentina Guss.
Scabiosa parviflora Desf.
Scorzonera cana (C.A. Meyer) Griseb.
Scorzonera deliciosa Guss.
Senecio delphinifolius Vahl
+
Serapias bergonii E.G. Camus
+
Serapias parviflora Parl.
+
Serapias vomeracea (Burm. fil.) Briq.
Sonchus asper L. subsp. glaucescens (Jordan) Ball
Thesium humile Vahl
Trisetaria segetum (Savi) Soldano
Vicia narbonensis L.
LR Vicia sicula (Raf.) Guss.
1
sub Barlia robertiana (Loisel.) Greuter; 2 sub Ophrys tenthredinifera Willd.;
3
sub Ophrys fusca Link s.l.; 4 sub Ophrys ciliata Biv.
A dispetto della sua limitata estensione, il SIC in questione (e in particolare la zona A della
riserva naturale) ospita ben 59 taxa d’interesse scientifico-conservazionistico. Di queste entità,
10 figurano nelle liste rosse regionali di CONTI et alii (1997): si tratta di Aster sorrentinii e
Salsola agrigentina tra le specie vulnerabili, di Allium agrigentinum, Ambrosina bassii,
Echinaria capitata subsp. todaroana, Lavatera agrigentina, Nigella arvensis subsp.
glaucescens, Ophrys panormitana, Ophrys speculum e Vicia sicula tra le entità soggette a
minor rischio. Va rammentato che Aster sorrentinii figura anche tra le specie d’interesse
prioiritario della Dir. 92/43/CEE. Buona parte delle altre emergenze botaniche risultano
piuttosto diffuse sul territorio provinciale o regionale e pertanto soggette a un rischio minore; a
questa generalizzazione si sottraggono Allium agrigentinum, Aster sorrentinii, Bupleurum
fontanesii, Parapholis strigosa e Vicia sicula, rari e/o localizzati nell’Agrigentino; ciò vale
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anche per alcune delle 24 orchidacee presenti nel SIC, tutte indifferentemente protette dalla
sezione CITES-Europa, ovvero O. archimedea, Ophrys garganica ed Ophrys sphegodes.
È stata redatta una carta della distribuzione delle emergenze flogistiche che riporta le stazioni
in cui sono state rinvenute le specie di cui all’elenco precedente (Tav.5).
Analisi del grado di invasività delle specie aliene(B.3.3)
Per quanto concerne le xenofite, in tutta l’area del SIC la situazione appare del tutto sotto
controllo, giacché ben poche sono le specie introdotte e definitivamente spontaneizzate o
subspontanee e le avventizie casuali o del tutto naturalizzate. Probabilmente le difficili
condizioni edafiche e microclimatiche e le diverse forme di disturbo naturale e antropico
costituiscono una barriera pressocché insormontabile per gli “otsiders” esotici. Uniche
eccezioni a questo quadro relativamente tranquillo risultano l’onnipresente Oxalis pes-caprae,
pianta invasiva d’origine sudafricana che ha ormai colonizzato ogni ambiente disturbato e
seminaturale di tutta la fascia infra-, termo- e mesomediterranea di Sicilia e la cui
eradicazione risulta ormai un compito del tutto improbo. Discorso diverso merita invece il
controllo di Symphyotrichum squamatum (= Conyzanthus squamatus = Aster squamatus),
giunto nel recente passato nel SIC, dove tende a interferire con le specie e le comunità igrofile
delle sponde dei corpi idrici: esso può essere eradicato estirpandolo prima della
fruttificazione.
Vanno senz’altro tenuti sotto controllo Typha angustifolia e Mantisalca salmantica, che nel
recentissimo passato hanno manifestato un comportamento invasivo.
Una volta cessata l’agricoltura nell’area di riserva e venuto meno - o comunque ridotto - il
dilavamento dei versanti collinari, dovrebbe abbassarsi il tenore trofico dei suoli sino alla
graduale scomparsa di Sulla coronaria, xenofita subspontanea che caratterizza il paesaggio
agrario delle colline argillose siciliane.
Inquadramento fitosociologico e caratterizzazione ecologica della vegetazione (B.3.2)
Prospetto sintassonomico della vegetazione reale
Qui di seguito (Tab. 2.3.1.3 e) si propone un prospetto sintassonomico delle cenosi presenti
nel comprensorio in oggetto; esso trae spunto da quanto esposto in PASTA (2001) e AA.VV.
(2006). Di seguito vengono forniti dei ragguagli generali sulla composizione floristica,
l’ecologia e la distribuzione dei syntaxa riscontrati nel comprensorio e sulla loro importanza
ai fini della conservazione della fitodiversità complessiva del SIC in esame.
Tab. 2.3.1.3. e - Prospetto dei syntaxa del SIC ITA040008 “Macalube di Aragona”; aggr.: aggruppamento.
VEGETAZIONE ACQUATICA
Consorzi di macroalghe dulciacquicole sommerse
CHARETEA FRAGILIS Fukarek ex Krausch 1964
CHARETALIA HISPIDAE Sauer ex Krausch 1964
CHARION FRAGILIS (Krause ex Krause et Lang 1977) Krause 1981
Charetum vulgaris Corillion 1957
Consorzi di idrofite radicanti
POTAMETEA Klika in Klika et Novàk 1941
POTAMETALIA W. Koch 1926
ZANNICHELLION PEDICELLATAE Schaminée, Lanjouw et Schipper 1990 em. Pott 1992
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aggr. a Zannichellia sp.
VEGETAZIONE ANFIBIA
Praterie emicrittofitiche subaloigrofile dei margini esterni delle paludi e dei corsi d’acqua salmastri
JUNCETEA MARITIMI Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine et Nègre 1952
JUNCETALIA MARITIMI Br.-Bl. ex Horvatič 1934
JUNCION MARITIMI Br.-Bl. ex Horvatič 1934
Juncetum maritimi (Rübel 1930) Pignatti 1953
aggr. a Juncus subulatus
Consorzi a grandi elofite rizomatose dei margini superiori degli ambienti umidi
PHRAGMITO-MAGNOCARICETEA Klika in Klika et Novák 1941
PHRAGMITETALIA W. Koch 1926 em. Pignatti 1954
PHRAGMITION COMMUNIS W. Koch 1926
Phragmitetum communis (W. Koch 1926) Schmale 1939
Scirpetum lacustris Schmale 1939
Typhetum angustifoliae (Allorge 1921) Pignatti 1953
AGROSTIO-ELYTRIGION ATHERICAE Brullo et Siracusa 2000
Festuco arundinaceae-Juncetum subulati Brullo et Siracusa 2000
Festuco arundinaceae-Caricetum divisae Brullo et Siracusa 2000
aggr. a Phalaris sp. pl.
Vegetazione igrofila pioniera effimera degli stagni temporanei
ISOËTO-NANOJUNCETEA Br.-Bl. et R. Tx. ex Westhoff, Dijk et Passchier 1946
NANOCYPERETALIA FUSCI Klika 1935
VERBENION SUPINAE Slavnič 1951
aggr. a Juncus bufonius
CONSORZI DI PRATERIA DEI SISTEMI CALANCHIVI E COMUNITÀ BRIOFITICHE AD ESSI CONNESSE
Consorzi terofitici subalonitrofili dei substrati argillosi interessati da apporto idrico invernale
SAGINETEA MARITIMAE Westhoff, Van Leeuwen et Adriani 1962
FRANKENIETALIA PULVERULENTAE Rivas-Martìnez ex Castroviejo et Porta 1976
FRANKENION PULVERULENTAE Rivas-Martìnez ex Castroviejo et Porta 1976
Parapholido strigosae-Hordeetum marini Géhu et de Fouc. 1977 subass. hainardietosum cylindricae Biondi et
al. 1990
Polypogonetum subspathacei Gamisans 1992
aggr. a Sphenopus divaricatus
GAUDINIO FRAGILIS-PODOSPERMION CANI Brullo et Siracusa 2000
Podospermo cani-Parapholidetum pycnanthae Brullo et Siracusa 2000
Consorzi terofitici basifili
STIPO-TRACHYNIETEA DISTACHYAE Brullo in Brullo, Scelsi et Spampinato 2001
STIPO-TRACHYNIETALIA DISTACHYAE Rivas-Martínez 1978
TRACHYNION DISTACHYAE Rivas-Martínez 1978
Vulpio ciliatae-Trisetarietum aureae Brullo 1975
aggr. a Dasypyrum villosum
aggr. a Trachynia distachyos
aggr. a Hypochoeris achyrophorus
STIPO-BUPLEURETALIA SEMICOMPOSITI Brullo in Brullo, Scelsi et Spampinato 2001
PLANTAGINI-CATAPODION MARINI Brullo 1985
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aggr. a Hedysarum glomeratum
Consorzi delle praterie perenni a dominanza di emicriptofite
LYGEO-STIPETEA TENACISSIMAE Rivas-Martínez 1978
HYPARRHENIETALIA HIRTAE Rivas-Martínez 1978
BROMO-ORYZOPSION MILIACEAE O. de Bolòs 1970
Mantisalco salmanticae-Oryzopsietum miliaceae Bartolo, Brullo, Minissale et Spampinato
1990
aggr. ad Echium italicum subsp. siculum e Verbascum sinuatum
aggr. ad Arundo collina
LYGEO-STIPETALIA Br.-Bl. et O. de Bolòs 1958
MORICANDIO-LYGEION SPARTI Brullo, De Marco et Signorello 1990
Lygeo sparti-Eryngietum dichotomi Gentile et Di Benedetto 1961
Asteretum sorrentinii Brullo 1985
Lygeo sparti-Lavateretum agrigentinae Brullo 1985
Briocenosi delle radure dei consorzi di prateria
BARBULETEA UNGUICULATAE Mohan 1978
BARBULETALIA UNGUICULATAE von Hübschmann 1960
TORTELLION FLAVOVIRENTIS Guerra ex Guerra et Puche 1982
Tortello flavovirentis-Bryetum torquescentis Privitera et Lo Giudice 1989
Tortello flavovirentis-Trichostometum crispuli Brullo, Lo Giudice et Privitera 1991
HOMALOTHECIO AUREI-PLEUROCHAETION SQUARROSAE (Ros et Guerra 1987) Marstaller 1993
Rhynchostegietum megalopolitani Puglisi 1994
VEGETAZIONE PRE-FORESTALE AZONALE
Fruticeti subalonitrofili a chenopodiacee
PEGANO-SALSOLETEA Br.-Bl. et O. de Bolòs 1958
SALSOLO-PEGANETALIA Br.-Bl. et O. de Bolòs 1954
SALSOLO VERMICULATAE-PEGANION HARMALAE Br.-Bl. et O. de Bolòs 1954
Salsoletum agrigentinae Brullo, Guglielmo et Pavone 1986
Arbusteti e boscaglie termoigrofile pioniere degli ambienti subsalsi
NERIO-TAMARICETEA Br.-Bl. et O. de Bolòs 1958
TAMARICETALIA Br.-Bl. et O. de Bolòs 1958 em. Izco, Fernandez et Molina 1984
TAMARICION AFRICANAE Br.-Bl. et O. de Bolòs 1958
aggr. a Tamarix africana
VEGETAZIONE RUDERALE
Consorzi casmo-nitrofili dei ruderi
PARIETARIETEA Oberdorfer 1977
TORTULO-CYMBALARIETALIA Segal 1969
PARIETARION JUDAICAE Segal 1969
Parietarietum judaicae (Arènes 1929) Oberdorfer 1969
Consorzi ipernitrofili delle aree intensamente disturbate
ONOPORDETEA ACANTHII Br.-Bl. 1964
CARTHAMETALIA LANATI Brullo in Brullo et Marcenò 1985
ONOPORDION ILLYRICI Oberdorfer 1954
Scolymetum maculato-grandiflori Brullo et Marcenò 1985
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aggr. a Cynara cardunculus
aggr. ad Onopordon illyricum subsp. illyricum
aggr. a Dipsacus fullonum
SILYBO-URTICION Sissingh ex Br.-Bl. et O. de Bolòs 1958
Silybo mariani-Urticetum piluliferae Br.-Bl. 1936
Consorzi a megaforbie sciafilo-nitrofile degli stazzi abbandonati
GALIO-URTICETEA Passarge ex Kopecký 1969
GALIO APARINES-ALLIARIETALIA PETIOLATAE Görs et Müller 1969
BALLOTO-CONION MACULATI Brullo in Brullo et Marcenò 1985a
Galio aparines-Conietum maculati Rivas-Martínez ex Lopez 1978
VEGETAZIONE NITROFILA DEGLI AGRO-ECOSISTEMI
Consorzi segetali delle colture cerealicole
PAPAVERETA RHOEADIS Brullo, Scelsi et Spampinato 2001
PAPAVERETALIA RHOEADIS Hüppe et Hofmeister ex Theurillat et Al. 1995 em. Brullo et
Al. 2001
RIDOLFION SEGETI Nègre ex Rivas-Martínez, Fernández-González et Loidi 1999
Consorzi subnitrofili delle colture permanenti e degli incolti
STELLARIETEA MEDIAE R. Tx. Lohmeyer et Preising ex von Rochow 1951 em.
POLYGONO-CHENOPODIETALIA ALBI R. Tx. et Lohmeyer in R. Tx. 1950 em. J. Tx. In
Lohmeyer et Al. 1962
FUMARION WIRTGENII-AGRARIAE Brullo in Brullo et Marcenò 1985°
SOLANO NIGRI-POLYGONETALIA CONVOLVULI (Sissingh in Westhoff et Al. 1946) O. de
Bolòs 1962
DIPLOTAXION ERUCOIDIS Br.-Bl. in Br.-Bl., Gajewski, Wraber et Walas 1936 em. Brullo
et Marcenò 1980
THERO-BROMETALIA (Rivas-Goday et Rivas-Martínez ex Esteve 1973) O. de Bolòs 1975
HORDEION LEPORINI Br.-Bl. in Br.-Bl., Gajewski, Wraber et Walas 1936 corr. O. Bolòs
1962
Chrysanthemo coronarii-Silybetum mariani Brullo 1983
Hordeo leporini-Onopordetum illyrici Brullo et Marcenò 1985a
Hordeo leporini-Carduetum argyroae Brullo et Marcenò 1985a
ECHIO-GALACTITION TOMENTOSAE O. de Bolòs et Molinier 1969
Hedysaro coronarii-Lavateretum trimestris Maugeri 1975
Meliloto messanensi-Hordeetum marini Brullo 1983
Centauretum schouwii Brullo 1983
aggr. a Vicia bithynica
FEDIO-CONVOLVULION CUPANIANI Brullo et Spampinato 1986
Ononido exalopecuroidi-Vicietum siculae Brullo et Marcenò 1985a corr.
Chamaemelo fuscati-Silenetum fuscatae Brullo et Spampinato 1986
aggr. a Elaeoselinum asclepium e Dactylis glomerata
Schede tecniche sulle unità del paesaggio vegetale
Di seguto vengno descritte le principali unità di paesaggio vegetale nonché i mosaici di
alleanze fitosociologiche che trovano riscontro nella specifica carta della vegetazione (Tav.
6)
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- Vegetazione acquatica
Nei campioni d’acqua delle bocche dei vulcanelli e delle polle adiacenti sono stati riscontrati
popolamenti monospecifici di Nitzschia scalpelliformis Grunow. Questa diatomea
subcosmopolita vive esclusivamente nelle acque salmastre costiere e nelle acque salate
dell’entroterra dove, come nel nostro caso, può rinvenirsi abbondante (COX, 1996). Alle
Macalube quest’alga colonizza acque piuttosto alcaline, con valori di pH compresi tra 8,5 e
8,9 (FAVARA et alii, 2001).
Consorzi di macroalghe dulciacquicole sommerse
Buona parte degli stagni effimeri formati dall’acqua piovana, che si trovano disseminati della
riserva naturale, ospitano aggruppamenti a Chara vulgaris L. (WOOD & IMAHORI, 1965),
riferibili all’associazione Charetum vulgaris (all. Charion fragilis, ord. Charetalia hispidae)
della classe Charetea fragilis, che include tutti i consorzi di macroalghe tipici delle acque
basiche da meso- a eutrofiche.
Specie guida: Chara vulgaris.
Consorzi di idrofite radicanti
La classe Potametea Klika in Klika et Novàk 1941 comprende le comunità di idrofite
dulciacquicole radicanti. All’ordine Potametalia W. Koch 1926 e, probabilmente, all’alleanza
Zannichellion pedicellatae Schaminée, Lanjouw et Schipper 1990 em. Pott 1992, va riferito il
denso popolamento di Zannichellia sp., osservato negli anni passati sulle sponde melmose e
poco inclinate del maggiore degli stagni stemporanei, ad una profondità massima di circa 80120 cm.
Specie guida: Zannichellia sp.
- Vegetazione anfibia
Praterie emicrittofitiche subaloigrofile dei margini esterni delle paludi e dei corsi d’acqua
salmastri
All’alleanza Juncion maritimi (ord. Juncetalia maritimi, cl. Juncetea maritimi) vengono
riferiti i giuncheti e i prati salati e salmastri, dominati da elofite perenni (geofite ed
emicriptofite). In particolare, nei paesi mediterranei appare difficile differenziare
ecologicamente e floristicamente i prati salati che crescono sui margini delle pozze effimere
su substrati marnoso-argillosi dell’interno dagli analoghi consorzi costieri. Secondo GÉHU &
BIONDI (1995), i prati costieri di questo tipo vanno riferiti alla suballeanza Puccinellienion
festuciformis.
A poche centinaia di metri dall’oliveto, la porzione superiore di uno dei principali torrenti
immissari del Vallone Macalube ospita un nucleo di vegetazione a Juncus rigidus.
Specie guida: Juncus subulatus e J. rugidus.
Consorzi a grandi elofite rizomatose dei margini superiori degli ambienti umidi
Alle Macalube la vegetazione elofitica stress-tollerante dell’alleanza Phragmition (ord.
Phragmitetalia, cl. Phragmito-Magnocaricetea) è presente nelle pozze temporanee più ampie
e profonde, dove il tenore salino del suolo è mitigato dalle acque piovane. Qui essa è
rappresentata dal Phragmitetum communis e dal Typhetum angustifoliae. La prima
associazione si rinviene in maniera diffusa ma discontinua in alcune vallecole nella porzione
meridionale del sistema dei calanchi e lungo il Vallone Macalube, sino a pochi anni fa
gravemente disturbato dai pesanti interventi meccanici ai suoi margini e tuttora incessamente
minacciato dagli incendi colposi estivi connessi con la bruciatura scriteriata delle stoppie.
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Phragmites australis, ben adattato ad un elevato tenore di sali e di nutrienti, tende a formare
dei popolamenti densi pressocché monospecifici sulle sponde del torrente. Nonostante il suo
scarso pregio botanico, questa formazione costituisce un aspetto fisionomicamente ed
ecologicamente significativo. Essa infatti viene utilizzata dall’avifauna nidificante. Lembi di
Typhetum angustifoliae si rinvengono lungo i bassi fondali di alcuni stagni temporanei.
Tollerante al disturbo del pascolo ovino e favorito dall’apporto dei fertilizzanti chimici
dilavati dalle colture cerealicole adiacenti, nel corso degli anni ’90 del secolo scorso questo
consorzio è stato protagonista di una rapida colonizzazione degli stagni di maggiori
dimensioni, dove oggi tuttavia la loro espansione sembra essere cessata. Nel corso dell’ultimo
biennio si è registrato l’ingresso di Schoenoplectus lacustris in uno degli stagni temporanei
posti a nord dell’area dei vulcanelli.
Per i calanchi di Adrano, BRULLO & SIRACUSA (2000) descrivono delle associazioni dominate
da elofite subalofile, che pongono in una nuova alleanza dei Phragmito-Magnocaricetea,
l’Agrostio scabriculmis-Elytrigion athericae. Dubbia appare tuttavia la reale autonomia di
questo syntaxon, che appare poco differenziato in termini ecologici dallo Juncion maritimi,
cui peraltro sono da riferire gran parte delle poche specie (Juncus subulatus, Elythrigia
atherica, Carex distans) designate come differenziali. Nelle piccole conche depresse del
pianoro a Nord dell’area dei vulcanelli, e qua e là sui margini degli stagnetti tra i calanchi, si
osservano densi aggruppamenti paucispecifici dominati da Juncus subulatus e Festuca
arundinacea, che formano delle vere e proprie cinture. Aspetti simili sono noti per
Pietraperzia (BRULLO et alii, 1980), per l’Isola Grande dello Stagnone (BRULLO & DI
MARTINO, 1974). Questi consorzi sono affine ecologicamente al Festuco arundinaceaeJuncetum subulati (BRULLO & SIRACUSA, 2000) dei calanchi di Adrano; anche alle Macalube
peraltro Festuca arundinacea predilige le zone rialzate delle cinture a Juncus subulatus.
In prossimità del vallone Macalube, e nei thalweg più incassati del sistema dei calanchi, si
riscontrano lembi di prateria igrofila e subnitrofila dominata da grandi graminacee perenni.
Questi aggruppamenti, caratterizzati da Festuca arundinacea, Phalaris truncata e P.
coerulescens, con la frequente presenza di Bupleurum fontanesii, tendono a costituire
formazioni più o meno continue nei tratti interessati dal ruscellamento delle acque piovane
invernali, e quindi meno salati e ricchi di sedimenti limoso-argillosi. Si tratta di consorzi
molto eterogenei e di difficile collocazione sintassonomica. Essi mostrano un’ecologia simile
al Phalarido coerulescentis-Agropyretum repentis, consorzio floristicamente povero, noto per
alcune zone interne della Sicilia (GENTILE, 1968; MARCENÒ et alii, 1978; BONOMO et alii,
1978; BRULLO & SPAMPINATO, 1991) e riferito all’alleanza Agropyro-Rumicion Nordhagen
1940 em. R.Tx. 1950 (ord. Plantaginetalia majoris R.Tx. et Preising in R.Tx. 1950, cl.
Molinio-Arrhenatheretea R.Tx. 1937), nonché all’aggruppamento a Festuca fenas, Trifolium
resupinatum e Melilotus sicula descritto per le aree calanchive poste tra Centuripe, Adrano e
Paternò da GENTILE & DI BENEDETTO (1962). Come questi tollera una marcata salinità edafica
e un forte stress termoidrico estivo. Per il loro aspetto subnitrofilo e semiruderale questi
consorzi andrebbero forse posti nell’Agropyrion pungentis (o nel Dauco-Melilotion Görs,
1966), che racchiude tutti gli aspetti di vegetazione perennante dei prati xerofili o
mesoxerofili, con composizione floristica intermedia tra le associazioni prettamente nitrofile
dell’Artemisietea vulgaris e le praterie perenni dei Festuco-Brometea (RIVAS-MARTÍNEZ et
alii, 1999).
Specie guida: Phragmites australis, Typha angustifolia, Schoenoplectus lacustris, Festuca
arundinacea, Phalaris sp. pl., Lathyrus grandiflorus.
Vegetazione igrofila pioniera effimera degli stagni temporanei
Sebbene il SIC ospiti diversi stagni temporanei mediterranei, non è stato possibile rinvenire
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comunità vegetali chiaramente riferibili alle associazioni riferite alla classe IsoëtoNanojuncetea, tipica di questi ambienti, fatta eccezione per circoscritti e esigui aggruppamenti
a Juncus bufonius. Si può tuttavia afermare la passata presenza (e prevedere il futuro
ripristino…) di aspetti riferibili all’alleanza Verbenion supinae, tipica dei suoli
periodicamente sommersi, ricchi di sostanze organiche provenienti dalla decantazione delle
acque di ruscellamento, osservabile nel periodo estivo ai margini dei bacini soggetti ad ampie
oscillazioni di livello e fortemente assolati.
Specie guida: Juncus bufonius.
Consorzi di prateria dei sistemi calanchivi e comunità briofitiche ad essi connesse
La vegetazione dei versanti dei calanchi appare sempre molto discontinua, con una
caratteristica distribuzione “a mosaico”, cioè eterogenea e dinamica in termini sia floristici sia
strutturali. La commistione tra aspetti effimeri e perenni che in genere vi si osserva trova una
spiegazione ecologica piuttosto semplice. Essa è il risultato diretto della “doppia stagionalità
ecologica” dei calanchi: le loro creste sono aride praticamente tutto l’anno, mentre sui pendii
concavi e alla loro base si assiste all’alternarsi tra un periodo piovoso con eccesso di acqua ed
un prolungato periodo arido. I vegetali di questi consorzi perenni - e di quelli terofitici che
convivono nei medesimi contesti topografici - si sono adattati a fronteggiare e sfruttare al
meglio tali condizioni. I primi concentrano la propria attività vegetativa nel periodo umido e
sono capaci di superare indenni la severa siccità estiva, le alofite annuali invece svolgono il
loro breve ciclo vitale (2-3 mesi) tra la fine dell’inverno e la primavera inoltrata, periodo in
cui i terreni sono ancora abbastanza (ma non troppo) umidi. Studiando la vegetazione di tutti i
sistemi calanchivi dell’Italia peninsulare, FERRARI & GERDOL (1987) identificano due
“cluster” principali tra i vegetali che vivono in questi contesti, cioè le terofite ruderali
mediterranee (riferite alla classe Stipo-Trachynietea) e le emicriptofite stress-tolleranti ad
affinità continentale. Secondo questi autori, gli unici consorzi propri dei calanchi fanno parte
del secondo gruppo, mentre la frequenza delle terofite alonitrofile va interpretata come indice
del fatto che i calanchi costituiscono delle aree marginali di rifugio per la vegetazione
alofitica ruderale. Ciò spiegherebbe l’ingresso si specie alofile caratteristiche di altre classi,
rilevata anche da BIONDI et alii (1988). Partendo da queste considerazioni, FERRARI &
GERDOL (1987) propongono due alleanze distinte su base fitogeografica (poste all’interno
della classe Festuco-Puccinellietea Soó 1968, corrispondente alla classe PuccinellioSalicornietea Topa 1939), ovvero il Parapholido incurvae-Agropyrion pungentis dell’area
appenninica e l’Anthemido praecocis-Podospermion cani, endemica della Calabria.
A proposito dei consorzi dei calanchi abbruzzesi, soggetti a clima mesomediterraneo
subumido, PIRONE (1995) riferisce invece all’alleanza Podospermo laciniati-Elythrigion
athericae gli aspetti di vegetazione perenne subalonitrofila (ord. Agropyretalia intermediominoris, cl. Artemisietea vulgaris), e all’alleanza Frankenion pulverulentae la vegetazione
terofitica alonitrofila dei dossi molto erosi (specie-guida: Hainardia cilyndrica, Anacyclus
tomentosus e Parapholis incurva) e quella dei fianchi in cui vi è accumulo di nutrienti e di
limo (specie-guida: Parapholis strigosa, Plantago coronopus subsp. commutata e Hordeum
marinum). BRULLO & SIRACUSA (2000), operando la stessa distinzione, riferiscono i consorzi
perenni alla nuova alleanza Agrostio scabriglumis-Elytrigion athericae (specie guida:
Elytrigia atherica, Elytrigia repens, Carex distans, Agrostis scabriglumis e Juncus subulatus),
e quelli annui alla nuova alleanza Gaudinio fragili-Podospermion cani (specie-guida:
Chamaemelum fuscatum, Scorzonera cana, Romulea ramiflora, Gaudinia fragilis, Parapholis
pycnantha), endemica della Sicilia e della Calabria meridionale.
Sulle creste nude e sui pendii più acclivi, in corrispondenza di forti processi erosivi, si
rinvengono consorzi discontinui a bassa copertura, caratterizzati da terofite aloxerofile e
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subnitrofile (GENTILE & DI BENEDETTO, 1962; VENTURELLA et alii, 1986; BIONDI et alii, 1988;
PIRONE, 1995), riferibili per lo più al Frankenion pulverulentae. In un contesto talmente
selettivo, il subentrare di un altro fattore limitante può essere decisivo. Ciò spiega perché la
copertura vegetale lungo i pendii meridionali dei calanchi sia pressoché nulla (come già
rilevato da CALZOLARI et alii, 1993, e da PIRONE, 1995), per cui su questi versanti i processi
erosivi sono particolarmente accentuati. Sebbene i calanchi disturbati siano colonizzati da
moltissime terofite opportuniste, esse non sembrano stabilizzarli, anche perché la banca di
semi del terreno viene continuamente rimaneggiata e rimossa dagli stessi processi erosivi
(GUÀRDIA & NINOT, 1993). Quantunque le specie annuali si consorzino in modo quanto mai
variabile, la flora degli “assemblages” terofitici pionieri a fioritura primaverile è pressoché
costante su tutti i sistemi calanchivi italiani. Ad esempio, il corteggio terofitico (Trachynia
distachyos, Scorpiurus muricatus subsp. subvillosus, Aegilops geniculata, Catapodium
rigidum, Scorzonera laciniata, Bromus hordeaceus, Parapholis strigosa e P. incurva, Picris
hieracioides, Blackstonia perfoliata) dei calanchi di Toscana (CALZOLARI et alii, 1993),
appare pressoché identico a quello osservato alle Macalube. Lo stesso dicasi per le specieguida dei consorzi effimeri mio-alofili e subnitrofili riportati per i calanchi degli Abruzzi, che
PIRONE (1995) attribuisce al Frankenion pulverulentae (Anacyclus tomentosus, Parapholis
strigosa e P. incurva, Plantago coronopus s.l. e Hainardia cylindrica). Secondo quest’ultimo
autore (e anche per BIONDI et alii, 1990, 1992), il Parapholido strigosae-Hordeetum marini
subass. hainardietosum cylindricae caratterizza i dossi sottoposti a marcata erosione, mentre i
bassi fianchi dei calanchi, in cui si ha un accumulo di limo e nutrienti per via del dilavamento,
sono
caratterizzati
dall’Anacyclo
tomentosi-Hainardietum
cylindricae
subass.
parapholidetosum incurvae.
Alle Macalube gli stessi ambienti sono dominati da aggruppamenti caratterizzati dalle
medesime terofite. Nelle aree umide-subumide debolmente inclinate dei calanchi della zona di
Adrano (versante SO dell’Etna), è stato descritto il Chamaemelo fuscati-Leontodontetum
muelleri (BRULLO & SIRACUSA, 2000), caratterizzato da una certa frequenza di Trisetaria
aurea (BRULLO et alii, 1994a). Aggruppamenti effimeri subaloigrofili simili sono stati
osservati anche alle Macalube. Tuttavia, la loro composizione molto variabile ne ha reso
oltremodo difficile la tipizzazione (PASTA, 2001). Lo stesso dicasi per gli aggruppamenti a
Sphenopus divaricatus, che occupano una nicchia identica a quella descritta per lo Sphenopo
divaricati-Spergularietum diandrae da BRULLO & SIRACUSA (2000).
Consorzi terofitici subalonitrofili dei substrati argillosi interessati da apporto idrico
invernale
La classe Saginetea maritimae (= Frankenietea pulverulentae Rivas-Martínez in RivasMartínez et Costa 1976), riunisce i praticelli effimeri a microfite pioniere alonitrofile. Questi
aspetti sono legati a suoli più o meno compatti, ricoperti da un sottile strato sabbioso-limoso,
salati e ricchi di nutrienti, soggetti a brevi periodi di sommersione durante la stagione
autunnale e invernale, e aridi per il resto dell’anno. Tali condizioni edafiche si riscontrano in
primavera sui bordi e sul fondo delle piccole depressioni: man mano che queste si
prosciugano, i sali si depositano ed i resti secchi delle macroalghe e delle idrofite formano dei
feltri in decomposizione su cui si sviluppa la vegetazione xeronitrofila effimera. Questa si
riscontra spesso all’interno delle formazioni degli Juncetea maritimi e ospita specie
trasgressive della classe Isoëto-Nanojuncetea Br.-Bl et R. Tx. Ex Westhoff, Dijk et Passchier
1946. È il caso del Polypogonetum subspathacei (all. Frankenion pulverulentae, ord.
Frankenietalia pulverulentae), che vegeta sui margini di alcuni stagni temporanei poco
inclinati.
Altrove lo stesso microambiente è occupato da popolamenti a Mesembryanthemum
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nodiflorum. Questa ed altre specie alofile della Saginetea maritimae raggiungono
probabilmente le Macalube per trasporto passivo da parte dei numerosi uccelli che ne
sfruttano le piccole aree umide come punto di sosta e foraggiamento nel corso dei loro flussi
migratori. L’ornitocoria è stata già invocata per spiegare la marcata impronta “costiera” della
vegetazione spondale di altri corpi idrici interni della Sicilia, come il Lago di Pergusa (CALVO
et alii, 1995).
Specie guida: Aegilops geniculata, Anacyclus tomentosus, Catanache lutea, Catapodium sp.
pl., Chamaemelum fuscatum, Hainardia cilyndrica, Hordeum geniculatum, Parapholis sp. pl.,
Picris hieracioides, Plantago coronopus s.l., Polypogon maritimus subsp. subspathaceus,
Romulea ramiflora, Scorzonera cana e S. laciniata, Sphenopus divaricatus, ecc.
Consorzi terofitici basifili
All’interno della prateria a Lygeum (vedi oltre) si osservano di frequente aggruppamenti
mono- o paucispecifici di specie riferibili alla classe Stipo-Trachynietea distachyae ed
all’alleanza Trachynion distachyae. Particolarmente frequenti sono gli aggruppamenti a
Trachynia distachyos e/o Hypochoeris achyrophorus. Altrove, in seguito all’abbandono
colturale, i pendi dolci sono caratterizzati da un aggruppamento ad Hedysarum glomeratum
che precede la ricostituzione della prateria a Lygeum, cui partecipano spesso specie di
interesse biogeografico come Echinaria capitata subsp. todaroana, Lavatera agrigentina e
Scabiosa parviflora. Questi praterelli presentano una descrita ricchezza floristica ed ospitano
la maggior parte delle orchidacee e delle interessanti comunità muscinali presenti nel SIC.
Specie guida: Blackstonia perfoliata, Bromus hordeaceus, Catapodium sp. pl., Hedysarum
glomeratum, Hypochoeris achyrophorus, Scorpiurus muricatus s.l., Trachynia distachyos,
ecc.
Consorzi delle praterie perenni a dominanza di emicriptofite
Le praterie perenni xerofile mioalofile (cl. Lygeo-Stipetea, ord. Lygeo-Stipetalia) che
ricoprono i calanchi sono attribuite al Moricandio-Lygeion sparti. Questa alleanza, endemica
della Sicilia e della Calabria meridionale, è legata a suoli alomorfi, argilloso-marnosi, membri
della serie evaporitica siciliana. Le formazioni che ne fanno parte costituiscono un vero e
proprio “climax edafico”. Infatti la struttura fisica e chimica del substrato e gli intensi e
costanti processi erosivi che lo caratterizzano impediscono una “normale” pedogenesi e una
successione che porti al climax zonale. Nell’area delle Macalube si osservano aspetti riferibili
al Lygeo sparti-Lavateretum agrigentinae, associazione individuata da specie caratteristiche
per lo più endemiche (Lavatera agrigentina, Scabiosa parviflora e Allium agrigentinum).
Nota per l’Ennese, il Nisseno e l’Agrigentino, essa si riscontra nell’area potenziale del
Quercion ilicis e talora in quella dell’Oleo-Ceratonion (BRULLO, 1985). Nelle aree meno
disturbate del SIC, la prateria xerofila costituisce la tipologia di vegetazione più diffusa e
floristicamente più ricca. I cespi di Lygeum spartum costituiscono un prezioso “rifugio” per
numerose erbe annue e perenni (GENTILE, 1962; BRULLO et alii, 1994b), limitando l’effetto
dannoso del pascolo e fornendo un microclima che presumibilmente garantisce la durata
ottimale del loro ciclo biologico. Le stesse specie che crescono abbondanti e rigogliose alla
base delle piante di Lygeum spartum, negli spazi aperti limitrofi denotano invece uno stress
idrico ben più accentuato, che spesso comporta la marcata riduzione o la brusca interruzione
del ciclo vegetativo nelle specie perenni e del ciclo di fioritura nelle specie annue. Come già
evidenziato da BRULLO et alii (1985, 1991a), Lygeum spartum, grazie al suo robusto apparato
radicale reptante, appare l’unica pianta in grado di fornire una copertura pari a 60-90% e di
fronteggiare l’erosione su questo tipo di substrati, colonizzando i pendii argillosi con
inclinazioni di 30°-50°. Si tratta a tutti gli effetti dell’ultimo baluardo contro l’erosione dei
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versanti argillosi con elevati valori di inclinazione, cosicché dopo lo smantellamento
meccanico delle praterie, si ha un denudamento pressoché totale dei versanti, il cui recupero
appare oltremodo lento e difficile.
In un’area molto ristretta, posta nella zona A della Riserva, si rinviene un lembo di
vegetazione riferibile all’Asteretum sorrentinii. Questo consorzio pioniero debolmente
nitrofilo, endemico dei calanchi della Sicilia centro-occidentale, mostra in genere un carattere
piuttosto mesofilo, ricadendo per lo più nella fascia del Quercion ilicis (550-900 m s.l.m.),
dove le precipitazioni medie annue oscillano tra 700 e 900 mm e le temperature medie annue
sono di 13,5-16,5 °C. Questa cenosi predilige i versanti piuttosto inclinati (20°-40°), dove
realizza una copertura rada pari a 35-60(70)%. Trovandosi fuori dal suo optimum climatico,
alle Macalube il syntaxon appare particolarmente impoverito sotto il profilo floristico. Già
VENTURELLA et alii (1986) avevano evidenziato la scarsa differenziazione floristica di questo
consorzio: il disturbo dovuto all’incendio e al dilavamento facilita l’ingresso di parecchie
terofite subalonitrofile provenienti dagli ambienti colturali circostanti. Cionondimeno, anche
negli altri lavori che lo concernono (RAIMONDO et alii, 1981; BRULLO et alii, 1985) questo
consorzio viene collocato unanimemente nei Lygeo-Stipetalia. Questa interpretazione va
rivista alla luce del già citato lavoro di BRULLO & SIRACUSA (2000): l’Asteretum sorrentinii
va forse collocato nel Gaudinio fragili-Podospermion cani. Scorzonera cana vi è infatti
frequentissima e sostituisce con aggruppamenti monospecifici la cenosi ad Aster sorrentinii
nei casi di eccessivo disturbo, colonizzando i versanti nudi e molto inclinati (70°-80°)
sottoposti a forte erosione.
Degno di nota è il numero cospicuo di erbe bulbose e tuberose, come Aetheorhiza bulbosa,
Asphodelus ramosus, Asphodeline lutea, Charybdis pancration, Colchicum cupanii, Iris
planifolia, Leontodon tuberosus, Moraea sisyrinchium, Narcissus serotinus, Poa bulbosa,
Prospero autumnale, Romulea ramiflora, ecc., che partecipano al mosaico dominato dal
Lygeum; questi consorzi a prevalenza di geofite andrebbero forse attribuiti alla classe Poëtea
bulbosae Rivas-Goday et Rivas-Martínez in Rivas-Martínez 1978 e, più precisamente,
all’ordine Poëtalia bulbosae Rivas-Goday et Rivas-Martínez in Rivas-Goday et Ladero 1970
ed all’alleanza Leontodonto tuberosi-Bellidion sylvestris Biondi, Filigheddu et Farris 2001.
Anche nelle zone meno inclinate si assiste oggi alla formazione di prati dominati da geofite
bulbose o tuberose Il degrado dei consorzi igrofili degli Juncetalia maritimi e dei
Phragmitetalia danno vita alla formazione di una prateria subigrofila monospecifica ad
Arundo collina, riferita all’alleanza Bromo-Oryzopsion e nota per numerose località della
Sicilia centro-meridionale (SORTINO et alii, 1974; FERRO, 1980; BRULLO & SPAMPINATO,
1991). Lungo i bordi di strade e sentieri in condizioni subnitrofile e subruderali soggette a
microclimi moderatamente umido, specialmente lungo il crinale che costituisce il limite
settentrionale del SIC, si riscontrano altri consorzi riferiti al Bromo-Oryzopsion: si tratta del
Mantisalco salmanticae-Oryzopsietum miliaceae, descritto da BARTOLO et alii (1990) per
l’isola di Lampedusa. Lungo il tratto più orientale della prozione del Vallone Macalube che
attraversa il SIC si osserva un aggruppamento ad Echium italicum subsp. siculum e
Verbascum sinuatum, anch’esso riferito al Bromo-Oryzopsion.
Specie guida: Allium agrigentinum, Aster sorrentinii, Lavatera agrigentina, Lygeum spartum
e Scabiosa parviflora, Arundo collina.
Briocenosi delle radure dei consorzi di prateria
Le informazioni disponibili sulla vegetazione muscinale delle Macalube derivano dai
contributi di PRIVITERA & PUGLISI (1993, 1994). Si tratta di aspetti riferiti all’ordine
Barbuletalia unguiculatae (cl. Barbuletea unguiculatae), che include le comunità muscinali
terricole che crescono sui suoli nudi e sui protosuoli (BRULLO et alii, 1991b). Più
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precisamente, all’interno dei lembi più aperti del Lygeo sparti-Lavateretum agrigentinae, si
riscontrano consorzi xerofili attribuiti all’alleanza Tortellion flavovirentis, che comprende le
due associazioni Tortello flavovirentis-Bryetum torquescentis e Tortello flavovirentisTrichostometum crispuli. Queste comunità termosciafile e basifile manifestano un
comportamento pioniero sui suoli compatti della prateria. La prima associazione è diffusa
nelle aree più calde del Mediterraneo; la seconda, inizialmente descritta per la Sardegna e la
Basilicata, è stata riscontrata per la prima volta in Sicilia proprio alle Macalube.
All’alleanza Homalothecio aurei-Pleurochaetion squarrosae appartiene invece il
Rhynchostegietum megalopolitani, associazione sciafila diffusa sui suoli relativamente più
evoluti delle superfici pianeggianti poste all’interno delle praterie più mature. Sino ad oggi
essa è nota solo per l’Aspromonte meridionale, le Macalube di Aragona, l’area etnea e
l’Ennese (PRIVITERA & PUGLISI, 1996, 2000). I suddetti consorzi muscinali, coi loro elevati
indici di copertura (pari a 40-100% e 60-90% rispettivamente), stabilizzano e compattano la
superficie del suolo, formando un microambiente peculiare. Molte specie erbacee appaiono
prediligere questi “tappeti”, di cui forse sfruttano la capacità di trattenere l’umidità: è il caso
di molte orchidee, in particolare delle Serapias. Sui tratti più inclinati e più umidi dei calanchi
si rinvengono aspetti del Dicranelletum rubrae Giacomini 1982 (ord. Phascion cuspidatae
Waldheim 1947). A detta di PRIVITERA & PUGLISI (1993), quest’associazione umicola e
piuttosto mesofila ha proprio alle Macalube la stazione più meridionale nota per l’Italia.
Vegetazione pre-forestale azonale
Fruticeti subalonitrofili a chenopodiacee
La classe Pegano-Salsoletea comprende tutti i fruticeti alo-nitrofili degli ambienti
termomediterranei semidesertici. In particolare, gli aspetti presenti nella Sicilia meridionale
ricadono nell’ordine Salsolo vermiculatae-Peganetalia harmalae, caratterizzato da
chenopodiacee perenni ad habitus succulento, e nell’alleanza Salsolo vermiculatae-Peganion
harmalae. Il Salsoletum agrigentinae, citato per le Macalube da BRULLO et alii (1985),
prevale nelle stazioni calanchive più erose delle zone più aride della Sicilia interna (Ennese,
Nisseno, alto bacino del Simeto) e degli Erei (BARTOLO et alii, 1982). Questa associazione
contrae legami dinamici con le associazioni dei Lygeo-Stipetalia. Il pianoro adiacente l’area
dei vulcanelli, caratterizzato da una formazione arbustiva molto rada e discontinua, assume un
aspetto “lunare”: qui i pulvini, formati da uno o più individui di Suaeda vera e Salsola
agrigentina, formano delle vere e proprie “isole”, al cui interno si rinvengono numerose
terofite mio-alofile.
Specie guida: Salsola agrigentina e Suaeda vera.
Arbusteti e boscaglie termoigrofile pioniere degli ambienti subsalsi
All’alleanza Tamaricion africanae (ordine Nerio-Tamaricetalia, classe Nerio-Tamaricetea)
vanno riferiti gli esigui popolamenti a Tamarix africana osservabili qua e là, sulle sponde
soleggiate di alcuni stagni e in alcuni tratti del Vallone Macalube. Questi nuclei rivestono
un’importanza del tutto secondaria in termini di estensione, ma indicano le potenzialità del
territorio, i cui piccoli impluvi un tempo ospitavano probabilmente interessanti esempi di
boscaglia termo-igrofila. Il loro degrado ha portato il più delle volte alla formazione di
aggruppamenti poco strutturati, cui si accompagnano spesso aggruppamenti a Dittrichia
viscosa, già rilevati in aree simili in Sicilia centro-meridionale (SORTINO et alii, 1974; FERRO,
1980; BRULLO & SPAMPINATO, 1991), nonché sui pendii meno inclinati posti alla base dei
calanchi abruzzesi (PIRONE, 1995).
Specie guida: Tamarix africana e Dittrichia viscosa.
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Vegetazione ruderale
Consorzi casmo-nitrofili dei ruderi
A ridosso dei muri dei ruderi presenti all’interno del SIC, ed in particolare alle Case
Salomone, si riscontrano aspeti di vegetazione nitrofila riferibili alla classe Parietarietea e, in
particolare, all’associazione Parietarietum judaicae (Arènes 1929) Oberdorfer 1969. Si tratta
di una comunità nitrosciafila tipica di ambienti freschi e protetti di bassa quota: è frequente
sui muri a secco (sia bassi che elevati) e sulle pareti di edifici ed opere stradali, si riscontra in
aree urbane e suburbane sino a 700-800 m s. l. m., in presenza di humus ben nitrificato.
Specie guida: Hyosciamus albus, Parietaria judaica.
Consorzi ipernitrofili delle aree intensamente disturbate
Le associazioni nitroxerofile riferite alla classe Onopordetea acanthii sono legate a stazioni
soleggiate su suoli poco strutturati e comunque secchi in estate. In particolare, l’ordine
Carthametalia lanati comprende comunità nitro-xerofile perennanti di ambienti steppici, per
lo più su substrati argilloso-marnosi o su litosuoli. Localmente sono stati osservati diversi
aggruppamnti riferibili all’Onopordion illyrici, alleanza che occupa una posizione intermedia
tra le associazioni prettamente nitrofile delle classi Onopordetea acanthii e Stellarietea
mediae e le praterie perenni degli Hyparrhenietalia hirtae, dei quali partecipano numerosi
taxa trasgressivi.
In particolare, in corrispondenza di piccole rotture di pendio poste alla base dei calanchi più
erosi si riscontrano aggruppamenti a Cynara cardunculus.
Specie guida: Carlina gummifera, Carthamus caeruleus subsp. caeruleus, Carthamus lanatus,
Cynara cardunculus, Cynoglossum creticum, Dipsacus fullonum, Notobasis syriaca,
Onopordum illyricum subsp. illyricum, Scolymus sp. pl., Silybum marianum, Urtica pilulifera,
ecc.
Consorzi a megaforbie sciafilo-nitrofile degli stazzi abbandonati
All’associazione Galio aparine-Conietum maculati (cl. Galio-Urticetea, all. Balloto-Conion
maculati) va riferito l’ aggruppamento termosciafilo, subigrofilo e ipernitrofilo delle
adiacenze di Case Salomone.
Specie guida: Conium maculatum e Galium aparine.
Vegetazione nitrofila degli agro-ecosistemi
La destinazione d’uso di ampie porzioni del SIC giustifica il fatto che esso ospiti un nutrito
contingente di specie e comunità nitrofile e sinantropiche legate alla ceralicoltura estensiva.
Consorzi segetali delle colture cerealicole
Le comunità segetali vengono riferite alla classe Papaveretea rhoeadis .Sino a pochi anni
orsono, la coltura del frumento era estremamente diffusa non solo nel comprensorio, ma
anche su vaste estensioni della riserva stessa (PASTA & LA MANTIA, 2001). Ciononostante, a
causa del massiccio ricorso ad erbicidi e concimi di sintesi, la vegetazione messicola (ord.
Papaveretalia rhoeadis) appare difficilmente estremamente semplificata e banalizzata e –
quindi – non tipificabile, anche se si può ipotizzare la sua appartenenza all’alleanza Ridolfion
segeti.
Specie guida: Ammi majus, Anemone coronaria, Daucus aureus, Galium tricornutum, Nigella
arvensis subsp. glaucescens, Papaver rhoeas, ecc.
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Consorzi subnitrofili delle colture permanenti e degli incolti
Piuttosto esigue sono le superfici del SIC destinate a colture permanenti (oliveti, madorleti e
vigneti), mentre piuttosto estese sono le aree caratterizzate da incolti giovani in seguito al
recente abbandono delle pratiche cerealicole al’interno della Riserva Naturale o per le normali
pratiche di rotazione o di avvicendamento colturale. In tutti questi casi si osservano aspetti di
vegetazione riferibili alla classe Stellarietea mediae.
In corrispondenza delle colture permanenti sarchiate si osservano consorzi riferibili alle
alleanze Fumarion wirtgenii-agrariae e Diplotaxion erucoidis.
Più articolata appare invece la vegetazione degli incolti, la cui varietà floristica (essi ospitano
ca. l’80% delle emergenze florstiche del SIC!) e strutturale appare fortemente influenzata da
marcate differenze nel regime di stress termoidrico, edafico (tenore trofico, salinità) e di
disturbo connesso con l’intensità dei processi erosivi naturali. Questi ultimi sono spesso
esasperati dagli incendi colposi e risentono tuttora della manomissione meccanica del rilievo
attuata sino al recente passato.
Più nel dettaglio, i versanti (calanchivi e non) esposti a sud sono spesso ricoperti da aspetti
piuttosto discontinui di vegetazione terofitica nitroxerofila, riferibili all’alleanza Hordeion
leporini.
Sui suoli pingui delle zone subpianeggianti del fondovalle dei torrenti, che si mantengono
umidi sino a maggio e ricevono un notevole apporto di nutrienti dal reticolo idrografico
circostante, si sviluppano consorzi erbacei lussureggianti e variegati sotto un profilo floristico,
riferibili all’alleanza Echio-Galactition tomentosae. Tra questi vale la pena di menzionare il
Centaureetum schouwii, associazione descritta per le aree argilloso-marnose interne della
Sicilia centro-occidentale da BRULLO (1983).
L’unità di vegetazione sinantropica più espressiva e più interessante sotto il profilo floristico
ed ecologico è senz’altro quella delle praterie che si formano dove sino a tempi recenti veniva
praticato l’avvicendamento tra colture cerealicole e leguminose allo scopo di far ricuperare al
terreno un adeguato tenore di azoto, per lo più in corrispondenza di versanti umidi esposti a
settentrione. Tali cenosi, riferibili all’alleanza Fedio-Convolvulion cupaniani, appaiono le più
ricche e complesse del SIC. Esse sono dominate da Elaeoselinum asclepium subsp.
asclepium, Daucus carota s.l., Kundmannia sicula, Dactylis glomerata subsp. glomerata,
Asphodeline lutea, Phalaris sp. pl., Avena barbata s.l., Bellardia trixago, Bromus hordeaceus,
Helminthotheca echiodies, Bellis perennis, Ophrys sp. pl., Orchis sp.pl., ecc. (AA.VV., 2006).
Per l’evato numero di orchidee e di specie trasgressive dei Lygeo-Stipetalia, tale consorzio
andrebbe forse riferito all’alleanza Thero-Brachypodion ramosi Br.-Bl. 1925, anche se si
registra un numero altrettanto elevato di emicriptofite bienni trasgressive dell’Onopordion
illyrici e dell’Echio plantaginei-Galactition tomentosae, come Galactites tomentosa,
Centaurea sicula, Centaurea solstitialis subsp. schouwii, Verbascum sinuatum, Echium
plantagineum, Urospermum dalechampii, ecc.
Alla stessa alleanza e, più precisamente, ad aspetti semplificati dell’assocazione Ononido
exalopecuroidi-Vicietum siculae vanno riferiti alcuni nuclei di vegetazione post-colturale
igrofila e subnitrofila rinvenuti nel fondo valle dei principali torrenti. Tali consorzi ospitano
gli unici popolamenti noti per il SIC di alcune delle emergenze floristiche, quali Ononis
exalopecuroides, Scorzonera deliciosa, Vicia narbonensis e Vicia sicula.
Specie guida: Centaurea sicula, Centaurea solstitialis subsp. schouwii, Daucus carota s.l.,
Echium plantagineum, Elaeoselinum asclepium subsp. asclepium, Fedia graciliflora,
Galactites tomentosa, Medicago sp. pl., Sulla coronaria, Trifolium sp. pl., Urospermum
dalechampii, Vicia sp. pl., ecc.
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Commento alla Carta della Vegetazione
La Carta della Vegetazione (Tav. 6) ribadisce quanto già osservato in occasione dell’analisi
dell’uso del suolo: gran parte del paesaggio locale è contraddistinto da formazioni segetali
legate alle colture ceralicole (all. Ridolfion segeti) ed agli incolti recenti (all. EchioGalactition e Fedio-Convolvulion cupaniani). Di minore estensione sono i consorzi ruderali
(Parietarion judaicae, Silybo-Urticion, Balloto-Conion maculati, Onopordion illyrici, BromoOryzopsion miliaceae, Hordeion leporini) e quelli nitrofili legati alle colture permanenti
(Fumarion wirtgenii-agrariae, Diplotaxion erucoidis).
Per ciò che concerne le ridotte superfici di paesaggio seminaturale, il SIC ospita due serie di
vegetazione, quella mioaloxerofila, connessa cioè al contesto morfologicamente instabile ed
edaficamente difficile dei calanchi, costituita da un mosaico di praterelli terofitici mioalofili
(all. Frankenion pulverulentae, Gaudio fragili-Podospermion canae) e dominata da aspetti di
prateria xerica perenne a Lygeum (all. Moricandio-Lygeion sparti) o ad Arundo collina
(Bromo-Oryzopsion miliaceae) nei contesti subumidi; gli la testa di questa serie è rapresentata
dai fruticeti a chenopodiacee arbustive (all. Salsolo-Peganion). Attualmente
complessivamente le tessere che costituiscono il mosaico di questa serie ricoprono l’11%
circa del SIC, ma in tempi piuttosto brevi (15-20 anni) si può presumere che anche i
seminativi incolti, che interessano ca. 26% del SIC, vi parteciperanno.
Le cenosi edafoigrofile connesse alla presenza degli stagni temporanei salmastri sono molto
localizzate, anche se l’aggruppamento a Juncus subulatus (all. Juncion maritimi) appare in
espansione. Ancora più localizzate appaiono le comunità microfitiche pioniere delle spond
temporaneamente sommerse (Verbenion supinae?) e le comunità idrofitiche (Charion fragilis
e Zannichellion pedicellatae).
Altre comunità igrofile e subnitrofile a acnne (Agrostio-Elytrigion athericae, Phragmition
australis) prediligono le psonde del Vallone Macalube e di altri impuvi del SIC, dov si
osservano nuclei molto sporadici di tamariceto (all. Tamarioni africanae).
2.3.1.4 Descrizione degli Habitat rinvenuti e commento alla Carta degli Habitat (B.3.4)
Le informazioni relative agli habitat del SIC ITA040008 “Macalube di Aragona” contenute
nella Scheda Natura 2000 (approvata dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente con
decreto del 5 maggio 2006) e quelle riportate nella relazione di commento della Carta degli
Habitat redatta nell’ottobre 2007 da Agristudio s.r.l. per conto dell’Assessorato Regionale
Territorio e Ambiente, vengono presentate rispettivamente nelle prime tabelle 2.3.1.4 a e
2.3.1.4 b. La lettura critica del Manuale d’Interpretazione degli Habitat (“EUR27”), abbinata
ai sopralluoghi ed ai rilievi di campo, utili ai fini di una migliore “comprensione” del
paesaggio naturale delle Macalube, hanno permesso di arricchire la lista degli habitat delle
Macalube (Tab.2.3.1.4. c).
Tab. 2.3.1.4 a – Habitat presenti nel SIC ITA040008 “Macalube di Aragona” secondo i dati ufficiali
contenuti nel Formulario Standard di Natura 2000 (D.A. del 5.5.2006)
Codice e denominazione degli habitat
indicati nella scheda del Sito
1410 - Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)
1430 - Perticaie alonitrofile (Pegano-Salsoletea)
3170* - Stagni temporanei mediterranei
6220* - Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero-Brachypodietea
Totale superficie SIC interessata da habitat
Superficie
(ha)
%
7,0
5,0
8,0
33,0
53,0
74
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Tab. 2.3.1.4 b – Habitat presenti nel SIC ITA040008 “Macalube di Aragona” secondo Agristudio s.r.l.
(ottobre 2007).
Codice e denominazione degli habitat
individuati nella Carta degli Habitat redatta da Agristudio
Superficie
(ha)
%
-
0,8
21,8
6,3
1430 - Perticaie alonitrofile (Pegano-Salsoletea)
6220* - Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero-Brachypodietea
92D0 - Foreste a galleria e arbusteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e
Securinegion tinctoriae)
Totale superficie SIC interessata da habitat
28,9
Tab. 2.3.1.4 c – Habitat presenti nel SIC ITA040008 “Macalube di Aragona” sulla base dei
rilievi compiuti nella primavera 2008.
CATEGORIE DI RILEVAMENTO DELLA CARTA DEGLI HABITAT
Codice
Denominazione
Superficie
degli habitat (e dei mosaici di habitat)
(ha)
%
descritti nella Carta degli Habitat
1410_f / Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia
3170*_r maritimi)_frequente/*Stagni temporanei mediterranei_rado
0,90
0,26
Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)_rado /
2,05
0,58
1430_r / *Steppe salate mediterranee (Limonietalia)_rado /
1510*_r / *Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero6220*_r Brachypodietea_rado
1510*_f /
1430_r /
6220*_r
3140_r
3140_r /
3150_r
*Steppe salate mediterranee (Limonietalia)_frequente /
Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)_rado /
*Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei TheroBrachypodietea_ rado
Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara
spp_rado
Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara
spp_rado /
Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo
Magnopotamion o Hydrocharition_rado
Totale superficie SIC interessata da habitat
*: habitat prioritari; f = frequente; r = rado
35,27
10,24
0,35
0,10
0,16
0,05
38,69
11,2
Come già detto nella parte metodologica, i codici degli habitat sono stati individuati tenendo
conto della condizione rilevata del SIC, in cui sono frequenti, all’interno dei poligoni di
rilevamento, strutture a mosaico. Inoltre a ciascun habitat è stato attribuito un indice (p-f-r)
che esprime il “peso” di ciascuno degli habitat che partecipano al mosaico stesso (puro;
frequente; rado). Il primo degli habitat che compongono il mosaico è l’habitat prevalente, che
fisionomizza l’area di rilevamento.
75
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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I codici p-f-r vengono riportati nel data base degli habitat esclusivamente a fini gestionali, e
conseguentemente non vengono visualizzati nella carta degli habitat per maggiore semplicità
e chiarezza di rappresentazione, come già spiegato nella parte metodologica.
Qui di seguito vengono sinteticamente descritti gli habitat ed i mosaici di habitat osservati nel
territorio.
1) cod. 1410 - Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) - L’habitat costituito
dai “prati salati mediterranei (Juncetalia maritimi)” corrisponde a popolamenti
monospecifici a Juncus subulatus e pertanto non riveste un particolare interesse scientifico
né conservazionistico di per sé, ma potrebbe evolvere verso aspetti più ricchi e
diversificati. Esso risulta talora sostituito da canneti ad Arundo collina e/o a Phragmites
australis, soprattutto in corrispondenza del thalweg dei piccoli impluvi presenti nella
porzione meridionale del sistema dei calanchi e lungo il Vallone Macalube, dove,
specialmente sino a pochi anni fa, pesanti si manifestavano i segni del disturbo antropico
connesso con i massicci interventi meccanici ed i frequenti incendi dolosi estivi.
2) cod. 1430 - Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea) - Gli “arbusteti alonitrofili” locali, riferiti ai Pegano-Salsoletea, appaiono piuttosto disturbati, discontinui e
impoveriti a causa del passato impatto dei danni meccanici provocati dal passaggio dei
mezzi agricoli, dal pascolo e dagli incendi dolosi. Infatti, la pregressa pressione antropica
ha fatto sì che alcune delle specie caratteristiche di tali formazioni siano oggi presenti in
maniera piuttosto sporadica e discontinua e che alcune siano addirittura scomparse del
tutto, come Salsola verticillata e Atriplex halimus. Inoltre, il corteggio erbaceo di tali
formazioni appare tuttora perturbato dall’apporto di nutrienti provenienti dagli ex-coltivi
adiacenti, con l’ingresso di numerosi taxa nitrofili e/o ruderali, che ne banalizzano la
fisionomia.
3) cod. 3170* - Stagni temporanei mediterranei - Sulle sponde dei locali “stagni
temporanei mediterranei”, habitat prioritario, sono state rinvenute ben poche microfite
anfibie caratteristiche, probabilmente scomparse o rarefatte in seguito alla passata
manomissione delle sponde di questi piccoli corpi idrici e all’apporto continuo di
sedimento e di nutrienti. Di contro, negli anni scorsi, soprattutto negli stagni più bassi e
disturbati, si era registrata una significativa espansione dei popolamenti a mazzasorda,
riferiti al Typhetum angustifoliae, probabilmente favoriti dal disturbo del pascolo e
dall’apporto di fertilizzanti chimici dilavati dalle colture cerealicole adiacenti. Questo
processo appare oggi arrestato dalla cessazione delle fonti di disturbo. La scarsa copertura
delle cenosi a Juncus microfitici induce a trattare questo habitat.
4) cod. 6220* - Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero-Brachypodietea Negli spazi aperti della prateria perenne mio-aloxerofila a Lygeum spartum e nei tratti più
acclivi dei calanchi non disturbati si rinvengono consorzi terofitici effimeri riferibili
all’habitat prioritario “Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei TheroBrachypodietea”. Nel corso dei sopralluoghi effettuati non sono stati rinvenuti praterelli
microfitici puri di estensione significativa; di contro, tali aspetti partecipano sempre al
mosaico mio-aloxerofilo assieme agli arbusteti a chenopodiacee dei Pegano-Salsoletea ed
alla prateria perenne a Lygeum spartum (cfr. mosaici di cui ai punti 6 e 7).
5) cod. 92D0 - Foreste a galleria e arbusteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e
Securinegion tinctoriae) - Sebbene presenti, i nuclei di boscaglia pioniera termo-igrofila
riparia a tamerice maggiore, essendo estremamente ridotti e discontinui, non sono stati
presi in considerazione. Va tuttavia segnalata la loro recente espansione, favorita sia
direttamente - grazie agli impianti effettuati in seno al Progetto “LIFE04 NAT/IT/000182:
Conservazione degli habitat delle Macalube di Aragona” (d’ora in poi “Progetto LIFE”) 76
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sia indirettamente, per diffusione spontanea in seguito al ripristino della funzionalità e
della geometria di alcuni degli stagni temporanei presenti nel SIC.
6) 1410_f/3170*_r - Mosaico di vegetazione igrofila delle sponde degli stagni temporanei
riferibile agli habitat “Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)” (prevalente) e
“Stagni temporanei mediterranei” (molto raro). Nel corso dei sopralluoghi effettuati è
risultato impossibile distinguere da un punto di vista cartografico l’ubicazione delle cenosi
riferibili agli Juncetea maritimi da quelle dell’Isoëto-Nanojuncetea, i cui habitat
corrispondenti vengono pertanto trattati come mosaico, dove tuttavia in termini di
frequenza, di biomassa e di copertura prevale nettamente il primo aspetto sul secondo.
7) 1430_r/1510*_r/6220*_r - Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)_rado /
Steppe salate mediterranee (Limonietalia)_rado / Pseudosteppa con erbe perenni ed
annue dei Thero-Brachypodietea_ rado - Mosaico dei calanchi e dei substrati argillosi
acclivi ed accidentati, caratterizzato dalla commistione dei medesimi tre habitat
caratterizza anche i calanchi ed i settori più mossi del paesaggio seminaturale del SIC. Si
differenzia dal mosaico successivo l’estrema asprezza del paesaggio che lo caratterizza.
8) 1510*_f/1430_r/6220*_r - Mosaico dei substrati argillosi suborizzontali con aspetti
riferibili alle steppe salate mediterranee, alle perticaie alo-nitrofile (Pegano-Salsoletea) ed
ai praticelli effimeri microfitici dei Thero-Brachypodietea. Sebbene prive delle specie
differenziali delle comunità della Penisola Iberica, territorio per il quale sono state
descritte ed inserite nella lista degli habitat comunitari, le locali praterie a Lygeum
spartum possono essere ricondotte all’habitat prioritario “Steppe salate mediterranee
(Limonietalia)” (cod. 1510). Dello stesso parere si sono peraltro mostrati già in diverse
occasioni i consulenti scientifici che hanno curato la nuova edizione delle schede relative
ai SIC/ZPS siciliani: in contesti analoghi essi hanno attribuito tali formazioni di prateria
perenne mioalofila all’habitat in questione, che va pertanto aggiunto alla scheda realtiva al
SIC delle Macalube. Si tratta dell’habitat che meglio si è conservato, quanto meno in
termini di continuità, nonostante i forti disturbi subiti nel recente passato per le attività
agro-pastorali. Gran parte dei popolamenti ad orchidee si riscontrano in corrispondenza di
queste praterie. Le praterie a Lygeum costituiscono l’aspetto più denso e prevalente di un
mosaico cui partecipano anche i consorzi riferiti agli habitat 1430 e 6220*; questo
mosaico caratterizza le zone subpianeggianti e poco mosse del SIC. Il popolamento locale
di Aster sorrentinii, specie d’interesse prioritario ai sensi della Dir 92/43 della CEE, si
colloca all’interno di questa tipologia di mosaico.
9) 3140_r – Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp_rado Vegetazione idrofitica degli stagni temporanei locali caratterizzata da un aggruppamento a
Chara vulgaris che può essere ricondotto all’habitat comunitario “Acque dure
oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp.” (cod. 3140). Questo habitat,
espressivo ed integro sotto il profilo floristico-strutturale, ricopre tuttavia superfici ridotte
(<5.000 m2);
10) 3140_r/3150_r – Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara
spp_rado / Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o
Hydrocharition_rado - Aspetti di mosaico di vegetazione idrofitica rinvenuti nel
maggiore degli stagni temporanei, con presenza contemporanea di un aggruppamento a
Chara vulgaris riconducibile all’habitat comunitario “Acque dure oligomesotrofe con
vegetazione bentica di Chara spp.” (cod. 3140) e, sebbene estramente localizzato su una
superficie <200 m2, dell’habitat comunitario: “Laghi eutrofici naturali con vegetazione del
tipo Magnopotamion o Hydrocharition” (cod. 3150). Si tratta di un consorzio soggetto a
frequenti fenomeni di espansione o riduzione areale.
77
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Nella seguente tabella sono riportati i tematismi di rappresentazione della Carta degli Habitat,
con l’indicazione della superficie complessiva di ciascun habitat o mosaico di habitat, e della
percentuale rispetto alla superficie totale del SIC.
Codice
1410 /
3170*
1430/
1510* /
6220*
1510* /
1430 /
6220*
3140
3140/
3150
TEMATISMI DI RAPPRESENTAZIONE DELLA CARTA DEGLI HABITAT
Denominazione
Superficie
degli habitat (e dei mosaici di habitat)
(ha)
%
descritti nella Carta degli Habitat
Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) /*Stagni
temporanei mediterranei
0,90
0,26
Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)_rado /
2,05
0,58
*Steppe salate mediterranee (Limonietalia) / *Pseudosteppa
con erbe perenni ed annue dei Thero-Brachypodietea
*Steppe salate mediterranee (Limonietalia) /
Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea) /
*Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei TheroBrachypodietea
Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara
spp
Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara
spp /
Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo
Magnopotamion o Hydrocharition
Totale superficie SIC interessata da habitat
35,27
10,24
0,35
0,10
0,16
0,05
38,69
11,2
Nella carta degli Habitat sono anche visualizzate le categorie Corine Biotope delle aree ove
non sono stati rinvenuti habitat, che si riportano nella tabella seguente.
Biotopi secondo la classificazione Corine Biotopes
23.11 – Corpi idrici aperti privi di tappeti di Carofite
34.81 – Prati aridi subnitrofili a vegetazione post-colturale
53.1 – Formazioni di canneto
53.6 – Formazioni riparie a canne
53.61 – Comunità a canna del Po
67 – Altri fenomeni geologici
82.3 – Seminativi e colture erbacee estensive
83.111 – Oliveti tradizionali
83.14 – Mandorleti
83.211 – Vigneti tradizionali
86 – Città, villaggi, siti industriali
86.22 – Fabbricati rurali
Sulla base delle proporzioni misurate e rilevate in campagna, è stata effettuata una stima
semiquantitativa del “peso” di ciascun habitat facente parte dei mosaici individuati; i rapporti
ponderali stimati sono stati i seguenti:
78
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1410_f (85) / 3170*_r (15);
1430_r (60) / 1510*_r (20) / 6220*_r (20)
1510*_f (60) / 1430_r (10) / 6220*_r (30)
3140_r (90) / 3150_r (10)
Questo modello ha permesso di valutare con buona approssimazione la superficie ricoperta
dagli habitat effettivamente presenti nel SIC (Tab. 4.7):
Tab. 2.3.1.4 d – Superficie ricoperta dai diversi habitat presenti nel SIC
Codice e denominazione degli Habitat presenti nel SIC
Estensione
(Ha)
(%)
1410 - Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)
0,76
0,22
1430 - Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)
4,73
1,37
1510* - Steppe salate mediterranee (Limonietalia)
21,56 6,26
3140 - Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp.
0,50
0,14
3150 - Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o 0,02
0,00
Hydrocharition
3170* - Stagni temporanei mediterranei
0,13
0,04
6220* - Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei Thero-Brachypodietea
10,98 3,19
Come emerge ad una lettura della Carta degli Habitat (Tav.7) ed esposto in maniera più
circostanziata in Tab. 2.3.1.4 d, la superficie complessiva interessata da habitat d’interesse
comunitario è pari all’11,2% del SIC, più bassa di quanto riportato in precedenza nelle due
diverse edizioni del Formulario Standard. Spingendo oltre questa analisi, 10,9% della
superficie del SIC è caratterizzata dai mosaici 1430_f / 1510*_r / 6220*_r e 1510*_f / 1430_r
/ 6220*_r, mentre solo 0,3% del SIC corrisponde agli habitat connessi con le aree umide.
Di contro, la notevole coesione-continuità tra le superfici interessate dagli habitat costituisce
senz’altro un punto di forza de SIC. Va peraltro rimarcato come gran parte degli habitat ricada
nella zona già tutelata dalla riserva, dove peraltro la situazione è in continuo progresso grazie
alla recente acquisizione dei terreni coltivati in cui oggi sono in corso processi (sia spontanei
sia facilitati dalle azioni svolte in seno al progetto LIFE) di formazione di consorzi vegetali
corripondenti ad habitat d’interesse comunitario.
La salvaguardia degli impluvi non solo garantisce il funzionmnto e la diffusione e l’aumento
di connesione-continuitià tra gli habitat ma, come già detto anche altrove, creerebbe i
presupposti per lo sviluppo di superfici di vegetazione arbustiva termoigrofila piniera riferibili
all’habitat 92D0, attualmente assente nel SIC.
Bisognerebbe tuttavia facilitare la connessione di una vasta superficie isolata di mosaico
1510*_f / 1430_r / 6220*_r posta in Contrada Manicalunga (comune di Joppolo Giancaxio)
connettendola con l’impluvio posto a valle.
La Carta del Valore Floristico (Tav.8) è stata redatta attribuendo ad ogni poligono un valore
pari al numero di specie di interesse conservazionistico della flora, rilevate sul campo o
potenziali. L'elenco delle specie, e quindi il valore floristico, è pertanto legato al singolo
poligono e non alla categoria (Habitat Direttiva o Corine Biotope) cui il poligono appartiene.
Per tale ragione a parità di codice habitat o biotope si possono avere poligoni a differente
79
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valore floristico in funzione della reale distribuzione delle specie sul territorio. Nella Tavola
le aree sono campite diversamente in funzione del numero di specie (nessuna specie
rilevata=0; 1-5 specie; 6-20 specie; 21-40 specie; oltre 40 specie). La carta conferma quanto
detto sopra nella trattazione sulla ricchezza degli habitat/biotopi: gli ambienti più ricchi in
specie sono le praterie, le garighe e le rupi, mentre gli ambienti più poveri in numero di specie
di interesse risultano i vigneti, gli oliveti, gli ambienti ruderali.
2.3.1.5 Verifica ed aggiornamento della scheda Natura 2000 – flora e habitat (B.1)
Aggiornamento Sezione 3.1. Tipi di habitat presenti nel Sito e relativa valutazione
Nel precedente paragrafo sulla carta degli habitat sono state illustrate le valutazioni sulla
presenza/assenza degli habitat rilevati e/o citati per il Sito. Sulla base di tali risultanze si è
proceduto pertanto all’aggiornamento della sezione 3.1 aggiungendo 3 nuovi habitat alla
Scheda: 1510; 3140; 3150, che in questa sede vengono commentati esplicitando le differenze
tra la versione definitiva della Carta degli habitat, la versione precedente di Agristudio srl e la
nostra Carta preliminare degli habitat.
1510* - Steppe salate mediterranee (Limonietalia)
L’assenza di questo habitat prioritario nella Carta Preliminare degli Habitat consegnata
all’ARTA nell’aprile 2008 è dovuta al fatto che solo successivamente si giunti alla corretta
interpretazione delle esigenze ecologiche di tale habitat. Pur essendo pressoché prive delle
specie differenziali delle comunità ecologicamente affini della Penisola Iberica, territorio per
il quale sono state descritte ed inserite nella lista degli habitat comunitari, gran parte delle
praterie a Lygeum spartum della Sicilia possono essere ricondotte all’habitat prioritario in
questione. Peraltro, lo stesso Manuale d’interpretazione della Dir. Habitat “Eur27” sottolinea
come le comunità emicriptofitiche riferibili a questo habitat possano essere caratterizzate da
Limonium sp. pl.da Lygeum. Dello stesso parere si sono peraltro mostrati già in diverse
occasioni i consulenti scientifici di Agristudio, che in contesti analoghi hanno attribuito infatti
le medesime formazioni mioalofile perenni all’habitat in questione (cfr. ad esempio pag. 20
delle Note Illustrative della Carta degli Habitat).
3140 - Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp.
Localizzato in corrispondenza degli stagni temporanei, questo habitat fisionomizza una
superficie estremamente ridotta del SIC (cfr. § 4.4).
3150 - Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition
Localizzato in corrispondenza di un singolo stagno temporaneo, questo habitat è rappresentato
su una superficie di pochi m2 (cfr. § 4.4).
Presente lungo quasi tutto il Torrente Macalube e su alcuni suoi torrenti immissari con
individui adulti, distanziati il più delle volte 30-50 m l’uno dall’altro, la tamerice maggiore
tuttavia non forma mai nuclei di boscaglia pioniera termo-igrofila riparia che si sviluppino per
più di 5-10 m, riferibili all’habitat “Foreste a galleria e arbusteti ripari meridionali (NerioTamaricetea e Securinegion tinctoriae)” (cod. 92D0). Tale habitat potrebbe caratterizzare una
porzione significativa del SIC, ma oggi esso risulta talmente degradato, disturbato e
minacciato da non essere stato preso in considerazione. Va tuttavia segnalata la recente
espansione di Tamarix africana, favorita dalle azioni del Progetto LIFE sia direttamente grazie agli impianti effettuati - sia indirettamente, per diffusione spontanea in seguito al
80
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ripristino della funzionalità e della geometria di alcuni degli stagni temporanei presenti nel
SIC.
Le maggiori minacce al suo ripristino sono costituite dal disturbo antropico dovuto alle
lavorazioni agricole e al conseguente accumulo di pietrame sulle sponde o all’interno dei corsi
d’acqua, all’apporto di nutrienti e pesticidi dovuto al dilavamento delle aree agricole del
bacino idrografico e dei calanchi un tempo coltivati della riserva naturale, tuttora in erosione,
e - soprattutto- all’impatto dei frequentissimi incendi colposi estivi dovuti alla bruciatura
incontrollata delle stoppie.
Per ciascun habitat sono state inoltre modificati i dati relativi alla copertura, alla
rappresentatività, alla superficie relativa, al grado di conservazione ed alla valutazione globale,
come riportato nella tabella 4.8. Per una migliore comprensione dei criteri adottati per la
realizzazione di questa tabella si rimanda alle “Note Esplicative per la Raccolta dei Dati”, utili
ai fini dell’aggiornamento del Formulario Standard Natura 2000.
Tab. 2.3.1.5 a - Copertura, rappresentatività, superficie relativa, grado di conservazione e valutazione globale
degli habitat presenti nel SIC.
N° Codice
%
Rappresentatività* Superficie
Grado di
Valutazione
habitat
copertura
relativa** conservazione*** globale****
1410
0,22
D
1430
1,37
A
C
B
B
1510*
6,26
B
C
B
B
3140
0,14
D
3150
>0,01
D
3170*
0,04
D
6220*
3,19
B
C
B
B
*: A (rappresentatività eccellente), B (buona rappresentatività), C (rappresentatività
significativa), D (presenza non significativa); **: A: 100 > = p > 15%, B: 15 > = p > 2%, C: 2
> = p > 0%; ***: A (conservazione eccellente), B (buona conservazione), C (conservazione
media o ridotta); A (valore eccellente); B (valore buono), C (valore significativo).
Aggiornamento Sezione 3.3 Altre Specie importanti di flora e fauna
In tale sezione sono stati mantenuti i 19 taxa già indicati nel Formulario Standard ed inoltre
sono state inserite altre 40 entità che figurano nelle liste rosse regionali di CONTI et alii (1997)
o sono protette da leggi nazionali ed internazionali (convenzioni CITES e Dir. 92/43 CEE
“Fauna-Flora-Habitat”) e/o rivestono un certo interesse biogeografico-conservazionistico
(endemiche, stenocore, rare a livello regionale o provinciale) (cfr. Allegato 5 e § 9.1 per un
commento).
Il lavoro svolto ha consentito la verifica nonché l’aggiornamento del Formulario Natura 2000.
2.3.2 Descrizione faunistica del Sito
2.3.2.1 Le conoscenze faunistiche – precedenti indagini sul Sito (B.2)
La fauna delle Macalube di Aragona risultava poco studiata prima del presente studio per la
81
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redazione del Piano di Gestione. Negli anni, infatti, e soprattutto dall’istituzione della riserva
naturale, era stata stilata una preliminare lista (sia di vertebrati che di invertebrati), sulla base
di sopralluoghi effettuati da naturalisti ed ornitologi, ma mancava un vero studio di dettaglio.
Nell’ambito del progetto LIFE Natura erano state avviate alcune indagini sulla batracofauna e
sulla carcinofauna del Sito.
L’indagine attivata è quindi il primo studio faunistico organico svolto nell’area del SIC.
2.3.2.2 Metodologia adottata negli studi faunistici (B.3.1)
Metodologie delle indagini di campo
Di seguito si riportano le principali metodologie di campo adottate per il rilevamento delle
specie animali presenti nel SIC, suddivise per gruppi tassonomici.
UCCELLI
I dati quali-quantitativi sugli uccelli sono stati raccolti mediante contatti a vista in natura, con
attrezzatura ottica (binocolo) ed attraverso il contatto sonoro (versi ed altre manifestazioni
canore delle diverse specie). Sono state raccolte inoltre tracce della loro presenza (ad es.
borre, che sono state analizzate in laboratorio allo stereomicroscopio). La stima della
frequenza si basa soprattutto sul numero di contatti nei differenti habitat frequentati dalla
specie. Le specie migratrici sono state contattate durante le stagioni migratorie ed inoltre si è
fatto ricorso al data-base della Stazione d’Inanellamento.
MAMMIFERI
Le informazioni sulla presenza della maggior parte dei Mammiferi sono state ricavate
attraverso l’esame di borre di rapaci o attraverso l’esame di tracce o altri segnali che si
possono rinvenire in natura, inequivocabilmente identificabili.
Per quanto riguarda specificatamente i Chirotteri, sono stati effettuati censimenti bioacustici
nei siti ritenuti di maggiore interesse che potevano essere possibili roost e presso gli habitat di
foraggiamento individuati nell’area. Sono state scelte alcune stazioni strategiche presso cui
effettuare i censimenti sonori all’ora del tramonto, quando i chirotteri escono dai rifugi, in
modo da accertarne la presenza degli individui e identificarne le specie. Sono state inoltre
scelte alcune stazioni negli habitat di alimentazione presenti all’interno del SIC.
I segnali d’ecolocalizzazione emessi dai chirotteri contattati in volo, sono stati captati con un
bat detector D980 (Pettersson Elektronic AB, Uppsala) in divisione di frequenza e
immediatamente convertiti con la modalità in espansione temporale, il segnale in uscita è
stato registrato su cassette Sony Metal XR, collegando il bat detector con un registratore
portatile (Sony Professional Walkman WM-D6C). I segnali registrati sono stati
successivamente analizzati con il programma Bat Sound 1.0 (Pettersson Elektronic AB,
Uppsala), che mostra gli spettrogrammi dei segnali. Dallo spettrogramma sono stati
estrapolati i dati caratteristici del segnale in esame e, una volta inseriti in un database di
riferimento, sono stati confrontati con segnali di nota identità (cfr. RUSSO & JONES, 2002). Il
confronto statistico ha fornito l’identità del segnale incognito e il grado di attendibilità del
risultato. Per avvalorare i dati, si è posto un valore minimo di attendibilità del risultato (80%),
al di sotto del quale i risultati ottenuti sono stati invalidati.
RETTILI E ANFIBI
Per quanto riguarda i Rettili la maggioranza dei dati si basa su osservazioni dirette; si è tenuto
conto anche del reperimento di esuvie di serpenti, facilmente identificabili.
Relativamente agli Anfibi, è stato invece condotto uno specifico programma di studio,
realizzando diversi campionamenti a cadenza mensile che hanno riguardato 17 ambienti
82
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acquatici ricadenti all’interno del SIC (16 stagni/pozze temporanee, 1 stagno agricolo
permanente, 5 abbeveratoi). Alcuni di questi campionamenti hanno riguardato gli stagni
temporanei presenti all’interno della Riserva Naturale “Macalube di Aragona”, che sono stati
ripristinati e riqualificati nell’ambito del Progetto LIFE Natura “Macalife”, al fine di
verificare la colonizzazione da parte delle specie di anfibi censite nell’area durante i
precedenti campionamenti.
Durante i campionamenti, tramite osservazione diretta e ricerca attiva per mezzo di un retino
con maglia di 1 mm, è stata stabilita la presenza/assenza di individui adulti o giovani, che
sono stati catturati, identificati sul campo e successivamente liberati, e di uova, larve o
individui neometamorfosati, e di maschi in canto. Le larve sono state catturate, fissate in situ
in alcool all’80% e identificate in laboratorio con l’ausilio di uno stereoscopio e di apposite
chiavi di identificazione (LANZA, 1983). I campioni di rospo smeraldino raccolti durante lo
svolgimento dell’indagine, hanno permesso, attraverso alcune indagini genetiche effettuate
presso il Dipartimento di Biologia Animale dell’Università di Palermo (nell’ambito di un
Dottorato di Ricerca sulla sistematica e sulla biogeografia del gruppo “Bufo viridis” nelle
isole del Mediterraneo occidentale) di verificare la presenza della specie endemica “Bufo
siculus” all’interno del SIC delle Macalube di Aragona (STÖCK et al., 2008).
Tutti i siti di campionamento sono stati caratterizzati tramite l’utilizzo dei seguenti parametri,
i cui valori sono stati registrati a cadenza mensile in occasione delle attività di
campionamento:
- Fase del ciclo idrologico
- Dimensioni
- Torbidità
- Temperatura
- Ossigeno disciolto
- Conducibilità elettrica
- Copertura vegetale
INVERTEBRATI
E’ stata svolta una generica indagine sugli Invertebrati presenti, attraverso la ricerca diretta in
campo effettuata con i metodi standard utilizzati (uso di retini, retini da sfalcio, raccolta
diretta su piante, sotto pietre, ecc.). Utili informazioni sono state ottenute anche attraverso
l’analisi delle borre di rapaci.
Relativamente ai Lepidotteri diurni, è stato utilizzato il metodo naturalistico basato sul
riconoscimento in campo, ormai consolidato al punto che esistono diverse guide sul butterflywatching; in particolare sono stati svolti specifici sopralluoghi nei mesi primaverili-estivi, e
sono state effettuate numerose osservazioni sul comportamento e soprattutto sul ciclo
riproduttivo delle diverse specie, nonché sugli eventuali fattori abiotici che condizionano
questo taxon. La lista è stata realizzata con la collaborazione determinante di Amedeo Falci.
Molte informazioni sull’ecologia e sulla biologia sono state ricavate da FALCI (2004, 2006) e
da PARENZAN & PORCELLI (2006).
La maggioranza degli Ortotteri è stata identificata in campo (a cura di Bruno Massa), solo in
pochi casi è stato necessario raccogliere qualche esemplare ed identificarlo al binoculare in
laboratorio.
E’ stata infine svolta una specifica indagine sui Crostacei, considerati buoni indicatori della
qualità dei corpi idrici nel Sito. Sono stati quindi presi in considerazione tutti i micro-ambienti
identificabili in ognuno dei corpi d’acqua, e ogni sito è stato campionato almeno tre volte, in
coincidenza con le tre principali fasi idrologiche dello stesso (fasi di riempimento, massimo
invaso, prosciugamento). Nelle occasioni in cui il limitato livello di invaso dei corpi d’acqua
83
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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non consentiva l’utilizzo delle reti si è provveduto alla raccolta dei campioni filtrando su
setacci con apertura di maglia di 200 micrometri l’acqua raccolta con dei bicchieri graduati. In
alcuni casi, la presenza di un sottilissimo velo d’acqua sopra uno spesso strato di substrato
molle ha consentito soltanto la cattura “a vista” degli animali per mezzo di pipette Pasteur in
plastica.
I campioni raccolti sono stati fissati in situ in una soluzione acquosa di formalina al 4% e
smistati in studio con l’ausilio di uno stereoscopio. I taxa rinvenuti sono stati preparati
secondo le procedure riportate da ALONSO (1996), MEISCH (2000) e DUMONT & NEGREA
(2002) ed identificati secondo la letteratura più recente disponibile per ogni gruppo (es.:
SMIRNOV, 1974, 1992, 1996; MARGARITORA, 1985; KOROVCHINSKY, 1992; ALONSO, 1996;
KOTOV, 1999; MEISCH, 2000; ORLOVA-BIENKOWSKAJA, 2001; BENZIE, 2005).
Ogni sito oggetto di campionamento è stato individuato tramite l’assegnazione di un codice
univoco, il rilevamento delle coordinate (sistema UTM WGS84) e della quota. In occasione di
ogni data di campionamento sono state registrare le sue dimensioni, la torbidità dell’acqua, la
copertura macrofitica, la conducibilità elettrica e la temperatura al centro del bacino. La
torbidità di ogni bacino e l’abbondanza di macrofite presenti nello stesso sono state registrate
secondo scale arbitrarie che indicano con “1” la assenza di torbidità o di macrofite e con “3” il
massimo grado di torbidità o di presenza vegetale. Temperatura e conducibilità elettrica a 20
°C sono stati misurati in situ tramite una sonda multiparametrica. I dati raccolti sul campo
sono stati integrati in schede riassuntive, utilizzate come riferimento al fine dell’ordinazione
dei dati.
Metodologia adottata per la redazione delle carte tematiche
Relativamente ai criteri utilizzati per la cartografia della distribuzione delle singole specie
presenti all’interno del SIC, tenendo conto che ogni specie occupa in natura uno o più habitat
identificabili dal tipo di vegetazione predominante, sono state utilizzate come cartografie di
base quelle relative all’uso del suolo ed agli habitat individuati dai botanici; in particolar
modo si è fatto riferimento agli habitat citati negli Allegati della Direttiva “Habitat”
92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e
della fauna selvatiche.
Relativamente all’ornitofauna, è stata cartografata la distribuzione delle specie nidificanti e/o
svernanti, in quanto, a differenza delle specie migratrici che sorvolano la zona senza sostare o
sostano per un periodo di tempo molto breve (utilizzando l’area come luogo di sosta
temporanea dove riposare e possibilmente alimentarsi), l’avifauna nidificante (per la
riproduzione) e svernante (per la sosta durante la stagione avversa in territori con temperature
più miti e con abbondanza di alimento rispetto ai siti di riproduzione) ha un elevatissimo
legame con il territorio, dove le caratteristiche ambientali assumono grande importanza.
Gli habitat campiti, per le varie specie, sono quelli sia reali (in cui la specie è stata più volte
osservata direttamente o indirettamente) sia potenziali (in cui le aree posseggono le
caratteristiche ambientali idonee affinché la specie vi possa nidificare o svernare). All’interno
dei poligoni che identificano uno o più habitat, la specie può essere distribuita in modo
uniforme o in modo discontinuo o localizzata (per es. la Calandra Melanocorypha calandra
all’interno del SIC è molto rara è localizzata, ma potenzialmente si può osservare sia durante
la nidificazione sia durante l’alimentazione all’interno degli habitat ad essa associati).
Quando sono noti siti di nidificazione di una specie presenti sia dentro che fuori dal sito, il
luogo o l’area in cui la specie ha il nido è stata individuata con un puntino colorato.
84
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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Relativamente alla carcinofauna, la natura prettamente acquatica dei gruppi in esame
comporta una stretta coincidenza della distribuzione degli stessi con la distribuzione degli
ambienti acquatici. Di conseguenza, le carte relative alla distribuzione delle specie e
all’individuazione delle aree di importanza faunistica si basano fondamentalmente sulla
localizzazione degli stagni stessi.
L’individuazione degli ambienti acquatici è stata realizzata tramite il rilevamento con GPS
delle coordinate (sistema UTM-WGS84) in corrispondenza di ogni stazione di
campionamento. Queste coordinate sono state in seguito convertite nel sistema “Gauss-Boaga,
Monte Mario 2” tramite il software TRASPUNTO 3.2 per consentire la loro implementazione in
ambiente GIS sulle cartine tematiche del SIC. Nelle carte sono stati inclusi gli ambienti di cui
è stata studiata la fauna sia all’interno che in prossimità del SIC.
2.3.2.3 Risultati delle indagini e descrizione faunistica del Sito (B.3)
Check-list della fauna vertebrata e descrizione delle specie rinvenute
Complessivamente nel SIC sono citati 122 taxa relativi ai vertebrati, che vengono di seguito
sinteticamente descritti e riportati in specifiche tabelle.
Uccelli
In totale sono state finora rinvenute nell’area del SIC Macalube 96 specie d’Uccelli, delle
quali 2 sono state classificate da Birdlife International (2004) come Spec1, 10 come Spec2,
29 come Spec3 e 20 come NonSpecE. 24 specie sono inserite nell’Allegato 1 della Direttiva
Uccelli.
Specie
Garzetta (Egretta
garzetta)
Airone cenerino
(Ardea cinerea)
Airone rosso (Ardea
purpurea)
Nitticora (Nyctycorax
nyctycorax)
Cicogna bianca
(Ciconia ciconia)
Germano reale (Anas
platyrhynchos)
Volpoca (Tadorna
tadorna)
Nibbio bruno (Milvus
migrans)
Falco di palude
(Circus aeruginosus)
Fenologia
Allegato I
79/409
Status in
Europa
Valore
intrinseco
-
Lista
Rossa
Italiana
-
Migratrice,
soprattutto
primaverile
Migratrice (sosta
con regolarità)
Migratrice
X
-
-
LR
0,20
X
SPEC3
LR
1,7
Migratrice
X
SPEC3
-
1,5
Migratrice,
probabilmente in
incremento in
coincidenza con
l’aumento della
popolazione siciliana
X
SPEC2
LR
1,95
Migratrice
-
-
-
Migratrice
-
-
EN
0,60
Migratore
X
SPEC3
VU
1,9
Migratore, sosta
con regolarità
durante il periodo
X
-
EN
1,6
1,0
85
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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Albanella reale
(Circus cyaneus)
Albanella minore
(Circus pygargus)
Albanella pallida
(Circus macrourus)
Poiana (Buteo buteo)
Grillaio (Falco
naumanni)
Gheppio (Falco
tinnunculus)
Falco cuculo (Falco
vespertinus)
Pellegrino (Falco
peregrinus)
Lanario (Falco
biarmicus)
Lodolaio (Falco
subbuteo)
Quaglia (Coturnix
coturnix)
Folaga (Fulica atra)
Gallinella d’acqua
(Gallinula chloropus)
Cavaliere d’Italia
(Himantopus
himantopus)
Occhione (Burhinus
oedicnemus)
Corriere piccolo
(Charadrius dubius)
Pavoncella (Vanellus
vanellus)
Piovanello pancianera
(Calidris alpina)
Pantana (Tringa
nebularia)
Pettegola (Tringa
totanus)
Combattente
(Philomachus pugnax)
Piro piro piccolo
(Actitis hypoleucos)
invernale
Migratrice
X
SPEC3
EX
2,5
Migratrice,
estivante o
possibile
nidificante
Migratrice, rara
X
NonSPECE
VU
1,65
X
SPEC1
-
2,0
Stanziale, nidifica
in aree contigue
ma caccia
regolarmente nel
SIC
Migratore
-
-
-
X
SPEC1
LR
2,2
Stanziale
-
SPEC3
-
0,5
Migratore
primaverile
Occasionale,
stanziale ma non
presente nell’area
del SIC
Nidifica in
prossimità del SIC
Migratore
X
SPEC3
-
1,5
X
-
VU
1,4
X
SPEC3
EN
2,1
-
-
VU
0,4
Migratrice,
nidificante, forse
anche svernante
Migratrice
Migratrice e
nidificante
Migratore
-
SPEC3
LR
0,7
-
-
-
X
-
LR
1,2
Migratore
X
SPEC3
EN
2,1
Migratore
-
-
LR
0,2
Migratrice e
svernante
Migratore
-
SPEC2
-
0,75
-
SPEC3
-
0,5
Migratore
-
-
-
Migratrice
-
SPEC2
EN
1,35
Migratore
X
SPEC2
-
1,75
Migratore
-
SPEC3
VU
0,9
86
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Piro piro culbianco
(Tringa ochropus)
Piro piro boschereccio
(Tringa glareola)
Gabbiano comune
(Larus ridibundus)
Gabbiano reale
mediterraneo (Larus
michahellis)
Beccaccino
(Gallinago gallinago)
Pernice di mare
(Glareola pratincola)
Colombo selvatico
(Columba livia)
Colombaccio
(Columba palumbus)
Tortora (Streptopelia
turtur)
Cuculo (Cuculus
canorus)
Barbagianni (Tyto
alba)
Gufo di palude (Asio
flammeus)
Civetta (Athene
noctua)
Rondone (Apus apus)
Martin pescatore
(Alcedo atthis)
Gruccione (Merops
apiaster)
Upupa (Upupa epops)
Calandra
(Melanocorypha
calandra)
Calandrella
(Calandrella
Migratore
-
-
-
Migratore
X
SPEC3
-
1,5
Svernante,
occasionale
Occasionalmente
presente nell’area
-
NonSPECE
VU
0,65
-
NonSPECE
-
0,25
Migratore,
probabilmente
svernante nell’area
Migratrice, rara
-
-
-
X
SPEC3
EN
2,1
Sedentario,
nidifica in zone
contigue e usa
l’area del SIC per
l’alimentazione
Sedentario
-
-
VU
0,4
-
NonSPECE
-
0,25
Migratrice
nidificante
all’interno del SIC
Migratore
-
SPEC3
-
0,5
-
-
-
X
SPEC3
LR
1,7
X
SPEC3
-
1,5
-
SPEC3
-
0,5
-
-
-
X
SPEC3
LR
1,7
-
SPEC3
-
0,5
-
SPEC3
-
0,5
X
SPEC3
LR
1,7
X
SPEC3
-
1,5
Stanziale,
nidificante in aree
vicine al SIC
Migratore
Stanziale, nidifica
nel SIC
Migratore, nidifica
nel paese di
Aragona e usa
l’area per
l’alimentazione
Migratore e
svernante
Migratore, nidifica
in prossimità del
SIC, che utilizza
per il
foraggiamento
Migratrice,
nidificante
all’interno del SIC
Nidificante,
stanziale
Migratrice estiva,
nidificante
87
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
brachydactyla)
Cappellaccia
(Galerida cristata)
Allodola (Alauda
arvensis)
Tottavilla (Lullula
arborea)
Rondine (Hirundo
rustica)
Balestruccio
(Delichon urbicum)
Calandro (Anthus
campestris)
Pispola (Anthus
pratensis)
Cutrettola (Motacilla
flava)
Ballerina bianca
(Motacilla alba)
Ballerina gialla
(Motacilla cinerea)
Passera scopaiola
(Prunella modularis)
Pettirosso (Erithacus
rubecula)
Codirosso
(Phoenicurus
phoenicurus)
Codirosso
spazzacamino
(Phoenicurus
ochrurus)
Stiaccino (Saxicola
rubetra)
Saltimpalo (Saxicola
torquatus)
Culbianco (Oenanthe
oenanthe)
Monachella
(Oenanthe hispanica)
Usignolo (Luscinia
megharynchos)
Passero solitario
(Monticola solitarius)
Merlo (Turdus
merula)
Tordo bottaccio
Sedentaria
-
SPEC3
-
0,5
Svernante
-
SPEC3
-
0,5
Svernante
occasionale
Migratrice,
nidifica in
prossimità del SIC,
che utilizza per il
foraggiamento
Migratore, nidifica
nel paese di
Aragona e sfrutta
l’area per
l’alimentazione
Migratore
X
SPEC2
-
1,75
-
SPEC3
-
0,5
-
SPEC3
-
0,5
X
SPEC3
-
1,5
Migratrice e
svernante
Migratrice
-
NonSPECE
-
0,25
-
-
-
Svernante
-
-
-
Svernante
-
-
-
Migratrice e
svernante
Svernante
-
NonSPECE
-
0,25
-
NonSPECE
-
0,25
Migratore
-
SPEC2
-
0,75
Svernante
-
-
-
Migratore
-
NonSPECE
-
Stanziale
-
-
-
Migratore e
ndificante
Migratrice
-
-
-
-
SPEC2
VU
1,15
Migratore
-
NonSPECE
-
0,25
Probabilmente
sedentario
Sedentario
nell’area del SIC
Svernante
-
SPEC3
-
0,5
-
NonSPECE
-
0,25
-
NonSPECE
-
0,25
0,25
88
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
(Turdus philomelos)
Usignolo di fiume
(Cettia cetti)
Beccamoschino
(Cisticola juncidis)
Cannareccione
(Acrocephalus
arundinaceus)
Cannaiola
(Acrocephalus
scirpaceus)
Sterpazzolina (Sylvia
cantillans)
Occhiocotto (Sylvia
melanocephala)
Luì piccolo
(Phylloscopus
collybita)
Luì grosso
(Phylloscopus
trochilus)
Pigliamosche
(Muscicapa striata)
Balia nera (Ficedula
hypoleuca)
Rigogolo (Oriolus
oriolus)
Averla capirossa
(Lanius senator)
Gazza (Pica pica)
Taccola (Corvus
monedula)
Corvo imperiale
(Corpus corax)
Storno (Sturnus
vulgaris)
Storno nero (Sturnus
unicolor)
Passera sarda (Passer
hispaniolensis)
Fringuello (Fringilla
coelebs)
Verzellino (Serinus
serinus)
Cardellino (Carduelis
carduelis)
Fanello (Carduelis
Stanziale
-
-
-
Stanziale
-
-
-
Migratore
-
-
-
Migratrice
-
NonSPECE
-
0,25
Migratrice e
nidificante
Stanziale
-
NonSPECE
-
0,25
-
NonSPECE
-
0,25
Svernante
-
-
-
Migratore
-
-
-
Migratore
-
SPEC3
-
0,5
Migratrice
-
NonSPECE
-
0,25
Migratore
-
-
-
Migratrice,
nidificante nel SIC
Stanziale
nidificante nel SIC
Stanziale
nidificante in aree
vicine
Stanziale
nidificante in aree
vicine
Svernante
-
SPEC2
LR
-
-
-
-
NonSPECE
-
0,25
-
-
LR
0,2
-
SPEC3
-
0,50
NonSPECE
Stanziale,
nidificante in aree
prossime al SIC,
che usa per il
foraggiamento
Sedentaria
-
-
-
Svernante
-
NonSPECE
-
Sedentario
-
NonSPECE
-
Sedentario
-
-
-
Sedentario
-
SPEC2
-
0,95
0,25
0,25
0,75
89
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
cannabina)
Zigolo nero (Emberiza
cirlus)
Strillozzo (Emberiza
calandra)
Stanziale
-
NonSPECE
-
0,25
Sedentario
-
SPEC2
-
0,75
LEGENDA
La X indica se la specie è citata nell’Allegato 1 della Direttiva Uccelli 409/79, sostituito dall’articolo 1 della
Direttiva 81/854/CEE, dall’articolo 1 della Direttiva 85/411/CEE, dall’articolo 1 della Direttiva 91/244/CEE,
successivamente modificato dall’allegato I al trattato di adesione del Regno di Spagna e della Repubblica
portoghese alla Comunità economica europea e alla Comunità europea dell’energia atomica e dall’allegato I al
trattato di adesione del Regno di Norvegia, della Repubblica d’Austria, della Repubblica di Finlandia e del
Regno di Svezia all’Unione europea, nella versione adattata dalla decisione 95/1/CE in seguito alla mancata
adesione del Regno di Norvegia, sostituito dall’articolo 1 della Direttiva 97/49/CE e da ultimo così sostituito
dall’allegato II dell’atto di adesione allegato al trattato 16 aprile 2003.
STATUS IN EUROPA (da: Burfield I., van Bommel F. (compilers), 2004. Birds in Europe. Population
estimates, trends and conservation status. BirdLife Int., Cambridge)
SPEC1 = specie presenti in Europa che meritano un’attenzione particolare di conservazione il loro status le pone
come minacciate a livello mondiale; SPEC2 = specie le cui popolazioni globali sono concentrate in Europa, ove
hanno uno status di conservazione sfavorevole; SPEC3 = specie le cui popolazioni globali non sono concentrate
in Europa, ove hanno uno status di conservazione sfavorevole; NonSpecE = specie le cui popolazioni globali
sono concentrate in Europa, ove però hanno uno status di conservazione favorevole; w = è riferito al solo
periodo invernale ( = SPEC4 in Tucker G.M., Heath M.F., 1994. Birds in Europe: their conservation status.
BirdLife Int., Cambridge, UK).
La LISTA ROSSA ITALIANA è riferita alle popolazioni nidificanti in Italia ed è tratta da: LIPU & WWF (a
cura di), 1999. Nuova Lista Rossa degli Uccelli nidificanti in Italia. Riv. ital. Orn., 69: 3-43. Il significato dei
simboli è il seguente: EX = Estinto. CR = In pericolo critico. EN = In pericolo. VU = Vulnerabile. LR = A
rischio minore.
Valore intrinseco. Σ (Spec1-NonSpecE) + (RL) + (409), dove (Spec1-NonSpecE) sono le Spec1-NonSpecE
secondo BirdLife International (2004), in cui Spec1 = 1, Spec2 = 0,75, Spec3 = 0,50, NonSpecE = 0,25; (RL)
sono le specie incluse nella Lista Rossa Italiana, secondo LIPU & WWF (1999), in cui EX (specie nidificanti
estinte) = 1, CR (specie minacciate a livello critico) = 0,80, EN (specie minacciate) = 0,60, VU (specie
vulnerabili) = 0,40, LR (a rischio minore) = 0,20; 409 (specie elencate nell’Allegato 1 della Direttiva 79/409) =
1.
Tra le colture erbacee rappresentate dai campi adibiti a seminativi di frumento o a prati di
sulla (Hedysarum coronarium) si sviluppa un ricco contingente di specie vegetali riferibili a
comunità specializzate ed infestanti. Questo rappresenta ancora oggi l’habitat elettivo di molte
specie di Uccelli. La specie di gran lunga più diffusa in questo paesaggio vegetale è
certamente la Cappellaccia (Galerida cristata); l’unico altro Alaudide sedentario legato a
queste forme di vegetazione è la Calandra (Melanocorypha calandra), la cui diffusione
tuttavia si è fortemente contratta negli ultimi 15-20 anni. La superficie interessata dalla
distribuzione di questa ultima specie risulta infatti notevolmente inferiore rispetto a quella
della Cappellaccia; inoltre le popolazioni nidificanti di Calandra sono risultate piuttosto
localizzate in piccole colonie, particolarmente legate ad aree interne, ai margini di seminativi
e in ex-coltivi, raramente in aree a gariga o in ex-coltivi in cui ha avuto inizio la
ricolonizzazione da parte di specie arbustive. Tra gli Alaudidi estivi è poco diffusa la
Calandrella (Calandrella brachydactyla). Solamente durante i mesi invernali le aree destinate
a seminativi vengono colonizzate dall’Allodola (Alauda arvensis) svernante, proveniente da
aree centro-europee, tuttavia oggi molto meno comune di un tempo; in questo habitat la
Tottavilla (Lullula arborea) talora si unisce all’Allodola.
Indubbiamente di un certo significato appare la popolazione di Culbianco (Oenanthe
oenanthe), che come si diceva sopra, normalmente è specie submontana o montana, ma
90
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
nell’area del Nisseno e basso Agrigentino occupa habitat aridi del tutto inattesi. Si potrebbe
trattare di un ecotipo, le cui popolazioni sono immigrate dal Nord Africa.
Possono essere compiute delle valutazioni di sintesi e delle considerazioni finali. É da
considerare che alcune specie hanno oggi una consistenza ed uno status diverso rispetto a
quanto riportato nella scheda Natura 2000, forse a causa di cambiamenti intervenuti nell’area
sottoposta al vincolo di Riserva. Nel caso dell’Airone cenerino (Ardea cinerea) e della
Cicogna bianca (Ciconia ciconia), il loro aumento può essere ricondotto ad un generale
incremento delle popolazione, ma la loro sosta testimonia comunque la possibilità che questi
animali possano trovare delle risorse trofiche nonché, certamente, un diminuito disturbo
rispetto al passato. Anche la presenza stabile di due coppie di Poiana (Buteo buteo) all’interno
del SIC quale territorio di caccia può essere ricondotta alle aumentate risorse trofiche (si
consideri che in alcune aree della Sicilia la poiana è nota come “giuranaru”, cioè predatore di
rane). Alla presenza stabile di questi rapaci può aver contributo la collocazione di alcune travi
che fungono da posatoi, come sperimentato in altre aree d’Europa. La maggiore disponibilità
di habitat e di risorse trofiche è testimoniata anche dallo svernamento di un Falco di palude
(Circus aeruginosus) nell’inverno del 2007.
Non si è registrato in questi anni un aumento della Calandra (Melanocorypha calandra) che
appare fluttuante. Le Macalube sono oggi, infatti, uno dei pochi lembi siciliani a steppa
cerealicola con una certa estensione. Nell’area del SIC sono presenti un oliveto ed un
mandorleto, ma le colture estensive occupano le maggiori superfici. Inoltre non sono diffusi
insediamenti abitativi, se non a servizio dell’agricoltura e connotanti essi stessi il paesaggio
agrario. É quindi una situazione per certi versi ideale per provare a realizzare concretamente a
livello comprensoriale, attraverso l’introduzione di elementi di modernità, una pianificazione
che abbia alla base la conservazione del paesaggio attraverso la conservazione degli
agroecosistemi e dei sistemi naturali e seminaturali. In questo contesto il pascolo svolge un
ruolo importante, anche se oggi emergono purtroppo le azioni di disturbo, ma vanno fatti gli
sforzi affinché questa pratica si conservi e svolga ancora effetti positivi.
Rettili e Anfibi
Durante il corso dell’indagine sono state censite sette specie di rettili e quattro di Anfibi .
specie
Rana verde Rana bergeri
Günther, 1986, inclusa Rana kl.
hispanica Bonaparte, 1839
Discoglosso dipinto
Discoglossus pictus Otth, 1837
sinonimo
Conv.
BERNA
HABITAT
App. 4
IUCN
2006
Rana
lessonae
App.3
x
LC
App. 3
x
Rospo comune Bufo bufo
Linneus, 1758
App.3
Rospo smeraldino Bufo viridis
Laurenti, 1768
App. 2
Geco Tarentola mauritanica
Linnaeus, 1758
x
App.3
LC
91
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Lucertola campestre Podarcis
sicula Rafinesque, 1810
Lucertola di Wagler Podarcis
wagleriana Gistel, 1868
Gongilo Chalcides ocellatus
Forsskal, 1775
Biacco Hierophis viridiflavus
Lacépède, 1789
Saettone occhirossi Zamenis
lineatus Camerano, 1891
Biscia d’acqua Natrix natrix
Linnaeus, 1758
Coluber
viridiflavus
Elaphe
longissima
romana
App.2
x
LC
App.2
x
LC
App.2
x
App.2
x
LC
App.2
x
DD
App.3
LR/lc
Convenzione di Berna: firmata il 19.9.1979, concernente la conservazione della vita selvatica e dell’ambiente
in Europa. La convenzione è rivolta alla tutela degli habitat naturali che ospitano specie minacciate o vulnerabili
di flora (allegato I) e di fauna (allegato II), anche migratrici (allegati II e III). Vengono indicati i metodi e le
maniere per raggiungere tale obiettivo. Convenzione di Bonn: firmata il 23.6.1979, concernente la protezione
delle specie migratrici appartenenti alla fauna selvatica. É mirata ad un intervento globale, non soltanto a livello
europeo, per la protezione delle specie migratrici. La tutela non riguarda solamente le specie ma è rivolta anche
alle caratteristiche ambientali necessarie per assicurare la conservazione delle specie.
In Sicilia il Discoglosso dipinto è una specie comune e diffusa in tutto il territorio, ma non
esistono studi organici sull’ecologia e sulla sua distribuzione nell’isola.
Il Rospo comune è presente in quasi tutta l’Europa (non è presente in Irlanda, in Corsica, in
Sardegna, e nelle isole minori), nell’Africa nord-occidentale e nell’Asia centro-occidentale. Il
suo spettro altitudinale in Sicilia è piuttosto ampio, dal livello del mare fino a 1650 m di
quota. Durante il periodo riproduttivo è spesso vittima di investimenti stradali. Non esistono
studi organici sull’ecologia e sulla distribuzione della specie sul territorio siciliano.
Le specie appartenenti al Bufo viridis subgroup (sensu Stöck et al., 2001) sono presenti
nell’Africa settentrionale, nell’Asia sudoccidentale e centrale sino alla Mongolia, nell’Europa
centrale e meridionale, esclusa la Penisola Iberica e in numerose isole Mediterranee.
Nell’ambito di una recente indagine sulla biogeografia e sulla sistematica di questo gruppo nel
bacino del Mediterraneo, è stato messo in evidenza che le popolazioni siciliane sono
differenziate dalle altre popolazioni a livello sia genetico, sia morfometrico; tale indagine ha
portato alla descrizione di una nuova specie endemica (Bufo siculus, precedentemente
riportatato come B. viridis) che rappresenta il sister taxon della specie nord-africana B.
boulengeri. Nella Sicilia orientale è inoltre presente una seconda specie di Rospo smeraldino
(Bufo balearicus), che sembra essere giunto dal sud Italia durante gli abbassamenti del livello
del mare che hanno caratterizzato le glaciazioni del Pleistocene (Stöck et al., 2008).
Attualmente sono in corso ulteriori indagini con lo scopo di individuare l’area di distribuzione
delle due specie nella Sicilia. I campioni raccolti durante lo svolgimento dello studio sugli
anfibi delle Macalube di Aragona, hanno permesso alla sottoscritta, attraverso alcune analisi
genetiche, di confermare la presenza della specie endemica Bufo siculus negli stagni
temporanei del SIC (Stöck et al., 2008).
Il Rospo smeraldino è una specie prevalentemente notturna che si reca in acqua soltanto
durante il periodo riproduttivo. Frequenta un’ampia varietà di tipologie ambientali, con
predilezione per le aree costiere, planiziali e collinari. Per la riproduzione utilizza perlopiù
acque temporaneeNonostante le popolazioni di Rospo smeraldino (B. siculus e B. balearicus)
siano presenti in tutto il territorio siciliano, esse appaiono piuttosto localizzate in molte aree
dell’isola.
92
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Le rane verdi costituiscono un gruppo di anfibi anuri caratterizzato da una notevole varietà di
forme, dimensioni e colori, che ne rendono difficile l’identificazione (Lapini, 2005). La
sistematica dei taxa presenti nel territorio italiano non è ancora ben definita. Le popolazioni
siciliane, in mancanza d’indagini che possano chiarire il loro stato sistematico, vengono
attribuite al synklepton costituito da Rana bergeri e R. klepton hispanica presente nell’Italia
peninsulare (Capula, 2006). Si tratta di popolamenti misti dei due taxa, in cui la Rana di
Uzzell costituisce l’ibrido tra R. bergeri e R. ridibunda, che vive in mancanza di una delle due
specie parentali (R. ridibunda) grazie ad un particolare processo, detto ibridogenesi
emiclonale (Schmeller, et al., 2004, 2005). Poiché i due taxa risultano sintopici e
difficilmente distinguibili sul campo, essi vengono generalmente trattati come un’unica entità.
Si tratta di specie legate all’ambiente acquatico anche al di fuori della stagione di
riproduzione, ad ampia valenza ecologica ed in grado di abitare anche ambienti fortemente
antropizzati (Turrisi & Vaccaro, 1998, 2004a). Frequentano numerosi ambienti umidi,
soprattutto perenni, quali laghi, fiumi, stagni e abbeveratoi, ma si rinvengono occasionalmente
anche in acque temporanee. Le due specie sono ampiamente diffuse in circa tutto il territorio
siciliano.
Le specie più interessanti rinvenute nell’area sono 1) Bufo siculus, che rappresenta l’unico
anfibio endemico siciliano, ma anche l’anfibio meno comune e più localizzato; 2)
Discoglossus pictus, specie abbastanza comune nell’isola, ma dalla ridotta area di
distribuzione in quanto presente solo in Sicilia, nelle isole di Malta e Gozo, e in parte nord
Africa; è inoltre un interessante entità tipica mediterranea, opportunista e perfettamente
adattata alle condizioni ambientali xeriche.
Entrambe le specie sono inserite nell’allegato IV della Direttiva Habitat; il Discoglosso
dipinto è anche presente nell’Appendice II della Convenzione di Berna e nella Lista Rossa
italiane delle specie minacciate, il Rospo smeraldino nell’Appendice III della Convenzione di
Berna. Il ridotto livello di protezione delle popolazioni di B. siculus (considerato dalle
Direttive internazionali non aggiornate come B. viridis) è stato finora determinato dalla
mancanza di studi approfonditi sullo status tassonomico delle popolazioni presenti in Sicilia.
La recente scoperta dello stato di endemicità del Rospo smeraldino siciliano richiederebbe
infatti ulteriori misure di tutela. Dal punto di vista della batracofauna l’area risulta di notevole
interesse conservazionistico anche grazie alla presenza di 4 delle 5 specie di anfibi autoctoni
siciliani (considerando le rane verdi e i rospi smeraldini come entità uniche), determinata
dall’elevato numero di ambienti umidi, diversificati tra loro per dimensioni e caratteristice
ecologiche.
Mammiferi
L’elenco dei mammiferi rinvenuti nell’area delle Macalube è riportato nella tabella seguente.
specie
Crocidura siciliana Crocidura sicula
Miller, 1901
Mustiolo Suncus etruscus Savi, 1822
Riccio Erinaceus europaeus Linnaeus,
1758
Coniglio selvatico (Oryctolagus
cuniculus)
Conv.
BERNA
IUCN
2006
App.3
App.3
LR/lc
LC
App.3
LR/lc
93
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Lepre italica (Lepus corsicanus)
Ratto nero (Rattus rattus)
Topolino delle case (Mus domesticus)
Topo selvatico (Apodemus sylvaticus)
Volpe (Vulpes vulpes)
Donnola Mustela nivalis Linnaeus,
1766
Pipistrellus kuhlii
App.3
LR/lc
Pipistrellus pipistrellus
Miniopterus schreibersii
Pipistrellus pygmaeus
Hypsugo savii
Convenzione di Berna: firmata il 19.9.1979, concernente la conservazione della vita selvatica e dell’ambiente
in Europa. La convenzione è rivolta alla tutela degli habitat naturali che ospitano specie minacciate o vulnerabili
di flora (allegato I) e di fauna (allegato II), anche migratrici (allegati II e III). Vengono indicati i metodi e le
maniere per raggiungere tale obiettivo.
Tra i mammiferi particolare attenzione è stata dedicata ai chirotteri, un gruppo molto
rappresentato nel territorio nazionale (con 35 specie costituiscono circa un terzo della
mammalofauna italiana). In Sicilia le informazioni risultano scarse e frammentarie; i dati
presenti in letteratura indicano la presenza di 22 specie nel territorio regionale siciliano, anche
se una recente revisione delle specie segnalate per la Sicilia (Agnelli et al., 2008) ha
documentato la presenza di circa 20 specie nel territorio, sottolineando però la scarsità di dati
per la maggior parte di esse. La metà delle specie di chirotteri presenti nel territorio siciliano
risulta essere in un precario stato di conservazione secondo le normative comunitarie recepite
a livello nazionale e regionale.
Durante i rilevamenti condotti all’interno del SIC delle Macalube di Aragona sono state
rinvenute con certezza 4 specie di chirotteri, di seguito elencate, mentre una quinta specie
necessita di ulteriori verifiche e studi di campo. Per il suo elevato valore biogegrafico e
naturalistico, questa specie (P. pygmaeus) è stata cautelativamente introdotta e considerata
come facente parte della chirotterofauna del SIC.
Per i segnali attribuiti a P. pygmaeus, si è preferito mantenere diagnosi dubbie in quanto la
presenza di questa specie in Sicilia non è stata ancora confermata. L’assenza di dati da cattura
e di registrazioni dei segnali sociali per la Sicilia, suggerisce prudenza nel segnalare la
presenza di P. pygmaeus nell’area di studio. Inoltre, va precisato che in alcune condizioni
ambientali i segnali di P. pygmaeus possono essere molto simili a quelli del miniottero
(Miniopterus schreibersii), per questo motivo i segnali sono stati attribuiti alla categoria P.
pygmaeus/M. schreibersii. L’ipotesi di presenza di questa specie coloniale sottolinea la
necessità di ulteriori studi ed approfondimenti e di un’attenta gestione dell’ambiente del SIC e
delle costruzioni limitrofi che ospitano i roost.
Tutte e cinque le specie sono state giudicate sensibili in base alle motivazioni di protezione ed
inserimento nella Scheda Natura (cfr punti 3.2 e 3.3 del Formulario Natura: note esplicative) e
risultano inserite nell’allegato II, IV e V della Direttiva 92/43/CEE e delle specie di cui alla
tab. 3.3 motivazione A e B del formulario standard Natura 2000.
La specie più comune risulta essere P. kuhlii, seguita da P. pipistrellus. I segnali attribuiti a P.
pygmaeus assumono un’importanza particolare in quanto la specie è stata recentemente
distinta da P. pipistrellus; pertanto le conoscenze su questa specie sono molto scarse.
94
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Pipistrellus kuhlii, specie generalista e antropofila, è stata contattata durante il volo di
foraggiamento presso gli stagni e nelle aree di gariga, ma anche presso i seminativi e nelle
aree limitrofe costituite da parcelle di coltivazioni erbacee e arboree.
Anche Hypsugo savii è una specie generalista che foraggia in una grande varietà di habitat e si
ritrova spesso negli ambienti urbani. Le stesse considerazioni possono valere per il pipistrello
nano (P. pipistrellus), specie sinantropica, che frequenta una grande varietà di ambienti;
questo chirottero è stato contattato principalmente nel momento di uscita dai siti di rifugio,
localizzati presso i casolari rurali, e durante la caccia presso gli stagni temporanei.
Il pipistrello pigmeo (P. pygmaeus) invece è più selettivo nella scelta degli habitat di
foraggiamento: è noto che questa specie frequenta soprattutto ambienti ripariali e forestali.
Studi effettuati in Inghilterra (Vaughan et al., 1997) hanno sottolineato la selezione da parte di
questa specie per gli ambienti acquatici che nell’area di studio sono rappresentati dagli stagni
temporanei (cfr codici Habitat Natura 2000). Il miniottero (M. schreibersii) d’altra parte è
legato agli ambienti acquatici per il foraggiamento ed utilizza la vegetazione riparia come vie
da seguire durante gli spostamenti. I dati raccolti durante questa prima fase sottolineano
l’importanza dell’ambiente vegetazionale ripariale che si rinviene presso gli stagni
temporanei, in quanto principale sito di foraggiamento delle specie di chirotteri presenti
nell’area di studio. Gli stagni temporanei e la vegetazione ripariale offrono una notevole
disponibilità d’insetti preda, qui, infatti, è possibile ritrovare gli stadi larvali e gli adulti di
differenti specie d’insetti, fondamentali per il mantenimento trofico delle popolazioni di
chirotteri.
F%
N
Hypsugo
savii
Miniopterus
schreibersii
Pipistrellus
kuhlii
Pipistrellus
pipistrellus
P. pygmaeus/M.
schreibersii
11,1%
4
22,2%
10
44,4%
21
33,3%
17
11,1%
18
Risultati dei censimenti di chirotteri effettuali nel SIC delle Macalube di Aragona.
Relativamente ai Chirotteri, è possibile fare un sintetico ragionamento sul grado di ampiezza
ecologica mostrato dalle specie del SIC, come evidenziato dalla seguente tabella. Queste,
come in ogni comunità, variano da quelle con ampie preferenze ambientali e quindi vasta
distribuzione - come Pipistrellus pipistrellus e Pipistrellus kuhlii – fino a quelle più
localizzate in pochi habitat (Pipistrellus pygmaeus). In genere, tranne il P. pygmaeus, le
specie presenti sono eurivalenti ed occupano la maggior parte delle tipologie ambientali
riscontrate nel SIC. Inoltre si sottolinea che la maggior parte di questi habitat sono utilizzati
esclusivamente per il foraggiamento, perché il SIC, tranne alcuni limitati siti (fabbricati rurali
e rocce nude e falesie), non si presta alla riproduzione dei chirotteri. Queste specie, oltre a
frequentare questi ambienti ridotti in estensione e sottorappresentati nel SIC, vengono a
foraggiare da zone limitrofe, esterne al SIC dove trovano siti idonei per la riproduzione. I
pipistrelli, infatti, possono percorrere in una notte svariati chilometri nei loro viaggi da e per
le zone di riproduzione ed allevamento dei piccoli. Va rilevato che, ad eccezione del
pipistrello pigmeo e del miniottero, le altre tre specie sono antropofile e frequentano anche
centri abitati, borghi e strutture e costruzioni urbane.
Specie
Hypsugo savii
Miniopterus
schreibersii
N habitat occupati
8
% habitat occupati
50,0%
HAB_RIPR
12,5%
HAB_ALI
37,5%
6
37,5%
6,3%
31,3%
95
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Pipistrellus kuhlii
Pipistrellus
pipistrellus
Pipistrellus pygmaeus
13
81,3%
12,5%
68,8%
12
4
75,0%
25,0%
6,3%
6,3%
68,8%
18,8%
Check-list della fauna invertebrata e descrizione delle specie rinvenute
Crostacei censiti durante il presente studio
Copepoda
Copidodiaptomus numidicus
Branchiopoda
Chirocephalus diaphanus
Daphnia (Ctenodaphnia) magna
Ceriodaphnia quadrangula
Ceriodaphnia reticulata
Ceriodaphnia laticaudata
Simocephalus vetulus
Simocephalus exspinosus
Simocephalus congener
Chydorus sphaericus
Alona rectangula
Alona elegans
Bosmina longirostris
Macrothrix groenlandica
Macrothrix hirsuticornis
Ostracoda
Eucypris virens (ecotipo1 ed ecotipo2)
Heterocypris incongruens
Heterocypris salina
Sarscypridopsis aculeata
Plesiocypridopsis newtoni
Potamocypris arcuata
Limnocythere inopinata
Relativamente ai Crostacei, si rileva che le comunità ad ostracodi, branchiopodi e copepodi
calanoidi riscontrate all’interno del SIC non mostrano elementi endemici o specie incluse in
direttive o liste rosse nazionali o internazionali. Ciononostante, il confronto della lista delle
specie rinvenute negli ambienti acquatici dell’area con l’elenco di tutte le specie rinvenute su
substrati di natura gessosa in Sicilia (cfr. tabella seguente) rende evidente come la
carcinocenosi del SIC sia decisamente ricca e ben differenziata: a fronte dei 25 taxa noti per
gli ambienti acquatici degli affioramenti gessosi siciliani, ben 19 sono presenti nell’area del
SIC. Inoltre, nell’area sono presenti alcuni taxa di interesse a livello regionale, tra cui
Eucypris virens, Limnocythere inopinata e Chirocephalus diaphanus.
96
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
SIC
Sicilia
Branchiopoda, Anomopoda
Daphnia (Ctenodaphnia) magna
Ceriodaphnia reticulata
Ceriodaphnia quadrangula
§
Simocephalus vetulus
Simocephalus exspinosus
Simocephalus congener
Bosmina longirostris
Macrothrix hirsuticornis s.l.
* Dunhevedia crassa
Alona rectangula
Alona elegans
* Alona sp.
* Moina brachiata
Macalube di Aragona
Temp
Perm
Temp
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
Branchiopoda, Anostraca
Chirocephalus diaphanus
x
Copepoda, Calanoida
Copidodiaptomus numidicus
* Arctodiaptomus salinus
x
x
x
x
x
x
x
x
Ostracoda, Podocopida
* Ilyocypris decipiens
* Ilyocypris gibba
* Eucypris sp.1
§
Eucypris eco2
§
Eucypris virens
Heterocypris incongruens
* Heterocypris reptans
Heterocypris salina
* Heterocypris cf. rotundata
Sarscypridopsis aculeata
Limnocythere inopinata
* Plesiocypridopsis newtoni
§
Potamocypris arcuata
x
x
x
x
x
Perm
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
Temp.: taxon riscontrato in ambienti ad idroperiodo temporaneo; Perm.: taxon riscontratoin
ambienti ad idroperiodo permanente; *: Specie non riscontrata all’interno del SIC;
Specie riscontrate nel SIC ma non su substrati di natura gessosa all’esterno del SIC stesso
Copidodiaptomus numidicus. Delle undici specie di copepodi calanoidi attualmente note per
la Sicilia (Marrone & Naselli-Flores, 2005), soltanto Copidodiaptomus numidicus (Gurney,
1909) è stato rinvenuto all’interno dell’area del SIC. Si tratta di un diaptomide di ridotte
dimensioni, tipico delle acque mediamente mineralizzate dall’idroperiodo medio o lungo dei
paesi costieri del Mediterraneo occidentale. In Italia questa specie è nota soltanto per la
Sardegna e per la Sicilia, dove costituisce il calanoide dulciacquicolo più frequente.
97
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Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Curiosamente, è una specie nota quasi esclusivamente per bacini artificiali di ogni
dimensione, mentre è nota per soltanto pochi siti di origine naturale. All’interno del SIC
questo taxon è stato rinvenuto esclusivamente nello stagno agricolo RM01, laddove è presente
tutto l’anno con una popolazione abbondante. Singoli individui sono stati raccolti anche nel
limitrofo abbeveratoio AM06, ma si tratta di individui trasportati passivamente dall’acqua
raccolta da RM01, probabilmente incapaci di stabilire una popolazione indipendente.
Chirocephalus diaphanus. E’ il più grosso anostraco italiano. Si tratta di una specie a
distribuzione west-paleartica, generalmente legata a stagni temporanei dall’idroperiodo lungo
e prevedibile. E’ un taxon piuttosto comune in Sicilia (Marrone & Mura, 2006). All’interno
del SIC è stato rinvenuto in sei ambienti, tra cui quattro stagni temporanei (SM05, SM07,
SM08, SM09) e due pozze effimere (SM10, SM16), tutti concentrati in un’area
dall’estensione piuttosto ridotta. La presenza di C. diaphanus in ambienti dalla salinità così
elevata è decisamente atipica per l’Italia e la Sicilia, dove generalmente preferisce acque
molto povere in sali (0.08-1.4 mS cm-1).
Daphnia (Ctenodaphnia) magna. Raggiungendo i 6 millimetri di lunghezza è il dafnide di
maggiori dimensioni della fauna italiana. E’ un taxon dall’ampia distribuzione e decisamente
euriecio, benché sia più frequente in ambienti salmastri o fortemente mineralizzati,
generalmente eutrofici. In Sicilia è piuttosto diffuso ma non comune, benché possa essere
localmente molto abbondante. All’interno del SIC, D. magna è stata osservata soltanto in uno
stagno temporaneo relativamente esteso e profondo (SM05), mentre altre popolazioni sono
state osservate in un abbeveratoio abbandonato (AM04) ed in uno stagno agricolo (RM02)
nelle immediate vicinanze del SIC.
Simocephalus spp. (S. congener, S. exspinosus e S. vetulus). Taxa strettamente legati alla
presenza di vegetazione acquatica. S. vetulus è generalmente legato ad acque relativamente
poco mineralizzate, mentre S. exspinosus e S. congener, pur essendo noti per un ampio range
di condizioni ambientali, prediligono ambienti ad idroperiodo temporaneo dalla discreta
mineralizzazione. In buon accordo a queste considerazioni, il primo è stato rivenuto anche
all’esterno del SIC, in abbeveratoi semipermanenti dalle acque relativamente dolci (AM01 ed
AM03), mentre le altre due entità sembrano limitate agli stagni temporanei salmastri dell’area
del SIC.
Ceriodaphnia spp. (C. reticulata, C. quadrangula e C. laticaudata). Taxa legati alle acque
libere, considerati in letteratura come taxa stagnicoli tipici di ambienti permanenti o semipermanenti dalle acque limpide e dalla rigogliosa vegetazione acquatica (Margaritora, 1985;
Alonso, 1996). In Sicilia si rinvengono comunemente anche in acque temporanee. Sono tutte
specie piuttosto euriecie. C. reticulata (SM02, SM03, SM05, SM08, SM13 e SM15), C.
quadrangula (SM01, SM02, SM03, SM04, SM05, SM06, SM07, SM08, SM09, SM11, SM12
e SM14) e C. laticaudata (SM12 e SM14) sono state spesso osservate sintopiche e
sincroniche negli stagni temporanei del SIC. All’esterno dell’area, C. reticulata è stata
osservata anche in uno stagno agricolo (RM02) e in abbeveratoio (AM03); C. quadrangula in
un abbeveratoio (AM04). Di contro C. laticaudata, la specie meno comune tra le tre, non è
stata rinvenuta all’esterno del SIC.
Macrothrix spp. (M. hirsuticornis e M. groenlandica). Macrotricidi decisamente eurieci ed
eurialini, capaci di colonizzare le acque libere e la zona bentonica di quasi ogni tipo di
ambiente acquatico. M. hirsuticornis è stata rinvenuta soltanto in una pozza su sentiero lungo
il perimetro del SIC (TM01); di contro M. groenlandica si è rivelata piuttosto comune negli
stagni temporanei dell’area, essendo stata osservata in SM01, SM04, SM06, SM07, SM08,
98
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SM09, SM10 e SM14. In Sicilia questi taxa sono stati rinvenuti in piccole pozze temporanee
al livello del mare così come in stagni permanenti d’alta quota e in acque correnti.
Alona spp. (A. rectangula ed A. elegans). Specie bentoniche di ridotte dimensioni dalla
distribuzione rispettivamente paleartica e west-paleartica. Tra le specie italiane del genere
Alona, A. rectangula è il taxon capace di tollerare i più elevati valori di conducibilità elettrica,
nonché il chidoride maggiormente diffuso su substrati di natura gessosa. Di contro A. elegans
è generalmente legata a pozze effimere su substrati di natura carbonatica. Queste differenti
esigenze ambientali sono rispecchiate dalla distribuzione ed abbondanza relativa dei due taxa:
A. rectangula è piuttosto comune negli stagni temporanei all’interno del SIC (SM01, SM02,
SM03, SM04, SM12 e SM14) e nelle sue immediate vicinanze (AM01, AM02, AM04 e
AM05), nonché nell’abbeveratoio all’interno del SIC (AM06), rinvenimento che induce a
pensare che la specie sia presente anche nello stagno agricolo all’interno del SIC (RM01). A.
elegans è più rara all’interno del SIC (rinvenuta in SM06, SM07 e SM08), mentre al suo
esterno convive con A. rectangula in AM04. Entrambe le specie sono relativamente comuni in
Sicilia, sebbene A. elegans sia considerata una specie rara a livello nazionale (Margaritora,
1985).
Chydorus sphaericus. E’ il chidoride più comune a livello globale, sebbene secondo diversi
autori l’ampia distribuzione e spiccata euriecia di questo taxon sia in realtà un artefatto legato
alla impossibilità di distinguere su base morfologica un complesso di specie criptiche riunite
sotto questo binomio (e.g. Frey, 1980). All’interno dell’area del SIC è stato rinvenuto
solamente in SM08 e in RM01, con pochi individui. Di contro è discretamente frequente
all’esterno del SIC (RM02, AM03, AM04 ed AM05)
Bosmina longirostris. E’ l’unica specie della famiglia Bosminidae nota per la Sicilia, dove è
molto comune negli ambienti permanenti d’origine sia naturale che artificiale. E’ un taxon
strettamente pelagico, riscontrato con pochi esemplari nello stagno agricolo all’interno del
SIC (RM01) in una singola data. Non è certo se la popolazione di B. longirostris di questo
stagno sia una popolazione stabile o se vada incontro a fenomeni ciclici di colonizzazione ed
estinzione.
Eucypris virens (ecotipo 1 ed ecotipo 2). Si tratta di una specie oloartica comune in Europa,
decisamente euriecia. L’alimentazione si basa principalmente sulla detritivoria. Preferisce
generalmente pozze temporanee poco profonde e con una folta vegetazione sommersa,
generalmente in acque oligoaline. All’interno del SIC l’ecotipo 1, ascrivibile alla morfologia
tipica della specie, è stato rinvenuta in quattro sistemi temporanei: SM05, SM15 e SM17. Di
contro, dell’ecotipo 2 sono stati rinvenuti alcuni individui nel sito SM10, e nel sito SM05. La
distribuzione geografica delle popolazioni di Eucypris virens dalle differenti modalità
riproduttive è attualmente oggetto di numerosi studi a livello comunitario e costituisce un
interessante caso di partenogenesi geografica, fenomeno fortemente legato alle strategie
riproduttive proprie delle singole specie. In Europa, le popolazioni sessuali di alcuni taxa che
presentano sia riproduzione asessuale che gonocorica, hanno subito durante i periodi glaciali
una frammentazione dell’areale con un conseguente isolamento in aree di rifugio perimediterranee, Sicilia compresa (Horne & Martens, 1999; Butlin & Menozzi, 2000). Per
quanto concerne la specie in questione sono note ad oggi popolazioni sessuali soltanto da tre
aree del territorio regionale siciliano, e queste popolazioni sembravano ad oggi limitate ad
ambienti dalla limitata salinità posti a quote medio-elevate; le popolazioni partenogenetiche
sono di contro estremamente comuni nell’intero contesto regionale e sono state riscontrate in
ogni tipologia ambientale. Le popolazioni delle Macalube presentano quindi degli spunti di
interesse sia per quanto riguarda la morfologia degli individui che le loro esigenze ecologiche.
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Le caratteristiche morfologiche dell’ecotipo2 si allontanano per certi versi dalla forbice della
variabilità morfologica attualmente nota per E. virens. Ulteriori indagini sulla morfologia
dell’apparato riproduttore maschile, oltre che delle altre caratteristiche morfologiche degli
animali, potranno offrirci con sufficiente dettaglio uno strumento per valutare l’eventuale
istituzione di un nuovo taxon.
Heterocypris incongruens. Probabilmente uno degli ostracodi più comuni in Europa e nel
mondo, cosmopolita, colonizza tipicamente pozze temporanee poco profonde su substrato
argilloso, ma anche piccoli sistemi permanenti privi di vegetazione. Non si rinviene di solito
in laghi o stagni permanenti di grandi dimensioni. Tollera notevoli incrementi della
conducibilità ed è stata talvolta trovata in associazione con la congenerica Heterocypris
salina, ma più generalmente negli ambienti particolarmente salini divide l’habitat con
Sarscypridopsis aculeata. La riproduzione è generalmente asessuale, anche se popolazioni
sessuali sono note per la penisola iberica, l’Europa continentale e la Turchia. La distribuzione
delle popolazioni sessuali di questo ostracode suggeriscono nuovamente lo scenario della
partenogenesi geografica (Horne, 1999). All’interno del SIC sono state rinvenute
complessivamente cinque popolazioni asessuali negli stagni temporanei SM02, SM12, SM13
ed SM15 e nella pozza effimera SM10, mentre fuori dal SIC sono state rinvenute soltanto due
popolazioni, anch’esse asessuali: nell’ abbeveratoio AM04 e nel solco di veicolo denominato
TM01. Le caratteristiche degli ambienti di rinvenimento, sia all’interno che all’esterno del
SIC rispecchiano quelle considerate tipiche per questa specie.
Heterocypris salina. Caratteristica di piccoli ambienti salini sia costieri che interni, dove
coesiste con altre specie alofile come Sarscypridopsis aculeata, benché capace di colonizzare
anche ambienti più tipicamente d’acqua dolce. I maschi di questa specie risultano ad oggi
ancora sconosciuti. All’interno del SIC è stata riscontrata la sua presenza nella pozza effimera
SM17 insieme alla congenerica Heterocypris incongruens, e negli stagni temporanei SM01,
SM02, SM13 ed SM14. Comunemente reperita in tutta Europa e negli altri paesi
dell’emisfero nord, costituisce una specie oloartica con introduzioni note anche per l’emisfero
sud. In Sicilia la sua distribuzione è piuttosto esigua e buona parte dei siti noti per questo
animale ricadono all’interno del SIC.
Sarscypridopsis aculeata. Le preferenze ecologiche tipiche per questo ostracode di piccole
dimensioni rientrano in quelle mediamente registrate negli stagni del SIC, dove è stato infatti
rinvenuto in quasi tutti gli ambienti presi in esame, mostrando abbondanti popolazioni
asessuali. Specie tipica di acque ricche in sali, in Europa colonizza piccoli stagni sia
temporanei che permanenti, mentre è rinvenuta più raramente in acque più dolci. I maschi di
questa specie cosmopolita non sono stati sin ora descritti. La sua abilità nel colonizzare
ambienti ricchi in sali lo rende l’ostracode più rappresentato nel SIC dopo la Limnocythere
inopinata.
Plesiocypridopsis newtoni. Specie para-cosmopolita, riportata in l’Europa come animale
tipico di piccoli ambienti permanenti, è stata rivenuta in Sicilia anche in pozze temporanee.
Può costituire popolazioni stabili nelle acque costiere di laghi poco profondi, bacini artificiali
ed abbeveratoi per il bestiame. All’interno del SIC l’animale è stato riscontrato solo in un
abbeveratoio (AM06) mentre all’esterno di questo, nello stagno artificiale permanente RM02,
negli abbeveratoi AM03 ed AM04 e nel pozzo PM01. La distribuzione di questa specie nei
siti di rinvenimento mostra il suo legame con gli ambienti artificiali con idroperiodo
fortemente prevedibile, comportandosi di conseguenza da specie sinantropica. P. newtoni
esibisce sia riproduzione sessuale che asessuale, ma in nessuna delle popolazioni pervenute è
stata riscontrata la presenza di maschi. Di contro in Sicilia sono note popolazioni sessuali.
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Potamocypris arcuata. Questo piccolo ostracode dalla forma appiattita è stato rinvenuto
soltanto nello stagno temporaneo SM06 e nella pozza effimera SM17 dove costituisce piccole
popolazioni partenogenetiche. In letteratura è riportato come colonizzatore di ambienti
prettamente dolci, mentre all’interno del SIC le condizioni di salinità sono generalmente
elevate. Il maschio di questa specie paleartica è noto solo per alcuni ambienti nord africani
(Gauthier, 1928) e non è stato rinvenuto nell’area presa in esame. Le conoscenze in merito
all’autoecologia e fenologia di questa specie non sono ancora abbastanza ampie e la sua
enorme variabilità morfologica la rendono un rebus tassonomico per gli specialisti.
Limnocythere inopinata. Specie in grado di colonizzare un ampia varietà di ambienti, da
piccoli stagni poco profondi fino a quelli di grandi dimensioni come i laghi, sia su substrati
sabbiosi che argillosi. Decisamente eurialina, rappresenta all’interno del SIC l’ostracode più
diffuso in assoluto, evi costituisce popolazioni unisessuali di medie dimensioni in quasi tutti
gli ambienti studiati. La riproduzione è generalmente asessuale, popolazioni sessuali di questa
specie sono note soltanto per la Macedonia e la Turchia. Sono note anche popolazioni che
presentano rari maschi (meno del 99.99% rispetto alle femmine) considerati “afunzionali”.
All’interno degli stagni del SIC, un singolo individuo maschio è stato identificato nel
campione di una singola data in SM01. Questo rinvenimento, alla luce dell’analisi condotta
attraverso lo studio di campioni provenienti sia dal SIC che dall’esterno dell’area, riguardanti
un gruppo di date che attraversa un periodo temporale di circa tre anni, non costituisce da solo
un dato sufficientemente robusto per l’affermazione dell’esistenza di una popolazione
sessuale all’interno del sito. Certamente però non è possibile escludere che ulteriori indagini
possano confermare l’esistenza di una popolazione gonocorica nel SIC. La distribuzione
geografica di questa specie è tipicamente oloartica con alcune popolazioni note per l’Africa
sub-sahariana, di origine probabilmente alloctona. In Sicilia la specie è attualmente nota solo
per altri due siti all’esterno del SIC.
Insetti
Coleoptera Cerambycidae
Plagionotus scalaris (Brullé, 1832)
Specie molto caratteristica, comune in Sicilia, anche in altitudine, ma spesso localizzata. La
larva si sviluppa nelle radici di Malva silvestris e Lavatera stenopoetala. L’adulto si rinviene
nei prati, ai bordi dei boschi, lungo i sentieri di campagna, sui fiori della malva, e più
raramente, su altre piante come le ombrellifere.
Coleoptera Cetoniidae
Oxythyrea funesta (Poda, 1761)
Specie floricola allo stadio adulto, frequente ovunque in Sicilia, dai litorali alle faggete.
Compare precocemente, nelle prime belle giornate primaverili e resta in attività fino in estate
inoltrata. Le larve hanno un regime alimentare saprofitofago e raggiungono la maturità verso
il mese di agosto quando si costruiscono un piccolo bozzolo di terra ed escrementi ove si
impupano per sfarfallare la primavera successiva.
Aethiessa floralis (Fabricius, 1787)
Specie siculo-maghrebina, abbastanza frequente in Sicilia durante la primavera.
Pentodon punctatus (Villers, 1789)
Rinvenuti i resti in borre di Gheppio (Falco tinnunculus), del quale è una preda frequente. La
larva è radicicola, l’adulto sfarfalla in estate. È specie abbastanza frequente in Sicilia.
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Coleoptera Dytiscidae
Cybister tripunctatus africanus (Castelnau, 1834)
Questa specie vive in stagni retrodunali, foci di fiumi e pozze residue di piccoli corsi d’acqua
lungo i litorali, più raramente in località dell’interno. Preferisce fondi a substrato melmoso,
con o senza vegetazione acquatica. Scomparsa da molte località costiere siciliane, a causa
della distruzione dei biotopi naturali.
Coleoptera Cicindelidae
Cassolaia maura (Linnaeus, 1758)
Questa specie frequenta spiagge e foci dei fiumi lungo i litorali, ma anche rive di corsi
d’acqua, stagni e laghi dell’ interno. La sottospecie si trova solo in Tunisia ed in Sicilia, dove
è sempre molto localizzata ed è ovunque in costante diminuzione.
Coleoptera Carabidae
Claenius spoliatus (Rossi, 1790)
Specie che si ritrova a basse e medie altitudini, sotto pietre e detriti, nei terreni inondati e
paludosi o ai bordi di stagni e torrenti, in prossimità di saline e del mare. Di solito vive in
piccole colonie.
Lepidoptera
Carcharodus alceae (Esper, 1780)
Specie polivoltina, presente in ambienti aperti, prati e garighe. Il bruco, che sverna, si nutre di
Althaea, Malva e Lavatera.
Thymelicus acteon (Rottemburg, 1775)
Specie monovoltina, presente in ambienti aperti, prati, garighe e radure. Il bruco, che sverna
in un piccolo bozzolo, si nutre di Poaceae del genere Brachypodium.
Thymelicus lineola (Ochsenheimer, 1808)
Specie monovoltina, presente in ambienti aperti, prati e garighe. Il bruco si nutre di Dactylis,
Brachypodium, Phleum e Holcus; sverna l’uovo.
Thymelicus sylvestris (Poda, 1761)
Specie monovoltina, presente in ambienti aperti, prati e garighe. Il bruco, che sverna, si nutre
di Poaceae dei generi Phleum e Holcus.
Ochlodes faunus (Turati, 1905)
Specie trivoltina, presente in ambienti aperti, prati e garighe. Il bruco, che sverna, si nutre di
Avena, Dactylis e Poa.
Gegenes nostrodamus (Fabricius, 1793)
Specie bi- o trivoltina, presente in ambienti aridi rocciosi, garighe e greti di fiumi. Non sono
note specificatamente le piante alimentari del bruco, dovrebbe comunque trattarsi di specie
xerofile appartenenti alla famiglia delle Poaceae. È diffusa in prossimità di corsi d’acqua.
Gegenes pumilio (Hoffmannsegg, 1804)
È l’Hesperiidae più comune in tutta l’area. Specie trivoltina, presente in ambienti aperti,
garighe e greti di fiumi. Il bruco è stato osservato su Agropyron repens.
Papilio machaon Linnaeus, 1758
Specie polivoltina, presente in ambienti aperti, prati e garighe. Il bruco si nutre di diverse
Umbelliferae (Daucus carota, Foeniculum vulgare, Cachrys ferulacea, Oenanthe,
Pimpinella) e di Ruta halepensis; sverna allo stato di crisalide.
Pieris brassicae (Linnaeus, 1758)
Specie polivoltina, presente in ambienti aperti, giardini, luoghi fioriti e garighe. Il bruco si
nutre di diverse Brassicaceae selvatiche e coltivate; sverna allo stato di crisalide.
Pieris rapae (Linnaeus, 1758)
Specie polivoltina, presente in ambienti aperti, garighe, radure, giardini e luoghi fioriti. Il
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bruco si nutre di Brassicaceae selvatiche e coltivate e di Capparis sp.; sverna allo stato di
crisalide.
Pontia edusa (Fabricius, 1777)
Specie polivoltina, presente in ambienti aperti, prati, garighe, radure e coltivi. Il bruco si nutre
di Brassicaceae (Biscutella, Sinapis, Sisymbrium) e di Reseda; sverna allo stato di crisalide.
Euchloe ausonia (Hübner, 1804)
Specie bivoltina, presente in ambienti aperti, prati e garighe. Il bruco si nutre di diverse
Brassicaceae (Biscutella, Sinapis, Sisymbrium); sverna allo stato di crisalide.
Anthocaris cardamines (Linnaeus, 1758)
Specie monovoltina, presente in luoghi assolati ed aperti. Il bruco si nutre di diverse
Brassicaceae (Cardamine, Biscutella, Sinapis); sverna allo stato di crisalide.
Colias crocea (Geoffroy, 1785)
Specie polivoltina, presente in ambienti aperti, prati, radure e coltivi. Il bruco si nutre di
Fabaceae (Trifolium, Medicago, Lotus, Vicia, Cytisus, Coronilla, ecc); sverna in tutti gli
stadi.
Lycaena phlaeas (Linnaeus, 1761)
Specie polivoltina, presente in ambienti aperti e garighe tendenzialmente umidi. Il bruco, che
sverna, si nutre di Rumex.
Lampides boeticus (Linnaeus, 1767)
Specie migratrice polivoltina, presente in ambienti aperti, garighe, boscaglie e giardini. Il
bruco, che sverna, si nutre di Fabaceae, fra cui la comune ginestra Spartium junceum.
Leptotes pirithous (Linnaeus, 1767)
Specie polivoltina, presente in ambienti aperti, garighe e giardini. Il bruco è polifago e si nutre
di diverse Fabaceae, Plumbaginaceae e Rosaceae. È poco comune.
Aricia agestis (Denis et Schiffermüller, 1775)
Specie mirmecofila (che vive in simbiosi con le formiche) trivoltina, presente in ambienti
aperti, prati e radure. Il bruco, che sverna, si nutre di varie specie di Helianthemum, di
Erodium e di Geranium.
Polyommatus icarus (Rottemburg, 1775)
Specie polivoltina, presente in ambienti aperti, prati, radure, incolti e giardini. Il bruco, che
sverna, si nutre di molte Fabaceae (Lotus, Astragalus, Trifolium, Medicago).
Vanessa atalanta (Linnaeus, 1758)
Specie migratrice polivoltina, presente in ambienti aperti ricchi di fiori, radure e giardini. Il
bruco si nutre di Urtica spp.; sverna l’adulto, che vola anche in inverno nelle giornate di sole.
Vanessa cardui (Linnaeus, 1758)
Specie migratrice polivoltina, presente in ambienti aperti, garighe e radure. Il bruco si nutre di
Carduus spp., di Onopordum illyricum, di Cynara cardunculus, di Cirsium spp. e di Urtica;
sverna allo stato di crisalide.
Melitaea aetherie algyrica (Rhul, 1892)
Specie monovoltina, presente in ambienti aperti, garighe e coltivi. Il bruco, che sverna, si
nutre di Cynara cardunculus.
Hipparchia blachieri (Fruhstorfer, 1908)
Specie monovoltina, endemica siciliana; presente in ambienti aperti, garighe, radure e
boscaglie. Il bruco, che sverna, si nutre di Poa annua.
Kanetisa circe hispanica (Spuler, 1902)
Specie monovoltina, presente in ambienti boscosi e radure. Il bruco, che sverna, si nutre di
diverse Poaceae (Bromus, Festuca).
Maniola jurtina hispulla (Esper, 1805)
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Specie bivoltina, presente in prati, garighe e radure in prossimità dei boschi. Il bruco, che
sverna, si nutre di Poa, Bromus, Lolium e di altre Poaceae.
Pyronia cecilia (Vallantin, 1894)
Specie monovoltina, presente in ambienti erbosi, garighe e radure. Il bruco, che sverna, si
nutre di Poa annua, di Festuca e di altre Poaceae.
Coenonimpha pamphilus (Linnaeus, 1758)
Specie polivoltina, presente in ambienti erbosi, garighe e radure. Il bruco, che sverna, si nutre
di Poa annua, Nardus stricta, Festuca e di altre Poaceae.
Lasiommata megera (Linnaeus, 1767)
Specie polivoltina, presente in ambienti erbosi, garighe e radure. Il bruco, che sverna, si nutre
di Holcus, Dactylis glomerata e di altre Poaceae.
Lasiocampa trifolii (Denis et Schiffermüller, 1765)
Zygaena erythra (Hübner, 1806)
Synthomis kruegeri (Ragusa, 1904)
Mantodea
Mantis religiosa (Linnaeus, 1758)
Specie distribuita in Europa, Asia e Africa. Predatore di altri insetti (spesso di Ortotteri), si
ritrova facilmente tra la vegetazione erbacea.
Orthoptera
Tylopsis lilifolia (Fabricius, 1773)
Specie ad ampia distribuzione paleartica, con fenologia tardo primaverile-autunnale. Vive su
piante erbacee.
Platycleis intermedia (Serville, 1839)
Distribuita in Nordafrica, Europa meridionale ed Asia, è specie a fenologia tardo primaverileautunnale. Vive in mezzo alla fitta vegetazione.
Tessellana tessellata (Charpentier, 1825)
Specie a geonemia circum-mediterranea, con fenologia estivo-autunnale. Si trova perlopiù in
zone con fitta vegetazione erbacea, anche secca.
Decticus albifrons (Fabricius, 1775)
Distribuito in Europa meridionale, Nordafrica ed Asia sud-occidentale, è specie a fenologia
tardo primaverile-estiva. Abbastanza frequente nelle zone aride, da dove durante il giorno fa
udire la sua caratteristica stridulazione.
Ephippigerida nigromarginata (Lucas, 1839)
Specie siculo-maghrebina, a fenologia primaverile-estiva. Vive su piante erbacee; nel SIC
Macalube è stato trovato abbastanza numeroso nella primavera 2008 aggrappato alle piante
che circondano le pozze d’acqua dolce.
Grylloderes brunneri (Riggio, 1888)
Specie siculo-maghrebina a fenologia estivo-autunnale, attualmente conosciuto solo di poche
località collinari e pianeggianti caratterizzate da un’elevata aridità. In alcuni anni va incontro
a notevoli fluttuazioni, ancora non spiegate, ma generalmente è numericamente scarso.
Gryllotalpa quindecim (Baccetti et Capra, 1978)
Specie endemica siciliana. Rinvenuti i resti in borre di Gheppio (Falco tinnunculus), del quale
probabilmente è una preda occasionale.
Acinipe calabra (O.G. Costa, 1828)
Specie distribuita in Calabria, Sicilia, Tunisia ed Algeria, a fenologia tardo primaverile-estiva.
Vive in ambienti a vegetazione arbustiva ed erbacea.
Anacridium aegyptium (Linnaeus, 1764)
Specie ad ampia distribuzione, a fenologia estivo-autunnale; sverna allo stato adulto.
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Tropidopola cylindrica (Marshall, 1836)
Specie a distribuzione mediterraneo-occidentale, a fenologia estivo-autunnale; sverna allo
stato adulto. È legata ad ambienti umidi e si insedia su vegetazione a graminacee.
Eyprepocnemis plorans plorans (Charpentier, 1825)
Specie a distribuzione sud mediterranea, a fenologia estivo-autunnale; sverna allo stato
adulto. Vive tra la vegetazione erbacea, spesso in prossimità di ambienti umidi.
Calliptamus barbarus (O.G. Costa, 1836)
Specie a distribuzione mediterranea, ampiamente diffusa dalla primavera all’autunno.
Oedipoda miniata (Pallas, 1771)
Distribuita in buona parte della regione mediterranea, ha fenologia tardo primaverileautunnale. È legata a substrati con scarsa vegetazione.
Sphingonotus caerulans exornatus (Nedelkov, 1907)
Taxon ad ampia distribuzione euro-asiatica, con fenologia estivo-autunnale. È legato a
substrati con scarsa vegetazione.
Acrida ungarica mediterranea (Dirsh, 1949)
Taxon a distribuzione mediterranea, abbastanza diffuso in Sicilia, con fenologia tardo
primaverile-autunnale. Vive perlopiù tra la vegetazione erbacea, spesso in prossimità di
ambienti umidi.
Hymenoptera Mutillidae
Tropidotilla litoralis (Petagna, 1786)
È una specie di Mutillide descritta su un esemplare di sesso femminile. Si riconosce e si
distingue immediatamente da tutte le altre mutille italiane per la presenza, lungo il margine
posteriore di ciascuno dei primi cinque segmenti addominali, di una frangia di pubescenza
fitta, dai riflessi argentei. La fisionomia generale di questa specie è molto caratteristica: il
corpo si presenta di aspetto robusto e compatto, con la testa grossa e nera, di forma
subtriangolare ed il torace rosso scuro quasi quadrato.
Come le altre femmine di questa Famiglia, si incontra spesso deambulante sul terreno. Nel
suo continuo spostarsi, si arrampica sovente sulle piante e talvolta si incontra sulle
ombrellifere in fiore. Nulla si sa sulla biologia di questa specie, presente in tutta Italia, isole
maggiori
comprese.
Solo un entomologo siciliano, Teodosio De Stefani, riferisce di averne visto alcunefemmine
con la parte anteriore del corpo sprofondata nelle cellette dei nidi di Polistes spp. attaccati
agliarbusti.
Ronisia brutia (Petagna, 1787)
Vistosa e possente specie che può arrivare ad una misura di 20 mm di lunghezza, dimensione
insolita per le specie della nostra fauna. Sembra che questa specie sia parassita di Anthophora
crinipes, o anche di Megachile albisectae e Chalicodoma spp.
Myrmilla calva (Villiers, 1789)
Il carattere saliente in questa specie, nel sesso femminile, che la distingue dalla Myrmilla
capitata, è l’appendice appiattita, incurvata all’indietro e terminata in una specie di gancio o
di rostro, che si trova ai due lati della base del primo urite. L’insetto è nero con una
macchietta rossa sul vertice della testa talvolta estesa ma anche mancante. La testa è
rettangolare, assai più larga del torace, carattere che la fa somigliare molto ad una formica.
Parassita di imenotteri del genere Halictus.
Hymenoptera Megachilidae
Chalicodoma parietina (Fourcroy, 1785)
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Ha una diffusione relativamente ampia in Sicilia, sebbene meno abbondante e più localizzata
rispetto a Chalicodoma sicula (Rossi, 1792). Viene parassitizzata tipicamente dal Mutillide
Ronisia brutia (Petagna, 1787), pure presente nell’area in esame.
Diptera Cecidomyiidae
Asphodylia capparis Rübsaamen, 1893
Specie a distribuzione mediterranea, le cui larve si sviluppano all’interno dei boccioli fiorali
di Capparis spinosa L. (Capparidaceae). Questa specie fu descritta su materiale ottenuto da
Catania nell’ottobre 1893 e successivamente è stata segnalata da singole località della Sicilia e
di altre regioni mediterranee, incluse le Macalube di Aragona (9.8.2007, B.Massa) (Skuhravà
et al., 2007).
Diptera Tephritidae
Capparimyia savastani Rübsaamen, 1893
Specie legata al cappero (Capparis spinosa), entro i cui fiori si sviluppa.
Applicazione di indici per la valutazione del valore delle singole specie ed individuazione
delle specie e delle comunità di interesse conservazionistico
Relativamente all’avifauna, si è tentato di effettuare una valutazione complessiva
dell’avifauna delle Macalube, in modo da avere un’idea indicativa dell’importanza di questa
fauna rispetto a quella delle zone circostanti, considerando al tempo stesso le specie
nidificanti e migratrici regolari (quindi escludendo le specie accidentali o occasionali). Per
fare ciò è stato utilizzato un algoritmo già utilizzato per scopi analoghi da MASSA et al.
(2004): Valore Ornitologico-Conservazionistico (IVO) = STot [Σ (SSpec1 × 1) + (SSpec2 ×
0,75) + (SSpec3 × 0,50) + (SNonSpecE × 0,25) + (SEX × 1) + (SCR × 0,80) + (SEN × 0,60) + (SVU ×
0,40) + (SLR × 0,20) + S409)] × 100-1, in cui STot è il numero totale di specie di uccelli nell’area
esaminata, SSpec1, SSpec2, SSpec3, SNonSpecE sono le Spec1-NonSpecE secondo BIRDLIFE
INTERNATIONAL (2004), SEX, SCR, SEN, SVU, SLR S409 sono le specie incluse nella Lista
Rossa Italiana, secondo LIPU & WWF (1999), 409 sono le specie elencate nell’Allegato 1
della Direttiva 79/409. La formula utilizzata in pratica consente di dare un peso diverso ad
ogni specie, in modo particolare a quelle che si ritiene abbiano una necessità di conservazione
a livello europeo o italiano, in funzione della sua inclusione o meno tra le Spec1-3 e
NonSpecE, della sua presenza in una delle categorie della Lista Rossa Italiana e dell’eventuale
presenza nell’Allegato I della Direttiva Uccelli 409/79, ma tiene anche nel dovuto conto il
numero globale di specie.
Preliminarmente è necessario spiegare il metodo con cui Birdlife International (2004) ha
classificato le specie europee tra le cosiddette Spec 1-3 (specie a status sfavorevole) e le
NonSpec (specie a status favorevole). Le 524 specie presenti in Europa sono state suddivise in
cinque categorie: Spec1 (40), specie globalmente minacciate; Spec2 (45), specie a status
sfavorevole concentrate in Europa; Spec3 (141), specie a status sfavorevole, non concentrate
in Europa; NonSpecE (94), specie a status favorevole, concentrate in Europa; NonSpec (204),
specie non minacciate.
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NonSpec (non m inacciate)
204
NonSpecE (status favorevole, concentrate in
Europa)
94
Spec1-3 (status sfavorevole)
226
175
Direttiva Uccelli
524
Specie presenti in Europa
0
100
200
300
400
500
600
BirdLife International (2004) ha recentemente riesaminato le 524 specie europee,
suddividendole in specie non minacciate (n = 204), specie a status favorevole, ma concentrate
in Europa (n = 94) e specie a status sfavorevole, con diverso livello di minaccia (n = 226). Le
specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli ammontano oggi a 175.
Spec1
(globalmente
Spec2 (status minacciate); 8%
sfavorevole,
concentrate in
Europa); 9%
Non-Spec (non
minacciate); 39%
Spec3 (status
sfavorevole, non
concentrate in
Europa); 27%
NonSpec E (status
favorevole,
concentrate in
Europa); 18%
BirdLife International (2004) ha suddiviso le specie europee in 1) specie a status sfavorevole
(Spec1-3) delle quali le Spec1 sono globalmente minacciate (n = 40), le Spec2 sono
concentrate in Europa (n = 45) e le Spec3 non sono concentrate in Europa (n = 141); 2) specie
a status favorevole, ma concentrate in Europa (NonSpecE) (n = 94). Le restanti sono specie
non minacciate (n = 204).
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Le 96 specie di Uccelli riscontrate nelle Macalube hanno un valore intrinseco complessivo di
64,45, da cui si ricava un I.V.O. pari a 61,87; lo stesso calcolo fatto per l’intera avifauna
siciliana consente di ottenere un I.V.O. di 476,1; a confronto, il valore ottenuto per le
Macalube appare abbastanza modesto, tuttavia se si fa un confronto con il valore delle sole
specie nidificanti dell’intero quadrante di 10 Km di lato in cui ricade l’area di Aragona (le
sole specie nidificanti alle Macalube sono 39, con un valore intrinseco di 18,5 ed un IVO pari
a 7,21, mentre quelle del quadrante di 10 Km di lato di Aragona sono 64, con un valore
intrinseco di 30,25 ed un IVO pari a 19,36), l’IVO delle Macalube risulta pari a circa il 30%
di quello dell’intera area di 100 km2 in cui ricade il SIC. Ciò è indicativo della necessità di
interventi conservazionistici in un territorio così piccolo ove è concentrata tale ricchezza
avifaunistica.
Relativamente alla carcinofauna, al fine di valutare l’importanza dei popolamenti delle specie
riscontrate nell’area del SIC in una ottica regionale, prescindendo dal loro stato di
conservazione a livello globale, è stato rapportato per ogni singola specie il numero delle
popolazioni riscontrate nel SIC con il numero totale di popolazioni note per la Sicilia (cfr.
tabella seguente). Da questo semplice rapporto si evince l’importanza della conservazione
delle popolazioni delle Macalube per alcune entità. In particolare l’ecotipo2 di Eucypris
virens non è stato mai trovato al di fuori del SIC, ed oltre l’80% delle popolazioni di
Limnocythere inopinata e Heterocypris salina, ed il 66% delle popolazioni di Macrothrix
groenlandica note per l’isola si trovano all’interno del SIC. Va tuttavia evidenziato che, a
causa della attuale incompletezza del censimento degli entomostraci siciliani e della
prossimità dei siti campionati all’interno del SIC, il numero delle popolazioni esterne al SIC è
certamente sottostimato, mentre al numero delle popolazioni riscontrate all’interno del SIC
andrebbe applicato un fattore di correzione. Ad ogni modo questo rapporto fornisce un idea
della importanza relativa dei popolamenti delle singole specie censite nel SIC in una ottica
regionale.
Taxa
siti noti
in Sicilia
nel SIC
(S)
(M)
Rapporto
M/(S+M)
- Branchiopoda Anomopoda
Alona elegans
Alona rectangula
Simocephalus vetulus
Simocephalus exspinosus
Simocephalus congener
§
Macrothrix groenlandica
Macrothrix hirsuticornis
Bosmina longirostris
Daphnia (Ctenodaphnia) magna
Ceriodaphnia quadrangula
Ceriodaphnia laticaudata
Ceriodaphnia reticulata
67
39
41
8
15
12
27
41
24
52
13
32
3
7
1
2
3
8
1
1
1
11
2
6
0.04
0.18
0.02
0.25
0.20
0.67
0.04
0.02
0.04
0.17
0.13
0.16
- Branchiopoda Anostraca
Chirocephalus diaphanus
35
6
0.17
108
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
- Copepoda Calanoida
Copidodiaptomus numidicus
34
1
0.03
- Ostracoda Podocopida
§
Limnocythere inopinata
14
12
0.86
Sarscypridopsis aculeata
20
11
0.55
Heterocypris incongruens
45
6
0.13
§
Heterocypris salina
6
5
0.83
Plesiocypridopsis newtoni
13
1
0.08
Eucypris virens
40
2
0.05
Potamocypris arcuata
12
2
0.17
§
Eucypris virens eco 2
1
1
1.00
Importanza dei popolamenti di crostacei entomostraci rinvenuti all’interno del SIC a scala regionale.
I taxa per i quali oltre il 60% delle popolazioni note per l’intera regione ricadono
all’interno dell’area del SIC sono evidenziati da “§”.
Analisi del grado di invasività delle specie aliene (B.3.3)
Non sono state riscontrate specie aliene.
Descrizione del valore faunistico del territorio e analisi delle aree di importanza faunistica
del SIC(B.3.5; B.3.7)
Il SIC Macalube di Aragona è un’area molto limitata come estensione e omogenea come
habitat; solo la zona dei vulcanelli è priva di forme di vita animale perché geologicamente
instabile e senza alcuna fonte di alimentazione.
All’interno del SIC si notano molte specie avifaunistiche comuni e abbondanti nell’isola, ma
anche alcune rare e in pericolo di estinzione che rendono indispensabile la presenza del sito
stesso. L’analisi di questi popolamenti, ed in particolar modo della loro distribuzione, mette in
evidenza le aree di maggiore rilievo faunistico del SIC:
-
la Quaglia (Coturnix coturnix) e la Passera sarda (Passer hispaniolensis)
frequentano sia i seminativi che gli incolti. La Passera sarda nidifica nelle case
abitate, nelle fattorie e nei ruderi presenti internamente ed esternamente al SIC;
-
il Gheppio (Falco tinnunculus), la Civetta (Athene noctua), la Cappellaccia
(Galerida cristata), il Saltimpalo (Saxicola torquatus), lo Strillozzo (Emberiza
calandra) e il Beccamoschino (Cisticola juncidis) sono presenti nei seminativi,
negli incolti, nelle praterie a Lygeum spartum (presenti nei calanchi) e negli
arbusteti mioaloxerofili dei Pegano-Salsoletea (nei ditorni dei vulcanelli). Il
Gheppio e la Civetta nidificano nei ruderi presenti internamente ed esternamente al
SIC;
-
il Colombaccio (Columba palumbus), la Tortora (Streptopelia turtur), l’Upupa
(Upupa epops), il Merlo (Turdus merula) e il Verzellino (Serinus serinus) si
osservano nelle colture arboree estensive interne ed esterne al SIC. La Tortora ed il
Colombaccio probabilmente nidificano anche nei tamariceti lungo gli impluvi,
mentre l’Upupa possibilmente nidifica anche nei ruderi presenti internamente ed
esternamente al SIC;
109
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
-
la Gazza (Pica pica) e il Cardellino (Carduelis carduelis) frequentano sia le
colture arboree estensive sia i tamariceti lungo gli impluvi;
-
lo Zigolo nero (Emberiza cirlus) è presente sia nelle colture arboree estensive sia
negli arbusteti mioaloxerofili dei Pegano-Salsoletea (nei ditorni dei vulcanelli);
-
il Culbianco (Oenanthe oenanthe) si osserva sia nelle praterie a Lygeum spartum
(presenti nei calanchi) sia negli arbusteti mioaloxerofili dei Pegano-Salsoletea (nei
dintorni dei vulcanelli);
-
l’Usignolo di fiume (Cettia cetti), l’Occhiocotto (Sylvia melanocephala) e la
Sterpazzolina (Sylvia cantillans) sono Silvidi che frequentano i canneti e i
tamariceti presenti per lo più lungo gli impluvi e sulle sponde dei laghetti collinari;
-
la Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus) vive nei laghetti collinari sia naturali
che artificiali, sia permanenti che temporanei, e nidifica nei canneti ad essi
associati.
Tra quelle nidificanti più sensibili, meritevoli di particolare attenzione:
-
l’Albanella minore (Circus pygargus) (probabile nidificante) frequenta sia i
seminativi che gli incolti;
-
la Calandra (Melanocorypha calandra) e la Calandrella (Calandrella
brachydactyla) sono Alaudidi ormai da circa un ventennio in declino e sempre più
rare sia in Sicilia sia nel resto del loro areale più occidentale, probabilmente a
causa delle pratiche agricole ormai molto più intense che nel passato e più
aggressive nei confronti dell’ambiente circostante (diserbi, presidi fitosanitari,
concimazioni chimiche, meccanizzazione, ecc.); un tempo la Calandra si osservava
abitualmente ed in grandi numeri nei seminativi delle zone interne collinari
siciliane. All’interno del SIC queste due specie, che frequentano sia gli incolti sia
le praterie a Lygeum spartum (presenti nei calanchi), sono distribuite in modo
molto localizzato o puntiforme;
-
l’Averla capirossa (Lanius senator) in Sicilia e nel resto dell’areale è un Laniidae
in notevole diminuzione a causa delle trasformazioni agricole (per es. la graduale
scomparsa di ambienti con colture estensive). All’interno del SIC questa specie si
osserva sia nelle colture arboree estensive sia nei tamariceti lungo gli impluvi,
dove nidifica;
-
il Fanello (Carduelis cannabina) è un Fringillide sensibile ai moderni sistemi di
coltivazione. Nel SIC si osserva nelle colture arboree estensive interne ed esterne
al SIC, ma probabilmente nidifica anche nei tamariceti lungo gli impluvi;
-
lo Strillozzo (Emberiza calandra) è un Emberizidae sensibile alle trasformazioni
ambientali, soprattutto nelle aree coltivate. All’interno del suo areale è in forte
declino, ma in Sicilia le sue popolazioni sono ancora stabili se non in aumento. Nel
SIC frequenta i seminativi, gli incolti, le praterie a Lygeum spartum (presenti nei
calanchi) e gli arbusteti mioaloxerofili dei Pegano-Salsoletea (nei dintorni dei
vulcanelli); in estate, subito dopo la riproduzione, si osservano intere famiglie
nutrirsi di insetti nei canneti sia lungo gli impluvi che attorno ai laghetti collinari.
Infine, tra le specie svernanti:
-
l’Airone cenerino (Ardea cinerea), la Folaga (Fulica atra), il Beccaccino
(Gallinago gallinago), il Falco di palude (Circus aeruginosus), il Martin pescatore
110
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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(Alcedo atthis) e la Ballerina gialla (Motacilla cinerea) frequentano in modo
discontinuo gli ambienti umidi del SIC; in particolare i laghetti collinari, i canneti
e le zone paludose presenti lungo gli impluvi;
-
l’Allodola (Alauda arvensis), la Tottavilla (Lullula arborea) e la Pispola (Anthus
pratensis) si osservano in gruppi più o meno numerosi sia nei seminativi sia negli
incolti.
Relativamente ai Chirotteri, la figura seguente riassume la ricchezza specifica per habitat e
per uso.
6
Ricchezza specifica
5
4
3
2
1
HAB_RIPR
67
86
.2
2
34
.8
1
14
30
82
_r
.3
/1
51
0*
_r
15
/6
22
10
0*
*_
_r
f/1
43
0_
r/6
22
0*
_r
23
.1
1
83
.1
4
53
.6
53
.1
53
.6
1
14
10
_f
/3
17
0*
_r
31
50
_r
/3
14
0_
r
0
HAB_ALI
I due Habitat Natura 2000 usati per il foraggiamento di tutte e 5 le specie riscontrate sono i
pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)/*Stagni temporanei mediterranei
(1410/3170*) e l’ambiente umido rappresentato dai laghi eutrofici naturali con vegetazione
del tipo Magnopotamion o Hydrochari/Acque dure oligomesotrofe con vegetazione bentica di
Chara spp. (3150/3140). Ruolo importante per il foraggiamento hanno tutte le tipologie
circostanti l’ambiente umido a canneto (53.61, 53.1). 3 delle 5 specie sono state contattate nel
mandorleto, che ha pertanto un ruolo più rilevante rispetto agli oliveti e vigneti dove non sono
stati censiti pipistrelli. Con 2 specie in foraggiamento, seguono gli altri due habitat Natura
2000 (1430/1510*/6220* - Perticaie alonitrofile iberiche (Pegano-Salsoletea)/*Steppe salate
mediterreanee (Limonietalia)/*Pseudo-steppa con graminacee perenni; 1510*/1430/6220* *Steppe salate mediterranee (Limonietalia) /Perticaie alonitrofile iberiche /*Pseudo-steppa
con graminacee perenni e piante annue) insieme ad altri usi del suolo come i seminativi (82.3)
o i laghi artificiali (23.11). Degna di nota è la diversa ricchezza specifica tra i corpi idrici
naturali e quelli artificiali.
Relativamente ai Crostacei, indubbiamente gli ambienti di origine naturale, costituiti da stagni
temporanei mediterranei e pozze effimere, rappresentano gli ambienti di più elevato valore
naturalistico nel SIC, ma anche gli ambienti di origine artificiale (bacini temporanei e alcuni
ambienti di origine antropica, quali stagni agricoli ed abbeveratoi in cemento) contribuiscono
alla diversificazione faunistica dell’area, ospitando altre specie di entomostraci.
111
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Gli stagni temporanei e le pozze effimere sono caratterizzati da una fase di invaso
periodicamente alternata ad una fase ‘di secca’, legata alla intermittente disponibilità di acqua
delle nostre regioni. In particolare, nell’area del SIC, un periodo di aridità estiva dalla durata
di circa cinque mesi si alterna ad un ‘periodo umido’ di saldo positivo tra precipitazioni ed
evapotraspirazione (Zampino et al., 1997). Nei bacini ad idroperiodo temporaneo, la presenza
di una fase di secca costituisce un forte fattore selettivo per le comunità animali e vegetali che
popolano il sito, e che sono quindi costituite esclusivamente da organismi capaci di affrontare
questa fase avversa.
La distribuzione dei crostacei entomostraci coincide perfettamente con la distribuzione degli
ambienti acquatici. Ne consegue che le sotto-aree di maggior pregio all’interno del SIC siano
costituite da singoli ambienti acquatici o da aree in cui si registra una elevata densità degli
stessi. Le comunità a crostacei più interessanti tra quelle presenti nell’area sono quelle legate
agli stagni temporanei mediterranei ed alle pozze effimere, mentre le comunità riscontrate
negli ambienti di origine artificiale, sebbene differenti dalle precedenti, non presentano specie
di pari interesse scientifico o conservazionistica su scala regionale. La localizzazione di gran
parte degli stagni temporanei del SIC in una area piuttosto ristretta a sud-ovest della
“collinetta dei vulcanelli” consente di individuare questa area stessa come di prioritaria
importanza per la conservazione della carcinofauna dell’area, proteggendo la quale si
garantiscono condizioni ottimali di conservazione per tutte le specie di entomostraci presenti
nell’area. Questa zona ricade in una area attualmente compresa all’interno della R.N.I.
“Macalube di Aragona” e, grazie alle attività svolte dall’ente gestore della riserva, non è
attualmente esposta ad alcun rischio di impatto ed inoltre il bacino degli stagni è in fase di rinaturalizzazione con entità vegetali autoctone.
Gli ambienti umidi costituiscono anche il sito di elezione per gli Anfibi rinvenuti nell’area,
che risulta di particolare interesse grazie alla presenza di un elevato numero di ambienti
umidi, in un area relativamente ristretta, che differiscono per dimensioni, profondità,
idroperiodo e caratteristiche chimiche, creando così le condizioni ecologiche idonee a diverse
specie di anfibi dalle diverse esigenze ecologiche, e per la sua presenza nell’ambito
dell’entroterra agrigentino, caratterizzato da condizioni xeriche e dove l’elevato livello di
antropizzazione ha portato alla scomparsa degli ambienti umidi naturali.
Gli ambienti umidi del SIC sono risultati siti di riproduzione di 4 delle 5 specie di anfibi
autoctoni siciliani (considerando le rane verdi e i rospi smeraldini come entità uniche). L’area
è resa ancora più interessante dalla presenza dell’unico anfibio endemico siciliano Bufo
siculus, che rappresenta anche l’anfibio meno comune e più localizzato dell’isola, e dal semiendemismo Discoglossus pictus. Entrambe le specie sono inserite nell’allegato IV della
Direttiva Habitat; il Discoglosso dipinto è anche presente nell’Appendice II della
Convenzione di Berna e nella Lista Rossa italiane delle specie minacciate, il Rospo
smeraldino nell’Appendice III della Convenzione di Berna. Il ridotto livello di protezione
delle popolazioni siciliane di Rospo smeraldino (considerato dalle Direttive Internazionali non
aggiornate come B. viridis) è stato finora determinato dalla mancanza di studi approfonditi
sullo status tassonomico della specie; la recente scoperta del suo stato di endemicità
richiederebbe infatti ulteriori misure di tutela.
Sono state redatte le carte della distribuzione per la maggior parte delle specie presenti negli
allegati delle Direttive habitat e Uccelli, nella Lista Rossa e di quelle che rispondono ai
requisiti per l’inserimento nella tabella 3.3 motivazioni A e B del formulario standard Natura
2000 (Tav.9).
112
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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I dati sulla ricchezza delle specie per habitat e/o biotopo hanno consentito di realizzare la
carata del valore faunistico (Tav. 10) che è stata redatta attribuendo ad ogni poligono un
valorepari al numro di specie della fauna presenti (o perché rilevate con i censimenti o perché
note da dati bibliografici recenti).
Habitat-Biotopo
Ricchezza
specifica
N. specie in
Direttive
N. specie in
Direttive/N.
specie totali
%
3140_r
3140_r/3150_r
3140_r
1410_f/3170*_r
3140_r
53.61
86.22
1410_f/3170*_r
34.81
53.1
1510*_f/1430_r/6220*_r
53.6
23.11
82.3
1430_r/1510*_r/6220*_r
86
67
83.14
83.111
83.211
18
18
17
16
16
16
16
15
14
14
9
15
13
13
12
12
11
12
10
10
9
9
8
7
7
7
7
6
5
5
3
5
4
4
3
3
2
2
0
0
50%
50%
47%
44%
44%
44%
44%
40%
36%
36%
33%
33%
31%
31%
25%
25%
18%
17%
0%
0%
La ricchezza specifica senza una contemporanea valutazione dello status e dell’ecologia delle
singole specie non offre tutte le indicazioni sulla reale importanza faunistica dei singoli
ambienti presenti nel SIC. Si è proceduto pertanto ad un’ulteriore elaborazione tenedo conto
delle numero di specie totale, di quelle presenti negli allegati delle Direttive, nonché del
“peso” di ciascuna specie in relazione al numero totale (media ponderata).
Sulla base di questi dati è stata redatta la carta delle aree d’importanza faunistica (Tav.11)
Habitat-Biotopo
3140_r
3140_r/3150_r
3140_r
1410_f/3170*_r
3140_r
Ricchezza
specifica
N. specie in
Direttive
Indice di
Importanza
Faunistica
18
18
17
16
16
9
9
8
7
7
6,00
6,00
5,44
4,87
4,87
113
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
53.61
86.22
1410_f/3170*_r
53.6
34.81
53.1
23.11
82.3
1430_r/1510*_r/6220*_r
86
1510*_f/1430_r/6220*_r
83.14
67
83.111
83.211
16
16
15
15
14
14
13
13
12
12
9
12
11
10
10
7
7
6
5
5
5
4
4
3
3
3
2
2
0
0
4,87
4,87
4,29
3,75
3,68
3,68
3,06
3,06
2,40
2,40
2,25
1,71
1,69
0,00
0,00
2.3.2.4 Verifica ed aggiornamento del Formulario Natura 2000 – fauna (B.1)
Sezione 3.2.a. Uccelli elencati nell'Allegato 1 della Direttiva 79/409/CEE
Alle otto specie già presenti nella scheda precedente sono state aggiunte altre 17 specie non
citate in precedenza, per un totale di 25 specie di uccelli elencati nell’Allegato 1 della
Direttiva e presenti nel territorio delle Macalube di Aragona. Il Calandro (Anthus campestris),
sebbene considerato nidificante, è da ritenere migratore; questa specie in Sicilia è in
diminuzione come nidificante e circoscritto ad aree fresche submontane. L’Albanella pallida
(Circus macrourus) è considerata migratrice stazionaria ma in Sicilia è solamente migratrice,
abbastanza scarsa (Iapichino & Massa, 1989). Per quanto riguarda la Ghiandaia marina
(Coracias garrulus), considerata migratrice nidificante alle Macalube, attualmente non è più
nidificante e riteniamo che nell’area in oggetto non vi sia l’habitat idoneo per la sua
riproduzione.
VALUTAZIONE
SITO
POPOLAZIONE
Isolamento
Globale
Ardea purpurea
Conservazione
Nuova segnalazione
Anthus campestris
Popolazione
Confermata
C
B
C
B
B
C
B
Tappa
●
Alcedo atthis
Svernamento
Nuova segnalazione
Nome
Nidificazione/riproduzione
Aggiornamento
Residente
Scheda Natura 2000
Migratoria
P
P
R
D
P
C
114
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
●
Confermata
Burhinus oedicnemus
P
C
B
B
B
●
Confermata
Calandrella brachydactyla
P
C
B
C
B
B
C
B
B
C
B
Nuova segnalazione
●
Confermata
Nuova segnalazione
●
Confermata
Nuova segnalazione
●
Confermata
Ciconia ciconia
P
C
Circus aeruginosus
P
D
Circus cyaneus
P
C
Circus macrourus
P
D
Circus pigargus
P
C
C
C
C
B
B
B
B
P
C
B
C
B
P
C
B
C
B
C
B
C
B
P
Coracias garrulus
Nuova segnalazione
Egretta garzetta
Nuova segnalazione
Falco biarmicus
Nuova segnalazione
Falco naumanni
Nuova segnalazione
Falco peregrinus
Nuova segnalazione
Falco vespertinus
P
C
B
C
B
Nuova segnalazione
Glareola pratincola
P
C
B
C
B
Nuova segnalazione
Himantopus himantopus
P
C
B
C
B
Nuova segnalazione
Lullula arborea
C
B
C
B
P
C
B
C
B
●
Confermata
Melanocorypha calandra
●
Confermata
P
P
P
Milvus migrans
P
D
Nuova segnalazione
Nicticorax nicticorax
P
C
B
C
B
Nuova segnalazione
Philomacus pugnax
P
C
B
C
B
Nuova segnalazione
Tringa glareola
P
C
B
C
B
Nuova segnalazione
Tringa ochropus
P
C
B
C
B
Sezione 3.2.b. Uccelli migratori abituali non elencati nell'Allegato I della Direttiva
79/409/CEE
Dalle 13 specie elencate nella precedente versione della Scheda Natura 2000 sono stati
eliminati il Voltapietre (Arenaria interpres), uccello limicolo migratore generalmente legato
agli ambienti costieri e certamente non abituale alle Macalube; e la Bigiarella (Sylvia
curruca), mai osservata nell’area in oggetto, in Sicilia è una specie migratrice occasionale
(Iapichino & Massa, 1989). Inoltre è stato corretto il nome scientifico del Corriere grosso
(Charadrius hiaticula). Sono state poi aggiunte alle specie di uccelli già presenti nella scheda
predente altre 23 specie prima non citate. Per le specie confermate sono stati variati i dati
relativi alla fenologia e allo status; ad esempio l’airone cenerino (Ardea cinerea) e la
Sterpazzola sarda (Sylvia conspicillata) venivano considerato nidificante, tuttavia alle
Macalube non esiste l’habitat di nidificazione idoneo.
Scheda
Natura 2000
Aggiornamento
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nome
Acrocephalus arundinaceus
Alauda arvensis
Anthus pratensis
115
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
●
Confermata
Apus apus
●
Confermata
Ardea cinerea
Eliminata
Arenaria interpres
Confermata
Calidris ferruginea
●
Nuova segnalazione
●
●
Confermata
Charadrius dubius
Charadrius hyaticula
Nuova segnalazione
Colomba palumbus
Nuova segnalazione
Delichon urbicum
Confermata
Egretta garzetta
Nuova segnalazione
Falco subbuteo
Nuova segnalazione
Fringilla coelebs
Nuova segnalazione
Gallinula chloropus
●
Confermata
Hirundo rustica
●
Confermata
Lanius senator
●
Nuova segnalazione
Luscinia megharynchos
Nuova segnalazione
Merops apiaster
Nuova segnalazione
Muscicapa striata
Nuova segnalazione
Oenanthe oenanthe
Confermata
Oenanthe ispanica
Nuova segnalazione
Oriolus oriolus
Nuova segnalazione
Phylloscopus collybita
Nuova segnalazione
Phoenicurus ochrurus
Nuova segnalazione
Prunella modularis
Nuova segnalazione
Streptopelia turtur
Nuova segnalazione
Sturnus vulgaris
●
Confermata
Sylvia cantillans
●
Confermata
Sylvia conpicillata
Eliminata
●
Sylvia curruca
Nuova segnalazione
Tadorna tadorna
Nuova segnalazione
Tringa totanus
Nuova segnalazione
Turdus philomelos
Confermata
Upupa epops
Nuova segnalazione
Vanellus vanellus
Sezione 3.2 c. Mammiferi elencati nell’allegato II della direttiva 92/43/CEE
La Scheda Natura del sito aggiornata al dicembre 2005 non riportava alcuna specie di
chirotteri. I nuovi studi hanno consentito di rilevare 5 specie di chirotteri, di cui una (M.
schreinbersii), riportata nell’Allegato II della Direttiva Habitat, è stata inserita in questa parte
della scheda Natura 2000.
116
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Scheda Natura
2000
Aggiornamento
Nuova segnalazione
Nome
Miniopterus schreibersii
Aggiornamento
●
Confermata
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
●
Confermata
Classe
Scheda Natura 2000
Sezione 3.3 Altre specie importanti di Flora e Fauna
Sono state confermate le tre specie di uccelli presenti, e sono state aggiunte altre 13 specie.
Tra i mammiferi, è stata confermata la lepre e sono state inserite 10 specie, tra cui 4 specie di
chirotteri. Da notare che il P. pygmaeus, recentemente descritto come nuova specie, ancora
non ha uno status di tutela e conservazione ben definito sia a livello italiano che europeo e
pertanto gli sono stati assegnati i codici del P. pipistrellus da cui questo taxon è stato
scorporato.
Per quanto riguarda gli Anfibi, è stata confermato l’inserimento di Discoglossus pictus e sono
state inserite altre tre specie di anfibi: Bufo bufo; Bufo siculus; Rana bergeri/hispanica.
Relativamente ai Rettili, é stata aggiunta una nuova specie e sono state confermate le 4
precedentemente elencate. Tra queste, si segnala Zamenis lineatus, che era citata come Elaphe
lineata.
Relativamente agli Invertebrati, nella precedente scheda Natura 2000 non esisteva alcun dato.
Sono state inserite 10 specie di invertebrati. Nessuna tra queste è inserita in direttiva o in
convenzioni internazionali; tuttavia si tratta di taxa che meritano particolari attenzioni a causa
della loro rarità, del loro significato in termini evolutivi o per la loro natura di ideali specie
bandiera per la tutela della fauna minore degli ambienti acquatici temporanei, e sono stati
pertanto inseriti in questa sezione con la motivazione D.
Nome
U Athene noctua
U Buteo buteo
U Carduelis cannabina
U Carduelis carduelis
U Cettia cettia
U Cisticola juncidis
U Corvus monedula
Nuova segnalazione
U Coturnix coturnix
U Emberiza calandra
Nuova segnalazione
U Emberiza cirlus
117
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Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
●
●
●
●
●
●
●
Confermata
U Falco tinnunculus
U Monticola solitarius
U Saxicola torquatus
U Serinus serinus
U Sylvia melanocephala
U Turdus merula
Nuova segnalazione
U Tyto alba
Apodemus
M dichrurus
Nuova segnalazione
M Crocidura sicula
Nuova segnalazione
M Erinaceus europaeus
Nuova segnalazione
M Hypsugo savii
Confermata
sylvaticus
M Lepus corsicanus
Nuova segnalazione
M Mustela nivalis
Nuova segnalazione
M Pipistrellus kuhlii
Nuova segnalazione
M Pipistrellus pipistrellus
Nuova segnalazione
M Pipistrellus pygmaeus
Nuova segnalazione
M Suncus etruscus
Nuova segnalazione
M Vulpes vulpes
Nuova segnalazione
A Bufo bufo
Nuova segnalazione
A
A
A
R
R
R
R
R
Confermata
Nuova segnalazione
Confermata
Nuova segnalazione
Confermata
Confermata
Confermata
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
I
I
I
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
Nuova segnalazione
I
I
I
I
I
I
I
Bufo siculus
Discoglossus pictus
Rana bergerixhispanica
Chalcides ocellatus
Hierophis viridiflavus
Natrix natrix
Podarcis wagleriana
Zamenis lineatus
Cassolaia
maura
cupreothoracica
Claenius spoliatus
Cybister
tripunctatus
africanus
Myrmilla calva
Plagionotus scalaris
Ronisia brutia
Trepidotilla litoralis
Chirocephalus diaphanus
Eucypris cf. Virens ecotipo 2
Limnocythere inopinata
118
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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2.3.3 Descrizione agroforestale del Sito (C)
Il SIC delle Macalube si caratterizza per un uso del suolo semplificato, fisionomizzato
essenzialmente dalle colture ceralicole e dalle dinamiche ad esse connesse come il recente
abbandono. Come evidenziato in diversi passaggi della relazione, la relativa monotonia
colturale è tradotta solo parzialmente in una perdita di biodiversità, che anzi si mantiene
alquanto elevata grazie all’eterogeneità topografica e microclimatica del SIC.
2.3.3.1 Descrizione dell’uso del suolo e commento della carta (C.2; B.3.6)
I rilievi sull’Uso del Suolo del SIC “Macalube di Aragona” evidenziano come il 60% ca. della
superficie del SIC sia costituita da seminativi semplici in aree non irrigue (Tab. 2.3.3.1 a).
La seconda classe in termini di estensione è costituita dai terreni abbandonati (ca. 26%); si
tratta per lo più di ex-seminativi incolti da pochi anni.
La classe aree con vegetazione rada rappresenta il 2% della superficie del SIC ed in sostanza
coincide con i calanchi e con gli altri substrati argillosi salati sui quali si sviluppa un mosaico
di vegetazione arbustiva mio-alofila e xerosubnitrofila rada a chenopodiacee arbustive
(Pegano-Salsoletea, corrispondente all’habitat “Praterie e fruticeti alonitrofili iberici (PeganoSalsoletea)” (cod. 1430), mentre le praterie perenni a Lygeum spartum ed i consorzi terofitici
ad esse associati, riferiti rispettivamente agli habitat prioritari “Steppe salate mediterranee
(Limonietalia)” (cod. 1510) e “Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei TheroBrachypodietea” (cod. 6220) corrispondono alla classe d’uso praterie aride calcaree (ca 10%).
Questa unità costituisce il rifugio elettivo sia dei pochi nuclei di Aster sorrentinii, specie
d’interesse prioritario ai sensi della Dir. 92/43 CEE, sia dei più cospicui popolamenti ad
orchidee.
Tab. 2.3.3.1 a – Superficie (ha) delle classi di uso del suolo individuate nel SIC.
CLASSI CORINE LAND COVER
Codice
Denominazione
1123
Aziende agricole e annessi, casali, cascine e masserie
1222
Viabilità stradale e sue pertinenze
211
Terreni abbandonati
21111
Seminativi semplici in aree non irrigue
2212
Altri vigneti
222
Frutteti
2232
Altri oliveti
3211
Praterie aride calcaree
332
Rocce nude, falesie, rupi e affioramenti
333
Aree con vegetazione rada
412
Paludi interne
4121
Canneti a Phragmites
5121
Laghi naturali
5122
Laghi artificiali
Totale SIC
Superfici
Ha
0,78
0,99
89,88
206,49
0,25
0,27
0,74
35,27
2,66
2,00
2,13
1,45
1,41
0,20
344,52
%
0,2
0,3
26,1
59,9
0,1
0,1
0,2
10,2
0,8
0,6
0,6
0,4
0,4
0,1
100
Di scarso rilievo sono le colture permanenti quali frutteti, altri vigneti e altri oliveti, che
coprono complessivamente lo 0,4% ca. della superficie del SIC.
Un ruolo cruciale ai fini della conservazione complessiva delle valenze del SIC svolgono i
laghi naturali, rappresentati da piccoli stagni effimeri di origine naturale che, pur interessando
119
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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lo 0,4% dell’area del SIC, ospitano ben tre habitat: l’habitat prioritario “stagni temporanei
mediterranei” (cod. 3170), nuclei di vegetazione connessa con l’habitat “Laghi eutrofici
naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition” (cod. 3150), nonché
aggruppamenti a Chara vulgaris che possono essere ricondotti all’habitat “Acque dure
oligomesotrofe con vegetazione bentica di Chara spp.” (cod. 3140).
I canneti a Phragmites, spesso disturbati dagli incendi dolosi e colposi estivi, interessano
appena 0,4% dell’area SIC e sono localizzati per lo più in corrispondenza del Torrente
Macalube, mentre alla catogoria paludi interne (0,6%) vanno riferiti i consorzi pauci- o
monospecifici dominati da Arundo collina e/o da Festuca arundinacea, Phalaris sp. pl. e
Juncus sp. pl.
I dati sopra riportati hanno consentito di redigere la Carta dell’usa del suolo (Tav.12) dove è
evidente la trasformazione indotta dalle azioni del progetto MACALIFE che hanno
comportato l’abbandono e l’avvio del processo di rinaturalizzazione delle aree ricadenti nella
zona A della RNI “Macalube di Aragona”.
Negli ultimi anni nell’area non sono intervenute variazioni di rilievo, ad eccezione dei
processi di rinaturalizzazione avviati nell’area dei vulcanelli. Il quadro che emerge dall’analisi
dell’uso del suolo è che alle Macalube di Aragona il disturbo antropico dovuto alle attività
agro-pastorali e quello naturale, connesso con le caratteristiche pedo-climatiche e geologiche
dell’area, hanno agito modellando il paesaggio ma anche le comunità che vi si sono insediate
e che vi sussistono tuttora.
Le Macalube di Aragona sono ad oggi una delle poche aree dove è possibile rinvenire ampie
estensioni continue del paesaggio cerealicolo proprio dell’entroterra siciliano.
2.3.3.2 Descrizione delle aree e delle tecniche agricole
Le Linee Guida Del Piano Territoriale Paesistico Regionale ormai risalenti al 1999 indicano
per il “Paesaggio delle colture erbacee” che: “Caratteristica generale del paesaggio del
seminativo semplice in asciutto è la sua uniformità: la coltivazione granaria estensiva
impronta in modo caratteristico le ampie aree collinari interne con distese ondulate non
interrotte da elementi e barriere fisiche o vegetali e conseguente bassa biodiversità e alta
vulnerabilità complessiva, legata alla natura fortemente erodibile del substrato
geopedologico. Gli elementi di biodiversità sono associati prevalentemente ai rilievi (creste
rocciose emergenti nella matrice argillosa), alle rare zone umide ed agli invasi, alle
formazioni calanchive che ospitano talvolta specie rare e specializzate, alle alberature, ecc.”.
Questa descrizione si adatta bene all’area delle Macalube dove l’unica coltura di rilievo è
quella del frumento, sebbene appare riduttivo nella descrizione delle Linee Guida considerare
che la biodiversità sia legata agli elementi diversificatori, i seminativi, infatti, ospitano o, per
meglio dire ospitavano nel passato prima della diffusione dei fitofarmaci una alta diversità,
soprattutto avifaunistica, legata alle colture e ai sistemi di gestione tradizionali (rotazioni,
etc.).
Le tecniche colturali diffuse all’interno del SIC risultano comuni a buona parte delle aree
cerealicole collinari siciliane. In passato per salvaguardare la fertilità, in rotazione con il grano
si inserivano alcune leguminose da foraggio come la sulla. Ciò oggi viene fatto solo
sporadicamente, mentre in questi ultimi anni si sono diffusi sistemi di rotazione poco
razionali: essi prevedono la rotazione Cece (o Fava) - Frumento-Orzo (o Frumento) - Cece(o
Fava) e, più raramente, Sulla (per la produzione di fieno) - Sulla (per la produzione di seme)Frumento - Frumento (Orzo).
In passato la superficie veniva lasciata a riposo pascolativo o a maggese per un anno.
Purtroppo i vantaggi tipicamente apportati dalle leguminose (effetto rinettante sulle infestanti,
120
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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miglioramento dei caratteri del suolo e soprattutto nel tenore in azoto) non vengono sfruttati
in mnaiera ottimale. Infatti, tutte le colture – ad eccezione della sulla - vengono diserbate e
concimate; in questo modo si perdono i vantaggi apportati dalle rotazioni tipiche delle colline
interne siciliane.
Per preparare il suolo si interviene con una lavorazione a circa 40 cm di profondità ad agostosettembre, seguita generalmente da lavori complementari. In passato si effettuava una
concimazione in presemina con fertilizzanti fosfo-azotati, mentre oggi generalmente si
effettua una concimazione in copertura con solfato ammonico ed urea ai primi di novembre o
da gennaio in poi nel caso che si sia effettuata una concimazione in presemina. Le quantità di
fertilizzanti oscillano mediamente tra 80-250 Kg/ha di azoto e oggi più raramente con 80-100
Kg/ha di fosforo. Tranne che per le aziende concimate in modo completo, la quantità di
fertilizzanti adoperati non compensano le asportazioni che, con produttività media di 25 ql/Ha
di granella e di paglia risultano di 97 Kg/Ha di N, 52 Kg/Ha di P2O5, e 55 Kg/Ha di K2O: il
sistema attualemnte in uso risulta quindi particolarmente depauperante.
Si effettua sempre il diserbo a fine febbraio-inizio marzo con prodotti efficaci per le
monocotiledoni che le dicotiledoni.
Le colture che seguono il frumento si avvantaggiano della fertilità residua, la lavorazione
preparatoria infatti risulta superficiale. La fertilizzazione viene comunque effettuata, per il
cece con fertilizzanti fosforici, mentre il diserbo è effettuato per qualunque coltura, ad
eccezione della sulla come già accennato.
Nei nostri ambienti il frumento non presenta grossi problemi fitosanitari se non in presenza di
annate agrarie con decorso climatico particolarmente umido. La malattia che più può incidere
sulle rese di prodotto è provocata dagli agenti del mal del piede e il tipo di intervento di difesa
più diffuso è quello della concia delle sementi, che è un intervento di routine in cerealicoltura
convenzionale. La varietà attualmente coltivata, in percentuale vicino al 60%, è il “Simeto”,
seguito da altre varietà tra le quli il “Duilio”.
Per la ridotta porzione ad oliveto, le tecniche colturali adottate sono quelle tipiche
dell’olivicoltura collinare di queste aree: si prevedono mediamente 3 lavorazioni invernali ed
estive; non vengono effettuate concimazioni.
Caratterizzazione delle aree agricole rispetto agli habitat e alle specie della Dir. 92/43CEE
e brevi cenni sull’impatto delle tipologie e delle pratiche di gestione agro-forestale
Le attività antropiche che hanno determinato il maggiore impatto sulla vegetazione del SIC e
in particolare sugli habitat “Pseudosteppa con erbe perenni ed annue dei TheroBrachypodietea” e “Steppe salate mediterranee (Limonietalia)”, ma anche sulla
conservazione dei vulcanelli di fango, erano l’agricoltura e il pascolo. In seguito
all’attuazione delle azioni previste nell’ambito del progetto LIFE, le attività agricole e il
pascolo sono cessate nell’area dei vulcanelli, in buona parte coincidenti con la zona A della
Riserva. La cessazione dell’attività agricola nell’area dei vulcanelli ha determinato da un lato
una drastica riduzione del disturbo antropico; di contro, essa non ha avuto seri riflessi
economici perché, a dispetto delle superfici occupate, va rimarcato come spesso le piante di
frumento si sviluppassero poco e male a causa della natura dei suoli e delle pendenze
eccessive. Ciò si verificava nell’area vicina ai vulcanelli ma anche in zone contigue
apparentemente più vocate. Vista la scarsa produzione ottenibile, è evidente come in molti
casi, l’attività di coltivazione di certe aree fosse dettata da altre motivazioni piuttosto che da
effettive convenienze economiche legate alla produttività. In particolare ciò è vero per le aree
attorno ai vulcanelli e tra i calanchi e nelle aree contigue ai piccoli specchi d’acqua. Tra le
ragioni che possono essere ipotizzate, oltre ad una palese affermazione di un diritto di
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proprietà e quindi di uso su queste aree, che si riteneva minacciato dall’istituzione dell’area
protetta, esistono altre ragioni, legate forse alla riscossione di contributi comunitari per la
semina del frumento duro.
Nelle aree attorno ai vulcanelli e tra i calanchi che da questi si dipartono, l’attività agricola
risultava e può risultare ancora oggi particolarmente nefasta perché con le lavorazioni si
favoriscono i processi erosivi, già accentuati a causa della morfologia del territorio e della
natura dei suoli. A questo proposito RODOLFI (1991) scrive: “Il periodo più critico dell’anno,
per quanto concerne i processi erosivi, corrisponde alla stagione piovosa, quando i terreni o
sono preparati o seminati con le colture autunno-primaverili, o sono nudi in attesa della
semina delle colture primaverili-estive”.
Le colture cerealicole condotte nell’area protetta erano comunque a basso input, per cui
l’effetto inquinante dei fertilizzanti, dei diserbanti e degli anticrittogamici è poco evidente ad
esclusione della base dei calanchi dove è facile riscontrare un’elevata frequenza di piante
nitrofile, indiretto ma chiaro segnale di processi di accumulo di nutrienti.
Nel corso dell’ultimo decennio il ricorso a tecniche ad alto impatto hanno arrecato evidenti
danni nelle adiacenze dei vulcanelli e dei piccoli specchi d’acqua alterandone
significativamente il paesaggio vegetale e determinando una riduzione dei “Pascoli inondati
mediterranei (Juncetalia maritimi)” e delle “Perticaie alonitrofile iberiche (PeganoSalsoletea)”. Lo scarso contenuto organico del terreno e la sua reazione marcatamente
alcalina, esasperata dall’apporto di fertilizzanti chimici, riduce la disponibilità di fosforo e di
altri macronutrienti, provocando raccolti molto scarsi. In queste condizioni il suolo è
particolarmente esposto all’erosione eolica e meteorica. Ad oggi non si può parlare con
assoluta certezza di un effetto inquinante legato all’uso dei fertilizzanti e del diserbo visto
anche che si tratta di colture cerealicole a basso input. Tuttavia l’accumulo dei nutrienti già
sottolineato, è un indiretto ma chiaro segnale di processi di lisciviazione di nutrienti. L’effetto
di queste attività antropiche si riflette anche sulla composizione della flora, che fornisce
informazioni chiare sull’influenza del disturbo originato dalle azioni meccaniche e
dall’apporto di nutrienti legati alle pratiche colturali circostanti. Infatti, è alquanto alto il
numero di specie segetali, ruderali e/o comunque diffuse per lo più in ambienti colturali o
negli incolti recenti.
All’attività agricola si combinava l’attività del pascolo che, esplicandosi soprattutto nel
periodo estivo, aveva un forte impatto sulle poche aree a vegetazione naturale o incolte,
impedendo il formarsi di una vegetazione matura e stabile. Connessi con le due attività
suddette sono gli incendi che si propagavano periodicamente nell’area a causa della bruciatura
delle stoppie e dell’eliminazione della flora non pabulare che cresce nelle aree a vegetazione
naturale o incolte. La tecnica della bruciatura delle stoppie, largamente utilizzata per decenni
dagli agricoltori locali e dai pastori, determina il periodico propagarsi delle fiamme, che ha
effetti deleteri sulla vegetazione dei calanchi e, indirettamente, su quella degli stagni
temporanei adiacenti. Il continuo passaggio del fuoco ha peraltro determinato la totale
scomparsa delle “Foreste a galleria e arbusteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e
Securinegion tinctoriae)” habitat certamente presente lungo tutto il Torrente Macalube e con
ogni probabilità anche lungo alcuni dei suoi principali torrenti immissari.
Oggi non dovrebbero (e in effetti non si verificano) incendi “esogeni”, infatti, il D.D.G. n.
3220 del 28 Dicembre 2007 sulla “condizionalità”, prevede oltre al divieto della bruciatura
delle stoppie anche la difesa attiva dagli incendi per le aree ritirate dalla produzione.
Gli incendi che interessano oggi il SIC si originano però all’esterno del SIC nelle campagne
di Agrigento, Aragona, Joppolo Giancaxio, ecc. Spesso a causa del forte vento, la cenere
prodotta dalla combustione trasportata dal vento scavalca la fascia tagliafuoco e determina
degli incendi all’interno dell’area protetta.
122
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Va innanzitutto compiuta una valutazione di ordine generale sulla questione degli incendi
nell’isola. La bruciatura delle stoppie è un fenomeno antico quanto la coltivazione dei cereali,
ma solamente adesso è diventato un problema. Perché non lo era in passato? Semplicemente
perché gli agricoltori mettevano in atto le pratiche agronomiche normali che consistevano nel
realizzare con il trattore le strisce attorno al campo prima di bruciare le stoppie. Oggi questo
non succede più e gli incendi “sfuggiti” da un campo di stoppie percorrono decine di
chilometri finendo per interessare aree in rinaturalizzazione o di pregio.
Occorre quindi intervenire affinché gli incendi che interessano le aree non boscate (si tratta
per lo più di ex-coltivi dove si insediano comunità erbacee ruderali pioniere) si diffondano
senza controllo chiedendo una maggiore e più efficace azione di spegnimento alle Autorità
preposte allo spegnimento. Queste aree, infatti, sono considerate “terre di nessuno” dove “non
vale la pena di intervenire” –non trattandosi di zone boscate - e dove si interviene solo se e
quando l’incendio crea problemi alla circolazione stradale. In realtà sono aree di straordinaria
importanza perché sono aree dove la vegetazione si insedia spontaneamente in seguito
all’abbandono, che svolgono una preziosa funzione di controllo dell’erosione, ma dove il
processo viene azzerato con regolarità proprio dagli incendi. Queste aree meritano attenzione
al pari dei boschi e andrebbero adottate tutte i provvedimenti necessari per evitare il loro
continuo ripetersi.
Il disturbo legato all’intensità del pascolo, le percentuali di copertura e lo stress ambientale
dovuto alla scarsa disponibilità idrica sono, secondo ALI et alii (2000), i fattori che
condizionano maggiormente la ricchezza specifica della vegetazione degli ambienti aridi.
L’azione diretta ed indiretta del pascolo, oggi cessato nel SIC, va dunque controllata: oltre ad
un’eccessiva sottrazione di biomassa, il sovrappascolo provoca una forte compattazione del
suolo sui margini degli specchi d’acqua che, come esposto in seguito, svolgono un ruolo
importantissimo negli equilibri demografici delle popolazioni e delle comunità igrofile.
2.3.3.3 Descrizione delle aree forestali (C.1)
Nel SIC non sono mai stati compiuti interventi di forestazione.
123
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2.3.4 Descrizione del Paesaggio (F)
2.3.4.1 Caratteri significativi del paesaggio antropico e naturale (F.1; F.2)
La configurazione del paesaggio antropico e naturale del SIC è strettamente legata tanto alle
caratteristiche specifiche del sito, quanto al contesto nel quale è inserito. Se per le prime è
prevalentemente il fenomeno dei “Vulcanelli di fango” (vulcanismo sedimentario) a
determinare gli aspetti strutturanti del paesaggio naturale e semi-naturale, per le seconde tende
a prevalere l’azione dell’uomo nella configurazione dei segni dell’assetto del paesaggio. Da
una parte, un paesaggio naturale e, dall’altra, un paesaggio antropico; il passaggio dall’uno
all’altro è segnato dalla porzione di territorio “mista” (in gran parte coincidente con le zone B
della riserva) nella quale sono presenti aspetti dell’uno e componenti dell’altro dominio.
Gli unici manufatti architettonici di un certo interesse sono i due complessi edilizi interni alla
riserva, posti immediatamente all’esterno della zona A, lungo la strada di accesso alla collina
dei Vulcanelli, per i quali il Progetto Life Natura ha previsto la realizzazione di un Centro
visite e di un Museo delle tradizioni e della cultura contadina.
E’ possibile, pertanto, individuare tre differenti tipologie di unità/ambiti di paesaggio che
interessano:
- la parte sommitale della collina delle Maccalube (zona dei vulcanelli e delle
polle d’acqua);
- il sistema dei calanchi e dei valloni perimetrali;
- le aree agricole perimetrali.
Tale articolazione risulta essere l’esito tanto della configurazione del paesaggio percettivo
(quello percepito dall’occhio umano), tanto dell’attuale uso del suolo (Carta Progetto Life)
posto a confronto con quello previsto dagli strumenti di pianificazione e programmazione
urbanistico-territoriale.
In relazione all’uso del suolo, in riferimento alla carta prodotta dal Progetto LIFE, la prima
tipologia coincide con la porzione di suolo in cui è presente la gariga, la seconda coincide con
gli incolti, la terza con il seminativo diffuso caratterizzato dalla presenza di ridotti campi
coltivati ad oliveto (a Nord) e frutteto (a Sud). Le prime due unità di paesaggio interessano
prevalentemente il paesaggio naturale.
La vegetazione naturale e semi-naturale, costituita per lo più da gariga, si concentra in
particolar modo nelle zone marginali all’area dei Vulcanelli e lungo i versanti scoscesi dove
l’agricoltura non può essere praticata. Gli elementi del paesaggio antropico vanno, invece,
ricondotti essenzialmente alla produzione agricola, tanto nell’uso del suolo, quanto nella
consistenza dei pochi manufatti edilizi di tipo rurale presenti.
Ambito 1 “Parte sommitale della collina delle Maccalube” (zona dei vulcanelli e degli stagni
temporanei)
L’Ambito 1 interessa la parte della collina delle Maccalube occupata dai vulcanelli e dalle
polle d’acqua. Si tratta di un paesaggio naturale di estremo interesse, percebile fin dall’esterno
del SIC come un’ampia zona circolare di colore biancastro (colore dovuto ai depositi di
salgemma e di gesso, che precipitano dalle acque emesse insieme al gas ed al fango, da qui la
denominazione dell’area “Occhiu di Macalubi”) posta a circa m 286 s.l.m..
Le sue caratteristiche morfologiche e percettive risultano l’esito del fenomeno di vulcanismo
sedimentario riconducibile alle emissioni superficiali di tipo gassoso proprie delle
manifestazioni petrolifere.
Si tratta di un rilievo collinare che ha origine dai depositi plastici di natura argillo-marnosa
prodotti dal fenomeno del vulcanesimo sedimentario. Tale fenomeno si manifesta attraverso
l’emissione di gas naturale che, trasportando acqua ed argilla, forma in superficie i
124
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caratteristici vulcanelli di fango, dalla morfologia simile ai tradizionali vulcani, ma con
altezze significativamente più ridotte e variabili (alle Maccalube di Aragona da 10 cm ad oltre
un metro) che risultano l’esito del deposito in superficie del materiale argilloso trasportato
assieme all’acqua dal gas.
La presenza e distribuzione dei vulcanelli interessa, in genere, la parte sommitale della
collina, mentre la rimanente parte dell’Ambito è interessata dalla presenza di zone umide
(stagni temporanei e polle d’acqua) che, pur essendo esito dello stesso processo di emissione
gassosa, tale fenomeno non è accompagnato dalla formazione di un edificio vulcanico, ma
dalla formazione di piccole polle di acqua dal diametro di m. 2,5 ca.
La natura del fenomeno ed il materiale eruttato nel corso dei secoli ha dato origine ad una
ampia zona in continuo lento movimento, caratterizzata da morfologie accidentate e da
piccole depressioni che ospitano importanti aree umide classificate come stagni temporanei
mediterranei; questi specchi d‘acqua, più o meno sussistenti nel corso della stagione estiva,
formano ambienti umidi, di importanza cruciale per lo sviluppo della fauna entomologica.
Ambito 2 “Il sistema dei calanchi e dei valloni perimetrali”
L’Ambito 2 interessa la fascia perimetrale della collina che dalla sua parte sommitale giunge
alla base interessando tanto i calanchi, quanto i valloni perimetrali.
L‘area è, pertanto, costituita litologicamente da vasti affioramenti di rocce argillo-marnose
all‘interno delle quali si riscontrano inclusi di varia età, natura e litologia. La loro formazione
si deve a diversi fattori, tra cui è fondamentale la presenza di un substrato in prevalenza
argilloso, sul quale agiscono rapidamente fenomeni di erosione e dilavamento concentrato,
con la formazione di brevi e profondi solchi, organizzati in bacini idrografici in miniatura dal
reticolo estremamente ramificato.
Al suo interno è possibile osservare le morfologie tipiche di un corpo di frana in movimento
che
interessa
terreni
argilloso-marnosi.
In relazione alla configurazione del paesaggio naturale, gli elementi che contribuiscono alla
sua caratterizzazione sono i calanchi che circondano la collina (più estesi e profondi ad Ovest
e Nord e più brevi e superficiali ad Est e Sud), il Vallone Maccalube che delimita la collina
lungo il tratto occidentale e settentrionale, e il Vallone Scorsone che si estende nella parte
settentrionale del SIC. Il Vallone Maccalube, con un bacino idrografico di tipo dendritico,
riceve i flussi provenienti dai calanchi che a raggiera si dipartono dalla collina, costituendone
elemento di contenimento e delimitazione.
Oltre ai principali, l’Ambito è costituito da una capillare rete di impluvi, esito del movimento
argilloso-marnoso dei suoli e del dilavamento delle acque relative alle precipitazioni
stagionali non assorbite dai terreni impermiabili. I solchi del terreno, dopo poche decine di
metri, si approfondiscono progressivamente sino a trasformarsi in veri e propri valloni,
caratteristici per vegetazione e morfologia.
I calanchi, separati da piccole valli cieche e da impluvi stretti, si formano dove la naturale
tendenza dei sedimenti argillosi a raggiungere la propria condizione di riposo viene sconvolta
dal continuo scalzamento al piede dei versanti ed arretramento delle superfici piane
soprastanti (Calzolari et al., 1993), interessate dalle pratiche agricole. Conseguentemente
questi calanchi costituiscono dei sistemi fortemente dinamici, dove i rapporti tra
geomorfologia e vegetazione sono molto stretti. La vegetazione dei versanti dei calanchi
appare molto discontinua, con una caratteristica distribuzione a mosaico.
Ambito 3 “Le aree agricole perimetrali”
Il resto del territorio del SIC è interessato dall’uso agricolo del suolo, caratterizzato dalla
coltivazione di seminativi semplici (grano duro) che occupano oltre il 70% della sua
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superficie. Ad eccezione, infatti, di piccole porzioni di territorio in cui sono presenti le colture
arboree del mandorleto e dell’oliveto, e ad una superficie pari al 14% caratterizzati da coltivi
in abbandono, il territorio del SIC esterno alla riserva, e coincidente in gran parte con la
Contrada Manicalunga, è tradizionalmente coltivato a seminativo semplice.
L’Ambito 3 è, pertanto, caratterizzato da un paesaggio agrario di tipo tradizionale che,
articolandosi intorno alla collina delle Maccalube, definisce uno scenario, dal punto di vista
percettivo, tendenzialmente omogeneo caratterizzato da dolci ondulazioni collinari che si
contrappongono fortemente al paesaggio del versante meridionale caratterizzato dal sistema
dei calanchi pedo-collinari.
Si tratta, pertanto, di un ambito che assume la configurazione tipica delle forme
dell'agricoltura meccanizzata con campi aperti e regolari, seppur in pendenza, privi di
presenze vegetali sia arboree che arbustive, e caratterizzati dalla presenza di edificato e
infrastrutture per la mobilità a servizio dei processi di trasformazione antropica.
2.3.4.2 Variazioni del paesaggio e tendenze evolutive delle trasformazioni territoriali
(F.3)
Così come la configurazione del paesaggio dipende da fenomeni naturali e azioni antropiche,
in riferimento alle specificità del SIC “Maccalube di Aragona”, la sua evoluzione deriva tanto
dall’azione del fenomeno geologico, quanto dall’azione dell’uomo.
Negli ultimi tre anni le variazioni maggiormente significative del paesaggio del SIC hanno per
lo più interessato la zona A della riserva. L’acquisizione, infatti, per esproprio o per acquisto
dei terreni agricoli presenti in questa parte della riserva, a partire dal 2005, ha determinato una
progressiva trasformazione della conformazione del suo paesaggio, sia direttamente che
indirettamente. Il passaggio è stato segnato dall’implementazione delle azioni del Progetto
Life che, al fine di garantire l’effettiva tutela della zona A di riserva, ha provato a ridurre il
complesso sistema di pressioni antropiche che gravava, in particolare, su questa porzione di
territorio. Il progressivo abbandono dei terreni agricoli e l’impianto di specie autoctone, la
realizzazione della recinzione a tutela della zona A e la consequenziale applicazione del
divieto di pascolo, la realizzazione della fascia parafuoco contro gli incendi hanno innescato
un incisivo processo di rinaturalizzazione dei terreni che ha generato evidenti effetti sulla
configurazione e sulla percezione del paesaggio. La zona A della riserva è attualmente
interessata da una riconversione dei coltivi in stato di abbandono attraverso l’impianto di
specie autoctone.
A questi effetti diretti si relazionano quelli indiretti, legati alla riduzione significativa dei
movimenti di terreno derivante dall’utilizzo di macchinari agricoli che periodicamente,
assieme agli incendi e al pascolo, contribuivano allo stravolgimento della copertura vegetale
spontanea e, in molti casi, dell’assetto complessivo dei suoli. Condizione alla quale, tuttavia,
per altri versi continua a contribuire periodicamente la natura stessa dei luoghi con l’azione di
capovolgimento naturale, relazionata al vulcanismo sedimentario, per effetto della quale la
superficie della collina delle Maccalube viene completamente stravolta generando la
scomparsa temporanea dei Vulcanelli.
Le fasi dei capovolgimenti, causati dalle ultime eruzioni violente che hanno interessato la
collina, appaiono evidenti dai diversi strati morfologici che caratterizzano il pianoro della
collina e contribuiscono a definirne il suo assetto percettivo.
La natura del fenomeno, assieme al materiale eruttato, definisce un’area coincidente in gran
parte con la zona A della riserva, soggetta a continue e periodiche trasformazioni. Queste
modificazioni dell’assetto del paesaggio, oltre a caratterizzare la parte sommitale della collina,
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interessano anche il sistema dei calanchi e delle depressioni che a raggiera si dipartono
dall’area dei Vulcanelli, generando morfologie accidentate, ripide scarpate, fessurazioni nel
suolo e ampie depressioni dove si formano stagni temporanei che tendono a prosciugarsi nei
mesi estivi.
Nell’assetto generale del paesaggio tale processo contribuisce a modificare continuamente la
configurazione della collina, l’estensione e la profondità dei calanchi, la distribuzione dei coni
vulcanici e degli stagni temporanei.
Negli ultimi decenni, tuttavia, l’asseto del paesaggio è stato profondamente influenzato anche
dalle attività antropiche che hanno contribuito ad alterare la configurazione dei suoli e la
copertura vegetale, tanto della collina dei Vulcanelli (zona A della riserva), quanto delle zone
B e B1 e di tutta la restante parte del SIC, ove l’agricoltura è praticabile. La lavorazione
agricola, inoltre, ha comportato, in alcuni casi, il riempimento degli stagni temporanei con
terra e detriti al fine di ampliare la superficie agricola utile.
La zona dei calanchi, in particolare, interessata pesantemente dall’azione dell’uomo, è
costantemente soggetta a fenomeni franosi ed erosivi che dipendono anche dal continuo
mutamento per azione dell’uomo delle condizioni di stabilità della base dei versanti. I
calanchi sono il prodotto dell'evoluzione geomorfologica di paesaggi in cui la scomparsa (per
motivi naturali o antropici) della copertura vegetale protettiva e stabilizzante mette a nudo i
terreni erodibili sottostanti che vengono incisi profondamente dalle acque di ruscellamento
superficiale, producendo incisioni separate da costoni facilmente disgregabili (Calzolari et al.,
1993).
La composizione e la struttura della vegetazione dei calanchi delle Maccalube appare
fortemente condizionata dal passato uso agro-pastorale del territorio, come del resto è stato
osservato anche sulla Penisola in contesti analoghi (Calzolari et al., 1993). Il pascolo, infatti,
ha fortemente rallentato l‘evoluzione della vegetazione verso tipologie più mature e stabili. La
sua recente cessazione dovrebbe di contro facilitare ed accelerare i processi della successione.
Con l’azione del Life Natura (2005) si è riusciti a sottrarre la zona A della riserva all’azione
antropica di trasformazione del territorio e alterazione dell’assetto della copertura vegetale,
mentre per le zone B e B1 e, progressivamente, per tutto il resto del territorio interessato dal
SIC, si sta cercando di attivare processi di concertazione con i proprietari dei terreni al fine di
promuovere forme di agricoltura agro-eco-sostenibile attraverso la riduzione al minimo del
trattamento chimico dei suoli.
Tuttavia, sono state presentate alcune richieste di variazioni colturali (inoltrate al comune di
Aragona e all’Ente gestore della riserva) tanto in zona B e in zona B1, quanto nel resto del
SIC. Tali richieste contribuiranno a modificare ulteriormente la configurazione del paesaggio
con il rischio che, qualora non vengano applicate le adeguate misure di controllo e
salvaguardia, si continui a generare lo stravolgimento dell’assetto complessivo di questo
territorio.
2.3.4.3 Coerenza con le Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale e con gli
obiettivi del D. Legs. 42/04 (F.4; F.5)
Linee guida del Piano Paesistico
Per quel che riguarda nello specifico l’elaborazione del Piano Paesistico, la Regione Siciliana
non segue il modello procedurale prescritto in materia dalla L.n. n. 431/1985 ma segue
direttamente le modalità indicate dalla L.n. n. 1497/1939. Questa condizione, che risente
dell’assenza di una normativa regionale organica in materia di paesaggio, è l’esito delle
disposizioni di legge che si sono susseguite nel tempo e che hanno comportato l’attribuzione
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all’Assessorato BBCCAA e PI della esclusiva competenza nel settore del paesaggio. Con
l’Art. 1 del D.P.R. 15.1.1972, n. 8, assieme al trasferimento alle Regioni a statuto ordinario
delle funzioni amministrative esercitate dagli organi centrali e periferici dello Stato in materia
di urbanistica, veniva infatti trasferita la funzione di redigere e approvare i piani territoriali
paesistici. Se per tutte le regioni a statuto ordinario il trasferimento di tali competenze viene
definito con un Decreto del 1977 (sulla base del quale interverrà successivamente la L.n. n.
431/85 dando la possibilità alle regioni di redigere piani urbanistici territoriali con valenza
paesistica o piani paesistici veri e propri), per la Regione siciliana ciò era già avvenuto con il
D.P.R. n. 637 del 1975 che dava attuazione alle disposizioni dello Statuto regionale siciliano
in materia di tutela del paesaggio, e nel quale il legislatore, che nel caso delle altre regioni
individua più precisi indirizzi procedurali, stabiliva, sulla base dell’autonomia regionale e sul
valore di legge costituzionale dello Statuto Regionale siciliano, che l’Amministrazione
regionale esercitasse nel proprio territorio tutte le attribuzioni delle amministrazioni centrali e
periferiche dello Stato in materia di tutela del paesaggio ex legge 29 giugno 1939, n. 1497,
demandando alla sua competenza esclusiva l’individuazione delle forme e dei metodi
dell’azione amministrativa derivante dall’esercizio di queste attribuzioni.
La Regione Siciliana si è espressa a questo riguardo con l’Art. 5 della L.r. n. 80/77,
attribuendo tali funzioni all’Assessorato Regionale dei Beni Culturali ed Ambientali e della
Pubblica Istruzione, che esercita le funzioni previste dal suddetto D.P.R. 30 agosto 1975, n.
637. La tutela del paesaggio è dunque demandata all’Assessorato e ai suoi organi periferici
competenti per materia (le Soprintendenze per i beni culturali e ambientali), e più
precisamente alle relative sezioni per i beni paesistici architettonici e ambientali (artt. 2 e 16
L.r. n. 116/80), le quali svolgono le funzioni previste per le Soprintendenze di cui al D.P.R. n.
805/75. Inoltre, l’elaborazione stessa del Piano Paesistico Territoriale (P.T.P.) che compete
dunque all’Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali (Art. 3 L.r. n. 80/77), secondo il
procedimento previsto dall’Art. 5 della L.n. n. 1497/39 e dal relativo regolamento di
esecuzione (R.D. n. 1357/40), seppure nei contenuti ridefiniti dalla L.n. n. 431/85, può essere
affidata alle competenti Soprintendenze per i Beni Culturali ed Ambientali (Art. 23 R.D. n.
1357/40; Art. 31 D.P.R. n. 805/75; Art. 2 L.r. n. 116/80). Che si tratti di facoltà e non di
obbligo è dimostrato dal testo del Regolamento, secondo il quale l’organo centrale può
affidare la redazione del piano (di cui esso è quindi titolare) all’ufficio periferico che lo
elabora sulla base dei criteri di pianificazione determinati in sede centrale. Questa
ricostruzione, peraltro fondata su quanto previsto dall’Art. 23 R.D. n. 1357/40, è l’unica
compatibile con l’esigenza di adottare un piano di ambito territoriale regionale, secondo le
indicazioni della L.n. n. 431/85: il che certamente induce a rigettare l’ipotesi di pianificazione
paesistica di ambito infraprovinciale o provinciale, avente quindi riferimenti spaziali poco
coerenti con la materia e metodologie di redazione disomogenee.
Ma se per le procedure di formazione del P.T.P. la Regione deve fare riferimento alle
indicazioni contenute nella L.n. n. 1497/39, per ciò che riguarda i contenuti del Piano non può
prescindere dalla considerazione unitaria del patrimonio paesistico accolta dalla L.n. n.
431/85, la quale ha abbandonato il modello di tutela rispondente alla concezione puramente
estetizzante della legge del 1939. Sulla base di ciò nel 1996 l’Assessorato BBCCAA e PI ha
emanato le Linee Guida per il Piano Territoriale Paesistico Regionale che, non avendo valore
di Piano ma di “pre-piano”, suddividono il territorio regionale in 18 ambiti, per ciascuno dei
quali deve essere redatto un apposito piano paesistico.
Tuttavia a cavallo del 2000, intervengono due provvedimenti che in parte contribuiscono a
modificare il quadro delineato: l’Accordo Stato-Regione Siciliana ed il D.Lgs. 42/04. Sulla
base di questi provvedimenti il piano paesaggistico deve possedere un carattere esplicitamente
progettuale; in Sicilia le Linee Guida non posseggono tale carattere, dal momento che
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Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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contengono degli indirizzi e non sono un vero e proprio piano. Questa condizione comporta,
in fase di verifica dello strumento, la necessità di un adeguamento alle prescrizioni dei
suddetti provvedimenti, interessando, inoltre, tutti i piani che ad oggi sono stati approvati, i
quali dovranno essere riesaminati entro il 2008 dall’Assessorato regionale BB.CC.AA. e P.I. e
dal suo organo consultivo.
In relazione a quanto detto, ed in assenza di una legge regionale in materia di paesaggio e di
pianificazione paesaggistica, il Codice Urbani, entrato in vigore in tutta Italia a partire dal
maggio 2004, può essere applicato in Sicilia esclusivamente nei contenuti e non nella parte
procedurale. Ciò comporta che, ad esempio in riferimento alle deleghe paesaggistiche, mentre
nel resto delle regioni italiane che hanno legiferato e pianificato in materia di paesaggio in
coerenza con il Codice Urbani le concessioni edilizia e paesaggistica vengono rilasciate dal
comune interessato con un’azione di controllo da parte delle Soprintendenze, in Sicilia la
concessione edilizia viene rilasciata dal comune, mentre la concessione paesaggistica viene
rilasciata dalla Soprintendenza quale organo regionale decentrato e competente in materia ai
sensi della legge del 1939.
Ma la pianificazione del paesaggio in Sicilia ha trovato un’ulteriore livello di complessità
quando in virtù dell’Art. 5 della L.n. n. 1497/39, nonchè del relativo regolamento di
esecuzione (R.D. n. 1357/40) e al fine di incentivare la redazione dei piani paesaggistici
utilizzando le somme previste dalla Misura 2.0.1/D del POR Sicilia 2000-2006, l’Assessorato
BBCCAA e PI ha deciso di affidare la realizzazione dei Piani Paesaggistici alle
Soprintendenze decentralizzando l’azione pianificatoria unitaria che con le Linee Guida del
1996 era stata promossa e affidata all’apposito ufficio del Piano interno all’Assessorato
regionale BBCCAA e PI. Le Soprintendenze hanno cosi incominciato ad elaborare i propri
documenti (che non sono dei veri piani in quanto è assente la parte normativa) in relazione ai
propri contesti provinciali di riferimento che naturalmente non corrispondono agli ambiti
introdotti con le Linee Guida del 1996, la cui perimetrazione non segue i confini
amministrativi provinciali. Da ciò emergono degli evidenti conflitti di ordine interpretativo ed
operativo, accentuati dall’assenza di indirizzi specifici forniti dall’Assessorato alle
Soprintendenze per la redazione dei Piani. Tali conflittualità condurranno a documenti
elaborati su base provinciale, dunque disomogenei (anche per le differenti scale utilizzate) e
non coerenti rispetto ad una visione ampia ed unitaria di tutela del paesaggio.
All’Art. 5 delle Linee Guida si dice che per i territori dichiarati di interesse pubblico ai sensi
dell’Art. 1 della legge 29 giugno 1939, n. 1497 e dell’Art. 1 della legge 8 agosto 1985, n. 431,
nonché nelle aree sottoposte alle misure di salvaguardia previste dall’Art. 5 della legge
regionale 30 aprile 1991, n. 15, l’Amministrazione Regionale dei Beni Culturali e Ambientali
fonda l’azione di tutela paesistico-ambientale sulle Linee Guida dettate con riferimento ai
sistemi e alle componenti individuati nell’Art. 3, tenendo conto dei caratteri specifici degli
ambiti territoriali definiti nell’Art. 4. Per i suddetti territori gli uffici distaccati
dell’Assessorato Regionale provvedono a tradurre le Linee Guida in Piani Territoriali.
In questi territori, i piani urbanistico-territoriali redatti dalle Province e dai Comuni, e i piani
territoriali dei Parchi Regionali redatti ai sensi dell’Art. 18 della L.R. 6 maggio 1981, n. 98 e i
regolamenti delle riserve naturali di cui all’Art. 6 della L.R. n. 98/81 devono recepire le
indicazioni delle Linee guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale.
Nei territori non soggetti a tutela ai sensi delle leggi sopracitate, le Linee Guida del Piano
Territoriale Paesistico Regionale assolvono alla funzione di strumento propositivo, di
orientamento e di conoscenza per la pianificazione territoriale provinciale e per la
pianificazione urbanistica comunale.
Per quel che nello specifico riguarda l’Ambito 10 del Piano Territoriale Paesistico Regionale,
nel quale ricade il SIC “Maccalube di Aragona” (SIC ITA040008), ad oggi, l’iter di
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elaborazione del relativo Piano Territoriale non risulta ancora essere stato completato. Tale
strumento, la cui predisposizione è affidata alla Soprintendenza ai Bb. Cc e Aa. di Agrigento,
dovrà essere redatto ai sensi dell’Art. 135 del D.Lgs. 42/04 che disciplina la “Pianificazione
paesaggistica”. In coerenza con il comma 2 “il piano paesaggistico definisce […] le
trasformazioni compatibili con i valori paesaggistici, le azioni di recupero e riqualificazione
degli immobili e delle aree sottoposti a tutela, nonche' gli interventi di valorizzazione del
paesaggio, anche in relazione alle prospettive di sviluppo sostenibile”. Appare chiaro che le
indicazioni del legislatore nazionale si muovono in direzione dell’ampliamento del concetto di
paesaggio, già predisposto dalla Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, 2000), in
direzione di un coordinamento con gli altri strumenti di pianificazione territoriale e in
direzione di un modello di sviluppo sostenibile che integri la componente antropica.
In relazione a quanto detto, il Piano Territoriale Paesistico Regionale persegue i seguenti
obiettivi generali (Indirizzi normativi delle Linee Guida, Parte seconda, Art.1):
a) stabilizzazione ecologica del contesto ambientale regionale, difesa del suolo e della biodiversità, con particolare attenzione per le situazioni di rischio e di criticità;
b) valorizzazione dell’identità e della peculiarità del paesaggio regionale, sia nel suo insieme
unitario che nelle sue diverse specifiche configurazioni;
c) miglioramento della fruibilità sociale del patrimonio ambientale regionale, sia per le attuali
che per le future generazioni.
In relazione agli Indirizzi normativi delle Linee Guida (Parte seconda), in riferimento alle
linee strategiche individuate al Titolo I, “Indirizzi generali” (Art. 2) e al Titolo II, “Indirizzi
per sistemi e componenti” (Artt. 9-17), si evidenzia quanto segue:
1) in relazione agli indirizzi per la tutela del Paesaggio agrario delle colture erbacee
(seminativo) si rileva una sostanziale coerenza tra gli indirizzi delle Linee Guida (Art. 12
“Paesaggio agrario”) e le azioni intraprese con l’attivazione del complesso di interventi
comunitari (Progetto Life) e relativi al POR Sicilia con riferimento alle azioni di:
– ritiro dei seminativi dalla produzione e creazione di aree di rinaturazione;
– parziale riforestazione con criteri naturalistici;
– introduzione di fasce e zone arbustate o alberate per l’incremento della biodiversità.
2) in relazione agli indirizzi per la tutela del Paesaggio percettivo non sono ad oggi stati
individuati studi o strumenti (in sede di pianificazione urbanistica) per la tutela del paesaggio
percettivo della collina delle Maccalube vista dall’esterno. Le azioni di tutela non vanno
solamente indirizzate alla conservazione del bene in sé (in questo senso funziona l’azione di
tutela promossa con l’istituzione della riserva), ma anche, e soprattutto in questo caso, alla sua
configurazione in relazione alla percezione visiva che di esso si ha. Su tali aspetti legati al
paesaggio percettivo, un effetto indiretto hanno avuto le azioni di riduzione delle pressioni
derivanti dall’uso agricolo dei fondi (in particolare quelli ricadenti nella zona A della riserva),
contribuendo alla riduzione del “processo di degrado percettivo” (Linee guida, Art. 17) della
configurazione della parte sommitale della collina delle Maccalube, osservata in particolare
dal crinale collinare sopra che si estende al di sopra di Contrada Manicalunga (MAC_paes.8).
D.Lgs. 42/04
Il D.Lgs. 42/04 definisce paesaggio “una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano
dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni” (Art. 131.1). La tutela e la
valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni
identitarie percepibili (Art. 131.2).
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Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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Da queste prime battute si evincono almeno due componenti fondamentali strettamente legate
alla percezione del paesaggio delle Maccalube:
1. il paesaggio va inteso come configurazione omogenea del territorio;
2. il valore che il paesaggio esprime va inteso come “manifestazione identitaria
percepibile”.
Il SIC “Maccalube di Aragona” rientra all’interno della categoria di beni paesaggisitici
definita
all’Art. 136 del D.Lgs. 42/04 “Immobili ed aree di notevole interesse pubblico”. Si tratta in
particolare di quegli “immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di
singolarità geologica”.
Anche in relazione agli indirizzi del D.Lgs. 42/04, non sono ad oggi stati individuati studi o
strumenti (in sede di pianificazione urbanistica) per la tutela del paesaggio percettivo della
collina delle Maccalube vista dall’esterno. In particolare non sono stati ancora approvati gli
strumenti indirizzati alla conservazione e valorizzazione di questo paesaggio ed in particolare
il piano paesaggistico che, come stabilito all’Art. 135, definisce le “trasformazioni compatibili
con i valori paesaggistici, le azioni di recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree
sottoposti a tutela, nonchè gli interventi di valorizzazione del paesaggio, anche in relazione
alle prospettive di sviluppo sostenibile” (Art. 135.2).
131
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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2.3.5 Descrizione dei valori archeologici, architettonici e culturali (E)
2.3.5.1 Strumenti normativi e di pianificazione di settore vigenti nel territorio (E.1)
Il sistema di tutela dei valori archeologici, architettonici e culturali si articola in strumenti
normativi e strumenti di pianificazione.
In relazione alla prima categoria di strumenti, i riferimenti normativi sono:
1. La Legge n. 1089 del 1 giugno 1939 (“Tutela delle cose di interesse artistico o
storico”) che sottopone a vincolo di tutela le cose, immobili e mobili, che presentano
interesse artistico, storico, archeologico o etnografico, compreso il patrimonio che
interessa la paleontologia, la preistoria e le primitive civiltà; le ville, i parchi e i
giardini che abbiano interesse artistico o storico (Capo I, Art.1.).
2. Il D.Lgs. n. 490 del 29 ottobre 1999 (“Testo unico delle disposizioni legislative in
materia di beni culturali e ambientali, a norma dell'articolo 1 della legge 8 ottobre, n.
352”) che sottopone a tutela i Beni culturali (Titolo I).
3. Il D.Lgs. 42/04 (“Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10
della legge 6 luglio 2002, n. 137”) che costituisce il riferimento unico in materia di
tutela dei beni culturali e del paesaggio.
In relazione agli strumenti di pianificazione di settore, il riferimento principale è costituito
dalle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale del 1996 e dal Piano Territoriale
Paesistico dell’Ambito 10 (“Area delle colline della Sicilia Centro-Meridionale”) in corso di
elaborazione.
2.3.5.2 Individuazione delle aree archeologiche (E.2)
Nel territorio del SIC non risultano presenti nè percepibili a vista“Zone di interesse
archeologico”.
Non essendo presenti aree o beni archeologici ed essendo i beni architettonici coincidenti
esclusivamente con il patrimonio edilizio rurale già individuato nella carta delle infrastrutture,
si ritiene superfluo redigere la carta relativa dei beni architettonici e archeologici perchè
sarebbela riproposizione di tematismi già presenti nella Tav.15.
2.3.5.3 Individuazione dei beni architettonici e archeologici sottoposti a tutela (E.3)
Per quel che riguarda i beni architettonici si rileva la presenza di edifici (alcuni dei quali di un
certo interesse storico-testimoniale) finalizzati alla conduzione dei fondi agricoli riportati
nella seguente tabella.
Bene architettonico
Complesso di fabbricati rurali ("case vecchie”) a m 400 ca. a sud-ovest
dell'area dei Vulcanelli
Complesso di fabbricati rurali a m 350 ca. a sud dell'area dei Vulcanelli
Fabbricato rurale a m 750 ca. a nord-ovest dell'area dei Vulcanelli
Rudere di fabbricato rurale a m 500 ca. a nord-ovest dell'area dei
Vulcanelli
Rudere di fabbricato rurale a sud di Casa Salamone
Fabbricato rurale a m 750 ca. a sud di Casa Salamone
132
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Rudere di fabbricato rurale a Nord di Contrada Manicalunga
Fabbricato rurale in Contrada Manicalunga e rudere
2.3.5.4 Coerenza con il D.Lgs. 42/04. Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (E.1.1)
Il D.Lgs. 42/04, All’Art. 2, dichiara che il patrimonio culturale “è costituito dai beni culturali
e dai beni paesaggistici”. Sono beni culturali le cose immobili e mobili che, ai sensi degli
Articoli 10 e 11 del D.Lgs. 42/04, presentano interesse artistico, storico, archeologico,
etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base
alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà. Sono beni paesaggistici gli immobili e
le aree indicati all'Articolo 134 del D.Lgs. 42/04, costituenti espressione dei valori storici,
culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio, e gli altri beni individuati dalla legge o
in base alla legge.
Ai sensi del D.Lgs. 42/04 rientrano tra i beni culturali “le tipologie di architettura rurale aventi
interesse storico od etno-antropologico quali testimonianze dell'economia rurale tradizionale”
(Art. 10.4.l). Per tali beni il D.Lgs. 42/04 dichiara che “I beni culturali non possono essere
distrutti, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico
oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione” (Art. 20.1).
La conservazione del patrimonio culturale è assicurata dal D.Lgs. 42/04 all’Art. 29, mediante
una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e
restauro. Il D.Lgs. 42/04 introduce le seguenti categorie di intervento:
1. Prevenzione: complesso di attività idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al bene
culturale nel suo contesto;
2. Manutenzione: complesso di attività e di interventi destinati al controllo delle condizioni
del bene culturale e al mantenimento dell'integrità, dell'efficienza funzionale e dell'identità del
bene e delle sue parti;
3. Restauro: intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate
all'integrità materiale ed al recupero del bene, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi
valori culturali.
Tuttavia, tutti i beni architettonici presenti nel SIC versano in misero stato di conservazione;
in molti casi risultano ridotti a rudere. Tale stato di conservazione e l’assenza di specifiche
progettualità in atto (eccezion fatta per quelle ricordate nel paragrafo precedente), indirizzate
al recupero del suddetto patrimonio evidenzia un grave stato di incoerenza con gli indirizzi
del D.Lgs. 42/04 sopra ricordati.
133
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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2.3.6 Descrizione della pianificazione territoriale
2.3.6.1 Sistema vincolistico (D.2)
Nella seguente tabella sono elencati i vincoli territoriali vigenti che interessano l’area del SIC
e che assumono, quindi, rilevanza per la conservazione in uno stato soddisfacente degli
habitat e delle specie presenti nel sito.
Denominazione
vincolo
del
Provvedimento
normativo
Provvedimento
specifico
Soggetto
gestore
Vincoli, divieti,
restrizioni
Riserva Naturale Integrale
(R.N.I.)
L.R .98/81
L. R. 14/88
D.A. n. 290 del
16/05/95 e n. 528
dell’11/08/95 di
istituzione della
R.N.I.
ARTA,
Direzione
Ambiente
- Legambiente
C.R.S.
(ente
gestore)
Sito
di
Comunitario
Direttiva 92/43/CEE e
DPR 357/97
Vedi
Regolamento
della
riserva
(D.A. 24/07/00)
e
modifiche
apportate
dal
C.P.S.
(23/06/2007)
Valutazione di
incidenza
per
interventi
che
possono
compromettere
la conservazione
di habitat e
specie
Interesse
ARTA,
Direzione
Ambiente
- Legambiente
C.R.S. (soggetto
incaricato per la
redazione
del
Piano
di
gestione)
Soprintendenza
ai Bb. Cc e Aa.
di Agrigento
Riserva Naturale Integrale
(R.N.I.)
D.Lgs.42/2004
lettera f
Zona
di
interesse
ambientale. Fascia di
rispetto fluviale
D.Lgs.42/2004
lettera c, ex L. 431/85
Soprintendenza
ai Bb. Cc e Aa.
di Agrigento
Vincolo idrogeologico
R.D.
3267
del
30/12/23 modificato
con R.D. 23 del
3/01/26 e R.D. 215
del 13/02/33
Ispettorato
dipartimentale
delle Foreste
Edificabilità
previo nulla osta
della
Soprintendenza
ai Bb. Cc e Aa.
di Agrigento
Edificabilità
previo nulla osta
della
Soprintendenza
ai Bb. Cc e Aa.
di Agrigento
Con i dati sopra riportati è stata redatta la Carta dei vincoli (Tav. 14) che evidenzia come
l’area del SIC sia in gran parte vincolata per il sovrapporsi di vincoli di natura idrogeologica e
paesistica. Il vincolo che però incide maggiormente sul regime e sull’uso dei suoli è
ovviamente quello relativo all’istituzione della R.N.I. “Macalube di Aragona” le cui zone A,
B e B1 ricadono tutte all’interno del perimetro del SIC occupandone circa il 74% del
territorio.
134
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
2.3.6.2 Mappa catastale o definizione di macrozone demaniali
La area di massima valenza naturalistica del SIC, coincidente con la zona A della RNI
“Macalube di Aragona”, è stata acquisita dall’Ente gestore della Riserva attraverso tre distinte
azioni: un esproprio realizzato a cura della Azienda Foreste Demaniali, nell’ambito dell’
Accordo di Programma finalizzato a dotare l’area protetta di opere di prima
infrastrutturazione - misura 1.11 del POR 2000-2006 (Tabella 2.3.6.2.a); l’acquisto dei terreni
ricadenti nell’area di massima valenza della RNI, finanziato nell’ambito del progetto
MACALIFE (Tabella 2.3.6.2.b); un secondo esproprio, realizzato a cura della Provincia
Regionale di Agrigento nell’ambito del PIR Rete Ecologica Siciliana - misura 1.11 del POR
2000-2006 (Tabella 2.3.6.2.c), per completare l’acquisizione della zona A.
Tab. 2.3.6.2 a
Area demanializzata con esproprio - accordo di programma opere di prima
infrastrutturazione misura 1.11 POR 2000-2006
foglio
particella
ha.are.ca
76
229
230
231
232
243
244
245
248
249
250
251
23
112
264
38
76
1.59.89
0.27.32
0.22.52
0.82.47
0.67.19
0.57.09
0.88.32
1.70.58
1.99.31
0.29.50
0.47.21
2.90.80
5.10.60
0.79.85
1.02.40
6.25.90
25.60.95
totale
Tab. 2.3.6.2 b
Area acquisita nell'ambito del Progetto Life NAT/IT/00182
foglio
particella
ha.are.ca
76
85
87
228
73
79
83
124
125
212
1.60.60
2.96.20
1.27.45
5.93.50
0.64.00
0.48.00
0.56.00
2.78.00
1.42.40
135
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
126
74
115
114
226
128
75
77
84
86
127
129
131
132
133
135
136
82
130
342
4.24.00
1.06.10
1.00.50
1.77.50
2.24.79
6.01.80
4.13.00
2.86.60
0.25.60
0.25.60
2.12.00
0.13.80
0.93.40
3.89.00
1.58.50
1.41.60
1.14.20
1.42.40
0.53.00
2.31.95
57.01.49
totale
Tab. 2.3.6.2 c
Area demanializzata con esproprio - PIR Rete Ecologica Siciliana misura 1.11 POR
2000-2006
foglio
particella
ha.are.ca
76
207
268
105
113
227
0.35.20
0.09.75
1.98.50
4.79.00
1.54.16
8.76.61
totale
L’area in cui si concentrano la maggior parte di habitat e specie è quindi ormai di proprietà
demaniale o comunque in possesso dell’Ente Gestore (Tav. 16).
Questo processo ha favorito l’eliminazione dal cuore del SIC di molte delle minacce per gli
habitat e per le specie e , sul piano ammnistrativo-gestionale, ha consentito l’implementazione
d’informazioni essenziali nel SIT. Nei prossimi mesi questo dovrà esser ulteriormente
implementato con i dati catastali delle aree esterne alla Zona A di riserva per rendere più
efficaci le attività di gestione.
2.3.6.3 Inventario dei soggetti amministrativi e gestionali che hanno competenze sul
territorio (D.4)
Il SIC “Maccalube di Aragona” (SIC ITA040008) si estende su un territorio che ricade
all’interno dei limiti comunali di Aragona e Joppolo Giancaxio, entrambi in Provincia di
Agrigento.
136
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Il quadro delle principali competenze amministrative e gestionali di natura pubblica relative
all’area compresa entro il perimetro del SIC è schematicamente riassunto nella tabella
seguente:
Soggetti amministrativi e gestionali
Competenze sul territorio
Regione Siciliana
Coordinamento Piani di Gestione Siti “Rete
Natura 2000”
Provincia Regionale di Agrigento
Amministrazione ordinaria
territorio provinciale
del
relativo
Soprintendenza ai Bb. Cc e Aa. di Tutela del patrimonio culturale, ambientale e
paesaggistico presente
Agrigento
Comune di Aragona (AG)
Amministrazione ordinaria
territorio comunale
del
relativo
Comune di Joppolo Giancaxio (AG)
Amministrazione ordinaria
territorio comunale
del
relativo
Legambiente C.R.S.
Ente gestore R.N.I. “Maccalube di Aragona”
Ente incaricato per la redazione del Piano di
Gestione del SIC ITA040008 “Maccalube di
Aragona”
I soggetti aventi funzioni amministrative e gestionali afferiscono ad una duplice categoria di
competenze:
1. Competenze ordinarie: sono quelle relative alla ordinaria amministrazione del territorio
(Provincia di Agrigento e comuni di Aragona e Joppolo Giancaxio).
2. Competenze speciali: sono quelle relative alla tutela dei beni di carattere paesaggistico
e ambientale (Soprintendenza ai Bb. Cc e Aa. di Agrigento e Legambiente C.R.S.), o alla
gestione dei vincoli presenti nel territorio (Azienda Regionale Foreste DemanialiAgrigento).
2.3.6.4 Analisi del patrimonio insediativo, delle infrastrutture e dei detrattori ambientali
(D.11)
Nonostante la prossimità all’abitato di Aragona a nord e all’area industriale di Agrigento a
sud, l’area del SIC non presenta un elevato grado di urbanizzazione o infrastrutturazione
come si può evincere dall’osservazione della carta relativa (Tav.15).
All’interno della SIC non esiste un vero e proprio patrimonio insediativo, infatti come tale
non può essere definito un patrimonio architettonico piuttosto povero, di tipo rurale, molto
rado e sostanzialmente allo stato di rudere.
Per ciò che riguarda le infrastrutture, invece, non esistono strade ma solo tre piste carrabili:
due si snodano da nord l’una verso est e l’altra verso est; la terza va dall’ingresso della R.N.I.
fino ad un aggregato di edifici rurali (“case vecchie”), correndo in direzione est-ovest.
L’area è inoltre interessata da due mportanti infrastrutture a rete: un eletrododtto che si trova
lungo il confine occidentale e un metanodotto che incrocia l’estremità settentrionale del
perimetro del SIC all’altezza del vallone Scorsone.
137
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
2.3.6.5 Analisi e valutazioni di coerenza degli strumenti di pianificazione territoriale ed
urbanistica (D.3; D.5)
Previsioni della pianificazione territoriale provinciale
La Provincia di Agrigento ha avviato le procedure per la elaborazione del Piano Territoriale
Provinciale (PTP dalla L.R. n. 9/86 con le indicazioni apportate dalla Circolare n. 121616/D.R.U./S.1 del 2002), elaborando un Rapporto preliminare approvato dal Consiglio
Provinciale il 19.10.2001 di indirizzo per la redazione dello stesso e uno Schema di Massima.
All’interno della Relazione dello Schema di Massima, il ruolo del patrimonio naturalistico e
culturale nello sviluppo del territorio provinciale viene affidato ad alcune principali linee
d’azione, tra le quali costituisce particolare interesse quella relativa alla tutela e all’uso
compatibile delle risorse ambientali.
Il territorio della Provincia di Agrigento risulta complessivamente oggetto di forti pressioni in
prevalenza di tipo antropico legate alle modalità di uso del suolo. Per tali ragioni il Piano
individua, tra le altre, le seguenti azioni per il controllo delle condizioni di criticità da trattare
secondo le specifiche competenze dell’Amministrazione Provinciale:
1. Riequilibrio dei sistemi urbani e territoriali dell’area provinciale
Risulta necessario un intervento di riequilibrio complessivo del territorio, mediante un uso
compatibile con la sua struttura morfologica, paesaggistica, e insediativa. Tale riequilibrio
deve essere in sintonia con il perseguimento di uno sviluppo progressivo ma rispettoso della
struttura dei luoghi.
2. Ristrutturazione ecologica di fiumi torrenti ed ambienti di loro pertinenza
Occorre intervenire con un azione di ripristino degli ecosistemi fluviali. In particolare è
necessario un alleggerimento delle strutture antropiche all’interno degli alvei torrentizi,
riducendo al minimo l’intervento ove e quando fosse strettamente necessario, previa verifica
delle effettive esigenze, mediante valutazioni, quantitative e qualitative, di settore quali i piani
di gestione per le aree protette e le aree SIC, la VIA, la Vas, la VINCA per le aree SIC. Per
realizzare ciò si rende necessario intervenire direttamente sullo smantellamento di strutture
in cemento esistenti (briglie, ostruzioni, dighe in disuso, etc...) che fungono da barriera e
causano oltre un degrado ambientale anche un degrado ecologico ed un impoverimento
dell’ecosistema costiero e marino generale.
3. Riordino delle attività agricole produttive
È chiara la pressione determinata dagli impatti delle colture agrarie che, tuttavia, al
contempo risultano come elementi di pregio per via della loro eccezionale capacità
produttiva. È necessario determinare in questo caso un alleggerimento della pressione
produttiva ed un uso più consapevole delle risorse territoriali, sia agrarie che ecologiche.
Occorre una riqualificazione complessiva del sistema di produzione agricola mediante
un’azione maggiormente indirizzata alla diffusione di tecnologie di tipo artigianale anziché
industriale.
Il SIC “Maccalube di Aragona” ricade all’interno del Sistema culturale locale “Agrigento”
individuato nelle analisi conoscitive prodotte nell’iter di formazione del Piano Territoriale
della Provincia (PTP) di Agrigento.
138
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Fig. 1
I Sistemi culturali locali individuati dal PTP di Agrigento. Rapporto
preliminare approvato dal Consiglio Provinciale il 19.10.2001
Il PTP, che analizza il “Grado di distrettualizzazione dei Sistemi Culturali Locali”, tra le
caratteristiche del paesaggio naturale presenti nella descrizione dell’ambito di “Agrigento”,
ricorda il valore di testimonianza geologica, per le stratificazioni mioceniche di argille
gessose e sabbiose, costituito dalla riserva delle “Maccalube di Aragona”.
Con lo Schema di Massima del PTP viene prodotto un sistema di norme generali che
consentono ai Sistemi Culturali Locali individuati di costituire ambiti integrati di
conservazione e sviluppo. In particolare, nella Relazione Generale dello Schema di Massima,
al CAPO II – Norme generali e per Sistemi Culturali Locali (Titolo 1 – Indirizzi e norme
generali per l’armatura culturale), il comune di Aragona (Art. 7b) viene inserito all’interno del
Sistema territoriale ad elevata centralità e vitalità caratterizzato dalla presenza del nodo
urbano di Agrigento e del nodo regionale del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle
dei Templi di Agrigento. Esso rappresenta il nodo principale del territorio provinciale sia dal
punto di vista della patrimonialità, sia dal punto di vista della offerta dei servizi. Si tratta
quindi di un distretto culturale maturo con potenzialità di nodo di gravitazione dell'intero
sistema provinciale (Art. 7) all’interno del quale viene integrata l’azione di tutela orientata
alla fruizione delle risorse del SIC e della Riserva delle Maccalube di Aragona. Nello
specifico e in relazione agli indirizzi previsti dal PTC per tale Sistema Culturale Locale
l’opzione strategica fondamentale è relativa alla messa in rete delle opportunità della città di
Agrigento per la costruzione di economie più ampie e maggiormente articolate nel territorio e
alla necessità di costruire un riequilibrio competitivo su aree che presentano vaste risorse di
tipo etno-antropologico che, attraverso la messa a sistema delle risorse e dei servizi del
capoluogo, possono trarre importanti vantaggi competitivi.
In relazione al tema della Rete ecologica, all’interno della Relazione dello Schema di
Massima tra gli elementi di grande valore e connotanti i “grandi sistemi ecologici e
territoriali” della provincia, tra le prime componenti per l’elaborazione delle ipotesi per la
139
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Rete ecologica provinciale sono state prese in considerazione le Maccalube di Aragona,
considerate un sistema geomorfologico complesso.
Allo stato attuale, tuttavia, l’iter di elaborazione del PTP non è completo e, pertanto, il Piano
non è vigente. Sebbene all’interno dello Schema di Massima siano stati individuati elementi di
positività, tanto nell’inquadramento territoriale del SIC, quanto nella sua collocazione
strategica all’interno degli elementi che costituiranno la Rete ecologica di livello provinciale,
tuttavia, sarà necessario comprendere le modalità di attuazione del piano e i livelli di
coordinamento e co-pianificazione che dovranno essere coerentemente attivati con gli
strumenti di pianificazione urbanistica di livello comunale per potere esprimere un parere
organico su di esso.
Previsioni della pianificazione urbanistica comunale
I contenuti del Piano di Gestione del SIC devono necessariamente dialogare con le previsioni
degli strumenti urbanistici. A tal fine è stata effettuata una ricognizione di quest’ultimi, che
viene di seguito riportata.
Gli strumenti urbanistici dei comuni nei cui territori ricade il SIC sono:
ƒ P.R.G. di Aragona, approvato con D. DIR. n. 109/DRU del 07/03/02;
ƒ P.R.G. di Joppolo Giancaxio, approvato con D.A. n.1493 del 28/9/92.
- P.R.G. di Aragona
Il comune Aragona è dotato di un Piano Regolatore Generale, predisposto ai sensi della L.R.
n. 71/78 e delle successive modifiche e approvato con Decreto DIR. A.R.T.A. n. 109/DRU
del 07/03/02 ed elaborato a partire dai primi anni novanta.
Il Piano non ha ancora recepito all’interno della regolamentazione dell’uso del suolo né la
perimetrazione dell’area interessata dal SIC né, quindi, la relativa normativa di tutela e
salvaguardia, derivante dal recepimento della Direttiva Habitat (92/43/CEE) con il D.P.R.
357/97. Esso, conseguentemente, non contiene previsioni urbanistiche specifiche che tengano
conto di tale effettiva presenza.
In relazione alla regolamentazione dell’uso del suolo e alla zonizzazione prevista dal P.R.G.,
la parte del SIC ricadente nel territorio comunale di Aragona è interessata dalle seguenti
categorie di zone (ex D.M. 1444/68): Zona E, “Zone agricole”, che interessa le parti del
territorio destinate ad uso agricolo, nelle quali sono consentite le attività descritte nell’Art. 14.
In particolare, in riferimento alle specifiche contenute nelle N.T.A., il P.R.G. individua le
seguenti sottozone:
- Zona "E.1" Fascia di rispetto fluviale (L. 431/85 Art. 1 comma c), nella quale sono
consentiti solo interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e ristrutturazione edilizia
sul patrimonio edilizio esistente.
- Zona "E.3"(Art. 18) Zone di interesse archeologico (L. 431/85 Art. 1 comma m) nella quale
è consentita l'edificazione a mezzo di singole concessioni previo nulla osta della competente
Soprintendenza.
140
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Fig. 2
Stralcio del PRG di Aragona
approvato con D. DIR. n. 109/DRU
del 07/03/02
In relazione agli usi edificatori, dall’Art. 14 (commi 1-2) si evince la possibilità che in Zona
E, attraverso il rilascio di singole concessioni, gli indici edificatori relativi a fabbricati per
abitazioni e fabbricati a servizio dell'agricoltura (edifici rurali per la conservazione delle
attrezzature e dei prodotti agricoli) siano cumulabili. Tale condizione, costituisce
potenzialmente un rischio per il livello di pressione antropica che in futuro potrebbe essere
esercitata sul sito.
In relazione al sistema vincolistico istituzionale, in recepimento della vigente normativa, il
P.R.G. recepisce le seguenti categorie di tutela:
- Zona di riserva integrale di grande interesse naturalistico-paesaggistico (ex L.R. 98/81)
(Zona A di riserva), con la denominazione di Zona "F.1.a."
- Zona di riserva generale (ex L.R. 98/81) (Zona B di riserva), con la denominazione di Zona
"F.1.b."
- Zona di interesse ambientale. Fascia di rispetto fluviale (ex L. N. 431/85, Art. 1 comma c),
con la denominazione di Zona "E.1."
In relazione a quanto emerso, le previsioni e le destinazioni d’uso previste dal P.R.G.
all’interno del SIC risultano complessivamente, quindi, compatibili con la salvaguardia degli
ambienti presenti.
Tuttavia, in considerazione del necessario inserimento della perimetrazione del SIC
141
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
all’interno del P.R.G. si sottolinea, pertanto, la necessità di avviare il processo di revisione del
Piano a partire dalla indicazione di tutela e gestione prodotte dal presente Piano di Gestione, e
di verificare e monitorare l’adeguata applicazione della normativa che regolamenta la
valutazione dell’impatto derivante dalle previsioni di Piani, Programmi e progetti
(Valutazione di incidenza) tanto sugli interventi previsti all’interno del SIC, quanto su quelli
previsti all’esterno e in prossimità di questo, che possano arrecare danno agli habitat e alle
specie in esso presenti.
- P.R.G. di Joppolo Giancaxio
Il comune Joppolo Giancaxio è dotato di un Piano Regolatore Generale, predisposto ai sensi
della L.R. n. 71/78 e delle successive modifiche e approvato con D.A. n.1493 del 28/9/92.
Il Piano non ha ancora recepito all’interno della regolamentazione dell’uso del suolo né la
perimetrazione dell’area interessata dal SIC né, quindi, la relativa normativa di tutela e
salvaguardia, derivante dal recepimento della Direttiva Habitat (92/43/CEE) con il D.P.R.
357/97. Esso, conseguentemente, non contiene previsioni urbanistiche specifiche che tengano
conto di tale effettiva presenza.
In relazione alla regolamentazione dell’uso del suolo e alla zonizzazione prevista dal P.R.G.,
la parte del SIC ricadente nel territorio comunale di Joppolo Giancaxio è interessata dalla
seguenti categorie di zone (ex DM. 1444/68): Zona E, Zona agricola, che interessa le parti del
territorio destinate ad uso agricolo dove sono consentite le attività presenti nell’Art. 4.
In relazione al sistema vincolistico istituzionale, in conformità alla vigente normativa, il
P.R.G. recepisce le seguenti categorie di vincolo:
- Zona di riserva generale (ex L.R. 98/81) (Zona B di riserva), con la denominazione di Zona
"F.1.b."
- Zona di interesse ambientale. Fascia di rispetto fluviale (ex L. N. 431/85, Art. 1 comma c),
con la denominazione di Zona "E.1."
- Zona a vincolo idrogeologico (III livello) ai sensi dell’Art. 1 del R.D. 20 dicembre 1923 n.
3267 (e relativo regolamento attuativo di cui al R.D. 16 maggio 1926 n. 126).
In relazione a quanto emerso, come nel caso del comune di Aragona, le previsioni e le
destinazioni d’uso previste dal P.R.G. all’interno del SIC risultano complessivamente, quindi,
compatibili con la salvaguardia degli ambienti presenti.
Tuttavia, in considerazione del necessario inserimento della perimetrazione del SIC
all’interno del P.R.G. si sottolinea, pertanto, la necessità di avviare il processo di revisione del
Piano a partire dalla indicazione di tutela e gestione prodotte dal presente Piano di Gestione, e
di verificare e monitorare l’adeguata applicazione della normativa che regolamenta la
valutazione dell’impatto derivante dalle previsioni di Piani, Programmi e progetti
(Valutazione di incidenza) tanto sugli interventi previsti all’interno del SIC, quanto su quelli
previsti all’esterno e in prossimità di questo, che possano arrecare danno agli habitat e alle
specie in esso presenti.
Valutazione di coerenza
Secondo un preliminare valutazione di carattere generale, va innanzitutto sottolineato come il
SIC negli strumenti di pianificazione urbanistica comunale risulti ancora non rilevato.
142
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Il recepimento e l’attivazione delle misure di tutela preventive previste dalla Direttiva Habitat
(92/43/CEE) e dal D.P.R. 357/97 da parte dei soggetti territoriali presenti, ed in particolare da
parte dei comuni interessati, registra grandi ritardi e difficoltà di attuazione. Dall’indagine
condotta, infatti, emerge che a livello comunale in pochissimi casi i tecnici siano al corrente
dell’esistenza di un SIC sul proprio territorio, ignorandone comunque la natura, la
perimetrazione e gli adempimenti normativi conseguenziali (es. Valutazione di incidenza).
Tuttavia, particolari condizioni “strutturali” che caratterizzano il sito lo sottraggono in gran
parte alle più gravi fonti di pressione antropica (insediative e infrastrutturali). Tra queste è
possibile ricordare:
1. le specificità geofisiche del sito;
2. la ridotta estensione territoriale;
3. l’articolato sistema di vincoli presenti;
4. la ridotta articolazione di tipi di uso di suolo presenti e l’ordinaria regolamentazione
da parte degli strumenti di pianificazione urbanistica comunale;
5. la presenza della Riserva e del suo Ente gestore che, dalla data di perimetrazione del
SIC, monitora le condizioni di conservazione del sito come “estensione naturale” della
Riserva.
In relazione a quest’ultimo aspetto, si sottolinea che gli studi e le indagini conoscitive (es.
quelli relativi al Piano di Sistemazione della Zona A della Riserva) prodotte dall’Ente gestore
hanno assunto come ambito di indagine l’intero territorio del SIC, consentendo, già prima
delle indicazioni fornite dalla Regione Siciliana per l’elaborazione dei Piani di Gestione dei
Siti di Interesse Comunitario, la predisposizione di quadri conoscitivi ampli e organici.
Alla luce delle suddette considerazioni, le più significative condizioni di incoerenza
territoriale legate agli aspetti normativi e pianificatori presenti vanno rintracciate nell’assenza
del SIC negli strumenti di pianificazione urbanistica comunale i cui iter di formazione
precedono la data di individuazione e perimetrazione del SIC.
2.3.6.6 Analisi e valutazione di coerenza degli strumenti di programmazione territoriale
(D.5; D.6)
Il territorio dell’agrigentino è particolarmente interessato da strumenti di programmazione
territoriale volti al potenziamento dei settori dell’agricoltura e del turismo.
Gli strumenti di programmazione territoriale che interessano i comuni nei cui territori ricade il
SIC sono:
ƒ Il PIT 34 "Valle dei Templi" (Aragona e Joppolo Giancaxio)
ƒ Il Patto territoriale Empedocle (Joppolo Giancaxio)
ƒ Il Piano strategico con capofila il comune di Favara (Aragona e Joppolo Giancaxio)
ƒ Il Patto territoriale di Sicilia centro meridionale (Aragona).
In relazione al contesto specifico delle Maccalube, riveste una particolare rilevanza il Progetto
Life Natura che ha interessato direttamente il territorio del SIC, e in particolar modo la zona A
della riserva, attraverso la promozione di azioni, ancora in atto, volte all’acquisizione e al
recupero degli immobili esistenti (terreni ed edifici) al fine di utilizzarli nella gestione della
R.N.I. e del SIC.
Il Progetto Life Natura “Conservazione degli habitat delle Maccalube di Aragona” (LIFE
04/NAT/IT/00182) proposto dalla Provincia di Agrigento in partenariato con Legambiente
C.T.S., Ente gestore della riserva, e con il comune di Aragona, è stato finanziato dalla
Comunità Europea nel 2005.
143
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Con l’attivazione del Programma Life si è provveduto alla progressiva eliminazione delle
fonti di pressione antropica interne alla zona A della riserva e alla riduzione delle pressioni
sulle zone di preriserva B e B1. In particolare, con il progressivo acquisto e/o esproprio
(A.R.T.A. tramite le Misure POR per la R.E.S. e Provincia Regionale di Agrigento) dei
terreni agricoli privati, con la recinzione della zona A con la quale si è provveduto
all’applicazione del divieto di allevamento, e con la realizzazione della fascia parafuoco, si
sono definitivamente eliminate le fonti di pressione antropica sulla zona A che causavano
gravi forme di alterazione dell’assetto dei suoli e della vegetazione presente. Con la
costruzione di protocolli di intesa e accordi attualmente in fase di definizione con i proprietari
dei terreni ricadenti nelle zone B e B1, si sta tentando di promuovere forme di agricoltura
agro-eco-sostenibile da ottenere prevalentemente attraverso l’uso di tecniche di coltivazione
tradizionale e con la riduzione al minimo dell’uso di trattamenti chimici. Le stesse tipologie di
azioni dovrebbero progressivamente essere estese al rimanente territorio interessato dal SIC.
In concertazione con il Life sono state promosse le seguenti azioni:
ƒ “Progetto esecutivo per la realizzazione di sentieri pedonali nella zone di massima
valenza naturalistica, all’interno della R.N.I. “Maccalube di Aragona”. Integrazione
all’accordo di programma per la realizzazione di opere di primaria infrastrutturazione,
POR 2000-2006. Realizzato dall’Azienda Regionale Foreste Demaniali;
ƒ Progetto “Recupero e riuso di un caseggiato rurale (“case vecchie”) da destinare a
Museo delle tradizioni e della cultura contadina”. Protocollo di intesa tra la Provincia di
Agrigento e Legambiente C.R.S. Ente gestore della R.N.I. “Maccalube di Aragona”,
nell’ambito del P.I.R. Rete Ecologica Siciliana, POR 2000-2006 Misura 1.11, CdP
Azione 4.2 Strutturazione Rete Ecologica;
ƒ Progetto per la realizzazione del Centro visite su edificio esistente non ancora acquisito.
Il progetto, finanziato con la misura 1.11 del P.O.R. 2000/2006, sta concludendo l‘iter
relativo alla raccolta di tutti i pareri e nulla-osta necessari.
ƒ Realizzazione di un punto informativo nel piccolo fabbricato (circa 20 mq) situato a
nord-ovest della zona A e già acquisito.
Infine, tra gli obiettivi di particolare interesse per i risvolti etici e sociali, va ricordato il
processo di partecipazione e concertazione pubblico-privato promosso all’interno del Progetto
Life, che vede l’affidamento della manutenzione periodica degli habitat naturali e
seminaturali presenti nella riserva ad una cooperativa costituita dagli ex proprietari dei fondi
altresì impegnati nell’impianto di erbe perenni, alberi e arbusti finalizzato al ripristino della
copertura vegetale nella zona A della riserva.
2.3.6.7 Analisi e valutazione di coerenza di altri piani e Regolamenti vigenti che incidono
sul territorio e sulla conservazione di specie e habitat (D.5; D.6; D.7)
Regolamento della Riserva Naturale “Macalube di Aragona”.
Il SIC della Macalube include al proprio interno l’omonima Riserva, già dotata di un
“Regolamento recante le modalità d’uso e i divieti nella Riserva Naturale Integrale Macalube
di Aragona”. Tale regolamento prevede delle norme per la zona A, l’area soggetta ad un
regime di protezione più rigido e delle misure che hanno refluenza nella gestione agronomiconaturalistica dell’area.
In particolare, per ciò che concerne il “Titolo I – Norme per la Zona A”, l’Art. 2 vieta di:
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Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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f) esercitare attività agricole;
g) esercitare il pascolo e le attività zootecniche;
h) danneggiare od occludere inghiottitoi, cavità naturali e sorgenti;
i) scaricare terra o qualsiasi materiale solido o liquido;
l) impiantare serre;
m) asportare o danneggiare rocce, minerali, fossili e reperti di qualsiasi natura, anche se si
presentano in frammenti sciolti superficiali;
n) introdurre e impiegare qualsiasi mezzo di distruzione e di alterazione dei cicli
biogeochimici;
o) prelevare sabbia, terra o altri materiali, scavare pozzi, realizzare cisterne ed opere di presa e
distribuzione di acqua;
t) allontanarsi dai percorsi appositamente predisposti per le attività di fruizione;
u) introdurre cani anche se a guinzaglio o altri animali domestici;
z) esercitare la caccia, praticare l’uccellagione, distruggere tane e giacigli, prelevare e/o uova
ed apportare qualunque forma di disturbo alla fauna vertebrata ed invertebrata;
aa) distruggere, danneggiare o asportare vegetali di ogni specie o parti di essi fatti salvi gli
interventi connessi alle attività consentite dal presente regolamento, previa autorizzazione
dell’Ente Gestore;
bb) alterare l’equilibrio delle comunità biologiche naturali con l’introduzione di specie
estranee alla flora ed alla fauna autoctona.
Anche il “Titolo II – Norme per la Zona B1” contiene delle prescrizioni che hanno refluenza
sulla gestione degli agroecosistemi. In particolare, l’Art. 3 “Attività agro-silvo-pastorali”
prevede:
3.1. Nell’area di protezione della riserva (pre-riserva), fatte salve le norme di cui al successivo
articolo 5, è consentito:
a) esercitare le attività agricole, zootecniche (purché condotte a livello di impresa agricola)
esistenti ed effettuare mutamenti di colture nell’ambito delle coltivazioni tradizionali della
zona, in considerazione delle esigenze proprie dei cicli colturali. Eventuali trasformazioni di
tipo diverso, che possono modificare il paesaggio agrario caratteristico della zona o che
comportino movimenti di terra, dovranno essere sottoposte a preventivo nullaosta dell’Ente
Gestore;
b) il pascolo è consentito nei limiti necessari ad assicurare il mantenimento ed il ripristino
della copertura vegetale e la rinnovazione naturale del cotico erboso, previa apposita
autorizzazione dell’Ente Gestore, il quale determinerà i limiti temporali, le zone e il numero
di capi di bestiame ammissibile, eventualmente distinti anche per specie;
c) l’accensione di fuochi all’aperto per lo svolgimento delle attività agro-silvo-pastorali;
d) effettuare interventi sui popolamenti forestali per finalità naturalistiche ed interventi
anticendio. Gli interventi di rimboschimento delle zone nude e di ricostituzione boschiva delle
aree degradate devono rispondere a criteri naturalistici e devono essere realizzati impiegando
specie autoctone e sistemi di preparazione del suolo localizzata. Tutti i suddetti interventi
sono sottoposti a nulla osta dell’Ente Gestore.
3.2. È incentivato il mantenimento di colture tradizionali, l’utilizzo di tecniche biologiche
nonché la conversione in tecniche biologiche delle tecniche agricole e colturali praticate, ai
sensi dei regolamenti comunitari nn. 2092/91 del 24 giugno 1991, 2328/91, 2078/92 del 30
giugno 1992 e relative successive modifiche. I proprietari o i conduttori dei terreni coltivati
con tecniche biologiche possono richiedere all’Ente Gestore il relativo contributo presentando
apposita documentazione attestante il titolo di proprietà e/o conduzione, il catastino dei terreni
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Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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condotti e certificazione dell’organismo associativo di controllo autorizzato ai sensi della
vigente normativa.
All’Art. 5 “Divieti”, proibisce invece di:
h) recintare proprietà se non con siepi a verde e/o materiali naturali, e secondo l’uso locale,
con esclusione di cordoli di cemento armato e filo spinato;
i) impiantare serre;
m) prelevare sabbia, terra o altri materiali;
s) L’intervento sugli equilibri nelle catene trofiche cercherà prioritariamente di ristabilire gli
equilibri preda-predatore. La lotta biologica sarà effettuata, se necessaria, accertandone gli
effetti anche sulle altre specie;
v) esercitare il pascolo e le attività agricole:
- lungo il vallone Macalube, per una fascia di 20 metri misurati a partire dalla
sponda destra che coincide con il limite della zona A;
- limitatamente alla zona B1, lungo i valloni minori per una distanza di 4 metri dal
margine superiore della ripa di erosione laterale dei valloni.
All’Art. 6 “Patrimonio faunistico domestico”è previsto:
6.1. Sono concessi contributi per il mantenimento di razze domestiche presenti nell’area
protetta che abbiano rilevanza storica e culturale o che corrano il rischio di estinzione.
6.2. L’areale di distribuzione delle predette razze domestiche dovrà interessare il territorio
dell’area protetta. L’allevamento dovrà essere condotto in purezza genetica e a stabulazione
non fissa.
6.3. L’Ente Gestore trasmetterà all’Assessorato Regionale del Territorio e dell’Ambiente
(ARTA) le richieste di contributo in uno con la relazione programmatica, previo accertamento
dei requisiti necessari.
Al “Titolo III – Norme comuni” sono indicate norme che hanno ricadute nel settore agroforestale:
Art. 8 Indennizzi
8.1. Quando per il perseguimento delle finalità istituzionali della riserva si verifichino
riduzioni dei redditi agro-silvo-pastorali, l’Ente Gestore, al quale dovranno essere inoltrate le
relative richieste, provvederà al conseguente indennizzo.
8.2. L’Ente Gestore provvederà, inoltre, all’indennizzo dei danni provocati all’interno
dell’area protetta dalla fauna selvatica, con le procedure di cui all’Art. 22 della Legge
Regionale n. 14/88.
Art. 10
Nelle riserve naturali è inoltre vietata ogni attività che possa compromettere la protezione del
paesaggio, degli ambienti naturali, della vegetazione e della fauna.
Art. 11
L’Ente Gestore, onde rilasciare il proprio nullaosta, richiederà con relazione motivata il parere
del Consiglio Provinciale Scientifico (CPS). Tale parere sarà considerato reso in conformità
alla relazione se non espresso entro trenta giorni dalla richiesta.
L’Ente Gestore Legambiente ha proposto delle modifiche al Regolamento che sono state
approvate dal CPS nella seduta del 23 giugno 2007 nell’ambito dell’approvazione dello
146
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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Schema di Piano di Sistemazione. Il CPS approva lo schema, mentre l’ARTA approva il
piano di sistemazione sentito il parere del Comitato regionale per la protezione del patrimonio
naturale (CRPPN). Attualmente lo Schema di Piano approvato si trova depositato presso la
segreteria del CRPPN, in attesa di essere esaminato e, se ritenuto congruo, essere approvato
con apposito decreto dall’ARTA.
In particolare al “Titolo I – Norme per la Zona A”, la modifica proposta, che se approvata
avrebbe effetti sulla pratica agricola, riguarda l’Art. 1 al punto 1.6:
1.6. Al fine di valutare gli effetti dell’esercizio del pascolo all’interno della zona A, potranno
prevedersi aree delimitate non superiori al 5% della superficie complessiva della zona A, in
cui sia possibile effettuare il pascolo controllato. L’Ente Gestore stabilirà i limiti temporali,
le zone, le specie ed il numero di capi di bestiame ammissibile. Tale monitoraggio non potrà
superare la durata di tre anni consecutivi.
L’area, essendo soprattutto agricola, risente delle decisioni che riguardano tale settore
produttivo e anche di specifiche norme (condizionalità) riguardanti l’attività agricola nei SIC.
Norme sulla Condizionalità - DDG n. 3220 dell’Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste
del 28.12.2007.
Per quanto riguarda gli interventi per il mantenimento dei terreni in buone condizioni
agronomiche e ambientali ed per il recupero degli elementi del paesaggio agrario regionale, si
farà riferimento alle “Norme sulla condizionalità” di cui al DDG 3220, che nell’Allegato 1
elenca i criteri di gestione obbligatori che discendono dall’Allegato III del regolamento (CE)
N. 1782/03. Nell’Allegato 2 elenca le norme per il mantenimento dei terreni in buone
condizioni agronomiche ed ambientali. Infine nel Sub-allegato 2/A reca le prescrizioni
attuative di tutela del paesaggio regionale nelle aree soggette a vincolo paesistico.
Nell’Allegato 1 è particolarmente importante il campo di condizionalità ‘ambiente’ ed i sui
atti discendenti che dscrivono gli impegni applicabili a livello dell’azienda agricola.
Nell’Allegato 2 è particolarmente importante il campo di condizionalità ‘buone condizioni
agronomiche e ambientali’ ed i sui atti discendenti che dscrivono gli impegni applicabili a
livello dell’azienda agricola per il mantenimento delle condizioni dei terreni e la limitazione
dell’erosione del suolo.
Nel Sub allegato 2/A sono descritte tutte le norme di intervento e manutenzione su strutture e
infrastrutture dei terreni agricoli, soprattutto antiche e storiche e con valore paesistico ed
architettonico, comprendendo ad esempio: bagli, borghi, fontane, norie, trazzere, sentieri, ecc.
Regione Siciliana - Assessorato Agricoltura e Foreste. 2007. Programma di Sviluppo Rurale
Sicilia 2007-2013
Il nuovo Piano di Sviluppo Rurale della Regione Sicilia per gli anni 2007-2013 ha classificato
il territorio regionale in funzione del grado di ruralità ed è stata applicata la metodologia
prevista dal Piano Strategico Nazionale (PSN), basata sulle indicazioni dell’Organizzazione
per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) come prescritto dal Regolamento
attuativo del Reg. (CE) n. 1698/2005, in conformità al punto 2.4 degli Orientamenti Strategici
Comunitari (Decisione 2006/144/CE).
Al fine di preservare il territorio e la biodiversità e garantirne la conservazione a lungo
termine sono state costituite le aree protette e la Rete Natura 2000. La nuova designazione
delle ZPS, in adeguamento alle identificate IBA, ha elevato la complessiva superficie della
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rete regionale Natura 2000 ad un valore pari a 544.800 ettari (comprendenti anche aree
marine).
Per le aree SIC e ZPS della Sicilia sono state svolte le attività che hanno consentito la
predisposizione dei bandi finalizzati alla redazione e approvazione dei Piani di Gestione dei
Siti Natura 2000. L’attuazione avviene attraverso protocolli d’intesa, tra il Dipartimento
regionale Territorio ed Ambiente della Regione Siciliana e gli enti attuatori dei Piani di
Gestione dei Siti Natura 2000, nei quali vengono stabiliti gli obiettivi comuni e i reciproci
impegni relativi all’elaborazione degli stessi Piani di Gestione.
Sono stati identificati dei fabbisogni di intervento che vedono la conservazione della
biodiversità tra le massime priorità, seguite dalla tutela e diffusione di sistemi agroforestali ad
alto valore naturalistico, dal mantenimento delle attività agricole e zootecniche tradizionali
nelle zone svantaggiate, dalla diffusione di pratiche agricole e forestali sostenibili finalizzate a
preservare ed a migliorare le risorse naturali (acqua, suolo, biodiversità), dalla difesa dagli
incendi e dalla mitigazione dell’effetto serra e contrasto al cambiamento climatico.
L’Amministrazione regionale, al fine di migliorare l’efficacia e l’efficienza del PSR 20072013, ha avviato un percorso volto all’introduzione di innovazioni non solo nella fase di
costruzione della strategia di intervento, ma anche in quella attuativa e gestionale.
In funzione dell’analisi dei fabbisogni emersi dall’analisi di contesto e al fine di dettagliare ed
adattare la strategia definita a livello nazionale il programma individua le priorità strategiche
regionali per asse cui discendono la scelta e la gerarchia delle misure di sviluppo.
La realizzazione di alcuni obiettivi prioritari di Asse richiede, in diversi casi, una
mobilitazione di misure e strumenti che travalicano le competenze del singolo Asse.
L’efficacia delle misure separate, infatti, sarebbe oltremodo potenziata se la singola impresa
potesse ricorrere, attraverso una domanda unica, all’uso combinato di una serie di misure,
anche contenute in Assi differenti.
La strategia dell’ Asse 1 è relativa al miglioramento della competitività dei settori agricolo e
forestale. È volta quindi al miglioramento della capacità imprenditoriale e tecnico
professionale degli addetti e il ringiovanimento del tessuto imprenditoriale,
all’ammodernamento e sviluppo di un sistema di imprese competitivo, al potenziamento ed
ampliamento delle reti infrastrutturali e alla
promozione e sviluppo delle produzioni agricole di qualità.
L’Asse 2 riguarda il miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale il cui obiettivo quindi
è valorizzare l’ambiente e lo spazio naturale sostenendo la gestione del territorio attraverso
interventi volti a promuovere la tutela e/o la conservazione del paesaggio agro-forestale,
l’equilibrio territoriale, la diffusione di pratiche agricole e forestali sostenibili, nonché le
iniziative ambientali ed economiche che procurano benefici alle comunità rurali. Le sue
misure, imperniate sulla salvaguardia dell’ambiente, si affidano, nel loro insieme, all’utilizzo
di pratiche produttive aziendali ecosostenibili, che possano contribuire alla salvaguardia ed
alla valorizzazione delle caratteristiche peculiari del territorio regionale, cercando di fornire
un valore aggiunto alle attività, sia agricole sia complementari ad esse, che consenta di
conseguire un vantaggio competitivo.
Le misure che concorrono alle priorità regionali individuate per l’Asse 2 sono:
148
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La conservazione della biodiversità e tutela e diffusione di sistemi agro-forestali ad alto
valore naturalistico. Nella nuova programmazione la Regione intende proseguire nel sostegno
agli agricoltori che contribuiscono alla conservazione della biodiversità e in generale alla
gestione sostenibile del territorio, attraverso l’introduzione o il mantenimento di metodi di
produzione compatibili con l’esigenza di tutela degli ambienti naturali e miglioramento di
quelli a rischio di degrado, che consentono tra l’altro l’ottenimento di prodotti che danno
maggiori garanzie di salubrità, rispondendo così alla richiesta di fasce sempre più ampie di
consumatori. Si potrà attuare l’incentivazione attraverso il pagamento delle indennità pratiche
di gestione sostenibile del territorio che permettano di conservare i paesaggi tradizionali
caratterizzati da colture quali il nocciolo, il frassino da manna, il carrubo, il castagno da frutto,
il noce da frutto, il mandorlo ed inoltre i cappereti, i vigneti e gli oliveti.
Nell’ambito degli interventi di riforestazione particolare cura sarà dedicata alla scelta delle
specie, al fine di conservare i boschi, non solo dal punto di vista strutturale ma anche nei
confronti della diversità genetica. A tale scopo andrà privilegiato l’utilizzo delle specie
autoctone e, ove possibile, locali, in modo da garantire la diversificazione floristica e
preservare la naturale diversità delle specie e degli habitat. Ai fini del raggiungimento della
priorità della “Conservazione della biodiversità e tutela e diffusione di sistemi agro-forestali
ad alto valore naturalistico” la Regione attiverà le misure 211, 212, 214 e 216, 221, 222, 223,
226 e 227.
Tutela e gestione sostenibile del territorio. Al fine di assicurare la salvaguardia dei territori
ad elevato valore paesaggistico per la presenza di sistemi agricoli e forestali tradizionali e
sistemazioni tipiche del paesaggio siciliano, è necessario garantire la presenza di comunità
rurali vitali nello svolgimento delle attività agricole e zootecniche. Tali misure si coniugano,
peraltro, con l’esigenza della salvaguardia dagli incendi che, come evidenziato dall’analisi,
rappresentano ogni anno una delle principali cause di alterazione degli equilibri ambientali. In
quest’ottica, le azioni che si intendono intraprendere sono finalizzate a salvaguardare e
sostenere il ruolo multifunzionale delle foreste, in particolare attraverso la prevenzione dei
rischi ambientali, la conservazione e il miglioramento dei sistemi forestali ad alta valenza
naturalistica ed ambientale. In particolare, gli interventi saranno indirizzati su più direttrici:
protezione dall’erosione e dai dissesti idrogeologici; mantenimento e incremento della
sostanza organica; mantenimento e miglioramento della struttura del suolo. Tali linee
d’intervento sono volte anche alla tutela delle risorse paesaggistiche.
Tutela della risorsa suolo. In tal senso è ritenuto strategico il contributo dei sistemi silvicoli
e forestali, per i quali la Regione intende: aumentare le superfici interessate (sia private che
demaniali); mantenere, conservare e sviluppare le funzioni protettive dei boschi; realizzare
azioni di contrasto e prevenzione dei rischi ambientali ed in particolare la difesa dei boschi
dagli incendi; ricostituire il soprassuolo boschivo danneggiato da disastri naturali e da
incendi.
Le misure del PSR che contribuiranno alla conservazione e alla difesa del suolo saranno le
seguenti: 211 e 212, 214 e 216, 221, 222, 223, 226 e 227.
Tutela delle risorse idriche. A tale scopo è prevista l’incentivazione alla costituzione di
fasce di vegetazione arbustiva e/o arborea lungo i corsi d’acqua per il controllo
dell’inquinamento diffuso, e l’integrazione nelle pratiche agricole e nelle attività di
afforestazione e agroforestazione della Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE).
Per il raggiungimento della priorità “Tutela delle risorse idriche” il PSR prevede di intervenire
attraverso le misure 214 e 216, 221, 222, 223, 226 e 227.
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Aumento della produzione di biomassa e diffusione di pratiche/attività per la riduzione
dei gas serra. Sarebbe opportuno incentivare l’introduzione di sistemi colturali finalizzati a
ridurre
l’impatto delle attività agricola sugli agroecosistemi, al miglioramento della struttura del
suolo ed all’adozione di avvicendamenti colturali che contemplino la presenza di colture da
rinnovo utilizzabili a scopi energetici. Questo in un’ottica di ecosostenibilità che non metta a
rischio la biodiversità. Inoltre, la Regione intende intervenire sulla riduzione delle emissioni
dei gas serra e sulla massimizzazione dei sink di carbonio nei terreni agricoli e nei terreni
forestali (attraverso l’ampliamento della superficie boscata regionale). Le misure che
concorrono a questa priorità sono 211, 212, 214 e 216, 221, 222, 223, 226 e 227.
La strategia dell’Asse 3 è relativa ad un miglioramento della qualità della vita nelle zone
rurali e diversificazione dell’economia rurale. In tale ottica gli interventi saranno mirati al
miglioramento dell’attrattività dei territori rurali per le imprese e le popolazioni locali ed al
mantenimento e/o creazione di opportunità occupazionali e di reddito nelle aree rurali.
Infine l’Asse 4 verifica l’attuazione dell’approccio Leader cioè mira al rafforzamento delle
capacità progettuali e gestionali locali ed alla valorizzazione delle risorse endogene dei
territori.
Gli Orientamenti Strategici Comunitari prevedono che «Le risorse destinate all’asse 4
(Leader) dovrebbero contribuire a conseguire le priorità degli assi 1 e 2 e soprattutto
dell’asse 3, ma sono anche determinanti per la priorità del miglioramento della governance e
per la mobilitazione del potenziale di sviluppo endogeno delle zone rurali.»
Di seguito si riportano le misure proposte in un approccio integrato e trasversale agli obiettivi
definiti dalle strategie dei vari Assi e più interessanti per il SIC.
La misura 211 riguarda l’indennità compensativa per svantaggi naturali a favore di agricoltori
delle zone montane. Obiettivo della misura è mantenere la biodiversita delle specie e tutelare i
sistemi agro-zootenici ad alto valore naturale. La misura è finalizzata a mantenere e sostenere
l’attività degli agricoltori che operano nelle zone montane, mediante l’erogazione di indennità
con cui compensare gli agricoltori dei costi di produzione aggiuntivi dovuti alle condizioni
difficili del clima e dell’orografia, che non consente la meccanizzazione, e delle perdite di
reddito derivanti da tali svantaggi che ostacolano la produzione agricola. Beneficiari sono
imprenditori agricoli singoli ed associati che operano nell’ambito di aziende agricole ad
indirizzo cerealicolo-zootecnico ed ad indirizzo agricolo relativamente alle coltivazioni
tipiche in asciutto – quali il nocciolo, l’olivo, il castagno da frutto, il carrubo, il pistacchio, il
mandorlo, noce da frutto e il frassino da manna – nelle zone montane delimitate ai sensi della
Direttiva 75/268/CEE articolo 3, paragrafo 3, e successive modifiche ed integrazioni.
Ai fini dell’accesso alla misura i beneficiari dovranno gestire una base aziendale di superficie
ammissibile a finanziamento pari ad almeno 2,00 ettari di SAU. Per accedere alla misura
almeno il 50% della SAU aziendale deve ricadere in zona montana svantaggiata. Saranno
ammissibili all’indennità soltanto le superfici ricadenti nelle zone individuate ai fini del
sostegno per le zone svantaggiate. In ogni caso l’impegno al mantenimento dell’attività dovrà
riguardare l’intera azienda agricola.
La misura è applicabile nelle superfici investite a foraggere e a pascolo nonché alle colture
arboree tipiche tradizionali coltivate anche in coltura promiscua quali nocciolo, olivo,
castagno da frutto, carrubo, pistacchio, mandorlo, noce da frutto e frassino da manna.
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La misura 212 riguarda l’indennità per svantaggi in zone svantaggiate, diverse dalle zone
montane. Obiettivo della misura è quella di mantenere con azione di conservazioni delle
diversità di specie vegetali e tutelare i sistemi agro-zootenici ad alto valore zootecnico e
naturale. Beneficiari sono imprenditori agricoli singoli ed associati che operano nell’ambito di
aziende agricole ad indirizzo cerealicolo-zootecnico ed agricole relativamente alle
coltivazione tipiche in asciutto quali il nocciolo, l’olivo, il castagno da frutto, il carrubo, il
pistacchio, noce da frutto, il mandorlo e il frassino da manna, nelle zone svantaggiate
delimitate ai sensi della Direttiva 75/268/CEE, art. 3, par. 4, e la coltivazione dell’olivo,
cappero e del vigneto tradizionale per le zone svantaggiate ai sensi della Direttiva CEE
268/75, art. 3, par. 5, e successive modifiche ed integrazioni. Possono beneficiare delle
indennità gli agricoltori che si impegnano a proseguire l’attività agricola - zootecnica per
almeno cinque anni, a decorrere dalla data della presentazione della richiesta di aiuto, nelle
zone designate ai sensi della Direttiva 75/268/CEE, art. 3, par. 4 e 5.
Ai fini dell’accesso alla misura i beneficiari dovranno gestire una base aziendale di superficie
ammissibile a finanziamento pari almeno a 2,00 ettari di SAU. La misura è applicabile nelle
superfici investite a foraggere e a pascolo nonché alle colture tipiche produttive in asciutto
anche in coltura promiscua quali: nocciolo, olivo, castagno da frutto, carrubo, pistacchio,
mandorlo, noce da frutto e frassino da manna; per le aziende ricadenti nelle isole minori olivo,
cappero e vigneto tradizionale.
La misura 214 è relativa a pagamenti agro-ambientali. In risposta alla crescente domanda di
servizi ambientali da parte della società, i pagamenti agroambientali svolgono un ruolo
fondamentale nel promuovere lo sviluppo delle aree rurali, attraverso l’introduzione o il
mantenimento di metodi di produzione compatibili con l’esigenza di tutela e miglioramento
dell’ambiente, delle risorse naturali, delle risorse idriche, del suolo e della diversità genetica.
In particolare, la misura favorisce l’assunzione da parte degli agricoltori di impegni
agroambientali che andando al di là dei requisiti obbligatori in materia di “condizionalità”,
potranno determinare un maggiore contenimento dei fattori di pressione del settore agricolo
sulle risorse naturali e nel contempo contribuire alla tutela e valorizzazione delle stesse, grazie
alla diffusione di forme di coltivazione e di allevamento e modelli di gestione e o
utilizzazione di tali risorse ispirate ai principi dello sviluppo sostenibile adottati dall’Unione
Europea (Goteborg 2001), basato sulla integrazione (e non contrapposizione) tra dimensione
ambientale, sociale ed economica dello sviluppo. Gli obiettivi della misura sono:
ƒ
la conservazione della biodiversità delle specie e tutela e diffusione di sistemi
agroforestali ad alto valore naturalistico;
ƒ
la tutela e gestione sostenibile del territorio e tutela della risorsa suolo;
ƒ
la tutela delle risorse idriche;
ƒ
l’aumento della produzione di biomassa e diffusione di pratiche e/o attività per
la riduzione dei gas serra.
La sottomisura 214/1 riguardante l’adozione di metodi di produzione agricola e di gestione
del territorio sostenibili è rappresentata principalmente dall’Azione 214/1A che indica metodi
di gestione dell’azienda agricola ecosostenibili. L’azione 214/1A concorre in forma diretta
agli obiettivi specifici dell’asse 2, prioritariamente alla tutela delle risorse idriche attraverso
una riduzione dell’impatto inquinante sulle acque dei suoli e alla gestione razionale della
risorsa idrica, concorre anche alla tutela della risorsa suolo tramite l’adozione di tecniche di
gestione conservative in grado di migliorare la fertilità complessiva e contrastare il declino
della sostanza organica nonché i fenomeni di erosione e desertificazione nelle aree sensibili,
151
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
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alla tutela della biodiversità a seguito della diminuzione delle quantità di fitofarmaci e
fertilizzanti ed all’impiego di prodotti a minore impatto.
L’azione 214/1B riguarda l’agricoltura e zootecnia biologica, tende a favorire un approccio
globale alla gestione/utilizzazione sostenibile delle risorse, consente processi di innovazione e
sviluppo aziendale più significativi e duraturi, rispetto all’attuazione di singoli e specifici
interventi agroambientali.Concorre in forma diretta agli obiettivi specifici dell’Asse 2 in
particolare alla tutela della biodiversità, in correlazione all’impiego di fitofarmaci e
fertilizzanti a bassissimo impatto; al miglioramento della struttura del suolo grazie
all’adozione di sistemi di gestione del suolo (rotazioni, utilizzo di letame o compost organici,
etc.) in grado di migliorare la fertilità complessiva ed a contrastare sia il declino della
sostanza organica che i fenomeni di erosione e di desertificazione nelle aree sensibili; la
gestione razionale della risorsa idrica; la riduzione dell’impatto inquinante sulle acque
attraverso l’introduzione di tecniche di produzione basate sulla esclusione dell’impiego di
fertilizzanti di sintesi, sulla esclusione del diserbo chimico con l’introduzione di operazioni
manuali/meccaniche e sul ricorso a forme di difesa che escludono l’impiego di prodotti
potenzialmente inquinanti; riduzione delle emissioni di gas serra a seguito di tecniche di
coltivazione a basso impatto ambientale che riducono le emissioni nell’atmosfera (uso di
letame maturo, ricorso ai sovesci).
L’azione 214/2 A ha come obiettivo la preservazione della biodiversità con centri pubblici di
conservazione. Beneficiari dell’azione 214/2 A sono l’Assessorato regionale dell’Agricoltura
e delle Foreste, Enti parco, Orti botanici delle Università, altri Enti o Istituti pubblici che
svolgono attività di conservazione del germoplasma di specie e varietà autoctone.
La misura 216, investimenti non produttivi in aziende agricole, si articola nella 216/A,
investimenti associati alla 214/1 attraverso l’adozione di metodi di produzione agricola e di
gestione del territorio sostenibili”. L’azione prevede l’impianto di fasce costituite da essenze
vegetali, arbustive ed arboree variamente consociate, di larghezza media minima di 10 m, fino
ad un massimo di 50 m, nei pressi di laghi, fiumi, torrenti e corsi d’acqua.
L’azione 216/B riguarda investimenti aziendali per altri obiettivi agroambientali e per la
valorizzazione delle aree per pubblica utilità per la pubblica fruizione. La sottoazione 216/B/1
promuove interventi per la biodiversità. Nell’ambito di tale azione possono essere effettuati
investimenti non produttivi che hanno come obiettivo l’incremento dell’agrobiodiversità.
La misura 221, primo imboschimento di terreni agricoli, intende supportare la riconversione
di superfici agricole con imboschimenti per molteplici finalità quali la protezione
dell’ambiente e degli habitat naturali, la prevenzione dai disastri naturali e la mitigazione del
cambiamento climatico. La misura sarà attuata nei terreni agricoli idonei ad ospitare
popolamenti forestali, sia arborei che arbustivi, e si articolerà attraverso imboschimenti
permanenti multifunzionali ovvero a prevalente o esclusiva funzione protettiva, realizzati
esclusivamente con specie autoctone, anche arbustive, tipiche dell’ecosistema locale,
comunque idonee alle caratteristiche pedoclimatiche dell’area da impiantare. Non sono
ammissibili al finanziamento i prati ed i prati pascolo in considerazione della loro importanza
ai fini ecologici, paesaggistici e di conservazione dell’avifauna.
Gli imboschimenti dovranno essere effettuati nel rispetto del Piano forestale e del Piano
antincendio vigenti e, nelle aree Natura 2000, nel rispetto dei Piani di gestione e o delle
misure di conservazione del sito.
152
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
La misura 222, primo impianto di sistemi agroforestali su terreni agricoli, prevede la
concessione di aiuti destinati all’impianto di specie forestali autoctone, anche di tipo
arbustivo, in filari o in gruppi, (boschetti, filari, esemplari isolati e siepi) con funzione
produttiva, protettiva, paesaggistica ed ambientale, in terreni investiti con colture agricole
tradizionali estensive. Gli impianti devono essere adatti alle condizioni locali e compatibili
con i requisiti ambientali delle stazioni d’impianto ed, in particolare, devono incrementare la
biodiversità dei luoghi.
Gli impianti dovranno essere effettuati nel rispetto del Piano forestale e del Piano antincendio
vigenti e, nelle aree Natura 2000, nel rispetto dei Piani di gestione e o delle misure di
conservazione del sito.
Gli impianti devono essere adatti alle condizioni locali e compatibili con i requisiti
ambientali, in particolare la biodiversità ed idonei ad agevolare, possibilmente, la
riproduzione e il rifugio della fauna e dell’avifauna stanziale e migratoria; trovano
applicazione le pertinenti disposizioni poste da decreto 16 giugno 2005 recante “linee guida di
programmazione forestale” adottato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio
Con la misura 223, primo imboschimento di superfici non agricole, sono previsti interventi di
imboschimento, con specie autoctone anche arbustive, con finalità protettiva da realizzare su
terreni incolti in zone a rischio erosione, desertificazione e idrogeologico ed interventi di
imboschimento con finalità produttiva con latifoglie e/o conifere da realizzare su terreni
agricoli abbandonati prioritariamente nella area B del PSR.
Gli impianti dovranno essere effettuati nel rispetto del Piano forestale e del Piano antincendio
vigenti e, nelle aree Natura 2000, nel rispetto dei Piani di gestione e/o delle misure di
conservazione del sito.
Gli obiettivi perseguiti dalla misura 226, ricostituzione del potenziale forestale ed
introduzione di interventi preventivi, sono l’attivazione di azioni di contrasto alle calamità
naturali e di difesa preventiva, attiva o passiva, contro gli incendi al fine di mantenere,
conservare e sviluppare le funzioni protettive delle risorse forestali; ricostituire il potenziale
forestale danneggiato da disastri naturali e da incendi.
Gli impianti dovranno essere effettuati nel rispetto del Piano forestale e del Piano antincendio
vigenti e, nelle aree Natura 2000, nel rispetto dei Piani di gestione e/o delle misure di
conservazione del sito.
La misura 227, sostegno agli investimenti non produttivi, tende a supportare la
riqualificazione degli ambiti forestali mediante investimenti, che per il proprietario
costituiscono un costo netto, atti a migliorare l’ambiente e il territorio in termini ecologici
potenziando la biodiversità delle specie, delle popolazioni e degli habitat (rinfittimento degli
impianti con specie forestali autoctone a minore produttività ma vantaggiose per la biocenosi
e finalizzate alla stabilità dell’ ecosistema), conservazione degli ecosistemi forestali di grande
pregio (tramite anche idonei dispositivi di protezione quali gabbie di esclusione shelter,
recinzione di protezione, etc) , e attività consolidamento della funzione protettiva delle
foreste.
Tutti gli interventi da effettuarsi all’interno delle aree protette e dei siti Natura 2000,
dovranno rispettare le misure di salvaguardia dettate dai rispettivi piani di gestione o, in
mancanza, dovranno essere sottoposti a valutazione di incidenza e di V.I.A. se occorrente;
inoltre, dovranno sempre assicurare la conservazione e lo sviluppo della biodiversità.
153
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Complementari al raggiungimento degli obiettivi sovraesposti sono anche indicate misure ed
azioni di informazione, quali la creazione di siti web, materiale cartaceo informativo, seminari
tematici, conferenze stampe, informazione sui media, scambio di best practices, nonché
misure specifiche di informazione e pubblicità rivolte al pubblico.
La strategia generale messa in atto dalla Regione “è costituita sui principi di crescita, di
occupazione e di sostenibilità”, in linea con gli obiettivi del Regolamento (CE) n. 1698/05.
Per quanto concerne l’Asse II, l’attivazione di misure per la conservazione della biodiversità e
tutela e diffusione di sistemi agro-forestali ad alto valore naturalistico risultano coerenti con le
priorità individuate dalla Comunità Europea, e sono rafforzate dall’analisi socio economica e
dall’analisi SWOT.
Programma Operativo Regionale FESR 2007-2013
Tra gli obiettivi specifici ed operativi delineati dal POR è il rafforzamento della rete ecologica
siciliana, favorendo la messa a sistema e la promozione delle aree ad alta naturalità e
conservando la bio-diversità in un’ottica di sviluppo economico e sociale sostenibile e
duraturo.
Il ritardo dell’attuazione delle misure della rete ecologica (Misure 1.11, 1.12 e 1.13) ha
determinato ad oggi la mancanza di strumenti di pianificazione dei siti Natura 2000. Con la
misura 1.11 si è finanziata la realizzazione della Carta della Natura che fornisce i primi
strumenti di conoscenza del territorio regionale (cartografie, schede Natura 2000 aggiornate,
schede relative alle aree di studio revisionate), mentre non è ancora presente un sistema
informativo georeferenziato.
In coerenza con quanto indicato nel QSN, gli interventi del PO FESR 2007/2013 sulla rete
ecologica Natura 2000 possono essere realizzati solo sui siti già dotati di piani di gestione.
Tra gli obiettivi operativi è quello di rafforzare la valenza naturalistica dei territori. Dunque, si
dovranno creare le condizioni di contesto, sia in termini di politiche di sviluppo sia in termini
di infrastrutturazione dei territori della Rete Ecologica, per garantire la buona riuscita degli
interventi più direttamente a favore della biodiversità, da realizzarsi a carico del PO FEASR e
verrà realizzato un nodo pubblico di osservazione della biodiversità per la tutela e la fruizione
delle risorse naturali. La realizzazione di tali azioni garantirà una diffusa animazione sociale
ed economica, anche in chiave turistica, dei territori interessati.
Tra le azioni di supporto alla realizzazione della rete ecologica regionale, innanzitutto dei
Comuni
montani, sono auspicati interventi di infrastrutturazione integrata (realizzazione del Sentiero
Italia -dorsale settentrionale sicula) ad azioni di ripristino e restauro naturalistico, al fine di
prevenire rischi e promuovere la protezione della natura.
Nell’incentivare lo sviluppo imprenditoriale che opera nel settore della valorizzazione dei
beni ambientali e naturalistici e della correlata promozione del turismo diffuso, coerentemente
con i modelli ed i piani di gestione e conservazione dei siti Rete Natura 2000 parchi e riserve
si indicano azioni congiunte di tutela, sviluppo sostenibile e promozione imprenditoriale del
sistema della Rete Ecologica siciliana (catg. n. 56). Interventi di valorizzazione ambientale e
di incentivazione alle imprese ubicate nei comuni di montagna sono indicati in un’ottica di
complementarietà con la politica di sviluppo rurale (catg. n. 61).
154
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Per i dettagli sugli obiettivi specifici, obiettivi operativi, indicatori di realizzazione e di
risultato, valori attuali e attesi al 2015 con le relative fonti, si rimanda alle tabelle incluse nel
documento del Programma Operativo Regionale.
Sembrano molto importanti e coerenti con le logiche di tutela e salvaguardia dei siti Natura
2000 i seguenti obiettivi dell’Asse 3.
Asse 3: Valorizzazione delle identità culturali e delle risorse paesaggistico-ambientali per
l’attrattività turistica e lo sviluppo
OBIETTIVO SPECIFICO 3.2: Rafforzare la rete ecologica siciliana, favorendo la messa a
sistema e la promozione delle aree ad alta naturalità e conservando la bio-diversità in
un’ottica di sviluppo economico e sociale sostenibile e duraturo
Obiettivo operativo 3.2.1: Rafforzare la valenza e l’identità naturalistica dei territori
Nel ciclo di programmazione precedente sono stati messi a punto gli strumenti di conoscenza
e di pianificazione di area vasta del territorio della Rete Ecologica siciliana di livello
regionale.
Con la programmazione 2007-2013 dovranno essere definite le pianificazioni dei singoli
sistemi integrati ad alta naturalità e, in attuazione dei Piani di gestione dei diversi siti, oppure,
nei siti ricadenti all’interno dei Parchi e delle Riserve già istituite nel rispetto delle norme di
salvaguardia individuate nella pianificazione vigente, si dovranno creare le condizioni di
contesto, sia in termini di politiche di sviluppo sia in termini di infrastrutturazione dei territori
della Rete Ecologica, per garantire la buona riuscita degli interventi più direttamente a favore
della biodiversità, da realizzarsi a carico del PO FEASR e verrà realizzato un nodo pubblico
di osservazione della biodiversità per la tutela e la fruizione delle risorse naturali. La
realizzazione di tali azioni garantirà una diffusa animazione sociale ed economica, anche in
chiave turistica, dei territori interessati.
Obiettivo operativo 3.2.2: Incentivare lo sviluppo imprenditoriale che opera nel settore della
valorizzazione dei beni ambientali e naturalistici e della correlata promozione del turismo
diffuso, coerentemente con i modelli ed i piani di gestione e conservazione dei siti Rete
Natura 2000 parchi e riserve
L’obiettivo si propone di rafforzare e incentivare il tessuto imprenditoriale che opererà in
coerenza con i modelli e i futuri piani di gestione e conservazione (piani territoriali dei parchi,
piani di sistemazione ed utilizzazione delle riserve) dei siti Rete Natura 2000, parchi e riserve
del territorio insulare. Si tratta di incentivare il tessuto imprenditoriale sia nei settori
produttivi legati alle attività e ai mestieri tradizionali ed alla fruizione turistica dei luoghi, sia
nei servizi connessi alla promozione e valorizzazione dei territori e delle relative produzioni,
ad eccezione delle azioni più direttamente legate alla biodiversità che saranno oggetto
dell’intervento del FEASR.
Con tale obiettivo, si intende rivitalizzare, anche in senso turistico, aree a rischio di
marginalità e contrastare processi di impoverimento di risorse umane (nuova emigrazione)
che versano in una situazione di crisi e che hanno dato luogo a significativi fenomeni di
“esodo rurale”.
Gli obiettivi operativi prima enunciati si declinano nelle seguenti linee di intervento (riportate
a titolo esemplificativo) riconducibili alle categorie di spesa indicate in parentesi e
consultabili nel documento originale del POR:
155
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Obiettivo operativo 3.2.1: Rafforzare la valenza e l’identità naturalistica dei territori
- azioni rivolte al sostegno di attività di società ed associazioni impegnate nella tutela,
valorizzazione e fruizione dell’ambiente e delle risorse naturali, al fine di aumentare la
sensibilità sui temi ambientali attraverso la pratica di attività motorie ecocompatibili,
compresi interventi di adeguamento ciclabile di sentieri esistenti (con esclusione del sostegno
ai costi di gestione e funzionamento) (catg. nn. 56, 24);
- azioni volte alla realizzazione di un nodo pubblico di osservazione della biodiversità per la
tutela e la fruizione delle risorse naturali compatibilmente con quanto previsto dal Reg. (CE)
1080/06 (catg. nn. 56, 51); - azioni di supporto alla realizzazione della rete ecologica
regionale, innanzitutto dei Comuni montani, tramite interventi di infrastrutturazione integrata
(realizzazione del Sentiero Italia - dorsale settentrionale sicula), azioni di ripristino e restauro
naturalistico, al fine di prevenire rischi e promuovere la protezione della natura (catg. nn. 61,
51, 54).
Obiettivo operativo 3.2.2: Incentivare lo sviluppo imprenditoriale che opera nel settore della
valorizzazione dei beni ambientali e naturalistici e della correlata promozione del turismo
diffuso, coerentemente con i modelli ed i piani di gestione e conservazione dei siti Rete
Natura 2000, parchi e riserve
- azioni eco-innovative di supporto alle PMI che operano nei siti Rete Natura 2000 e parchi e
riserve e azioni di marketing territoriale e promozione di marchi d’area (catg. n. 61);
- azioni di adeguamento delle strutture pubbliche esistenti realizzate secondo criteri di edilizia
sostenibile (catg. n. 78);
- servizi integrati ambientali alle associazioni di PMI e alle confederazioni artigianali (catg. n.
61);
- azioni congiunte di tutela, sviluppo sostenibile e promozione imprenditoriale del sistema
della Rete Ecologica siciliana (catg. n. 56);
- azioni di rafforzamento della competitività delle produzioni locali e delle filiere produttive
dei territori della Rete Ecologica siciliana (sono escluse le attività di produzione,
trasformazione e commercializzazione dei prodotti di cui all'Allegato I del Trattato) (catg. n.
6);
- azioni di promozione e catalizzazione dello sviluppo locale sostenibile anche attraverso lo
strumento delle Agende 21 (catg. n. 80);
- interventi di valorizzazione ambientale e di incentivazione alle imprese ubicate nei comuni
di montagna in un’ottica di complementarietà con la politica di sviluppo rurale (catg. n. 61).
156
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
2.3.7 Descrizione socio-economica (D)
Il Comune di Aragona ha una popolazione di 9.730 abitanti e un territorio che si estende per
circa 74 kmq. Ha una densità di popolazione di 131,49 (abitanti/kmq), abbastanza ridotta se
rapportata alla densità media dei Comuni del PIT 34 “Valle dei Templi” di cui il territorio fa
parte, pari a 224,48 abitanti per Kmq.
Il Comune di Aragona ricade nella Regione Agraria n. 3 “Colline del Platani” e fa parte del
Patto Territoriale Sicilia Centro Meridionale.
I Comuni confinanti sono ad est: Campofranco (CL), Comitini e Grotte; a nord: Casteltermini
e Sant'Angelo Muxaro; a ovest: Joppolo Giancaxio e Santa Elisabetta; a sud: Agrigento e
Favara.
2.3.7.1 Demografia (D.9.2)
Il Comune di Aragona conta al 1 gennaio 2007 una popolazione pari 9.730 persone.
Comune di Aragona - Bilancio demografico anno 2007 e popolazione residente al 31.12
Maschi
Femmine Totale
Popolazione al 1° Gennaio
4672
5058
9730
Nati
55
46
101
Morti
47
64
111
Saldo Naturale
8
-18
-10
Iscritti da altri comuni
37
48
85
Iscritti dall'estero
46
47
93
Altri iscritti
4
2
6
Cancellati per altri comuni
59
65
124
Cancellati per l'estero
26
40
66
Altri cancellati
0
1
1
Saldo Migratorio e per altri motivi
2
-9
-7
Popolazione al 31 Dicembre
4682
5031
9713
Numero medio di componenti per famiglia 2.5
Popolazione Aragona (31 Dicembre) 2001-2007
157
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Anno
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
Residenti
10.060
10.032
9.997
9.902
9.840
9.730
9.713
Variazione
10028
-0,3%
-0,3%
-1,0%
-0,6%
-1,1%
-0,2%
9983
9938
9893
9848
9803
9758
9713
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
Rielaborazione dati ISTAT
Come si può evincere dai dati sopra riportati, la popolazione residente nel Comune di
Aragona ha subito dal 1991 una lenta decrescita: si è passati dalle 10.416 persone del ’91, alle
10.065 del 2001, sino a giungere al numero attuale inferiore alle 10.000 unità.
Tale dato risulta in controtendenza rispetto ai Comuni limitrofi ed alla città di Agrigento, dove
dal 2001 si stanno registrando numeri positivi nel saldo della popolazione.
Popolazione residente nel Comune di Aragona al 1 Gennaio 2007 per età e sesso
Eta'
Totale Maschi
Totale Femmine
Maschi + Femmine
da 0 a 9 anni
503
465
968
Da 10 a 19 anni
559
557
1116
Da 20 a 29 anni
576
621
1197
Da 30 a 39 anni
722
759
1481
Da 40 a 49 anni
720
733
1453
Da 50 a 59 anni
555
587
1142
Da 60 a 69 anni
480
516
996
Da 70 a 79 anni
410
515
925
Oltre 80 anni
147
305
452
TOTALE
4672
5058
9730
(ISTAT)
Esaminando il dato relativo all’età della popolazione è possibile verificare che il 24,38% dei
residenti ha più di 60 anni mentre i giovani con meno di 30 anni rappresentano il 33,72 %
della popolazione. Si può quindi affermare che, nonostante l’innalzamento della speranza di
vita abbia provocato un aumento dell’età della popolazione, il numero di bambini e giovani è
ancora molto elevato. Ciò risulta ancor più evidente dalla piramide delle età sotto riportata
che, in linea con le tendenze del paese, mostra una punta allargata, determinata
dall’invecchiamento consistente della popolazione.
158
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Popolazione residente nel Comune di Aragona al 1 Gennaio 2007
8170-80
60-69
Età [anni]
50-59
Femmine
40-49
Maschi
30-39
20-29
10-19
0-9
-1000
-500
0
500
1000
Individui
Dai dati riportati non si evince in maniera chiara il fenomeno dell’emigrazione di forza lavoro
che ha contraddistinto questa zona nel passato, ma che ancor oggi riguarda una parte notevole
della popolazione attiva. Spesso comunque viene mantenuta la residenza nel comune
d’origine, ma attraverso le interviste realizzate con la popolazione locale, emerge come il
problema dell’emigrazione forzata dovuta alla ricerca di un lavoro, sia ancora
drammaticamente attuale.
Se si osserva l’andamento della popolazione tale fenomeno risulta molto evidente. Nel 1971
la popolazione di Aragona si aggirava intorno alle 12.000 persone. Essa subisce un brusco
calo nel decennio successivo, giungendo alle 10.271 unità nel 1981. Nei successivi 10 anni si
ha una sostanziale stabilità demografica, ma dal ’91 ad oggi si assiste ad una costante lenta
decrescita.
Popolazione residente – Comune di Aragona
1971
12.016
1981
10.271
1991
10.416
2001
10.065
2007
9.730
(Fonte: ISTAT)
Tale dato è certamente influenzato anche da una diminuzione delle nascite: osservando il
grafico della piramide delle età è evidente che il numero delle persone nate tra il ’71 e l’81,
che nel 2007 (anno cui si riferiscono i dati del grafico) avevano tra i 27 e i 38 anni, era molto
maggiore rispetto al numero delle nascite attuale.
Il numero di stranieri residenti nel Comune rappresenta l’1,48% della popolazione,
registrando un totale, al 31 dicembre 2006, pari a 144 persone. Tale fenomeno è limitato nelle
dimensioni ed in linea con le basse percentuali dell’intera provincia di Agrigento, ove
risiedono 4.773 stranieri che rappresentano lo 1,04% della popolazione (dati ISTAT, 31
dicembre 2006). Considerando che la percentuale di stranieri in Italia si stima sia pari al 4,1%
della popolazione, possiamo concludere che il fenomeno migratorio qui in esame è certamente
limitato.
159
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Cittadini Stranieri. Bilancio demografico anno 2006 – ISTAT
Maschi
Femmine Totale
Popolazione straniera residente al 1° Gennaio
68
76
144
Iscritti per nascita
1
0
1
Iscritti da altri comuni
1
2
3
Iscritti dall'estero
6
8
14
Altri iscritti
0
0
0
Totale iscritti
8
10
18
Cancellati per morte
0
0
0
Cancellati per altri comuni
13
6
19
Cancellati per l'estero
0
0
0
Acquisizioni di cittadinanza italiana
3
2
5
Altri cancellati
0
1
1
Totale cancellati
16
9
25
Popolazione straniera residente al 31 Dicembre 60
77
137
Minorenni
18
18
36
Nati in Italia
14
16
30
Cittadini Stranieri. Popolazione residente per sesso e cittadinanza al 31.12.2006 – ISTAT
Marocco
Romania
Cina Rep. Popolare
Albania
Tunisia
Germania
Tanzania
Bulgaria - Etiopia
Eritrea
Brasile
Belgio - Francia - Polonia
Macedonia – Egitto - Rep. Ceca
Stati Uniti
TOTALE ZONA
Maschi
31
5
6
3
2
2
0
3
4
0
0
0
1
60
Femmine
27
10
8
5
4
3
5
1
0
4
2
1
0
77
Totale
58
15
14
8
6
5
5
4
4
4
2
1
1
137
2.3.7.2 Situazione sociale (D.9.5)
Il Comune di Aragona fa parte del distretto socio sanitario D1, insieme ai Comuni di
Agrigento, Comitini, Favara, Joppolo Giancaxio, Porto Empedocle, Raffadali, Realmonte, S.
Angelo Muxaro, S. Elisabetta e Siculiana. Agrigento è il capofila.
160
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Per favorire la socializzazione e l’incontro sono presenti nel territorio di Aragona alcuni spazi
adatti, anche se non tutti pubblici: un centro sociale, una biblioteca, 5 campi sportivi (di cui 2
privati e 3 pubblici), 3 palestre private e una pubblica, un giardino comunale.
Le associazioni che operano nel territorio oltre alla Pro Loco, dove sono pochissimi i soggetti
coinvolti, sono Legambiente che gestisce la Riserva Naturale di Macalube, le Giubbe d’Italia,
che operano nell’ambito della protezione civile, la Caritas e l’associazione di Volontariato
Vincenziano che si occupano di assistenza, il Centro Assistenza alla Vita, il centro operativo
per disabili e l’ADSA (Associazione donatori S. Andrea).
Luoghi d’incontro sono anche il Rotary Club “Aragona Colli Sicani” e il Lions Club
“Zolfare”.
Dal Piano di Zona 2003-2005 del Distretto Socio-Sanitario di cui Aragona è parte, non si
evincono particolari problematicità e forme evidenti di disagio: il numero di tossicodipendenti
e detenuti in carico al SERT è di sole 3 unità; le persone con problemi di disagio mentale sono
41; i minori con handicap che frequentano la scuola sono 13. Tutti i dati sopra riportati sono
al di sotto delle medie regionali.
I servizi sociali che operano sul territorio sono:
- Servizio sociale professionale del Comune di Aragona
- Consultorio familiare
- Igiene pubblica
- Medicina di base
- Guardia medica
- Servizio Ambulatoriale pediatrico
- Asilo nido
- Casa Famiglia “La coccinella”
- Casa Famiglia “Il grillo parlante”
Le fasce più deboli, e che dunque debbono essere maggiormente oggetto di attenzione, sono
sicuramente quella degli anziani e dei minori: tuttavia, come si evince dalle strutture che
operano sul territorio, mentre per i bambini sono stati attivati numerosi servizi (in particolare
il nido, le case famiglia e le scuole dell’infanzia), per gli anziani ancora molto deve essere
fatto, soprattutto per assicurare loro luoghi di aggregazione.
2.3.7.3 Aspetti economici (D.9.1; D.9.3; D.9.4; D.10)
La situazione economica di Aragona è abbastanza complessa; prendendo in considerazione
una suddivisione della popolazione in macroaree produttive, si evidenzia che l’8,66% della
popolazione aragonese è impiegata in agricoltura, il 10,35% nell’industria e il 9,22% nel
terziario (dati ISTAT 2001).
Esaminando più nel dettaglio l’occupazione in base all’attività economica svolta, si evidenzia
che i settori che vedono un maggior numero di unità impiegate sono il commercio e il settore
della pubblica amministrazione ed attività affini, che occupano il maggior numero di persone,
seguiti dai settori dell’istruzione, delle costruzioni, delle attività manifatturiere e della sanità.
161
Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Occupati per attività economica –Comune di Aragona
Attività economica
Occupati
Agricoltura, caccia, silvicultura
96
5
Estrazione di minerali
Attività manifatturiere
Produz. e distribuz. di en. elettrica, gas e acqua
Costruzioni
Alberghi e ristoranti
Istruzione
Commercio
Trasporti, magazzinaggio, comunicazioni
Intermediazione monetaria e finanziaria
Immobiliare
Pubblica amministrazione
Sanità e altri servizi sociali
Altri servizi pubblici, sociali e personali
Servizi domestici
Totale
251
25
253
57
354
506
185
35
81
498
192
85
23
2646
Fonte: ISTAT 2001
Occupazione
Nonostante la richiesta al Comune, non è stato possibile ottenere dati aggiornati
sull’occupazione: per avere un dato più circoscritto rispetto a quello provinciale si riporta la
sottostante tabella che riferisce i dati occupazionali del Sistema Locale del Lavoro n. 694,
denominato “Agrigento”, in cui è inserito il Comune di Aragona.
I sistemi locali del lavoro sono aggregazioni di comuni che derivano da una ricerca condotta
da Istat e il Dipartimento di Economia dell’Università di Parma a partire dai dati relativi al
pendolarismo dei componenti delle famiglie per motivi di lavoro ricavati dagli appositi quesiti
posti nel Censimento Generale della Popolazione del 2001. L'obiettivo di base è la
costruzione di una griglia sul territorio determinata dai movimenti dei soggetti per motivi di
lavoro; l'ambito territoriale che ne discende rappresenta l'area geografica in cui maggiormente
si addensano quei movimenti. In questo modo si aggregano unità amministrative elementari
(Comuni) individuati sul territorio dalle relazioni socio-economiche. I criteri adottati per la
definizione dei Sistemi Locali del Lavoro (da ora in poi SLL) sono i seguenti:
- Autocontenimento. Con tale termine si intende un territorio dove si concentrano attività
produttive e di servizi in quantità tali da offrire opportunità di lavoro e residenziali alla
maggior parte della popolazione che vi è insediata; capacità di un territorio di comprendere al
proprio interno la maggior parte delle relazioni umane che intervengono fra le sedi di attività
di produzione (località di lavoro) e attività legate alla riproduzione sociale (località di
residenza). Un territorio dotato di questa caratteristica si configura come un sistema locale,
cioè come una entità socio-economica che compendia occupazione, acquisti, relazioni e
opportunità sociali; attività, comunque, limitate nel tempo e nello spazio, accessibili sotto il
vincolo della loro localizzazione e della loro durata, oltre che delle tecnologie di trasporto
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disponibili, data una base residenziale individuale e la necessità di farvi ritorno alla fine della
giornata (relazione spazio - tempo).
- Contiguità. I comuni contenuti all'interno di un SLL devono essere contigui.
- Relazione spazio-tempo ossia il tempo di percorrenza tra la località di residenza e la località
di lavoro; tale concetto è relativo ed è strettamente connesso alla presenza di servizi efficienti.
I dati sotto riportati evidenziano ancora una volta l’importanza del problema della
disoccupazione, con un tasso del 22,9%, leggermente superiore alla media agrigentina, ma
comunque inferiore al dato riferito all’intera Sicilia.
Stima degli occupati residenti e delle persone in cerca di occupazione
per Sistema Locale del Lavoro (Media 2001; dati in migliaia)
Forze di lavoro
Popolaz.
Persone in
Codice Denomina- con
di Totale
Occupati cerca
SLL
zione
meno di
occupazione
15 anni
Popolaz.
Non
con più Pop.
Forze di
di
15 totale
lavoro
anni
Tasso
Tasso
Tasso di
di
di
occupaz.
disocc.
attività
694
115
43,7
%
AG
35
48
14
62
142
177
33,7%
22,9
%
(Fonte: ISTAT 2001)
Questa situazione occupazionale determina un fenomeno importante che coinvolge i giovani
locali: una volta usciti dalla scuola sono costretti ad emigrare, sia per motivi di studio, sia per
cercare lavoro, senza prospettive di rientro.
Attività economiche
Una caratteristica del sistema degli insediamenti produttivi dell’Agrigentino è rappresentata
dal complesso di agglomerati industriali gestiti dal Consorzio per l'Area di Sviluppo
Industriale della Provincia di Agrigento3.
L’agglomerato di Aragona-Favara, prossimo alla città di Agrigento, insiste sui territori
comunali di Aragona e Favara e si estende per 170 Ha di cui 90 per lotti ed 80 per servizi ed
infrastrutture.
Registra la pressoché completa realizzazione delle opere di urbanizzazione e la fase di
completamento delle infrastrutture di collegamento con i territori comunali vicini e lo
svincolo con la SS 189 Agrigento-Palermo.
Con una totale disponibilità di 98 lotti, di cui 90 assegnati (per un'occupazione prevista di
oltre 1700 addetti), annovera 12 stabilimenti industriali in esercizio e 14 in costruzione, oltre a
20 rustici realizzati dal Consorzio e concessi in locazione ad aziende in via di insediamento,
per i quali l'occupazione potrebbe assumere dimensioni nell'ordine di 300 addetti. (Fonte:
Relazione nuovo PRG in Piano strategico di Agrigento).
I settori più rappresentativi si registrano nei comparti manifatturiero, alimentare, meccanico,
arredo in legno, lavorazione carta e cartone, preziosi.
L'agglomerato accoglie, inoltre, un Centro Integrato per Servizi sociali, con uffici consortili,
una suscettività d'uso per varie funzioni (incubatori, centro merci multifunzionale, eccetera)
ed un Centro Direzionale e servizi alle imprese.
Ad attività di formazione, servizi informatici, servizi di promozione e sviluppo ed altre
funzioni, è destinato il Centro Addestramento Professionale sito nell'Agglomerato.
163
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L’unico dato fornito dal Comune di Aragona riguarda le aziende che operano nel settore del
commercio e dell’artigianato. Risulta pertanto che, in data 29 aprile 2008, sono presenti nel
territorio:
- esercizi commerciali a posto fisso
n 138
- pubblici esercizi
n 23
- operatori mercato settimanale
n 101
- attività produttive (artigiani)
n 217
Non è possibile effettuare un’analisi dei dati sopra riportati in quanto troppo generici.
Tuttavia, sono coerenti con quanto sopra detto relativamente all’importanza del settore
artigianale per l’economia del territorio.
L’agricoltura
Nel territorio di Aragona, l’attività agricola mantiene ancora una notevole importanza anche
dal punto di vista produttivo ed occupazionale, sia nel territorio comunale, sia nel territorio
del S.I.C. stesso.
Dal Censimento generale dell’agricoltura del 2000 risultano essere impiegati a diverso titolo
nel settore agricolo nel Comune di Aragona 2.445 persone (il dato comprende conduttore,
coniuge, famigliari, parenti, dirigenti impiegati a tempo determinato e indeterminato, operai a
tempo determinato e indeterminato), ossia quasi il 25% della popolazione residente.
Non si dispone di dati ufficiali più recenti, ma seguendo i trend di tutta la regione, e
soprattutto secondo quanto emerge dalle interviste effettuate, il settore agricolo vede una forte
diminuzione del numero degli addetti; ciononostante, anche tenendo conto di tali fenomeni,
risulta evidente dall’osservazione del territorio, ed in particolar modo del territorio del S.I.C.,
che ancor oggi il settore primario è preponderante nella zona.
Il fatto che il 25% della popolazione sia coinvolta a diverso titolo nel comparto agricolo
risulta essere un dato importante anche per l’attenzione nei confronti del territorio che
culturalmente dovrebbe avere chi appartiene ad una cultura contadina. La consapevolezza
rispetto ai concetti di tutela e conservazione delle qualità ambientali dovrebbe essere insito in
chi ha come propria risorsa principale la terra e i suoi frutti. Ma spesso non è così anche
perché il processo d’industrializzazione, ma soprattutto gli effetti perversi delle politiche di
sostegno economico hanno inciso spesso negativamente sulla cultura degli operatori
dell’agricoltura, drogando il naturale rapporto tra il territorio come risorsa e chi lo usa a fini
produttivi.
È oggi dunque indispensabile recuperare non solo il meglio dai sistemi agricoli tradizionali,
che hanno in alcuni casi un minore impatto ambientale e contribuiscono alla conservazione
del territorio, ma soprattutto un patrimonio culturale ad essi associato.
Per quanto riguarda le coltivazioni presenti sul territorio, il seminativo occupa un posto
preponderante: il paesaggio lo mostra chiaramente, cereali e frumento sono le principali
produzioni agricole, anche considerando il territorio del S.I.C.
Nella tabella che segue sono riportate le principali coltivazioni praticate secondo i dati del
Censimento dell’Agricoltura del 2000, con l’indicazione della superficie sulla quale si
164
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estendono. Da sottolineare l’assenza di coltivazioni biologiche, se non in piccoli
appezzamenti, né di produzioni di qualità garantite da un marchio D.O.P, D.O.C o altro.
Superfici per principali coltivazioni praticate – Comune di Aragona
Coltivazione
Cereali
Frumento
Coltivazioni ortive
Foraggiere avvicendate
Vite
Olivo
Agrumi
Fruttiferi
Superficie
3.092
2.903
14
482
44,29
393,61
23,62
696,28
(Fonte: ISTAT 2000)
Nei parchi, nelle aree protette e certamente nei S.I.C. è sicuramente rilevante il settore
agricolo, anche se spesso si tratta di sistemi produttivi di una certa marginalità. In tali contesti
infatti la presenza dell’agricoltura garantisce diversi servizi che vanno al di là dell’esclusiva
attività di produzione: la tutela, la salvaguardia e la valorizzazione degli ambienti e del
paesaggio agricolo e rurale, la prevenzione dei rischi idrogeologici, la conservazione della
biodiversità animale e vegetale, il mantenimento delle tecniche tradizionali di lavorazione dei
terreni e di trasformazione artigianale dei prodotti, e in generale quello della cultura contadina
e rurale; la produzione e valorizzazione dei prodotti tipici e di qualità, la promozione e la
fruizione turistica dei territori. (G. Schifani, 2007)
Il settore turistico
Nella provincia di Agrigento, il turismo risulta essere un settore fondamentale per lo sviluppo
locale. La presenza della Valle Dei Templi, di alcune località marittime rinomate, di
importanti beni paesaggistici e naturali, insieme a tante ricchezze culturali, architettoniche e
legate alla tradizione eno-gastronomica, rende il territorio agrigentino di grande richiamo
turistico.
Il turismo però risulta essere concentrato prevalenetemente nella città di Agrigento, per questo
risulta essere di fondamentale importanza la sua diffusione su tutto il territorio provinciale. Si
dovrebbe cioè tendere ad un turismo che ricada anche nei Comuni minori, che vada a
beneficio delle comunità locali ridistribuendo profitti, che sia attento alle peculiarità locali,
preservando il territorio ma valorizzando le sue potenzialità.
All’interno del Comune di Aragona ricadono alcuni siti che potrebbero avere un forte
richiamo turistico, in primis le Macalube, che presentano un fenomeno geomorfologico
particolarissimo, che è presente solo in pochissimi altri luoghi al mondo.
Ma anche l’ex miniera di Zolfo della famiglia Pirandello può essere un fattore chiave per lo
sviluppo del turismo in questa zona. In una intervista rilasciata dal Sindaco di Aragona, egli
afferma “Di grande interesse è la storia mineraria di Aragona. Grazie al PIT stiamo
recuperando l’area mineraria (i cosiddetti calcheroni, c’è una galleria che può essere aperta
ai visitatori). Nel 2001 c’è stata l’inaugurazione del monumento allo zolfataro ispirato alla
novella “Ciaula scopre la luna” e sito in quello che era il luogo di raccolta dei lavoratori
della miniera.”
165
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La miniera è sicuramente parte del patrimonio culturale locale da tutelare e valorizzare, e
potrebbe essere inserita tra gli itinerari “pirandelliani” del Parco letterario omonimo.
Nella tabella sotto riportata vengono elencati i beni di interesse storico, artistico, culturale e
architettonico che rientrano nell’area comunale. Molti di essi, da soli, non sono
sufficientemente pregiati da produrre un richiamo turistico significativo; ma un sistema
turistico funziona soprattutto grazie alle sinergie presenti nel territorio, alle diverse
caratteristiche e peculiarità. Perciò la valorizzazione di risorse minori è importante per creare
un’offerta turistica di qualità.
Beni di interesse artistico, storico, culturale ed architettonico
Palazzo Naselli
Il Palazzo feudale Principe Naselli venne costruito agli inizi del
P.za
Umberto
I
1700. E' arricchito dai magnifici affreschi del Borremans .
(Inizio sec.XVIII)
Situata in Contrada Mintini, attualmente seppellita da rosticci di
Zolfara Taccia-Caci
zolfo, la miniera è un luogo importante sia dal punto di vista
della memoria del territorio ed antropologica, sia per un
itinerario pirandelliano. Infatti la proprietà della zolfara è stata
della famiglia dello scrittore.
Chiesa
Madre Venne edificata per vivo interesse del conte Baldassare III
Proprietà
Curia
Vescovile Naselli che, in onore al suo nome, a quello del padre e del
nonno, la dedicò a Nostra Signora dei tre Re Magi.
(1606)
Convento dei Padri Cappuccini Fu costruito a spese di Baldassare IV Naselli Carriglio Principe
di Aragona. Servì per mantenere nello studio i suoi religiosi che
(1962)
arrivavano al numero di 28 componenti.
Venne costruita contemporaneamente con il convento dei Padri
Chiesa di San Francesco
Cappuccini ad opera Baldassare IV Naselli Cartiglio, Principe
(1692)
di Aragona.
Chiesa Madonna del Carmelo Fu realizzata ad opera della confraternita del Carmine. La
struttura è ornata con pitture dell’artista palermitano Salvatore
(1813)
Manno ed è presente una pregevole scultura lignea del San
Giuseppe con il Bambino Gesù di Salvatore Bagnasco.
Fra i pezzi più significativi custoditi nella cripta è da ammirare
Cripta
della Chiesa del Rosario il reliquiario ad urna in argento, commissionato nel 1684 dal
Principe Baldassare Naselli per custodirvi la reliquia della
(1689)
Sacra Sindone.
Chiesa
del
Purgatorio Il portale ha delle decorazioni tipiche del tardo Barocco. Nel
corso della seconda guerra mondiale fu sconsacrata e utilizzata
(sec.XVII)
come deposito e alloggio. Dopo un breve periodo di riapertura
al culto, nel 1980 fu ceduta al comune che ha iniziato la sua
ristrutturazione conservativa per adibirla a biblioteca comunale.
Venne costruita ad opera di alcuni fedeli che la dedicarono a
Chiesa della Mercede
Maria SS. del Rosario. Nel 1668 si costruì il convento dei padri
(1623)
Mercedari che dedicarono allora la chiesa alla Madonna della
Mercede.
Convento
dei Venne costruito accanto alla chiesa della B.V.M. della Mercede,
allora Madonna del Rosario. Nel 1866 il convento venne
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Padri
Mercedari
Scalzi restaurato ed adibito a sede del comune e scuola elementare
maschile.
(1665)
Piazza
Matrice: Inaugurato nel dicembre 2001, in onore ai numerosi lavoratori
Monumento
ai
zolfatai: zolfatai di Aragona e a Luigi Pirandello, proprietario della
miniera Taccia Caci nella località "Montagna d'Aragona".
"Ciaula scopre la luna"
E' sito tra la via Vittorio Emanuele, via Spoto e via Crispi. Ha
Palazzo Rotulo
una pianta di forma rettangolare. Presenta caratteristiche
sec. XVIII
decorative tipiche del tardo barocco siciliano.
Il Calvario sorge sul pendio del monte Belvedere. Ha una
Calvario
(
sec.
XVII) forma pressoché rettangolare con un lato sinusoidale. Nella
parte più alta vi è la croce dove ogni anno si dirige la
Via Nazareno
processione del Venerdì Santo.
Oratorio
del
Calvario L’Oratorio di Nostra Signora Addolorata venne costruito nella
prima metà del secolo scorso. Serviva per il ricovero della
(sec.XVIII)
statua del S.S. Crocifisso e di Maria Addolorata. Oggi ridotto in
Via Nazareno
rudere non viene più utilizzato.
Chiesa
della Fu trasferita nel luogo presente dalla collina del belvedere dove
Provvidenza
era diroccata la vecchia struttura. Non si conosce la data di
(1898)
edificazione; la licenza di benedire la nuova chiesa fu data nel
1898. Merita attenzione la statua lignea del Cristo Nero di
autore ignoto ma di eccellente fattura. La chiesa non è stata
interamente ristrutturata: conserva l’originario campanile
realizzato in conci di tufo squadrati.
Sito nel quartiere della Grazia, all’uscita del paese che porta
alla montagna Mintini. E’ realizzato in conci di pietra
squadrata ed è dotato di una vasca rettangolare posizionata al
centro di due sorgenti.
Sito nelle vicinanze del Calvario è posto all’uscita del paese che
Abbeveratoio
porta in c/da San Marco. L’intera struttura dell’abbeveratoio è
della Santa Croce
realizzata in pietra squadrata, ad eccezione della vaschetta
realizzata in ferro battuto. Fino a poco tempo fa meta obbligata
per i contadini che si rifornivano d'acqua i muli, per andare nelle
campagne a lavorare.
Chiesa
del
SS.
Rosario Venne eretta nel 1689 sopra le fondamenta della diroccata
Piazza
Umberto
I chiesetta del S. Crocifisso, esistente ancor prima della
(1689)
fondazione di Aragona
Abbeveratoio
delle
Grazie
Area Archeologica e Necropoli La necropoli risale al XIII sec. a.C. A circa cento metri, vi sono
i resti di una villa romana datata intorno al I-II secolo d.C. Dagli
di San Vincenzo
scavi sono emerse monete, lucerne, un vaso, una spilla, pezzi
d’anfora.
Risale a 3.500-1.300 anni A.c. Testimonia la presenza di
Necropoli di Caldare
insediamenti urbani, anche se non è chiaro se l’insediamento sia
rimasto sempre lo stesso o è cambiato, né si conoscono le
ragioni della scomparsa del villaggio.
Zona archeologica di Contrada Resti di una villa romana dove sono stati trovati numerosi
reperti archeologici
Fontanazze
167
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Per ciò che riguarda le specialità enogastronomiche, che sempre più stanno assumendo un
ruolo rilevante nell’offerta turistica, da segnalare il tagano, piatto tipico locale a base di pasta
e uova, che si prepara nel periodo pasquale. La sagra del tagano, insieme a quella della
salsiccia, costituiscono due momenti di apertura del territorio verso i visitatori che vogliano
incontrare particolarità locali che ancor oggi fanno parte delle abitudini della gente locale.
Ricettività nel Comune di Aragona
Dal punto di vista dell’accoglienza, il Comune di Aragona presenta una scarsa attenzione nei
confronti del turista. E’ evidente che ad oggi le attività di ristorazione si rivolgono quasi
esclusivamente ad una clientela locale.
Le due possibilità di alloggio nel comune di Aragona offrono un numero complessivo di 32
posti letto, le caratteristiche delle due strutture si riferiscono ad una clientela medio-alta, pur
non avendo prezzi eccessivi.
Programmi – progetti territoriali
Progetto “Itinerari intorno alla Valle”
Il Consorzio Turistico Valle dei Templi ha predisposto un progetto innovativo, denominato
“Itinerari intorno alla Valle”, quale strumento di aggregazione-cooperazione per tutti gli
Operatori della filiera turistica per proporre azioni sinergiche e mirate, volte a “rivitalizzare”
le capacità attrattive e ricettive del Comprensorio Agrigentino.
Il Progetto intende creare delle iniziative orientate a rimuovere alcuni degli ostacoli allo
sviluppo turistico dell’area agrigentina e creare le condizioni minime per far:
ƒ aumentare il flusso dei turisti
ƒ trattenerli di più sul territorio
ƒ fidelizzarli
L’analisi su cui si basa il progetto parte dalla constatazione che l’eccellente patrimonio di beni
culturali, naturalistico-ambientali ed eno-gastronomici del territorio rimangono in “ombra” a
causa dell’imponente presenza dei Templi di Agrigento, sito UNESCO dal 2007, dove si
riversa tutta l’attenzione dei visitatori, che si fermano per un soggiorno mediamente inferiore
alle 2 notti, e comunque ripartono senza visitare le notevoli ricchezze del territorio
circostante, che presenterebbe un patrimonio di una varietà, ricchezza e appeal tale da poter
esprimere un’offerta turistica molto articolata ed appetibile per diverse tipologie di turismo.
“Portare alla luce il diadema in cui è incastonata la maestosa gemma della Valle dei Templi
rappresenta un occasione di maggiore ricchezza e splendore per tutto il territorio” è l’idea
chiave del progetto, che si propone di individuare nuove strategie di marketing, rinnovare
l’offerta esistente ed i servizi, innalzare il livello delle competenze, sfruttare in modo integrato
e sostenibile le risorse.
Per quanto riguarda i Comuni dell’entroterra agrigentino, si evidenzia un altissimo potenziale
non sfruttato ed un’attrazione di esigui flussi turistici in modo passivo e casuale. I viaggiatori
autonomi, “esploratori”, hanno difficoltà a muoversi, a causa della mancanza di segnaletica
adeguata e della non conoscenza del territorio a causa di una comunicazione non efficace.
Inoltre, il progetto mette in evidenza una notevole frammentazione dell’offerta turistica, una
programmazione degli eventi culturali poco puntuale che non consente di promuovere
adeguatamente il territorio, una disomogenea cultura dell’accoglienza, un deficit di servizi,
intesi come tutto ciò che permette al turista di raggiungere la meta, fruire del bene turistico in
modo soddisfacente, vivere una permanenza con comfort, igiene e sicurezza.
168
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Il piano integrato del progetto propone quindi di:
‰ costruire una rete effettiva, ampia, diversificata e integrata fra i diversi soggetti
operanti nel campo turistico del territorio agrigentino;
‰ sensibilizzare l’organizzazione di una serie di pacchetti-itinerari “trasversali” rispetto
al territorio, tesi a dare visibilità a tutte le risorse culturali, naturalistico-ambientali ed
eno-gastronomiche del comprensorio, in un’ottica unitaria ed armonica;
‰ produrre strumenti capaci di comunicare tale “unitarietà”, di far conoscere il territorio
e di promuoverne l’offerta turistica in modo efficace, coordinato ed orientato al target
(nazionale-locale ed in parte internazionale);
‰ intercettare i destinatari dell’offerta turistica con un posizionamento dell’offerta su
scala “nazionale- locale”;
‰ creare una serie di iniziative in grado di aumentare il grado di accoglienza,
fidelizzazione e soprattutto di permanenza del turista.
Gli strumenti individuati per il perseguimento degli obiettivi sopra esposti sono:
- 10 Format Televisivi, basati sul marketing del “racconto” capace di rendere in modo
semplice, accattivante la “lettura” delle risorse del comprensorio in modo tematico e
integrato;
- Ristrutturazione del Sito-web del Consorzio Turistico Valle dei Templi (immaginecontenuto-funzioni) affinché si possa costituire quale strumento efficace per tutti gli
operatori della filiera turistica;
- Rivista (trimestrale) turismo- arte-cultura capace di “guidare” il turista, giunto sul
territorio, alla conoscenza e alla scoperta del contesto: beni, cultura, eventi, prodotti e
servizi di cui può usufruire durante il suo soggiorno;
- Gadget “Itinerari Intorno La Valle”: scopri tutto ciò che non hai visto su
www.consorziovalledeitempli.it e vinci 1 fine settimana pensato per intercettare i
“turisti di passaggio” nella Valle dei Templi ed arginare il problema del “mordi e
fuggi”.
Verranno inoltre promossi degli itinerari tematici intorno alla Valle:
1. Agrigento: Itinerari Intorno la Valle (visione d’insieme delle risorse del comprensorio)
2. Percorsi Archeologici ( dalle testimonianze proto-storiche a quelle ellenistico-romane)
3. Percorsi Naturalistici (le riserve naturali del comprensorio)
4. Percorsi Letterari (il territorio nella Letteratura/ i Letterati del territorio - Pirandello,
Tomasi di Lampedusa, Alessio di Giovanni, Sciascia, Camilleri)
5. Percorsi delle Colline e dei Castelli
6. Percorsi Costieri e delle Torri
7. Percorsi del Barocco
8. Percorsi del Sacro e del profano: le chiese, le feste, le sagre
9. Le Vie dei Vini e dei Formaggi
Ciascuno integrerà altri 2 temi: Gastronomia e Sport
Nell’intervista a Gaetano Pendolino, presidente del Consorzio, viene messo in evidenza che
gli strumenti del progetto sono considerati di integrazione e supporto alle altre attività
informative e promozionali dei soggetti portatori d’interessi, i quali, constatando la scarsa
attenzione ed incisività delle iniziative condotte dagli enti pubblici preposti alla gestione e
promozione dei flussi turistici, (evidenziata dai dati sul turismo nella provincia di Agrigento
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che vedono un sostanziale calo dei flussi) hanno scelto di agire congiuntamente attraverso
un’iniziativa privata puntuale e mirata.
Attualmente si stanno chiedendo finanziamenti pubblici per la realizzazione del progetto, che
comunque verrà perseguito anche indipendentemente da quest’ultimi.
P.I.T. Valle dei Templi (Agrigento Costa)
I Comuni che fanno parte del territorio del PIT Valle dei Templi sono 9: Agrigento, Aragona,
Joppolo Giancaxio, Montallegro, Porto Empedocle, Raffadali, Realmente, Santa Elisabetta,
Siculiana.
Idea forza è il rilancio di un turismo qualitativo e intelligente e l’integrazione dell’offerta
dell’accoglienza. Il PIT si identifica come progetto integrato per un turismo culturale che mira
alla valorizzazione delle risorse culturali e dell’ambiente locale, principalmente per finalità di
attrazione turistica ma, globalmente, per la determinazione di un modello di offerta fondato
sulle risorse locali. La strategia si fonda sull’investimento per la costruzione dei sistemi di
valorizzazione e qualificazione delle risorse che costituiscono il sistema ambiente locale e nel
rafforzamento del sistema imprenditoriale che ne trae vantaggio, creando un’immagine
positiva del sistema locale. Il progetto prevede l’investimento concertato, programmato,
contemporaneo e coordinato relativo a:
- sistema dei beni archeologici;
- sistema dei beni culturali;
- sistema della qualità della vita;
- sistema ambientale e delle fasce costiere;
- sistema eno-gastronomico dei prodotti tipici.
Obiettivi del PIT sono:
- il recupero di alcuni contenitori museali e di interesse storico-culturale per completare
l’offerta del sistema Valle dei Templi e la realizzazione del SIT Parco della Valle;
- la valorizzazione del circuito archeologico della Valle dei Templi con interventi
relativi ad una maggiore fruizione e con l’offerta di servizi a sostegno delle visite.
- la formazione di eccellenza e per lo sviluppo della ricerca in collaborazione con il
consorzio universitario per incentivare la conoscenza del sito;
- la realizzazione di interventi nel settore teatrale e di animazione a sostegno di questo
importante comparto della cultura per incentivare le conoscenze storiche e letterarie
del territorio PIT;
- la valorizzazione delle aree costiere per consentire la fruizione di importanti aree
naturalistiche e paesaggistiche esistenti sul territorio e che rappresentano punti cardine
dell’offerta turistica;
170
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ELENCO DEGLI INTERVENTI DEL PIT VALLE DEI TEMPLI CHE RICADONO NEL COMUNE DI ARAGONA
Titolo Intervento
Misura
Comune/i su
cui insiste
l'intervento
Importo
€
Aiuti
all'imprenditoria
giovanile e femminile 4.01,Potenziamento Area PIT
nel settore turistico delle PMI esistenti
alberghiero
Formazione
e 4.02,Potenziamento Area P.I.T.
commercializzazione
di sistemi artigianali
estero
e commerciali
3.16,Formazione e
sensibilizzazione nel Prov.
Formazione
per settore idrico e per Agrigento
educatori ambientali
la gestione e la Archeoclub
salvaguardia
del
territorio
Aiuti
per
il
potenziamento e la
riqualificazione
dell’offerta turistica
4.19,Potenziamento Area P.I.T.
e
riqualificazione
dell’offerta turistica
Progetto
immigrati
3.19,Promozione
dell’integrazione
sociale
Xenius
Provincia
Agrigento
Fondo
Responsabile
della misura
Tipologia
dell'intervento
Stato del
finanziamento
500.000
Sistemi
Locali di FESR
Sviluppo
Dipt. Industria
Regime di Aiuto
AMMESSO
finanziare)
(da
387.343
Sistemi
Locali di FESR
Sviluppo
Dipt. Cooperaz.
Regime di Aiuto
AMMESSO
finanziare)
(da
Risorse
Naturali
Dipt.
Formazione
Azioni Pubbliche
Profession.
AMMESSO
finanziare)
(da
Sistemi
Locali di FESR
Sviluppo
Dipt. Turismo
AMMESSO
finanziare)
(da
Citta'
Dipt.
Formazione
Azioni Pubbliche
Profession.
AMMESSO
finanziare)
(da
Reg.
- 154.937
5.079.731
di
Asse
216.912
FSE
FSE
Regime di Aiuto
impegno
spesa
Livello di
progettazione
Fonte
finanziaria
500000
NON PREVISTO
POR
387343
NON PREVISTO
POR
154937
NON PREVISTO
POR
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Piano di Gestione “Macalube di Aragona” – Parte I Fase Conoscitiva
Ente Beneficiario Legambiente Comitato Regionale Siciliano
Progetto MACALIFE e attività ordinaria di gestione della RNI Macalube di Aragona
L’esperienza realizzata nella Riserva di Macalube con il progetto MACALIFE, finanziato dal
programma Life dell’Unione Europea risulta essere dunque particolarmente valida.
Ha permesso di ridurre le fonti di impatto derivanti dalle pratiche agricole sugli habitat coinvolgendo
gli agricoltori ex-proprietari dei terreni ricadenti in zona A della Riserva. I terreni sono stati in parte
acquistati grazie al suddetto progetto, ed in parte espropriati con fondi gravanti sulla misura 1.11 del
POR Sicilia 2000-2006 (Azione 4.2, Strutturazione Rete Ecologica). Attraverso gli espropri e gli
acquisti dei terreni e il coinvolgimento nella gestione della riserva degli ex proprietari dei fondi
ricadenti all’interno dell’area protetta sono state eliminate le attività agricole e di pastorizia
incompatibili.
Oltre ad acquisire i diritti proprietari è stato organizzato un corso di formazione rivolto agli stessi exproprietari dei terreni situati all’interno del S.I.C. avente come obiettivo il loro coinvolgimento nelle
attività di gestione del S.I.C. e della riserva, attraverso un processo di formazione e conoscenza sul
valore naturalistico del sito, nonché l’acquisizione di capacità tecniche ed abilità imprenditoriali da
usare nella gestione diretta di alcune attività di conservazione, tutela e valorizzazione della riserva
naturale, tecniche agricole e di gestione del territorio ecosotenibili con la conservazione degli habitat.
Alla fine del corso, gli ex-proprietari corsisti hanno costituito una cooperativa (la coop. Macalife),
impiegata, in regime convenzionale da parte dall’Ente gestore della riserva, nell’attività di gestione
ordinaria prevista, prestando servizi a favore della attività di conservazione degli habitat e di tutela
del patrimonio naturale della riserva, attraverso l’affidamento di servizi e lavori quali:
- manutenzione e cure colturali degli habitat,
- manutenzione delle strisce parafuoco
- manutenzione delle strutture per la fruizione turistica,
- informazioni ed orientamento ai fruitori
- attività di sorveglianza e controllo
In sostanza, dopo aver ceduto i terreni ed essere stati formati con un apposito corso, gli ex proprietari
sono diventati sostenitori delle attività dell’Ente gestore trasformandosi da portatori di minacce per la
conservazione nei primi tutori della natura della riserva.
Obiettivi generali del progetto erano:
- arresto dei fenomeni di degrado ambientale e di vulnerabilità degli habitat presenti nell’area;
- mitigazione degli impatti di natura antropica;
- miglioramento della qualità ambientale e dello stato di conservazione degli habitat;
- diffusione delle formazioni naturali più significative ed aumento della biodiversità;
- controllo e monitoraggio ambientale degli habitat di interesse comunitario presenti nel sito;
- partecipazione diretta della comunità locale all’attività di tutela e conservazione degli habitat;
- aumento del consenso della comunità locale sui temi della protezione e conservazione dei
valori ambientali del sito attraverso la valorizzazione dell’area come strumento di sviluppo
locale;
- l’uso di tecniche di lavoro eco-sostenibili;
la creazione di nuovi posti di lavoro per la gestione del progetto;
L’importanza del coinvolgimento degli agricoltori nelle attività di gestione della riserva e del S.I.C. è
stata fondamentale se si considera che il regime di tutela integrale della riserva non consente la
prosecuzione delle attività agricole per garantire la tutela delle emergenze naturalistiche di maggiore
interesse conservazionistico.
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Analogamente, sono stati condotti incontri preliminari con i rappresentanti dei gruppi di interesse
(agricoltori, sindacati, associazioni di categoria, rappresentanti scolastici e dei vari movimenti
culturali locali).
Tra i principali risultati conseguiti sono:
- arresto dei fenomeni di degrado ambientale degli habitat presenti nell’area (risultato
conseguito grazie all’acquisizione dei terreni; alla creazione della cooperativa degli ex
proprietari; alla aumentata coinvolgimento e dalla sensibilizzazione degli operatori agricoli e
della comunità locale. partecipazione da parte della comunità locale ai processi decisionali
relativi al territorio considerato; intensificarsi dell’attività di sorveglianza e controllo del
sito);
- miglioramento della qualità ambientale e dello stato di conservazione degli habitat grazie alla
diffusione delle formazioni naturali più significative e della realizzazione di opere a tutela
degli habitat (in via di raggiungimento);
- aumento del consenso della comunità locale e della consapevolezza sulle potenzialità del sito
come strumento per lo sviluppo socio-economico del territorio
Posto che la Riserva Naturale “Macalube di Aragona” ricade all’interno del S.I.C. è necessario
osservare che gli interventi di tutela e gestione della Riserva contribuiscono alla tutela e alla
valorizzazione del S.I.C. medesimo. In particolare, si presentano qui sinteticamente i principali
risultati conseguiti sino ad oggi da parte di Legambiente, in qualità di Ente gestore della Riserva.
Le attività svolte dalla Riserva, attraverso iniziative sia di promozione che di educazione ambientale,
hanno favorito un significativo aumento dei visitatori. Ciò rappresenta un elemento imprescindibile
in un ragionamento più articolato legato alle potenzialità turistiche dell’area ai fini del suo sviluppo
sostenibil.
Nella tabella sottostante si riporta il numero di visitatori registrato nel periodo ottobre 2006 –
settembre 2007
Mese/anno
Tipologia
Ott
2006
Nov
2006
GRUPPI
52
SCUOLE
55
141
COOP.
247
204
Dic
2006
Gen
2007
Feb
2007
40
43
3
30
133
363
283
34
Mar
2007
Apr
2007
Mag
2007
281
73
45
800
582
278
2144
821
Giu
2007
Lug
2007
Ago
2007
Set
2007
9
TOT.
482
1786
680
2061
1350
1123
9588
Inventario delle attività economiche presenti all'interno del Sito ed analisi delle pressioni (D.10.1;
C.1.1 in “Valutazione Esigenze Ecologiche”)
Non esistono dati quantitativi sulle attività economiche riferiti al territorio del SIC, per cui non è
stato possibile in questa sede redigere tale inventario.
Dall’analisi della carta dell’uso del suolo si possono trarre alcuni elementi sulle superfici del Sito
interessate da attività agricole, che rappresentano la principale attività economica. Connessa con
l’attività agricola è quella dell’allevamento ovino, che rileva sotto il profilo della zootecnia.
All’interno del SIC non sono presenti impianti e attività industriali, strutture commerciali, opifici,
cave, strutture e attività turistico-ricettive.
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2.3.7.4 Soggetti pubblici e privati operanti in campo ambientale (D.8)
I principali soggetti pubblici e privati operanti in campo ambientale all’interno del SIC ITA040008
sono riassunti nella seguente tabella:
Soggetti istituzionali
Amministrazioni Comunali
(Aragona e Ioppolo Giancaxio)
Soprintendenza ai BB.CC.AA. di
Agrigento
Provincia di Agrigento
Istituti scolastici di Aragona e Ioppolo
Giancaxio
Legambiente - Ente Gestore Riserva
Naturale “Macalube di Aragona”
Soggetti Sociali
Imprese agricole e zootecniche
Associazioni di categoria
Comunità locale
Cacciatori
Legambiente
2.3.7.5 Potenzialità turistiche del Sito (D.9.6)
Lo sviluppo sostenibile di un’area non si può circoscrivere al territorio di un singolo comune, non a
caso la programmazione da anni non fa più riferimento ad ambiti così circoscritti, bensì individua
aree più ampie, possibilmente omogenee, oppure con caratteristiche complementari che possano dar
vita a sinergie dal punto di vista economico, sociale ed ambientale.
Le ipotesi che presentiamo si riferiscono al solo Comune di Aragona, ma in alcuni casi non possono
essere attuate se non inserite in una logica di sistema più ampia.
Considerando i dati sopra descritti riguardanti il problema della disoccupazione soprattutto giovanile,
alla quale non si riesce a rispondere solamente attraverso lo sviluppo in atto dell’area industriale, si
rende necessario porre una maggiore attenzione, e dunque investire maggiormente, in settori diversi,
con un impatto ambientale sostenibile, che tengano conto delle risorse del territorio e siano in grado
di valorizzarle.
Il settore turistico risulta essere molto complesso a causa del coinvolgimento di comparti tra loro
notevolmente differenziati (trasporto, alloggio, ristorazione, servizi di vario genere), in cui assumono
un’importante centralità la gestione della comunicazione e della pubblicità, ma anche le relazioni
interpersonali che si vengono ad instaurare.
Questa complessità ha favorito, soprattutto per i viaggi organizzati, la concentrazione del mercato
nelle mani di aziende di intermediazione, espanse in tutti i settori. Infatti, il grande sviluppo
tecnologico nel settore dei trasporti ha determinato un notevole aumento del turismo internazionale,
un settore con grandi barriere all’entrata, che richiede investimenti e alleanze internazionali e con
forti economie di scala che possono svilupparsi solo attraverso un’integrazione a monte e a valle
delle infrastrutture: mezzi di trasporto, scali, strutture ricettive e tecnologie informatiche.
Nel settore alberghiero la concentrazione di capitale è molto alta: grandi catene alberghiere
appartenenti a società multinazionali sono dislocate nelle località turistiche più disparate.
Linee aeree e catene alberghiere sono strettamente collegate con i tour operator senza i quali non
potrebbero svilupparsi e imporsi sul mercato del turismo.
Grandi tour operator hanno adeguato l’offerta alle esigenze del cliente: le paure e le insicurezze dei
turisti sono placate da offerte sempre più standardizzate, a prezzi contenuti, grazie alla formula del
“tutto compreso”.
Risultato di tutto questo è un appiattimento delle differenze, un’uniformità dei servizi secondo
modelli occidentali, una riduzione a folklore della cultura e delle tradizioni “altre”.
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In definitiva l’espressione “industria dell’ospitalità” affida ai big player del turismo internazionale il
compito di creare la filiera del turismo la quale viene organizzata sulla base degli interessi di
quest’ultimi e senza tenere conto delle esigenze del territorio.
Per cercare di frenare gli effetti negativi prodotti sul territorio derivanti da un uso scriteriato dello
stesso, debbono essere avviati interventi a promozione di un sistema turistico locale dove il luogo di
produzione e quello di consumo coincidano, l’attrattiva diventi un fattore produttivo locale ed sia
possibile definire precisi indicatori di sviluppo locale proprio in una logica sistemica delle
interdipendenze tra beni culturali, turismo e comunità locali.
I Sistemi Turistici Locali, definiti dalla L135/2001 come “contesti omogenei o integrati
comprendenti ambiti appartenenti anche a Regioni diverse, caratterizzati dall’offerta integrata di beni
culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, compresi i prodotti tipici dell’agricoltura e
dell’artigianato locale, o dalla presenza diffusa di imprese turistiche singole o associate”, diventano
un modello che si contrappone alla logica del modello di turismo industriale, e rendendo possibile
una gestione partecipata del servizio turistico, pongono le basi per l’implementazione di un’offerta
turistica in grado di contribuire ad uno sviluppo locale sostenibile.
In questa stessa ottica si pone l’idea del turismo sostenibile, che nasce innanzitutto dal
riconoscimento che questo settore non può essere considerato come isolato dal contesto sociale,
economico e ambientale in cui viene realizzato. L’impatto del settore turistico sul territorio risulta
molto significativo, in termini diretti (pagamento di servizi da parte del turista), indiretti (acquisti da
parte dei fornitori di servizi turistici) e indotti (capacità di spesa degli addetti al settore turistico). Ma
oltre a questo si deve prendere in considerazione una nuova contabilità, che tenga conto anche del
“consumo” dell’ambiente per determinare la vera creazione di valore del turismo.
Risulta dunque fondamentale la realizzazione di politiche e azioni in grado di migliorare la qualità
della vita per i residenti, di creare una corretta relazione del turista con l’ambiente e di attivare un
corretto uso delle risorse produttive locali.
In sostanza la strategia è quella di ridurre al minimo i danni sull’ambiente, valorizzare lo scambio
interculturale tra comunità ospitante e visitatori e ottimizzare i vantaggi per la comunità locale
derivanti dai flussi turistici.
Le risorse presenti nel Comune di Aragona consentono lo sviluppo di flussi turistici diversificati.
Valore aggiunto per l’intera provincia, il turismo sostenibile mira a decongestionare i luoghi di
maggior afflusso turistico (come ad esempio possono essere la Valle dei Templi e la Spiaggia di San
Leone) favorendo una permanenza più lunga sul territorio, permettendo al viaggiatore di conoscere
anche località minori dell’entroterra, spesso importanti dal punto di vista culturale e ambientale.
In particolare si possono sviluppare i seguenti segmenti di settore:
Turismo responsabile e turismo sociale
L’AITR - Associazione Italiana Turismo Responsabile ha promosso la diffusione di una “Carta
d’identità per i viaggi sostenibili”, in cui vengono individuati i comportamenti di tre protagonisti
fondamentali del turismo: il turista, l’industria turistica, la comunità ospitante.
Tenuto conto che le leve causali del cambiamento sono i comportamenti, le finalità che il documento
si propone sono:
- Sviluppare una maggiore attenzione all’interazione tra turisti, industria e comunità ospitanti, per
favorire un vero rispetto delle diversità culturali, e una disponibilità di adattamento ad abitudini e
modi diversi dai propri, in modo tale da favorire quell’apertura necessaria per vivere in una società
interculturale;
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- Rendere gli utenti coscienti del proprio ruolo di consumatori del prodotto-viaggio, da cui dipendono
la qualità dell’offerta e il destino di milioni altri individui nei luoghi di destinazione;
- Ridurre al minimo i danni dell’impatto socioculturale e ambientale prodotto dai flussi turistici;
- Rispettare e incoraggiare il diritto delle comunità locali a decidere sul turismo nel proprio territorio
e stabilire con loro rapporti continuativi di cooperazione sociale.
L’obiettivo dunque è quello di creare itinerari mirati a raggiungere un punto d'incontro geografico e
culturale e volti alla diffusione di un turismo che rispetti le esigenze delle persone e dei luoghi
visitati.
In particolare, il turismo responsabile coinvolge piccoli gruppi di 10-15 persone in un viaggio
precostituito da una rete di soggetti che operano a livello locale. Figura centrale durante il viaggio è
la figura dell’accompagnatore, un vero e proprio mediatore culturale, che conosce la cultura locale,
ma allo stesso tempo funge da ponte tra essa e la cultura di provenienza dei viaggiatori.
Tale presenza costante rende possibile una lettura del territorio molto particolareggiata, che va al di
là del mero impatto immediato derivante dall’evidente particolarità di un luogo. Infatti grazie ad un
apposito lavoro di decodificazione dei diversi aspetti e segni della cultura locale è possibile entrare in
un luogo, conoscendone le contraddizioni, ma anche riuscendo a leggere al di là di stereotipi e
pregiudizi.
Spesso i viaggi di turismo responsabile si avvalgono di piccoli pulmini per gli spostamenti, e ciò
rende più agevole la fruizione di località che altrimenti sarebbero difficilmente accessibili.
I tour operator di viaggi responsabili sono particolarmente interessati ad un turismo che non sia di
massa, fatto di piccoli numeri, che cerca di rendere costanti attraverso una promozione diversificata,
che consenta una certa regolarità delle presenze durante l’anno al fine di destagionalizzare l’offerta.
Infine, il turismo responsabile ed in particolare il cosiddetto turismo sociale, si propongono di dare
spazio anche ad esigenze diverse: l’accessibilità per disabili, la fruibilità anche da parte delle
famiglie, le esigenze degli anziani. Per far questo è necessario prevedere itinerari compatibili con le
necessità dei gruppi di viaggiatori ed una stretta collaborazione con enti ed associazioni del privato
sociale che rivolgono le proprie attività a queste tipologie di target, in maniera tale che già dalla
costruzione dell’itinerario turistico vi sia una partecipazione diretta di chi ha una sensibilità più
sviluppata e una competenza specifica.
A questo riguardo, l’ipotesi di introdurre nel S.I.C. la possibilità di visite accompagnate a dorso
d’asino rivolte a persone con disabilità fisiche, sembra essere di notevole interesse e fortemente
innovativa, soprattutto in un territorio come quello siciliano, spesso poco attento a questi aspetti.
Modellando un sistema di servizi locali attento alle diverse specifiche esigenze, si potrebbe
sperimentare un modello replicabile anche in altri territori, diventando propulsori di buone prassi in
tutto il territorio siciliano.
Turismo verde
Con il termine “turismo verde” si intendono quegli itinerari naturalistici promossi al fine di
conoscere il territorio principalmente dal punto di vista ambientale.
Inizialmente questo genere di turismo era considerato di nicchia e rivolto solamente a un target di
viaggiatori escursionisti esperti. Attualmente, esso è diventato un modo di viaggiare sempre più
diffuso, che coinvolge sia viaggiatori “fai da te”, sia tour organizzati. Nell’Europa Centro
Settentrionale vi sono tour operator specializzati in questo tipo di proposte, che si rivolgono a
giovani, ma anche a famiglie ed anziani.
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Questa modalità di viaggiare prevede solitamente l’uso di mezzi di trasporto sostenibili: mezzi
pubblici, il treno, la bicicletta o il cammino a piedi.
La Sicilia avrebbe enormi potenzialità in quest’ambito, grazie al suo immenso patrimonio
paesaggistico e naturale, grazie alla morfologia del territorio e grazie alla diversità notevole in esso
presente. Ma in tutta l’isola tale potenzialità non è ancora stata sfruttata adeguatamente, non vengono
valorizzate le possibilità di fruizione in tal senso e spesso elementi che potrebbero essere di enorme
pregio per una fruizione del genere vengono lasciati nell’abbandono e nell’incuria, portando ad un
degrado per la cui reversibilità sono necessari investimenti ad hoc. Si pensi ad esempio alle Regie
trazzere, a volte abbandonate al punto tale da non essere più riconoscibili in quanto inglobate, spesso
illegalmente, in proprietà private.
Ad Aragona, la presenza della stazione nella parte sud del paese consente di raggiungere la zona
delle Macalube e dunque il S.I.C, con un percorso di circa 6 km in aperta campagna, percorribile a
piedi o in bicicletta. Il centro storico della città è facilmente raggiungibile ed anche le altre località,
pur essendo distribuite sul territorio in maniera disomogenea, non distano moltissimo l’una dall’altra:
ciò consente di immaginare un itinerario a tappe con diverse soste.
Le numerose emergenze di interesse storico, archeologico e culturale, disseminate nel territorio
comunale nelle diverse contrade potrebbero essere inserite in un itinerario ecologico, che non prenda
in considerazione solamente gli aspetti naturalistici e geomorfologici, bensì coniughi la visita a
diverse tipologie di siti turistici, con una modalità di fruizione sostenibile dal punto di vista
ambientale. Le quattro principali attrattive potrebbero essere il S.I.C, le miniere dismesse, l’area
archeologica e il centro storico, mentre le altre potrebbero essere di supporto a queste, in un sistema
integrato in cui non sono tralasciati gli aspetti legati alla tradizione eno-gastronomica.
E’ d’obbligo sottolineare come lo sviluppo di un turismo di questo genere è vincolato alla creazione
di una filiera sostenibile. Solitamente il viaggiatore che sceglie un modo simile di passare il proprio
tempo libero ha l’esigenza di trovare una serie di servizi che risultino essere coerenti con il suo
viaggio: luoghi dove mangiare cucina tradizionale, possibilmente biologica, ristoranti con menù che
prevedano delle opzioni per vegetariani, servizi pubblici adeguati (raccolta differenziata, puntualità
dei mezzi pubblici, ecc.).
Turismo “scientifico”
Il vulcanesimo sedimentario che caratterizza il S.I.C. delle Macalube di Aragona è presente
solamente in un altro luogo in Italia, le Salse di Nirano in provincia di Modena, mentre bisogna
spingersi sino in Arzebaigian per ritrovarlo all’estero.
Tutti i geologi del mondo studiano tale fenomeno, ciò significa che un numero elevatissimo di
soggetti, non solo conosce questa realtà, ma può essere intenzionata ad approfondirla, soprattutto nel
caso in cui vi siano le condizioni per un’accoglienza adeguata.
Attualmente, anche nei momenti in cui i “vulcanelli sono in movimento”, i visitatori della Riserva
Naturale ripartono immediatamente dopo la fine della visita, e non si fermano ad Aragona,
provocando un aumento del carico sopportato dal territorio, a fronte del quale non vi sono evidenti
benefici a favore della comunità ospitante.
Per rendere possibile una maggiore stanzialità di questo tipo di turismo, è necessario che esso venga
supportato dalla presenza di altri fattori. La creazione di un centro studi sul fenomeno, oltre alla
chiara funzione di supporto alla cultura scientifica e alla condivisione della conoscenza,
permetterebbe l’organizzazione di incontri, eventi, scambi anche a livello internazionale pensati ad
hoc su tematiche specifiche.
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Dal punto di vista turistico ciò creerebbe un indotto importante, ma soprattutto renderebbe più
concreto il legame tra gli Aragonesi, le Macalube e il S.I.C., che ancor oggi non viene visto come
un’opportunità di sviluppo, bensì come un ulteriore peso per la comunità, legato ai vincoli imposti
dalla normativa e conseguenti possibili divieti derivanti.
Turismo consapevole rivolto alle scuole
Il viaggio è un’esperienza di apertura attraverso la quale due identità si incontrano per riscoprire la
dimensione del confine, inteso non semplicemente come qualcosa che divide ma, soprattutto, nella
sua accezione originaria di cum finis, luogo dove si “finisce insieme”, terreno fertile per un confronto
che arricchisce.
Storicamente, il viaggio ha sempre rivestito un ruolo fondamentale come occasione d’incontro e
scoperta. All’idea vera della transizione spaziale, e non alla sua strumentalizzazione turistica in
chiave economica, sottostanno la necessità di ricerca e il desiderio di comprensione: entrambi
spingono a conoscere e vivere da dentro il luogo che si visita, con disponibilità e propensione al
dialogo, leggendo i segni storici, antropologici, culturali e ambientali del territorio.
Il turismo consapevole rivolto alle scuole oltre a mettere in luce le diverse caratteristiche dei luoghi
che si visitano, promuove l’interscambio tra persone di diversa provenienza in modo tale che lo
studente possa acquisire una immagine più chiara della realtà sociale. Consente di sperimentare e
conoscere culture e sensibilità diverse così da smentire stereotipi fuorvianti; favorisce la
comprensione reciproca, l’interazione e l’apertura alla diversità, motori imprescindibili di una società
interculturale.
La presenza della Valle dei Templi a pochi km di distanza fa si che il turismo scolastico, proposto
dalle agenzie di viaggi alle scuole, si concentri sugli aspetti archeologici, senza permettere agli
studenti di visitare ed entrare in contatto con il territorio.
Nell’immaginario di tutti i giovani Siciliani c’è almeno una “gita con la scuola” alla Valle dei
Templi. Quasi nessuno è andato a visitare altre località circostanti, perché la magnificenza di questo
sito, magari accostato ai luoghi pirandelliani, mette in ombra tutte le altre importanti emergenze
presenti sul territorio.
Questo determina un turismo scolastico che non permane nel territorio se non per una notte, in una
sorta di corsa per vedere qualche altra realtà bellissima che sta altrove.
Per consentire lo sviluppo di un turismo consapevole, più attento al territorio, all’incontro con la
cultura locale e all’interazione con essa, è necessario creare delle proposte pensate appositamente,
che soddisfino le esigenze delle scuole e degli insegnanti in termini di standard qualitativi, ma anche
di capienza delle strutture. Questo non è semplice in luoghi che hanno un richiamo turistico minore,
perché solitamente non si sono sviluppate attività economiche in grado di ricevere un numero
elevato di clienti.
Ma facendo attenzione alle capacità di carico della comunità locale, è possibile avviare dei processi
reali di sviluppo in un settore che spesso può essere stimolante sia per i visitatori, sia per l’economia
del luogo, che va a beneficiare di entrate non elevatissime nelle singole quote (perché le scuole
hanno bisogno di una proposta appetibile anche dal punto di vista economico), ma importanti dal
punto di vista del numero di turisti coinvolti.
Inoltre, il turismo scolastico promuove indirettamente il territorio, provocando un ritorno nel lungo
periodo, infatti le famiglie, che avranno sentito i racconti dei figli, verranno a conoscenza di luoghi
dove è possibile fare un’escursione interessante.
La Riserva Naturale di Macalube ha registrato 1786 presenze di alunni provenienti da scuole
siciliane nel periodo che va da ottobre 2006 a maggio 2007, un numero consistente, ma che potrebbe
essere aumentato notevolmente creando degli itinerari integrati, che non riguardino solo aspetti di
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interesse ambientale, intercettando parte delle scolaresche che si rivolgono esclusivamente alla città
di Agrigento.
Turismo durevole
Particolare interesse, ai fini della nostra analisi, riveste la Carta Europea del Turismo durevole
nelle Aree Protette promossa da Europarc, Federation of Nature and National Parks of Europe,
organizzazione pan-europea costituita da più di 500 aree protette europee di oltre 38 paesi. La Carta
elaborata nel 1999, in linea con le priorità mondiali dell’azione coordinata verso uno sviluppo
durevole, si conforma ai principi della Carta di Lanzarote e della Convenzione sulla Diversità
Biologica, rappresentando uno strumento pratico per la loro attuazione nelle aree protette. Le finalità
perseguite sono quelle di migliorare la conoscenza del territorio e del patrimonio culturale e di
adottare un approccio strategico di sviluppo durevole del turismo, a protezione delle risorse a
vantaggio delle generazioni future, per uno sviluppo economico vitale ed uno sviluppo sociale equo.
Obiettivi della Carta sono la promozione di un turismo conforme ai principi dello sviluppo durevole
(sostenibile), che coinvolga, attraverso un metodo di lavoro fondato sulla partecipazione e
condivisione di metodi e obiettivi, le istituzioni che gestiscono le Aree Protette, i professionisti del
turismo (imprese turistiche e tour operators) e le comunità (i protagonisti) locali. La Carta definisce
“turismo durevole”, una “ qualsiasi forma di sviluppo, pianificazione o attività turistica che rispetti e
preservi nel lungo periodo le risorse naturali, culturali e sociali e contribuisca in modo equo e
positivo allo sviluppo economico e alla piena realizzazione delle persone che vivono, lavorano o
soggiornano nelle aree protette”.
I principi base del turismo durevole sono:
1. proteggere e realizzare valore aggiunto dalla conservazione dell’ambiente;
2. incrementare i benefici economici e sociali del turismo;
3. proteggere e migliorare la qualità della vita degli abitanti del luogo;
4. migliorare la qualità dell’offerta turistica coerentemente con le opportunità offerte dal
Mercato.
Gli Obiettivi che la Carta persegue sono:
- garantire la miglior integrazione del turismo nell’ambiente naturale, culturale, economico e sociale
e la coerenza spaziale e temporale del suo sviluppo;
- organizzare la ripartizione delle responsabilità ovvero definire l’impegno individuale e collettivo
per l’autorità che gestisce l’area protetta, per le imprese turistiche situate nell’area protetta, per gli
organizzatori di viaggi verso e nell’area protetta.
A tal fine vengono individuate come prioritarie le seguenti azioni:
- miglioramento della qualità dell’offerta turistica,
- creazione di un’offerta turistica specifica, (promozione di prodotti e di attività turistiche ai fini della
scoperta e dell’apprezzamento del patrimonio naturale e culturale locale);
- sensibilizzazione del pubblico, (al fine di comprendere e apprezzare il patrimonio naturale e
culturale locale, di orientare il comportamento del pubblico nel rispetto dell’ambiente e di fornire
un’informazione di qualità e di facile accesso);
- formazione del personale, (sul tema dello sviluppo durevole e del turismo durevole);
- protezione e miglioramento della qualità della vita degli abitanti dell’area protetta (garantire un
rapporto di qualità fra clienti e abitanti);
- difesa e valorizzazione del patrimonio naturale, culturale e storico, (far sì che le attività proposte
siano compatibili con gli obiettivi di conservazione dell’area protetta, per valorizzare il patrimonio e
per perseguire obiettivi di turismo durevole);
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- sviluppo economico e sociale, (sostenere l’economia locale e sviluppare nuove forme di
occupazione);
- controllo dell’affluenza e della tipologia turistica, (conoscenza e controllo del flusso turistico al fine
di garantire la protezione dell’ambiente naturale, culturale e sociale e offrire un’esperienza di qualità
ai visitatori).
Campi di volontariato e scambi internazionali
Gli scambi tra giovani sono da considerare una risorsa importante non solo per i partecipanti allo
scambio, e dunque per i giovani della comunità locale che accolgono, ma anche per l’intera
popolazione residente nella località in cui l’incontro avviene.
Spesso i giovani non hanno la possibilità di viaggiare a causa dei costi elevati. La Sicilia, pur essendo
un territorio ad altissima vocazione turistica e che soprattutto nelle località marine ha un forte
richiamo per i ragazzi, è difficilmente raggiungibile, perciò spesso non viene presa in considerazione
tra le mete “classiche” dei giovani (si pensi al viaggio Interreg, spesso prima esperienza di tour autoorganizzato in treno con il gruppo di amici: la Sicilia è ancora lontana dal resto d’Europa, soprattutto
considerando la qualità del servizio nel Sud Italia).
I campi di volontariato e gli scambi internazionali, spesso supportati da risorse locali ed europee
messe a disposizione della mobilità giovanile (vedi programma Youth in Action) sono possibilità
concrete di promuovere l’arrivo di giovani anche in piccoli Comuni, dove lo scambio interculturale
sarà ancor più importante in quanto vissuto come esperienza nuova, di apertura nei confronti del
diverso.
In quest’ottica è possibile una valorizzazione delle risorse locali attraverso attività di volontariato che
coinvolgano sia i giovani del luogo, che così potranno maturare una maggiore consapevolezza delle
ricchezze presenti nel territorio, sia persone provenienti dall’estero, che a loro volta saranno dei
moltiplicatori, in quanto potranno far conoscere queste località nei propri paesi d’origine.
Come dimostrano studi di settore portati avanti sia a livello universitario (vedi L. Colombo, “Il
turismo responsabile” Xenia ed., 2004), sia dall’Associazione Italiana Turismo Responsabile, si tratta
di modalità di promozione del territorio informali, ma che spesso hanno una notevole efficacia, in
quanto le informazioni diffuse sono considerate da coloro che le ricevono fortemente attendibili, in
quanto testimonianza diretta.
2.3.7.6 Altre ipotesi per uno sviluppo socio-economico dell’area
Le altre ipotesi per uno sviluppo sostenibile non possono che essere legate agli altri due settori
presenti in modo significativo nel territorio di Aragona e Ioppolo Giancaxio: agricoltura e industria.
Produzioni locali biologiche
Secondo il CNEL (II rapporto sul Mediterraneo), gli indirizzi da valorizzare e approfondire per la
difesa e lo sviluppo del sistema agroalimentare tradizionale rivolto al soddisfacimento della domanda
interna dell’area mediterranea in grado di mantenere o recuperare l’equilibrio ambientale e socioeconomico, sono i seguenti:
- una strategia di politica agraria che miri realmente allo sviluppo implica la scelta dei sistemi agrari
tradizionali come destinatari di un intervento specifico; l’insieme di tali azioni necessita di interventi
il cui ritorno può avvenire soltanto nel lungo periodo, perciò è necessario un intervento
dell’investitore pubblico che, sulla base di un piano di politica agraria predefinito, agisca al fine di
migliorare le condizioni per l’instaurazione, o meglio la reintroduzione dei sistemi tradizionali stessi;
- politiche del lavoro e del territorio funzionali alle esigenze del settore: ciò implica l’ideazione e
l’attuazione di progetti di intervento economico ad alto coefficiente di impiego di forza lavoro e di
risorse locali ed altamente risparmiatori di risorse naturali scarse;
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- politiche strutturali che favoriscano la crescita di un’industria agroalimentare diffusa sul territorio,
con impianti di taglia limitata e che usino processi di lavorazione e commercializzazione radicati
nell’economia e nella cultura locale;
- ricerca e sviluppo di tecnologie appropriate; a questo proposito è importante porre l’attenzione sulla
salvaguardia di tecniche proprie di sistemi produttivi locali che spesso sono tra le più antiche e
rischiano di scomparire;
- protezione del patrimonio genetico del mediterraneo.
L’area di Aragona, pur essendo interessata da un tessuto imprenditoriale che sta ancor oggi
investendo nel settore industriale, vede una parte consistente della propria economia legata al settore
agricolo, principalmente alla produzione cerealicola ed in misura minore alla coltivazione di ortaggi.
Nell’area è emersa la scarsa attenzione da parte degli agricoltori locali per la conservazione di
sistemi agricoli tradizionali.
Vi è una sempre maggiore industrializzazione della produzione agricola che non permette di
conservare aspetti importanti presenti sul territorio. In particolare, l’uso di fertilizzanti e
anticrittogamici chimici è così ampiamente diffuso da essere considerato “naturale”.
Spesso le coltivazioni sono strettamente connesse al sistema dei contributi concessi alle produzioni
da parte dell’Unione Europea.
Tutto questo determina un settore agricolo che non contribuisce quanto potrebbe al reale sviluppo
economico, sociale e culturale.
Invertire questa tendenza può portare ad una valorizzazione del territorio importante, dal punto di
vista ambientale, perché permette di mantenere la diversità biologica, dal punto di vista culturale,
perché consente una riappropriazione del proprio passato e delle proprie tradizioni.
Inoltre, l’introduzione di sistemi di produzione agricola di tipo biologico aprirebbe il mercato locale
ad un settore che ormai non può più essere considerato di nicchia, visto gli importanti e rapidi
sviluppi che sta registrando a livello europeo.
Sviluppo sostenibile dell’area industriale
La zona industriale di Aragona e Favara, vicina al S.I.C, ma ad esso non adiacente, risulta essere
un’importante fattore di sviluppo del territorio, caratterizzato principalmente da piccole industrie.
Si producono mobili e infissi in legno ed alluminio, vi sono industrie dolciarie ed alimentari, grossisti
di tessuti e di acciaio e ferro, un concessionario, una ditta di spedizioni ed una che seleziona i rifiuti
indifferenziati per poi avviarli al riciclo, una industria che produce materiale in pvc per le forniture
ad aziende ospedaliere e sanitarie. Infine vi è un’impresa che si occupa di eolico.
La maggior parte di queste attività è considerata portante per l’economia locale, sia per quanto
riguarda l’elemento dell’occupazione, sia per quanto concerne le possibilità di sviluppo economico
dell’area.
Se normalmente è di grande importanza lo studio dell’impatto che un’industria può avere rispetto
all’ambiente circostante e alla salute delle popolazioni che vivono nelle aree limitrofe, la vicinanza
dell’area industriale di Aragona e Favara al S.I.C. delle Macalube rende ancor più sensibile la zona,
che dev’essere monitorata con attenzione capillare e per il cui sviluppo è necessaria una
programmazione attenta ed una verifica dell’esistenza delle più innovative ed efficaci tecnologie per
quanto riguarda eventuali emissioni, trattamento dei reflui, e più in generale per ridurre al minimo
l’impatto ambientale.
Per concludere, si ritiene importante fare riferimento al contesto europeo, ed in particolare alla
strategia di Lisbona, sancita dal Consiglio europeo del marzo 2000, fondata su tre pilastri:
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un pilastro economico che deve preparare la transizione verso un’economia competitiva,
dinamica e fondata sulla conoscenza. L’accento è posto sulla necessità di adattarsi
continuamente alle evoluzioni della società dell’informazione e sulle iniziative da
incoraggiare in materia di ricerca e di sviluppo;
un pilastro sociale che deve consentire di modernizzare il modello sociale europeo grazie
all'investimento nelle risorse umane e alla lotta contro l'esclusione sociale. Gli Stati membri
sono invitati a investire nell'istruzione e nella formazione e a condurre una politica attiva per
l'occupazione onde agevolare il passaggio all'economia della conoscenza;
un pilastro ambientale aggiunto in occasione del Consiglio europeo di Göteborg nel giugno
2001 e che attira l’attenzione sul fatto che la crescita economica va dissociata
dall’utilizzazione delle risorse naturali.
Gli obiettivi posti a Lisbona debbono essere recepiti e fatti propri dalle amministrazioni locali e da
tutti i soggetti che operano sul territorio, con una particolare attenzione alla sostenibilità sociale,
ambientale ed economica,che garantisca il benessere delle popolazioni locali e delle generazioni
future.
La programmazione e la creazione di politiche che affrontino i fattori critici, promuovano le
potenzialità, ma allo stesso tempo garantiscano la sostenibilità ambientale, sociale ed economica per
le generazioni future, ma anche per i cittadini di oggi, risulta essere una questione chiave.
2.3.8 Commento di sintesi sul valore complessivo del SIC
A dispetto della ridotta estensione delle aree del SIC riferibili ad habitat d’interesse comunitario, va
rimarcato che essi sono distribuiti in maniera piuttosto compatta in corrispondenza dell’area già
soggetta ai vincoli della Riserva Naturale.
Inoltre, ca. 26% della sua superficie complessiva corrisponde ad incolti in evoluzione, che
ragionevolmente si trasformeranno nell’ahabitat 1510*. Lo stesso discorso vale per le fitocenosi
igrofile e subnitrofile che oggi caratterizzano l’alveo del Torrente Macalube ed i suoi principali
torrenti immissari, che tendono verso comunità a tamerice maggiore (habitat 92D0). Va comunque
precisato che, pur non coincidendo con nessun habitat, già ora gli incolti costituiscono una delle
tessere più importanti del mosaico per la loro ricchezza flogistica. Ciò vale anche per le emergenze
botaniche, 47 specie delle quali vivono all’interno di questo biotopo.
Un discorso a parte va fatto a proposito della porzione del SIC corrispondente alla Contrada
Manicalunga e interamente ricadente nel comune di Joppolo Giancaxio. Nei margini delle singole
proprietà, tra i seminativi, si osservano per lo più comunità nitroxerofile degli Onopordetea acanthii
dominate da asteracee spinose come Onopordum illyricum subsp. illyricum, Cynara cardunculus,
Silybum marianum, Scolymus sp. pl., ecc., o nuclei di prateria subigrofila ad Arundo collina. Tutti i
poligoni riferiti a tali tipologie d’uso del suolo non rivestono un particolare interesse floristicovegetazionale bensì faunistico. Più interessanti appaiono invece gli incolti, talora dominati da
Convolvulus tricolor subsp. cupanianus, e le zone più acclivi, in cui si riscontrano lembi di prateria
mioaloxerofila con Lygeum spartum, praterelli alonitrofili e popolamenti arbustivi a Suaeda vera. Di
estremo interesse, per via della loro grande ricchezza specifica, l’elevata produttività ed il valore
pabulare, sono inoltre i lembi di prateria igrofila perenne con Juncus sp. pl., Festuca arundinacea,
Phalaris sp. pl. riscontrati nell’alveo dei torrenti di questo settore del SIC. Essi ospitano peraltro
diversi dei taxa d’interesse biogeografico e conservazionistico, e giustificano il mantenimento
almeno parziale della porzione di SIC posta a Nord e ad Ovest della Riserva Naturale; le valenze che
vi si riscontrano andrebbero però fattivamente tutelate.
Infine, per garantire la ripresa della ripisilva a tamerice maggiore ed il mantenimento della suddetta
prateria igrofila perenne bisognerebbe inibire e sanzionare gli incendi oltreché programmare un
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pascolo razionale; ancora ed in via del tutto generale, è necessario interrompere o ridurre fortemente
l’apporto di concimi di sintesi e di erbicidi, che provocano danni sia diretti, causando il
depauperamento della flora e della vegetazione segetale, sia indiretti, alterando la rete trofica e delle
comunità vegetali e animali connesse con la rete fluviale.
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2.3.9 Analisi dell’attuale perimetrazione del SIC e eventuali proposte per l’inserimento di
nuove aree
Si ritiene che il limite attuale del SIC possa essere mantenuto. Piccole variazioni possono essere
messe in atto per facilitare la coincidenza tra i limiti aziendali e/o orografici e quindi agevolare dal
punto di vista amministrativo le azioni dell’Ente Gestore ma anche le attività degli agricoltori i cui
terreni ricadano all’interno del SIC.
Sarebbe tuttavia opportuno sanare alcune incongruenze partendo poprio dalla perimetrazione,
giacché il 65,7 % della superficie del SIC coincide con l’omonima Riserva Naturale, mentre 23,2 ha
della Riserva stessa ricadono fuori dal SIC.
Va peraltro rimarcato come le pratiche agricole adottate nella porzione del SIC esterna alla Riserva
Naturale - caratterizzata in larghissima parte da seminativi (frumento e colture foraggere con cece,
favino, veccia, sulla e avena) soggetti ad un incessante e significativo input di concimi di sintesi e di
erbicidi - siano poco conformi alle modalità di fruizione di un SIC.
In Contrada Giardino, esternamente all’attuale SIC, vi sono inoltre dei vecchi ruderi (in cui si
riproducono sia rapaci diurni sia notturni) e una fascia a Tamarix spp. (che rappresenta un sito di
nidificazione di specie ornitiche più esigenti legate alle boscaglie umide, ormai rare in zona). Una
possibile nuova perimetrazione dovrebbe inglobare al proprio interno la zona di Contrada Giardino,
relativamente ai ruderi e alle fasce ripariali esistenti.
Per ciò che riguarda i chirotteri invece, si ritiene che gli studi condotti sin adesso siano solo iniziali e
pertanto non è possibile valutare alcuna ipotesi di riperimetrazione che inserisca nuove aree
limitrofe, che possano comprendere fabbricati rurali o altri siti di roosting e riproduzione dei
chirotteri. Saranno necessarie ricerche specifiche sullo status e la distribuzione della chirotterofauna
dell’area estesa intorno al SIC.
L’analisi delle aree umide prese in esame all’esterno del SIC ha mostrato l’esistenza di ambienti
strutturalmente differenti da quelli che caratterizzano l’area. In particolare, sono stati rinvenuti
soltanto sistemi acquatici di origine antropica, quali abbeveratoi in cemento atti a soddisfare
l’approvvigionamento idrico del bestiame o di acqua potabile per la popolazione locale, e stagni
agricoli permanenti usati principalmente a scopo irriguo. La fauna ad entomostraci che popola questi
siti è quella tipicamente legata ad ambienti con queste caratteristiche ecologiche che divergono da
quelle riscontrate dei siti naturali posti all’interno del SIC.
Gli unici crostacei presenti all’esterno dell’area del SIC ed assenti al suo interno sono i due
anomopodi chidoridi Pleuroxus aduncus e Oxyurella tenuicaudis, presenti con abbondanti
popolazioni in alcuni degli abbeveratoi artificiali che costeggiano la strada a nord-ovest del SIC. In
entrambi i casi si tratta di specie relativamente comuni nell’intero territorio regionale, e che non
necessitano di attività mirate di tutela.
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2.3.10 Relazioni del Sito con la Rete Ecologica Regionale ed individuazione dei corridoi
ecologici presenti e potenziali (B.3.8)
Le biocenosi vegetali ed animali presenti alle “Macalube di Aragona” sono il prodotto della
millenaria interazione tra le attività antropiche e le comunità locali, il più delle volte già adattate a
regimi sostenuti di stress termi-idrico e di disturbo naturale (erosione lineare, soil-creeping,
soliflusso, vulcanesimo sedimentario). Ciò ha facilitato la formazione di biocenosi piuttosto “frugali”
legate agli ambienti xerici mediterranei, piuttosto ricche di emergenze floristiche e di habitat
funzionali alle esigenze ecologiche di diverse specie animali meritevoli di tutela. Nonstante il
depauperamento della biodiversità siciliana, processo iniziato con i Greci ed intensificatosi con i
Romani, abbia subito una drammatica accelerazione negli ultimi decenni con l’avvento delle pratiche
agricole meccanizzate, le biocenosi vegetali ed animali locali sembrano in grado di “opporsi” ai
cambiamenti in atto.
Il fenomeno del cosiddetto vulcanesimo sedimentario giustifica di per sé l’adozione di regimi
restrittivi derivanti dall’istituzione della Riserva Naturale e dell’individuazione del SIC nella
medesima area. Queste straordinarie manifestazioni naturali interagiscono con il particolare substrato
geologico (prevalentemente argille varicolori) e con il regime climatico locale dando vita a fenomeni
di ruscellamento superficiale ed erosione lineare, con la formazione di un fitto reticolo idrografico,
costituito da creste e valloni che solcano un splendido paesaggio calanchivo.
La rete ecologica può essere definita come sistema di aree protette e interconnessioni che fanno di un
sistema naturale frammentato un sistema naturale coerente, che supporta una maggiore diversità
biologica. Una rete ecologica è composta da elementi che svolgono un ruolo di nuclei funzionali,
“avvolti” da zone tampone e connessi tra loro per mezzo di corridoi ecologici. È necessario integrare
le tradizionali strategie di conservazione della natura con una politica generale di pianificazione
dell’utilizzo del suolo (JONGMAN in JONGMAN & PUNGETTI, 2004). I nuclei funzionali sono
caratterizzati da un’elevata idoneità ambientale per le specie che li caratterizzano e possono essere
divisi in source e sink, ovvero in zone “sorgente” di diversità biologica, dove il tasso di mortalità è
inferiore al tasso di natalità, e zone “pozzo”, dove invece il tasso di natalità è inferiore al tasso di
mortalità e per il sussistere delle popolazioni è necessaria l’immigrazione. I corridoi ecologici infine
sono elementi del paesaggio che consentono il passaggio o la dispersione di specie.
L’identificazione della rete ecologica è un procedimento molto complesso che deve tener conto sia
della struttura fisica del territorio (uso del suolo, idrografia, topografia) sia della funzionalità e
morfologia dei suoi elementi (collegamenti, barriere, nuclei, zona tampone, ecc.). La rete ecologica si
riferisce a singole specie, a popolazioni o a biocenosi in relazione al tipo d’indagine ed agli scopi per
la quale si identifica. Per le Macalube di Aragona, che rappresentano un SIC piuttosto isolato
secondo la Carta della Rete Ecologica Siciliana, si rende necessaria l’identificazione di interventi atti
a ristabilire e consolidare gli elementi della rete ecologica identificabili. La matrice territoriale,
ovvero l’unità del paesaggio maggiormente rappresentativa del paesaggio, è rappresentata dalle
colture cerealicole estensive. Tali colture prevedono sistemi di aratura meccanizzata che miscelano il
suolo fino agli strati profondi, esponendo i terreni all’erosione lineare, soprattutto nei versanti più
acclivi che alimentano il reticolo idrografico superficiale. Inoltre tale sistema di lavorazione del
terreno agrario lo espone a processi di ossidazione della materia organica in esso contenuta,
compromettendone la funzionalità idrica.
I nuclei funzionali, ovvero le aree caratterizzate da un maggior livello di naturalità, sono concentrati
per lo più nella zona A della Riserva, che rappresenta un sito eterogeneo all’interno del quale
convivono e si interdigitano diversi habitat; in particolare, gli stagni temporanei mediterranei
costituiscono un rifugio importantissimo per diverse specie animali. I suoli argillosi locali
consentono, ora come nel passato, la formazione di ambienti umidi più o meno effimeri, cruciali per
il mantenimento e l’incremento delle locali popolazioni di anfibi e rettili. Questi stagni temporanei
mediterranei costituiscono un rifugio importante anche per diverse specie d’uccelli e, come è stato
osservato, per molte specie d’insetti. La vegetazione riparia è un sito importante, ad esempio, per
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gruppi familiari post-riproduttivi di Strillozzo (Emberiza calandra), che la utilizzano probabilmente
sia per la ricerca di cibo sia come semplice rifugio
La tutela del reticolo idrografico garantirebbe al contempo l’integrità o il graduale recupero degli
ambienti calanchivi, presenti anche al di fuori dei confini del SIC lungo la rete idrografica
superficiale, permettendo il ripristino di una rete ecologica funzionante.
Gli elementi idrografici più significativi sono dati dal Torrente Macalube e dal Vallone Scorsone,
aventi un bacino idrografico di tipo dendritico che si sviluppa a raggiera a partire dalla collina dei
vulcanelli di fango detta “occhio delle Macalube”. Il Vallone Scorsone entra a nord del SIC e lo
attraversa ricevendo il contributo dei piccoli immissari a carattere torrentizio che partono dalla
collina per formare il Vallone Macalube. Il Torrente Macalube a sud-ovest del SIC confluisce con il
Vallone Consolida, che scorre in direzione sud-ovest per affluire nel Fiume San Leone. Quest’ultimo
trae origine dal Monte Guastanella e dalla Montagna del Comune al confine tra i territori comunali di
Santa Elisabetta e Raffadali e scorre verso sud attraversando i comuni di Raffadali e Joppolo
Giancaxio, a sud dei quali riceve, in sinistra idrografica, il Vallone Consolida.
I bacini idrografici dei corsi d’acqua succitati sono caratterizzati da vegetazione ridotta a causa
dell’intenso e frequente disturbo antropico, in particolare per via degli incendi. Essi rappresentano
l’unica interruzione alla monotonia delle colture cerealicole e potrebbero rappresentare il beraglio
preferenziale degli interventi da attuare nell’area limitrofa al SIC, volti alla realizzazione di
connessioni con il comprensorio. La condizione attuale di questi torrenti ne vanifica le potenzialità,
giacché essi rappresentano, piuttosto, una “corsia” preferenziale per la propagazione degli incendi
colposi e dolosi. Allo stato attuale pertanto qualunque ipotesi di connessione ha un valore puramente
teorico.
Sebbene il Decreto ministeriale del 3 settembre 2002 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del
Territorio “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000” (G.U. 24 settembre 2002, n. 224) reciti
che “Scopo ultimo della direttiva, infatti, non è solamente individuare il modo migliore per gestire
ciascun sito, ma anche costituire con l’insieme dei siti una «rete coerente», ossia funzionale alla
conservazione dell’insieme di habitat e di specie che li caratterizzano.” solamente se (e solo se) si
registrerà un deciso cambiamento nella futura fruizione e gestione su vasta scala del reticolo
idrografico superficiale si potranno ipotizzare interventi di ripristino, restauro e miglioramento delle
biocenosi legate ai torrenti. Anche gli invasi artificiali, diffusi a monte del ramo orientale del bacino
del Fiume San Leone ma anche lungo la rete idrografica, costituiscono ambienti ecotonali sfruttabili
per realizzare un incremento delle popolazioni di anfibi.
Se consideriamo la rete ecologica non esclusivamente come un fatto “fisico” di connessione, il SIC
delle Macalube svolge una preziosa funzione soprattutto per l’avifauna migratrice e nidificante.
Quest’area rappresenta infatti un prezioso punto di sosta per i migratori e consente la sopravvivenza
di popolazioni di uccelli legati ai sistemi cerealicoli-zootecnici (calandra, calandrella). Tali
popolazioni svolgono un’insostibuile funzione di serbatoio: qualora le auspicate modifiche delle
tecniche agronomiche venissero adottate anche nelle aree limitrofe, sarebbe possibile l’espansione di
queste specie proprio a partire dal SIC.
L’azione sinergica dei processi di successione progressiva in atto nei seminativi abbandonati, oggetto
di monitoraggio durante il progetto LIFE e degli interventi di ripristino funzionale degli incolti
attuati nel corso del medesimo progetto, suggeriscono che nell’arco di 10-15 anni, in assenza di
interventi antropici, gli incolti evolveranno verso aspetti riferibili agli habitat 1430, 1510* e 6220*,
garantendo dunque un significativo aumento (26%) della superficie del SIC interessata da habitat
d’interesse comunitario. Ciò consentirà non solo l’aumento areale ma una maggiore continuitàconnessione funzionale tra i lembi attualmente caratterizzati dal mosaico di questi habitat.
Più delicata appare la situazione per ciò che concerne le tessere di habitat esterne alla Riserva
Naturale, ricadenti per lo più in Contrada Manicalunga in territorio di Joppolo Giancaxio. Questo
territorio è fisionomizzato dalle colture cerealicole ma ospita frammenti di habitat e, soprattutto, gli
unici popolamenti di alcune delle poche specie del SIC che appaiono localizzate, come Vicia
narbonensis, Vicia sicula, Scorzonera deliciosa, ecc.
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In questo contesto territoriale gli interventi più urgenti ed efficaci riguardano 1) la cessazione degli
incendi e degli interventi meccanici massicci (es.: trasporto ed accumulo di pietrame sulle ripe dei
torrenti), 2) l’individuazione e la regolamentazione delle piste idonee per lo spostamento dei mezzi
agricoli, in modo che essi danneggino il meno possibile gli incolti ed i biotopi connessi con l’alveo
del Torrente Macalube; 3) la riduzione degli interventi meccanici in corrispondenza dei limiti
poderali, che potrebbero svolgere il ruolo di rifugio e di via d’ingresso e spostamento di diverse
specie segetali d’interesse biogeografico-conservazonistico.
In risposta al cessare degli incendi colposi si prevede inoltre il rapido sviluppo di formazioni riferibili
all’habitat 92D0 “Foreste a galleria e arbusteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion
tinctoriae)” in corrispondenza degli impluvi e, segnatamente, del Vallone Macalube, dove già
sussistono numerosi nuclei di arbusteto pioniero termo-igrofilo a tamerice maggiore.
La redazione di una carta dei corridoi ecologici presuppone comunque uno studio di dettaglio sulla
fauna di una area ampia che comprende il SIC, in modo da poter individuare quali siano le
emergenze faunistiche che da un punto di vista biogeografico, conservazionistico o ecologico
meritano di essere ricomprese in un disegno territoriale idoneo a metterle in connessione. Sono
quindi necessari studi specifici volti alla realizzazione di check-list di nodi, pietre di guado ed aree di
collegamento limitrofi al SIC, in modo da evidenziare quali siano le specie suscettibili di interventi –
ovvero le specie che hanno una distribuzione frammentata e discontinua, da riconnettere. Oltre a ciò
sono necessari studi specifici sull’home range, il potere dispersivo dei giovani, il successo
riproduttivo, l’uso preferenziale dell’habitat, ecc…cioè di variabili e parametri di demografia ed
ecologia puntuale delle specie. Tutti questi parametri servono per poter decidere ed eventualmente
cartografare quali siano le direttrici e le potenzialità di dispersione delle singole specie.
In mancanza di tutto questo corpo di dati è possibile solamente proporre alcune direttrici
preferenziali di collegamento tra il SIC e le aree circostanti, demandando a tali studi specifici una più
precisa individuazione della estensione e tipologia della connessione (pietra di guado, area di
collegamento diffuso, ecc).
Per ciò che riguarda gli stagni temporanei ricadenti all’interno del SIC “Macalube di Aragona”, va
sottolineato come questi costituiscano un punto di sensibile interesse scientifico e di notevole
importanza conservazionistica per il biota dulciacquicolo siciliano in un ambito territoriale, quale
quello dell’immediato entroterra agrigentino, in cui i corpi d’acqua d’origine naturale sono pressoché
scomparsi. Allo stato attuale delle conoscenze non sono noti altri ambienti acquatici ad idroperiodo
temporaneo in un raggio di oltre 20 km attorno al SIC. Se questo dato fosse confermato, gli ambienti
acquatici dell’area sarebbero dunque delle vere e proprie “isole biologiche”, con notevoli difficoltà a
mantenere un flusso di individui e specie con altri siti su scala regionale. Conseguentemente, anche
qualora venissero garantite delle condizioni ottimali di conservazione e tutela degli stagni, il fattore
limitante relativamente all’instaurarsi di una carcinocenosi matura sarebbe costituita dalla difficoltà
stessa di arrivo dei propaguli da altri siti.
Per chiarire questo punto, ci si propone la realizzazione di una campagna di ricerca finalizzata al
censimento di altri ambienti acquatici ad idroperiodo temporaneo presenti in provincia di Agrigento,
con l’obiettivo di verificare la presenza e lo stato di conservazione di siti che possano fungere da
“stepping stones” tra la fauna acquatica delle Macalube e quella del resto del contesto regionale.
Qualora non fossero effettivamente presenti degli ambienti acquatici naturali nell’area oggetto di
studio, sarebbe opportuno pianificare la realizzazione di stagni temporanei artificiali che possano
ristabilire un network continuo tra i siti salmastri superstiti nel nisseno, nella piana di Gela e nella
piana di Mazara, di cui gli stagni temporanei delle Macalube costituirebbero il perno ideale.
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