Ottuso il giusto

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Ottuso il giusto
I CHECK POINT
I tecnica
I
a c u r a d i V a l e r i o M a l f a t t o e d e l l o S t a f f Te c n i c o J a m s e s s i o n L e s 2 A l p e s
Ottuso il giusto
VALERIO MALFATTO
CO-FONDATORE DELLA
JAM SESSION E AUTORE
DEGLI ARTICOLI CHECK
POINT
PAOLO MALFATTO
CO-FONDATORE DI JAM
SESSION E DIRETTORE DELLA DELLA SCUOLA DI SCI
ORIANO RIGAMONTI
COLLABORATORE JAM
SESSION, ISTRUTTORE
NAZIONALE DEL DEMO
TEAM ITALIA
Il bacino è il tramite
fra il tronco e gli arti
inferiori e l’anca
esterna alla curva è il
cardine che permette
di ottimizzare forze
ed equilibrio. Il
minimo innalzamento
dell’anca interna è
uno dei segreti di
un’angolazione
dolce, disinvolta,
dinamica, tosta
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Foto di apertura (dimostratore
Oriano Rigamonti) Concentriamoci unicamente
sull’assetto del bacino notando
come l’asse che unisce le due
anche formi un angolo ottuso
con l’asse piede sx-anca sx;
l’anca destra scorre verso l’alto e
l’anca sinistra diventa il nodo sul
quale si concentrano le forze e si
ottimizzano gli equilibri
Qui a sinistra: nella stessa fase di
curva l’allievo ha l’anca interna
che «cala» e l’esterna che rimane
alta, l’angolo è retto anziché
ottuso; pochi gradi di differenza
testimoniano un movimento
contrario al giusto, che rende
l’equilibrio instabile bloccando lo
sviluppo di angolazione e presa
di spigolo; la colonna e le spalle
ricercano un assetto di
compensazione forzata, su di un
tutto mal coordinato e poco
efficace
O
ttuso cosa? Chi?...Tranquilli! Ovviamente parliamo di angoli (superiori ai 90°) e vi chiediamo di concentrarvi sul bacino per provare un semplice esercizio che dovrebbe
essere chiarificatore. In casa, in ufficio, dove volete. Senza sci
ai piedi, proviamo a prendere equilibrio sul piede sinistro sollevando leggermente l’anca destra (senza avanzarla), percependo
chiaramente la funzione di cerniera dell’anca sinistra, che si
prende tutto il carico. Ripetiamo. Torniamo a sollevare l’anca
destra e continuiamo a sollevarla lasciandoci contemporaneamente cadere lateralmente verso destra, dove qualcuno (amico)
o qualcosa (es. una parete) sia lì a frenare la nostra caduta. L’asse che unisce le anche ha formato un angolo ottuso con l’asse
anca sinistra-piede sinistro. Questa è la semplice ricetta per iniziare a capire il tipo di azione da sviluppare dall’inizio curva in
poi affinché il movimeno di angolazione possa evolvere in modo corretto ed efficace. Durante la caduta laterale manteniamo
sempre il carico sul piede sinistro incrementandone la presa di
spigolo. Il piede destro cerca anch’esso l’incremento dello spigolo, ma senza dare carico. Manteniamo le spalle vicine all’orizzontale. Ripetiamo poi la stessa cosa dalla parte opposta. Fatica? Assolutamente zero!
Anche in città ogni gradino è una buona occasione per una
corsa con un piede su e uno giù, adattando l’assetto del bacino
alla differenza di livello dei punti di appoggio. Piede e ginocchio
«salgono» adattandosi al dislivello rimasto da colmare
Alterniamo a destra e a sinistra fino a rendere fluide tutte le fasi:
inversione delle anche, sviluppo dell’angolazione in relax, giusta
forza ed elasticità nella fase di carico sul compagno e di rilancio
verso la parte opposta
I CHECK POINT
I tecnica
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1
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Diapositive da 1 a 5: seguendo il dimostratore (Paolo Malfatto)
osserviamo come evolve l’assetto del bacino nel passaggio da una curva
all’altra e come lo scorrimento dell’anca sinistra verso l’alto consenta poi
di impostare la nuova curva concentrando l’azione sul lato destro, che
diventa portante. Fondamentale la scioltezza nel movimento del bacino,
coordinata nel tempo e nello spazio con la diminuzione dell’angolazione in
uscita curva e poi con l’incremento dell’inclinazione generale del corpo
per la nuova angolazione, senza voler accentuare angoli, rotazioni o
avanzamenti dell’anca interna; l’azione deve essere dolce, non forzata e
pronta ad esprimere con decisa «compattezza» l’incremento di forza
necessario da 1/3 di curva in poi. Importantissimo lasciar fuggire in avanti
il tronco in fase di svincolo-cambio-approccio all’attacco curva
In questa sequenza imitiamo un errore piuttosto diffuso: il movimento è stato avviato abbastanza correttamente ma ad un terzo di
curva, al momento di incrementare forza-spigolo-angolazione, l’anca e la spalla interne “calano” improvvisamente, l’anca esterna
rimane alta mentre le spalle e la colonna forzano la ricerca di assetto, impedite in questo dal blocco del bacino Si sviluppa un
assetto smpre più “contorto”, la struttura è caricata male, spigolo e angolazione vengono persi per strada,
chiusura curva assolutamente inefficace , impossibilità di arrotondare, fretta di passare alla curva successiva, tante contorsioni per
poco risultato…
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Chi pensa che l’angolazione (inclinazione generale del corpo verso l’interno della curva) sia un movimento che richiede
sforzi particolari per assumere una «posizione», sbaglia, non è
così. L’angolazione è un movimento dolce, frutto della buona coordinazione nel tempo e nello spazio di diversi elementi, tutti facilmente comprensibili ed immaginabili: la fluida caduta laterale del corpo verso l’interno della curva, il leggero e continuo innalzamento dell’anca interna, l’azione combinata dei due piedi
ad incrementare l’angolo di incidenza degli sci sul terreno, la
continua prevalenza di carico sul piede esterno alla curva, le spalle in avanti che recuperano orizzontalità nella seconda parte di
curva, ed «una linea di forza» piede esterno-spalla esterna che
passa attraverso l’anca, quella esterna alla curva, ovviamente…
Se avete letto queste righe dando ogni tanto un colpo d’occhio
alla foto del dimostratore, forse sarete riusciti ad immaginarvi in
azione, con buona fluidità e buon equilibrio. Troppe cose? No….
Una volta capite una per una mica bisogna pensarle tutte insieme ad ogni curva, è sufficiente concentrarsi discesa per discesa
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È SBAGLIATO PENSARE CHE L’ANGOLAZIONE
RICHIEDA SFORZI PARTICOLARE PER
ASSUMERE UNA POSIZIONE. L’ANGOLAZIONE
È UN MOVIMENTO DOLCE E PROGRESSIVO,
QUESTIONE DI COORDINAZIONE DI DIVERSI
ELEMENTI E NON DI FORZA
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I CHECK POINT
I tecnica
su due di esse, a caso, e vedrete che le altre verrano di conseguenza.
È importante capire due cose: 1) che il movimento di angolazione e di relazione piede-bacino-busto per l’equilibrio sono
azioni che TUTTI possono imparare a fare con il massimo relax,
ogni forzatura nell’esecuzione deve insospettirci sulla bontà degli stessi; 2) lo sforzo crescente che ci è richiesto in curva non è
lo sforzo per fare il movimento, ma semplicemente ciò che serve, ad assetto impostato, per gestire le forze in funzione della traiettoria programmata. In sintesi, un conto è predisporre con il
corretto movimento l’assetto della struttura per sopportare certi carichi, un altro discorso è darle man mano la forza necessaria
per gestire i carichi. Il problema degli sciatori non è la mancanza di forza, ma il non sapersi muovere in modo tale da predisporre, mantenere, ottimizzare una struttura funzionale alla dinamica di curva. Se questa struttura è impostata bene è in grado di
sopportare grandi carichi e di ottimizzare l’azione man mano; se
invece è impostata male, scricchiolerà alle prime difficoltà e lo
sciatore sarà costretto a ripiegare su traiettorie meno impegnative o soluzioni di fortuna. Il bacino è il nodo principale nella struttura dello sciatore. In tutte le foto ed interventi grafici abbiamo
posto l’accento sull’angolo che l’asse anca-anca forma con l’asse piede esterno-anca esterna. Come detto in apertura è un an-
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golo ottuso, non eccessivamente, ma ottuso, e che va mantenuto tale durante la curva al crescere dei carichi, senza cedimenti.
Ottuso anche per solo pochi gradi, ottenuti con l’anca interna che
«tira a salire» rispetto all’esterna (non esageriamo in questo, ma
non lasciamola mai scendere diminuendo l’ottusità dell’angolo),
per dare stabilità generale e permettere al busto un graduale e calibrato movimento di compensazione laterale che aiuta a convogliare le forze sull’anca esterna. Questa sarà il punto di gestione
dell’equilibrio e permetterà al lato del corpo esterno alla curva
di collaborare in tutti i suoi comparti, creando una «linea di forza e di sensibilità» piede-spalla/spalla-piede che avrà il suo epicentro a livello- anca ed esprimerà la sua efficacia sullo spigolo.
Alcune foto mostrano come siano sufficienti pochi gradi in
meno (angolo retto o angolo leggermente acuto) per determinare un assetto forzato, innaturale, inefficace. Se riusciremo a sciare dando agli assi in questione l’angolo giustamente ottuso sarà
importante mantenerlo in curva fino al momento di «mollare»
quella curva per invertire l’angolazione generale. Dolcemente e
senza forzare, con le spalle ed il tronco che fuggono dalla vecchia traiettoria scivolando in avanti verso la nuova curva e l’angolo ottuso che sparisce da un’anca e si concretizza sull’altra. E
una volta tanto ottuso non sarà un insulto, ma un risultato tecnico importante… ottuso il giusto!
III
L’angolo ottuso sull’anca sinistra (formato dall’asse anca sx-anca dx con l’asse anca sx-piede sx) si riduce nella fase di diminuzione dell’angolazione fino
ad annullarsi nel punto di cambio; di qui in poi diventa ottuso l’angolo sull’anca destra facilitando l’innesco dell’equilibrio sulla stessa anca e sul piede
destro (esterno alla curva). E’ necessario acquisire la massima familiarità/fluidità in questa ciclica inversione di inclinazione tra l’asse anca-anca e gli assi
degli arti inferiori; questo “minimo” movimento a livello di bacino non comporta nessuno sforzo specifico, predispone al migliore equilibrio in angolazione
e lo perfeziona consentendo l’ottimale sfruttamento della propria forza durante lo sviluppo dell’angolazione in curva
Jam Session
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