attività del consiglio

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attività del consiglio
Sommario
n°4-6
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Notiziario del Consiglio
dell’Ordine degli Avvocati di Roma
FOCUS
I nuovi COA e la formazione delle c.d. liste elettorali ovvero le prime questioni circa l’applicazione
e l’interpretazione dell’art. 28 della c.d. legge di riforma professionale n. 247 del 2012
Antonino Galletti
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EDITORIALE
2014: più giustizia e meno “presunti innocenti” in carcere
Alessandro Cassiani
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RIFLESSIONI
A cura del Consigliere Alessandro Cassiani
8
9
L’Assemblea per l’approvazione del bilancio: una svolta epocale verso nuove regole contabili e fiscali
Un Consiglio in difesa dei cittadini e dell’Avvocatura
Il Consiglio spalanca le finestre e dialoga con il mondo esterno
PER NON DIMENTICARE
A Roma, tra Giustizia e Carità
Filippo Maria Berardi
11
In ricordo dell’Avv. Nicola Romano
Grazia Pirisi Camerlengo
15 Eichmann, un volto fantasma - Un momentito señor… Eichmann
La banalità del male di Hannah Arendt
Daniela Coppola
20 Il Grand Tour e il Cimitero acattolico di Roma: il viaggio, la conoscenza, la memoria
Daniela Coppola
23 LE VOCI DELL’AVVOCATURA
La XXXVI Conferenza dei Giovani Avvocati
A cura della Redazione
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Un’Avvocatura sempre più forte
Mauro Vaglio
28
La scelta di una professione
Matteo Allena
29
Il brivido di indossare la toga
Franco Carlo Coppi
30
Le istituzioni forensi per la salvaguardia del Diritto
Carlo Martuccelli
31
Gli effetti dell’annullamento della legge elettorale
Angelo Miele
Foro Romano
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Sommario
33 ATTUALITÀ FORENSI
Il XXXI Congresso Nazionale dell’Associazione Nazionale Magistrati
Intervento di Mauro Vaglio
35
La giornata europea della giustizia civile
Intervento di Mauro Vaglio
37 ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO
Il Consiglio, sempre più presente nella vita degli Avvocati, celebra i venticinque anni di iscrizione
Alessandro Cassiani
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Una festa in onore di chi difende e onora la Professione di Avvocato
Mauro Vaglio
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L’insidia delle “bucce di banana” sulla strada del Diritto
Pietro Di Tosto
40
Dalla macchina da scrivere al computer l’Avvocato è sempre presente
Donatella Cerè
41
L’Avvocato “faro” di una società che si sta perdendo nel buio
Remo Pannain
43
I “nostri” colleghi da 25 anni al servizio della Giustizia
A cura della Redazione
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Un arrivederci e un nuovo inizio
Donatella Cerè
46
Il mio impegno per una “casa di vetro”
Antonino Galletti
47
Fédération des Barreaux d’Europe: assemblea generale a Francoforte
A cura della Redazione
49
Roma-Francoforte: siglato accordo di cooperazione
A cura della Redazione
51
Papa Francesco incontra gli Avvocati romani
A cura della Redazione
53 FORMAZIONE CONTINUA
Convegni organizzati dall’Ordine degli Avvocati
56 AGGIORNAMENTO ALBO
Il tempo e l’Avvocatura
Mauro Mazzoni
58
La grande Famiglia degli Avvocati romani
A cura della Redazione
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Foro Romano
I nuovi COA e la formazione delle c.d. liste elettorali
ovvero le prime questioni circa l’applicazione
e l’interpretazione dell’art. 28 della c.d. legge
di riforma professionale n. 247 del 2012
Antonino Galletti
Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma
I
n ordine alla disciplina applicabile per le future elezioni dei
Consigli degli Ordini che si svolgeranno a gennaio 2015 (in
ragione della proroga ex lege della durata del biennio in
corso 2012/2013 al 31 dicembre 2014), a causa della poca chiarezza del testo normativo, sono stati posti dubbi circa la portata
applicativa e interpretativa da attribuirsi all’art. 28 della legge
31 dicembre 2012, n. 247, recante la “nuova disciplina dell’ordinamento della professione forense”.
La disposizione in esame è stata collocata all’interno del Capo
II (“Ordine circondariale”) del titolo III (“Organi e funzioni
degli Ordini forensi”) e ha stabilito quanto, per comodità di lettura, testualmente si riporta:
destinate ai due generi. Il regolamento provvede a disciplinare
le modalità di formazione delle liste ed i casi di sostituzione in
corso di mandato al fine di garantire il rispetto del criterio di
riparto previsto dal presente comma. Hanno diritto al voto tutti
coloro che risultano iscritti negli albi e negli elenchi dei dipendenti degli enti pubblici e dei docenti e ricercatori universitari
a tempo pieno e nella sezione speciale degli avvocati stabiliti, il
giorno antecedente l’inizio delle operazioni elettorali. Sono
esclusi dal diritto di voto gli avvocati per qualunque ragione
sospesi dall’esercizio della professione.
3. Ciascun elettore può esprimere un numero di voti non
superiore ai due terzi dei consiglieri da eleggere, arrotondati
per difetto.
1. Il consiglio ha sede presso il tribunale ed è composto:
a) da cinque membri, qualora l’ordine conti fino a cento
iscritti;
b) da sette membri, qualora l’ordine conti fino a duecento
iscritti;
c) da nove membri, qualora l’ordine conti fino a cinquecento iscritti;
d) da undici membri, qualora l’ordine conti fino a mille
iscritti;
e) da quindici membri, qualora l’ordine conti fino a duemila iscritti;
f) da ventuno membri, qualora l’ordine conti fino a cinquemila iscritti;
g) da venticinque membri, qualora l’ordine conti oltre cinquemila iscritti.
4. Sono eleggibili gli iscritti che hanno diritto di voto, che non
abbiano riportato, nei cinque anni precedenti, una sanzione
disciplinare esecutiva più grave dell’avvertimento.
5. Risultano eletti coloro che hanno riportato il maggior
numero di voti. In caso di parità di voti risulta eletto il più
anziano per iscrizione e, tra coloro che abbiano uguale anzianità di iscrizione, il maggiore di età. I consiglieri non possono
essere eletti per più di due mandati. La ricandidatura è possibile quando sia trascorso un numero di anni uguale agli anni nei
quali si è svolto il precedente mandato.
6. In caso di morte, dimissioni, decadenza, impedimento permanente per qualsiasi causa di uno o più consiglieri, subentra
il primo dei non eletti, nel rispetto e mantenimento dell’equilibrio dei generi. In caso di parità di voti, subentra il più anziano per iscrizione e, tra coloro che abbiano uguale anzianità di
iscrizione, il maggiore di età. Il consiglio, preso atto, provvede
all’integrazione improrogabilmente nei trenta giorni successivi
al verificarsi dell’evento.
2. I componenti del consiglio sono eletti dagli iscritti con voto
segreto in base al regolamento adottato ai sensi dell’articolo 1
e con le modalità nello stesso stabilite. Il regolamento deve prevedere, in ossequio all’articolo 51 della Costituzione, che il
riparto dei consiglieri da eleggere sia effettuato in base a un
criterio che assicuri l’equilibrio tra i generi. Il genere meno
rappresentato deve ottenere almeno un terzo dei consiglieri
eletti. La disciplina del voto di preferenza deve prevedere la
possibilità di esprimere un numero maggiore di preferenze se
Foro Romano
7. Il consiglio dura in carica un quadriennio e scade il 31
dicembre del quarto anno. Il consiglio uscente resta in carica
per il disbrigo degli affari correnti fino all’insediamento del
consiglio neoeletto.
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La scrittura della disposizione non appare particolarmente felice,
essendosi previsto che il genere meno rappresentato debba ottenere almeno 1/3 dei consiglieri eletti e che la disciplina del voto
di preferenza debba prevedere la possibilità di esprimere un
numero maggiore di preferenze se destinate ai due generi (al
comma secondo) e che, tuttavia, l’elettore non possa esprimere
più di 2/3 di preferenze (al comma terzo), arrotondate per difetto.
È stato, dunque, posto l’interrogativo se la portata immediatamente precettiva delle disposizioni di legge alle quali il regolamento ministeriale dovrà dare esecuzione consenta la possibilità di esprimere un numero maggiore dei 2/3 di preferenza (arrotondati per difetto), laddove l’elettore voglia destinare il surplus
di voti al genere meno rappresentato ovvero se il numero massimo delle preferenze da esprimersi sia, per così dire, “blindato”
nel cennato limite dei 2/3.
La prima opzione ermeneutica sembra quella preferibile anche
alla luce di una interpretazione costituzionalmente orientata del
dato normativo, nonché per scongiurare ab origine la conflittualità permanente che potrebbe instaurarsi all’interno del consiglio
anche in ordini dove, per esempio, si presenti una sola lista elettorale, essendosi raggiunta – come auspicabile – una pacificazione degli iscritti che rende inutile la formazione di liste di candidati contrapposte che altrimenti sarebbe addirittura illogicamente imposta da una diversa lettura delle disposizioni in esame.
Innanzitutto, se fosse fondata la tesi che, secondo un’interpretazione letterale e non sistematica del comma terzo, prevede la
possibilità di esprimere un numero di preferenze sempre e
comunque predeterminato nel limite dei 2/3 con arrotondamento per difetto (e, dunque, per esempio, 16 nei consigli che saranno composti da 25 membri), si svuoterebbe di significato la previsione contenuta al comma precedente (il secondo) che pure
consente chiaramente di esprimere un numero maggiore di preferenze se destinate ai due generi.
Del resto, appare evidente come il legislatore abbia voluto finalmente, in senso moderno ed evoluto, dare attuazione al principio costituzionale della parità tra i sessi (art. 51 Cost.) nell’ambito della nuova legge professionale forense (cfr. gli artt. 21 co.
7 lett., 26 co. 2, 34 co. 1, 2 e 3, 50 co. 2), tant’è che è stata prevista la c.d. “riserva” non già nella sola formazione delle liste
elettorali, bensì addirittura nel novero degli eletti al Consiglio e,
dunque, tra le varie possibili interpretazioni, deve darsi la preferenza a quella che consenta di massimamente esprimere la c.d.
preferenza di genere.
Infine, non certo meno rilevante dal punto di vista pratico per le
conseguenze devastanti in termini di logicità e ragionevolezza
del sistema così come delineato dal legislatore, deve darsi rilievo alla considerazione che, aderendo alla tesi opposta, si determinerebbe la paradossale conseguenza di riservare, sempre e
comunque, 1/3 dei componenti del consiglio a una (o più) fantomatiche liste dell’opposizione (o della minoranza) che non è
affatto detto che esistano in tutti i contesti ordinistici, donde la
8. L’intero consiglio decade se cessa dalla carica oltre la metà
dei suoi componenti.
9. Il consiglio elegge il presidente, il segretario e il tesoriere.
Nei consigli con almeno quindici componenti, il consiglio può
eleggere un vicepresidente. A ciascuna carica è eletto il consigliere che ha ricevuto il maggior numero di voti. In caso di parità di voti è eletto presidente o vicepresidente, segretario o tesoriere il più anziano per iscrizione all’albo o, in caso di pari
anzianità di iscrizione, il più anziano per età.
10. La carica di consigliere è incompatibile con quella di consigliere nazionale, di componente del consiglio di amministrazione e del comitato dei delegati della Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense, nonché di membro di un consiglio
distrettuale di disciplina. L’eletto che viene a trovarsi in condizione di incompatibilità deve optare per uno degli incarichi
entro trenta giorni dalla proclamazione. Nel caso in cui non vi
provveda, decade automaticamente dall’incarico assunto in
precedenza. Ai componenti del consiglio, per il tempo in cui
durano in carica, non possono essere conferiti incarichi giudiziari da parte dei magistrati del circondario.
11. Per la validità delle riunioni del consiglio è necessaria la
partecipazione della maggioranza dei membri. Per la validità
delle deliberazioni è richiesta la maggioranza assoluta di voti
dei presenti.
12. Contro i risultati delle elezioni per il rinnovo del consiglio
dell’ordine ciascun avvocato iscritto nell’albo può proporre
reclamo al CNF entro dieci giorni dalla proclamazione. La presentazione del reclamo non sospende l’insediamento del nuovo
consiglio.
In particolare, appare utile approfondire la portata applicativa
dei commi secondo e terzo, laddove è stato fissato il principio
che l’adottando regolamento ministeriale (ex art. 1 della medesima legge di riforma) dovrà stabilire sia le modalità per
l’espressione da parte degli iscritti del voto segreto per l’elezione dei componenti del consiglio e sia che il medesimo regolamento debba prevedere, “in ossequio all’articolo 51 della
Costituzione, che il riparto dei consiglieri da eleggere sia effettuato in base a un criterio che assicuri l’equilibrio tra i generi.
Il genere meno rappresentato deve ottenere almeno un terzo dei
consiglieri eletti. La disciplina del voto di preferenza deve prevedere la possibilità di esprimere un numero maggiore di preferenze se destinate ai due generi. Il regolamento provvede a
disciplinare le modalità di formazione delle liste ed i casi di
sostituzione in corso di mandato al fine di garantire il rispetto
del criterio di riparto previsto dal presente comma”; infine, al
comma terzo, è stato previsto che “ciascun elettore possa esprimere un numero di voti non superiore ai due terzi dei consiglieri da eleggere, arrotondati per difetto”.
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Foro Romano
norma in questione più che prevedere una c.d. riserva per la
minoranza finirebbe per istituzionalizzarne e prevederne l’esistenza (della minoranza) anche laddove in concreto questa non
esista. Nei Consigli dove sino a oggi si è presentata una sola
aggregazione di candidati, portatori di una linea politica forense comune, per i quali la nuova legge ha previsto la possibilità
(prima sconosciuta) di costituirsi in una lista “elettorale” (anche
se poi il regime delle preferenza sembra essere quello personale), la legge imporrebbe, dunque, sempre e comunque, la formazione (almeno) di una lista della c.d. opposizione alla quale residuerebbero (almeno) 1/3 dei componenti del collegio e ciò, non
è chi non veda, appare illogico e paradossale, risolvendosi in
Foro Romano
una opzione legislativa per la disgregazione e la frammentarietà che nulla ha a che vedere con l’espressione democratica del
voto e la garanzia (costituzionalmente imposta) per la c.d. minoranza di genere.
Non resta, dunque, che aderire a una doverosa interpretazione
estensiva e costituzionalizzante della portata precettiva delle
disposizioni di cui al secondo e al terzo comma dell’art. 26 della
legge di riforma professionale e, dunque, ritenere che
l’iscritto/elettore potrà esprimere un numero di preferenze pari
a 2/3 dei componenti del Consiglio ovvero anche l’intero consiglio qualora esprima almeno 1/3 di preferenze al genere meno
rappresentato.
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Editorale
2014: più giustizia e meno “presunti innocenti” in carcere
Alessandro Cassiani
Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma
M
entre tutti noi ci affanniamo a inviare auguri di buon
anno a parenti, amici e semplici conoscenti, migliaia
di esseri umani vivono un dramma che dovrebbe scuotere le nostre coscienze e determinare un moto di ribellione.
Mi riferisco a tutti i detenuti e, in particolare, a quelli in attesa
di giudizio e quindi per definizione “presunti innocenti”.
Sono stipati in celle che ne dovrebbero ospitare la metà, troppo
spesso soffrono il freddo, si ammalano di TBC, hanno difficoltà ad accedere a cure specialistiche oppure sprofondano in crisi
depressive che li inducono a pensare al suicidio come all’unica
soluzione per uscire dall’inferno.
Da cosa dipende questo stato di cose indegno di un paese civile
e, comunque, contrario alla Carta dei Diritti dell’Uomo e alle
regole fondamentali di uno stato di diritto?
Certamente dalla mancanza di strutture adeguate, ma anche da
un’applicazione delle norme troppo spesso contraria alla ratio
che le ha ispirate.
Penso a quelle ordinanze cautelari prive di un’adeguata motivazione in ordine alla reale sussistenza di un “concreto” pericolo
di reiterazione dei reati, di fuga o di inquinamento della prova.
Penso, soprattutto, all’uso della custodia preventiva in carcere
che, da misura di ultima istanza (da adottare soltanto quando le
altre meno afflittive siano inadeguate!) si è andata trasformando
in una inammissibile espiazione della pena anticipata rispetto
alla sentenza di condanna.
Tutto ciò, in barba alla c.d. presunzione di innocenza e alle statistiche secondo le quali gran parte dei detenuti in attesa di giudizio sono destinati all’assoluzione!
Ulteriore prova del cattivo uso della custodia preventiva è costituita, del resto, dalle migliaia di domande di risarcimento per
ingiusta detenzione.
Basti pensare alla interminabile teoria di esseri umani che, dopo
essere stati stritolati dalla macchina giudiziaria, chiedono un
ristoro pecuniario a carriere spezzate, famiglie distrutte, sogni
dissolti nel nulla, per avvertite un senso di disagio se non addirittura di colpa.
Cosa fare per acquietare le nostre coscienze e perché si torni alla
normalità e cioè ad una applicazione della pena che costituisca
l’esecuzione di una sentenza definitiva di condanna e, soprattutto, torni ad essere strumento di emenda e non di tortura?
A mio avviso è giunto il momento di unire la nostra voce a quella del Presidente della Repubblica, delle Camere penali, dei
movimenti che si battono per la tutela dei diritti civili e di pretendere che si volti veramente pagina.
Per concludere: in questo inizio di anno auspichiamo tutto il
bene possibile ai nostri amici, ma ricordiamoci dei tanti Esseri
che soffrono e leviamo alto e forte un grido di protesta in loro
difesa. Soltanto così non saranno più i protagonisti di un incubo, ma diventeranno la ragione di una nuova battaglia nella
quale noi Avvocati come sempre dovremo essere in prima linea.
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Foro Romano
Riflessioni a cura del Consigliere Alessandro Cassiani
L’Assemblea per l’approvazione del bilancio:
una svolta epocale verso nuove regole contabili e fiscali
L’
aula era quella delle grandi occasioni: gremita fino
all’inverosimile e, soprattutto, da colleghi che fin dall’inizio hanno dimostrato di apprezzare i cambiamenti radicali operati da questo Consiglio e i risultati conseguiti.
Il colpo d’occhio che si godeva dal banco dei Consiglieri era
sintomatico di una partecipazione consapevole e di un rapporto
intenso e collaudato tra gli iscritti e i loro rappresentanti.
Questa sensazione è divenuta evidente quando il Presidente e il
Tesoriere hanno preso la parola e hanno svolto due relazioni che
sono state suggellate da un fragoroso applauso.
Quello che poteva diventare un monotono susseguirsi di considerazioni di carattere contabile si è trasformato in una manifestazione nella quale gli astanti hanno preso atto con entusiasmo
di un cambiamento che è in atto e che denota un modo più
moderno nella organizzazione della Tesoreria.
Leggendo le relazioni, che troverete pubblicate dopo questa
breve introduzione. Vi renderete conto dei motivi che hanno
determinato l’unanime approvazione dei bilanci e della nuova
linea di politica economica adottata dal Consiglio.
Volendo sintetizzare, posso anticiparvi che gli elementi portanti
del nuovo corso sono costituiti dal nuovo regolamento contabile, dalla individuazione di più trasparenti procedure per l’acquisto di beni, dalla abolizione di molte inutili spese, dal conseguimento di un risparmio che ha permesso per la prima volta la
riduzione del contributo di iscrizione annuale.
Sono convinto che i lettori, che dopo aver letto le relazioni svolte dal Presidente e dal Tesoriere, si renderanno conto che il
nostro Consiglio sta trasformando l’Istituzione in una struttura
più adeguata all’importanza che lo distingue e che è imposta
dall’enorme numero di iscritti.
Un Consiglio in difesa dei cittadini e dell’Avvocatura
I
l Consiglio è sempre più consapevole che il suo ruolo istituzionale comprende anche e, soprattutto, la difesa del cittadino e dell’Avvocatura.
Lo ha dimostrato in varie occasioni e continua a dimostrarlo.
Mi riferisco alle recenti manifestazioni davanti all’Ambasciata Turca
in difesa dei 73 colleghi arrestati in quanto “colpevoli” di avere protestato contro la violenta repressione della libertà di opinione.
Mi riferisco anche alla manifestazione pacifica contro le recenti esternazioni del Ministro Cancellieri con distribuzione di
magliette contenenti frasi garbatamente critiche nei confronti
della posizione assunta da quest’ultima in ordine ai problemi
che affliggono la nostra categoria.
Mi riferisco anche al ripristino dei rapporti con la federazione
degli Organi Europei e alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa con gli ordini della Croazia, del Messico, di Francoforte e
di Parigi, che consentirà ai nostri giovani colleghi di svolgere la
pratica in quei Fori.
Ho voluto indicare alcune tra le tante iniziative adottate dal
Consiglio per sottolineare un cambiamento che è sotto agli
Foro Romano
occhi di tutti e si traduce in una diversa visione del concetto di
“rappresentanza” che non può esaurirsi nell’espletamento dei
compiti istituzionali ma deve estendersi alla difesa
dell’Avvocatura e al miglioramento delle condizioni culturali e
sociali degli Iscritti.
Sulla scia di questo rinnovamento si pone la convenzione stipulata dal Consiglio che consente ai colleghi di età inferiore ai 38
anni di usufruire della “biblioteca on line”. In questo nuovo
corso si inserisce il sostegno ai quesiti referendari sulla
Giustizia deliberato dal Consiglio.
Anche queste ultime iniziative dimostrano che il Consiglio
dell’Ordine di Roma, lungi dall’appiattirsi sui regolamenti del
Consiglio Nazionale Forense, intende mantenere una propria
autonomia ed ergersi sempre più a baluardo della libertà e del
prestigio dell’Avvocatura.
Sono certo che contatti sempre più frequenti con gli altri Ordini
e con il mondo esterno renderanno più evidente questa tendenza consolidando un nuovo corso che si dimostra già vincente e
irreversibile.
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Riflessioni a cura del Consigliere Alessandro Cassiani
Il Consiglio spalanca le finestre e dialoga
con il mondo esterno
I
l 16 luglio è una data da ricordare. Nella nostra aula si è
svolto un incontro tra i maggiori rappresentati dell’Avvocatura e numerosi parlamentari del PD, del PDL e del
Movimento cinque stelle.
Tra i primi erano presenti, oltre al nostro Presidente Mauro
Vaglio, l’Avv. Francesco Caia Presidente del Coa di Napoli,
l’Avv. Antonio Rosa coordinatore dell’Unione Triveneta, L’Avv.
Francesco Greco Presidente del Coa di Palermo, l’Avv. Andrea
Luciano Mascherin Segretario del CNF, l’Avv. Nunzio Luciano
Vice Presidente della Cassa di Previdenza e l’Avv. Michele
Gallozzi Presidente dell’Assemblea OUA.
Tra i politici erano presenti l’On. Maurizio Gasparri vice
Presidente del Senato, l’On. Ignazio Abrignani Vicepresidente
della Commissione Industria della Camera, l’On. Matteo
Biggoni del Pd e l’On. Maurizio Buccarella del Movimento cinque stelle.
L’incontro si è rivelato di grande interesse perché ha consentito
un approfondito confronto tra Avvocatura e mondo della
Politica in ordine alla praticabilità di iniziative che possano contribuire ad alleviare i mali che affliggono la giustizia e, di conseguenza, l’Avvocatura.
Particolarmente interessanti gli interventi del Presidente Vaglio
e degli altri rappresentanti dell’Avvocatura. Tutti hanno sottolineato l’impegno per la tutela dei diritti dei cittadini e la necessità che i problemi della Giustizia vengano discussi con gli operatori del diritto prima ancora che intervenga il dibattito in
Parlamento.
Altrettanto interessanti e incisivi quelli dell’On. Gasparri che ha
incitato l’Avvocatura a far valere le proprie ragioni, dell’On.
Abrignani che ha sollecitato l’approvazione di riforme radicali,
quello dell’On. Biggoni il quale ha sostenuto che la proposta di
“negoziazione assistita” è un valido sistema alternativo alla giurisdizione e ha concluso affermando “l’Avvocato conosce la vita
dei Tribunali e ha consapevolezza di quali siano le riforme
necessarie”; dell’On. Buccarella che ha denunciato l’aumento
dei costi della giustizia amministrativa che di fatto impedisce al
cittadino di far valere i propri diritti nei confronti della Pubblica
Amministrazione.
L’On. Bazoli ha affermato “una Giustizia che funziona male è
un vizio della qualità della Democrazia” ed ha aderito alle proposte dell’Avvocatura.
L’incontro, che ho dovuto sintetizzare, ha destato grande interesse nei presenti e anche nei mass media perché costituisce una
ulteriore manifestazione di vitalità del nostro Consiglio che, fin
dal primo giorno, è stato animato dalla volontà di contribuire
attivamente al dibattito sui temi della giustizia e, in generale,
dell’amministrazione della cosa pubblica.
Auspico che il nostro Ordine organizzi periodicamente altri
incontri: non soltanto con il mondo della politica ma anche con
quelli della cultura e della economia.
Ritengo, infatti, che spalancare le finestre verso il mondo esterno,
intraprendere un dialogo con i Cittadini e con i loro Rappresentanti costituiscano le premesse necessarie per una sempre più
incisiva partecipazione dell’Avvocatura alle decisioni che verranno adottate sui temi che attengono al rispetto dei Diritti
Fondamentali dei Cittadini. Raggiungere questo traguardo, oltreché opportuno, è doveroso considerato il rango costituzionale
della nostra professione e il numero imponente degli Iscritti.
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Foro Romano
Per non dimenticare
A Roma, tra Giustizia e Carità
Filippo Maria Berardi
Avvocato del Foro di Roma
E
sistono luoghi, a Roma, dove la percezione di determinate presenze è fortissima. Un affascinante spazio dell’anima è rappresentato da Campo de’ Fiori, il Biscione, piazza Farnese, la Quercia, Capodiferro e Monserrato. E sembra di
incontrare ancora Giordano Bruno, Metastasio, Giulia Farnese,
Paolo Giordano Orsini, Vittoria Accoramboni e Bernardino
Spada. Tutti a spasso al di là del tempo, tra i loro palazzi e i loro
pensieri.
Nel palazzo Spada a Capodiferro, la collezione d’arte creata nel
Seicento dal cardinale Bernardino è tuttora presente e visitabile,
grazie al meraviglioso coesistere di spazi museali e di uffici di
rappresentanza, secondo una tradizione tipicamente romana.
Palazzo Spada è infatti la prestigiosa sede del Consiglio di
Stato, dove la splendida biblioteca giuridica gareggia con la galleria del cardinale e quella prospettica, attribuita al Borromini.
E qui la storia diviene attuale. Nel 1927 quando l’ultimo erede
della casata, il principe Ludovico Spada Veralli Potenziani, vendette il palazzo allo Stato, la Giustizia rappresentata dal
Consiglio di Stato, trovò qui nuova dimora.
E nulla avviene per caso, poiché un disegno trascendente delinea sempre precisi tracciati.
Il principe Ludovico Spada, morto ultranovantenne nel 1971,
era stato Governatore di Roma negli anni del Fascismo. Quando
usciva dal suo “palazzetto Spada”, per gli studiosi palazzo
Ossoli in piazza della Quercia, oggi anch’esso occupato da uffici dello Stato, si recava spesso nella vicina chiesa di San
Girolamo della Carità, in via di Monserrato.
Qui c’è una piccola cappella, considerata insieme a un’altra
sempre presente nella stessa chiesa tra le più belle di Roma. È
la cappella Spada, detta anche della Madonna, attribuita al
Borromini. È bellissima e molto particolare, di uno straordinario effetto pittorico poiché è completamente rivestita di marmi
policromi con ritmo alterno di tarsie e semplici lastre marmoree
in fasce verticali a imitazione di damaschi con fogliame di giallo antico e di onice scuro. In alto l’arme della famiglia: gigli,
stelle e spade. Sull’altare si finge appeso con una corda un affresco staccato raffigurante una Madonna con Bambino. Lo spazio
in basso è delimitato da un particolarissimo drappo in diaspro
rosso retto da due angeli inginocchiati a fungere da balaustrata.
Le ali dell’angelo di sinistra in legno dipinto, anziché in marmo
come tutto il resto, si spostano ruotando su una cerniera nascosta, consentendo in tal modo l’accesso alla cappella.
Nel pavimento è ripreso lo stupendo lavoro d’intarsio con moti-
Foro Romano
vi floreali di giallo antico su fondo grigio di bardiglio. Tra le
allegorie affrescate dello Spirito Santo, della Fede e della Carità,
nelle pareti laterali troneggiano, sdraiati sulle panche tra cuscini e drappi in alabastro a sinistra, dormiente, Bernardino Spada
e a destra, volto verso l’altare, Giovanni Spada.
L’altra stupenda, piccola cappella è quella Antamoro, detta
anche di San Filippo Neri. È il capolavoro del famoso architetto del Settecento Filippo Juvarra, allievo di Carlo Fontana. Fu
l’avvocato concistoriale Tommaso Antamoro, conte palatino, a
commissionargliela nel 1710. La dedicazione a San Filippo non
è casuale poiché il Santo visse in questa chiesa per ben trentasette anni e del quale si conservano ancora le stanze dove visse.
Lo stesso Juvarra era un padre filippino.
La cappella di appena sedici metri quadrati, completamente
rivestita di marmi policromi vive dello straordinario effetto scenografico giocato sul ritmo delle membrature in tensione e sulla
funzione della luce che, avvolgendo la figura del Santo, lo spinge in un vortice ascensionale verso lo squarcio del cielo nel soffitto. Ammirarla è come vivere una cara dissolvenza della
memoria.
Carlo Fontana fu l’architetto dell’Arciconfraternita della Carità
istituita dal cardinale Giulio de’ Medici nel 1519 e costituita da
una compagnia di nobili, detta della Carità, sul modello dell’omonimo sodalizio fiorentino. Nel l521 l’Arciconfraternita
ebbe una prima sede a Corte Savella, l’antico carcere romano,
finché Giulio de’ Medici, poi papa Clemente VII, non concesse
ad essa la casa e la chiesa di San Girolamo alla Regola, poi detta
della Carità. Il sodalizio era rivolto principalmente all’assistenza dei poveri ed era retto da statuti. Distribuiva pane e alimenti
ai bisognosi, provvedeva a far ricoverare i malati in ospedale, a
far seppellire decentemente i morti e a concedere sussidi dotali
alle fanciulle indigenti.
Una cura particolare era rivolta dai confratelli ai carcerati.
Visitavano le prigioni di Corte Savella, di Tor di Nona poi detta
delle Carceri Nuove in via Giulia, oggi sede centrale della
Direzione Investigativa Antimafia. Provvedevano affinché si
amministrasse con celerità la giustizia, pagavano le spese di cattura e patrocinavano le cause di chi non era in grado di farlo. A
tal uopo, sovvenzionavano un avvocato e un procuratore. Tra gli
avvocati dell’Arciconfraternita si distinse Giovan Battista
Scanarolo (1579-1664), sepolto in San Giovanni in Laterano
dove una lapide del 1841 posta dall’Arciconfraternita, sostituisce quella originaria andata perduta.
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Per non dimenticare
L’incessante attivismo dell’Arciconfraternita della Carità durò
fino alla caduta del potere pontificio quando, con l’Unità
d’Italia la chiesa e la casa con tutti i beni posseduti furono
accorpate con altri Enti analoghi sotto il nome di Istituti Riuniti
di San Girolamo della Carità, amministrati da una commissione
guidata da un presidente nominato dal Prefetto di Roma e dipen-
dente dal Ministero dell’Interno.
E cosi l’antico binomio di Giustizia e Carità continua tutt’oggi
nella memoria collettiva, tra edifici e monumenti silenziosi divenuti testimoni muti ma non indifferenti di episodi secolari, facendo materializzare personaggi da tempo scomparsi ma ancora protagonisti forti e vivi di una trascorsa vita tutta romana.
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Foro Romano
Per non dimenticare
In ricordo dell’Avv. Nicola Romano
Grazia Pirisi Camerlengo
Avvocato del Foro di Roma
E
ri nato a Napoli l’11 novembre 1935 e sei morto a Roma
il 12 dicembre 2012.
Ti avevo conosciuto allo studio dell’avv. Cesco Nigro
che è stato il mio maestro e che godeva tale stima presso tutti i
colleghi da essere considerato “l’avvocato degli Avvocati” che
andavano da lui per risolvere i loro casi più difficili.
L’avv. Nigro, però, era molto restio a dedicare ad altri il suo
tempo ed era solito esprimere tale concetto con un motto: “se ho
tempo non ho voglia e se ho voglia non ho tempo” facendomi
capire che se volevo imparare qualcosa da lui dovevo farlo guardando quello che faceva sia a studio che in udienza copiandolo
senza chiedere spiegazioni.
Questo mi costrinse a studiare alla perfezione tutti i casi che mi
affidò negli anni trascorsi al suo studio e mi consentì anche di
acquisire molta autonomia e sicurezza.
Però, per tutti i casi difficili che non avevo il coraggio di risolvere da sola, pensai e decisi di rivolgermi a Te, che al contrario
del mio “maestro”, eri estremamente disponibile e quindi divenisti la mia “vittima”.
Chi ti ha conosciuto sa che potevi essere definito un “burbero
benefico”, perché, dietro i tuoi modi scontrosi, c’era una grande
generosità e signorilità.
Eri un degno esponente di quei napoletani di classe che hanno
ereditato la nobiltà di tutti i casati che nel corso dei secoli si
sono avvicendati nel governo della Tua città natale.
Ma avevi anche frequentato i bigliardi e le bische di Toledo, tutti
quegli ambienti dove si incontravano i “guappi” napoletani che
avevi imparato a fronteggiare senza alcun timore di eventuali
ritorsioni.
Insomma eri un “duro” e un “coraggioso”.
Questo aveva fatto di te un impareggiabile esperto nel diritto
fallimentare, un settore giudiziario notoriamente “inquinato” da
interessi non sempre leciti ma che tu dominavi perché conoscevi la materia alla perfezione e la utilizzavi senza riguardi per
nessuno, cosa che ho sperimentato io stessa sulla mia pelle, in
modo quasi drammatico, come dirò meglio in seguito.
Eri capace di cogliere immediatamente il fondamento giuridico
del caso a Te prospettato.
Eri formidabile in materia societaria e immobiliare.
Negli appelli e nei ricorsi per Cassazione sapevi riconoscere
immediatamente il punto in cui il Giudice aveva sbagliato e le
Tue impugnazioni, come in genere tutte le Tue cause, venivano
accolte.
Eri un “eroe invincibile” e ottimo avvocato di affari per gli
Foro Romano
imprenditori che sceglievano l’accordo anziché le “forche caudine” del giudizio.
Eri un uomo affascinante, curato e sempre elegante, con abbigliamento prevalentemente sportivo.
Mi avevi presentato anche la tua famiglia, tua moglie Giuliana
che purtroppo Ti ha lasciato troppo presto e improvvisamente, i
Tuoi figli Stefano e Federica, entrambi avvocati che lavorano
presso il Tuo studio e che Ti hanno allietato la vita sia con la
loro presenza che con quella degli adorati nipotini.
Con Te avevo un rapporto “speciale” fatto sia di amicizia che di
rispetto reciproci, di sconfinata stima da parte mia nei Tuoi confronti unita a quella confidenza che nasce da una frequentazione quasi quotidiana.
Un giorno, mentre stavamo mangiando un panino al bar vicino
al Tuo studio durante l’intervallo dell’ora di pranzo, Ti diedi una
pacca sulla spalla e la coca-cola che stavi bevendo Ti andò per
traverso e Ti sei quasi strozzato.
Mi sono scusata ma ho aggiunto, con evidente allusione al mio
nome di battesimo, che, si era trattato di un “colpo di Grazia”.
Caro Nicola, da quando hai reclinato la testa sul cuscino e con
lieve sussulto hai raggiunto i tuoi cari nel regno della luce, mi
sono sentita orfana per la terza volta, dopo la morte di mio padre
e del mio primo maestro e Ti ho voluto bene come a un fratello
maggiore.
Di te mi piace ricordare alcuni episodi che sembrano fenomeni
“paranormali” e che hanno formato oggetto di racconti tanto
amati dai miei figli ai quali li ho riferiti.
Una volta mi raccontasti che Tua moglie Giuliana, qualche giorno prima della sua “fine”, aveva sognato la sua “morte” e cioè
di sprofondare, mentre camminava nella vostra casa al mare, in
un baratro buio e misterioso che si era improvvisamente aperto
sotto i suoi piedi.
Quando è venuta a mancare stava portando a tavola una caraffa
di acqua che si è infranta accanto a lei quando è caduta a terra
esanime.
Immediatamente soccorsa dal figlio Stefano, è morta tra le sue
braccia, mentre lui tentava di rianimarla con la respirazione
“bocca a bocca”, e poiché è certo che chi è in punto di morte
vede tutto ciò che accade intorno a se, è salita in cielo sicuramente felice sentendosi tanto amata da tutti voi.
Un altro episodio riguarda Tua madre e risale a quando era già
deceduta e Tu la sognasti seduta accanto al letto di Tua sorella
Anna Maria, gravemente malata e alla quale, mentre teneva la
mano sulla fronte, diceva “non hai più la febbre, stai bene ormai”!
11
Per non dimenticare
Al mattino successivo Anna Maria, che fino al giorno prima
sembrava gravissima appariva effettivamente “guarita”, tra lo
stupore di tutti i parenti.
Il terzo episodio riguarda invece Tuo padre, anche lui avvocato,
venuto a mancare in età avanzata e deceduto da tempo all’epoca del fatto.
Una sera mentre Ti trovavi a studio a lavorare a notte inoltrata,
sentisti suonare il campanello dello studio ma non andasti ad
aprire convinto di esserti sbagliato e seguitasti così a lavorare
fino a quando il campanello suonò di nuovo e questa volta
accompagnato da colpi alla porta, come se qualcuno bussasse.
A questo punto Ti sei alzato ed hai udito la voce di Tuo padre, che
in tono spazientito, Ti diceva; “a Nico’ ma ti decidi ad aprire?”.
Fuori della porta dello studio, non c’era nessuno naturalmente,
ma Tu giurasti di aver distinto e riconosciuto chiaramente la
voce di Tuo padre.
Pensate quello che volete ma, per chi cercasse la conferma del
fatto che i nostri cari spesso cercano di mettersi in contatto con
noi, segnalo un libro intitolato “diario di un angelo” scritto da
un testimone “per eccellenza”, perché professionista di grande
fama ed ancora vivente, si tratta del prof. Crispo (chirurgo primario presso la clinica romana Mater Dei) che dopo aver perso
a seguito di un incidente di auto, il suo unico figlio (giovanissimo, bellissimo, bravissimo, brillante medico chirurgo) nel
rispondere insieme alla moglie – anche lei distrutta dal dolore –
ai biglietti di condoglianze, ricevuti da tutti gli amici, si è accorto che la mano si muoveva da sola, e la penna scriveva quello
che suo figlio aveva deciso di dire loro e cioè che non dovevano più soffrire perché lui si trovava in un posto meraviglioso
dove anche essi al tempo giusto lo avrebbero raggiunto, e dove
aveva ritrovato tutti i suoi cari che prima di lui vi erano giunti,
compresi Ginger e Fred i suoi meravigliosi Golden Retriver che
tanto aveva amato da piccolo (in tal modo facendo prevalere la
tesi francescana su quella dei gesuiti a proposito del quesito se
anche gli animali abbiano un’anima).
Potete controllare voi stessi tutto quanto accaduto, leggendo la
recensione di questo libro su internet, libro che regalo abitualmente a quei poveri genitori ai quali la vita ha riservato l’immenso dolore di veder scomparire un proprio figlio prematuramente.
A questo proposito mi vengono in mente le parole di
sant’Agostino che definiva i defunti non degli “assenti” ma
delle “presenze invisibili”, che guardano con i loro occhi luminosi i nostri carichi di pianto.
Caro Nicola la nera signora ti aveva dato appuntamento il
12/12/2012 alle ore 14.00 presso la clinica Columbus in via
Damiano Chiesa, secondo piano, stanea 240, “medicina interna”
clinica che, fino ad allora, a me ricordava tre giornate liete, perché vi avevo dato alla luce i miei tre figli.
Quando sono venuta a trovarti eri talmente dimagrito che sembravano troppo larghi per te sia il pigiama che la maglietta che
indossavi.
I medici hanno detto che avevi “trascurato” il male che ti stava
portando via malgrado le attenzioni quotidiane di Tuo genero
medico.
Tu sembravi quasi infastidito dalla nostra presenza perché non
avresti voluto che ti vedessimo impegnato in quel terribile scontro con il male che Ti avrebbe “sconfitto”.
Eri visibilmente irritato dalle molte visite di amici, parenti e
conoscenti che volevano testimoniarTi con la loro presenza il
loro affetto.
Malgrado ciò non avevi perso la Tua ironia, come quando, dopo
che Ti aveva misurato la pressione, hai detto all’infermiera: “è
la pressione di un morto”.
Io avevo sperato che ce la facessi perché non volevo sentirmi
“orfana” per la terza volta.
Mi piace ricordare quante volte abbiamo scherzato il giorno del
Tuo compleanno perché cadeva lo stesso giorno della festa di san
Martino di Tours, che non è soltanto il soldato che divise in due
il mantello per donarlo a un povero, e che Dio premiò facendo
tornare solo per quel giorno una temperatura calda (da cui il
nome, “l’estate di san Martino”) ma è anche il patrono dei contadini che producono il vino (onde il proverbio “a San Martino
ogni mosto è vino”) e quindi nel giorno del Santo si spillano le
botti e si “arrostiscono le castagne e la carne alla brace”.
Ma è anche, e soprattutto, “il patrono dei cornuti”, come la tradizione riferisce, e quindi, quando telefonavo al Tuo Studio per
farti gli auguri, ci tenevo sempre a precisare che telefonavo per
il “compleanno” e non per il “santo” e poi Ti accusavo di aver
scelto per nascere una data equivoca, visto che si prestava sempre a questa “doppia interpretazione”!
Ma tu eri abituato alle mie canzonature.
Nella occasione il mio regalo era sempre lo stesso: cioccolatini
assortiti che nascondevamo nella scatola d’argento, sbalzato a
mano, che ti avevo regalato a tale scopo.
Poi tu conducevi tutto lo studio a pranzo fuori, o da Michele,
alla “Piccola Irpinia”, in Via Muzio Clementi, o da Romolo a
via di Porta Castello, e ordinavi sempre le stesse cose: prosciutto curdo e mozzarella per antipasto, poi una pasta e lasciavi che
Michele ti proponesse il resto conoscendo bene i tuoi gusti per
le cose semplici.
Mi piace ricordare anche quando, per parlare di questioni legali, ti raggiungevo dal barbiere sotto la “Cassa Avvocati” ove ti
davi appuntamento con il collega Antonio Picone, per farvi
tagliare i capelli, o fare la manicure, ed anche la pulizia della
pelle, visto che si formavano dei punti neri sul naso (e poi dicono che sono vanitose le donne!).
Poi c’erano le famose serate estive nella terrazza del Tuo penalista preferito, l’avv. Mario Di Caprio, alle quali partecipava
sempre la bellissima e immutabile Gina Lollobrigida, le cui foto
tappezzavano il suo studio con la meritata dedica “al mio avvocato vincente”.
Eri anche un terribile testardo, come quando i “non fumatori” ti
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Foro Romano
Per non dimenticare
accusavano di “appestare” l’aria con il Tuo sigaro toscano che
tenevi quasi sempre in bocca anche spento.
Ti ricordi quella sera a cena a casa mia, quandro Andreina
d’Altilià, la collega che ti aveva invitato a non fumare il sigaro,
si scagliò come una furia contro di Te che, sopra pensiero, lo
avevi acceso, strappandotelo di mano e schiacciandolo poi sul
pavimento con il piede!
In quella occasione mi accusasti di non averti difeso in modo
appropriato ma in realtà il “casino” lo avevi combinato Tu con
la tua distrazione.
Con Te si parlava di tutto e spesso dei problemi dei figli.
Io Ti chiedevo come comportarmi con i miei che erano nell’età
evolutiva e anche Tu mi parlavi dei Tuoi problemi familiari
quando non sapevi che pesci prendere.
Mi ricordo quando fu bocciata Tua figlia Federica.
Fui proprio io a consigliarti la scuola Tozzi per il recupero dell’anno perso, facendo due anni in uno.
Quella scuola io la conoscevo bene perché si trovava in via del
Casaletto, dove ho frequentato dall’asilo al terzo liceo l’Istituto
parificato delle suore di San Giuseppe.
Ebbene tutti quelli che venivano bocciati dalle suore andavano
al Tozzi che si trovava nella stessa via ed era a una scuola privata ma “laica”.
È così che avevo potuto accertare che quell’Istituto era uno dei
più evoluti e moderni in ltalia, per metodo e tecnica di insegnamento – simile a quello universitario (gli studenti erano invitati
a preparare gli argomenti su qualsiasi testo in aggiunta a quello
scolastico) – per cui, tutti quelli che erano entrati al Tozzi, con
nomea di “somari” ne uscivano come “super geni”.
Ciò ha trovato conferma in un recente articolo di stampa che ha
affermato essere la scuola Tozzi la più moderna di Italia e la
prima ad aver adottato tecniche telematiche sia per l’insegnamento che per la gestione amministrativa dell’Istituto.
Risultato fu che Federica venne promossa a pieni voti, recuperò
l’anno perso e proseguì “come una spada” fino al superamento
degli esami da avvocato che ha saputo conciliare con il suo
matrimonio e con la nascita di Giulia, la Tua prima nipotina e per
questo la Tua preferita a cui è seguita Livia che ora ha tre anni.
Ma Tu amavi allo stesso modo Stefano, i suoi figli Nicola che
porta il Tuo nome ed Emma la più piccolina. Eri molto affiatato con Tuo genero e Tua nuora e per tanti anni hai diviso con
loro la Tua vita sia in città che in vacanza (a Cala Piccola
all’Argentario, o nel casale ad Orvieto).
Caro Nicola la tua imparzialità nella professione è stata sperimentata personalmente quando hai fatto chiedere il fallimento
alla società immobiliare Santa Cornelia, dalla quale avevo comprato la mia casa, una villa in un comprensorio sulla Cassia Bis,
vicino a Roma.
Per colpevole imprudenza non mi ero ancora intestata tale bene
con atto pubblico e, dopo aver firmato il compromesso ed essere stata immessa nel possesso, della casa di cui avevo pagato
Foro Romano
quasi l’intero prezzo (ottanta milioni del 1973), ho contestato
l’esistenza di vizi occulti costituiti dalla mancanza di vespaio
nelle fondamenta, per cui l’edificio si comportava come una
“spugna” che assorbiva tutta l’umidità dalle falde affioranti in
superficie, falde su cui la casa risultava essere stata costruita, in
spregio ai più elementari criteri di edilizia.
Avrete tutti capito come è andata a finire: il curatore ha revocato il mio compromesso, il bene è caduto nel fallimento e ho
dovuto “ricomprarlo” – al prezzo di mercato – sborsando trecento milioni, essendo nel frattempo aumentato il valore della
casa anche grazie ai lavori di miglioria che proprio io vi avevo
eseguito.
Questo fu per me un trauma terribile che mi fece cadere in una
profonda depressione anche perché non volevo che ne fosse
informata la mia famiglia, e, per questo mi buttai a capofitto nel
lavoro per guadagnare quei soldi che non avevo e che mi servivano per evitare la vendita all’asta della mia casa.
Soltanto Monica, la mia segretaria dell’epoca, che ora è diventata una brillante avvocatessa, era al corrente della disavventura
che mi era piombata addosso e mi ha sostenuto in quell’impresa titanica e disperata per sottrarre il bene al fallimento.
Però, alla fine ce l’ho fatta e mi sono sentita più forte.
Qualcuno disse che Tu avresti dovuto “conciliare” le parti ed
evitare questa carognata.
Altri pensano che avresti dovuto rinunciare al mandato al fine di
evitare di assistere quel cliente in questa circostanza.
Io non ho pensato a nulla: ero troppo occupata ad evitare il peggio per darti la “colpa” dell’“accaduto”.
Però pensai che c’era stata una specie di “nemesi” storica quando Tu comprasti il Tuo nuovo appartamento a Via Crescenzio e
Ti trovasti poco dopo citato assieme a tutti gli altri condomini
dal proprietario del seminterrato, che vi aveva realizzato un
deposito di tappeti risultati gravemente danneggiati da infiltrazioni di acqua asseritamente derivate da un guasto condominiale e come tale da ascriversi a titolo di responsabilità a tutti i condomini chiamati a risarcirlo.
Non ricordo come andò a finire la causa ma penso che sia stata
definita con un accordo.
Altro episodio da rivisitare con la memoria riguarda le tradizioni legate alla vita che si svolgeva in Irpinia nelle “case di campagna” della Tua famiglia a Sant’Agata dei Goti e di quella di
mio marito a San Giorgio del Sannio, ribattezzata addirittura “la
città dei fiori” quasi fosse una seconda Sanremo.
Si era ai tempi del benessere del “dopoguerra” e della “ricostruzione” e tutte le pro-loco organizzavano per le famiglie italiane,
verso il ferragosto, balli di piazza e manifestazioni che prevedevano la vendita di biglietti, il cui ricavato andava a sostenere le
associazioni promotrici.
Tra queste feste la più famosa e frequentata era la “cartolineide”
che consisteva in una serata danzante a cui partecipavano tutte
le ragazze in età da marito dei vari centri del luogo.
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Per non dimenticare
Ad ogni invito la giovane riceveva una cartolina e il titolo di
reginetta andava a quella che dimostrava di averne ricevute in
maggior numero.
Oggi sembra una “festa” troppo ingenua, ma a quell’epoca piacevano molto in quelle terre sincere, famose per il loro vino
rosso, per le donne belle e appassionate che vi nascevano e per
i “cervelli giuridici” che vi si svelavano (vedi il Presidente del
Tribunale Iannuzzi, l’Avv. Riccardo Gualtieri, Tu e Tuo fratello
Giovanni).
Quel ballo ricorda le scene descritte nella Sicilia del Padrino.
Ma con le donne, malgrado le Tue “fanfaronate” a proposito
delle “maschiette”, Tu eri un “timido” perché per Te l’amore era
soltanto un sentimento con la “A” maiuscola, così importante e
serio, da non ammettere ingerenze di altro genere.
Le cosiddette “evasioni” non avrebbero mai potuto scalfire il
tuo rapporto con Giuliana, che ha sempre avuto “l’esclusività”
del Tuo cuore sia prima che dopo la fine.
Tu adesso sosterrai che io dico questo per avere “l’ultima parola” perché tu non mi puoi replicare, ma in realtà lo penso veramente.
Quanto alla strada che si fa per venirti a trovare a Lubriano, non
è soltanto un percorso dell’auto, ma anche e soprattutto un percorso dell’anima durante il quale si parla con te come se fossi
presente e seduto accanto al conducente.
Oggi ho percorso quella strada perché sono venuta a trovarTi
nella cappella di stile senese, con marmo a strisce orizzontali
bianche e grigie dove riposi, assieme a Tua moglie Giuliana, a
Tuo fratello Giovanni (al quale pure ho voluto tanto bene), ed
altri parenti.
Quanta strada per venire fin quassù ma che bello il paesaggio e
che quiete!
Ora so dove è sepolto il Tuo involucro, perché Tu seguiti ad
essere a Roma presso il Tuo Studio, a Piazza Adriana 15, dove i
Tuoi figli seguitano a esercitare quella professione che lega tutta
la Tua famiglia da tre generazioni.
E ora, dopo aver deposto i miei fiori sulla Tua tomba, Ti abbraccio e torno a Roma.
Caro Nicola, quando sono venuta a trovarti alla clinica Columbus
e Ti ho salutato, non sapevo che non Ti avrei rivisto più.
Quando hai fatto il grande passo, erano accanto a Te Tuo figlio
Stefano e il Notaio Lina Perissinotto, che ha lo studio sotto al
Tuo e che veniva a trovarti ogni giorno. Mi hanno detto che hai
lasciato questo mondo in modo lieve e con un semplice sussulto, al quale è seguito il reclinare del capo sul cuscino.
Forse non hai sofferto e comunque io voglio credere questo, e
torno idealmente a posare la mia mano sulla Tua fronte come ho
fatto l’ultima volta che Ti ho visto.
Ed ora Ti abbraccio con l’affetto di sempre.
Tua
Grazia Pirisi Camerlengo
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Foro Romano
Per non dimenticare
Eichmann, un volto fantasma
Daniela Coppola
Giornalista Pubblicista
S
ono passati cinquant’anni da quell’11 aprile 1961, quando incominciò il processo ad Adolf Eichmann. Fu impiccato pochi minuti prima della mezzanotte del 31 maggio
1962. Il corpo venne cremato e le sue ceneri disperse in mare.
La condanna inevitabile: già il Tribunale Militare Internazionale
lo aveva precedentemente giudicato affermando che eseguire
ordini contrari ai principi della morale e della coscienza, calpestando leggi fondamentali del vivere civile, non potevano giuridicamente né moralmente configurare alcuna attenuante. La
strenua difesa dell’ufficiale delle SS in merito alle accuse, il suo
“obbedivo a ordini superiori” non poteva essere accettato. Così
tuonava il Pubblico Ministero dallo scranno della Accusa: “la
legislazione israeliana rifiuta una tale linea di difesa, e proverà con questo processo che l’imputato agiva di propria iniziativa scavalcando gli ordini ricevuti, mostrandosi zelante agli
occhi dei suoi superiori in un’attività consona alla sua vocazione” (Hausner, 2010). L’ondata emotiva che travolse il popolo
ebraico, dalla cattura all’esecuzione, fu imperiosa e travolgente:
il maggior responsabile dello sterminio di 6 milioni di ebrei
(calcolo desunto dai verbali minuziosamente redatti dai burocrati della morte dei vari universi concentrazionari) era stato
catturato dopo 15 anni di ricerche forsennate e per lungo tempo
infruttuose.
Hannah Arendt, che aveva seguito direttamente il processo come
inviata del “New Yorker”, coniò per Eichmann la definizione che
lo descrisse e lo registrò poi nella Storia: non un mostro, ma l’incarnazione dell’assoluta banalità del male (Arendt, 2001). Non
un uomo “specializzato” nel compiere del male e neanche un
folle, esaltato dal piacere di eseguire gesti malvagi. Un uomo che
appartiene alla categoria degli uomini normali, che banalmente
ci assomigliano. Il Procuratore Generale Gideon Hausner dipinse Eichmann come un personaggio feroce, peggiore di Gengis
Khan, Attila e Ivan il Terribile, addirittura più feroce dello stesso ideatore del “male assoluto” incarnato da Hitler; lo storico
David Cesarani descrive Eichmann come “un uomo ormai assuefatto all’orrore e incapace di normale compassione umana”
(Cesarani, 2007). Insomma un personaggio, Eichmann, che oscilla tra il mostruoso di Hausner e il banale della Arendt, con la specificazione di Cesarani dell’uomo comune – ordinary man –,
definizione sostenuta anche dai colleghi Saul Friedlander e
Christopher R. Browning.
Eichmann, un individuo che aveva saputo compiere quegli atti
criminali – organizzare sapientemente la selezione, il trasporto e
lo sterminio di uomini, donne e bambini – costruendo una poten-
Foro Romano
te macchina distruttiva ben oleata (perfino gli ordini per il gas
Ziklon B erano firmati di suo pugno) ed era stato anche capace
di far perdere le sue tracce alla vigilia della disfatta germanica.
Adolf Eichmann (nato a Solingen nel 1906) fugge da Praga
verso l’Austria nel maggio 1945 (Pearlman, 1961). Da qui incomincia la prima parte della sua fuga, una storia affascinante
come un romanzo d’avventura.
La moglie Veronika Liebl, sposata il 21 marzo 1935, insieme ai
suoi tre figli, abitavano ad Alt Aussee, non lontano da Linz.
Probabilmente Eichmann aveva avuto l’intenzione di raggiungerli e fuggire insieme a loro. Ma proprio a Linz (sulla sponda
corrispondente del Danubio erano di stanza gli americani, mentre invece, dalla parte opposta vi erano insediati i sovietici) nel
maggio 1945 fu catturato da una pattuglia americana e rinchiuso
in un campo di concentramento. Si era presentato sotto la mentita identità di uomo d’affari tedesco (sembra utilizzando le generalità del suo droghiere) di nome Barth e non era stato riconosciuto. Quando però venne sottoposto a visita medica gli riscontrarono tatuato, nella parte interna del braccio sinistro, qualche
centimetro sotto l’ascella, il gruppo sanguigno e il numero di
matricola delle SS. La consueta pratica adottata dal corpo militare tedesco costrinse Eichmann a confessare al tenente americano
di essere un ufficiale delle SS, riuscendo però a convincerlo di
aver fatto parte di un reparto combattente, negando di conoscere
aspetti politici delle SS. Trasferito a Weiden, in un campo di prigionia riservato agli ufficiali del suo rango, riesce a far correggere i suoi dati: non più Barth, ma Eckman, già tenente nella 22a
Divisione di Cavalleria, originario di Bratislava. Nel luglio 1945
viene di nuovo trasferito e giunge nel campo di prigionia di
Oberdachstaetten dove vi rimane fino al gennaio 1946.
Nel frattempo, nel novembre 1945 era cominciato il Processo di
Norimberga – il Tribunale Militare Internazionale per i Crimini
di Guerra Nazisti – e il nome di Eichmann (oltre che la sua
macabra efficienza) comincia a diffondersi come una delle più
sinistre figure, responsabili dello sterminio del popolo ebraico.
Nel gennaio 1946 era stato chiamato a testimoniare l’amico ed
ex collega delle SS, il “Barone” Dieter Wisliceny, che descrisse
punto per punto l’alta partecipazione e responsabilità che l’ufficiale tedesco deteneva all’interno del programma di sterminio.
E anche altri caporioni, tra novembre ’45 e gennaio ’46, avevano già testimoniato contro Eichmann.
Dalla sua blanda prigionia, non ci volle tanto a capire che, nonostante il lavoro certosino di distruzione di ogni traccia di responsabilità (incluse le fotografie che lo ritraevano da solo o insieme ai
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Per non dimenticare
suoi colleghi) era giunto il momento di fuggire lontano il più possibile. Infatti non tutto era stato distrutto e qualcosa cominciava a
emergere: il rischio di essere riconosciuto era diventato molto alto.
I primi di marzo del 1946 Eichmann si allontana segretamente
dal campo di Oberdachstaetten insieme ad altri ufficiali e raggiunge Prien. Ci sono nuovi documenti pronti per lui, ora si
chiama Otto Heninger, e un infermiere prima di lasciare il
campo gli brucia il tatuaggio posizionato sotto l’ascella: la scritta andrà via, ma la cicatrice rimarrà indelebile. Si ferma sei settimane circa a Prien poi, un altro ex sostenitore degli ideali nazisti, lo avrebbe aiutato a trasferirsi in un piccolo villaggio della
Germania settentrionale presso Celle, a circa 120 miglia a occidente da Berlino. Per tre anni circa, Eichmann conduce una
nuova vita da boscaiolo, serena e silenziosa, immersa nella
natura della sua amata terra germanica.
Da questo luogo apprende che la caccia nei suoi confronti (ma
anche di altri ex colleghi aguzzini) continua, e che nel frattempo,
nel 1948, era sorto lo Stato di Israele. L’esigenza di riconciliarsi
con la famiglia era ovviamente molto forte. Una fuga in Medio
Oriente (naturalmente verso la sponda arabica) era ormai da
escludere: lo avrebbero riconosciuto immediatamente e avrebbe
messo così a rischio, oltre se stesso, anche tutta la famiglia. Non
restava che il Sudamerica, già terra di accoglienza per molti ufficiali nazisti. La più attiva organizzazione si chiamava Odessa e
attraverso il Vaticano, ottiene nuovi documenti a nome di Ricardo
Klement, di sette anni più giovane rispetto alla sua reale identità,
scapolo e apolide. È la fine di giugno del 1949 quando si imbarca per l’Argentina dove approderà a metà luglio, a Buenos Aires.
Una vita tranquilla frequentando pochi circoli fidati prima di ottenere definitivamente la “cedula”: dapprima allevatore di conigli,
poi assunto come capomeccanico alla Mercedes di Buenos Aires.
La moglie Veronika nel 1947 aveva tentato di ottenere un certificato di morte presunta. Un funzionario di Praga aveva affermato con atto notorio di essere stato testimone della morte di
Eichmann avvenuta il 30 aprile 1945 durante gli ultimi combattimenti. Ma il funzionario altri non era che il cognato di
Eichmann (si chiamava Lukas ed era il marito della sorella della
moglie Veronika); non viene dunque ritenuto credibile. Anzi,
l’iniziativa finisce con l’alimentare il sospetto che Eichmann sia
vivo, rinfocolando così le ricerche.
Eichmann, una volta raggiunta l’Argentina e trovata una adeguata sistemazione, scrive alla moglie manifestando così la sua
presenza e la richiesta di raggiungerlo con discrezione in
Sudamerica con i figli. È il 30 giugno 1952 (nel frattempo è passato un anno dalla lettera del marito): Veronika Liebl – ottenuto
il passaporto a suo nome – parte da Genova per l’Argentina,
insieme ai suoi tre figli, e si ricongiunge con Eichmann che non
vede da ben 7 anni.
Ben Gurion (futuro Primo Ministro di Israele nel 1948) uno
degli organizzatori del gruppo paramilitare ebraico l’Haganah,
insieme a Simon Wiesenthal, è stato tra i più agguerriti “caccia-
tori” dell’ideatore della soluzione finale degli ebrei. Già dalle
testimonianze dei superstiti, al ritorno dai lager, e dopo le deposizioni al Processo di Norimberga, l’Haganah, prima di ancorarsi in difesa del neonato Stato israeliano, si prodigò alla ricerca
di questo orribile personaggio. Fu Arthur Pier l’artefice, insieme
a Manus Diamant, del ritrovamento delle fotografie che
Eichmann credeva di aver del tutto distrutto, riuscendo così a
restituire un volto a quell’ignoto terribile fantasma.
Arthur Pier, su disposizione dell’Haganah, si era recato dal
“Barone” per farsi ripetere in maniera diretta e dettagliata le
informazioni su Eichmann. Wisliceny ripete il numero di tessera SS n. 889895 rilasciata l’11 aprile del 1932, il numero di
matricola SS n. 45326 (oltre al gruppo sanguigno) tatuato sotto
il braccio sinistro e l’ascella, ma non fornisce nessun dettaglio
sui nomi delle amanti e soprattutto nessuna foto dell’ufficiale
tedesco. Il “Barone” propone ad Arthur Pier di recarsi da
Weisel, un sottoposto di Eichmann che aveva lavorato con lui
dal 1938 fino alla sua fuga da Praga e che ora si trovava agli
arresti nella prigione centrale di Vienna. Weisel aveva confessato il nome di due amanti di Eichmann: una si chiamava Margit
Kutschera (che gli era rimasta a fianco a Budapest fino al 1944),
ma di cui ormai si erano perse le tracce.
Ma forse valeva la pena di cercare l’altra sua storica amante:
Maria Masenbacher, di Doppel, ex proprietaria di una fabbrica
di cartone, poi ceduta alle SS che l’avevano trasformata in un
campo di rieducazione degli ebrei.
Ma neanche di lei sembrava essere rimasta traccia. Senonché
l’albergatore della locanda Woss – dove spesso si soffermava
Eichmann – indicò a Pier Arthur il nuovo indirizzo di Maria
Masenbacher: Harbachsiedlung n. 20 – ingresso 1 – Sobborgo
residenziale Urfahr, Linz, Austria.
Artuh Pier spedisce a incontrare la donna il giovane Manus
Diamont: biondo, statura media, di bell’aspetto, che conosceva
la lingua tedesca, con la consegna di entrare nelle grazie della
donna, spacciandosi per un ex collaborazionista olandese. Il
giovane si era presentato all’indirizzo di Urfahr dove gli aveva
aperto la porta una donna bruna, sui 35 anni circa, ordinaria, sottile, con una dentatura sporgente. Viveva sola perché divorziata
dal marito da circa 15 anni. Diamont ne seppe catturare la fiducia e l’amicizia e, poche settimane dopo, la donna condivise con
lui il suo prezioso e personale album delle fotografie da dove
estrasse la foto di Eichmann: “…questo è il mio Adolf!”. Con la
scusa di cercare tessere annonarie false, la Polizia locale su
pressione ebraica perquisisce la casa della Masenbacher e
Diamont di nascosto sottrae dall’album la foto che ritrae
Eichmann.
La foto viene copiata e diramata sia al Servizio speciale americano che alla polizia austriaca. Si cerca ovunque, ma ovunque
non si trovano tracce di Eichmann. Inoltre il padre e i fratelli di
Eichmann che abitano ancora a Linz confermavano la morte del
congiunto, la moglie e i figli non ne sapevano nulla, l’imminen-
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Foro Romano
Per non dimenticare
za della proclamazione dello Stato d’Israele, tutto remava a
favore di Eichmann che ebbe così modo di nascondersi prima e
fuggire poi in Argentina, indisturbato.
Ma non furono gli uomini del Mossad, il Servizio segreto israeliano, a scoprire Eichmann in Argentina, bensì un pensionato
ebreo cieco. Non servirono le fotografie per tanto tempo ricer-
cate, bastò un non vedente turbato, rimasto colpito dal fatto che
la figlia frequentasse un giovane amico che si faceva chiamare
Klaus Klement, ma anche Eichmann, e che pronunciava frasi
antisemite senza scrupolo. Lo segnalò a un amico, ma per lungo
tempo il Mossad non lo ascoltò. Poi un giorno Wiesenthal…
Ma questa è un’altra storia.
Un momentito señor… Eichmann
“R
at Line”, “via dei topi”, così veniva denominata
quella linea virtuale di congiungimento tra
l’Europa continentale e il Sud-America che transitava per Genova. Termine militare americano riutilizzato per
identificare quella rete di assistenza creata per agevolare la fuga
di criminali di guerra nazisti, spesso muniti di passaporti della
Croce Rossa internazionale con documenti firmati da alti prelati del Vaticano, ma pure con il benestare di una parte della
Chiesa protestante tedesca (e anche dei servizi di intelligence
internazionale, americani e britannici in particolare). Subito
dopo la fine del secondo conflitto mondiale, molti noti e meno
noti criminali nazisti sbarcarono direttamente in Sud America,
accolti con particolare favore dall’Argentina di Perón.
Nel 2003, il neoeletto presidente argentino Néstor Kirchner ha
fatto aprire gli archivi segreti al fine di rendere pubblico l’operato di Juan Domingo Perón, discusso presidente argentino, in
carica ininterrottamente dal 1943 al 1955 (anche successivamente per un anno nel 1973) da sempre criticato per l’ingresso
in Argentina di gerarchi nazisti e criminali di guerra, capaci di
far perdere le loro tracce in Europa.
In questi dossier segreti Uki Goñi, giornalista e scrittore argentino, ha potuto trovare prove documentali che ha successivamente
pubblicato nel suo libro Operazione Odessa. La fuga dei gerarchi
nazisti verso l’Argentina di Perón (Goñi, 2003) reperti che i
diversi governi argentini avevano dato ufficialmente per distrutti.
Più di sette mila documenti sono stati ritrovati nell’alveo naturale dell’epoca, ovvero nell’Archivio del Centro di Immigrazione di
Buenos Aires. Dopo la pubblicazione del libro di Goñi, il Centro
Simon Wiesenthal ha preteso l’apertura degli archivi segreti di
Buenos Aires e il presidente argentino Kirchner, appena eletto, ha
dato subito mandato al Ministro degli Interni Anibal Fernández di
procedere. Goñi racconta di alcune riunioni avvenute all’interno
della Casa Rosada tra il Presidente argentino Perón e i nazisti che
confidavano nell’appoggio sia del Vaticano che di altri supporti
sparsi in diversi Paesi europei, tra cui l’Italia. Lo scrittore sudamericano spiega, ancora, che la totale disponibilità di Perón ad
accogliere l’anima più nera europea, responsabile di milioni di
Foro Romano
morti nella Seconda Guerra Mondiale, era da considerare come
una risposta di contenimento all’avanzata sovietica, espressione
dell’ideologia comunista staliniana. La protezione dei nazisti era
dunque intesa in funzione anticomunista, sia per la Chiesa cattolica che per l’Occidente che per la stessa Argentina.
Perón consentì, durante la sua permanenza al governo, il transito di nazisti del calibro di Erich Priebke (alias Otto Pape) ritenuto responsabile della strage delle Cave Ardeatine a Roma
(processato in Italia, ora è quasi centenario e gira per ristoranti
romani potendo disporre di cinque ore di libertà giornaliere,
nonostante stia scontando la sua pena in detenzione domiciliare) che sbarcò in Argentina trasferendosi a San Carlos de
Bariloche. Negli incartamenti esaminati è stata ritrovata anche
una scheda pertinente all’“angelo della morte” Josef Mengele
(altrimenti detto Helmut Gregor), il “medico” del campo di sterminio di Auschwitz che raggiunse prima il Paraguay e poi
l’Argentina per trasferirsi infine in Brasile; il “macellaio” o “il
boia di Lione” Klaus Barbie, comandante della Gestapo della
cittadina francese, che arrivò a Buenos Aires, ma si trasferì in
Bolivia. Ante Pavelic, il “duce croato”, fondatore degli
Ustascia, che insieme al suo consulente finanziario Ivo Heinrich
fu espatriato insieme a settemila croati con suggello Vaticano e
benestare della Chiesa cattolica argentina. Tutti indirizzati direttamente a Perón. Una breve lettera di accompagno chiedeva al
Presidente argentino di occuparsi della sorte di questi profughi
croati da avviare come agricoltori in terra argentina.
Anche Adolf Eichmann, “il contabile dello sterminio”, “l’architetto dell’Olocausto”, insomma l’organizzatore scrupoloso,
responsabile della macchina dello sterminio di massa di milioni
di ebrei, anche lui, è sbarcato impunemente in Argentina attraverso la “Rat Line”. La sua storia ha avuto però uno sviluppo e
un epilogo particolari e merita una diversa attenzione.
In Alto Adige, il vescovo di Bressanone Geisler incarica il vicario generale Alois Pompanin di occuparsi della conversione al
rito cattolico dei protestanti Eichmann, Priebke, Martin Borman
e famiglia, che vengono così ribattezzati con il consenso delle
gerarchie ecclesiastiche, pratica adottata per diversi altri nazisti
17
Per non dimenticare
che, in cambio della conversione, trovarono il modo di mettersi
in salvo in Sud America (Steinacher, 2010).
Ora, Eichmann ha le carte in regola per essere avviato alla Curia
vescovile di Genova per la richiesta di un passaporto regolare.
Non è solo Uki Goñi a trovare interessanti documenti all’interno
dell’Archivio del Centro di Immigrazione di Buenos Aires, ma
anche una giovane ricercatrice che, fortunosamente, si ritrova tra
le mani proprio il passaporto originale: due timbri rossi, uno più
grande del Comitato internazionale della Croce Rossa e uno più
piccolo del viceconsole argentino a Genova, Pedro Solari
Capurro, con indicate sopra le generalità false di Eichmann, ovvero Ricardo Klement, nato a Bolzano il 23 maggio 1913, apolide,
di professione tecnico, figlio di N.N. (lo scoop è del noto quotidiano argentino “Página/12”). All’aguzzino sotto mentite spoglie
servono ancora altre credenziali curiali: ora è un povero altoatesino che ha perduto la cittadinanza per via dell’occupazione nazista
in Alto Adige e, allora, ecco pronta in sostituzione una dichiarazione di conferma identitaria firmata dal padre francescano
Edoardo Domoter, ovviamente altoatesino, stretto collaboratore
di un altro religioso locale, il vescovo Alois Hudal, uno dei più
attivi nell’organizzare e dirigere la grande fuga dei gerarchi nazisti. La studiosa argentina riesce abilmente a salvare tutta la documentazione grazie all’intervento della magistratura che provvede
all’inoltro del fascicolo scottante, relativo all’ingresso di
Eichmann in Argentina, alla sede del “Museo del Holocausto” di
Buenos Aires al fine di salvaguardarne l’integrità documentale.
Eichmann parte da Genova il 17 giugno 1950 e sbarca a Buenos
Aires quasi un mese dopo, il 14 luglio, avviandosi verso
Tucumán, nel nord ovest dell’Argentina. Trova e cambia diversi
lavori: come idrologo, allevatore di conigli, proprietario di una
lavanderia e operaio alle officine meccaniche della Mercedes
Benz. Nell’estate del 1952 si fa raggiungere a Buenos Aires dalla
moglie Veronika Liebl insieme ai suoi tre figli (che lo credono
uno zio), ma nel 1955 nasce un quarto figlio, Ricardo. Tutti frequenteranno il Collegio tedesco con il cognome Eichmann
Klement. Il figlio Klaus conosce e frequenta Sylvia Hermann, il
cui padre, Lothar, è cieco ed è un superstite del campo di
Dachau. Hermann è colpito dall’atteggiamento di questo ragazzo che si proclama enfaticamente antisemita e dice di chiamarsi
Klement, ma anche Eichmann. Così spedisce una lettera al suo
amico Fritz Bauer, procuratore generale presso la Corte d’appello in Germania, che allerta Isser Harel capo del Mossad, da
tempo alla ricerca del criminale nazista. Viene inviato un agente
israeliano in Argentina per controllare: trovano la casa dove abita
Ricardo Klement e la sua famiglia, quartiere San Fernando, via
Garibaldi. Riconoscono Veronika Liebl, ma serve la prova concreta che quell’uomo possa essere proprio l’ex ufficiale tedesco.
Serve una foto. Ancora una volta una foto per inchiodarlo. Ne
scatteranno quattro di foto che ritraggono Eichmann. Ed è la conferma, è lui, è Eichmann.
Aprile 1960 parte l’“Operazione Eichmann”. Gli agenti del
Mossad entrano in Argentina e organizzano il rapimento: cercano una casa sicura, l’attrezzano, l’allestiscono per l’accoglienza
e si preparano. È la sera dell’11 maggio 1960, Ricardo Klement
viene atteso da un’auto falsamente in panne parcheggiata in via
Garibaldi, la strada laterale che conduce all’abitazione di
Klement. La dinamica è nota: l’attesa dell’autobus n. 203 che
porta con sé Eichmann e che invece salta la fermata, la paura di
esser stati smascherati, l’attesa dell’autobus successivo, che
questa volta si ferma e scarica Ricardo Klement, alias Adolf
Eichmann. Un agente del Mossad gli va incontro, gli parla ….
un momentito, señor…l’obiettivo scappa urlando, l’agente lo
rincorre, lo blocca, lottano, arrivano altri agenti che lo caricano
in auto, il viaggio fino alla casa sicura. È fatta. Eichmann è stato
rapito ed è nelle mani del Mossad. Ora occorre fargli confessare la sua vera identità. … Il suo nome? “Ricardo Klement” …
No! Il nome precedente … “Otto Henninger” … No! Incalzato,
via con le domande più insidiose, lui non risponde. Infine: qual
è il suo nome di battesimo? Risposta: “Adolf Eichmann”.
Per dieci giorni Eichmann viene tenuto segregato e interrogato.
In quei giorni l’Argentina si preparava a celebrare il 150°
Anniversario dell’Indipendenza della Nazione. Tra le altre, era
stata invitata anche una rappresentanza israeliana che atterrerà
su flotta di bandiera israeliana El Al all’aeroporto internazionale di Ezeiza. È l’occasione da non perdere per trasportare fuori
dall’Argentina l’ex ufficiale nazista. Il 21 maggio, poco dopo
mezzanotte, Eichmann, stordito e vestito come un pilota dell’equipaggio della El Al, viene fatto salire segretamente a bordo
dell’aereo e trasferito in Israele.
Gary Weber, giornalista argentino, sul suo sito ha pubblicato
diversi articoli sull’argomento esponendo la sua perplessità
circa la rocambolesca avventura del sequestro Eichmann, essendo documentabile solo la versione del Mossad israeliano.
L’incognita di cosa sia veramente accaduto fra Eichmann e gli
agenti del Mossad nei dieci giorni in cui fu sequestrato, rimane
aperta. Forse l’ex ufficiale ha patteggiato qualcosa, magari un
salvavita per la sua famiglia o chissà. Weber non indica fonti
scientifiche che supportino la sua tesi, ma le perplessità sono
plausibili. Qualcuno sostiene che fu una partita di scambio: una
fornitura di armi nel 1960 in cambio della non strumentalizzazione del processo Eichmann contro la RFT. Insomma,
l’Argentina può aver “scaricato” l’ufficiale tedesco ormai compromesso e Israele può aver negoziato il rapimento al fine di
portare il rapito, senza impedimenti, in Israele.
Eichmann sequestrato in Argentina e in Israele arrestato, processato e condannato a morte.
Sono passati cinquant’anni da quell’11 aprile 1961, quando
cominciò il processo ad Adolf Eichmann. Fu impiccato pochi
minuti prima della mezzanotte del 31 maggio 1962. Il corpo
venne cremato e le sue ceneri disperse in mare, nel
Mediterraneo, oltre il limite delle acque territoriali israeliane. Il
secchio venne sciacquato diverse volte in acqua, affinché non
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Foro Romano
Per non dimenticare
rimanesse alcuna traccia. L’uomo responsabile delle deportazioni di massa, organizzate, sistematicamente preparate con metodica e zelo, non esiste più.
Ciò che permane, invece, è la certezza che certe categorie
come la diligenza, l’abnegazione e la costanza, applicate alla
malvagità, deflagrano inevitabilmente nell’orrore. Fondamentale la necessità di ricostruire una verità, storica o processuale
che sia, che sostenga e puntelli la memoria nella speranza di
non lasciar ripetere l’indicibile. La memoria dell’uomo è labi-
le, occorre quindi continuare a tener desta l’attenzione sui
diritti umani anche se l’insistenza di una memoria imposta può
produrre l’effetto contrario: una specie di “santificazione” dell’orrore che allontana da sé riflessioni, anziché promuoverle. Il
rischio di futuri nuovi stermini è possibile, persino prevedibile. Come d’altronde la stessa Argentina ha potuto sperimentare. Ma d’altra parte saranno bastate poche “lezioni”. Di cattivi
maestri nel territorio ce n’erano già tanti. E di perversi apprendisti anche.
La banalità del male di Hannah Arendt
Il film su Hannah Arendt della Margarethe Von Trotta, con
Barbara Sukowa – la brava attrice tedesca interprete della
Arendt – ha riacceso l’interesse verso l’autrice de Le origini del
totalitarismo.
La filosofa fu inviata dal direttore del mensile “New Yorker” a
Gerusalemme ad assistere al Processo ad Adolf Eichmann. Forse,
fosse dipeso da lei, ne avrebbe fatto volentieri a meno. La prospettiva di sottoporsi a un lungo trasferimento in altro continente
– seppure tornando alle radici della sua identità ebraica e alla sua
lingua madre, per un tempo incerto, ma certamente lunghissimo,
abbandonando quella sua comoda sistemazione nel suo appartamento newyorkese, laddove era ormai una prestigiosa docente
universitaria – la preoccupava particolarmente. Ma il direttore fu
insistente: nessun’altra come lei avrebbe potuto meglio interpretare quel processo che si andava annunciando come l’evento del
secolo. E così partì, senza sapere che la sua lucida logica si sarebbe scontrata poi con il comprensibile desiderio da parte di Israele
di fare di quell’evento la pietra fondante del giovane Stato ebraico. Inoltre, veniva quasi sempre contestata dai suoi connazionali
per via di quella sua pregressa storia con il suo maestro, il filosofo tedesco Martin Heiddeger (una controversa storia d’amore che
la segnò a vita) in odore di antisemitismo.
Prese ad assistere alle interminabili sedute di quel processo interessandosi agli strazianti racconti dei testimoni, all’implacabile
prosa del Procuratore generale che, come un regista attento
all’effetto, dosava i resoconti dei testimoni, le immagini laceranti dei campi di concentramento, le registrazioni audio per
seppellire di prove e indizi quel “mostro” alla sbarra additato
come responsabile maggiore dell’Olocausto. Man mano che le
udienze si succedevano, Hannah Arendt spostava il centro della
sua osservazione intorno al personaggio dell’imputato: il suo
atteggiamento distante, quasi offeso, il suo raffreddore, i suoi tic
nervosi, la sua pignoleria al limite della petulanza. La sua normalità. Da qui il punto di svolta della sua narrazione: alla sbarra non c’era affatto quel mostro dalle sembianze umane che il
Foro Romano
Procuratore generale andava disegnando, ma un essere normale,
capace, come tanti normali, perfino di gesti efferati, passati al
setaccio della coscienza con il pretesto ipocrita del “dovere da
compiere”. La Arendt inviò al giornale i suoi resoconti che
erano ben diversi, a questo punto, da quelli che l’intera
Comunità ebraica si aspettava da una di loro scatenando di puntata in puntata un vespaio di polemiche. La sua narrazione verrà
poi racchiusa in una pubblicazione che venne pubblicata nel
1963 con il titolo Eichmann in Jerusalem. A Report on the
Banality of Evil (la traduzione italiana invertirà i titoli: La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme). L’opera conobbe un
successo mondiale senza precedenti, ma anche l’ostracismo
aperto della Comunità ebraica: infatti il libro in questione fu per
lungo tempo bandito in Israele e tradotto solo nel 2002.
Bibliografia
ARENDT H., La banalità del male – Eichmann a Gerusalemme, Milano,
Feltrinelli, Milano, 2001.
BRAUMAN R. - SIVAN E., Uno specialista. Ritratto di un criminale moderno
(FR, 1999). Documentario girato con materiale tratto dal processo tenuto in
Israele nel 1961 ispirandosi ad ARENDT, La banalità del male... cit.
D. CESARANI, Adolf Eichmann. Anatomia di un criminale, Mondadori,
Milano, 2007.
U. GOÑI, Operazione Odessa. La fuga dei gerarchi nazisti verso l’Argentina
di Perón, Garzanti, Milano, 2003.
G. HAUSNER, Sei milioni di accusatori. La relazione introduttiva del procuratore generale al processo Eichmann”, Torino, Einaudi, 2010.
M. PEARLMAN, È lui: Eichmann, Milano, Ed. Arnoldo Mondadori, 1961.
G. STEINACHER, La via segreta dei nazisti. Come l’Italia e il Vaticano salvarono i criminali di guerra, Milano, Rizzoli, 2010.
VON TROTTA M., Hannah Arendt, Produzione Germania-LussemburgoFrancia, 2012.
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Per non dimenticare
Il Grand Tour e il Cimitero acattolico di Roma:
il viaggio, la conoscenza, la memoria
Daniela Coppola
Giornalista Pubblicista
O
ggi siamo portati a considerare il viaggio come un celere spostamento da un luogo all’altro del pianeta. Un
tempo, invece, il viaggio era un’esperienza che esigeva
una paziente preparazione e grandi abilità organizzative.
Il Settecento è stato il secolo d’oro dei viaggi, l’Era di una cultura ancorata a parametri razionali cosmopoliti e soprattutto itineranti. Il termine specifico Grand Tour compare già nel 1697
nel volume di Richard Lassels An Italian Voyage, or, Compleat
Journey through Italy: “Nessuno è in grado di comprendere
Cesare e Livio come colui che ha compiuto il Grand Tour completo della Francia e il giro dell’Italia”.
Due eventi in particolare delimitano il fenomeno cultuale del
Grand Tour: il primo riguarda una pubblicazione di Joseph
Addison, considerato il padre del giornalismo inglese che nel
1699 cominciò la sua carriera di diplomatico e viaggiò molto per
tutta l’Europa, scrivendo e studiando politica. Al suo soggiorno
in Italia ha dedicato due testi: uno del 1701 intitolato Letter from
Italy to the Right Hon, l’altro, del 1705, intitolato Remarks upon
Several Parts of Italy. Il secondo evento che chiude e circoscrive questa pratica si riscontra al principio del secolo successivo
con l’inizio delle campagne napoleoniche che mettono a soqquadro l’Europa e interrompono la foga dei viaggi.
In epoca romantica i viaggi riprendono vigore: si inaugurano
nuovi blocchi ferroviari (il che farà dire a John Ruskin: “Gli
uomini non hanno visto granché andando lenti, figuriamoci se
vedranno di più andando veloci”), Thomas Cook apre la sua
prima agenzia di viaggio, (diventando di fatto il precursore del
turismo moderno), e vengono pubblicate le prime “Baedeker”,
le prime guide turistiche che cambiano radicalmente il senso e
la filosofia del viaggio. La letteratura romantica circola di pari
passo con la letteratura “di viaggio” (Addison sul suo giornale
“Tatler” affermava: “non ci sono libri dai quali traggo maggior
diletto di quelli che narrano di viaggi”). Pensiamo alle pagine di
Mary Shelley (il libro di viaggi, A zonzo per la Germania e per
l’Italia del 1844), ma soprattutto a Goethe, con il suo Viaggio in
Italia che racconta del suo soggiorno nel nostro Paese durato
circa due anni e la produzione di letteratura di viaggio in Francia
e in Italia di Henry James.
Dunque, il viaggio. E la conoscenza.
Ciò che rende ufficiale questa particolare istituzione che prende
il nome di “Gran Tour” è quell’esperienza capace di fare dei
figli degli aristocratici e di borghesi europei (rampolli di quelle
nuove classi emergenti: mercanti, banchieri, burocrati di stato e
professionisti), degli autentici gentiluomini e degli apprendisti
diplomatici. A queste identità si aggiunsero studenti, scrittori,
artisti che giungevano nelle diverse città d’arte italiane provenienti dal nord Europa (Mozart venne in Italia per far conoscere la propria musica e Fugger, noto banchiere, mandò il figlio a
Venezia perché imparasse le nuove tecniche del sistema bancario italiano). Tra la fine del Cinquecento e l’Ottocento non c’è
intellettuale europeo – il tour è considerato un’arte soprattutto
dagli inglesi e dai tedeschi – che in qualche modo non abbia
compiuto il proprio pellegrinaggio laico nella nostra penisola e
in Francia. Il Grand Tour divenne consuetudine didattica sia per
i giovani più istruiti, scortati da tutori intransigenti, spesso scrittori e filosofi, sia per le giovani fanciulle, fenomeno del tutto
nuovo allora, spesso accompagnate dagli occhi severi di “anziane” zie nubili o comunque familiari. I viaggiatori consideravano l’Italia matrice e custode della tradizione classica e, smessi i
rassicuranti abiti accademici, intendevano verificare le diverse
competenze già acquisite, per poter conoscere meglio e approfondire la cultura, l’arte e le antichità di casa nostra. Inoltre,
attraverso l’esperienza del “grande giro” il giovane era solito
acquisire quelle particolari doti di coraggio e intraprendenza
(oltre alla conoscenza delle lingue straniere e degli usi e costumi dei luoghi visitati) che erano ritenute irrinunciabili per membri di una nuova classe dirigenziale. Una comparazione del noto
con l’ignoto, del familiare con l’estraneo, un modo quindi per
crescere e rinnovarsi, tanto nello spirito che nel corpo. Nobili e
borghesi commissionavano sculture e ritratti con sfondi di luoghi artistici italiani a pittori come “il Canaletto”, Pompeo
Batoni, Gian Battista Piranesi artisti altamente apprezzati dai
visitatori del Gran Tour. Per questi illustri turisti, collezionisti e
non solo, le giornate trascorrevano visitando luoghi culturali,
studiando e facendo acquisti di opere d’arte nostrane. Insomma,
tempi di spostamenti nello spazio, come visita e conoscenza di
città in città italiane, dalle Alpi alla Sicilia, passando ovviamente per Firenze e per Roma.
Molti stranieri programmavano il viaggio, che durava di norma
anche diversi mesi, se non anni. E qui bisognerebbe porre l’attenzione su un diverso aspetto, quello materiale del viaggio, che
spesso viene taciuto dalla letteratura di genere. Che fossero
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Foro Romano
Per non dimenticare
tempi difficili sia per gli spostamenti che per la salute fisica,
questo è noto, tuttavia si dovrebbero considerare alcuni elementi: le lunghe ore passate in carrozza, le attese interminabili per
un cambio di cavalli o di una diligenza, arredi e corredi trasportati in bauli e bagagli gestiti e affidati a maestranze avventizie,
tutti gli inconvenienti più disparati e i pericoli incontrati sia per
strada, che nelle inospitali e scomode e spesso luride locande,
infestate oltre che da malfattori anche da pulci, pidocchi e parassiti vari. E ancora, le malattie, le epidemie, e la morte.
dallo statuto del sacrario.
Nella lunga storia di questo Cimitero sono presenti molti personaggi che hanno voluto e lottato per mantenere aperto e attivo
questo luogo della memoria. La gestione dell’intero sito (di proprietà privata) è a cura di un’associazione, composta da 14
Ambasciate in Roma, che governa le sepolture dei connazionali.
È un filo rosso quello che attraverso il viaggio, la conoscenza e
la memoria e ci ha portato fin qui.
Percorreremo in lungo e in largo questo piccolo territorio dove
le storie che aleggiano le troviamo impresse sulle lapidi appartenenti ai personaggi qui sepolti, e che a volte vanno studiate, se
non decifrate. Storie romantiche, impregnate di sangue e passione, storie d’amore, storie di guerra, di religione, ma tutte con
una propria vita autonoma che torna puntuale nella sintesi marmorea del monumento funebre o dell’iscrizione.
Un dovere di sintesi ci impone di limitare la menzione solo ad
alcune di queste tombe.
Come tutti sanno qui c’è la tomba del grande poeta inglese John
Keats: ancora oggi i turisti inglesi visitano apposta il cimitero
per rendere omaggio al loro illustre connazionale. Ma forse
pochi sanno la vicenda legata all’inumazione del poeta. Il suo
grande amico Joseph Severn, in un esercizio di pietà molto
romantico, descrisse all’amico poeta già devastato dalla tubercolosi, di un luogo ameno all’ombra della Piramide Cestia, che
già ospitava alcune tombe circondate da violette, fiori che Keats
amava molto. E Keats per tutta risposta al racconto dell’amico
replicò di aver “già la sensazione dei fiori che gli crescevano
sopra”. Severn aveva descritto le violette che crescevano sparse, l’erba verde e le greggi di pecore al pascolo libero sul luogo
che aspirava a diventare un cimitero in piena regola. Keats che
si spense a Roma a soli 26 anni nel 1821 e alla sua morte –
secondo le sue volontà – fu sepolto nell’allora Cimitero protestante con una pietra tombale che non recava inciso il suo nome,
ma solo una generica indicazione di “young English poet” e la
seguente frase: “Qui giace uno il cui nome fu scritto nell’acqua”. Al suo fianco riposa anche il devoto amico Joseph Severn
e in mezzo a loro compare la piccola lapide del giovane figlio di
quest’ultimo.
Poco distante, la tomba di Percy Bysshe Shelley, che morì trentenne l’anno dopo. Keats e Shelley – i due poeti inglesi accomunati nell’immaginario collettivo da una medesima sorte che li ha
strappati alla vita ancora giovani – insieme in questo luogo:
“poter scoprire come fossero la doppia faccia della stessa
medaglia. Uno timido e introverso, e guarda caso scompare di
malattia a soli 26 anni; l’altro irascibile, violento, faceva a coltellate con i bulli trasteverini insieme a Byron e finisce i suoi
giorni annegato per essere uscito in mare nonostante una forte
tempesta. Così lontani, eppure inesorabilmente uniti nella forza
dei sogni” (Rubinetti, 2011).
Una storia terribile fatta di gesti e pratiche che sanno di dialogo
stretto con la morte, secondo una sensibilità intrisa di romanti-
La memoria
Due questioni determinanti sono degne di nota: la prima è dettata dal fatto che un epilogo tutt’altro che infrequente di questi
viaggi era che in molti morivano prima di far ritorno nelle loro
case d’origine. La seconda, strettamente connessa con la religione: l’ortodossia, il protestantesimo e il calvinismo erano pratiche religiose molto seguite in tutta Europa, mentre in Italia la
Chiesa cattolica troneggiava indiscussa su costumi, abitudini e
pratiche. A cominciare da quelle per i defunti. Dove ospitare,
quindi, i viaggiatori passati a miglior vita nella Città eterna?
Tanto per cominciare, fuori dalle porte cittadine.
A Roma, fino ai primi dell’800, la zona tra Porta S. Paolo e
Testaccio era chiamata “i prati del popolo romano” e la
Piramide di Caio Cestio, inglobata tra le Mura Aureliane, dominava la parte antica di questo luogo che nel tempo si sarebbe trasformato in un cimitero. Non sono stati ritrovati altri precisi luoghi sepolcrali destinati ai non cattolici: il cimitero degli ebrei era
posizionato sulla collina dell’Aventino di fronte al Circo
Massimo dove ora è collocato il roseto comunale e altre sparse
sepolture sono state trovate presso il “Muro torto” tra il Pincio
e piazzale Flaminio. Comunque secondo la legislazione dello
Stato Pontificio (il cimitero fu aperto ufficialmente durante il
papato di Pio VII, nel 1821) nessun acattolico poteva essere inumato in una chiesa romana o terra benedetta e le tumulazioni
dovevano essere effettuate solo di notte, al lume delle torce, per
non provocare reazioni di fanatismo religioso e per preservare
l’integrità dei partecipanti alla cerimonia funebre. Il luogo
divenne col tempo il sacrario privilegiato dei tanti stranieri che
l’Urbe attirava.
Nel tempo diverse sono state le definizioni conferite a questo
Cimitero: dei protestanti, degli inglesi, ma anche degli artisti e
dei poeti, definizioni che sono rimaste ancora valide, sebbene
non interpretino ora in modo completo il luogo, tant’è che la
denominazione corretta è quella che si è affermata dopo 1870,
Cimitero degli acattolici di Roma. Risale al 1738 la prima sepoltura a nome Langton, uno studente inglese che diede il via
all’inumazione: ora in questo piccolo camposanto riposano le
spoglie di oltre quattromila persone, perlopiù inglesi e tedeschi,
ma anche americani, scandinavi, russi, greci, persino qualche
cinese e mediorientale. Anche italiani, ma solo se congiunti per
via parentale a persona straniera già sepolta, così come previsto
Foro Romano
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Per non dimenticare
la figlia e la nipote del grande Tolstoj; Bruno Pontecorvo, uno
dei ragazzi di Via Panisperna, fisico e allievo di Enrico Fermi,
(fratello di Gillo, il regista) che si trasferì volontariamente in
Unione Sovietica, dove morì nella cittadina di Dubna.
C’è Ursula Hirschman, vedova di Eugenio Colorno e moglie di
Altiero Spinelli – autore insieme a Ernesto Rossi del “Manifesto
di Ventotene” – e instancabile divulgatrice del Manifesto.
Successivamente, insieme al marito, partecipò alla formazione
del “Movimento federalista europeo” da cui è nato il pensiero
europeista moderno.
Ci sono le figure leggendarie di Rosa Bathurst, la diciasettenne
bellissima caduta da cavallo e Elsbeth M. Wegner Passarge passata dal sonno alla morte la prima notte di nozze.
Ci sono la scrittrice Luce d’Eramo e l’attrice inglese Belinda
Lee, piuttosto famosa negli anni ’60 per i suoi film procaci, ma
anche presenza maiuscola in piccole caratterizzazioni, come “I
magliari” di F. Rosi, “La lunga notte del ’43” di F. Vancini e
“Fantasmi a Roma” di A. Pietrangeli.
Ce ne sono tante di storie e leggende che fluiscono e si aggrovigliano in questo luogo assolutamente vitale e incantato. Luogo
di pellegrinaggio da parte di visitatori stranieri, di preghiera per
i defunti, di riflessione per chi voglia, seguendo quel filo rosso
e lungo il percorso, farsi avvolgere dall’emozione della Storia.
cismo: Shelley che annega in mare nei pressi di Porto Venere e
Lord Byron che ne recupera il corpo e lo fa cremare sulla spiaggia, mentre l’amico John Trelawny, (che riposa accanto al poeta)
– sfidando il fuoco – recupera il suo cuore e lo consegna alla
vedova Mary che lo porta via con sé e lo vorrà seppellire in terra
inglese laddove un giorno lei stessa si farà inumare……. Cor
cordium (cuore dei cuori). Ogni lapide, una storia. Shelley ha
dedicato a Keats il poema Adonais. È sua la definizione sull’arte della poesia: “La poesia…. È uno specchio che rende bello
ciò che è distorto!”. Dalla moglie ha avuto cinque figli e
William, uno di loro, riposa vicino al padre. Mary Shelley in una
lettera parla del marito come uno spirito imprigionato che ora
vaga libero e felice.
E di spiriti liberi, in questo luogo, ce ne sono molti.
Ci sono William Wetmore Story, scultore statunitense spentosi
nel 1895 che, insieme alla moglie, è vegliato dalla statua conosciuta come “l’Angelo del dolore” realizzata dallo scultore stesso e Hendrik Christian Andersen, anche lui scultore americano,
ma di origini norvegesi (da non confondere con l’omonimo
Hans delle favole, danese, scrittore). Entrambi gli scultori ebbero rapporti con lo scrittore statunitense Henry James: di Story ne
scrisse la biografia, di Andersen ne fu l’amante (James, 2000).
C’è August von Goethe, uno dei figli del grande letterato tedesco, deceduto due anni prima del padre; non era uno scrittore,
ma un semplice contabile. Il padre volle consegnare ai posteri
non il nome proprio del figlio, ma un’iscrizione tombale emblematica: “Goethe filius patri”. Forse una rivendicazione di paternità estrema e disperata e non un’improvvida autocelebrazione,
come sembrerebbe a prima vista.
Dei vialetti cimiteriali ne parla D’Annunzio ne “Il piacere” e
Pier Paolo Pasolini ne “Le ceneri di Gramsci” perché è in questo luogo che sono conservate le spoglie del politico e pensatore sardo, spostate dal Verano per volontà della cognata Tatiana.
C’è Dario Bellezza poeta e amico di Pasolini che riposa vicino
a Gramsci. Ci sono poeti e scrittori come Carlo Emilio Gadda,
Amalia Rosselli e Gregory Corso, il grande esponente della
Beat generation, il genio ribelle cui la letteratura ha regalato il
riscatto da una vita dissoluta. Il poeta chiese e ottenne di essere
sepolto accanto a Shelley.
Ci sono i volontari che hanno combattuto a fianco di Garibaldi
durante il Risorgimento italiano, ma anche il principe Felix
Youssoupoff, padre di uno degli assassini di Rasputin. Ci sono
Bibliografia e video
BECK-FRIIS J., Il Cimitero acattolico di Roma, Malmö, Casa editrice
Allhems Förlag, 1956.
BRILLI A., Quando viaggiare era un’arte. Il romanzo del Grand tour,
Bologna, Il Mulino, 1995.
HIRSCHMANN U., Noi senzapatria, Bologna, Il Mulino, 1993.
JAMES H., Amato ragazzo. Lettere a Hendrik C. Andersen (1899-1915), a
cura di Rosella Mamoli, Padova, Marsilio, 2000.
MACZAK A., Viaggi e viaggiatori nell’Europa moderna, Roma, Laterza, 2009.
RADIO TELEVISIONE ITALIANA, Programma “Italia che vai”, in
http://www.youtube.com/watch?v=V_HTMB5trbA.
RUBINETTI A., Cimitero acattolico, Roma, Iacobelli, 2011.
THURSFIELD A., direttrice del “Cimitero acattolico”, www. romavideo.it,
http://www.youtube.com/watch?v=D2uLaUR__LI.
Sito ufficiale del “Cimitero acattolico di Roma”: http://cemeteryrome.it/.
22
Foro Romano
Le Voci dell’Avvocatura
La XXXVI Conferenza dei Giovani Avvocati
A cura della Redazione
N
el 1968, Carlo Fornario, amato Presidente del nostro
Ordine, accolse la proposta di Tommaso Bucciarelli e
dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati di dar vita,
a Roma, alla Conferenza dei Giovani Avvocati che, istituita nel
1967, si ispira ad una formula seguita per lunga tradizione da
numerosi Ordini forensi di ogni parte del mondo.
A partire dal 9 gennaio 1968, sono stati selezionati giovani
destinati ad affermarsi come Avvocati di alto livello.
Sulla scia di questa luminosa tradizione, anche quest’anno, è
stato bandito un concorso, coordinato dal Presidente, Avv.
Mauro Vaglio, con il supporto dell’Avv. Cristina Tamburro, articolato in prove scritte e orali, tendenti ad accertare la preparazione dei candidati sul piano umanistico, deontologico, tecnico,
giuridico, oltre che nelle lingue straniere.
I cinque vincitori sono stati proclamati “Segretari della
Conferenza” e resteranno in carica per due anni.
Durante gli anni in cui rimarranno in carica, i Segretari si dedicheranno a studi, conferenze e dibattiti, soprattutto su problemi
che riguardino le giovani generazioni forensi; intratterranno,
inoltre, rapporti con le istituzioni similari e con giovani
Avvocati all’estero.
Nel corso della Cerimonia ai Segretari proclamati è stata offerta una Toga d’onore intitolata alla memoria di Avvocati romani
deceduti che hanno dato lustro all’Ordine forense, nonché premi
in denaro utilizzando anche la dotazione operata dall’Avv.
Lucio Ghia in ricordo dell’Avv. Ferdinando D’Atena.
Al primo Segretario è stata consegnata una targa offerta dalla
Sezione di Roma dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati.
Il primo Segretario ha svolto la relazione su un tema, da lui scelto, di interesse giuridico.
Ai vincitori della selezione tra i partecipanti al corso Scuola
Forense “Vittorio Emanuele Orlando”, sono state consegnate
cinque toghe intitolate ad altrettanti Avvocati che hanno onorato la classe forense.
Secondo una tradizione ormai consolidata, unitamente alla proclamazione dei «Segretari della Conferenza» si è svolta la cerimonia per la consegna della medaglia d’oro agli Avvocati che
hanno raggiunto 50 e 60 anni di iscrizione all’Albo e consegnata una medaglia d’oro anche agli Avvocati dello Stato e ai
Magistrati, collocati a riposo, che hanno raggiunto i più alti
gradi. In tal modo, si è inteso tributare il doveroso omaggio a
quanti, per tanti anni, hanno tenuto alto l’onore e il prestigio
dell’Avvocatura e della Magistratura e hanno dimostrato con i
fatti che le due funzioni sono complementari, rispecchiano due
aspetti dello stesso fenomeno e possono essere esercitate con il
Foro Romano
dovuto reciproco rispetto.
La Cerimonia (che si è tenuta il giorno 14 dicembre nella storica e prestigiosa Aula Avvocati all’interno del Palazzo di
Giustizia di piazza Cavour), ha rappresentato per l’Ordine
degli Avvocati di Roma l’occasione per affidare ai Giovani
Avvocati il compito di continuare la luminosa tradizione del
nostro Foro.
PROGRAMMA DELLA CERIMONIA
Dopo il saluto del Presidente del Consiglio dell’Ordine degli
Avvocati di Roma, Avv. Mauro Vaglio (riportato nel presente
articolo), sono intervenuti:
- l’Avv. Paolo Berruti (per il Consiglio Nazionale Forense),
- l’Avv. Nicola Marino (per l’Organismo Unitario dell’Avvocatura Italiana),
- l’Avv. Nunzio Luciano (per la Cassa Nazionale di
Previdenza e Assistenza Forense),
- gli Avv.ti Carlo Martuccelli, Salvatore Orestano e Franco
Carlo Coppi (a nome degli Avvocati premiati),
- il Dott. Ernesto Lupo (a nome dei Magistrati collocati a
riposo ai quali è stata conferita la medaglia).
Particolarmente toccante il momento della Consegna delle
Toghe d’Onore ai vincitori della selezione della Scuola Forense
“Vittorio Emanuele Orlando” (responsabile il Consigliere Avv.
Riccardo Bolognesi), dei diplomi e dei premi ai Segretari della
Conferenza.
L’Avv. Matteo Allena, Primo Segretario, ha tenuto la conferenza sul tema «La scelta di una professione» (il cui intervento è di
seguito riportato).
COMITATO D’ONORE
Gaetano SILVESTRI
Presidente della Corte Costituzionale
Michele VIETTI
Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Anna Maria CANCELLIERI
Ministro della Giustizia
Giorgio SANTACROCE
Presidente della Corte Suprema di Cassazione
Gianfranco CIANI
Procuratore Generale della Corte Suprema di Cassazione
23
Foro Romano
Le Voci dell’Avvocatura
Giorgio GIOVANNINI
Presidente del Consiglio di Stato
Giorgio SPANGHER
Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università “La Sapienza”
Francesco TRIFONE
Presidente del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche
Gian Piero Giuseppe MILANO
Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università “Tor Vergata”
Raffaele SQUITIERI
Presidente della Corte dei Conti
Paolo BENVENUTI
Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università “Roma Tre”
Salvatore NOTTOLA
Procuratore Generale della Corte dei Conti
Antonio NUZZO
Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università “Luiss”
Michele Giuseppe DIPACE
Avvocato Generale dello Stato
Angelo RINELLA
Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università “Lumsa”
Piero Guido ALPA
Presidente del Consiglio Nazionale Forense
COMMISSIONE D’ESAME
La Commissione del concorso della XXXVI Conferenza dei
Giovani Avvocati è stata presieduta, su delega del Presidente del
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, dall’Avv.
Cristina Tamburro.
Essa era composta, a norma del Regolamento della Conferenza,
da:
Francesca Roseti, Vincenzo Miri, Alessandro Fabbi, Lorenzo
Paolucci, Fiammetta Magliocca (Segretari della XXXIV
Conferenza);
Lavinia Albensi, Giulia Bonsegna, Anna Maria Bentivegna,
Luigi Annunziata, Gianfrancesco Iannizzi (Segretari della
XXXV Conferenza);
Ilaria Gioffrè (Sezione Romana dell’AIGA);
Paola Rebecchi (Camera Penale di Roma);
Giandomenico Catalano (A.N.F.-Roma);
Catello PANDOLFI
Presidente della Corte di Appello di Roma
Luigi CIAMPOLI
Procuratore Generale della Corte di Appello di Roma
Angelo Raffaele DE DOMINICIS
Procuratore Generale della Sezione Lazio della Corte dei Conti
Mario BRESCIANO
Presidente del Tribunale Ordinario di Roma
Salvatore PISCITELLO
Presidente del Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio
SEGRETARI DELLA XXXVI CONFERENZA
Giuseppe PIGNATONE
Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di
Roma
Matteo ALLENA
Claudia CONFORTINI
Valerio VITALE
Viviana DI IORIO
Fulvia VITALE
Luigi FRATI
Rettore dell’Università “La Sapienza”
Giuseppe NOVELLI
Rettore dell’Università “Tor Vergata”
I Segretario
II Segretario
III Segretario
IV Segretario
V Segretario
TOGHE D’ONORE
Luigi STORACE
al Segretario Matteo Allena
Mario PANIZZA
Rettore dell’Università “Roma Tre”
Massimiliano VENCESLAI
al Segretario Claudia Confortini
Massimo EGIDI
Rettore dell’Università “Luiss”
Massimo CARCIONE
al Segretario Valerio Vitale
Giuseppe DALLA TORRE DEL TEMPIO DI SANGUINETTO
Rettore dell’Università “Lumsa”
24
Foro Romano
Le Voci dell’Avvocatura
Pietro Paolo MENNEA
al Segretario Viviana Di Iorio
Giovanni FRONTICELLI BALDELLI Marcello FURITANO
Vincenzo GRECO
Bruno GUARDASCIONE
Fabrizio Vittorio LEMME
Giulio Romano LONGARI
Fulvio MAFFEI
Maria Vittoria MARCHI
Angiolo MARRONI
Alessandro METE
Lucio MOLINARO
Salvatore NEGLIA
Fulvio PALMIERI
Anna PATTI
Vincenzo PELLEGRINO
Giorgio Marcello PETRELLI
Antonio PIERPAOLI (alla memoria)
Giovanni RIZZO
Oreste ROSSI
Gaetano SALVATORE
Fabio SEVERINI
Antonino SMIROLDO
Patrizio SPINELLI
Giovanni TORTORICI
Piergiorgio VILLA
Edmondo Giuliano ZAPPACOSTA
Rosanna NAPOLI
Salvatore ORESTANO
Gabriele PAPPAGALLO
Giuseppe PAVONE
Mario PERONE
Alfonso PICONE
Cecilia REANDA
Guido ROMANELLI
Giancarlo SABATINI
Francesco SCIGLIANO
Aldo SINATRA
Giorgio SPADAFORA
Paolo STELLA RICHTER
Federico VAGNONI
Augusto VITO
Pietro ADONNINO
al Segretario Fulvia Vitale
TOGHE D’ONORE AI VINCITORI
DELLA SELEZIONE DELLA SCUOLA FORENSE
“VITTORIO EMANUELE ORLANDO”
INTITOLATE ALLA MEMORIA DEGLI AVVOCATI
Ettore BOSCHI
Carlo Antonio TROJANI
Giampaolo MAFFEI
Nunzio IZZO
Elena MESSINA
I classificato Veronica Granata
II classificato Alessia Troiani
III classificato Giulia Campi
IV classificato Pasquale Manili
V classificato Enrica Scarantino
MEDAGLIE
AVVOCATI CON 60 ANNI DI ISCRIZIONE
Giorgio DE MARCHI
Antonio FUNARI
Michele GIORDANO
Marisa GNOCCHI
Sergio MAGNANI
Lorenzo MORERA
Michele PELLICCIARI
Marcello RAZZOVAGLIA
MAGISTRATI
Paolo BARDOVAGNI
Bruno BATTIMIELLO
Eugenio BETTIOL
Mario BOVE
Corrado CARNEVALE
Ornella CASCINO
Sergio CASTALDO
Domenico CORTESANI
Giuseppe M. COSENTINO
Domenico DE BIASE
Giovanni Pietro DE FIGUEIREDO Maria Luisa DE LEONI
Michele DE LUCA
Osvaldo DURANTE
Antonino ELEFANTE
Massimo FEDELI
Francesco FELICETTI
Carlo FIGLIOLIA
Antonio FILABOZZI
Aldo GRASSI
Antonio IANNIELLO
Ernesto LUPO
Afro MAISTO
Francesco MARSANO
Eugenio MAURO
Domenico Massimo MICELI
Nadia PALMIERI
Marco PIVETTI
Roberto PRETEN
Nicola RANA
Giuseppe SANTORO
Aldo SCIVICCO
Evasio SPERANZA
Franco TESTA
Roberto THOMAS
Orlando VINCI
AVVOCATI CON 50 ANNI DI ISCRIZIONE
Domenico ANGELINI
Adriano AURELI
Claudio BERLIRI
Cesare Massimo BIANCA
Luigi BUGLIOSI
Massimo CASELLA P. DI MATRICE
Franco CIARRAVANO
Franco Carlo COPPI
Marcello CORRADI
Tullio DE FELICE
Luigi DE PETRILLO
Rufo ERMINI
Marina FOLLIERO
Nicodemo FURFARO
Ludovico GRASSI
Dante GROSSI
Pietrangelo IARICCI
Biagio Francesco LEVATO
Maria Athena LORIZIO
Nicola MARCHESE
Carlo MARICONDA
Carlo MARTUCCELLI
Giuseppe ARCIDIACONO
Mario BARCA
Giovanni BERNARDINI
Giuseppe BOZZI
Giacomo CARFAGNA
Orfeo CELATA
Luigi CONDEMI
Fabrizio CORBO’
Domenico D’AMATO
Elio DE MATTEIS
Vittorio DE SANCTIS
Carlo FIAMMENGHI
Foro Romano
25
Le Voci dell’Avvocatura
Un’Avvocatura sempre più forte
Mauro Vaglio
Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma
C
ari Colleghi, esimi Magistrati, amici, Autorità presenti che
ringrazio e che ci onorano nel partecipare a questa cerimonia, che ogni anno si ripete e per noi ha un’importanza
incalcolabile. Ci accingiamo quindi a vivere una giornata importante per il Consiglio e per tutta l’Avvocatura romana.
Oggi come ogni anno celebreremo gli avvocati che hanno raggiunto i 50 e i 60 anni di esercizio professionale, renderemo onore
ai Magistrati che sono andati in pensione lo scorso anno, stringeremo in un abbraccio affettuoso i cinque vincitori della conferenza dei giovani avvocati e i cinque giovani praticanti più meritevoli della scuola forense. A loro saranno consegnate altrettante toghe
sulle quali sono incisi i nomi dei colleghi che ci hanno lasciato
durante l’anno 2013, dopo aver onorato l’Avvocatura e impresso
un’impronta indelebile nella nostra storia.
Per gli Avvocati che definirei di lungo corso e per i Magistrati
in pensione, prenderanno la parola illustri rappresentanti che
manifesteranno l’emozione che, ne sono certo, alberga nei cuori
di tutti i festeggiati e di tutti noi.
Ricordo che questo anno è un’occasione particolare perché,
almeno a mia memoria, non era capitato che nella stessa giornata venissero premiati un ex Presidente dell’Ordine degli
Avvocati, il Presidente Carlo Martuccelli e due Consiglieri
dell’Ordine degli Avvocati, il collega Salvatore Orestano e il
collega Franco Coppi e proprio per questo motivo abbiamo
deciso di modificare un po’ il protocollo e tutte e tre prenderanno la parola per conto, appunto, degli Avvocati che hanno compiuto i 50 e 60 anni.
Questa mattina, quindi, il passato e il futuro della nostra professione si intrecciano ancora una volta, per scambiare quel testimone che tutti noi abbiamo raccolto da chi ci ha preceduto. In
questo modo, prenderà forma un arco ideale che affonda le sue
radici nella storia, che si proietta in avanti verso un futuro che è
tutto da conquistare, perché dipende dall’impegno di tutte le
componenti dell’avvocatura ma purtroppo anche dalla volontà
della classe politica.
In questi due anni che stanno per concludersi, il Consiglio, che
ho l’onore di presiedere, ha portato avanti e intensificato i rapporti con le associazioni forensi, con il Consiglio Nazionale
Forense, con l’Organismo Unitario dell’Avvocatura, con
l’Unione Distrettuale del Lazio e con tutte le altre Unioni
Territoriali e soprattutto con i Presidenti degli altri Ordini degli
Avvocati di tutta Italia. Attraverso queste rafforzate relazioni e
confronti si sta procedendo alla riscrittura dei regolamenti di
attuazione della legge di riforma, che è entrata in vigore il 2 feb-
braio del 2013, nel tentativo di costruire un’Avvocatura più
moderna e tutelata nei confronti della proliferazione delle
norme punitive a nostro danno, in un momento così difficile per
la società italiana, che colpisce in particolar modo la nostra
amata professione. In questa ottica il Consiglio dell’Ordine ha
ritenuto di dare un importante segnale di vicinanza ai propri
iscritti, diminuendo del 30% il contributo d’iscrizione all’Albo,
una scelta difficile, che ha comportato anche numerose critiche
ma che ci rende orgogliosi di poter affermare che Roma vanta il
contributo più basso di tutta Italia, sperando di poterlo mantenere anche con l’aiuto di tutti i colleghi, nel senso che dovrebbero
provvedere a versare il contributo nei tempi dovuti, tutti quanti.
Il ruolo dei grandi Avvocati
La cerimonia di oggi avvicina i giovani avvocati ai nostri maestri, a quelli che poi riceveranno la medaglia ai 50 anni e 60 anni
di professione, ma ci tengo a far sapere a tutti i conferenzieri,
che i vincitori della conferenza non rappresentano solo i giovani avvocati nel nostro Paese ma lo fanno anche all’estero, e questo è un titolo di merito dell’Ordine degli Avvocati, perché i
Segretari della Conferenza dei Giovani Avvocati intrattengono
proprio questi rapporti con gli altri paesi in nome dell’Ordine
degli Avvocati di Roma e quindi dell’Av-vocatura romana. A
conferma di questo, abbiamo riscontrato la presenza di giovani
conferenzieri dell’Ordine di Parigi e ringrazieremo il Presidente
dell’Ordine degli Avvocati di Parigi, Christiane Féral-Schuhl,
che ci ha onorato di partecipare, come del resto l’Ordine degli
Avvocati di Roma ha partecipato, l’anno scorso, alla conferenza
dell’Ordine di Parigi.
La scuola forense, fiore all’occhiello
Un particolare saluto va ai giovani partecipanti alla scuola
forense ovvero coloro che quest’anno hanno potuto partecipare all’esame per diventare avvocati, in questo momento molto
significativo, perché intanto rappresenta quanto sia importante la scuola forense dell’Ordine degli Avvocati di Roma. Una
scuola, che è un fiore all’occhiello, anche perché forse è una
delle poche scuole forensi italiane che ancora è totalmente
gratuita, soprattutto grazie all’impegno del nostro Consigliere
Riccardo Bolognesi (che si occupa della scuola) e di tutti gli
insegnanti, professori e colleghi che prestano la loro attività
con dedizione e fregiandosi dell’onore di fare un qualcosa per
l’Ordine degli Avvocati. Anche in questo caso le toghe sono
intitolate a dei colleghi che sono deceduti nel corso dell’anno
26
Foro Romano
Le Voci dell’Avvocatura
e che ricordiamo con affetto e con ammirazione, abbracciandoli da qui. Voglio anche in questo caso fare una deroga al
protocollo: poiché ho avuto l’onore di premiare due anni fa il
nostro consigliere Alessandro Cassiani che ha ricoperto in
passato la prestigiosa carica di Presidente dell’Ordine degli
Foro Romano
Avvocati con la medaglia d’oro, vorrei chiedere ad
Alessandro di essere lui a premiare questi giovani, proprio per
dare un segnale, indicare una strada che dovranno percorrere
e che li potrà rendere così orgogliosi della professione che
stanno per intraprendere.
27
Le Voci dell’Avvocatura
La scelta di una professione
Matteo Allena
Avvocato del Foro di Roma
M
i è giunta da più voci la raccomandazione di essere breve,
sicché cercherò di attenermi alle istruzioni, cominciando
con il ridurre i ringraziamenti al minimo, vale a dire al
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma che ci ospita e che ci
ha premiato quest’oggi; nonché rivolgendo il mio saluto a tutti voi,
a nome – visto l’onore che mi è concesso – dei nuovi conferenzieri
dei giovani avvocati dell’Ordine di Roma. Ho voluto intitolare questo breve intervento “La scelta di una professione”.
Sì, perché oggi, in un mondo sempre più dedito al culto del profitto, che costringe i professionisti a non avere tempo e a vedere come unica misura del tempo il guadagno, vorrei soffermarmi sul momento di scelta di una professione: nella convinzione
che tale scelta, a monte di qualsiasi percorso professionale, non
possa seguire anch’essa le logiche dell’utilità, ma debba necessariamente essere gratuita e spassionata.
È soltanto con una scelta consapevole circa il proprio futuro,
infatti, che il nostro lavoro potrà trarne beneficio e così la società nella quale opereremo. Solo scegliendo consapevolmente di
vivere una professione, si godrà dell’entusiasmo necessario per
affrontare le sfide quotidiane.
Non a caso, il comma secondo dell’art. 4 della nostra
Costituzione ci ricorda che “ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. E, al di là della bellezza dell’idea per la quale
la realizzazione professionale di ciascuno di noi sia chiamata a
integrarsi e a migliorare la società nella quale si sviluppa, è ancor
più forte, a mio parere, l’affermazione che ciascuno di noi sia
tenuto a scegliere l’attività professionale che più gli si confà.
Da questa breve riflessione, che ho ritenuto di condividere con
Voi, vorrei trasmettere un duplice messaggio, richiamando le
parole di due maestri del diritto del secolo scorso.
Il primo, rivolto ai giovani, come me.
In quel di Venezia, nel lontano 1878, un giovane Cesare Vivante
scriveva in una sorta di confessione a sé stesso: “non risparmiarti, esplica tutte le tue energie, cerca di foggiare la tua vita
secondo la tua vocazione, la tua felicità sta nel compiere un
lavoro gradito”.
Ecco, sebbene il mondo che ci circonda porti a pensare in tutt’altra maniera, mi piacerebbe che i giovani si liberassero dall’ossessione dell’utile o, peggio, del profitto, e scegliessero il
proprio futuro in maniera gratuita e disinteressata, seguendo le
loro passioni. Così facendo, credo, contribuirebbero nel miglior
modo possibile al miglioramento e al progresso della società.
L’altro messaggio è rivolto invece a tutti Voi, “non giovani” vi
definirei (ma non perché non siate più giovani, semplicemente
per distinguervi dai destinatari del precedente!), Voi che avete
avuto, avete e avrete ancora modo di relazionarvi con i giovani
professionisti, di oggi e di domani.
“Io non ho altra aspirazione, giovani egregi, che di farvi innamorare di un lavoro, che, se esige pazienza e tenacia, può avere
ed avrà, proseguito da molti, l’importantissimo risultato di
costruire una buona volta questo nostro diritto costituzionale”.
Con queste parole, nel 1903, Santi Romano si rivolgeva ai suoi
allievi in apertura del corso di diritto costituzionale tenuto
all’Università di Modena: “Io non ho altra aspirazione, giovani
egregi, che di farvi innamorare di un lavoro”.
E proseguiva, in un altro passo della medesima prolusione, che
“A chi, ripetendo vecchie accuse, dicesse che così curiamo troppo il sistema, l’architettura, la forma del diritto, trascurandone
la sostanza e che, per conseguenza facciamo un po’ un lavoro
da poeti, noi potremmo rispondere che in una disciplina dommatica, sistema, architettura e forma son troppo importanti
cose e che, del resto, anche poesia è il diritto”.
Ho trovato splendido questo passaggio, in cui un maestro
dichiara come suo unico obiettivo quello di fare innamorare i
giovani di un lavoro e che, nell’accingersi all’impresa, giunge a
dichiarare agli stessi che “del resto, anche poesia è il diritto”.
Bene, anche Voi, nel relazionarvi con i più giovani, accompagnateci nella scelta di una professione! Lasciate trasparire il bello e la
passione che si cela dietro un lavoro pur complesso e difficile.
Siate fonte di ispirazione per un giovane, con l’esempio in primo
luogo. Non trasmettete pessimismo, rimpiangendo i tempi andati
di un’altra epoca e di un’altra professione, è sufficiente il momento difficile che tutti viviamo a ricordarcelo. Non sopite, in altri termini, l’entusiasmo di un giovane, ma stimolatene la curiosità, la
fantasia. Non potrebbe esservi sconfitta più grande che far percepire a un giovane l’idea che buona volontà, determinazione e merito non siano valorizzati dal mondo professionale che si accinge ad
accoglierli. Apritegli le porte, piuttosto. E dategli un’opportunità.
La mia speranza – e concludo – è proprio questa: che si riesca
ad affermare l’assoluta importanza di aprire le porte ai giovani,
dando loro modo di potersi innamorare di una professione.
Affinché con la stessa passione con cui Santi Romano auspicava, all’inizio del secolo scorso, di costruire, proprio insieme ai
giovani, il nostro diritto costituzionale, così noi tutti si possa
concorrere, oggi, alla costruzione del futuro della professione
che abbiamo scelto: quella di avvocato. Grazie a Tutti.
28
Foro Romano
Le Voci dell’Avvocatura
Il brivido di indossare la toga
Franco Carlo Coppi
Avvocato del Foro di Roma
C
olleghi carissimi, Signore e Signori, io credo che per
sottolineare il significato e il senso di questa giornata e
di questa cerimonia, non vi siano parole migliori di
quelle scritte da Enrico De Nicola quando, esaurito il mandato
di Capo provvisorio dello Stato, chiese al presidente dell’Ordine
napoletano di riscriverlo nell’Albo degli Avvocati.
Quelle parole sono state già ripetute in quest’aula in un’occasione identica a quella odierna e sono state pronunciate da un
nostro amico scomparso, tanto rimpianto, al quale con tanto
rammarico pensiamo, Luciano Revel, il quale, ringraziando per
il riconoscimento che a lui veniva tributato quel giorno, volle
appunto riprendere le parole pronunciate da Enrico De Nicola.
A me piace oggi nuovamente rammentarle, sia perché sono
state scritte da un gigante della toga quale era De Nicola, sia
perché sono state riprese da un grande avvocato, Luciano
Revel, che ha rappresentato tanto e per l’Avvocatura e per il
Foro romano. Scriveva così De Nicola: “le chiedo di accogliermi in quell’albo dal quale uscendo mai ci si innalza e nel quale
rientrando mai si scende”. Io credo che poche parole possano
esprimere l’orgoglio dell’appartenenza alla nostra professione,
possano esprimere l’orgoglio e l’entusiasmo di indossare questa toga.
Tempo fa un giovane avvocato, inserendosi in un colloquio tra
colleghi più anziani al quale partecipavo anch’io, credendo
forse di apparire moderno o di apparire spiritoso o tanto per dir
qualcosa, espresse l’idea che non aveva più senso, nel ventunesimo secolo, indossare la toga per esercitare la professione.
Gli risposi io per tutti e gli dissi che se lui non provava nell’indossar la toga quel brivido che noi ogni giorno in cui ci
ammantiamo di questa toga, proviamo, ebbene avrebbe potuto
diventare un mestierante, magari anche un buon mestierante,
ma non sarebbe mai stato un avvocato. Perché soltanto chi
prova quel brivido, che significa rinnovato impegno di dedizione di tutto se stesso, con tutte le proprie forze, anche fisiche e soprattutto intellettuali per difendere la causa di cui
abbiamo assunto il patrocinio, ebbene, chi non prova questo
sentimento non sarà mai un avvocato. E questo perché la
nostra toga, nel momento in cui la indossiamo, ci ricorda che
Foro Romano
“ogni viltà convien che sia morta”.
La nostra toga è nello stesso tempo una corazza che ci protegge
contro il sopruso del potere, contro la prepotenza e l’arroganza
del potere, ma è anche un tormento, è il tormento che noi assumiamo nel momento in cui decidiamo di mettere la nostra capacità, le nostre possibilità al servizio di chi ci ha chiesto in quel
momento aiuto.
In un convegno recente a Bari, un avvocato ha voluto ricordare
un’invocazione di una preghiera della religione cattolica rivolta
alla Madonna e ha ricordato che la Madonna viene chiamata
“advocata nostra”.
A me è venuto subito in mente il pensiero che di fronte a quello che, almeno per chi ci crede, dovrebbe essere il “giudizio
supremo”, abbiamo bisogno di un avvocato che ci difende,
anche se quel Giudice, per definizione, sarebbe infallibile e non
dovrebbe aver bisogno di un avvocato che ne patrocini la causa
di chi in quel momento gli sta davanti.
E il pensiero poi mi ha portato a quel capolavoro nel capolavoro che è l’ultimo canto della Commedia dantesca, laddove
Beatrice sollecitando la grazia per Dante che aspirava alla visione divina, si rivolge appunto alla Madonna e fa presente che chi
vuol qualcosa e a lei non si rivolge “sua disianza vuol volar
sanz’ali”. Naturalmente io non ho la pretesa di paragonare l’avvocato alla Madonna, ci mancherebbe altro, anche perché oggi
non voglio commettere naturalmente peccati di superbia, che
poi sarebbe molto faticoso cercare in qualche maniera di estinguere, ma voglio soltanto sottolineare l’indispensabilità dell’aiuto per chi deve far valere un proprio diritto, per chi deve
tutelare un proprio diritto, per chi deve difendere la propria
posizione di fronte ad un’accusa. Ecco, tutti costoro hanno bisogno di una persona dotata di prestigio e di autorevolezza e di
capacità naturalmente, per rappresentare e per difendere la propria posizione davanti al giudice ed ecco perché, amici carissimi, dopo 50 anni di professione, a chi oggi mi chiede ancora e
a me stesso, quando mi domando, “chi è l’avvocato?”, io non so
rispondere meglio se non ricordando l’antico detto del vecchio
giureconsulto, il quale, appunto, a chi gli chiedeva chi fosse
l’avvocato, rispondeva “vir bonus dicendi peritus”.
29
Le Voci dell’Avvocatura
Le istituzioni forensi per la salvaguardia del Diritto
Carlo Martuccelli
Avvocato del Foro di Roma
S
ignor Presidente, Signori Consiglieri, Signori Magistrati,
Signore e Signori, carissimi Colleghi, per molti anni ho partecipato a questa Cerimonia nella veste di Presidente
dell’Ordine, di Consigliere dell’Ordine, di Consigliere Nazionale
Forense o di semplice spettatore, sempre con particolare emozione,
ma sarei un vero ipocrita se non Vi dicessi che oggi la mia emozione
è del tutto particolare perché, a parte la assunzione della veste di protagonista, meglio ancora di co-protagonista assieme a tanti colleghi,
ai signori Magistrati collocati a riposo e ai giovani della Conferenza,
sento il peso degli anni trascorsi e l’avvio sul viale del tramonto.
Cinquant’anni sono tanti, anche se sono trascorsi, come sarà accaduto a Voi altri colleghi premiati, con una velocità da gran premio. I
sentimenti che affollano la mia mente sono molto forti ed i ricordi
legati a quest’aula e al palazzo tutto sono così numerosi e importanti da non consentirmi di soffermarmi su di essi sia per la mancanza
di tempo sia soprattutto per evitare a Voi la noia dell’ascolto.
Mi consentirete però di manifestare lo stato d’animo di profonda tristezza e di amara constatazione per le costanti mortificazioni che l’Avvocatura subisce da alcuni anni e che, aggiunti
alla crisi nella quale si dibatte il Paese, rendono la nostra professione non più ambita e anzi considerata solo quale soluzione di
ripiego. I provvedimenti di legge che si susseguono non hanno
alcun rispetto per la funzione dell’avvocato e mirano tutti verso
la direzione della scarsa considerazione di essa, senza tenere
conto che tutto ciò non significa soltanto danneggiare la categoria ma violare principi costituzionali e diritti dei cittadini.
Le notizie di stampa sulle ultime novità che il nostro legislatore
starebbe preparando, dalla monocraticità del Giudice d’Appello
alla motivazione della sentenza a pagamento, scoraggiano anche
il più ottimista di noi e segnano un ulteriore passo verso il diniego di giustizia soprattutto nei confronti del cittadino meno fortunato e privo di mezzi che non solo si vede sbarrata la strada della
giustizia civile e amministrativa dai pesantissimi oneri del contributo unificato, elevato ormai a cifre non sopportabili ma si
vede ora negata anche la possibilità di conoscere le ragioni per le
quali è stata rigettata la propria domanda di giustizia. Mi si dirà
che ciò è già praticato in altri Paesi ma mi chiedo perché mai in
tema di processo civile da qualche anno a questa parte si debba
necessariamente ricorrere alla copiatura di altri ordinamenti che
nulla hanno da spartire con la nostra tradizione giuridica. Basta
ricordare il processo societario che il legislatore è stato costretto
ad abrogare in tempi veloci o la previsione dei quesiti nel ricorso per cassazione, anch’essi eliminati dopo breve tempo.
Alla mortificazione delle modalità di svolgimento delle udienze
civili nei Tribunali e nelle Corti d’Appello si aggiungono le
inaccettabili novità delle regole del processo e l’aggressione al
diritto al giusto compenso che dall’abolizione delle tariffe e dei
minimi ha portato ai parametri dettati dal Ministero, nei quali si
tende a penalizzare il lavoro dell’avvocato.
È assai triste per chi, come me, è vicino al traguardo constatare
e subire quanto fin qui evidenziato, mentre mi chiedo ogni giorno se a tutto ciò non abbia concorso l’atteggiamento passivo e
non sufficientemente reattivo dell’avvocatura.
Non sarò certamente io a consigliare barricate o scioperi nei
quali non ho mai creduto ma una cosa mi sento di suggerire ed
è quella di stimolare i Consigli dell’Ordine alla ricerca di forme
serie, decorose ed efficaci per la soluzione dei problemi della
giustizia civile utili ad evitare almeno le novità sopra paventate.
L’istituzione di serie camere arbitrali e di strutture alternative al
processo, quanto meno per alcune materie, gestite dall’Avvocatura restituirebbero a essa un minimo di autorevolezza idonea a
obbligare il legislatore a coinvolgerla nella ricerca delle soluzioni più importanti che salvino la funzione della difesa e la salvaguardia dei diritti del cittadino. Continuo a credere nelle
Istituzioni forensi quale ultimo baluardo per evitare la fine della
prevalenza del diritto, a patto naturalmente che esse sappiano
rinnovarsi privilegiando la qualità e il rigore.
I giovani che si affacciano all’Avvocatura abbiano anzitutto come
guida la preparazione e il merito che sono il bagaglio necessario
per vedersi riconosciuto il recupero di professionalità e di autorevolezza, senza le quali non potranno imporre la loro presenza e il
loro coinvolgimento nelle decisioni rilevanti ed essenziali.
Ai Magistrati, soprattutto a quelli che nel Ministero della
Giustizia muovono le leve del potere, occorre ricordare che, al di
là dei reciproci elogi del passato, una cosa è certa ed è che solo
attraverso la presenza di una funzione difensiva solida e non
mortificata si esalta il ruolo del Giudice nel rendere giustizia.
Mi rendo conto di avere occupato un tempo maggiore di quello
concessomi, tenuto conto delle esigenze della cerimonia che
stiamo celebrando e mi affretto a chiudere questo mio intervento con l’augurio più sincero (e qui l’ottimismo è d’obbligo per
evitare in una sede come questa la depressione) che le nuove
generazioni di Avvocati e Magistrati sappiano trovare assieme la
via che, percorsa in comunione di intenti, conduca a sistemi di
giustizia vera e unanimemente riconosciuta come giusta nell’interesse superiore della collettività.
Auguri a tutti i premiati e a Voi tutti, grato per l’attenzione concessami.
30
Foro Romano
Le Voci dell’Avvocatura
Gli effetti dell’annullamento della legge elettorale
Angelo Miele
Avvocato del Foro di Roma
C
om’è ormai noto, la Corte Costituzionale, in data 4
dicembre, ha dichiarato illegittima la legge elettorale
laddove prevede un premio, in seggi, per il partito o per
la coalizione che avesse ottenuto il maggior numero di voti e
laddove prevede “liste bloccate”. Nel contempo ne ha dato notizia mediante un “comunicato stampa”, verosimilmente per dare
l’agio al Parlamento di emanare una nuova legge elettorale, conforme a Costituzione, prima che la sentenza fosse resa pubblica
in Gazzetta Ufficiale. Ma il Parlamento non se ne è dato per
inteso, e il presidente Napolitano non lo ha sciolto, nonostante
la sopravvenuta delegittimazione.
La Corte, andando però oltre il suo compito, ha ritenuto che la
propria pronuncia producesse i suoi effetti soltanto in occasione
di una nuova consultazione elettorale e che non toccasse in nessun modo il Parlamento, né i relativi atti, sia quelli già emessi,
che quelli futuri.
Sennonché questa opinione (di opinione si tratta, è bene chiarirlo, non di decisione) ha “la ragione dell’autorità non l’autorità
della ragione”. È come affermare: l’albero (cioè, la legge elettorale) è avvelenato ma i frutti prodotti e quelli che si produrranno (gli atti parlamentari) sono commestibili. In altri termini: il
danno della legge elettorale invalidata – cioè: l’oggettiva e
grave alterazione della rappresentanza democratica – è irrimediabile in quanto l’effetto retroattivo dell’annullamento delle
norme de quibus non opera dopo la proclamazione degli eletti
(proclamazione che, all’epoca della sentenza, era già avvenuta
da diversi mesi).
Però, dottrina e giurisprudenza ritengono pacificamente che sussista retroattività sempre che le situazioni o rapporti anteriori
siano suscettibili di essere contestati in giudizio, come quando
si debba decidere questioni nelle quali si dovrebbe fare applicazione delle norme annullate. Così, ad esempio, dovendosi decidere in sede giurisdizionale una questione che postula una legge
emanata dal Parlamento delegittimato il giudice non può fare
riferimento a norme che hanno cessato di avere efficacia (art.
136 Costituzione).
All’infuori di questo esempio è da richiamare, più puntualmente, la Costituzione laddove questa stabilisce che le deliberazioni
di ciascuna Camera non sono valide se non è presente la maggioranza dei loro componenti (art. 64) ed, ovviamente, nel calcolare il numero dei componenti non si può tener conto di quelli non eletti ma nominati in virtù del premio, perché altrimenti
si farebbe applicazione di norme espulse dall’ordinamento per
effetto dell’annullamento costituzionale, il che è vietato dall’ap-
Foro Romano
pena detto art. 136 della Costituzione.
Inoltre, e vieppiù: l’art. 66 della Costituzione stabilisce che ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e “delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di compatibilità”, disposto che non esclude ma logicamente comprende il
caso di componenti nominati in virtù delle norme poi annullate.
Probabilmente la Corte ha avvertito la fragilità della sua opinione perché ha fatto ricorso al principio fondamentale della “continuità dello Stato”, che si realizza in concreto attraverso la continuità dei suoi organi costituzionali, a cominciare dalle Camere
che sono organi costituzionalmente necessari e indefettibili e
non possono in alcun momento cessare di esistere o perdere la
capacità di operare; tanto è vero – continua la Corte – la
Costituzione prevede la prorogatio dei poteri, in caso di nuove
elezioni, delle Camere scadute (art. 61).
Ma il detto principio è invocato – absit iniuria verbis – a sproposito (come i cavoli a merenda). Innanzitutto, il principio ha
avuto smentita sul piano storico: nel periodo che va dal 1943 al
1948, non esisteva più l’organo legislativo e il potere esecutivo
si era attribuito il compito di emanare atti aventi valore di legge
(clamoroso il regio decreto legislativo n. 511 del 1946 contenente le “guarentigie alla magistratura”). Inoltre, nel caso di
che trattasi, non è in discussione l’esistenza del Parlamento,
quale istituzione dello Stato (ci mancherebbe) e neppure è in
discussione la capacità di operare del Parlamento: è invece in
discussione, se lo stesso debba, oppure no, essere sciolto a
norma dell’art. 88 della Costituzione, posto che ha perduto la
rappresentanza del popolo per effetto dell’annullamento di
norme legittimanti.
D’altra parte, non ha alcun pregio argomentativo il richiamare
la “prorogatio” dei poteri delle Camere sciolte per la fine normale della legislatura (art. 61 Costituzione) perché anche per il
Parlamento sciolto anticipatamente (art. 88 Costituzione) sussiste, sebbene non esplicitamente prevista, la prorogatio dei
poteri del Parlamento sciolto, sebbene solo per circostanze straordinarie.
*****
Il Presidente della Repubblica non ha sciolto le Camere a seguito dell’annullamento della legge elettorale in primo luogo perché – come egli stesso ha dichiarato – concordava con l’opinione della Corte Costituzionale (sopraesposta) e inoltre perché
riteneva pregiudiziale la emanazione di una nuova legge elettorale, nonché che fosse assolutamente necessario e urgente procedere alle riforme istituzionali. Ma mentre la Corte
31
Le Voci dell’Avvocatura
Costituzionale non è responsabile sul piano giuridico delle sue
opinioni, lo è il presidente della Repubblica (art. 90
Costituzione) soggetto all’impeachment.
Quanto alla nuova legge elettorale e, a maggior ragione, alle
riforme costituzionali, il Presidente trascura di considerare che
questo Parlamento non può deliberare in argomento appunto,
perché è delegittimato dalla sentenza de qua. Non senza dire
che, ammesso, per ipotesi, che si eliminino i contrasti tra le
forze politiche, il compito riformistico postula un costo di
tempo non indifferente, forse uguale alla durata della legislatura: lo stesso Napolitano ha dovuto ammettere, in una delle sue
troppo frequenti esternazioni, che “la strada del cambiamento è
lunga e complessa”.
Quanto alla legge elettorale, quella attuale, se depurata della
parte dichiarata incostituzionale, consente di rinnovare in qualsiasi momento l’organo legislativo. Certo, una tale legge sarebbe di stampo proporzionale che assicura la massima rappresentanza democratica ma non la governabilità del Paese. Tuttavia
può osservarsi che neppure con il premio di maggioranza la
governabilità è assicurata, stante il malcostume politico del trasformismo: allora, ad assicurare la governabilità non basta la
riforma della legge elettorale, ma occorre rivedere il divieto del
vincolo di mandato (art. 67 Costituzione). L’esperienza della
nostra vita democratica ha fatto registrare il continuo transitare
di parlamentari da uno schieramento all’altro o, addirittura, in
creare autonomi raggruppamenti politici, in violazione, a mio
avviso, dell’art. 49 della Costituzione: il parlamentare che
abbandona il partito nel quale è stato eletto, tradisce sia il partito che gli elettori che quel partito hanno votato.
Un’ultima osservazione: che si tratti della riforma della legge
elettorale o delle riforme istituzionali, il solo proposito di porvi
mano rivela il non considerare la sovranità appartenente al
popolo, nella quale è compresa la potestas costituendi, sicché o
prima o dopo il popolo deve poter interloquire nel discorso sulle
riforme. Questi nostri apprendisti riformatori dicano al popolo
cosa e come intendono riformare (l’affermazione di Matteo
Renzi di voler fare una riforma al mese, mostra chiaramente che
non sa quel che egli dice, che conosce ben poco del costituzionalismo moderno e quel che è peggio considera gli italiani una
specie di sottobarbari).
A pensar male si fa peccato, ma si rischia di indovinare, come
diceva il divino Giulio, e io sono tentato di pensar male, di pensare cioè che pretendere, prima dello scioglimento delle Camere
che si facciano le riforme sia un furbesco espediente – un escamotage – per conservare il più che sostanzioso premio di maggioranza che consente di predominare la scena politica italiana.
*****
L’intera vicenda è deprimente per chi crede ancora nella democrazia e nei sacri testi costituzionali, e che vorrebbe avere fiducia nei rappresentanti delle istituzioni: ma come si fa ad avere
fiducia nella Corte Costituzionale che ha usato il suo prestigio
per influenzare il corso delle cose politiche e, quindi, ingannare l’opinione pubblica? Come si fa ad avere fiducia nel
Presidente della Repubblica, il quale, invece di esserne il custode, ha violato senza ritegno la Costituzione? Come si fa a non
vergognarsi, nei confronti dei Paesi veramente democratici,
delle nostre istituzioni a tutti i livelli, che ingannano il proprio
popolo? Ed a rendere più grave la situazione sta il silenzio più
assoluto da parte dei media, dei giuristi, degli intellettuali (questi sempre pronti a firmare manifesti) e, in genere, da parte di
tutte le forze dello schieramento politico. Ma quel che più mi
pesa è il silenzio assordante dell’avvocatura: un tempo si diceva che l’avvocato era anche defensor civitatis. Siamo caduti in
basso anche noi?
32
Foro Romano
Attualità Forensi
Il XXXI Congresso Nazionale
dell’Associazione Nazionale Magistrati
Intervento di Mauro Vaglio
Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma
S
ignor Presidente della Repubblica, Signor Ministro,
Autorità, Signori Magistrati, Ospiti tutti, Componenti
della Giunta dell’Associazione Nazionali Magistrati, mi
complimento per il titolo di questo XXXI Congresso Nazionale
che condivido in pieno, e ringrazio il Presidente dell’A.N.M.,
Rodolfo Sabelli, per avermi invitato, permettendomi di portare
questo modesto contributo al dibattito da parte dell’Avvocatura.
Giustizia e Società sono realtà intimamente connesse. Il futuro
dell’una condiziona certamente quello dell’altra.
Una giustizia giusta ed efficiente costituisce infatti lo specchio
di un paese civile e democratico. È quindi encomiabile questa
iniziativa tendente a individuarne gli elementi di criticità, i
riflessi sulla società contemporanea e futura, le soluzioni da
adottare per risolvere o almeno alleviare una situazione che
appare ormai insostenibile.
Anche a prescindere dalle ripetute e imbarazzanti condanne da
parte dell’Europa, sappiamo perfettamente che l’abnorme durata dei processi civili e penali vanifica la legittima aspirazione
dei cittadini al soddisfacimento dei propri diritti, allontana gli
imprenditori stranieri, produce il dramma della ingiusta detenzione e l’abnorme numero di assoluzioni per intervenuta prescrizione.
Magistrati e Avvocati hanno pieno titolo per intervenire avanzando soluzioni che nascono dalla esperienza acquisita sul
campo.
Gli Avvocati, in particolare, hanno dimostrato con i fatti una
piena disponibilità a dare il loro contributo. Basti ricordare, solo
a titolo di esempio, il distaccamento presso gli uffici giudiziari
di molti dipendenti a termine assunti dal Consiglio dell’Ordine
di Roma e la preziosa opera svolta da Giudici Onorari e da
Difensori d’ufficio, ormai da anni elementi irrinunciabili per il
funzionamento della giustizia.
Autorizzato da questa premessa e dall’esperienza quotidiana
quale Avvocato e Presidente dell’Ordine entro nel vivo dell’argomento per sottoporre alla vostra attenzione le seguenti misure che ritengo prioritarie:
- informatizzazione degli uffici giudiziari previa attribuzione
delle necessarie risorse;
- maggiore razionalizzazione del lavoro dei Giudici d’intesa
con gli Avvocati;
Foro Romano
-
rispetto della data del 30 giugno 2014 per la piena attuazione del processo telematico che dovrebbe liberare le cancellerie di attività ormai inutili e semplificare così le procedure di acquisizione e deposito degli atti;
- potenziamento dell’istituto della mediazione facoltativa (e
non di quella obbligatoria o delegata) affidata alla libera
scelta delle parti e alla competenza esclusiva degli Avvocati;
- ripopolamento del personale amministrativo degli uffici giudiziari.
Con riferimento al processo civile, ricordo le proposte
dell’Avvocatura, avanzate in più sedi, rimaste prive di ascolto:
- negoziazione assistita, che valorizza la fase antecedente al
processo e il ruolo dell’avvocato nel cercare un accordo,
accordo che acquista efficacia esecutiva con la semplice
omologazione da parte dell’autorità giudiziaria, salvaguardando in questo modo il controllo del giudice sulla legittimità della volontà delle parti;
- camere arbitrali presso gli Ordini: si tratta di una giustizia
alternativa e veloce, con la necessità però di una previsione
normativa di incentivi per le parti che vi aderiscono e con
costi calmierati;
- devoluzione all’Avvocatura di alcuni settori dell’attività
giudiziaria, di quelle attività cioè che sono ripetitive e che
costituiscono un appesantimento del lavoro dei Magistrati,
come solo a titolo esemplificativo:
1) in materia locatizia: poiché il contratto è registrato, si
dovrebbe poter procedere alla notificazione diretta dell’atto
di precetto da parte dell’Avvocato, con conseguente intimazione di sfratto per finita locazione e per morosità. Il giudizio di merito, quindi, verrà introdotto solo nel caso in cui il
destinatario faccia opposizione;
2) in materia matrimoniale: ove in una separazione consensuale sia stato raggiunto un accordo tra le parti assistite
dall’Avvocato, si passerà alla sola omologazione da parte
del Tribunale, con possibilità per il P.M. di fare opposizione
entro un termine prestabilito;
3) emissione dei decreti ingiuntivi devoluta ai Consigli
dell’Ordine con la sola opposizione che instaura il giudizio
di merito innanzi all’autorità giudiziaria;
33
Attualità Forensi
4) reale semplificazione del rito ordinario: per fare un
esempio pratico, con l’attuale normativa nessun Avvocato si
sognerà mai di omettere il deposito di una delle memorie
183 per evitare possibili responsabilità professionali in caso
di rigetto della sua domanda, anche nell’ipotesi di inutilità
delle stesse. E comprenderete bene quanto venga così aggravato il lavoro di tutti.
Con particolare riferimento al processo penale, auspico:
- l’eliminazione di una delle anomalie italiane rispetto agli
altri ordinamenti europei, che vede detenuti in attesa di giudizio un numero spropositato di persone indagate, vicino al
40% di quelle ristrette, limitazione attuabile attraverso una
più stretta, applicazione dell’art. 275 del codice di procedura che, com’è noto, sancisce una regola di civiltà e cioè che
“la misura cautelare in carcere può essere disposta SOLTANTO quando ogni altra misura risulti inadeguata”.
Sembra evidente che una più scrupolosa applicazione di tale
norma eviterebbe l’espiazione anticipata della pena e il
numero, attualmente abnorme, di quanti sono stati assolti
dopo aver sofferto, spesso in condizioni disumane, la custodia cautelare;
- la depenalizzazione di innumerevoli reati che intasano i tribunali senza essere espressione di un reale allarme sociale;
- l’introduzione di pene alternative che costringano il condannato a lavorare per la comunità piuttosto che a consumare la
propria esistenza in una situazione degradante nella sterile
attesa di una libertà senza prospettive;
- la costruzione di strutture carcerarie che consentano la rie-
ducazione e non siano più luoghi di tortura.
In attesa che queste riforme si realizzino, è opportuno dire anche
due parole sul provvedimento di amnistia e indulto di cui in questi giorni si parla continuamente. Com’è noto, mentre per alcuni ciò rappresenta la soluzione radicale di tutti i problemi che
affliggono la giustizia penale, per altri il rimedio sarebbe peggiore del male perché rimetterebbe in circolo soggetti destinati
a commettere altri reati e costituirebbe un comodo alibi per chi
preferisce procrastinare piuttosto che risolvere la gravissima
situazione carceraria.
Ritengo che, come sempre, la verità stia nel mezzo e che amnistia e indulto possano costituire una soluzione di emergenza a
patto che, contestualmente, si dia corso a quelle riforme radicali di cui il pianeta giustizia e quello carcerario hanno bisogno.
Sono convinto che ciò sarà possibile se, a cominciare da oggi,
Magistrati ed Avvocati faranno fronte comune e si batteranno
per evitare il fallimento della Giustizia e per consentire che i
cittadini possano tutelare i propri diritti.
Sono naturalmente consapevole che, su alcuni argomenti, tra
Magistrati e Avvocati non vi è identità di vedute, ma c’è un
momento per tutto: oggi dobbiamo essere uniti per affrontare
l’emergenza; domani ci confronteremo su altri argomenti: nella
consapevolezza che un contraddittorio rispettoso delle opposte
opinioni quasi sempre genera la soluzione dei problemi.
Concludo auspicando che in futuro si moltiplichino le occasioni di incontro tra Avvocatura e Magistratura e cioè tra due categorie unite da un unico supremo interesse: la salvaguardia della
giustizia quale premessa di un mondo più rispettoso dei principi tutelati dalla Costituzione.
34
Foro Romano
Attualità Forensi
La giornata europea della giustizia civile
Intervento di Mauro Vaglio
Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma
S
ono veramente onorato di partecipare a questo evento che
nasce dalla volontà della Commissione Europea e del
Comitato dei Ministri europei di monitorare ogni anno lo
stato di salute della Giustizia in tutti gli Stati membri nonché di
raccogliere proposte idonee a migliorarlo.
Questa iniziativa, adottata nel 2003, non è e non deve essere
uno strumento per formulare diagnosi, ma deve costituire
un’occasione di incontro volta alla individuazione di soluzioni
che consentano di allineare il nostro sistema giudiziario ai
livelli europei.
L’incontro di oggi è quindi una grande opportunità da non perdere.
Insieme possiamo e dobbiamo individuare i criteri che consentano di ridurre i tempi della giustizia, di razionalizzare il processo, di renderlo più accessibile ai cittadini e agli operatori stranieri. Questo onere ci è imposto dalla dimensione europea che il
diritto va assumendo e dalla cultura della giurisdizione che ci
accomuna agli altri popoli d’Europa.
È ormai indilazionabile eliminare gli elementi problematici che
caratterizzano il nostro paese nel panorama europeo e internazionale.
Mi riferisco alla patologica durata dei processi che inevitabilmente incide sulla effettiva tutela dei diritti fondamentali quali
quelli che riguardano la famiglia, il lavoro, il risarcimento delle
vittime e, in genere, la civile convivenza.
È mia ferma convinzione che la soluzione spetti alle istituzioni
che governano il territorio ma anche ai Magistrati e agli
Avvocati quali operatori di giustizia. Questo incontro deve
mirare a informare i cittadini ma soprattutto a favorire un rapporto costruttivo tra i professionisti del diritto e gli operatori del
sistema giudiziario.
In quest’ottica dobbiamo riconoscere che la distanza che ci divide dall’Europa può essere colmata:
- soltanto se le pubbliche istituzioni porranno mano alle più
volte preannunciate riforme, a cominciare dall’introduzione
del processo completamente telematico. Sarà quindi imprescindibile rispettare la data del 30 giugno 2014 per la sua
completa applicazione (da parte nostra, in accordo con il
Presidente del Tribunale, abbiamo fatto già molti passi in
avanti, ottenendo proprio da ottobre 2013 l’attribuzione del
valore legale al deposito delle memorie ex 183 e 190 c.p.c.),
ma per la completa attuazione del P.C.T. è necessario che da
parte dello Stato vengano messe a disposizione degli uffici
giudiziari le necessarie risorse;
- soltanto se i Magistrati sapranno realizzare una più raziona-
Foro Romano
le utilizzazione di quelle pur scarse risorse di cui parlavo
prima e una più accettabile interpretazione di norme troppo
spesso farraginose;
- soltanto se gli Avvocati sapranno contemperare il dovere di
difendere i diritti dei loro clienti con l’esigenza di abbattere
la litigiosità attraverso una sapiente opera conciliativa e preventiva.
In Italia le riforme della giustizia civile attuate dal 1990 ad oggi
sono tutte miseramente fallite, addirittura aggravando i problemi
che invece avrebbero dovuto risolvere, perché non si è mai tenuto conto di chi nella realtà giudiziaria svolge tutti i giorni la professione, ma si è sempre dato l’incarico di predisporre le riforme
a “professori”, assolutamente avulsi proprio da quella realtà che
avrebbero dovuto modificare e migliorare. Tutto ciò senza ricorrere all’ausilio di Magistrati e Avvocati che quotidianamente si
scontrano con le effettive problematiche del processo.
Alcuni strumenti indirizzati allo scopo di snellire i processi civili l’Avvocatura li ha da tempo proposti, ma la sua voce è rimasta del tutto inascoltata. Proprio per questo voglio qui ricordare
alcune delle nostre proposte:
- negoziazione assistita, che valorizza la fase antecedente al
processo ed il ruolo dell’avvocato nel cercare un accordo,
accordo che acquista efficacia esecutiva con la semplice
omologazione da parte dell’autorità giudiziaria, salvaguardando in questo modo il controllo del giudice sulla legittimità della volontà delle parti;
- camere arbitrali presso gli Ordini: si tratta di una giustizia alternativa e veloce, con la necessità però di una previsione normativa di incentivi per le parti che vi aderiscono e
con costi calmierati;
- devoluzione all’Avvocatura di alcuni settori dell’attività
giudiziaria, di quelle attività cioè che sono ripetitive e che
costituiscono soltanto un appesantimento del lavoro dei
Magistrati. Tra queste giova ricordare:
1) in materia locatizia: poiché il contratto è registrato, si
dovrebbe poter procedere alla notificazione diretta dell’atto
di precetto da parte dell’Avvocato, con conseguente intimazione di sfratto per finita locazione e per morosità. Il giudizio di merito, quindi, verrà introdotto solo nel caso in cui il
destinatario faccia opposizione;
2) in materia matrimoniale: ove in una separazione consensuale sia stato raggiunto un accordo tra le parti assistite
dall’Avvocato, si passerà alla sola omologazione da parte
del Tribunale, con possibilità per il P.M. di fare opposizione
35
Attualità Forensi
entro un termine prestabilito;
3) emissione dei decreti ingiuntivi devoluta ai Consigli
dell’Ordine con la sola opposizione che instaura il giudizio
di merito innanzi all’autorità giudiziaria;
4) reale semplificazione del rito ordinario: per fare un
esempio pratico, con l’attuale normativa nessun Avvocato si
sognerà mai di omettere il deposito di una delle memorie
183 per evitare possibili responsabilità professionali in caso
di rigetto della sua domanda, anche nell’ipotesi di inutilità
delle stesse. E comprenderete bene quanto venga così aggravato il lavoro di tutti.
La soluzione del problema può derivare anche da una maggiore
attenzione di quanto accade negli altri paesi.
Ciò contribuirà a cogliere opportunità di miglioramento offerte
dalle istituzioni europee e internazionali.
La globalizzazione avanza e induce i cittadini a delocalizzare la
loro richiesta di giustizia.
Non possiamo quindi restare arroccati in una visione provinciale di problemi di così vasta portata.
Dobbiamo invece:
- analizzare i risultati ottenuti nei diversi sistemi giudiziari;
- procedere ad uno scambio di vedute sulle soluzioni praticabili;
-
individuare mezzi concreti che naturalmente tengano conto
delle peculiarità di ciascun ordinamento.
Operando in tale direzione potremmo comprendere le ragioni
della eccessiva durata del processo nel nostro paese pur a fronte di investimenti nella giustizia che si pongono nella media
rispetto agli altri stati.
In quest’ottica auspico organismi comunitari incaricati di studiare:
- la qualità della giustizia;
- i problemi che riguardano l’esecuzione delle decisioni giudiziarie.
La giurisprudenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo
costituisce una guida in questa ricerca perché più volte ha individuato il problema sanzionando le criticità.
In questo contesto si pone la soluzione del vero problema che
oggi siamo chiamati ad affrontare: la possibilità effettiva per i
cittadini italiani di veder tutelati i propri diritti e la rimozione
degli ostacoli che impediscono ai cittadini europei di spostare nel
nostro Paese i loro investimenti.
Soltanto tenendo ben presenti le problematiche che ho appena
esposto sarà possibile soddisfare il diritto dei cittadini a una giustizia celere e al contempo giusta.
36
Foro Romano
Attività del Consiglio
Il Consiglio, sempre più presente nella vita degli Avvocati,
celebra i venticinque anni di iscrizione
Alessandro Cassiani
Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma
D
a anni il Consiglio è il punto di riferimento degli
Avvocati.
Da luogo ove si andava per motivi burocratici o disciplinari, si è trasformato in punto di incontro e di confronto.
Chiunque potrebbe constatare questa realtà recandosi in un qualunque giorno a Piazza Cavour.
Le pareti del corridoio coperte da locandine che preannunciano convegni, corsi di specializzazione e convocazioni di gruppi di studio; l’aula perennemente gremita da Colleghi intenti
ad ascoltare dotte relazioni; il viavai di persone che si incontrano a qualunque ora fornirebbero all’occasionale visitatore
l’immagine di un luogo ove si lavora intensamente e si organizzano eventi.
Se avesse voglia di approfondire, Egli scoprirebbe ben altro. E
cioè che il Consiglio si occupa a tempo pieno degli Avvocati e
li segue da quando si affacciano alla professione a quando arrivano al culmine della loro attività.
Questo impegno ha trovato ulteriore conferma in una recente
iniziativa che ha dato luogo ad una manifestazione che resterà
impressa per sempre nel ricordo dei protagonisti.
Tra la cerimonia del giuramento dei giovani Avvocati a quella
per la consegna delle medaglie d’oro ai Colleghi che hanno
Foro Romano
compiuto 50 o 60 anni di professione, il Consiglio ha voluto
inserire coloro i quali hanno raggiunto il traguardo dei venticinque anni di iscrizione.
Si è trattato di una novità assoluta che, come era prevedibile, ha
riscosso grande entusiasmo.
L’evento che ha visto la presenza di un grande numero di
festeggiati, di parenti e di appartenenti ai loro studi è stato reso
ancor più solenne dai discorsi del Presidente dei Consiglieri,
del Segretario e del Tesoriere, del rappresentante del CNF
nonché dei capi degli uffici giudiziari. Il contesto è stato quello delle grandi occasioni. L’atmosfera è stata caratterizzata da
emozione e allegria.
Sebbene nel pieno del loro vigore, tutti hanno fatto un primo
bilancio, ricordato le difficoltà dell’inizio, i primi contatti, i successi conseguiti. Come sottolineato dal Presidente Vaglio, l’aver
raggiunto i venticinque anni dall’iscrizione costituisce, infatti,
un traguardo di straordinaria importanza perché denota un notevole bagaglio di esperienza e consente di auspicare un futuro
professionale ancor più proficuo.
Dal Foro Romano giunga ai festeggiati l’augurio più affettuoso
e un arrivederci alla celebrazione degli ulteriori traguardi.
AD MAJORA!
37
Attività del Consiglio
Una festa in onore di chi difende e onora
la Professione di Avvocato
Mauro Vaglio
Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma
C
ari Colleghi, illustri Magistrati, ospiti, abbiamo aperto
questa cerimonia proiettando un filmato con le immagini della manifestazione, oserei dire storica, che si è
svolta qui a Roma esattamente un anno fa, quando siamo riusciti a portare in piazza quasi diecimila colleghi. Beh, questo
non è stato fatto a caso, proprio perché quello di oggi è un altro
giorno significativo per l’Ordine degli Avvocati di Roma, un
giorno che testimonia la nostra volontà di non lasciarci travolgere dalle pur numerose minacce alla nostra professione ma di
rivolgere un pensiero e un ringraziamento a Voi Colleghi che
avete difeso e onorato la nostra professione per venticinque
anni. Tuttavia, nel decidere di introdurre questa tradizione,
quella odierna come sapete è la prima volta che svolgiamo un
evento del genere, non abbiamo solo pensato ai nostri cari premiati ma all’Avvocatura tutta. Infatti, è proprio nei momenti in
cui il futuro appare più incerto che si trae nuova forza e speranza dall’esempio di chi ci ha preceduto e che ha così ben onorato. Era il 1987, l’anno in cui vi iscrivevate all’Albo di Roma;
intraprendevate la professione nell’anno in cui nel nostro Paese
esplodeva lo scandalo delle “carceri d’oro” che vedeva coinvolti, tra gli altri, alti rappresentanti del mondo politico e istituzionale, preludio all’avvio della ben più famosa “tangentopoli”; era l’anno in cui la Mafia uccideva Giuseppe Insalago, ex
Sindaco di Palermo e il mondo politico, come reazione, insediava una nuova Commissione Parlamentare Anti-mafia.
Sempre nello stesso anno, le Brigate Rosse assassinavano il
senatore Roberto Ruffilli e, nel medesimo periodo, dopo otto
anni di udienze, veniva finalmente emessa la coraggiosa sentenza per la strage di Bologna. Nello stesso anno, a fine luglio,
venivano arrestati per l’“omicidio Calabresi”, Sofri,
Pietrostefani e Marino. È anche l’anno in cui fu assassinato da
Totò Riina, Francesco Madonia e Pietro Ribisi, il Presidente
della Prima Sezione della Corte d’Assise d’Appello di
Palermo, Antonino Saetta, insieme al giovane figlio Stefano.
Ciò accadde pochi mesi dopo la conclusione del processo relativa all’uccisione del Capitano Basile che vedeva imputati pericolosi capi mafia emergenti, come Vincenzo Buccio, Armando
Bonanno e Giuseppe Madonia, nomi che ormai ci sono noti e
che tutti ricordiamo. Si trattò di un omicidio che fu la reazione
della Mafia a un processo che in primo grado si era concluso
con una sorprendente e molto discussa assoluzione ma che
decretò proprio in Corte d’Assise d’Appello, con la Presidenza
del Magistrato Antonino Saetta, la condanna degli imputati alla
massima pena, nonostante i tentativi di condizionamento effettuati sulla Giuria popolare e, si pensa, anche sui medesimi giudici togati. È l’inizio della guerra della Mafia allo Stato che
vedrà negli anni successivi molti altri martiri, e approfitto quindi di questa occasione per rivolgere a nome di tutti un pensiero
grato proprio alla Magistratura per non essersi fatta intimidire
da quel clima e per aver resistito nonostante le gravi perdite
subite. Potrei continuare a lungo la citazione degli eventi del
1987, riportando alla nostra memoria episodi che ci fanno ritornare giovani e forse sono anche dimenticati da qualcuno. Per
esempio, e mi fermerò qui come ricordo, fu l’anno in cui si
celebrò l’inaugurazione del sistema operativo Windows, che ha
cambiato il lavoro di tutti noi e forse di tutti i lavoratori del
mondo. Però quello che mi preme è solo che si tenga presente
quale contesto, in quale Italia, Voi Colleghi oggi premiati, iniziavate coraggiosamente la professione dell’Avvocato. Ebbene,
se oggi il nostro Paese è uscito da quegli anni bui, se pur tra
mille odierne difficoltà possiamo annoverare l’Italia tra le grandi democrazie del Mondo, questo lo dobbiamo anche a tutti
Voi. Al coraggio, all’intraprendenza, all’incessante opera che
avete esercitato ed esercitate sempre con indipendenza ed autonomia nei diversi ambiti nei quali l’avvocato è chiamato a svolgere la sua professione. Ma proprio come non sono finiti i problemi dell’Italia, così non è certo terminato il vostro lavoro di
apprezzati avvocati, al contrario, proprio perché vi trovate ai
vertici della professione e costituite un punto di riferimento per
tutti, ancor più siete chiamati a incoraggiare ed assistere tutti i
Colleghi, specie i più giovani affinché non soggiacciano alle
notevoli difficoltà dei nostri tempi ma sappiano lottare e ben
operare per preparare, anch’essi, un avvenire migliore per il
nostro Paese. E proprio dal vostro esempio i nostri giovani colleghi possono quotidianamente cogliere quelli che, secondo un
noto scritto di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, sono i requisiti
di un avvocato: la scienza, la diligenza, la verità, la fedeltà e la
giustizia. Grazie, dunque, a nome di tutti noi.
38
Foro Romano
Attività del Consiglio
L’insidia delle “bucce di banana” sulla strada del Diritto
Pietro Di Tosto
Segretario del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma
B
uongiorno a tutti, grazie per essere intervenuti. Vi voglio
parlare di una persona famosa che una volta disse “Non
siamo nella Repubblica delle banane, però qualche
banana in Italia c’è perché vengono dette cose veramente singolari”, era l’avvocato Gianni Agnelli. Non vi voglio parlare però
della Repubblica delle banane mutuando le parole di un illustre
collega, ma delle insidie che le bucce delle stesse lasciano al
suolo, al suolo dei partecipanti al ristretto banchetto della politica e che sono in grado di provocare gravi danni ai cittadini e ai
professionisti. A volte ci si dimentica che i professionisti, nonostante qualcuno si aspetti che si levino dai piedi, aldilà delle leggende popolari sono anche dei cittadini. Potrei parlarvi della
reintroduzione della mediazione obbligatoria che nonostante
tutte le battaglie dell’avvocatura e le decisioni della Corte
Costituzionale, oggi ci vengono riproposte come la risoluzione
di tutte le difficoltà economiche del Paese e come strumento per
velocizzare la giustizia. Vi voglio parlare della singolarità della
introduzione delle norme di cui ai decreti legislativi 155 e 156
del 2012 sul riordino dei Tribunali, beh sì, questa è veramente
una singolarità. Si riduce la presenza sul territorio delle istituzioni della Magistratura accorpandole, sopprimendole e si chiede che da qui si tragga uno slancio per migliorare l’efficienza.
Teoria un po’ confusa perché è come se un imprenditore chiudesse le proprie sedi per migliorare la propria efficienza;
dovrebbe chiudere le sedi in perdita. Vi voglio fare un esempio,
quello della sezione distaccata del Tribunale di Ostia dove venivano gestiti cinquemila procedimenti. Ostia è una delle duecentoventi sezioni distaccate soppresse in Italia: ha cessato l’attività il tredici settembre scorso. La cosa altrettanto singolare è che
questi procedimenti confluiranno al Tribunale di Roma, che
aveva già difficoltà negli spazi e che o il Presidente Bresciano
ci ha nascosto degli spazi che non avevamo, oppure avrà delle
ulteriori difficoltà per poter fissare le udienze e per trovare
nuovi spazi per i Magistrati e, allora, se il Tribunale di Roma ha
i numeri più alti come numero di cause non sappiamo come ver-
Foro Romano
ranno gestite, ancora, questi cinquemila procedimenti. E la cosa
altrettanto singolare è che invece sono state salvate in Italia tutte
le sedi dei tribunali piemontesi, altra singolarità che qualcuno
forse avrebbe dovuto spiegare ai cittadini. Quindi chiudiamo i
tribunali, li accorpiamo ad altri, chiudiamo le sezioni distaccate
e risparmiamo. Questo teorema è tutto da dimostrare. A uno
sguardo più attento i numeri della manovra potrebbero apparire
forse idonei a raggiungere questo traguardo, sopprimere trentasette tribunali minori, sopprimere duecentoventi sezioni distaccate e seicentosessantasette Uffici del Giudice di Pace su ottocentoquarantasette in essere. E nessuno però in tutta questa
situazione ha pensato ai costi che si erano sostenuti per costituire dei tribunali. Vi faccio un piccolo esempio, ci saranno sei
milioni di euro sostenuti dal Comune di Cuneo per assorbire le
sezioni distaccate dei Tribunali di Saluzzo e Mondovì, quattro
milioni di euro per assorbire, da parte del Tribunale di Potenza,
il Tribunale e la sezione distacca di Melfi e così vi potrei fare
altri duecentodiciotto esempi ma, ancora, il Tribunale di
Aquiterni è costato cinque milioni di euro e oggi è fuso con il
Tribunale di Alessandria; il Tribunale di Bassano del Grappa per
i contribuenti è costato dodici milioni di euro; il Tribunale di
Chiavari, che verrà chiuso tra ventiquattro mesi, è costato quattordici milioni di euro; il Tribunale di Modiga, oggi fuso con
quello di Ragusa, è costato dodici milioni di euro e il Tribunale
di Tolmezzo, oggi fuso con quello di Udine, è costato quattro
milioni di euro. Sono dei piccoli esempi per farvi comprendere
che di quei cinquanta milioni che forse qualcuno sbandiera che
verranno risparmiati, ne abbiamo già spesi ventiquattro milioni
con questi esempi di Tribunali che vi ho accennato. Dicono che
si risparmieranno gli affitti per le sedi. In realtà i Tribunali sono
quasi tutti in sedi che appartengono al Demanio dello Stato.
Tutta questa confusione, tra l’altro, è ancora sottolineata dai
costi delle notifiche dei tribunali minori per i quali, ovviamente, saranno ancora più importanti. E allora ritorno alla domanda
iniziale, dov’è la convenienza? Grazie.
39
Attività del Consiglio
Dalla macchina da scrivere al computer
l’Avvocato è sempre presente
Donatella Cerè
Tesoriere del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma
G
entili Signore, Signori, Autorità, Signori Magistrati e
Avvocati e Colleghi del libero Foro. Non vi nascondo
una certa emozione vedendo tanti amici e colleghi in
questa aula, dove il Consiglio ha il suo cuore pulsante, ricevere
per la prima volta e festeggiare insieme a noi un importante traguardo intermedio di onorata professione forense: le nozze d’argento con l’avvocatura. Gran parte della mia emozione deriva
dal pensiero che questo traguardo verrà raggiunto anche dalla
sottoscritta il prossimo anno e, preparando questo breve saluto
che rivolgo a Voi, ho così avuto modo di tornare indietro con la
memoria e di interrogarmi di quanta strada è stata compiuta
dalla nostra categoria e quanto è cambiato il ruolo de patrocinatore legale negli anni e nella storia. Naturalmente, a un nostro
collega, all’avvocato Marco Tullio Cicerone, tagliarono la testa,
Napoleone voleva tagliare la lingua agli avvocati ma è anche
vero che si tratta di tempi andati, per nostra fortuna, ma prendiamola in positivo, siamo maestri di questo indubitatamente.
Sant’Alfonso de Liguori formulò per l’avvocato le dodici regole morali nel suo auto-libretto degli obblighi dei giudici, avvocati accusatori e rei. Delle dodici regole morali la conclusiva
riassume i fondamentali requisiti per un avvocato, validi ancora
oggi e l’indica nella scienza, nella diligenza, nella verità, nella
fedeltà e nella giustizia, fu il padre antisiniano del nostro codice deontologico, ebbene tutt’oggi il buon esercizio della professione forense che a partire dall’antica memoria dei nostri padri
di Roma è passato e passa attraverso alterne vicende fondato su
quello che è il senso di responsabilità dell’avvocato verso se
stessi, verso i colleghi, verso la giustizia e verso la società.
Quotidianamente abbiamo la consapevolezza che partecipiamo
in ogni controversia ad una contesa nella quale non è mai facile
separare la passione dalla ragione ma noi dobbiamo ricordare
che la contesa era una divinità che Esiodo definisce “dal cuore
violento ed odiosa, per ricercare di panare con paziente onestà il
filo sincero che è in ogni lite attraverso quelle che sono le opposte ragioni e ci può condurre a prevenirla o quanto meno a scio-
glierne i nodi nel modo più possibilmente sereno”, la chiave
moderna, possiamo così dire dell’antica dea Contesa, oggi può
prendere il nome di mediazione. Calamandrei nel 1950 definiva
l’avvocato un giurista pratico, il patologo del rapporto umano,
l’operatore sociale pre e para giudice nel processo, diceva, e
organo della difesa autonomo, indipendente, leale, corretto,
dominus della tecnica, vero “nunzius partis”. Ma oggi l’avvocato è diventato un soggetto bipolare che lo vede scisso dal rispetto e conformità a quelli che sono i dettami etici, morali che deve
continuare ad osservare e di converso la post-modernità, le ultime normative in tema di esercizio della professione, la classe
dirigente ed una nuova mentalità sociale antropologica hanno
imposto nuove regole impartendo tempi sempre più ristretti trasformando l’avvocato in un informatico giuridico. Significativa
è una recente ordinanza del 2012 della Cassazione Civile che ha
dichiarato inammissibili due ricorsi, stampati fronte-retro con il
copia e incolla, esageratamente lunghi e tali da onerare il giudicante dall’estrapolazione di quello che sarebbe effettivamente
rilevante per il giudizio. Bè questo probabilmente con la carta
carbone e la macchina da scrivere venticinque anni fa non sarebbe accaduto, in questo quadro però possiamo dire comunque che
il virus informatico è presente, invero, anche nelle sentenze, se
vogliamo, dei giudici e nei diversi provvedimenti che in virtù
della videoscrittura, tecnicamente benefica per i tempi di redazione degli atti giudiziari, e l’uso delle banche dati, la digitalizzazione con quello che è il processo telematico è comunque
destinata a dilatarsi, a uniformare l’organizzazione dei tempi
della giustizia. Ed allora come l’avvocato potrà curare questo
sdoppiamento della professionalità? Forse con le parole di
Gandhi che ha svolto per quasi vent’anni l’attività di avvocato
che così ha sintetizzato la sua funzione “Mirare a ricomporre le
parti lacerate a pezzi e portare avanti compromessi privati senza
nulla perdere e certamente non la mia anima”. Grazie a tutti voi
per l’attenzione e a voi tutti e ai vostri familiari auguro una felice giornata di festa.
40
Foro Romano
Attività del Consiglio
L’Avvocato “faro” di una società che si sta perdendo nel buio
Remo Pannain
Avvocato del Foro di Roma
B
uongiorno a tutti, Avvocati del Consiglio dell’Ordine,
Magistrati ma soprattutto buongiorno a Noi Avvocati
che abbiamo fatto l’esame da procuratore nel 1987 o
quantomeno che ci siamo iscritti nel 1987.
Sinceramente, quando ho ricevuto l’invito per venire a questa
cerimonia sono rimasto molto perplesso, perché ho pensato che
25 anni di professione non sono poi un così grande traguardo,
d’altra parte pochi giorni fa mio padre ne ha festeggiati 60. Poi
mi hanno telefonato e mi hanno chiesto se avessi voluto parlare, qualora fossi venuto, e, in quel momento, il pavone che è
dentro di me ha fatto la ruota ed eccomi qui.
Eccomi qui a ricordare con Voi l’entusiasmo che abbiamo tutti
avuto quando finalmente abbiamo superato l’esame da
Procuratore. Gli orali da Procuratore erano una grande tensione: ai nostri tempi, lo ricorderete, si portava tutto, mentre oggi
si portano meno materie. E quando abbiamo finito l’esame,
quando io ho finito l’esame, quando mi hanno detto che avevo
superato quello che doveva essere l’ultimo esame importante
della vita, mi sono lanciato, come credo tutti noi, nel Foro di
Roma e ho cominciato una professione che in realtà già facevo da tre anni (i due anni di pratica e l’anno intercorso tra lo
scritto e l’orale) con un entusiasmo straordinario che, credo,
ognuno di noi possa ricordare in questo momento.
In questi anni siamo passati attraverso dei cambiamenti straordinari, direi epocali, e siamo ancora qui. Siamo passati attraverso cambiamenti normativi importantissimi. ne ricordo pochi
tanto li sapete anche Voi: hanno tolto la figura del Pretore (in
Italia, la culla del Diritto, ne sono stati capaci, e mi fa ridere
pensare che il Ministro di Grazia e Giustizia del tempo è stato
Professore di Diritto romano) per trasformarla nella figura del
Tribunale in composizione monocratica che in italiano lascia il
tempo che trova; siamo passati attraverso il cambiamento dei
codici di procedura, il Codice di Procedura Penale.
Chi ha fatto l’avvocato penalista almeno per un po’ si ricorda
che si affrontavano i processi con il vecchio codice dove si
andava di fronte a un giudice che sapeva di cosa si parlava, che
conosceva il processo, mentre oggi si arriva davanti a un giudice che del processo non sa niente e bisogna cominciare tutto
daccapo.
È un Codice di Procedura Penale fallito prima ancora di cominciare.
Ricordo di aver letto, a suo tempo, un articolo di Giovanni
Leone sul quotidiano “Il Tempo” (e Giovanni Leone era un processualpenalista straordinario) che prima ancora che il Codice
Foro Romano
di Procedura Penale entrasse in vigore ne aveva già identificato
tutti quelli che poi sarebbero stati i difetti che noi, oggi come
oggi, vediamo ogni mattina in tribunale; un Codice di Procedura
Penale che meriterebbe, forse salvando solo l’istituto del patteggiamento da applicare davanti al Giudice Istruttore, di essere
abrogato domani mattina. Questo è il mio pensiero ma lascia il
tempo che trova.
Ci hanno promesso (io non mi occupo di processi civili ma ho
sentito amici e colleghi) grandi modifiche, grandi successi,
grandi velocizzazioni con il nuovo Codice di Procedura Civile.
Eppure, sembra che anche questo nuovo Codice di Procedura
Civile non sia stato un successo. E ora è entrato in vigore, se non
sbaglio, il nuovo codice di procedura amministrativa: diamogli
il tempo di dimostrarci (almeno lui) che forse funziona.
Ma le grandi modifiche, i grandi cambiamenti epocali si racchiudono poi in una cosa (per noi avvocati veramente un po’ triste): l’ennesima variazione delle tariffe professionali, e francamente condivido l’idea che gli avvocati devono fare delle grandi battaglie, ma mi sembra che, soprattutto con la modifica delle
tariffe professionali, per l’ennesima volta queste grandi battaglie le abbiamo perse tutte. E allora, forse, è tempo di pensare
che l’Avvocato non deve scendere in piazza, che l’avvocato non
ha interesse ad astenersi dalle udienze o scioperare come dicono tutti gli altri, che l’Avvocato è una persona importante per
cultura, per tradizione, diciamo anche per lignaggio e che, forse,
dovrebbe essere proprio il nostro stile e il nostro modo di fare,
improntato secondo quei valori che ci sono stati insegnati dai
nostri maestri, a fare in modo che da domani queste battaglie
possano essere affrontate con modalità differenti e probabilmente vinte.
Ecco, io credo che gli avvocati debbano ricordarsi di essere una
forza enorme, se non altro numericamente.
Noi abbiamo visto un cambiamento epocale anche riguardo il
rapporto con i giovani: oggi io vedo dei giovani che si avvicinano ad avvocati (che io conosco da vent’anni e ai quali io non mi
permetto di dare del TU), dicendogli “scusa collega mi puoi
fare…”, cioè non è nello stile nel quale noi dovremmo vivere e
siamo nati.
Però se è vero che abbiamo scelto di fare la professione forense
perché credevamo nella figura dell’avvocato, come ce lo siamo
sempre immaginato, è giusto ed è nostro dovere fare in modo
che anche i giovani avvocati abbiano questo ricordo, abbiano
questa immagine, abbiano l’idea di quella che dovrebbe essere
e deve essere l’Avvocatura.
41
Attività del Consiglio
Tuttavia, noi, nonostante tutto quello che è passato e il cambiamento in atto, siamo ancora qui. E io, allora, voglio
ringraziarVi, Avvocati del Consiglio dell’Ordine, per avermi
invitato a prendere la parola perché così avete fatto in modo che
io riflettessi un attimo sull’importanza che noi abbiamo.
Se noi oggi siamo qui a festeggiare il fatto che siamo un po’ vecchi (ma ancora non tanto vecchi) questo significa anche, e me
ne sono accorto pensando a quello che avrei dovuto dire a voi e
anche a me stesso, che noi per età siamo oggi i timonieri della
barca della giustizia.
Tuttavia, siamo in una società particolare. Oggi dobbiamo essere consapevoli che anche per lignaggio, per cultura, e soprattutto per dovere sociale, noi siamo anche il faro di una società che
si sta perdendo nel buio. E se saremo consapevoli della necessità ma soprattutto del dovere di tenere tra noi una forte collaborazione, mantenere vivo un forte spirito di colleganza e faremo
quello sforzo che non sempre facciamo, perché costretti a guardare gli interessi del nostro studio, della nostra quotidianità, e
che invece dobbiamo fare, pensando che l’altro collega sia io,
allora sapremo guidare la nave oltre la tempesta, anzi oltre le
tempeste (perché nel mare ce ne sono tante) e, soprattutto, saremo in grado di condurre la nave della nostra Avvocatura ma
soprattutto la nave della nostra vita, dei nostri figli e dei nostri
nipoti verso un futuro radioso, pieno di soddisfazioni anche e
giustamente economiche, in una società, mi piace pensarlo,
molto migliore di quella di oggi.
42
Foro Romano
Attività del Consiglio
I “nostri” colleghi da 25 anni al servizio della Giustizia
Emilio ABATE
Ivana ABENAVOLI
Giuseppe Romano AMATO
Raffaele AMBROSIO
Fernando AMODIO
Angelo ANGELONI
Michele ARDITI DI CASTELVETERE
Giovanni ARILLI
Fabrizio Fabio AROSSA
Assunta ATTANASIO
Giuseppe BARBERIS
Cosmo BASSO
Giuliano BASTIANELLI
Valerio BATTISTELLI
Simona BELLETTINI
Felice Massimo BEVELACQUA
Alfredo BIAGINI
Romano BIANCHI
Giovanna BIONDI
Claudio BOAZZELLI
Giuseppina BONITO
Rita BRANDI
Lillo Salvatore BRUCCOLERI
Sandro BUDONI
Dario BUFFONI
Patrizia BUONONATO
Dario BUZZELLI
Elena CAPARELLO
Roberto CAPPELLI
Maria Cecilia CARDARELLI
Antonio CARRERA
Maria CASAGRANDE
Vincenzo CAVALLARO
Stefania CECI
Maria Leonilda CHIRICO
Oriana CIANCA
Rosamaria CIANCAGLINI
Sabina CICCOTTI
Andrea CIFARIELLO
Antonio CIMELLARO
Alessandro CLEMENTE
Riccardo COMITO VIOLA
Luisa Giustina CORAZZA
Roberto CROCE
Fabio CUTRUZZOLÀ
Giovanni D’AMICO
Roberto D’AMICO
Foro Romano
Paola D’ELIA
Ettore D’OVIDIO
Enrico DE CRISTOFARO SIVILIA
Roberto DE LISA
Michele DE LUCA
Francesco Saverio DE MARIA
Gilda DE PROPRIS
Beatrice DE SIERVO
Maria Giovanna DE TOMA
Gaetano DELL’ACQUA
Fabio DELORENZI
Carla DI CASTRO
Vincenza DI MARTINO
Elisabetta DI NOIA
Daniele DI PORTO
Carola DI TARSIA DI BELMONTE
Francesco ELMO
Livio ESPOSITO
Vincenzo Maria FARGIONE
Riccardo FAZIOLI
Maria Teresa FERA
Alessandra FERRANTI
Alessandro FERRETTI
Grazia FIERMONTE
Giacomo FIGÀ
Guglielmo FRIGENTI
Luciana FULCINITI
Alessandro GAGLIARDINI
Adriano GALLO
Chiara GELSUMINO
Carmela GEMBILLO
Francesca Romana GENOVESI
Mauro GIGLI
Maria Paola GIORGI
Leonardo GNISCI
Angelo GRANDONI
Carlo GRILLI
Umberto GRISCIOLI
Maria Teresa GUALTIERI
Eugenio GUASCO
Massimo GUIDUCCI
Alessandra GULLO
Albertina IANNI
Anna IARICCI
Ester Maria LATINI
Giuseppe LEBANI
Raffaele LENER
43
Attività del Consiglio
Pasquale LETEO
Massimo LETIZIA
Massimo LIBERTINI
Susanna LOLLINI
Giuseppe LOREFICE
Francesco LORENTI
Stefano LUCIDI
Rosa MAFFEI
Matteo MANDÒ
Margherita MANTINI
Giampiero MARGIOTTA
Roberto MARINEO
Roberto MARTIRE
Daniela MAURELLI
Anna Sofia MAURO
Roberto MAZZUCCA
Silvana MELIAMBRO
Massimo MELLARO
Luciano MENNELLA
Brunella MERCURI
Fabrizio MERLUZZI
Massimo MEROLA
Roberto MINUTILLO TURTUR
Celeste MOLA
Marco Saverio MONTANARI
Barbara MORABITO
Fabrizio MORANDI
Cinzia MORICONI
Maurizio MORO
Patricia MOSCHESE
Giulio MURANO
Massimo MUSCELLA
Anna MUSIO
Alessandro MUSMECI
Marcello NALDINI
Maria Rosaria NERI
Alessandro NICOLETTI
Antonio NICOLETTI
Giovanni NUNNARI
Antonello NURCHIS
Valerio ONESTI
Teresa PACILEO
Laura PALOMBO
Remo PANNAIN
Rosarina PAPASODARO
Maria Teresa PASTORE
Emanuela PASTORE STOCCHI
Emilio PERSICHETTI
Francesco PERSIO
Fabrizio PERTICA
Sabino PIACENZA
Lorenzo PIERINI
Andrea PIVANTI
Flavio Maria POLITO
Donato PRILLO
Claudio PRINCIPE
Alfonso QUINTARELLI
Giulio RAGAZZONI
Fabrizio RAMINI
Fulvio RANALDO
Emilia RECCHI
Francesco RIMOLI
Fabio ROCCO
Ranieri RODA
Francesco ROSELLI
Massimo ROSI
Marcella ROSSI
Maria Laura ROSSI
Marina ROSSI
Arturo SALERNI
Giulia Anna Maria SALERNI
Teresa SALVATORE
Angelo Alessandro SAMMARCO
Francesco Antonio SANTINI
Simona SANTOBONI
Patrizia SANTONI
Roberto SARRA
Gaetano SCALISE
Nicola SCIANNIMANICO
Claudio SCOGNAMIGLIO
Patrizia SIDELI
Angelo SIMONELLI
Alessandra SIRACUSANO
Rosapietrina SODDU
Patrizia SOLDINI
Antonio SPATARO
Elena STORTONI
Mario TEOFILI
Maria Sofia TONOLO
Laura TRICERRI
Domenico TULLI
Stefano TURCHETTI
Peter UGOLINI
Giorgio VACCARO
Carlo VALENTI
Giovanna VALENZA
Andrea VARANO
Antonfrancesco VENTURINI
Marco VINCENTI
Giuseppe VONA
Eleonora ZICCHEDDU
44
Foro Romano
Attività del Consiglio
Nella seduta del giorno 19 dicembre si è tenuta la toccante cerimonia di passaggio di consegne della carica di Consigliere
Tesoriere da Donatella Cerè ad Antonino Galletti.
Riportiamo i loro interventi a testimonianza dell’evento.
Un arrivederci e un nuovo inizio
Donatella Cerè
Tesoriere del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma
C
ari Amici Consiglieri,
sono “nata” nel 2001, anno del Commissariamento, in
quel periodo così buio per la nostra onorata Istituzione.
In quel momento storico così delicato fu necessario ristabilire
l’immagine ed il prestigio della nostra categoria; l’oneroso compito fu rimesso nelle mani del Presidente Federico Bucci, a cui
vanno i miei più profondi sentimenti di stima e riconoscenza,
per tutto quello che ha dato all’Avvocatura Capitolina e per aver
fortemente creduto in me.
È innegabile il formidabile contributo ricevuto sia sotto il profilo umano che di crescita professionale in tutti questi anni, in cui
mi sono occupata: del patrocinio a spese dello Stato, degli opinamenti su parcelle professionali, della disciplina, della Camera
arbitrale, della commissione sportiva e culturale, del difensore
civico forense, della commissione giovani, della tesoreria.
Credo, in coscienza, di avervi sempre adempiuto con grande
spirito di servizio e senso di appartenenza.
In questo tempo ho avuto modo di conoscere altri tre Presidenti:
- Alessandro Cassiani – uomo di pacificazione;
- Antonio Conte – pratico e concreto, con il quale mi sono
confrontata e spesso scontrata in animate adunanze;
- Mauro Vaglio – equilibrio e innovazione, che mi ha riconosciuto un ruolo di grande responsabilità a coronamento di
una lunga militanza consiliare, conferendomi la prestigiosa
nomina di Tesoriere e responsabile della deontologia e della
disciplina.
A Loro va il mio più sentito ringraziamento, come anche a tutto
il personale dipendente del Consiglio, che è stato per me come
una seconda famiglia.
Allo stesso modo ringrazio tutti i 38 Consiglieri che ho conosciuto in questi anni, il Segretario amico Pietro Di Tosto e tutti
Foro Romano
i neoeletti, Fabrizio, Aldo, Roberto, Matteo e Isabella rivolgo
un augurio sincero di buon lavoro.
Ad Antonino Galletti, Riccardo Bolognesi, Mario Scialla,
Mauro Mazzoni con i quali ho condiviso momenti di autentica
proposizione e battaglie appassionate in favore dell’Avvocatura –
vanno i miei più profondi sentimenti di affetto e di grande amicizia.
È assai difficile dopo ben 13 anni trascorsi al servizio
dell’Istituzione Forense Capitolina rassegnare le dimissioni, trovando le parole adeguate a una simile circostanza senza riempirle di retorica e senza che il cuore venga sopraffatto dall’emozione; è difficile lasciarVi in un momento di grandi cambiamenti, in
un periodo storico dove si tenta di demonizzare gli ordini professionali, in cui la nostra classe dirigente ha attuato tutta una serie
di riforme (la legge sulle liberalizzazioni, la media conciliazione
obbligatoria, il filtro sulle impugnazioni, la nuova geografia giudiziaria, decreto del fare, pacchetto sicurezza) atte a svilire l’immagine dell’avvocato e della nostra amata professione.
L’avvocatura deve con forza e tenacia dimostrare di avere un
grande orgoglio e senso di appartenenza alla categoria, di avere
grandi ideali e grande cuore.
Da domani per me inizia un nuovo impegno, la Cassa Forense,
alla quale dedicherò tutte le mie energie al servizio dei Colleghi,
che mi auguro continueranno a nutrire in me la fiducia di sempre, che è la cosa che mi dà la forza più grande.
Di Loro porterò dentro di me il ricordo, il senso vero della loro
amicizia, la solidarietà dei momenti difficili, la condivisione
delle idee, il sostegno incondizionato, la fiducia e la stima, che
hanno contribuito a rendere felici anche le mie giornate più
amare… È a tutti Loro che va il mio più vivo ringraziamento e
il mio abbraccio ideale.
Con i miei, migliori auguri per le imminenti festività natalizie.
45
Attività del Consiglio
Il mio impegno per una “casa di vetro”
Antonino Galletti
Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma
Il Presidente, preso atto delle dimissioni del Consigliere Tesoriere
Avv. Donatella Cerè, propone, quale nuovo Consigliere Tesoriere
dell’Ordine Forense romano, il Consigliere Avv. Antonino
Galletti, in virtù delle particolari competenze in campo del diritto amministrativo e per il riconoscimento ricevuto dagli avvocati
romani in occasione delle ultime elezioni per il rinnovo del
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma.
Il Consiglio, all’unanimità dei presenti e per acclamazione,
elegge alla carica di Consigliere Tesoriere del Consiglio
dell’Ordine degli Avvocati di Roma, il Consigliere Galletti.
Dichiara la presente delibera immediatamente esecutiva.
vere l’organizzazione del nostro Ordine alla luce dei rinnovati compiti che ci sono stati attributi dal legislatore (artt. 25 e 29 L. 247/2012)
e delle funzioni che abbiamo il dovere di svolgere per la tutela dei
diritti e degli interessi di noi stessi e dei nostri iscritti.
La Tesoreria del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma,
proseguendo il percorso già intrapreso, dovrà diventare una vera
e propria “casa di vetro”, attraverso la quale gli iscritti potranno
scandagliare l’efficacia, l’efficienza e l’economicità della nostra
azione d’indirizzo amministrativo.
È urgente snellire e automatizzare, con l’ausilio dell’informatica
e della telematica, i vari procedimenti amministrativi ed è nostro
dovere istituzionale procedere alla riscossione dei crediti accumulati nei confronti degli iscritti morosi, proprio per consentire alla
stragrande maggioranza dei colleghi virtuosi di continuare a
beneficiare della consistente riduzione della quota d’iscrizione
annuale già deliberata lo scorso anno, pure avendo addirittura
incrementato al contempo i servizi in favore dell’Avvocatura.
È necessario poi dotarci di una disciplina regolamentare e di dettaglio, in linea con le sopravvenute modifiche legislative, che ci consenta di disciplinare procedimenti e settori sino a oggi ancora affidati alla prassi e al buon senso; ciò, soprattutto, affinché i nostri dipendenti possano assumersi gli oneri e le responsabilità che competono
loro sulla base di indicazioni precise e oggettivamente verificabili, al
fine di consentirci di premiare coloro che intenderanno distinguersi,
consentendo recuperi di efficienza e riduzioni di costi.
Sarà poi nostro compito comunicare agli iscritti come sono
investiti i loro denari e quali sono i servizi e le possibilità dei
quali all’occorrenza è possibile fruire rivolgendosi all’Ordine,
anziché aliunde; l’esperienza, infatti, ci insegna come talvolta la
disattenzione, unita alla disorganicità degli interventi normativi,
spinge taluni a invocare servizi invero già disponibili ovvero
interventi ordinistici già puntualmente posti in essere.
Da ultimo, mi riservo di riferire puntualmente al Consiglio ogni criticità nella quale immancabilmente mi imbatterò nel prosieguo per
sollecitare decisioni collegiali che possano attingere all’esperienza
personale, professionale e politica di ciascuno dei Consiglieri nella
convinzione che, nella ricerca del bene comune per la famiglia
forense romana, non possano esserci distinzioni di ruoli e di parte.
Grazie, dunque, per la fiducia che spero di ripagare con l’impegno e la dedizione in favore dell’Avvocatura romana anche nella
nuova carica alla quale mi avete chiamato, consentendomi così
l’onore e il privilegio di rappresentare uno degli Organi istituzionali del nostro prestigioso Ordine distrettuale”.
“C
aro Presidente e cari Consiglieri, ringrazio infinitamente per la fiducia dimostrata con l’elezione unanime e per acclamazione a Consigliere Tesoriere
dell’Ordine più importante d’Europa per storia, tradizione e
dimensioni e, ne sono certo, anche per la qualità e la quantità
delle questioni che stiamo affrontando e decidendo assieme per
colmare le lacune e per adeguarci al mutato panorama legislativo di riferimento.
Il mio primo pensiero va doverosamente al Consigliere Tesoriere
Cerè, la quale, poco fa, ha rassegnato le dimissioni, esercitando il
diritto d’opzione a seguito dell’elezione nel comitato dei delegati
della nostra Cassa forense, dove – ne sono certo – proseguirà, con
la stessa tenacia e oculatezza che ha dimostrato quale Tesoriere, a
tutelare al meglio i diritti e gli interessi previdenziali e assistenziali dell’Avvocatura e, in particolare, di quella capitolina.
Devo poi ricordare tutti i Colleghi e Amici con i quali ho condiviso, dal 2008 ad oggi, diversi passaggi importanti della mia vita
personale e professionale (in primis, tutti i Delegati ai vari
Congressi Nazionali ai quali ho partecipato da Bologna in poi e
l’Assemblea O.U.A. della quale ho avuto l’onore di fare parte),
i quali ci hanno accompagnato e sostenuto sino alla trionfale e
plebiscitaria elezione di febbraio 2011: da tutti ho avuto modo
di imparare e dai più esperti ho potuto apprendere nozioni e
insegnamenti che si sono rivelati indispensabili.
La parte finale del triennio di consiliatura sarà particolarmente impegnativa e ardua per l’Avvocatura: è prevedibile che i soliti improvvidi interventi legislativi di fine anno, senza preventiva concertazione
e seguendo una prassi purtroppo oramai costante negli ultimi anni, ci
penalizzeranno ulteriormente; sono attesi i regolamenti attuativi della
legge di riforma professionale che è ancora, per così dire, “al palo”,
essendo intervenuti soltanto tre regolamenti del Consiglio Nazionale
Forense (e nessuno di quelli ministeriali). Occorrerà rivedere e riscri-
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Foro Romano
Attività del Consiglio
Fédération des Barreaux d’Europe:
assemblea generale a Francoforte
A cura della Redazione
D
al giorno 30 maggio al 1° giugno si è tenuta a
Francoforte l’Assemblea Generale annuale della
Fédération des Barreaux d’Europe a cui l’Ordine di
Roma ha partecipato con il Consigliere Delegato ai rapporti
internazionali Isabella Stoppani.
Il primo giorno è stato dedicato alla cerimonia di premiazione
della Signora Michelle Bachelet, ex Presidente del Cile ed ex
Vice Segretario Generale dell’ONU, alla quale è stato conferito
il premio umanitario dell’Ordine degli Avvocati di Francoforte,
con l’intervento del Prof. Simon, Presidente della F.B.E. e
dell’Ordine degli Avvocati di Francoforte, del Tesoriere comunale di Francoforte, Uwe Becker e del Ministro della Giustizia,
Integrazione ed Affari Europei dell’Assia, Vice Primo Ministro,
Jorg-Uwe Hahn, che ha, in tale occasione, conferito una onorificenza al Presidente Lutz.
Il 31 maggio, dopo il discorso introduttivo del Presidente
Simon, il Presidente dei Ministri dell’Assia, Volker Bouffier e
il Segretario di Stato parlamentare nel Ministero Federale
dell’Economia hanno discusso della situazione attuale dei mercati finanziari e legali in Europa. Si è richiamata l’importanza
fondamentale dell’Avvocatura che deve mantenere l’indipendenza per la tutela del bene comune, messa fortemente a rischio
negli Stati dove è in difficoltà la democrazia; si sono messe in
evidenza le difficoltà dei giovani avvocati e dei giovani in
generale, rilevando che il grave fenomeno della disoccupazione oltre a essere un problema economico è anche un problema
di democrazia, con la necessità di richiamarsi alla solidarietà
oltre che alla solidità e nell’auspicio che i mercati si dotino di
solide regole.
Si è, altresì, sottolineata la necessità della conoscenza internazionale, e dell’importanza, soprattutto per i giovani, di maggiore specializzazione, tenuto conto del fatto che a fianco di studi sempre
più grandi vi è spazio per studi “di nicchia”, con approfondita preparazione in settori specifici, con capacità, nella consulenza alle
imprese, di anticipare lo sviluppo futuro anche dei mercati.
L’argomento è stato ampliato dalle relazioni del Dott. Christian
Dove (Francoforte), sul ruolo degli avvocati nella risoluzione
della crisi del debito sovrano e della crisi finanziaria; di Marcus
Hartung (Amburgo), sui mercati legali in seguito alla crisi
finanziaria; e dagli interventi di Aurora Austriaco (Presidente
dell’Ordine forense di Chicago), che ha ribadito l’importanza
dell’indipendenza dell’Avvocatura, la necessità, per gli avvocati, di penetrare nuovi mercati anche fuori dagli Stati Uniti, sot-
Foro Romano
tolineando la rilevanza del ruolo degli Ordini nella formazione
continua; Michel Benichou (Grenoble, Vice Presidente del
C.C.B.E.), che ha messo in rilievo come la responsabilità della
crisi non sia certamente da attribuirsi agli avvocati, che la crisi
internazionale ha portato ad una deregolamentazione pericolosa, rammentando che il Prof. Monti, nel 2003, affermava che la
professione di avvocato era troppo protetta, ma in relazione a
ciò ha osservato che non devono prevalere le regole del mercato e della finanza, vera responsabile della crisi, ha ribadito che
il valore fondamentale dell’Avvocatura, oltre all’indipendenza,
è la deontologia, l’importanza della formazione continua obbligatoria, la necessità di conquistare nuovi mercati, da imprenditori ma non da businessmen e ha concluso sottolineando il ruolo
degli Ordini anche quale protezione del cliente nei confronti
dell’avvocato; Rod Mole (Devon, Vice Presidente della F.B.E.)
ha infine confermato l’importanza fondamentale dell’avvocato
per la tutela dei valori di giustizia e libertà nella società.
Molto interessante è stato l’intervento di Sheng Leiming,
Presidente dell’Ordine forense di Shanghai, che ha illustrato lo
sviluppo del mercato legale cinese, tra grandi studi occidentali e
sviluppo degli studi cinesi, con un rapporto ancora molto basso
tra cittadini e numero di avvocati.
Si è proseguito con le relazioni di Richard Susskind (Università
di Strathclyte), che ha trattato il tema degli avvocati di domani
in un mercato dei servizi legali differenziati, evidenziando
l’evoluzione della professione anche in relazione alle nuove tecnologie, tra servizi “su misura” e servizi standardizzati, e ha sollecitato gli Ordini a fornire soluzioni che anticipino il futuro. È
stato poi il turno di Chris Hart (Law Society di Inghilterra e
Galles), che ha messo in evidenza le difficoltà attuali in Gran
Bretagna, con fallimenti di imprese e studi legali, dovuti anche
all’aumento delle spese (tra le quali anche le assicurazioni professionali), e l’invito a utilizzare al massimo le proprie capacità, approfondendo conoscenza e preparazione.
Hanno poi illustrato brevemente la situazione nei diversi Stati di
appartenenza Scott Cooper (Philadelphia, Stati Uniti), Pedro L.
Yufera (Barcellona, Spagna), Chris Matthews (Toronto,
Canada) e Marcelo Galvao (Brasile).
Il 1° giugno si è tenuta l’Assemblea plenaria della F.B.E., con le
relazioni dei rappresentanti delle diverse commissioni.
Particolarmente coinvolgente l’intervento del Presidente
dell’Ordine di Istanbul, che, dopo averne già parlato a Ginevra,
ha ulteriormente posto l’accento sulla gravissima situazione
47
Attività del Consiglio
degli avvocati turchi, oggetto di misure da parte del Governo
perché impegnati nella difesa di manifestanti e oppositori al
regime e, ancor più, dei componenti del Consiglio, nella difesa
degli Avvocati. Ha chiesto l’aiuto dei colleghi sottolineando il
ruolo dell’Avvocatura nella difesa dei diritti fondamentali e
della democrazia.
Il Consigliere Stoppani ha chiesto al Consiglio di esprimere
tutta la solidarietà degli avvocati romani ai colleghi turchi.
In tal senso è stata deliberata all’unanimità una risoluzione, così
come all’unanimità è stata presa un’altra risoluzione in ordine
all’aumento dei costi della giustizia in Spagna, dove gli Ordini
stanno svolgendo un ruolo attivo di contestazione.
L’assemblea si è conclusa con l’elezione del nuovo Presidente,
Rod Mole e di altre cariche.
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Foro Romano
Attività del Consiglio
Roma-Francoforte: siglato accordo di cooperazione
A cura della Redazione
I
l giorno 8 ottobre nella storica Aula Avvocati del Palazzo di
Giustizia, i Presidenti dell’Ordine degli Avvocati di Roma
Mauro Vaglio e di Francoforte, Prof. Lutz Simon, hanno firmato l’Accordo di Cooperazione tra i due Ordini, il cui testo,
presentato in Consiglio nella seduta del 12 novembre 2012, è
stato approvato nella seduta del 13 giugno 2013.
L’evento è stato presentato dal Consigliere Delegato ai Rapporti
Internazionali, Isabella Stoppani, che ha ribadito come
“Nell’era della globalizzazione e in una fase difficile e complessa della professione forense, ho ritenuto mio compito, soprattutto nei confronti di tanti giovani e preparati Colleghi, favorire lo
scambio professionale nell’ambito di un diritto uniforme europeo. Oggi si formalizza la convenzione di cooperazione con
l’Ordine di Francoforte che certamente porterà occasioni di
conoscenza, lavoro e approfondimento reciproco. Colgo l’occasione per ringraziare i Colleghi del Settore Rapporti
Internazionali per la loro collaborazione e in particolare l’Avv.
Andrea Pontecorvo, prezioso tramite con i Colleghi tedeschi”.
Dopo il saluto dei rispettivi Presidenti, si è tenuto il convegno
dal tema “Roma-Francoforte: incontro e confronto tra gli ordinamenti forensi italiano e tedesco” in cui hanno preso la parola
per l’Ordine di Francoforte l’Avv. Rudolf Lauda (Amministratore Delegato), l’Avv. Rodolfo Dolce (Coordinatore della Commissione Internazionale) e l’Avv. Stefan Dangel (in qualità di
Delegato ai Rapporti Italia-Germania). Per l’Ordine degli
Avvocati di Roma, i Colleghi Carlo Martuccelli e Giulio
Prosperetti, componenti del Comitato Scientifico del Settore
Rapporti Internazionali, che hanno messo a confronto i rispettivi ordinamenti professionali, e l’Avv. Paola Nardini, dell’Ordine degli Avvocati di Venezia, componente del Direttivo della
Camera di Commercio italo-tedesca, che ha portato il saluto
dell’Ambasciatore tedesco e illustrato il “sistema Germania”,
quale occasione di lavoro per gli Avvocati romani. Molto interessante anche l’intervento del Prof. Adolfo Di Majo, che ha portato, nella sua qualità di Vice Presidente, il saluto dell’Associazione
per gli scambi culturali tra Giuristi italiani e tedeschi.
A tal fine riportiamo il testo dell’accordo di cooperazione per
consentire ai colleghi interessati, di entrare in possesso delle
informazioni a loro utili, volte a favorire uno scambio stabile di
notizie e approfondimento culturale, offrendo loro (e, unitamente ai praticanti avvocati) la possibilità di fare esperienze all’estero sviluppando la difesa comune della professione forense.
del suo Presidente, Avvocato Mauro Vaglio
E il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Francoforte, in persona del suo Presidente, Rechtsanwalt Prof. Lutz Simon
premesso che
a) il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma e il
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Francoforte ravvisano
l’esigenza di incrementare le proprie rispettive relazioni internazionali, nell’ambito di un sistema europeo di istruzione ed
apprendimento in grado di contribuire alla formazione di professionisti che soddisfino le esigenze di un mercato del lavoro
moderno e competitivo;
b) il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma e il
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Francoforte intendono
quindi concordare l’avvio di iniziative finalizzate allo sviluppo
della reciproca conoscenza degli ordinamenti giuridici di Italia
e Germania e del contesto giudiziario e sociale di ciascuno dei
due Paesi, in relazione alla attività forense e legale in genere;
c) il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma e il
Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Francoforte intendono
perciò avviare ed instaurare rapporti di collaborazione e cooperazione culturale tra le due Istituzioni, per condividere esperienze, idee, occasioni di formazione e quant’altro sia di interesse
per gli Avvocati, sia a livello nazionale che internazionale;
d) con deliberazione assunta dal Consiglio dell’Ordine degli
Avvocati di Roma che ha approvato il testo della presente
Convenzione;
e) con deliberazione assunta dal Consiglio dell’Ordine degli
Avvocati di Francoforte che ha approvato il testo della presente
Convenzione.
Fatte tali premesse
Tra il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, rappresentato dal Presidente Avvocato Mauro Vaglio
E il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Francoforte, rappresentato dal Presidente Rechtsanwalt Prof. Lutz Simon, viene stipulato il presente accordo di collaborazione e cooperazione,
disciplinato dalle seguenti clausole:
ARTICOLO 1
Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma e il Consiglio
dell’Ordine degli Avvocati di Francoforte concordano di avviare rapporti di collaborazione e cooperazione.
La cooperazione potrà trovare attuazione mediante:
I. ideazione e realizzazione di progetti di comune interesse
nonché approfondimento reciproco delle conoscenze nei settori
della ricerca giuridica, della attività forense e della consulenza
legale in genere;
Accordo di Cooperazione
Tra il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, in persona
Foro Romano
49
Attività del Consiglio
II. seminari, conferenze, convegni e manifestazioni in genere;
III. corsi di formazione;
IV. interscambio di documentazione ed informazioni;
V. partecipazione ad organizzazioni internazionali;
VI. instaurazione di continuativi rapporti tra le due Istituzioni;
VII. quanto altro possa riguardare gli scopi indicati nelle premesse della presente Convenzione e contribuire al perseguimento dei medesimi fini.
ARTICOLO 2
Nello spirito che anima le due Istituzioni e che impronta la presente Convenzione, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di
Roma e il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Francoforte
concordano di:
- scambiarsi comunicazioni sulla legislazione e sulle esperienze maturate in relazione alla Professione forense, con
particolare riferimento ai diritti ed ai doveri degli Avvocati,
alla deontologia, all’etica legale ed al patrocinio;
- fornirsi informazioni su conferenze, congressi, seminari,
corsi con carattere internazionale, che vengano svolti all’interno di ciascuna Istituzione e che riguardino principi, regole, diritti e doveri inerenti la pratica legale;
- fornirsi informazioni e pubblicazioni relativi alla
Professione forense e legale, come diffusi all’interno delle
rispettive Istituzioni;
- rispondere alle richieste di informazione o di consultazione
che possano essere richieste dall’altra Istituzione;
- collaborare, per quanto possibile, alle iniziative di formazione professionale ed alle attività promosse ed organizzate
dall’altra Istituzione firmataria;
-
dare informativa all’altra Istituzione firmataria circa le iniziative di formazione che, per la loro portata internazionale,
possano apparire di interesse per l’altro Paese;
- fornire, quando richiesto e per quanto possibile, documenti,
testi e legislazione riguardanti le iniziative svolte all’interno
di ogni Istituzione;
- promuovere, quando richiesto e se possibile, lo scambio culturale tra Avvocati e Praticanti Avvocati.
ARTICOLO 3
Le due Istituzioni firmatarie collaboreranno tra loro:
I. organizzando preventivamente riunioni e consultazioni
allorquando, a livello internazionale, possa sorgere una questione relativa alla difesa dei diritti fondamentali degli Avvocati;
II. cooperando nella difesa dei diritti degli Avvocati rappresentati da ciascuna Istituzione e rafforzando tale difesa nell’ambito
delle organizzazioni internazionali;
III. stabilendo principi e protocolli di azione, con l’obiettivo di
rafforzare la collaborazione nelle organizzazioni internazionali;
IV. definendo i principi fondamentali di convergenza in difesa
dei diritti degli Avvocati e delle condizioni per l’esercizio della
Professione Forense.
ARTICOLO 4
Il testo della presente Convenzione è redatto sia in lingua tedesca che in lingua italiana.
La Convenzione entrerà in vigore a partire dalla ultima sottoscrizione di essa ed avrà durata sino a comunicazione di revoca,
comunicata da una delle due Istituzioni firmatarie all’altra.
Roma, 8 Ottobre 2013
50
Foro Romano
Attività del Consiglio
Papa Francesco incontra gli Avvocati romani
A cura della Redazione
A
seguito dell’interessamento dell’Avv. Sandro Fasciotti
(che nella passata consiliatura ha ricoperto l’incarico di
Consigliere) il giorno 18 dicembre si è tenuto l’incontro tra il Santo Padre e gli Avvocati romani in occasione dell’udienza generale del mercoledì nella Sala Nervi in Vaticano.
È la terza volta che il Pontefice incontra un singolo ordine
forense: il primo incontro avvenne il 14 maggio del 1965 in cui
Paolo VI incontrò nella Sala del Concistoro i membri del
Consiglio Direttivo dell’Unione Internazionale degli Avvocati;
il secondo il 18 gennaio del 2012 (su iniziativa del Presidente
Antonio Conte e de Consiglieri Segretario Rodolfo Murra e
Tesoriere Francesco Gianzi) con Papa Benedetto XVI che evidenziò come “gli avvocati svolgono una funzione delicatissima
nella nella difesa dei diritti esortandoli a proseguire nel rispetto
del principio di verità allo scopo di perseguire il fine superiore
e supremo della giustizia”.
In tal modo, l’Ordine degli Avvocati di Roma ha inteso porre
ancora una volta porre in risalto l’alta missione morale, umana
e sociale svolta dalla figura dell’avvocato nella società.
“In questo momento in cui la politica governativa sta sferrando
un attacco inusitato alla categoria forense, attribuendogli colpe
che non ha – hanno detto i rappresentanti dell’Ordine professionale della capitale – questo incontro con il Santo Padre costituisce un momento di grande gioia per gli avvocati capitolini, che
rappresentano un baluardo insormontabile e insostituibile per
garantire il diritto di difesa che deve essere assicurato a tutti,
senza distinzione di censo, di razza, di ideali”.
Riportiamo il discorso di Paolo VI ritenendolo di estrema attualità anche a distanza di sessant’anni.
merito particolare da registrare all’attivo della vostra professione: perché quest’ultima viene a trovarsi elevata alla dignità di un
servizio, di un vero e più che autentico ministero di carità. E se
ciò è certo in linea di principio, ciascuno può rendersi conto che
la medesima cosa si verifica nella pratica, almeno nella maggior
parte dei casi.
L’Avvocato assiste, consiglia, difende. Ma per far ciò egli deve
conoscere ed è qui che si manifesta un altro aspetto della sua
personalità: egli è un uomo che ricerca la verità. Verità dei fatti
per stabilire la propria difesa su un terreno solido, verità delle
leggi, che la propria coscienza professionale gli impone di possedere in modo perfetto; verità delle anime, soprattutto, delle
quali egli raccoglie molto spesso i più intimi segreti. Nessuno
forse, a parte il Sacerdote, può conoscere meglio dell’Avvocato
la vita umana sotto tutti i suoi aspetti più diversi, i più drammatici, i più dolorosi, i più irregolari talvolta, ma molto spesso
anche i migliori. Nulla di strano, quindi, che dall’antichità l’avvocato sia stato il candidato sempre designato per le funzioni
politiche o per i pubblici incarichi, essendo egli il più capace di
esercitarli. Era questo l’omaggio reso spontaneamente al suo
valore umano, alle sue capacità e alla sua esperienza.
Se l’avvocato cerca di conoscere la verità, non è per esserne
l’avaro possessore: ma per divulgarla a farla conoscere. Egli è
per eccellenza l’uomo della parola. L’abuso che si fa di tale definizione non è a suo modo un omaggio reso alla sua sublime funzione? Quale potenza ha la parola per persuadere, per commuovere, per trascinare il consenso! Ma quale responsabilità anche
per colui che si lasciasse condurre a mettere questi meravigliosi strumenti al servizio di passioni umane deteriori.
E qui cogliamo senza dubbio l’aspetto più saliente della vocazione dell’avvocato: tutta la sua arte, tutta la sua scienza sono,
in definitiva, al servizio della giustizia. E non soltanto la giustizia scritta dall’uomo nei testi di legge. Quella serve all’avvocato come punto di partenza certo; ma è per permettergli di elevarsi alla giustizia scritta da Dio nel cuore dell’uomo. E, dopo che
egli ne ha sondato la profondità, egli ritorna alla giustizia dei
codici per temperare e vivificarne il rigore attraverso un magnifico saggio di umana compassione.
Il giudizio definitivo delle coscienze non gli appartiene, neanche la valutazione delle responsabilità finali: questa è la parte
che Dio si riserva. Nolite iudicare! Ma l’azione dell’Avvocato
che si svolge tra i due poli della giustizia e della misericordia, si
introduce in un campo misterioso e sacro alla soglia del quale
non si può che arrestarsi con rispetto.
Ecco, cari signori, brevemente esposto ciò che Noi vorremo
“Cari signori, membri del Consiglio dell’U.I.A., siate i benvenuti nella Nostra casa. Riuniti a Roma per approvare il nuovo
Statuto della vostra Unione in vista del vostro Congresso di settembre, voi avete espresso il desiderio di venire di persona a
presentarci i vostri omaggi. Noi vi riceviamo tanto più volentieri perché la bella professione che voi qui rappresentate è una di
quelle che la Chiesa considera con la massima stima e rispetto.
Essa vede innanzitutto nell’Avvocato l’uomo che ha votato la
propria esistenza ad assistere coloro che non sono nelle condizioni di difendersi da se stessi. Come il maestro assiste l’allievo
e gli apre le vie del sapere, come il medico assiste il malato e lo
cura nelle sue infermità fisiche, così l’Avvocato assiste il cliente che ha bisogno di essere guidato, consigliato, difeso nel labirinto delle relazioni umane. E già questa finalità, ben intesa e
ben praticata, sarebbe sufficiente di per sé sola a costituire un
Foro Romano
51
Attività del Consiglio
definire “l’apologia” dell’avvocato. Ecco così enumerate, infatti, le ragioni della stima e della considerazione che la vostra
nobile professione gode agli occhi della Chiesa. Funzione sociale di primo ordine è la vostra, di cui la pratica tende a perfezionare senza sosta colui che l’esercita, per farne ogni giorno di più
l’eroe della parola, il servitore della verità, l’uomo della giustizia e della bontà. Più questo ideale sarà realizzato in concreto,
più progrediranno, lo si può sperare, il senso del diritto, il rispetto altrui, la comprensione e la concordia fra gli uomini ed i
popoli. Ed è a tale riguardo che Noi abbiamo rilevato con inte-
resse nel progetto di nuovo Statuto della vostra Unione la preoccupazione che voi avrete di contribuire allo stabilimento di un
ordine giuridico internazionale, fondato sul principio della giustizia fra le Nazioni, attraverso il diritto e per la pace.
Eccellente proposito, per la verità, alla realizzazione del quale la
Chiesa lavora dal canto suo, così come essa può. Dio voglia
coronare questi sforzi, i vostri, i Nostri, quelli di tutti gli uomini di buona volontà. Noi lo auguriamo di tutto cuore, invocando
sulle vostre persone e sui vostri lavori la divina assistenza di cui
vuole essere il pegno la Nostra Benedizione Apostolica”.
52
Foro Romano
Formazione continua
Convegni organizzati dall’Ordine degli Avvocati
01.07 – 40 anni e non li dimostra – Celebrazione del rito speciale del lavoro Legge 11 agosto 1973, n. 533
04.10 – Le ultime novità per l’avvocatura
07.10 – Trasporto aereo: liberalizzazione e tutela del passeggero
03.07 – La mediazione in Italia ed in Europa
08.07 – La quantificazione del danno biologico nella RCA
07.10 – Corso per avvocati immigrazionisti – Diritti e doveri
degli immigrati
09.07 – La proponibilità della domanda nella RCA
08.10 – Roma-Francoforte: Incontro e Confronto tra gli
Ordinamenti Forensi Italiano e Tedesco
09.07 – Rappresentanza e contrattazione alla luce dell’accordo
interconfederale del 31 maggio 2013
10.07 – Protezione della vita privata familiare – Profili penalistici
11.10 – Ordini degli Avvocati e discipline antitrust: il caso degli
abogados
10.07 – Testamento Europeo – Compatibilità e forma con il
diritto Italiano
14.10 – Corso per avvocati immigrazionisti – Disposizioni su
ingresso e soggiorno
15.07 – L’interpretazione della domanda giudiziale – I poteri del
Giudice, il principio dispositivo ed il rischio dell’ultrapetizione
14.10 – Condominio morosità e mediazione
16.10 – Sovraffollamento carcerario: eterogeneità delle cause ed
efficacia dei rimedi
16.07 – Il cammino di Santiago – Il percorso dell’anima lungo
la via lattea
18.10 – Il deposito telematico: un passo decisivo verso la semplificazione della macchina giudiziaria – Modalità di deposito a
valore legale delle memorie ex art. 183 c.p.c. e delle comparse
ex art. 190 c.p.c.
22.07 – I rapporti tra ricorso principale e incidentale alla luce
della recente giurisprudenza della Corte di Giustizia
dell’Unione Europea
10.09 – Le ultime novità per l’avvocatura: il decreto ingiuntivo,
la mediazione, il concordato preventivo, il tirocinio presso gli
uffici giudiziari, i giudici ausiliari, il tentativo di conciliazione,
la divisione delegata
21.10 – L’esercizio telematico della funzione giurisdizionale e i
diritti telematici degli avvocati
16.09 – Le ultime novità sulla mediazione
22.10 – Regole concorsuali a confronto
23.09 – Le locazioni libere
22.10 – Corso per avvocati immigrazionisti – Il permesso di
soggiorno
21.10 – Contratti bancari, liti condominiali e mediazione
24.09 – Le ultimissime novità per l’avvocatura
25.10 – Corso istituzionale sull’arbitrato – L’accordo compromissorio
24.09 – Carte segrete
30.09 – Condominio: riforme legislative
25.10 – Responsabilità medica, successioni, contratti bancari e
mediazione
01.10 – Omesse, tardive, irrituali – Le notificazioni
28.10 – Il diritto di prelazione
01.10 – Il processo telematico – Le novità condominiali – La
mediazione obbligatoria
Foro Romano
28.10 – Corso per avvocati immigrazionisti – Il sistema delle
impugnazioni
53
Formazione continua
04.11 – Corso per avvocati immigrazionisti – Diritto di famiglia
ed immigrazione
20.11 – Diritto penale e pena di morte ai tempi del Papa re – I
sonetti di Giuseppe Gioachino Belli
04.11 – Appunti critici e giuridici dal film “Tutto su mia madre”
22.11 – Corso istituzionale sull’arbitrato – Il procedimento arbitrale
05.11 – Le misure di prevenzione nel c.d. “Codice Antimafia”
luci e ombre della riforma
25.11 – Corso per avvocati immigrazionisti – La protezione
internazionale (seconda lezione)
05.11 – Condominio riforme legislative
25.11 – Le sezioni specializzate per l’impresa
07.11 – Art. 709-ter c.p.c.: prassi e problematiche
26.11 – Appalto sicuro: un impegno di legalità
08.11 – Le procedure concorsuali, le mediazione delegata e la
trascrizione dell’accordo in mediazione
26.11 – Internet: la responsabilità degli intermediari della rete e
la giurisprudenza
08.11 – Corso istituzionale sull’arbitrato – La nomina degli
arbitri
27.11 – Il ruolo della mediazione nelle vertenze bancarie e
finanziarie
11.11 – Corso per avvocati immigrazionisti – Minori ed immigrazione
29.11 – La disciplina del commercio interno e internazionale dei
prodotti alimentari
11.11 – L’avvocato in mediazione
11.11 – Appunti critici e giuridici dal film “Le vite degli altri”
29.11 – Corso istituzionale sull’arbitrato – Il lodo arbitrale: il
riconoscimento e l’esecuzione l’impugnazione del lodo
12.11 – Processo telematico “obbligatorio” – Le notificazioni
telematiche degli atti giudiziari
02.12 – Corso per avvocati immigrazionisti – Art. 18, tratta e
discriminazione
12.11 – La deontologia dell’avvocato italiano in Europa
02.12 – La divisione dei beni ereditari
13.11 – Volontà effettiva del testatore – Testamento falso –
Testamento distrutto – Profili penalistici – Prassi applicativa ed
effetti civilistici – Querela di falso
02.12 – Appunti critici e giuridici dal film “Cesare deve morire”
02.12 – La responsabilità sanitaria alla luce della riforma
“Balduzzi”
15.11 – Consulente e perito del magistrato nei procedimenti di
famiglia e minorili
03.12 – L’onere della prova del licenziamento discriminatorio e
per motivo illecito
15.11 – Corso istituzionale sull’arbitrato – Arbitrato amministrato e arbitrato ad hoc: i motivi di una scelta
03.12 – Concussione, induzione indebita e corruzione alla luce
della legge 6 novembre 2012 n. 190
18.11 – Corso per avvocati immigrazionisti – La protezione
internazionale (prima lezione)
04.12 – Riforma Forense: più voci a confronto
18.11 – Appunti critici e giuridici dal film “Vajont la diga del
disonore”
06.12 – La responsabilità parapenale degli enti
09.12 – La deontologia dell’avvocato amministrativista
19.11 – Contenuto e forma dell’atto di appello civile – Nel rito
ordinario ed in quello del lavoro – Artt. 342 e 434 c.p.c.
09.12 – La mediazione alla luce della circolare del Ministero
della Giustizia del 27 novembre 2013
20.11 – Novità legislative: la mediazione obbligatoria, il concordato in bianco e la riforma del condominio
09.12 – Il diritto all’assistenza linguistica – Il processo penale
54
Foro Romano
Formazione continua
italiano alla prova della direttiva 2010/64/UE
aspetti psicologici e giuridici
09.12 – Appunti critici e giuridici dal film “Saw – L’Enigmista”
12.12 – Il Custode Giudiziario Telematico – Aspetti operativi
09.12 – Corso per avvocati immigrazionisti – La cittadinanza
12.12 – Le nuove modifiche alla Riforma Fornero il c.d. decreto del fare
09.12 – Corso istituzionale sull’arbitrato – L’arbitrato commerciale internazionale
16.12 – L’articolo 185 bis c.p.c. e la mediazione Delegata: utili
strumenti per diminuire il contenzioso civile?
10.12 – Condominio: riforme legislative
16.12 – Misure coercitive civili e tutela dei diritti
10.12 – L’accertamento patrimoniale nei procedimenti di diritto
di famiglia
16.12 – Giustizia e pace nella deontologia e nella vita del professionista
10.12 – Deontologia Forense e riforma dell’ordinamento professionale (L. 247/12)
17.12 – La circolare della sezione fallimentare e le istanze telematiche di insinuazione al passivo del fallimento
11.12 – La responsabilità medica
17.12 – Corso per avvocati immigrazionisti – Immigrazione e
lavoro
11.12 – Quel che resta del Patrocinio a spese dello Stato e la
difesa di ufficio che verrà
18.12 – Il Custode Giudiziario Telematico – Aspetti operativi
11.12 – Corso di curatore speciale per la rappresentanza processuale del minore nei procedimenti – Famiglia e minori a rischio:
Foro Romano
23.12 – Corso per avvocati immigrazionisti – Le espulsioni
55
Aggiornamento Albo
Il tempo e l’Avvocatura
Mauro Mazzoni
Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma – Coordinatore Dipartimento Iscrizioni e Pareri di congruità
C
on la fine del 2013 si è, sostanzialmente, chiuso il primo
anno di applicazione della L. 247/2012 ovvero, la legge
istitutiva del nuovo ordinamento forense che ha sostituito la vecchia normativa in vigore dall’anno 1933.
Al di là della portata generale della nuova legge, criticabile sotto
vari aspetti, alcuni articoli riflettono certamente i cambiamenti
che la professione forense ha avuto, spesso subiti, nel corso dei
vari decenni e una chiara visione di ciò si ha con la semplice lettura dell’art. 15 dal titolo “Albi, elenchi e registri”.
Infatti, al tradizionale Albo Ordinario degli esercenti la libera professione, sono affiancati altri 11 elenchi e un registro di soggetti a
vario titolo abilitati o interessati all’abilitazione professionale e,
se ciò non bastasse, la lettera N del comma 1 aggiunge “ogni altro
albo, registro o elenco previsti dalla legge o da regolamento” non
mettendo, quindi, alcun limite alla fantasia del legislatore o dei
soggetti deputati all’emanazione di regolamenti.
Infine, il comma 5, sempre dell’art. 15 L. 247/2012, prevede
l’elenco nazionale degli Avvocati redatto dal Consiglio
Nazionale Forense, un’opera ciclopica quanto inutile e dispendiosa, il cui onere grava comunque sugli Ordini territoriali.
Tutto questo, calato in una realtà come quella dell’Ordine di
Roma che rappresenta circa il 10% di tutta l’Avvocatura italia-
na, oltre a un elevato numero di praticanti e di praticanti abilitati, ha obbligato il Dipartimento Iscrizioni a un enorme lavoro di
adeguamento di tutte le procedure di aggiornamento e revisione
dei predetti albi ed elenchi.
Infatti, alle diverse migliaia di fascicoli controllati dall’Ufficio
vanno aggiunte le quotidiane risposte ai quesiti e chiarimenti formulati attraverso la posta elettronica o quella tradizionale e la predisposizione di nuova modulistica, scaricabile attraverso il portale internet dell’Ordine, a supporto delle istanze da presentare.
Al fine di garantire omogeneità di indirizzo, con il concorso di
molti Colleghi, sono state emanate le “Linee guida per gli
Avvocati stabiliti” e un nuovo regolamento per gli “Uffici legali degli enti pubblici” mentre è di prossima emanazione il nuovo
regolamento della pratica forense.
Attività queste che hanno addirittura anticipato decisioni assunte, poco dopo, dal Ministero della Giustizia e dal Consiglio
Nazionale Forense, in ragione delle quali l’Ordine di Roma rappresenta oggi il punto di riferimento nazionale per l’interpretazione di una normativa in continua e spesso disordinata evoluzione.
Una custodia seria dell’Albo è un impegno gravoso ma qualificante per l’intero Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma.
56
Foro Romano
Aggiornamento Albo
Alla data del 31 dicembre 2013:
Albo ordinario
22.458
Avvocati Stabiliti
1.058
Legali Enti Pubblici
875
Professori Universitari
269
Praticanti Abilitati
2.211
Praticanti
5.007
Totale
Foro Romano
31.878
57
Aggiornamento Albo
La grande Famiglia degli Avvocati romani
Nel secondo semestre del 2013 hanno prestato Impegno Solenne 613 Avvocati.
Questi i nominativi:
Luglio
Serena ACCETTURA – 29/08/1966 – Lecce
Lorenzo AGNOLONI – 16/02/1966 – Firenze
Nicola ANCONETANI – 20/10/1975 – Recanati
Matteo Annunziata – 16/03/1983 – Arezzo
Anamaria Cosmina BARBOS – 16/10/1982 – Bucarest
Stefano BELLOMI – 13/07/1981 – Roma
Giulio BERTAGGIA – 27/05/1982 – Novara
Maria Remedios BESSI – 02/09/1979 – Firenze
Marialaura BORRILLO – 03/11/1982 – Benevento
Gian Luca BOTTERO – 18/05/1982 – Cuneo
Claudia CAPUTO – 24/05/1964 – Napoli
Giovanni CARELLA – 04/04/1982 – Modugno
Carlo Ferdinando CARNACINI – 19/12/1949 – Bologna
Giovanna CICCIOLI – 12/01/1985 – Ancona
Simona CIOVAI – 10/04/1976 – Genova
Tommaso CONA – 12/10/1972 – Salerno
Valeria COSENTINO – 08/12/1964 – Pescara
Nicola CROCE – 07/07/1980 – Bologna
Gabriele DALL’ASTA – 30/05/1985 – Roma
Chiara DE PERSIO – 31/08/1980 – Roma
Andrea DI CASTRO – 19/09/1982 – Roma
Giovanna DIMITA – 07/03/1973 – Potenza
Carolina DRISALDI – 27/06/1978 – Roma
Fabio ERMINI – 11/02/1973 – Roma
Patrizia FASOLI – 07/04/1977 – Roma
Federica FEDERICI – 24/05/1969 – Roma
Vincenzo FORTUNATO – 23/07/1956 – Roma
Alessandro FYRIGOS – 27/08/1973 – Roma
Domenico GENTILE – 17/01/1971 – Reggio Calabria
Antonio GIAMBRONE – 15/01/1984 – Mazara del Vallo
Mauro GIGANTE – 19/01/1960 – Genova
Roberto ILLIANO – 25/06/1977 – Napoli
Ildebrando ITEM – 06/07/1959 – Napoli
Rita LENTINI – 27/11/1982 – Mazara del Vallo
Antonio LEO – 06/07/1969 – Napoli
Chiara LUCCHINO – 12/03/1985 – Roma
Bartolo MANCUSO – 05/07/1978 – Barcellona P. di Gotto
Chiara MARANO – 21/03/1984 – Roma
Riccardo MATTEI – 20/12/1985 – Roma
Alessandra MEDICI – 02/10/1979 – Roma
Flavia MOZZETTI – 27/10/1985 – Roma
Gioia PARRILLA – 09/08/1976 – Roma
Giustina PECCHIA – 05/03/1980 – Roma
Annalisa PISTILLI – 04/12/1983 – Popoli
Alessandra RUSSO – 29/10/1984 – Foggia
Mario SCARPA – 01/02/1981 – Aversa
Dario SCIMÈ – 06/05/1970 – Agrigento
Giovanni SERIO – 18/04/1976 – Martina Franca
Lorene SEVILLA – 25/02/1983 – Francia
Domenicangelo STRIPPOLI – 06/05/1951 – Laterza
Angela TASILLO – 26/09/1976 – Isernia
Emanuela TAVOLACCI – 14/02/1986 – Palermo
Dalila TITI – 05/09/1984 – Roma
Elvira TORTORA – 03/08/1972 – Roma
Guido VERDE – 24/02/1978 – Napoli
Settembre
Carlotta ABRARDI – 01/01/1984 – Torino
Anthony Hernest ALIANO – 24/09/1979 – Napoli
Luigi ANNUNZIATA – 17/07/1986 – Roma
Riccardo ARBUSTI – 17/12/1980 – Roma
Daniele ARNONE – 05/01/1977 – Roma
Alessandro AURELI – 11/06/1975 – Roma
Annalisa AVAGLIANO – 26/05/1979 – Salerno
Stefano BANCHETTI – 02/09/1966 – Forlì
Nadia BARBETTA – 09/08/1982 – Pavia
Luca BENTIVOGLIO – 26/06/1975 – Nuoro
Bianca BERARDICURTI – 28/05/1984 – Roma
Rosita BESTAZZI – 23/02/1973 – Novara
Cristina BETTI – 02/11/1983 – Roma
Flavio BEVILACQUA – 04/02/1986 – Roma
Veronica BILLI – 10/10/1984 – Roma
Erik Stefano Carlo BODDA – 20/12/1978 – Asti
Annalisa BONANNO – 09/07/1973 – Roma
Stefano BORTOLOTTI – 03/10/1978 – Desenzano del Garda
Filippo BRUNETTI – 24/03/1969 – Napoli
Michele Raffaele BULLA – 06/02/1981 – Sassari
Carolina Gloria CACCIOTTO – 19/12/1978 – Torino
Enrica Veronica CACCIOTTO – 29/01/1977 – Torino
Antonino CALÌ – 21/03/1965 – Roma
Alessio CAMELIO – 12/02/1976 – Roma
Paolo CAMMI – 01/01/1985 – Piacenza
Luisa CAPONE – 04/06/1985 – Cerignola
Elide CAPUTI – 01/11/1983 – Lagonegro
Laura Carbone – 06/08/1976 – Roma
Giulio Cesare CAROLI – 14/03/1986 – Casarano
Alessandro CASCIO – 01/12/1970 – Napoli
58
Foro Romano
Aggiornamento Albo
Cristiana MORETTI – 06/04/1981 – Ancona
Gianluca NERVEGNA – 28/12/1975 – Roma
Massimo NUNZIATA – 20/08/1987 – Roma
Alessia NUSCA – 13/01/1980 – Roma
Stefano Antonio F. ORIANO – 15/08/1952 – Milano
Priscilla OTTAVIANI – 22/10/1979 – Roma
Fabrizio PALAZZINI – 14/05/1981 – Roma
Nicola PALMENTIERI – 01/01/1978 – Torino
Antonella PALUMBO – 31/12/1976 – Caserta
Alessandro PANNARALE – 16/07/1978 – Bari
Massimiliano PASSI – 02/06/1976 – Roma
Francesco Paolo PATTI – 17/03/1986 – Roma
Valentina PEGORARI – 20/07/1983 – Roma
Beatrice PERONI – 13/09/1983 – Ascoli Piceno
Linda PESARESI – 12/09/1975 – Roma
Antonio PETRILLO – 28/01/1984 – Roma
Vincenzo PETRIZZI – 16/09/1951 – Brindisi Montagna
Riadi PIACENTINI – 23/08/1979 – Surabaya (Indonesia)
Stefano PIERACCINI – 24/05/1975 – Viareggio
Marco PIERANGELI – 31/08/1984 – Roma
Patrizia PINO – 26/01/1972 – Roma
Valeria POLITO – 25/09/1981 – Roma
Massimiliano POLLICE – 07/04/1976 – Roma
Sara RAMPAZZI – 24/04/1977 – Roma
Elisa RIGOLIN – 18/05/1972 – Legnago
Guido RINI – 18/02/1962 – Brindisi
Maurizio ROSSI – 29/10/1970 – Roma
Paolo SABBIONI – 14/02/1979 – Pavia
Stefano SAGLIMBENI – 04/02/1981 – Torino
Christian SALERNO – 05/01/1974 – Roma
Carmine SALVATO – 15/05/1988 – Salerno
Matteo SANTARELLI – 20/01/1979 – Fermo
Rossella SCHIAVOTTIELLO – 28/10/1985 – Acerra
Massimo SEGALLA – 26/06/1974 – Verona
Gina Rosamarì SIMONCINI – 04/11/1984 – Lovere
Valentina SORANGELO – 20/10/1983 – Salerno
Francesco SPADAFORA – 28/08/1974 – Catania
Fabiana SPINOSA – 13/07/1982 – Napoli
Domenico TAGLIALATELA – 29/10/1983 – Formia
Saveria TARQUINI – 01/10/1979 – Ascoli Piceno
Stefano TRELLA – 22/11/1962 – Roma
Danilo VACCA – 11/10/1983 – Civitavecchia
Gianluca VALERIANI – 01/07/1983 – Roma
Antonio VERDE – 05/08/1984 – Piacenza
Valentina VERRECCHIA – 17/01/1980 – Velletri
Philip VISALLI – 01/09/1975 – Pisa
Marianna VOLPE – 06/04/1981 – Roma
Luana ZANGARI – 19/02/1980 – Torino
Francesco CERVELLINO – 29/09/1964 – Potenza
Monica Maria Giuseppina CESAREO – 01/05/1976 – Milano
Alessandro CIOTTOLI – 26/07/1973 – Castiglione del Lago
Elisabetta COMPARINI – 19/12/1985 – Roma
Francesca COPPOLA – 28/05/1966 – Roma
Giovanni COPPOLA – 30/06/1983 – Catanzaro
Claudio CORSI – 02/03/1976 – Roma
Ruben CROCI – 10/10/1984 – Civitavecchia
Mario DE ANGELIS – 28/12/1947 – Roma
Alessandro DE FRANCO – 17/10/1980 – Francavilla Fontana
Denis DEL PRETE – 17/07/1984 – Aprilia
Claudio DI BENEDETTO – 07/09/1978 – Roma
Pietro DI GIROLAMO – 12/08/1961 – Giugliano in Campania
Selvaggia DI PINTO – 25/10/1984 – Roma
Federico DINELLI – 09/07/1983 – Tarquinia
Claudia DOMOLO – 25/04/1983 – Belvedere Marittimo
Giorgio DONATO – 17/05/1969 – Roma
Cristina FALCONI – 03/03/1976 – Roma
Fabiola FANTONI – 27/07/1973 – Varese
Francesco FASANELLA – 07/07/1981 – Torino
Flavio FAVA – 19/11/1976 – Asti
Andrea FERRINI – 24/08/1967 – Grosseto
Eufrasia Giovanna FIORE – 31/01/1982 – Cosenza
Gianluca FIORENTINI – 07/09/1981 – Roma
Alessandra FLAMINI – 11/02/1985 – Roma
Giuliano FROLLONI – 16/08/1980 – Roma
Emanuele GALLI – 24/08/1978 – Roma
Giorgio GARELLA – 08/10/1981 – Roma
Giulia GEBBIA – 05/07/1982 – Manerbio
Silvia GIANNANDREA – 12/01/1983 – Atina
Caterina GRILLONE – 19/05/1966 – Stalettì
Alessandra IADECOLA – 24/08/1973 – Roma
Federico IANARO – 02/11/1978 – Roma
Raffaella IMONDI – 05/08/1984 – Milazzo
Antonio INGROIA – 31/03/1959 – Palermo
Michael Robert JONAS – 21/07/1986 – Roma
Luisa LA GRECA – 12/07/1984 – S. Stefano Quisquina
Manlio LENTINI – 14/03/1967 – Palermo
Anna LEPRI – 06/02/1979 – Roma
Rossella LISABETTINI – 29/02/1976 – Roma
Eleonora LUZI – 21/04/1981 – Roma
Marco MACCARRONE – 18/04/1982 – Roma
Alessandro MAIONE – 02/02/1968 – Roma
Giorgia MARCACCINI – 12/06/1986 – Fano
Monica MARTINO – 28/10/1983 – Roma
Christian MATRULLO – 11/07/1970 – Formia
Cristina MERCURIO – 02/03/1979 – Catanzaro
Antonio MEROLA – 25/05/1985 – Caserta
Valentina MICALE – 09/05/1980 – Siracusa
Catia MONTEFIORI – 21/10/1963 – Marino
Francesco MORCAVALLO – 11/06/1979 – Cosenza
Foro Romano
Ottobre
Antonio ALTOMARE – 05/05/1974 – Cosenza
59
Aggiornamento Albo
Maria Elena DE STEFANO – 22/01/1987 – Napoli
Chiara DEL BUONO – 25/07/1973 – Firenze
Maurizio D’ELIA – 28/04/1978 – Salerno
Serena D’ELIA – 27/12/1984 – Battipaglia
Alessia DEODATI – 02/02/1986 – Roma
Giulia DI NOLA – 26/11/1981 – Roma
Giulia DI PIERO – 20/04/1986 – Roma
Aurora DONATO – 18/08/1984 – Roma
Antonella D’OVIDIO – 22/02/1982 – L’Aquila
Glauco Luca EPIFANIO – 12/04/1983 – Tropea
Christian FABRICATORE – 01/10/1979 – Roma
Claudio FANASCA – 28/03/1986 – Roma
Daniele FARES – 12/10/1977 – Roma
Antonia FATONE – 21/06/1973 – Roma
Valentina FEDERICI – 01/04/1981 – Roma
Federica FERRETTI – 05/11/1986 – Roma
Lucilla FILIPPONI – 08/04/1983 – Terni
Maria Teresa FILOSA – 05/06/1978 – Vibo Valentia
Flaminia FIORAMONTI – 20/06/1984 – Roma
Marianna FOGGETTI – 27/12/1981 – Pompei
Alessio FOLIGNO – 30/06/1960 – Roma
Alessandro FORLINI – 09/04/1977 – Roma
Emiliano FORNETTI – 20/03/1980 – Foligno
Mirko Mario FOTI – 24/09/1974 – Milano
Dario FRANZIN – 17/05/1983 – Roma
Giuseppe GABRIELLINI – 22/06/1968 – Roma
Claudio GAGLIARDI – 05/12/1984 – Napoli
Giulia GALATERIA – 20/12/1983 – Roma
Giuseppe GALGANO – 25/09/1966 – Napoli
Dario GALLETTI – 19/01/1975 – Roma
Valentina GALLO – 09/05/1983 – Roma
Maria Luisa GALLOTTI – 08/01/1982 – Roma
Vittorio GENNARI – 06/08/1972 – Roma
Lorenzo GENTILONI SILVERI – 27/12/1986 – Roma
Tiziana GERARDI – 24/09/1983 – Roma
Roberta GIUSTOZZI – 29/09/1981 – Roma
Sara GIZZI – 25/02/1978 – Roma
Tiziano GIZZI – 03/01/1981 – Marino
Eleonora GOSI – 14/12/1984 – Roma
Paola GRANELLA – 20/05/1981 – Roma
Roberta GRISMONDI – 28/11/1973 – Roma
Viviana GROSSI – 10/06/1980 – Formia
Francesco GUALTIERI – 05/12/1985 – Roma
Giulia GUCCIONE – 06/03/1985 – Ragusa
Arianna GUITALDI – 07/03/1983 – Bologna
Davide IACOMINO – 08/02/1974 – Roma
Angela IANNI – 18/04/1978 – Roma
Maria Susanne KREBS – 21/02/1967 – Barcellona
Federico LA PENNA – 07/08/1983 – Roma
Gabriele LAGHEZZA – 27/03/1971 – Udine
Camilla LAI – 20/03/1975 – Parma
Alessio ALTORIO – 12/06/1984 – Roma
Pietro ARCURI – 16/02/1981 – Milano
Alessandra ARDUINI – 22/01/1977 – Pesaro
Roberto ASCARELLI – 06/11/1986 – Roma
Emanuela ASTOLFI – 03/01/1982 – Roma
Enrico BARBARESCO – 11/02/1977 – Roma
Manlio BICCOLINI – 06/09/1976 – Roma
Antonio BISCONTI – 13/08/1962 – Monteroni
Alessia BISCUOLA – 17/12/1981 – Desenzano del Garda
Desiree BONCIARELLI – 21/01/1978 – Roma
Duilio BRODOLONI – 07/12/1942 – Foligno
Katuscia BUDRI – 28/05/1976 – Rovigo
Antonella BUONO – 21/10/1972 – Roma
Flavia BURATTA – 15/08/1984 – Roma
Federica CACCHIONE – 09/08/1983 – Roma
Clemente CAFARELLI – 27/10/1973 – Roma
Leonardo CALÀ – 28/08/1979 – Galatina
Alessandra CALCINARI – 14/10/1983 – Ascoli Piceno
Maria Giulia CANNATA – 16/09/1983 – Roma
Rocco CANNIZZARO – 07/04/1984 – Vibo Valentia
Maria Luisa CAPPONI – 16/02/1983 – Roma
Laura CARLONE – 06/12/1983 – Roma
Federica CASALE – 25/03/1986 – Roma
Mattia CASAROSA – 24/09/1983 – Roma
Emma CASCELLA – 13/02/1976 – Roma
Lorenzo CASINI – 01/03/1976 – Roma
Elsa CATALANO – 29/03/1976 – Gela
Fabrizio CAVALIERI – 17/06/1980 – Roma
Simone CAVALIERI – 30/11/1981 – Fabriano
Giuseppina CAVALLARO – 23/05/1980 – Patti
Annaluce CENTINI – 11/08/1985 – Forlì
Salvatore CERVONE – 23/09/1948 – Napoli
Gianluca CHIBBARO – 25/07/1977 – Milano
Roberta CHICONE – 21/03/1983 – Avellino
Stefano CIMADOM – 23/03/1982 – Rovereto
Francesca COLALEO – 30/03/1986 – Trieste
Eleonora CONA – 10/09/1983 – Roma
Roberto CONTE – 28/05/1983 – Roma
Patrizia CONTI – 19/01/1986 – Reggio Calabria
Martina CONTICELLI – 11/07/1974 – Roma
Arianna COPPOLA – 08/08/1985 – Roma
Francesca Romana CORRENTI – 17/11/1985 – Roma
Cristina CORRERA – 19/07/1973 – Roma
Gabriele COSTANTINI – 16/08/1979 – Roma
Paolo COSTANZO – 05/01/1975 – Siracusa
Ruben D’ADDIO – 15/11/1985 – Benevento
Francesco D’AMICO – 23/12/1984 – Lanciano
Domenico DE ANGELIS – 01/04/1984 – Roma
Antonio DE BARTOLO – 01/04/1982 – Corigliano Calabro
Emanuela DE FILIPPI – 08/10/1977 – Carpi
Luca DE LIBERIS – 27/12/1974 – Roma
60
Foro Romano
Aggiornamento Albo
Maurizio REINA – 28/04/1978 – Roma
Francesco RIZZO – 27/09/1983 – Lecce
Alessandro ROGANI – 10/05/1980 – Domodossola
Laura ROMAGNOLI – 13/02/1979 – Milano
Luigi ROMANO – 11/06/1986 – Roma
Raimondo ROSSI – 13/08/1978 – Tropea
Francesco RUSSO – 27/04/1984 – Roma
Nicola RUTA – 25/11/1983 – Roma
Giovanni SALATIELLO – 11/09/1982 – Palermo
Vanessa SAVINI – 24/03/1979 – Sassari
Silvia SCARANTINO – 26/10/1982 – Roma
Giovanni Carlo SEAZZU – 19/06/1984 – Sassari
Benedetto Giovanni STRANIERI – 04/06/1963 – Salve
Silvia SULLI – 04/11/1986 – L’Aquila
Lucia TESTA – 27/09/1981 – Milazzo
Raimondo TESTA – 19/10/1977 – Ascoli Piceno
Michele Costantino TUCCARI – 03/11/1978 – Roma
Massimiliano VALLETTI – 21/01/1967 – Città della Pieve
Stefano VANNUCCI – 17/05/1971 – Roma
Vittorio VASTA – 03/11/1984 – Catania
Marco VENEZIANI – 17/03/1985 – Roma
Francesco VENTURA – 04/02/1972 – Cosenza
Alessia VERDINO – 09/03/1975 – Roma
Davide VIGNA – 02/07/1985 – Cinquefrondi
Veronica VIVALDI – 17/09/1979 – Pistoia
Francesco VIZZONE – 11/09/1974 – Roma
Andrea LARDO – 13/07/1986 – Potenza
Saverio Sergio LAURETTI – 17/05/1981 – Roma
Giulia LETIZIA – 19/12/1986 – Roma
Tiziana LOCATELLI – 08/10/1984 – Bergamo
Gabriele LOPEZ – 02/04/1985 – Roma
Flavia LUCIDI – 01/08/1981 – Roma
Maria Cristina MACRÌ – 19/04/1975 – Crotone
Valeria MAGGI – 06/01/1974 – Brindisi
Antonio MALASCHINI – 01/05/1947 – Roma
Fabio MANCINI – 11/11/1964 – Roma
Elena MANDETTA – 30/03/1984 – Roma
Maria Vittoria MARCHIOLO – 12/02/1987 – Roma
Davide MARINO – 02/04/1978 – Roma
Valerio MARINO – 16/09/1985 – Roma
Flavia MARINUCCI – 24/03/1987 – Roma
Gilberto MARRA – 04/04/1981 – Avellino
Mattiafrancesco MASINI – 04/10/1986 – Avola
Michelina MAZZA – 16/04/1985 – Crotone
Marta MELONE – 28/02/1986 – Roma
Filippo MENGUCCI – 27/09/1968 – Roma
Teresa MERCURIO – 04/08/1985 – Lamezia Terme
Pietro MESSINA – 02/10/1984 – Putignano
Lucia MEZZACAPO – 11/10/1933 – Roma
Ilaria MOLA – 08/07/1985 – Campi Salentina
Pasqualina MONACO – 11/04/1978 – Neuchatel (Svizzera)
Elena MOSCA – 15/08/1969 – Roma
Flavia MOSCIONI – 02/05/1986 – Civita Castellana
Pierluigi NAZZARO – 15/11/1983 – Montefiascone
Angelo NERI – 18/03/1982 – Roma
Pasquale NERI – 10/05/1982 – Mogadiscio
Federica NICCOLINI – 13/04/1984 – Roma
Francesca Romana NISII – 14/12/1982 – Roma
Giacomo NURRA – 26/01/1978 – Sassari
Luca PALLOTTA – 11/07/1985 – Roma
Gianmaria PALLOTTINI – 15/08/1982 – Roma
Elisabetta PALMA – 14/07/1961 – Roma
Andrea PALMIERI – 05/06/1985 – Roma
Katiuscia PANICCIA – 14/09/1985 – Priverno
Edoardo PANUNZIO – 07/08/1976 – Latina
Stefano PANZIRONI – 16/07/1980 – Roma
Candida PAOLUCCI – 20/09/1983 – Roma
Antigone PAPANGELOPOULOU – 29/08/1977 – Ioannina (Grecia)
Valerio PARALUPI – 20/10/1978 – Roma
Angelica PARENTE – 11/10/1969 – Benevento
Annalina PARIS – 11/08/1979 – L’Aquila
Francesco PERILLI – 16/07/1981 – Roma
Francesca PETRALIA – 30/08/1953 – Bologna
Marta PIROLLI – 09/05/1986 – Roma
Sara POETA – 09/11/1983 – Roma
Guendalina PORTO – 02/10/1985 – Roma
Ligia RAMIA MUNERATI – 21/02/1980 – San Paolo
Foro Romano
Novembre
Francesca ACCIAI – 20/06/1984 – Bibbiena
Giovanna ACQUAFREDDA – 03/05/1983 – Bitonto
Roberto ALMA – 11/10/1985 – Roma
Alessandra ANDREANÒ – 04/05/1971 – Messina
Ottavia ANTONIAZZI – 27/06/1986 – Roma
Diego ANTONINI – 02/04/1985 – Roma
Flaminia APERIO BELLA – 27/11/1986 – Roma
Luciacristina ARQUILLA – 21/06/1985 – Roma
Andrea AVELLANO – 13/01/1987 – Roma
Alexandra BALDUCCI – 07/06/1985 – Parigi
Eugenia BARONE ADESI – 11/08/1984 – Roma
Fabrizio BENANTI – 18/03/1981 – Roma
Simone BIAMONTI – 29/10/1983 – Roma
Giovanni BONACCIO – 10/06/1965 – Torino
Giuseppe BUONO – 12/06/1986 – Ischia
Cristina CAGGIANO – 28/02/1986 – Roma
Francesca Maria CALEGARI – 28/06/1985 – Roma
Diletta CAMPOGRANDE – 02/07/1977 – Roma
Elio CANCI – 29/12/1985 – Amatrice
Giuseppina CAPALDO – 22/05/1969 – Roma
Riccardo CARBONI – 26/09/1985 – Frascati
Giorgio CATALANO – 21/12/1985 – Roma
Francesca CATENACCI – 03/02/1975 – Roma
61
Aggiornamento Albo
Gabriele PACIFICI NUCCI – 29/08/1976 – Roma
Marcello PADOVANI – 09/03/1987 – Gaeta
Marco PATRIZI – 10/12/1984 – Roma
Laura PELLICANÒ – 29/05/1986 – Reggio Calabria
Agostino PENDENZA – 18/10/1983 – Roma
Carmine PEPE – 08/01/1987 – Oliveto Citra
Giovanni PETRONI – 09/02/1987 – Roma
Luigi PIEMONTE – 08/10/1980 – Lucera
Giulio PISANO – 13/10/1986 – Roma
Francesco PISCITELLO – 15/03/1985 – Palermo
Micaela PULIATTI – 29/08/1978 – Roma
Oana PURICE – 20/08/1984 – Iasi (Romania)
Sara QUINTILIANI – 21/01/1983 – Sora
Roberta RAIMONDO – 26/02/1987 – Caserta
Guja RALLO – 07/10/1986 – Roma
Guido RICCI – 22/12/1981 – Roma
Alessandro RICCIO – 04/10/1948 – Napoli
Giuseppe RICCIONI – 17/02/1952 – Roma
Valentina RICHTER – 14/09/1986 – Roma
Alessia RIZZO – 07/01/1986 – Roma
Valeria ROMITI – 22/02/1985 – Roma
Daniele RONCARÀ – 28/06/1985 – Roma
Melania RUBERTO – 27/04/1984 – Atripalda
Danila SACCHI – 29/04/1987 – Messina
Valerio SANTURRO – 12/06/1981 – Roma
Mario SAVINO – 27/06/1976 – Lauria
Corrado SCARAMELLA – 23/11/1979 – Roma
Laura SCHIRINZI – 16/08/1986 – Sora
Dario SCORSONE – 05/09/1986 – Roma
Flavio SCORSONE – 24/09/1985 – Roma
Cristiano Marco SEVERINI IACOLUCCI – 18/05/1985 – Roma
Flonja SHULI – 20/06/1986 – Tirana (Albania)
Maria Rita SILVESTRI – 13/05/1983 – Cosenza
Martina SILVESTRINI – 15/02/1980 – Roma
Valerio SILVETTI – 22/06/1984 – Roma
Flavia SORDI – 02/05/1983 – Roma
Gregorio STANIZZI – 05/06/1982 – Catanzaro
Flavia TANCREDI – 17/05/1985 – Roma
Guido Maria TANCREDI – 27/07/1986 – Roma
Paolo TARANTOLA – 14/10/1981 – Roma
Erica TEMPORIN – 02/08/1986 – Roma
Francesco TESTI – 25/09/1987 – Roma
Fabiana TOMASSI – 05/06/1975 – Roma
Tiziano TOMMASIELLO – 13/07/1983 – Roma
Daniele TRAMUTOLI – 05/04/1986 – Roma
Ilaria TREVISAN – 04/04/1986 – Roma
Maria Vittoria TROPEA – 24/07/1985 – Roma
Mirco TUCCI – 17/03/1983 – Roma
Emanuela TUMINO – 13/06/1983 – Roma
Alice TURRÀ – 05/12/1983 – Napoli
Francesca UCCHEDDU – 15/01/1983 – Cagliari
Gaetano CELESTE – 21/08/1986 – Siracusa
Silvia Maria CINQUEMANI – 28/08/1967 – Bolzano
Nicola CIRILLO – 19/09/1980 – Roma
Silvia CODISPOTI – 29/12/1986 – Roma
Raffaella CUGNETTO – 17/03/1974 – Catanzaro
Antonella DAMATO – 28/05/1975 – Cerignola
Flaminia D’ANGELO – 11/08/1986 – Roma
Marta D’AQUILIO – 02/09/1985 – Rieti
Alessandra DE MATTHAEIS – 20/03/1981 – Roma
Carlo DI GAETA – 14/09/1986 – Avellino
Viviana DI IORIO – 25/04/1987 – Benevento
Fabio Federico DIANO – 10/05/1967 – Roma
Adriano D’OTTAVIO – 21/12/1984 – Frascati
Luca ENRIQUES – 17/02/1970 – Bologna
Paola FEDERICI – 03/12/1966 – Roma
Ottavio FERRANTE – 13/09/1981 – Frosinone
Fabio FORTINO – 27/12/1984 – Roma
Giulia FUNDARÒ – 12/06/1978 – Roma
Grazia Maria GASPARI – 26/09/1986 – Roma
Andrea GENTILI – 17/05/1984 – Roma
Davide GHIGIARELLI – 05/12/1985 – Roma
Annamaria GIGLI – 05/10/1986 – Roma
Alessandra GRICI – 28/06/1984 – Marino
Luca GUIDOBALDI – 02/07/1983 – Roma
Celeste IAMPIERI – 08/10/1982 – Avezzano
Angela Maria Emanuela LA ROSA – 27/12/1986 – Vittoria
Sara LAI – 05/01/1985 – Roma
Ivana LENTINI – 27/05/1983 – Messina
Carola LEONARDI – 01/04/1969 – Uccle
Tiziana LONGO – 15/07/1971 – Alessandria
Livia LORENZONI – 26/06/1985 – Roma
Marta LUCISANO – 12/04/1986 – Roma
Flavia LUMINO – 08/04/1985 – Grottaglie
Barbara LUPPINO – 18/10/1972 – Breno
Marco MANCINI – 18/04/1984 – Roma
Giovanni MAZZITELLI – 07/04/1983 – Messina
Giovanni MAZZITELLI – 07/04/1983 – Messina
Margherita MAZZONCINI – 09/04/1987 – Roma
Riccardo MENGHINI – 14/06/1985 – Roma
Virgilio MENICHELLI – 02/11/1983 – Roma
Manuele MISIANI – 23/06/1985 – Roma
Flavia MONTANARI – 22/04/1983 – Roma
Claudia MONTI – 31/05/1986 – Roma
Irene MORGILLO – 04/09/1982 – Roma
Alberto MULA – 04/02/1977 – Taranto
Giovanna MURA – 21/01/1987 – Roma
Cristel NOBILETTI – 11/05/1987 – Potenza
Roberto NOCE – 02/04/1983 – Crotone
Renata OLIVERI – 06/04/1983 – Roma
Elena OLIVIERO – 06/03/1984 – Roma
Valentina PACE – 29/10/1983 – Terni
62
Foro Romano
Aggiornamento Albo
Massimiliano FLORIANI – 07/03/1972 – Roma
Emanuele FRATAGNOLI – 29/01/1981 – Roma
Rosa FUNCIELLO – 08/03/1982 – Capua
Chiara GAIDO – 25/09/1982 – Torino
Luca GALANTUCCI – 28/11/1985 – Velletri
Angela GALIONE – 21/08/1967 – Napoli
Cristina GAMBINO – 14/06/1976 – Firenze
Patrizia GARBESI – 07/03/1959 – Modena
Nicola GAUCCI – 27/05/1975 – Porto San Giorgio
Gabriele GERMANO – 04/02/1984 – Roma
Daniele GIANNARINI – 20/05/1983 – Roma
Marco GIANNOTTA – 17/01/1977 – San Pietro Vernotico
Paola GIORGINI – 17/01/1984 – Roma
Valeria GIOVANNETTI – 18/04/1984 – Roma
Giorgio GRECO – 21/01/1983 – Roma
Raffaele Antonio G. GUARINIELLO – 17/01/1966 – Montoro Inferiore
Maria Luisa IMBARDELLI – 23/07/1987 – Roma
Angelo LALLI – 01/11/1968 – Roma
Fabrizia LALLI – 13/05/1986 – Roma
Maria LANZA – 04/06/1972 – Terranova Di Pollino
Franca LIANI – 28/04/1963 – Roma
Silvia LOLLI – 11/12/1970 – Bologna
Virginia MANCINI – 14/07/1984 – Roma
Marzia MANENTE – 23/12/1986 – Roma
Fabrizio MARCHETTI – 30/10/1981 – Roma
Pier Luigi Maria MARCHIONI – 16/02/1978 – Milano
Andreas Alberto MARIANI – 03/01/1973 – Celle (Germania)
Roberto MAURELLI – 31/05/1985 – Napoli
Michele MEZZATESTA – 11/10/1984 – Locri
Francesco MORETTI – 04/03/1983 – Modena
Maria Cristina MORGANTI – 12/09/1981 – Roma
Claudia NARDONI – 17/07/1984 – Roma
Nicola NERO – 18/05/1975 – Barletta
Vittorio PALAMENGHI – 17/09/1981 – Roma
Pasquale Salvatore PALUMBO – 29/06/1975 – Melito Porto Salvo
Pasquale PANTANO – 02/01/1981 – Roma
Alessandro PARCA – 03/08/1986 – Viterbo
Filomena PASSEGGIO – 01/06/1952 – Napoli
Arcangelo PECCHIA – 02/01/1982 – Fondi
Sara PECORA – 03/01/1979 – Polistena
Annalisa PERETTI – 16/01/1971 – Casalmaggiore
Simone PICCOLI – 29/08/1971 – Verona
Francesca PIETROPAOLO – 19/11/1970 – Milano
Cecilia POLONI – 11/03/1983 – Roma
Rossana PORRETTA – 04/02/1958 – Roma
Gianfranco PRINCIPE – 18/04/1964 – Bari
Viola PROFILI – 16/01/1985 – Roma
Claudia PUGGIONI – 01/05/1980 – Albano Laziale
Alessandra QUATTROCIOCCHI – 03/11/1985 – Roma
Giordano ROCCHETTI – 14/07/1977 – Civitavecchia
Andrea ROMANO – 21/12/1983 – Roma
Andrea VALENTI – 02/07/1984 – Roma
Simona VARRIALE – 21/01/1982 – Roma
Lorenzo VENDITTI – 03/11/1986 – Roma
Maurizia VENEZIA – 26/02/1968 – Cassino
Giulia VIGNOLO – 24/12/1982 – Cagliari
Piero VINCI – 24/06/1984 – Cisternino
Fulvia VITALE – 22/11/1985 – Roma
Mario VULCANO – 03/02/1980 – Cariati
Matteo ZANGRILLO – 30/09/1986 – Pescara
Elisabetta ZEPPIERI – 08/09/1985 – Frosinone
Sara Shantala ZICCARDI – 23/09/1984 – Ponte Dell’olio
Andrea ZOPPI – 20/04/1986 – Ancona
Dicembre
Marco ANDREOLI – 03/10/1983 – Roma
Nicola ARNESE – 27/02/1973 – Bari
Daniela BALDI – 16/10/1976 – Roma
Alessia BARONI – 20/07/1973 – Roma
Arianna BELLONI – 04/09/1967 – Terni
Laura BERNARDI – 03/09/1985 – Roma
Nicoletta BERNARDINI – 05/04/1975 – Roma
Lorenzo BIANCHI – 05/06/1986 – Lugo
Cinzia BONAVITA – 18/12/1982 – Messina
Alessandro BONI – 24/03/1979 – Roma
Maria Maddalena BOZZA – 21/11/1981 – Avellino
Rosa BRESSI – 04/08/1971 – Badolato
Chiara CAPALTI – 25/05/1986 – Amelia
Caterina CARELLA – 26/04/1983 – Terlizzi
Silvio CASCIOTTI – 01/07/1982 – Marino
Fabrizio CECCARELLI – 28/12/1982 – Roma
Teresa CERVINO – 05/06/1977 – Chiaromonte
Daniele COLLALTI – 19/08/1974 – Frosinone
Sandra Maria COLOMBINO – 20/01/1963 – Partanna
Valeria COPPOLA – 23/08/1977 – Dolo
Miguel CORAGGIO – 24/06/1983 – Salerno
Michele CORBOSIERO – 17/10/1970 – Milano
Paolo COSTANZO – 05/01/1975 – Siracusa
Rita D’ANDREA – 27/02/1975 – Benevento
Arianna DE BONIS – 24/07/1986 – Roma
Irene DE CHIARO – 02/10/1985 – Roma
Giulia DE NOTTI – 26/08/1984 – Roma
Luca DE TOLLIS – 06/12/1984 – Roma
Diego DI GIUSEPPE – 24/01/1984 – Poggiardo
Ilaria DI TORO – 17/12/1985 – Roma
Lorenzo DOMINICI – 18/06/1985 – Foligno
Pamela DONNARUMMA – 21/02/1983 – Roma
Stephanie ESTEPHAN – 16/03/1986 – Beirut
Chiara FABRIZI – 20/04/1978 – Sarteano
Mariangela FARRO – 25/11/1986 – Marcianise
Andrea FAVA – 22/01/1980 – Roma
Lorenza FILIPPONE – 06/08/1979 – Penne
Foro Romano
63
Aggiornamento Albo
Evgeny SCIRTÒ OSTROVSKIY – 13/11/1986 – Leningrado
Mariano SCOCCO – 06/08/1967 – Civitavecchia
Domenico SERRA – 21/07/1984 – Caserta
Caterina SIDOTI – 18/07/1986 – Livorno
Angelo SONNINO – 25/02/1985 – Roma
Attilio TONI – 18/01/1974 – Piombino
Cinzia TROIANI – 10/02/1983 – Roma
Luca TROIANO – 03/08/1981 – Roma
Livia VENTURA – 09/04/1984 – Tivoli
Flavia VOLPI – 24/11/1985 – Arezzo
Mario ROMANO – 03/01/1985 – Roma
Francesca ROSSI – 26/02/1984 – Roma
Marta ROSSI – 10/01/1977 – Taranto
Stefania Maria ROSSI – 22/09/1984 – Roma
Federico RUBINO – 05/03/1983 – Cosenza
Antonio RUCCO – 05/01/1986 – Copertino
Anna Cristina SALZANO – 14/12/1985 – Nocera Inferiore
Luca SANNA – 02/09/1982 – San Donato Milanese
Irma SARACI – 27/07/1983 – Kavaje (Albania)
Elena SARTINI – 11/10/1986 – Roma
Mariantonietta SAVINO – 04/07/1985 – Stigliano
Di seguito l’elenco dei 33 colleghi che ci hanno lasciato nel secondo semestre 2013:
Luglio
Maria DE URSO – 17/03/1965 – Cosenza
Osvaldo DESIDERI – 16/12/1921 – Fermo
Nunzio IZZO – 15/06/1940 – Maddaloni
Roberto PANDOLFI – 21/04/1951 – Roma
Filippo PELLE – 30/07/1925 – Ardore
Domenico SESSA – 09/06/1932 – Torre Del Greco
Luigi STORACE – 05/01/1921 – Sessa Aurunca
Carlo Antonio TROJANI – 02/09/1933 – Roma
Massimiliano VENCESLAI – 19/10/1963 – Roma
Guido MONACO – 27/11/1931 – Roma
Nicola ROMANO – 11/11/1935 – Napoli
Novembre
Maurizio BRANCO – 08/01/1955 – Roma
Lucia CAPEZZUTO – 16/01/1980 – Roma
Pier Luigi CURTI – 07/08/1980 – Frosinone
Domenico LOMBARDI – 22/09/1928 – Merano
Ermanno MIOTTI – 23/01/1948 – Ziano Piacentino
Antonio PIERPAOLI – 18/07/1928 – Roma
Chiara SCARPINO SCHIETROMA – 16/02/1982 – Roma
Giovanni Carlo SEAZZU – 19/06/1984 – Sassari
Settembre
Angelo CIANCIOTTA – 03/04/1934 – Ginosa
Carlo PESCATORI – 24/05/1937 – Roma
Ettore BOSCHI – 18/04/1929 – Rodi
Fernando CATANZARO – 20/08/1944 – Mesoraca
Giuseppe AGRESTI – 04/12/1953 – Roma
Nicola GRECO – 11/08/1935 – Taranto
Dicembre
Giosuè CARCATERRA – 22/11/1938 – Bari
Gennaro DE SENA PLUNKETT – 11/03/1932 – Pavia
Livio GAGLIARDINI – 30/01/1923 – Cupramontana
Alessandro METE – 15/10/1932 – Roma
Giorgio NATOLI – 20/02/1934 – Roma
Marco PARLATORE – 19/07/1964 – Roma
Paola Anna RICCI – 11/01/1942 – Lucca
Ottobre
Lucio ATTANASIO – 30/12/1940 – Treviso
64
Foro Romano