attività del consiglio
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Sommario n°4-6 3 Notiziario del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma FOCUS I nuovi COA e la formazione delle c.d. liste elettorali ovvero le prime questioni circa l’applicazione e l’interpretazione dell’art. 28 della c.d. legge di riforma professionale n. 247 del 2012 Antonino Galletti 6 EDITORIALE 2014: più giustizia e meno “presunti innocenti” in carcere Alessandro Cassiani 7 RIFLESSIONI A cura del Consigliere Alessandro Cassiani 8 9 L’Assemblea per l’approvazione del bilancio: una svolta epocale verso nuove regole contabili e fiscali Un Consiglio in difesa dei cittadini e dell’Avvocatura Il Consiglio spalanca le finestre e dialoga con il mondo esterno PER NON DIMENTICARE A Roma, tra Giustizia e Carità Filippo Maria Berardi 11 In ricordo dell’Avv. Nicola Romano Grazia Pirisi Camerlengo 15 Eichmann, un volto fantasma - Un momentito señor… Eichmann La banalità del male di Hannah Arendt Daniela Coppola 20 Il Grand Tour e il Cimitero acattolico di Roma: il viaggio, la conoscenza, la memoria Daniela Coppola 23 LE VOCI DELL’AVVOCATURA La XXXVI Conferenza dei Giovani Avvocati A cura della Redazione 26 Un’Avvocatura sempre più forte Mauro Vaglio 28 La scelta di una professione Matteo Allena 29 Il brivido di indossare la toga Franco Carlo Coppi 30 Le istituzioni forensi per la salvaguardia del Diritto Carlo Martuccelli 31 Gli effetti dell’annullamento della legge elettorale Angelo Miele Foro Romano 1 Sommario 33 ATTUALITÀ FORENSI Il XXXI Congresso Nazionale dell’Associazione Nazionale Magistrati Intervento di Mauro Vaglio 35 La giornata europea della giustizia civile Intervento di Mauro Vaglio 37 ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO Il Consiglio, sempre più presente nella vita degli Avvocati, celebra i venticinque anni di iscrizione Alessandro Cassiani 38 Una festa in onore di chi difende e onora la Professione di Avvocato Mauro Vaglio 39 L’insidia delle “bucce di banana” sulla strada del Diritto Pietro Di Tosto 40 Dalla macchina da scrivere al computer l’Avvocato è sempre presente Donatella Cerè 41 L’Avvocato “faro” di una società che si sta perdendo nel buio Remo Pannain 43 I “nostri” colleghi da 25 anni al servizio della Giustizia A cura della Redazione 45 Un arrivederci e un nuovo inizio Donatella Cerè 46 Il mio impegno per una “casa di vetro” Antonino Galletti 47 Fédération des Barreaux d’Europe: assemblea generale a Francoforte A cura della Redazione 49 Roma-Francoforte: siglato accordo di cooperazione A cura della Redazione 51 Papa Francesco incontra gli Avvocati romani A cura della Redazione 53 FORMAZIONE CONTINUA Convegni organizzati dall’Ordine degli Avvocati 56 AGGIORNAMENTO ALBO Il tempo e l’Avvocatura Mauro Mazzoni 58 La grande Famiglia degli Avvocati romani A cura della Redazione 2 Foro Romano I nuovi COA e la formazione delle c.d. liste elettorali ovvero le prime questioni circa l’applicazione e l’interpretazione dell’art. 28 della c.d. legge di riforma professionale n. 247 del 2012 Antonino Galletti Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma I n ordine alla disciplina applicabile per le future elezioni dei Consigli degli Ordini che si svolgeranno a gennaio 2015 (in ragione della proroga ex lege della durata del biennio in corso 2012/2013 al 31 dicembre 2014), a causa della poca chiarezza del testo normativo, sono stati posti dubbi circa la portata applicativa e interpretativa da attribuirsi all’art. 28 della legge 31 dicembre 2012, n. 247, recante la “nuova disciplina dell’ordinamento della professione forense”. La disposizione in esame è stata collocata all’interno del Capo II (“Ordine circondariale”) del titolo III (“Organi e funzioni degli Ordini forensi”) e ha stabilito quanto, per comodità di lettura, testualmente si riporta: destinate ai due generi. Il regolamento provvede a disciplinare le modalità di formazione delle liste ed i casi di sostituzione in corso di mandato al fine di garantire il rispetto del criterio di riparto previsto dal presente comma. Hanno diritto al voto tutti coloro che risultano iscritti negli albi e negli elenchi dei dipendenti degli enti pubblici e dei docenti e ricercatori universitari a tempo pieno e nella sezione speciale degli avvocati stabiliti, il giorno antecedente l’inizio delle operazioni elettorali. Sono esclusi dal diritto di voto gli avvocati per qualunque ragione sospesi dall’esercizio della professione. 3. Ciascun elettore può esprimere un numero di voti non superiore ai due terzi dei consiglieri da eleggere, arrotondati per difetto. 1. Il consiglio ha sede presso il tribunale ed è composto: a) da cinque membri, qualora l’ordine conti fino a cento iscritti; b) da sette membri, qualora l’ordine conti fino a duecento iscritti; c) da nove membri, qualora l’ordine conti fino a cinquecento iscritti; d) da undici membri, qualora l’ordine conti fino a mille iscritti; e) da quindici membri, qualora l’ordine conti fino a duemila iscritti; f) da ventuno membri, qualora l’ordine conti fino a cinquemila iscritti; g) da venticinque membri, qualora l’ordine conti oltre cinquemila iscritti. 4. Sono eleggibili gli iscritti che hanno diritto di voto, che non abbiano riportato, nei cinque anni precedenti, una sanzione disciplinare esecutiva più grave dell’avvertimento. 5. Risultano eletti coloro che hanno riportato il maggior numero di voti. In caso di parità di voti risulta eletto il più anziano per iscrizione e, tra coloro che abbiano uguale anzianità di iscrizione, il maggiore di età. I consiglieri non possono essere eletti per più di due mandati. La ricandidatura è possibile quando sia trascorso un numero di anni uguale agli anni nei quali si è svolto il precedente mandato. 6. In caso di morte, dimissioni, decadenza, impedimento permanente per qualsiasi causa di uno o più consiglieri, subentra il primo dei non eletti, nel rispetto e mantenimento dell’equilibrio dei generi. In caso di parità di voti, subentra il più anziano per iscrizione e, tra coloro che abbiano uguale anzianità di iscrizione, il maggiore di età. Il consiglio, preso atto, provvede all’integrazione improrogabilmente nei trenta giorni successivi al verificarsi dell’evento. 2. I componenti del consiglio sono eletti dagli iscritti con voto segreto in base al regolamento adottato ai sensi dell’articolo 1 e con le modalità nello stesso stabilite. Il regolamento deve prevedere, in ossequio all’articolo 51 della Costituzione, che il riparto dei consiglieri da eleggere sia effettuato in base a un criterio che assicuri l’equilibrio tra i generi. Il genere meno rappresentato deve ottenere almeno un terzo dei consiglieri eletti. La disciplina del voto di preferenza deve prevedere la possibilità di esprimere un numero maggiore di preferenze se Foro Romano 7. Il consiglio dura in carica un quadriennio e scade il 31 dicembre del quarto anno. Il consiglio uscente resta in carica per il disbrigo degli affari correnti fino all’insediamento del consiglio neoeletto. 3 La scrittura della disposizione non appare particolarmente felice, essendosi previsto che il genere meno rappresentato debba ottenere almeno 1/3 dei consiglieri eletti e che la disciplina del voto di preferenza debba prevedere la possibilità di esprimere un numero maggiore di preferenze se destinate ai due generi (al comma secondo) e che, tuttavia, l’elettore non possa esprimere più di 2/3 di preferenze (al comma terzo), arrotondate per difetto. È stato, dunque, posto l’interrogativo se la portata immediatamente precettiva delle disposizioni di legge alle quali il regolamento ministeriale dovrà dare esecuzione consenta la possibilità di esprimere un numero maggiore dei 2/3 di preferenza (arrotondati per difetto), laddove l’elettore voglia destinare il surplus di voti al genere meno rappresentato ovvero se il numero massimo delle preferenze da esprimersi sia, per così dire, “blindato” nel cennato limite dei 2/3. La prima opzione ermeneutica sembra quella preferibile anche alla luce di una interpretazione costituzionalmente orientata del dato normativo, nonché per scongiurare ab origine la conflittualità permanente che potrebbe instaurarsi all’interno del consiglio anche in ordini dove, per esempio, si presenti una sola lista elettorale, essendosi raggiunta – come auspicabile – una pacificazione degli iscritti che rende inutile la formazione di liste di candidati contrapposte che altrimenti sarebbe addirittura illogicamente imposta da una diversa lettura delle disposizioni in esame. Innanzitutto, se fosse fondata la tesi che, secondo un’interpretazione letterale e non sistematica del comma terzo, prevede la possibilità di esprimere un numero di preferenze sempre e comunque predeterminato nel limite dei 2/3 con arrotondamento per difetto (e, dunque, per esempio, 16 nei consigli che saranno composti da 25 membri), si svuoterebbe di significato la previsione contenuta al comma precedente (il secondo) che pure consente chiaramente di esprimere un numero maggiore di preferenze se destinate ai due generi. Del resto, appare evidente come il legislatore abbia voluto finalmente, in senso moderno ed evoluto, dare attuazione al principio costituzionale della parità tra i sessi (art. 51 Cost.) nell’ambito della nuova legge professionale forense (cfr. gli artt. 21 co. 7 lett., 26 co. 2, 34 co. 1, 2 e 3, 50 co. 2), tant’è che è stata prevista la c.d. “riserva” non già nella sola formazione delle liste elettorali, bensì addirittura nel novero degli eletti al Consiglio e, dunque, tra le varie possibili interpretazioni, deve darsi la preferenza a quella che consenta di massimamente esprimere la c.d. preferenza di genere. Infine, non certo meno rilevante dal punto di vista pratico per le conseguenze devastanti in termini di logicità e ragionevolezza del sistema così come delineato dal legislatore, deve darsi rilievo alla considerazione che, aderendo alla tesi opposta, si determinerebbe la paradossale conseguenza di riservare, sempre e comunque, 1/3 dei componenti del consiglio a una (o più) fantomatiche liste dell’opposizione (o della minoranza) che non è affatto detto che esistano in tutti i contesti ordinistici, donde la 8. L’intero consiglio decade se cessa dalla carica oltre la metà dei suoi componenti. 9. Il consiglio elegge il presidente, il segretario e il tesoriere. Nei consigli con almeno quindici componenti, il consiglio può eleggere un vicepresidente. A ciascuna carica è eletto il consigliere che ha ricevuto il maggior numero di voti. In caso di parità di voti è eletto presidente o vicepresidente, segretario o tesoriere il più anziano per iscrizione all’albo o, in caso di pari anzianità di iscrizione, il più anziano per età. 10. La carica di consigliere è incompatibile con quella di consigliere nazionale, di componente del consiglio di amministrazione e del comitato dei delegati della Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense, nonché di membro di un consiglio distrettuale di disciplina. L’eletto che viene a trovarsi in condizione di incompatibilità deve optare per uno degli incarichi entro trenta giorni dalla proclamazione. Nel caso in cui non vi provveda, decade automaticamente dall’incarico assunto in precedenza. Ai componenti del consiglio, per il tempo in cui durano in carica, non possono essere conferiti incarichi giudiziari da parte dei magistrati del circondario. 11. Per la validità delle riunioni del consiglio è necessaria la partecipazione della maggioranza dei membri. Per la validità delle deliberazioni è richiesta la maggioranza assoluta di voti dei presenti. 12. Contro i risultati delle elezioni per il rinnovo del consiglio dell’ordine ciascun avvocato iscritto nell’albo può proporre reclamo al CNF entro dieci giorni dalla proclamazione. La presentazione del reclamo non sospende l’insediamento del nuovo consiglio. In particolare, appare utile approfondire la portata applicativa dei commi secondo e terzo, laddove è stato fissato il principio che l’adottando regolamento ministeriale (ex art. 1 della medesima legge di riforma) dovrà stabilire sia le modalità per l’espressione da parte degli iscritti del voto segreto per l’elezione dei componenti del consiglio e sia che il medesimo regolamento debba prevedere, “in ossequio all’articolo 51 della Costituzione, che il riparto dei consiglieri da eleggere sia effettuato in base a un criterio che assicuri l’equilibrio tra i generi. Il genere meno rappresentato deve ottenere almeno un terzo dei consiglieri eletti. La disciplina del voto di preferenza deve prevedere la possibilità di esprimere un numero maggiore di preferenze se destinate ai due generi. Il regolamento provvede a disciplinare le modalità di formazione delle liste ed i casi di sostituzione in corso di mandato al fine di garantire il rispetto del criterio di riparto previsto dal presente comma”; infine, al comma terzo, è stato previsto che “ciascun elettore possa esprimere un numero di voti non superiore ai due terzi dei consiglieri da eleggere, arrotondati per difetto”. 4 Foro Romano norma in questione più che prevedere una c.d. riserva per la minoranza finirebbe per istituzionalizzarne e prevederne l’esistenza (della minoranza) anche laddove in concreto questa non esista. Nei Consigli dove sino a oggi si è presentata una sola aggregazione di candidati, portatori di una linea politica forense comune, per i quali la nuova legge ha previsto la possibilità (prima sconosciuta) di costituirsi in una lista “elettorale” (anche se poi il regime delle preferenza sembra essere quello personale), la legge imporrebbe, dunque, sempre e comunque, la formazione (almeno) di una lista della c.d. opposizione alla quale residuerebbero (almeno) 1/3 dei componenti del collegio e ciò, non è chi non veda, appare illogico e paradossale, risolvendosi in Foro Romano una opzione legislativa per la disgregazione e la frammentarietà che nulla ha a che vedere con l’espressione democratica del voto e la garanzia (costituzionalmente imposta) per la c.d. minoranza di genere. Non resta, dunque, che aderire a una doverosa interpretazione estensiva e costituzionalizzante della portata precettiva delle disposizioni di cui al secondo e al terzo comma dell’art. 26 della legge di riforma professionale e, dunque, ritenere che l’iscritto/elettore potrà esprimere un numero di preferenze pari a 2/3 dei componenti del Consiglio ovvero anche l’intero consiglio qualora esprima almeno 1/3 di preferenze al genere meno rappresentato. 5 Editorale 2014: più giustizia e meno “presunti innocenti” in carcere Alessandro Cassiani Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma M entre tutti noi ci affanniamo a inviare auguri di buon anno a parenti, amici e semplici conoscenti, migliaia di esseri umani vivono un dramma che dovrebbe scuotere le nostre coscienze e determinare un moto di ribellione. Mi riferisco a tutti i detenuti e, in particolare, a quelli in attesa di giudizio e quindi per definizione “presunti innocenti”. Sono stipati in celle che ne dovrebbero ospitare la metà, troppo spesso soffrono il freddo, si ammalano di TBC, hanno difficoltà ad accedere a cure specialistiche oppure sprofondano in crisi depressive che li inducono a pensare al suicidio come all’unica soluzione per uscire dall’inferno. Da cosa dipende questo stato di cose indegno di un paese civile e, comunque, contrario alla Carta dei Diritti dell’Uomo e alle regole fondamentali di uno stato di diritto? Certamente dalla mancanza di strutture adeguate, ma anche da un’applicazione delle norme troppo spesso contraria alla ratio che le ha ispirate. Penso a quelle ordinanze cautelari prive di un’adeguata motivazione in ordine alla reale sussistenza di un “concreto” pericolo di reiterazione dei reati, di fuga o di inquinamento della prova. Penso, soprattutto, all’uso della custodia preventiva in carcere che, da misura di ultima istanza (da adottare soltanto quando le altre meno afflittive siano inadeguate!) si è andata trasformando in una inammissibile espiazione della pena anticipata rispetto alla sentenza di condanna. Tutto ciò, in barba alla c.d. presunzione di innocenza e alle statistiche secondo le quali gran parte dei detenuti in attesa di giudizio sono destinati all’assoluzione! Ulteriore prova del cattivo uso della custodia preventiva è costituita, del resto, dalle migliaia di domande di risarcimento per ingiusta detenzione. Basti pensare alla interminabile teoria di esseri umani che, dopo essere stati stritolati dalla macchina giudiziaria, chiedono un ristoro pecuniario a carriere spezzate, famiglie distrutte, sogni dissolti nel nulla, per avvertite un senso di disagio se non addirittura di colpa. Cosa fare per acquietare le nostre coscienze e perché si torni alla normalità e cioè ad una applicazione della pena che costituisca l’esecuzione di una sentenza definitiva di condanna e, soprattutto, torni ad essere strumento di emenda e non di tortura? A mio avviso è giunto il momento di unire la nostra voce a quella del Presidente della Repubblica, delle Camere penali, dei movimenti che si battono per la tutela dei diritti civili e di pretendere che si volti veramente pagina. Per concludere: in questo inizio di anno auspichiamo tutto il bene possibile ai nostri amici, ma ricordiamoci dei tanti Esseri che soffrono e leviamo alto e forte un grido di protesta in loro difesa. Soltanto così non saranno più i protagonisti di un incubo, ma diventeranno la ragione di una nuova battaglia nella quale noi Avvocati come sempre dovremo essere in prima linea. 6 Foro Romano Riflessioni a cura del Consigliere Alessandro Cassiani L’Assemblea per l’approvazione del bilancio: una svolta epocale verso nuove regole contabili e fiscali L’ aula era quella delle grandi occasioni: gremita fino all’inverosimile e, soprattutto, da colleghi che fin dall’inizio hanno dimostrato di apprezzare i cambiamenti radicali operati da questo Consiglio e i risultati conseguiti. Il colpo d’occhio che si godeva dal banco dei Consiglieri era sintomatico di una partecipazione consapevole e di un rapporto intenso e collaudato tra gli iscritti e i loro rappresentanti. Questa sensazione è divenuta evidente quando il Presidente e il Tesoriere hanno preso la parola e hanno svolto due relazioni che sono state suggellate da un fragoroso applauso. Quello che poteva diventare un monotono susseguirsi di considerazioni di carattere contabile si è trasformato in una manifestazione nella quale gli astanti hanno preso atto con entusiasmo di un cambiamento che è in atto e che denota un modo più moderno nella organizzazione della Tesoreria. Leggendo le relazioni, che troverete pubblicate dopo questa breve introduzione. Vi renderete conto dei motivi che hanno determinato l’unanime approvazione dei bilanci e della nuova linea di politica economica adottata dal Consiglio. Volendo sintetizzare, posso anticiparvi che gli elementi portanti del nuovo corso sono costituiti dal nuovo regolamento contabile, dalla individuazione di più trasparenti procedure per l’acquisto di beni, dalla abolizione di molte inutili spese, dal conseguimento di un risparmio che ha permesso per la prima volta la riduzione del contributo di iscrizione annuale. Sono convinto che i lettori, che dopo aver letto le relazioni svolte dal Presidente e dal Tesoriere, si renderanno conto che il nostro Consiglio sta trasformando l’Istituzione in una struttura più adeguata all’importanza che lo distingue e che è imposta dall’enorme numero di iscritti. Un Consiglio in difesa dei cittadini e dell’Avvocatura I l Consiglio è sempre più consapevole che il suo ruolo istituzionale comprende anche e, soprattutto, la difesa del cittadino e dell’Avvocatura. Lo ha dimostrato in varie occasioni e continua a dimostrarlo. Mi riferisco alle recenti manifestazioni davanti all’Ambasciata Turca in difesa dei 73 colleghi arrestati in quanto “colpevoli” di avere protestato contro la violenta repressione della libertà di opinione. Mi riferisco anche alla manifestazione pacifica contro le recenti esternazioni del Ministro Cancellieri con distribuzione di magliette contenenti frasi garbatamente critiche nei confronti della posizione assunta da quest’ultima in ordine ai problemi che affliggono la nostra categoria. Mi riferisco anche al ripristino dei rapporti con la federazione degli Organi Europei e alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa con gli ordini della Croazia, del Messico, di Francoforte e di Parigi, che consentirà ai nostri giovani colleghi di svolgere la pratica in quei Fori. Ho voluto indicare alcune tra le tante iniziative adottate dal Consiglio per sottolineare un cambiamento che è sotto agli Foro Romano occhi di tutti e si traduce in una diversa visione del concetto di “rappresentanza” che non può esaurirsi nell’espletamento dei compiti istituzionali ma deve estendersi alla difesa dell’Avvocatura e al miglioramento delle condizioni culturali e sociali degli Iscritti. Sulla scia di questo rinnovamento si pone la convenzione stipulata dal Consiglio che consente ai colleghi di età inferiore ai 38 anni di usufruire della “biblioteca on line”. In questo nuovo corso si inserisce il sostegno ai quesiti referendari sulla Giustizia deliberato dal Consiglio. Anche queste ultime iniziative dimostrano che il Consiglio dell’Ordine di Roma, lungi dall’appiattirsi sui regolamenti del Consiglio Nazionale Forense, intende mantenere una propria autonomia ed ergersi sempre più a baluardo della libertà e del prestigio dell’Avvocatura. Sono certo che contatti sempre più frequenti con gli altri Ordini e con il mondo esterno renderanno più evidente questa tendenza consolidando un nuovo corso che si dimostra già vincente e irreversibile. 7 Riflessioni a cura del Consigliere Alessandro Cassiani Il Consiglio spalanca le finestre e dialoga con il mondo esterno I l 16 luglio è una data da ricordare. Nella nostra aula si è svolto un incontro tra i maggiori rappresentati dell’Avvocatura e numerosi parlamentari del PD, del PDL e del Movimento cinque stelle. Tra i primi erano presenti, oltre al nostro Presidente Mauro Vaglio, l’Avv. Francesco Caia Presidente del Coa di Napoli, l’Avv. Antonio Rosa coordinatore dell’Unione Triveneta, L’Avv. Francesco Greco Presidente del Coa di Palermo, l’Avv. Andrea Luciano Mascherin Segretario del CNF, l’Avv. Nunzio Luciano Vice Presidente della Cassa di Previdenza e l’Avv. Michele Gallozzi Presidente dell’Assemblea OUA. Tra i politici erano presenti l’On. Maurizio Gasparri vice Presidente del Senato, l’On. Ignazio Abrignani Vicepresidente della Commissione Industria della Camera, l’On. Matteo Biggoni del Pd e l’On. Maurizio Buccarella del Movimento cinque stelle. L’incontro si è rivelato di grande interesse perché ha consentito un approfondito confronto tra Avvocatura e mondo della Politica in ordine alla praticabilità di iniziative che possano contribuire ad alleviare i mali che affliggono la giustizia e, di conseguenza, l’Avvocatura. Particolarmente interessanti gli interventi del Presidente Vaglio e degli altri rappresentanti dell’Avvocatura. Tutti hanno sottolineato l’impegno per la tutela dei diritti dei cittadini e la necessità che i problemi della Giustizia vengano discussi con gli operatori del diritto prima ancora che intervenga il dibattito in Parlamento. Altrettanto interessanti e incisivi quelli dell’On. Gasparri che ha incitato l’Avvocatura a far valere le proprie ragioni, dell’On. Abrignani che ha sollecitato l’approvazione di riforme radicali, quello dell’On. Biggoni il quale ha sostenuto che la proposta di “negoziazione assistita” è un valido sistema alternativo alla giurisdizione e ha concluso affermando “l’Avvocato conosce la vita dei Tribunali e ha consapevolezza di quali siano le riforme necessarie”; dell’On. Buccarella che ha denunciato l’aumento dei costi della giustizia amministrativa che di fatto impedisce al cittadino di far valere i propri diritti nei confronti della Pubblica Amministrazione. L’On. Bazoli ha affermato “una Giustizia che funziona male è un vizio della qualità della Democrazia” ed ha aderito alle proposte dell’Avvocatura. L’incontro, che ho dovuto sintetizzare, ha destato grande interesse nei presenti e anche nei mass media perché costituisce una ulteriore manifestazione di vitalità del nostro Consiglio che, fin dal primo giorno, è stato animato dalla volontà di contribuire attivamente al dibattito sui temi della giustizia e, in generale, dell’amministrazione della cosa pubblica. Auspico che il nostro Ordine organizzi periodicamente altri incontri: non soltanto con il mondo della politica ma anche con quelli della cultura e della economia. Ritengo, infatti, che spalancare le finestre verso il mondo esterno, intraprendere un dialogo con i Cittadini e con i loro Rappresentanti costituiscano le premesse necessarie per una sempre più incisiva partecipazione dell’Avvocatura alle decisioni che verranno adottate sui temi che attengono al rispetto dei Diritti Fondamentali dei Cittadini. Raggiungere questo traguardo, oltreché opportuno, è doveroso considerato il rango costituzionale della nostra professione e il numero imponente degli Iscritti. 8 Foro Romano Per non dimenticare A Roma, tra Giustizia e Carità Filippo Maria Berardi Avvocato del Foro di Roma E sistono luoghi, a Roma, dove la percezione di determinate presenze è fortissima. Un affascinante spazio dell’anima è rappresentato da Campo de’ Fiori, il Biscione, piazza Farnese, la Quercia, Capodiferro e Monserrato. E sembra di incontrare ancora Giordano Bruno, Metastasio, Giulia Farnese, Paolo Giordano Orsini, Vittoria Accoramboni e Bernardino Spada. Tutti a spasso al di là del tempo, tra i loro palazzi e i loro pensieri. Nel palazzo Spada a Capodiferro, la collezione d’arte creata nel Seicento dal cardinale Bernardino è tuttora presente e visitabile, grazie al meraviglioso coesistere di spazi museali e di uffici di rappresentanza, secondo una tradizione tipicamente romana. Palazzo Spada è infatti la prestigiosa sede del Consiglio di Stato, dove la splendida biblioteca giuridica gareggia con la galleria del cardinale e quella prospettica, attribuita al Borromini. E qui la storia diviene attuale. Nel 1927 quando l’ultimo erede della casata, il principe Ludovico Spada Veralli Potenziani, vendette il palazzo allo Stato, la Giustizia rappresentata dal Consiglio di Stato, trovò qui nuova dimora. E nulla avviene per caso, poiché un disegno trascendente delinea sempre precisi tracciati. Il principe Ludovico Spada, morto ultranovantenne nel 1971, era stato Governatore di Roma negli anni del Fascismo. Quando usciva dal suo “palazzetto Spada”, per gli studiosi palazzo Ossoli in piazza della Quercia, oggi anch’esso occupato da uffici dello Stato, si recava spesso nella vicina chiesa di San Girolamo della Carità, in via di Monserrato. Qui c’è una piccola cappella, considerata insieme a un’altra sempre presente nella stessa chiesa tra le più belle di Roma. È la cappella Spada, detta anche della Madonna, attribuita al Borromini. È bellissima e molto particolare, di uno straordinario effetto pittorico poiché è completamente rivestita di marmi policromi con ritmo alterno di tarsie e semplici lastre marmoree in fasce verticali a imitazione di damaschi con fogliame di giallo antico e di onice scuro. In alto l’arme della famiglia: gigli, stelle e spade. Sull’altare si finge appeso con una corda un affresco staccato raffigurante una Madonna con Bambino. Lo spazio in basso è delimitato da un particolarissimo drappo in diaspro rosso retto da due angeli inginocchiati a fungere da balaustrata. Le ali dell’angelo di sinistra in legno dipinto, anziché in marmo come tutto il resto, si spostano ruotando su una cerniera nascosta, consentendo in tal modo l’accesso alla cappella. Nel pavimento è ripreso lo stupendo lavoro d’intarsio con moti- Foro Romano vi floreali di giallo antico su fondo grigio di bardiglio. Tra le allegorie affrescate dello Spirito Santo, della Fede e della Carità, nelle pareti laterali troneggiano, sdraiati sulle panche tra cuscini e drappi in alabastro a sinistra, dormiente, Bernardino Spada e a destra, volto verso l’altare, Giovanni Spada. L’altra stupenda, piccola cappella è quella Antamoro, detta anche di San Filippo Neri. È il capolavoro del famoso architetto del Settecento Filippo Juvarra, allievo di Carlo Fontana. Fu l’avvocato concistoriale Tommaso Antamoro, conte palatino, a commissionargliela nel 1710. La dedicazione a San Filippo non è casuale poiché il Santo visse in questa chiesa per ben trentasette anni e del quale si conservano ancora le stanze dove visse. Lo stesso Juvarra era un padre filippino. La cappella di appena sedici metri quadrati, completamente rivestita di marmi policromi vive dello straordinario effetto scenografico giocato sul ritmo delle membrature in tensione e sulla funzione della luce che, avvolgendo la figura del Santo, lo spinge in un vortice ascensionale verso lo squarcio del cielo nel soffitto. Ammirarla è come vivere una cara dissolvenza della memoria. Carlo Fontana fu l’architetto dell’Arciconfraternita della Carità istituita dal cardinale Giulio de’ Medici nel 1519 e costituita da una compagnia di nobili, detta della Carità, sul modello dell’omonimo sodalizio fiorentino. Nel l521 l’Arciconfraternita ebbe una prima sede a Corte Savella, l’antico carcere romano, finché Giulio de’ Medici, poi papa Clemente VII, non concesse ad essa la casa e la chiesa di San Girolamo alla Regola, poi detta della Carità. Il sodalizio era rivolto principalmente all’assistenza dei poveri ed era retto da statuti. Distribuiva pane e alimenti ai bisognosi, provvedeva a far ricoverare i malati in ospedale, a far seppellire decentemente i morti e a concedere sussidi dotali alle fanciulle indigenti. Una cura particolare era rivolta dai confratelli ai carcerati. Visitavano le prigioni di Corte Savella, di Tor di Nona poi detta delle Carceri Nuove in via Giulia, oggi sede centrale della Direzione Investigativa Antimafia. Provvedevano affinché si amministrasse con celerità la giustizia, pagavano le spese di cattura e patrocinavano le cause di chi non era in grado di farlo. A tal uopo, sovvenzionavano un avvocato e un procuratore. Tra gli avvocati dell’Arciconfraternita si distinse Giovan Battista Scanarolo (1579-1664), sepolto in San Giovanni in Laterano dove una lapide del 1841 posta dall’Arciconfraternita, sostituisce quella originaria andata perduta. 9 Per non dimenticare L’incessante attivismo dell’Arciconfraternita della Carità durò fino alla caduta del potere pontificio quando, con l’Unità d’Italia la chiesa e la casa con tutti i beni posseduti furono accorpate con altri Enti analoghi sotto il nome di Istituti Riuniti di San Girolamo della Carità, amministrati da una commissione guidata da un presidente nominato dal Prefetto di Roma e dipen- dente dal Ministero dell’Interno. E cosi l’antico binomio di Giustizia e Carità continua tutt’oggi nella memoria collettiva, tra edifici e monumenti silenziosi divenuti testimoni muti ma non indifferenti di episodi secolari, facendo materializzare personaggi da tempo scomparsi ma ancora protagonisti forti e vivi di una trascorsa vita tutta romana. 10 Foro Romano Per non dimenticare In ricordo dell’Avv. Nicola Romano Grazia Pirisi Camerlengo Avvocato del Foro di Roma E ri nato a Napoli l’11 novembre 1935 e sei morto a Roma il 12 dicembre 2012. Ti avevo conosciuto allo studio dell’avv. Cesco Nigro che è stato il mio maestro e che godeva tale stima presso tutti i colleghi da essere considerato “l’avvocato degli Avvocati” che andavano da lui per risolvere i loro casi più difficili. L’avv. Nigro, però, era molto restio a dedicare ad altri il suo tempo ed era solito esprimere tale concetto con un motto: “se ho tempo non ho voglia e se ho voglia non ho tempo” facendomi capire che se volevo imparare qualcosa da lui dovevo farlo guardando quello che faceva sia a studio che in udienza copiandolo senza chiedere spiegazioni. Questo mi costrinse a studiare alla perfezione tutti i casi che mi affidò negli anni trascorsi al suo studio e mi consentì anche di acquisire molta autonomia e sicurezza. Però, per tutti i casi difficili che non avevo il coraggio di risolvere da sola, pensai e decisi di rivolgermi a Te, che al contrario del mio “maestro”, eri estremamente disponibile e quindi divenisti la mia “vittima”. Chi ti ha conosciuto sa che potevi essere definito un “burbero benefico”, perché, dietro i tuoi modi scontrosi, c’era una grande generosità e signorilità. Eri un degno esponente di quei napoletani di classe che hanno ereditato la nobiltà di tutti i casati che nel corso dei secoli si sono avvicendati nel governo della Tua città natale. Ma avevi anche frequentato i bigliardi e le bische di Toledo, tutti quegli ambienti dove si incontravano i “guappi” napoletani che avevi imparato a fronteggiare senza alcun timore di eventuali ritorsioni. Insomma eri un “duro” e un “coraggioso”. Questo aveva fatto di te un impareggiabile esperto nel diritto fallimentare, un settore giudiziario notoriamente “inquinato” da interessi non sempre leciti ma che tu dominavi perché conoscevi la materia alla perfezione e la utilizzavi senza riguardi per nessuno, cosa che ho sperimentato io stessa sulla mia pelle, in modo quasi drammatico, come dirò meglio in seguito. Eri capace di cogliere immediatamente il fondamento giuridico del caso a Te prospettato. Eri formidabile in materia societaria e immobiliare. Negli appelli e nei ricorsi per Cassazione sapevi riconoscere immediatamente il punto in cui il Giudice aveva sbagliato e le Tue impugnazioni, come in genere tutte le Tue cause, venivano accolte. Eri un “eroe invincibile” e ottimo avvocato di affari per gli Foro Romano imprenditori che sceglievano l’accordo anziché le “forche caudine” del giudizio. Eri un uomo affascinante, curato e sempre elegante, con abbigliamento prevalentemente sportivo. Mi avevi presentato anche la tua famiglia, tua moglie Giuliana che purtroppo Ti ha lasciato troppo presto e improvvisamente, i Tuoi figli Stefano e Federica, entrambi avvocati che lavorano presso il Tuo studio e che Ti hanno allietato la vita sia con la loro presenza che con quella degli adorati nipotini. Con Te avevo un rapporto “speciale” fatto sia di amicizia che di rispetto reciproci, di sconfinata stima da parte mia nei Tuoi confronti unita a quella confidenza che nasce da una frequentazione quasi quotidiana. Un giorno, mentre stavamo mangiando un panino al bar vicino al Tuo studio durante l’intervallo dell’ora di pranzo, Ti diedi una pacca sulla spalla e la coca-cola che stavi bevendo Ti andò per traverso e Ti sei quasi strozzato. Mi sono scusata ma ho aggiunto, con evidente allusione al mio nome di battesimo, che, si era trattato di un “colpo di Grazia”. Caro Nicola, da quando hai reclinato la testa sul cuscino e con lieve sussulto hai raggiunto i tuoi cari nel regno della luce, mi sono sentita orfana per la terza volta, dopo la morte di mio padre e del mio primo maestro e Ti ho voluto bene come a un fratello maggiore. Di te mi piace ricordare alcuni episodi che sembrano fenomeni “paranormali” e che hanno formato oggetto di racconti tanto amati dai miei figli ai quali li ho riferiti. Una volta mi raccontasti che Tua moglie Giuliana, qualche giorno prima della sua “fine”, aveva sognato la sua “morte” e cioè di sprofondare, mentre camminava nella vostra casa al mare, in un baratro buio e misterioso che si era improvvisamente aperto sotto i suoi piedi. Quando è venuta a mancare stava portando a tavola una caraffa di acqua che si è infranta accanto a lei quando è caduta a terra esanime. Immediatamente soccorsa dal figlio Stefano, è morta tra le sue braccia, mentre lui tentava di rianimarla con la respirazione “bocca a bocca”, e poiché è certo che chi è in punto di morte vede tutto ciò che accade intorno a se, è salita in cielo sicuramente felice sentendosi tanto amata da tutti voi. Un altro episodio riguarda Tua madre e risale a quando era già deceduta e Tu la sognasti seduta accanto al letto di Tua sorella Anna Maria, gravemente malata e alla quale, mentre teneva la mano sulla fronte, diceva “non hai più la febbre, stai bene ormai”! 11 Per non dimenticare Al mattino successivo Anna Maria, che fino al giorno prima sembrava gravissima appariva effettivamente “guarita”, tra lo stupore di tutti i parenti. Il terzo episodio riguarda invece Tuo padre, anche lui avvocato, venuto a mancare in età avanzata e deceduto da tempo all’epoca del fatto. Una sera mentre Ti trovavi a studio a lavorare a notte inoltrata, sentisti suonare il campanello dello studio ma non andasti ad aprire convinto di esserti sbagliato e seguitasti così a lavorare fino a quando il campanello suonò di nuovo e questa volta accompagnato da colpi alla porta, come se qualcuno bussasse. A questo punto Ti sei alzato ed hai udito la voce di Tuo padre, che in tono spazientito, Ti diceva; “a Nico’ ma ti decidi ad aprire?”. Fuori della porta dello studio, non c’era nessuno naturalmente, ma Tu giurasti di aver distinto e riconosciuto chiaramente la voce di Tuo padre. Pensate quello che volete ma, per chi cercasse la conferma del fatto che i nostri cari spesso cercano di mettersi in contatto con noi, segnalo un libro intitolato “diario di un angelo” scritto da un testimone “per eccellenza”, perché professionista di grande fama ed ancora vivente, si tratta del prof. Crispo (chirurgo primario presso la clinica romana Mater Dei) che dopo aver perso a seguito di un incidente di auto, il suo unico figlio (giovanissimo, bellissimo, bravissimo, brillante medico chirurgo) nel rispondere insieme alla moglie – anche lei distrutta dal dolore – ai biglietti di condoglianze, ricevuti da tutti gli amici, si è accorto che la mano si muoveva da sola, e la penna scriveva quello che suo figlio aveva deciso di dire loro e cioè che non dovevano più soffrire perché lui si trovava in un posto meraviglioso dove anche essi al tempo giusto lo avrebbero raggiunto, e dove aveva ritrovato tutti i suoi cari che prima di lui vi erano giunti, compresi Ginger e Fred i suoi meravigliosi Golden Retriver che tanto aveva amato da piccolo (in tal modo facendo prevalere la tesi francescana su quella dei gesuiti a proposito del quesito se anche gli animali abbiano un’anima). Potete controllare voi stessi tutto quanto accaduto, leggendo la recensione di questo libro su internet, libro che regalo abitualmente a quei poveri genitori ai quali la vita ha riservato l’immenso dolore di veder scomparire un proprio figlio prematuramente. A questo proposito mi vengono in mente le parole di sant’Agostino che definiva i defunti non degli “assenti” ma delle “presenze invisibili”, che guardano con i loro occhi luminosi i nostri carichi di pianto. Caro Nicola la nera signora ti aveva dato appuntamento il 12/12/2012 alle ore 14.00 presso la clinica Columbus in via Damiano Chiesa, secondo piano, stanea 240, “medicina interna” clinica che, fino ad allora, a me ricordava tre giornate liete, perché vi avevo dato alla luce i miei tre figli. Quando sono venuta a trovarti eri talmente dimagrito che sembravano troppo larghi per te sia il pigiama che la maglietta che indossavi. I medici hanno detto che avevi “trascurato” il male che ti stava portando via malgrado le attenzioni quotidiane di Tuo genero medico. Tu sembravi quasi infastidito dalla nostra presenza perché non avresti voluto che ti vedessimo impegnato in quel terribile scontro con il male che Ti avrebbe “sconfitto”. Eri visibilmente irritato dalle molte visite di amici, parenti e conoscenti che volevano testimoniarTi con la loro presenza il loro affetto. Malgrado ciò non avevi perso la Tua ironia, come quando, dopo che Ti aveva misurato la pressione, hai detto all’infermiera: “è la pressione di un morto”. Io avevo sperato che ce la facessi perché non volevo sentirmi “orfana” per la terza volta. Mi piace ricordare quante volte abbiamo scherzato il giorno del Tuo compleanno perché cadeva lo stesso giorno della festa di san Martino di Tours, che non è soltanto il soldato che divise in due il mantello per donarlo a un povero, e che Dio premiò facendo tornare solo per quel giorno una temperatura calda (da cui il nome, “l’estate di san Martino”) ma è anche il patrono dei contadini che producono il vino (onde il proverbio “a San Martino ogni mosto è vino”) e quindi nel giorno del Santo si spillano le botti e si “arrostiscono le castagne e la carne alla brace”. Ma è anche, e soprattutto, “il patrono dei cornuti”, come la tradizione riferisce, e quindi, quando telefonavo al Tuo Studio per farti gli auguri, ci tenevo sempre a precisare che telefonavo per il “compleanno” e non per il “santo” e poi Ti accusavo di aver scelto per nascere una data equivoca, visto che si prestava sempre a questa “doppia interpretazione”! Ma tu eri abituato alle mie canzonature. Nella occasione il mio regalo era sempre lo stesso: cioccolatini assortiti che nascondevamo nella scatola d’argento, sbalzato a mano, che ti avevo regalato a tale scopo. Poi tu conducevi tutto lo studio a pranzo fuori, o da Michele, alla “Piccola Irpinia”, in Via Muzio Clementi, o da Romolo a via di Porta Castello, e ordinavi sempre le stesse cose: prosciutto curdo e mozzarella per antipasto, poi una pasta e lasciavi che Michele ti proponesse il resto conoscendo bene i tuoi gusti per le cose semplici. Mi piace ricordare anche quando, per parlare di questioni legali, ti raggiungevo dal barbiere sotto la “Cassa Avvocati” ove ti davi appuntamento con il collega Antonio Picone, per farvi tagliare i capelli, o fare la manicure, ed anche la pulizia della pelle, visto che si formavano dei punti neri sul naso (e poi dicono che sono vanitose le donne!). Poi c’erano le famose serate estive nella terrazza del Tuo penalista preferito, l’avv. Mario Di Caprio, alle quali partecipava sempre la bellissima e immutabile Gina Lollobrigida, le cui foto tappezzavano il suo studio con la meritata dedica “al mio avvocato vincente”. Eri anche un terribile testardo, come quando i “non fumatori” ti 12 Foro Romano Per non dimenticare accusavano di “appestare” l’aria con il Tuo sigaro toscano che tenevi quasi sempre in bocca anche spento. Ti ricordi quella sera a cena a casa mia, quandro Andreina d’Altilià, la collega che ti aveva invitato a non fumare il sigaro, si scagliò come una furia contro di Te che, sopra pensiero, lo avevi acceso, strappandotelo di mano e schiacciandolo poi sul pavimento con il piede! In quella occasione mi accusasti di non averti difeso in modo appropriato ma in realtà il “casino” lo avevi combinato Tu con la tua distrazione. Con Te si parlava di tutto e spesso dei problemi dei figli. Io Ti chiedevo come comportarmi con i miei che erano nell’età evolutiva e anche Tu mi parlavi dei Tuoi problemi familiari quando non sapevi che pesci prendere. Mi ricordo quando fu bocciata Tua figlia Federica. Fui proprio io a consigliarti la scuola Tozzi per il recupero dell’anno perso, facendo due anni in uno. Quella scuola io la conoscevo bene perché si trovava in via del Casaletto, dove ho frequentato dall’asilo al terzo liceo l’Istituto parificato delle suore di San Giuseppe. Ebbene tutti quelli che venivano bocciati dalle suore andavano al Tozzi che si trovava nella stessa via ed era a una scuola privata ma “laica”. È così che avevo potuto accertare che quell’Istituto era uno dei più evoluti e moderni in ltalia, per metodo e tecnica di insegnamento – simile a quello universitario (gli studenti erano invitati a preparare gli argomenti su qualsiasi testo in aggiunta a quello scolastico) – per cui, tutti quelli che erano entrati al Tozzi, con nomea di “somari” ne uscivano come “super geni”. Ciò ha trovato conferma in un recente articolo di stampa che ha affermato essere la scuola Tozzi la più moderna di Italia e la prima ad aver adottato tecniche telematiche sia per l’insegnamento che per la gestione amministrativa dell’Istituto. Risultato fu che Federica venne promossa a pieni voti, recuperò l’anno perso e proseguì “come una spada” fino al superamento degli esami da avvocato che ha saputo conciliare con il suo matrimonio e con la nascita di Giulia, la Tua prima nipotina e per questo la Tua preferita a cui è seguita Livia che ora ha tre anni. Ma Tu amavi allo stesso modo Stefano, i suoi figli Nicola che porta il Tuo nome ed Emma la più piccolina. Eri molto affiatato con Tuo genero e Tua nuora e per tanti anni hai diviso con loro la Tua vita sia in città che in vacanza (a Cala Piccola all’Argentario, o nel casale ad Orvieto). Caro Nicola la tua imparzialità nella professione è stata sperimentata personalmente quando hai fatto chiedere il fallimento alla società immobiliare Santa Cornelia, dalla quale avevo comprato la mia casa, una villa in un comprensorio sulla Cassia Bis, vicino a Roma. Per colpevole imprudenza non mi ero ancora intestata tale bene con atto pubblico e, dopo aver firmato il compromesso ed essere stata immessa nel possesso, della casa di cui avevo pagato Foro Romano quasi l’intero prezzo (ottanta milioni del 1973), ho contestato l’esistenza di vizi occulti costituiti dalla mancanza di vespaio nelle fondamenta, per cui l’edificio si comportava come una “spugna” che assorbiva tutta l’umidità dalle falde affioranti in superficie, falde su cui la casa risultava essere stata costruita, in spregio ai più elementari criteri di edilizia. Avrete tutti capito come è andata a finire: il curatore ha revocato il mio compromesso, il bene è caduto nel fallimento e ho dovuto “ricomprarlo” – al prezzo di mercato – sborsando trecento milioni, essendo nel frattempo aumentato il valore della casa anche grazie ai lavori di miglioria che proprio io vi avevo eseguito. Questo fu per me un trauma terribile che mi fece cadere in una profonda depressione anche perché non volevo che ne fosse informata la mia famiglia, e, per questo mi buttai a capofitto nel lavoro per guadagnare quei soldi che non avevo e che mi servivano per evitare la vendita all’asta della mia casa. Soltanto Monica, la mia segretaria dell’epoca, che ora è diventata una brillante avvocatessa, era al corrente della disavventura che mi era piombata addosso e mi ha sostenuto in quell’impresa titanica e disperata per sottrarre il bene al fallimento. Però, alla fine ce l’ho fatta e mi sono sentita più forte. Qualcuno disse che Tu avresti dovuto “conciliare” le parti ed evitare questa carognata. Altri pensano che avresti dovuto rinunciare al mandato al fine di evitare di assistere quel cliente in questa circostanza. Io non ho pensato a nulla: ero troppo occupata ad evitare il peggio per darti la “colpa” dell’“accaduto”. Però pensai che c’era stata una specie di “nemesi” storica quando Tu comprasti il Tuo nuovo appartamento a Via Crescenzio e Ti trovasti poco dopo citato assieme a tutti gli altri condomini dal proprietario del seminterrato, che vi aveva realizzato un deposito di tappeti risultati gravemente danneggiati da infiltrazioni di acqua asseritamente derivate da un guasto condominiale e come tale da ascriversi a titolo di responsabilità a tutti i condomini chiamati a risarcirlo. Non ricordo come andò a finire la causa ma penso che sia stata definita con un accordo. Altro episodio da rivisitare con la memoria riguarda le tradizioni legate alla vita che si svolgeva in Irpinia nelle “case di campagna” della Tua famiglia a Sant’Agata dei Goti e di quella di mio marito a San Giorgio del Sannio, ribattezzata addirittura “la città dei fiori” quasi fosse una seconda Sanremo. Si era ai tempi del benessere del “dopoguerra” e della “ricostruzione” e tutte le pro-loco organizzavano per le famiglie italiane, verso il ferragosto, balli di piazza e manifestazioni che prevedevano la vendita di biglietti, il cui ricavato andava a sostenere le associazioni promotrici. Tra queste feste la più famosa e frequentata era la “cartolineide” che consisteva in una serata danzante a cui partecipavano tutte le ragazze in età da marito dei vari centri del luogo. 13 Per non dimenticare Ad ogni invito la giovane riceveva una cartolina e il titolo di reginetta andava a quella che dimostrava di averne ricevute in maggior numero. Oggi sembra una “festa” troppo ingenua, ma a quell’epoca piacevano molto in quelle terre sincere, famose per il loro vino rosso, per le donne belle e appassionate che vi nascevano e per i “cervelli giuridici” che vi si svelavano (vedi il Presidente del Tribunale Iannuzzi, l’Avv. Riccardo Gualtieri, Tu e Tuo fratello Giovanni). Quel ballo ricorda le scene descritte nella Sicilia del Padrino. Ma con le donne, malgrado le Tue “fanfaronate” a proposito delle “maschiette”, Tu eri un “timido” perché per Te l’amore era soltanto un sentimento con la “A” maiuscola, così importante e serio, da non ammettere ingerenze di altro genere. Le cosiddette “evasioni” non avrebbero mai potuto scalfire il tuo rapporto con Giuliana, che ha sempre avuto “l’esclusività” del Tuo cuore sia prima che dopo la fine. Tu adesso sosterrai che io dico questo per avere “l’ultima parola” perché tu non mi puoi replicare, ma in realtà lo penso veramente. Quanto alla strada che si fa per venirti a trovare a Lubriano, non è soltanto un percorso dell’auto, ma anche e soprattutto un percorso dell’anima durante il quale si parla con te come se fossi presente e seduto accanto al conducente. Oggi ho percorso quella strada perché sono venuta a trovarTi nella cappella di stile senese, con marmo a strisce orizzontali bianche e grigie dove riposi, assieme a Tua moglie Giuliana, a Tuo fratello Giovanni (al quale pure ho voluto tanto bene), ed altri parenti. Quanta strada per venire fin quassù ma che bello il paesaggio e che quiete! Ora so dove è sepolto il Tuo involucro, perché Tu seguiti ad essere a Roma presso il Tuo Studio, a Piazza Adriana 15, dove i Tuoi figli seguitano a esercitare quella professione che lega tutta la Tua famiglia da tre generazioni. E ora, dopo aver deposto i miei fiori sulla Tua tomba, Ti abbraccio e torno a Roma. Caro Nicola, quando sono venuta a trovarti alla clinica Columbus e Ti ho salutato, non sapevo che non Ti avrei rivisto più. Quando hai fatto il grande passo, erano accanto a Te Tuo figlio Stefano e il Notaio Lina Perissinotto, che ha lo studio sotto al Tuo e che veniva a trovarti ogni giorno. Mi hanno detto che hai lasciato questo mondo in modo lieve e con un semplice sussulto, al quale è seguito il reclinare del capo sul cuscino. Forse non hai sofferto e comunque io voglio credere questo, e torno idealmente a posare la mia mano sulla Tua fronte come ho fatto l’ultima volta che Ti ho visto. Ed ora Ti abbraccio con l’affetto di sempre. Tua Grazia Pirisi Camerlengo 14 Foro Romano Per non dimenticare Eichmann, un volto fantasma Daniela Coppola Giornalista Pubblicista S ono passati cinquant’anni da quell’11 aprile 1961, quando incominciò il processo ad Adolf Eichmann. Fu impiccato pochi minuti prima della mezzanotte del 31 maggio 1962. Il corpo venne cremato e le sue ceneri disperse in mare. La condanna inevitabile: già il Tribunale Militare Internazionale lo aveva precedentemente giudicato affermando che eseguire ordini contrari ai principi della morale e della coscienza, calpestando leggi fondamentali del vivere civile, non potevano giuridicamente né moralmente configurare alcuna attenuante. La strenua difesa dell’ufficiale delle SS in merito alle accuse, il suo “obbedivo a ordini superiori” non poteva essere accettato. Così tuonava il Pubblico Ministero dallo scranno della Accusa: “la legislazione israeliana rifiuta una tale linea di difesa, e proverà con questo processo che l’imputato agiva di propria iniziativa scavalcando gli ordini ricevuti, mostrandosi zelante agli occhi dei suoi superiori in un’attività consona alla sua vocazione” (Hausner, 2010). L’ondata emotiva che travolse il popolo ebraico, dalla cattura all’esecuzione, fu imperiosa e travolgente: il maggior responsabile dello sterminio di 6 milioni di ebrei (calcolo desunto dai verbali minuziosamente redatti dai burocrati della morte dei vari universi concentrazionari) era stato catturato dopo 15 anni di ricerche forsennate e per lungo tempo infruttuose. Hannah Arendt, che aveva seguito direttamente il processo come inviata del “New Yorker”, coniò per Eichmann la definizione che lo descrisse e lo registrò poi nella Storia: non un mostro, ma l’incarnazione dell’assoluta banalità del male (Arendt, 2001). Non un uomo “specializzato” nel compiere del male e neanche un folle, esaltato dal piacere di eseguire gesti malvagi. Un uomo che appartiene alla categoria degli uomini normali, che banalmente ci assomigliano. Il Procuratore Generale Gideon Hausner dipinse Eichmann come un personaggio feroce, peggiore di Gengis Khan, Attila e Ivan il Terribile, addirittura più feroce dello stesso ideatore del “male assoluto” incarnato da Hitler; lo storico David Cesarani descrive Eichmann come “un uomo ormai assuefatto all’orrore e incapace di normale compassione umana” (Cesarani, 2007). Insomma un personaggio, Eichmann, che oscilla tra il mostruoso di Hausner e il banale della Arendt, con la specificazione di Cesarani dell’uomo comune – ordinary man –, definizione sostenuta anche dai colleghi Saul Friedlander e Christopher R. Browning. Eichmann, un individuo che aveva saputo compiere quegli atti criminali – organizzare sapientemente la selezione, il trasporto e lo sterminio di uomini, donne e bambini – costruendo una poten- Foro Romano te macchina distruttiva ben oleata (perfino gli ordini per il gas Ziklon B erano firmati di suo pugno) ed era stato anche capace di far perdere le sue tracce alla vigilia della disfatta germanica. Adolf Eichmann (nato a Solingen nel 1906) fugge da Praga verso l’Austria nel maggio 1945 (Pearlman, 1961). Da qui incomincia la prima parte della sua fuga, una storia affascinante come un romanzo d’avventura. La moglie Veronika Liebl, sposata il 21 marzo 1935, insieme ai suoi tre figli, abitavano ad Alt Aussee, non lontano da Linz. Probabilmente Eichmann aveva avuto l’intenzione di raggiungerli e fuggire insieme a loro. Ma proprio a Linz (sulla sponda corrispondente del Danubio erano di stanza gli americani, mentre invece, dalla parte opposta vi erano insediati i sovietici) nel maggio 1945 fu catturato da una pattuglia americana e rinchiuso in un campo di concentramento. Si era presentato sotto la mentita identità di uomo d’affari tedesco (sembra utilizzando le generalità del suo droghiere) di nome Barth e non era stato riconosciuto. Quando però venne sottoposto a visita medica gli riscontrarono tatuato, nella parte interna del braccio sinistro, qualche centimetro sotto l’ascella, il gruppo sanguigno e il numero di matricola delle SS. La consueta pratica adottata dal corpo militare tedesco costrinse Eichmann a confessare al tenente americano di essere un ufficiale delle SS, riuscendo però a convincerlo di aver fatto parte di un reparto combattente, negando di conoscere aspetti politici delle SS. Trasferito a Weiden, in un campo di prigionia riservato agli ufficiali del suo rango, riesce a far correggere i suoi dati: non più Barth, ma Eckman, già tenente nella 22a Divisione di Cavalleria, originario di Bratislava. Nel luglio 1945 viene di nuovo trasferito e giunge nel campo di prigionia di Oberdachstaetten dove vi rimane fino al gennaio 1946. Nel frattempo, nel novembre 1945 era cominciato il Processo di Norimberga – il Tribunale Militare Internazionale per i Crimini di Guerra Nazisti – e il nome di Eichmann (oltre che la sua macabra efficienza) comincia a diffondersi come una delle più sinistre figure, responsabili dello sterminio del popolo ebraico. Nel gennaio 1946 era stato chiamato a testimoniare l’amico ed ex collega delle SS, il “Barone” Dieter Wisliceny, che descrisse punto per punto l’alta partecipazione e responsabilità che l’ufficiale tedesco deteneva all’interno del programma di sterminio. E anche altri caporioni, tra novembre ’45 e gennaio ’46, avevano già testimoniato contro Eichmann. Dalla sua blanda prigionia, non ci volle tanto a capire che, nonostante il lavoro certosino di distruzione di ogni traccia di responsabilità (incluse le fotografie che lo ritraevano da solo o insieme ai 15 Per non dimenticare suoi colleghi) era giunto il momento di fuggire lontano il più possibile. Infatti non tutto era stato distrutto e qualcosa cominciava a emergere: il rischio di essere riconosciuto era diventato molto alto. I primi di marzo del 1946 Eichmann si allontana segretamente dal campo di Oberdachstaetten insieme ad altri ufficiali e raggiunge Prien. Ci sono nuovi documenti pronti per lui, ora si chiama Otto Heninger, e un infermiere prima di lasciare il campo gli brucia il tatuaggio posizionato sotto l’ascella: la scritta andrà via, ma la cicatrice rimarrà indelebile. Si ferma sei settimane circa a Prien poi, un altro ex sostenitore degli ideali nazisti, lo avrebbe aiutato a trasferirsi in un piccolo villaggio della Germania settentrionale presso Celle, a circa 120 miglia a occidente da Berlino. Per tre anni circa, Eichmann conduce una nuova vita da boscaiolo, serena e silenziosa, immersa nella natura della sua amata terra germanica. Da questo luogo apprende che la caccia nei suoi confronti (ma anche di altri ex colleghi aguzzini) continua, e che nel frattempo, nel 1948, era sorto lo Stato di Israele. L’esigenza di riconciliarsi con la famiglia era ovviamente molto forte. Una fuga in Medio Oriente (naturalmente verso la sponda arabica) era ormai da escludere: lo avrebbero riconosciuto immediatamente e avrebbe messo così a rischio, oltre se stesso, anche tutta la famiglia. Non restava che il Sudamerica, già terra di accoglienza per molti ufficiali nazisti. La più attiva organizzazione si chiamava Odessa e attraverso il Vaticano, ottiene nuovi documenti a nome di Ricardo Klement, di sette anni più giovane rispetto alla sua reale identità, scapolo e apolide. È la fine di giugno del 1949 quando si imbarca per l’Argentina dove approderà a metà luglio, a Buenos Aires. Una vita tranquilla frequentando pochi circoli fidati prima di ottenere definitivamente la “cedula”: dapprima allevatore di conigli, poi assunto come capomeccanico alla Mercedes di Buenos Aires. La moglie Veronika nel 1947 aveva tentato di ottenere un certificato di morte presunta. Un funzionario di Praga aveva affermato con atto notorio di essere stato testimone della morte di Eichmann avvenuta il 30 aprile 1945 durante gli ultimi combattimenti. Ma il funzionario altri non era che il cognato di Eichmann (si chiamava Lukas ed era il marito della sorella della moglie Veronika); non viene dunque ritenuto credibile. Anzi, l’iniziativa finisce con l’alimentare il sospetto che Eichmann sia vivo, rinfocolando così le ricerche. Eichmann, una volta raggiunta l’Argentina e trovata una adeguata sistemazione, scrive alla moglie manifestando così la sua presenza e la richiesta di raggiungerlo con discrezione in Sudamerica con i figli. È il 30 giugno 1952 (nel frattempo è passato un anno dalla lettera del marito): Veronika Liebl – ottenuto il passaporto a suo nome – parte da Genova per l’Argentina, insieme ai suoi tre figli, e si ricongiunge con Eichmann che non vede da ben 7 anni. Ben Gurion (futuro Primo Ministro di Israele nel 1948) uno degli organizzatori del gruppo paramilitare ebraico l’Haganah, insieme a Simon Wiesenthal, è stato tra i più agguerriti “caccia- tori” dell’ideatore della soluzione finale degli ebrei. Già dalle testimonianze dei superstiti, al ritorno dai lager, e dopo le deposizioni al Processo di Norimberga, l’Haganah, prima di ancorarsi in difesa del neonato Stato israeliano, si prodigò alla ricerca di questo orribile personaggio. Fu Arthur Pier l’artefice, insieme a Manus Diamant, del ritrovamento delle fotografie che Eichmann credeva di aver del tutto distrutto, riuscendo così a restituire un volto a quell’ignoto terribile fantasma. Arthur Pier, su disposizione dell’Haganah, si era recato dal “Barone” per farsi ripetere in maniera diretta e dettagliata le informazioni su Eichmann. Wisliceny ripete il numero di tessera SS n. 889895 rilasciata l’11 aprile del 1932, il numero di matricola SS n. 45326 (oltre al gruppo sanguigno) tatuato sotto il braccio sinistro e l’ascella, ma non fornisce nessun dettaglio sui nomi delle amanti e soprattutto nessuna foto dell’ufficiale tedesco. Il “Barone” propone ad Arthur Pier di recarsi da Weisel, un sottoposto di Eichmann che aveva lavorato con lui dal 1938 fino alla sua fuga da Praga e che ora si trovava agli arresti nella prigione centrale di Vienna. Weisel aveva confessato il nome di due amanti di Eichmann: una si chiamava Margit Kutschera (che gli era rimasta a fianco a Budapest fino al 1944), ma di cui ormai si erano perse le tracce. Ma forse valeva la pena di cercare l’altra sua storica amante: Maria Masenbacher, di Doppel, ex proprietaria di una fabbrica di cartone, poi ceduta alle SS che l’avevano trasformata in un campo di rieducazione degli ebrei. Ma neanche di lei sembrava essere rimasta traccia. Senonché l’albergatore della locanda Woss – dove spesso si soffermava Eichmann – indicò a Pier Arthur il nuovo indirizzo di Maria Masenbacher: Harbachsiedlung n. 20 – ingresso 1 – Sobborgo residenziale Urfahr, Linz, Austria. Artuh Pier spedisce a incontrare la donna il giovane Manus Diamont: biondo, statura media, di bell’aspetto, che conosceva la lingua tedesca, con la consegna di entrare nelle grazie della donna, spacciandosi per un ex collaborazionista olandese. Il giovane si era presentato all’indirizzo di Urfahr dove gli aveva aperto la porta una donna bruna, sui 35 anni circa, ordinaria, sottile, con una dentatura sporgente. Viveva sola perché divorziata dal marito da circa 15 anni. Diamont ne seppe catturare la fiducia e l’amicizia e, poche settimane dopo, la donna condivise con lui il suo prezioso e personale album delle fotografie da dove estrasse la foto di Eichmann: “…questo è il mio Adolf!”. Con la scusa di cercare tessere annonarie false, la Polizia locale su pressione ebraica perquisisce la casa della Masenbacher e Diamont di nascosto sottrae dall’album la foto che ritrae Eichmann. La foto viene copiata e diramata sia al Servizio speciale americano che alla polizia austriaca. Si cerca ovunque, ma ovunque non si trovano tracce di Eichmann. Inoltre il padre e i fratelli di Eichmann che abitano ancora a Linz confermavano la morte del congiunto, la moglie e i figli non ne sapevano nulla, l’imminen- 16 Foro Romano Per non dimenticare za della proclamazione dello Stato d’Israele, tutto remava a favore di Eichmann che ebbe così modo di nascondersi prima e fuggire poi in Argentina, indisturbato. Ma non furono gli uomini del Mossad, il Servizio segreto israeliano, a scoprire Eichmann in Argentina, bensì un pensionato ebreo cieco. Non servirono le fotografie per tanto tempo ricer- cate, bastò un non vedente turbato, rimasto colpito dal fatto che la figlia frequentasse un giovane amico che si faceva chiamare Klaus Klement, ma anche Eichmann, e che pronunciava frasi antisemite senza scrupolo. Lo segnalò a un amico, ma per lungo tempo il Mossad non lo ascoltò. Poi un giorno Wiesenthal… Ma questa è un’altra storia. Un momentito señor… Eichmann “R at Line”, “via dei topi”, così veniva denominata quella linea virtuale di congiungimento tra l’Europa continentale e il Sud-America che transitava per Genova. Termine militare americano riutilizzato per identificare quella rete di assistenza creata per agevolare la fuga di criminali di guerra nazisti, spesso muniti di passaporti della Croce Rossa internazionale con documenti firmati da alti prelati del Vaticano, ma pure con il benestare di una parte della Chiesa protestante tedesca (e anche dei servizi di intelligence internazionale, americani e britannici in particolare). Subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, molti noti e meno noti criminali nazisti sbarcarono direttamente in Sud America, accolti con particolare favore dall’Argentina di Perón. Nel 2003, il neoeletto presidente argentino Néstor Kirchner ha fatto aprire gli archivi segreti al fine di rendere pubblico l’operato di Juan Domingo Perón, discusso presidente argentino, in carica ininterrottamente dal 1943 al 1955 (anche successivamente per un anno nel 1973) da sempre criticato per l’ingresso in Argentina di gerarchi nazisti e criminali di guerra, capaci di far perdere le loro tracce in Europa. In questi dossier segreti Uki Goñi, giornalista e scrittore argentino, ha potuto trovare prove documentali che ha successivamente pubblicato nel suo libro Operazione Odessa. La fuga dei gerarchi nazisti verso l’Argentina di Perón (Goñi, 2003) reperti che i diversi governi argentini avevano dato ufficialmente per distrutti. Più di sette mila documenti sono stati ritrovati nell’alveo naturale dell’epoca, ovvero nell’Archivio del Centro di Immigrazione di Buenos Aires. Dopo la pubblicazione del libro di Goñi, il Centro Simon Wiesenthal ha preteso l’apertura degli archivi segreti di Buenos Aires e il presidente argentino Kirchner, appena eletto, ha dato subito mandato al Ministro degli Interni Anibal Fernández di procedere. Goñi racconta di alcune riunioni avvenute all’interno della Casa Rosada tra il Presidente argentino Perón e i nazisti che confidavano nell’appoggio sia del Vaticano che di altri supporti sparsi in diversi Paesi europei, tra cui l’Italia. Lo scrittore sudamericano spiega, ancora, che la totale disponibilità di Perón ad accogliere l’anima più nera europea, responsabile di milioni di Foro Romano morti nella Seconda Guerra Mondiale, era da considerare come una risposta di contenimento all’avanzata sovietica, espressione dell’ideologia comunista staliniana. La protezione dei nazisti era dunque intesa in funzione anticomunista, sia per la Chiesa cattolica che per l’Occidente che per la stessa Argentina. Perón consentì, durante la sua permanenza al governo, il transito di nazisti del calibro di Erich Priebke (alias Otto Pape) ritenuto responsabile della strage delle Cave Ardeatine a Roma (processato in Italia, ora è quasi centenario e gira per ristoranti romani potendo disporre di cinque ore di libertà giornaliere, nonostante stia scontando la sua pena in detenzione domiciliare) che sbarcò in Argentina trasferendosi a San Carlos de Bariloche. Negli incartamenti esaminati è stata ritrovata anche una scheda pertinente all’“angelo della morte” Josef Mengele (altrimenti detto Helmut Gregor), il “medico” del campo di sterminio di Auschwitz che raggiunse prima il Paraguay e poi l’Argentina per trasferirsi infine in Brasile; il “macellaio” o “il boia di Lione” Klaus Barbie, comandante della Gestapo della cittadina francese, che arrivò a Buenos Aires, ma si trasferì in Bolivia. Ante Pavelic, il “duce croato”, fondatore degli Ustascia, che insieme al suo consulente finanziario Ivo Heinrich fu espatriato insieme a settemila croati con suggello Vaticano e benestare della Chiesa cattolica argentina. Tutti indirizzati direttamente a Perón. Una breve lettera di accompagno chiedeva al Presidente argentino di occuparsi della sorte di questi profughi croati da avviare come agricoltori in terra argentina. Anche Adolf Eichmann, “il contabile dello sterminio”, “l’architetto dell’Olocausto”, insomma l’organizzatore scrupoloso, responsabile della macchina dello sterminio di massa di milioni di ebrei, anche lui, è sbarcato impunemente in Argentina attraverso la “Rat Line”. La sua storia ha avuto però uno sviluppo e un epilogo particolari e merita una diversa attenzione. In Alto Adige, il vescovo di Bressanone Geisler incarica il vicario generale Alois Pompanin di occuparsi della conversione al rito cattolico dei protestanti Eichmann, Priebke, Martin Borman e famiglia, che vengono così ribattezzati con il consenso delle gerarchie ecclesiastiche, pratica adottata per diversi altri nazisti 17 Per non dimenticare che, in cambio della conversione, trovarono il modo di mettersi in salvo in Sud America (Steinacher, 2010). Ora, Eichmann ha le carte in regola per essere avviato alla Curia vescovile di Genova per la richiesta di un passaporto regolare. Non è solo Uki Goñi a trovare interessanti documenti all’interno dell’Archivio del Centro di Immigrazione di Buenos Aires, ma anche una giovane ricercatrice che, fortunosamente, si ritrova tra le mani proprio il passaporto originale: due timbri rossi, uno più grande del Comitato internazionale della Croce Rossa e uno più piccolo del viceconsole argentino a Genova, Pedro Solari Capurro, con indicate sopra le generalità false di Eichmann, ovvero Ricardo Klement, nato a Bolzano il 23 maggio 1913, apolide, di professione tecnico, figlio di N.N. (lo scoop è del noto quotidiano argentino “Página/12”). All’aguzzino sotto mentite spoglie servono ancora altre credenziali curiali: ora è un povero altoatesino che ha perduto la cittadinanza per via dell’occupazione nazista in Alto Adige e, allora, ecco pronta in sostituzione una dichiarazione di conferma identitaria firmata dal padre francescano Edoardo Domoter, ovviamente altoatesino, stretto collaboratore di un altro religioso locale, il vescovo Alois Hudal, uno dei più attivi nell’organizzare e dirigere la grande fuga dei gerarchi nazisti. La studiosa argentina riesce abilmente a salvare tutta la documentazione grazie all’intervento della magistratura che provvede all’inoltro del fascicolo scottante, relativo all’ingresso di Eichmann in Argentina, alla sede del “Museo del Holocausto” di Buenos Aires al fine di salvaguardarne l’integrità documentale. Eichmann parte da Genova il 17 giugno 1950 e sbarca a Buenos Aires quasi un mese dopo, il 14 luglio, avviandosi verso Tucumán, nel nord ovest dell’Argentina. Trova e cambia diversi lavori: come idrologo, allevatore di conigli, proprietario di una lavanderia e operaio alle officine meccaniche della Mercedes Benz. Nell’estate del 1952 si fa raggiungere a Buenos Aires dalla moglie Veronika Liebl insieme ai suoi tre figli (che lo credono uno zio), ma nel 1955 nasce un quarto figlio, Ricardo. Tutti frequenteranno il Collegio tedesco con il cognome Eichmann Klement. Il figlio Klaus conosce e frequenta Sylvia Hermann, il cui padre, Lothar, è cieco ed è un superstite del campo di Dachau. Hermann è colpito dall’atteggiamento di questo ragazzo che si proclama enfaticamente antisemita e dice di chiamarsi Klement, ma anche Eichmann. Così spedisce una lettera al suo amico Fritz Bauer, procuratore generale presso la Corte d’appello in Germania, che allerta Isser Harel capo del Mossad, da tempo alla ricerca del criminale nazista. Viene inviato un agente israeliano in Argentina per controllare: trovano la casa dove abita Ricardo Klement e la sua famiglia, quartiere San Fernando, via Garibaldi. Riconoscono Veronika Liebl, ma serve la prova concreta che quell’uomo possa essere proprio l’ex ufficiale tedesco. Serve una foto. Ancora una volta una foto per inchiodarlo. Ne scatteranno quattro di foto che ritraggono Eichmann. Ed è la conferma, è lui, è Eichmann. Aprile 1960 parte l’“Operazione Eichmann”. Gli agenti del Mossad entrano in Argentina e organizzano il rapimento: cercano una casa sicura, l’attrezzano, l’allestiscono per l’accoglienza e si preparano. È la sera dell’11 maggio 1960, Ricardo Klement viene atteso da un’auto falsamente in panne parcheggiata in via Garibaldi, la strada laterale che conduce all’abitazione di Klement. La dinamica è nota: l’attesa dell’autobus n. 203 che porta con sé Eichmann e che invece salta la fermata, la paura di esser stati smascherati, l’attesa dell’autobus successivo, che questa volta si ferma e scarica Ricardo Klement, alias Adolf Eichmann. Un agente del Mossad gli va incontro, gli parla …. un momentito, señor…l’obiettivo scappa urlando, l’agente lo rincorre, lo blocca, lottano, arrivano altri agenti che lo caricano in auto, il viaggio fino alla casa sicura. È fatta. Eichmann è stato rapito ed è nelle mani del Mossad. Ora occorre fargli confessare la sua vera identità. … Il suo nome? “Ricardo Klement” … No! Il nome precedente … “Otto Henninger” … No! Incalzato, via con le domande più insidiose, lui non risponde. Infine: qual è il suo nome di battesimo? Risposta: “Adolf Eichmann”. Per dieci giorni Eichmann viene tenuto segregato e interrogato. In quei giorni l’Argentina si preparava a celebrare il 150° Anniversario dell’Indipendenza della Nazione. Tra le altre, era stata invitata anche una rappresentanza israeliana che atterrerà su flotta di bandiera israeliana El Al all’aeroporto internazionale di Ezeiza. È l’occasione da non perdere per trasportare fuori dall’Argentina l’ex ufficiale nazista. Il 21 maggio, poco dopo mezzanotte, Eichmann, stordito e vestito come un pilota dell’equipaggio della El Al, viene fatto salire segretamente a bordo dell’aereo e trasferito in Israele. Gary Weber, giornalista argentino, sul suo sito ha pubblicato diversi articoli sull’argomento esponendo la sua perplessità circa la rocambolesca avventura del sequestro Eichmann, essendo documentabile solo la versione del Mossad israeliano. L’incognita di cosa sia veramente accaduto fra Eichmann e gli agenti del Mossad nei dieci giorni in cui fu sequestrato, rimane aperta. Forse l’ex ufficiale ha patteggiato qualcosa, magari un salvavita per la sua famiglia o chissà. Weber non indica fonti scientifiche che supportino la sua tesi, ma le perplessità sono plausibili. Qualcuno sostiene che fu una partita di scambio: una fornitura di armi nel 1960 in cambio della non strumentalizzazione del processo Eichmann contro la RFT. Insomma, l’Argentina può aver “scaricato” l’ufficiale tedesco ormai compromesso e Israele può aver negoziato il rapimento al fine di portare il rapito, senza impedimenti, in Israele. Eichmann sequestrato in Argentina e in Israele arrestato, processato e condannato a morte. Sono passati cinquant’anni da quell’11 aprile 1961, quando cominciò il processo ad Adolf Eichmann. Fu impiccato pochi minuti prima della mezzanotte del 31 maggio 1962. Il corpo venne cremato e le sue ceneri disperse in mare, nel Mediterraneo, oltre il limite delle acque territoriali israeliane. Il secchio venne sciacquato diverse volte in acqua, affinché non 18 Foro Romano Per non dimenticare rimanesse alcuna traccia. L’uomo responsabile delle deportazioni di massa, organizzate, sistematicamente preparate con metodica e zelo, non esiste più. Ciò che permane, invece, è la certezza che certe categorie come la diligenza, l’abnegazione e la costanza, applicate alla malvagità, deflagrano inevitabilmente nell’orrore. Fondamentale la necessità di ricostruire una verità, storica o processuale che sia, che sostenga e puntelli la memoria nella speranza di non lasciar ripetere l’indicibile. La memoria dell’uomo è labi- le, occorre quindi continuare a tener desta l’attenzione sui diritti umani anche se l’insistenza di una memoria imposta può produrre l’effetto contrario: una specie di “santificazione” dell’orrore che allontana da sé riflessioni, anziché promuoverle. Il rischio di futuri nuovi stermini è possibile, persino prevedibile. Come d’altronde la stessa Argentina ha potuto sperimentare. Ma d’altra parte saranno bastate poche “lezioni”. Di cattivi maestri nel territorio ce n’erano già tanti. E di perversi apprendisti anche. La banalità del male di Hannah Arendt Il film su Hannah Arendt della Margarethe Von Trotta, con Barbara Sukowa – la brava attrice tedesca interprete della Arendt – ha riacceso l’interesse verso l’autrice de Le origini del totalitarismo. La filosofa fu inviata dal direttore del mensile “New Yorker” a Gerusalemme ad assistere al Processo ad Adolf Eichmann. Forse, fosse dipeso da lei, ne avrebbe fatto volentieri a meno. La prospettiva di sottoporsi a un lungo trasferimento in altro continente – seppure tornando alle radici della sua identità ebraica e alla sua lingua madre, per un tempo incerto, ma certamente lunghissimo, abbandonando quella sua comoda sistemazione nel suo appartamento newyorkese, laddove era ormai una prestigiosa docente universitaria – la preoccupava particolarmente. Ma il direttore fu insistente: nessun’altra come lei avrebbe potuto meglio interpretare quel processo che si andava annunciando come l’evento del secolo. E così partì, senza sapere che la sua lucida logica si sarebbe scontrata poi con il comprensibile desiderio da parte di Israele di fare di quell’evento la pietra fondante del giovane Stato ebraico. Inoltre, veniva quasi sempre contestata dai suoi connazionali per via di quella sua pregressa storia con il suo maestro, il filosofo tedesco Martin Heiddeger (una controversa storia d’amore che la segnò a vita) in odore di antisemitismo. Prese ad assistere alle interminabili sedute di quel processo interessandosi agli strazianti racconti dei testimoni, all’implacabile prosa del Procuratore generale che, come un regista attento all’effetto, dosava i resoconti dei testimoni, le immagini laceranti dei campi di concentramento, le registrazioni audio per seppellire di prove e indizi quel “mostro” alla sbarra additato come responsabile maggiore dell’Olocausto. Man mano che le udienze si succedevano, Hannah Arendt spostava il centro della sua osservazione intorno al personaggio dell’imputato: il suo atteggiamento distante, quasi offeso, il suo raffreddore, i suoi tic nervosi, la sua pignoleria al limite della petulanza. La sua normalità. Da qui il punto di svolta della sua narrazione: alla sbarra non c’era affatto quel mostro dalle sembianze umane che il Foro Romano Procuratore generale andava disegnando, ma un essere normale, capace, come tanti normali, perfino di gesti efferati, passati al setaccio della coscienza con il pretesto ipocrita del “dovere da compiere”. La Arendt inviò al giornale i suoi resoconti che erano ben diversi, a questo punto, da quelli che l’intera Comunità ebraica si aspettava da una di loro scatenando di puntata in puntata un vespaio di polemiche. La sua narrazione verrà poi racchiusa in una pubblicazione che venne pubblicata nel 1963 con il titolo Eichmann in Jerusalem. A Report on the Banality of Evil (la traduzione italiana invertirà i titoli: La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme). L’opera conobbe un successo mondiale senza precedenti, ma anche l’ostracismo aperto della Comunità ebraica: infatti il libro in questione fu per lungo tempo bandito in Israele e tradotto solo nel 2002. Bibliografia ARENDT H., La banalità del male – Eichmann a Gerusalemme, Milano, Feltrinelli, Milano, 2001. BRAUMAN R. - SIVAN E., Uno specialista. Ritratto di un criminale moderno (FR, 1999). Documentario girato con materiale tratto dal processo tenuto in Israele nel 1961 ispirandosi ad ARENDT, La banalità del male... cit. D. CESARANI, Adolf Eichmann. Anatomia di un criminale, Mondadori, Milano, 2007. U. GOÑI, Operazione Odessa. La fuga dei gerarchi nazisti verso l’Argentina di Perón, Garzanti, Milano, 2003. G. HAUSNER, Sei milioni di accusatori. La relazione introduttiva del procuratore generale al processo Eichmann”, Torino, Einaudi, 2010. M. PEARLMAN, È lui: Eichmann, Milano, Ed. Arnoldo Mondadori, 1961. G. STEINACHER, La via segreta dei nazisti. Come l’Italia e il Vaticano salvarono i criminali di guerra, Milano, Rizzoli, 2010. VON TROTTA M., Hannah Arendt, Produzione Germania-LussemburgoFrancia, 2012. 19 Per non dimenticare Il Grand Tour e il Cimitero acattolico di Roma: il viaggio, la conoscenza, la memoria Daniela Coppola Giornalista Pubblicista O ggi siamo portati a considerare il viaggio come un celere spostamento da un luogo all’altro del pianeta. Un tempo, invece, il viaggio era un’esperienza che esigeva una paziente preparazione e grandi abilità organizzative. Il Settecento è stato il secolo d’oro dei viaggi, l’Era di una cultura ancorata a parametri razionali cosmopoliti e soprattutto itineranti. Il termine specifico Grand Tour compare già nel 1697 nel volume di Richard Lassels An Italian Voyage, or, Compleat Journey through Italy: “Nessuno è in grado di comprendere Cesare e Livio come colui che ha compiuto il Grand Tour completo della Francia e il giro dell’Italia”. Due eventi in particolare delimitano il fenomeno cultuale del Grand Tour: il primo riguarda una pubblicazione di Joseph Addison, considerato il padre del giornalismo inglese che nel 1699 cominciò la sua carriera di diplomatico e viaggiò molto per tutta l’Europa, scrivendo e studiando politica. Al suo soggiorno in Italia ha dedicato due testi: uno del 1701 intitolato Letter from Italy to the Right Hon, l’altro, del 1705, intitolato Remarks upon Several Parts of Italy. Il secondo evento che chiude e circoscrive questa pratica si riscontra al principio del secolo successivo con l’inizio delle campagne napoleoniche che mettono a soqquadro l’Europa e interrompono la foga dei viaggi. In epoca romantica i viaggi riprendono vigore: si inaugurano nuovi blocchi ferroviari (il che farà dire a John Ruskin: “Gli uomini non hanno visto granché andando lenti, figuriamoci se vedranno di più andando veloci”), Thomas Cook apre la sua prima agenzia di viaggio, (diventando di fatto il precursore del turismo moderno), e vengono pubblicate le prime “Baedeker”, le prime guide turistiche che cambiano radicalmente il senso e la filosofia del viaggio. La letteratura romantica circola di pari passo con la letteratura “di viaggio” (Addison sul suo giornale “Tatler” affermava: “non ci sono libri dai quali traggo maggior diletto di quelli che narrano di viaggi”). Pensiamo alle pagine di Mary Shelley (il libro di viaggi, A zonzo per la Germania e per l’Italia del 1844), ma soprattutto a Goethe, con il suo Viaggio in Italia che racconta del suo soggiorno nel nostro Paese durato circa due anni e la produzione di letteratura di viaggio in Francia e in Italia di Henry James. Dunque, il viaggio. E la conoscenza. Ciò che rende ufficiale questa particolare istituzione che prende il nome di “Gran Tour” è quell’esperienza capace di fare dei figli degli aristocratici e di borghesi europei (rampolli di quelle nuove classi emergenti: mercanti, banchieri, burocrati di stato e professionisti), degli autentici gentiluomini e degli apprendisti diplomatici. A queste identità si aggiunsero studenti, scrittori, artisti che giungevano nelle diverse città d’arte italiane provenienti dal nord Europa (Mozart venne in Italia per far conoscere la propria musica e Fugger, noto banchiere, mandò il figlio a Venezia perché imparasse le nuove tecniche del sistema bancario italiano). Tra la fine del Cinquecento e l’Ottocento non c’è intellettuale europeo – il tour è considerato un’arte soprattutto dagli inglesi e dai tedeschi – che in qualche modo non abbia compiuto il proprio pellegrinaggio laico nella nostra penisola e in Francia. Il Grand Tour divenne consuetudine didattica sia per i giovani più istruiti, scortati da tutori intransigenti, spesso scrittori e filosofi, sia per le giovani fanciulle, fenomeno del tutto nuovo allora, spesso accompagnate dagli occhi severi di “anziane” zie nubili o comunque familiari. I viaggiatori consideravano l’Italia matrice e custode della tradizione classica e, smessi i rassicuranti abiti accademici, intendevano verificare le diverse competenze già acquisite, per poter conoscere meglio e approfondire la cultura, l’arte e le antichità di casa nostra. Inoltre, attraverso l’esperienza del “grande giro” il giovane era solito acquisire quelle particolari doti di coraggio e intraprendenza (oltre alla conoscenza delle lingue straniere e degli usi e costumi dei luoghi visitati) che erano ritenute irrinunciabili per membri di una nuova classe dirigenziale. Una comparazione del noto con l’ignoto, del familiare con l’estraneo, un modo quindi per crescere e rinnovarsi, tanto nello spirito che nel corpo. Nobili e borghesi commissionavano sculture e ritratti con sfondi di luoghi artistici italiani a pittori come “il Canaletto”, Pompeo Batoni, Gian Battista Piranesi artisti altamente apprezzati dai visitatori del Gran Tour. Per questi illustri turisti, collezionisti e non solo, le giornate trascorrevano visitando luoghi culturali, studiando e facendo acquisti di opere d’arte nostrane. Insomma, tempi di spostamenti nello spazio, come visita e conoscenza di città in città italiane, dalle Alpi alla Sicilia, passando ovviamente per Firenze e per Roma. Molti stranieri programmavano il viaggio, che durava di norma anche diversi mesi, se non anni. E qui bisognerebbe porre l’attenzione su un diverso aspetto, quello materiale del viaggio, che spesso viene taciuto dalla letteratura di genere. Che fossero 20 Foro Romano Per non dimenticare tempi difficili sia per gli spostamenti che per la salute fisica, questo è noto, tuttavia si dovrebbero considerare alcuni elementi: le lunghe ore passate in carrozza, le attese interminabili per un cambio di cavalli o di una diligenza, arredi e corredi trasportati in bauli e bagagli gestiti e affidati a maestranze avventizie, tutti gli inconvenienti più disparati e i pericoli incontrati sia per strada, che nelle inospitali e scomode e spesso luride locande, infestate oltre che da malfattori anche da pulci, pidocchi e parassiti vari. E ancora, le malattie, le epidemie, e la morte. dallo statuto del sacrario. Nella lunga storia di questo Cimitero sono presenti molti personaggi che hanno voluto e lottato per mantenere aperto e attivo questo luogo della memoria. La gestione dell’intero sito (di proprietà privata) è a cura di un’associazione, composta da 14 Ambasciate in Roma, che governa le sepolture dei connazionali. È un filo rosso quello che attraverso il viaggio, la conoscenza e la memoria e ci ha portato fin qui. Percorreremo in lungo e in largo questo piccolo territorio dove le storie che aleggiano le troviamo impresse sulle lapidi appartenenti ai personaggi qui sepolti, e che a volte vanno studiate, se non decifrate. Storie romantiche, impregnate di sangue e passione, storie d’amore, storie di guerra, di religione, ma tutte con una propria vita autonoma che torna puntuale nella sintesi marmorea del monumento funebre o dell’iscrizione. Un dovere di sintesi ci impone di limitare la menzione solo ad alcune di queste tombe. Come tutti sanno qui c’è la tomba del grande poeta inglese John Keats: ancora oggi i turisti inglesi visitano apposta il cimitero per rendere omaggio al loro illustre connazionale. Ma forse pochi sanno la vicenda legata all’inumazione del poeta. Il suo grande amico Joseph Severn, in un esercizio di pietà molto romantico, descrisse all’amico poeta già devastato dalla tubercolosi, di un luogo ameno all’ombra della Piramide Cestia, che già ospitava alcune tombe circondate da violette, fiori che Keats amava molto. E Keats per tutta risposta al racconto dell’amico replicò di aver “già la sensazione dei fiori che gli crescevano sopra”. Severn aveva descritto le violette che crescevano sparse, l’erba verde e le greggi di pecore al pascolo libero sul luogo che aspirava a diventare un cimitero in piena regola. Keats che si spense a Roma a soli 26 anni nel 1821 e alla sua morte – secondo le sue volontà – fu sepolto nell’allora Cimitero protestante con una pietra tombale che non recava inciso il suo nome, ma solo una generica indicazione di “young English poet” e la seguente frase: “Qui giace uno il cui nome fu scritto nell’acqua”. Al suo fianco riposa anche il devoto amico Joseph Severn e in mezzo a loro compare la piccola lapide del giovane figlio di quest’ultimo. Poco distante, la tomba di Percy Bysshe Shelley, che morì trentenne l’anno dopo. Keats e Shelley – i due poeti inglesi accomunati nell’immaginario collettivo da una medesima sorte che li ha strappati alla vita ancora giovani – insieme in questo luogo: “poter scoprire come fossero la doppia faccia della stessa medaglia. Uno timido e introverso, e guarda caso scompare di malattia a soli 26 anni; l’altro irascibile, violento, faceva a coltellate con i bulli trasteverini insieme a Byron e finisce i suoi giorni annegato per essere uscito in mare nonostante una forte tempesta. Così lontani, eppure inesorabilmente uniti nella forza dei sogni” (Rubinetti, 2011). Una storia terribile fatta di gesti e pratiche che sanno di dialogo stretto con la morte, secondo una sensibilità intrisa di romanti- La memoria Due questioni determinanti sono degne di nota: la prima è dettata dal fatto che un epilogo tutt’altro che infrequente di questi viaggi era che in molti morivano prima di far ritorno nelle loro case d’origine. La seconda, strettamente connessa con la religione: l’ortodossia, il protestantesimo e il calvinismo erano pratiche religiose molto seguite in tutta Europa, mentre in Italia la Chiesa cattolica troneggiava indiscussa su costumi, abitudini e pratiche. A cominciare da quelle per i defunti. Dove ospitare, quindi, i viaggiatori passati a miglior vita nella Città eterna? Tanto per cominciare, fuori dalle porte cittadine. A Roma, fino ai primi dell’800, la zona tra Porta S. Paolo e Testaccio era chiamata “i prati del popolo romano” e la Piramide di Caio Cestio, inglobata tra le Mura Aureliane, dominava la parte antica di questo luogo che nel tempo si sarebbe trasformato in un cimitero. Non sono stati ritrovati altri precisi luoghi sepolcrali destinati ai non cattolici: il cimitero degli ebrei era posizionato sulla collina dell’Aventino di fronte al Circo Massimo dove ora è collocato il roseto comunale e altre sparse sepolture sono state trovate presso il “Muro torto” tra il Pincio e piazzale Flaminio. Comunque secondo la legislazione dello Stato Pontificio (il cimitero fu aperto ufficialmente durante il papato di Pio VII, nel 1821) nessun acattolico poteva essere inumato in una chiesa romana o terra benedetta e le tumulazioni dovevano essere effettuate solo di notte, al lume delle torce, per non provocare reazioni di fanatismo religioso e per preservare l’integrità dei partecipanti alla cerimonia funebre. Il luogo divenne col tempo il sacrario privilegiato dei tanti stranieri che l’Urbe attirava. Nel tempo diverse sono state le definizioni conferite a questo Cimitero: dei protestanti, degli inglesi, ma anche degli artisti e dei poeti, definizioni che sono rimaste ancora valide, sebbene non interpretino ora in modo completo il luogo, tant’è che la denominazione corretta è quella che si è affermata dopo 1870, Cimitero degli acattolici di Roma. Risale al 1738 la prima sepoltura a nome Langton, uno studente inglese che diede il via all’inumazione: ora in questo piccolo camposanto riposano le spoglie di oltre quattromila persone, perlopiù inglesi e tedeschi, ma anche americani, scandinavi, russi, greci, persino qualche cinese e mediorientale. Anche italiani, ma solo se congiunti per via parentale a persona straniera già sepolta, così come previsto Foro Romano 21 Per non dimenticare la figlia e la nipote del grande Tolstoj; Bruno Pontecorvo, uno dei ragazzi di Via Panisperna, fisico e allievo di Enrico Fermi, (fratello di Gillo, il regista) che si trasferì volontariamente in Unione Sovietica, dove morì nella cittadina di Dubna. C’è Ursula Hirschman, vedova di Eugenio Colorno e moglie di Altiero Spinelli – autore insieme a Ernesto Rossi del “Manifesto di Ventotene” – e instancabile divulgatrice del Manifesto. Successivamente, insieme al marito, partecipò alla formazione del “Movimento federalista europeo” da cui è nato il pensiero europeista moderno. Ci sono le figure leggendarie di Rosa Bathurst, la diciasettenne bellissima caduta da cavallo e Elsbeth M. Wegner Passarge passata dal sonno alla morte la prima notte di nozze. Ci sono la scrittrice Luce d’Eramo e l’attrice inglese Belinda Lee, piuttosto famosa negli anni ’60 per i suoi film procaci, ma anche presenza maiuscola in piccole caratterizzazioni, come “I magliari” di F. Rosi, “La lunga notte del ’43” di F. Vancini e “Fantasmi a Roma” di A. Pietrangeli. Ce ne sono tante di storie e leggende che fluiscono e si aggrovigliano in questo luogo assolutamente vitale e incantato. Luogo di pellegrinaggio da parte di visitatori stranieri, di preghiera per i defunti, di riflessione per chi voglia, seguendo quel filo rosso e lungo il percorso, farsi avvolgere dall’emozione della Storia. cismo: Shelley che annega in mare nei pressi di Porto Venere e Lord Byron che ne recupera il corpo e lo fa cremare sulla spiaggia, mentre l’amico John Trelawny, (che riposa accanto al poeta) – sfidando il fuoco – recupera il suo cuore e lo consegna alla vedova Mary che lo porta via con sé e lo vorrà seppellire in terra inglese laddove un giorno lei stessa si farà inumare……. Cor cordium (cuore dei cuori). Ogni lapide, una storia. Shelley ha dedicato a Keats il poema Adonais. È sua la definizione sull’arte della poesia: “La poesia…. È uno specchio che rende bello ciò che è distorto!”. Dalla moglie ha avuto cinque figli e William, uno di loro, riposa vicino al padre. Mary Shelley in una lettera parla del marito come uno spirito imprigionato che ora vaga libero e felice. E di spiriti liberi, in questo luogo, ce ne sono molti. Ci sono William Wetmore Story, scultore statunitense spentosi nel 1895 che, insieme alla moglie, è vegliato dalla statua conosciuta come “l’Angelo del dolore” realizzata dallo scultore stesso e Hendrik Christian Andersen, anche lui scultore americano, ma di origini norvegesi (da non confondere con l’omonimo Hans delle favole, danese, scrittore). Entrambi gli scultori ebbero rapporti con lo scrittore statunitense Henry James: di Story ne scrisse la biografia, di Andersen ne fu l’amante (James, 2000). C’è August von Goethe, uno dei figli del grande letterato tedesco, deceduto due anni prima del padre; non era uno scrittore, ma un semplice contabile. Il padre volle consegnare ai posteri non il nome proprio del figlio, ma un’iscrizione tombale emblematica: “Goethe filius patri”. Forse una rivendicazione di paternità estrema e disperata e non un’improvvida autocelebrazione, come sembrerebbe a prima vista. Dei vialetti cimiteriali ne parla D’Annunzio ne “Il piacere” e Pier Paolo Pasolini ne “Le ceneri di Gramsci” perché è in questo luogo che sono conservate le spoglie del politico e pensatore sardo, spostate dal Verano per volontà della cognata Tatiana. C’è Dario Bellezza poeta e amico di Pasolini che riposa vicino a Gramsci. Ci sono poeti e scrittori come Carlo Emilio Gadda, Amalia Rosselli e Gregory Corso, il grande esponente della Beat generation, il genio ribelle cui la letteratura ha regalato il riscatto da una vita dissoluta. Il poeta chiese e ottenne di essere sepolto accanto a Shelley. Ci sono i volontari che hanno combattuto a fianco di Garibaldi durante il Risorgimento italiano, ma anche il principe Felix Youssoupoff, padre di uno degli assassini di Rasputin. Ci sono Bibliografia e video BECK-FRIIS J., Il Cimitero acattolico di Roma, Malmö, Casa editrice Allhems Förlag, 1956. BRILLI A., Quando viaggiare era un’arte. Il romanzo del Grand tour, Bologna, Il Mulino, 1995. HIRSCHMANN U., Noi senzapatria, Bologna, Il Mulino, 1993. JAMES H., Amato ragazzo. Lettere a Hendrik C. Andersen (1899-1915), a cura di Rosella Mamoli, Padova, Marsilio, 2000. MACZAK A., Viaggi e viaggiatori nell’Europa moderna, Roma, Laterza, 2009. RADIO TELEVISIONE ITALIANA, Programma “Italia che vai”, in http://www.youtube.com/watch?v=V_HTMB5trbA. RUBINETTI A., Cimitero acattolico, Roma, Iacobelli, 2011. THURSFIELD A., direttrice del “Cimitero acattolico”, www. romavideo.it, http://www.youtube.com/watch?v=D2uLaUR__LI. Sito ufficiale del “Cimitero acattolico di Roma”: http://cemeteryrome.it/. 22 Foro Romano Le Voci dell’Avvocatura La XXXVI Conferenza dei Giovani Avvocati A cura della Redazione N el 1968, Carlo Fornario, amato Presidente del nostro Ordine, accolse la proposta di Tommaso Bucciarelli e dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati di dar vita, a Roma, alla Conferenza dei Giovani Avvocati che, istituita nel 1967, si ispira ad una formula seguita per lunga tradizione da numerosi Ordini forensi di ogni parte del mondo. A partire dal 9 gennaio 1968, sono stati selezionati giovani destinati ad affermarsi come Avvocati di alto livello. Sulla scia di questa luminosa tradizione, anche quest’anno, è stato bandito un concorso, coordinato dal Presidente, Avv. Mauro Vaglio, con il supporto dell’Avv. Cristina Tamburro, articolato in prove scritte e orali, tendenti ad accertare la preparazione dei candidati sul piano umanistico, deontologico, tecnico, giuridico, oltre che nelle lingue straniere. I cinque vincitori sono stati proclamati “Segretari della Conferenza” e resteranno in carica per due anni. Durante gli anni in cui rimarranno in carica, i Segretari si dedicheranno a studi, conferenze e dibattiti, soprattutto su problemi che riguardino le giovani generazioni forensi; intratterranno, inoltre, rapporti con le istituzioni similari e con giovani Avvocati all’estero. Nel corso della Cerimonia ai Segretari proclamati è stata offerta una Toga d’onore intitolata alla memoria di Avvocati romani deceduti che hanno dato lustro all’Ordine forense, nonché premi in denaro utilizzando anche la dotazione operata dall’Avv. Lucio Ghia in ricordo dell’Avv. Ferdinando D’Atena. Al primo Segretario è stata consegnata una targa offerta dalla Sezione di Roma dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati. Il primo Segretario ha svolto la relazione su un tema, da lui scelto, di interesse giuridico. Ai vincitori della selezione tra i partecipanti al corso Scuola Forense “Vittorio Emanuele Orlando”, sono state consegnate cinque toghe intitolate ad altrettanti Avvocati che hanno onorato la classe forense. Secondo una tradizione ormai consolidata, unitamente alla proclamazione dei «Segretari della Conferenza» si è svolta la cerimonia per la consegna della medaglia d’oro agli Avvocati che hanno raggiunto 50 e 60 anni di iscrizione all’Albo e consegnata una medaglia d’oro anche agli Avvocati dello Stato e ai Magistrati, collocati a riposo, che hanno raggiunto i più alti gradi. In tal modo, si è inteso tributare il doveroso omaggio a quanti, per tanti anni, hanno tenuto alto l’onore e il prestigio dell’Avvocatura e della Magistratura e hanno dimostrato con i fatti che le due funzioni sono complementari, rispecchiano due aspetti dello stesso fenomeno e possono essere esercitate con il Foro Romano dovuto reciproco rispetto. La Cerimonia (che si è tenuta il giorno 14 dicembre nella storica e prestigiosa Aula Avvocati all’interno del Palazzo di Giustizia di piazza Cavour), ha rappresentato per l’Ordine degli Avvocati di Roma l’occasione per affidare ai Giovani Avvocati il compito di continuare la luminosa tradizione del nostro Foro. PROGRAMMA DELLA CERIMONIA Dopo il saluto del Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, Avv. Mauro Vaglio (riportato nel presente articolo), sono intervenuti: - l’Avv. Paolo Berruti (per il Consiglio Nazionale Forense), - l’Avv. Nicola Marino (per l’Organismo Unitario dell’Avvocatura Italiana), - l’Avv. Nunzio Luciano (per la Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense), - gli Avv.ti Carlo Martuccelli, Salvatore Orestano e Franco Carlo Coppi (a nome degli Avvocati premiati), - il Dott. Ernesto Lupo (a nome dei Magistrati collocati a riposo ai quali è stata conferita la medaglia). Particolarmente toccante il momento della Consegna delle Toghe d’Onore ai vincitori della selezione della Scuola Forense “Vittorio Emanuele Orlando” (responsabile il Consigliere Avv. Riccardo Bolognesi), dei diplomi e dei premi ai Segretari della Conferenza. L’Avv. Matteo Allena, Primo Segretario, ha tenuto la conferenza sul tema «La scelta di una professione» (il cui intervento è di seguito riportato). COMITATO D’ONORE Gaetano SILVESTRI Presidente della Corte Costituzionale Michele VIETTI Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Anna Maria CANCELLIERI Ministro della Giustizia Giorgio SANTACROCE Presidente della Corte Suprema di Cassazione Gianfranco CIANI Procuratore Generale della Corte Suprema di Cassazione 23 Foro Romano Le Voci dell’Avvocatura Giorgio GIOVANNINI Presidente del Consiglio di Stato Giorgio SPANGHER Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università “La Sapienza” Francesco TRIFONE Presidente del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche Gian Piero Giuseppe MILANO Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università “Tor Vergata” Raffaele SQUITIERI Presidente della Corte dei Conti Paolo BENVENUTI Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università “Roma Tre” Salvatore NOTTOLA Procuratore Generale della Corte dei Conti Antonio NUZZO Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università “Luiss” Michele Giuseppe DIPACE Avvocato Generale dello Stato Angelo RINELLA Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università “Lumsa” Piero Guido ALPA Presidente del Consiglio Nazionale Forense COMMISSIONE D’ESAME La Commissione del concorso della XXXVI Conferenza dei Giovani Avvocati è stata presieduta, su delega del Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, dall’Avv. Cristina Tamburro. Essa era composta, a norma del Regolamento della Conferenza, da: Francesca Roseti, Vincenzo Miri, Alessandro Fabbi, Lorenzo Paolucci, Fiammetta Magliocca (Segretari della XXXIV Conferenza); Lavinia Albensi, Giulia Bonsegna, Anna Maria Bentivegna, Luigi Annunziata, Gianfrancesco Iannizzi (Segretari della XXXV Conferenza); Ilaria Gioffrè (Sezione Romana dell’AIGA); Paola Rebecchi (Camera Penale di Roma); Giandomenico Catalano (A.N.F.-Roma); Catello PANDOLFI Presidente della Corte di Appello di Roma Luigi CIAMPOLI Procuratore Generale della Corte di Appello di Roma Angelo Raffaele DE DOMINICIS Procuratore Generale della Sezione Lazio della Corte dei Conti Mario BRESCIANO Presidente del Tribunale Ordinario di Roma Salvatore PISCITELLO Presidente del Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio SEGRETARI DELLA XXXVI CONFERENZA Giuseppe PIGNATONE Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Roma Matteo ALLENA Claudia CONFORTINI Valerio VITALE Viviana DI IORIO Fulvia VITALE Luigi FRATI Rettore dell’Università “La Sapienza” Giuseppe NOVELLI Rettore dell’Università “Tor Vergata” I Segretario II Segretario III Segretario IV Segretario V Segretario TOGHE D’ONORE Luigi STORACE al Segretario Matteo Allena Mario PANIZZA Rettore dell’Università “Roma Tre” Massimiliano VENCESLAI al Segretario Claudia Confortini Massimo EGIDI Rettore dell’Università “Luiss” Massimo CARCIONE al Segretario Valerio Vitale Giuseppe DALLA TORRE DEL TEMPIO DI SANGUINETTO Rettore dell’Università “Lumsa” 24 Foro Romano Le Voci dell’Avvocatura Pietro Paolo MENNEA al Segretario Viviana Di Iorio Giovanni FRONTICELLI BALDELLI Marcello FURITANO Vincenzo GRECO Bruno GUARDASCIONE Fabrizio Vittorio LEMME Giulio Romano LONGARI Fulvio MAFFEI Maria Vittoria MARCHI Angiolo MARRONI Alessandro METE Lucio MOLINARO Salvatore NEGLIA Fulvio PALMIERI Anna PATTI Vincenzo PELLEGRINO Giorgio Marcello PETRELLI Antonio PIERPAOLI (alla memoria) Giovanni RIZZO Oreste ROSSI Gaetano SALVATORE Fabio SEVERINI Antonino SMIROLDO Patrizio SPINELLI Giovanni TORTORICI Piergiorgio VILLA Edmondo Giuliano ZAPPACOSTA Rosanna NAPOLI Salvatore ORESTANO Gabriele PAPPAGALLO Giuseppe PAVONE Mario PERONE Alfonso PICONE Cecilia REANDA Guido ROMANELLI Giancarlo SABATINI Francesco SCIGLIANO Aldo SINATRA Giorgio SPADAFORA Paolo STELLA RICHTER Federico VAGNONI Augusto VITO Pietro ADONNINO al Segretario Fulvia Vitale TOGHE D’ONORE AI VINCITORI DELLA SELEZIONE DELLA SCUOLA FORENSE “VITTORIO EMANUELE ORLANDO” INTITOLATE ALLA MEMORIA DEGLI AVVOCATI Ettore BOSCHI Carlo Antonio TROJANI Giampaolo MAFFEI Nunzio IZZO Elena MESSINA I classificato Veronica Granata II classificato Alessia Troiani III classificato Giulia Campi IV classificato Pasquale Manili V classificato Enrica Scarantino MEDAGLIE AVVOCATI CON 60 ANNI DI ISCRIZIONE Giorgio DE MARCHI Antonio FUNARI Michele GIORDANO Marisa GNOCCHI Sergio MAGNANI Lorenzo MORERA Michele PELLICCIARI Marcello RAZZOVAGLIA MAGISTRATI Paolo BARDOVAGNI Bruno BATTIMIELLO Eugenio BETTIOL Mario BOVE Corrado CARNEVALE Ornella CASCINO Sergio CASTALDO Domenico CORTESANI Giuseppe M. COSENTINO Domenico DE BIASE Giovanni Pietro DE FIGUEIREDO Maria Luisa DE LEONI Michele DE LUCA Osvaldo DURANTE Antonino ELEFANTE Massimo FEDELI Francesco FELICETTI Carlo FIGLIOLIA Antonio FILABOZZI Aldo GRASSI Antonio IANNIELLO Ernesto LUPO Afro MAISTO Francesco MARSANO Eugenio MAURO Domenico Massimo MICELI Nadia PALMIERI Marco PIVETTI Roberto PRETEN Nicola RANA Giuseppe SANTORO Aldo SCIVICCO Evasio SPERANZA Franco TESTA Roberto THOMAS Orlando VINCI AVVOCATI CON 50 ANNI DI ISCRIZIONE Domenico ANGELINI Adriano AURELI Claudio BERLIRI Cesare Massimo BIANCA Luigi BUGLIOSI Massimo CASELLA P. DI MATRICE Franco CIARRAVANO Franco Carlo COPPI Marcello CORRADI Tullio DE FELICE Luigi DE PETRILLO Rufo ERMINI Marina FOLLIERO Nicodemo FURFARO Ludovico GRASSI Dante GROSSI Pietrangelo IARICCI Biagio Francesco LEVATO Maria Athena LORIZIO Nicola MARCHESE Carlo MARICONDA Carlo MARTUCCELLI Giuseppe ARCIDIACONO Mario BARCA Giovanni BERNARDINI Giuseppe BOZZI Giacomo CARFAGNA Orfeo CELATA Luigi CONDEMI Fabrizio CORBO’ Domenico D’AMATO Elio DE MATTEIS Vittorio DE SANCTIS Carlo FIAMMENGHI Foro Romano 25 Le Voci dell’Avvocatura Un’Avvocatura sempre più forte Mauro Vaglio Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma C ari Colleghi, esimi Magistrati, amici, Autorità presenti che ringrazio e che ci onorano nel partecipare a questa cerimonia, che ogni anno si ripete e per noi ha un’importanza incalcolabile. Ci accingiamo quindi a vivere una giornata importante per il Consiglio e per tutta l’Avvocatura romana. Oggi come ogni anno celebreremo gli avvocati che hanno raggiunto i 50 e i 60 anni di esercizio professionale, renderemo onore ai Magistrati che sono andati in pensione lo scorso anno, stringeremo in un abbraccio affettuoso i cinque vincitori della conferenza dei giovani avvocati e i cinque giovani praticanti più meritevoli della scuola forense. A loro saranno consegnate altrettante toghe sulle quali sono incisi i nomi dei colleghi che ci hanno lasciato durante l’anno 2013, dopo aver onorato l’Avvocatura e impresso un’impronta indelebile nella nostra storia. Per gli Avvocati che definirei di lungo corso e per i Magistrati in pensione, prenderanno la parola illustri rappresentanti che manifesteranno l’emozione che, ne sono certo, alberga nei cuori di tutti i festeggiati e di tutti noi. Ricordo che questo anno è un’occasione particolare perché, almeno a mia memoria, non era capitato che nella stessa giornata venissero premiati un ex Presidente dell’Ordine degli Avvocati, il Presidente Carlo Martuccelli e due Consiglieri dell’Ordine degli Avvocati, il collega Salvatore Orestano e il collega Franco Coppi e proprio per questo motivo abbiamo deciso di modificare un po’ il protocollo e tutte e tre prenderanno la parola per conto, appunto, degli Avvocati che hanno compiuto i 50 e 60 anni. Questa mattina, quindi, il passato e il futuro della nostra professione si intrecciano ancora una volta, per scambiare quel testimone che tutti noi abbiamo raccolto da chi ci ha preceduto. In questo modo, prenderà forma un arco ideale che affonda le sue radici nella storia, che si proietta in avanti verso un futuro che è tutto da conquistare, perché dipende dall’impegno di tutte le componenti dell’avvocatura ma purtroppo anche dalla volontà della classe politica. In questi due anni che stanno per concludersi, il Consiglio, che ho l’onore di presiedere, ha portato avanti e intensificato i rapporti con le associazioni forensi, con il Consiglio Nazionale Forense, con l’Organismo Unitario dell’Avvocatura, con l’Unione Distrettuale del Lazio e con tutte le altre Unioni Territoriali e soprattutto con i Presidenti degli altri Ordini degli Avvocati di tutta Italia. Attraverso queste rafforzate relazioni e confronti si sta procedendo alla riscrittura dei regolamenti di attuazione della legge di riforma, che è entrata in vigore il 2 feb- braio del 2013, nel tentativo di costruire un’Avvocatura più moderna e tutelata nei confronti della proliferazione delle norme punitive a nostro danno, in un momento così difficile per la società italiana, che colpisce in particolar modo la nostra amata professione. In questa ottica il Consiglio dell’Ordine ha ritenuto di dare un importante segnale di vicinanza ai propri iscritti, diminuendo del 30% il contributo d’iscrizione all’Albo, una scelta difficile, che ha comportato anche numerose critiche ma che ci rende orgogliosi di poter affermare che Roma vanta il contributo più basso di tutta Italia, sperando di poterlo mantenere anche con l’aiuto di tutti i colleghi, nel senso che dovrebbero provvedere a versare il contributo nei tempi dovuti, tutti quanti. Il ruolo dei grandi Avvocati La cerimonia di oggi avvicina i giovani avvocati ai nostri maestri, a quelli che poi riceveranno la medaglia ai 50 anni e 60 anni di professione, ma ci tengo a far sapere a tutti i conferenzieri, che i vincitori della conferenza non rappresentano solo i giovani avvocati nel nostro Paese ma lo fanno anche all’estero, e questo è un titolo di merito dell’Ordine degli Avvocati, perché i Segretari della Conferenza dei Giovani Avvocati intrattengono proprio questi rapporti con gli altri paesi in nome dell’Ordine degli Avvocati di Roma e quindi dell’Av-vocatura romana. A conferma di questo, abbiamo riscontrato la presenza di giovani conferenzieri dell’Ordine di Parigi e ringrazieremo il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Parigi, Christiane Féral-Schuhl, che ci ha onorato di partecipare, come del resto l’Ordine degli Avvocati di Roma ha partecipato, l’anno scorso, alla conferenza dell’Ordine di Parigi. La scuola forense, fiore all’occhiello Un particolare saluto va ai giovani partecipanti alla scuola forense ovvero coloro che quest’anno hanno potuto partecipare all’esame per diventare avvocati, in questo momento molto significativo, perché intanto rappresenta quanto sia importante la scuola forense dell’Ordine degli Avvocati di Roma. Una scuola, che è un fiore all’occhiello, anche perché forse è una delle poche scuole forensi italiane che ancora è totalmente gratuita, soprattutto grazie all’impegno del nostro Consigliere Riccardo Bolognesi (che si occupa della scuola) e di tutti gli insegnanti, professori e colleghi che prestano la loro attività con dedizione e fregiandosi dell’onore di fare un qualcosa per l’Ordine degli Avvocati. Anche in questo caso le toghe sono intitolate a dei colleghi che sono deceduti nel corso dell’anno 26 Foro Romano Le Voci dell’Avvocatura e che ricordiamo con affetto e con ammirazione, abbracciandoli da qui. Voglio anche in questo caso fare una deroga al protocollo: poiché ho avuto l’onore di premiare due anni fa il nostro consigliere Alessandro Cassiani che ha ricoperto in passato la prestigiosa carica di Presidente dell’Ordine degli Foro Romano Avvocati con la medaglia d’oro, vorrei chiedere ad Alessandro di essere lui a premiare questi giovani, proprio per dare un segnale, indicare una strada che dovranno percorrere e che li potrà rendere così orgogliosi della professione che stanno per intraprendere. 27 Le Voci dell’Avvocatura La scelta di una professione Matteo Allena Avvocato del Foro di Roma M i è giunta da più voci la raccomandazione di essere breve, sicché cercherò di attenermi alle istruzioni, cominciando con il ridurre i ringraziamenti al minimo, vale a dire al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma che ci ospita e che ci ha premiato quest’oggi; nonché rivolgendo il mio saluto a tutti voi, a nome – visto l’onore che mi è concesso – dei nuovi conferenzieri dei giovani avvocati dell’Ordine di Roma. Ho voluto intitolare questo breve intervento “La scelta di una professione”. Sì, perché oggi, in un mondo sempre più dedito al culto del profitto, che costringe i professionisti a non avere tempo e a vedere come unica misura del tempo il guadagno, vorrei soffermarmi sul momento di scelta di una professione: nella convinzione che tale scelta, a monte di qualsiasi percorso professionale, non possa seguire anch’essa le logiche dell’utilità, ma debba necessariamente essere gratuita e spassionata. È soltanto con una scelta consapevole circa il proprio futuro, infatti, che il nostro lavoro potrà trarne beneficio e così la società nella quale opereremo. Solo scegliendo consapevolmente di vivere una professione, si godrà dell’entusiasmo necessario per affrontare le sfide quotidiane. Non a caso, il comma secondo dell’art. 4 della nostra Costituzione ci ricorda che “ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. E, al di là della bellezza dell’idea per la quale la realizzazione professionale di ciascuno di noi sia chiamata a integrarsi e a migliorare la società nella quale si sviluppa, è ancor più forte, a mio parere, l’affermazione che ciascuno di noi sia tenuto a scegliere l’attività professionale che più gli si confà. Da questa breve riflessione, che ho ritenuto di condividere con Voi, vorrei trasmettere un duplice messaggio, richiamando le parole di due maestri del diritto del secolo scorso. Il primo, rivolto ai giovani, come me. In quel di Venezia, nel lontano 1878, un giovane Cesare Vivante scriveva in una sorta di confessione a sé stesso: “non risparmiarti, esplica tutte le tue energie, cerca di foggiare la tua vita secondo la tua vocazione, la tua felicità sta nel compiere un lavoro gradito”. Ecco, sebbene il mondo che ci circonda porti a pensare in tutt’altra maniera, mi piacerebbe che i giovani si liberassero dall’ossessione dell’utile o, peggio, del profitto, e scegliessero il proprio futuro in maniera gratuita e disinteressata, seguendo le loro passioni. Così facendo, credo, contribuirebbero nel miglior modo possibile al miglioramento e al progresso della società. L’altro messaggio è rivolto invece a tutti Voi, “non giovani” vi definirei (ma non perché non siate più giovani, semplicemente per distinguervi dai destinatari del precedente!), Voi che avete avuto, avete e avrete ancora modo di relazionarvi con i giovani professionisti, di oggi e di domani. “Io non ho altra aspirazione, giovani egregi, che di farvi innamorare di un lavoro, che, se esige pazienza e tenacia, può avere ed avrà, proseguito da molti, l’importantissimo risultato di costruire una buona volta questo nostro diritto costituzionale”. Con queste parole, nel 1903, Santi Romano si rivolgeva ai suoi allievi in apertura del corso di diritto costituzionale tenuto all’Università di Modena: “Io non ho altra aspirazione, giovani egregi, che di farvi innamorare di un lavoro”. E proseguiva, in un altro passo della medesima prolusione, che “A chi, ripetendo vecchie accuse, dicesse che così curiamo troppo il sistema, l’architettura, la forma del diritto, trascurandone la sostanza e che, per conseguenza facciamo un po’ un lavoro da poeti, noi potremmo rispondere che in una disciplina dommatica, sistema, architettura e forma son troppo importanti cose e che, del resto, anche poesia è il diritto”. Ho trovato splendido questo passaggio, in cui un maestro dichiara come suo unico obiettivo quello di fare innamorare i giovani di un lavoro e che, nell’accingersi all’impresa, giunge a dichiarare agli stessi che “del resto, anche poesia è il diritto”. Bene, anche Voi, nel relazionarvi con i più giovani, accompagnateci nella scelta di una professione! Lasciate trasparire il bello e la passione che si cela dietro un lavoro pur complesso e difficile. Siate fonte di ispirazione per un giovane, con l’esempio in primo luogo. Non trasmettete pessimismo, rimpiangendo i tempi andati di un’altra epoca e di un’altra professione, è sufficiente il momento difficile che tutti viviamo a ricordarcelo. Non sopite, in altri termini, l’entusiasmo di un giovane, ma stimolatene la curiosità, la fantasia. Non potrebbe esservi sconfitta più grande che far percepire a un giovane l’idea che buona volontà, determinazione e merito non siano valorizzati dal mondo professionale che si accinge ad accoglierli. Apritegli le porte, piuttosto. E dategli un’opportunità. La mia speranza – e concludo – è proprio questa: che si riesca ad affermare l’assoluta importanza di aprire le porte ai giovani, dando loro modo di potersi innamorare di una professione. Affinché con la stessa passione con cui Santi Romano auspicava, all’inizio del secolo scorso, di costruire, proprio insieme ai giovani, il nostro diritto costituzionale, così noi tutti si possa concorrere, oggi, alla costruzione del futuro della professione che abbiamo scelto: quella di avvocato. Grazie a Tutti. 28 Foro Romano Le Voci dell’Avvocatura Il brivido di indossare la toga Franco Carlo Coppi Avvocato del Foro di Roma C olleghi carissimi, Signore e Signori, io credo che per sottolineare il significato e il senso di questa giornata e di questa cerimonia, non vi siano parole migliori di quelle scritte da Enrico De Nicola quando, esaurito il mandato di Capo provvisorio dello Stato, chiese al presidente dell’Ordine napoletano di riscriverlo nell’Albo degli Avvocati. Quelle parole sono state già ripetute in quest’aula in un’occasione identica a quella odierna e sono state pronunciate da un nostro amico scomparso, tanto rimpianto, al quale con tanto rammarico pensiamo, Luciano Revel, il quale, ringraziando per il riconoscimento che a lui veniva tributato quel giorno, volle appunto riprendere le parole pronunciate da Enrico De Nicola. A me piace oggi nuovamente rammentarle, sia perché sono state scritte da un gigante della toga quale era De Nicola, sia perché sono state riprese da un grande avvocato, Luciano Revel, che ha rappresentato tanto e per l’Avvocatura e per il Foro romano. Scriveva così De Nicola: “le chiedo di accogliermi in quell’albo dal quale uscendo mai ci si innalza e nel quale rientrando mai si scende”. Io credo che poche parole possano esprimere l’orgoglio dell’appartenenza alla nostra professione, possano esprimere l’orgoglio e l’entusiasmo di indossare questa toga. Tempo fa un giovane avvocato, inserendosi in un colloquio tra colleghi più anziani al quale partecipavo anch’io, credendo forse di apparire moderno o di apparire spiritoso o tanto per dir qualcosa, espresse l’idea che non aveva più senso, nel ventunesimo secolo, indossare la toga per esercitare la professione. Gli risposi io per tutti e gli dissi che se lui non provava nell’indossar la toga quel brivido che noi ogni giorno in cui ci ammantiamo di questa toga, proviamo, ebbene avrebbe potuto diventare un mestierante, magari anche un buon mestierante, ma non sarebbe mai stato un avvocato. Perché soltanto chi prova quel brivido, che significa rinnovato impegno di dedizione di tutto se stesso, con tutte le proprie forze, anche fisiche e soprattutto intellettuali per difendere la causa di cui abbiamo assunto il patrocinio, ebbene, chi non prova questo sentimento non sarà mai un avvocato. E questo perché la nostra toga, nel momento in cui la indossiamo, ci ricorda che Foro Romano “ogni viltà convien che sia morta”. La nostra toga è nello stesso tempo una corazza che ci protegge contro il sopruso del potere, contro la prepotenza e l’arroganza del potere, ma è anche un tormento, è il tormento che noi assumiamo nel momento in cui decidiamo di mettere la nostra capacità, le nostre possibilità al servizio di chi ci ha chiesto in quel momento aiuto. In un convegno recente a Bari, un avvocato ha voluto ricordare un’invocazione di una preghiera della religione cattolica rivolta alla Madonna e ha ricordato che la Madonna viene chiamata “advocata nostra”. A me è venuto subito in mente il pensiero che di fronte a quello che, almeno per chi ci crede, dovrebbe essere il “giudizio supremo”, abbiamo bisogno di un avvocato che ci difende, anche se quel Giudice, per definizione, sarebbe infallibile e non dovrebbe aver bisogno di un avvocato che ne patrocini la causa di chi in quel momento gli sta davanti. E il pensiero poi mi ha portato a quel capolavoro nel capolavoro che è l’ultimo canto della Commedia dantesca, laddove Beatrice sollecitando la grazia per Dante che aspirava alla visione divina, si rivolge appunto alla Madonna e fa presente che chi vuol qualcosa e a lei non si rivolge “sua disianza vuol volar sanz’ali”. Naturalmente io non ho la pretesa di paragonare l’avvocato alla Madonna, ci mancherebbe altro, anche perché oggi non voglio commettere naturalmente peccati di superbia, che poi sarebbe molto faticoso cercare in qualche maniera di estinguere, ma voglio soltanto sottolineare l’indispensabilità dell’aiuto per chi deve far valere un proprio diritto, per chi deve tutelare un proprio diritto, per chi deve difendere la propria posizione di fronte ad un’accusa. Ecco, tutti costoro hanno bisogno di una persona dotata di prestigio e di autorevolezza e di capacità naturalmente, per rappresentare e per difendere la propria posizione davanti al giudice ed ecco perché, amici carissimi, dopo 50 anni di professione, a chi oggi mi chiede ancora e a me stesso, quando mi domando, “chi è l’avvocato?”, io non so rispondere meglio se non ricordando l’antico detto del vecchio giureconsulto, il quale, appunto, a chi gli chiedeva chi fosse l’avvocato, rispondeva “vir bonus dicendi peritus”. 29 Le Voci dell’Avvocatura Le istituzioni forensi per la salvaguardia del Diritto Carlo Martuccelli Avvocato del Foro di Roma S ignor Presidente, Signori Consiglieri, Signori Magistrati, Signore e Signori, carissimi Colleghi, per molti anni ho partecipato a questa Cerimonia nella veste di Presidente dell’Ordine, di Consigliere dell’Ordine, di Consigliere Nazionale Forense o di semplice spettatore, sempre con particolare emozione, ma sarei un vero ipocrita se non Vi dicessi che oggi la mia emozione è del tutto particolare perché, a parte la assunzione della veste di protagonista, meglio ancora di co-protagonista assieme a tanti colleghi, ai signori Magistrati collocati a riposo e ai giovani della Conferenza, sento il peso degli anni trascorsi e l’avvio sul viale del tramonto. Cinquant’anni sono tanti, anche se sono trascorsi, come sarà accaduto a Voi altri colleghi premiati, con una velocità da gran premio. I sentimenti che affollano la mia mente sono molto forti ed i ricordi legati a quest’aula e al palazzo tutto sono così numerosi e importanti da non consentirmi di soffermarmi su di essi sia per la mancanza di tempo sia soprattutto per evitare a Voi la noia dell’ascolto. Mi consentirete però di manifestare lo stato d’animo di profonda tristezza e di amara constatazione per le costanti mortificazioni che l’Avvocatura subisce da alcuni anni e che, aggiunti alla crisi nella quale si dibatte il Paese, rendono la nostra professione non più ambita e anzi considerata solo quale soluzione di ripiego. I provvedimenti di legge che si susseguono non hanno alcun rispetto per la funzione dell’avvocato e mirano tutti verso la direzione della scarsa considerazione di essa, senza tenere conto che tutto ciò non significa soltanto danneggiare la categoria ma violare principi costituzionali e diritti dei cittadini. Le notizie di stampa sulle ultime novità che il nostro legislatore starebbe preparando, dalla monocraticità del Giudice d’Appello alla motivazione della sentenza a pagamento, scoraggiano anche il più ottimista di noi e segnano un ulteriore passo verso il diniego di giustizia soprattutto nei confronti del cittadino meno fortunato e privo di mezzi che non solo si vede sbarrata la strada della giustizia civile e amministrativa dai pesantissimi oneri del contributo unificato, elevato ormai a cifre non sopportabili ma si vede ora negata anche la possibilità di conoscere le ragioni per le quali è stata rigettata la propria domanda di giustizia. Mi si dirà che ciò è già praticato in altri Paesi ma mi chiedo perché mai in tema di processo civile da qualche anno a questa parte si debba necessariamente ricorrere alla copiatura di altri ordinamenti che nulla hanno da spartire con la nostra tradizione giuridica. Basta ricordare il processo societario che il legislatore è stato costretto ad abrogare in tempi veloci o la previsione dei quesiti nel ricorso per cassazione, anch’essi eliminati dopo breve tempo. Alla mortificazione delle modalità di svolgimento delle udienze civili nei Tribunali e nelle Corti d’Appello si aggiungono le inaccettabili novità delle regole del processo e l’aggressione al diritto al giusto compenso che dall’abolizione delle tariffe e dei minimi ha portato ai parametri dettati dal Ministero, nei quali si tende a penalizzare il lavoro dell’avvocato. È assai triste per chi, come me, è vicino al traguardo constatare e subire quanto fin qui evidenziato, mentre mi chiedo ogni giorno se a tutto ciò non abbia concorso l’atteggiamento passivo e non sufficientemente reattivo dell’avvocatura. Non sarò certamente io a consigliare barricate o scioperi nei quali non ho mai creduto ma una cosa mi sento di suggerire ed è quella di stimolare i Consigli dell’Ordine alla ricerca di forme serie, decorose ed efficaci per la soluzione dei problemi della giustizia civile utili ad evitare almeno le novità sopra paventate. L’istituzione di serie camere arbitrali e di strutture alternative al processo, quanto meno per alcune materie, gestite dall’Avvocatura restituirebbero a essa un minimo di autorevolezza idonea a obbligare il legislatore a coinvolgerla nella ricerca delle soluzioni più importanti che salvino la funzione della difesa e la salvaguardia dei diritti del cittadino. Continuo a credere nelle Istituzioni forensi quale ultimo baluardo per evitare la fine della prevalenza del diritto, a patto naturalmente che esse sappiano rinnovarsi privilegiando la qualità e il rigore. I giovani che si affacciano all’Avvocatura abbiano anzitutto come guida la preparazione e il merito che sono il bagaglio necessario per vedersi riconosciuto il recupero di professionalità e di autorevolezza, senza le quali non potranno imporre la loro presenza e il loro coinvolgimento nelle decisioni rilevanti ed essenziali. Ai Magistrati, soprattutto a quelli che nel Ministero della Giustizia muovono le leve del potere, occorre ricordare che, al di là dei reciproci elogi del passato, una cosa è certa ed è che solo attraverso la presenza di una funzione difensiva solida e non mortificata si esalta il ruolo del Giudice nel rendere giustizia. Mi rendo conto di avere occupato un tempo maggiore di quello concessomi, tenuto conto delle esigenze della cerimonia che stiamo celebrando e mi affretto a chiudere questo mio intervento con l’augurio più sincero (e qui l’ottimismo è d’obbligo per evitare in una sede come questa la depressione) che le nuove generazioni di Avvocati e Magistrati sappiano trovare assieme la via che, percorsa in comunione di intenti, conduca a sistemi di giustizia vera e unanimemente riconosciuta come giusta nell’interesse superiore della collettività. Auguri a tutti i premiati e a Voi tutti, grato per l’attenzione concessami. 30 Foro Romano Le Voci dell’Avvocatura Gli effetti dell’annullamento della legge elettorale Angelo Miele Avvocato del Foro di Roma C om’è ormai noto, la Corte Costituzionale, in data 4 dicembre, ha dichiarato illegittima la legge elettorale laddove prevede un premio, in seggi, per il partito o per la coalizione che avesse ottenuto il maggior numero di voti e laddove prevede “liste bloccate”. Nel contempo ne ha dato notizia mediante un “comunicato stampa”, verosimilmente per dare l’agio al Parlamento di emanare una nuova legge elettorale, conforme a Costituzione, prima che la sentenza fosse resa pubblica in Gazzetta Ufficiale. Ma il Parlamento non se ne è dato per inteso, e il presidente Napolitano non lo ha sciolto, nonostante la sopravvenuta delegittimazione. La Corte, andando però oltre il suo compito, ha ritenuto che la propria pronuncia producesse i suoi effetti soltanto in occasione di una nuova consultazione elettorale e che non toccasse in nessun modo il Parlamento, né i relativi atti, sia quelli già emessi, che quelli futuri. Sennonché questa opinione (di opinione si tratta, è bene chiarirlo, non di decisione) ha “la ragione dell’autorità non l’autorità della ragione”. È come affermare: l’albero (cioè, la legge elettorale) è avvelenato ma i frutti prodotti e quelli che si produrranno (gli atti parlamentari) sono commestibili. In altri termini: il danno della legge elettorale invalidata – cioè: l’oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica – è irrimediabile in quanto l’effetto retroattivo dell’annullamento delle norme de quibus non opera dopo la proclamazione degli eletti (proclamazione che, all’epoca della sentenza, era già avvenuta da diversi mesi). Però, dottrina e giurisprudenza ritengono pacificamente che sussista retroattività sempre che le situazioni o rapporti anteriori siano suscettibili di essere contestati in giudizio, come quando si debba decidere questioni nelle quali si dovrebbe fare applicazione delle norme annullate. Così, ad esempio, dovendosi decidere in sede giurisdizionale una questione che postula una legge emanata dal Parlamento delegittimato il giudice non può fare riferimento a norme che hanno cessato di avere efficacia (art. 136 Costituzione). All’infuori di questo esempio è da richiamare, più puntualmente, la Costituzione laddove questa stabilisce che le deliberazioni di ciascuna Camera non sono valide se non è presente la maggioranza dei loro componenti (art. 64) ed, ovviamente, nel calcolare il numero dei componenti non si può tener conto di quelli non eletti ma nominati in virtù del premio, perché altrimenti si farebbe applicazione di norme espulse dall’ordinamento per effetto dell’annullamento costituzionale, il che è vietato dall’ap- Foro Romano pena detto art. 136 della Costituzione. Inoltre, e vieppiù: l’art. 66 della Costituzione stabilisce che ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e “delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di compatibilità”, disposto che non esclude ma logicamente comprende il caso di componenti nominati in virtù delle norme poi annullate. Probabilmente la Corte ha avvertito la fragilità della sua opinione perché ha fatto ricorso al principio fondamentale della “continuità dello Stato”, che si realizza in concreto attraverso la continuità dei suoi organi costituzionali, a cominciare dalle Camere che sono organi costituzionalmente necessari e indefettibili e non possono in alcun momento cessare di esistere o perdere la capacità di operare; tanto è vero – continua la Corte – la Costituzione prevede la prorogatio dei poteri, in caso di nuove elezioni, delle Camere scadute (art. 61). Ma il detto principio è invocato – absit iniuria verbis – a sproposito (come i cavoli a merenda). Innanzitutto, il principio ha avuto smentita sul piano storico: nel periodo che va dal 1943 al 1948, non esisteva più l’organo legislativo e il potere esecutivo si era attribuito il compito di emanare atti aventi valore di legge (clamoroso il regio decreto legislativo n. 511 del 1946 contenente le “guarentigie alla magistratura”). Inoltre, nel caso di che trattasi, non è in discussione l’esistenza del Parlamento, quale istituzione dello Stato (ci mancherebbe) e neppure è in discussione la capacità di operare del Parlamento: è invece in discussione, se lo stesso debba, oppure no, essere sciolto a norma dell’art. 88 della Costituzione, posto che ha perduto la rappresentanza del popolo per effetto dell’annullamento di norme legittimanti. D’altra parte, non ha alcun pregio argomentativo il richiamare la “prorogatio” dei poteri delle Camere sciolte per la fine normale della legislatura (art. 61 Costituzione) perché anche per il Parlamento sciolto anticipatamente (art. 88 Costituzione) sussiste, sebbene non esplicitamente prevista, la prorogatio dei poteri del Parlamento sciolto, sebbene solo per circostanze straordinarie. ***** Il Presidente della Repubblica non ha sciolto le Camere a seguito dell’annullamento della legge elettorale in primo luogo perché – come egli stesso ha dichiarato – concordava con l’opinione della Corte Costituzionale (sopraesposta) e inoltre perché riteneva pregiudiziale la emanazione di una nuova legge elettorale, nonché che fosse assolutamente necessario e urgente procedere alle riforme istituzionali. Ma mentre la Corte 31 Le Voci dell’Avvocatura Costituzionale non è responsabile sul piano giuridico delle sue opinioni, lo è il presidente della Repubblica (art. 90 Costituzione) soggetto all’impeachment. Quanto alla nuova legge elettorale e, a maggior ragione, alle riforme costituzionali, il Presidente trascura di considerare che questo Parlamento non può deliberare in argomento appunto, perché è delegittimato dalla sentenza de qua. Non senza dire che, ammesso, per ipotesi, che si eliminino i contrasti tra le forze politiche, il compito riformistico postula un costo di tempo non indifferente, forse uguale alla durata della legislatura: lo stesso Napolitano ha dovuto ammettere, in una delle sue troppo frequenti esternazioni, che “la strada del cambiamento è lunga e complessa”. Quanto alla legge elettorale, quella attuale, se depurata della parte dichiarata incostituzionale, consente di rinnovare in qualsiasi momento l’organo legislativo. Certo, una tale legge sarebbe di stampo proporzionale che assicura la massima rappresentanza democratica ma non la governabilità del Paese. Tuttavia può osservarsi che neppure con il premio di maggioranza la governabilità è assicurata, stante il malcostume politico del trasformismo: allora, ad assicurare la governabilità non basta la riforma della legge elettorale, ma occorre rivedere il divieto del vincolo di mandato (art. 67 Costituzione). L’esperienza della nostra vita democratica ha fatto registrare il continuo transitare di parlamentari da uno schieramento all’altro o, addirittura, in creare autonomi raggruppamenti politici, in violazione, a mio avviso, dell’art. 49 della Costituzione: il parlamentare che abbandona il partito nel quale è stato eletto, tradisce sia il partito che gli elettori che quel partito hanno votato. Un’ultima osservazione: che si tratti della riforma della legge elettorale o delle riforme istituzionali, il solo proposito di porvi mano rivela il non considerare la sovranità appartenente al popolo, nella quale è compresa la potestas costituendi, sicché o prima o dopo il popolo deve poter interloquire nel discorso sulle riforme. Questi nostri apprendisti riformatori dicano al popolo cosa e come intendono riformare (l’affermazione di Matteo Renzi di voler fare una riforma al mese, mostra chiaramente che non sa quel che egli dice, che conosce ben poco del costituzionalismo moderno e quel che è peggio considera gli italiani una specie di sottobarbari). A pensar male si fa peccato, ma si rischia di indovinare, come diceva il divino Giulio, e io sono tentato di pensar male, di pensare cioè che pretendere, prima dello scioglimento delle Camere che si facciano le riforme sia un furbesco espediente – un escamotage – per conservare il più che sostanzioso premio di maggioranza che consente di predominare la scena politica italiana. ***** L’intera vicenda è deprimente per chi crede ancora nella democrazia e nei sacri testi costituzionali, e che vorrebbe avere fiducia nei rappresentanti delle istituzioni: ma come si fa ad avere fiducia nella Corte Costituzionale che ha usato il suo prestigio per influenzare il corso delle cose politiche e, quindi, ingannare l’opinione pubblica? Come si fa ad avere fiducia nel Presidente della Repubblica, il quale, invece di esserne il custode, ha violato senza ritegno la Costituzione? Come si fa a non vergognarsi, nei confronti dei Paesi veramente democratici, delle nostre istituzioni a tutti i livelli, che ingannano il proprio popolo? Ed a rendere più grave la situazione sta il silenzio più assoluto da parte dei media, dei giuristi, degli intellettuali (questi sempre pronti a firmare manifesti) e, in genere, da parte di tutte le forze dello schieramento politico. Ma quel che più mi pesa è il silenzio assordante dell’avvocatura: un tempo si diceva che l’avvocato era anche defensor civitatis. Siamo caduti in basso anche noi? 32 Foro Romano Attualità Forensi Il XXXI Congresso Nazionale dell’Associazione Nazionale Magistrati Intervento di Mauro Vaglio Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma S ignor Presidente della Repubblica, Signor Ministro, Autorità, Signori Magistrati, Ospiti tutti, Componenti della Giunta dell’Associazione Nazionali Magistrati, mi complimento per il titolo di questo XXXI Congresso Nazionale che condivido in pieno, e ringrazio il Presidente dell’A.N.M., Rodolfo Sabelli, per avermi invitato, permettendomi di portare questo modesto contributo al dibattito da parte dell’Avvocatura. Giustizia e Società sono realtà intimamente connesse. Il futuro dell’una condiziona certamente quello dell’altra. Una giustizia giusta ed efficiente costituisce infatti lo specchio di un paese civile e democratico. È quindi encomiabile questa iniziativa tendente a individuarne gli elementi di criticità, i riflessi sulla società contemporanea e futura, le soluzioni da adottare per risolvere o almeno alleviare una situazione che appare ormai insostenibile. Anche a prescindere dalle ripetute e imbarazzanti condanne da parte dell’Europa, sappiamo perfettamente che l’abnorme durata dei processi civili e penali vanifica la legittima aspirazione dei cittadini al soddisfacimento dei propri diritti, allontana gli imprenditori stranieri, produce il dramma della ingiusta detenzione e l’abnorme numero di assoluzioni per intervenuta prescrizione. Magistrati e Avvocati hanno pieno titolo per intervenire avanzando soluzioni che nascono dalla esperienza acquisita sul campo. Gli Avvocati, in particolare, hanno dimostrato con i fatti una piena disponibilità a dare il loro contributo. Basti ricordare, solo a titolo di esempio, il distaccamento presso gli uffici giudiziari di molti dipendenti a termine assunti dal Consiglio dell’Ordine di Roma e la preziosa opera svolta da Giudici Onorari e da Difensori d’ufficio, ormai da anni elementi irrinunciabili per il funzionamento della giustizia. Autorizzato da questa premessa e dall’esperienza quotidiana quale Avvocato e Presidente dell’Ordine entro nel vivo dell’argomento per sottoporre alla vostra attenzione le seguenti misure che ritengo prioritarie: - informatizzazione degli uffici giudiziari previa attribuzione delle necessarie risorse; - maggiore razionalizzazione del lavoro dei Giudici d’intesa con gli Avvocati; Foro Romano - rispetto della data del 30 giugno 2014 per la piena attuazione del processo telematico che dovrebbe liberare le cancellerie di attività ormai inutili e semplificare così le procedure di acquisizione e deposito degli atti; - potenziamento dell’istituto della mediazione facoltativa (e non di quella obbligatoria o delegata) affidata alla libera scelta delle parti e alla competenza esclusiva degli Avvocati; - ripopolamento del personale amministrativo degli uffici giudiziari. Con riferimento al processo civile, ricordo le proposte dell’Avvocatura, avanzate in più sedi, rimaste prive di ascolto: - negoziazione assistita, che valorizza la fase antecedente al processo e il ruolo dell’avvocato nel cercare un accordo, accordo che acquista efficacia esecutiva con la semplice omologazione da parte dell’autorità giudiziaria, salvaguardando in questo modo il controllo del giudice sulla legittimità della volontà delle parti; - camere arbitrali presso gli Ordini: si tratta di una giustizia alternativa e veloce, con la necessità però di una previsione normativa di incentivi per le parti che vi aderiscono e con costi calmierati; - devoluzione all’Avvocatura di alcuni settori dell’attività giudiziaria, di quelle attività cioè che sono ripetitive e che costituiscono un appesantimento del lavoro dei Magistrati, come solo a titolo esemplificativo: 1) in materia locatizia: poiché il contratto è registrato, si dovrebbe poter procedere alla notificazione diretta dell’atto di precetto da parte dell’Avvocato, con conseguente intimazione di sfratto per finita locazione e per morosità. Il giudizio di merito, quindi, verrà introdotto solo nel caso in cui il destinatario faccia opposizione; 2) in materia matrimoniale: ove in una separazione consensuale sia stato raggiunto un accordo tra le parti assistite dall’Avvocato, si passerà alla sola omologazione da parte del Tribunale, con possibilità per il P.M. di fare opposizione entro un termine prestabilito; 3) emissione dei decreti ingiuntivi devoluta ai Consigli dell’Ordine con la sola opposizione che instaura il giudizio di merito innanzi all’autorità giudiziaria; 33 Attualità Forensi 4) reale semplificazione del rito ordinario: per fare un esempio pratico, con l’attuale normativa nessun Avvocato si sognerà mai di omettere il deposito di una delle memorie 183 per evitare possibili responsabilità professionali in caso di rigetto della sua domanda, anche nell’ipotesi di inutilità delle stesse. E comprenderete bene quanto venga così aggravato il lavoro di tutti. Con particolare riferimento al processo penale, auspico: - l’eliminazione di una delle anomalie italiane rispetto agli altri ordinamenti europei, che vede detenuti in attesa di giudizio un numero spropositato di persone indagate, vicino al 40% di quelle ristrette, limitazione attuabile attraverso una più stretta, applicazione dell’art. 275 del codice di procedura che, com’è noto, sancisce una regola di civiltà e cioè che “la misura cautelare in carcere può essere disposta SOLTANTO quando ogni altra misura risulti inadeguata”. Sembra evidente che una più scrupolosa applicazione di tale norma eviterebbe l’espiazione anticipata della pena e il numero, attualmente abnorme, di quanti sono stati assolti dopo aver sofferto, spesso in condizioni disumane, la custodia cautelare; - la depenalizzazione di innumerevoli reati che intasano i tribunali senza essere espressione di un reale allarme sociale; - l’introduzione di pene alternative che costringano il condannato a lavorare per la comunità piuttosto che a consumare la propria esistenza in una situazione degradante nella sterile attesa di una libertà senza prospettive; - la costruzione di strutture carcerarie che consentano la rie- ducazione e non siano più luoghi di tortura. In attesa che queste riforme si realizzino, è opportuno dire anche due parole sul provvedimento di amnistia e indulto di cui in questi giorni si parla continuamente. Com’è noto, mentre per alcuni ciò rappresenta la soluzione radicale di tutti i problemi che affliggono la giustizia penale, per altri il rimedio sarebbe peggiore del male perché rimetterebbe in circolo soggetti destinati a commettere altri reati e costituirebbe un comodo alibi per chi preferisce procrastinare piuttosto che risolvere la gravissima situazione carceraria. Ritengo che, come sempre, la verità stia nel mezzo e che amnistia e indulto possano costituire una soluzione di emergenza a patto che, contestualmente, si dia corso a quelle riforme radicali di cui il pianeta giustizia e quello carcerario hanno bisogno. Sono convinto che ciò sarà possibile se, a cominciare da oggi, Magistrati ed Avvocati faranno fronte comune e si batteranno per evitare il fallimento della Giustizia e per consentire che i cittadini possano tutelare i propri diritti. Sono naturalmente consapevole che, su alcuni argomenti, tra Magistrati e Avvocati non vi è identità di vedute, ma c’è un momento per tutto: oggi dobbiamo essere uniti per affrontare l’emergenza; domani ci confronteremo su altri argomenti: nella consapevolezza che un contraddittorio rispettoso delle opposte opinioni quasi sempre genera la soluzione dei problemi. Concludo auspicando che in futuro si moltiplichino le occasioni di incontro tra Avvocatura e Magistratura e cioè tra due categorie unite da un unico supremo interesse: la salvaguardia della giustizia quale premessa di un mondo più rispettoso dei principi tutelati dalla Costituzione. 34 Foro Romano Attualità Forensi La giornata europea della giustizia civile Intervento di Mauro Vaglio Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma S ono veramente onorato di partecipare a questo evento che nasce dalla volontà della Commissione Europea e del Comitato dei Ministri europei di monitorare ogni anno lo stato di salute della Giustizia in tutti gli Stati membri nonché di raccogliere proposte idonee a migliorarlo. Questa iniziativa, adottata nel 2003, non è e non deve essere uno strumento per formulare diagnosi, ma deve costituire un’occasione di incontro volta alla individuazione di soluzioni che consentano di allineare il nostro sistema giudiziario ai livelli europei. L’incontro di oggi è quindi una grande opportunità da non perdere. Insieme possiamo e dobbiamo individuare i criteri che consentano di ridurre i tempi della giustizia, di razionalizzare il processo, di renderlo più accessibile ai cittadini e agli operatori stranieri. Questo onere ci è imposto dalla dimensione europea che il diritto va assumendo e dalla cultura della giurisdizione che ci accomuna agli altri popoli d’Europa. È ormai indilazionabile eliminare gli elementi problematici che caratterizzano il nostro paese nel panorama europeo e internazionale. Mi riferisco alla patologica durata dei processi che inevitabilmente incide sulla effettiva tutela dei diritti fondamentali quali quelli che riguardano la famiglia, il lavoro, il risarcimento delle vittime e, in genere, la civile convivenza. È mia ferma convinzione che la soluzione spetti alle istituzioni che governano il territorio ma anche ai Magistrati e agli Avvocati quali operatori di giustizia. Questo incontro deve mirare a informare i cittadini ma soprattutto a favorire un rapporto costruttivo tra i professionisti del diritto e gli operatori del sistema giudiziario. In quest’ottica dobbiamo riconoscere che la distanza che ci divide dall’Europa può essere colmata: - soltanto se le pubbliche istituzioni porranno mano alle più volte preannunciate riforme, a cominciare dall’introduzione del processo completamente telematico. Sarà quindi imprescindibile rispettare la data del 30 giugno 2014 per la sua completa applicazione (da parte nostra, in accordo con il Presidente del Tribunale, abbiamo fatto già molti passi in avanti, ottenendo proprio da ottobre 2013 l’attribuzione del valore legale al deposito delle memorie ex 183 e 190 c.p.c.), ma per la completa attuazione del P.C.T. è necessario che da parte dello Stato vengano messe a disposizione degli uffici giudiziari le necessarie risorse; - soltanto se i Magistrati sapranno realizzare una più raziona- Foro Romano le utilizzazione di quelle pur scarse risorse di cui parlavo prima e una più accettabile interpretazione di norme troppo spesso farraginose; - soltanto se gli Avvocati sapranno contemperare il dovere di difendere i diritti dei loro clienti con l’esigenza di abbattere la litigiosità attraverso una sapiente opera conciliativa e preventiva. In Italia le riforme della giustizia civile attuate dal 1990 ad oggi sono tutte miseramente fallite, addirittura aggravando i problemi che invece avrebbero dovuto risolvere, perché non si è mai tenuto conto di chi nella realtà giudiziaria svolge tutti i giorni la professione, ma si è sempre dato l’incarico di predisporre le riforme a “professori”, assolutamente avulsi proprio da quella realtà che avrebbero dovuto modificare e migliorare. Tutto ciò senza ricorrere all’ausilio di Magistrati e Avvocati che quotidianamente si scontrano con le effettive problematiche del processo. Alcuni strumenti indirizzati allo scopo di snellire i processi civili l’Avvocatura li ha da tempo proposti, ma la sua voce è rimasta del tutto inascoltata. Proprio per questo voglio qui ricordare alcune delle nostre proposte: - negoziazione assistita, che valorizza la fase antecedente al processo ed il ruolo dell’avvocato nel cercare un accordo, accordo che acquista efficacia esecutiva con la semplice omologazione da parte dell’autorità giudiziaria, salvaguardando in questo modo il controllo del giudice sulla legittimità della volontà delle parti; - camere arbitrali presso gli Ordini: si tratta di una giustizia alternativa e veloce, con la necessità però di una previsione normativa di incentivi per le parti che vi aderiscono e con costi calmierati; - devoluzione all’Avvocatura di alcuni settori dell’attività giudiziaria, di quelle attività cioè che sono ripetitive e che costituiscono soltanto un appesantimento del lavoro dei Magistrati. Tra queste giova ricordare: 1) in materia locatizia: poiché il contratto è registrato, si dovrebbe poter procedere alla notificazione diretta dell’atto di precetto da parte dell’Avvocato, con conseguente intimazione di sfratto per finita locazione e per morosità. Il giudizio di merito, quindi, verrà introdotto solo nel caso in cui il destinatario faccia opposizione; 2) in materia matrimoniale: ove in una separazione consensuale sia stato raggiunto un accordo tra le parti assistite dall’Avvocato, si passerà alla sola omologazione da parte del Tribunale, con possibilità per il P.M. di fare opposizione 35 Attualità Forensi entro un termine prestabilito; 3) emissione dei decreti ingiuntivi devoluta ai Consigli dell’Ordine con la sola opposizione che instaura il giudizio di merito innanzi all’autorità giudiziaria; 4) reale semplificazione del rito ordinario: per fare un esempio pratico, con l’attuale normativa nessun Avvocato si sognerà mai di omettere il deposito di una delle memorie 183 per evitare possibili responsabilità professionali in caso di rigetto della sua domanda, anche nell’ipotesi di inutilità delle stesse. E comprenderete bene quanto venga così aggravato il lavoro di tutti. La soluzione del problema può derivare anche da una maggiore attenzione di quanto accade negli altri paesi. Ciò contribuirà a cogliere opportunità di miglioramento offerte dalle istituzioni europee e internazionali. La globalizzazione avanza e induce i cittadini a delocalizzare la loro richiesta di giustizia. Non possiamo quindi restare arroccati in una visione provinciale di problemi di così vasta portata. Dobbiamo invece: - analizzare i risultati ottenuti nei diversi sistemi giudiziari; - procedere ad uno scambio di vedute sulle soluzioni praticabili; - individuare mezzi concreti che naturalmente tengano conto delle peculiarità di ciascun ordinamento. Operando in tale direzione potremmo comprendere le ragioni della eccessiva durata del processo nel nostro paese pur a fronte di investimenti nella giustizia che si pongono nella media rispetto agli altri stati. In quest’ottica auspico organismi comunitari incaricati di studiare: - la qualità della giustizia; - i problemi che riguardano l’esecuzione delle decisioni giudiziarie. La giurisprudenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo costituisce una guida in questa ricerca perché più volte ha individuato il problema sanzionando le criticità. In questo contesto si pone la soluzione del vero problema che oggi siamo chiamati ad affrontare: la possibilità effettiva per i cittadini italiani di veder tutelati i propri diritti e la rimozione degli ostacoli che impediscono ai cittadini europei di spostare nel nostro Paese i loro investimenti. Soltanto tenendo ben presenti le problematiche che ho appena esposto sarà possibile soddisfare il diritto dei cittadini a una giustizia celere e al contempo giusta. 36 Foro Romano Attività del Consiglio Il Consiglio, sempre più presente nella vita degli Avvocati, celebra i venticinque anni di iscrizione Alessandro Cassiani Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma D a anni il Consiglio è il punto di riferimento degli Avvocati. Da luogo ove si andava per motivi burocratici o disciplinari, si è trasformato in punto di incontro e di confronto. Chiunque potrebbe constatare questa realtà recandosi in un qualunque giorno a Piazza Cavour. Le pareti del corridoio coperte da locandine che preannunciano convegni, corsi di specializzazione e convocazioni di gruppi di studio; l’aula perennemente gremita da Colleghi intenti ad ascoltare dotte relazioni; il viavai di persone che si incontrano a qualunque ora fornirebbero all’occasionale visitatore l’immagine di un luogo ove si lavora intensamente e si organizzano eventi. Se avesse voglia di approfondire, Egli scoprirebbe ben altro. E cioè che il Consiglio si occupa a tempo pieno degli Avvocati e li segue da quando si affacciano alla professione a quando arrivano al culmine della loro attività. Questo impegno ha trovato ulteriore conferma in una recente iniziativa che ha dato luogo ad una manifestazione che resterà impressa per sempre nel ricordo dei protagonisti. Tra la cerimonia del giuramento dei giovani Avvocati a quella per la consegna delle medaglie d’oro ai Colleghi che hanno Foro Romano compiuto 50 o 60 anni di professione, il Consiglio ha voluto inserire coloro i quali hanno raggiunto il traguardo dei venticinque anni di iscrizione. Si è trattato di una novità assoluta che, come era prevedibile, ha riscosso grande entusiasmo. L’evento che ha visto la presenza di un grande numero di festeggiati, di parenti e di appartenenti ai loro studi è stato reso ancor più solenne dai discorsi del Presidente dei Consiglieri, del Segretario e del Tesoriere, del rappresentante del CNF nonché dei capi degli uffici giudiziari. Il contesto è stato quello delle grandi occasioni. L’atmosfera è stata caratterizzata da emozione e allegria. Sebbene nel pieno del loro vigore, tutti hanno fatto un primo bilancio, ricordato le difficoltà dell’inizio, i primi contatti, i successi conseguiti. Come sottolineato dal Presidente Vaglio, l’aver raggiunto i venticinque anni dall’iscrizione costituisce, infatti, un traguardo di straordinaria importanza perché denota un notevole bagaglio di esperienza e consente di auspicare un futuro professionale ancor più proficuo. Dal Foro Romano giunga ai festeggiati l’augurio più affettuoso e un arrivederci alla celebrazione degli ulteriori traguardi. AD MAJORA! 37 Attività del Consiglio Una festa in onore di chi difende e onora la Professione di Avvocato Mauro Vaglio Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma C ari Colleghi, illustri Magistrati, ospiti, abbiamo aperto questa cerimonia proiettando un filmato con le immagini della manifestazione, oserei dire storica, che si è svolta qui a Roma esattamente un anno fa, quando siamo riusciti a portare in piazza quasi diecimila colleghi. Beh, questo non è stato fatto a caso, proprio perché quello di oggi è un altro giorno significativo per l’Ordine degli Avvocati di Roma, un giorno che testimonia la nostra volontà di non lasciarci travolgere dalle pur numerose minacce alla nostra professione ma di rivolgere un pensiero e un ringraziamento a Voi Colleghi che avete difeso e onorato la nostra professione per venticinque anni. Tuttavia, nel decidere di introdurre questa tradizione, quella odierna come sapete è la prima volta che svolgiamo un evento del genere, non abbiamo solo pensato ai nostri cari premiati ma all’Avvocatura tutta. Infatti, è proprio nei momenti in cui il futuro appare più incerto che si trae nuova forza e speranza dall’esempio di chi ci ha preceduto e che ha così ben onorato. Era il 1987, l’anno in cui vi iscrivevate all’Albo di Roma; intraprendevate la professione nell’anno in cui nel nostro Paese esplodeva lo scandalo delle “carceri d’oro” che vedeva coinvolti, tra gli altri, alti rappresentanti del mondo politico e istituzionale, preludio all’avvio della ben più famosa “tangentopoli”; era l’anno in cui la Mafia uccideva Giuseppe Insalago, ex Sindaco di Palermo e il mondo politico, come reazione, insediava una nuova Commissione Parlamentare Anti-mafia. Sempre nello stesso anno, le Brigate Rosse assassinavano il senatore Roberto Ruffilli e, nel medesimo periodo, dopo otto anni di udienze, veniva finalmente emessa la coraggiosa sentenza per la strage di Bologna. Nello stesso anno, a fine luglio, venivano arrestati per l’“omicidio Calabresi”, Sofri, Pietrostefani e Marino. È anche l’anno in cui fu assassinato da Totò Riina, Francesco Madonia e Pietro Ribisi, il Presidente della Prima Sezione della Corte d’Assise d’Appello di Palermo, Antonino Saetta, insieme al giovane figlio Stefano. Ciò accadde pochi mesi dopo la conclusione del processo relativa all’uccisione del Capitano Basile che vedeva imputati pericolosi capi mafia emergenti, come Vincenzo Buccio, Armando Bonanno e Giuseppe Madonia, nomi che ormai ci sono noti e che tutti ricordiamo. Si trattò di un omicidio che fu la reazione della Mafia a un processo che in primo grado si era concluso con una sorprendente e molto discussa assoluzione ma che decretò proprio in Corte d’Assise d’Appello, con la Presidenza del Magistrato Antonino Saetta, la condanna degli imputati alla massima pena, nonostante i tentativi di condizionamento effettuati sulla Giuria popolare e, si pensa, anche sui medesimi giudici togati. È l’inizio della guerra della Mafia allo Stato che vedrà negli anni successivi molti altri martiri, e approfitto quindi di questa occasione per rivolgere a nome di tutti un pensiero grato proprio alla Magistratura per non essersi fatta intimidire da quel clima e per aver resistito nonostante le gravi perdite subite. Potrei continuare a lungo la citazione degli eventi del 1987, riportando alla nostra memoria episodi che ci fanno ritornare giovani e forse sono anche dimenticati da qualcuno. Per esempio, e mi fermerò qui come ricordo, fu l’anno in cui si celebrò l’inaugurazione del sistema operativo Windows, che ha cambiato il lavoro di tutti noi e forse di tutti i lavoratori del mondo. Però quello che mi preme è solo che si tenga presente quale contesto, in quale Italia, Voi Colleghi oggi premiati, iniziavate coraggiosamente la professione dell’Avvocato. Ebbene, se oggi il nostro Paese è uscito da quegli anni bui, se pur tra mille odierne difficoltà possiamo annoverare l’Italia tra le grandi democrazie del Mondo, questo lo dobbiamo anche a tutti Voi. Al coraggio, all’intraprendenza, all’incessante opera che avete esercitato ed esercitate sempre con indipendenza ed autonomia nei diversi ambiti nei quali l’avvocato è chiamato a svolgere la sua professione. Ma proprio come non sono finiti i problemi dell’Italia, così non è certo terminato il vostro lavoro di apprezzati avvocati, al contrario, proprio perché vi trovate ai vertici della professione e costituite un punto di riferimento per tutti, ancor più siete chiamati a incoraggiare ed assistere tutti i Colleghi, specie i più giovani affinché non soggiacciano alle notevoli difficoltà dei nostri tempi ma sappiano lottare e ben operare per preparare, anch’essi, un avvenire migliore per il nostro Paese. E proprio dal vostro esempio i nostri giovani colleghi possono quotidianamente cogliere quelli che, secondo un noto scritto di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, sono i requisiti di un avvocato: la scienza, la diligenza, la verità, la fedeltà e la giustizia. Grazie, dunque, a nome di tutti noi. 38 Foro Romano Attività del Consiglio L’insidia delle “bucce di banana” sulla strada del Diritto Pietro Di Tosto Segretario del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma B uongiorno a tutti, grazie per essere intervenuti. Vi voglio parlare di una persona famosa che una volta disse “Non siamo nella Repubblica delle banane, però qualche banana in Italia c’è perché vengono dette cose veramente singolari”, era l’avvocato Gianni Agnelli. Non vi voglio parlare però della Repubblica delle banane mutuando le parole di un illustre collega, ma delle insidie che le bucce delle stesse lasciano al suolo, al suolo dei partecipanti al ristretto banchetto della politica e che sono in grado di provocare gravi danni ai cittadini e ai professionisti. A volte ci si dimentica che i professionisti, nonostante qualcuno si aspetti che si levino dai piedi, aldilà delle leggende popolari sono anche dei cittadini. Potrei parlarvi della reintroduzione della mediazione obbligatoria che nonostante tutte le battaglie dell’avvocatura e le decisioni della Corte Costituzionale, oggi ci vengono riproposte come la risoluzione di tutte le difficoltà economiche del Paese e come strumento per velocizzare la giustizia. Vi voglio parlare della singolarità della introduzione delle norme di cui ai decreti legislativi 155 e 156 del 2012 sul riordino dei Tribunali, beh sì, questa è veramente una singolarità. Si riduce la presenza sul territorio delle istituzioni della Magistratura accorpandole, sopprimendole e si chiede che da qui si tragga uno slancio per migliorare l’efficienza. Teoria un po’ confusa perché è come se un imprenditore chiudesse le proprie sedi per migliorare la propria efficienza; dovrebbe chiudere le sedi in perdita. Vi voglio fare un esempio, quello della sezione distaccata del Tribunale di Ostia dove venivano gestiti cinquemila procedimenti. Ostia è una delle duecentoventi sezioni distaccate soppresse in Italia: ha cessato l’attività il tredici settembre scorso. La cosa altrettanto singolare è che questi procedimenti confluiranno al Tribunale di Roma, che aveva già difficoltà negli spazi e che o il Presidente Bresciano ci ha nascosto degli spazi che non avevamo, oppure avrà delle ulteriori difficoltà per poter fissare le udienze e per trovare nuovi spazi per i Magistrati e, allora, se il Tribunale di Roma ha i numeri più alti come numero di cause non sappiamo come ver- Foro Romano ranno gestite, ancora, questi cinquemila procedimenti. E la cosa altrettanto singolare è che invece sono state salvate in Italia tutte le sedi dei tribunali piemontesi, altra singolarità che qualcuno forse avrebbe dovuto spiegare ai cittadini. Quindi chiudiamo i tribunali, li accorpiamo ad altri, chiudiamo le sezioni distaccate e risparmiamo. Questo teorema è tutto da dimostrare. A uno sguardo più attento i numeri della manovra potrebbero apparire forse idonei a raggiungere questo traguardo, sopprimere trentasette tribunali minori, sopprimere duecentoventi sezioni distaccate e seicentosessantasette Uffici del Giudice di Pace su ottocentoquarantasette in essere. E nessuno però in tutta questa situazione ha pensato ai costi che si erano sostenuti per costituire dei tribunali. Vi faccio un piccolo esempio, ci saranno sei milioni di euro sostenuti dal Comune di Cuneo per assorbire le sezioni distaccate dei Tribunali di Saluzzo e Mondovì, quattro milioni di euro per assorbire, da parte del Tribunale di Potenza, il Tribunale e la sezione distacca di Melfi e così vi potrei fare altri duecentodiciotto esempi ma, ancora, il Tribunale di Aquiterni è costato cinque milioni di euro e oggi è fuso con il Tribunale di Alessandria; il Tribunale di Bassano del Grappa per i contribuenti è costato dodici milioni di euro; il Tribunale di Chiavari, che verrà chiuso tra ventiquattro mesi, è costato quattordici milioni di euro; il Tribunale di Modiga, oggi fuso con quello di Ragusa, è costato dodici milioni di euro e il Tribunale di Tolmezzo, oggi fuso con quello di Udine, è costato quattro milioni di euro. Sono dei piccoli esempi per farvi comprendere che di quei cinquanta milioni che forse qualcuno sbandiera che verranno risparmiati, ne abbiamo già spesi ventiquattro milioni con questi esempi di Tribunali che vi ho accennato. Dicono che si risparmieranno gli affitti per le sedi. In realtà i Tribunali sono quasi tutti in sedi che appartengono al Demanio dello Stato. Tutta questa confusione, tra l’altro, è ancora sottolineata dai costi delle notifiche dei tribunali minori per i quali, ovviamente, saranno ancora più importanti. E allora ritorno alla domanda iniziale, dov’è la convenienza? Grazie. 39 Attività del Consiglio Dalla macchina da scrivere al computer l’Avvocato è sempre presente Donatella Cerè Tesoriere del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma G entili Signore, Signori, Autorità, Signori Magistrati e Avvocati e Colleghi del libero Foro. Non vi nascondo una certa emozione vedendo tanti amici e colleghi in questa aula, dove il Consiglio ha il suo cuore pulsante, ricevere per la prima volta e festeggiare insieme a noi un importante traguardo intermedio di onorata professione forense: le nozze d’argento con l’avvocatura. Gran parte della mia emozione deriva dal pensiero che questo traguardo verrà raggiunto anche dalla sottoscritta il prossimo anno e, preparando questo breve saluto che rivolgo a Voi, ho così avuto modo di tornare indietro con la memoria e di interrogarmi di quanta strada è stata compiuta dalla nostra categoria e quanto è cambiato il ruolo de patrocinatore legale negli anni e nella storia. Naturalmente, a un nostro collega, all’avvocato Marco Tullio Cicerone, tagliarono la testa, Napoleone voleva tagliare la lingua agli avvocati ma è anche vero che si tratta di tempi andati, per nostra fortuna, ma prendiamola in positivo, siamo maestri di questo indubitatamente. Sant’Alfonso de Liguori formulò per l’avvocato le dodici regole morali nel suo auto-libretto degli obblighi dei giudici, avvocati accusatori e rei. Delle dodici regole morali la conclusiva riassume i fondamentali requisiti per un avvocato, validi ancora oggi e l’indica nella scienza, nella diligenza, nella verità, nella fedeltà e nella giustizia, fu il padre antisiniano del nostro codice deontologico, ebbene tutt’oggi il buon esercizio della professione forense che a partire dall’antica memoria dei nostri padri di Roma è passato e passa attraverso alterne vicende fondato su quello che è il senso di responsabilità dell’avvocato verso se stessi, verso i colleghi, verso la giustizia e verso la società. Quotidianamente abbiamo la consapevolezza che partecipiamo in ogni controversia ad una contesa nella quale non è mai facile separare la passione dalla ragione ma noi dobbiamo ricordare che la contesa era una divinità che Esiodo definisce “dal cuore violento ed odiosa, per ricercare di panare con paziente onestà il filo sincero che è in ogni lite attraverso quelle che sono le opposte ragioni e ci può condurre a prevenirla o quanto meno a scio- glierne i nodi nel modo più possibilmente sereno”, la chiave moderna, possiamo così dire dell’antica dea Contesa, oggi può prendere il nome di mediazione. Calamandrei nel 1950 definiva l’avvocato un giurista pratico, il patologo del rapporto umano, l’operatore sociale pre e para giudice nel processo, diceva, e organo della difesa autonomo, indipendente, leale, corretto, dominus della tecnica, vero “nunzius partis”. Ma oggi l’avvocato è diventato un soggetto bipolare che lo vede scisso dal rispetto e conformità a quelli che sono i dettami etici, morali che deve continuare ad osservare e di converso la post-modernità, le ultime normative in tema di esercizio della professione, la classe dirigente ed una nuova mentalità sociale antropologica hanno imposto nuove regole impartendo tempi sempre più ristretti trasformando l’avvocato in un informatico giuridico. Significativa è una recente ordinanza del 2012 della Cassazione Civile che ha dichiarato inammissibili due ricorsi, stampati fronte-retro con il copia e incolla, esageratamente lunghi e tali da onerare il giudicante dall’estrapolazione di quello che sarebbe effettivamente rilevante per il giudizio. Bè questo probabilmente con la carta carbone e la macchina da scrivere venticinque anni fa non sarebbe accaduto, in questo quadro però possiamo dire comunque che il virus informatico è presente, invero, anche nelle sentenze, se vogliamo, dei giudici e nei diversi provvedimenti che in virtù della videoscrittura, tecnicamente benefica per i tempi di redazione degli atti giudiziari, e l’uso delle banche dati, la digitalizzazione con quello che è il processo telematico è comunque destinata a dilatarsi, a uniformare l’organizzazione dei tempi della giustizia. Ed allora come l’avvocato potrà curare questo sdoppiamento della professionalità? Forse con le parole di Gandhi che ha svolto per quasi vent’anni l’attività di avvocato che così ha sintetizzato la sua funzione “Mirare a ricomporre le parti lacerate a pezzi e portare avanti compromessi privati senza nulla perdere e certamente non la mia anima”. Grazie a tutti voi per l’attenzione e a voi tutti e ai vostri familiari auguro una felice giornata di festa. 40 Foro Romano Attività del Consiglio L’Avvocato “faro” di una società che si sta perdendo nel buio Remo Pannain Avvocato del Foro di Roma B uongiorno a tutti, Avvocati del Consiglio dell’Ordine, Magistrati ma soprattutto buongiorno a Noi Avvocati che abbiamo fatto l’esame da procuratore nel 1987 o quantomeno che ci siamo iscritti nel 1987. Sinceramente, quando ho ricevuto l’invito per venire a questa cerimonia sono rimasto molto perplesso, perché ho pensato che 25 anni di professione non sono poi un così grande traguardo, d’altra parte pochi giorni fa mio padre ne ha festeggiati 60. Poi mi hanno telefonato e mi hanno chiesto se avessi voluto parlare, qualora fossi venuto, e, in quel momento, il pavone che è dentro di me ha fatto la ruota ed eccomi qui. Eccomi qui a ricordare con Voi l’entusiasmo che abbiamo tutti avuto quando finalmente abbiamo superato l’esame da Procuratore. Gli orali da Procuratore erano una grande tensione: ai nostri tempi, lo ricorderete, si portava tutto, mentre oggi si portano meno materie. E quando abbiamo finito l’esame, quando io ho finito l’esame, quando mi hanno detto che avevo superato quello che doveva essere l’ultimo esame importante della vita, mi sono lanciato, come credo tutti noi, nel Foro di Roma e ho cominciato una professione che in realtà già facevo da tre anni (i due anni di pratica e l’anno intercorso tra lo scritto e l’orale) con un entusiasmo straordinario che, credo, ognuno di noi possa ricordare in questo momento. In questi anni siamo passati attraverso dei cambiamenti straordinari, direi epocali, e siamo ancora qui. Siamo passati attraverso cambiamenti normativi importantissimi. ne ricordo pochi tanto li sapete anche Voi: hanno tolto la figura del Pretore (in Italia, la culla del Diritto, ne sono stati capaci, e mi fa ridere pensare che il Ministro di Grazia e Giustizia del tempo è stato Professore di Diritto romano) per trasformarla nella figura del Tribunale in composizione monocratica che in italiano lascia il tempo che trova; siamo passati attraverso il cambiamento dei codici di procedura, il Codice di Procedura Penale. Chi ha fatto l’avvocato penalista almeno per un po’ si ricorda che si affrontavano i processi con il vecchio codice dove si andava di fronte a un giudice che sapeva di cosa si parlava, che conosceva il processo, mentre oggi si arriva davanti a un giudice che del processo non sa niente e bisogna cominciare tutto daccapo. È un Codice di Procedura Penale fallito prima ancora di cominciare. Ricordo di aver letto, a suo tempo, un articolo di Giovanni Leone sul quotidiano “Il Tempo” (e Giovanni Leone era un processualpenalista straordinario) che prima ancora che il Codice Foro Romano di Procedura Penale entrasse in vigore ne aveva già identificato tutti quelli che poi sarebbero stati i difetti che noi, oggi come oggi, vediamo ogni mattina in tribunale; un Codice di Procedura Penale che meriterebbe, forse salvando solo l’istituto del patteggiamento da applicare davanti al Giudice Istruttore, di essere abrogato domani mattina. Questo è il mio pensiero ma lascia il tempo che trova. Ci hanno promesso (io non mi occupo di processi civili ma ho sentito amici e colleghi) grandi modifiche, grandi successi, grandi velocizzazioni con il nuovo Codice di Procedura Civile. Eppure, sembra che anche questo nuovo Codice di Procedura Civile non sia stato un successo. E ora è entrato in vigore, se non sbaglio, il nuovo codice di procedura amministrativa: diamogli il tempo di dimostrarci (almeno lui) che forse funziona. Ma le grandi modifiche, i grandi cambiamenti epocali si racchiudono poi in una cosa (per noi avvocati veramente un po’ triste): l’ennesima variazione delle tariffe professionali, e francamente condivido l’idea che gli avvocati devono fare delle grandi battaglie, ma mi sembra che, soprattutto con la modifica delle tariffe professionali, per l’ennesima volta queste grandi battaglie le abbiamo perse tutte. E allora, forse, è tempo di pensare che l’Avvocato non deve scendere in piazza, che l’avvocato non ha interesse ad astenersi dalle udienze o scioperare come dicono tutti gli altri, che l’Avvocato è una persona importante per cultura, per tradizione, diciamo anche per lignaggio e che, forse, dovrebbe essere proprio il nostro stile e il nostro modo di fare, improntato secondo quei valori che ci sono stati insegnati dai nostri maestri, a fare in modo che da domani queste battaglie possano essere affrontate con modalità differenti e probabilmente vinte. Ecco, io credo che gli avvocati debbano ricordarsi di essere una forza enorme, se non altro numericamente. Noi abbiamo visto un cambiamento epocale anche riguardo il rapporto con i giovani: oggi io vedo dei giovani che si avvicinano ad avvocati (che io conosco da vent’anni e ai quali io non mi permetto di dare del TU), dicendogli “scusa collega mi puoi fare…”, cioè non è nello stile nel quale noi dovremmo vivere e siamo nati. Però se è vero che abbiamo scelto di fare la professione forense perché credevamo nella figura dell’avvocato, come ce lo siamo sempre immaginato, è giusto ed è nostro dovere fare in modo che anche i giovani avvocati abbiano questo ricordo, abbiano questa immagine, abbiano l’idea di quella che dovrebbe essere e deve essere l’Avvocatura. 41 Attività del Consiglio Tuttavia, noi, nonostante tutto quello che è passato e il cambiamento in atto, siamo ancora qui. E io, allora, voglio ringraziarVi, Avvocati del Consiglio dell’Ordine, per avermi invitato a prendere la parola perché così avete fatto in modo che io riflettessi un attimo sull’importanza che noi abbiamo. Se noi oggi siamo qui a festeggiare il fatto che siamo un po’ vecchi (ma ancora non tanto vecchi) questo significa anche, e me ne sono accorto pensando a quello che avrei dovuto dire a voi e anche a me stesso, che noi per età siamo oggi i timonieri della barca della giustizia. Tuttavia, siamo in una società particolare. Oggi dobbiamo essere consapevoli che anche per lignaggio, per cultura, e soprattutto per dovere sociale, noi siamo anche il faro di una società che si sta perdendo nel buio. E se saremo consapevoli della necessità ma soprattutto del dovere di tenere tra noi una forte collaborazione, mantenere vivo un forte spirito di colleganza e faremo quello sforzo che non sempre facciamo, perché costretti a guardare gli interessi del nostro studio, della nostra quotidianità, e che invece dobbiamo fare, pensando che l’altro collega sia io, allora sapremo guidare la nave oltre la tempesta, anzi oltre le tempeste (perché nel mare ce ne sono tante) e, soprattutto, saremo in grado di condurre la nave della nostra Avvocatura ma soprattutto la nave della nostra vita, dei nostri figli e dei nostri nipoti verso un futuro radioso, pieno di soddisfazioni anche e giustamente economiche, in una società, mi piace pensarlo, molto migliore di quella di oggi. 42 Foro Romano Attività del Consiglio I “nostri” colleghi da 25 anni al servizio della Giustizia Emilio ABATE Ivana ABENAVOLI Giuseppe Romano AMATO Raffaele AMBROSIO Fernando AMODIO Angelo ANGELONI Michele ARDITI DI CASTELVETERE Giovanni ARILLI Fabrizio Fabio AROSSA Assunta ATTANASIO Giuseppe BARBERIS Cosmo BASSO Giuliano BASTIANELLI Valerio BATTISTELLI Simona BELLETTINI Felice Massimo BEVELACQUA Alfredo BIAGINI Romano BIANCHI Giovanna BIONDI Claudio BOAZZELLI Giuseppina BONITO Rita BRANDI Lillo Salvatore BRUCCOLERI Sandro BUDONI Dario BUFFONI Patrizia BUONONATO Dario BUZZELLI Elena CAPARELLO Roberto CAPPELLI Maria Cecilia CARDARELLI Antonio CARRERA Maria CASAGRANDE Vincenzo CAVALLARO Stefania CECI Maria Leonilda CHIRICO Oriana CIANCA Rosamaria CIANCAGLINI Sabina CICCOTTI Andrea CIFARIELLO Antonio CIMELLARO Alessandro CLEMENTE Riccardo COMITO VIOLA Luisa Giustina CORAZZA Roberto CROCE Fabio CUTRUZZOLÀ Giovanni D’AMICO Roberto D’AMICO Foro Romano Paola D’ELIA Ettore D’OVIDIO Enrico DE CRISTOFARO SIVILIA Roberto DE LISA Michele DE LUCA Francesco Saverio DE MARIA Gilda DE PROPRIS Beatrice DE SIERVO Maria Giovanna DE TOMA Gaetano DELL’ACQUA Fabio DELORENZI Carla DI CASTRO Vincenza DI MARTINO Elisabetta DI NOIA Daniele DI PORTO Carola DI TARSIA DI BELMONTE Francesco ELMO Livio ESPOSITO Vincenzo Maria FARGIONE Riccardo FAZIOLI Maria Teresa FERA Alessandra FERRANTI Alessandro FERRETTI Grazia FIERMONTE Giacomo FIGÀ Guglielmo FRIGENTI Luciana FULCINITI Alessandro GAGLIARDINI Adriano GALLO Chiara GELSUMINO Carmela GEMBILLO Francesca Romana GENOVESI Mauro GIGLI Maria Paola GIORGI Leonardo GNISCI Angelo GRANDONI Carlo GRILLI Umberto GRISCIOLI Maria Teresa GUALTIERI Eugenio GUASCO Massimo GUIDUCCI Alessandra GULLO Albertina IANNI Anna IARICCI Ester Maria LATINI Giuseppe LEBANI Raffaele LENER 43 Attività del Consiglio Pasquale LETEO Massimo LETIZIA Massimo LIBERTINI Susanna LOLLINI Giuseppe LOREFICE Francesco LORENTI Stefano LUCIDI Rosa MAFFEI Matteo MANDÒ Margherita MANTINI Giampiero MARGIOTTA Roberto MARINEO Roberto MARTIRE Daniela MAURELLI Anna Sofia MAURO Roberto MAZZUCCA Silvana MELIAMBRO Massimo MELLARO Luciano MENNELLA Brunella MERCURI Fabrizio MERLUZZI Massimo MEROLA Roberto MINUTILLO TURTUR Celeste MOLA Marco Saverio MONTANARI Barbara MORABITO Fabrizio MORANDI Cinzia MORICONI Maurizio MORO Patricia MOSCHESE Giulio MURANO Massimo MUSCELLA Anna MUSIO Alessandro MUSMECI Marcello NALDINI Maria Rosaria NERI Alessandro NICOLETTI Antonio NICOLETTI Giovanni NUNNARI Antonello NURCHIS Valerio ONESTI Teresa PACILEO Laura PALOMBO Remo PANNAIN Rosarina PAPASODARO Maria Teresa PASTORE Emanuela PASTORE STOCCHI Emilio PERSICHETTI Francesco PERSIO Fabrizio PERTICA Sabino PIACENZA Lorenzo PIERINI Andrea PIVANTI Flavio Maria POLITO Donato PRILLO Claudio PRINCIPE Alfonso QUINTARELLI Giulio RAGAZZONI Fabrizio RAMINI Fulvio RANALDO Emilia RECCHI Francesco RIMOLI Fabio ROCCO Ranieri RODA Francesco ROSELLI Massimo ROSI Marcella ROSSI Maria Laura ROSSI Marina ROSSI Arturo SALERNI Giulia Anna Maria SALERNI Teresa SALVATORE Angelo Alessandro SAMMARCO Francesco Antonio SANTINI Simona SANTOBONI Patrizia SANTONI Roberto SARRA Gaetano SCALISE Nicola SCIANNIMANICO Claudio SCOGNAMIGLIO Patrizia SIDELI Angelo SIMONELLI Alessandra SIRACUSANO Rosapietrina SODDU Patrizia SOLDINI Antonio SPATARO Elena STORTONI Mario TEOFILI Maria Sofia TONOLO Laura TRICERRI Domenico TULLI Stefano TURCHETTI Peter UGOLINI Giorgio VACCARO Carlo VALENTI Giovanna VALENZA Andrea VARANO Antonfrancesco VENTURINI Marco VINCENTI Giuseppe VONA Eleonora ZICCHEDDU 44 Foro Romano Attività del Consiglio Nella seduta del giorno 19 dicembre si è tenuta la toccante cerimonia di passaggio di consegne della carica di Consigliere Tesoriere da Donatella Cerè ad Antonino Galletti. Riportiamo i loro interventi a testimonianza dell’evento. Un arrivederci e un nuovo inizio Donatella Cerè Tesoriere del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma C ari Amici Consiglieri, sono “nata” nel 2001, anno del Commissariamento, in quel periodo così buio per la nostra onorata Istituzione. In quel momento storico così delicato fu necessario ristabilire l’immagine ed il prestigio della nostra categoria; l’oneroso compito fu rimesso nelle mani del Presidente Federico Bucci, a cui vanno i miei più profondi sentimenti di stima e riconoscenza, per tutto quello che ha dato all’Avvocatura Capitolina e per aver fortemente creduto in me. È innegabile il formidabile contributo ricevuto sia sotto il profilo umano che di crescita professionale in tutti questi anni, in cui mi sono occupata: del patrocinio a spese dello Stato, degli opinamenti su parcelle professionali, della disciplina, della Camera arbitrale, della commissione sportiva e culturale, del difensore civico forense, della commissione giovani, della tesoreria. Credo, in coscienza, di avervi sempre adempiuto con grande spirito di servizio e senso di appartenenza. In questo tempo ho avuto modo di conoscere altri tre Presidenti: - Alessandro Cassiani – uomo di pacificazione; - Antonio Conte – pratico e concreto, con il quale mi sono confrontata e spesso scontrata in animate adunanze; - Mauro Vaglio – equilibrio e innovazione, che mi ha riconosciuto un ruolo di grande responsabilità a coronamento di una lunga militanza consiliare, conferendomi la prestigiosa nomina di Tesoriere e responsabile della deontologia e della disciplina. A Loro va il mio più sentito ringraziamento, come anche a tutto il personale dipendente del Consiglio, che è stato per me come una seconda famiglia. Allo stesso modo ringrazio tutti i 38 Consiglieri che ho conosciuto in questi anni, il Segretario amico Pietro Di Tosto e tutti Foro Romano i neoeletti, Fabrizio, Aldo, Roberto, Matteo e Isabella rivolgo un augurio sincero di buon lavoro. Ad Antonino Galletti, Riccardo Bolognesi, Mario Scialla, Mauro Mazzoni con i quali ho condiviso momenti di autentica proposizione e battaglie appassionate in favore dell’Avvocatura – vanno i miei più profondi sentimenti di affetto e di grande amicizia. È assai difficile dopo ben 13 anni trascorsi al servizio dell’Istituzione Forense Capitolina rassegnare le dimissioni, trovando le parole adeguate a una simile circostanza senza riempirle di retorica e senza che il cuore venga sopraffatto dall’emozione; è difficile lasciarVi in un momento di grandi cambiamenti, in un periodo storico dove si tenta di demonizzare gli ordini professionali, in cui la nostra classe dirigente ha attuato tutta una serie di riforme (la legge sulle liberalizzazioni, la media conciliazione obbligatoria, il filtro sulle impugnazioni, la nuova geografia giudiziaria, decreto del fare, pacchetto sicurezza) atte a svilire l’immagine dell’avvocato e della nostra amata professione. L’avvocatura deve con forza e tenacia dimostrare di avere un grande orgoglio e senso di appartenenza alla categoria, di avere grandi ideali e grande cuore. Da domani per me inizia un nuovo impegno, la Cassa Forense, alla quale dedicherò tutte le mie energie al servizio dei Colleghi, che mi auguro continueranno a nutrire in me la fiducia di sempre, che è la cosa che mi dà la forza più grande. Di Loro porterò dentro di me il ricordo, il senso vero della loro amicizia, la solidarietà dei momenti difficili, la condivisione delle idee, il sostegno incondizionato, la fiducia e la stima, che hanno contribuito a rendere felici anche le mie giornate più amare… È a tutti Loro che va il mio più vivo ringraziamento e il mio abbraccio ideale. Con i miei, migliori auguri per le imminenti festività natalizie. 45 Attività del Consiglio Il mio impegno per una “casa di vetro” Antonino Galletti Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma Il Presidente, preso atto delle dimissioni del Consigliere Tesoriere Avv. Donatella Cerè, propone, quale nuovo Consigliere Tesoriere dell’Ordine Forense romano, il Consigliere Avv. Antonino Galletti, in virtù delle particolari competenze in campo del diritto amministrativo e per il riconoscimento ricevuto dagli avvocati romani in occasione delle ultime elezioni per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma. Il Consiglio, all’unanimità dei presenti e per acclamazione, elegge alla carica di Consigliere Tesoriere del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, il Consigliere Galletti. Dichiara la presente delibera immediatamente esecutiva. vere l’organizzazione del nostro Ordine alla luce dei rinnovati compiti che ci sono stati attributi dal legislatore (artt. 25 e 29 L. 247/2012) e delle funzioni che abbiamo il dovere di svolgere per la tutela dei diritti e degli interessi di noi stessi e dei nostri iscritti. La Tesoreria del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, proseguendo il percorso già intrapreso, dovrà diventare una vera e propria “casa di vetro”, attraverso la quale gli iscritti potranno scandagliare l’efficacia, l’efficienza e l’economicità della nostra azione d’indirizzo amministrativo. È urgente snellire e automatizzare, con l’ausilio dell’informatica e della telematica, i vari procedimenti amministrativi ed è nostro dovere istituzionale procedere alla riscossione dei crediti accumulati nei confronti degli iscritti morosi, proprio per consentire alla stragrande maggioranza dei colleghi virtuosi di continuare a beneficiare della consistente riduzione della quota d’iscrizione annuale già deliberata lo scorso anno, pure avendo addirittura incrementato al contempo i servizi in favore dell’Avvocatura. È necessario poi dotarci di una disciplina regolamentare e di dettaglio, in linea con le sopravvenute modifiche legislative, che ci consenta di disciplinare procedimenti e settori sino a oggi ancora affidati alla prassi e al buon senso; ciò, soprattutto, affinché i nostri dipendenti possano assumersi gli oneri e le responsabilità che competono loro sulla base di indicazioni precise e oggettivamente verificabili, al fine di consentirci di premiare coloro che intenderanno distinguersi, consentendo recuperi di efficienza e riduzioni di costi. Sarà poi nostro compito comunicare agli iscritti come sono investiti i loro denari e quali sono i servizi e le possibilità dei quali all’occorrenza è possibile fruire rivolgendosi all’Ordine, anziché aliunde; l’esperienza, infatti, ci insegna come talvolta la disattenzione, unita alla disorganicità degli interventi normativi, spinge taluni a invocare servizi invero già disponibili ovvero interventi ordinistici già puntualmente posti in essere. Da ultimo, mi riservo di riferire puntualmente al Consiglio ogni criticità nella quale immancabilmente mi imbatterò nel prosieguo per sollecitare decisioni collegiali che possano attingere all’esperienza personale, professionale e politica di ciascuno dei Consiglieri nella convinzione che, nella ricerca del bene comune per la famiglia forense romana, non possano esserci distinzioni di ruoli e di parte. Grazie, dunque, per la fiducia che spero di ripagare con l’impegno e la dedizione in favore dell’Avvocatura romana anche nella nuova carica alla quale mi avete chiamato, consentendomi così l’onore e il privilegio di rappresentare uno degli Organi istituzionali del nostro prestigioso Ordine distrettuale”. “C aro Presidente e cari Consiglieri, ringrazio infinitamente per la fiducia dimostrata con l’elezione unanime e per acclamazione a Consigliere Tesoriere dell’Ordine più importante d’Europa per storia, tradizione e dimensioni e, ne sono certo, anche per la qualità e la quantità delle questioni che stiamo affrontando e decidendo assieme per colmare le lacune e per adeguarci al mutato panorama legislativo di riferimento. Il mio primo pensiero va doverosamente al Consigliere Tesoriere Cerè, la quale, poco fa, ha rassegnato le dimissioni, esercitando il diritto d’opzione a seguito dell’elezione nel comitato dei delegati della nostra Cassa forense, dove – ne sono certo – proseguirà, con la stessa tenacia e oculatezza che ha dimostrato quale Tesoriere, a tutelare al meglio i diritti e gli interessi previdenziali e assistenziali dell’Avvocatura e, in particolare, di quella capitolina. Devo poi ricordare tutti i Colleghi e Amici con i quali ho condiviso, dal 2008 ad oggi, diversi passaggi importanti della mia vita personale e professionale (in primis, tutti i Delegati ai vari Congressi Nazionali ai quali ho partecipato da Bologna in poi e l’Assemblea O.U.A. della quale ho avuto l’onore di fare parte), i quali ci hanno accompagnato e sostenuto sino alla trionfale e plebiscitaria elezione di febbraio 2011: da tutti ho avuto modo di imparare e dai più esperti ho potuto apprendere nozioni e insegnamenti che si sono rivelati indispensabili. La parte finale del triennio di consiliatura sarà particolarmente impegnativa e ardua per l’Avvocatura: è prevedibile che i soliti improvvidi interventi legislativi di fine anno, senza preventiva concertazione e seguendo una prassi purtroppo oramai costante negli ultimi anni, ci penalizzeranno ulteriormente; sono attesi i regolamenti attuativi della legge di riforma professionale che è ancora, per così dire, “al palo”, essendo intervenuti soltanto tre regolamenti del Consiglio Nazionale Forense (e nessuno di quelli ministeriali). Occorrerà rivedere e riscri- 46 Foro Romano Attività del Consiglio Fédération des Barreaux d’Europe: assemblea generale a Francoforte A cura della Redazione D al giorno 30 maggio al 1° giugno si è tenuta a Francoforte l’Assemblea Generale annuale della Fédération des Barreaux d’Europe a cui l’Ordine di Roma ha partecipato con il Consigliere Delegato ai rapporti internazionali Isabella Stoppani. Il primo giorno è stato dedicato alla cerimonia di premiazione della Signora Michelle Bachelet, ex Presidente del Cile ed ex Vice Segretario Generale dell’ONU, alla quale è stato conferito il premio umanitario dell’Ordine degli Avvocati di Francoforte, con l’intervento del Prof. Simon, Presidente della F.B.E. e dell’Ordine degli Avvocati di Francoforte, del Tesoriere comunale di Francoforte, Uwe Becker e del Ministro della Giustizia, Integrazione ed Affari Europei dell’Assia, Vice Primo Ministro, Jorg-Uwe Hahn, che ha, in tale occasione, conferito una onorificenza al Presidente Lutz. Il 31 maggio, dopo il discorso introduttivo del Presidente Simon, il Presidente dei Ministri dell’Assia, Volker Bouffier e il Segretario di Stato parlamentare nel Ministero Federale dell’Economia hanno discusso della situazione attuale dei mercati finanziari e legali in Europa. Si è richiamata l’importanza fondamentale dell’Avvocatura che deve mantenere l’indipendenza per la tutela del bene comune, messa fortemente a rischio negli Stati dove è in difficoltà la democrazia; si sono messe in evidenza le difficoltà dei giovani avvocati e dei giovani in generale, rilevando che il grave fenomeno della disoccupazione oltre a essere un problema economico è anche un problema di democrazia, con la necessità di richiamarsi alla solidarietà oltre che alla solidità e nell’auspicio che i mercati si dotino di solide regole. Si è, altresì, sottolineata la necessità della conoscenza internazionale, e dell’importanza, soprattutto per i giovani, di maggiore specializzazione, tenuto conto del fatto che a fianco di studi sempre più grandi vi è spazio per studi “di nicchia”, con approfondita preparazione in settori specifici, con capacità, nella consulenza alle imprese, di anticipare lo sviluppo futuro anche dei mercati. L’argomento è stato ampliato dalle relazioni del Dott. Christian Dove (Francoforte), sul ruolo degli avvocati nella risoluzione della crisi del debito sovrano e della crisi finanziaria; di Marcus Hartung (Amburgo), sui mercati legali in seguito alla crisi finanziaria; e dagli interventi di Aurora Austriaco (Presidente dell’Ordine forense di Chicago), che ha ribadito l’importanza dell’indipendenza dell’Avvocatura, la necessità, per gli avvocati, di penetrare nuovi mercati anche fuori dagli Stati Uniti, sot- Foro Romano tolineando la rilevanza del ruolo degli Ordini nella formazione continua; Michel Benichou (Grenoble, Vice Presidente del C.C.B.E.), che ha messo in rilievo come la responsabilità della crisi non sia certamente da attribuirsi agli avvocati, che la crisi internazionale ha portato ad una deregolamentazione pericolosa, rammentando che il Prof. Monti, nel 2003, affermava che la professione di avvocato era troppo protetta, ma in relazione a ciò ha osservato che non devono prevalere le regole del mercato e della finanza, vera responsabile della crisi, ha ribadito che il valore fondamentale dell’Avvocatura, oltre all’indipendenza, è la deontologia, l’importanza della formazione continua obbligatoria, la necessità di conquistare nuovi mercati, da imprenditori ma non da businessmen e ha concluso sottolineando il ruolo degli Ordini anche quale protezione del cliente nei confronti dell’avvocato; Rod Mole (Devon, Vice Presidente della F.B.E.) ha infine confermato l’importanza fondamentale dell’avvocato per la tutela dei valori di giustizia e libertà nella società. Molto interessante è stato l’intervento di Sheng Leiming, Presidente dell’Ordine forense di Shanghai, che ha illustrato lo sviluppo del mercato legale cinese, tra grandi studi occidentali e sviluppo degli studi cinesi, con un rapporto ancora molto basso tra cittadini e numero di avvocati. Si è proseguito con le relazioni di Richard Susskind (Università di Strathclyte), che ha trattato il tema degli avvocati di domani in un mercato dei servizi legali differenziati, evidenziando l’evoluzione della professione anche in relazione alle nuove tecnologie, tra servizi “su misura” e servizi standardizzati, e ha sollecitato gli Ordini a fornire soluzioni che anticipino il futuro. È stato poi il turno di Chris Hart (Law Society di Inghilterra e Galles), che ha messo in evidenza le difficoltà attuali in Gran Bretagna, con fallimenti di imprese e studi legali, dovuti anche all’aumento delle spese (tra le quali anche le assicurazioni professionali), e l’invito a utilizzare al massimo le proprie capacità, approfondendo conoscenza e preparazione. Hanno poi illustrato brevemente la situazione nei diversi Stati di appartenenza Scott Cooper (Philadelphia, Stati Uniti), Pedro L. Yufera (Barcellona, Spagna), Chris Matthews (Toronto, Canada) e Marcelo Galvao (Brasile). Il 1° giugno si è tenuta l’Assemblea plenaria della F.B.E., con le relazioni dei rappresentanti delle diverse commissioni. Particolarmente coinvolgente l’intervento del Presidente dell’Ordine di Istanbul, che, dopo averne già parlato a Ginevra, ha ulteriormente posto l’accento sulla gravissima situazione 47 Attività del Consiglio degli avvocati turchi, oggetto di misure da parte del Governo perché impegnati nella difesa di manifestanti e oppositori al regime e, ancor più, dei componenti del Consiglio, nella difesa degli Avvocati. Ha chiesto l’aiuto dei colleghi sottolineando il ruolo dell’Avvocatura nella difesa dei diritti fondamentali e della democrazia. Il Consigliere Stoppani ha chiesto al Consiglio di esprimere tutta la solidarietà degli avvocati romani ai colleghi turchi. In tal senso è stata deliberata all’unanimità una risoluzione, così come all’unanimità è stata presa un’altra risoluzione in ordine all’aumento dei costi della giustizia in Spagna, dove gli Ordini stanno svolgendo un ruolo attivo di contestazione. L’assemblea si è conclusa con l’elezione del nuovo Presidente, Rod Mole e di altre cariche. 48 Foro Romano Attività del Consiglio Roma-Francoforte: siglato accordo di cooperazione A cura della Redazione I l giorno 8 ottobre nella storica Aula Avvocati del Palazzo di Giustizia, i Presidenti dell’Ordine degli Avvocati di Roma Mauro Vaglio e di Francoforte, Prof. Lutz Simon, hanno firmato l’Accordo di Cooperazione tra i due Ordini, il cui testo, presentato in Consiglio nella seduta del 12 novembre 2012, è stato approvato nella seduta del 13 giugno 2013. L’evento è stato presentato dal Consigliere Delegato ai Rapporti Internazionali, Isabella Stoppani, che ha ribadito come “Nell’era della globalizzazione e in una fase difficile e complessa della professione forense, ho ritenuto mio compito, soprattutto nei confronti di tanti giovani e preparati Colleghi, favorire lo scambio professionale nell’ambito di un diritto uniforme europeo. Oggi si formalizza la convenzione di cooperazione con l’Ordine di Francoforte che certamente porterà occasioni di conoscenza, lavoro e approfondimento reciproco. Colgo l’occasione per ringraziare i Colleghi del Settore Rapporti Internazionali per la loro collaborazione e in particolare l’Avv. Andrea Pontecorvo, prezioso tramite con i Colleghi tedeschi”. Dopo il saluto dei rispettivi Presidenti, si è tenuto il convegno dal tema “Roma-Francoforte: incontro e confronto tra gli ordinamenti forensi italiano e tedesco” in cui hanno preso la parola per l’Ordine di Francoforte l’Avv. Rudolf Lauda (Amministratore Delegato), l’Avv. Rodolfo Dolce (Coordinatore della Commissione Internazionale) e l’Avv. Stefan Dangel (in qualità di Delegato ai Rapporti Italia-Germania). Per l’Ordine degli Avvocati di Roma, i Colleghi Carlo Martuccelli e Giulio Prosperetti, componenti del Comitato Scientifico del Settore Rapporti Internazionali, che hanno messo a confronto i rispettivi ordinamenti professionali, e l’Avv. Paola Nardini, dell’Ordine degli Avvocati di Venezia, componente del Direttivo della Camera di Commercio italo-tedesca, che ha portato il saluto dell’Ambasciatore tedesco e illustrato il “sistema Germania”, quale occasione di lavoro per gli Avvocati romani. Molto interessante anche l’intervento del Prof. Adolfo Di Majo, che ha portato, nella sua qualità di Vice Presidente, il saluto dell’Associazione per gli scambi culturali tra Giuristi italiani e tedeschi. A tal fine riportiamo il testo dell’accordo di cooperazione per consentire ai colleghi interessati, di entrare in possesso delle informazioni a loro utili, volte a favorire uno scambio stabile di notizie e approfondimento culturale, offrendo loro (e, unitamente ai praticanti avvocati) la possibilità di fare esperienze all’estero sviluppando la difesa comune della professione forense. del suo Presidente, Avvocato Mauro Vaglio E il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Francoforte, in persona del suo Presidente, Rechtsanwalt Prof. Lutz Simon premesso che a) il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma e il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Francoforte ravvisano l’esigenza di incrementare le proprie rispettive relazioni internazionali, nell’ambito di un sistema europeo di istruzione ed apprendimento in grado di contribuire alla formazione di professionisti che soddisfino le esigenze di un mercato del lavoro moderno e competitivo; b) il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma e il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Francoforte intendono quindi concordare l’avvio di iniziative finalizzate allo sviluppo della reciproca conoscenza degli ordinamenti giuridici di Italia e Germania e del contesto giudiziario e sociale di ciascuno dei due Paesi, in relazione alla attività forense e legale in genere; c) il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma e il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Francoforte intendono perciò avviare ed instaurare rapporti di collaborazione e cooperazione culturale tra le due Istituzioni, per condividere esperienze, idee, occasioni di formazione e quant’altro sia di interesse per gli Avvocati, sia a livello nazionale che internazionale; d) con deliberazione assunta dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma che ha approvato il testo della presente Convenzione; e) con deliberazione assunta dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Francoforte che ha approvato il testo della presente Convenzione. Fatte tali premesse Tra il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, rappresentato dal Presidente Avvocato Mauro Vaglio E il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Francoforte, rappresentato dal Presidente Rechtsanwalt Prof. Lutz Simon, viene stipulato il presente accordo di collaborazione e cooperazione, disciplinato dalle seguenti clausole: ARTICOLO 1 Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma e il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Francoforte concordano di avviare rapporti di collaborazione e cooperazione. La cooperazione potrà trovare attuazione mediante: I. ideazione e realizzazione di progetti di comune interesse nonché approfondimento reciproco delle conoscenze nei settori della ricerca giuridica, della attività forense e della consulenza legale in genere; Accordo di Cooperazione Tra il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, in persona Foro Romano 49 Attività del Consiglio II. seminari, conferenze, convegni e manifestazioni in genere; III. corsi di formazione; IV. interscambio di documentazione ed informazioni; V. partecipazione ad organizzazioni internazionali; VI. instaurazione di continuativi rapporti tra le due Istituzioni; VII. quanto altro possa riguardare gli scopi indicati nelle premesse della presente Convenzione e contribuire al perseguimento dei medesimi fini. ARTICOLO 2 Nello spirito che anima le due Istituzioni e che impronta la presente Convenzione, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma e il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Francoforte concordano di: - scambiarsi comunicazioni sulla legislazione e sulle esperienze maturate in relazione alla Professione forense, con particolare riferimento ai diritti ed ai doveri degli Avvocati, alla deontologia, all’etica legale ed al patrocinio; - fornirsi informazioni su conferenze, congressi, seminari, corsi con carattere internazionale, che vengano svolti all’interno di ciascuna Istituzione e che riguardino principi, regole, diritti e doveri inerenti la pratica legale; - fornirsi informazioni e pubblicazioni relativi alla Professione forense e legale, come diffusi all’interno delle rispettive Istituzioni; - rispondere alle richieste di informazione o di consultazione che possano essere richieste dall’altra Istituzione; - collaborare, per quanto possibile, alle iniziative di formazione professionale ed alle attività promosse ed organizzate dall’altra Istituzione firmataria; - dare informativa all’altra Istituzione firmataria circa le iniziative di formazione che, per la loro portata internazionale, possano apparire di interesse per l’altro Paese; - fornire, quando richiesto e per quanto possibile, documenti, testi e legislazione riguardanti le iniziative svolte all’interno di ogni Istituzione; - promuovere, quando richiesto e se possibile, lo scambio culturale tra Avvocati e Praticanti Avvocati. ARTICOLO 3 Le due Istituzioni firmatarie collaboreranno tra loro: I. organizzando preventivamente riunioni e consultazioni allorquando, a livello internazionale, possa sorgere una questione relativa alla difesa dei diritti fondamentali degli Avvocati; II. cooperando nella difesa dei diritti degli Avvocati rappresentati da ciascuna Istituzione e rafforzando tale difesa nell’ambito delle organizzazioni internazionali; III. stabilendo principi e protocolli di azione, con l’obiettivo di rafforzare la collaborazione nelle organizzazioni internazionali; IV. definendo i principi fondamentali di convergenza in difesa dei diritti degli Avvocati e delle condizioni per l’esercizio della Professione Forense. ARTICOLO 4 Il testo della presente Convenzione è redatto sia in lingua tedesca che in lingua italiana. La Convenzione entrerà in vigore a partire dalla ultima sottoscrizione di essa ed avrà durata sino a comunicazione di revoca, comunicata da una delle due Istituzioni firmatarie all’altra. Roma, 8 Ottobre 2013 50 Foro Romano Attività del Consiglio Papa Francesco incontra gli Avvocati romani A cura della Redazione A seguito dell’interessamento dell’Avv. Sandro Fasciotti (che nella passata consiliatura ha ricoperto l’incarico di Consigliere) il giorno 18 dicembre si è tenuto l’incontro tra il Santo Padre e gli Avvocati romani in occasione dell’udienza generale del mercoledì nella Sala Nervi in Vaticano. È la terza volta che il Pontefice incontra un singolo ordine forense: il primo incontro avvenne il 14 maggio del 1965 in cui Paolo VI incontrò nella Sala del Concistoro i membri del Consiglio Direttivo dell’Unione Internazionale degli Avvocati; il secondo il 18 gennaio del 2012 (su iniziativa del Presidente Antonio Conte e de Consiglieri Segretario Rodolfo Murra e Tesoriere Francesco Gianzi) con Papa Benedetto XVI che evidenziò come “gli avvocati svolgono una funzione delicatissima nella nella difesa dei diritti esortandoli a proseguire nel rispetto del principio di verità allo scopo di perseguire il fine superiore e supremo della giustizia”. In tal modo, l’Ordine degli Avvocati di Roma ha inteso porre ancora una volta porre in risalto l’alta missione morale, umana e sociale svolta dalla figura dell’avvocato nella società. “In questo momento in cui la politica governativa sta sferrando un attacco inusitato alla categoria forense, attribuendogli colpe che non ha – hanno detto i rappresentanti dell’Ordine professionale della capitale – questo incontro con il Santo Padre costituisce un momento di grande gioia per gli avvocati capitolini, che rappresentano un baluardo insormontabile e insostituibile per garantire il diritto di difesa che deve essere assicurato a tutti, senza distinzione di censo, di razza, di ideali”. Riportiamo il discorso di Paolo VI ritenendolo di estrema attualità anche a distanza di sessant’anni. merito particolare da registrare all’attivo della vostra professione: perché quest’ultima viene a trovarsi elevata alla dignità di un servizio, di un vero e più che autentico ministero di carità. E se ciò è certo in linea di principio, ciascuno può rendersi conto che la medesima cosa si verifica nella pratica, almeno nella maggior parte dei casi. L’Avvocato assiste, consiglia, difende. Ma per far ciò egli deve conoscere ed è qui che si manifesta un altro aspetto della sua personalità: egli è un uomo che ricerca la verità. Verità dei fatti per stabilire la propria difesa su un terreno solido, verità delle leggi, che la propria coscienza professionale gli impone di possedere in modo perfetto; verità delle anime, soprattutto, delle quali egli raccoglie molto spesso i più intimi segreti. Nessuno forse, a parte il Sacerdote, può conoscere meglio dell’Avvocato la vita umana sotto tutti i suoi aspetti più diversi, i più drammatici, i più dolorosi, i più irregolari talvolta, ma molto spesso anche i migliori. Nulla di strano, quindi, che dall’antichità l’avvocato sia stato il candidato sempre designato per le funzioni politiche o per i pubblici incarichi, essendo egli il più capace di esercitarli. Era questo l’omaggio reso spontaneamente al suo valore umano, alle sue capacità e alla sua esperienza. Se l’avvocato cerca di conoscere la verità, non è per esserne l’avaro possessore: ma per divulgarla a farla conoscere. Egli è per eccellenza l’uomo della parola. L’abuso che si fa di tale definizione non è a suo modo un omaggio reso alla sua sublime funzione? Quale potenza ha la parola per persuadere, per commuovere, per trascinare il consenso! Ma quale responsabilità anche per colui che si lasciasse condurre a mettere questi meravigliosi strumenti al servizio di passioni umane deteriori. E qui cogliamo senza dubbio l’aspetto più saliente della vocazione dell’avvocato: tutta la sua arte, tutta la sua scienza sono, in definitiva, al servizio della giustizia. E non soltanto la giustizia scritta dall’uomo nei testi di legge. Quella serve all’avvocato come punto di partenza certo; ma è per permettergli di elevarsi alla giustizia scritta da Dio nel cuore dell’uomo. E, dopo che egli ne ha sondato la profondità, egli ritorna alla giustizia dei codici per temperare e vivificarne il rigore attraverso un magnifico saggio di umana compassione. Il giudizio definitivo delle coscienze non gli appartiene, neanche la valutazione delle responsabilità finali: questa è la parte che Dio si riserva. Nolite iudicare! Ma l’azione dell’Avvocato che si svolge tra i due poli della giustizia e della misericordia, si introduce in un campo misterioso e sacro alla soglia del quale non si può che arrestarsi con rispetto. Ecco, cari signori, brevemente esposto ciò che Noi vorremo “Cari signori, membri del Consiglio dell’U.I.A., siate i benvenuti nella Nostra casa. Riuniti a Roma per approvare il nuovo Statuto della vostra Unione in vista del vostro Congresso di settembre, voi avete espresso il desiderio di venire di persona a presentarci i vostri omaggi. Noi vi riceviamo tanto più volentieri perché la bella professione che voi qui rappresentate è una di quelle che la Chiesa considera con la massima stima e rispetto. Essa vede innanzitutto nell’Avvocato l’uomo che ha votato la propria esistenza ad assistere coloro che non sono nelle condizioni di difendersi da se stessi. Come il maestro assiste l’allievo e gli apre le vie del sapere, come il medico assiste il malato e lo cura nelle sue infermità fisiche, così l’Avvocato assiste il cliente che ha bisogno di essere guidato, consigliato, difeso nel labirinto delle relazioni umane. E già questa finalità, ben intesa e ben praticata, sarebbe sufficiente di per sé sola a costituire un Foro Romano 51 Attività del Consiglio definire “l’apologia” dell’avvocato. Ecco così enumerate, infatti, le ragioni della stima e della considerazione che la vostra nobile professione gode agli occhi della Chiesa. Funzione sociale di primo ordine è la vostra, di cui la pratica tende a perfezionare senza sosta colui che l’esercita, per farne ogni giorno di più l’eroe della parola, il servitore della verità, l’uomo della giustizia e della bontà. Più questo ideale sarà realizzato in concreto, più progrediranno, lo si può sperare, il senso del diritto, il rispetto altrui, la comprensione e la concordia fra gli uomini ed i popoli. Ed è a tale riguardo che Noi abbiamo rilevato con inte- resse nel progetto di nuovo Statuto della vostra Unione la preoccupazione che voi avrete di contribuire allo stabilimento di un ordine giuridico internazionale, fondato sul principio della giustizia fra le Nazioni, attraverso il diritto e per la pace. Eccellente proposito, per la verità, alla realizzazione del quale la Chiesa lavora dal canto suo, così come essa può. Dio voglia coronare questi sforzi, i vostri, i Nostri, quelli di tutti gli uomini di buona volontà. Noi lo auguriamo di tutto cuore, invocando sulle vostre persone e sui vostri lavori la divina assistenza di cui vuole essere il pegno la Nostra Benedizione Apostolica”. 52 Foro Romano Formazione continua Convegni organizzati dall’Ordine degli Avvocati 01.07 – 40 anni e non li dimostra – Celebrazione del rito speciale del lavoro Legge 11 agosto 1973, n. 533 04.10 – Le ultime novità per l’avvocatura 07.10 – Trasporto aereo: liberalizzazione e tutela del passeggero 03.07 – La mediazione in Italia ed in Europa 08.07 – La quantificazione del danno biologico nella RCA 07.10 – Corso per avvocati immigrazionisti – Diritti e doveri degli immigrati 09.07 – La proponibilità della domanda nella RCA 08.10 – Roma-Francoforte: Incontro e Confronto tra gli Ordinamenti Forensi Italiano e Tedesco 09.07 – Rappresentanza e contrattazione alla luce dell’accordo interconfederale del 31 maggio 2013 10.07 – Protezione della vita privata familiare – Profili penalistici 11.10 – Ordini degli Avvocati e discipline antitrust: il caso degli abogados 10.07 – Testamento Europeo – Compatibilità e forma con il diritto Italiano 14.10 – Corso per avvocati immigrazionisti – Disposizioni su ingresso e soggiorno 15.07 – L’interpretazione della domanda giudiziale – I poteri del Giudice, il principio dispositivo ed il rischio dell’ultrapetizione 14.10 – Condominio morosità e mediazione 16.10 – Sovraffollamento carcerario: eterogeneità delle cause ed efficacia dei rimedi 16.07 – Il cammino di Santiago – Il percorso dell’anima lungo la via lattea 18.10 – Il deposito telematico: un passo decisivo verso la semplificazione della macchina giudiziaria – Modalità di deposito a valore legale delle memorie ex art. 183 c.p.c. e delle comparse ex art. 190 c.p.c. 22.07 – I rapporti tra ricorso principale e incidentale alla luce della recente giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea 10.09 – Le ultime novità per l’avvocatura: il decreto ingiuntivo, la mediazione, il concordato preventivo, il tirocinio presso gli uffici giudiziari, i giudici ausiliari, il tentativo di conciliazione, la divisione delegata 21.10 – L’esercizio telematico della funzione giurisdizionale e i diritti telematici degli avvocati 16.09 – Le ultime novità sulla mediazione 22.10 – Regole concorsuali a confronto 23.09 – Le locazioni libere 22.10 – Corso per avvocati immigrazionisti – Il permesso di soggiorno 21.10 – Contratti bancari, liti condominiali e mediazione 24.09 – Le ultimissime novità per l’avvocatura 25.10 – Corso istituzionale sull’arbitrato – L’accordo compromissorio 24.09 – Carte segrete 30.09 – Condominio: riforme legislative 25.10 – Responsabilità medica, successioni, contratti bancari e mediazione 01.10 – Omesse, tardive, irrituali – Le notificazioni 28.10 – Il diritto di prelazione 01.10 – Il processo telematico – Le novità condominiali – La mediazione obbligatoria Foro Romano 28.10 – Corso per avvocati immigrazionisti – Il sistema delle impugnazioni 53 Formazione continua 04.11 – Corso per avvocati immigrazionisti – Diritto di famiglia ed immigrazione 20.11 – Diritto penale e pena di morte ai tempi del Papa re – I sonetti di Giuseppe Gioachino Belli 04.11 – Appunti critici e giuridici dal film “Tutto su mia madre” 22.11 – Corso istituzionale sull’arbitrato – Il procedimento arbitrale 05.11 – Le misure di prevenzione nel c.d. “Codice Antimafia” luci e ombre della riforma 25.11 – Corso per avvocati immigrazionisti – La protezione internazionale (seconda lezione) 05.11 – Condominio riforme legislative 25.11 – Le sezioni specializzate per l’impresa 07.11 – Art. 709-ter c.p.c.: prassi e problematiche 26.11 – Appalto sicuro: un impegno di legalità 08.11 – Le procedure concorsuali, le mediazione delegata e la trascrizione dell’accordo in mediazione 26.11 – Internet: la responsabilità degli intermediari della rete e la giurisprudenza 08.11 – Corso istituzionale sull’arbitrato – La nomina degli arbitri 27.11 – Il ruolo della mediazione nelle vertenze bancarie e finanziarie 11.11 – Corso per avvocati immigrazionisti – Minori ed immigrazione 29.11 – La disciplina del commercio interno e internazionale dei prodotti alimentari 11.11 – L’avvocato in mediazione 11.11 – Appunti critici e giuridici dal film “Le vite degli altri” 29.11 – Corso istituzionale sull’arbitrato – Il lodo arbitrale: il riconoscimento e l’esecuzione l’impugnazione del lodo 12.11 – Processo telematico “obbligatorio” – Le notificazioni telematiche degli atti giudiziari 02.12 – Corso per avvocati immigrazionisti – Art. 18, tratta e discriminazione 12.11 – La deontologia dell’avvocato italiano in Europa 02.12 – La divisione dei beni ereditari 13.11 – Volontà effettiva del testatore – Testamento falso – Testamento distrutto – Profili penalistici – Prassi applicativa ed effetti civilistici – Querela di falso 02.12 – Appunti critici e giuridici dal film “Cesare deve morire” 02.12 – La responsabilità sanitaria alla luce della riforma “Balduzzi” 15.11 – Consulente e perito del magistrato nei procedimenti di famiglia e minorili 03.12 – L’onere della prova del licenziamento discriminatorio e per motivo illecito 15.11 – Corso istituzionale sull’arbitrato – Arbitrato amministrato e arbitrato ad hoc: i motivi di una scelta 03.12 – Concussione, induzione indebita e corruzione alla luce della legge 6 novembre 2012 n. 190 18.11 – Corso per avvocati immigrazionisti – La protezione internazionale (prima lezione) 04.12 – Riforma Forense: più voci a confronto 18.11 – Appunti critici e giuridici dal film “Vajont la diga del disonore” 06.12 – La responsabilità parapenale degli enti 09.12 – La deontologia dell’avvocato amministrativista 19.11 – Contenuto e forma dell’atto di appello civile – Nel rito ordinario ed in quello del lavoro – Artt. 342 e 434 c.p.c. 09.12 – La mediazione alla luce della circolare del Ministero della Giustizia del 27 novembre 2013 20.11 – Novità legislative: la mediazione obbligatoria, il concordato in bianco e la riforma del condominio 09.12 – Il diritto all’assistenza linguistica – Il processo penale 54 Foro Romano Formazione continua italiano alla prova della direttiva 2010/64/UE aspetti psicologici e giuridici 09.12 – Appunti critici e giuridici dal film “Saw – L’Enigmista” 12.12 – Il Custode Giudiziario Telematico – Aspetti operativi 09.12 – Corso per avvocati immigrazionisti – La cittadinanza 12.12 – Le nuove modifiche alla Riforma Fornero il c.d. decreto del fare 09.12 – Corso istituzionale sull’arbitrato – L’arbitrato commerciale internazionale 16.12 – L’articolo 185 bis c.p.c. e la mediazione Delegata: utili strumenti per diminuire il contenzioso civile? 10.12 – Condominio: riforme legislative 16.12 – Misure coercitive civili e tutela dei diritti 10.12 – L’accertamento patrimoniale nei procedimenti di diritto di famiglia 16.12 – Giustizia e pace nella deontologia e nella vita del professionista 10.12 – Deontologia Forense e riforma dell’ordinamento professionale (L. 247/12) 17.12 – La circolare della sezione fallimentare e le istanze telematiche di insinuazione al passivo del fallimento 11.12 – La responsabilità medica 17.12 – Corso per avvocati immigrazionisti – Immigrazione e lavoro 11.12 – Quel che resta del Patrocinio a spese dello Stato e la difesa di ufficio che verrà 18.12 – Il Custode Giudiziario Telematico – Aspetti operativi 11.12 – Corso di curatore speciale per la rappresentanza processuale del minore nei procedimenti – Famiglia e minori a rischio: Foro Romano 23.12 – Corso per avvocati immigrazionisti – Le espulsioni 55 Aggiornamento Albo Il tempo e l’Avvocatura Mauro Mazzoni Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma – Coordinatore Dipartimento Iscrizioni e Pareri di congruità C on la fine del 2013 si è, sostanzialmente, chiuso il primo anno di applicazione della L. 247/2012 ovvero, la legge istitutiva del nuovo ordinamento forense che ha sostituito la vecchia normativa in vigore dall’anno 1933. Al di là della portata generale della nuova legge, criticabile sotto vari aspetti, alcuni articoli riflettono certamente i cambiamenti che la professione forense ha avuto, spesso subiti, nel corso dei vari decenni e una chiara visione di ciò si ha con la semplice lettura dell’art. 15 dal titolo “Albi, elenchi e registri”. Infatti, al tradizionale Albo Ordinario degli esercenti la libera professione, sono affiancati altri 11 elenchi e un registro di soggetti a vario titolo abilitati o interessati all’abilitazione professionale e, se ciò non bastasse, la lettera N del comma 1 aggiunge “ogni altro albo, registro o elenco previsti dalla legge o da regolamento” non mettendo, quindi, alcun limite alla fantasia del legislatore o dei soggetti deputati all’emanazione di regolamenti. Infine, il comma 5, sempre dell’art. 15 L. 247/2012, prevede l’elenco nazionale degli Avvocati redatto dal Consiglio Nazionale Forense, un’opera ciclopica quanto inutile e dispendiosa, il cui onere grava comunque sugli Ordini territoriali. Tutto questo, calato in una realtà come quella dell’Ordine di Roma che rappresenta circa il 10% di tutta l’Avvocatura italia- na, oltre a un elevato numero di praticanti e di praticanti abilitati, ha obbligato il Dipartimento Iscrizioni a un enorme lavoro di adeguamento di tutte le procedure di aggiornamento e revisione dei predetti albi ed elenchi. Infatti, alle diverse migliaia di fascicoli controllati dall’Ufficio vanno aggiunte le quotidiane risposte ai quesiti e chiarimenti formulati attraverso la posta elettronica o quella tradizionale e la predisposizione di nuova modulistica, scaricabile attraverso il portale internet dell’Ordine, a supporto delle istanze da presentare. Al fine di garantire omogeneità di indirizzo, con il concorso di molti Colleghi, sono state emanate le “Linee guida per gli Avvocati stabiliti” e un nuovo regolamento per gli “Uffici legali degli enti pubblici” mentre è di prossima emanazione il nuovo regolamento della pratica forense. Attività queste che hanno addirittura anticipato decisioni assunte, poco dopo, dal Ministero della Giustizia e dal Consiglio Nazionale Forense, in ragione delle quali l’Ordine di Roma rappresenta oggi il punto di riferimento nazionale per l’interpretazione di una normativa in continua e spesso disordinata evoluzione. Una custodia seria dell’Albo è un impegno gravoso ma qualificante per l’intero Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma. 56 Foro Romano Aggiornamento Albo Alla data del 31 dicembre 2013: Albo ordinario 22.458 Avvocati Stabiliti 1.058 Legali Enti Pubblici 875 Professori Universitari 269 Praticanti Abilitati 2.211 Praticanti 5.007 Totale Foro Romano 31.878 57 Aggiornamento Albo La grande Famiglia degli Avvocati romani Nel secondo semestre del 2013 hanno prestato Impegno Solenne 613 Avvocati. Questi i nominativi: Luglio Serena ACCETTURA – 29/08/1966 – Lecce Lorenzo AGNOLONI – 16/02/1966 – Firenze Nicola ANCONETANI – 20/10/1975 – Recanati Matteo Annunziata – 16/03/1983 – Arezzo Anamaria Cosmina BARBOS – 16/10/1982 – Bucarest Stefano BELLOMI – 13/07/1981 – Roma Giulio BERTAGGIA – 27/05/1982 – Novara Maria Remedios BESSI – 02/09/1979 – Firenze Marialaura BORRILLO – 03/11/1982 – Benevento Gian Luca BOTTERO – 18/05/1982 – Cuneo Claudia CAPUTO – 24/05/1964 – Napoli Giovanni CARELLA – 04/04/1982 – Modugno Carlo Ferdinando CARNACINI – 19/12/1949 – Bologna Giovanna CICCIOLI – 12/01/1985 – Ancona Simona CIOVAI – 10/04/1976 – Genova Tommaso CONA – 12/10/1972 – Salerno Valeria COSENTINO – 08/12/1964 – Pescara Nicola CROCE – 07/07/1980 – Bologna Gabriele DALL’ASTA – 30/05/1985 – Roma Chiara DE PERSIO – 31/08/1980 – Roma Andrea DI CASTRO – 19/09/1982 – Roma Giovanna DIMITA – 07/03/1973 – Potenza Carolina DRISALDI – 27/06/1978 – Roma Fabio ERMINI – 11/02/1973 – Roma Patrizia FASOLI – 07/04/1977 – Roma Federica FEDERICI – 24/05/1969 – Roma Vincenzo FORTUNATO – 23/07/1956 – Roma Alessandro FYRIGOS – 27/08/1973 – Roma Domenico GENTILE – 17/01/1971 – Reggio Calabria Antonio GIAMBRONE – 15/01/1984 – Mazara del Vallo Mauro GIGANTE – 19/01/1960 – Genova Roberto ILLIANO – 25/06/1977 – Napoli Ildebrando ITEM – 06/07/1959 – Napoli Rita LENTINI – 27/11/1982 – Mazara del Vallo Antonio LEO – 06/07/1969 – Napoli Chiara LUCCHINO – 12/03/1985 – Roma Bartolo MANCUSO – 05/07/1978 – Barcellona P. di Gotto Chiara MARANO – 21/03/1984 – Roma Riccardo MATTEI – 20/12/1985 – Roma Alessandra MEDICI – 02/10/1979 – Roma Flavia MOZZETTI – 27/10/1985 – Roma Gioia PARRILLA – 09/08/1976 – Roma Giustina PECCHIA – 05/03/1980 – Roma Annalisa PISTILLI – 04/12/1983 – Popoli Alessandra RUSSO – 29/10/1984 – Foggia Mario SCARPA – 01/02/1981 – Aversa Dario SCIMÈ – 06/05/1970 – Agrigento Giovanni SERIO – 18/04/1976 – Martina Franca Lorene SEVILLA – 25/02/1983 – Francia Domenicangelo STRIPPOLI – 06/05/1951 – Laterza Angela TASILLO – 26/09/1976 – Isernia Emanuela TAVOLACCI – 14/02/1986 – Palermo Dalila TITI – 05/09/1984 – Roma Elvira TORTORA – 03/08/1972 – Roma Guido VERDE – 24/02/1978 – Napoli Settembre Carlotta ABRARDI – 01/01/1984 – Torino Anthony Hernest ALIANO – 24/09/1979 – Napoli Luigi ANNUNZIATA – 17/07/1986 – Roma Riccardo ARBUSTI – 17/12/1980 – Roma Daniele ARNONE – 05/01/1977 – Roma Alessandro AURELI – 11/06/1975 – Roma Annalisa AVAGLIANO – 26/05/1979 – Salerno Stefano BANCHETTI – 02/09/1966 – Forlì Nadia BARBETTA – 09/08/1982 – Pavia Luca BENTIVOGLIO – 26/06/1975 – Nuoro Bianca BERARDICURTI – 28/05/1984 – Roma Rosita BESTAZZI – 23/02/1973 – Novara Cristina BETTI – 02/11/1983 – Roma Flavio BEVILACQUA – 04/02/1986 – Roma Veronica BILLI – 10/10/1984 – Roma Erik Stefano Carlo BODDA – 20/12/1978 – Asti Annalisa BONANNO – 09/07/1973 – Roma Stefano BORTOLOTTI – 03/10/1978 – Desenzano del Garda Filippo BRUNETTI – 24/03/1969 – Napoli Michele Raffaele BULLA – 06/02/1981 – Sassari Carolina Gloria CACCIOTTO – 19/12/1978 – Torino Enrica Veronica CACCIOTTO – 29/01/1977 – Torino Antonino CALÌ – 21/03/1965 – Roma Alessio CAMELIO – 12/02/1976 – Roma Paolo CAMMI – 01/01/1985 – Piacenza Luisa CAPONE – 04/06/1985 – Cerignola Elide CAPUTI – 01/11/1983 – Lagonegro Laura Carbone – 06/08/1976 – Roma Giulio Cesare CAROLI – 14/03/1986 – Casarano Alessandro CASCIO – 01/12/1970 – Napoli 58 Foro Romano Aggiornamento Albo Cristiana MORETTI – 06/04/1981 – Ancona Gianluca NERVEGNA – 28/12/1975 – Roma Massimo NUNZIATA – 20/08/1987 – Roma Alessia NUSCA – 13/01/1980 – Roma Stefano Antonio F. ORIANO – 15/08/1952 – Milano Priscilla OTTAVIANI – 22/10/1979 – Roma Fabrizio PALAZZINI – 14/05/1981 – Roma Nicola PALMENTIERI – 01/01/1978 – Torino Antonella PALUMBO – 31/12/1976 – Caserta Alessandro PANNARALE – 16/07/1978 – Bari Massimiliano PASSI – 02/06/1976 – Roma Francesco Paolo PATTI – 17/03/1986 – Roma Valentina PEGORARI – 20/07/1983 – Roma Beatrice PERONI – 13/09/1983 – Ascoli Piceno Linda PESARESI – 12/09/1975 – Roma Antonio PETRILLO – 28/01/1984 – Roma Vincenzo PETRIZZI – 16/09/1951 – Brindisi Montagna Riadi PIACENTINI – 23/08/1979 – Surabaya (Indonesia) Stefano PIERACCINI – 24/05/1975 – Viareggio Marco PIERANGELI – 31/08/1984 – Roma Patrizia PINO – 26/01/1972 – Roma Valeria POLITO – 25/09/1981 – Roma Massimiliano POLLICE – 07/04/1976 – Roma Sara RAMPAZZI – 24/04/1977 – Roma Elisa RIGOLIN – 18/05/1972 – Legnago Guido RINI – 18/02/1962 – Brindisi Maurizio ROSSI – 29/10/1970 – Roma Paolo SABBIONI – 14/02/1979 – Pavia Stefano SAGLIMBENI – 04/02/1981 – Torino Christian SALERNO – 05/01/1974 – Roma Carmine SALVATO – 15/05/1988 – Salerno Matteo SANTARELLI – 20/01/1979 – Fermo Rossella SCHIAVOTTIELLO – 28/10/1985 – Acerra Massimo SEGALLA – 26/06/1974 – Verona Gina Rosamarì SIMONCINI – 04/11/1984 – Lovere Valentina SORANGELO – 20/10/1983 – Salerno Francesco SPADAFORA – 28/08/1974 – Catania Fabiana SPINOSA – 13/07/1982 – Napoli Domenico TAGLIALATELA – 29/10/1983 – Formia Saveria TARQUINI – 01/10/1979 – Ascoli Piceno Stefano TRELLA – 22/11/1962 – Roma Danilo VACCA – 11/10/1983 – Civitavecchia Gianluca VALERIANI – 01/07/1983 – Roma Antonio VERDE – 05/08/1984 – Piacenza Valentina VERRECCHIA – 17/01/1980 – Velletri Philip VISALLI – 01/09/1975 – Pisa Marianna VOLPE – 06/04/1981 – Roma Luana ZANGARI – 19/02/1980 – Torino Francesco CERVELLINO – 29/09/1964 – Potenza Monica Maria Giuseppina CESAREO – 01/05/1976 – Milano Alessandro CIOTTOLI – 26/07/1973 – Castiglione del Lago Elisabetta COMPARINI – 19/12/1985 – Roma Francesca COPPOLA – 28/05/1966 – Roma Giovanni COPPOLA – 30/06/1983 – Catanzaro Claudio CORSI – 02/03/1976 – Roma Ruben CROCI – 10/10/1984 – Civitavecchia Mario DE ANGELIS – 28/12/1947 – Roma Alessandro DE FRANCO – 17/10/1980 – Francavilla Fontana Denis DEL PRETE – 17/07/1984 – Aprilia Claudio DI BENEDETTO – 07/09/1978 – Roma Pietro DI GIROLAMO – 12/08/1961 – Giugliano in Campania Selvaggia DI PINTO – 25/10/1984 – Roma Federico DINELLI – 09/07/1983 – Tarquinia Claudia DOMOLO – 25/04/1983 – Belvedere Marittimo Giorgio DONATO – 17/05/1969 – Roma Cristina FALCONI – 03/03/1976 – Roma Fabiola FANTONI – 27/07/1973 – Varese Francesco FASANELLA – 07/07/1981 – Torino Flavio FAVA – 19/11/1976 – Asti Andrea FERRINI – 24/08/1967 – Grosseto Eufrasia Giovanna FIORE – 31/01/1982 – Cosenza Gianluca FIORENTINI – 07/09/1981 – Roma Alessandra FLAMINI – 11/02/1985 – Roma Giuliano FROLLONI – 16/08/1980 – Roma Emanuele GALLI – 24/08/1978 – Roma Giorgio GARELLA – 08/10/1981 – Roma Giulia GEBBIA – 05/07/1982 – Manerbio Silvia GIANNANDREA – 12/01/1983 – Atina Caterina GRILLONE – 19/05/1966 – Stalettì Alessandra IADECOLA – 24/08/1973 – Roma Federico IANARO – 02/11/1978 – Roma Raffaella IMONDI – 05/08/1984 – Milazzo Antonio INGROIA – 31/03/1959 – Palermo Michael Robert JONAS – 21/07/1986 – Roma Luisa LA GRECA – 12/07/1984 – S. Stefano Quisquina Manlio LENTINI – 14/03/1967 – Palermo Anna LEPRI – 06/02/1979 – Roma Rossella LISABETTINI – 29/02/1976 – Roma Eleonora LUZI – 21/04/1981 – Roma Marco MACCARRONE – 18/04/1982 – Roma Alessandro MAIONE – 02/02/1968 – Roma Giorgia MARCACCINI – 12/06/1986 – Fano Monica MARTINO – 28/10/1983 – Roma Christian MATRULLO – 11/07/1970 – Formia Cristina MERCURIO – 02/03/1979 – Catanzaro Antonio MEROLA – 25/05/1985 – Caserta Valentina MICALE – 09/05/1980 – Siracusa Catia MONTEFIORI – 21/10/1963 – Marino Francesco MORCAVALLO – 11/06/1979 – Cosenza Foro Romano Ottobre Antonio ALTOMARE – 05/05/1974 – Cosenza 59 Aggiornamento Albo Maria Elena DE STEFANO – 22/01/1987 – Napoli Chiara DEL BUONO – 25/07/1973 – Firenze Maurizio D’ELIA – 28/04/1978 – Salerno Serena D’ELIA – 27/12/1984 – Battipaglia Alessia DEODATI – 02/02/1986 – Roma Giulia DI NOLA – 26/11/1981 – Roma Giulia DI PIERO – 20/04/1986 – Roma Aurora DONATO – 18/08/1984 – Roma Antonella D’OVIDIO – 22/02/1982 – L’Aquila Glauco Luca EPIFANIO – 12/04/1983 – Tropea Christian FABRICATORE – 01/10/1979 – Roma Claudio FANASCA – 28/03/1986 – Roma Daniele FARES – 12/10/1977 – Roma Antonia FATONE – 21/06/1973 – Roma Valentina FEDERICI – 01/04/1981 – Roma Federica FERRETTI – 05/11/1986 – Roma Lucilla FILIPPONI – 08/04/1983 – Terni Maria Teresa FILOSA – 05/06/1978 – Vibo Valentia Flaminia FIORAMONTI – 20/06/1984 – Roma Marianna FOGGETTI – 27/12/1981 – Pompei Alessio FOLIGNO – 30/06/1960 – Roma Alessandro FORLINI – 09/04/1977 – Roma Emiliano FORNETTI – 20/03/1980 – Foligno Mirko Mario FOTI – 24/09/1974 – Milano Dario FRANZIN – 17/05/1983 – Roma Giuseppe GABRIELLINI – 22/06/1968 – Roma Claudio GAGLIARDI – 05/12/1984 – Napoli Giulia GALATERIA – 20/12/1983 – Roma Giuseppe GALGANO – 25/09/1966 – Napoli Dario GALLETTI – 19/01/1975 – Roma Valentina GALLO – 09/05/1983 – Roma Maria Luisa GALLOTTI – 08/01/1982 – Roma Vittorio GENNARI – 06/08/1972 – Roma Lorenzo GENTILONI SILVERI – 27/12/1986 – Roma Tiziana GERARDI – 24/09/1983 – Roma Roberta GIUSTOZZI – 29/09/1981 – Roma Sara GIZZI – 25/02/1978 – Roma Tiziano GIZZI – 03/01/1981 – Marino Eleonora GOSI – 14/12/1984 – Roma Paola GRANELLA – 20/05/1981 – Roma Roberta GRISMONDI – 28/11/1973 – Roma Viviana GROSSI – 10/06/1980 – Formia Francesco GUALTIERI – 05/12/1985 – Roma Giulia GUCCIONE – 06/03/1985 – Ragusa Arianna GUITALDI – 07/03/1983 – Bologna Davide IACOMINO – 08/02/1974 – Roma Angela IANNI – 18/04/1978 – Roma Maria Susanne KREBS – 21/02/1967 – Barcellona Federico LA PENNA – 07/08/1983 – Roma Gabriele LAGHEZZA – 27/03/1971 – Udine Camilla LAI – 20/03/1975 – Parma Alessio ALTORIO – 12/06/1984 – Roma Pietro ARCURI – 16/02/1981 – Milano Alessandra ARDUINI – 22/01/1977 – Pesaro Roberto ASCARELLI – 06/11/1986 – Roma Emanuela ASTOLFI – 03/01/1982 – Roma Enrico BARBARESCO – 11/02/1977 – Roma Manlio BICCOLINI – 06/09/1976 – Roma Antonio BISCONTI – 13/08/1962 – Monteroni Alessia BISCUOLA – 17/12/1981 – Desenzano del Garda Desiree BONCIARELLI – 21/01/1978 – Roma Duilio BRODOLONI – 07/12/1942 – Foligno Katuscia BUDRI – 28/05/1976 – Rovigo Antonella BUONO – 21/10/1972 – Roma Flavia BURATTA – 15/08/1984 – Roma Federica CACCHIONE – 09/08/1983 – Roma Clemente CAFARELLI – 27/10/1973 – Roma Leonardo CALÀ – 28/08/1979 – Galatina Alessandra CALCINARI – 14/10/1983 – Ascoli Piceno Maria Giulia CANNATA – 16/09/1983 – Roma Rocco CANNIZZARO – 07/04/1984 – Vibo Valentia Maria Luisa CAPPONI – 16/02/1983 – Roma Laura CARLONE – 06/12/1983 – Roma Federica CASALE – 25/03/1986 – Roma Mattia CASAROSA – 24/09/1983 – Roma Emma CASCELLA – 13/02/1976 – Roma Lorenzo CASINI – 01/03/1976 – Roma Elsa CATALANO – 29/03/1976 – Gela Fabrizio CAVALIERI – 17/06/1980 – Roma Simone CAVALIERI – 30/11/1981 – Fabriano Giuseppina CAVALLARO – 23/05/1980 – Patti Annaluce CENTINI – 11/08/1985 – Forlì Salvatore CERVONE – 23/09/1948 – Napoli Gianluca CHIBBARO – 25/07/1977 – Milano Roberta CHICONE – 21/03/1983 – Avellino Stefano CIMADOM – 23/03/1982 – Rovereto Francesca COLALEO – 30/03/1986 – Trieste Eleonora CONA – 10/09/1983 – Roma Roberto CONTE – 28/05/1983 – Roma Patrizia CONTI – 19/01/1986 – Reggio Calabria Martina CONTICELLI – 11/07/1974 – Roma Arianna COPPOLA – 08/08/1985 – Roma Francesca Romana CORRENTI – 17/11/1985 – Roma Cristina CORRERA – 19/07/1973 – Roma Gabriele COSTANTINI – 16/08/1979 – Roma Paolo COSTANZO – 05/01/1975 – Siracusa Ruben D’ADDIO – 15/11/1985 – Benevento Francesco D’AMICO – 23/12/1984 – Lanciano Domenico DE ANGELIS – 01/04/1984 – Roma Antonio DE BARTOLO – 01/04/1982 – Corigliano Calabro Emanuela DE FILIPPI – 08/10/1977 – Carpi Luca DE LIBERIS – 27/12/1974 – Roma 60 Foro Romano Aggiornamento Albo Maurizio REINA – 28/04/1978 – Roma Francesco RIZZO – 27/09/1983 – Lecce Alessandro ROGANI – 10/05/1980 – Domodossola Laura ROMAGNOLI – 13/02/1979 – Milano Luigi ROMANO – 11/06/1986 – Roma Raimondo ROSSI – 13/08/1978 – Tropea Francesco RUSSO – 27/04/1984 – Roma Nicola RUTA – 25/11/1983 – Roma Giovanni SALATIELLO – 11/09/1982 – Palermo Vanessa SAVINI – 24/03/1979 – Sassari Silvia SCARANTINO – 26/10/1982 – Roma Giovanni Carlo SEAZZU – 19/06/1984 – Sassari Benedetto Giovanni STRANIERI – 04/06/1963 – Salve Silvia SULLI – 04/11/1986 – L’Aquila Lucia TESTA – 27/09/1981 – Milazzo Raimondo TESTA – 19/10/1977 – Ascoli Piceno Michele Costantino TUCCARI – 03/11/1978 – Roma Massimiliano VALLETTI – 21/01/1967 – Città della Pieve Stefano VANNUCCI – 17/05/1971 – Roma Vittorio VASTA – 03/11/1984 – Catania Marco VENEZIANI – 17/03/1985 – Roma Francesco VENTURA – 04/02/1972 – Cosenza Alessia VERDINO – 09/03/1975 – Roma Davide VIGNA – 02/07/1985 – Cinquefrondi Veronica VIVALDI – 17/09/1979 – Pistoia Francesco VIZZONE – 11/09/1974 – Roma Andrea LARDO – 13/07/1986 – Potenza Saverio Sergio LAURETTI – 17/05/1981 – Roma Giulia LETIZIA – 19/12/1986 – Roma Tiziana LOCATELLI – 08/10/1984 – Bergamo Gabriele LOPEZ – 02/04/1985 – Roma Flavia LUCIDI – 01/08/1981 – Roma Maria Cristina MACRÌ – 19/04/1975 – Crotone Valeria MAGGI – 06/01/1974 – Brindisi Antonio MALASCHINI – 01/05/1947 – Roma Fabio MANCINI – 11/11/1964 – Roma Elena MANDETTA – 30/03/1984 – Roma Maria Vittoria MARCHIOLO – 12/02/1987 – Roma Davide MARINO – 02/04/1978 – Roma Valerio MARINO – 16/09/1985 – Roma Flavia MARINUCCI – 24/03/1987 – Roma Gilberto MARRA – 04/04/1981 – Avellino Mattiafrancesco MASINI – 04/10/1986 – Avola Michelina MAZZA – 16/04/1985 – Crotone Marta MELONE – 28/02/1986 – Roma Filippo MENGUCCI – 27/09/1968 – Roma Teresa MERCURIO – 04/08/1985 – Lamezia Terme Pietro MESSINA – 02/10/1984 – Putignano Lucia MEZZACAPO – 11/10/1933 – Roma Ilaria MOLA – 08/07/1985 – Campi Salentina Pasqualina MONACO – 11/04/1978 – Neuchatel (Svizzera) Elena MOSCA – 15/08/1969 – Roma Flavia MOSCIONI – 02/05/1986 – Civita Castellana Pierluigi NAZZARO – 15/11/1983 – Montefiascone Angelo NERI – 18/03/1982 – Roma Pasquale NERI – 10/05/1982 – Mogadiscio Federica NICCOLINI – 13/04/1984 – Roma Francesca Romana NISII – 14/12/1982 – Roma Giacomo NURRA – 26/01/1978 – Sassari Luca PALLOTTA – 11/07/1985 – Roma Gianmaria PALLOTTINI – 15/08/1982 – Roma Elisabetta PALMA – 14/07/1961 – Roma Andrea PALMIERI – 05/06/1985 – Roma Katiuscia PANICCIA – 14/09/1985 – Priverno Edoardo PANUNZIO – 07/08/1976 – Latina Stefano PANZIRONI – 16/07/1980 – Roma Candida PAOLUCCI – 20/09/1983 – Roma Antigone PAPANGELOPOULOU – 29/08/1977 – Ioannina (Grecia) Valerio PARALUPI – 20/10/1978 – Roma Angelica PARENTE – 11/10/1969 – Benevento Annalina PARIS – 11/08/1979 – L’Aquila Francesco PERILLI – 16/07/1981 – Roma Francesca PETRALIA – 30/08/1953 – Bologna Marta PIROLLI – 09/05/1986 – Roma Sara POETA – 09/11/1983 – Roma Guendalina PORTO – 02/10/1985 – Roma Ligia RAMIA MUNERATI – 21/02/1980 – San Paolo Foro Romano Novembre Francesca ACCIAI – 20/06/1984 – Bibbiena Giovanna ACQUAFREDDA – 03/05/1983 – Bitonto Roberto ALMA – 11/10/1985 – Roma Alessandra ANDREANÒ – 04/05/1971 – Messina Ottavia ANTONIAZZI – 27/06/1986 – Roma Diego ANTONINI – 02/04/1985 – Roma Flaminia APERIO BELLA – 27/11/1986 – Roma Luciacristina ARQUILLA – 21/06/1985 – Roma Andrea AVELLANO – 13/01/1987 – Roma Alexandra BALDUCCI – 07/06/1985 – Parigi Eugenia BARONE ADESI – 11/08/1984 – Roma Fabrizio BENANTI – 18/03/1981 – Roma Simone BIAMONTI – 29/10/1983 – Roma Giovanni BONACCIO – 10/06/1965 – Torino Giuseppe BUONO – 12/06/1986 – Ischia Cristina CAGGIANO – 28/02/1986 – Roma Francesca Maria CALEGARI – 28/06/1985 – Roma Diletta CAMPOGRANDE – 02/07/1977 – Roma Elio CANCI – 29/12/1985 – Amatrice Giuseppina CAPALDO – 22/05/1969 – Roma Riccardo CARBONI – 26/09/1985 – Frascati Giorgio CATALANO – 21/12/1985 – Roma Francesca CATENACCI – 03/02/1975 – Roma 61 Aggiornamento Albo Gabriele PACIFICI NUCCI – 29/08/1976 – Roma Marcello PADOVANI – 09/03/1987 – Gaeta Marco PATRIZI – 10/12/1984 – Roma Laura PELLICANÒ – 29/05/1986 – Reggio Calabria Agostino PENDENZA – 18/10/1983 – Roma Carmine PEPE – 08/01/1987 – Oliveto Citra Giovanni PETRONI – 09/02/1987 – Roma Luigi PIEMONTE – 08/10/1980 – Lucera Giulio PISANO – 13/10/1986 – Roma Francesco PISCITELLO – 15/03/1985 – Palermo Micaela PULIATTI – 29/08/1978 – Roma Oana PURICE – 20/08/1984 – Iasi (Romania) Sara QUINTILIANI – 21/01/1983 – Sora Roberta RAIMONDO – 26/02/1987 – Caserta Guja RALLO – 07/10/1986 – Roma Guido RICCI – 22/12/1981 – Roma Alessandro RICCIO – 04/10/1948 – Napoli Giuseppe RICCIONI – 17/02/1952 – Roma Valentina RICHTER – 14/09/1986 – Roma Alessia RIZZO – 07/01/1986 – Roma Valeria ROMITI – 22/02/1985 – Roma Daniele RONCARÀ – 28/06/1985 – Roma Melania RUBERTO – 27/04/1984 – Atripalda Danila SACCHI – 29/04/1987 – Messina Valerio SANTURRO – 12/06/1981 – Roma Mario SAVINO – 27/06/1976 – Lauria Corrado SCARAMELLA – 23/11/1979 – Roma Laura SCHIRINZI – 16/08/1986 – Sora Dario SCORSONE – 05/09/1986 – Roma Flavio SCORSONE – 24/09/1985 – Roma Cristiano Marco SEVERINI IACOLUCCI – 18/05/1985 – Roma Flonja SHULI – 20/06/1986 – Tirana (Albania) Maria Rita SILVESTRI – 13/05/1983 – Cosenza Martina SILVESTRINI – 15/02/1980 – Roma Valerio SILVETTI – 22/06/1984 – Roma Flavia SORDI – 02/05/1983 – Roma Gregorio STANIZZI – 05/06/1982 – Catanzaro Flavia TANCREDI – 17/05/1985 – Roma Guido Maria TANCREDI – 27/07/1986 – Roma Paolo TARANTOLA – 14/10/1981 – Roma Erica TEMPORIN – 02/08/1986 – Roma Francesco TESTI – 25/09/1987 – Roma Fabiana TOMASSI – 05/06/1975 – Roma Tiziano TOMMASIELLO – 13/07/1983 – Roma Daniele TRAMUTOLI – 05/04/1986 – Roma Ilaria TREVISAN – 04/04/1986 – Roma Maria Vittoria TROPEA – 24/07/1985 – Roma Mirco TUCCI – 17/03/1983 – Roma Emanuela TUMINO – 13/06/1983 – Roma Alice TURRÀ – 05/12/1983 – Napoli Francesca UCCHEDDU – 15/01/1983 – Cagliari Gaetano CELESTE – 21/08/1986 – Siracusa Silvia Maria CINQUEMANI – 28/08/1967 – Bolzano Nicola CIRILLO – 19/09/1980 – Roma Silvia CODISPOTI – 29/12/1986 – Roma Raffaella CUGNETTO – 17/03/1974 – Catanzaro Antonella DAMATO – 28/05/1975 – Cerignola Flaminia D’ANGELO – 11/08/1986 – Roma Marta D’AQUILIO – 02/09/1985 – Rieti Alessandra DE MATTHAEIS – 20/03/1981 – Roma Carlo DI GAETA – 14/09/1986 – Avellino Viviana DI IORIO – 25/04/1987 – Benevento Fabio Federico DIANO – 10/05/1967 – Roma Adriano D’OTTAVIO – 21/12/1984 – Frascati Luca ENRIQUES – 17/02/1970 – Bologna Paola FEDERICI – 03/12/1966 – Roma Ottavio FERRANTE – 13/09/1981 – Frosinone Fabio FORTINO – 27/12/1984 – Roma Giulia FUNDARÒ – 12/06/1978 – Roma Grazia Maria GASPARI – 26/09/1986 – Roma Andrea GENTILI – 17/05/1984 – Roma Davide GHIGIARELLI – 05/12/1985 – Roma Annamaria GIGLI – 05/10/1986 – Roma Alessandra GRICI – 28/06/1984 – Marino Luca GUIDOBALDI – 02/07/1983 – Roma Celeste IAMPIERI – 08/10/1982 – Avezzano Angela Maria Emanuela LA ROSA – 27/12/1986 – Vittoria Sara LAI – 05/01/1985 – Roma Ivana LENTINI – 27/05/1983 – Messina Carola LEONARDI – 01/04/1969 – Uccle Tiziana LONGO – 15/07/1971 – Alessandria Livia LORENZONI – 26/06/1985 – Roma Marta LUCISANO – 12/04/1986 – Roma Flavia LUMINO – 08/04/1985 – Grottaglie Barbara LUPPINO – 18/10/1972 – Breno Marco MANCINI – 18/04/1984 – Roma Giovanni MAZZITELLI – 07/04/1983 – Messina Giovanni MAZZITELLI – 07/04/1983 – Messina Margherita MAZZONCINI – 09/04/1987 – Roma Riccardo MENGHINI – 14/06/1985 – Roma Virgilio MENICHELLI – 02/11/1983 – Roma Manuele MISIANI – 23/06/1985 – Roma Flavia MONTANARI – 22/04/1983 – Roma Claudia MONTI – 31/05/1986 – Roma Irene MORGILLO – 04/09/1982 – Roma Alberto MULA – 04/02/1977 – Taranto Giovanna MURA – 21/01/1987 – Roma Cristel NOBILETTI – 11/05/1987 – Potenza Roberto NOCE – 02/04/1983 – Crotone Renata OLIVERI – 06/04/1983 – Roma Elena OLIVIERO – 06/03/1984 – Roma Valentina PACE – 29/10/1983 – Terni 62 Foro Romano Aggiornamento Albo Massimiliano FLORIANI – 07/03/1972 – Roma Emanuele FRATAGNOLI – 29/01/1981 – Roma Rosa FUNCIELLO – 08/03/1982 – Capua Chiara GAIDO – 25/09/1982 – Torino Luca GALANTUCCI – 28/11/1985 – Velletri Angela GALIONE – 21/08/1967 – Napoli Cristina GAMBINO – 14/06/1976 – Firenze Patrizia GARBESI – 07/03/1959 – Modena Nicola GAUCCI – 27/05/1975 – Porto San Giorgio Gabriele GERMANO – 04/02/1984 – Roma Daniele GIANNARINI – 20/05/1983 – Roma Marco GIANNOTTA – 17/01/1977 – San Pietro Vernotico Paola GIORGINI – 17/01/1984 – Roma Valeria GIOVANNETTI – 18/04/1984 – Roma Giorgio GRECO – 21/01/1983 – Roma Raffaele Antonio G. GUARINIELLO – 17/01/1966 – Montoro Inferiore Maria Luisa IMBARDELLI – 23/07/1987 – Roma Angelo LALLI – 01/11/1968 – Roma Fabrizia LALLI – 13/05/1986 – Roma Maria LANZA – 04/06/1972 – Terranova Di Pollino Franca LIANI – 28/04/1963 – Roma Silvia LOLLI – 11/12/1970 – Bologna Virginia MANCINI – 14/07/1984 – Roma Marzia MANENTE – 23/12/1986 – Roma Fabrizio MARCHETTI – 30/10/1981 – Roma Pier Luigi Maria MARCHIONI – 16/02/1978 – Milano Andreas Alberto MARIANI – 03/01/1973 – Celle (Germania) Roberto MAURELLI – 31/05/1985 – Napoli Michele MEZZATESTA – 11/10/1984 – Locri Francesco MORETTI – 04/03/1983 – Modena Maria Cristina MORGANTI – 12/09/1981 – Roma Claudia NARDONI – 17/07/1984 – Roma Nicola NERO – 18/05/1975 – Barletta Vittorio PALAMENGHI – 17/09/1981 – Roma Pasquale Salvatore PALUMBO – 29/06/1975 – Melito Porto Salvo Pasquale PANTANO – 02/01/1981 – Roma Alessandro PARCA – 03/08/1986 – Viterbo Filomena PASSEGGIO – 01/06/1952 – Napoli Arcangelo PECCHIA – 02/01/1982 – Fondi Sara PECORA – 03/01/1979 – Polistena Annalisa PERETTI – 16/01/1971 – Casalmaggiore Simone PICCOLI – 29/08/1971 – Verona Francesca PIETROPAOLO – 19/11/1970 – Milano Cecilia POLONI – 11/03/1983 – Roma Rossana PORRETTA – 04/02/1958 – Roma Gianfranco PRINCIPE – 18/04/1964 – Bari Viola PROFILI – 16/01/1985 – Roma Claudia PUGGIONI – 01/05/1980 – Albano Laziale Alessandra QUATTROCIOCCHI – 03/11/1985 – Roma Giordano ROCCHETTI – 14/07/1977 – Civitavecchia Andrea ROMANO – 21/12/1983 – Roma Andrea VALENTI – 02/07/1984 – Roma Simona VARRIALE – 21/01/1982 – Roma Lorenzo VENDITTI – 03/11/1986 – Roma Maurizia VENEZIA – 26/02/1968 – Cassino Giulia VIGNOLO – 24/12/1982 – Cagliari Piero VINCI – 24/06/1984 – Cisternino Fulvia VITALE – 22/11/1985 – Roma Mario VULCANO – 03/02/1980 – Cariati Matteo ZANGRILLO – 30/09/1986 – Pescara Elisabetta ZEPPIERI – 08/09/1985 – Frosinone Sara Shantala ZICCARDI – 23/09/1984 – Ponte Dell’olio Andrea ZOPPI – 20/04/1986 – Ancona Dicembre Marco ANDREOLI – 03/10/1983 – Roma Nicola ARNESE – 27/02/1973 – Bari Daniela BALDI – 16/10/1976 – Roma Alessia BARONI – 20/07/1973 – Roma Arianna BELLONI – 04/09/1967 – Terni Laura BERNARDI – 03/09/1985 – Roma Nicoletta BERNARDINI – 05/04/1975 – Roma Lorenzo BIANCHI – 05/06/1986 – Lugo Cinzia BONAVITA – 18/12/1982 – Messina Alessandro BONI – 24/03/1979 – Roma Maria Maddalena BOZZA – 21/11/1981 – Avellino Rosa BRESSI – 04/08/1971 – Badolato Chiara CAPALTI – 25/05/1986 – Amelia Caterina CARELLA – 26/04/1983 – Terlizzi Silvio CASCIOTTI – 01/07/1982 – Marino Fabrizio CECCARELLI – 28/12/1982 – Roma Teresa CERVINO – 05/06/1977 – Chiaromonte Daniele COLLALTI – 19/08/1974 – Frosinone Sandra Maria COLOMBINO – 20/01/1963 – Partanna Valeria COPPOLA – 23/08/1977 – Dolo Miguel CORAGGIO – 24/06/1983 – Salerno Michele CORBOSIERO – 17/10/1970 – Milano Paolo COSTANZO – 05/01/1975 – Siracusa Rita D’ANDREA – 27/02/1975 – Benevento Arianna DE BONIS – 24/07/1986 – Roma Irene DE CHIARO – 02/10/1985 – Roma Giulia DE NOTTI – 26/08/1984 – Roma Luca DE TOLLIS – 06/12/1984 – Roma Diego DI GIUSEPPE – 24/01/1984 – Poggiardo Ilaria DI TORO – 17/12/1985 – Roma Lorenzo DOMINICI – 18/06/1985 – Foligno Pamela DONNARUMMA – 21/02/1983 – Roma Stephanie ESTEPHAN – 16/03/1986 – Beirut Chiara FABRIZI – 20/04/1978 – Sarteano Mariangela FARRO – 25/11/1986 – Marcianise Andrea FAVA – 22/01/1980 – Roma Lorenza FILIPPONE – 06/08/1979 – Penne Foro Romano 63 Aggiornamento Albo Evgeny SCIRTÒ OSTROVSKIY – 13/11/1986 – Leningrado Mariano SCOCCO – 06/08/1967 – Civitavecchia Domenico SERRA – 21/07/1984 – Caserta Caterina SIDOTI – 18/07/1986 – Livorno Angelo SONNINO – 25/02/1985 – Roma Attilio TONI – 18/01/1974 – Piombino Cinzia TROIANI – 10/02/1983 – Roma Luca TROIANO – 03/08/1981 – Roma Livia VENTURA – 09/04/1984 – Tivoli Flavia VOLPI – 24/11/1985 – Arezzo Mario ROMANO – 03/01/1985 – Roma Francesca ROSSI – 26/02/1984 – Roma Marta ROSSI – 10/01/1977 – Taranto Stefania Maria ROSSI – 22/09/1984 – Roma Federico RUBINO – 05/03/1983 – Cosenza Antonio RUCCO – 05/01/1986 – Copertino Anna Cristina SALZANO – 14/12/1985 – Nocera Inferiore Luca SANNA – 02/09/1982 – San Donato Milanese Irma SARACI – 27/07/1983 – Kavaje (Albania) Elena SARTINI – 11/10/1986 – Roma Mariantonietta SAVINO – 04/07/1985 – Stigliano Di seguito l’elenco dei 33 colleghi che ci hanno lasciato nel secondo semestre 2013: Luglio Maria DE URSO – 17/03/1965 – Cosenza Osvaldo DESIDERI – 16/12/1921 – Fermo Nunzio IZZO – 15/06/1940 – Maddaloni Roberto PANDOLFI – 21/04/1951 – Roma Filippo PELLE – 30/07/1925 – Ardore Domenico SESSA – 09/06/1932 – Torre Del Greco Luigi STORACE – 05/01/1921 – Sessa Aurunca Carlo Antonio TROJANI – 02/09/1933 – Roma Massimiliano VENCESLAI – 19/10/1963 – Roma Guido MONACO – 27/11/1931 – Roma Nicola ROMANO – 11/11/1935 – Napoli Novembre Maurizio BRANCO – 08/01/1955 – Roma Lucia CAPEZZUTO – 16/01/1980 – Roma Pier Luigi CURTI – 07/08/1980 – Frosinone Domenico LOMBARDI – 22/09/1928 – Merano Ermanno MIOTTI – 23/01/1948 – Ziano Piacentino Antonio PIERPAOLI – 18/07/1928 – Roma Chiara SCARPINO SCHIETROMA – 16/02/1982 – Roma Giovanni Carlo SEAZZU – 19/06/1984 – Sassari Settembre Angelo CIANCIOTTA – 03/04/1934 – Ginosa Carlo PESCATORI – 24/05/1937 – Roma Ettore BOSCHI – 18/04/1929 – Rodi Fernando CATANZARO – 20/08/1944 – Mesoraca Giuseppe AGRESTI – 04/12/1953 – Roma Nicola GRECO – 11/08/1935 – Taranto Dicembre Giosuè CARCATERRA – 22/11/1938 – Bari Gennaro DE SENA PLUNKETT – 11/03/1932 – Pavia Livio GAGLIARDINI – 30/01/1923 – Cupramontana Alessandro METE – 15/10/1932 – Roma Giorgio NATOLI – 20/02/1934 – Roma Marco PARLATORE – 19/07/1964 – Roma Paola Anna RICCI – 11/01/1942 – Lucca Ottobre Lucio ATTANASIO – 30/12/1940 – Treviso 64 Foro Romano