L`Altrementi - Istituto Pontano
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L`Altrementi - Istituto Pontano
L’Altr(e)menti Rivista bimestrale a cura degli alunni dell’Istituto Pontano Napoli, Ottobre-Novembre 2012 N. 1 ns I PRIMI GRANDI EVENTI DELL’ANNO SCOLASTICO CINEFORUM CAFFÈ LETTERARIO l’Altro come Diverso? DIRETTORE: FRANCESCO MONTIBELLO REDATTORI: ERICA ARCHIVOLTI, ANDREA MATRONE, GIACINTO BOCCIA, ANTONIO D’ANGIOLELLA, ANDREA GOLIA, SABRINA DE SIMONE, ROBERTO VITIELLO, DARIO SPIEZIA, LORENZO NIGRO, FLAVIA RUBINO. GRAZIE DI CUORE A TUTTI I COLLABORATORI DI QUESTO NUMERO!: Laura Paternò, Mara Palomba, Giulia Leone, Alessandro Rea, Salim e Yasmine Chakroun, tutti i ragazzi del I sc. e del IV ginn. SOMMARIO L’EDITORIALE P. 3 GLI EVENTI DEL PONTANO: IL CINEFORUM GLI EVENTI DEL PONTANO: IL CAFFÈ LETTERARIO L’INCHIESTA: XENOFOBO? A CHI? IL MISTERO DI LOURDES IN ATTESA DEL NUOVO KAIROS NEGLI ALTRI ISTITUTI DELLA RETE IN DIRETTA DALLA LEGA (MISSIONARIA STUDENTI) AT HOME IL GAZZETTINO DELLO SPORT ENGLISH PAGE UN’ALTRA MUSICA IL CONCORSONE FOTOGRAFICO C’ERA UNA VOLTA… LE FAVOLE SCRITTE DA NOI P. 4-5 P. 6-7 P. 8 P. 9 P. 10 P. 11 P. 12-13 P. 14-15 P. 16 P. 17-18 P. 19 P. 20-21 P. 22-23 La foto di copertina è di Federico Previti, primo vincitore del Concorsone fotografico. 2 L’Editoriale di Francesco Montibello che questi, in particolare la struttura del giornalino che ora è qualcosa di più simile ad una rivista. Molte cose cambiano, è vero. Ma non tutte. E infatti, quando abbiamo programmato le pagine di questo nuovo L’Altr(e)menti, ci siamo accorti che le idee erano sempre le stesse di anni fa e che desideravamo esprimerle con semplicità e fermezza. La cadenza della rivista sarà bimestrale e, nel corso dell’anno scolastico, i nostri articoli scandiranno le attività scolastiche con un pizzico di necessaria provocazione e di stimolo verso gli argomenti che sono stati maggiormente graditi o, peggio, evidenziando i punti deboli. Quindi, svilupperemo il tutto con innovative rubriche che –speriamo– vi siano gradite. Approfondiremo di più l’informazione e cercheremo di rendere l’aspetto estetico più gradevole agli occhi dei lettori. Tutti gli studenti sono invitati a contribuire, anche se in piccola parte, a tale progetto, avendo anche la possibilità di esprimere le proprie opinioni o di proporre qualcosa di nuovo. Ci si accinge ad iniziare il lavoro in modo che i lettori possano avere un resoconto costante riguardo il progetto che sta avendo luogo. Probabilmente tali parole risulteranno insufficienti e non adatte a ciò che ne verrà fuori, ma è solo l’inizio di qualcosa che sta diventando sempre più parte della trasformazione dell’Istituto. In questo numero ci occuperemo dell’Altro come Diverso, con particolare attenzione all’Altro in quanto Straniero. I progetti Cineforum e gli appuntamenti del Caffè Letterario sono stati interessanti punti di partenza per capire in che modo noi pontaniani affrontiamo l’argomento. Paura, orgoglio nazionale, vergogna… Scopriamolo insieme! È incredibile! Quante cose sono cambiate nel mio percorso scolastico, dagli anni delle medie a quelli del liceo! Nuovi professori, nuovi compagni, novità tra le attività extra scolastiche ecc. Spesso le cose mutano tanto velocemente che si finisce per confondere ciò che era il passato con il presente che si sta vivendo. La medesima cosa è successa al sottoscritto, il quale si accinge a scrivere questo articolo a distanza di otto anni da quando ebbe il suo primo incarico nel giornalino scolastico. Tra i mutamenti sopra enunciati ci sono an3 I grandi eventi del Pontano Il Cineforum a cura di Andrea Matrone ed Erica Archivolti I Un sogno per domani n questa rubrica ci siamo proposti di fare un resoconto del Cineforum, attività che coinvolge tutte le classi del nostro Istituto attraverso la visione e la discussione critica su film che trattano lo stesso argomento su cui si basa l’intero numero della nostra rivista. La nostra intenzione, oltre a segnalare i titoli dei film visti dalle varie classi, è anche quella di fornire informazioni su quelli che hanno registrato il più alto indice di gradimento, riportando le opinioni degli alunni sulle motivazioni per le quali un film è piaciuto o meno. Dopo la visione del film siamo stati divisi in gruppi e abbiamo lavorato in classe a un questionario che i professori ci avevano precedentemente somministrato. Al termine dell’attività vi è stato un dibattito sulle tematiche emerse. I ragazzi del biennio hanno lavorato anche sulle emozioni suscitate dalla visione del film e hanno elaborato alcuni disegni, come si può vedere nelle foto alla pagina seguente. Saremo lieti se qualche alunno nei prossimi numeri vorrà rilasciare un’intervista contenente le proprie impressioni sul film a cui ha assistito. È particolarmente piaciuto agli alunni della I e della II media tanto da essere stato gradito da 30 spettatori su 32 per le emozioni che ha suscitato e per il contenuto particolarmente toccante. Un sogno per domani (Pay It Forward) è un film del 2000 diretto da Mimi Leder, ispirato al libro La formula del cuore di Catherine Ryan Hyde. Trevor, il protagonista, è un bambino molto intelligente di undici anni che vive una vita difficile con la madre ex alcolizzata di nome Arlene in un modesto quartiere di Las Vegas. È solo ed introverso ma, nonostante la sua giovane età, è più maturo della madre ed è infatti lui a prendersi cura di lei. Eugene Simonet, il suo insegnante di scienze sociali, gli insegna ad avere speranza. In effetti Eugene all'inizio di ogni anno assegna lo stesso compito: trovare un modo per cambiare il mondo e metterlo in pratica. Il primo passo che Trevor fa per mettere in pratica il suo "sogno per domani" è quello di far mettere insieme sua madre e Eugen. Il tema dei film del primo appuntamento è stato L’altro come straniero. Gli alunni delle medie hanno visto Un sogno per domani, il biennio Verso l’Eden, il II liceo classico Picnic ad Hanging Rock e le restanti classi del triennio K Pax. FOTOGRAFIA: Oliver Stapleton MONTAGGIO: David Rosenbloom MUSICHE: Thomas Newman PRODUZIONE: TAPESTRY FILM, BEL AIR ENTERTAINMENT, WARNER BROS. DISTRIBUZIONE: WARNER BROS (2001) PAESE: USA 2000 DURATA: 123 Min FORMATO: Colore TECHNICOLOR Dalla nostra indagine è emerso che i film che, in percentuale, hanno riscosso il maggior successo sono stati Un sogno per do- SOGGETTO: ROMANZO DI CATHERINE RYAN HYDE mani e K pax. 4 K-PAX Registrando pochissimi pareri negativi, è particolarmente piaciuto agli alunni del triennio per l’approfondimento delle tematiche psicologiche da un punto di vista originale e per la conclusione lasciata ad una duplice possibilità d’interpretazione da parte dello spettatore. K-PAX - Da un altro mondo è un film del 2001, diretto da Iain Softley e tratto dall'omonimo romanzo scritto da Gene Brewer. Prot, il protagonista, ricoverato in una clinica psichiatrica, è convinto di essere un alieno proveniente dal pianeta K-Pax . Nella clinica la sua strada si incrocia con quella del dottor Powell convinto, in un primo momento, che Prot soffra di disturbi della personalità. Col passare del tempo, tuttavia, il medico comincia a dubitare della sua analisi. Le cose peggiorano quando le affermazioni di Prot vengono esaminate da un gruppo di astronomi scettici che rimangono disorientati dalle sue cognizioni. Alla fine Prot scomparirà in un raggio di luce, lasciando il corpo in cui si era vivificato nella stanza, ancora in vita. Insieme a Prot è scomparsa anche una paziente, di nome Bess, che non parlava più da quando aveva visto bruciare la casa dei suoi genitori, quando era piccola. Con il tempo, i pazienti della clinica guariscono, uno ad uno, Powell inizia ad occuparsi del suo corpo, caduto per sempre in uno stato catatonico. Il film si conclude con i due che camminano insieme per le sale della stazione dei treni. TITOLO: K-PAX ANNO: 2001 GENERE: DRAMMATICO, FANTASCIENZA REGISTA: JAIN SOFTLEY SCENEGGIATORE: GENE BREWER, CHARLES LEAVITT MUSICA: ED SHEAUMUR DURATA : 120 MINUTI NAZIONE: USA, GERMANIA 5 IL BIENNIO HA RACCONTATO LE EMOZIONI SUSCITATE DALLA VISIONE DEL FILM ATTRAVERSO DISEGNI …. MOLTE LE CRITICHE SUL FINALE. I grandi eventi del Pontano Il Caffè Letterario a cura di Giacinto Boccia I Un incontro per soli genitori? l Caffè Letterario nasce nel 2007 e pochi degli attuali alunni hanno mai pensato ad una scuola priva di questa manifestazione. È nostra intenzione in questo articolo indagare le sue finalità originarie e correnti, gli obiettivi raggiunti e i suoi possibili sviluppi. Per fare ciò analizzeremo lo statuto stesso del Caffè Letterario: il fine è analizzare tematiche legate alla città attraverso quelle arti che vi sono legate, cercando di coinvolgere gli studenti e gli ex-alunni, chiamati a dare un concre- to esempio di vita cittadina. Ogni anno il Caffè sceglie un tema e organizza diversi incontri ad esso inerenti. Sui mezzi concreti per raggiungere tutto questo abbiamo sentito il Prof. Angelo Maiello, da sempre ap passio nato organizza to re dell’evento. Partiamo subito con una domanda provocatoria: è soddisfatto dell’affluenza degli studenti agli incontri del Caffè? Ritiene che dei toni meno artificiosi sarebbero più utili? Non credo che i temi siano stati trattati in maniera artificiosa, la percentuale dei partecipanti pontaniani è del 10-15%. Non ci soddisfa e non ci consola la giustificazione: la cultura è di po- chi. Saremo soddisfatti quando l’85% dei nostri studenti verrà liberamente. Stiamo lavorando per questo. Professore, ritiene possibile fare un paragone fra le antiche scuole filosofiche grecoromane e il Caffè Letterario? L’approccio dialogico fra gli ospiti del Caffè ha come sfondo la magna vita socratica. C’è sempre stato in noi il desiderio di non creare disparità fra l’approccio in aula e quello extrascolastico. C’è lo sforzo di essere onesti e sinceri: libertà di esprimere la propria essenza senza prestare la propria testimonianza a secondi fini. E finalmente giunge il primo evento del Caffè Letterario: la cena sociale del 23 Novembre. Un’aria effervescente si respira nella scuola sin dalla mattina: i professori chiedono aiuto per il servizio d’ordine e graziose locandine vengono seminate nel luoghi di passaggio di alunni e genitori. Ho assistito per voi all’appuntamento, come inviato speciale. Nel corso della serata sono state presentate le attività del Caffè e si è parlato del gemellaggio del istituto con la fondazione Pol.i.s., suggellato dall’adozione di Annalisa Durante, innocente giovane vittima della camorra. Tra le autorità erano presenti, oltre al dottor Paolo Siani, anche il presidente della fondazione Con il sud, Carlo Borgomeo, e un referente dell’associazione Libera. Di seguito riportiamo una parte dell’intervista che ho potuto svolgere. 6 Dott. Borgomeo, come si fa a sensibilizzare la popolazione attraverso una fondazione? La nostra è una fondazione privata che riceve risorse che le vengono dalle fondazioni di origine bancaria di tutt’Italia. Aiutiamo associazioni del terzo settore, dal volontariato, alle cooperative sociali e alle associazioni di promozione sociale. Questi organismi devono presentare dei progetti che hanno come obiettivo la coesione sociale, cioè lottano contro l’evasione scolastica, fanno progetti per la gestione dei beni confiscati ecc. Cerchiamo di dimostrare che la coesione sociale ha bisogno anche di gesti di responsabilità e di cultura del dono: queste cose funzionano se c’è qualcuno disposto a mettersi in gioco, a donare se stesso in modo responsabile. In una città come Napoli e nel Sud abbiamo tutti quanti bisogno di capire che il nostro sviluppo dipende al 90% da noi. E invece siamo stati abituati a credere che dipende al 90% da chi ci deve fornire il denaro e un po’ da noi. Questa è un’operazione importantissima da fare. Dott. Siani, la sua associazione tenta di sottolineare, se ho capito bene, l’esistenza di martiri della legalità e la possibilità di fare del bene anche per mezzo di beni usati per fini illeciti… Esattamente questo, cioè dimostrare a tutte quelle le persone, diciamo un po’ distratte, ma non per questo non per bene, che c’è un gran lavoro che fanno questi ragazzi e che è un lavoro che trasforma quello che era negativo in positivo e lo immette nella società. 7 A questo punto interviene l’associazione Libera… Libera, come è noto, è un coordinamento di associazioni in tutt’Italia. Il presidente è don Luigi Ciotti e in Campania io sono uno dei referenti. In realtà i beni confiscati sono gestiti da associazioni che fanno riferimento a Libera, e non direttamente da Libera. Le associazioni che fanno riferimento a noi si occupano di assistenza agli anziani, recupero di ragazzi e agricoltura. In Campania c’è una forte sinergia, infatti noi siamo presenti nel consiglio di amministrazione della fondazione Pol.i.s. La fondazione è un punto di snodo fondamentale. Grazie ai prodotti qui presenti, che sono prodotti buoni, noi diamo un doppio schiaffo morale: facciamo un pacco alla Camorra e produciamo cose buone. Capovolgiamo quel concetto del pacco come inganno. Il doppio riscatto consiste nel fatto che si crea una nuova economia sociale: cooperative giovanili, formate anche da persone svantaggiate, che lavorano su quei terreni. E questo lo facciamo con un’idea: noi dobbiamo riscattare la bellezza della cultura e liberarla dalle mafie. Il che può essere riassunto nella frase: “Alla fine della vita non ci sarà chiesto se siamo stati credenti: ci sarà chiesto se siamo stati credibili”. Dottor Siani, apprezzerà le iniziative del nostro istituto nel promuovere i vostri stessi ideali di giustizia…. La parola chiave di questo incontro e di questa unione fra la fondazione Pol.i.s. e il Pontano è rete. Facciamo rete, facciamo squadra. Perché soltanto così ci accorgeremo in modo eclatante che siamo molti di più quelli a favore del bene. L’inchiesta Xenofobo? A chi? a cura di Antonio D’Angiolella e Andrea Golia N ell’ultimo mese, da buone iene, vi abbiamo fatto rispondere a quattro semplici domande a risposta chiusa (SI-NO) riguardanti l’argomento di questo numero del giornalino. 1 Sai cos’è la xenofobia? 2 Ritieni sia importante l’interazione fra diverse culture? 3 Sei favorevole alla globalizzazione? 4 A tuo parere gli stranieri devono adeguarsi agli usi e costumi del paese che li ospita? In realtà abbiamo scelto un campione di cinquanta studenti del nostro istituto divisi tra scuola media (cinque), biennio (quindici) e triennio (trenta). Il nostro intento era quello di capire –per grandi linee– quale fosse l’opinione dei pontaniani in merito alla xenofobia. Di seguito vi riportiamo i risultati. 88% 68% 61% 53% 47% 39% 32% 12% Domanda 1 Domanda 2 Domanda 3 Domanda 4 Dividendo i risultati tra scuola media, biennio e triennio, abbiamo ottenuto le seguenti percentuali: TRIENNIO DOMANDA 1 DOMANDA 2 DOMANDA 3 DOMANDA 4 SI: 36% SI: 91% SI: 59% SI: 48% NO: 64% NO: 9% NO: 41% NO: 52% BIENNIO DOMANDA 1 DOMANDA 2 DOMANDA 3 DOMANDA 4 SI: 27% SI: 89% SI: 63% SI: 45% NO: 73% NO: 11% NO: 37% NO: 55% SCUOLA MEDIA DOMANDA 1 SI: 10% DOMANDA 2 SI: 83% DOMANDA 3 SI: 68% DOMANDA 4 SI: 46% NO: 90% NO: 17% NO: 32% NO: 54% I dati non mentono e a quanto pare le risposte sono piuttosto eterogenee fra loro e ci inducono a qualche riflessione. Dal primo quesito evinciamo il dato forse più preoccupante fra quelli proposti: nel nostro istituto il 68% degli studenti non sa cos’è la xenofobia. Certo, la statistica comprende anche gli studenti più piccoli, ma vi facciamo notare che soltanto al triennio il 64% degli intervistati ha risposto di non sapere il significato di questa parola. Il gap sale quando confrontiamo i dati tra il Classico e lo Scientifico. In termini semplici e per chi non lo sapesse: “per xenofobia si intende l’odio fanatico per tutto ciò che è straniero”, mentre lo xenofobo è “colui che sente e rivela odio per tutto ciò che è SI straniero” (da lo Zingarelli minore). NO La risposta alla seconda domanda è quasi ovvia: molti riconoscono l’importanza del confronto fra culture diverse e sono convinti che l’apertura ad altri usi e costumi possa valorizzare una nazione. Il risultato del terzo quesito è interessante dal momento che gli studenti sono particolarmente favorevoli alla globalizzazione, anche a discapito delle tradizioni del proprio paese d’origine. L’ultimo quesito evidenzia pareri contrastanti. In generale possiamo dire che l’istituto risulta diviso a metà fra studenti più liberali e quelli più conservatori. Fin qui la nostra inchiesta. E tu da che parte stai? 8 Il mistero di Lourdes Il racconto di Laura Paternò e Mara Palomba C i hanno sempre detto che non si può capire cos’è Lourdes senza averla vista e ora possiamo capirne il motivo! Il nostro cammino è iniziato domenica 7 ottobre, quando noi studenti dell’Istituto Pontano, insieme ad altri volontari, ci siamo recati a Lourdes. Siamo partiti senza sapere che cosa avremmo vissuto e quali emozioni sarebbero state suscitate in noi. Il viaggio è iniziato con 27 ore di treno in cui abbiamo dovuto pulire e aiutare chiunque ne avesse avuto bisogno. È stato molto faticoso, ma alla fine, oggi possiamo dire, davvero appagante. Arrivati a destinazione eravamo stanchi, eppure curiosi di sapere cosa sarebbe successo l’indomani. Nei giorni seguenti la sveglia ci sembrava suonare sempre più presto. Ogni giorno abbiamo combattuto contro il sonno, ma alla fine ci alzavamo dai nostri letti sempre in tempo. E così iniziava una nuova giornata. A r r i v a v a m o all’ospedale e lì si svolgeva uno dei momenti più toccanti della giornata: abbiamo incontrato tante persone e ci accorgevamo che, seppur nel nostro piccolo, regalavamo loro un sorriso. Non credo possa esistere una sensazione più bella di quella: la consapevolezza di rendere felice il prossimo, l’altro che -chissà per quale ragione- è ammalato. A Lourdes si cambia, si dimenticano tutte le futilità che un tempo sembravano vitali, tutti i capricci e tutte le lacrime spese. A Lourdes sembrano esplodere i reali valori della vita, le cose che davvero ti fanno stare bene e ti fanno sorridere, non solo con il cervello ma anche con il cuore. È infatti impagabile vedere una bambina malata che ti sorride, che gioca con te, come se ti conoscesse da una vita, e che ti tratta come la sua migliore amica. Così abbiamo compreso che una persona “debole” riesce a darti tantissima forza soltanto con uno sguardo. Una forza vera, quella stessa che ti fa sorridere per la fortuna di aver ricevuto un dono come la vita e ti dà il coraggio di capire che quella stessa vita purtroppo non è uguale per tutti. 9 In attesa di un nuovo Kairos La testimonianza di Erica Archivolti L ’anno scorso, in primavera, l’Istituto Pontano ha proposto a me e altri otto alunni di partecipare al progetto Kairos. Il termine Kairos è greco, significa opportunità, ed in effetti è proprio quello che ci è stato offerto. Siamo partiti per Roma senza alcuna idea su ciò che avremmo dovuto affrontare: “Cos’è questo Kairos? Cosa ci faranno fare? Speriamo non sia il solito noioso ritiro spirituale”. Troppi dubbi e nessuna certezza. Quando due ragazzi di Roma, che avevano precedentemente partecipato al Kairos, ci hanno presentato questa esperienza, non hanno fatto altro che dire: “È una meravigliosa opportunità, non perdetevela”; a chiunque chiedessimo qualcosa in più, la risposta era sempre la stessa: “Trust the process”. Nessuno di noi si era mostrato molto disponibile a quell’esperienza, così la professoressa Petito ha provveduto a scegliere chi avrebbe partecipato. Siamo arrivati a Roma, nel luogo dove si sarebbe tenuto il Kairos, abbiamo incontrato alcuni ragazzi del Massimo, del Leone XIII di Milano e del Sociale di Torino. Poi… non si può dire di più, si deve passare a pie’ pari a quella che è stata la nostra reazione, a ciò che ci è rimasto del Kairos. Ho chiesto a due dei miei compagni cosa è stato per loro questa esperienza: “È un’esperienza surreale, tocca la parte più profonda di ognuno di noi, porta a galla i sentimenti più forti, quelli che spesso neghiamo anche a noi stessi, repressi dalle futilità quotidiane”. Parlare del Kairos è mooolto difficile, come ogni volta ci troviamo a dover mettere a nudo ciò che ci scuote dentro. “Il Kairos non si può descrivere con semplici parole, bisogna solo viverlo. Si provano emozioni fortissime, aiuta a rafforzare se stessi e conoscere ciò che ci circonda. Non è il solito ritiro spirituale, ma un ritiro che ha lo scopo di far conoscere meglio noi stessi e gli altri e di imparare a condividere”. 10 Negli altri Istituti della Rete… a cura di Sabrina De Simone O rmai siamo sempre più spesso chiamati a svolgere attività in comune con gli altri Istituti della Rete. Ma perché? Allora abbiamo pensato di curiosare nei siti di riferimento di ogni Collegio e di riportare qui un breve resoconto delle attività svolte da ciascuno. Abbiamo scoperto che gli istituti condividono la maggior parte dei progetti e che, in particolare, la partecipazione alla Lega Missionaria e alle attività dedite al volontariato è aperta a tutti i membri di questa grande famiglia. Il progetto missionario è il più importante a livello internazionale e noi abbiamo l’obbligo di confrontarci con i diversi Istituti affinché possa esserci un miglioramento anche nel nostro, sotto questo punto di vista. In particolare, l’Istituto Massimo a Roma ha intrapreso un progetto africano. Coloro che ne hanno preso parte si sono dedicati alla costruzione di una scuola a Ongata Rongai e hanno sostenuto un orfanotrofio nella baraccopoli di Kanobangl. I membri dell’Istituto Leone XIII a Milano abbracciano il progetto JEEP, Jesuit European Education Project. Gli studenti sono chiamati a simulare i compiti delle diverse fazioni del parlamento Europeo. Quest’anno la fase finale di questo progetto avrà luogo a Marsiglia. Gli studenti milanesi sono in collaborazione con i compagni degli istituti diretti dalla Compagnia di Gesù presenti all’estero, tra i quali il Collegio di Marsiglia e quello di Barcellona. L’Istituto Cei di Palermo è dedito al progetto MAGIS. La fondazione ONLUS ha avuto modo di crescere e diventare importante grazie a vari incontri tenuti nella struttura palermitana. Il maggiore fine di quest’associazione è la formazione degli orfani della provincia del Kasai Orientale, nella Repubblica democratica del Congo. Ad ogni modo, dalla nostra indagine risulta evidente che tutti gli istituti della Rete hanno lo stesso obiettivo: una formazione eccellente e globale che determina soprattutto una maturazione e una crescita attiva nel sociale. Negli ultimi anni i membri di ogni istituto collaborano sempre più, condividendo mete di viaggi ed esperienze importanti poiché l’unione di tutti gli studenti della Rete è una delle maggiori prerogative delle nostre scuole. E questo non può che giovare a tutti agli studenti e alla loro formazione! Cosa ne pensate? Aspettiamo vostre opinioni e vostre testimonianze… . 11 In diretta dalla Lega (Missionaria Studenti) L’esperienza di Giulia Leone 21 Ottobre 2012 Cronaca della Giornata Mondiale Missionaria All’inizio può sembrare semplice, ma non è così... In compagnia è sicuramente meno difficile superare l’imbarazzo iniziale ed è anche più divertente. Motivati da una giusta causa, ci siamo incoraggiati l’un l’altro e abbiamo P er la XIII Giornata Mondiale Missionaria la lega Missionaria Studenti ha organizzato un’attività che ha coinvolto gli alunni per raccogliere fondi da destinare in beneficenza. Di domenica mattina, superando la voglia di rimanere più a lungo a dormire, ci siamo svegliati presto per recarci in Piazza del Gesù, punto d’incontro per iniziare la nostra attività. Abbiamo formato due gruppi. Il primo gruppo, del quale facevo parte, ha lavorato di mattina mentre l’altro è stato impegnato nel pomeriggio. Dopo aver incontrato i professori davanti alla storica chiesa del Gesù Nuovo e aver preso i volantini da distribuire, abbiamo indossato il cappellino blu, segno distintivo della LMS, e ci siamo divisi, percorrendo strade diverse. È imbarazzante, soprattutto per i più timidi, svolgere un’attività di volontariato come questa: dover fermare persone che non si conoscono e chiedere loro del denaro. chiesto a chiunque di contribuire, anche con poco, per aiutare chi è meno fortunato ed è costretto ad affrontare le difficoltà che la vita gli ha riservato. Il ricavato della raccolta è stato destinato all’acquisto di beni di prima necessità per le case famiglia che si trovano in paesi poveri. È stato ribadito più volte e in diverse occasioni che nel nostro piccolo possiamo superare il nostro egoismo e adoperarci per migliorare le condizioni di chi non ha la possibilità economica di affrontare il quotidiano e guardare con speranza al futuro. Quella domenica siamo riusciti, più concretamente, ad aiutare il prossimo. Tornata a casa, mi sentivo soddisfatta e allo stesso tempo contenta perché avevo avuto la fortuna di incontrare persone, di ogni età e, con sorpresa, tra queste anche miei coetanei, che si sono mostrate disponibili e fiduciose nel lavoro che svolgevamo. Tutti possiamo, se vogliamo, impegnarci perché si possano realizzare i sogni. Basta crederci! 12 In diretta dalla Lega (Missionaria Studenti) L’esperienza di Alessandro Rea Sighet Una gioia che travolge 7-23 Luglio 2012. Sighet. Un'esperienza meravigliosa. Il mio viaggio è cominciato con l'arrivo alla stazione centrale di Napoli. Lì ho incontrato i miei amici e padre Angelo Schettini, con i quali ho preso il treno che ci avrebbe portati a Roma. E così è iniziata quest’esperienza, non sapendo cosa avrei fatto e senza nemmeno pensarci tanto. A Roma, ho conosciuto i seminaristi di Posillipo, ma soprattutto ho incontrato i ragazzi dei vari istituti d'Italia, la cui amicizia dura ancora adesso ed è sempre più forte. Dopo la Messa, abbiamo preso un aereo e un pullman, giungendo finalmente a Sighet, distrutti e affamati. Ed ecco che cresce la mia gioia nel ricordare la calorosa accoglienza e il grande amore che la famiglia che mi ha ospitato ha saputo offrirmi quella notte, così come per tutta la durata del campo, tanto che ancora adesso continuo a chiamare la padrona di casa "mamma romena". È dalla mattina successiva, però, che il mio lavoro è iniziato. Desideravo prestare il mio servizio in ospedale, accanto ai malati, ma mi hanno affidato il compito di insegnare a scuola a bimbi rumeni, il cui sorriso è grande e che spesso mancano del giusto affetto. Col passare dei giorni ho capito che la casa, la famiglia, il cibo buono, quello preparato dalla mamma, che appena ti vede ti abbraccia, come un sommozzatore che, ormai stanco per l'apnea, finalmente torna in superficie e respira, gli amici veri, che sono con te anche se ti trovi nell'abisso più profondo, sono cose che appaiono scontate ai nostri occhi ciechi. Nel frattempo, capivo che più insegnavo ai miei alunni, insieme ad un'altra volontaria, più ero felice di stare con loro. E più vivevo quella cittadina e più comprendevo la povertà che domina quei luoghi. Nel complesso posso testimoniare che è stata una bellissima esperienza, ricca di gioie, di fatiche e a volte di dolori, come quando siamo andati in visita ad Auschwitz. Adesso che sono a casa desidero ritornare da quelle persone che ho lasciato, sapendo che esse hanno davvero bisogno di qualcuno con cui parlare, giocar e , d i v e r t i r s i . . . 13 At Home a cura di Roberto Vitiello C della loro vecchiaia. In particolare in Campania è tutto da programmare in tema di assistenza garantita. hi è considerato “diverso” nella “Diverso” non è, però, solo il diversamente abile…. comunità sociale? No, probabilmente il diversamente abile è la persona che presenta una diversità, per così Per i più il concetto di normalità è associato dire, più visibile. Esistono tante altre realtà a quello di ‘maggioranza’, ma accettare queche vengono catalogate tra le non normalità, sta equazione ci porterebbe a considerare magari non ufficialmente riconosciute, ma anormali, ad esempio, tutti coloro che non comunque fonte di comportamenti discrimiseguono il Grande Fratello o le partite di calnanti e di emarginazione. cio. Ciò è ovviamente assurdo. Nella nostra cultura viene espresso un bisogno di onnipotenza che condiziona la rispo- Di quali realtà parla? sta alla diversità. Ad esempio, rispetto al pre- Parlo delle diversità legate alla razza, alla sentarsi di una malattia grave ed invalidante, religione, alla fase del ciclo vitale (ad esemla società si sente attaccata e sfidata e si pio la terza età), all’identità di genere preoccupa di essere accusata di inefficienza. (sessuale) o, semplicemente, all’essere donLa risposta è spesso di tipo compensatorio na in una comunità sociale in cui ancora il (miglioramento delle risorse, aumento degli femminile è fattore che discrimina nel lavoro. sforzi tecnici), ma non sempre è la risposta vincente. L’impegno efficientista delle scienze del XX secolo è sconfitto dal “malato non curabile” che con la sua presenza ci ricorda che non possiamo pianificare tutto; in una società concepita per i sani l’handicap, quindi, resta una spina nel fianco. Il diversamente abile è percepito e vissuto come una presenza problematica, quasi imbarazzante, per il suo discostarsi dalle aspettative sociali; si affida alla cura riabilitativa il compito di cancellare le differenze e quando, dopo anni, ci si accorge che la differenza non si riesce a colmare, spesso sopraggiunge l’oblio ed il totale rimando alla famiglia. Si consideri che il 34% dei disabili vive con i genitori e nel 90% dei casi l’unico riferimento è la famiglia (fonte ISTAT). Questa realtà è causa del cosiddetto problema del DOPO DI ME che affligge i genitori dei ragazzi diversamente abili. Non esistono, infatti, istituzioni sufficienti per accogliere i portatori di handicap dopo la morte dei genitori o con il sopraggiungere 14 trascendere le individualità rendendoli capaci di provare il dolore degli altri o di gioire con gli altri. Lo sforzo che bisogna compiere è quello di andare oltre l’empatia naturale arricchendo questa dote innata con la capacità di cooperare, socializzare, al fine di produrre risposte sociali più adeguate. Non nasciamo egoisti! Quindi, non dovrebbe essere difficile per noi tutti- comprendere le ragioni di coloro che solo apparentemente sono “diversi” dalla cosiddetta maggioranza “normale”. Come concluderebbe questo suo contributo? Quindi il diverso viene vissuto come una Con le parole di un bambino rumeno di 10 ansorta di “corpo estraneo” verso il quale si ni citato da una mia collega in un suo lavoro: “Secondo me, i bambini, se non sapevano che provano sentimenti di rifiuto… erano nati tutti in paesi diversi, era più facile Proprio così. All’immigrato, ad esempio, non andare d’accordo, anche da grandi”. viene riconosciuto il diritto di vivere al pari degli altri, di integrarsi nel tessuto sociale affinché la sua identità non ne risulti mortificata e Intervista alla dott.ssa Lucia Somconferisca all’io di ciascuno il sentimento di mella, psicologa, psicoterapeuta, vivere con dignità. coordinatrice del settore psicotera- La psicologia può aiutarci a cambiare que- pia centro di riabilitazione Dinastar sta realtà? Sicuramente il dialogo tra operatori professionisti e la rete istituzionale presente sul territorio, nonché la gente comune, in merito a queste tematiche può risultare un utile punto di partenza per scambiare esperienze, idee, emozioni in merito. Le neuroscienze, con la scoperta dei neuroni specchio, ci ricordano che gli esseri umani posseggono un software biologico che li predispone ad essere empatici sin dalla nascita, a 15 Il gazzettino dello sport a cura di Dario Spiezia U na manifestazione sportiva che potremmo definire, ormai storica. Il Torneo Pontano, chiamato quest'anno Pontano Superliga, ha preso il via nel mese di ottobre sotto la guida di Paolo Pesce e Alessandro Dimola. I due organizzatori, con il loro contributo, hanno fatto sì che il torneo iniziasse nel migliore dei modi, nonostante la partecipazione di sole nove squadre. La difficoltà principale incontrata dai due coordinatori è infatti consistita nel reperire squadre formate da giocatori esterni all'istituto Pontano. Il torneo, dunque, si articolerà su nove giornate in cui si sfideranno otto squadre interne all'istituto ed una sola squadra composta di ragazzi provenienti da altre scuole, per un totale di circa 56 partecipanti. Ogni turno prevede lo scontro diretto di otto squadre, mentre, a rotazione, una effettuerà il riposo. Nella prima giornata lo stop è toccato alla squadra dei Pampers, mentre, A.C.Hicchi - A.C.RT è finita 7 - 2, Furie Rosse - Stella Rossa 8 - 4, The Warriors - Sventoola 5 - 12 e Fellatio - Bho United si è conclusa con un pareggio 5 - 5. La classifica, quindi, vede in prima posizione, con 3 punti, la squadra dello Sventoola, capitanata da Pasquale De Carlo a pari punti con A.C.Hicci e Furie Rosse, mentre, in seconda posizione, con un solo punto, ci sono Fellatio e Bho Utd. A seguire, tutte le altre. La seconda giornata, che ha subito numerosi rinvii per cause varie, vede protagoniste Boh United contro Furie Rosse, The Warriors contro A.C. Hicchi, I Pampers contro Stella Rossa, mentre la partita Sventoola vs A.C.RT sarà rinviata a data da definire. Fellatio riposa. È facile prevedere il solito bagno di emozioni per tutti i partecipanti e per i loro tifosi. 16 English Page a cura di Andrea Matrone We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights; that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness. Thomas Jefferson, Declaration of Independence, 1776 THANKS A LOT TO MARIA CHIARA FUSCO FOR THE PICTURE!! W e wanted to surprise you with special effects! And so we decided to put up an English page! Our purpose is to provide the same topic of the magazine with an international twist, in a language which is part of our daily lives. So in future issues of the magazine we are going to choose an English text to comment on it without claiming to be exhaustive, but only for the sake of sharing something with you. So we accept your comments and suggestions to improve this section. Racial discrimination, often defined as ra- cism, is based on the belief that one race is superior to others. This is founded on the idea that people’s social behaviour and moral characteristics are predetermined by their inborn traits such as skin colour or national origin. This has shown its influence on wars, slavery, legislation and formation of nations. During the 19th century scientific racism tried to provide a racial classification of mankind and in the last part of the century Darwin’s theory became the basis of the new nationalist and ethnocentric view. Pureness of race, associated with nationality and language, was the motivating factor in social discrimination, violence and racial segregation. In history racism has been a major part of the political and ideological underpinning of genocides such as the Holocaust. It was also a driving force behind the transatlantic slave trade, and behind states based on racial segregation, such as the USA in the nineteenth and early twentieth centuries and South Africa under apartheid. Practices and ideologies of racism are universally condemned by the United Nations in the Declaration of Human Rights. In 1965 the United Nation General Assembly formulated the international convention on the elimination of all forms of Racial Discrimination (ICERD) to promote understanding and integration a among all races. Unfortunately, white nationalism are and the “White Power Skinheads”. 17 Telephone conversation, by Wole Soyinka Wole Soyinka was born in Nigeria in 1934. He moved to Great Britain in 1954 to study English literature. When he went back to his home country, he became an active member of Nigerian political life. He was arrested for his attempts to find a solution to the Nigerian-Biafran War. During the twenty- two month spent in prison, he wrote several poems, published in the collection “Poems from prison”. Under General Abacha’s dictatorial regime, he was forced to leave Nigeria secretly, but he greatly helped the country’s return to democracy. Back to his country he became a national hero and in 1986 he was awarded the Nobel Prize for Literature. The price seemed reasonable, location Indifferent. The landlady swore she lived Off premises. Nothing remained But self-confession. “Madam,” I warned, “I hate a wasted journey—I am African.” Silence. Silenced transmission of Pressurized good-breeding. Voice, when it came, Lipstick coated, long gold-rolled Cigarette-holder pipped. Caught I was, foully. “HOW DARK?” . . . I had not misheard . . . “ARE YOU LIGHT OR VERY DARK?” Button B. Button A. Stench Of rancid breath of public hide-and-speak. Red booth. Red pillar-box. Red double-tiered Omnibus squelching tar. It was real! Shamed By ill-mannered silence, surrender Pushed dumbfoundment to beg simplification. Considerate she was, varying the emphasis— “ARE YOU DARK? OR VERY LIGHT?” Revelation came. “You mean—like plain or milk chocolate?” Her assent was clinical, crushing in its light Impersonality. Rapidly, wavelength adjusted, I chose. “West African sepia”—and as an afterthought, “Down in my passport.” Silence for spectroscopic Flight of fancy, till truthfulness clanged her accent Hard on the mouthpiece. “WHAT’S THAT?” conceding, “DON’T KNOW WHAT THAT IS.” “Like brunette.” “THAT’S DARK, ISN’T IT?” “Not altogether. Facially, I am brunette, but madam, you should see The rest of me. Palm of my hand, soles of my feet Are a peroxide blonde. Friction, caused— Foolishly, madam—by sitting down, has turned My bottom raven black— One moment madam!”—sensing Her receiver rearing on the thunderclap About my ears—“Madam,” I pleased, “wouldn’t you rather See for yourself?” Written in the early 60s, this poem is based on Soyinka’s own experiences in England. It reports a telephone call made while looking for accomodation and it voices the difficulties a black person encounters in everyday life because of his skin colour. 18 Un’Altra Musica a cura di Flavia Rubino P orre in risalto la questione dello “straniero” è un traguardo che la nostra redazione ha affrontato nell’inaugurare la nuova rivista, con l’intento di dedicare uno spazio di riflessione autogestito da noi. È risaputo che tale argomento, a volte sminuito dalle grandi testate giornalistiche, vada rivisto e rivalutato. Il mio compito, per tale motivo, sarà di evidenziare lo stretto rapporto che lega il tema ad una delle arti più apprezzate nella storia: la musica. Già da anni l’imminente problema dell’immigrazione e del razzismo ha toccato le corde più sensibili della nostra società e i cantanti hanno tentano più volte di far emergere nelle loro canzoni tutte le emozioni represse dai fan. La musica, dunque, diventa l’unico mezzo di espressione possibile per allertare la popolazione su accadimenti e sentimenti comuni quasi del tutto trascurati. Ogni giorno assistiamo in modi diversi alla svolgimento di tragedie animate da odio per il prossimo, compromessi inarrivabili e incapacità di arrendersi. Aspetti che negli anni hanno causato guerre continue. Un odio immane, ormai inguaribile. Morale? Forse non saremo mai tutti realmente fratelli. E la musica? “Trovo inopportuna la paura per una cultura diversa”, canta Caparezza in Vengo dalla Luna. Dire che qualcuno sia diverso solo perché è di una nazionalità differente dalla nostra mi sembra davvero surreale. Eppure in Italia sempre più spesso accadono fenomeni indicibili, si attuano comportamenti disumani, sostenuti dalla paura che qualcuno, in qualche modo, possa danneggiarci. Ma la cosa peggiore è ciò a cui sono spesso sottoposti gli stranieri: innumerevoli insulti e ammonizioni, oltre che un modo di vivere disumano. Così canta Angelo Branduardi nella sua Lo Straniero: “la gente ci diceva non fidarti di quell’uomo lui del mal ti farà, è un nemico ma straniero mala sorte parlerà”. Gli “extracomunitari” sono costretti a lavorare a volte per un guadagno spropositatamente inferiore a quello meritato, maltrattati come se non fossero costituiti della nostra stessa materia, come se non avessero anch’essi un cuore nel petto. Questo rende l’uomo un essere spregevole. Dunque, cos’è l’ arte? L’arte è qualcosa capace di accomunare persone di tutti i paesi sotto un solo sentimento, una sola sensazione. E questo è ciò che fa la musica. È questo che una canzone riesce a creare: il senso comune di pace, amore e uguaglianza. Perché non importa se sei un “nero” o un “bianco”, non importa che lingua parli. Hai il sangue che scorre nelle vene dello stesso colore degli altri. Noi siamo il mondo, affermava M. Jackson in una delle canzoni più belle del suo repertorio. È bello ciò che è naturale e We Are The World esprime tutta la bellezza di questo rapporto, un rapporto che rende ognuno di noi un po’ più umano e meno “animale politico”, intento solo ai propri interessi. Un cuore di musica al posto del silenzio di una prigione sociale. FOTO SCATTATA A BERGAMO IN VISITA ALLA FABBRICA DEI SOGNI—CONVEGNO CVX-LMS 19 Foto di Lorenzo Nigro Grazie a Yasmine Chakroun per la foto in abito tipico scattata con il fratello Salim!! 20 Il concorsone fotografico a cura di Lorenzo Nigro Grazie a Salim Chakroun per aver messso a disposizione del giornalino le sue foto. Nel deserto…. 21 C’era una volta… U n giorno nel nostro quartiere arrivò un cane che sembrava diverso da tutti noi. Si chiamava Rudi. Il suo pelo non era lucido come il nostro e non aveva il collare tempestato di diamanti. Si comportava in modo strano. Ci raccontò di essere stato abbandonato, quando era ancora cucciolo. Io provavo compassione per lui, mentre tutti gli altri, compreso il mio amico Jack, lo deridevano. Io cercavo di inserirlo nel nostro gruppo, ma finii per litigare con Jack che cercava di ostacolare in tutti i modi l’amicizia tra me e il nuovo arrivato. Passò il tempo e alla fine io e Rudi diventammo letteralmente inseparabili. E anche il gruppo lo accettò, dopo che Jack si era trasferito in un altro quartiere. C Le Favole scritte da Noi ome ogni mattina mi svegliai sulla linea di fondocampo. Era sabato e, come sempre, Josef arrivò sul campo da tennis per disputare una partita. Con lui c’era anche la racchetta Andrea, con le nuove corde tese. Josef iniziò a scaldarsi, impugnando la racchetta ed iniziò a “schiaffeggiare” la PallaBovy. Dopo qualche minuto mi afferrò con la sua grossa mano e mi ritrovai faccia a faccia con Andrea che mi squadrò e mi disse: “Ehy, stupida palla, ci divertiremo oggi”. Con aria malvagia iniziò a farmi girare la testa, ma la implorai: “Fermati, lasciami stare”. Dopo trenta minuti di sofferenza Josef ci afferrò, inserendoci nella stessa borsa, iniziammo ad interloquire, facemmo pace e diventammo grandi amici. La favola insegna che, anche se si è diversi, bisogna Questa favoletta dimostra che, perdonando, si vive accettare gli altri così come sono, perché potrebbero felici! dimostrarsi migliori di quello che pensiamo. Massimo Rega, Cristiana Cuccurullo, Pierluigi Francesca Cusati, Andrea Tipo, Carolina Car- Rosato bone I n un deserto vi erano diversi cammelli e solo io ero un dromedario. Fin da piccolo mi sentivo escluso: tutti i cammelli avevano infatti due gobbe e io soltanto una. I cammelli mi prendevano spesso in giro con stupide e cattive battute. Mi chiamavano: “Il mono-gobba”. Ogni giorno, tornando a casa, piangevo. Mi sentivo diverso da tutti, ma sapevo fare una cosa in più rispetto agli altri: io sapevo cantare… Antonio De Rosa, Maria Cristina Bova, Valerio Di Palo 22 C’era una volta… Le Favole scritte da Noi P I l mio nome è Andrea. Io e la mia famiglia vivevamo in un rifugio insieme ad altre famiglie. Poi alla porta sono arrivate due donne che hanno dato tanti soldi ai miei genitori e a quelli di Rosa, la mia migliore amica. Le due signore ci hanno preso per un braccio e ci hanno portato via. I miei genitori sembravano contenti perché le loro facce erano felici. Rosa piangeva. Dopo poche ore di viaggio in autobus siamo arrivati al cancello di una fabbrica di jeans. In quel momento ho capito che non ero più un bambino. Per molti mesi ho lavorato in quel tugurio, mentre ogni giorno sentivo fuori dalla finestra bambini che si divertivano e giocavano per le strade. Avevo 11 anni, quando un giorno arrivò una signora. Sembrava una donna buona. Attirai La favola insegna che nell’amicizia non esistono subito la sua attenzione. Diventammo molto amici e differenze. venne a trovarmi ogni giorno. Poi per un periodo non venne più. Ci rimasi male. Un giorno finalNunzia Zeno, Lucrezia Della Pietra mente tornò e mi portò via da quel luogo…. ochi anni fa in una biblioteca vivevano vari libri. Tra questi in particolare c’era un libro d’avventura chiamato Harry Glotter. Harry, quando andò a vivere in quella biblioteca, conobbe un Romanzo Rosa di nome Colazione da Darcy. Divennero subito inseparabili. Un giorno, mentre erano impegnati a chiacchierare, si avvicinò a loro un antico libro. Le sue pagine con il passare degli anni si erano ingiallite. Supponeva che i libri di diverso genere non potessero essere amici, poiché erano molto diversi tra loro. All’inizio i due pensarono che fosse vero, ma si accorsero presto che non potevano stare l’uno senza l’altro. Da allora la loro amicizia si rafforzò ancora di più. Sergio 23 NEL PROSSIMO NUMERO he t n o a n i In C III cl. Ev Road fil m en to :i de l se l Cin cond o ef or um ./ c s V In Redazione con i Rappresentanti d’Istituto o n a t n Il sec o : P ondo a a l t ppunta s e o Caffè r e d i m e ento d i h Letter b z c i e l l z ario n L’i aga po m r e I t afico: r il g o t o f e n o s e Il concor é a me S o g c i o r l t l A ’ r L e p u S o n At Home: la Privacy a t n Po l in 3 parole La de i on p i z a mu o gin m E sic LMS, testimonianze a a de di vita reale lla a… lo t l vo ogno a n English Page ll u a i g a r C’e nere e li g E MOLTO ALTRO ANCORA…. 24