V. Barboni, M. Rosati: La geometria delle bolle di sapone
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V. Barboni, M. Rosati: La geometria delle bolle di sapone
Una molecola di un liquido attira le molecole che la circondano e a sua volta è attratta da esse. Per le molecole che si trovano all'interno del liquido, la risultante di queste forze è nulla. Quando invece queste molecole si trovano sulla superficie, vengono attratte dalle molecole sottostanti e da quelle laterali, ma non verso l'esterno. La risultante delle forze che agiscono sulle molecole di superficie è quindi una forza diretta verso l'interno del liquido. A sua volta, la forza di coesione fra le molecole fornisce una forza tangenziale alla superficie. La superficie di un liquido si comporta dunque come una membrana elastica che avvolge e comprime il liquido sottostante. dE=F dl=σ dS dS=AB dl ⇒ F dl = σ AB dl, si deduce quindi che: F AB con σ tensione superficiale che dipende dalla temperatura e dalla composizione del liquido. Le molecole tensioattive possiedono una testa idrofila e una coda idrofoba. In acqua tendono a raccogliersi in superficie con le code rivolte verso l’esterno e al suo interno in forma di micelle e membrane, collegate tramite le code idrofobe. Poiché la coesione di queste molecole è inferiore a quella delle molecole d’acqua, la tensione superficiale viene indebolita. I tensioattivi abbassano la tensione superficiale di un liquido: la tensione superficiale dell'acqua saponata è circa un terzo di quella dell’acqua pura, quindi le molecole sono meno sollecitate e le bolle possono durare più a lungo. Se non ci fossero i tensioattivi le forze che si esercitano tra le molecole sarebbero così intense da non permettere la formazione della lamina di liquido. Una bolla, o una lamina di sapone, è formata da una sottile pellicola di acqua saponata intrappolata tra due strati di detergente. Gli strati di molecole tensioattive sono molto elastici e sopportano elevate deformazioni senza rompersi, prolungando così la vita delle lamine e delle bolle. dE=F dl=σ dS dS=AB dl ⇒ F dl = σ AB dl, si deduce quindi che: F AB con σ tensione superficiale che dipende dalla temperatura e dalla composizione del liquido. L’energia totale di un liquido in equilibrio, in cui si può trascurare l’effetto della gravità, è data da: S U dS S 0 Possiamo dedurre che la configurazione di equilibrio, che corrisponde alla minima energia, è quella che minimizza l’area della superficie. La tendenza dei liquidi a contrarre la loro superficie è una manifestazione della tendenza di ogni sistema a portarsi nello stato di minima energia. Qual è la figura geometrica del piano che, a parità di perimetro, ha area maggiore? “Didone, esule da Tiro, peregrinò con il suo seguito di sudditi, fino a che non approdò sulle coste libiche...la bella regina senza trono doveva quindi trovare un modo per stanziarsi in quelle terre, e fu così che si rivolse a Iarba, re del luogo. Quest’ ultimo le promise tanta terra quanta ne potesse contenere una pelle di bue. Didone non si lasciò sfuggire l’occasione, tagliò la pelle in striscie sottili, le annodò fra di loro ottenendone un lungo filo che dispose in modo tale da recintare la massima estensione di terra, la quale comprendesse anche la costa ... Fu così che delimitò quello che sarebbe poi diventato il territorio di Cartagine.” o Il poligono deve essere convesso o Il poligono deve essere equilatero o Il poligono deve essere equiangolo Possiamo concludere che tra tutti i poligoni di n lati aventi lo stesso perimetro,quello di area massima é l'n-gono regolare Se il poligono è concavo, possiamo trasformarlo in uno convesso con area maggiore LEMMA Tra tutti i triangoli con base e perimetro fissati, quello di area massima è il triangolo isoscele. TEOREMA Fra tutti i poligoni, con perimetro fissato, quello di area massima ha tutti i lati congruenti. DIM. Supponiamo per assurdo che esista un poligono di area massima che non abbia tutti i lati congruenti. Consideriamo i lati DC e CB di diversa lunghezza. Possiamo immaginare che il vertice C si muova su di una ellisse avente i fuochi nei punti B e D. In questo modo, sfruttando il lemma precedente, si ottiene un poligono di area maggiore. Si giunge così un assurdo. LEMMA Tra tutti i quadrilateri ABCD aventi AB = a e BC = CD = DA = b (con a < 3b), quello di area massima e il trapezio isoscele. TEOREMA Fra tutti i poligoni equilateri, con perimetro fissato, quello di area massima ha tutti gli angoli congruenti DIM. Supponiamo per assurdo che esista un poligono equilatero di area massima, che non abbia tutti gli angoli congruenti. Consideriamo il quadrilatero ABDC con angoli differenti e tracciamo le circonferenze centrate nei vertici A e D con raggio pari al lato del poligono. Possiamo immaginare che i vertice C e B si muovano su queste circonferenze fino a che il lato CB formi con i lati obliqui due angoli congruenti. In questo modo, si ottiene un trapezio isoscele che, per il lemma precedente, ha area maggiore del quadrilatero ABCD. Abbiamo quindi costruito un poligono di area maggiore giungendo così ad un assurdo. y decresce per n≥3 lim y(n) = π n->∞ m > n => A(Pn)>A(Pm) lim A(P ) = π n n->∞ 2 r =Ac Con le lamine saponate si ottiene una bellissima verifca sperimentale della proprietà isoperimetrica del cerchio La tensione superficiale tende il filo in modo tale che la lamina saponata occupi la minor superficie possibile. “…se immergiamo un telaio metallico in acqua saponata, estraendolo vengono a crearsi, come d’incanto, le superfici migliori possibili per il principio di minima energia che la natura sceglie sempre1.” 1M.Emmer, Bolle di sapone. Tra arte e matematica, Bollati Boringhieri, 2009, Torimo Determinare il percorso avente lunghezza totale minima fra quelli che congiungono un certo numero di punti assegnati sul piano Banalmente la soluzione è data dal segmento che li congiunge. Lunghezza = 3 x 1 = 3 cm Lunghezza = 1+(√3/2) ≃ 1,87 cm Lunghezza = (1/√3) x 3 ≃ 1,73 cm Percorso di lunghezza minima Sperimentalmente si ottiene il percorso di lunghezza minima. Gli angoli formati dalle lamine sono congruenti e misurano 120° Si può dimostrare che il cammino di minima lunghezza che congiunge tre punti nel piano è formato da tre segmenti che si intersecano a 120° in un punto interno al triangolo, chiamato punto di Steiner. Se il triangolo ha un angolo interno ≥ 120°, la soluzione del problema di Steiner è data dai due lati adiacenti a quest’angolo Una proprietà generale delle soluzioni del problema di Steiner, per n punti nel piano, è che esse consistono di segmenti che formano un numero di intersezioni ≤ n-2. Tali intersezioni sono dette punti di Steiner. In tali punti si incontrano tre segmenti, salvo nei casi degeneri, che formano angoli di 120°. Lunghezza: 2,73 cm n-2 = 4-2 = 2 punti di Steiner n-2=5-2=3 punti di Steiner n-2=6-2=4 punti di Steiner Lunghezza = 5,292 cm Configurazioni di minimo relativo Lunghezza = 5,196 cm Lunghezza = 5 cm Poiché gli angoli interni dell’esagono regolare misurano 120°, i punti di Steiner coincidono con i vertici stessi. Se consideriamo gli n punti posti nei vertici di un poligono regolare, le configurazioni di lunghezza minima sono date dai lati del poligono meno uno. Questo accade perché gli angoli interni di un poligono di n lati, con n>6, sono maggiori di 120°. Intorno alla metà del XIX secolo il fisico belga Joseph Plateau (1801 - 1883) inizia a studiare le lamine saponate per risolvere il problema variazionale che porta oggi il suo nome: Trovare la superficie (o il sistema di superfici) di area minima delimitata nello spazio da un contorno chiuso assegnato. L'intersezione fra le lamine di sapone avviene secondo precise regole geometriche. Prima legge di Plateau Le lamine si incontrano a gruppi di tre lungo una curva formando a due a due angoli di 120°. La curve di intersezione delle lamine sono dette spigoli liquidi. Seconda legge di Plateau Gli spigoli liquidi si incontrano a gruppi di quattro formando a due a due un angolo di 109°28’16’’. Sei lamine congruenti, a forma di triangolo isoscele, che si incontrano in un vertice centrale. Lungo ogni spigolo liquido si incontrano 3 lamine saponate. Gli spigoli liquidi sono 4 e si incontrano nel punto centrale. Tredici lamine (8 trapezoidali, una quadrata e 4 triangolari) si incontrano a gruppi di 3 lungo 12 spigoli liquidi. La lamina quadrata centrale è sempre disposta parallelamente a due facce opposte del telaio. Telaio: due circonferenze di raggio r0. Si immergono i due dischi parallelamente in acqua saponata ad una distanza d: • se d < 1,056 r0 si formano due lamine che si uniscono al centro con un disco parallelo alle due circonferenze. Bucando il disco centrale si produce una superficie di area minima che corrisponde ad un minimo assoluto dell'energia: la catenoide. • Se d > 1,325 r0 si formano due lamine piane staccate, limitate dagli anelli del contorno. Anche in questo caso il sistema di superfici laminari è un minimo assoluto. • Se 1,056 r0 <d < 1,325 r0 la catenoide è un minimo locale e può essere soffiata nei due dischi. Telaio: si torce una circonferenza di 180° e poi si ripiega. Immergendo il telaio in acqua saponata si forma un sistema di tre lamine di cui quella centrale è un disco. Bucando quest'ultima lamina si ottiene una superficie minima ad una sola faccia: il nastro di Moebius A partire dal nastro di Moebius allarghiamo il telaio allontanando le due circonferenze parallele. In questo modo la lamina salta in una nuova configurazione topologicamente diversa dal nastro di Moebius: essa risolve il problema di Plateau con il medesimo contorno ma per superfici a due facce. Se consideriamo un telaio a forma di tetraedro regolare privo di due spigoli non consecutivi, la superficie laminare che ne risulta è una sella tetraedrica. Il problema di Plateau per questo contorno è stato studiato nel 1865 dal matematico tedesco Karl Schwarz (1843 - 1921). Per questo motivo la sella è detta superficie di Schwarz. A partire da un telaio a forma di cubo ed eliminando dalle basi due coppie di lati opposti, si ottiene una sella cubica. Essa è l'elemento base di una superficie periodica detta prima superficie di Scherk dal nome del matematico tedesco H.F.Scherk (1798 - 1885) che l'ha studiata nel 1834. La curvatura ci dà informazioni su quanto sia “incurvata” una curva o una superficie attorno ad un punto La curvatura di una retta è zero La curvatura di una circonferenza è data dall'inverso del suo raggio 1/r ed è quindi uguale in tutti i punti. Una generica curva piana può essere più incurvata in alcuni punti e meno in altri. Quindi, a differenza della circonferenza, la curvatura è diversa in ogni punto. Consideriamo un punto P su di una curva piana C. Se r è il raggio della circonferenza che approssima meglio la curva nel punto P, allora denfiamo la curvatura Kp come Kp = 1/r. Al valore così definito si associa un segno positivo o negativo a seconda della concavità della curva. Sia P un punto di una superficie S e n il versore perpendicolare al piano tangente ad S in P. Consideriamo i piani passanti per P e che contengono il versore n. L'intersezione di uno di questi con la superficie è una curva piana, detta sezione normale, di cui sappiamo calcolare la curvatura nel punto P. Al variare dei piani si ottengono sezioni normali differenti, ciascuna con una propria curvatura nel punto P. Le curvature maggiore e minore si chiamano curvature principali e si indicano rispettivamente con K1 e K2. Utilizzando questi due valori estremali possiamo associare ad ogni punto P di S la curvatura media H denfita come: L'equazione di Laplace-Young lega la differenza di pressione P, presente sulla superficie di separazione di due fluidi, alla forma della superficie: K1 K 2 P H 2 Con γ la tensione superficiale della lamina saponata. I diversi sistemi di lamine, ottenuti dai contorni metallici, costituiscono delle superfici liquide su cui l'aria circostante esercita una pressione. La pressione esercitata dall’aria ai due lati di una lamina è la stessa, quindi ΔP=0 da cui segue che H=0. Possiamo concludere che le superfici che soddisfano il problema di Plateau hanno curvatura media nulla in ogni punto. In matematica le superfici con H=0 sono dette minime. Notiamo che non tutte le superfici minime soddisfano il problema di Plateau per un dato contorno, ma tutte le superfici che si ottengono come soluzione del problema di Plateau sono minime. [1] M.Cazzanelli, K.Soraruf, I.Tamanini, Matematica e bolle di sapone, un viaggio alla scoperta di strutture geometriche e principi variazionali. Fascicolo del Laboratorio di Ricerca sui Materiali e i Metodi per la Didattica e la Divulgazione della Matematica, Dipartimento di Matematica, Università degli studi di Trento, 2001. [2] Katuscia Soraruf, Tesi di laurea in matematica: Bolle di sapone: esperimenti e considerazioni. Dipartimento di Matematica, Università degli studi di Trento, anno accademico 1997-1998. [3] Flavia Dirupo, Tesi di laurea in matematica: Matematica trasparente… come bolle di sapone: un percorso didattico-sperimentale per le scuole secondarie di primo grado. Dipartimento di Matematica, Università degli studi di Trento, anno accademico 2004-2005. [4] Sisto Baldo, Superfici minime e lamine di sapone. Università degli studi di Verona, anno accademico 2012/2013. http://profs.sci.univr.it/~baldo/PLS/Superfici_minime/Superfici_minime_2013.p df