il mausoleo dei borbone parma - Accademia Maria Luisa di Borbone

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il mausoleo dei borbone parma - Accademia Maria Luisa di Borbone
Il Mausoleo dei Borbone Parma
Villa Borbone - Viareggio
A cura del Centro Studi “Villa Borbone”
dell’Accademia “Maria Luisa di Borbone”
Il complesso monumentale della Villa Borbone costituisce uno dei luoghi storici più
affascinanti della città di Viareggio. Situata nella pineta di levante e immersa in un grande parco con
alberi secolari, la Villa si presenta oggi nella sua elegante semplicità come un corpo organico che,
visto dall’alto appare con una pianta ad H con il segmento centrale più lungo dei lati.
Proprio tenendo presente questo schema, possiamo dire subito che il lato di destra è
costituito oggi dai locali destinati e provvisti delle necessarie strutture tecnologiche che lo abilitano
come sede congressuale di particolare valore, capace di contenere 200 persone.
Al centro, la residenza signorile con la caratteristica d’uso strettamente familiare e privato,
collegata direttamente a due corpi laterali sedi dei servizi generali (cucina, dispense, laboratori,
depositi, amministrazione, etc.) e degli alloggi del personale.
Il lato sinistro è formato dalla cappella-mausoleo dei Borbone del ramo di Parma, dalle
scuderie e rimesse delle carrozze ed ancora da residenze per i dipendenti.
L’idea della Villa nasce con Maria Luisa di Borbone dal 1818 Duchessa di Lucca. A lei si
devono alcune delle decisioni fondamentali per Viareggio: la costruzione della prima darsena (22
ottobre 1819), l’acquisto personale nel 1819 dell’intera pineta e marina di levante, il piano
regolatore dello sviluppo urbano (30 maggio 1820), l’elevazione del paese a rango di città il 7
giugno 1820, l’istituzione del Circondario marittimo (14 luglio 1823).
E’ lei che nel 1820 incarica l’architetto di Stato Lorenzo Nottolini di studiare il progetto per
una reggia con un prossimo “Casino di caccia”. Approvato il progetto, solo in piccola parte si
riuscirà a realizzarlo in quanto Maria Luisa muore a Roma nel 1824 ed il suo successore, il figlio
Carlo Lodovico, non continuerà a coltivare gli interessi ed i progetti materni.
La modesta cappella iniziale, viene radicalmente ristrutturata per volontà di Carlo III, Duca
di Parma, succeduto nel 1849 al padre Carlo Ludovico abdicatario. Altrettanto avviene al complesso
abitativo che assume l’assetto definitivo, cioè l’attuale, fra il 1881 ed il 1885.
Da un punto di vista storico, la Cappella è oggi l’elemento di maggiore interesse, in quanto
costituisce un vero e proprio Mausoleo funebre di una considerevole parte della Real Famiglia
Borbone Parma.
La Villa con la estesa Tenuta agricola toccò, per successione ereditaria, a Bianca, figlis di
don Carlos di Spagna e di Margherita di Borbone Parma, sposa all’arciduca Carlo Salvatore
d’Asburgo Lorena, nipote ex fratre del granduca di Toscana Ferdinando IV. Adibita a comando del
Balipedio della Marina Militare durante la Prima Guerra Mondiale, fu restituita ai legittimi
proprietari ed abitata stabilmente fino al 1985 quando, il 13 luglio, essa venne acquistata dall’ing.
Benvenuto Barsanti e da lui donata al Popolo di Viareggio con l’affidamento al Comune. I
proprietari si riservarono la Cappella, acquistata dal Comune nel 2005, sì che oggi è un unico bene.
Si caratterizza per uno stile raffinato, evidenziato dalla cura dei particolari. Tutte le porte
sono realizzate in legno massello con decorazioni intonate presumibilmente al tipo di mobilio che
arredava le diverse stanze ed arricchite da bronzi dorati (purtroppo asportati dalle truppe tedesche
durante la seconda guerra mondiale); i pavimenti del primo piano sono tutti a parquet, composti da
legni diversi e caratterizzati da disegni geometrici, diversi l’uno dall’altro; la decorazione dei soffitti
a fresco o in gesso con motivi leggeri secondo il gusto del tempo. Al pian terreno i pavimenti delle
sale, adibite al ricevimento di persone in visita, sono in marmo di Carrara.
La Cappella-mausoleo
L’origine di questo edificio risale ad una decisione di Carlo III duca di Parma, figlio di Carlo
Lodovico già duca di Lucca, di costruire nel 1849 nella tenuta di Viareggio una cappella a nord
della Villa padronale, quale sepolcro per i suoi familiari ed a comodo dei numerosi dipendenti
dell’azienda agricola. La cappella, affidata all’architetto Giuseppe Gheri, fu dedicata a S. Carlo
Borromeo.
Scrive l’arch. Glauco Borella1: “Tra il 1881 ed il 1883, Giuseppe Pardini venne incaricato da
Carlo Lodovico, ormai vecchio, di realizzare quello che sarebbe stato il suo ultimo lavoro: il
progetto di completare la cappella funeraria della tenuta di Viareggio (…).
Carlo III nel suo testamento aveva assegnato la proprietà della tenuta di Viareggio alla figlia
Margherita, ma aveva anche disposto che la cappella rimanesse indivisa tra i suoi quattro figli e i
loro eredi. Fu così che Roberto, figlio secondogenito di Carlo III e ultimo duca di Parma, assieme a
Margherita, Enrico ed Alice, decidendo di dare una più monumentale sepoltura al loro padre,
commissionarono al Pardini, d’intesa con l’anziano nonno Carlo Lodovico, la ricostruzione della
cappella, con l’intento di edificare una chiesa mausoleo. Questa, pur nelle modeste dimensioni,
doveva avere la fastosità di un Pantheon dove ospitare degnamente le sepolture di una gloriosa e
antica dinastia reale. L’idea originaria del Pardini, che morì nel 1884 senza vedere la cappella finita,
era quella di un’architettura di facciata celebrativa e solenne che richiamasse il Pantheon e le forme
neocinquecentesche in linea con la cultura romana nella quale l’architetto si era formato.
Al duca questa scelta non piacque e suggerì di trovare per la facciata una soluzione più alla
moda, che riprendesse le fogge lombarde neoquattrocentesche.
Il Pardini si ispirò allora alla tradizione del romanico pisano-lucchese e propose, per la
nuova facciata, due varianti, una più sobria in stile severamente romanico e l’altra più decorativa in
stile neogotico, meglio rispondente alle istanze del duca. Nella soluzione adottata, la facciata,
rivestita da marmette rettangolari bianchi su cui filari di marmo verde disegnavano una raffinata
policromia, si articolava in tre arcate in cui si aprivano due monofore e, in quella centrale, il portale.
In asse con questo, una bifora archiacuta completava il disegno del prospetto principale, chiaro
riferimento alla chiesa di Santa Giulia di Lucca che in quel momento era oggetto di grande interesse
per l’ambiente culturale cittadino.
Per i prospetti laterali venne adottata una decorazione a finti mattoni in intonaco, soluzione
anche questa assai di moda, tanto che venne proposta in molti edifici dell’epoca, tra cui la Villa
Paolina a Viareggio. Sulle pareti laterali si aprirono delle monofore sormontate da oculi che
illuminavano un interno di grande suggestione simbolista, innestata su una partitura a pianta
centrale continui rimandi alla cultura preraffaellita neoquattrocentesca.
Nelle pareti interne e nella zona absidale venne riproposta la bicromia della facciata, del
bianco attraversato da fasce colorate e la copertura risolta con volte a crociera con decorazioni a
tempera ancora di gusto neoquattrocentesco. Capitelli corinzi sormontano sia le colonne in marmo
che definivano lo spazio interno, sia i pilastri che scandivano le pareti su cui campeggiano le lapidi
e le sagome dei monumenti funebri.
Nella navata destra fu collocato il sacello di Carlo III, opera di Vincenzo Consani (18181887), dove è ritratto il duca supino sul suo sarcofago realizzato secondo i moduli di memoria
classica.
Nella navata sinistra fu collocato il sarcofago di Carlo Lodovico dove è posata una corona
adagiata su un cuscino. Due figure poste ai lati del sarcofago rappresentavano Margherita e il marito
Don Carlos.
A corredo della chiesa e della cripta venne costruita una sacrestia e, al primo piano,
collegato da una scala che conduce ad un ballatoio, era l’alloggio del sacerdote. Una porta a
scomparsa, oggi murata, faceva da collegamento con l’appartamento del primo piano dell’ala nord.
Il Pardini previde anche progetti per l’altare e per le tombe, su alcune delle quali aveva già lavorato
a partire dal 1870, ma nel 1883 i lavori dovettero interrompersi per i problemi di salute
dell’architetto che morì nel 1884, e vennero completati molto probabilmente da Domenico Martini,
al servizio del duca Roberto dal 1884”.
1
BORELLA G., La Villa Borbone, in Viareggio. Villa Borbone, Ed. ETS, Pisa 2006, pp. 7-22.
Prima di procedere in una descrizione particolareggiata di questa bella chiesa, sembra
opportuno riportare quanto scrive, a memoria, Lorenzo Viani2:
La chiesa era addossata al ‘Palazzo’, gli alberi ramificavano fitti, nell’intrico i vettoni
rimettevano verso la terra, dentro le ciuffaie c’era un canto perenne di uccelli. I falchi marini e le
arsavole vi passavano ad armate.
La Chiesa addossata al ‘Palazzo’, tutta di marmo bianco a strisce celesti e rosa, con una
lunetta a mosaico sotto l’architrave; di fuori si vedeva tralucere dai vetri sempre una luce laccata.
(…)
La chiesa era anche il Mausoleo dei Borboni e dei Duchi di Parma e di Lucca; le tombe una
sull’altra, spaziate dai bei lastroni di marmo nel breve ambito di una cella, occultate da una tenda
di broccato rosso erano rischiarate dai bagliori diacci di una vetrata di lastre smerigliate che
filtrava su di loro una luce argentata. Dalle pinete veniva l’odore della ragia di pino, acre come il
fumo di una torcia a vento.
Se qualche visitatore penetrava nella Cappella, sentiva sotto i suoi piedi risuonare il boato
d’antiche tombe come campane d’argento e gli rispondevano quelle d’oro occultate dalla volta
stellata. I nomi scolpiti sui lastroni e le parole colmate d’oro di zecchino, lucevano come illuminati
dall’interno delle tombe. La figura di Carlo III, reclinata sull’omero, coperta dell’ermellino,
partito in pieghe di grande dignità, pareva sollevata da un vasto respiro.
Andavo sovente ad alzare la tenda di broccato; i nomi delle città scolpiti sulle tombe:
Cannes, Madrid, Bolzano, Warteggel, Biarritz, Vienna, Gaeta, Bilbao mi facevano sognare viaggi
in terre lontane, nel torpore dell’incenso mortuario. Il profumo dinervante dei fiori avvizziti nel
chiuso, l’aria densa di incensi, riducevano come di marmo e l’alito diacciava.
A seguire, si illustrano alcuni dei più importanti monumenti sepolcrali che sono qui
collocati.
Maria Luisa
Su progetto dell’architetto Giuseppe Pardini, viene composto questo austero ed insieme
solenne epitaffio quando, a seguito dello smantellamento della Chiesa di S. Luca a Lucca nel 1870,
si rese necessario trasferire i precordi della duchessa Maria Luisa di Borbone e della nipotina Luisa,
primogenita di Carlo Lodovico e Maria Teresa Felicita di Savoia, morta ad appena 3 anni nel 1823.
Maria Luisa di Borbone, Infanta di Spagna, figlia del re Carlo IV, nasce nella residenza
estiva di S. Ildefonso il 6 luglio 1782. Ad appena 13 anni, nel 1795, viene data in sposa al cugino
Lodovico, erede del trono ducale di Parma. Gli eventi rivoluzionari francesi e l’avventura
napoleonica interessano e travolgono le due congiunte e distinte dinastie borboniche. A Lodovico e
Maria Luisa viene assegnato il trono del neonato Regno d’Etruria (1801-1807). Morto il marito per
epilessia nel 1803, Maria Luisa ne diviene reggente per conto del figlio minorenne Carlo Lodovico.
Vicissitudini varie la conducono prima in Spagna, poi in Francia fino alla prigionia nel monastero di
S. Sisto a Roma. Per decisione del Congresso di Vienna (1814-1815), viene costituito il Ducato di
Lucca ed assegnato, dopo varie trattative, e temporaneamente in attesa del rientro nell'originario
Ducato di Parma Piacenza Gustalla, a Maria Luisa che ne prende possesso sul finire del novembre
del 1817 e lo detiene fino alla morte, seguita in Roma il 13 marzo 1824.
Carlo Lodovico
Carlo Lodovico, figlio di Lodovico I e Maria Luisa di Borbone, nasce in Spagna nella reggia
di Madrid il 27 dicembre1799. Il marmoreo sarcofago che ne contiene le spoglie mortali, essenziale
nelle linee, è sormontato da un elegante cuscino sul quale è posta una corona regale. Sul fronte è
collocata una lapide che, in latino, riporta sinteticamente gli eventi fondamentali della sua vita.
Eccone una traduzione: “Qui è sepolto Carlo Lodovico di Borbone, infante di Spagna, Principe di
Parma. Col nome di Lodovico I governò l’Etruria. Sconfitto Napoleone a Waterloo e appianate la
2
VIANI L., Il figlio del pastore, Milano 1930
vicende dell’Europa, fu nominato Duca di Lucca. Ottenuto nel 1847 il Ducato di Parma, assunse il
nome di Carlo II. Lasciati umilmente dopo un anno i poteri di duca prese il nome di conte di
Villafranca. Sposò Maria Teresa figlia di Vittorio Emanuele I Re di Sardegna. Nacque nella reggia
di Madrid il 27 dicembre 1799. Morì a Nizza, in Liguria, il 16 aprile 1883. I nipoti, in pianto, al
nonno degno d’essere ricordato”.
Il sarcofago è sormontato da un’ancona in stile gotico nella sommità della quale al centro è
scolpita una Madonna con Bambino, ai lati della quale vi sono i profili di don Carlos di Spagna e di
sua moglie Margherita di Borbone Parma.
Carlo III
Trattasi del più importante monumento funebre della Cappella. Opera in marmo dello
scultore lucchese Vincenzo Consani (1818-1887), ritrae il Duca che riposa su una lettiga riccamente
elaborata ed il sarcofago è corredato da una iscrizione in latino la cui traduzione è la seguente:
“Carlo III di Borbone, principe spagnolo, nominato duca di Parma e Piacenza e regioni annesse che,
nel fiore degli anni, una morte, ahimé, crudelissima, affrontò per volontà divina il 17 marzo 1854,
nel trentunesimo anno di vita, sesto di regno. Ludovica Maria di Borbone pose in questo
monumento le spoglie dell’amato coniuge, come da suo desiderio. Conobbi tribolazione e dolore, e
invocai il nome del Signore”.
Anche questa tomba è anteposta ad un’ancona di stile rinascimentale nel tondo della quale è
scolpita una Madonna con Bambino affiancata dal re S. Luigi di Francia e dall’apostolo S. Paolo.
Roberto
Tomba a sarcofago di marmo di Carrara arricchita da arcosolio con stemma e corona e
decorazioni di racemi, porta una semplice iscrizione in francese che, in italiano, recita: “S.A.R.
Roberto di Borbone duca di Parma, Piacenza e Guastalla. Nato a Firenze il 9 luglio 1848. Morto a
Le Pianore il 21 novembre 1907”.
Il sacello
Il sacello mortuario, fra le altre, contiene anche le tombe della linea dei Borboni cosiddetta
“carlista”: Margherita di Borbone Parma primogenita del duca Carlo III (Lucca 1 gennaio 1847Viareggio 29 gennaio 1893) moglie di don Carlos di Borbone Spagna, e dei loro figli Blanca (Graz
7 settembre 1868-Viareggio 25 ottobre 1849) sposa a Leopoldo Salvatore d’Asburgo Lorena
Toscana, Jaime duca di Madrid (Bevey 27 giugno 1870-Parigi 2 ottobre 1931) ed Elvira (Ginevra
28 luglio 1871-Parigi 9 dicembre 1929). Manca la quarta figlia, Alice (Pau 29 giugno 1876Bargecchia 1975), sepolta nella cappella di famiglia Del Prete nel camposanto della Misericordia di
Viareggio.
Elvira fu protagonista di una storia tragica. Venne diseredata a seguito di una fuga d'amore a
Parigi con un modesto pittore fiorentino già coniugato, Filippo Folchi, dsal quale avrà due figli.
Così ne delinea la dolorosa vicenda Lorenzo Viani nel già citato Il figlio del pastore:
“La più bella delle principesse, dell’avvincente bellezza delle donne spagnole, slanciata e
flessuosa come una figura regale di Goja, donna Elvira, era la più taciturna e la più sola. I
grandissimi occhi neri e languidi staccavano sul pallore del viso ovale. La principessa Elvira
soleva ravvolgersi il capo entro uno scialle bianco screziato di trine, e gli occhi balenanti parevano
due rondini posate sopra una rappa di biancospino.
Donna Elvira ascoltò le parole del suo trepido cuore; amò, riamata, il pittore Folchi,
coniugato. Commise il peccato ed accetto serena la penitenza spietata.
Una notte, raccolti pochi indumenti ed alcune gioie, ravvolto il bel corpo in un mantello
nero, traversò l’immenso bosco tenebrato dalla leccete e dai pini. La guardia del cancello
maggiore salutò umilmente la principessa che, a quell’ora insolita, andava verso la stazione, verso
il suo sogno.
Nel ‘Palazzo’ la sveglia fu drammatica.
-
La principessa Elvira dorme?
E’ morta?
Aperta la porta del suo appartamento, questo fu trovato vuoto e come rovistato dai ladri.
Il padre scrisse: Oggi è morta mia figlia Elvira.
Ed ella, progenie di re, andò come un'ombra verso le peripezie della vita nomade ed
oscura, e corse, e forse corre ancora, dietro al suo sogno”.
Da segnalare, ancora, la semplice sepoltura del principe Enrico conte di Bardi (Parma 12
febbraio 1851-Mentone 13 aprile 1903), fratello minore del duca Roberto, grande viaggiatore e
etnologo.
Una curiosità: i due fratelli Roberto ed Enrico sposarono in prime nozze due sorelle, figlie
del Re di Napoli. Rimasti vedovi quasi contemporaneamente si risposano ed ancora una volta
scelgono due sorelle, le figlie del Re di Portogallo Miguel di Braganza. Roberto genera dodici figli
nel primo matrimonio e altri dodici nel secondo. Enrico nessuno dal primo e nessuno dal secondo.
Le altre tombe ivi presenti, alcune senza lapide e relativa iscrizione, sono di alcuni principi,
segnatamente: Ferdinando (Bolzano 5 marzo 1871-Cannes 14 aprile 1872), figlio di Roberto e
Maria Pia commemorato anche nella piccola lapide nella Chiesa; Augusto nato e morto il 29
settembre 1882 da Roberto e Maria Pia; Maria Beatrice (Pau 21 marzo 1874-Lucca 1-11-1961)
figlia di don Carlos e Margherita; Maria Immacolata (Leopoli 9 settembre 1892-Viareggio 4
settembre 1971) figlia di Blanca e Leopoldo Salvatore d’Asburgo Lorena; Giuseppe (Biarritz 30
giugno 1875-Pianore 6 gennaio 1950) figlio di Roberto e Maria Pia; Maria Beatrice (Biarritz 18
giugno 1873-Pianore maggio 1909) ed Enrico (Biarritz 18 giugno 1873-Pianore 10 maggio 1939)
figli di Roberto e Maria Pia; Maria Dolores (Leopoli 5 maggio 1891-Viareggio 16 aprile 1974)
figlia di Blanca e Leopoldo Salvatore d’Asburgo Lorena. Si deve aggiungere anche il colonnello
nob. Igino Neri Serneri (Viterbo 1890-Viareggio 1 maggio 1950) marito della principessa Maria
Immacolata.
Attualmente la Villa, adibita anche a struttura congressuale, oltre che sede del Comitato
Permanente e dei relativi uffici ammnistrativi, nell'ala sud ospita l'Accademia “Maria Luisa di
Borbone” con il Centro Studi e il Laboratoriuo di Elettromagnetismo dell'Università di Pisa e gli
uffici di un nculeo di Guardie forestali, nell'ala nord (locali scuderie) il centro visite del Parco
Naturale S. Rossore, Migliarino e Massaciuccoli.