Primo Piano - Federazione Ginnastica d`Italia

Transcript

Primo Piano - Federazione Ginnastica d`Italia
38
Ritmica
Primo Piano
LA METAMORFOSI DELLE FARFALLE
D’ORO, TRA MAGIA E COSMESI
C
hi crede che lo sport sia fatto
solo di sudore e fatica commette un banale errore. Nella
ginnastica ritmica, per esempio, il gesto prettamente atletico si accompagna ad una vasta gamma di elementi estetici che fanno di questa disciplina un ponte tra l’attività agonistica ed il patinato mondo dello spettacolo. Non è raro che una ginnasta
della ritmica, grazie al proprio bagaglio d’eleganza e alle forme fini e slanciate, una volta abbandonata la pedana, possa essere richiesta dalle maisons di moda per sfilare in passerella. Questa, d’altra parte, è una prerogativa di tutte le discipline che implicano elementi coreografici, dal pattinaggio alla danza sportiva, fino al
nuoto sincronizzato. Sarà forse per la
grazia implicita che accompagna il
genere femminile ma pure nello sfor-
zo fisico le donne riescono comunque a conservare sensualità e raffinatezza. E non è vezzo né civetteria l’attenzione che le ginnaste mettono nella cura della propria immagine, in
quanto, soprattutto nella ritmica, la
valutazione complessiva dell’esercizio da parte della giuria tiene conto,
oltre all’aspetto tecnico anche di quello artistico, compreso il modo in cui
l’atleta si presenta in gara. Per approfondire l’argomento siamo andati dietro le quinte delle grandi competizioni internazionali, fino all’ideale camerino delle star della ginnastica ritmica, per scoprire, insieme ad Elisa Santoni, capitana della squadra azzurra,
tutti i segreti del visagismo sportivo.
“Intanto, sfatiamo un mito – ci blocca subito Elisa – anche ad alti livelli nel
nostro sport si fa tutto da soli”. Ma come? - replichiamo - Niente hair stylist
o esperti del make-up? “Ma figuriamoci - risponde lei - anche ai Giochi di
Atene prima di scendere in pedana e
vincere un argento storico eravamo tutte in albergo a truccarci”. Ma almeno
signorina Santoni la si lasci immaginare davanti ad un grande specchio
pieno di lampadine, come le grandi
dive di Holliwood. “Magari - ci confida - eravamo tutte in una stanza ed
ognuna con il proprio specchietto tascabile. E non parliamo dei problemi di
luce. Inizialmente ci guardavamo l’una con l’altra, per correggere sbavature o imprecisioni, poi con il tempo abbiamo imparato a fare da sole. Un po’
di fondo tinta, il phard sulle guance,
l’ombretto, il rimmel, la matita nera
che esce ai lati per allungare lo sguardo, l’altra matita intorno alle labbra,
una spalmata di lucido e poi capita che
ti riscaldi prima della gara e cola tutto
via”. Sappiamo che non è per mancanza di budget che non esiste uno
staff addetto al look; e allora? - le
chiediamo. “La ginnastica è una disciplina prima di tutto educativa - precisa la ginnasta romana - Certi vizi da
noi non esistono per cultura. Quello del
trucco, poi, è un momento di grande
concentrazione, quasi un rito sacro,
molto intimo”. Non dimentichiamo,
inoltre, che stiamo parlando di ragazze tra i sedici e i venti anni. Se certe
cose non s’imparano alla loro età! Ma
entriamo ancora di più nei particolari. “Il colore degli occhi? l’oro è più neutrale…e porta bene. Tutto il maquillage, ad ogni modo, dipende dal body e
dalla musica che accompagna l’esercizio. Un brano aggressivo richiede un
trucco più pesante e viceversa”. I capelli sono un altro bel problema, aggiungiamo noi, perché le lunghe
chiome possono dar fastidio. “Natu-
39
ralmente vanno tirati – sale in cattedra l’Elisa nazionale – per non rischiare che s’impiglino all’attrezzo. La coda,
però, qualche volta può sbattere in viso
e allora c’è chi se la fa alta, chi bassa,
ma è lo chignon che va per la maggiore. Qualcheduna opta per la riga laterale oppure a zig zag, qualcun’altra si
presenta con le traccine, per rendere più
personale l’acconciatura. Le russe, ai
mondiali di Baku, si erano dipinte il capo con uno spray argentato”. Ci viene
da pensare: sarà per quello che
son finite seconde, dietro alle
nostre, ai cerchi e alle
clavette? “A livello
nazionale – riprende la Santoni,
che in Italia
milita nella
S.G. Ritmica
Romana - ci sono ginnaste che
dalla cosiddetta cipolla fan-
foto Pastorelli
Sarà il più imitato, chiediamo
noi. “Al contrario - ci spiega la
Santoni con il piglio fiero della capitana e un pizzico di gelosia - quello è sacro. Quando torno nella mia palestra le
più piccoline (e qualche genitore) mi chiedono di
mostrare loro il
no uscire una ciocca
di capelli, altre, portano la frangia tutta da una parte, come la spagnola
Esther Escolar o la codina con i riccioli
tipo l’ucraina Oxana Skaldina. La cosa
si fa interessante e allora incalziamo,
e il body? Quali stilisti di grido o griffe rinomate ci sono dietro? “Macchè –
sbuffa l’azzurra - Il body della nazionale lo decide l’allenatrice (Emanuela Maccarani, ndr.), dopo aver sentito la Direttrice Tecnica (Marina Piazza, ndr.). Il regolamento impone certe misure. Per
esempio la sgambatura che non superi
l’anca o la scollatura dietro non oltre la linea delle scapole. Per
i tessuti e i colori, invece, c’è la possibilità di
sbizzarrirsi. In genere i costumi si arricchiscono con pajettes o swarosky. La scuola russa, per dire, è famosa per le applicazioni di cristallo agli abiti. Ma non ci venga a raccontare ora
che ve le cucite da sole, con ago e filo, modello cenerentola?! “A volte capita, invece – ribatte Elisa - In Società cuciono le mamme. Si decide il
body di base, poi s’indicono colorate riunioni dove ogni madre di presenta con un’idea o un disegno,
che magari ha buttato giù in una
pausa di lavoro. Ogni tanto ci
si ispira alle nazionali straniere”. E il body dell’Italia?
body di
Baku, con il quale abbiamo vinto
l’oro mondiale, ed è come
mostrar loro una reliquia. Ecco, a proposito - si corregge pensierosa – in Azerbaijan avevamo un gonnellino. E’ una variante introdotta da poco
e che ormai usano tutte. Le calze invece, sono facoltative anche se con il nastro le gambe nude e sudate rischiano
di rendere appiccicoso l’attrezzo”. Qualcuno, addirittura, ormai indossa una tutina. Per finire il nostro viaggio nella
dimensione cool della ginnastica, manca ancora un tassello. E’ la ricercatezza interiore, l’estetica dell’anima, in un
certo senso. Quel magnifico insieme
di sincronismo, coordinazione e ritmo
che s’impara da bambine, in palestra,
con ore ed ore di duri allenamenti. Ma
non c’è donna che sia disposta a svelare il segreto del proprio charme ed
allora non ci resta che chiedere aiuto
a Michela Conti, una delle tre fondatrici della Ritmica Romana, che ci lascia intravedere almeno uno spiraglio
nella crisalide. “Quando sono piccole le
aiutiamo a sistemarsi davanti allo specchio, pettiniamo loro i capelli o ricuciamo
loro uno strappo al costume. In quei momenti si crea un rapporto familiare tra la
ginnasta e la sua allenatrice. In quei momenti scende la tensione, si parla, spesso si scherza, altre volte si incoraggia o si
muove una critica. Ogni tanto si piange”.
Domani saranno farfalle!.
Di David Ciaralli