L`ARENA DEL 16 FEBBRAIO 2014 GREZZANA. Vivevano nel fienile

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L`ARENA DEL 16 FEBBRAIO 2014 GREZZANA. Vivevano nel fienile
Rassegna stampa dell'Eurodeputato Andrea Zanoni www.andreazanoni.it
L’ARENA DEL 16 FEBBRAIO 2014
GREZZANA. Vivevano nel fienile e nella cantina di una casa
privata: «Non davano alcun fastidio»
Sterminata con il veleno
una colonia di gatti a Sengie
Vittorio Zambaldo
Garonzi: «Quattro li ho sepolti, tre sono spariti: una morte
atroce»
domenica 16 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 25
Stavano in località Sengie, sopra Alcenago, nota per il crollo di alcune gallerie di cava che da più di
due anni ha interrotto la strada provinciale: adesso sette gatti mancano all'appello della loro amica,
Loredana Garonzi, che a giorni alterni saliva ad alimentarli dalla città dove risiede d'inverno.
«Quattro li ho già sepolti, tre non sono più tornati e temo che siano morti in giro», racconta.
«Eppure non davano fastidio a nessuno perché vivevano nel fienile e nella cantina della casa di mia
madre, che apro solo d'estate».
«Avevano a disposizione», prosegue, «un orto grande come mezzo campo per scorazzare e non
andavano ad infastidire certo le proprietà di altri, visto che ci sono quattro case in tutto, di cui due
disabitate», lamenta la signora.
Racconta che cura questa colonia di felini da cinque anni, senza aver avuto mai problemi, eppure
della morte per avvelenamento è sicura, anche se non ha sporto denuncia.
«Erano tutti gatti sani, che mangiavano regolarmente», spiega. «A quelli che ho sepolto usciva
sangue dalla bocca e dalle narici, segno che si è trattato di una fine terribile a cui sono stati indotti
da bocconi avvelenati».
«È un fatto che voglio far conoscere, perché così non ci si comporta», aggiunge Loredana, «con
nessun animale, tanto meno con gatti mansueti che vivevano nel loro spazio e non portavano via
alcunché a nessuno».
La signora era già stata presa di mira quattro anni fa da un episodio analogo a Erbezzo, quando
perse una grossa colonia di gatti (25), riuscendo a salvarne solo tre.
«Lì il pretesto fu che la colonia era nel giardino di un condominio e la cosa dava fastidio agli altri
inquilini e a una pizzeria vicina», spiega.
Anche in quel caso Loredana Garonzi, saliva tre volte alla settimana per alimentare la colonia,
preparando le ciotole per i suoi amici felini, sistemandole al riparo dal gelo e dalla pioggia. Furono
bersaglio di chi conosceva le sue abitudini e aggiunse probabilmente del veleno al contenuto che lei
versava nelle ciotole prima di tornare in città.
«Ad Erbezzo e Senge vivo stabilmente solo d'estate, ma d'inverno mi sacrifico con i viaggi di
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andata e ritorno per mantenere sane e sfamate le colonie», afferma. «Nessuno dei miei gatti è mai
morto di fame, ma evidentemente c'è chi non sopporta che si dia da mangiare a pochi e indifesi
animali».
La colonia di Sengie era ben curata anche dal punto di vista sanitario: «Mi costa un occhio della
testa ma lo faccio volentieri», aggiunge Loredana, «fornendo alle gattine la pillola anticoncezionale
perché la colonia non continui a crescere. Purtroppo i gatti aumentano anche per i tanti proprietari
che li abbandonano o per gli animali maltrattati che si allontanano dalle loro case e scelgono la
libertà di un luogo dove fino a prima di questo gesto sconsiderato stavano bene e al sicuro».
IL MONDO DELL'ECONOMIA. Ecco quello che le categorie
si aspettano dall'esecutivo che sta per entrare in carica
Verona chiede a Renzi
meno tasse e più sviluppo
Enrico Giardini
Pedrollo (Confindustria): «Cambio di passo, con riforme e più
peso in Europa». Arena (Confcommercio): «Ridurre cuneo
fiscale». Bissoli (Confartigianato): «Irpef più bassa»
domenica 16 febbraio 2014
Meno tasse. Meno burocrazia. Energia meno costosa. Incentivare lo sviluppo con provvedimenti e
politiche di respiro europeo e internazionale, per rimettere in movimento l'economia su scenari
ampi. Quindi: una scossa. Un segnale forte e soprattutto rapido di cambiamento. Sono queste le
principali richieste al governo Renzi delle categorie e associazioni imprenditoriali veronesi.
ALL'ESECUTIVO in via di costituzione, che sarà guidato dal sindaco di Firenze e segretario
nazionale del Pd Matteo Renzi che prende il posto del Pd Enrico Letta, viene chiesto dalle decine di
migliaia di aziende uno scatto.
«Al nuovo Governo chiedo che finalmente, con un netto cambio di passo, vengano avviate le
riforme che non solo le imprese, ma tutto il Paese ormai da troppo tempo stanno chiedendo:
riduzione del cuneo fiscale, nuova legge elettorale, solo per citarne alcune», dice Giulio Pedrollo,
presidente di Confindustria Verona (1.600 aziende associate).
«PERÒ MI PIACEREBBE anche una visione più ampia, uno sguardo più alto sull'orizzonte che
vada oltre i nostri confini», prosegue Pedrollo. «Chiedo una politica internazionale seria con strette
relazioni internazionali che ci aiutino a cogliere le opportunità sui mercati esteri. Penso ad esempio
agli Stati Uniti che stanno ripartendo».
Inoltre, «alla vigilia delle elezioni europee e del semestre italiano», precisa Pedrollo, «vorrei che
finalmente il nostro impegno in Europa diventasse più forte e deciso. Non nascondiamoci dietro a
false considerazioni: spesso il seggio europeo è stato una seconda scelta per chi non rientrava nelle
liste in patria. Mi aspetto invece», conclude il presidente di Confindustria Verona, «che Bruxelles
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diventi uno scenario importante per azioni politiche forti. Non dimentichiamoci che nel 2050 nessun
Paese europeo avrà i requisiti per sedere nel G7. L'Europa è il solo futuro possibile, a patto che ne
torniamo protagonisti».
SUL FRONTE di Apindustria Verona — un migliaio le imprese — il presidente provinciale Arturo
Alberti auspica segnali forti dal governo e anzitutto «una politica del lavoro» e quindi «taglio del
cuneo fiscale e taglio dell'Irap, un'imposta iniqua per le aziende. Serve poi una politica energivora,
perché i nostri “competitor” europei pagano l'energia il 35% meno di noi. E poi, sburocratizzare ed
eliminare i costi impropri dello Stato, che vanno a ricadere sulle aziende».
METTERE nelle condizioni le aziende di essere competitive, «come le altre in Europa» è il punto
centrale fra i «desiderata» nei confronti del nuovo governo espressi da Paolo Arena, presidente di
Confcommercio Verona (7.200 imprese associate, fra dirette e indirette) e anche dell'aeroporto
Catullo. «Bisogna ridurre il cuneo fiscale e la tassazione, che ha raggiunto percentuali non
aziendali, diminuire poi il costo dell'energia. Ci vuole flessibilità e deve finalmente diminuire la
burocrazia e poi vanno liberate risorse oggi ingabbiate dal patto di stabilità. Tutto ciò come
emergenza, per i primi cento giorni».
IL PRESIDENTE di Confcommercio Verona aggiunge altri obiettivi, come «una nuova politica
estera per fare sì che il Governo accompagni le nostre aziende alla conquista del mondo globale e
possa fare sì che quelle estere siano interessate investire in Italia. Serve», puntualizza Arena, «una
politica europea che cambi rotta e passi dall'austerità alla razionalità, per un'Europa proiettata al
futuro. Mi piacerebbe molto, poi, che diminuisse la spesa pubblica attraverso l'unificazione di
microcomuni, fissando dei parametri di razionalità ed efficienza, da ottenere da Comuni strutturati
con almeno 25mila abitanti».
E CONFARTIGIANATO VERONA (circa cinquemila aziende) con il presidente Andrea Bissoli,
chiede innanzitutto «la ripresa di un forte e rinnovato dialogo con le rappresentanze delle imprese e
dei lavoratori da parte delle istituzioni: basta con provvedimenti non concertati. Si dovrà», secondo
Bissoli, «mettere mano alle priorità: destinare le risorse derivanti dalla lotta all'evasione e dalla
Spending Review, da applicare seriamente e con rigore, non come accaduto sinora, perché non sono
più tollerabili stipendi da nababbi per i manager pubblici».
SI DOVRÀ poi mettere mano, secondo Bissoli, «alla riduzione della pressione fiscale generale, in
particolare partendo dalla riduzione delle aliquote dell'Irpef. Va abbassato», aggiunge il presidente
di Confartigianato Verona, «il cuneo fiscale: le imprese non possono più sostenere un simile costo
del lavoro. E sempre per quanto riguarda le priorità, concrete, va rottamato il Sistri», cioè il Sistema
di controllo della tracciabilità dei rifiuti, «e dopo una fase di sperimentazione, va definito un nuovo
sistema che funzioni e con adempimenti semplici».
I FRONTI APERTI. Mondo agricolo e artigiano
Tutelare i prodotti
«made in Italy»:
imprese in rete
(Coldiretti): «Indicare le etichette di provenienza» Polo
(Agrinsieme): «Più facile accesso al credito»
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domenica 16 febbraio 2014 CRONACA, pagina 8
Riforme robuste e rapide per aumentare la competitività. Sono le aspettative del mondo agricolo,
una delle locomotive economiche di Verona e del Veneto, nei confronti del governo Renzi. La
Coldiretti (circa 18mila aziende, nel Veronese) chiede la «lotta alla contraffazione alimentare e alla
pirateria internazionale per recuperare risorse economiche, generare reddito e lavoro. Oggi, infatti,
il falso Made in Italy vale oltre 60 miliardi e toglie circa 400mila posti di lavoro», dice il presidente
provinciale Claudio Valente. «Chiediamo l'obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli
alimenti per garantire trasparenza negli scambi commerciali, agevolare l'attività ispettiva e
difendere i consumatori e i produttori dal rischio di frodi e inganni», aggiunge, «e poi la difesa della
distintività italiana, nell'alimentare e non. Inoltre, burocrazia alleggerita in agricoltura e omogeneità
di regola a livello comunitario. Serve poi un riferimento istituzionale stabile e credibile al ministero
delle Politiche agricole», conclude. «È iniziato un anno determinante per attuare la riforma della
politica agricola europea (Pac) e per l'Expo ».
Si possono riassumere in tre capisaldi le richieste al nuovo governo di Agrinsieme (4.137 imprese)
il coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Confcooperative e Lega delle Cooperative. Sul fronte del
credito, dice il coordinatore Giambattista Polo, «è necessario ristabilire le condizioni che
permettano alle imprese agricole di accedere al credito valorizzando i progetti imprenditoriali e non
tanto i beni patrimoniali. Sull'innovazione bisogna passare dal ricambio migliorativo degli impianti
a un'innovazione sistemica. È necessario poi semplificare la gestione dei rapporti di lavoro,
predisporre incentivi all'occupazione, ridurre il cuneo fiscale e contributivo, migliorare l'efficienza e
coordinamento della pubblica amministrazione in tema di previdenza agricola e attività ispettive». E
per Bruno Nestori, presidente di Confcooperative Verona (151 coop) la priorità sul fronte delle
coop sociali «è la promozione dell'imprenditorialità sociale e dei soggetti accreditati in ragione della
loro funzione pubblica. Regole certe: rispetto dei tempi di pagamento da parte degli enti pubblici,
regolarità dei convenzionamenti e eliminare la burocrazia».
Per Angiolina Mignolli, presidente di Cna Verona (3.000 imprese) «basta poco per rimettere in
piedi l'economia del Paese. Primo: che le banche mettano a disposizione il credito. Secondo, la
certezza dei pagamenti: aumentano i concordati e i fallimenti e le aziende non incassano più
nemmeno 5 centesimi. Abbiamo un'imposizione fiscale che pesa qualcosa come il 70%, tra tasse
dirette e indirette che almeno con il restante 30% ci lascino vivere, o dobbiamo rendere i conti
anche su questo? E il costo del lavoro dove lo mettiamo? Rispetto all'Europa il nostro è del 30/40%
più alto». E poi, «sostenere chi resta in Italia: l'80% del Pil viene prodotto qui, non all'estero». «Che
Renzi discuta con Cna un piano industriale per l'Italia», rincara la dose Ferdinando Marchi,
segretario Cna Verona.
E Silvano Meneguzzo, presidente di Confesercenti (circa 2.000 aziende) chiede «la riduzione del
costo del lavoro, che avrebbe numerose implicazioni positive, sia per il dipendente che per il datore
di lavoro, poi lo snellimento burocratico, per permettere l'apertura di nuove imprese. Quindi
bloccare per 10 anni la costruzione di nuovi centri commerciali e strutture di grande distribuzione,
per rivitalizzare la piccola e media impresa del commercio e ridare fiato al territorio. E poi»,
conclude, «riportare l'Iva al 20% , ridurre l'impatto delle tasse locali e ridare alle Regioni il compito
di legiferare su aperture domenicali e orari di chiusura».E.G.
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PARTITI. Nell'assemblea 24 i veronesi
E il Pd regionale vuole da Matteo
il ministro veneto
Oggi il congresso per eleggere il nuovo segretario De Menech
domenica 16 febbraio 2014 CRONACA, pagina 9
Scelte radicali anche per il Veneto: meno tasse, «per recuperare subito cinque miliardi» e
«avvicinare il fisco ai cittadini, affinché possano controllare dove e come vengono impiegati i soli
versati dai cittadini». E poi, «mettere al centro il lavoro, il sostegno agli imprenditori e ai lavoratori,
per fare in modo che il Nordest resti competitivo». In piena formazione del nuovo governo e con il
segretario nazionale e sindaco di Firenze Matteo Renzi in corsa per guidarlo, il «renziano» Roger
De Menech, 40 anni, bellunese, prende le redini del Pd veneto che oggi lo eleggerà segretario. Con
candidatura unitaria, sulla base del programma «Ri-partenza democratica».
Così, mentre il Pd regionale chiede a Renzi, un ministro veneto, De Menech, ieri, in sala Lucchi, ha
tracciato le sue linee-guida, in vista delle elezioni europee e amministrative di primavera — si vota
in 54 su 98 Comuni veronesi; in più di metà del Veneto — e delle regionali 2015. «Il Pd non
ricercherà alleanze a tavolino, con i partiti», dice ancora De Menech, sposato, tre figli, dipendente
nel settore ambientale-faunistico della Provincia di Belluno, già sindaco di Ponte delle Alpi, per una
lista civica, «ma alleanze civiche, con mondi che sinora ci hanno dato poco credito e per i quali
vogliamo essere credibili». È questa «la sfida per le elezioni regionali 2015 che parte anche dal Pd
di Verona e provincia», sottolinea Alessio Albertini, segretario provinciale, che vede «nella nuova
esperienza di governo Renzi anche un traino per le elezioni europee». La Regione però ha bisogno
di «interventi choc», dice Franco Bonfante, consigliere regionale, renziano, «in particolare per le
imprese e per abbattere il costo del lavoro. Se il governo Renzi riuscirà dare un segnale forte anche
al Veneto, nel 2015 riusciremo a essere competitivi». All'assemblea di ieri, condotta da Clara
Scapin, vicepresidente del Consiglio provinciale, erano presenti fra gli altri i deputati Gianni Dal
Moro, Diego Zardini, Alessia Rotta e Vincenzo D'Arienzo e Federico Vantini, sindaco di San
Giovanni Lupatoto, e consiglieri comunali di Verona.
Nell'assemblea regionale, con il nuovo corso di De Menech. entrano 24 veronesi: Stefano Vallani,
Valentina Uboldi, Giacomo Tomezzoli, Stefania Sartori, Daniele Giacomazzi, Daniela Zamboni,
Carlo Calvanese, Alessandra Salardi, Francesco Casella, Silvia Allegri, Fausto Scappini, Giada
Berardo, Mattia Bertolini, Valeria Pernice, Piero Albertini, Lucia Giovanna Taiola, Alessandra
Albarelli, Paolo Tertulli, Alice Maccacaro, Giovanni Turina, Valerio Zani, Luigina Zappon, Cinzia
Perusi e Maurizio Facincani.E.G.
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IL CASO. Gli abitanti denunciano il taglio di un albero di
sessant'anni in viale Bixio. Ma c'è l'ok della soprintendenza
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Borgo Trento, abbattuto un platano
I residenti: «Non c'è alcun rispetto per il verde» L'esperto:
«Era malato, poteva crollare di colpo»
domenica 16 febbraio 2014 CRONACA, pagina 15
Abbattuto e caricato in pezzi sui furgoni dell'Amia, l'enorme platano di almeno 60 anni che
spiccava nell'aiuola fra viale Bixio e ponte Garibaldi, proprio di fronte ai giardini Lombroso, è
sparito di scena.
Resta per ora, in sua memoria, il basamento che ne cela le radici. Se per gli operatori dell'azienda
incaricata alla manutenzione del verde pubblico l'origine del taglio deriva proprio dalla fragilità di
quest'ultime, indebolite da un impietoso fungo, i residenti della zona gridano all'ennesimo scempio
di alberi, che a molti appare del tutto immotivato.
«Nella base del tronco si vede appena un buco, ma la pianta era ancora sana», dice la signora
Mariella Finazzi che abita nella zona. Insieme a lei molti altri residenti e passanti ieri mattina sono
rimasti a bocca aperta nel vedere gli operai al lavoro e, fermandosi a bordo strada, hanno chiesto
delucidazioni. «Fanno gli interventi di sabato quando gli uffici comunali sono chiusi e la gente non
può avere risposte», dice qualcuno. «Questo è l'unico parco che abbiamo in città e va
salvaguardato», riprende Finazzi. «L'amministrazione comunale deve delegare qualche esperto che
sovraintenda ai provvedimenti di taglio».
Sul posto, ieri mattina, a vigilare sull'abbattimento iniziato fin dalle 8, c'era il forestale per l'Amia,
Francesco Donini. «La pianta è stata oggetto di una perizia strumentale ancora nel 2012, e lo scorso
autunno si è provveduto a eseguire una prova di trazione constatando una sospetta mobilità del
trono», riferisce dettagliando con cura l'intervento. zÈ stata una fortuna accorgersi della presenza di
una corona di funghi che ha aggredito il platano provocandone il deterioramento radicale. Purtroppo
dall'esterno non ci sono segnali evidenti e il rischio era che la pianta, seccandosi sempre più,
schiantasse improvvisamente in mezzo alla strada».
L'autorizzazione a procedere è arrivata anche dalla Soprintendenza, ma ciò non rassicura i cittadini
ambientalisti.
«Nella nostra città non c'è alcuna attenzione per verde e piante», conclude Finazzi. «Una ventina di
giorni fa è stato tagliato anche un ippocastano secolare alle Colombare e spesso in via Bixio
assistiamo a capitozzature dei fusti che nulla hanno a che vedere con adeguate potature. Poi le
piante muoiono e vengono rimpiazzate, quasi che fosse tutto studiato per dare da lavorare alle solite
imprese private di riferimento».C.BAZZ.
TERRENO INSTABILE. Le piogge delle scorse settimane
hanno provocato un cedimento in un vigneto a Montericco
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Smottamento su un pendio
Allarme e paura a Parona
Manuela Trevisani
Il presidente di circoscrizione: «Sospenderemo il transito
nell'area. La situazione potrebbe peggiorare se pioverà
ancora»
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domenica 16 febbraio 2014 CRONACA, pagina 17
La pioggia incessante scesa nelle scorse settimane ha provocato un pericoloso smottamento in
strada dei Monti, a Parona.
Una lingua di terra larga sessanta metri e lunga 120 ha ceduto ed è sprofondata verso valle di circa
due metri, coinvolgendo un vigneto e una strada vicinale che conduce a una casa, ma che
fortunatamente non è stata interessata dalla frana.
La segnalazione è arrivata venerdì pomeriggio al comando dei vigili del fuoco, che immediatamente
sono intervenuti per un sopralluogo, assieme al geologo di Palazzo Barbieri per verificare la gravità
della situazione.
Il punto esatto dello smottamento si trova dopo i primi tornanti della collina, poco prima del bivio
«della croce», che a sinistra porta verso Montericco e a destra verso alcune abitazioni private. Già
venerdì sera il terreno sembrava essersi stabilizzato ma, nel caso dovesse ricominciare a piovere nei
prossimi giorni, i tecnici non escludono che lo smottamento si possa estendere ulteriormente.
Vicino all'area interessata dalla frana, lungo strada dei Monti, sono stati collocati alcuni cartelli, che
segnalano il pericolo e invitano sia i pedoni, sia gli automobilisti a evitare di passare sul lato esterno
per non insistere sul terreno sottostante franato, peggiorando così ancor di più la situazione.
Tra i primi a venire informati di quanto avvenuto, anche il presidente della Seconda circoscrizione
Filippo Grigolini. «È probabile che a provocare lo smottamento siano stati diversi fattori che si sono
verificati in contemporanea», sostiene Grigolini.
«Sicuramente ha influito la pioggia abbondante che è scesa nei giorni scorsi, ma può aver
contribuito anche il frequente passaggio di alcuni mezzi pesanti lungo la via». Betoniere, nello
specifico, dirette verso un cantiere che si trova poco più avanti e che, come spiega lo stesso
presidente di circoscrizione, è aperto ormai da più di un anno. «Ovviamente sono tutti mezzi
autorizzati al transito e nel fine settimana, comunque, non sono presenti, pertanto in questi giorni
non c'è nulla da temere», prosegue Grigolini,
«Proprio per evitare che il terreno ceda ancora, però, lunedì chiederemo la possibilità di limitarne o
sospenderne il passaggio».
Al momento, dunque, la situazione sembra essere sotto controllo, ma molto dipenderà dalle
condizioni meteorologiche dei prossimi giorni. «Ci auguriamo che non ci siano ulteriori
smottamenti», conclude il presidente della Seconda circoscrizione, «anche se purtroppo pare che sia
prevista ancora pioggia».
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SAN GIOVANNI ILARIONE. Allarme per gli smottamenti
dopo le piogge. Il Comune dice che la zona è «sotto controllo»
Via Salgaroli, frana la collina
Quattro famiglie nell'incubo
Paola Dalli Cani
I residenti scrivono al sindaco: «Qua viene giù tutto e se
pioverà sarà il disastro. Adesso viviamo nella paura di finire
sotterrati vivi»
domenica 16 febbraio 2014
Quattro famiglie «con l'incubo di finire sotterrate vive». Questa frase, magari dal tono un po'
eccessivo, è in una lettera che una delle famiglie di via Salgaroli ha scritto al sindaco di San
Giovanni Ilarione, Ellen Cavazza, al Corpo forestale dello Stato e ai carabinieri di San Giovanni
Ilarione.
È una frase che la dice lunga sulla paura che da un mese si respira in quattro case. Ad impensierire
la famiglia di Olier Galiotto e quelle dei suoi vicini di casa è l'enorme slavina che si è messa in
movimento dopo le ultime piogge dal versante di via Galiotti.
«Lo scorso maggio, quello dell'alluvione, ci siamo ritrovati sassi e detriti davanti a casa, trasportati
da un dilavamento causato dalle piogge. In quella occasione», racconta Galiotto, «scrivemmo tutti e
quattro i capi famiglia al Comune per segnalare e chiedere di intervenire». Sopra le case di via
Galiotti c'è un ampio terreno scosceso, privato, coltivato a vigneto. Su un lato del terreno scorre la
Valle Oni, un torrentello che con le piogge abbondanti raccoglie e convoglia a valle le acque di
monte. A maggio arrivò in via Galiotti materiale franato e i residenti andarono a vedere cos'era
successo. La situazione di allora, a sentire loro, non è minimamente paragonabile a quella di oggi: il
versante è tutto fessurato, in moltissimi punti gli squarci sono diventati veri e propri gradoni, e il
movimento più imponente interessa qualcosa come nove filari di vigne. Molte testate di
calcestruzzo sono state trascinate a valle e con esse piante di ciliegio che appaiono ancorate a nulla,
con le radici all'aria. Verso valle, e dunque nella traiettoria delle abitazioni sottostanti, ci sono anche
i tronchi di piante tagliate, vegetazione e una impressionante colata su cui scorre, a distanza di
giorni, ancora tanta acqua.
A camminarci sopra c'è da pensarci due volte, «perchè qua si muove tutto e a maggio tutto quel
pezzo di prato era qua», dice Galiotto, indicando una vasta zolla trascinata nelle scarpata causata
dalla slavina. La frana è conosciuta in Comune, con il limite, però, che interessa terreni privati. I
monitoraggi sono stati fatti, come in tantissime altre situazioni analoghe pur se meno imponenti, e
ad oggi non risultano pericoli per l'incolumità delle persone.
«Per rendersi conto di quello che è venuto giù», prosegue Galiotto, «basta dire che abbiamo perso il
conto del numero dei viaggi che per due giorni di fila hanno compiuto i mezzi del Comune per
fronteggiare l'emergenza frane e portare via massi enormi e sassi da via Salgaroli». Una sera tardi, a
sentire i residenti, per alleggerire lo sbocco della Valle Oni ci si è messi a spalare detriti alle 22. «E
ora ci stiamo pensando ancora noi», fa presente Galiotto, lavorando di badile con un vicino di casa.
E, indicando la parte terminale della valletta, aggiunge: «Qua la manutenzione ce la facciamo noi
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ogni giorno. Non possiamo pensare che si intasi tutto ma si deve fare qualcosa. Un mio vicino»,
racconta Galiotto, «a gennaio ha fatto uscire i forestali di Tregnago che, vista la situazione, hanno
interessato della cosa il Servizio forestale regionale. C'è stato un sopralluogo giovedì scorso»,
aggiunge, “ma non ne abbiamo più saputo nulla. Con la richiesta di un paio di giorni fa, confidiamo
che il Comune ci tenga informati sulla diagnosi fatta dai tecnici e su cosa si intenda fare».
Hanno paura, in via Salgaroli, e non tranquillizza il fatto che, se non sono stati adottati
provvedimenti di sgombero, è perchè la situazione è sotto controllo. «Oggi pioverà e, stando alle
previsioni, pioverà molto. E noi abbiamo paura», dicono in coro, «e il disastro è incombente».
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Miozzi: «Se arriveranno
dalla Regione 9 milioni
di euro, saranno briciole»
domenica 16 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 24
Fondi per il dissesto idroegologico: Verona ancora cenerentola. «Se arrivassero 9 milioni di euro,
data la situazione, arriverebbero briciole. Il disastro veronese è anche una conseguenza di interventi
mai fatti a causa dello stop imposto dal patto di stabilità»: così il presidente della Provincia
Giovanni Miozzi nell'apprendere che l'assessore regionale Maurizio Conte (Difesa del suolo),
riguardo ai canoni per le concessioni di derivazione d'acqua, pare pensare solo a Treviso. Di
recente, come si legge in una nota della Regione, Conte ha incontrato Leonardo Muraro (presidente
dell'Unione regionale delle Province e presidente della Provincia di Treviso) per valutare quanto
effettivamente spetterebbe a ciascuna amministrazione di quel 10% delle somme introitate che per
legge sono destinate alle Province per la sicurezza idrogeologica, in particolare per le frane. «I
conteggi indicano un arretrato tra i 7 e gli 8 milioni di euro, di cui 1,5 milioni di euro sarebbe
l'importo complessivo da liquidare alla Provincia di Treviso. Conte ha preventivato la possibilità di
mettere 2 milioni di euro nel bilancio regionale 2014 come primo acconto degli arretrati, con una
quota di circa 400mila euro per Treviso, riservandosi ulteriori assegnazioni finanziarie alle Province
nell'eventualità dovessero rendersi disponibili altre risorse finanziarie da destinare alla sicurezza
idrogeologica. Due giorni fa ho inviato in Regione il totale del danno patito con l'ultimo evento,
quello che ha fatto dichiarare al governatore Zaia lo stato di calamità: siamo ben oltre i 5 milioni.
Sarà il caso che gli uffici regionali si parlino tra loro». Il problema, a dicembre, l'avevano sollevato
Lorenzo Dalai e Clara Scapin, consiglieri del Pd in Provincia: «Da cinque anni Venezia non
ripartisce più i fondi per il dissesto idrogeologico. Si tratta di circa 40 milioni all'anno (dato del
2009, l'ultimo disponibile) provenienti dai canoni pagati dai Comuni per l'utilizzo dei beni del
demanio idrico. Per Verona si stima un mancato finanziamento di almeno 2,8 milioni di euro. Non è
dato sapere dove la Regione abbia destinato tali risorse, si sa solo che sono finite nel buco nero del
bilancio generale».P.D.C.
LA SITUAZIONE DELLA PROVINCIA. L'assessore
provinciale elenca i punti critici del territorio
«Abbiamo i fondi per i lavori,
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ci blocca il patto di stabilità»
Barbara Bertasi
Zigiotto: «Dissesti in Val d'Alpone, a Vestenanova, a
Montecchia, a Roncà, in Valpantena e a Caprino»
domenica 16 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 24
Frane ovunque. Continue. Alcune coinvolgono strade provinciali e vie comunali, altre proprietà
private. Sono smottamenti dovuti alle persistenti piogge che hanno acuito la gravità di fenomeni del
passato. E il problema non si ferma, dal momento che la Protezione civile regionale ha dichiarato di
nuovo, da mezzogiorno di oggi alle 20 di domani, lo stato di preallarme per il maltempo.
Esordisce l'assessore provinciale ai dissesti idrogeologici Giuliano Zigiotto: «I continui smottamenti
di questi giorni, e negli ultimi anni, rispecchiano una situazione gravissima. La Provincia continua a
cercare soluzioni, ha le competenze per la progettazione, ma sono stati diminuiti in modo
penalizzante i trasferimenti statali e regionali. Nonostante ciò, siamo stati parsimoniosi. Abbiamo
diminuito il debito pubblico e, grazie a una buona gestione, abbiamo risparmiato molte risorse che,
a causa del patto di stabilità, non possiamo usare. Soldi che coprirebbero tutti gli interventi
necessari a mettere in sicurezza il territorio. E, mentre la gente non ci crede più, siamo impotenti nel
dare risposte». Quindi, con l'ingegner Alessandro Baglioni dell'Unità operativa dissesti
idrogeologici, illustra la «mappa delle frane».
Val D'Alpone: «La più recente riguarda la sp 17/B di San Giovanni Ilarione coinvolta da più eventi.
Il primo ha fatto franare la strada, il secondo ha fatto crollare il muro di sostegno; il terzo ha
coinvolto un ulteriore tratto viario. A causa di un crollo avvenuto nel 2012 è chiusa, in località
Sant'Antonio, la sp36 a Vestenanova. È in corso una gara per un intervento di ricostruzione della
sede stradale che era crollata a valle. Inoltre, anche in altri punti, dal 2010, in località Urbani ci sono
stati smottamenti che hanno spezzato la strada. Per sistemarla c'è un progetto che prevede drenaggi,
posa di micropali e sistemazione di una gabbionata», spiega Baglioni. In questi giorni, sempre a
Sant'Antonio, la situazione s'è aggravata: «Un movimento franoso vicino alla carreggiata ha creato
nuove fessurazioni nel terreno che vanno strettamente monitorate», dice Zigiotto.
Sempre a Vestena, località Grolli, un'ampia frana ha di recente coinvolto due capannoni di tacchini:
«Uno è stato fortemente danneggiato: entrambi sono inagibili. Valuteremo come muoverci per
aiutare il Comune», dice l'assessore.
Ancora a Vestenanova, dal 2010, è chiusa la Sp36B in località Cracchi: «Possono passare solo i
frontisti. Purtroppo abbiamo potuto fare solo interventi provvisori.
Frane anche a San Giovanni Ilarione: «Si è riattivato un crollo avvenuto nel 2010 in via
Risorgimento. Dalla parete rocciosa, a ridosso di un'abitazione, si sono staccati massi, in parte
trattenuti da reti di protezione che si sono però danneggiate. Inoltre, in località Cereghini, si è
riattivata una frana verificatasi sempre nel 2010 che ha causato il crollo di un muretto a secco
sottostante la via comunale. E numerosi fenomeni hanno riguardato altre contrade.
Frane anche a Montecchia, che non hanno però coinvolto strade provinciali: «In un campo ci sono
stati smottamenti mentre, in via Burrici, un altro cedimento ha isolato un'abitazione che è stata fatta
sgomberare non essendo altrimenti raggiungibile», ricorda Baglioni. Poi Zigiotto prosegue: «In
questi giorni una frana ha interessato la sp17 a Roncà, aprendo uno scalino sulla carreggiata. La
viabilità è consentita ma con limitazioni di velocità. La riparazione è in corso».
Poi passa alla Valpantena, ricordando la questione della sp8A a Grezzana: «Nel novembre 2011
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crollava un tratto della carreggiata. Stiamo facendo azioni per accertare le cause e definire le
responsabilità e decidere come intervenire, considerando che il nostro progetto di ripristino prevede
una spesa di 10milioni di euro».
Smottamenti anche in Valpolicella, dove un dissesto è stato segnalato in località Ca' dei Maghi a
Fumane.
Nel Baldo Garda due frane a Caprino: «In località Ori di Sopra, dove i detriti sono finiti su
un'autorimessa. L'altra ha imposto la chiusura della strada che porta a Vilmezzano. Qui larghe crepe
si sono aperte sull'asfalto a causa di crolli avvenuti a monte. Abbiamo dato la disponibilità dei nostri
tecnici», chiude Zigiotto.
NEGRAR. Delusione per la «diserzione» del parlamentare e
cordone di carabinieri intorno alla Cantina Valpolicella
«Vogliamo il Comune unico»
Ma Monti è il grande assente
Camilla Madinelli
La crisi di governo trattiene a Roma l'ex premier Toldo
(Scelta civica): «Servono riforme radicali, dobbiamo unirci
per contare di più e non sparire»
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domenica 16 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 25
«In Italia i piccoli comuni creano frammentazione e alimentano la burocrazia, non hanno le forze
per combattere l'evasione fiscale e applicare correttamente tasse e imposte. Col risultato che,
talvolta, i cittadini pagano tasse più del dovuto».
Non sono, però, considerazioni della politica, grande protagonista dell'assemblea pubblica sul
comune unico della Valpolicella organizzata ieri alla Cantina Valpolicella Negrar da Scelta Civica
per l'Italia di Verona e Valpolicella.
Sono uscite dalla bocca del professore Luca Antonini, docente di diritto costituzionale all'università
di Padova e presidente della Commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale
(Copaff).
L'incontro è stato pensato dal circolo veronese di Scelta Civica, che però è incappato in un
imprevisto: la caduta del governo Letta.
Le consultazioni in corso a Roma e il clima politico in subbuglio hanno trattenuto nella capitale sia
l'ospite più atteso, l'ex premier Mario Monti, sia il senatore Gianluca Susta, già sindaco di Biella e
parlamentare europeo, con cui c'è stato un collegamento telefonico.
Due assenze che hanno lasciato l'amaro in bocca agli organizzatori, dalla coordinatrice provinciale
di Scelta Civica Mariangela Fogliardi a quello del gruppo valpolicellese, Luciano Galeotti, che
volevano fare centro portando nel Veronese nomi di primo piano.
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Ma l'assenza di Monti è stata una delusione anche per molti politici, amministratori di oggi e ieri
accorsi per ascoltare il «professore», curiosi di sentire il suo pensiero sugli enti locali nell'ottica del
federalismo europeo e, in taluni casi, pure pronti a criticarlo.
Non si sono fatti vedere, a Negrar, nemmeno i manifestanti dei Coordinamento 9 Dicembre, che
pure erano attesi. Si faceva notare lo spiegamento di carabinieri intorno alla Cantina sociale, come
la chiusura dei cancelli d'ingresso per evitare che proteste non autorizzate potessero raggiungere la
sala convegni.
Tutto è filato liscio, dunque, anche erano pochi, tra il pubblico, i cittadini puri e semplici dei
comuni valpolicellesi, cioè quelli non impegnati in incarichi amministrativi presenti o passati, di
partito o nelle associazioni.
Ma chi vorrà potrà recuperare. «Questo è il primo di una serie di incontri», promette Fogliardi
«perché intendiamo favorire la presa di coscienza dei cittadini verso un'opportunità da cogliere in
una logica che guarda al resto d'Europa».
Dagli studi presentati da Antonini la dimensione economicamente ottimale di un comune italiano è
di circa 60mila abitanti. Proprio come diventerebbe il comune unico Valpolicella se dovessero
fondersi Negrar, San Pietro in Cariano, Fumane, Marano e Sant'Ambrogio. «In Italia, ad oggi, degli
oltre 8mila comuni il 70 per cento ha meno di 5mila abitanti e il comune più piccolo, Pedesina
(Sondrio), con 36 abitanti, ha le stesse funzioni di Milano che ne ha un milione e mezzo», spiega
Antonini. Così, dice, non si può resistere a lungo: «Ma nelle ultime due legislature, e con quattro
governi», sottolinea, «non è stata approvata la Carta delle Autonomie». Dalla Valpolicella il
segretario regionale di Scelta Civica, Alberto Toldo, sindaco di Valdastico (Vicenza), lancia così un
monito al governo Renzi in fieri: «A questo Paese servono riforme radicali», dice. Anche perché il
mondo è cambiato, con internet e nuove tecnologie, come ha spiegato il deputato Stefano
Quintarelli, tra i fondatori di Clusit (associazione per la sicurezza informatica). La scelta è, continua
Toldo, «unirsi per contare qualcosa oppure condannarsi all'oblio», in linea col presidente
Anciveneto e sindaco di Negrar, Giorgio Dal Negro che dice: «Dobbiamo chiederci se vogliamo
contare qualcosa».
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COLOGNOLA. Oggi si svolge la prima giornata
Tre appuntamenti
dedicati all'ecologia
a piedi e senza auto
Via Naronchi chiusa, mercatino del baratto, attività di
animazione e «passeggiamo insieme»
domenica 16 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 26
Come aderire al progetto provinciale per prevenire e contenere episodi acuti di inquinamento
atmosferico, trasformandone i limiti in azioni creative? La risposta a Colognola arriva dagli
assessorati all'ambiente e alle politiche per la famiglia che, con Pro loco e Auser, hanno ideato la
manifestazione «Voglia di primavera», tre giornate ecologiche di sensibilizzazione che si tengono
oggi, il 16 marzo e il 13 aprile.
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In concomitanza con il divieto di circolazione (solo per vecchie auto e moto non omologate), dalle 9
alle 12 e dalle 14.30 alle 17.30 sulle strade comunali, ad eccezione dei tratti di interesse
sovracomunale quali la regionale 11, le provinciali 10, 37 e 37a, in paese saranno organizzate varie
iniziative. Via Naronchi sarà completamente chiusa al traffico.
Alle 9.30, dal piazzale dell'Auser in via Montanara a Villaggio, partirà «Passeggiamo insieme», una
camminata per le vie aperta a tutti, «perché camminare fa bene alla salute e allo spirito», spiegano
gli assessori Andrea Nogara e Giovanna Piubello, «e allora perché non farlo insieme?». Al ritorno il
circolo Auser, presieduto da Giovanni Poggiani, offrirà un aperitivo.
Nel pomeriggio, alle 14.30, all'ingresso del polo scolastico di Naronchi, mercatino del baratto per i
più piccoli con scambio di libri, giochi, figurine. Sono previste anche attività di animazione. Alle 16
la Pro loco, coordinata da Alfonsino Avogaro, organizza un«Nutella party». Il programma di
domenica sarà riproposto anche il 16 marzo e il 13 aprile. Nel pacchetto rientra anche la serata
informativa di venerdì 11 aprile quando, nella sede dell'Auser, il dottor Paolo Tosoni, dirigente
medico della Geriatria dell'ospedale «Fracastoro» di San Bonifacio, terrà un incontro su
«Invecchiare bene: l'importanza della prevenzione e degli stili di vita». Il medico svelerà i segreti
per mantenere un buon livello di autosufficienza.M.R.
ESCLUSIVA. Nel 2005 la scoperta del monumento
sotterraneo a San Mauro di Saline di cui si riuscì solo a fare il
rilievo
Ecco le prime foto del salone
dell'Abisso di Bosco di Schio
Vittorio Zambaldo
Grande impresa dello speleologo Grossule: nessuno era mai
riuscito a scattare immagini dell'enorme spazio alto 80 metri
domenica 16 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 28
È stato fotografato per la prima volta l'enorme salone dell'Abisso di Bosco di Schio, grotta scoperta
negli anni '80 e che nel corso del 2005, grazie a una spedizione del gruppo speleologico della
sezione di Verona del Club alpino italiano, a cui avevano partecipato Marco Prealto, Alessandro
Pirana e Giancarlo Avogaro, aveva rivelato l'esistenza di un grande salone sotterraneo. Ne era stato
fatto il rilevo, senza però riuscire a portarne fuori le immagini, per la difficoltà di illuminare
l'ampiezza dell'ambiente in modo adeguato per lo scatto fotografico.
L'abisso si trova nel Comune di San Mauro di Saline, in prossimità delle contrade Sotto il Dosso e
Tavernole, con ingresso minuscolo che si apre a circa 400 metri di quota nel Vajo di Mezzane.
L'imponente salone, scoperto grazie alla presenza di una forte corrente d'aria, si apre ad una
profondità di circa 90-100 metri, e ci si arriva dopo aver percorso diversi pozzi minori e fratture, tra
cui una allargata artificialmente dal gruppo speleo del Cai in anni di lavoro e passione.
Dal rilievo fatto dai primi speleologi il salone sembrava davvero enorme ed è questo che ha
incuriosito in particolare Simone Grossule del gruppo speleologico Gasv, che ha chiesto la
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collaborazione di altri amici per riuscire nell'impresa.
«Anzitutto abbiamo voluto vedere con i nostri se davvero il rilievo corrispondesse alla realtà e poi
mostrare a tutti l'imponenza di questo monumento sotterraneo, formato da una grossa faglia alta
un'ottantina di metri», racconta Grossule.
Gli scatti sono costati un giorno di fatica per portare l'attrezzatura nel salone (un potente flash da
studio fotografico) e due ore sono state necessarie per illuminare il soffitto della cavità. Ai disagi
consueti determinati da spazi angusti, passaggi che a stento lasciano spazio alla sola persona,
umidità e buio, si è aggiunta anche la preoccupazione di salvare attrezzatura costosa chiamata a
svolgere un compito improbo in un ambiente che non è proprio quello tipico di una classica posa da
paesaggio.
«Ho eseguito gli scatti da tre angolazioni diverse», racconta Grossule, «in modo da coprire in questa
maniera le pareti di tutta la sala: una dal basso verso l'alto dove si vede l'enorme faglia che sembra
aprire in due il tetto della caverna, una scena ciclopica che dà l'idea della vastità dell'ambiente ed
esprime soprattutto l'altezza che lo caratterizza. Un altro scatto», prosegue lo speleologo, «l'ho colto
al centro, mettendo in risalto le minuscole dimensioni delle persone, distanti fra loro una ventina di
metri e poste ad altezze diverse, per dare l'idea della profondità del salone e dei grandi massi di
crollo che ne caratterizzano il pavimento. L'ultima angolazione, infine, è ripresa dall'alto verso il
basso è dà l'idea dell'orientamento del salone e dell'avvio di un camino laterale».
Il rilievo eseguito dal Gruppo speleologico del Cai di Verona ha messo in evidenza che l'Abisso di
Bosco di Schio ha una profondità massima finora conosciuta di – 125 metri e l'altezza del salone
interno è stata calcolata in 80 metri: potrebbe starci dentro il campanile del Duomo di Verona (74,6
metri), mentre la Torre dei Lamberti supera per quattro metri la straordinaria cupola ipogea.
All'impresa di foto speleo con Simone Grossule ha partecipato un team di «illuminatori» formato da
Silvia Gambato, Giacomo Grisou, Emanuele Tiziani e Federico Zanzoni.
«La nostra passione per la speleologia è iniziata una decina di anni fa con un corso di
addestramento tecnico con il gruppo speleo storico dei Falchi. Dopo aver fatto nostre tutte le
manovre di corda, indispensabili per scendere e risalire questi abissi, ci siamo subito dedicati
all'esplorazione. Ma ci è sempre risuonata dentro la voglia di portare fuori da questo mondo avvolto
dall'oscurità qualche bella immagine che valorizzasse la bellezza e la vastità degli ambienti
sotterranei. Così ci siamo specializzati in fotografia sotterranea e con l'Abisso di Bosco di Schio
abbiamo superato le maggiori difficoltà tecniche dal punto di vista delle immagini», conclude
Grossule.
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SOAVE. Lorenzoni, direttore del Consorzio di tutela:
«Attraverso le radio siamo riusciti a strappare la partnership»
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A Sanremo «canterà» il Soave
«Il nostro è vino da Festival»
Zeno Martini
Classico, Recioto e Doc saranno serviti al Palafiori, la «Casa»
dove si ritrovano durante la kermesse cantanti, discografici e
giornalisti
domenica 16 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 29
Dalle viti delle colline veronesi ai fiori della riviera ligure. Il Festival della Canzone italiana di
Sanremo quest'anno sarà Soave.
Il vino bianco dell'Est veronese è stato scelto infatti per accompagnare il festival della canzone
italiana per tutta la durata della maratona musicale televisiva.
Il vino Soave sarà a Sanremo, in occasione dell'edizione del festival in programma dal 18 al 22
febbraio. Il Soave infatti, nelle sue differenti «interpretazioni» (classico, Recioto, Doc) è stato scelto
per essere servito all'interno di Casa Sanremo – Clarins, l'area ospitalità del festival. Lo berranno
ospiti, artisti, autori, giornalisti e discografici
L'inaugurazione di Casa Sanremo al Palafiori della città della Riviera è in programma oggi. A
tagliare il nastro interverranno gli ideatori: Vincenzo Russolillo e Mauro Marino, Fofò Ferriere
responsabile eventi gastronomici del festival, Gaetano Notaro di Radio Italia e Maurizio Zoccarato
sindaco di Sanremo.
«Il Soave è il vino bianco italiano per definizione ed era quindi naturale che prima o poi fosse scelto
per accompagnare il festival della canzone italiana», afferma il direttore del Consorzio di tutela,
Aldo Lorenzoni, «Erano tre anni che avevamo preso contatti con il comune e il festival per
partecipare. Attraverso le radio dove promuoviamo il nostro vino, siamo riusciti a strappare questa
partnership. A rendere ancora più famoso nel secondo dopoguerra il Soave, ci ha pensato Marcello
Mastroianni diretto dal maestro Federico Fellini ne "La dolce vita"», ricorda Lorenzoni. «Da lì in
poi il Soave è sempre stato sinonimo di stile e soprattutto di stile italiano nel mondo. Dunque non
poteva non arrivare sulle tavole di Sanremo.
Il Soave è senza dubbio un vino dal glorioso passato e dalla marcata tradizione, ma è anche un vino
moderno. «Non a caso è sempre più scelto, da Tokyo a New York, per accompagnare piatti della
cosiddetta cucina internazionale o apolide: dal sushi al sashimi, dalla cucina asiatica al caviale
russo», rimarca Lorenzoni.
Il Soave e la canzone italiana quest'anno andranno a braccetto. «Essere stati scelti come vino
ufficiale di Casa Sanremo», sottolinea Arturo Stocchetti, presidente del Consorzio di tutela del
Soave, «ci riempie di orgoglio e di soddisfazione. Il Festival della canzone italiana è un
appuntamento imperdibile per il nostro Paese, con milioni di italiani che lo seguono in tv, alla radio
o su internet. È indubbio che questa è una partnership prestigiosa che assicura alla nostra Doc un
importante ritorno d'immagine», conclude Stocchetti. «Ci saranno tre nostri addetti a Sanremo per
stappare bottiglie e servire il nostro vino nei calici».
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Brevi
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domenica 16 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 29
SAN GIOVANNI ILARIONE
CURE ALTERNATIVE
COSA POSSIAMO USARE
AL POSTO DEI FARMACI
È il tema che tratterà il dottor Collalto, medico, martedì pomeriggio alle 15 all'Università del tempo
libero. L'incontro, a libero ingresso, si svolgerà nella sala civica «Rumor». Cittadini invitati a
partecipare. P.D.C.
ARCOLE
ANIMALI DA CORTILE
NEL NOVECENTO
LEZIONE DELLO STORICO
Domani pomeriggio alle 15 in sala civica lo storico Ernesto Santi illustrerà gli animali della corte
rurale e la loro utilità nel Novecento, ai partecipanti l'università della terza età, proposta
dell'assessorato alla cultura. Z.M.
VALEGGIO
Degustazioni
di carne
con lezioni
sulla qualità
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domenica 16 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 30
Un corso per imparare a degustare la carne si terrà oggi e domani nella scuola alberghiera
«Carnacina» a Valeggio. Lo organizza l'Istituto italiano assaggiatori carni de gustibus, nato nel
2011. Al termine del corso i partecipanti riceveranno un attestato con certificazione Iso di giudice
addestrato o giudice qualificato. L'obiettivo di questa iniziativa è la qualificazione, mediante
adeguata preparazione tecnica e psicologica, di giudici di analisi sensoriale capaci di far parte di
panel che eseguono test sui prodotti, con particolare riguardo alla carne.
La prima giornata sarà dedicata alla formazione dell'iscritto all'uso dei sensi per la degustazione in
generale: vista, olfatto, gusto, masticazione (tatto). La seconda giornata servirà a creare una mappa
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sensoriale attraverso la libera interpretazione degli iscritti con cinque assaggi consecutivi: taratura
dello stesso taglio di due animali differenti, due assaggi con tagli diversi dello stesso animale, tre
assaggi al buio.
Gli iscritti non conosceranno i tipi di carne fino alla fine del percorso formativo.
Saranno usati tagli locali, nazionali esteri. Ogni giornata, con durata dalle 8,30 alle 13 e dalle 14
alle 17,30, sarà intervallata da un esame scritto. Per ulteriori informazioni è possibile inviare una
mail a [email protected] o telefonare al 3357743889 cui risponderà Iuri Martinato,
referente per il corso.FR.BOM.
VILLAFRANCA. Il sindaco Faccioli tenta per la seconda volta
di far approvare il piano di assetto per i prossimi 20 anni
Svolta storica per il territorio
La città disegna il suo futuro
Maria Vittoria Adami
Giovedì il Consiglio comunale si esprimerà sul Pat L'assessore
Dall'Oca: «Sono previsti insediamenti soltanto in aree
dismesse e non su suolo vergine»
domenica 16 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 31
Dovrebbe essere una città che guarda alla qualità della vita e con una nuova viabilità la Villafranca
che vivranno i cittadini nei prossimi decenni. Il condizionale è d'obbligo, perché l'asticella
temporale si sposterà dall'immediato al lungo termine giovedì, in consiglio comunale, quando si
discuterà di pianificazione futura.
Alle 18.30, l'assemblea dovrà adottare il Piano di assetto del territorio e del rapporto ambientale
(Pat e Vas).
Il primo sostituisce il vecchio piano regolatore e definisce lo sviluppo che conoscerà Villafranca. È
anche lo scoglio sul quale si incastrò l'amministrazione di Mario Faccioli pochi mesi prima delle
elezioni. Ad aprile la sua adozione non passò per mancanza del numero legale dei consiglieri:
mentre la minoranza era al completo, nei banchi della maggioranza pesò l'assenza di molti membri
che imputarono l'assenza a diversi motivi, ma che erano tra i frondisti che non volevano supportare
Faccioli. Mancavano Lucio Cordioli, Paolo Cerioni e Niko Cordioli del Pdl. E anche i consiglieri
del gruppo di Maurizio Facincani, Franco Frustoli e Stefano Predomo. Assenti anche il presidente
del consiglio Enrico Ortombina e Arianna Residori, che era all'estero.
Giovedì, invece, non dovrebbero esserci intoppi: «Il documento è nato sotto l'amministrazione di
Luciano Zanolli, espressione dell'attuale minoranza consiliare. Abbiamo mantenuto lo studio di
progettazione Caire scelto da loro. Abbiamo apportato modifiche, in seguito alle nuove normative
legiferate, ma credo che si possa parlare di un documento condiviso al 90 per cento. Non credo che
incontrerà ostacoli in consiglio», spiega l'assessore all'urbanistica Roberto Dall'Oca. «Sono atti che
si elaborano ogni vent'anni. È un momento storico. Il lavoro è stato anche costruttivo e stimolante
per chi ha partecipato alla commissione Urbanistica». Adottato il Pat, sarà il Piano degli interventi
la fase più concreta: è il cosiddetto piano del sindaco, che indica le opere che saranno realizzate.
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«Dove gli aspetti normativi danno la possibilità, con il Pat restringiamo la possibilità di occupare
suolo vergine», continua Dall'Oca, spiegando che si è orientati a recuperare aree dismesse piuttosto
che sfruttare terreni nuovi. «Il Pat ridisegnerà anche la viabilità, pensando alla Villafranca che ci
sarà fra 30 anni, con una circonvallazione e una fascia di rispetto aeroportuale. Non si pensa solo
allo sviluppo edilizio, insomma, ma alla qualità della vita».
In questi giorni i consiglieri hanno avuto una copia del Pat e la stanno consultando. Si esprimeranno
in consiglio, anche se non paiono esserci grandi perplessità neppure da parte della minoranza.
«A novembre abbiamo chiesto che fossero introdotte alcune modifiche su temi specifici», spiega
Luca Zamperini, Lista Tosi, «come il parcheggio dell'ospedale, l'area del nuovo polo scolastico e il
riutilizzo delle scuole in corso una volta svuotate: potrebbe essere una cittadella dei servizi con
ufficio postale, Inps, Camera di commercio, banca e parcheggio a servizio anche del centro.
Abbiamo chiesto anche uno studio sui percorsi ciclabili. Alcuni aspetti sono stati colti, altri saranno
rinviati al piano degli interventi. Ma chiederemo comunque a sindaco e assessore di impegnarsi
affinché siano accolte queste osservazioni». Da qui dipenderà il voto della Lista Tosi, che
comunque non dà per ora un parere negativo: «Avremmo voluto criteri più chiari sulle perequazioni
e le compensazioni tra pubblico e privato. Ci sono tuttavia aspetti positivi e serve, soprattutto, un
piano urbanistico nuovo».
Il consiglio comunale convocato per giovedì alle 18.30, ha all'ordine del giorno la votazione sui
prelievi dal fondo di riserva. Seguirà la discussione per l'adesione del Comune di Villafranca al
«Patto dei sindaci. Covenant of mayors» promosso dalla Comunità europea per unire le autorità
locali e regionali sui temi dell'efficienza energetica e sull'uso delle fonti di energia rinnovabile.
L'obiettivo è la riduzione delle emissioni di anidride carbonica. L'ultimo punto all'ordine del giorno
sarà l'adozione del Piano di assetto del territorio e del rapporto ambientale.
INCHIESTA. Dito puntato sulla variante che collega
Peschiera a Castelnuovo e, da lì, il nastro d'asfalto che porta
ad Affi
Tangenziali come discariche
«Veneto Strade non pulisce»
Katia Ferraro
L'accusa all'ente proprietario arriva direttamente dai Comuni
che provvedono da soli, o attraverso Serit, alla bonifica
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domenica 16 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 33
Chi fa da sé fa per tre, dice il proverbio. Forse è quello che hanno pensato i Comuni gardesani per
trovare una soluzione all'annoso problema dei rifiuti sui tratti di tangenziale da cui sono attraversati,
invasi dalla spazzatura sui bordi stradali e nelle piazzole di sosta.
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Le strade in questione sono due: la variante che congiunge Peschiera a Castelnuovo bypassando il
centro di Cavalcaselle e la tangenziale che, proseguendo, collega Castelnuovo ad Affi attraversando
Lazise, Bardolino e Cavaion (la regionale 450). Mentre nelle piazzole della variante i rifiuti sono
perlopiù di «piccola taglia» (bottiglie, confezioni di alimenti, cartacce, contenitori di olio per
motore) proseguendo verso Affi la loro dimensione diventa più ingombrante: si va dai grossi sacchi
della spazzatura ai rifiuti comuni, ma ci sono anche un televisore, alcune lastre di vetro, ferraglia e
molto altro.
Stando all'articolo 14 del Codice della strada i compiti di pulizia spettano agli enti proprietari cioè,
nel caso specifico, a Veneto Strade, società per azioni a partecipazione pubblica (ne fanno parte
Regione, province e le quattro società autostradali del territorio regionale) a cui nel 2001 sono state
delegate le funzioni prima attribuite alla Regione e prima ancora all'Anas.
«Il Comune di Castelnuovo aveva sollevato il problema già allora», spiega il consigliere con delega
all'ecologia Roberto Oliosi, «avevamo trovato un accordo in base al quale Anas si occupava della
raccolta e noi ci accollavamo le spese di smaltimento mettendo a disposizione il nostro ecocentro».
Ma con la nuova proprietà l'accordo non è più stato rispettato. Colpa forse delle difficoltà
economiche e logistiche di Veneto Strade, fatto sta che i rifiuti sono sempre lì in bella mostra in
inverno come in estate, quando transitano milioni di turisti.
«Siamo arrivati al punto da dover intervenire comunque», incalza Oliosi, «per questo sui tratti che
insistono sul nostro Comune da ieri è partita un'operazione di pulizia che verrà fatta a intervalli
regolari, una volta al mese in inverno e ogni venti giorni in estate». L'appalto è stato affidato a Serit,
ditta che si occupa della raccolta dei rifiuti nei Comuni che aderiscono al Consorzio di Bacino
Verona Due del Quadrilatero, per un costo di circa 6mila euro l'anno. «L'anno scorso è stata
organizzata una riunione tra i Comuni interessati al problema», ricorda il consigliere, «proponendo
questa soluzione per tutti, con costi da definire in base ai chilometri di competenza di ciascuno. Il
Consorzio ci ha fatto sapere che l'idea è naufragata perché alcuni Comuni preferiscono arrangiarsi e
altri perché non interessati in quanto attraversati dalla tangenziale solo per brevi tratti».
Si arrangia Lazise, che da quattro anni ha attivato un «servizio di tamponamento», sempre gestito
da Serit, su tutto il suo territorio. Servizio che, fanno sapere dagli uffici comunali, è attivo mezza
giornata alla settimana e interviene in base alle segnalazioni dei cittadini, inglobando talvolta anche
la pulizia lungo la tangenziale. A Cavaion la proposta di gestione collettiva del problema piaceva ed
erano già state stanziate delle somme che però non sono mai state usate. «Nessuno ci ha detto che
quell'accordo non era andato in porto», spiega il vicesindaco e assessore all'ecologia Luigino
Caldana, «per questo i fondi li abbiamo utilizzati per altri interventi».
Il problema vero sta nell'inciviltà e nella mancanza di rispetto delle persone: nemmeno posizionare
dei bidoni della spazzatura sarebbe un deterrente, «potrebbe anzi peggiorare la situazione», nota
Oliosi, «perché verrebbe avvallato il ragionamento che se ci sono dei bidoni si è autorizzati a
lasciare di tutto».
A complicare le cose sono il rimpallo di competenze tra gli enti e la mancanza di una normativa
univoca. Al già citato articolo del Codice della strada si sono affiancate nel corso del tempo
sentenze discordanti tra di loro, che in alcuni casi attribuiscono la responsabilità al proprietario della
strada e in altri agli enti su cui essa ricade, così come prevede una sentenza del luglio 2012 del Tar
dell'Emilia Romagna. Solo qualche mese prima il Consiglio di Stato – giudice di secondo grado
della giustizia amministrativa – aveva invece dichiarato l'esatto contrario, richiamando quanto
disposto dal Codice della Strada.
Una situazione tutta italiana insomma, a cui urge trovare rimedio per garantire un'immagine
decorosa delle zone gardesane e non solo. Auspicando, forse inutilmente, una maggiore educazione
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da parte di tutti.
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TERRAZZO. È allo studio il collegamento tra Adige e FrattaGorzone
Un canale di raccordo
contro le inondazioni
Luca Fiorin
La Regione ha commissionato verifiche all'Arpav per valutare
la fattibilità di un progetto da 20 milioni
domenica 16 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 35
La salvezza della Bassa dalle piene del Fratta-Gorzone passerà da uno studio ambientale.
L'assessore regionale alla Difesa del suolo Maurizio Conte ha infatti deciso di far compiere una
serie di verifiche da parte dell'Arpav prima di dare un eventuale ok all'attivazione di un canale di
collegamento fra il Fratta e l'Adige. Canale che dovrebbe mettere al sicuro dalle inondazioni l'area
racchiusa tra il Basso Veronese e il Padovano.
Un'ipotesi che farebbe felici per primi gli abitanti di Terrazzo, i cui amministratori, in occasione
dello sfiorato allagamento del capoluogo e delle consistenti esondazioni nei campi di Begosso,
hanno visto in questa l'unica possibilità di salvataggio dalle piene. Ma che continua a creare molto
allarme fra i loro vicini padovani. I quali temono una contaminazioneda parte delle acque del FrattaGorzone, che trasporta a valle i reflui delle concerie della valle del Chiampo, di quelle dell'Adige,
che invece non solo sono pulite ma costituiscono anche la fonte principale di approvvigionamento
degli acquedotti in una parte del Padovano e del Rodigino. Le divergenze sono emerse anche
venerdì scorso, in un incontro svoltosi ad Este, nel Padovano, in cui il Consorzio di bonifica Adige
Euganeo ha presentato il progetto del collegamento attraverso il già esistente canale Fossetta, che si
trova nel territorio dei Comuni padovani di Castelbaldo e Merlara. E che verrebbe alimentato da
un'idrovora dal costo di otto milioni di euro da posizionare nel bacino Spazzolara, in un punto in cui
Fratta ed Adige corrono paralleli.
L'operazione, il cui costo complessivo è di quasi 20 milioni di euro, consentirebbe di immettere
nell'Adige 40 metri cubi al secondo di acqua prelevata dal Fratta. Anche se la previsione è quella far
funzionare il canale solo nei momenti di emergenza, gli amministratori del Padovano sollevano il
problema della contaminazione, visto che, seppur migliorata negli ultimi anni, l'acqua del Fratta
continua a contenere inquinanti pericolosi, come il cromo. «Sicuramente è necessaria una verifica
sulla compatibilità di quest'opera», spiega Conte, «per cui ora l'Arpav dovrà realizzare uno studio
approfondito. Solo dopo che avremo i risultati si potrà fare un ragionamento complessivo».
COLOGNAVENETA
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CASTAGNARO
INCONTRODELPD
SULNUOVOIMPIANTO
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Domani,alle 20.30, al Centro
servizi, il gruppo consiliare
regionale del Partito democratico,
con il Pd locale, proponel'incontro
«PollinaaCastagnaro:
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