laboratorio - Chiesa evangelica valdese

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laboratorio - Chiesa evangelica valdese
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LAB O RAT O R I O
Chiesa valdese di Ivrea
SINTESI DELLE RIFLESSIONI SVOLTE DAL GRUPPO DI LAVORO SUL
DOCUMENTO SINODALE “ FAMIGLIA, MATRIMONIO E COPPIE DI FATTO".
Anno 2013
Ivrea, 20 giugno 2013
1
indice
pagine
Introduzione
3
I PARTE
1. Riflessione sul tema della/e famiglia/e per e con la
4-7
Comunità di fede della chiesa valdese di Ivrea.
II PARTE
2.
3.
4.
5.
Report
Report
Report
Report
IV incontro
III incontro
II incontro
I incontro
APPENDICI
il documento sinodale
8
9
10-13
14-15
16-24
rielaborato per facilitarne la lettura e la riflessione
2
Introduzione
In questo documento viene raccolto il Materiale che il gruppo di lavoro sul
documento sinodale “Famiglie, Matrimonio e Coppie di fatto” della chiesa valdese
di Ivrea ha elaborato e raccolto durante i mesi in cui ha svolto la sua riflessione.
Si parte dalla prima elaborazione redatta per avviare la discussione... e si
giunge ai vari report che sintetizzano gli incontri (4 in totale) che ne hanno delineato
il percorso. Nell’ultimo abbiamo tentato di dare le risposte in merito ai quesiti posti
dalla commissione nel suo documento e quelli emersi dal dibattito che man mano
procedeva.
Si noterà che dalla “prima elaborazione” le cose si sono evolute cercando di
porre ascolto alla discussione in atto... quindi molti degli argomenti e dei propositi
iniziali si sono modificati a seconda delle cose che emergevano e di come le persone
si esprimevano lungo l’arco del cammino dialettico.
Infine abbiamo inserito in appendice il documento sinodale da noi modificato
per facilitarne la lettura e la successiva discussione.
Il lavoro non è sintetico ma ne riassume il percorso mediante le varie fasi narrative e
di sintesi.
3
PRIMA PARTE
1_
Riflessione sul tema della/e famiglia/e
per e con
la Comunità di fede della chiesa valdese di Ivrea.
Come richiesto dalla Assemblea Sinodale del 2012, attraverso la sua apposita commissione su
famiglia, matrimonio e coppie di fatto la nostra comunità inizia un, per ora, breve percorso di
approfondimento in relazione ai temi citati.
Dopo ampia diffusione di materiale di lettura e di approfondimento individuale come ad esempio:
il Documento della Commissione (EX art.44), Documento su famiglia, matrimonio e coppie
di fatto, del Sinodo valdese-metodista 2012;
i testi: a) Bein Ricco E. (a cura di), Nuovi volti della famiglia, tra libertà e responsabilità
©Torino, Claudiana Editrice, 1997; b) Saraceno C., Coppie e famiglie, non è questione di
natura, ©Milano, Feltrinelli 2012;
le quattro predicazioni del pastore Paolo Ribet apparse sul settimanale Riforma (autunno
2012);
altri testi e articoli sparsi...
si procede ora ad una fase pratica e dialettica dove la comunità nel suo insieme possa affrontare
l’argomento stimolata dagli spunti di riflessione di una piccola équipe di lavoro composta da alcuni
membri del Consiglio di Chiesa (Paolo Turin, Valeriano Puccini Zanderigo e Angelo Aimonetto)
che proverà ad indicare un breve percorso a tappe:
I° momento di incontro previsto per sabato 02 marzo ore 16.00 in chiesa dove si
raccoglieranno principalmente le considerazioni sull’argomento delle persone presenti... una
sorta di brain-storming...
II° momento di approfondimento pensato per domenica 17 marzo così organizzato:
- Ore 9.00 inizio lavori sul tema famiglia
- Ore 10.30 culto sul tema preparato dal gruppo di lavoro sulla famiglia e tenuto da
Luciano Desiati e Angelo Aimonetto per la domenica della facoltà di teologia;
- Pranzo (ognuno porta qualcosa da condividere)
- Discussione e approfondimento sul tema famiglia/e
III° momento di sintesi da definire in aprile con la presenza di Paolo Ribet o un/una
esperto/a sul tema a mo’ di conferenza, anche aperto al pubblico e alla città/territorio
eporediese.
Queste tappe (brevi) ci potranno aiutare ad elaborare un documento in merito al tema da parte della
nostra comunità e il più possibile condiviso con essa e che abbia racchiuso in se le tre fasi da noi
previste: incontro, discussione e sintesi (ovviamente nulla vieta che gli incontri possano essere
aperti a persone esterne o simpatizzanti alla/con nostra comunità di fede).
Infine le nostre riflessioni espresse negli incontri e nel documento potranno essere, eventualmente,
presentate nel momento d’incontro primaverile previsto dalle e per le chiese del IV Circuito pensato
per il 5 maggio.
4
Piano di lavoro/discussione
Evidenziamo qui alcune Domande a cui tentare di dare risposta lungo il percorso di discussione
di gruppo allargata ai membri della comunità. Oltre agli interrogativi infatti il metodo che si
intende adottare è quello di discutere, la dove sia possibile, in piccoli gruppi gli argomenti e
successivamente portarne una sintesi in una assemblea plenaria per arrivare ad una definizione
più ampia e condivisa possibile.
Domande e metodo ci consentono così di abbozzare alcune premesse utili a capire il tema
(famiglia, matrimonio e coppie di fatto) proposto dalla Commissione nominata dalla Tavola Valdese
nella sua complessità e varietà evidenziandone gli aspetti a noi più rilevanti:
I) ...come iniziare il discorso...
La corposità e insieme la delicatezza dell’argomento impongono al I° momento di incontro
di porsi in ottica di ascolto reciproco, conduttori e partecipanti, partendo da un personale
spontaneo riflettere sul tema. Partendo da un primo sguardo antropologico e giungendo poi
ad uno teologico.
Alcune spicciole riflessioni da sottoporre al GRUPPO allargato dei membri della Comunità:
In primo luogo:
Breve sguardo antropologico
a. Cos’è per te/voi la famiglia?
b. Nei momenti in cui si realizza l'incontro tra i membri della famiglia, come viviamo
la/le nostre relazioni?
In sostanza cosa pensiamo della (nostra) famiglia e come viviamo nella famiglia?
Piccolo sguardo teologico
c. ... la nostra fede?
d. Come la esterniamo-manifestiamo in famiglia?
e. Ci sono momenti
di preghiera, individuali, di gruppo,
di lettura della Bibbia,
di relazione con i figli e di educazione alla fede,
di trasmissione del messaggio evangelico
di apertura e di ascolto dei reciproci problemi di fede e di vita?
In sostanza questi momenti sono ancora attuali e presenti nella nostra famiglia?
In secondo luogo:
01. La nostra fede, pensiamo che si manifesti principalmente nella partecipazione al
culto, agli studi biblici,
oppure
anche nei momenti di incontri famigliari,
dedicati all'ascolto/lettura della parola del Signore;
02. quale peso hanno le nostre tradizioni valdesi famigliari? Come si sono
trasmesse e/o modificate dalle precedenti generazioni? Nelle nostre case quale
di queste " tradizioni" (Ex. la preghiera comune, la lettura della bibbia, la
condivisione dei problemi di fede...) sono presenti?
03. Se non ci sono più si potrebbero recuperare o riattivare? E come?
II) Famiglia/e bibbia-fede, senso dello stato
e globalizzazione-secolarizzazione
Le prime impressioni raccolte ci possono far allargare nel II° momento di approfondimento
gli orizzonti di osservazione del fenomeno partendo da domande quali:
- Quali stimoli, incentivi e spinte ci possono giungere da una approfondita lettura della
Bibbia, in merito al tema famiglia?
- Cosa emerge dalla lettura delle riflessioni del Pastore Ribet su Riforma e dagli altri
testi analizzati?
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Di qui far emergere un approfondimento che abbia risvolti sociologici, biblici ed etici.
A_ Problematiche sociologiche che agiscono dall’ESTERNO sulla Famiglia:
Il Vecchio e il Nuovo Testamento ci portano testimonianze di una famiglia che non è quella di
oggi. Il mondo è cambiato e si trasformerà ulteriormente: vedi fenomeni di globalizzazione,
sviluppo di nuove scienze e tecnologie, processi di secolarizzazione in atto... eccetera.
La/le famiglia/e dovrà/dovranno tenerne conto... così come della velocità con la quale
avverranno i cambiamenti/mutamenti essenzialmente portati dal sistema di comunicazione
globale.
Che ruolo può giocare la struttura familiare su questi processi?
Li subirà o potrà avere il suo peso?
Quale tipo di sistema e di società possiamo prefigurarci?
Inoltre in una società multiculturale come possiamo comprendere ed accettare il concetto di
famiglia, spesso regolato da testi religiosi, che non sono corrispondenti alla nostra fede
cristiana (Es. Islam e bigamia)?
B_ Problematiche teologiche che agiscono sulla Famiglia:
- Nell'A.T. la famiglia ha un valore relativo: la centralità é posta alla chiamata di Dio (Abramo
parte e va e non si pone il problema se le famiglia lo seguirà) e nella vocazione come
risposta a questa;
- La Bibbia pone l'annuncio della Grazia di Dio al centro del suo discorso e non ha un codice
di comportamento per la famiglia e tanto meno esiste in Essa un modello di famiglia che
può essere ritenuto valido e assoluto;
- Nel N.T. Gesù non risponde ai quesiti sulla famiglia, ma sposta il problema sul senso del
rapporto tra le persone, sulla fede, sull'amore verso l'altro come occasione per realizzare
“pezzi” del Regno di Dio nel qui ed ora, nel già e non ancora;
- La scelta della nostra fede é una scelta di vita; questa scelta spirituale è animata dallo
Spirito Santo e non è sottoposta ad alcuna altra legge;
- Il N.T. quindi non considera una forma particolare (naturale) di famiglia come cristiana, ma
vede un “modo” cristiano di organizzare la famiglia...;
- Anche Paolo nelle sue lettere non offre risposte, non dà prescrizioni, ma cerca di indicare
vie di comportamento, coerenti con il messaggio evangelico;
- In sintesi le risposte adeguate sul “modo” cristiano di pensare alla famiglia si possono
trovare tenendo fermi alcuni fondamenti che valgono per tutti gli esseri umani
indistintamente, quali l'amore fraterno, l'amore verso il prossimo, l'amore di Dio... (Agàpe).
C_ Problematiche etiche che coinvolgono la Famiglia:
La famiglia non fa parte di un concetto solo religioso, ma anche laico al fianco della
concezione dello Stato democratico e pluralista. Essa è inserita nella società che ne
evidenzia la sua pluralità di forme e di relazioni. Il matrimonio e la famiglia non sono la stessa
cosa, e soprattutto, non sono consequenziali.
Come vanno visti gli articoli della costituzione sulla famiglia e la questione del
concordato con la chiesa cattolica e le intese con le chiese valdesi e metodiste?
Lo Stato può/deve sviluppare un nuovo concetto di famiglia più laico possibile?
Quali sono gli aspetti giuridici che assolutamente uno Stato deve salvaguardare?
Come interviene, per esempio, il parlamento europeo sulle leggi che ogni singolo statonazione ha in atto sulla famiglia?
È pensabile sviluppare un nuovo codice della famiglia che si adatti all’intera comunità
europea (fatta di 27 stati) e di un pluralismo di movimenti religiosi divisi e contrapposti
sui temi della famiglia?
Quale ruolo hanno le chiese, e in particolare le confessioni di fede protestanti, nel non
sostituirsi e nello stimolare il Parlamento europeo affinché si possa riconoscere su tutto il
territorio europeo le coppie di fatto, le coppie omosessuali e la pluralità di tipologie di
famiglia... che ad oggi la sociologia della famiglia ci evidenzia nelle sue ricerche?
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Quale riconoscimento formale dovranno avere le diverse tipologie di famiglie nel contesto
europeo (single, eterosessuale, omosessuale, ricostruita, mononucleare, LAT, ...).
III) Acquisire “nuove” consapevolezze
Il III° momento di sintesi potrà condurci a sottoporre domande irrisolte, questioni emerse
e prime piccole risposte a confronto con chi ha affrontato il tema in maniera più scientifica e
strutturale affrontando anche, se possibile, un incontro più allargato con la città ed il
Territorio. Maturano così domande-risposte strutturali come:
•
Oggi, siamo in presenza di legami (affettivi?) molto differenti fra di loro che
evidenziano che la famiglia non é mai stata una realtà immutabile, data in
natura, ma è sempre stata in continua trasformazione e in perenne
mutamento ...
Domanda... è quindi possibile che modi diversi di concepire e vivere
la famiglia possano coesistere in maniera non contrapposta e
conflittuale?
•
Se l'essere cristiani (protestanti, ma anche cattolici e ortodossi) ci porta a
concepire la famiglia come imperniata sulla vocazione testimoniata dalla
scrittura biblica (Genesi 12: 1-9; Matteo 12: 46-50; Marco 3. 31-35; Luca 8:
19-21; Ebrei 2: 11-13) e sulla formazione di un legame reciproco (solidarietà,
mutuo affetto e sostegno, perdono) come esempio di alleanza con la grazia
di Dio...
Domanda...
Domanda Per il cristiano protestante i " nuovi modelli" di forme
famigliari sono un problema o una ricchezza a disposizione per
testimoniare dell'Evangelo?
•
Infine all'interno delle relazioni coniugali e famigliari, il credente trova spazi
per esprimere la fede e l'amore conosciuti in Cristo...
Domanda... in casa si legge la Bibbia... insieme?
Domanda
Primo elenco di persone che potremmo provare a contattare e coinvolgere per un
primo incontro-allargato:
Le coppie: ...omissis
...
Gli altri :
...omissis
...
7
seconda PARTE
2_
Report IV incontro
Sintesi Ultimo incontro (IV) sul tema della famiglia
del 11 maggio 2013, in Chiesa valdese ad Ivrea
Premessa
Presso la Chiesa valdese di Ivrea, si è riunito il gruppo di lavoro sul documento sinodale sulla
Famiglia. Le riunioni sono state quattro con una buona partecipazione.
Sintesi e Risposte
Di seguito elenchiamo le conclusioni a cui è giunto il gruppo di lavoro:
Per quanto riguarda la domanda che pone il documento della Commissione
Consultiva: ….dobbiamo elaborare un documento simile a quello del 1971, che aggiorni le
problematiche attorno ai temi indicati, oppure dobbiamo costituirci come commissione
consultiva, sul tipo di quella sulla bioetica, che duri nel tempo me fornisca man mano, al
Sinodo e alle Chiese, il materiale su cui dibattere? Considerato che i cambiamenti continui
della situazione economica, della globalizzazione e di conseguenza della situazione sociale
pongono continui interrogativi e necessitano di riflessioni adeguate, si propende per la
costituzione della commissione consultiva.
Il gruppo rileva che la discussione scaturita dal documento sonodale è stata utile e
costruttiva ed ha posto le basi per uno sviluppo futuro di confronto sulle trasformazioni
sociali.
Anche se auspica che si affronti nuovamente la questione reale della benedizione delle
coppie omosessuali ed eterosessuali non sposate e nello stesso tempo si impegna ad
affrontare l’argomento con studi biblici e discussione interna.
A proposito della domanda: E’ importante che la nostra chiesa valdese (quindi anche la
comunità di Ivrea) si interroghi sulle trasformazioni in atto nel nostro sistema sociale?
Ritiene interessante la proposta di sottoporre alla comunità riunita dopo il culto domenicale,
la discussione sui temi che la società sollecita: benedizione delle coppie omosessuali e di
fatto, altri tipi di unione familiare, ed anche il valore della legalità, l’atteggiamento verso le
povertà che dilagano, ecc.
L’altra domanda: L’educazione alla fede è oggi un tema rilevante o secondario? fa riflettere
sull’esigenza di approfondire ed attuare, in vista di un lavoro di evangelizzazione ed
educazione alla fede, un chiarimento sulla nostra fede tale da poterlo testimoniare e
comunicare ai giovani ed alla società che ci circonda.
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3_
Report III incontro
Sintesi III incontro sul tema della famiglia
del 20 aprile 2013, in Chiesa valdese ad Ivrea
Il terzo incontro sul tema del documento sinodale relativo alla “famiglia, matrimonio e coppie di
fatto”, svoltosi sabato 20 aprile, ha visto avviarsi una discussione che da un lato ha evidenziato il
limite di tale documento. Sinteticamente espresso in una certa remora ad affrontare il problema
posto al Sinodo 2010: La benedizione delle coppie omosessuali nelle nostre chiese. Questione ad
oggi sottesa, in questo documento, che se ripresa potrebbe alimentare ulteriormente divisioni e
spaccature nelle comunità evangeliche; e dall’altro ne ha evidenziato le concrete possibilità di poter
affrontare da un punto di vista più strutturale e culturale (sul piano sociologico, psicologico e
antropologico) il tema sottoposto alle chiese dal Sinodo. Il tema cioè di come oggi si strutturano le
convivenze, di come ci si aggrega o di come si sceglie di vivere la propria vita-esistenza.
Il dibattito è stato articolato ed ha visto anche toni accesi sintomo di coinvolgimento passionale e di
voglia di partecipare? Speriamo sia stato così! D’altro canto nelle nostre comunità evangeliche, così
come nelle nostre assemblee (compresa quella sinodale) e nei momenti di incontro-scontro abbiamo
appreso dalla Scrittura e da chi ci ha preceduto nella storia protestante che una buona e ‘viva’
discussione può unirci maggiormente rispetto alla paura di confrontarsi criticamente: dove non
emerge la verità e le parole non sono performanti.
Ci può aiutare a com-prendere questo una poesia di Emily Dickinson,
poetessa americana, che dice:
“Una parola è morta quando è detta.
C’è chi dice così.
Io vi dico invece Ch’essa comincia a vivere Proprio quel giorno.”
L’incontro nella sua parte finale ha evidenziato la necessità di proseguire nell’approfondimento sul
documento per giungere a chiarire, la dove sia possibile, le questioni rimaste aperte e quelle ancora
da affrontare... in modo tale da poter giungere ad un breve elaborato scritto da inviare agli organi
amministrativi della nostra chiesa in vista di ...
Questioni che sono rimaste aperte dalla discussione ultima:
...dobbiamo elaborare un documento simile a quello del 1971, che aggiorni le
problematiche attorno ai temi indicati, oppure dobbiamo costituirci come
commissione consultiva, sul tipo di quella sulla bioetica, che duri nel tempo e
fornisca man mano, al Sinodo e alle Chiese, del materiale su cui dibattere?
Come riprendere nel documento (?) e nel dibattito (?) delle nostre chiese la
questione reale della "benedizione delle coppie omosessuali"?
Questioni ancora vergini:
è importante che la nostra chiesa valdese (quindi anche la comunità di Ivrea)
si interroghi sulle trasformazioni in atto nel nostro sistema sociale?1
l'educazione alla fede è un tema, oggi, rilevante o secondario?
infine c'è un nesso tra conoscenza del contesto sociale sul piano delle
trasformazioni in atto e l'annuncio dell'Evangelo?
1
...Sono famiglie le persone sole, le comunità alloggio per persone in difficoltà o con handicap, le famiglie monoparentali, le famiglie ricomposte, le
coppie di fatto e le coppie omosessuali che vivono una doppia discriminazione, non potendo in alcun modo - per adesso - aspirare a un’unione civile
registrata o al matrimonio? Quale ruolo gioca il matrimonio (civile o religioso) nella costituzione di una famiglia? Che differenze vi sono quando
nella famiglia vi siano membri non credenti? Nel dialogo con le altre fedi, come cambia il modo di vivere in famiglia e di testimoniare? La famiglia si
apre alla comunità o si arrocca difensivamente al suo interno?
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4_
Report II incontro
Sintesi II incontro sul tema della famiglia
del 16 marzo 2013, in Chiesa valdese ad Ivrea
Premessa
Nel secondo incontro sul tema della famiglia di sabato 16 marzo si è affrontato il
discorso dell’educazione alla fede che ha occupato l’intero tempo dell’incontro, ciò non
permesso di introdurre la prevista lettura e discussione sul documento sinodale.
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L’incontro ha visto la narrazione da parte di ognuno dei partecipanti sia della formazione o
educazione ricevuta dalle generazioni precedenti e sia della propria esperienza di fede o
percorso personale di testimonianza di credenti.
È stato un momento di racconto e di dialogo che spesso manca nelle nostre comunità,
considerazione derivante anche dai pochi presenti.
È stato anche un buon modo di ‘dirsi’ il proprio passato, di fare memoria... ed in tal senso
è stato un momento di condivisione autentico, in quanto mettere insieme le proprie storie
è condividere il pane “... fate questo in memoria di me” come c’insegna il solo Vangelo
secondo Luca (Lc. 22, 19).
È stato un sano modo di leggere e di osservare in maniera critica il proprio presente.
Un’esperienza quindi che ci può consentire di crescere come comunità di fede (Chiesa) e
come persone... di poter affrontare quelle situazioni di crisi che l’esistenza ci pone. Un
momento di speranza per il futuro delle nostre persone, famiglie e comunità.
Ma forse il vero valore aggiunto del momento vissuto insieme è stata la capacità di ascolto
che i partecipanti hanno saputo donare l’un l’altro... una capacità davvero rara, ma che
quando sussiste concretamente poi consente di percepire il valore della testimonianza
per ...
I racconti
Questa sintesi per ovvie ragioni di rispetto di narrazione-racconto sarà poco
sintetica... difficile sintetizzare quasi tre ore di racconti in poche pagine rendendo nel
contempo i contenuti e, non di meno, l’atmosfera di reciproca accoglienza.
1
2
E.B.
L.D.
eredità:
Educazione
religiosa
padre valdese, madre cattolica;
é venuta, quindi, solo attraverso la comunità non da parte dei genitori:
la mia famiglia é stata la comunità; mentre i loro figli sono stati educati
al messaggio evangelico, ma non confermati;
considerazione:
in tal senso forse si doveva "forzare" un po' di più una scelta / abbiamo
optato per una formazione non imposta ma libera / anche se il
confronto in casa c'é sempre stato / oggi però i figli non partecipano...,
pur condividendo le nostre scelte di fede.
genitori non protestanti dell’Italia meridionale – ambiente che va tenuto
presente per comprendere la situazione - comunque un ambiente
familiare con buona presenza di valori cristiani;
Mentre per la moglie la situazione é stata diversa perché la madre era
non-credente, ma i valori cristiani si siano recuperati in famiglia, anche
se i figli non partecipano alla vita religiosa, ma sono molto rispettosi
delle scelte dei genitori;
forse sono mancati alcuni stimoli o forse perché hanno (i figli)
sviluppato per conto loro degli altri ideali (nel campo sociale per
esempio). Così conservano una "sana diffidenza" verso la chiesa in
generale.
siamo arrivati alla chiesa valdese tramite il contributo dell'8/1000,
avevamo sentito parlare bene dei valdesi e quindi c'é venuta voglia di
eredità
Educazione
religiosa
considerazione:
percorso
10
3
D.N.
Eredità
Educazione
religiosa
Considerazione:
4
V.D.
Eredità
5
V.Z.
Educazione
religiosa
6
L.L.
Eredità
Educazione
religiosa
Considerazioni:
La domanda
Prima risposta
personale
7
E.
Eredità
Educazione
religiosa
scoprire chi erano... e ci siamo detti: cerchiamo di uscire dal nostro
piccolo nucleo famigliare e vediamo gli altri come vivono.
genitori cattolici, con obbligo di catechismo...
La scoperta del messaggio evangelico è avvenuta tramite un amico
vicino alla chiesa valdese. Mentre è grazie alla mamma (lavorava
all’Olivetti) che in casa sono arrivati molti stimoli dall’esterno. Nel
mondo valdese, rispetto alla chiesa cattolica, ha trovato maggior
sviluppo del canto e di riflessioni sulla parola biblica (culto): ascolto della
parola in modo più coinvolgente. In famiglia abbiamo introdotto la
lettura biblica a colazione. Mentre ci sono difficoltà per coinvolgere il
figliolo, che comunque frequenta il catechismo ad Aosta con il pastore,
trovandosi bene.
i miei genitori mi obbligavano ad andare in chiesa, ma in fondo, oggi,
posso anche dire che sono contenta che sia andato così...
genitori già valdesi, in Puglia, e anche già i nonni (Orsara); il papà era
colportore (girava molto nelle campagne) e con questa attività conobbe
la mamma. I nipoti, figli del fratello, hanno seguito le attività
evangeliche così come nell’ambiente famigliare più allargato (nonni, zii,
ecc.). L’atmosfera quindi evangelica che con il corso degli anni sono,
nelle nostre famiglie, i matrimoni misti.
La fede (cristiana) è avvenuta attraverso i nonni (sopratutto la nonna
che pregava molto) che “al mattino presto mi portava a messa: i canti,
anche se in tedesco, mi sono entrati nell’animo”. La mamma e le zie
erano molto cattoliche (una anche suora); poi c’è stato il collegio ed
rapporto con la fede si è sviluppato come forte scelta personale...
delineando il percorso di vita successivo. Le figlie non sono state
battezzate con l’intento di ragionare con loro sui temi della fede nell’età
adulta...
All’estero, in Germania, grazie alla partecipazione ad un gruppo familiare
cattolico, condotto da un aperto sacerdote, abbiamo scoperto l’evangelo
e superato momenti di crisi di solitudine... poi abbiamo conosciuto la
realtà evangelica ed abbiamo vissuto in una comunità luterana dove si
sono sviluppate buone amicizie, ma non siamo diventati luterani. Così
rientrati in Italia abbiamo maturato disinteresse per la chiesa cattolica e
il bisogno di trovare una comunità evangelica... mentre verso le figlie
abbiamo conservato un atteggiamento non interventista e che lasciava
loro il poter maturare una scelta autonoma, non volendo imporre loro
una scelta. La figlia più grande ha sposato un ebreo con cerimonia mista
ebraico-cattolica e la seconda è diventata luterana in Svizzera, dove
lavora...
madre evangelica, padre non interessato alla religione;
partecipazione alla vita di chiesa (valdese/confermazione);
come
madre/pastora il concetto di libertà è stato alla base di tutta la vita,
senza imporre nessuna scelta alle figlie, comunque battezzate e una
‘confermata’.
una domanda: non dovrebbe essere bello portare i bambini in chiesa,
affinché vedano come e dove vivono la loro fede i genitori?
Ma forse si è fatto poco per stimolare la loro partecipazione...
Qui si pone il quesito che impegnerà successivamente i presenti:
bisogno imporre la partecipazione dei figli/e, nuove generazioni, alla vita
religiosa (o di fede) oppure no?
come madre forse no, come pastora va bene la libertà di scelta, ma
purché vi sia una direttiva verso un messaggio evangelico attraverso il
catechismo: “...forse una piccola forzatura è la scintilla che può portare
a delle scelte più ampie”.
famiglia evangelica
“Per me andare in chiesa la domenica era per me una cosa normale...
anche perché c’erano allora dei bei gruppi di persone (evangeliche), ...
11
Considerazione.
8
Nuora
E.
Eredità
Educazione
religiosa
9
P.T.
Vedi
appunti
valeriano...
Eredità
Educazione
religiosa
Considerazioni:
ci si sentiva bene, ed era piacevole trovarsi tutti insieme”. Quando ha
conosciuto Giuseppe (cattolico) ha messo subito in chiaro che avrebbe
continuato la partecipazione alla chiesa valdese... egli ha acconsentito.
Così dopo 7 anni di fidanzamento ci siamo sposati in chiesa valdese.
Anche la figlia è stata battezzata in chiesa valdese. Alla morte della
nonna (carattere autoritario) la figlia si è “ribellata” e poco per volta
anche il figlio ed hanno rifiutato la chiesa... (la figlia, ad esempio, si è
sposata in chiesa valdese solo per far contenta la mamma...).
Il marito non ha mai ostacolato la scelta religiosa evangelica aiutando
anche la comunità negli ultimi tempi.
In passato in chiesa valdese (di Ivrea) c’era più affiatamento fra tutti i
membri frequentanti; l’unione giovanile era un elemento di coesione fra
i membri.
Ma ben presto le generazioni (madri/figlie) hanno avuto momenti di
separazione...
moglie del fratello di Giuseppe, cattolica
cresciuta in un ambiente più disteso, forse dovuto alla presenza di un
fratello credente... nella sua famiglia cattolica i termini giustizia e libertà
sono sempre stati presenti, forse più per tradizione che per convinzione
personale.
Genitori evangelici
Il cammino di fede è stato facilitato dalle scelte giovanili (volontario in
Sicilia a sostegni di Danilo Dolci – campi di lavoro del Serv. Civ.
Internaz. – campi di Agape, ecc.) che i genitori hanno favorito e
sostenuto.
“forse si è fatto poco per stimolare la partecipazione dei figli/e alla vita
di fede-religiosa... occorre porsi in maniera seria il quesito: bisogna
imporre la partecipazione dei figlioli alla vita di fede?
Dibattito
Il piccolo dibattito che da queste testimonianze si è sviluppato, sempre molto
rispettoso delle opinioni altrui e, ripetiamo, con una ottima capacità di acolto reciproco, ha
evidenziato maggiormente il quesito aperto: quali atteggiamenti assumere – ovviamente
come credenti, testimoni di fede - verso le nuove generazioni in termini di educazione
alla fede?
Scorgono così altre domande, come ad esempio:
come possiamo far partecipare i giovani (nostri) alla vita di chiesa se i loro genitori
non vi partecipano? In una situazione di questo tipo dobbiamo cercare una forma
per obbligare i genitori a venire in chiesa... “poiché se tu come genitore non
partecipi, come fai a mandare i figli al catechismo e trasferire a loro la tua fede
evangelica?”;
Sul piano della Istituzione scolastica che rilevanza ha la formazione religiosa o la
frequentazione dell’ora di religione... qui si apre una riflessione molto ampia:
partecipare oppure no all’ora di religione?;
Se le scelte spettano ai genitori (vita religiosa o ecclesiastica, ora di religione,
eccetera) che possono contribuire a formare la scelta di fede dei figli/e e se questi
(genitori e figli) debbono in ogni caso partecipare alla vita della comunità di fede è
questo un problema complesso e di non facile soluzione?
Noi come evangelici sia sull’ora di religione che sulle altre questioni poste
dovremmo essere più determinati?;
In passato si ascoltavano molto i genitori (quello che ci dicevano era vangelo)...
quello che impari da bambino ti rimane per tutta la vita, l’assenza dello stimolo da
parte dei genitori influisce negativamente sulla “memoria” delle nuove generazioni,
cioè queste sono propense a dimenticare?
In sintesi
12
In sostanza i racconti e il dialogo successivo sembrano dirci che la generazione
precedente alla nostra (ovviamente dei presenti) era più impositiva, forse autoritaria,
mentre poi, quando è arrivata la nostra - più libertà nelle scelte individuali dovuti ad
esempio al ’68 e alle sue conseguenze negli anni 70/80 – questa autorità non si è
trasformata in autorevolezza, ma forse in una delega che non ha portato alla
responsabilizzazione della persona: si è concessa maggiore libertà, ma questa, non ha
portato a situazioni di responsabilità...
[Forse dovremo recuperare il monito di Paolo “Ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa è utile;
ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa edifica” (1Corinzi 10:23).]
Se ci troviamo effettivamente di fronte a due comportamenti così diversi a maggior
ragione diviene centrale il quesito che ci siamo posti: che tipo di atteggiamento
dobbiamo avere, oggi, qui ed ora, verso le nuove generazioni?
Considerazioni sparse e altre domande contingenti
Se da un lato vale la convinzione che occorre fare leva sul comportamento
responsabile dei genitori, in cui i/le figli/e possano trarne insegnamento..., dall’altro però
è anche importante lasciare spazio alla scelta fatta in base alla propria singola
testimonianza di vita... che possiamo lasciare alla generazione a venire e che può essere
liberamente accolta, e, raccolta o rifiutata!
Forse l’importante è non essere in contraddizione con le proprie scelte..., ma questo
presupposto è sufficiente a maturare quella consapevolezza per la quale siamo sempre e
comunque di fronte ad un confronto generazionale... per cui non è solo la nostra
“salvezza” in gioco, ma anche la sostenibilità del tempo a venire.
La propensione alla fraternità nella vita famigliare e non solo di cui ci parla il Gesù storico
come del resto anche altri modi di vivere di comunità e ambiti culturali diversi può aiutarci
ad avere un comportamento di cittadinanza attiva.
Occorre trovare tempi, spazi e luoghi dove, giovani e meno giovani, possano trovare
momenti di dialogo, di interesse e di progetto senza riproporre le scelte dei genitori. Il
problema non è di facile soluzione: mancano le strutture, i
fondi, ... “e non ci
dimentichiamo che siamo una chiesa di frontiera e quel poco che facciamo è già
importante, in quanto offriamo una speranza... un qualcosa si cui lavorare...una “parola”
da trasmettere...”
In particolare cosa può fare la nostra chiesa di Ivrea? Come affrontare per esempio il
“non-luogo” del web a cui molti giovani affidano la loro giornata, ma sempre più spesso
anche molti adulti?
Come stare vicino ai figli? Come affrontare i cambiamenti della situazione famigliare in
continua evoluzione? Quali parole, quali atti concreti e quali comportamenti di speranza
possiamo mettere in campo? Come uscire dalla parole per guardare in faccia le molteplici
sofferenze e precarietà della nostra quotidianità e di chi vive nel bisogno?
Compito
Il tema dell’educazione alla fede e le personali testimonianze di fede hanno aperto
un ampio orizzonte di riflessione soprattutto sul significato che possiamo dare,
singolarmente, ai termini EDUCAZIONE, EDUCARE.
Così in base a quanto ci deriva dalla nostra esperienza di vita e dalle nostre conoscenzecompetenze possiamo rispondere per scritto a questa domanda: cosa vuol dire e quale
valore diamo al concetto di EDUCARE alla FEDE? In sostanza quale relazione esiste tra
fede ed educazione? In altre parole... basta la nostra testimonianza o dobbiamo fare di più?
Prossimo appuntamento
Ci si ritrova per sabato 20/04 alle ore 15,30 dopo aver riletto il documento sinodale
e aver cercato di rispondere per iscritto alla domanda posta sopra.
13
5_
Report I incontro
Sintesi incontro sul tema della famiglia
del 02 marzo 2013, in Chiesa valdese ad Ivrea
Dopo una breve presentazione in cui si è cercato di illustrare il percorso relativo alle tematiche della
famiglia e si è accennato al fatto che questo possa anche assumere indirettamente una funzione di
ascolto reciproco per la comunità... si è entrati nel merito dei contenuti del primo incontro.
Fondamento del primo momento
Con questo primo momento si è inteso partire da “noi” singole persone presenti che, in maniera
semplice e soggettiva, si sono espresse sul concetto di famiglia. Solo in un secondo momento,
quindi nei prossimi incontri, si entrerà nel merito del documento sinodale elaborato dalla
commissione “Famiglia, Matrimonio, Coppie di Fatto”.
Per il primo incontro il metodo scelto è stato quello di partire quindi dalle “opinioni dal basso...”
invitando le persone intervenute ad esprimere in modo immediato e spontaneo opinione sul tema
famiglia: sperando di offrire un approccio democratico, critico e comunitario.
La raccolta di pareri sul tema in oggetto è stata fatta suddividendo il gruppo di partecipanti in due
sotto gruppi con il compito di discutere e arrivare a dare, seppur, nel breve limite di tempo (45’) agli
interrogativi sotto esposti delle risposte condivise o meno:
1°insieme di quesiti
2° insieme di quesiti
Cosa pensiamo della/e famiglia/e?
Come si ri-conosce/ri-conoscono la/le famiglia/e di
credente/i?
Quel’è la tipologia di famiglia/e a cui appartengo?
Cosa mi hanno lasciato da tramandare, nonni, genitori?
Quali sono i problemi più rilevanti nei nuclei familiari
odierni? Come ho/abbiamo impostato il mio/nostro nucleo
famigliare? Come si affrontato le relazioni fra i componenti
della/e famiglia/e?
Quali sono i problemi che rimangono aperti oggi per
conservare i valori? Che valore si da all'unitarietà del nucleo
familiare?
Come si manifesta la fede personale all'interno della/e famiglia/e ?
Riusciamo a testimoniarla anche all'esterno ?
Riteniamo che nella vita famigliare debbano essere presenti
momenti di lettura della Bibbia, di preghiera, di ascolto e di
dialogo verso i figli ?
Cosa vuol dire educazione alla fede per la famiglia/e?
Le tradizioni famigliari, valdesi, protestanti o anche di altre
confessioni, sono ancora presenti nella/e nostra/e famiglia/e e
come si sono trasmesse ?
I due ordini di riflessione uno più antropologico e l’altro più teologico hanno impegnato i gruppi in modo
diversificato. L’uno più dialettico e discorsivo (A) e l’altro tendente ad una discussione più animata (B).
Successivamente hanno poi esposto le loro sintesi/riflessioni in plenaria (due gruppi riuniti):
considerazioni del gruppo A:
i membri del sotto gruppo hanno descritto brevemente l’un l’altro la loro tipologia di
famiglia: a) fam. tradizionale con genitori valdesi e moglie cattolica; b) fam.
Mononucleare (non per scelta) evangelica e fam. più ampia come attività sociale; c) fam.
tradiz. (io cattolica) marito valdese, percepisce (‘sento’) come appartenenti alla fam.
anche amiche e altri esterni alla fam. nucleare; d) fam. tradiz. (padre ateo e madre
evangelica) figlia unica + nonni e nuore, vedova con 2 figlie. Percepisce rapporto di
affettività con amici; e) fam. tradiz. Evangelica, 2 figli, nipoti, amicizie profonde, quasi
sorelle, non sono parte della comunità valdese...; f) fam. valdese-metodista tradiz., figlio
sposato con cerimonia interconfessionale...
primo quesito:
la famiglia = è utile nell’affrontare la vita; è un aiuto a vivere e stare insieme; in essa
si possono condividere le responsabilità...
14
problematiche in famiglia = la lontananza della famiglia di origine; la mancanza di
uno dei due genitori; mancanza di responsabilità-affetto-amore; mancanza di dialogo
tra i famigliari; difficoltà della famiglia nucleare...
secondo quesito: difficoltà della trasmissione del messaggio evangelico verso i
figli/nipoti orientamento religioso dei figli/nipoti; intervenire o meno nelle scelte
religiose dei figlioli
considerazioni del gruppo B:
Cosa pensate della Fam.: c’è un modello standard e la famiglia di una sola persona?;
Riflessioni sulla indissolubilità del matrimonio; le relazioni e problemi di comunicazione
‘interne’ se negative incidono sulla famiglia...; solitudine della famiglia e il rapporto con le
esigenze di/del lavoro; relazione persone sole/adulto; superamento dell’individualismo;
paritarietà (chi subisce... nella famiglia); problematica dei matrimoni omosessuali (chi non
accetta i figli e chi non vuole parlarne); problematiche Stato – famiglia, cosa regolare e cosa
non regolare in modo da consentire un contesto multireligioso...
La condivisione in plenaria ha evidenziato alcune parole o concetti chiave che potranno ritornare nel
prosieguo del percorso:
in merito alla famiglia
ASCOLTO
CONVIVENZA
COMPLESSITA’
LONTANANZA VALORI familiari
SOLITUDINE... della
Le questioni del matrimonio (omosessuale)
Ruolo dello STATO
FAMIGLIA come COMUNITA
DIALETTICA-COMUNICAZIONE
Grande DIVERSITA’ dei nuclei famigliari
in merito alla relazione famiglia/fede:
TESTIMONIANZA da non IPPORRE
FIGLI e ORIENTAMENTO RELIGIOSO?
Trasmissione del messaggio EVANGELICO...
Conclusione
Visto il poco tempo a disposizione l’incontro viene aggiornato a sabato 16 marzo alle 16.00 in chiesa
valdese per proseguire il discorso soprattutto in merito a famiglia e fede (educazione alla fede) per poi
passare alla lettura del documento sinodale di cui verrà elaborata una sintesi per una prima discussione e
riflessione.
15
Appendice
DOCUMENTO SU FAMIGLIA, MATRIMONIO E COPPIE DI FATTO
Il Sinodo 2011, al termine della discussione sul tema della benedizione delle coppie di
fatto, ha votato il seguente atto (n. 44): «Il Sinodo, considerando opportuna una riflessione
approfondita su famiglia, matrimonio e coppie di fatto, invita la Tavola a nominare una
commissione che ne affronti i diversi aspetti teologici, ecclesiologici e regolamentari in vista di una
prossima discussione sinodale».
La commissione preso atto dell’ampiezza e della delicatezza dei temi a lei sottoposti ha affrontato la
questione:
A. dal punto di vista del diritto interno della Chiesa (analisi doc. vigente del 1971)2;
B. e attraverso un’analisi di carattere sociologico delle diverse forme di famiglia
presenti oggi nel nostro Paese3.
La commissione ha domandato al Sinodo 2012: dobbiamo elaborare un documento simile a quello
del 1971, che aggiorni le problematiche attorno ai temi indicati, oppure dobbiamo costituirci come
commissione consultiva, sul tipo di quella sulla bioetica, che duri nel tempo e fornisca man mano,
al Sinodo e alle Chiese, del materiale su cui dibattere?
2
3
Con l’aiuto di Gianni Long
con l’aiuto della sociologa C. Saraceno
16
A.
dal punto di vista del diritto interno...
Analisi del Documento sul Matrimonio (RO.M/1971)
1. Premessa. Il Documento sul matrimonio del 1971 fu approvato dal Sinodo, allora solo
valdese, l’anno successivo all’introduzione del divorzio nella legislazione (statale) italiana. Questa
collocazione cronologica rende necessaria una lettura che tenga conto delle polemiche dell’epoca,
che portarono al referendum del 1974. Formalmente non sono mai state apportate modifiche
espresse al documento del 1971.
E’ probabilmente da ritenere che esso sia da mantenere integro per il suo
significato storico.
Tuttavia altre decisioni successive ne hanno integrato i contenuti, con decisioni sinodali che nel
nostro ordinamento valgono esattamente quanto il documento originale. Si ricorda che solo la
confessione di fede, la Disciplina generale e l’Unione con le altre Chiese si pongono nel nostro
ordinamento su un piano diverso (“costituzionale”) e richiedono una procedura diversa (doppio voto
conforme, art. 29 Disciplina generale).
Tra le decisioni che hanno integrato o modificato il Documento sul matrimonio vanno menzionate
in particolare:
- l’intesa tra il Governo della Repubblica e la Tavola valdese, che - a parte la
vigenza nel diritto statale - fa parte dell’ordinamento valdese (e metodista) come
INT/1984;
- Il “Testo comune” del 1997, firmato con la Conferenza episcopale italiana da
valdesi e metodisti (disgiuntamente). A parte il merito di questo accordo, che
vedremo più avanti, esso implica la piena accettazione da parte metodista del
Documento sul matrimonio del 1971. Il successivo “Testo applicativo” è stato
siglato solo dalle commissioni e comunque non contiene norme particolarmente
rilevanti da parte valdese (mentre è interessante la distinzione che i cattolici
introducono tra matrimonio civile, per loro illecito, e matrimonio in forma civile,
lecito nella misura prevista dal documento).
- Non fanno ovviamente parte dell’ordinamento valdese, ma - per il particolare
rapporto con le chiese dell’UCEBI - vale la pena di menzionare il recente
documento battista sul matrimonio (2004) e l’accordo UCEBI-CEI del 2009.
17
2. I matrimoni senza effetti civili.
Il documento del 1971 non affronta direttamente questo tema, anche se insiste:
- sul “modo cristiano di concepire il matrimonio” più che sul matrimonio cristiano;
- sulla “pubblica certificazione” del matrimonio (artt. 13, 14, 15 e 16);
- sulla insussistenza di forme celebrative esclusive ad validitatem (art.17).
Il senso sembra essere: sì al matrimonio “valdese” con effetti civili (“la Chiesa, seguendo la
propria liturgia, offre ai credenti una forma pubblica di certificazione”), sì al matrimonio civile che (art.
15) “i credenti sanno per fede che… è contratto dinanzi a Dio”;
NO all’imposizione di una forma celebrativa obbligatoria.
Questa frase si riferisce all’obbligo (per i cattolici e per chi contrae un matrimonio con una
persona cattolica) della forma canonica. La maggior parte del Documento sul matrimonio, passato alla
storia come documento sul divorzio, è in realtà dedicato ai matrimoni misti.
In questo senso va inteso il rifiuto dell’obbligo per il non cattolico di “sposarsi in chiesa
cattolica”, come si diceva allora. Il successivo testo firmato con la CEI nel 1997 chiarirà molto anche sul
tema dei matrimoni senza effetti civili.
Neppure l’intesa è chiarissima sul punto. Vale più per quello che non dice. Non dice cioè, come
il coevo concordato e la di poco successiva intesa con le comunità ebraiche, che l’organismo religioso è
libero di celebrare e sciogliere matrimoni, che non abbiano effetti civili (questa la formula dell’intesa
ebraica). Contiene invece la formula (art.11, ultimo comma) della cosiddetta “trascrizione tardiva”, ma
solo in caso di omissione da parte dell’ufficiale di stato civile. Manca invece l’ipotesi di trascrizione
tardiva su iniziativa dei due coniugi (o di uno senza opposizione dell’altro), che per i matrimoni “di
coscienza” cattolici è un modo per rendere civile un matrimonio celebrato religiosamente molto tempo
prima. Si può quindi ritenere che la formula contenuta nell’intesa sia un implicito rifiuto dei matrimoni
senza effetti civili.
Si ricordano polemiche sinodali o comunque interne alle chiese valdesi e metodiste sulla
celebrazione di… qualche cosa di simile a un “matrimonio di coscienza” sia prima del 1984 sia dopo.
La maggioranza era contraria a matrimoni contro la legge civile (per la giovane età degli sposi o per il
mancato decorso del tempo previsto per il divorzio). Ma d’altra parte i favorevoli si richiamavano al
vecchio remedium concupiscientiae. Di fronte ad una convivenza avviata o ad una gravidanza altrettanto
avviata, era meglio che ci fosse almeno il simulacro di un matrimonio in chiesa.
Il Testo comune del 1997 (per parte valdese TCM/1997) risolve chiaramente la situazione,
istituendo un parallelismo. Come per i cattolici ci sono cose che non possono mai essere valide, come le
nozze di un divorziato o di persona vincolata al voto di castità, così un matrimonio senza effetti civili
non è mai valido per valdesi e metodisti: “Va tuttavia tenuto presente che allo stato attuale, nonostante
la buona volontà della Chiesa cattolica e di quella valdese, non è possibile il riconoscimento reciproco
di tutti i matrimoni celebrati nelle rispettive chiese, a causa del diverso giudizio sulla loro validità. Così
non è consentito all’Ordinario di dare licenza al matrimonio di un cattolico con persona non cattolica
se vi sono impedimenti da cui egli non può dispensare (ad esempio: precedente vincolo, ordine sacro,
ecc.) o qualora emergano altri motivi di nullità secondo la dottrina cattolica (esclusione
dell’indissolubilità, della prole, ecc.), anche se tali matrimoni sono consentiti dalla Chiesa valdese. Per
converso, la Chiesa valdese non attribuisce rilevanza ai matrimoni senza effetti civili, la cui
celebrazione è espressamente prevista dalla normativa cattolica”.
La cosa è riaffermata ancora più recisamente dai battisti che vi dedicano un apposito articolo nel
loro documento sul matrimonio del 2004 (art.11).
18
3. Distinzione tra matrimonio e famiglia.
E’ fondata sugli artt. 5-6-7 del documento del 1971. In quel contesto sembra di poter
interpretare la distinzione in questi punti:
-
-
il matrimonio sussiste anche se infecondo, per cause naturali o volontà degli
sposi (al contrario di quanto previsto nella chiesa cattolica);
la famiglia è determinata dalla procreazione (la legislazione italiana, al
momento del documento e sino al 1975, prevedeva che i figli adulterini o
incestuosi fossero “non riconosciuti né riconoscibili”, esclusi per definizione
dall’avere una famiglia);
non si possono subordinare i diritti propri della famiglia all’esistenza di un
matrimonio e tanto meno di un particolare tipo di matrimonio.
Per altro divergenze tra cattolici ed evangelici in materia di famiglia e procreazione
permangono e sono indicate nella sezione dedicata appunto alle divergenze. “In questo ambito le
divergenze sono sostanzialmente due.
La prima riguarda la procreazione. Secondo la dottrina condivisa dalla Chiesa valdese e da
quella cattolica, l’apertura alla vita è iscritta nella trama stessa dell’amore coniugale.
Tuttavia, a differenza di quella valdese, la Chiesa cattolica ritiene che l’esclusione della
prole con atto positivo di volontà di uno o di ambedue i coniugi al momento della
celebrazione renda nullo il matrimonio. La divergenza, considerata a livello puramente
dottrinale, non mette in questione da parte cattolica la validità dei matrimoni misti tra
evangelici e cattolici, se la coppia si costituisce per realizzare il suo proposito d’amore (che
secondo il disegno divino - Genesi 1,28 - è aperto alla procreazione e ad essa ordinato con
una generosa disponibilità alla vita) e se non esclude, con atto positivo di volontà, la prole.
Se quest’ultima condizione non fosse osservata, il vincolo sarebbe considerato nullo da
parte cattolica.
La seconda divergenza riguarda la regolazione delle nascite. Entrambe le chiese
condividono il principio secondo cui la regolazione delle nascite rientra nel campo della
responsabilità umana e cristiana degli sposi. Vi è però diversità di giudizio circa la liceità
morale di alcuni metodi di regolazione delle nascite”.
19
4. Divorzio e nuove nozze di divorziati. Il documento del 1971, visto spesso come
presa di posizione dei valdesi favorevole al divorzio, era in realtà cautissimo sul punto. La linea del
documento, conforme al dibattito dell’epoca, era: una chiesa – qualsiasi chiesa – non può imporre
alla legislazione civile di adeguarsi alle proprie visioni etiche. Per questo fu percepito come
dirompente rispetto alla posizione cattolica. In realtà era, visto oggi, un documento antidivorzista.
[...] ...nello spirito del 1971 si tendeva a dimostrare che i valdesi non divorziano e che chiedono il
divorzio solo per i loro concittadini non credenti!
Questa formulazione ha reso più facile il testo comune con i cattolici del 1997. Il
matrimonio per i cattolici è invalido se uno dei coniugi non crede – al momento del matrimonio –
nella indissolubilità. Ma, come detto sopra, nel documento del 1971 “di fronte al modo cristiano di
vivere il matrimonio, l’eventualità del divorzio non si pone”. La pratica, e la statistica, restano
spesso fuori dai documenti ecumenici ufficiali.
I documenti battisti degli anni 2000 non fanno parte, come già detto, dell’ordinamento
valdese. Ma possono costituire un utile punto di riferimento.
Per quanto riguarda le nuove nozze di divorziati, il documento valdese tendeva ad escluderle,
salvo l’ipotesi di reciproco perdono tra coniugi divorziati e del sussistere della loro comunione
fraterna in seno alla chiesa.
20
B.
analisi di carattere sociologico delle diverse forme di famiglia presenti oggi nel nostro Paese
Famiglie in trasformazione:
nel dibattito i n t e r d i s c i p l i n a r e e nella
realtà italiana
Quando in Italia si parla di “famiglia” emerge una difficoltà di definizione che non troviamo all’estero
(mutamenti socioculturali, transizioni demografiche in atto). In italiano vi è un solo termine per esprimere realtà
di convivenza e di legami affettivi anche molto differenti tra loro: da più parti si propone di parlare di
“famiglie” al plurale (household - family, ménage - famille, Haushalt - Familie).
1. Il singolare (posizione tradizionale del cattolicesimo: famiglia roccaforte da difendere a
tutti i costi) o il plurale è al centro del dibattito attuale, sia politico che culturale e religioso.
La prima difficoltà è quindi al livello comparativo:
- cosa si intenda per famiglia in Europa - e nei singoli paesi e culture...?
2. Non vi è una definizione unica che sia accettata dagli studiosi4.
3. Le forme familiari sono cioè più numerose di quanto l’accento sulla famiglia nucleare
“tradizionale” possa far ritenere.
4. La famiglia nucleare è definita in vario modo nella legislazione italiana:
- all’anagrafe (Dpr 229, 1989, art. 4)
“per famiglia si intende un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela e
affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso
comune. Una famiglia può essere costituita da una sola persona”.
- per l’Istat, su cui si basano le analisi sociologiche, il “nucleo familiare”
è l’insieme di persone che formano una relazione di coppia o di tipo genitore-figlio,
includendo anche la coppia coniugata o convivente senza figli. In questo caso una famiglia può anche
essere composta da più nuclei familiari, o da membri isolati oppure da nuclei “ricostituiti” - le
cosiddette famiglie “ricomposte” - in seguito a separazione o divorzio.
- la Costituzione italiana, all’art. 29 pone l’accento sulla famiglia “tradizionale”
affermando che: “La repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul
matrimonio”.
Chi è contrario al riconoscimento delle coppie di fatto - eterosessuali o omosessuali (un
tempo riguardava i matrimoni misti interraziali) - fa riferimento solitamente alla Costituzione
come se l’art. 29 trattasse la famiglia come un soggetto collettivo anziché rivolgersi agli
individui che la compongono.
... dimenticando che
- l’art. 2 dà protezione a ogni formazione sociale - e dunque a ogni unione, anche diversa dal
matrimonio - che realizzi una comunione di vita, in cui siano presenti affetto e solidarietà,
- l’art. 3 che vieta discriminazioni - in primis sessuali - per le condizioni personali dei cittadini.
- l’art. 30, affermando la piena eguaglianza nella responsabilità genitoriale, svincola i rapporti
genitori-figli e la filiazione dalla menzione del vincolo matrimoniale: non esiste un concetto statico ed
immutabile di matrimonio, né un nesso imprescindibile tra famiglia e matrimonio o tra famiglia e
filiazione.
Tuttavia, il rapporto coniugale e quello di fatto non sono situazioni assimilabili sul piano costituzionale, a
differenza di cosa accade per i figli legittimi e per quelli naturali riconosciuti verso cui vi è uguale
responsabilità.
4
a seconda della metodologia e dell’approccio si potranno considerare i dati del censimento e delle indagini socio-demografiche, l’apparato legislativo, le trasformazioni
nel ciclo di vita familiare, i ruoli sociali e di parentela (con relativi obblighi e reti di solidarietà talvolta anche intergenerazionali), i costrutti di genere e i rapporti di potere tra i sessi e tra le generazioni - i simboli culturali e le reificazioni di modelli astratti e imposti, nel dibattito pubblico, su una realtà che è più complessa e in costante
mutamento.
21
Se a questa diversità di definizioni si aggiunge la complessità della vita reale e delle traiettorie di
vita delle persone, i modi di raccontare la famiglia si moltiplicano.
La domanda ...
E’ possibile che modi diversi di vivere la famiglia possano coesistere in
una società e in un momento storico?
Le trasformazioni familiari hanno subito un’accelerazione (Italia - Europa) anche sotto il
profilo delle transizioni demografiche. La famiglia “presunta naturale” (Saraceno) è in realtà
regolata dallo Stato che definisce per legge quali vincoli affettivi e quali coabitazioni sono
“famiglie” e quali invece non possono considerarsi tali. Lo Stato, inoltre, interviene a modellare la
famiglia anche attraverso le politiche sociali sempre più impoverite da un sistema di welfare.
Emergono in un quadro fosco il ruolo dalle famiglie come surrogato di ammortizzatori sociali... specie nella crisi economica - e le tensioni di un sistema troppo sovraccarico/squilibrato:
- nonostante la famiglia sia spesso evocata dalla politica...
i temi della bassa fecondità,
della conciliazione tra lavoro di cura e lavoro salariato,
dei diversi modi di fare famiglia sono marginali nel dibattito pubblico.
In altri paesi vi è più spazio di confronto - ruolo più leggero della famiglia.
Sintesi: in Italia ... si parla troppo di famiglia e ci si cura poco delle famiglie.
Dal dibattito degli anni Sessanta e Settanta - in cui si registrano le maggiori
trasformazioni è passato tempo, altrove vi è un pluralismo di posizioni, in Italia la famiglia
rimane un terreno di confronto e scontro, dai toni ideologici.
Le Osservazioni...
1. Italia. Oggi, anche nella realtà italiana, continuano a sorgere nuove forme di famiglia, con
la scoperta del “genitore sociale”, per sottolineare che non vi è un unico modello di famiglia.
Le “nuove famiglie” non possono stare ai margini del modello prototipico (padre, madre e
figli) definito in base alle mancanze rispetto al modello nucleare.
Famiglie che nascono dall’affinità tra due persone... hanno un rapporto stabile di comunioneaffetto e relazioni durature: ... famiglie speciali e uniche che solo talvolta solo di co-residenti.
Fenomeni come LAT-Living Apart Together danno luogo alla cosiddetta famiglia lunga, in
cui i figli risiedono fin ben oltre la maggiore età, con legami forti di solidarietà.
2. Demografica. Le ricerche sottolineano che le famiglie con figlio unico sono più frequenti,
sono calate le famiglie con tre o più figli mentre le famiglie con due figli registrano una
percentuale stabile nel tempo. A causa di separazioni o divorzi in crescita, aumentano i minori
che vivono con un solo genitore e, in generale, i single non vedovi. Sul fronte del matrimonio,
aumentano le convivenze, aumentano le coppie che si sposano civilmente, aumentano i
matrimoni misti in cui uno dei coniugi è straniero e aumentano le nascite fuori dal matrimonio,
avvicinando l’Italia alle medie europee. A motivare i cambiamenti più macroscopici, in tempi
22
di crisi economica semmai accentuati, vi sono fattori come il calo della fecondità, il
progressivo - ancorché insufficiente - inserimento delle donne nel mercato del lavoro e
l’aumentata instabilità coniugale e tasso di divorzialità che, dal 1995, è più che raddoppiato.
3. Genere. Con l’introduzione della categoria di “genere”, che non coincide con il sesso
biologico, ma rimanda a un costrutto culturale e simbolico della differenza sessuale, talvolta
disgiunta però dal dato biologico con il concetto di “transgender” - la riflessione è mutata
anche sul piano della riflessione per quanto riguarda i concetti di famiglia, parentela e unioni
di tipo matrimoniale.
4. Gramsci. Studiare la famiglia significa oggi considerare un concetto di natura in senso
gramsciano - come è nella Costituzione - cioè come insieme dei rapporti sociali che determina
una coscienza storicamente definita, non come qualcosa di immutabile.
Interrogarsi su tematiche emergenti e su come queste trasformino le relazioni familiari:
le tecniche di riproduzione assistita e la frammentazione della procreazione,
le sfide della bioetica,
la genetica,
l’handicap,
le adozioni e gli affidi familiari,
la parentalità omosessuale e sociale,
l’affidamento congiunto e la responsabilità genitoriale.
Sono novità sul piano simbolico per la rottura dei limiti tradizionali.
In queste trasformazioni, sorgono alcune domande come credenti.
Quali famiglie in futuro?
Sono famiglie le persone sole, le comunità alloggio per persone in difficoltà o con handicap, le
famiglie monoparentali, le famiglie ricomposte, le coppie di fatto e le coppie omosessuali che
vivono una doppia discriminazione, non potendo in alcun modo - per adesso - aspirare a
un’unione civile registrata o al matrimonio?
Quale ruolo gioca il matrimonio (civile o religioso) nella costituzione di una famiglia?
Che differenze vi sono quando nella famiglia vi siano membri non credenti?
Nel dialogo con le altre fedi, come cambia il modo di vivere in famiglia e di testimoniare?
La famiglia si apre alla comunità o si arrocca difensivamente al suo interno?
23
Il protestantesimo...
... invita a concepire la famiglia come imperniata
sulla vocazione,
sulla formazione di un legame duraturo (solidarietà, mutuo affetto e sostegno reciproco, perdono)
e sull’alleanza di grazia con Dio.
La coppia diviene realtà primaria rispetto alla discendenza (per taluni pur importante) e non viene
specificato l’orientamento sessuale di tale unione, anche a partire dalla nuova ricerca esegetica.
Senso della discussione nelle chiese
Gli stereotipi e le disuguaglianze di genere sono ancora attivi nella società e nelle chiese, tuttavia vi
è la possibilità che questa nuova discussione sulle famiglie e sulle coppie di fatto possa generare
una ampia e fruttuosa riflessione che riguarda ognuno e ciascuna, nelle realtà di unione che ci si
trova a vivere come dono e attraverso cui si testimonia l’Evangelo.
Per molta parte del protestantesimo storico, i nuovi modelli e le nuove forme familiari non
costituiscono un problema ma sono semmai una ricchezza per articolare una riflessione sempre
rinnovata e feconda sulla vocazione dei credenti.
Occorre continuare a vivere tutte le forme di famiglia in modo cristiano “senza però ‘cristianizzarle’
ovvero mantenendo quella distanza critica che permette al cristianesimo di relativizzare ogni
modello di famiglia”.
Come contenuto nel Documento sul matrimonio (1971):
l’unione di coppia è una realtà della buona creazione di Dio, che diviene
con il matrimonio una istituzione della società, ma che i credenti ricevono
come un dono.
Il matrimonio non è un sacramento ma “espressione particolare dell’amore
del prossimo e dell’alleanza di grazia che lega i credenti al loro Signore”
(Sinodo valdese, Documento sul matrimonio, n. 8).
Nel pensiero riformato, cioè ogni ambito di vita è un luogo in cui si
esprime la propria vocazione.
All’interno della ricerca multiforme di relazioni coniugali e familiari, il
credente trova uno degli spazi privilegiati di espressione della fede e
dell’amore conosciuti in Cristo.
24