laboratorio - Chiesa evangelica valdese
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. LAB O RAT O R I O Chiesa valdese di Ivrea SINTESI DELLE RIFLESSIONI SVOLTE DAL GRUPPO DI LAVORO SUL DOCUMENTO SINODALE “ FAMIGLIA, MATRIMONIO E COPPIE DI FATTO". Anno 2013 Ivrea, 20 giugno 2013 1 indice pagine Introduzione 3 I PARTE 1. Riflessione sul tema della/e famiglia/e per e con la 4-7 Comunità di fede della chiesa valdese di Ivrea. II PARTE 2. 3. 4. 5. Report Report Report Report IV incontro III incontro II incontro I incontro APPENDICI il documento sinodale 8 9 10-13 14-15 16-24 rielaborato per facilitarne la lettura e la riflessione 2 Introduzione In questo documento viene raccolto il Materiale che il gruppo di lavoro sul documento sinodale “Famiglie, Matrimonio e Coppie di fatto” della chiesa valdese di Ivrea ha elaborato e raccolto durante i mesi in cui ha svolto la sua riflessione. Si parte dalla prima elaborazione redatta per avviare la discussione... e si giunge ai vari report che sintetizzano gli incontri (4 in totale) che ne hanno delineato il percorso. Nell’ultimo abbiamo tentato di dare le risposte in merito ai quesiti posti dalla commissione nel suo documento e quelli emersi dal dibattito che man mano procedeva. Si noterà che dalla “prima elaborazione” le cose si sono evolute cercando di porre ascolto alla discussione in atto... quindi molti degli argomenti e dei propositi iniziali si sono modificati a seconda delle cose che emergevano e di come le persone si esprimevano lungo l’arco del cammino dialettico. Infine abbiamo inserito in appendice il documento sinodale da noi modificato per facilitarne la lettura e la successiva discussione. Il lavoro non è sintetico ma ne riassume il percorso mediante le varie fasi narrative e di sintesi. 3 PRIMA PARTE 1_ Riflessione sul tema della/e famiglia/e per e con la Comunità di fede della chiesa valdese di Ivrea. Come richiesto dalla Assemblea Sinodale del 2012, attraverso la sua apposita commissione su famiglia, matrimonio e coppie di fatto la nostra comunità inizia un, per ora, breve percorso di approfondimento in relazione ai temi citati. Dopo ampia diffusione di materiale di lettura e di approfondimento individuale come ad esempio: il Documento della Commissione (EX art.44), Documento su famiglia, matrimonio e coppie di fatto, del Sinodo valdese-metodista 2012; i testi: a) Bein Ricco E. (a cura di), Nuovi volti della famiglia, tra libertà e responsabilità ©Torino, Claudiana Editrice, 1997; b) Saraceno C., Coppie e famiglie, non è questione di natura, ©Milano, Feltrinelli 2012; le quattro predicazioni del pastore Paolo Ribet apparse sul settimanale Riforma (autunno 2012); altri testi e articoli sparsi... si procede ora ad una fase pratica e dialettica dove la comunità nel suo insieme possa affrontare l’argomento stimolata dagli spunti di riflessione di una piccola équipe di lavoro composta da alcuni membri del Consiglio di Chiesa (Paolo Turin, Valeriano Puccini Zanderigo e Angelo Aimonetto) che proverà ad indicare un breve percorso a tappe: I° momento di incontro previsto per sabato 02 marzo ore 16.00 in chiesa dove si raccoglieranno principalmente le considerazioni sull’argomento delle persone presenti... una sorta di brain-storming... II° momento di approfondimento pensato per domenica 17 marzo così organizzato: - Ore 9.00 inizio lavori sul tema famiglia - Ore 10.30 culto sul tema preparato dal gruppo di lavoro sulla famiglia e tenuto da Luciano Desiati e Angelo Aimonetto per la domenica della facoltà di teologia; - Pranzo (ognuno porta qualcosa da condividere) - Discussione e approfondimento sul tema famiglia/e III° momento di sintesi da definire in aprile con la presenza di Paolo Ribet o un/una esperto/a sul tema a mo’ di conferenza, anche aperto al pubblico e alla città/territorio eporediese. Queste tappe (brevi) ci potranno aiutare ad elaborare un documento in merito al tema da parte della nostra comunità e il più possibile condiviso con essa e che abbia racchiuso in se le tre fasi da noi previste: incontro, discussione e sintesi (ovviamente nulla vieta che gli incontri possano essere aperti a persone esterne o simpatizzanti alla/con nostra comunità di fede). Infine le nostre riflessioni espresse negli incontri e nel documento potranno essere, eventualmente, presentate nel momento d’incontro primaverile previsto dalle e per le chiese del IV Circuito pensato per il 5 maggio. 4 Piano di lavoro/discussione Evidenziamo qui alcune Domande a cui tentare di dare risposta lungo il percorso di discussione di gruppo allargata ai membri della comunità. Oltre agli interrogativi infatti il metodo che si intende adottare è quello di discutere, la dove sia possibile, in piccoli gruppi gli argomenti e successivamente portarne una sintesi in una assemblea plenaria per arrivare ad una definizione più ampia e condivisa possibile. Domande e metodo ci consentono così di abbozzare alcune premesse utili a capire il tema (famiglia, matrimonio e coppie di fatto) proposto dalla Commissione nominata dalla Tavola Valdese nella sua complessità e varietà evidenziandone gli aspetti a noi più rilevanti: I) ...come iniziare il discorso... La corposità e insieme la delicatezza dell’argomento impongono al I° momento di incontro di porsi in ottica di ascolto reciproco, conduttori e partecipanti, partendo da un personale spontaneo riflettere sul tema. Partendo da un primo sguardo antropologico e giungendo poi ad uno teologico. Alcune spicciole riflessioni da sottoporre al GRUPPO allargato dei membri della Comunità: In primo luogo: Breve sguardo antropologico a. Cos’è per te/voi la famiglia? b. Nei momenti in cui si realizza l'incontro tra i membri della famiglia, come viviamo la/le nostre relazioni? In sostanza cosa pensiamo della (nostra) famiglia e come viviamo nella famiglia? Piccolo sguardo teologico c. ... la nostra fede? d. Come la esterniamo-manifestiamo in famiglia? e. Ci sono momenti di preghiera, individuali, di gruppo, di lettura della Bibbia, di relazione con i figli e di educazione alla fede, di trasmissione del messaggio evangelico di apertura e di ascolto dei reciproci problemi di fede e di vita? In sostanza questi momenti sono ancora attuali e presenti nella nostra famiglia? In secondo luogo: 01. La nostra fede, pensiamo che si manifesti principalmente nella partecipazione al culto, agli studi biblici, oppure anche nei momenti di incontri famigliari, dedicati all'ascolto/lettura della parola del Signore; 02. quale peso hanno le nostre tradizioni valdesi famigliari? Come si sono trasmesse e/o modificate dalle precedenti generazioni? Nelle nostre case quale di queste " tradizioni" (Ex. la preghiera comune, la lettura della bibbia, la condivisione dei problemi di fede...) sono presenti? 03. Se non ci sono più si potrebbero recuperare o riattivare? E come? II) Famiglia/e bibbia-fede, senso dello stato e globalizzazione-secolarizzazione Le prime impressioni raccolte ci possono far allargare nel II° momento di approfondimento gli orizzonti di osservazione del fenomeno partendo da domande quali: - Quali stimoli, incentivi e spinte ci possono giungere da una approfondita lettura della Bibbia, in merito al tema famiglia? - Cosa emerge dalla lettura delle riflessioni del Pastore Ribet su Riforma e dagli altri testi analizzati? 5 Di qui far emergere un approfondimento che abbia risvolti sociologici, biblici ed etici. A_ Problematiche sociologiche che agiscono dall’ESTERNO sulla Famiglia: Il Vecchio e il Nuovo Testamento ci portano testimonianze di una famiglia che non è quella di oggi. Il mondo è cambiato e si trasformerà ulteriormente: vedi fenomeni di globalizzazione, sviluppo di nuove scienze e tecnologie, processi di secolarizzazione in atto... eccetera. La/le famiglia/e dovrà/dovranno tenerne conto... così come della velocità con la quale avverranno i cambiamenti/mutamenti essenzialmente portati dal sistema di comunicazione globale. Che ruolo può giocare la struttura familiare su questi processi? Li subirà o potrà avere il suo peso? Quale tipo di sistema e di società possiamo prefigurarci? Inoltre in una società multiculturale come possiamo comprendere ed accettare il concetto di famiglia, spesso regolato da testi religiosi, che non sono corrispondenti alla nostra fede cristiana (Es. Islam e bigamia)? B_ Problematiche teologiche che agiscono sulla Famiglia: - Nell'A.T. la famiglia ha un valore relativo: la centralità é posta alla chiamata di Dio (Abramo parte e va e non si pone il problema se le famiglia lo seguirà) e nella vocazione come risposta a questa; - La Bibbia pone l'annuncio della Grazia di Dio al centro del suo discorso e non ha un codice di comportamento per la famiglia e tanto meno esiste in Essa un modello di famiglia che può essere ritenuto valido e assoluto; - Nel N.T. Gesù non risponde ai quesiti sulla famiglia, ma sposta il problema sul senso del rapporto tra le persone, sulla fede, sull'amore verso l'altro come occasione per realizzare “pezzi” del Regno di Dio nel qui ed ora, nel già e non ancora; - La scelta della nostra fede é una scelta di vita; questa scelta spirituale è animata dallo Spirito Santo e non è sottoposta ad alcuna altra legge; - Il N.T. quindi non considera una forma particolare (naturale) di famiglia come cristiana, ma vede un “modo” cristiano di organizzare la famiglia...; - Anche Paolo nelle sue lettere non offre risposte, non dà prescrizioni, ma cerca di indicare vie di comportamento, coerenti con il messaggio evangelico; - In sintesi le risposte adeguate sul “modo” cristiano di pensare alla famiglia si possono trovare tenendo fermi alcuni fondamenti che valgono per tutti gli esseri umani indistintamente, quali l'amore fraterno, l'amore verso il prossimo, l'amore di Dio... (Agàpe). C_ Problematiche etiche che coinvolgono la Famiglia: La famiglia non fa parte di un concetto solo religioso, ma anche laico al fianco della concezione dello Stato democratico e pluralista. Essa è inserita nella società che ne evidenzia la sua pluralità di forme e di relazioni. Il matrimonio e la famiglia non sono la stessa cosa, e soprattutto, non sono consequenziali. Come vanno visti gli articoli della costituzione sulla famiglia e la questione del concordato con la chiesa cattolica e le intese con le chiese valdesi e metodiste? Lo Stato può/deve sviluppare un nuovo concetto di famiglia più laico possibile? Quali sono gli aspetti giuridici che assolutamente uno Stato deve salvaguardare? Come interviene, per esempio, il parlamento europeo sulle leggi che ogni singolo statonazione ha in atto sulla famiglia? È pensabile sviluppare un nuovo codice della famiglia che si adatti all’intera comunità europea (fatta di 27 stati) e di un pluralismo di movimenti religiosi divisi e contrapposti sui temi della famiglia? Quale ruolo hanno le chiese, e in particolare le confessioni di fede protestanti, nel non sostituirsi e nello stimolare il Parlamento europeo affinché si possa riconoscere su tutto il territorio europeo le coppie di fatto, le coppie omosessuali e la pluralità di tipologie di famiglia... che ad oggi la sociologia della famiglia ci evidenzia nelle sue ricerche? 6 Quale riconoscimento formale dovranno avere le diverse tipologie di famiglie nel contesto europeo (single, eterosessuale, omosessuale, ricostruita, mononucleare, LAT, ...). III) Acquisire “nuove” consapevolezze Il III° momento di sintesi potrà condurci a sottoporre domande irrisolte, questioni emerse e prime piccole risposte a confronto con chi ha affrontato il tema in maniera più scientifica e strutturale affrontando anche, se possibile, un incontro più allargato con la città ed il Territorio. Maturano così domande-risposte strutturali come: • Oggi, siamo in presenza di legami (affettivi?) molto differenti fra di loro che evidenziano che la famiglia non é mai stata una realtà immutabile, data in natura, ma è sempre stata in continua trasformazione e in perenne mutamento ... Domanda... è quindi possibile che modi diversi di concepire e vivere la famiglia possano coesistere in maniera non contrapposta e conflittuale? • Se l'essere cristiani (protestanti, ma anche cattolici e ortodossi) ci porta a concepire la famiglia come imperniata sulla vocazione testimoniata dalla scrittura biblica (Genesi 12: 1-9; Matteo 12: 46-50; Marco 3. 31-35; Luca 8: 19-21; Ebrei 2: 11-13) e sulla formazione di un legame reciproco (solidarietà, mutuo affetto e sostegno, perdono) come esempio di alleanza con la grazia di Dio... Domanda... Domanda Per il cristiano protestante i " nuovi modelli" di forme famigliari sono un problema o una ricchezza a disposizione per testimoniare dell'Evangelo? • Infine all'interno delle relazioni coniugali e famigliari, il credente trova spazi per esprimere la fede e l'amore conosciuti in Cristo... Domanda... in casa si legge la Bibbia... insieme? Domanda Primo elenco di persone che potremmo provare a contattare e coinvolgere per un primo incontro-allargato: Le coppie: ...omissis ... Gli altri : ...omissis ... 7 seconda PARTE 2_ Report IV incontro Sintesi Ultimo incontro (IV) sul tema della famiglia del 11 maggio 2013, in Chiesa valdese ad Ivrea Premessa Presso la Chiesa valdese di Ivrea, si è riunito il gruppo di lavoro sul documento sinodale sulla Famiglia. Le riunioni sono state quattro con una buona partecipazione. Sintesi e Risposte Di seguito elenchiamo le conclusioni a cui è giunto il gruppo di lavoro: Per quanto riguarda la domanda che pone il documento della Commissione Consultiva: ….dobbiamo elaborare un documento simile a quello del 1971, che aggiorni le problematiche attorno ai temi indicati, oppure dobbiamo costituirci come commissione consultiva, sul tipo di quella sulla bioetica, che duri nel tempo me fornisca man mano, al Sinodo e alle Chiese, il materiale su cui dibattere? Considerato che i cambiamenti continui della situazione economica, della globalizzazione e di conseguenza della situazione sociale pongono continui interrogativi e necessitano di riflessioni adeguate, si propende per la costituzione della commissione consultiva. Il gruppo rileva che la discussione scaturita dal documento sonodale è stata utile e costruttiva ed ha posto le basi per uno sviluppo futuro di confronto sulle trasformazioni sociali. Anche se auspica che si affronti nuovamente la questione reale della benedizione delle coppie omosessuali ed eterosessuali non sposate e nello stesso tempo si impegna ad affrontare l’argomento con studi biblici e discussione interna. A proposito della domanda: E’ importante che la nostra chiesa valdese (quindi anche la comunità di Ivrea) si interroghi sulle trasformazioni in atto nel nostro sistema sociale? Ritiene interessante la proposta di sottoporre alla comunità riunita dopo il culto domenicale, la discussione sui temi che la società sollecita: benedizione delle coppie omosessuali e di fatto, altri tipi di unione familiare, ed anche il valore della legalità, l’atteggiamento verso le povertà che dilagano, ecc. L’altra domanda: L’educazione alla fede è oggi un tema rilevante o secondario? fa riflettere sull’esigenza di approfondire ed attuare, in vista di un lavoro di evangelizzazione ed educazione alla fede, un chiarimento sulla nostra fede tale da poterlo testimoniare e comunicare ai giovani ed alla società che ci circonda. 8 3_ Report III incontro Sintesi III incontro sul tema della famiglia del 20 aprile 2013, in Chiesa valdese ad Ivrea Il terzo incontro sul tema del documento sinodale relativo alla “famiglia, matrimonio e coppie di fatto”, svoltosi sabato 20 aprile, ha visto avviarsi una discussione che da un lato ha evidenziato il limite di tale documento. Sinteticamente espresso in una certa remora ad affrontare il problema posto al Sinodo 2010: La benedizione delle coppie omosessuali nelle nostre chiese. Questione ad oggi sottesa, in questo documento, che se ripresa potrebbe alimentare ulteriormente divisioni e spaccature nelle comunità evangeliche; e dall’altro ne ha evidenziato le concrete possibilità di poter affrontare da un punto di vista più strutturale e culturale (sul piano sociologico, psicologico e antropologico) il tema sottoposto alle chiese dal Sinodo. Il tema cioè di come oggi si strutturano le convivenze, di come ci si aggrega o di come si sceglie di vivere la propria vita-esistenza. Il dibattito è stato articolato ed ha visto anche toni accesi sintomo di coinvolgimento passionale e di voglia di partecipare? Speriamo sia stato così! D’altro canto nelle nostre comunità evangeliche, così come nelle nostre assemblee (compresa quella sinodale) e nei momenti di incontro-scontro abbiamo appreso dalla Scrittura e da chi ci ha preceduto nella storia protestante che una buona e ‘viva’ discussione può unirci maggiormente rispetto alla paura di confrontarsi criticamente: dove non emerge la verità e le parole non sono performanti. Ci può aiutare a com-prendere questo una poesia di Emily Dickinson, poetessa americana, che dice: “Una parola è morta quando è detta. C’è chi dice così. Io vi dico invece Ch’essa comincia a vivere Proprio quel giorno.” L’incontro nella sua parte finale ha evidenziato la necessità di proseguire nell’approfondimento sul documento per giungere a chiarire, la dove sia possibile, le questioni rimaste aperte e quelle ancora da affrontare... in modo tale da poter giungere ad un breve elaborato scritto da inviare agli organi amministrativi della nostra chiesa in vista di ... Questioni che sono rimaste aperte dalla discussione ultima: ...dobbiamo elaborare un documento simile a quello del 1971, che aggiorni le problematiche attorno ai temi indicati, oppure dobbiamo costituirci come commissione consultiva, sul tipo di quella sulla bioetica, che duri nel tempo e fornisca man mano, al Sinodo e alle Chiese, del materiale su cui dibattere? Come riprendere nel documento (?) e nel dibattito (?) delle nostre chiese la questione reale della "benedizione delle coppie omosessuali"? Questioni ancora vergini: è importante che la nostra chiesa valdese (quindi anche la comunità di Ivrea) si interroghi sulle trasformazioni in atto nel nostro sistema sociale?1 l'educazione alla fede è un tema, oggi, rilevante o secondario? infine c'è un nesso tra conoscenza del contesto sociale sul piano delle trasformazioni in atto e l'annuncio dell'Evangelo? 1 ...Sono famiglie le persone sole, le comunità alloggio per persone in difficoltà o con handicap, le famiglie monoparentali, le famiglie ricomposte, le coppie di fatto e le coppie omosessuali che vivono una doppia discriminazione, non potendo in alcun modo - per adesso - aspirare a un’unione civile registrata o al matrimonio? Quale ruolo gioca il matrimonio (civile o religioso) nella costituzione di una famiglia? Che differenze vi sono quando nella famiglia vi siano membri non credenti? Nel dialogo con le altre fedi, come cambia il modo di vivere in famiglia e di testimoniare? La famiglia si apre alla comunità o si arrocca difensivamente al suo interno? 9 4_ Report II incontro Sintesi II incontro sul tema della famiglia del 16 marzo 2013, in Chiesa valdese ad Ivrea Premessa Nel secondo incontro sul tema della famiglia di sabato 16 marzo si è affrontato il discorso dell’educazione alla fede che ha occupato l’intero tempo dell’incontro, ciò non permesso di introdurre la prevista lettura e discussione sul documento sinodale. ---------------------------------------- L’incontro ha visto la narrazione da parte di ognuno dei partecipanti sia della formazione o educazione ricevuta dalle generazioni precedenti e sia della propria esperienza di fede o percorso personale di testimonianza di credenti. È stato un momento di racconto e di dialogo che spesso manca nelle nostre comunità, considerazione derivante anche dai pochi presenti. È stato anche un buon modo di ‘dirsi’ il proprio passato, di fare memoria... ed in tal senso è stato un momento di condivisione autentico, in quanto mettere insieme le proprie storie è condividere il pane “... fate questo in memoria di me” come c’insegna il solo Vangelo secondo Luca (Lc. 22, 19). È stato un sano modo di leggere e di osservare in maniera critica il proprio presente. Un’esperienza quindi che ci può consentire di crescere come comunità di fede (Chiesa) e come persone... di poter affrontare quelle situazioni di crisi che l’esistenza ci pone. Un momento di speranza per il futuro delle nostre persone, famiglie e comunità. Ma forse il vero valore aggiunto del momento vissuto insieme è stata la capacità di ascolto che i partecipanti hanno saputo donare l’un l’altro... una capacità davvero rara, ma che quando sussiste concretamente poi consente di percepire il valore della testimonianza per ... I racconti Questa sintesi per ovvie ragioni di rispetto di narrazione-racconto sarà poco sintetica... difficile sintetizzare quasi tre ore di racconti in poche pagine rendendo nel contempo i contenuti e, non di meno, l’atmosfera di reciproca accoglienza. 1 2 E.B. L.D. eredità: Educazione religiosa padre valdese, madre cattolica; é venuta, quindi, solo attraverso la comunità non da parte dei genitori: la mia famiglia é stata la comunità; mentre i loro figli sono stati educati al messaggio evangelico, ma non confermati; considerazione: in tal senso forse si doveva "forzare" un po' di più una scelta / abbiamo optato per una formazione non imposta ma libera / anche se il confronto in casa c'é sempre stato / oggi però i figli non partecipano..., pur condividendo le nostre scelte di fede. genitori non protestanti dell’Italia meridionale – ambiente che va tenuto presente per comprendere la situazione - comunque un ambiente familiare con buona presenza di valori cristiani; Mentre per la moglie la situazione é stata diversa perché la madre era non-credente, ma i valori cristiani si siano recuperati in famiglia, anche se i figli non partecipano alla vita religiosa, ma sono molto rispettosi delle scelte dei genitori; forse sono mancati alcuni stimoli o forse perché hanno (i figli) sviluppato per conto loro degli altri ideali (nel campo sociale per esempio). Così conservano una "sana diffidenza" verso la chiesa in generale. siamo arrivati alla chiesa valdese tramite il contributo dell'8/1000, avevamo sentito parlare bene dei valdesi e quindi c'é venuta voglia di eredità Educazione religiosa considerazione: percorso 10 3 D.N. Eredità Educazione religiosa Considerazione: 4 V.D. Eredità 5 V.Z. Educazione religiosa 6 L.L. Eredità Educazione religiosa Considerazioni: La domanda Prima risposta personale 7 E. Eredità Educazione religiosa scoprire chi erano... e ci siamo detti: cerchiamo di uscire dal nostro piccolo nucleo famigliare e vediamo gli altri come vivono. genitori cattolici, con obbligo di catechismo... La scoperta del messaggio evangelico è avvenuta tramite un amico vicino alla chiesa valdese. Mentre è grazie alla mamma (lavorava all’Olivetti) che in casa sono arrivati molti stimoli dall’esterno. Nel mondo valdese, rispetto alla chiesa cattolica, ha trovato maggior sviluppo del canto e di riflessioni sulla parola biblica (culto): ascolto della parola in modo più coinvolgente. In famiglia abbiamo introdotto la lettura biblica a colazione. Mentre ci sono difficoltà per coinvolgere il figliolo, che comunque frequenta il catechismo ad Aosta con il pastore, trovandosi bene. i miei genitori mi obbligavano ad andare in chiesa, ma in fondo, oggi, posso anche dire che sono contenta che sia andato così... genitori già valdesi, in Puglia, e anche già i nonni (Orsara); il papà era colportore (girava molto nelle campagne) e con questa attività conobbe la mamma. I nipoti, figli del fratello, hanno seguito le attività evangeliche così come nell’ambiente famigliare più allargato (nonni, zii, ecc.). L’atmosfera quindi evangelica che con il corso degli anni sono, nelle nostre famiglie, i matrimoni misti. La fede (cristiana) è avvenuta attraverso i nonni (sopratutto la nonna che pregava molto) che “al mattino presto mi portava a messa: i canti, anche se in tedesco, mi sono entrati nell’animo”. La mamma e le zie erano molto cattoliche (una anche suora); poi c’è stato il collegio ed rapporto con la fede si è sviluppato come forte scelta personale... delineando il percorso di vita successivo. Le figlie non sono state battezzate con l’intento di ragionare con loro sui temi della fede nell’età adulta... All’estero, in Germania, grazie alla partecipazione ad un gruppo familiare cattolico, condotto da un aperto sacerdote, abbiamo scoperto l’evangelo e superato momenti di crisi di solitudine... poi abbiamo conosciuto la realtà evangelica ed abbiamo vissuto in una comunità luterana dove si sono sviluppate buone amicizie, ma non siamo diventati luterani. Così rientrati in Italia abbiamo maturato disinteresse per la chiesa cattolica e il bisogno di trovare una comunità evangelica... mentre verso le figlie abbiamo conservato un atteggiamento non interventista e che lasciava loro il poter maturare una scelta autonoma, non volendo imporre loro una scelta. La figlia più grande ha sposato un ebreo con cerimonia mista ebraico-cattolica e la seconda è diventata luterana in Svizzera, dove lavora... madre evangelica, padre non interessato alla religione; partecipazione alla vita di chiesa (valdese/confermazione); come madre/pastora il concetto di libertà è stato alla base di tutta la vita, senza imporre nessuna scelta alle figlie, comunque battezzate e una ‘confermata’. una domanda: non dovrebbe essere bello portare i bambini in chiesa, affinché vedano come e dove vivono la loro fede i genitori? Ma forse si è fatto poco per stimolare la loro partecipazione... Qui si pone il quesito che impegnerà successivamente i presenti: bisogno imporre la partecipazione dei figli/e, nuove generazioni, alla vita religiosa (o di fede) oppure no? come madre forse no, come pastora va bene la libertà di scelta, ma purché vi sia una direttiva verso un messaggio evangelico attraverso il catechismo: “...forse una piccola forzatura è la scintilla che può portare a delle scelte più ampie”. famiglia evangelica “Per me andare in chiesa la domenica era per me una cosa normale... anche perché c’erano allora dei bei gruppi di persone (evangeliche), ... 11 Considerazione. 8 Nuora E. Eredità Educazione religiosa 9 P.T. Vedi appunti valeriano... Eredità Educazione religiosa Considerazioni: ci si sentiva bene, ed era piacevole trovarsi tutti insieme”. Quando ha conosciuto Giuseppe (cattolico) ha messo subito in chiaro che avrebbe continuato la partecipazione alla chiesa valdese... egli ha acconsentito. Così dopo 7 anni di fidanzamento ci siamo sposati in chiesa valdese. Anche la figlia è stata battezzata in chiesa valdese. Alla morte della nonna (carattere autoritario) la figlia si è “ribellata” e poco per volta anche il figlio ed hanno rifiutato la chiesa... (la figlia, ad esempio, si è sposata in chiesa valdese solo per far contenta la mamma...). Il marito non ha mai ostacolato la scelta religiosa evangelica aiutando anche la comunità negli ultimi tempi. In passato in chiesa valdese (di Ivrea) c’era più affiatamento fra tutti i membri frequentanti; l’unione giovanile era un elemento di coesione fra i membri. Ma ben presto le generazioni (madri/figlie) hanno avuto momenti di separazione... moglie del fratello di Giuseppe, cattolica cresciuta in un ambiente più disteso, forse dovuto alla presenza di un fratello credente... nella sua famiglia cattolica i termini giustizia e libertà sono sempre stati presenti, forse più per tradizione che per convinzione personale. Genitori evangelici Il cammino di fede è stato facilitato dalle scelte giovanili (volontario in Sicilia a sostegni di Danilo Dolci – campi di lavoro del Serv. Civ. Internaz. – campi di Agape, ecc.) che i genitori hanno favorito e sostenuto. “forse si è fatto poco per stimolare la partecipazione dei figli/e alla vita di fede-religiosa... occorre porsi in maniera seria il quesito: bisogna imporre la partecipazione dei figlioli alla vita di fede? Dibattito Il piccolo dibattito che da queste testimonianze si è sviluppato, sempre molto rispettoso delle opinioni altrui e, ripetiamo, con una ottima capacità di acolto reciproco, ha evidenziato maggiormente il quesito aperto: quali atteggiamenti assumere – ovviamente come credenti, testimoni di fede - verso le nuove generazioni in termini di educazione alla fede? Scorgono così altre domande, come ad esempio: come possiamo far partecipare i giovani (nostri) alla vita di chiesa se i loro genitori non vi partecipano? In una situazione di questo tipo dobbiamo cercare una forma per obbligare i genitori a venire in chiesa... “poiché se tu come genitore non partecipi, come fai a mandare i figli al catechismo e trasferire a loro la tua fede evangelica?”; Sul piano della Istituzione scolastica che rilevanza ha la formazione religiosa o la frequentazione dell’ora di religione... qui si apre una riflessione molto ampia: partecipare oppure no all’ora di religione?; Se le scelte spettano ai genitori (vita religiosa o ecclesiastica, ora di religione, eccetera) che possono contribuire a formare la scelta di fede dei figli/e e se questi (genitori e figli) debbono in ogni caso partecipare alla vita della comunità di fede è questo un problema complesso e di non facile soluzione? Noi come evangelici sia sull’ora di religione che sulle altre questioni poste dovremmo essere più determinati?; In passato si ascoltavano molto i genitori (quello che ci dicevano era vangelo)... quello che impari da bambino ti rimane per tutta la vita, l’assenza dello stimolo da parte dei genitori influisce negativamente sulla “memoria” delle nuove generazioni, cioè queste sono propense a dimenticare? In sintesi 12 In sostanza i racconti e il dialogo successivo sembrano dirci che la generazione precedente alla nostra (ovviamente dei presenti) era più impositiva, forse autoritaria, mentre poi, quando è arrivata la nostra - più libertà nelle scelte individuali dovuti ad esempio al ’68 e alle sue conseguenze negli anni 70/80 – questa autorità non si è trasformata in autorevolezza, ma forse in una delega che non ha portato alla responsabilizzazione della persona: si è concessa maggiore libertà, ma questa, non ha portato a situazioni di responsabilità... [Forse dovremo recuperare il monito di Paolo “Ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa è utile; ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa edifica” (1Corinzi 10:23).] Se ci troviamo effettivamente di fronte a due comportamenti così diversi a maggior ragione diviene centrale il quesito che ci siamo posti: che tipo di atteggiamento dobbiamo avere, oggi, qui ed ora, verso le nuove generazioni? Considerazioni sparse e altre domande contingenti Se da un lato vale la convinzione che occorre fare leva sul comportamento responsabile dei genitori, in cui i/le figli/e possano trarne insegnamento..., dall’altro però è anche importante lasciare spazio alla scelta fatta in base alla propria singola testimonianza di vita... che possiamo lasciare alla generazione a venire e che può essere liberamente accolta, e, raccolta o rifiutata! Forse l’importante è non essere in contraddizione con le proprie scelte..., ma questo presupposto è sufficiente a maturare quella consapevolezza per la quale siamo sempre e comunque di fronte ad un confronto generazionale... per cui non è solo la nostra “salvezza” in gioco, ma anche la sostenibilità del tempo a venire. La propensione alla fraternità nella vita famigliare e non solo di cui ci parla il Gesù storico come del resto anche altri modi di vivere di comunità e ambiti culturali diversi può aiutarci ad avere un comportamento di cittadinanza attiva. Occorre trovare tempi, spazi e luoghi dove, giovani e meno giovani, possano trovare momenti di dialogo, di interesse e di progetto senza riproporre le scelte dei genitori. Il problema non è di facile soluzione: mancano le strutture, i fondi, ... “e non ci dimentichiamo che siamo una chiesa di frontiera e quel poco che facciamo è già importante, in quanto offriamo una speranza... un qualcosa si cui lavorare...una “parola” da trasmettere...” In particolare cosa può fare la nostra chiesa di Ivrea? Come affrontare per esempio il “non-luogo” del web a cui molti giovani affidano la loro giornata, ma sempre più spesso anche molti adulti? Come stare vicino ai figli? Come affrontare i cambiamenti della situazione famigliare in continua evoluzione? Quali parole, quali atti concreti e quali comportamenti di speranza possiamo mettere in campo? Come uscire dalla parole per guardare in faccia le molteplici sofferenze e precarietà della nostra quotidianità e di chi vive nel bisogno? Compito Il tema dell’educazione alla fede e le personali testimonianze di fede hanno aperto un ampio orizzonte di riflessione soprattutto sul significato che possiamo dare, singolarmente, ai termini EDUCAZIONE, EDUCARE. Così in base a quanto ci deriva dalla nostra esperienza di vita e dalle nostre conoscenzecompetenze possiamo rispondere per scritto a questa domanda: cosa vuol dire e quale valore diamo al concetto di EDUCARE alla FEDE? In sostanza quale relazione esiste tra fede ed educazione? In altre parole... basta la nostra testimonianza o dobbiamo fare di più? Prossimo appuntamento Ci si ritrova per sabato 20/04 alle ore 15,30 dopo aver riletto il documento sinodale e aver cercato di rispondere per iscritto alla domanda posta sopra. 13 5_ Report I incontro Sintesi incontro sul tema della famiglia del 02 marzo 2013, in Chiesa valdese ad Ivrea Dopo una breve presentazione in cui si è cercato di illustrare il percorso relativo alle tematiche della famiglia e si è accennato al fatto che questo possa anche assumere indirettamente una funzione di ascolto reciproco per la comunità... si è entrati nel merito dei contenuti del primo incontro. Fondamento del primo momento Con questo primo momento si è inteso partire da “noi” singole persone presenti che, in maniera semplice e soggettiva, si sono espresse sul concetto di famiglia. Solo in un secondo momento, quindi nei prossimi incontri, si entrerà nel merito del documento sinodale elaborato dalla commissione “Famiglia, Matrimonio, Coppie di Fatto”. Per il primo incontro il metodo scelto è stato quello di partire quindi dalle “opinioni dal basso...” invitando le persone intervenute ad esprimere in modo immediato e spontaneo opinione sul tema famiglia: sperando di offrire un approccio democratico, critico e comunitario. La raccolta di pareri sul tema in oggetto è stata fatta suddividendo il gruppo di partecipanti in due sotto gruppi con il compito di discutere e arrivare a dare, seppur, nel breve limite di tempo (45’) agli interrogativi sotto esposti delle risposte condivise o meno: 1°insieme di quesiti 2° insieme di quesiti Cosa pensiamo della/e famiglia/e? Come si ri-conosce/ri-conoscono la/le famiglia/e di credente/i? Quel’è la tipologia di famiglia/e a cui appartengo? Cosa mi hanno lasciato da tramandare, nonni, genitori? Quali sono i problemi più rilevanti nei nuclei familiari odierni? Come ho/abbiamo impostato il mio/nostro nucleo famigliare? Come si affrontato le relazioni fra i componenti della/e famiglia/e? Quali sono i problemi che rimangono aperti oggi per conservare i valori? Che valore si da all'unitarietà del nucleo familiare? Come si manifesta la fede personale all'interno della/e famiglia/e ? Riusciamo a testimoniarla anche all'esterno ? Riteniamo che nella vita famigliare debbano essere presenti momenti di lettura della Bibbia, di preghiera, di ascolto e di dialogo verso i figli ? Cosa vuol dire educazione alla fede per la famiglia/e? Le tradizioni famigliari, valdesi, protestanti o anche di altre confessioni, sono ancora presenti nella/e nostra/e famiglia/e e come si sono trasmesse ? I due ordini di riflessione uno più antropologico e l’altro più teologico hanno impegnato i gruppi in modo diversificato. L’uno più dialettico e discorsivo (A) e l’altro tendente ad una discussione più animata (B). Successivamente hanno poi esposto le loro sintesi/riflessioni in plenaria (due gruppi riuniti): considerazioni del gruppo A: i membri del sotto gruppo hanno descritto brevemente l’un l’altro la loro tipologia di famiglia: a) fam. tradizionale con genitori valdesi e moglie cattolica; b) fam. Mononucleare (non per scelta) evangelica e fam. più ampia come attività sociale; c) fam. tradiz. (io cattolica) marito valdese, percepisce (‘sento’) come appartenenti alla fam. anche amiche e altri esterni alla fam. nucleare; d) fam. tradiz. (padre ateo e madre evangelica) figlia unica + nonni e nuore, vedova con 2 figlie. Percepisce rapporto di affettività con amici; e) fam. tradiz. Evangelica, 2 figli, nipoti, amicizie profonde, quasi sorelle, non sono parte della comunità valdese...; f) fam. valdese-metodista tradiz., figlio sposato con cerimonia interconfessionale... primo quesito: la famiglia = è utile nell’affrontare la vita; è un aiuto a vivere e stare insieme; in essa si possono condividere le responsabilità... 14 problematiche in famiglia = la lontananza della famiglia di origine; la mancanza di uno dei due genitori; mancanza di responsabilità-affetto-amore; mancanza di dialogo tra i famigliari; difficoltà della famiglia nucleare... secondo quesito: difficoltà della trasmissione del messaggio evangelico verso i figli/nipoti orientamento religioso dei figli/nipoti; intervenire o meno nelle scelte religiose dei figlioli considerazioni del gruppo B: Cosa pensate della Fam.: c’è un modello standard e la famiglia di una sola persona?; Riflessioni sulla indissolubilità del matrimonio; le relazioni e problemi di comunicazione ‘interne’ se negative incidono sulla famiglia...; solitudine della famiglia e il rapporto con le esigenze di/del lavoro; relazione persone sole/adulto; superamento dell’individualismo; paritarietà (chi subisce... nella famiglia); problematica dei matrimoni omosessuali (chi non accetta i figli e chi non vuole parlarne); problematiche Stato – famiglia, cosa regolare e cosa non regolare in modo da consentire un contesto multireligioso... La condivisione in plenaria ha evidenziato alcune parole o concetti chiave che potranno ritornare nel prosieguo del percorso: in merito alla famiglia ASCOLTO CONVIVENZA COMPLESSITA’ LONTANANZA VALORI familiari SOLITUDINE... della Le questioni del matrimonio (omosessuale) Ruolo dello STATO FAMIGLIA come COMUNITA DIALETTICA-COMUNICAZIONE Grande DIVERSITA’ dei nuclei famigliari in merito alla relazione famiglia/fede: TESTIMONIANZA da non IPPORRE FIGLI e ORIENTAMENTO RELIGIOSO? Trasmissione del messaggio EVANGELICO... Conclusione Visto il poco tempo a disposizione l’incontro viene aggiornato a sabato 16 marzo alle 16.00 in chiesa valdese per proseguire il discorso soprattutto in merito a famiglia e fede (educazione alla fede) per poi passare alla lettura del documento sinodale di cui verrà elaborata una sintesi per una prima discussione e riflessione. 15 Appendice DOCUMENTO SU FAMIGLIA, MATRIMONIO E COPPIE DI FATTO Il Sinodo 2011, al termine della discussione sul tema della benedizione delle coppie di fatto, ha votato il seguente atto (n. 44): «Il Sinodo, considerando opportuna una riflessione approfondita su famiglia, matrimonio e coppie di fatto, invita la Tavola a nominare una commissione che ne affronti i diversi aspetti teologici, ecclesiologici e regolamentari in vista di una prossima discussione sinodale». La commissione preso atto dell’ampiezza e della delicatezza dei temi a lei sottoposti ha affrontato la questione: A. dal punto di vista del diritto interno della Chiesa (analisi doc. vigente del 1971)2; B. e attraverso un’analisi di carattere sociologico delle diverse forme di famiglia presenti oggi nel nostro Paese3. La commissione ha domandato al Sinodo 2012: dobbiamo elaborare un documento simile a quello del 1971, che aggiorni le problematiche attorno ai temi indicati, oppure dobbiamo costituirci come commissione consultiva, sul tipo di quella sulla bioetica, che duri nel tempo e fornisca man mano, al Sinodo e alle Chiese, del materiale su cui dibattere? 2 3 Con l’aiuto di Gianni Long con l’aiuto della sociologa C. Saraceno 16 A. dal punto di vista del diritto interno... Analisi del Documento sul Matrimonio (RO.M/1971) 1. Premessa. Il Documento sul matrimonio del 1971 fu approvato dal Sinodo, allora solo valdese, l’anno successivo all’introduzione del divorzio nella legislazione (statale) italiana. Questa collocazione cronologica rende necessaria una lettura che tenga conto delle polemiche dell’epoca, che portarono al referendum del 1974. Formalmente non sono mai state apportate modifiche espresse al documento del 1971. E’ probabilmente da ritenere che esso sia da mantenere integro per il suo significato storico. Tuttavia altre decisioni successive ne hanno integrato i contenuti, con decisioni sinodali che nel nostro ordinamento valgono esattamente quanto il documento originale. Si ricorda che solo la confessione di fede, la Disciplina generale e l’Unione con le altre Chiese si pongono nel nostro ordinamento su un piano diverso (“costituzionale”) e richiedono una procedura diversa (doppio voto conforme, art. 29 Disciplina generale). Tra le decisioni che hanno integrato o modificato il Documento sul matrimonio vanno menzionate in particolare: - l’intesa tra il Governo della Repubblica e la Tavola valdese, che - a parte la vigenza nel diritto statale - fa parte dell’ordinamento valdese (e metodista) come INT/1984; - Il “Testo comune” del 1997, firmato con la Conferenza episcopale italiana da valdesi e metodisti (disgiuntamente). A parte il merito di questo accordo, che vedremo più avanti, esso implica la piena accettazione da parte metodista del Documento sul matrimonio del 1971. Il successivo “Testo applicativo” è stato siglato solo dalle commissioni e comunque non contiene norme particolarmente rilevanti da parte valdese (mentre è interessante la distinzione che i cattolici introducono tra matrimonio civile, per loro illecito, e matrimonio in forma civile, lecito nella misura prevista dal documento). - Non fanno ovviamente parte dell’ordinamento valdese, ma - per il particolare rapporto con le chiese dell’UCEBI - vale la pena di menzionare il recente documento battista sul matrimonio (2004) e l’accordo UCEBI-CEI del 2009. 17 2. I matrimoni senza effetti civili. Il documento del 1971 non affronta direttamente questo tema, anche se insiste: - sul “modo cristiano di concepire il matrimonio” più che sul matrimonio cristiano; - sulla “pubblica certificazione” del matrimonio (artt. 13, 14, 15 e 16); - sulla insussistenza di forme celebrative esclusive ad validitatem (art.17). Il senso sembra essere: sì al matrimonio “valdese” con effetti civili (“la Chiesa, seguendo la propria liturgia, offre ai credenti una forma pubblica di certificazione”), sì al matrimonio civile che (art. 15) “i credenti sanno per fede che… è contratto dinanzi a Dio”; NO all’imposizione di una forma celebrativa obbligatoria. Questa frase si riferisce all’obbligo (per i cattolici e per chi contrae un matrimonio con una persona cattolica) della forma canonica. La maggior parte del Documento sul matrimonio, passato alla storia come documento sul divorzio, è in realtà dedicato ai matrimoni misti. In questo senso va inteso il rifiuto dell’obbligo per il non cattolico di “sposarsi in chiesa cattolica”, come si diceva allora. Il successivo testo firmato con la CEI nel 1997 chiarirà molto anche sul tema dei matrimoni senza effetti civili. Neppure l’intesa è chiarissima sul punto. Vale più per quello che non dice. Non dice cioè, come il coevo concordato e la di poco successiva intesa con le comunità ebraiche, che l’organismo religioso è libero di celebrare e sciogliere matrimoni, che non abbiano effetti civili (questa la formula dell’intesa ebraica). Contiene invece la formula (art.11, ultimo comma) della cosiddetta “trascrizione tardiva”, ma solo in caso di omissione da parte dell’ufficiale di stato civile. Manca invece l’ipotesi di trascrizione tardiva su iniziativa dei due coniugi (o di uno senza opposizione dell’altro), che per i matrimoni “di coscienza” cattolici è un modo per rendere civile un matrimonio celebrato religiosamente molto tempo prima. Si può quindi ritenere che la formula contenuta nell’intesa sia un implicito rifiuto dei matrimoni senza effetti civili. Si ricordano polemiche sinodali o comunque interne alle chiese valdesi e metodiste sulla celebrazione di… qualche cosa di simile a un “matrimonio di coscienza” sia prima del 1984 sia dopo. La maggioranza era contraria a matrimoni contro la legge civile (per la giovane età degli sposi o per il mancato decorso del tempo previsto per il divorzio). Ma d’altra parte i favorevoli si richiamavano al vecchio remedium concupiscientiae. Di fronte ad una convivenza avviata o ad una gravidanza altrettanto avviata, era meglio che ci fosse almeno il simulacro di un matrimonio in chiesa. Il Testo comune del 1997 (per parte valdese TCM/1997) risolve chiaramente la situazione, istituendo un parallelismo. Come per i cattolici ci sono cose che non possono mai essere valide, come le nozze di un divorziato o di persona vincolata al voto di castità, così un matrimonio senza effetti civili non è mai valido per valdesi e metodisti: “Va tuttavia tenuto presente che allo stato attuale, nonostante la buona volontà della Chiesa cattolica e di quella valdese, non è possibile il riconoscimento reciproco di tutti i matrimoni celebrati nelle rispettive chiese, a causa del diverso giudizio sulla loro validità. Così non è consentito all’Ordinario di dare licenza al matrimonio di un cattolico con persona non cattolica se vi sono impedimenti da cui egli non può dispensare (ad esempio: precedente vincolo, ordine sacro, ecc.) o qualora emergano altri motivi di nullità secondo la dottrina cattolica (esclusione dell’indissolubilità, della prole, ecc.), anche se tali matrimoni sono consentiti dalla Chiesa valdese. Per converso, la Chiesa valdese non attribuisce rilevanza ai matrimoni senza effetti civili, la cui celebrazione è espressamente prevista dalla normativa cattolica”. La cosa è riaffermata ancora più recisamente dai battisti che vi dedicano un apposito articolo nel loro documento sul matrimonio del 2004 (art.11). 18 3. Distinzione tra matrimonio e famiglia. E’ fondata sugli artt. 5-6-7 del documento del 1971. In quel contesto sembra di poter interpretare la distinzione in questi punti: - - il matrimonio sussiste anche se infecondo, per cause naturali o volontà degli sposi (al contrario di quanto previsto nella chiesa cattolica); la famiglia è determinata dalla procreazione (la legislazione italiana, al momento del documento e sino al 1975, prevedeva che i figli adulterini o incestuosi fossero “non riconosciuti né riconoscibili”, esclusi per definizione dall’avere una famiglia); non si possono subordinare i diritti propri della famiglia all’esistenza di un matrimonio e tanto meno di un particolare tipo di matrimonio. Per altro divergenze tra cattolici ed evangelici in materia di famiglia e procreazione permangono e sono indicate nella sezione dedicata appunto alle divergenze. “In questo ambito le divergenze sono sostanzialmente due. La prima riguarda la procreazione. Secondo la dottrina condivisa dalla Chiesa valdese e da quella cattolica, l’apertura alla vita è iscritta nella trama stessa dell’amore coniugale. Tuttavia, a differenza di quella valdese, la Chiesa cattolica ritiene che l’esclusione della prole con atto positivo di volontà di uno o di ambedue i coniugi al momento della celebrazione renda nullo il matrimonio. La divergenza, considerata a livello puramente dottrinale, non mette in questione da parte cattolica la validità dei matrimoni misti tra evangelici e cattolici, se la coppia si costituisce per realizzare il suo proposito d’amore (che secondo il disegno divino - Genesi 1,28 - è aperto alla procreazione e ad essa ordinato con una generosa disponibilità alla vita) e se non esclude, con atto positivo di volontà, la prole. Se quest’ultima condizione non fosse osservata, il vincolo sarebbe considerato nullo da parte cattolica. La seconda divergenza riguarda la regolazione delle nascite. Entrambe le chiese condividono il principio secondo cui la regolazione delle nascite rientra nel campo della responsabilità umana e cristiana degli sposi. Vi è però diversità di giudizio circa la liceità morale di alcuni metodi di regolazione delle nascite”. 19 4. Divorzio e nuove nozze di divorziati. Il documento del 1971, visto spesso come presa di posizione dei valdesi favorevole al divorzio, era in realtà cautissimo sul punto. La linea del documento, conforme al dibattito dell’epoca, era: una chiesa – qualsiasi chiesa – non può imporre alla legislazione civile di adeguarsi alle proprie visioni etiche. Per questo fu percepito come dirompente rispetto alla posizione cattolica. In realtà era, visto oggi, un documento antidivorzista. [...] ...nello spirito del 1971 si tendeva a dimostrare che i valdesi non divorziano e che chiedono il divorzio solo per i loro concittadini non credenti! Questa formulazione ha reso più facile il testo comune con i cattolici del 1997. Il matrimonio per i cattolici è invalido se uno dei coniugi non crede – al momento del matrimonio – nella indissolubilità. Ma, come detto sopra, nel documento del 1971 “di fronte al modo cristiano di vivere il matrimonio, l’eventualità del divorzio non si pone”. La pratica, e la statistica, restano spesso fuori dai documenti ecumenici ufficiali. I documenti battisti degli anni 2000 non fanno parte, come già detto, dell’ordinamento valdese. Ma possono costituire un utile punto di riferimento. Per quanto riguarda le nuove nozze di divorziati, il documento valdese tendeva ad escluderle, salvo l’ipotesi di reciproco perdono tra coniugi divorziati e del sussistere della loro comunione fraterna in seno alla chiesa. 20 B. analisi di carattere sociologico delle diverse forme di famiglia presenti oggi nel nostro Paese Famiglie in trasformazione: nel dibattito i n t e r d i s c i p l i n a r e e nella realtà italiana Quando in Italia si parla di “famiglia” emerge una difficoltà di definizione che non troviamo all’estero (mutamenti socioculturali, transizioni demografiche in atto). In italiano vi è un solo termine per esprimere realtà di convivenza e di legami affettivi anche molto differenti tra loro: da più parti si propone di parlare di “famiglie” al plurale (household - family, ménage - famille, Haushalt - Familie). 1. Il singolare (posizione tradizionale del cattolicesimo: famiglia roccaforte da difendere a tutti i costi) o il plurale è al centro del dibattito attuale, sia politico che culturale e religioso. La prima difficoltà è quindi al livello comparativo: - cosa si intenda per famiglia in Europa - e nei singoli paesi e culture...? 2. Non vi è una definizione unica che sia accettata dagli studiosi4. 3. Le forme familiari sono cioè più numerose di quanto l’accento sulla famiglia nucleare “tradizionale” possa far ritenere. 4. La famiglia nucleare è definita in vario modo nella legislazione italiana: - all’anagrafe (Dpr 229, 1989, art. 4) “per famiglia si intende un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela e affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso comune. Una famiglia può essere costituita da una sola persona”. - per l’Istat, su cui si basano le analisi sociologiche, il “nucleo familiare” è l’insieme di persone che formano una relazione di coppia o di tipo genitore-figlio, includendo anche la coppia coniugata o convivente senza figli. In questo caso una famiglia può anche essere composta da più nuclei familiari, o da membri isolati oppure da nuclei “ricostituiti” - le cosiddette famiglie “ricomposte” - in seguito a separazione o divorzio. - la Costituzione italiana, all’art. 29 pone l’accento sulla famiglia “tradizionale” affermando che: “La repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. Chi è contrario al riconoscimento delle coppie di fatto - eterosessuali o omosessuali (un tempo riguardava i matrimoni misti interraziali) - fa riferimento solitamente alla Costituzione come se l’art. 29 trattasse la famiglia come un soggetto collettivo anziché rivolgersi agli individui che la compongono. ... dimenticando che - l’art. 2 dà protezione a ogni formazione sociale - e dunque a ogni unione, anche diversa dal matrimonio - che realizzi una comunione di vita, in cui siano presenti affetto e solidarietà, - l’art. 3 che vieta discriminazioni - in primis sessuali - per le condizioni personali dei cittadini. - l’art. 30, affermando la piena eguaglianza nella responsabilità genitoriale, svincola i rapporti genitori-figli e la filiazione dalla menzione del vincolo matrimoniale: non esiste un concetto statico ed immutabile di matrimonio, né un nesso imprescindibile tra famiglia e matrimonio o tra famiglia e filiazione. Tuttavia, il rapporto coniugale e quello di fatto non sono situazioni assimilabili sul piano costituzionale, a differenza di cosa accade per i figli legittimi e per quelli naturali riconosciuti verso cui vi è uguale responsabilità. 4 a seconda della metodologia e dell’approccio si potranno considerare i dati del censimento e delle indagini socio-demografiche, l’apparato legislativo, le trasformazioni nel ciclo di vita familiare, i ruoli sociali e di parentela (con relativi obblighi e reti di solidarietà talvolta anche intergenerazionali), i costrutti di genere e i rapporti di potere tra i sessi e tra le generazioni - i simboli culturali e le reificazioni di modelli astratti e imposti, nel dibattito pubblico, su una realtà che è più complessa e in costante mutamento. 21 Se a questa diversità di definizioni si aggiunge la complessità della vita reale e delle traiettorie di vita delle persone, i modi di raccontare la famiglia si moltiplicano. La domanda ... E’ possibile che modi diversi di vivere la famiglia possano coesistere in una società e in un momento storico? Le trasformazioni familiari hanno subito un’accelerazione (Italia - Europa) anche sotto il profilo delle transizioni demografiche. La famiglia “presunta naturale” (Saraceno) è in realtà regolata dallo Stato che definisce per legge quali vincoli affettivi e quali coabitazioni sono “famiglie” e quali invece non possono considerarsi tali. Lo Stato, inoltre, interviene a modellare la famiglia anche attraverso le politiche sociali sempre più impoverite da un sistema di welfare. Emergono in un quadro fosco il ruolo dalle famiglie come surrogato di ammortizzatori sociali... specie nella crisi economica - e le tensioni di un sistema troppo sovraccarico/squilibrato: - nonostante la famiglia sia spesso evocata dalla politica... i temi della bassa fecondità, della conciliazione tra lavoro di cura e lavoro salariato, dei diversi modi di fare famiglia sono marginali nel dibattito pubblico. In altri paesi vi è più spazio di confronto - ruolo più leggero della famiglia. Sintesi: in Italia ... si parla troppo di famiglia e ci si cura poco delle famiglie. Dal dibattito degli anni Sessanta e Settanta - in cui si registrano le maggiori trasformazioni è passato tempo, altrove vi è un pluralismo di posizioni, in Italia la famiglia rimane un terreno di confronto e scontro, dai toni ideologici. Le Osservazioni... 1. Italia. Oggi, anche nella realtà italiana, continuano a sorgere nuove forme di famiglia, con la scoperta del “genitore sociale”, per sottolineare che non vi è un unico modello di famiglia. Le “nuove famiglie” non possono stare ai margini del modello prototipico (padre, madre e figli) definito in base alle mancanze rispetto al modello nucleare. Famiglie che nascono dall’affinità tra due persone... hanno un rapporto stabile di comunioneaffetto e relazioni durature: ... famiglie speciali e uniche che solo talvolta solo di co-residenti. Fenomeni come LAT-Living Apart Together danno luogo alla cosiddetta famiglia lunga, in cui i figli risiedono fin ben oltre la maggiore età, con legami forti di solidarietà. 2. Demografica. Le ricerche sottolineano che le famiglie con figlio unico sono più frequenti, sono calate le famiglie con tre o più figli mentre le famiglie con due figli registrano una percentuale stabile nel tempo. A causa di separazioni o divorzi in crescita, aumentano i minori che vivono con un solo genitore e, in generale, i single non vedovi. Sul fronte del matrimonio, aumentano le convivenze, aumentano le coppie che si sposano civilmente, aumentano i matrimoni misti in cui uno dei coniugi è straniero e aumentano le nascite fuori dal matrimonio, avvicinando l’Italia alle medie europee. A motivare i cambiamenti più macroscopici, in tempi 22 di crisi economica semmai accentuati, vi sono fattori come il calo della fecondità, il progressivo - ancorché insufficiente - inserimento delle donne nel mercato del lavoro e l’aumentata instabilità coniugale e tasso di divorzialità che, dal 1995, è più che raddoppiato. 3. Genere. Con l’introduzione della categoria di “genere”, che non coincide con il sesso biologico, ma rimanda a un costrutto culturale e simbolico della differenza sessuale, talvolta disgiunta però dal dato biologico con il concetto di “transgender” - la riflessione è mutata anche sul piano della riflessione per quanto riguarda i concetti di famiglia, parentela e unioni di tipo matrimoniale. 4. Gramsci. Studiare la famiglia significa oggi considerare un concetto di natura in senso gramsciano - come è nella Costituzione - cioè come insieme dei rapporti sociali che determina una coscienza storicamente definita, non come qualcosa di immutabile. Interrogarsi su tematiche emergenti e su come queste trasformino le relazioni familiari: le tecniche di riproduzione assistita e la frammentazione della procreazione, le sfide della bioetica, la genetica, l’handicap, le adozioni e gli affidi familiari, la parentalità omosessuale e sociale, l’affidamento congiunto e la responsabilità genitoriale. Sono novità sul piano simbolico per la rottura dei limiti tradizionali. In queste trasformazioni, sorgono alcune domande come credenti. Quali famiglie in futuro? Sono famiglie le persone sole, le comunità alloggio per persone in difficoltà o con handicap, le famiglie monoparentali, le famiglie ricomposte, le coppie di fatto e le coppie omosessuali che vivono una doppia discriminazione, non potendo in alcun modo - per adesso - aspirare a un’unione civile registrata o al matrimonio? Quale ruolo gioca il matrimonio (civile o religioso) nella costituzione di una famiglia? Che differenze vi sono quando nella famiglia vi siano membri non credenti? Nel dialogo con le altre fedi, come cambia il modo di vivere in famiglia e di testimoniare? La famiglia si apre alla comunità o si arrocca difensivamente al suo interno? 23 Il protestantesimo... ... invita a concepire la famiglia come imperniata sulla vocazione, sulla formazione di un legame duraturo (solidarietà, mutuo affetto e sostegno reciproco, perdono) e sull’alleanza di grazia con Dio. La coppia diviene realtà primaria rispetto alla discendenza (per taluni pur importante) e non viene specificato l’orientamento sessuale di tale unione, anche a partire dalla nuova ricerca esegetica. Senso della discussione nelle chiese Gli stereotipi e le disuguaglianze di genere sono ancora attivi nella società e nelle chiese, tuttavia vi è la possibilità che questa nuova discussione sulle famiglie e sulle coppie di fatto possa generare una ampia e fruttuosa riflessione che riguarda ognuno e ciascuna, nelle realtà di unione che ci si trova a vivere come dono e attraverso cui si testimonia l’Evangelo. Per molta parte del protestantesimo storico, i nuovi modelli e le nuove forme familiari non costituiscono un problema ma sono semmai una ricchezza per articolare una riflessione sempre rinnovata e feconda sulla vocazione dei credenti. Occorre continuare a vivere tutte le forme di famiglia in modo cristiano “senza però ‘cristianizzarle’ ovvero mantenendo quella distanza critica che permette al cristianesimo di relativizzare ogni modello di famiglia”. Come contenuto nel Documento sul matrimonio (1971): l’unione di coppia è una realtà della buona creazione di Dio, che diviene con il matrimonio una istituzione della società, ma che i credenti ricevono come un dono. Il matrimonio non è un sacramento ma “espressione particolare dell’amore del prossimo e dell’alleanza di grazia che lega i credenti al loro Signore” (Sinodo valdese, Documento sul matrimonio, n. 8). Nel pensiero riformato, cioè ogni ambito di vita è un luogo in cui si esprime la propria vocazione. All’interno della ricerca multiforme di relazioni coniugali e familiari, il credente trova uno degli spazi privilegiati di espressione della fede e dell’amore conosciuti in Cristo. 24