spunti e riflessioni rimini 2013

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spunti e riflessioni rimini 2013
SPUNTI E RIFLESSIONI
La Qualità
della
Integrazione
Scolastica
e Sociale
Rimini
8 - 9 - 10 novembre 2013
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VEDIAMOCI PER USCIRE
DALL’INVISIBILITÀ
INCONTRIAMOCI PER ENTRARE
NELL’INCLUSIVITÀ
“Ci sono momenti nei quali
le parole non bastano.
È indispensabile incontrarsi,
vedere, toccare, parlare,
uscire dalla routine,
dimostrare ciò che si potrebbe fare,
come si dovrebbe vivere”.
Rimini e’ stato un Luogo
Senza Barriere, Neppure Virtuali.
Un Luogo dove Capire la Normalità
delle Esistenze, delle Persone.
Presentazione
Il presente lavoro intende condividere la sintesi
degli argomenti affrontati al Convegno di Rimini 2013
- La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale,
promosso dal Centro Studi Erickson.
La scelta ha privilegiato gli interventi più aderenti
alle nostre esigenze di conoscenza e di ricerca
delle problematiche professionali quotidiane, con
la speranza di riprodurre il più fedelmente possibile
i contenuti riprendendo la vastità delle sollecitazioni
dal materiale divulgato, consapevoli che solo in
parte potrà restituire ai lettori il significato ampio e
profondo dell’iniziativa.
Si troveranno sintesi di studi, esperienze
condivise riguardanti diverse aree tematiche relative
alla didattica inclusiva, con uno sguardo allargato
anche alla famiglia e alla società.
È stato dedicato tempo, volontà, energia che
hanno portato alla costruzione di una ricchezza
particolare che è quella di guardare ancora con
stupore e voglia di apprendere e, nel piccolo, di
sperimentare. Traguardi raggiunti anche grazie al
sostegno del Dirigente Scolastico, Dott.ssa Clara
Mondin, che ha accolto con fiducia la possibilità di
condividere questa esperienza.
Il materiale didattico esistente nelle biblioteche
di ogni plesso può essere un propulsore per la
continuazione di questa iniziativa.
Angela Castelnovo, Giuseppa Loccisano
L’EVOLUZIONE
NELLA
TERMINOLOGIA
La coeducazione di alunni con disabilità nella storia della
scuola italiana può essere ripercorsa attraverso tre termini:
inserimento, integrazione, inclusione.
Con il termine inserimento, per la prima volta gli alunni con
minorazioni, prima iscritti in classi speciali, fanno ingresso
nella scuola statale. È un fatto rivoluzionario e la parola
inserimento rappresenta significativamente il processo.
L’affinarsi della ricerca pedagogica e didattica delinea percorsi
di scolarizzazione più efficaci in cui l’alunno con disabilità non
è solo presente in classe, ma grazie al lavoro didattico ne
diviene parte integrante.
Il termine inserimento diventa troppo statico e non
rispondente al lavoro di coeducazione.
Nei decenni successivi il concetto di integrazione,
considerato come un adattamento dei comportamenti degli
alunni con disabilità a quelli dei compagni “standard”, perde la
sua valenza positiva, emerge l’esigenza di strutturare contesti
educativi adeguati alla partecipazione di tutti, per promuovere
le risorse e le potenzialità di ciascuno.
Sotto l’influsso della letteratura sociale e culturale
anglosassone, il modello italiano dell’integrazione scolastica
viene sostituito con quello dell’Inclusive education, sinonimo
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di piena coeducazione che indica la reciproca permeabilità
dei rapporti fra alunni. Il termine inclusione si estende a
tutti gli alunni con qualsivoglia differenza, non si rivolge
solo alle condizioni deficitarie, ma a forme di insegnamento
organizzate che possano dare risposte adeguate ai bisogni
speciali di ognuno per far sì che tutti si sentano inclusi e parti
di un contesto: si cresce nell’incontro e nella relazione con
l’altro, non in solitudine.
NOTE E
SUGGERIMENTI
L’importanza dell’Io-in-relazione, la valorizzazione delle
differenze individuali e lo sguardo rivolto al progetto di
vita e all’inclusione sociale come naturale sviluppo della
vita scolastica, sono stati i punti focali del Nono Convegno
Internazionale di Rimini 2013.
“La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale” vede
nella “didattica inclusiva” un insieme di metodologie nuove
e attive, di materiali flessibili e tecnologie pedagogicamente
intelligenti che strutturalmente hanno in essi i principi e le
pratiche dell’inclusività.
Una scuola che include è una scuola che progetta tenendo
a mente proprio tutti che come sottolinea Andrea Canevaro
(Università di Bologna) “non si muove sempre nella condizione
di emergenza” solo in risposta al bisogno “hic et nunc” di
un alunno con delle specificità, ma si muove sul binario del
miglioramento organizzativo, perché nessun alunno sia
sentito come non appartenente, non pensato e quindi non
accolto. In una scuola che abbia come sfondo integratore
l’accoglienza non è un rituale di avvio dell’anno scolastico ma
la buona curiosità per il nuovo di ogni giorno.
Un’integrazione scolastica di qualità che porti ad una
successiva inclusione sociale armonica avviene nel percorso
dall’apprendimento scolastico all’apprendimento come stile di
vita e l’importanza degli apprendimenti è pari al vivere con un
certo stile in un gruppo – la classe – certamente eterogeneo.
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Massimo Recalcati, con il suo stile chiaro, “parlato” e la sua
impostazione non solo psicopatologica, offre un’analisi sulla
natura dei legami sociali come strumento utile per avere una
comprensione più critica e consapevole del nostro tempo. La
riflessione sul ruolo della scuola in una società in continua
evoluzione promuove nuove strategie metodologiche per
creare quel ponte educativo che unisce i due sistemi: scuola
e società.
Negli ultimi anni nell’insegnamento è emersa la necessità di
aiutare gli allievi a riflettere sui propri processi di apprendimento
in modo da renderli consapevoli delle proprie competenze e
più preparati ad affrontare i cambiamenti.
L’interrogare e l’interrogarsi assumono un’importanza
centrale per lo sviluppo di un atteggiamento metacognitivo
che coinvolge docenti e allievi, perchè l’apprendimento
non transita in maniera automatica dalla cattedra al banco,
ma dipende totalmente dalla relazione che si instaura tra i
protagonisti del processo educativo.
La dottoressa Daniela Lucangeli, (Università di Padova),
ha riportato e ri-sottolineato la riflessione che sussiste fra
l’apprendimento di una disciplina e le abilità metacognitive di uno
studente, dove per abilità metacognitiva si intende la capacità
“di far corrispondere nella maniera più efficace possibile la
propria attività cognitiva al contesto dell’apprendimento”.
L’origine di tale attenzione è legata al desiderio di trovare
strategie che favoriscano e potenzino l’apprendimento
attraverso la didattica quotidiana.
Insegnare non implica di per sé l’apprendimento da parte
degli alunni e se tanti soggetti non apprendono ciò non
significa che tutti abbiano una patologia del sistema nervoso
centrale.
L’apprendimento è un flusso dell’intelligere: da fuori a
dentro, con assimilazioni ed accomodamento nella lezione
frontale; da dentro a fuori nel pensare individuale; da dentro a
dentro nella rielaborazione per una successiva elaborazione.
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Dall’apprendimento passivo si passa all’elaborazione attiva,
al pensare autonomamente: questo è intelligere.
Il suo ruolo comporta tre elementi chiave:
1. l’insegnante media e aiuta l’apprendimento dell’alunno:
egli dà sostegno ai bambini attraverso l’interazione sociale
nel momento in cui essi costruiscono cooperativamente
consapevolezza, conoscenza e competenza;
2. il ruolo di mediazione dell’insegnante è flessibile: deve
prestare particolare attenzione ai feedback dati agli
alunni mentre sono realmente impegnati nell’attività di
apprendimento;
3. l’insegnante si concentra sulla quantità di sostegno
«sufficiente e necessaria»: il suo aiuto può variare
all’interno della gamma che va da direttive molto esplicite
a vaghi accenni, allo scopo di favorire progressivamente
l’attività autoregolata.
Un concetto che le scienze cognitive stanno consolidando,
secondo gli studi psicopedagogici di Reuven Feuerstein,
è quello di modificabilità cognitiva dell’essere umano, cioè
la possibilità di migliorare i processi di apprendimento in un
individuo attivando e sviluppando risorse anche latenti. Tale
concetto assume rilevanza perché con esso si sostanzia la
possibilità che un educatore ha di organizzare, prevedere e
analizzare le interazioni necessarie all’educabilità cognitiva
di un soggetto. Il mediatore agisce in modo che tutte le
informazioni divengano conoscenze e metaconoscenze. È
possibile nella quotidianità della vita di classe utilizzare anche
lo sviluppo della competenza interrogativa per incrementare
la capacità di riflessione. La didattica della domanda può
avvenire sia attraverso l’esempio sia con un percorso
esplicito che permetta di affrancare la domanda stessa dalla
sola funzione di verifica delle conoscenze, per ritrovarne la
funzione euristica. La competenza si basa sull’orientamento
alla concretezza delle situazioni, l’acquisizione della stessa
richiede una specifica strategia metodologica che pone i
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contenuti in una diversa posizione all’interno del sistema
educativo-didattico, il rapporto tra contenuti e metodi conduce
alla costruzione di modelli diversificati per il conseguimento
delle competenze.
Gli studi psicopedagogici di Reuven Feuerstein si
distinguono per aver messo a punto degli strumenti operativi,
sia per valutare l’abilità cognitiva attraverso modalità dinamiche
che permettano di determinare il grado di propensione
all’apprendimento, sia per produrre recupero di carenze
cognitive responsabili delle difficoltà di apprendimento. In Italia
viene chiamato: Programma di Arricchimento Strumentale PAS.
LA CLASSE DIGITALE:
INTERVENTI VERSO
L’INCLUSIVITÀ
Alcuni ricercatori hanno presentato i risultati dei loro
lavori insieme a spunti operativi e di riflessione sull’uso
inclusivo delle tecnologie digitali per rendere gli alunni
protagonisti del loro percorso di apprendimento e sul ruolo
di mediatore da parte del dociente per la gestione di tali
strumenti.
Non si tratta di inserire una lim o dei tablet in una classe e
neppure di utilizzare un ambiente virtuale di apprendimento
o un social network per la didattica. Fare scuola nell’era
digitale significa superare il vecchio paradigma studentecattedra-docente, integrando le tecnologie nella didattica
in maniera equilibrata e ragionata. Per fare ed essere
scuola nell’era digitale è quindi fondamentale capire
se è cambiato qualcosa e come, quali sono i nuovi stili
di apprendimento, socializzazione e comunicazione,
comprendere se e come vi sono reali cambiamenti
cognitivi, negli studenti di oggi.
Mark Prensky, il padre della locuzione “nativi digitali”,
presenta la sua visione del cambiamento necessario nella
scuola. L’autore illustra come mente e tecnologia estendano
i rispettivi potenziali ricercando la saggezza digitale: la
combinazione ragionata delle capacità del pensiero con
le possibilità concesse dalla tecnologia porta benefici al
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funzionamento cognitivo. L’interconnessione tra umano e
tecnologico consente all’homo sapiens di cogliere le sfide
future, affrontando con efficacia le prossime fasi dell’evoluzione
cognitiva. L’adattamento, in un’accezione quasi evolutiva,
sottolinea la naturalità del processo di cambiamento e i semi di
questo cambiamento sono già presenti nelle richieste dei ragazzi
di tutto il mondo e nella capacità degli insegnanti che ogni giorno
trovano strategie nuove per coinvolgere i propri studenti.
La scommessa di Prensky è quella di costruire
l’apprendimento attraverso giochi che utilizzano tutte le
tecnologie multimediali, corollario di una scuola cooperativa
e stimolante, all’altezza delle aspettative dei “digital natives”.
Il relatore distingue tre tipologie di studenti:
1. Gli studenti veramente automotivati, quelli che tutti gli
insegnanti sognano di avere (e gli unici a cui si sa come
insegnare bene).
2. Gli studenti che fingono, quelli che sebbene in cuor loro
sentano che quello che gli viene insegnato ha “poca
o nessuna rilevanza nelle loro vite”, sono abbastanza
lungimiranti da rendersi conto che il loro futuro potrebbe
dipendere dalle credenziali che ottengono. Il loro motto è:
“Abbiamo imparato a giocare al gioco della scuola’ “.
3. Gli studenti che “ci ignorano”, quelli che sono convinti che
la scuola sia priva di interesse e irrilevante per la loro vita e
la trovano meno interessante della miriade di congegni che
tengono in tasca e nei loro zaini.
In un numero sempre crescente questo gruppo è diventato
rapidamente maggioranza, il suo motto è: “Coinvolgimi o mi
fai arrabbiare.”
Prensky sostiene che, nonostante i recenti influssi della
tecnologia sulla scuola, non venga rivolta sufficiente attenzione
alle implicazioni di tutti gli importanti cambiamenti nel nostro
ambiente e contesto educativo; ritiene invece che, attraverso
la tecnologia, si possa coinvolgere maggiormente gli studenti
e aiutarli ad amare l’apprendimento.
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È il tempo di rivalutare ciò che significa un buon ed efficace
insegnamento nell’era digitale e di mettere insieme ciò che è
importante del passato con gli strumenti del futuro.
Sostenere questo atteggiamento vuol dire elaborare una
nuova “grammatica quotidiana”, infatti gli educatori continuano
a ricercare e trovare nuove strategie da utilizzare nel curricolo
degli studenti, evitando che, come dice Prensky, vengano a
scuola indossando (almeno virtualmente, nelle loro teste) la
maglietta del ragazzo di New York con la scritta:
“Non si tratta di A.D.D. (Attention Deficit Desorder) è che
non ti sto proprio ascoltando”.
A. Facoetti (Università di Padova e consulente dell’Istituto
Scientifico Eugenio Medea di Bosisio Parini, Lecco),
autore di una ricerca che collega la dislessia a problemi di
attenzione visiva, ha illustrato come i videogiochi d’azione
possano migliorare l’attenzione visiva e favorire l’estrazione
di informazioni dall’ambiente. Sembra, infatti, che il tempo
impiegato con i videogiochi, e in particolare con quelli d’azione,
possa aiutare i bambini con dislessia a leggere meglio.
Il gruppo di Facoetti ha testato la lettura, le capacità
fonologiche e di attenzione di due gruppi di bambini con
dislessia, non utilizzatori abituali di videogames. Gli stessi
sono stati valutati nelle loro capacità attentive e di lettura,
prima e dopo aver giocato con videogiochi di azione o nonazione, per nove sedute di ottanta minuti. I bambini che
avevano utilizzato videogiochi d’azione sono stati in grado
di leggere più velocemente, senza perdere in accuratezza e
hanno mostrato progressi in altri test di attenzione.
Questi sorprendenti risultati si sono mantenuti anche in
un successivo controllo dopo due mesi, sembra proprio che
dodici ore passate ai videogiochi migliorino la capacità di
lettura più di quanto non faccia un anno di lettura spontanea
o di trattamenti di lettura tradizionali. I videogiochi, però,
devono essere utilizzati sotto il controllo o la supervisione di
uno specialista della riabilitazione neuropsicologica, perché
un trattamento non si improvvisa e funzionano solo certi tipi di
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videogiochi: quelli di azione che agiscono sui circuiti cerebrali
legati alla percezione del movimento.
Matteo Lancini (Università Milano-Bicocca, Scuola di
formazione in Psicoterapia dell’adolescente e del giovane
adulto Arpad-Minoaturo), negli ultimi anni ha focalizzato la
sua ricerca sui nativi digitali e sulle problematiche connesse
all’utilizzo delle nuove tecnologie e di internet.
Come fare per mettere i giovani in sintonia con la scuola?
Gli adolescenti oggi non sopportano la fatica mentale e la noia;
molti studenti vorrebbero anche applicarsi e riuscire meglio
nello studio ed alcuni, pur provandoci, non sono in grado di
farlo. Contemporaneamente sentono in modo forte l’esigenza
di rispecchiamento e successo sociale, specialmente nel
gruppo dei coetanei e ciò li rende facilmente esposti al rischio
di non sentirsi sufficientemente apprezzati e riconosciuti;
così come non trovano ragione di sottomettersi per statuto
all’autorità adulta, che deve saperli conquistare sul campo,
tramite raffinate competenze relazionali e professionali.
Gli adolescenti percepiscono e interpretano l’esperienza
scolastica a partire da nuovi sistemi educativi e nuove modalità
d’intendere la relazione con il sapere, l’apprendimento e la
funzione adulta. Essi riconoscono alla scuola una valenza
positiva quando offre loro occasioni per sperimentare la
propria autonomia, attraverso l’assunzione di un ruolo più
attivo nella realtà scolastica e favorisce lo sviluppo del senso
critico nonché l’utilizzo di modalità espressive e creative.
Le nuove generazioni cresciute in un sistema consentito
dalla tecnologia della comunicazione sono inserite in un
ambiente caratterizzato dalla presenza reale o virtuale dell’altro
e mal tollerano la solitudine e il silenzio assoluto; i ragazzi
trovano nei social network l’unica alternativa per non rimanere
soli e l’unica fonte di confronto durante lo svolgimento del lavoro
scolastico. Essi sviluppano così nuove forme di indipendenza
e di autonomia rispetto all’apprendimento creando degli stili di
studio nuovi e personali, capaci di allargare la prospettiva allo
scambio e alla condivisione con l’altro e reclamano, pertanto, un
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dialogo interattivo e partecipativo con i loro insegnanti. Ricevere
un rispecchiamento positivo da parte degli insegnanti influenza
in modo decisivo la possibilità di investire nel ruolo di studente.
Ma, mentre la scuola è impegnata a comprendere le
trasformazioni emotive, cognitive e relazionali dei nativi digitali,
già si parla di altre possibili e specifiche caratterizzazioni di
quella che viene definita la “touch generation”. Tutto ciò ha
portato alla nascita di quella che è stata definita la nuova “cultura
partecipativa” che risponde all’esplosione delle nuove tecnologie
digitali e alla diffusione pervasiva della connettività di rete.
L’insegnante è ora impegnato ad ottenere, anche attraverso
doti relazionali e capacità empatiche, l’attenzione partecipe
della classe e conquistare quel ruolo di “maestro” e “detentore
del sapere” ormai non più attribuitogli ed assegnatogli dai
modelli educativi del passato, così lontani dalle possibilità
informative offerte da internet.
Le nuove caratteristiche dei sistemi educativi più avanzati
impongono alla scuola sia di superare la divisione degli
apprendimenti per “discipline” e per “materie” a fronte
dell’importanza della dimensione interdisciplinare e della
personalizzazione degli apprendimenti, sia di gettare un ponte
tra le pratiche d’uso delle tecnologie da parte dei nativi digitali
e le pratiche formative che hanno luogo nella stessa scuola.
In una autorevole rete educativa, gli adulti diventano
funzione di sostegno alla realizzazione dei compiti evolutivi
adolescenziali e risorsa al servizio della valorizzazione del Sé,
al fine di sviluppare nei ragazzi una maggiore forza emotiva.
La scuola deve ristabilire una nuova alleanza con la famiglia
per creare con essa un patto di corresponsabilità educativa,
prevenendo o individuando sul nascere i possibili disagi.
Radio Magica è un piattaforma di intrattenimento dove c’è
una web radio per bambini nel mondo. È nata dal desiderio
di Elena Rocco, ricercatrice universitaria e mamma di un
bambino con bisogni speciali, per realizzare un posto dove
tutti i bambini, con le proprie capacità possano ugualmente
accedere a contenuti belli, per rendere piacevole e divertente
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LE AREE
TEMATICHE
la loro giornata. Oltre alla web radio, Radio Magica è anche un
portale dove, in qualsiasi momento della giornata, i più piccoli,
con i loro genitori e i loro insegnanti, possono trovare materiale
a disposizione, ma possono interagire registrando, scrivendo e
interpretando, con la supervisione e il coordinamento di esperti
dell’età evolutiva e specialisti della comunicazione. Infine è
un blog: uno spazio dedicato alle famiglie, alle scuole e ai
nidi, al mondo degli adulti per conoscere e diffondere le buone
pratiche legate all’educazione dei bambini, all’intrattenimento
e al miglioramento della qualità della loro vita.
Le linee generali dei Workshop sono di seguito presentate
divise in aree tematiche. Questi e altri studi hanno contribuito a
trasformare, nel corso degli ultimi anni, il modo di interpretare
l’esperienza scolastica e la relazione con i docenti e i propri
alunni. Cercando di evitare eccessive semplificazioni proviamo
a passare in rassegna queste importanti novità.
Metodologie didattiche
I laboratori per la costruzione di nuovi materiali didattici,
l’approccio cooperativo e metacognitivo, le strategie mirate,
la ricerca di una continua circolarità delle risorse presenti in
classe sono elementi fondamentali per una didattica inclusiva,
che risvegli l’entusiasmo per il conoscere nelle diverse tipologie
di bambini: quelli ad alto potenziale intellettivo che si annoiano
a scuola, quelli con disturbi specifici dell’apprendimento e/o
alunni in situazione di povertà socio-culturale ed economica o
provenienti da famiglie svantaggiate e/o migranti.
La metodologia dell’apprendimento cooperativo appare particolarmente adatta per rispondere al bisogno di raggiungere
quante più individualità possibili.
Attraverso il gruppo dei pari si possono implementare
percorsi didattici inclusivi e compensare alcuni deficit specifici,
anche in assenza di misure e tecnologie compensative.
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Comunicare
Nei primi anni di scuola la modalità ludica induce il bambino
che gioca con la voce e con il corpo, a partecipare più volentieri
e ad imparare facilmente a pronunciare, poi a leggere bene
gruppi consonantici e vocali e scrivere correttamente con
apostrofi e accenti.
Il racconto di storie umoristiche ascoltate o lette, fa scoprire
ai bambini le regole per sbagliare meno o non sbagliare più,
così come la drammatizzazione di storie o esperienze vissute
stimola il gioco dell’inventare contribuendo a formare il loro
immaginario, luogo dove le acrobazie della fantasia possono
condurre a nuove storie e avventure.
Sviluppare le differenti abilità che facilitano l’approccio
alla lettura e alla scrittura, assume un carattere anche di
prevenzione rispetto alle difficoltà che i bambini incontrano
nelle prime fasi dell’alfabetizzazione.
Insegnare a scrivere testi è un’attività impegnativa e
complessa. La scrittura richiede la padronanza di numerose
abilità linguistiche e la gestione dei processi di pensiero, ma
è soprattutto disciplina e comporta un procedimento accurato,
riflessivo, paziente, un’attitudine ad arricchire le proprie idee
e a rivederne l’espressione scritta.
La scrittura laboratoriale si compone di cinque momenti
caratterizzati da un andamento ricorsivo: lasciare da parte regole
grammaticali e sintattiche; richiamare l’esperienza di ogni scrivente;
portare proposte che variano per modi, contenuti, tipi di attivazione,
attività mentali e implicazioni del soggetto; sperimentare il valore
della comunicazione; ritornare alle convenzioni.
Quello che conta è sapere come sviluppare in un giovane
le sue capacità cognitive, traducendole in abilità funzionali.
La didattica inclusiva introduce l’innovazione nella pratica
educativa, sia attraverso l’impiego delle nuove tecnologie,
sia con i nuovi insegnamenti trasversali riconducendole
nell’ambito dell’attività didattica quotidiana.
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Per scrivere i testi e supportare le abilità specifiche
coinvolte di tipo cognitivo e metacognitvo si può ricorrere a un
tutor multimediale, un software, Scrivere testi facilmente, che
aiuta bambini e adolescenti a migliorare la propria capacità di
comunicare attraverso la scrittura autonoma e promuovere il
senso letterario.
Uno studio recente di Clarke e collaboratori ha evidenziato
come sia possibile migliorare la comprensione del testo
lavorando sulle competenze orali degli studenti, considerando
la comprensione orale come un predittore e un prerequisito
per pervenire a una buona comprensione nel testo da parte di
ogni tipologia di studenti.
La batteria CO-TT propone una serie di prove per
la valutazione della comprensione orale e per il suo
potenziamento. Il percorso della comprensione orale si basa
su processi cognitivi e metacognitivi. Può essere utilizzata sia
in ambito scolastico che clinico ed è rivolta agli alunni dalla
terza alla quinta classe della scuola primaria e agli studenti
della scuola secondaria di primo grado.
Matematica
Insegnare e apprendere la matematica sono attività
complesse e delicate.
È possibile adottare delle buone pratiche per l’insegnamento
che fanno riferimento a diversi modelli psicologici, neuro scientifici
e didattici (tra cui la mediazione semiotica) e che consentono
di rispondere adeguatamente alle difficoltà di apprendimento
manifestate dagli studenti e rilevate dagli insegnanti nell’ambito
logico-matematico e nella risoluzione di problemi.
Il metodo analogico intuitivo (Camillo Bortolato) è un modo
semplice e naturale di apprendere che ciascun bambino
applica con successo fuori dalla scuola; è l’interfaccia infantile
che restituisce nell’apprendimento il dominio delle immagini
sui simboli scritti.
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Il materiale innovativo, rivolto anche a favore di bambini
con disabilità sensoriali, offre un percorso di apprendimento
che non risulta lento e faticoso. Per perseguire questo
scopo è stata ideata la nuova Linea del venti, arricchita di
schede tattili e in Braille e l’edizione per lo screen reader e
lo subitzing. L’uso del metodo può essere considerato uno
strumento compensativo per una didattica inclusiva dell’alunno
pluriminorato.
Si può prevedere un uso appropriato di artefatti fisici o
digitali particolarmente efficaci, facendo riferimento al libro
Aritmetica in pratica e ad attività sperimentate all’interno del
progetto Per Contare. Buone pratiche sono anche legate
all’uso di software di geometria dinamica che possono
favorire l’apprendimento di aspetti della geometria euclidea.
L’uso didattico ed educativo delle mappe favorisce
l’organizzazione attiva delle proprie conoscenze e supporta
in modo sostanziale anche la comprensione e la
memorizzazione.
Il programma IperMAPPE versione 2 promuove,
assieme alla visualizzazione, anche l’integrazione e la
contestualizzazione delle informazioni, rendendo il più
semplice e veloce possibile la loro costruzione.
La Sorpresa è una modalità per destare interesse e
curiosità nei confronti della matematica vissuta più come
esercizio che come processo semantico. Le proposte
incluse rappresentano uno strumento per osservare,
scoprire e imparare a usare giochi magici, attivando diverse
dinamiche del processo educativo per modificare l’approccio
degli studenti nei confronti della matematica vissuta come
linguaggio universale.
La ricerca psicologica ha anche individuato i processi
cognitivi coinvolti nell’apprendimento della geometria in:
denominare, confrontare, classificare, comporre/scomporre e
riconoscere. L’azione, l’esperienza e la percezione conducono
i ragazzi alla comprensione della geometria. Oggetti
geometrici astratti e complessi vengono resi vivi e concreti e
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le proprietà scaturiscono dall’azione pratica che traduce con
immediatezza concetti geometrici.
Geometria test sono una batteria di test per l’apprendimento
della geometria e formulano suggerimenti utili per potenziare
le abilità di soluzione dei problemi geometrici.
Bisogni Educativi Speciali - BES
Il MIUR nella circolare del 06/08/2013 sollecita i consigli di
classe a individuare e rispondere in modo specifico agli allievi
con BES.
L’autorità scolastica identifica un’unica macro-categorie
di allievi con problemi di studio e/o di scolarizzazione,
riprendendo nel novero anche le persone con disabilità.
All’interno della macro-categoria individua le micro-isole di
particolarità: soggetti con disabilità, con DSA, con esperienze
di svantaggio socio-familiare e culturale.
La scuola si attiva per rispondere al diritto di interventi
didattici personalizzati e per garantire pratiche inclusive dando
impulso ai centri di servizi territoriali.
La stessa pianifica la propria azione rispetto a:
- raccordo tra la progettazione e la programmazione di
classe
- ricaduta delle certificazioni sanitarie nel mondo scolastico
- formazione dei docenti
- rete scolastica territoriale.
Il Piano Didattico Personalizzato, PDP, è uno strumento che
aiuta la scuole a migliorare la qualità del progetto educativo e
la comunicazione con la famiglia. Considerando la positività
offerta dallo strumento, il PDP sarà strutturato anche per gli
altri alunni BES, dove ce ne fosse bisogno.
Un apposito software presentato al Convegno per
l’elaborazione dei PDP è Costruire il Piano Didattico
Personalizzato, nel quale gli insegnanti selezionano le proposte
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ritenute più adatte alle necessità individuali, graduandone gli
interventi per rispondere all’applicazione della Legge 170.
I recenti atti normativi hanno soffermato anche l’attenzione
sul profilo professionale dell’insegnante curricolare e sul
ruolo dell’insegnante di sostegno. Le università propongono
Master sulla didattica e la psicopedagogia riferite a specifici
ambiti di intervento per un’innovazione e sviluppo del ruolo
professionale dell’insegnante affinché lo stesso acquisisca
competenze sempre più raffinate per far fronte alla presenza
di alunni con Bisogni Educativi Speciali.
La circolare sui BES identifica nell’Index per l’Inclusione e
nel Quadis gli strumenti per la rilevazione, il monitoraggio e la
valutazione del grado di inclusività delle scuole di ogni ordine
grado, soprattutto con il fine di “accrescere la consapevolezza
dell’intera comunità educante sulla centralità e la trasversalità
dei processi inclusivi”.
L’Index offre una serie di materiali per consentire ad alunni,
insegnanti, genitori, dirigenti e amministratori (ma anche ai
membri più estesi della comunità locale) di progettare per
la propria realtà scolastica un ambiente inclusivo in cui le
diversità siano motore per il miglioramento e il progresso della
scuola.
L’Index, messo a punto dal Centre for Studies on
Inclusive Education (CSIE), promuove uno sviluppo inclusivo
dall’interno perché muove dalle conoscenze, dalle esperienze
e dalle rappresentazioni dei suoi attori e analizza la scuola nel
suo progetto complessivo, nelle pratiche (attività, metodi di
insegnamento, l’utilizzo delle risorse disponibili) e nei valori e
convinzioni che la ispirano. Gli indicatori dell’Index consentono
un esame dettagliato della scuola per superare gli ostacoli
all’apprendimento e alla partecipazione, per favorire la
realizzazione di ogni studente e per creare comunità solidali.
Il Quadis (Qualità dell’Integrazione Scolastica) è un
strumento di autovalutazione/autoanalisi con il compito
di individuare i punti i forza da valorizzare e le criticità da
migliorare dei processi di integrazione in atto.
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Il progetto Quadis, attualmente in capo all’URS Lombardia,
può essere implementato anche in rete fra le diverse scuole.
Disturbi di Attenzione / Iperattività – Adhd
Tra gli alunni con Bisogni Educativi Speciali si possono
trovare bambini con disturbo da deficit di attenzione/iperattività.
La conoscenza del disturbo è un prerequisito indispensabile,
ma bisogna anche sapere cosa fare in classe dal punto di vista
educativo-didattico. Una strategia psicoeducativa e didattica
è quella di lavorare per obiettivi specifici capaci di guidare alla
scelta dei comportamenti sui quali si vuole intervenire, che
aiuta a verificare - valutare i cambiamenti e i miglioramenti del
percorso.
I soggetti con fragilità nell’apprendimento e possibile
rischio di abbandono scolastico, con difficoltà di integrazione
e/o di autoregolazione possono essere affiancati da una
figura professionale, l’Homework Tutor. Lo stesso interviene
nel campo dell’educazione e del sostegno principalmente
in un contesto domiciliare seguendo il modello START che
opera sulle competenze alla base della corretta e proficua
gestione di Spazio, Tempo, Attività considerando fondamentali
la Revisione dei compiti assegnati e la Trasferibilità delle
competenze apprese. Tali modalità possono essere utilizzate/
sviluppate anche in ambito scolastico per gestire soggetti con
fragilità e/o difficoltà specifiche e aspecifiche dei processi
organizzativi e di pianificazione dello studio.
Disturbi Specifici dell’Apprendimento – DSA
I bambini con Disturbi Specifici dell’Apprendimento
presentano un quadro estremamente eterogeneo di
compromissioni che coinvolgono diverse funzioni cognitive.
Numerose ricerche riportano deficit delle abilità attentive e
della memoria di lavoro nella dislessia e nella discalculia.
Evidenze scientifiche supportano l’efficacia di training che
25
potenziano la working memory (WM) e/o l’attenzione selettiva
e sostenuta, anche nel migliorare la lettura e la comprensione
del testo e le abilità matematiche in bambini con disturbi
dell’apprendimento o in comorbidità con altri disturbi. Esistono
proposte di intervento nei disturbi dell’apprendimento
finalizzate al potenziamento delle abilità di memoria, in
particolare la WM e dell’attenzione.
Un’impostazione metacognitiva della didattica valorizza
la capacità di pensare, di apprendere e di sostenere la
motivazione all’apprendimento e all’autorealizzazione. Si
insegna allo studente a imparare nuove nozioni e conoscenze
in maniera più strategica e funzionale. Tale riflessione se è
valida per il gruppo classe lo è ancora di più quando si pensa
a un allievo con dislessia.
Nella scuola sono presenti inoltre molti bambini con
difficoltà ortografiche, derivanti a volte da disturbi specifici
dell’apprendimento, più spesso da difficoltà generalizzate
o mancanza di esercizio; sono molti anche i bambini
stranieri per i quali l’apprendimento della corretta ortografia
rappresenta un ostacolo. Si sottolinea l’utilizzo dello strumento
didattico del dettato quale mezzo finalizzato e specifico per
l’apprendimento ortografico, come prevenzione dell’errore,
per la verifica oltre che per il recupero mirato delle specifiche
difficoltà ortografiche.
L’identificazione precoce dei fattori di rischio connessi
allo sviluppo dei DSA rappresenta un requisito di particolare
importanza sia in ambito clinico sia in ambito scolastico per
consentire l’adozione preventiva di misure didattiche specifiche
e di supporto alle particolari esigenze di questi alunni.
Alcuni supporti per la didattica quotidiana possono essere:
- la piattaforma GiADA (Gestione Interattiva delle Abilità di
Apprendimento), è un sistema avanzato per la valutazione
e l’intervento nelle abilità e difficoltà di apprendimento della
lettura, scrittura e calcolo;
-
26
- il Diario di Laboratorio permette all’insegnante di intervenire
in modo mirato e specifico sui punti di forza e di debolezza
degli alunni;
- il test SPEED (Screening Prescolare Età EvolutivaDislessia), grazie a un’applicazione software per
lo scoring automatico, è uno strumento utile per la
prevenzione e l’individuazione precoce del rischio DSA
nei bambini dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia.
Il processo diagnostico deve comprendere il tipo di DSA
con l’indicazione e la spiegazione della qualificazione
funzionale reale e specifica e come si manifesta sia a casa
che a scuola; inoltre deve delineare gli interventi per ogni
singola abilità deficitaria utilizzando le risorse disponibili.
Un altro aspetto considerato è stato lo svolgimento
dei compiti e dello studio a casa visti come occasione di
apprendimento, ma spesso vissuti con difficoltà dagli alunni
con DSA. Il passaggio dei compiti da momento critico
a occasione di apprendimento prevede la definizione di
obiettivi chiari e ben calibrati nel rispetto delle esigenze di
ogni singolo studente e l’attivazione di metodologie di lavoro
efficaci, individualizzate, condivise, che pongano il ragazzo
in una posizione attiva e propositiva. Diverse modalità di
impostazione e pianificazione, differenti tipologie di esercizi
possano favorire l’apprendimento e un approccio positivo e
strategico delle discipline di studio, superando le criticità insite
in ognuna di esse.
Autismo
Uno strumento fondamentale per aiutare i professionisti
nella valutazione di autonomia nella disabilità e nell’autismo
è l’analisi del compito che consente di mettere a punto le
liste di valutazione dei comportamenti di autonomia. L’utilizzo
delle liste contribuisce a identificare le abilità emergenti che
costituiranno gli obiettivi del lavoro. L’intervento individualizzato
27
aiuta la persona a mettere in pratica attività di autonomia,
permettendole di diventare sempre più indipendente dalla
presenza delle figura di cura e di migliorare la propria qualità
di vita.
La Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) è
ogni comunicazione che sostituisce o aumenta il linguaggio
verbale, un’area della pratica clinica che cerca di compensare
la disabilità temporanea o permanente di individui con bisogni
comunicativi complessi. Particolare attenzione meritano gli
In-Book, libri illustrati con il testo in simboli, che consentono
di recuperare un’attività così importante per la crescita
come l’ascolto di letture ad alta voce di racconti da parte
dell’adulto, impossibile per la maggior parte dei bambini con
disabilità della comunicazione. Gli In-Book rappresentano
anche un’occasione di sviluppo e crescita per tutti, grazie
alla possibilità di lettura condivisa che gli altri bambini hanno
cominciato spontaneamente a mettere in atto.
Gatta ci cova, l’ultimo libro della collana Io sento diverso,
è una esilarante raccolta di equivoci capaci di sbriciolare
la qualità della vita di chiunque non abbia capito nulla del
cervello Asperger, dando voce ad autori Asperger in grado di
raccontare se stessi. Il cervello Asperger funziona in modo
diverso da quello tipico e provoca dei comportamenti che
condizionano la qualità di vita di queste persone, le quali, pur
riuscendo meglio di altre ad analizzare i dettagli e avendo
una maggiore sensibilità, vivono gravi problemi relazionali.
Ciascuna persona Asperger acquisisce nozioni, o ripete
nozioni già apprese, senza mai affaticarsi né annoiarsi,
perché la pervasività dell’interesse e tale da indurla a non
avere cura dell’approvazione del gruppo. La lettura del libro
citato fornisce una risposta su come diversificare questi
comportamenti ristretti, ossessioni e passioni.
La testimonianza di Gianluca Nicoletti, giornalista e padre di
un bambino autistico, ha evidenziato i lati oscuri dell’autismo,
che solo una persona che conosce il problema da vicino può
28
raccontare e che quasi sempre sono taciuti e nascosti: la
difficoltà di riuscire a controllare fisicamente un ragazzo nei
momenti di crisi, la lotta costante con una società burocratica,
la risposta delle scuole non sempre adeguata, e poi, ancora
il problema della sessualità di chi è autistico, il senso di colpa
per tutto il tempo sottratto al lavoro, ma soprattutto agli altri
figli e non ultimi i problemi che condizionano la vita di coppia.
Questi ragazzi non vanno curati nel senso tradizionale del
termine, l’impegno di Nicoletti si concretizza nel creare per
loro un’opportunità di vita migliore in uno spazio, abbandonato
o riconvertito, che lui chiama la sua utopica “insettopia”: una
città dei ragazzi, un luogo dove possano stare insieme ad
altri, ora e soprattutto dopo, senza i genitori.
Disabilità
Nuove ricerche nazionali e internazionali sul tema dei
Disability Studies (DS), hanno avuto importanti ricadute
sull’attuale dibattito educativo e scolastico italiano in relazione
a temi come l’integrazione, il ruolo dell’insegnante di sostegno,
i BES, la natura della didattica inclusiva, per spostare l’accento
dalle caratteristiche dell’individuo all’analisi delle barriere, alla
partecipazione sociale e all’apprendimento delle persone con
disabilità.
Gli studenti con disabilità riscontrano difficoltà nella
partecipazione della realtà scolastica, sia nel fare in
prima persona, sia nello stare insieme ai propri compagni,
condividendo le varie attività che la realtà scolastica propone.
La modalità relazionale inclusiva nella vita di classe
favorisce, invece, l’autonomia della persona e l’apprendimento,
attraverso il coinvolgimento dei compagni. Saper definire in
termini operazionali un obiettivo, individuare i compiti che lo
costituiscono, elaborare un programma di intervento, valutare
l’efficacia in termini di prestazioni osservabili, comunicabili
e replicabili, garantisce lo sforzo di realizzare degli approcci
centrati sul discente attraverso l’atto educativo. Il contesto
29
scolastico è sicuramente al centro di questo processo,
connotato dalla ricerca di rinnovamento nelle pratiche di
individuazione dei bisogni educativi dei propri alunni e
di metodologie che guidino verso una programmazione
educativa individualizzata/personalizzata e di conseguenza,
verso una migliore impostazione di interventi e attività.
La tecnologia sta provocando una rivoluzione lenta ma
costante in materia di istruzione nelle aule di tutto il mondo.
Partendo dall’analisi di oggetti e ausili inventati dalle
stesse persone con disabilità sono stati creati alcuni strumenti
informatici (software e hardware) particolarmente adatti al fai
da te digitale e alla realizzazione di materiale personalizzato
per la comunicazione, la lettura e il gioco. Si possono
immaginare soluzioni alternative alla tastiera e al mouse
tradizionali per interagire con il multimediale (comunicare,
sfogliare un e-book, navigare sul web…) anche attraverso la
manipolazione di oggetti di uso comune.
Questa rivoluzione arricchisce la pedagogia della lezione
frontale e inoltre, gli insegnanti curricolari, in collaborazione
con il Terapista Occupazionale, possono migliorare la qualità
dell’autonomia ed integrazione di studenti con disabilità
intervenendo sull’ambiente, sull’attività o sulla persona.
La strutturazione e il coordinamento di un sistema integrato
di interventi non possono essere improvvisati o svilupparsi
spontaneamente. Pur nel rispetto delle competenze
specialistiche, il dialogo, il confronto e gli elementi di una
possibile formazione condivisa fra gli operatori della cura
e dell’aiuto, diventano una risposta chiara alla necessità
di condivisione tra i saperi e alla realizzazione di ambienti
accoglienti e promozionali per l’inclusione delle persone in
situazione di disabilità.
Il modello ICF fornisce una cornice tecnica, un linguaggio
comune e un quadro di riferimento a tutti coloro che, a seconda
dei diversi ruoli e delle diverse professionalità, sono coinvolti
nel lavoro con l’alunno.
L’uso della classificazione ICF dell’OMS in ambito educativo
30
ha ricevuto un forte impulso sia dalla comunità scientifica che
dalle sempre più numerose esperienze applicative sul campo.
Al tema dell’educazione affettiva e sessuale con i ragazzi
con disabilità intellettiva si riserva uno spazio e un tempo
residuali; l’affettività e la sessualità costringono a notare
l’aspetto della normalità, cioè quei lati della vita e dei sentimenti
che appartengono a tutti e nei quali tutti siamo diversi. La
persona con disabilità non è formata da tante parti separate
ma è un unico intero, con una mente e un corpo uniti che
richiedono risposte ad alcune specifiche domande.
Partendo dall’esperienza dell’Associazione Italiana
Persone Down, la tematica è stata affrontata anche nel testo:
“Amicizia, Amore e Sesso”, pubblicato da Edizioni Erickson,
in cui si presentano metodologie e materiali per l’intervento
educativo.
Nuove Tecnologie per la Didattica – ICT
Le Information and Comunication Technologies - ICTs
possono offrire importanti occasioni per diffondere e costruire
processi d’inclusione: mettere insieme persone e temi diversi
durante il percorso formativo, passando da una dimensione
formale a una informale, e viceversa, può far crescere e
sviluppare una dimensione di sfondo integratore, venendo
così incontro ai bisogni educativi. In un contesto inclusivo
così concepito è possibile offrire maggiori opportunità di
apprendimento, alimentando lo sviluppo di conoscenze e
valorizzando il processo di costruzione delle competenze in
funzione delle potenzialità di tutti.
I processi di integrazione richiedono una capacità di
osservazione, comunicazione e relazione che il Web amplifica,
se si orienta alla predisposizione di flessibilità e creatività sia
nella progettazione dei contesti che nella reticolarità degli
scambi.
Le situazioni di disabilità aiutano a ricercare soluzioni, a
sviluppare situazioni di appoggio e di relazione garantendo
31
l’autonomia delle scelte e valorizzando le diverse opportunità,
con risvolti positivi per tutti, come dimostrato nel progetto di
ricerca FIRB, rivolto a studenti universitari e che coinvolge
anche quelli con disabilità.
Esistono oggi numerosi software e ausili per rispondere
ai bisogni educativi e sociali delle persone con disabilità
sensoriali. Nel contesto scolastico tali ausili consentono
un’implementazione dei processi di apprendimento per
l’accesso alle informazioni, l’apprendimento di specifiche
discipline, il lavoro di gruppo, l’acquisizione di autonomia.
Nell’ottica del design for all, tali dispositivi permettono una
maggiore accessibilità e inclusione in tutti gli ambiti della
vita quotidiana, per esempio al bambino sordo un segnante
per comunicare a distanza e al bambino cieco di giocare
al computer favorendo in generale un maggior livello di
partecipazione e per massimizzare l’efficacia in classe
compensando le difficoltà di apprendimento e facilitando lo
studio a casa.
Logopedia
Nella valutazione diagnostica e nell’intervento clinico nei
DSA occorre tener presente l’esistenza di sottotipi clinici, di
differenziazione delle tecniche di trattamento e delle misura di
efficacia degli interventi. Lettura, scrittura e calcolo richiedono,
infatti, l’intervento di funzioni cognitive elevate e l’attivazione
di network cerebrali distribuiti. Un ruolo cruciale viene svolto
dal sistema delle Funzioni Esecutive che si occupa di risolvere
problemi, pianificare, utilizzare strategie flessibili, mantenere
informazioni nella memoria di lavoro, prestare attenzione,
controllare e filtrare dati rilevanti e svolgere più compiti in
parallelo.
La valutazione neuropsicologica è in grado di delineare
profili di sviluppo relative alle funzioni cognitive, linguistiche
e motorie, da cui ogni professionista ricava protocolli di
approfondimento valutativo e spunti di attività di trattamento.
32
La lettura è uno strumento molto efficace per aumentare
la competenza linguistica. Attraverso essa si imparano
parole nuove, si acquisiscono conoscenze, si migliora la
propria capacità di formulare frasi sintatticamente corrette. È
importante che gli adulti che si prendono cura dei bambini,
sia di quelli con sviluppo tipico, sia di quelli con disturbi
evolutivi, sappiano come modificare il proprio stile di lettura
in base a specifici obiettivi linguistici e cognitivo linguistici.
Esistono alcune tecniche specifiche di lettura che coadiuvano
il raggiungimento di obiettivi di tipo fonologico, morfosintattico
e lessicale. Fortemente implicati nell’apprendimento delle
abilità linguistiche sono i temi della salienza percettiva, la
ripetitività, la pratica a blocchi e quella variata e le modalità
per rendere la lettura interattiva.
Nella scelta dei libri occorre tener presente la struttura
testuale affinché l’esperienza della lettura possa effettivamente
raggiungere i bambini e comportare vantaggi linguistici.
Il metodo sillabico sviluppa l’insediamento del processo
di alfabetizzazione in bambini che presentano elementi di
fragilità rispetto al possibile avvio e sviluppo delle abilità di
lettura e scrittura.
Il gioco rappresenta una fonte privilegiata di apprendimenti
e di relazioni. Nella scuola il gioco si può utilizzare come
metodologia ludica in modo da favorire non solo l’acquisizione
disciplinare, ma anche il potenziamento dei processi di
pensiero e delle motivazioni di apprendimento.
La presenza di un adulto e l’interazione tra pari può fare
aumentare occasioni per esercitare e sviluppare il linguaggio,
le competenze lessicali, semantiche, narrative e descrittive.
Psicologia ed Educazione
Ciascun insegnante è portatore di esperienze, di
sperimentazioni, di prove riuscite o fallite, di tutto quanto ha
contribuito a creare il suo specifico stile di apprendimento.
“Conversazione” è la parola chiave che apre la strada alla
33
re-visione della professionalità docente non per attuare
cambiamenti radicali, ma per compiere una metacognizione
dell’altro, insieme all’altro, per far sì che la libertà
d’insegnamento incontri il suo diritto all’apprendimento. Chi
insegna a scuola e chi impara, il maestro o l’allievo? E se la
risposta fosse: entrambi? Esiste un punto focale nel far scuola
che favorisce l’ascolto, la consapevolezza, l’apprendimento
ma che d’altra parte spiazza perché si avvale dell’errore,
dell’imprevisto, della “perdita di tempo” per rendere la pratica
didattica efficace e in divenire, insieme alla società e alle
persone alle quali viene proposta.
Nell’ottica dell’analisi e comprensione dei bisogni educativi
speciali, dell’inclusione degli alunni con difficoltà occorre
riflettere sull’interazione con gli alunni che manifestano
atteggiamenti provocatori e/o di rifiuto; tali atteggiamenti
minano profondamente la gestione dell’autorità da parte
dell’insegnante. Bisogna procedere a una nuova modalità
di assessment funzionale, per analizzare i fattori contestuali
connessi al verificarsi di un comportamento disturbante
in classe, per formulare ipotesi riguardo alle funzioni e allo
scopo che tale comportamento ha per l’alunno e per riflettere
sulle reazioni di rinforzo degli insegnanti che apporteranno
modificazioni ambientale e relazionali necessarie per ridurre
il manifestarsi dei comportamenti attraverso la fruizione di
strumenti e strategie, la costruzione di piani di intervento,
la programmazione e la condivisione collegiale di metodi
psicopedagogici.
Anche la variazione fondamentale nel passaggio fra i testi
della scuola primaria e quelli della secondaria di primo grado
può creare una situazione di disagio per ciò che riguarda
la complessità del lessico, sia sul piano linguistico che dei
contenuti. Infatti lo studente può percepire queste novità come
una barriera e un materiale ostile, Arrivo, Prof, è un manuale
che agevola il passaggio degli studenti anche all’interno delle
discipline di studio.
Il Coping Power Program (CPP) è un intervento specifico
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per la gestione e il controllo dell’aggressività, strutturato
attraverso attività svolte nel piccolo gruppo rivolto ai bambini
e alle famiglie. Il CPP prevede l’utilizzo di tecniche cognitive
comportamentali e attività finalizzate al potenziamento di
diverse abilità, quali prefissarsi obiettivi a breve e lungo
termine, modulare e riconoscere rabbia e aggressività,
riconoscere il punto di vista altrui, resistere alle pressioni dei
pari.
I processi educativi scolastici rivolti ai minori devono
riconoscere le differenze culturali e sociali che connotano i
gruppi e le comunità presenti sul territorio, ad esempio i minori
Rom che devono imparare a rapportarsi all’interno e all’esterno
del campo, perché sono queste dinamiche di interazione che
condizionano lo sviluppo della loro identità.
Le competenze degli educatori e degli insegnanti agiscono
attraverso processi (ri)educativi rispetto alla presa in carica di
minori a rischio, al fine di ridurre le distanze sociali, istituzionali
e personali, creando conoscenze, legami, autonomia e
socializzazione.
I bambini adottati, specie se stranieri, presentano talvolta,
in misura maggiore dei coetanei, difficoltà di apprendimento
e/o specifiche problematiche di tipo emotivo-relazionale. La
storia personale e le caratteristiche intrinseche contribuiscono
a creare una condizione di vulnerabilità di cui occorre tener
conto nel percorso scolastico.
Un contributo al lavoro del personale educativo è dato
dall’applicazione di alcune strategie. Le fiabe e le favole con
il loro materiale fantastico hanno da sempre la funzione di
descrivere la realtà e narrare la vita e i suoi problemi. Il loro
utilizzo risulta particolarmente utile per aiutare i bambini a
coltivare la fantasia e per costruire quei percorsi interni che
permettono di superare difficoltà evolutive e problemi specifici
come paure e fobie. Dalla fruizione passiva si può passare
alla costruzione attiva di storie psicologicamente orientate
attraverso un metodo di lavoro giocoso e divertente anche
con l’uso delle carte Ciripò.
Le potenzialità dell’animazione, del fare e del pensare
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animativo, applicati in contesti diversi, come la classe, la
comunità e il luogo di lavoro, spingono oltre l’abitudine e
l’acquisito, alla ricerca di strumenti e tecniche che consentano
di reinterpretare il rapporto con i propri utenti, valorizzandone
al meglio le abilità e le competenze.
Al gioco degli scacchi, che rappresenta anche uno sport
della mente, viene attribuito da più ambiti scientifici un grande
valore formativo in quanto stimola nell’individuo molteplici
processi cognitivi. A conferma e legittimazione di ciò, nel
marzo del 2012, il Parlamento Europeo ha approvato una
dichiarazione in cui si invitano i Paesi membri a inserire tale
gioco tra le materie curricolari scolastiche proprio per la sua
grande valenza educativa.
Gli scacchi scolastici praticati durante l’orario curricolare
sono un’eccezionale opportunità di crescita e sviluppo per
gli studenti e un ottimo mezzo per l’insegnate per introdurre
collegamenti multi e interdisciplinari, favorendo sia l’integrazione
di ragazzi stranieri con difficoltà linguistiche, sia la motivazione
negli alunni più problematici e difficili da coinvolgere.
In vista di Expo 2015, alcune classi della scuola primaria
milanese, hanno promosso la rieducazione alimentare
dei bambini con una modalità gioiosa, ludica e interattiva.
Attraverso l’educazione alimentare di un piccolo alieno è stato
stimolato uno stile di vita sano e felice, passando dal virtuale
all’esperienziale e favorendo anche la relazione con l’adulto
di riferimento.
Fare totem è un’impostazione pedagogica che tutela la
diversità, è uno slogan che simboleggia un rimodulazione
della didattica e della valutazione affinché ciascuno si senta
all’altezza dell’esperienza che compie. Per riuscire a fare
totem deve essere sostenuta una relazione diretta fra il
recupero della propria immagine da parte del bambino e la
realizzazione di un analogo percorso da parte dell’adulto.
Gli adulti sono costruttori di significati relativi alla sensazione
di valere o non valere del bambino; attraverso la modalità con
la quale si gestisce l’esperienza si può sancire il valore di
ciascuno oppure il valore di qualcuno.
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Le abilità dei bambini in età prescolare possono essere
valutate attraverso tre prove edite dalle Edizioni Centro Studi
Erickson: BIN 4-6- Batteria per la valutazione dell’intelligenza
numerica in bambini da 4 a 6 anni, test VCS- Valutazione
dello sviluppo concettuale e semantico in età prescolare e test
CMF- Valutazione delle competenze metafonologiche.
La batteria BIN 4-6 permette di individuare profili di rischio
nelle competenze e abilità relative all’intelligenza numerica;
la VCS consente di stilare profili di sviluppo tipici e atipici in
età prescolare; il CMF costituisce un importante predittore per
l’apprendimento della lettura e della scrittura nei bambini dai
5 agli 11 anni.
La Narrativa Psicologicamente Orientata (NPO)
permette, attraverso testi di narrativa, di intervenire sia con
modalità preventive, che in ambito clinico, per affrontare
situazioni di disagio emotivo e per aumentare i fattori di
protezione e resilienza dei bambini che devono superare
alcune sfide evolutive particolarmente impegnative. Volumi
specificatamente indirizzati agli adulti, che contengono
narrazioni sul modello della NPO, sostengono il ruolo
genitoriale all’interno di contesti di prevenzione e clinici.
Gli insegnanti, gli educatori e i professionisti che lavorano
a contatto con i ragazzi che stanno attraversando l’età critica,
devono porre le attenzioni didattico-educative necessarie
per promuovere interventi preventivi dei comportamenti a
rischio rivolti anche al potenziamento della salute in età
evolutiva e in particolare adolescenziale. Gli atteggiamenti
e i comportamenti problematici da prevenire sono talvolta
esaltati e resi affascinanti dallo star sistem e dall’alleanza che
lega sempre più il mondo del mercato al mondo dei media,
in contrasto con quello che la scuola e la famiglia vorrebbero
mettere alla base del progetto educativo di chi sta crescendo.
Attraverso l’analisi delle sfide evolutive, occorrerà porre
attenzione ai temi dell’educazione emotiva, delle life skiills e
del potenziamento dell’autostima corporea.
Inoltre il sovraccarico cognitivo, l’impoverimento del
dialogo emotivo, le pressioni socio-culturali portano alcune
37
persone alla ricerca di sollievo attraverso comportamenti
socialmente accettati che possono sfociare in una dipendenza
che ingabbia e compromette ulteriormente la possibilità di
una buona gestione emotiva e relazionale. La conoscenza
teorica e tecnica permette all’adulto di agire con maggior
consapevolezza e senso di efficacia.
Il primo strumento di azione preventiva di tali problematiche
e della dispersione scolastica e sociale delle risorse è
l’orientamento inteso come percorso di sensibilizzazione
e sostegno, di analisi e di costruzione a livello identitario e
del sé, di metacognizione, di centratura sui propri talenti e
passioni per comprenderli meglio e leggerne la trasferibilità,
e quindi sul sapere ascoltarsi e scegliere consapevolmente.
Più le persone sono supportate sin dall’infanzia da percorsi di
orientamento e di costruzione di competenze orientative, life
long, più sapranno fronteggiare le difficoltà e le transizioni e
valorizzare le loro risorse, per il loro benessere e quello della
comunità.
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L’UNIONE EUROPEA
A SUPPORTO
DELL’INNOVAZIONE
SCOLASTICA
Le attività di ricerca-azione hanno sperimentato strumenti
operativi e metodologie didattiche che consentono di
supportare il processo di insegnamento-apprendimento
nella scuola che è l’agenzia internazionale educativa in cui a
ciascun alunno deve essere garantito il diritto di apprendere,
come è successo in alcune scuole dell’Emilia Romagna.
L’Anffas ha avviato una ricerca-azione promossa
dall’Università di Bergamo che ha portato alla definizione
di specifiche linee guida per la progettazione e la
riorganizzazione dei servizi in chiave inclusiva orientati ai
temi dell’autodeterminazione, della partecipazione e della
cittadinanza.
Con uno sguardo alla cooperazione internazionale,
nell’ultimo decennio si sono progressivamente moltiplicate le
iniziative volte a promuovere l’inclusione scolastica dei minori
con disabilità e con difficoltà socio-economiche nei paesi in
transizione dell’Est europeo e nei Paesi poveri in cerca di
sviluppo del Sud del mondo. Il patrimonio di esperienze, di
saperi e di competenze dell’educazione inclusiva in ambito
scolastico ed extrascolastico maturato in Italia, è proposto in
diversi Paesi del mondo con un approccio attento alle culture
locali e improntato allo sviluppo professionale di insegnanti ed
educatori.
Nel 2012 con la comunicazione Ripensare l’istruzione:
investire nelle abilità in vista di migliori risultati socioeconomici,
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la Commissione Europea ha ribadito la centralità
dell’educazione per il raggiungimento degli obiettivi della
crescita intelligente, sostenibile e inclusiva fissati dalle Linee
Guida Europa 2020.
Secondo un recente rapporto pubblicato dalla
Commissione Europea nel mese di maggio 2013, coloro
che hanno partecipato ad iniziative finanziate dall’Unione
Europea, volte a incoraggiare metodi di insegnamento
innovativi e materiali didattici migliorati per i bambini e i
giovani, affermano che il sistema esercita su di loro un
impatto positivo e durevole.
Rimini
8 - 9 - 10 novembre 2013
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