spunti e riflessioni rimini 2013
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spunti e riflessioni rimini 2013
SPUNTI E RIFLESSIONI La Qualità della Integrazione Scolastica e Sociale Rimini 8 - 9 - 10 novembre 2013 1 VEDIAMOCI PER USCIRE DALL’INVISIBILITÀ INCONTRIAMOCI PER ENTRARE NELL’INCLUSIVITÀ “Ci sono momenti nei quali le parole non bastano. È indispensabile incontrarsi, vedere, toccare, parlare, uscire dalla routine, dimostrare ciò che si potrebbe fare, come si dovrebbe vivere”. Rimini e’ stato un Luogo Senza Barriere, Neppure Virtuali. Un Luogo dove Capire la Normalità delle Esistenze, delle Persone. Presentazione Il presente lavoro intende condividere la sintesi degli argomenti affrontati al Convegno di Rimini 2013 - La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale, promosso dal Centro Studi Erickson. La scelta ha privilegiato gli interventi più aderenti alle nostre esigenze di conoscenza e di ricerca delle problematiche professionali quotidiane, con la speranza di riprodurre il più fedelmente possibile i contenuti riprendendo la vastità delle sollecitazioni dal materiale divulgato, consapevoli che solo in parte potrà restituire ai lettori il significato ampio e profondo dell’iniziativa. Si troveranno sintesi di studi, esperienze condivise riguardanti diverse aree tematiche relative alla didattica inclusiva, con uno sguardo allargato anche alla famiglia e alla società. È stato dedicato tempo, volontà, energia che hanno portato alla costruzione di una ricchezza particolare che è quella di guardare ancora con stupore e voglia di apprendere e, nel piccolo, di sperimentare. Traguardi raggiunti anche grazie al sostegno del Dirigente Scolastico, Dott.ssa Clara Mondin, che ha accolto con fiducia la possibilità di condividere questa esperienza. Il materiale didattico esistente nelle biblioteche di ogni plesso può essere un propulsore per la continuazione di questa iniziativa. Angela Castelnovo, Giuseppa Loccisano L’EVOLUZIONE NELLA TERMINOLOGIA La coeducazione di alunni con disabilità nella storia della scuola italiana può essere ripercorsa attraverso tre termini: inserimento, integrazione, inclusione. Con il termine inserimento, per la prima volta gli alunni con minorazioni, prima iscritti in classi speciali, fanno ingresso nella scuola statale. È un fatto rivoluzionario e la parola inserimento rappresenta significativamente il processo. L’affinarsi della ricerca pedagogica e didattica delinea percorsi di scolarizzazione più efficaci in cui l’alunno con disabilità non è solo presente in classe, ma grazie al lavoro didattico ne diviene parte integrante. Il termine inserimento diventa troppo statico e non rispondente al lavoro di coeducazione. Nei decenni successivi il concetto di integrazione, considerato come un adattamento dei comportamenti degli alunni con disabilità a quelli dei compagni “standard”, perde la sua valenza positiva, emerge l’esigenza di strutturare contesti educativi adeguati alla partecipazione di tutti, per promuovere le risorse e le potenzialità di ciascuno. Sotto l’influsso della letteratura sociale e culturale anglosassone, il modello italiano dell’integrazione scolastica viene sostituito con quello dell’Inclusive education, sinonimo 7 di piena coeducazione che indica la reciproca permeabilità dei rapporti fra alunni. Il termine inclusione si estende a tutti gli alunni con qualsivoglia differenza, non si rivolge solo alle condizioni deficitarie, ma a forme di insegnamento organizzate che possano dare risposte adeguate ai bisogni speciali di ognuno per far sì che tutti si sentano inclusi e parti di un contesto: si cresce nell’incontro e nella relazione con l’altro, non in solitudine. NOTE E SUGGERIMENTI L’importanza dell’Io-in-relazione, la valorizzazione delle differenze individuali e lo sguardo rivolto al progetto di vita e all’inclusione sociale come naturale sviluppo della vita scolastica, sono stati i punti focali del Nono Convegno Internazionale di Rimini 2013. “La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale” vede nella “didattica inclusiva” un insieme di metodologie nuove e attive, di materiali flessibili e tecnologie pedagogicamente intelligenti che strutturalmente hanno in essi i principi e le pratiche dell’inclusività. Una scuola che include è una scuola che progetta tenendo a mente proprio tutti che come sottolinea Andrea Canevaro (Università di Bologna) “non si muove sempre nella condizione di emergenza” solo in risposta al bisogno “hic et nunc” di un alunno con delle specificità, ma si muove sul binario del miglioramento organizzativo, perché nessun alunno sia sentito come non appartenente, non pensato e quindi non accolto. In una scuola che abbia come sfondo integratore l’accoglienza non è un rituale di avvio dell’anno scolastico ma la buona curiosità per il nuovo di ogni giorno. Un’integrazione scolastica di qualità che porti ad una successiva inclusione sociale armonica avviene nel percorso dall’apprendimento scolastico all’apprendimento come stile di vita e l’importanza degli apprendimenti è pari al vivere con un certo stile in un gruppo – la classe – certamente eterogeneo. 8 9 Massimo Recalcati, con il suo stile chiaro, “parlato” e la sua impostazione non solo psicopatologica, offre un’analisi sulla natura dei legami sociali come strumento utile per avere una comprensione più critica e consapevole del nostro tempo. La riflessione sul ruolo della scuola in una società in continua evoluzione promuove nuove strategie metodologiche per creare quel ponte educativo che unisce i due sistemi: scuola e società. Negli ultimi anni nell’insegnamento è emersa la necessità di aiutare gli allievi a riflettere sui propri processi di apprendimento in modo da renderli consapevoli delle proprie competenze e più preparati ad affrontare i cambiamenti. L’interrogare e l’interrogarsi assumono un’importanza centrale per lo sviluppo di un atteggiamento metacognitivo che coinvolge docenti e allievi, perchè l’apprendimento non transita in maniera automatica dalla cattedra al banco, ma dipende totalmente dalla relazione che si instaura tra i protagonisti del processo educativo. La dottoressa Daniela Lucangeli, (Università di Padova), ha riportato e ri-sottolineato la riflessione che sussiste fra l’apprendimento di una disciplina e le abilità metacognitive di uno studente, dove per abilità metacognitiva si intende la capacità “di far corrispondere nella maniera più efficace possibile la propria attività cognitiva al contesto dell’apprendimento”. L’origine di tale attenzione è legata al desiderio di trovare strategie che favoriscano e potenzino l’apprendimento attraverso la didattica quotidiana. Insegnare non implica di per sé l’apprendimento da parte degli alunni e se tanti soggetti non apprendono ciò non significa che tutti abbiano una patologia del sistema nervoso centrale. L’apprendimento è un flusso dell’intelligere: da fuori a dentro, con assimilazioni ed accomodamento nella lezione frontale; da dentro a fuori nel pensare individuale; da dentro a dentro nella rielaborazione per una successiva elaborazione. 10 Dall’apprendimento passivo si passa all’elaborazione attiva, al pensare autonomamente: questo è intelligere. Il suo ruolo comporta tre elementi chiave: 1. l’insegnante media e aiuta l’apprendimento dell’alunno: egli dà sostegno ai bambini attraverso l’interazione sociale nel momento in cui essi costruiscono cooperativamente consapevolezza, conoscenza e competenza; 2. il ruolo di mediazione dell’insegnante è flessibile: deve prestare particolare attenzione ai feedback dati agli alunni mentre sono realmente impegnati nell’attività di apprendimento; 3. l’insegnante si concentra sulla quantità di sostegno «sufficiente e necessaria»: il suo aiuto può variare all’interno della gamma che va da direttive molto esplicite a vaghi accenni, allo scopo di favorire progressivamente l’attività autoregolata. Un concetto che le scienze cognitive stanno consolidando, secondo gli studi psicopedagogici di Reuven Feuerstein, è quello di modificabilità cognitiva dell’essere umano, cioè la possibilità di migliorare i processi di apprendimento in un individuo attivando e sviluppando risorse anche latenti. Tale concetto assume rilevanza perché con esso si sostanzia la possibilità che un educatore ha di organizzare, prevedere e analizzare le interazioni necessarie all’educabilità cognitiva di un soggetto. Il mediatore agisce in modo che tutte le informazioni divengano conoscenze e metaconoscenze. È possibile nella quotidianità della vita di classe utilizzare anche lo sviluppo della competenza interrogativa per incrementare la capacità di riflessione. La didattica della domanda può avvenire sia attraverso l’esempio sia con un percorso esplicito che permetta di affrancare la domanda stessa dalla sola funzione di verifica delle conoscenze, per ritrovarne la funzione euristica. La competenza si basa sull’orientamento alla concretezza delle situazioni, l’acquisizione della stessa richiede una specifica strategia metodologica che pone i 11 contenuti in una diversa posizione all’interno del sistema educativo-didattico, il rapporto tra contenuti e metodi conduce alla costruzione di modelli diversificati per il conseguimento delle competenze. Gli studi psicopedagogici di Reuven Feuerstein si distinguono per aver messo a punto degli strumenti operativi, sia per valutare l’abilità cognitiva attraverso modalità dinamiche che permettano di determinare il grado di propensione all’apprendimento, sia per produrre recupero di carenze cognitive responsabili delle difficoltà di apprendimento. In Italia viene chiamato: Programma di Arricchimento Strumentale PAS. LA CLASSE DIGITALE: INTERVENTI VERSO L’INCLUSIVITÀ Alcuni ricercatori hanno presentato i risultati dei loro lavori insieme a spunti operativi e di riflessione sull’uso inclusivo delle tecnologie digitali per rendere gli alunni protagonisti del loro percorso di apprendimento e sul ruolo di mediatore da parte del dociente per la gestione di tali strumenti. Non si tratta di inserire una lim o dei tablet in una classe e neppure di utilizzare un ambiente virtuale di apprendimento o un social network per la didattica. Fare scuola nell’era digitale significa superare il vecchio paradigma studentecattedra-docente, integrando le tecnologie nella didattica in maniera equilibrata e ragionata. Per fare ed essere scuola nell’era digitale è quindi fondamentale capire se è cambiato qualcosa e come, quali sono i nuovi stili di apprendimento, socializzazione e comunicazione, comprendere se e come vi sono reali cambiamenti cognitivi, negli studenti di oggi. Mark Prensky, il padre della locuzione “nativi digitali”, presenta la sua visione del cambiamento necessario nella scuola. L’autore illustra come mente e tecnologia estendano i rispettivi potenziali ricercando la saggezza digitale: la combinazione ragionata delle capacità del pensiero con le possibilità concesse dalla tecnologia porta benefici al 12 13 funzionamento cognitivo. L’interconnessione tra umano e tecnologico consente all’homo sapiens di cogliere le sfide future, affrontando con efficacia le prossime fasi dell’evoluzione cognitiva. L’adattamento, in un’accezione quasi evolutiva, sottolinea la naturalità del processo di cambiamento e i semi di questo cambiamento sono già presenti nelle richieste dei ragazzi di tutto il mondo e nella capacità degli insegnanti che ogni giorno trovano strategie nuove per coinvolgere i propri studenti. La scommessa di Prensky è quella di costruire l’apprendimento attraverso giochi che utilizzano tutte le tecnologie multimediali, corollario di una scuola cooperativa e stimolante, all’altezza delle aspettative dei “digital natives”. Il relatore distingue tre tipologie di studenti: 1. Gli studenti veramente automotivati, quelli che tutti gli insegnanti sognano di avere (e gli unici a cui si sa come insegnare bene). 2. Gli studenti che fingono, quelli che sebbene in cuor loro sentano che quello che gli viene insegnato ha “poca o nessuna rilevanza nelle loro vite”, sono abbastanza lungimiranti da rendersi conto che il loro futuro potrebbe dipendere dalle credenziali che ottengono. Il loro motto è: “Abbiamo imparato a giocare al gioco della scuola’ “. 3. Gli studenti che “ci ignorano”, quelli che sono convinti che la scuola sia priva di interesse e irrilevante per la loro vita e la trovano meno interessante della miriade di congegni che tengono in tasca e nei loro zaini. In un numero sempre crescente questo gruppo è diventato rapidamente maggioranza, il suo motto è: “Coinvolgimi o mi fai arrabbiare.” Prensky sostiene che, nonostante i recenti influssi della tecnologia sulla scuola, non venga rivolta sufficiente attenzione alle implicazioni di tutti gli importanti cambiamenti nel nostro ambiente e contesto educativo; ritiene invece che, attraverso la tecnologia, si possa coinvolgere maggiormente gli studenti e aiutarli ad amare l’apprendimento. 14 È il tempo di rivalutare ciò che significa un buon ed efficace insegnamento nell’era digitale e di mettere insieme ciò che è importante del passato con gli strumenti del futuro. Sostenere questo atteggiamento vuol dire elaborare una nuova “grammatica quotidiana”, infatti gli educatori continuano a ricercare e trovare nuove strategie da utilizzare nel curricolo degli studenti, evitando che, come dice Prensky, vengano a scuola indossando (almeno virtualmente, nelle loro teste) la maglietta del ragazzo di New York con la scritta: “Non si tratta di A.D.D. (Attention Deficit Desorder) è che non ti sto proprio ascoltando”. A. Facoetti (Università di Padova e consulente dell’Istituto Scientifico Eugenio Medea di Bosisio Parini, Lecco), autore di una ricerca che collega la dislessia a problemi di attenzione visiva, ha illustrato come i videogiochi d’azione possano migliorare l’attenzione visiva e favorire l’estrazione di informazioni dall’ambiente. Sembra, infatti, che il tempo impiegato con i videogiochi, e in particolare con quelli d’azione, possa aiutare i bambini con dislessia a leggere meglio. Il gruppo di Facoetti ha testato la lettura, le capacità fonologiche e di attenzione di due gruppi di bambini con dislessia, non utilizzatori abituali di videogames. Gli stessi sono stati valutati nelle loro capacità attentive e di lettura, prima e dopo aver giocato con videogiochi di azione o nonazione, per nove sedute di ottanta minuti. I bambini che avevano utilizzato videogiochi d’azione sono stati in grado di leggere più velocemente, senza perdere in accuratezza e hanno mostrato progressi in altri test di attenzione. Questi sorprendenti risultati si sono mantenuti anche in un successivo controllo dopo due mesi, sembra proprio che dodici ore passate ai videogiochi migliorino la capacità di lettura più di quanto non faccia un anno di lettura spontanea o di trattamenti di lettura tradizionali. I videogiochi, però, devono essere utilizzati sotto il controllo o la supervisione di uno specialista della riabilitazione neuropsicologica, perché un trattamento non si improvvisa e funzionano solo certi tipi di 15 videogiochi: quelli di azione che agiscono sui circuiti cerebrali legati alla percezione del movimento. Matteo Lancini (Università Milano-Bicocca, Scuola di formazione in Psicoterapia dell’adolescente e del giovane adulto Arpad-Minoaturo), negli ultimi anni ha focalizzato la sua ricerca sui nativi digitali e sulle problematiche connesse all’utilizzo delle nuove tecnologie e di internet. Come fare per mettere i giovani in sintonia con la scuola? Gli adolescenti oggi non sopportano la fatica mentale e la noia; molti studenti vorrebbero anche applicarsi e riuscire meglio nello studio ed alcuni, pur provandoci, non sono in grado di farlo. Contemporaneamente sentono in modo forte l’esigenza di rispecchiamento e successo sociale, specialmente nel gruppo dei coetanei e ciò li rende facilmente esposti al rischio di non sentirsi sufficientemente apprezzati e riconosciuti; così come non trovano ragione di sottomettersi per statuto all’autorità adulta, che deve saperli conquistare sul campo, tramite raffinate competenze relazionali e professionali. Gli adolescenti percepiscono e interpretano l’esperienza scolastica a partire da nuovi sistemi educativi e nuove modalità d’intendere la relazione con il sapere, l’apprendimento e la funzione adulta. Essi riconoscono alla scuola una valenza positiva quando offre loro occasioni per sperimentare la propria autonomia, attraverso l’assunzione di un ruolo più attivo nella realtà scolastica e favorisce lo sviluppo del senso critico nonché l’utilizzo di modalità espressive e creative. Le nuove generazioni cresciute in un sistema consentito dalla tecnologia della comunicazione sono inserite in un ambiente caratterizzato dalla presenza reale o virtuale dell’altro e mal tollerano la solitudine e il silenzio assoluto; i ragazzi trovano nei social network l’unica alternativa per non rimanere soli e l’unica fonte di confronto durante lo svolgimento del lavoro scolastico. Essi sviluppano così nuove forme di indipendenza e di autonomia rispetto all’apprendimento creando degli stili di studio nuovi e personali, capaci di allargare la prospettiva allo scambio e alla condivisione con l’altro e reclamano, pertanto, un 16 dialogo interattivo e partecipativo con i loro insegnanti. Ricevere un rispecchiamento positivo da parte degli insegnanti influenza in modo decisivo la possibilità di investire nel ruolo di studente. Ma, mentre la scuola è impegnata a comprendere le trasformazioni emotive, cognitive e relazionali dei nativi digitali, già si parla di altre possibili e specifiche caratterizzazioni di quella che viene definita la “touch generation”. Tutto ciò ha portato alla nascita di quella che è stata definita la nuova “cultura partecipativa” che risponde all’esplosione delle nuove tecnologie digitali e alla diffusione pervasiva della connettività di rete. L’insegnante è ora impegnato ad ottenere, anche attraverso doti relazionali e capacità empatiche, l’attenzione partecipe della classe e conquistare quel ruolo di “maestro” e “detentore del sapere” ormai non più attribuitogli ed assegnatogli dai modelli educativi del passato, così lontani dalle possibilità informative offerte da internet. Le nuove caratteristiche dei sistemi educativi più avanzati impongono alla scuola sia di superare la divisione degli apprendimenti per “discipline” e per “materie” a fronte dell’importanza della dimensione interdisciplinare e della personalizzazione degli apprendimenti, sia di gettare un ponte tra le pratiche d’uso delle tecnologie da parte dei nativi digitali e le pratiche formative che hanno luogo nella stessa scuola. In una autorevole rete educativa, gli adulti diventano funzione di sostegno alla realizzazione dei compiti evolutivi adolescenziali e risorsa al servizio della valorizzazione del Sé, al fine di sviluppare nei ragazzi una maggiore forza emotiva. La scuola deve ristabilire una nuova alleanza con la famiglia per creare con essa un patto di corresponsabilità educativa, prevenendo o individuando sul nascere i possibili disagi. Radio Magica è un piattaforma di intrattenimento dove c’è una web radio per bambini nel mondo. È nata dal desiderio di Elena Rocco, ricercatrice universitaria e mamma di un bambino con bisogni speciali, per realizzare un posto dove tutti i bambini, con le proprie capacità possano ugualmente accedere a contenuti belli, per rendere piacevole e divertente 17 LE AREE TEMATICHE la loro giornata. Oltre alla web radio, Radio Magica è anche un portale dove, in qualsiasi momento della giornata, i più piccoli, con i loro genitori e i loro insegnanti, possono trovare materiale a disposizione, ma possono interagire registrando, scrivendo e interpretando, con la supervisione e il coordinamento di esperti dell’età evolutiva e specialisti della comunicazione. Infine è un blog: uno spazio dedicato alle famiglie, alle scuole e ai nidi, al mondo degli adulti per conoscere e diffondere le buone pratiche legate all’educazione dei bambini, all’intrattenimento e al miglioramento della qualità della loro vita. Le linee generali dei Workshop sono di seguito presentate divise in aree tematiche. Questi e altri studi hanno contribuito a trasformare, nel corso degli ultimi anni, il modo di interpretare l’esperienza scolastica e la relazione con i docenti e i propri alunni. Cercando di evitare eccessive semplificazioni proviamo a passare in rassegna queste importanti novità. Metodologie didattiche I laboratori per la costruzione di nuovi materiali didattici, l’approccio cooperativo e metacognitivo, le strategie mirate, la ricerca di una continua circolarità delle risorse presenti in classe sono elementi fondamentali per una didattica inclusiva, che risvegli l’entusiasmo per il conoscere nelle diverse tipologie di bambini: quelli ad alto potenziale intellettivo che si annoiano a scuola, quelli con disturbi specifici dell’apprendimento e/o alunni in situazione di povertà socio-culturale ed economica o provenienti da famiglie svantaggiate e/o migranti. La metodologia dell’apprendimento cooperativo appare particolarmente adatta per rispondere al bisogno di raggiungere quante più individualità possibili. Attraverso il gruppo dei pari si possono implementare percorsi didattici inclusivi e compensare alcuni deficit specifici, anche in assenza di misure e tecnologie compensative. 18 19 Comunicare Nei primi anni di scuola la modalità ludica induce il bambino che gioca con la voce e con il corpo, a partecipare più volentieri e ad imparare facilmente a pronunciare, poi a leggere bene gruppi consonantici e vocali e scrivere correttamente con apostrofi e accenti. Il racconto di storie umoristiche ascoltate o lette, fa scoprire ai bambini le regole per sbagliare meno o non sbagliare più, così come la drammatizzazione di storie o esperienze vissute stimola il gioco dell’inventare contribuendo a formare il loro immaginario, luogo dove le acrobazie della fantasia possono condurre a nuove storie e avventure. Sviluppare le differenti abilità che facilitano l’approccio alla lettura e alla scrittura, assume un carattere anche di prevenzione rispetto alle difficoltà che i bambini incontrano nelle prime fasi dell’alfabetizzazione. Insegnare a scrivere testi è un’attività impegnativa e complessa. La scrittura richiede la padronanza di numerose abilità linguistiche e la gestione dei processi di pensiero, ma è soprattutto disciplina e comporta un procedimento accurato, riflessivo, paziente, un’attitudine ad arricchire le proprie idee e a rivederne l’espressione scritta. La scrittura laboratoriale si compone di cinque momenti caratterizzati da un andamento ricorsivo: lasciare da parte regole grammaticali e sintattiche; richiamare l’esperienza di ogni scrivente; portare proposte che variano per modi, contenuti, tipi di attivazione, attività mentali e implicazioni del soggetto; sperimentare il valore della comunicazione; ritornare alle convenzioni. Quello che conta è sapere come sviluppare in un giovane le sue capacità cognitive, traducendole in abilità funzionali. La didattica inclusiva introduce l’innovazione nella pratica educativa, sia attraverso l’impiego delle nuove tecnologie, sia con i nuovi insegnamenti trasversali riconducendole nell’ambito dell’attività didattica quotidiana. 20 Per scrivere i testi e supportare le abilità specifiche coinvolte di tipo cognitivo e metacognitvo si può ricorrere a un tutor multimediale, un software, Scrivere testi facilmente, che aiuta bambini e adolescenti a migliorare la propria capacità di comunicare attraverso la scrittura autonoma e promuovere il senso letterario. Uno studio recente di Clarke e collaboratori ha evidenziato come sia possibile migliorare la comprensione del testo lavorando sulle competenze orali degli studenti, considerando la comprensione orale come un predittore e un prerequisito per pervenire a una buona comprensione nel testo da parte di ogni tipologia di studenti. La batteria CO-TT propone una serie di prove per la valutazione della comprensione orale e per il suo potenziamento. Il percorso della comprensione orale si basa su processi cognitivi e metacognitivi. Può essere utilizzata sia in ambito scolastico che clinico ed è rivolta agli alunni dalla terza alla quinta classe della scuola primaria e agli studenti della scuola secondaria di primo grado. Matematica Insegnare e apprendere la matematica sono attività complesse e delicate. È possibile adottare delle buone pratiche per l’insegnamento che fanno riferimento a diversi modelli psicologici, neuro scientifici e didattici (tra cui la mediazione semiotica) e che consentono di rispondere adeguatamente alle difficoltà di apprendimento manifestate dagli studenti e rilevate dagli insegnanti nell’ambito logico-matematico e nella risoluzione di problemi. Il metodo analogico intuitivo (Camillo Bortolato) è un modo semplice e naturale di apprendere che ciascun bambino applica con successo fuori dalla scuola; è l’interfaccia infantile che restituisce nell’apprendimento il dominio delle immagini sui simboli scritti. 21 Il materiale innovativo, rivolto anche a favore di bambini con disabilità sensoriali, offre un percorso di apprendimento che non risulta lento e faticoso. Per perseguire questo scopo è stata ideata la nuova Linea del venti, arricchita di schede tattili e in Braille e l’edizione per lo screen reader e lo subitzing. L’uso del metodo può essere considerato uno strumento compensativo per una didattica inclusiva dell’alunno pluriminorato. Si può prevedere un uso appropriato di artefatti fisici o digitali particolarmente efficaci, facendo riferimento al libro Aritmetica in pratica e ad attività sperimentate all’interno del progetto Per Contare. Buone pratiche sono anche legate all’uso di software di geometria dinamica che possono favorire l’apprendimento di aspetti della geometria euclidea. L’uso didattico ed educativo delle mappe favorisce l’organizzazione attiva delle proprie conoscenze e supporta in modo sostanziale anche la comprensione e la memorizzazione. Il programma IperMAPPE versione 2 promuove, assieme alla visualizzazione, anche l’integrazione e la contestualizzazione delle informazioni, rendendo il più semplice e veloce possibile la loro costruzione. La Sorpresa è una modalità per destare interesse e curiosità nei confronti della matematica vissuta più come esercizio che come processo semantico. Le proposte incluse rappresentano uno strumento per osservare, scoprire e imparare a usare giochi magici, attivando diverse dinamiche del processo educativo per modificare l’approccio degli studenti nei confronti della matematica vissuta come linguaggio universale. La ricerca psicologica ha anche individuato i processi cognitivi coinvolti nell’apprendimento della geometria in: denominare, confrontare, classificare, comporre/scomporre e riconoscere. L’azione, l’esperienza e la percezione conducono i ragazzi alla comprensione della geometria. Oggetti geometrici astratti e complessi vengono resi vivi e concreti e 22 le proprietà scaturiscono dall’azione pratica che traduce con immediatezza concetti geometrici. Geometria test sono una batteria di test per l’apprendimento della geometria e formulano suggerimenti utili per potenziare le abilità di soluzione dei problemi geometrici. Bisogni Educativi Speciali - BES Il MIUR nella circolare del 06/08/2013 sollecita i consigli di classe a individuare e rispondere in modo specifico agli allievi con BES. L’autorità scolastica identifica un’unica macro-categorie di allievi con problemi di studio e/o di scolarizzazione, riprendendo nel novero anche le persone con disabilità. All’interno della macro-categoria individua le micro-isole di particolarità: soggetti con disabilità, con DSA, con esperienze di svantaggio socio-familiare e culturale. La scuola si attiva per rispondere al diritto di interventi didattici personalizzati e per garantire pratiche inclusive dando impulso ai centri di servizi territoriali. La stessa pianifica la propria azione rispetto a: - raccordo tra la progettazione e la programmazione di classe - ricaduta delle certificazioni sanitarie nel mondo scolastico - formazione dei docenti - rete scolastica territoriale. Il Piano Didattico Personalizzato, PDP, è uno strumento che aiuta la scuole a migliorare la qualità del progetto educativo e la comunicazione con la famiglia. Considerando la positività offerta dallo strumento, il PDP sarà strutturato anche per gli altri alunni BES, dove ce ne fosse bisogno. Un apposito software presentato al Convegno per l’elaborazione dei PDP è Costruire il Piano Didattico Personalizzato, nel quale gli insegnanti selezionano le proposte 23 ritenute più adatte alle necessità individuali, graduandone gli interventi per rispondere all’applicazione della Legge 170. I recenti atti normativi hanno soffermato anche l’attenzione sul profilo professionale dell’insegnante curricolare e sul ruolo dell’insegnante di sostegno. Le università propongono Master sulla didattica e la psicopedagogia riferite a specifici ambiti di intervento per un’innovazione e sviluppo del ruolo professionale dell’insegnante affinché lo stesso acquisisca competenze sempre più raffinate per far fronte alla presenza di alunni con Bisogni Educativi Speciali. La circolare sui BES identifica nell’Index per l’Inclusione e nel Quadis gli strumenti per la rilevazione, il monitoraggio e la valutazione del grado di inclusività delle scuole di ogni ordine grado, soprattutto con il fine di “accrescere la consapevolezza dell’intera comunità educante sulla centralità e la trasversalità dei processi inclusivi”. L’Index offre una serie di materiali per consentire ad alunni, insegnanti, genitori, dirigenti e amministratori (ma anche ai membri più estesi della comunità locale) di progettare per la propria realtà scolastica un ambiente inclusivo in cui le diversità siano motore per il miglioramento e il progresso della scuola. L’Index, messo a punto dal Centre for Studies on Inclusive Education (CSIE), promuove uno sviluppo inclusivo dall’interno perché muove dalle conoscenze, dalle esperienze e dalle rappresentazioni dei suoi attori e analizza la scuola nel suo progetto complessivo, nelle pratiche (attività, metodi di insegnamento, l’utilizzo delle risorse disponibili) e nei valori e convinzioni che la ispirano. Gli indicatori dell’Index consentono un esame dettagliato della scuola per superare gli ostacoli all’apprendimento e alla partecipazione, per favorire la realizzazione di ogni studente e per creare comunità solidali. Il Quadis (Qualità dell’Integrazione Scolastica) è un strumento di autovalutazione/autoanalisi con il compito di individuare i punti i forza da valorizzare e le criticità da migliorare dei processi di integrazione in atto. 24 Il progetto Quadis, attualmente in capo all’URS Lombardia, può essere implementato anche in rete fra le diverse scuole. Disturbi di Attenzione / Iperattività – Adhd Tra gli alunni con Bisogni Educativi Speciali si possono trovare bambini con disturbo da deficit di attenzione/iperattività. La conoscenza del disturbo è un prerequisito indispensabile, ma bisogna anche sapere cosa fare in classe dal punto di vista educativo-didattico. Una strategia psicoeducativa e didattica è quella di lavorare per obiettivi specifici capaci di guidare alla scelta dei comportamenti sui quali si vuole intervenire, che aiuta a verificare - valutare i cambiamenti e i miglioramenti del percorso. I soggetti con fragilità nell’apprendimento e possibile rischio di abbandono scolastico, con difficoltà di integrazione e/o di autoregolazione possono essere affiancati da una figura professionale, l’Homework Tutor. Lo stesso interviene nel campo dell’educazione e del sostegno principalmente in un contesto domiciliare seguendo il modello START che opera sulle competenze alla base della corretta e proficua gestione di Spazio, Tempo, Attività considerando fondamentali la Revisione dei compiti assegnati e la Trasferibilità delle competenze apprese. Tali modalità possono essere utilizzate/ sviluppate anche in ambito scolastico per gestire soggetti con fragilità e/o difficoltà specifiche e aspecifiche dei processi organizzativi e di pianificazione dello studio. Disturbi Specifici dell’Apprendimento – DSA I bambini con Disturbi Specifici dell’Apprendimento presentano un quadro estremamente eterogeneo di compromissioni che coinvolgono diverse funzioni cognitive. Numerose ricerche riportano deficit delle abilità attentive e della memoria di lavoro nella dislessia e nella discalculia. Evidenze scientifiche supportano l’efficacia di training che 25 potenziano la working memory (WM) e/o l’attenzione selettiva e sostenuta, anche nel migliorare la lettura e la comprensione del testo e le abilità matematiche in bambini con disturbi dell’apprendimento o in comorbidità con altri disturbi. Esistono proposte di intervento nei disturbi dell’apprendimento finalizzate al potenziamento delle abilità di memoria, in particolare la WM e dell’attenzione. Un’impostazione metacognitiva della didattica valorizza la capacità di pensare, di apprendere e di sostenere la motivazione all’apprendimento e all’autorealizzazione. Si insegna allo studente a imparare nuove nozioni e conoscenze in maniera più strategica e funzionale. Tale riflessione se è valida per il gruppo classe lo è ancora di più quando si pensa a un allievo con dislessia. Nella scuola sono presenti inoltre molti bambini con difficoltà ortografiche, derivanti a volte da disturbi specifici dell’apprendimento, più spesso da difficoltà generalizzate o mancanza di esercizio; sono molti anche i bambini stranieri per i quali l’apprendimento della corretta ortografia rappresenta un ostacolo. Si sottolinea l’utilizzo dello strumento didattico del dettato quale mezzo finalizzato e specifico per l’apprendimento ortografico, come prevenzione dell’errore, per la verifica oltre che per il recupero mirato delle specifiche difficoltà ortografiche. L’identificazione precoce dei fattori di rischio connessi allo sviluppo dei DSA rappresenta un requisito di particolare importanza sia in ambito clinico sia in ambito scolastico per consentire l’adozione preventiva di misure didattiche specifiche e di supporto alle particolari esigenze di questi alunni. Alcuni supporti per la didattica quotidiana possono essere: - la piattaforma GiADA (Gestione Interattiva delle Abilità di Apprendimento), è un sistema avanzato per la valutazione e l’intervento nelle abilità e difficoltà di apprendimento della lettura, scrittura e calcolo; - 26 - il Diario di Laboratorio permette all’insegnante di intervenire in modo mirato e specifico sui punti di forza e di debolezza degli alunni; - il test SPEED (Screening Prescolare Età EvolutivaDislessia), grazie a un’applicazione software per lo scoring automatico, è uno strumento utile per la prevenzione e l’individuazione precoce del rischio DSA nei bambini dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia. Il processo diagnostico deve comprendere il tipo di DSA con l’indicazione e la spiegazione della qualificazione funzionale reale e specifica e come si manifesta sia a casa che a scuola; inoltre deve delineare gli interventi per ogni singola abilità deficitaria utilizzando le risorse disponibili. Un altro aspetto considerato è stato lo svolgimento dei compiti e dello studio a casa visti come occasione di apprendimento, ma spesso vissuti con difficoltà dagli alunni con DSA. Il passaggio dei compiti da momento critico a occasione di apprendimento prevede la definizione di obiettivi chiari e ben calibrati nel rispetto delle esigenze di ogni singolo studente e l’attivazione di metodologie di lavoro efficaci, individualizzate, condivise, che pongano il ragazzo in una posizione attiva e propositiva. Diverse modalità di impostazione e pianificazione, differenti tipologie di esercizi possano favorire l’apprendimento e un approccio positivo e strategico delle discipline di studio, superando le criticità insite in ognuna di esse. Autismo Uno strumento fondamentale per aiutare i professionisti nella valutazione di autonomia nella disabilità e nell’autismo è l’analisi del compito che consente di mettere a punto le liste di valutazione dei comportamenti di autonomia. L’utilizzo delle liste contribuisce a identificare le abilità emergenti che costituiranno gli obiettivi del lavoro. L’intervento individualizzato 27 aiuta la persona a mettere in pratica attività di autonomia, permettendole di diventare sempre più indipendente dalla presenza delle figura di cura e di migliorare la propria qualità di vita. La Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) è ogni comunicazione che sostituisce o aumenta il linguaggio verbale, un’area della pratica clinica che cerca di compensare la disabilità temporanea o permanente di individui con bisogni comunicativi complessi. Particolare attenzione meritano gli In-Book, libri illustrati con il testo in simboli, che consentono di recuperare un’attività così importante per la crescita come l’ascolto di letture ad alta voce di racconti da parte dell’adulto, impossibile per la maggior parte dei bambini con disabilità della comunicazione. Gli In-Book rappresentano anche un’occasione di sviluppo e crescita per tutti, grazie alla possibilità di lettura condivisa che gli altri bambini hanno cominciato spontaneamente a mettere in atto. Gatta ci cova, l’ultimo libro della collana Io sento diverso, è una esilarante raccolta di equivoci capaci di sbriciolare la qualità della vita di chiunque non abbia capito nulla del cervello Asperger, dando voce ad autori Asperger in grado di raccontare se stessi. Il cervello Asperger funziona in modo diverso da quello tipico e provoca dei comportamenti che condizionano la qualità di vita di queste persone, le quali, pur riuscendo meglio di altre ad analizzare i dettagli e avendo una maggiore sensibilità, vivono gravi problemi relazionali. Ciascuna persona Asperger acquisisce nozioni, o ripete nozioni già apprese, senza mai affaticarsi né annoiarsi, perché la pervasività dell’interesse e tale da indurla a non avere cura dell’approvazione del gruppo. La lettura del libro citato fornisce una risposta su come diversificare questi comportamenti ristretti, ossessioni e passioni. La testimonianza di Gianluca Nicoletti, giornalista e padre di un bambino autistico, ha evidenziato i lati oscuri dell’autismo, che solo una persona che conosce il problema da vicino può 28 raccontare e che quasi sempre sono taciuti e nascosti: la difficoltà di riuscire a controllare fisicamente un ragazzo nei momenti di crisi, la lotta costante con una società burocratica, la risposta delle scuole non sempre adeguata, e poi, ancora il problema della sessualità di chi è autistico, il senso di colpa per tutto il tempo sottratto al lavoro, ma soprattutto agli altri figli e non ultimi i problemi che condizionano la vita di coppia. Questi ragazzi non vanno curati nel senso tradizionale del termine, l’impegno di Nicoletti si concretizza nel creare per loro un’opportunità di vita migliore in uno spazio, abbandonato o riconvertito, che lui chiama la sua utopica “insettopia”: una città dei ragazzi, un luogo dove possano stare insieme ad altri, ora e soprattutto dopo, senza i genitori. Disabilità Nuove ricerche nazionali e internazionali sul tema dei Disability Studies (DS), hanno avuto importanti ricadute sull’attuale dibattito educativo e scolastico italiano in relazione a temi come l’integrazione, il ruolo dell’insegnante di sostegno, i BES, la natura della didattica inclusiva, per spostare l’accento dalle caratteristiche dell’individuo all’analisi delle barriere, alla partecipazione sociale e all’apprendimento delle persone con disabilità. Gli studenti con disabilità riscontrano difficoltà nella partecipazione della realtà scolastica, sia nel fare in prima persona, sia nello stare insieme ai propri compagni, condividendo le varie attività che la realtà scolastica propone. La modalità relazionale inclusiva nella vita di classe favorisce, invece, l’autonomia della persona e l’apprendimento, attraverso il coinvolgimento dei compagni. Saper definire in termini operazionali un obiettivo, individuare i compiti che lo costituiscono, elaborare un programma di intervento, valutare l’efficacia in termini di prestazioni osservabili, comunicabili e replicabili, garantisce lo sforzo di realizzare degli approcci centrati sul discente attraverso l’atto educativo. Il contesto 29 scolastico è sicuramente al centro di questo processo, connotato dalla ricerca di rinnovamento nelle pratiche di individuazione dei bisogni educativi dei propri alunni e di metodologie che guidino verso una programmazione educativa individualizzata/personalizzata e di conseguenza, verso una migliore impostazione di interventi e attività. La tecnologia sta provocando una rivoluzione lenta ma costante in materia di istruzione nelle aule di tutto il mondo. Partendo dall’analisi di oggetti e ausili inventati dalle stesse persone con disabilità sono stati creati alcuni strumenti informatici (software e hardware) particolarmente adatti al fai da te digitale e alla realizzazione di materiale personalizzato per la comunicazione, la lettura e il gioco. Si possono immaginare soluzioni alternative alla tastiera e al mouse tradizionali per interagire con il multimediale (comunicare, sfogliare un e-book, navigare sul web…) anche attraverso la manipolazione di oggetti di uso comune. Questa rivoluzione arricchisce la pedagogia della lezione frontale e inoltre, gli insegnanti curricolari, in collaborazione con il Terapista Occupazionale, possono migliorare la qualità dell’autonomia ed integrazione di studenti con disabilità intervenendo sull’ambiente, sull’attività o sulla persona. La strutturazione e il coordinamento di un sistema integrato di interventi non possono essere improvvisati o svilupparsi spontaneamente. Pur nel rispetto delle competenze specialistiche, il dialogo, il confronto e gli elementi di una possibile formazione condivisa fra gli operatori della cura e dell’aiuto, diventano una risposta chiara alla necessità di condivisione tra i saperi e alla realizzazione di ambienti accoglienti e promozionali per l’inclusione delle persone in situazione di disabilità. Il modello ICF fornisce una cornice tecnica, un linguaggio comune e un quadro di riferimento a tutti coloro che, a seconda dei diversi ruoli e delle diverse professionalità, sono coinvolti nel lavoro con l’alunno. L’uso della classificazione ICF dell’OMS in ambito educativo 30 ha ricevuto un forte impulso sia dalla comunità scientifica che dalle sempre più numerose esperienze applicative sul campo. Al tema dell’educazione affettiva e sessuale con i ragazzi con disabilità intellettiva si riserva uno spazio e un tempo residuali; l’affettività e la sessualità costringono a notare l’aspetto della normalità, cioè quei lati della vita e dei sentimenti che appartengono a tutti e nei quali tutti siamo diversi. La persona con disabilità non è formata da tante parti separate ma è un unico intero, con una mente e un corpo uniti che richiedono risposte ad alcune specifiche domande. Partendo dall’esperienza dell’Associazione Italiana Persone Down, la tematica è stata affrontata anche nel testo: “Amicizia, Amore e Sesso”, pubblicato da Edizioni Erickson, in cui si presentano metodologie e materiali per l’intervento educativo. Nuove Tecnologie per la Didattica – ICT Le Information and Comunication Technologies - ICTs possono offrire importanti occasioni per diffondere e costruire processi d’inclusione: mettere insieme persone e temi diversi durante il percorso formativo, passando da una dimensione formale a una informale, e viceversa, può far crescere e sviluppare una dimensione di sfondo integratore, venendo così incontro ai bisogni educativi. In un contesto inclusivo così concepito è possibile offrire maggiori opportunità di apprendimento, alimentando lo sviluppo di conoscenze e valorizzando il processo di costruzione delle competenze in funzione delle potenzialità di tutti. I processi di integrazione richiedono una capacità di osservazione, comunicazione e relazione che il Web amplifica, se si orienta alla predisposizione di flessibilità e creatività sia nella progettazione dei contesti che nella reticolarità degli scambi. Le situazioni di disabilità aiutano a ricercare soluzioni, a sviluppare situazioni di appoggio e di relazione garantendo 31 l’autonomia delle scelte e valorizzando le diverse opportunità, con risvolti positivi per tutti, come dimostrato nel progetto di ricerca FIRB, rivolto a studenti universitari e che coinvolge anche quelli con disabilità. Esistono oggi numerosi software e ausili per rispondere ai bisogni educativi e sociali delle persone con disabilità sensoriali. Nel contesto scolastico tali ausili consentono un’implementazione dei processi di apprendimento per l’accesso alle informazioni, l’apprendimento di specifiche discipline, il lavoro di gruppo, l’acquisizione di autonomia. Nell’ottica del design for all, tali dispositivi permettono una maggiore accessibilità e inclusione in tutti gli ambiti della vita quotidiana, per esempio al bambino sordo un segnante per comunicare a distanza e al bambino cieco di giocare al computer favorendo in generale un maggior livello di partecipazione e per massimizzare l’efficacia in classe compensando le difficoltà di apprendimento e facilitando lo studio a casa. Logopedia Nella valutazione diagnostica e nell’intervento clinico nei DSA occorre tener presente l’esistenza di sottotipi clinici, di differenziazione delle tecniche di trattamento e delle misura di efficacia degli interventi. Lettura, scrittura e calcolo richiedono, infatti, l’intervento di funzioni cognitive elevate e l’attivazione di network cerebrali distribuiti. Un ruolo cruciale viene svolto dal sistema delle Funzioni Esecutive che si occupa di risolvere problemi, pianificare, utilizzare strategie flessibili, mantenere informazioni nella memoria di lavoro, prestare attenzione, controllare e filtrare dati rilevanti e svolgere più compiti in parallelo. La valutazione neuropsicologica è in grado di delineare profili di sviluppo relative alle funzioni cognitive, linguistiche e motorie, da cui ogni professionista ricava protocolli di approfondimento valutativo e spunti di attività di trattamento. 32 La lettura è uno strumento molto efficace per aumentare la competenza linguistica. Attraverso essa si imparano parole nuove, si acquisiscono conoscenze, si migliora la propria capacità di formulare frasi sintatticamente corrette. È importante che gli adulti che si prendono cura dei bambini, sia di quelli con sviluppo tipico, sia di quelli con disturbi evolutivi, sappiano come modificare il proprio stile di lettura in base a specifici obiettivi linguistici e cognitivo linguistici. Esistono alcune tecniche specifiche di lettura che coadiuvano il raggiungimento di obiettivi di tipo fonologico, morfosintattico e lessicale. Fortemente implicati nell’apprendimento delle abilità linguistiche sono i temi della salienza percettiva, la ripetitività, la pratica a blocchi e quella variata e le modalità per rendere la lettura interattiva. Nella scelta dei libri occorre tener presente la struttura testuale affinché l’esperienza della lettura possa effettivamente raggiungere i bambini e comportare vantaggi linguistici. Il metodo sillabico sviluppa l’insediamento del processo di alfabetizzazione in bambini che presentano elementi di fragilità rispetto al possibile avvio e sviluppo delle abilità di lettura e scrittura. Il gioco rappresenta una fonte privilegiata di apprendimenti e di relazioni. Nella scuola il gioco si può utilizzare come metodologia ludica in modo da favorire non solo l’acquisizione disciplinare, ma anche il potenziamento dei processi di pensiero e delle motivazioni di apprendimento. La presenza di un adulto e l’interazione tra pari può fare aumentare occasioni per esercitare e sviluppare il linguaggio, le competenze lessicali, semantiche, narrative e descrittive. Psicologia ed Educazione Ciascun insegnante è portatore di esperienze, di sperimentazioni, di prove riuscite o fallite, di tutto quanto ha contribuito a creare il suo specifico stile di apprendimento. “Conversazione” è la parola chiave che apre la strada alla 33 re-visione della professionalità docente non per attuare cambiamenti radicali, ma per compiere una metacognizione dell’altro, insieme all’altro, per far sì che la libertà d’insegnamento incontri il suo diritto all’apprendimento. Chi insegna a scuola e chi impara, il maestro o l’allievo? E se la risposta fosse: entrambi? Esiste un punto focale nel far scuola che favorisce l’ascolto, la consapevolezza, l’apprendimento ma che d’altra parte spiazza perché si avvale dell’errore, dell’imprevisto, della “perdita di tempo” per rendere la pratica didattica efficace e in divenire, insieme alla società e alle persone alle quali viene proposta. Nell’ottica dell’analisi e comprensione dei bisogni educativi speciali, dell’inclusione degli alunni con difficoltà occorre riflettere sull’interazione con gli alunni che manifestano atteggiamenti provocatori e/o di rifiuto; tali atteggiamenti minano profondamente la gestione dell’autorità da parte dell’insegnante. Bisogna procedere a una nuova modalità di assessment funzionale, per analizzare i fattori contestuali connessi al verificarsi di un comportamento disturbante in classe, per formulare ipotesi riguardo alle funzioni e allo scopo che tale comportamento ha per l’alunno e per riflettere sulle reazioni di rinforzo degli insegnanti che apporteranno modificazioni ambientale e relazionali necessarie per ridurre il manifestarsi dei comportamenti attraverso la fruizione di strumenti e strategie, la costruzione di piani di intervento, la programmazione e la condivisione collegiale di metodi psicopedagogici. Anche la variazione fondamentale nel passaggio fra i testi della scuola primaria e quelli della secondaria di primo grado può creare una situazione di disagio per ciò che riguarda la complessità del lessico, sia sul piano linguistico che dei contenuti. Infatti lo studente può percepire queste novità come una barriera e un materiale ostile, Arrivo, Prof, è un manuale che agevola il passaggio degli studenti anche all’interno delle discipline di studio. Il Coping Power Program (CPP) è un intervento specifico 34 per la gestione e il controllo dell’aggressività, strutturato attraverso attività svolte nel piccolo gruppo rivolto ai bambini e alle famiglie. Il CPP prevede l’utilizzo di tecniche cognitive comportamentali e attività finalizzate al potenziamento di diverse abilità, quali prefissarsi obiettivi a breve e lungo termine, modulare e riconoscere rabbia e aggressività, riconoscere il punto di vista altrui, resistere alle pressioni dei pari. I processi educativi scolastici rivolti ai minori devono riconoscere le differenze culturali e sociali che connotano i gruppi e le comunità presenti sul territorio, ad esempio i minori Rom che devono imparare a rapportarsi all’interno e all’esterno del campo, perché sono queste dinamiche di interazione che condizionano lo sviluppo della loro identità. Le competenze degli educatori e degli insegnanti agiscono attraverso processi (ri)educativi rispetto alla presa in carica di minori a rischio, al fine di ridurre le distanze sociali, istituzionali e personali, creando conoscenze, legami, autonomia e socializzazione. I bambini adottati, specie se stranieri, presentano talvolta, in misura maggiore dei coetanei, difficoltà di apprendimento e/o specifiche problematiche di tipo emotivo-relazionale. La storia personale e le caratteristiche intrinseche contribuiscono a creare una condizione di vulnerabilità di cui occorre tener conto nel percorso scolastico. Un contributo al lavoro del personale educativo è dato dall’applicazione di alcune strategie. Le fiabe e le favole con il loro materiale fantastico hanno da sempre la funzione di descrivere la realtà e narrare la vita e i suoi problemi. Il loro utilizzo risulta particolarmente utile per aiutare i bambini a coltivare la fantasia e per costruire quei percorsi interni che permettono di superare difficoltà evolutive e problemi specifici come paure e fobie. Dalla fruizione passiva si può passare alla costruzione attiva di storie psicologicamente orientate attraverso un metodo di lavoro giocoso e divertente anche con l’uso delle carte Ciripò. Le potenzialità dell’animazione, del fare e del pensare 35 animativo, applicati in contesti diversi, come la classe, la comunità e il luogo di lavoro, spingono oltre l’abitudine e l’acquisito, alla ricerca di strumenti e tecniche che consentano di reinterpretare il rapporto con i propri utenti, valorizzandone al meglio le abilità e le competenze. Al gioco degli scacchi, che rappresenta anche uno sport della mente, viene attribuito da più ambiti scientifici un grande valore formativo in quanto stimola nell’individuo molteplici processi cognitivi. A conferma e legittimazione di ciò, nel marzo del 2012, il Parlamento Europeo ha approvato una dichiarazione in cui si invitano i Paesi membri a inserire tale gioco tra le materie curricolari scolastiche proprio per la sua grande valenza educativa. Gli scacchi scolastici praticati durante l’orario curricolare sono un’eccezionale opportunità di crescita e sviluppo per gli studenti e un ottimo mezzo per l’insegnate per introdurre collegamenti multi e interdisciplinari, favorendo sia l’integrazione di ragazzi stranieri con difficoltà linguistiche, sia la motivazione negli alunni più problematici e difficili da coinvolgere. In vista di Expo 2015, alcune classi della scuola primaria milanese, hanno promosso la rieducazione alimentare dei bambini con una modalità gioiosa, ludica e interattiva. Attraverso l’educazione alimentare di un piccolo alieno è stato stimolato uno stile di vita sano e felice, passando dal virtuale all’esperienziale e favorendo anche la relazione con l’adulto di riferimento. Fare totem è un’impostazione pedagogica che tutela la diversità, è uno slogan che simboleggia un rimodulazione della didattica e della valutazione affinché ciascuno si senta all’altezza dell’esperienza che compie. Per riuscire a fare totem deve essere sostenuta una relazione diretta fra il recupero della propria immagine da parte del bambino e la realizzazione di un analogo percorso da parte dell’adulto. Gli adulti sono costruttori di significati relativi alla sensazione di valere o non valere del bambino; attraverso la modalità con la quale si gestisce l’esperienza si può sancire il valore di ciascuno oppure il valore di qualcuno. 36 Le abilità dei bambini in età prescolare possono essere valutate attraverso tre prove edite dalle Edizioni Centro Studi Erickson: BIN 4-6- Batteria per la valutazione dell’intelligenza numerica in bambini da 4 a 6 anni, test VCS- Valutazione dello sviluppo concettuale e semantico in età prescolare e test CMF- Valutazione delle competenze metafonologiche. La batteria BIN 4-6 permette di individuare profili di rischio nelle competenze e abilità relative all’intelligenza numerica; la VCS consente di stilare profili di sviluppo tipici e atipici in età prescolare; il CMF costituisce un importante predittore per l’apprendimento della lettura e della scrittura nei bambini dai 5 agli 11 anni. La Narrativa Psicologicamente Orientata (NPO) permette, attraverso testi di narrativa, di intervenire sia con modalità preventive, che in ambito clinico, per affrontare situazioni di disagio emotivo e per aumentare i fattori di protezione e resilienza dei bambini che devono superare alcune sfide evolutive particolarmente impegnative. Volumi specificatamente indirizzati agli adulti, che contengono narrazioni sul modello della NPO, sostengono il ruolo genitoriale all’interno di contesti di prevenzione e clinici. Gli insegnanti, gli educatori e i professionisti che lavorano a contatto con i ragazzi che stanno attraversando l’età critica, devono porre le attenzioni didattico-educative necessarie per promuovere interventi preventivi dei comportamenti a rischio rivolti anche al potenziamento della salute in età evolutiva e in particolare adolescenziale. Gli atteggiamenti e i comportamenti problematici da prevenire sono talvolta esaltati e resi affascinanti dallo star sistem e dall’alleanza che lega sempre più il mondo del mercato al mondo dei media, in contrasto con quello che la scuola e la famiglia vorrebbero mettere alla base del progetto educativo di chi sta crescendo. Attraverso l’analisi delle sfide evolutive, occorrerà porre attenzione ai temi dell’educazione emotiva, delle life skiills e del potenziamento dell’autostima corporea. Inoltre il sovraccarico cognitivo, l’impoverimento del dialogo emotivo, le pressioni socio-culturali portano alcune 37 persone alla ricerca di sollievo attraverso comportamenti socialmente accettati che possono sfociare in una dipendenza che ingabbia e compromette ulteriormente la possibilità di una buona gestione emotiva e relazionale. La conoscenza teorica e tecnica permette all’adulto di agire con maggior consapevolezza e senso di efficacia. Il primo strumento di azione preventiva di tali problematiche e della dispersione scolastica e sociale delle risorse è l’orientamento inteso come percorso di sensibilizzazione e sostegno, di analisi e di costruzione a livello identitario e del sé, di metacognizione, di centratura sui propri talenti e passioni per comprenderli meglio e leggerne la trasferibilità, e quindi sul sapere ascoltarsi e scegliere consapevolmente. Più le persone sono supportate sin dall’infanzia da percorsi di orientamento e di costruzione di competenze orientative, life long, più sapranno fronteggiare le difficoltà e le transizioni e valorizzare le loro risorse, per il loro benessere e quello della comunità. 38 L’UNIONE EUROPEA A SUPPORTO DELL’INNOVAZIONE SCOLASTICA Le attività di ricerca-azione hanno sperimentato strumenti operativi e metodologie didattiche che consentono di supportare il processo di insegnamento-apprendimento nella scuola che è l’agenzia internazionale educativa in cui a ciascun alunno deve essere garantito il diritto di apprendere, come è successo in alcune scuole dell’Emilia Romagna. L’Anffas ha avviato una ricerca-azione promossa dall’Università di Bergamo che ha portato alla definizione di specifiche linee guida per la progettazione e la riorganizzazione dei servizi in chiave inclusiva orientati ai temi dell’autodeterminazione, della partecipazione e della cittadinanza. Con uno sguardo alla cooperazione internazionale, nell’ultimo decennio si sono progressivamente moltiplicate le iniziative volte a promuovere l’inclusione scolastica dei minori con disabilità e con difficoltà socio-economiche nei paesi in transizione dell’Est europeo e nei Paesi poveri in cerca di sviluppo del Sud del mondo. Il patrimonio di esperienze, di saperi e di competenze dell’educazione inclusiva in ambito scolastico ed extrascolastico maturato in Italia, è proposto in diversi Paesi del mondo con un approccio attento alle culture locali e improntato allo sviluppo professionale di insegnanti ed educatori. Nel 2012 con la comunicazione Ripensare l’istruzione: investire nelle abilità in vista di migliori risultati socioeconomici, 39 la Commissione Europea ha ribadito la centralità dell’educazione per il raggiungimento degli obiettivi della crescita intelligente, sostenibile e inclusiva fissati dalle Linee Guida Europa 2020. Secondo un recente rapporto pubblicato dalla Commissione Europea nel mese di maggio 2013, coloro che hanno partecipato ad iniziative finanziate dall’Unione Europea, volte a incoraggiare metodi di insegnamento innovativi e materiali didattici migliorati per i bambini e i giovani, affermano che il sistema esercita su di loro un impatto positivo e durevole. Rimini 8 - 9 - 10 novembre 2013 40