qui - Abili allo sport

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Mercoledì 1 Gennaio 2014 Corriere della Sera
italia:
2014
La soldatessa vittima di un attentato
STORIE
DI TENACIA
La disabilità
1
Due svolte
in una vita
L’attacco
alla base
italiana nella
primavera
del 2012,
la bomba
che la
centra, l’arto
amputato.
Poi la
bersagliera
rimane
folgorata
dalle
Paralimpiadi
di Londra.
Si apre una
nuova
pagina con
l’aiuto di
altre donne
#Luce!
È in testa agli auguri
che facciamo
ai lettori, con questa foto dove un raggio di sole
si può raccogliere con le
dita (di @juliats00)
#OggiSposi
Il primo augurio che
attraverso queste foto
facciamo ai lettori
è quello di un anno
pieno di sentimenti
(foto di @vou_casar)
Monica Contrafatto
La gamba persa in Afghanistan
io me la riprendo sulla pista
di CLAUDIO ARRIGONI
T
utto comincia da un cappello.
C’erano i soldati in Sicilia. E
c’era quella ragazzina lì, che
quando era piccolina mica
giocava con le bambole: «Mi immaginavo poliziotta». Si era in mezzo agli
anni 90 e quell’operazione l’avevano
chiamata Vespri Siciliani: l’esercito a
mantenere l’ordine pubblico nell’isola. Fra loro i Bersaglieri. «Li vidi e mi
innamorai. Ah, il fez…». È uno dei copricapo, senza piume, rosso con il cordoncino blu. La scelta di Monica parte
da quei giorni a Gela, passa per il Gulistan, provincia di Farah, Afghanistan
occidentale, guarda al Brasile e a Rio,
ma non per Copacabana o Ipanema.
Quella ragazzina quattordicenne è
cresciuta. Monica Contrafatto è caporale maggiore scelto dell’esercito. L’arma è facile da indovinare, Primo Reggimento Bersaglieri. Marzo 2012, 31
anni compiuti da poco e seconda missione in Afghanistan. «La mia più
grande passione. Siamo là per aiutare,
l’ultima cosa che usiamo sono le armi.
Gli abitanti ci hanno salvato la vita in
certe situazioni».
Compiti pericolosi, campi da sminare, pattuglie per la sicurezza. Era lì
da poche settimane. La prima volta,
poco più di due anni prima, ci era stata
sei mesi. «Ho negli occhi quei bimbi
meravigliosi. Gli dai una boccetta
d’acqua e sembra gli regali il mondo.
Nel sorriso che ti fanno c’è cuore».
In quella primavera, le sue amiche
in Sicilia provavano gli abiti estivi. Per
Monica la giornata era cominciata con
un pattugliamento. Alla base italiana
ci fu un attacco, bombe a pioggia.
«Dopo la prima andai d’istinto verso i
mezzi, non verso il centro antimortaio». Fu la seconda a centrarla. «Sì, con
qualche problema». Le schegge colpirono una gamba, l’arteria femorale,
l’intestino, una mano. «A pensarci poi
non molti danni». La gamba destra
verrà amputata, l’arteria femorale
cambiata con la vena safena, l’intestino tolto per mezzo metro, per la mano
verrà utilizzato un osso della gamba.
L’accordo
Le Forze Armate
sostengono l’attività
sportiva fra i militari
diventati disabili in
servizio. Da poche
settimane è stato
firmata una lettera
d’intenti fra Ministero
della Difesa e Comitato
Paralimpico per
«individuare strategie e
mezzi più funzionali ed
efficaci per promuovere
l’attività sportiva come
elemento di stimolo per
il reinserimento sociale
e un idoneo recupero
psicofisico del
personale della Difesa
con disabilità per
incidenti subiti
nell’adempimento
del proprio servizio».
Il presidente del Cip,
Luca Pancalli, ha
sempre sostenuto
anche l’introduzione
di atleti paralimpici
nei corpi sportivi
militari e sono diversi
i campioni che hanno
vinto medaglie ai
Giochi che ne fanno
parte. Fra loro, proprio
Martina Caironi,
oro a Londra, e
Francesca Porcellato
(Fiamme Gialle). (c. a.)
Nella foto: Contrafatto in
divisa prima
dell’attentato
In mezzo anche un’embolia polmonare. «Poteva andare peggio». Vero: il
sergente Michele Silvestri, vicino a lei
all’avamposto Ice, è morto per quei
colpi di mortaio, lasciando moglie e
un figlio di otto anni. È fra i 53 morti
nelle missioni in Afghanistan dal
2004. L’ultimo, un bersagliere come
Monica: Giuseppe La Rosa aveva 31
anni, siciliano anche lui, era nella stessa regione afghana, nel giugno 2013 il
Lince dove era saltò in aria per una
bomba lanciata pare da un 11enne.
Monica, la cui storia è fra del docufilm
Reduci, pensa a loro e sa della fortuna.
«Venni investita dall’onda d’urto dell’esplosione, tutto divenne grigio, non
sentii male, nessun dolore, ma vidi il
sangue. Tanto». Fu il collega Salvatore
De Luca a evitarle la morte, portandola
lontano. «Subito dopo arrivò un altro
colpo e mi avrebbe uccisa».
Sul finire dell’estate, Monica è in
ospedale. Sta facendo riabilitazione,
sono passati quasi sei mesi da quando
fu operata in Afghanistan. «Andavo in
giro con la carrozzina e suonavo una
trombetta. Sono un po’ fuori di testa.
Ho trasformato quella che è una man-
canza in una forza». Una sera, davanti
alla tv, una folgorazione: «Trasmettevano le gare della Paralimpiade di
Londra». Sono stati i Giochi per atleti
con disabilità più belli di sempre.
«Non sapevo cosa fossero. Mi fermai a
guardare. E in quei giorni non feci al-

Il contatto
La campionessa amputata
Martina Caironi mi ha
consigliata per le protesi

La promessa
I Giochi di Rio e poi voglio
tornare in missione per
aiutare a costruire la pace
Grintosa Monica Contrafatto (32 anni) durante una pausa negli allenamenti
tro: le corse con amputati, Oscar Pistorius, ciechi che giocavano a calcio,
un cinese senza braccia che vinse nel
nuoto. Mi si aprì un mondo. C’erano
gli atleti e non la disabilità». Vide correre i 100 metri e vincere l’oro, davanti
a 80 mila persone che l’osannavano,
una giovane di Bergamo, Martina Caironi, amputata come lei a una gamba
appena sopra il ginocchio. «È il mio
punto di riferimento. Mi dissi: ci devo
andare anche io».
Monica che non sa di Melissa. Lei ci
è arrivata. Melissa Stockwell, prima
militare statunitense amputata a una
gamba in missione, in Iraq nel 2004, è
diventata anche la prima veterana
scelta per una Paralimpiade, a Pechino
nel nuoto, e ha portato la bandiera Usa
alla Chiusura dei Giochi: «Mai stata
così orgogliosa». Lo scorso novembre
è diventata Iron(wo)man, titolo che
spetta a chi conclude il più difficile dei
triathlon (3,8 km a nuoto nell’oceano,
180 km in bicicletta e una maratona
per chiudere). Ritorno a casa.
Monica cerca Martina. «Mi aiuti per
le protesi? Come faccio per correre come te?» Caironi, a poco più di vent’anni, è la più grande sprinter amputata
del mondo: «Sei a Roma? Parla con
Nadia Checchini». Una delle allenatrici della Nazionale di atletica paralimpica. È lei a seguirla, mostrare come e
cosa fare. Il resto è storia di oggi. Da un
paio di mesi ha cominciato a utilizzare
le protesi da corsa ed è brava. Intanto
nuota. Allenamenti tutti i giorni, in
particolare al Centro Sportivo dell’Esercito, prima dell’ufficio. Il ministro della Difesa Mauro lo ha sottolineato: «Grazie allo sport, il sogno di
questi ragazzi non si è infranto per le
ferite in Afghanistan o Somalia».
Il sogno per Monica è un obiettivo:
Rio2016. «Voglio diventare un’atleta
con le stellette e vincere una medaglia
alla Paralimpiade. Per il mio Paese».
Non è il solo. Ce n’è un altro, che non
dipende da lei: «Ho lasciato il mio lavoro a metà. A costo di perdere l’altra
gamba, voglio tornare là, in Afghanistan. Ad aiutare per costruire la pace».
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