qui - Performance Strategies

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qui - Performance Strategies
Il Coraggio di
Cambiare
La Guida pratica per migliorare te stesso e
raggiungere i tuoi obiettivi in 5 semplici
passi
by
Anthony Smith
All rights reserved © 2010
A Joshua.
Che tu possa avere sempre la forza ed il coraggio per raggiungere i tuoi obiettivi e
continuare ad essere la bella persona che sei. Sono fiero di te, figliolo.
Passo 1: Guardarti Allo Specchio
Capitolo 1: Riesame della mia vita in cerca di risposte ...............................
Capitolo 2: Le lezioni che ho imparato ...........................................................
Capitolo 3: La storia della Tua vita .................................................................
Capitolo 4: Superare la tua resistenza al cambiamento ................................
Passo 2: Sviluppare La Tua Creatività
Capitolo 5: Ho provato tutto! Davvero! ..........................................................
Capitolo 6: Tieni testa al gioco! .......................................................................
Capitolo 7: Tutto è possibile .............................................................................
Passo 3: Chiarire La Tua Visione del Futuro
Capitolo 8: Capire cosa vuoi veramente .........................................................
Passo 4: Crearti La Motivazione
Capitolo 9: Tanti modi per motivare te stesso! ......................................
Passo 5: Creare Il Tuo Piano Personale
Capitolo 10: Premessa alla pianificazione ......................................................
Capitolo 11: Come trovare del denaro
extra per finanziare il tuo piano! .....................................................................
Capitolo 12: 11 Step per pianificare il tuo cambiamento...............................
Capitolo 13: Focus ............................................................................................
In Conclusione
Capitolo 14: 10 Cose da ricordare ....................................................................
Capitolo 15: E adesso? ………………………………………………………...
Capitolo 16: La Fine L’inizio .............................................................................
Introduzione
Non sono uno da lunghe introduzioni, quindi sarò breve.
Parecchi anni fa, ho deciso di cambiare la mia vita, lasciando una promettente carriera
che mi faceva guadagnare bene in una società che amavo per inseguire il mio sogno.
Perché l’ho fatto? Perché dentro di me c’era una voce fortissima che continuava a
ripetermi che dovevo farlo, che non avevo altra scelta, che era assolutamente la cosa da
fare. Così l’ho fatto. Ho fatto quel cambiamento. E quando l’ho fatto, è successo qualcosa
di strano.
Hai presente la sensazione di quando decidi di cambiare la macchina ed inizi a notare
tutte le macchine che vedi in giro proprio uguali a quella che hai deciso di acquistare? Sai
bene che in realtà non è vero, giusto? Intendo dire, il fatto è che quelle auto ci sono
sempre state. Sei tu che non le avevi notate prima, finché non hai deciso di comprare lo
stesso modello.
È quello che è successo a me quando ho deciso d’inseguire il mio sogno, di fare questo
grande cambiamento nella mia vita. Ho iniziato, all’epoca, ad accorgermi di quante
persone al mondo fossero insoddisfatte, come me, di diversi aspetti della propria vita e
con un forte desiderio di cambiamento. Notai come alcune di queste persone avessero
bisogno di una guida, poiché non sapevano esattamente cosa volevano. Altri invece,
sapevano esattamente cosa volevano ma non avevano idea di come realizzare la propria
aspirazione. C’erano altri ancora che semplicemente avevano bisogno di motivazione,
ispirazione, incoraggiamento, qualcuno che li sostenesse. Ho scoperto che molte persone
non riuscivano a trovare il coraggio di cambiare.
Grazie all’osservazione di questo panorama, mi è venuta l’idea di creare un seminario e
scrivere un libro dedicato a tutte quelle persone che si riconoscono nelle caratteristiche
che ho elencato.
Negli anni poi ho imparato che:
• E’ stato importante guardarmi dentro per dare risposte alle domande di chi sono
veramente, trovare le mie unicità e iniziare a capire le risorse che ho già nel mio possesso
per iniziare un cambiamento importante;
• Lo sviluppo della mia creatività è stato di grande aiuto per superare in generale le sfide
che ho dovuto e che ho scelto di affrontare con soluzioni diverse ed innovative. Ma
soprattutto mi ha aiutato a potermi distinguere dagli altri e a vedere la vastità delle
possibilità che ho per arrivare al successo che desidero nel settore che ho scelto;
• E’ risultato essere molto importante avere le idee chiare su come volevo che fosse
esattamente il mio futuro prima di iniziare ad inseguire quello che volevo;
• La motivazione è sempre stata la chiave giusta per essere sicuro di raggiungere il
successo che desideravo. Contrariamente a quanto molte persone credono, è possibile
trovare e creare altri modi per restare sempre motivato;
• E’ fondamentale avere un piano solido, chiaro e dettagliato e di seguirlo rigorosamente.
aiuta ad aumentare la probabilità di raggiungere i propri obiettivi.
Queste sono alcune delle cose che ho imparato negli ultimi venti anni ricoprendo
l’incarico di Direttore Europeo per la Formazione e lo Sviluppo, Direttore Vendite Italia e
Amministratore Delegato di una filiale italiana in due multinazionali, entrambe leader nei
propri settori di appartenenza, e come consulente d’azienda.
Se rientri in una delle categorie che ho elencato, di persone che vogliono cambiare la
propria vita, allora questo libro fa per te. Condividerò con te cinque passi che ho imparato
e che mi hanno aiutato ad attuare una trasformazione di successo nella mia nuova vita in
qualità di oratore internazionale, consulente ed autore, professioni che mi hanno
permesso di realizzare la vita che volevo.
Il consiglio che ti rivolgo non è solo di leggere questo libro ma di farlo tuo, di
personalizzarlo. Rispondi alle domande, a tutte. Fai gli esercizi, tutti. Prendi questo libro
seriamente. Posso assicurarti che se lo farai, otterrai quello che vuoi? No. Perché non ti
conosco. Non so quanto sei scrupoloso, quanto vuoi veramente cambiare la tua vita,
quanto vuoi impegnarti per il tuo cambiamento. Nonostante tutto, posso assicurarti che se
seguirai i miei suggerimenti, ‘farai’ l’intero libro, metterai in pratica quello che ho
impostato per te, inizierai a vedere nella tua vita trasformazioni positive concretizzarsi
proprio sotto i tuoi occhi. Questi concetti ti aiuteranno a ridurre il rischio del
cambiamento, ti faranno sentire più a tuo agio nell’approccio con i cambiamenti che
intendi realizzare, te li renderanno più semplici. Ti daranno il coraggio di cui hai bisogno
per cambiare quello che vuoi e di fare ciò’ che hai sempre desiderato.
Ricorda che i cambiamenti fanno parte della vita. Il cambiamento, di qualsiasi tipo o in
qualsiasi ambito della vita, può essere deciso da te o deciso da altri: non importa. Se
riuscirai a mettere in pratica quello che io ti dico in questo libro, aumenterai la probabilità
di ottenere i risultati che volevi o, al massimo, di uscirne vincente e trarne almeno
vantaggio. Il cambiamento quindi risulterà più facile, più fluido.
Io non ho altro da aggiungere…..salvo augurarti buona lettura e buon viaggio!
Anthony
Passo N. 1:
Guardarti allo specchio:
Conoscere te stesso
Prima di avventurarti in una nuova missione nella vita,
prima di cercare di cambiare la tua situazione, è
fondamentale conoscere meglio la persona che sarà
l'architetto del tuo cambiamento. Tu.
Anthony Smith
Prima di iniziare ti chiedo di fare molta attenzione a come ti racconto la mia storia.
Questo è solo l'inizio, ed è il primo e forse il fattore più importante per trasformare la tua
vita. Quando avrai finito di leggere la mia storia, ti chiederò di scrivere anche tu la tua
nello stesso modo dettagliato, oppure di rispondere alle 42 domande per arrivare alle
stesse conclusioni; conoscerti meglio. Per meglio capire noi stessi in modo tale da
intercettare il nostro vero potenziale, talvolta è necessario riesaminare la nostra vita e
rivisitare con la memoria alcuni momenti che, adesso, o in alcuni casi anni dopo,
abbiamo dato per scontato o che abbiamo completamente dimenticato.
Sei pronto? Ok. Allora iniziamo.
Capitolo 1
Riesame della mia Vita in cerca di risposte
U
na sera quando avevo quindici anni, ero nella cucina di casa mia. Avevamo appena
finito di cenare, mia madre aveva lavato i piatti e io li stavo asciugando (a mano visto che
non avevamo la lavastoviglie allora!). Talvolta, dopo aver finito di lavare i piatti, si
sedeva e mi faceva compagnia mentre io finivo i lavori domestici. Quella sera, però,
mentre finivo i piatti e mia madre si sedeva al tavolo della cucina, mi fermai, come mi era
successo altre volte, ed iniziai a vedere davanti a me un pubblico immaginario con mia
madre in prima fila. Ho iniziato a parlare ad alta voce, rivolgendomi al mio pubblico,
usando parole senza senso ma in quel momento non m’importava. Quello che importava
nella mia testa era che avevo un messaggio importante da trasmettere ed il mio pubblico
immaginario era molto interessato a quello che io avevo da dire, poiché ritenevano
l'informazione di grande valore. Quando ho finito il mio discorso ho guardato mia
mamma ed ho sorriso. Lei ha piegato la sua testa come per pregare, si è fatta il segno
della croce e mi ha detto, ridendo, “ragazzo, penso di aver sbagliato qualcosa nel
crescerti, perché non hai niente che funzioni nella tua testa!”ma le ho risposto “Mamma,
un giorno vedrai che comunicherò il mio messaggio e quello di altri ad un gran numero di
persone. Vedrai. Un giorno lo farò. Sarà così che mi guadagnerò da vivere!” .
Negli anni a venire non ho mai più ripensato a tutto ciò, almeno non
consapevolmente. Invece, sono caduto in un trabocchetto i cui effetti hanno permesso di
realizzare il mio sogno.
Diventare Uomo
Dopo il diploma, non avevo proprio idea di cosa volevo fare così entrai volontariamente
nell'aeronautica militare degli Stati Uniti. I primi giorni di addestramento mi cambiarono
per sempre. La prima notte, arrivammo alle 22 circa a San Antonio, in Texas, fummo
allineati per la formazione ed entrammo in caserma marciando. Fummo convocati dal
sergente nel salone. Eravamo in quarantotto. Ci disse che nelle successive sette settimane
avremmo spesso fatto formazione e che necessitava un volontario in qualità di
responsabile del dormitorio: questa persona sarebbe stata responsabile dell’intero
contingente e, a sua volta, c'erano quatto capi-squadra sotto di lui che riportavano
direttamente a lui.
Chiese per alzata di mano chi se la sentiva di assumere quegli incarichi. Diversi
alzarono la mano. Le ragioni erano varie ed andavano da “perché ero il capitano
della mia squadra di football” a “sono sempre stato leader” a “perché penso di
poter svolgere quel compito”. Io non alzai la mano perché non ero interessato a
quegli incarichi. Già dal primo momento in cui ho messo piede in Texas, avevo
deciso di tenere un profilo basso, fare formazione ma andare verso il mio vero
lavoro. Mi sono allenato nei mesi precedenti la mia partenza così da sentirmi
pronto per superare qualsiasi test fisico cui potessero sottopormi. Quella sera il
sergente scelse il responsabile del dormitorio e gli altri quattro capi-squadra e,
quando eravamo in formazione la mattina seguente, io mi allineai dietro di loro,
poiché io non ero uno dei cinque. Tutto stava procedendo secondo il mio piano.
Due giorni dopo, ero in mensa per la cena. Avevamo fatto tutto in formazione.
Mentre aspettavamo allineati e prima di avanzare, dovevamo restare in piedi sull'attenti,
fare un passo, e poi stare “a riposo”. In un punto c'era uno specchio, in fronte al quale
dovevamo stare sull'attenti, salutare, fare dietro-front e poi allontanarci di lato per
raggiungere l’area self service della mensa.
Una sera, subito dopo aver fatto il saluto ed il dietrofront, ho sentito “Soldato
Smith!”.
Era il mio sergente ed io, immediatamente, mi misi sull'attenti e risposi con
“Signore! Sissignore!”
“Vieni qui!”
“Signore! Il Soldato Smith agli ordini, Signore!”
“Dove hai imparato a fare quel dietro-front, soldato Smith?”
“Non lo so, Signore. L'ho imparato da solo, Signore!”
“Bene! Domattina alle nove in punto vieni nel mio ufficio! Da domani sarai il
nuovo responsabile del dormitorio. Licenzierò quello attuale.”
Cercando di mascherare il mio “oh merda”, risposi prontamente “Signore!
Signorsì Signore!” e tornai a posto.
Il giorno successivo, presi il posto di Juroni Thomas come responsabile del
dormitorio. Nonostante fossi il terzo più giovane del gruppo, i cui membri andavano da
diciotto a ventisette anni, rimasi il leader del gruppo per l'intero periodo di sette settimane
e scoprii che avere responsabilità non era poi così male come inizialmente pensavo.
Mi sono arruolato in aeronautica militare perché volevo vedere il mondo ed è quello
che ho fatto. Ho visitato gli Stati Uniti in lungo e in largo e sono andato in Europa per la
prima volta nella mia vita. Sono atterrato in Germania come un ignorante americano –
non avevo veramente idea di dove mi trovavo. Mi sono creato un metodo tutto mio per
imparare la lingua. All'inizio del mio soggiorno, c'erano delle volte in cui avrei dovuto
lavorare ed invece, mi creavo elenchi interminabili di parole con annesse le traduzioni
così da poterle memorizzare. Poi venne la volta delle preposizioni, dei verbi e delle
coniugazioni. Così ho creato la base. In questi mesi, molti amici sia americani che
tedeschi invidiarono la facilità con cui coglievo la lingua. Dopo un anno di permanenza
in molti mi facevano notare che avevo raggiunto un linguaggio fluente, ed ero molto
orgoglioso di ciò.
Ho viaggiato in Europa e sono andato perfino in Egitto. Dopo un impegno di quattro
anni, era arrivato il momento di prendere un'altra decisione: restare o no nel corpo
militare? In realtà, non sapevo ancora cosa volevo fare nella mia vita. Avevo ventidue
anni. Le sole cose di cui avevo consapevolezza erano che amavo ed avevo una
predisposizione particolare per le lingue straniere e che mi piaceva viaggiare. Tutto qui.
Così decisi di rimanere arruolato per altri due anni.
Al college
Ho portato a termine il mio tour negli Stati Uniti e, dopo quasi sei anni, ho capito che
volevo una carriera militare. Dopo tutto, mi sembrava un buon affare. Avrei dovuto
lavorare ancora quattordici anni e poi avrei potuto andare in pensione intorno ai
quarant'anni, prendere il 50% del mio stipendio ogni mese fino alla fine dei miei giorni,
ed iniziare quindi un'altra carriera. Decisi che sarebbe stato più proficuo diventare
ufficiale, che significava innanzitutto andare al college. Ero stanco di vedere giovani –
ufficiali- arruolarsi dopo il college e godere di buoni stipendi, potere, formazione alla
leadership, maggiori responsabilità e molti altri privilegi solo perché erano andati al
college. Ero certo di saper fare lo stesso, così a ventiquattro anni, lasciai l'aeronautica e
tornai a scuola.
La successiva decisione importante era trovare un corso di laurea. Sapevo che mi
piacevano le lingue, così mi sono laureato in lingua e cultura tedesca, perché sapevo che
un giorno sarei ritornato in Europa. Una delle lingue minori era il russo che mi aiutò
quando tornai nell'esercito, in quanto ambivo a far parte dell'intelligence e diventare una
spia. Il russo mi interessava e mi affascinava.
L'altra ragione per cui ho scelto il russo era per il business. Avevo sentito che,
economicamente, la Russia avrebbe un giorno aperto le porte all'Ovest, ed io volevo
trovarmi pronto a raccogliere il flusso di denaro che sarebbe arrivato da quella direzione.
L'altra materia secondaria era, logicamente, economia.
Gli anni al college furono tra i più divertenti della mia vita. Giocavo a football; ero
uno dei tre capitani della squadra ed ero responsabile del dormitorio
al piano dove abitavo con altri studenti, il che significava avere una camera tutta per
me! Un sacco di amici, grandi feste e semplicemente mi godevo la vita.
Tempo di trovare un vero lavoro
A ventisette anni mi sono laureato e sono tornato a bussare alla porta dell'aeronautica
militare americana. Non è successo automaticamente, ma finalmente sapevo quello che
volevo fare nella mia vita: diventare un agente dei servizi speciali, che spiava i paesi
stranieri ed intercettava trasmissioni straniere per il governo americano.
Quando raccontai tutto ciò al selezionatore, mi disse che ero un buon candidato ma
prima dovevo arruolarmi come ufficiale e dovevo essere disposto per i primi due anni ad
essere spostato dove l'aeronautica aveva bisogno di me. Ciò poteva voler dire avere la
responsabilità di un elemento della polizia militare piuttosto che di un vigile del fuoco,
della sala da pranzo, del club degli ufficiali o di qualsiasi altra cosa! Ero un ribelle ed in
modo cortese gli dissi che si doveva fare alla mia maniera o non se ne sarebbe fatto nulla.
Ognuno andò per la sua strada e quella fu l'ultima volta che ebbi a che fare con l'esercito.
Andai a lavorare in una società di grafica, dove facevo i turni, inserivo le pagine in
una macchina che le assemblava fino a formare le riviste. Otto ore al giorno, ad impilare
cataste di pagine in una macchina, aspettando che la pila scendesse per mettere altre
pagine nella macchina.
Otto ore. Al giorno!!!
Il responsabile di reparto aveva la mia stessa età, ma era in formazione e si era appena
laureato – proprio come me! Ogni volta che lo vedevo girare nei reparti mi chiedevo “che
cosa ho sbagliato io? Perché sto utilizzando la mia laurea per infilare mucchi di carta in
una macchina mentre lui ha una posizione di manager junior?
Ritorno a scuola
A ventott’anni feci un'altra scelta che risulterà significativa. Dopo aver infranto le
speranze di far ritorno al mondo militare e senza un'idea precisa di cosa volevo fare da
grande, decisi di tornare a studiare e prendere un master. L'università aveva un
programma di scambi con l'estero, così tornai in Germania, dove ottenni il master in due
anni. Anche questa è stata un'esperienza fondamentale, grazie alla quale imparai molto
della cultura nazionale, del clima storico ed economico. Anche la vita sociale non era
male. C'era anche un'altra cosa che volevo: essere diverso dalla media degli americani e
dai miei amici, che vivevano ancora in casa, nel paese in cui eravamo cresciuti.
All'interno di questa esperienza, ho avuto anche la fortuna di risvegliare il mio
interesse e l’attitudine naturale ma non sviluppata in modo opportuno, ad esibirmi in
pubblico su un palco. Per due estati ho frequentato un corso intensivo di sei settimane alla
Millersville University, in Pennsylvania, la mia università negli Stati Uniti. I professori
Herr e Frau Hens tenevano corsi di tedesco per studenti laureati ed allo stesso tempo
dirigevano degli spettacoli teatrali. Tutti gli studenti erano coinvolti negli spettacoli
teatrali ed io ne ero entusiasta. Non amavo necessariamente ogni copione ma adoravo
prepararmi ed esibirmi sul palco.
Mi sono laureato a ventinove anni ed ho continuato il lavoro part-time che avevo
iniziato sei mesi prima di terminare gli studi. Insegnavo la lingua e la cultura tedesca ai
soldati americani. Questa era un'altra traccia sul mio cammino: amavo insegnare e aiutare
gli altri ad imparare.
Sports & Fitness Company
Sei mesi dopo essermi laureato e mentre ero ancora in Germania, mi sono imbattuto
nell’annuncio di un giornale che ha cambiato i successivi dieci anni della mia vita.
Cercavano un consulente tecnico nella divisione marketing e vendite della filiale tedesca
Nike. Avrei finito per lavorare in quella società per dodici anni. In quella posizione, ho
imparato molto su ciò che stuzzicava la mia fantasia: sport, parlare in pubblico, insegnare
e condurre le persone al raggiungimento di risultati e soldi.
I primi tre anni in Nike furono il secondo periodo migliore della mia vita adulta. A
parte i numerosi talk-show su eventi sportivi che io ho condotto con atleti di fama
mondiale come Sergei Bubka (più volte campione olimpionico e primatista mondiale di
salto con l’asta) e Michael Johnson (campione olimpionico e primatista mondiale nei 200
e 400 mt), ho trascorso una settimana con Michael Jordan (considerato per molti il
miglior giocatore al mondo di basket di tutti i tempi), Charles Barkley, Scottie Pippen,
David Robinson – tre grandi giocatori NBA dell'epoca (anni '90) - dove io ero non solo il
loro interprete nelle conferenze stampa ma anche il loro accompagnatore personale
durante il soggiorno in Germania. Ho fatto da interprete anche per Phil Knight, uno dei
co-fondatori della società, e Tom Clark, il presidente Nike di allora.
In aggiunta ero modello per i cataloghi Nike e ho fatto anche uno spot radiofonico.
Ho tenuto anche numerosi corsi sulla tecnologia delle scarpe Nike che facevo per
gruppi anche di 120 persone. Sono andato a Mosca in vacanza ed ho frequentato due
settimane di corso intensivo per rinfrescare la lingua che infine ho utilizzato per una
presentazione in un negozio che ha venduto scarpe Nike sulla Piazza Rossa. Questi anni
sono stati per me puro divertimento!
E poi...è successo qualcosa. Sono stato chiamato nell'ufficio del Direttore Vendite
Nazionale della filiale tedesca Nike che mi ha chiesto se ero interessato a diventare il
direttore vendite Europa per la base Nato dove Nike vendeva i propri prodotti. Era da
quando avevo iniziato a lavorare per questa società che desideravo una possibilità di
carriera in quell'ambito. Quando mi hanno offerto questa possibilità, ho pensato alle
opportunità di crescita che questa società, finora, mi aveva dato.
Ho pensato all’opportunità di fare più soldi e di gestire le persone e quindi ho
accettato il lavoro. E’ successo che ho smesso di divertirmi e tutto era diventato più serio.
Stavo di più in ufficio e lavoravo parecchie ore, facevo cose che in realtà non amavo. In
ogni caso, feci tutto quello che dovevo fare ottenendo ottimi risultati e guadagnando
parecchi soldi, ben consapevole che era un importante investimento per la mia carriera.
Non sapevo bene che tipo di carriera o dove la carriera mi avrebbe portato, ma , sapevo
che sarebbe stato un investimento per il mio futuro.
Dopo quasi due anni in quella posizione e dopo aver incrementato il fatturato del
business di cui ero responsabile, sono diventato dirigente. Mi hanno chiesto di andare in
Olanda, sede della Nike Europa, per creare il dipartimento Training & Sviluppo per la
forza vendita europea. Questo è stato un altro significativo passo per me. A parte la mia
crescita professionale, ho passato i primi tre mesi ad organizzare, pianificare e realizzare
un tour in Europa per far partire l'addestramento. Nel corso di un mese in quel periodo,
abbiamo trascorso due giorni e mezzo in ognuna delle otto filiali europee Nike, abbiamo
formato la forza-vendita, abbiamo visitato Newcastle in Gran Bretagna, Milano,
Francoforte, Barcellona, Stoccolma, Amsterdam e Innsbruck.
In quel mese sono tornato a casa solo un giorno. Sono tornato alla base, mi sono
lavato, mi sono asciugato, ho stirato i miei vestiti ed e sono uscito di nuovo. Nonostante
la rigorosa scheda di viaggio, è stata una delle esperienze più remunerative della mia
carriera professionale. Non insegnavamo alle persone. Si trattava di facilitare
l'apprendimento. Le facevamo riflettere. Le stimolavamo all'azione. Erano ispirate da
quello che facevamo noi. Le portavamo a riflettere non solo sul loro lavoro ma anche
sulla loro vita. Ho visto persone così commosse alla fine dei due giorni che piangevano
perché notavano la differenza che portavamo nella loro vita. Ho capito, quindi, che
qualsiasi progetto professionale avessi portato avanti, doveva in qualche modo aiutare le
persone a migliorare la qualità della loro vita.
Fascino Italiano
Dopo altri due anni ed un'altra opportunità di carriera proposta (che ho rifiutato), mi
trovai a prendere un'altra decisione. Mi sono innamorato di una bella ragazza italiana
proveniente da un paesino vicino a Venezia. Nel corso di due anni abbiamo speso un
sacco di soldi vedendoci ogni due settimane grazie al volo - solo un'ora e mezza –
Amsterdam/Venezia. Mentre io lavoravo ancora in Olanda, ci siamo sposati e abbiamo
avuto un bambino. Lei lì non era molto felice e nemmeno io lo ero. Lei voleva andare via
dall'Olanda a tutti i costi e io avrei voluto tornare nella mia cara vecchia America. Io sono
un romantico e la dolcezza mi frega, così le ho promesso che l'avrei riportata in Italia.
Quando mi ha domandato come avrei potuto cavarmela in Italia, visto che non conoscevo
la lingua, le ho risposto che l'avrei imparata.
Ho applicato la stessa tecnica di successo che avevo usato per imparare il tedesco
alcuni anni prima. Poi ho acquistato il libro L'Italiano in Tre Mesi, un corso per
autodidatti che vendevano con quattro cassette audio. Sono stato molto diligente, ho
finito ogni esercizio sul libro e ho ascoltato e seguito le istruzioni sul mangianastri. Ci ho
messo quattro mesi per finire tutto il libro e per ascoltare tutte le cassette, ma ce l’ho fatta
e mi sono creato così una base. Per qualche mese ancora ho preso delle lezioni una volta
alla settimana ed infine ero piuttosto soddisfatto dei miei progressi.
Il desiderio di imparare l'italiano è nato da un incidente che mi è accaduto la prima
volta che ho incontrato mia suocera. Mi aveva preparato un grandioso pranzo italiano
fatto in casa, dopo il quale volevo ringraziarla dell'ospitalità e dirle dei miei sentimenti
verso sua figlia. Fino ad allora non avevo ancora imparato l'italiano, la mia fidanzata
traduceva per me. Quando stavo per andarmene ho detto a mia futura suocera che la
prossima volta che sarei stato ospite, avrei parlato in italiano. Lei non ha detto nulla ed ha
sorriso cortesemente, ma l’ho vista perplessa sulle reali possibilità che parlassi italiano al
mio ritorno. Quella sfida mi ha spronato ancora di più ad imparare l'italiano- e l’ho fatto!
La volta successiva che l’ho vista, alcuni mesi dopo, le ho parlato nella sua lingua.
Dentro di me, quando sono andato via, mi sono detto “e vai !”
Trasferimento in Italia
E' stata una decisione difficile venire a vivere in Italia, in quanto Nike mi aveva proposto
un programma di formazione internazionale del management negli Stati Uniti che poteva
interessarmi molto. Tuttavia, ho pensato che se avessi portato mia moglie ed il neonato
negli States, sapendo bene quanto le sarebbe mancata la sua famiglia, i suoi amici e la sua
cultura, avemmo divorziato in un anno. E così, fu Italia!
Quando sono arrivato in Italia, ero felice perché avevo fatto qualcosa di buono per
qualcun altro. Questo era quello che voleva mia moglie. Lei era felice ed era felice anche
la sua famiglia ed i suoi amici. Io, per contro, ero triste. Ho finito per odiare tutto ciò! I
primi sei mesi sono stati tra i più tristi della mia vita. Volevo tornare a casa e mi sentivo
in trappola. Mi sentivo come se mio figlio non fosse più mio bensì “loro” figlio.
Ripensandoci, percepivo che il bambino era al centro dell'attenzione e io ero solo uno
spettatore. I miei sentimenti erano esagerati ed io mi sono sentito una vittima, perché non
ero molto felice in quella situazione. Alla fine, mi sono svegliato un giorno ed ho
reclamato mio figlio, che pensavo mi fosse sfuggito di mano. Ciò nonostante non ce l’ho
fatta ed il mio subconscio ha costruito un muro tra me e mia moglie. Ho iniziato così ad
incolpare lei per come mi sentivo. Il muro è diventato sempre più alto finché un giorno
non sono più riuscito a guardare oltre e abbiamo deciso di separarci.
I miei amici della filiale Nike italiana mi hanno offerto la possibilità di rifarmi in
Italia . Mi hanno offerto lo stesso lavoro che stavo portando avanti a livello europeo, con
responsabilità solo per l'Italia. Ciò significava che dovevo preparare il mio successore a
gestire la divisione a livello europeo e poi andare in Italia e dipendere da lui. Per me non
rappresentava un problema perché sapevo che sarei comunque cresciuto e che la mia
carriera sarebbe decollata. Era solo una questione di tempo. Così, dopo soli sei mesi, sono
stato promosso a gestire il business italiano Nike delle scarpe, che rappresentava circa il
65 per cento del fatturato totale. Anche questa per me è stata una grande scuola, perché
ho avuto la possibilità di sperimentare le mie capacità nella leadership gestionale in quel
settore.
Dopo quasi due anni passati così, ho iniziato a desiderare ardentemente un
cambiamento. Il mio livello di soddisfazione nel mio lavoro e nella mia vita iniziavano a
diminuire. Non era questo il tipo di vita che volevo. Amavo molto la mia società. Avevo
un swoosh Nike nel mio cuore ( ancora adesso!). Amavo gestire un team di persone per il
raggiungimento di risultati. Amavo viaggiare per lavoro e vedere altri paesi ma non mi
piaceva molto il lavoro in sé.
Onesto con Me Stesso
Ho iniziato a domandarmi, “Perché?” E’ stato allora che ho iniziato ad affrontare questo
problema ed a trovare le risposte. Non ero felice di svolgere quel lavoro.
Ero, in ogni caso, apprezzato per la maturità, l’ umanità, l’ onestà, la lealtà ed il
gioco di squadra, le abilità di gestione e di leadership, la gestione dei processi che
l'azienda aveva messo in piedi. Ero riconosciuto come buon comunicatore e per l’efficace
dei miei discorsi davanti alla forza di vendita al personale dell’azienda.
Non Nonostante tutto ciò, non mi mi sentivo particolarmente a mio agio nel fare quel
lavoro, in particolare a causa del fatto che essendo io in Italia, mi sentivo spesso un pesce
fuor d'acqua. Non sentivo la nazione o il lavoro e, ancora più importante, non “sentivo” la
passione che ritenevo necessaria per ottenere una dedizione totale. Una volta profuso il
mio amore alla società e tenuto conto del fatto che la professionalità è uno dei miei valori
personali più profondi, ho ritenuto onesto verso me stesso e verso la mia società iniziare a
valutare l’opportunità di un cambiamento, sia all'interno della società che all'esterno di
essa. Sapevo per certo che non avrei voluto continuare lo stesso percorso nelle vendite.
Guardandomi indietro, sono sicuro che avrei potuto apprezzare il marketing molto di più
e forse sarei stato più adatto per lavorare in quella divisione, tenuto conto delle mie doti e
delle mie ambizioni creative. L'esperienza, inoltre, nelle vendite avrebbe potuto giovare
molto al marketing.
A parte tutto ciò, ero un uomo d'azienda. Ero responsabile, affidabile ed onesto al
tempo stesso e possedevo ottime capacità manageriali e di leadership. Nove volte su dieci
avevo raggiunto i risultati che i miei superiori mi avevano chiesto, ero un buon
comunicatore e sapevo come raggiungere il mio fine in modo diplomatico. Avevo inoltre
un'esperienza che riguardava l'Europa intera, sono sempre stato corretto e ho avuto
costantemente a cuore gli interessi dell'azienda.
Situazioni magiche possono succedere
Nonostante tutte le mie perplessità circa la mia predisposizione alle vendite, con mia
grande sorpresa, sono stato promosso Direttore Vendite Nazionale, posizione in cui
dovevo gestire le tre divisioni principali – scarpe, abbigliamento ed accessori – più tutte
le altre posizioni di supporto. Molti si sono congratulati con me. Era una bella sfida ed io
ero gasato all'idea di accettare! Ero grato, felice ed onorato che l'azienda avesse così tanta
fiducia in me da affidarmi una responsabilità così importante. Avevo un rinnovato senso
di energia ed entusiasmo per il mio lavoro! Questa promozione è stata la prima di tre, che
ho chiamato, “Situazioni Magiche” che mi sono accadute in quel periodo della mia vita.
La seconda e la terza “situazione magica” che mi sono successe hanno avuto a che
fare con due persone che ho incontrato. La prima persona l’ho incontrata alla cerimonia
di “passaggio di consegne”, il momento in cui ho ufficialmente assunto l'incarico di
Direttore Vendite. Avevamo organizzato una serata di gala con i nostri cento “top-clienti”
in Italia ed abbiamo invitato Fiorello, a presentare l'evento. Durante la serata hanno
parlato il General Manager, il Direttore Vendite uscente ed io. La serata ha avuto un gran
successo ed io ero all'apice del mio più recente successo professionale: la mia
promozione. Il mio discorso di quella sera era la candelina sulla torta. Mi sono trovato sul
palco e l’ho sentito, ancora una volta, come il posto naturale dove adoravo essere!
Il giorno successivo ho ricevuto una chiamata da Fiorello. Mi ha chiesto se potevo
incontrarlo a Roma, perché era stato così tanto colpito dalla serata, dal mio discorso in
particolare e dall'entusiasmo che le persone di Nike trasmettevano, così come i prodotti,
che stava seriamente pensando di aprire un negozio monomarca Nike a Roma. Ho colto
subito l'occasione, non solo in previsione di un incremento del business, ma anche per
incontrare una persona che faceva una professione che a me interessava molto.
Incontrai lui, la fidanzata (all’epoca, oggi sua moglie) -Susanna- e la sorella -Catena-.
C'è stato subito feeling tra di noi! Ci siamo subito scambiati il numero di telefono e
siamo rimasti in contatto. La carriera di Fiorello era in ascesa in quel periodo ed oggi è
rimasto senza dubbio il numero uno nel panorama televisivo italiano. Stava facendo la
sesta tappa del Festivalbar e, si sa, questi spettacoli venivano ripresi e trasmessi in
televisione.
Lui ed il suo agente -Antonio Germinario-, anche lui persona squisita, mi hanno
proposto di viaggiare con loro e di partecipare agli spettacoli con un ruolo esclusivo nel
backstage. Mi spostavo con loro, andavo alle prove con loro, mangiavo con loro, e
praticamente seguivo come un ombra i loro spostamenti. Mi ha presentato alcuni
personaggi famosi e artisti che lavoravano con lui. E’ stata una fortuna per me perché ho
avuto l'occasione di vedere da vicino lo show business.
Io e Fiorello avevamo mantenuto un'amicizia grazie alla quale ci sentivamo ogni
tanto, io e mio figlio abbiamo perfino trascorso un week end a casa sua con lui e la sua
fidanzata, nel frattempo diventata moglie. L'esperienza di incontrare lui e la sua famiglia
e trascorrere del tempo con lui professionalmente, vedendo da vicino cosa fa dietro le
quinte, mi ha condotto ancora più vicino ad una realtà che volevo indagare meglio.
Approfitto di questa occasione per ringraziare quindi “Fiore” per l'opportunità che mi ha
dato di vedere da vicino questo mondo.
L’Incontro con il mio Angelo
Il terzo importante incontro in questo periodo è avvenuto quando sono andato ad
Amsterdam un paio di giorni per lavoro, come facevo regolarmente. Al mio ritorno, mi
sono imbarcato su un volo per Bologna. Avevamo fatto tardi e, insieme ad un collega,
abbiamo “sprintato” per salire sull'aereo. Quando ci siamo trovati a bordo, gli altri
passeggeri erano già seduti e stavano aspettando solo noi. Il mio posto era in seconda fila,
subito in prossimità del portello dell’aereo. Le cappelliere sopra i posti a sedere erano
tutte piene, così ho fatto fatica per trovare un posto per il mio computer. Ho dato
un'occhiata al mio posto e ho visto che, in modo sorprendente, la persona seduta vicino a
me era una splendida creatura dell'universo femminile mediorientale......