Untitled - Camera dei Deputati

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Untitled - Camera dei Deputati
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“Le statistiche dicono che una donna su tre vive come vivo io, in bilico. È vero, io sono
un’equilibrista, sono stata addestrata a farlo, cammino su un filo, procedo attenta per
evitare i passi falsi perché so che se sbaglio, se non presto attenzione, mi faccio male […]”.
Home sweet home, la nuova produzione della Compagnia Teatrale Quelli di Grock, è uno
spettacolo sulla violenza domestica, quella che si consuma tra le rassicuranti mura della dolce
casa: un dramma diffuso, sommerso e taciuto, protetto dal privato familiare e spesso segregato
dietro ingressi con targhette d’ottone.
Una madre e un figlio narrano una storia apparentemente normale ma che nasconde in realtà
verità terribili, e mettono a fuoco l’insana complicità che spesso nasce fra vittima e carnefice, il
complesso rapporto fra chi fa del male e chi pensa di meritarlo, la paura di confessare che il
nemico è proprio lì, seduto accanto sul divano.
La voce maschile guida lo spettatore all’interno di una ampia riflessione sulla società e sulla
famiglia, a tratti sarcastica e pungente, a tratti libera e metaforica. Il suo racconto si addentra
in un magma di luoghi comuni che vanno dalla religione ai detti popolari, dall’iconografia
classica alle favole, passando attraverso la retorica del principe azzurro e lo spietato ricatto del
perbenismo.
Il protagonista affronta e approfondisce l’urgenza di argomenti quali l’infedeltà, la tutela dei
figli e l’inviolabilità del legame matrimoniale, mentre la figura femminile evoca una realtà
familiare congelata da un claustrofobico gioco di ruoli.
La Compagnia Teatrale Quelli di Grock, da anni dedita a delicati temi come l’anoressia, la
disabilità, il bullismo, con questo spettacolo vuole scuotere dall’indifferenza e, grazie
linguaggio limpido e diretto del teatro, offrire la possibilità di una riflessione, affinché anche
dal palcoscenico possa arrivare un messaggio di sensibilizzazione e cambiamento che
promuova la cultura della non violenza.
IL PROGETTO
Il titolo dello spettacolo, Home sweet home, rimanda volutamente a immagini edulcorate della
famiglia, al quadretto ricamato a punto croce appeso fuori dalle case delle nonne, proprio
perché la violenza intrafamiliare è sempre esistita e troppo spesso nascosta; è un fenomeno
antico a volte purtroppo accettato e giustificato. Le cartelle cliniche degli ospedali raccolgono
bugie pietose: i lividi, i denti rotti, i traumi diventano cadute dalle scale, spigoli non visti,
porte contro le quali si è sbattuto. E i commissariati ogni giorno raccolgono parole di donne
esasperate che si riservano di sporgere denuncia perché “lui è il padre dei miei figli”. Spesso
dunque sono le stesse persone maltrattate che si rifiutano di uscire allo scoperto per paura di
ritorsioni, per convenzioni sociali e perché culturalmente “educate” alla sottomissione.
La reticenza ad ammettere i maltrattamenti subiti e le enormi difficoltà a distruggere le radici
culturali e sociali che sostengono la violenza di genere hanno spinto la Compagnia Teatrale
Quelli di Grock a creare uno spettacolo che possa sensibilizzare e scuotere dall’indifferenza.
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Il progetto ha avuto inizio nel mese di settembre 2009, periodo durante il quale sono stati
effettuati alcuni incontri per stabilire le modalità e il gruppo di lavoro. Il primo passo è stato
cercare un partner che potesse affiancare il lavoro della creazione drammaturgica dando una
consulenza scientifica sul tema e permettendo di conoscere più approfonditamente il dramma
della violenza. È così nata la collaborazione con Cerchi d’acqua, una cooperativa che si occupa
di contrastare il fenomeno della violenza alle donne e della violenza all'interno della famiglia e
che da moltissimi anni presta il proprio lavoro sul territorio milanese e lombardo.
La composizione della struttura drammaturgica, scritta e ideata da Valeria Cavalli e Claudio
Intropido, si avvale inoltre della collaborazione e consulenza di Maria Barbuto, psicoanalista
membro della Direzione Scientifica A.B.A. e collaboratrice presso l’Università Cattolica di
Milano, che ha già prestato le sue competenze professionali in occasione della produzione
Quasi perfetta, uno spettacolo sull’anoressia.
Il 23 novembre 2009 un’anteprima di Home sweet home è stata mostrata all’interno della
rassegna “Next, laboratorio delle idee” e per tale presentazione ha ricevuto un sostegno da
parte della Regione Lombardia.
Lo spettacolo ha ricevuto inoltre il Patrocinio Ufficiale della Provincia di Milano.
NOTE AL PROGETTO
L’argomento affrontato racchiude in sé un’importante componente di drammatizzazione,
rappresentata dal linguaggio teatrale, e un riferimento preciso alla realtà, tragicamente
fotografata dal mezzo video: in questo senso si tratta di una creazione fortemente dirompente
perché unisce, esalta e nutre entrambe le potenzialità espressive.
L’intento è quello di raggiungere il target più ampio possibile in modo da sensibilizzare
l’opinione pubblica sulla contingenza di questo fenomeno che non si limita agli episodi di
cronaca divulgati dai media, ma affonda le sue radici profonde in una quotidianità
apparentemente normale e tranquilla, talvolta persino sotto gli occhi dei vicini della porta
accanto e troppo spesso giustificata per retaggio culturale.
Quello della violenza domestica è un problema gravissimo anche perché resta all’interno delle
case e troppo spesso non viene denunciato.
I casi più estremi giungono anche sulle pagine dei nostri giornali, sono cronache tremende, di
violenze efferate che però spesso si consumano in famiglie disagiate, con dinamiche
patologiche ed è quindi opinione comune che si tratti di casi marginali e circoscritti a
determinate fasce sociali deboli. Tali notizie, pur colpendoci, appaiono sempre lontane dalla
“normalità”, serena ed equilibrata. Purtroppo è noto che dietro facciate stimabili, borghesi,
colte ed educate si nascondono gravi sopraffazioni che si stenta a riconoscere perché
avvengono all’interno di uno dei valori sociali maggiormente riconosciuti: la famiglia. La
violenza contro le donne esiste da sempre, ma questo problema sociale ha meritato attenzione
solo a partire dagli anni Sessanta; fino ad allora la violenza domestica era considerata solo
una questione privata. Però di violenza si può anche progressivamente morire: una morte
anche psicologica perché il maltrattamento toglie ogni dignità, rispetto di sé, libertà, sicurezza
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alle donne che lo subiscono. La casa diventa una prigione e il partner il peggior carceriere.
L’autostima si abbassa al punto che la donna pensa di meritare tali punizioni, non ha il
coraggio di uscire dalla spirale di sopraffazione. Il “buon senso comune” non riesce ad
accettare che questi soprusi avvengano nelle famiglie cosiddette perbene e il pensiero che il
maltrattante sia il nostro vicino di pianerottolo, che tante volte ci ha aiutato a portare le borse
della spesa, è fortemente destabilizzante.
Home sweet home denuncia senza edulcorare la realtà e narra senza pudore, colpendo lo
spettatore e rendendolo partecipe come solo il teatro riesce a fare. Un teatro sociale che non
racconta solo l’astratto ma che aiuta ad aprire un varco nelle coscienze e nei cuori scuotendo
dalla spessa indifferenza e da un diffuso scetticismo.
Home sweet home è una storia ambientata in una famiglia borghese in cui la “normalità” è
ancora più esaltata dalle possibilità economiche e da uno stile di vita più che dignitoso. Lo
spettacolo, come già detto, mette a confronto due voci, due mondi, due modi di pensare: quello
di una donna che vorrebbe ribellarsi ma convive da troppo tempo con la violenza per non
considerarla un ineluttabile destino, un accessorio al matrimonio e una malsana
dimostrazione d’amore, e quella di un figlio, che in questa rappresentazione assume su di sé il
lato maschile del dramma.
In scena Giulia Bacchetta, la bravissima attrice interprete anche dello spettacolo
sull’anoressia Quasi perfetta, e Andrea Robbiano, talentuoso attore uscito quest’anno dal
Laboratorio Permanente della Scuola di Teatro Quelli di Grock.
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OLTRE IL VELO – Note su Home sweet home di Maria Barbuto
La forza di questo lavoro teatrale consiste nel toccare un tema scottante e, purtroppo, di
grande attualità, come quello del maltrattamento e dell’abuso nei confronti delle donne. In
un’epoca come la nostra, in cui si registra un forte degrado delle istituzioni sociali, dallo Stato
alla Chiesa, alla famiglia, e dove i comportamenti violenti e antisociali sono in primo piano, si
assiste ad una sorta di “perversione generalizzata” che investe gli attuali legami sociali.
Attraverso la messa in scena di Home sweet home si dà voce al silenzio di molte vittime della
violenza che, spesso, rimane nascosta dentro le mura domestiche.
L’interesse di questa rappresentazione consiste non soltanto nella costruzione di un testo
lucido, preciso, privo di retorica, sapientemente cadenzato tra i due protagonisti ma,
altrettanto efficacemente, nella funzione che il velo, costruito sulla scena, tra le parole dei due
personaggi, viene a evocare. Velo/Sipario che contrassegna non solo due luoghi differenti
dell’enunciazione, quello di Anna, la madre, e quello di Luca, il figlio, ma anche un “davanti” e
un “dietro” delle parole stesse, due tempi dove scorre il tempo, inteso come tempo del ricordo,
tempo reale, tempo del sogno, ma anche tempo scandito dalle verità e dagli enigmi dei soggetti
coinvolti. Voler attraversare l’esperienza del dolore, dell’oltraggio, della devastazione che la
violenza comporta è un’operazione dolorosa in cui occorre combattere e superare il senso di
colpa e la vergogna che spesso si accompagnano ad ogni esperienza di sopraffazione e di abuso,
dove la soggettività è pesantemente negata e cancellata.
La scelta di una voce narrante maschile è molto significativa perché pone l’accento sullo
sguardo di chi assiste alla violenza, e non per questo è meno violentato. Su uno sguardo che
interroga, senza troppi preamboli, la morale comune, ma anche l’essere uomo, l’essere figlio,
l’essere padre. Quello di Luca è anche lo sguardo di chi cerca di ricostruire, partendo dal buco
operato da questa ferita, quel velo che la violenza ha squarciato, eliminando il pudore, il
rispetto, il valore del legame amoroso. Essere vittime della violenza è un’esperienza
devastante che non investe solamente il corpo ma anche e pesantemente la vita psicologica. La
sensazione di inermità, di umiliazione, di solitudine, impedisce alla vittima di trovare la forza
per rispondere meno distruttivamente al trauma con la conseguenza, piuttosto ricorrente, di
rimanere fatalmente assuefatta, chiusa nel silenzio, in preda a quell’attrazione ipnotizzante
che il legame col carnefice può arrivare a produrre.
Home sweet home vuole porre l’accento su questo problema ma soprattutto vuole invitare
all’importanza di rompere il silenzio e la ripetizione dell’orrore che l’esperienza traumatica
comporta, restituendo valore alla mediazione soggettiva dell’evento, per mostrare che può
essere possibile una risposta consapevole al di là di quella sintomatica.
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RASSEGNA STAMPA
METRO - Patrizia Pertuso
Home sweet home è uno schiaffo in faccia, un pugno nello stomaco, una lacerazione interiore,
firmata da Valeria Cavalli e Claudio Intropido, che racconta sfacciatamente la costante
assuefazione al maltrattamento di una donna, confusa tra i ruoli di vittima e carnefice di se
stessa. [...] Il velo/sipario divide la scena: dietro c’è la prigione di Anna, davanti lo spazio vitale
del figlio che racconta le mille umiliazioni subite da Anna e da tutte le altre donne. Bravi gli
attori (Giulia Bacchetta e Andrea Robbiano) che si muovono su una bella partitura musicale di
Gipo Gurrado. Da vedere.
NONSOLOCINEMA - Andrea Massironi
La compagnia Quelli di Grock torna per la terza volta alle tematiche sociali portando in scena
un’opera di rara bellezza. [...] Lo spettacolo si rivela una via di mezzo tra la narrazione e la
confessione, partendo con toni leggeri e incantati per arrivare, in un climax ascendente, ad
una violenza sempre maggiore, fino all’apice costituito dalla proiezione di un video che
rappresenta una violenza in atto che fa vibrare nell’animo dello spettatore corde profonde
facendogli provare un senso di fastidio e disagio, una voglia di essere altrove per non essere
costretti ad assistere alla scena. [...] Denso di spunti di riflessione, Home sweet home risulta
un grande spettacolo. Costituisce la conferma della costante abilità creativa di una compagnia
che continua a produrre lavori di notevole qualità non solo sul piano estetico, ma anche
culturale e umano.
TEATRIMILANO.IT - Giulia Capodieci
Uno spettacolo denso, di cui spicca l’indiscutibile bravura degli attori: una Giulia Bacchetta
splendida, dalla voce profonda e ricca di sfumature e un Andrea Robbiano che mette tutta la
sua giovinezza ed energia al servizio della scena. Ad emozionare gli spettatori contribuiscono
anche le musiche di Gipo Gurrado e gli intensi video di Zoe Vincenti che, proiettati su un
enorme telo, intensificano la drammaturgia con immagini esteticamente curate, molto
profonde e di grande impatto emotivo.
PANORAMI.INFO - Pia Vittoria Colombo
E anche questa volta il pubblico ha reagito positivamente e ha riconosciuto il giusto valore
all’ultimo prodotto nato dalla fantasia e dalla bravura, nonché dall’attenzione per i problemi
che affliggono il nostro quotidiano, dei suoi autori e registi Valeria Cavalli e Claudio Intropido.
[...] Ancora una volta un’ottima messa in scena al Leonardo dunque e certamente un ottimo
testo quello su cui si costruisce Home sweet home. Un’altra drammaturgia coerente con la
linea stilistica innovativa e la qualità da cui la compagnia teatrale Quelli di Grock ci sta
abituando anno dopo anno.
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BRANO TRATTO DAL COPIONE DI HOME SWEET HOME
LUCA:
Sono le quattro di mattina, lo so perché me l’hanno insegnato a scuola a leggere le ore, ho mal
di pancia e tanto freddo, mi stringo tutto il piumone addosso ma il freddo non passa. Ho tutti i
brividi ma mi alzo dal mio lettino, non accendo la luce perché la mamma ha piazzato in giro
tante lampadine a forma di orsetto, di stella, di polipo perché così Pollicino non si perde. Lì c’è
il bagno, la cucina, il tappeto della sala, la sala. Vorrei una casa più piccola, in cui stare tutti
vicini, avrei meno freddo stasera. Lì fuori c’è il terrazzo, e sono arrivato, quella è la porta della
stanza dei miei genitori. Sento dei rumori strani che vengono da lì dentro e mi sembra di
sentire la voce della mamma che dice “no… ti prego basta… ti scongiuro”. Mi sembra che
qualcuno stia piangendo adesso, qualcosa cade e si rompe. Busso. Toc toc. Mi hanno insegnato
così. Sono beneducato io. Dico “mamma!”. Improvviso il silenzio, un fruscio, come quando si
riordina in fretta e furia e la voce di lei: “Luca, amore, arrivo subito”, la porta si apre, la
mamma è spettinata, guance arrossate e ha lacrime grosse, pesanti che cascano giù fino al
petto. Ma ride e dice “oh amore non sai quanto ci stavamo divertendo io e il papà. Guarda,
amore, guarda, sto piangendo dal ridere. È come quando io e te ci mettiamo sul letto e io ti
faccio il solletico, è proprio così, amore… come quando io e te ci divertiamo…”. E comincia a
farmi il solletico davvero e lei ride con le lacrime e io rido ma sto male e non volevo giocare
stasera, volevo che lei mi facesse passare il freddo. Mi viene da vomitare, il bagno è lontano e
tutto succede in un attimo lì davanti alla stanza dei miei. Vedo mio padre in pigiama con la
faccia arrabbiata, non è colpa mia se sono stato male, scusa papà ma lui non mi ascolta, ha già
chiuso la porta, la mamma mentre pulisce mi consola. Mi abbraccia e viene a dormire nel mio
letto, mi stringe forte e il freddo passa piano piano… piano… piano…
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COMPAGNIA TEATRALE QUELLI DI GROCK
La Cooperativa Teatrale Quelli di Grock è stata fondata a Milano nel 1976 ed è annoverata tra
le compagnie “storiche” del panorama teatrale italiano. È riconosciuta dal Dipartimento dello
Spettacolo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali come struttura primaria a livello
nazionale di teatro di ricerca per l’infanzia e la gioventù. Inoltre ha ottenuto il riconoscimento
ed il sostegno della Regione Lombardia e del Comune di Milano, con il quale è convenzionata.
I soci della Cooperativa costituiscono un nucleo compatto, dall’impronta artistica fortemente
condivisa, che vede nel gesto e nel linguaggio del corpo non solo un canale di comunicazione
con il pubblico, ma anche la cifra stilistica che distingue l’attività della Compagnia stessa e ne
traccia il percorso teatrale.
Nei primi anni l’attività si è concentrata sulla realizzazione di spettacoli per bambini e ragazzi
per poi svilupparsi ulteriormente con la gestione di uno spazio stabile: dal 1990 al 1997 al
Teatro Greco e dal 1999 al Teatro Leonardo da Vinci. La Compagnia ha avuto così la
possibilità di presentare produzioni per un pubblico serale, avvicinandosi sia a testi classici
che alla drammaturgia contemporanea. Dalla stagione 2009/2010, dopo sette anni di felice
condivisione con Teatridithalia, Quelli di Grock gestisce interamente la stagione del Teatro
Leonardo da Vinci di Milano.
Quelli di Grock ha partecipato a numerose manifestazioni, festival e rassegne nazionali ed
internazionali, ottenendo molteplici segnalazioni. Spettacoli storici come Caos e La clé du
chapiteau sono stati in tournée in Europa e in America, raccogliendo grande successo di
pubblico e critica; più recentemente anche Sincola (Senzacoda, una storia sulla diversità) e
Presque parfaite (Quasi perfetta, uno spettacolo sull’anoressia) sono stati ospiti in Spagna e
Francia.
Tra gli altri spettacoli più significativi di Quelli di Grock: Istruzioni per l’uso (1987), Kinesis
(1990), Desideri (1991), Colchide (1991), La ruota degli elfi (1992), Cinema Cinema (1994) –
premio ETI Stregagatto 1995/96 –, Data di nascita (1996), Ghiaccio (2000), L’omino del pane e
l’omino della mela (2004), Io me ne frego! uno spettacolo sul bullismo (2007) – premio Ribalta –
Sei creazioni, realizzate con la partecipazione degli allievi neodiplomati della Scuola di Teatro
gestita dalla Cooperativa, sono diventate patrimonio della Compagnia: Officina Pinocchio
(1998), Nero (2002), Moby, viaggio a balene (2002), La bottega del caffè (2003), Ubu Re (2006),
La regina della neve (2009).
Negli ultimi anni poi il Teatro Leonardo da Vinci è stato il palcoscenico ideale per la
Compagnia, una vera e propria palestra per la rilettura di classici che ha avuto un grande e
costante successo di pubblico: La bottega del caffè (2003), Il malato immaginario (2004), Molto
rumore per nulla (2005), Renzo e Lucia, questo matrimonio non s’ha da fare (2006), Ubu Re
(2006), La bisbetica domata (2007) – che ha avuto sedicimila spettatori in una sola stagione –,
La locandiera (2008).
QUELLI DI GROCK - TEATRO LEONARDO DA VINCI
via Emanuele Muzio, 3 - 20124 Milano
tel. 02.66.98.89.93 - fax 02.66.90.173
[email protected]
www.quellidigrock.it
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