la maratona dell`isola di man

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la maratona dell`isola di man
FERRAGOSTO DI CORSA: LA MARATONA DELL’ISOLA DI MAN
di Attilio Pellero
Se noleggiate una vettura all’aeroporto di Ballasalla, sarete colpiti sin dal primo miglio da una vegetazione
rigogliosissima e dai giardini fioriti di ville immerse nel verde in una campagna simile all’England, ma in un
contesto decisamente mediterraneo per la varietà dei colori.
Poco più avanti la discesa nella baia di Douglas è spettacolare per la vista dell’oceano, il lungomare di case
vittoriane, la teoria di alberghi a cinque stelle e il mare che si ritira maestosamente per chilometri lasciando
campo libero ai gabbiani e alle passeggiate dei turisti e degli abitanti con i loro cani.
Prendiamo possesso di due camere comunicanti al Casino Palace, con una magnifica vista sulla passeggiata
e anche i figli rinunciano ad attaccarsi alla TV tanto speciale è la novità. Dovrò però attendere di finire la
maratona per sostituire il servizio in camera con una signora prima colazione nella veranda del ristorante.
Domenica mattina, sulla strada per lo stadio Ballacloan di Ramsey vengo superato da vetture che sgasano
anche nelle curve lente: sull’isola di Man gli sport motoristici li hanno nel sangue. Incontro un incredibile
guard rail <pitturato> sui muri muri a secco e, verso la città, i cordoli dei marciapiedi bianchi e rossi come
nelle chicanes. Sto percorrendo il mitico circuito TT, che ha visto Giacomo Agostini vittorioso 10 volte.
Arrivo a Ramsey con le barche in secco per la bassa marea e parcheggio davanti al circolo nautico. Un vento
teso ha spazzato le nubi e la temperatura è gradevole. Osservo i vassoi dei rifornimenti personalizzati, ritiro
numero e chip e subito vengo circondato dalla cordialità dei runner locali.
Si parte alle 9.00 in punto sul lungomare (Foto 1-2) per due giri di un circuito che prevede 4 miglia con un
paio di strappi (foto 3) e una frazione successiva ondulata; la parte in discesa con vento contrario.
Nelle prime 8 miglia faccio gara di coppia con Nikki Boyde, vincitrice della gara femminile (foto 4). Sulla
salita andiamo a prendere una bella biondina tutto pepe, Elizabeth/Betty McGowen (foto 5), recente
vincitrice della maratona di Belfast MM40, che al via era scappata con i primi.
Al rifornimento del giro di boa Nikki mi ha già salutato mentre mi Betty mi segue a meno di 100 metri.
Mamma mia com’è duro riprendere dopo tanti anni. Mi tocca competere con le donne! David Potter, il
vincitore della mia categoria, è su un altro pianeta, dal momento che chiuderà secondo assoluto in 2h56’.
Mi domando se non sia il fratello di Harry Potter, dal momento che ancora 10 anni fa correva in 2h30’.
Sulla seconda salita i gel integratori non sostituiscono la mancanza di allenamenti adeguati e devo lasciar
sfilare la bella Betty, che sarà seconda assoluta tra le donne.
Mollo la presa ma non riesco a godere pienamente la magia dell’isola, perché anche se non dai l’anima le
ultime miglia di una maratona non sono mai una passeggiata! Un inizio di crampo suggerisce prudenza e,
miglio dopo miglio, raggiungo infine lo stadio accolto dalle ovazioni del pubblico.
Una signora in rosso, con un cappello very British (foto 6) appende al collo una medaglia e mi consegna uno
stampato con il tempo in diretta della mia maratona: 3h51’55”. Mai vista tanta puntualità e precisione.
Mi sdraio sul prato al sole poi salgo in tribuna per onorare il degno buffet: sandwhich deliziosi, torte salate,
dolci e macedonie di frutta. Socializzo con un concorrente del Kent insieme al quale scendo alla
premiazione davanti alle tribune: una cerimonia informale e simpatica interrotta più volte per l’arrivo di un
concorrente, perché l’affetto del pubblico è tutto per chi chiude la fatica.
Un runner di colore lancia uno sprint bruciante tra il divertimento generale. Tardivo!
Due giorni dopo apprendo con sorpresa di essermi classificato terzo nella categoria. Il nome era stato
storpiato a tal punto che l’avevo riconosciuto lasciando così il premio all’organizzazione!
Raggiungo la famiglia che ha dedicato le energie allo shopping per le vie di Douglas. Inizia il secondo round:
visita a Peel e al suo castello e cena in un ristorante del porto. Zuppe di pescato, frutti di mare, polpa di
granchio, merluzzo e salmone alla maniera loro. Meglio non si potrebbe.
Il giorno dopo raggiungiamo il Sud dell’isola e le cittadine di Port Erin, Port St Mary e Castletown, ognuna
deliziosa con le immense spiagge oceaniche e le case costruite appena sopra la spiaggia sfidando il mare.
L’isola è un posto di gente semplice e gentile che non teme di far vedere la propria ricchezza e che tiene al
proprio giardino più di un inglese. Sono anche creativi e spiritosi. Nell’antica capitale Castletown c’è un
minuscolo edificio un tempo sede del parlamento che è aperto ai visitatori ai quali è offerto il privilegio di
intervenire in dibattiti su decisioni storiche e diritto di voto. Prossimi argomenti da dibattere: se sia stato
ragionevole dare il diritto di volto alle donne nel 1881 o se sia opportuno aderire all’Unione Europea.
Il costo della vita è inferiore a quello inglese e le case costano meno che in Italia. Se avete risparmiato un
capitale questo può davvero essere uno dei posti in cui andarsi a godere i frutti dei propri risparmi.
In questo autentico paradiso la proporzione di popolazione impegnata in attività sportive è
straordinariamente alta e la passione per le competizioni (anche le più faticose come la maratona) è
genuina. Basti pensare che su 76.000 abitanti sono molti i runner che corrono la maratona (e su quel
percorso!) i meno di 3 ore, alcuni vicino ai 50 anni. E anche le donne a 45 anni scendono sotto le 3h30’.
L’esperienza sollecita alcune considerazioni:
•
Una maratona in circuito rende l’organizzazione non molto diversa da quella di una mezza;
•
L’arrivo vicino a delle tribune aggiunge calore e crea un clima di grande partecipazione;
•
Un ricco buffet favorisce la socializzazione ed è un ottimo veicolo promozionale. A sandwhich, insalate
di frutta e dolci si potrebbe rispondere con ravioli, trenette al pesto, formaggetta e olive taggiasche.
•
La presentazione e la premiazione possono aggiungere fascino. Per la presentazione si potrebbe trarre
ispirazione dalla mezza di Varenne, con la passerella dei protagonisti; la consegna del trofeo davanti ai
concorrenti che sfilano tra gli applausi è una valida idea per gare non troppo affollate.
Suggerisco di pensare la maratona d’agosto in una meta turistica alternativa rispetto a vacanze più
modaiole ma con meno sapore. Che andiate a visitare la laguna Blu di Rejkjavich o la foresta di Tampere o vi
dedichiate al whale watching dalle scogliere del Calf of Man poco importa.
Ritornerete arricchiti e in una forma migliore.
Alle prossime.
FOTO 1 E 2 – LA PARTENZA (CON UNA PICCOLA CONCORRENTE GIAPPONESE)
FOTO 3 – UN PERCORSO UN PO’ MOSSO ….
FOTO 5 - LA BELLA BETTY
FOTO 4 –ATTILIO E NIKKI, VINCITRICE DELLA GARA FEMMINILE
FOTO 6 – IL CAPPELLO DELLA REGINA