Francesco e Kirill «Pregate tutti» per le suore rapite
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Francesco e Kirill «Pregate tutti» per le suore rapite
M O N D O 15 Giovedì 5 Dicembre 2013 Ucciso un leader di Hezbollah. Dito puntato su Israele Libano Il governo israeliano nega coinvolgimenti. Due gruppi jihadisti rivendicano: punito per l’aiuto ad Assad I funerali del leader ucciso in Libano (Epa) Beirut. Un omicidio eccellente fa ulteriormente aumentare la tensione in Libano, già investito dalle violenze tra sostenitori e oppositori del regime siriano. Un influente leader di Hezbollah, Hassan alLakiss, è stato ucciso l’altra notte da un commando che gli ha teso un agguato sotto casa, in un’area superprotetta di Beirut. Il movimento sciita li- banese accusa Israele, che però nega ogni responsabilità. L’ultima uccisione di un alto dirigente di Hezbollah risaliva al 2008, quando a Damasco Imad Mughniyeh, comandante militare del Partito di Dio, era stato eliminato con un’autobomba. Anche in quell’occasione Hezbollah aveva chiamato in causa Israele. L’uccisione di al-Lakiss è av- venuta alla vigilia dell’arrivo in Israele e nei Territori palestinesi del segretario di Stato americano John Kerry, che cerca di rilanciare i negoziati di pace. L’agguato di Beirut è stato rivendicato da due fantomatiche sigle di combattenti sunniti, che lo hanno presentato come una vendetta per la presenza in Siria di miliziani di Hezbollah impe- Francesco e Kirill «Pregate tutti» per le suore rapite riprese e in luoghi diversi». Anche l’Iran, grande sponsor del movimento sciita libanese e alleato di Assad, sposa questa tesi. «Gli atti codardi di Israele e dei suoi agenti faranno solo sì che la resistenza insista per raggiungere i suoi obiettivi», ha affermato l’ambasciatore di Teheran in Libano, Ghazanfar Rokn Abadi. (R.E.) © RIPRODUZIONE RISERVATA L’INTERVENTO Il convegno Mcl «Ponti di pace da Assisi a Gerusalemme» CARLO COSTALLI* a Assisi a Gerusalemme un ponte per la pace» è il tema dell’incontro organizzato oggi dal Movimento Cristiano Lavoratori in collaborazione con il Centro internazionale per la pace di Assisi, in occasione del conferimento del riconoscimento internazionale «Pellegrino di Pace» al Patriarca Latino di Gerusalemme monsignor Fouad Twal. Le ragioni per le quali il Mcl ha voluto impegnarsi direttamente, nella realizzazione della edizione 2013 del premio, attengono sia alla vocazione di città di pace che caratterizza tanto Gerusalemme quanto Assisi, sia alla storia del nostro Movimento. Gerusalemme è la città della pace per eccellenza: l’apostolo Paolo spiega, nella lettera agli ebrei, che il vero significato della parola Gerusalemme è «pace» e il filosofo Filone Alessandrino, contemporaneo del Cristo, afferma che il significato della parola Gerusalemme è «visione di pace». Altrettanto vale per Assisi, indissolubilmente legata al messaggio di pace e di disponibilità all’incontro incarnato da San Francesco, nello spirito di quanto, recentemente, ribadito da Papa Francesco: «La pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di tutta l’umanità». Ancora oggi, a testimonianza di questo, possiamo ammirare, nella Basilica Superiore, l’affresco del ciclo giottesco che racconta magnificamente l’incontro di San Francesco con il Sultano d’Egitto al-Malik al-Kamil. Un incontro che avvenne nel cuore della quinta crociata ma in spirito di pace e di rispetto reciproco. Il tema prescelto non costituisce pertanto un esercizio retorico ma si fonda su solide basi spirituali, storiche e culturali ed è di scottante attualità. Gerusalemme è, a tutt’oggi, coinvolta in un conflitto che presenta forti connotazioni di fondamentalismo religioso da entrambe le parti. A fronte della violenza fondamentalista risalta la centralità del ruolo dei cristiani come testimoni di pace. Da secoli la Chiesa di Gerusalemme è presente tra la gente e con la gente e, anche se ormai in condizioni di minoranza, non è dimessa né rassegnata: vive con la propria fede la vita degli arabi e parla la loro lingua condividendo le loro tradizioni. Il nostro Movimento è, da anni, a fianco della Chiesa di Gerusalemme: una collaborazione nata in tempi lontani e che si è consolidata, nel tempo, in una consonanza d’intenti tradottasi in opere concrete. Il primo impegno del Movimento è stato la costruzione di case a Gerusalemme per le giovani coppie, altrimenti costrette a una dolorosa diaspora: un aiuto concreto a sostegno della presenza cristiana in Terra Santa. Un secondo impegno è rivolto al completamento della nuova Università Cattolica di Madaba in Giordania. Il Patriarcato ha piena consapevolezza che si potrà costruire la pace solo a partire dalla formazione di una nuova classe dirigente abituata a lavorare insieme, a studiare insieme, a vivere insieme, a camminare insieme pur nella diversità delle provenienze. Profonde sono, dunque, le radici dell’impegno del Mcl in Terra Santa così come lo sono quelle che legano la sua storia alla città di Assisi. Nella tarda estate del 1970 si riunirono, proprio qui ad Assisi nel cuore della città medievale, per il loro primo corso nazionale di formazione, quei giovani che, solo pochi mesi dopo, sarebbero stati protagonisti della sofferta scelta del congresso di Peschiera del Garda avviando il processo che avrebbe, in poco più di due anni, portato alla nascita del Mcl. In questo senso possiamo ben dire che la storia del Mcl comincia proprio da Assisi. *Presidente nazionale del Mcl «D Il nunzio a Damasco Mario Zenari: «Hanno telefonato, stanno bene» LUCA GERONICO signor Zenari. Un episodio che conferma la «grande preoccupazione» per la situazione in Siria specie per n contatto «molto scarno», durato una mancome «si trovano i cristiani», ha sottolineato il seciata di secondi, con il patriarcato greco-orgretario di Stato Pietro Parolin che comunque guartodosso di Damasco: un primo segnale chiada con speranza alla conferenza di Ginevra: «Vedremo che cosa si potrà fare. Speriamo», ha concluso ro sulla sorte delle 12 suore ortodosse prelevate luParolin. nedì in Siria da uomini armati. Un sospiro di sollieUn nodo diplomatico su cui stanno riflettendo anavo sulla sorte delle religiose, confermato dalla nunlisti e diplomatici. Da Bruxelles i ministri degli Esteziatura di Damasco, ha aperto una giornata di imri della Nato e della Russia hanno sottolineato che «la portanti appelli per la loro liberazione. Dell’episodio sola soluzione alla crisi siriana è di Maalula, al termine dell’uun processo politico senza edienza generale, si è occupato iesclusioni» esprimendo tutto l’apri papa Francesco: «Desidero inpoggio alla conferenza Ginevra vitare tutti a pregare per le mo2 del 22 gennaio. nache del monastero greco-orOre d’attesa per le religiose Ieri il Wall Street Journal ipotiztodosso di Santa Tecla a Maaluzava che la Casa Bianca stesse la, Siria», portate via «con la forIl segretario di Stato cambiando tipo di approccio. Gli za da uomini armati». Il Papa ha vaticano Parolin: «Grande Stati Uniti e i Paesi occidentali poi voluto ricordato tutte le «peralleati «hanno avuto colloqui disone sequestrate a causa del preoccupazione retti con alcune milizie islamiconflitto». Speriamo in Ginevra 2» che attive in Siria» per «indeboFrancesco ha poi concluso l’aplire al-Qaeda, ma anche di conpello invitando tutti a «pregare e quistare il loro sostegno alla cona operare insieme per la pace». ferenza di pace di Ginevra 2». Un’apertura, scrive il Nelle stesse ore una nota molto importante del paWall Street Journal che «serve a capire se sia utile triarcato di Mosca guidato da Kirill, ha condannato, coinvolgere queste persone nel processo diplomaticome un «atto disumano», il prelievo da parte di uoco». In particolare le diplomazia starebbero puntanmini armati delle suore ortodosse. Il patriarcato ordo sul Fronte islamico, nato dall’unione di 6 orgatodosso di Mosca ha poi invitato «tutte le persone di nizzazioni dell’opposizione armata al governo siriabuona volontà» a «esprimere un rifiuto inequivocano, da cui sono stati esclusi i gruppi legati ad al-Qaebile per tali atti disumani e a condannare all’unanida, cioè il Fronte al-Nusra e lo Stato islamico dell’Imità il terrorismo, qualunque sia lo slogan che queraq e del Levante. sto utilizzi». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il LUOGO. Il convento di Santa Tecla a Maalula (Giorgio Migliari) La Chiesa ortodossa russa ha invitato alla preghiera per le suore rapite, come per Paul Yazigi, metropolita greco-ortodosso di Aleppo e Jean Ibrahim, vescovo siro-ortodosso della stessa città e per tutti i prigionieri cristiani, clero e laici, come per «tutto il sofIl predicatore wahhabita: «Legittimo uccidere donne e bambini» ferente popolo siriano». Tra i sacerdoti rapiti nei meÈ «ammesso uccidere donne e bambini nell’ambito di una guerra contro gli infedeli». Lo ha sostesi scorsi in Siria, figura anche il gesuita italiano panuto il predicatore saudita wahhabita al-Sanani nel corso di un’intervista alla tv “al-Thaminah”. Sedre Paolo Dall’Oglio. condo al-Sanani, infatti, l’uccisione di donne e bambini non è altro che un «danno collaterale» nelDi primo mattino il nunzio apostolico Mario Zenari l’ambito dell’obiettivo «legittimo» di abbattere un regime «infedele» come quello alauita in Siria. La aveva avuto conferma delle voci diffusesi martedì setesi non è nuova negli ambienti del fondamentalismo di matrice islamica. Vent’anni fa, in seguito ra di un contatto con le religiose. «Suor Pelagia Sayyaf a un attentato compiuto da al-Qaeda nello Yemen, una fatwa emanata dallo sceicco Mamduh Samartedì sera è riuscita a parlare al telefono con il palim ha ritenuto che l’uccisione di qualcuno che sia vicino al nemico è giustificata dal fatto che tuttriarcato greco-ortodosso a Damasco». La madre suti gli astanti innocenti troveranno la loro giusta ricompensa morendo: «Andando nel Paradiso se periora ha riferito che le «religiose stanno bene», ha erano stati buoni musulmani e nell’inferno se erano stati pessimi musulmani o non credenti». confermato ad Avvenire il nunzio. Le monache sono (C.E.) state catturate da un gruppo ribelle, ma «al momento non si può parlare di sequestro, perché non si conosce l’obiettivo di questa azione», ha precisato mon- U La crisi in Siria IL CASO Centrafrica. gnati nei combattimenti al fianco delle truppe del presidente Bashar al Assad: la Brigata dei sunniti liberi di Baalbek e la Alleanza della Ummah (comunità) islamica. Mentre ci si interroga sull’attendibilità di queste rivendicazioni, Hezbollah ha puntato decisamente il dito contro Israele che «aveva già tentato di eliminare il nostro fratello a più Conto alla rovescia per l’intervento delle truppe francesi MATTEO FRASCHINI KOFFI LOMÉ (TOGO) l conto alla rovescia è iniziato. Tra qualche ora il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe dare la propria approvazione all’intervento militare francese nella Repubblica Centrafricana. L’operazione “Sangaris”, che prende il nome dalla piccola farfalla rossa centrafricana, avrà una durata di sei mesi e potrebbe iniziare già questa domenica. «È solo questione di giorni ormai – scriveva ieri il quotidiano francese Le Parisien –. Non appena l’Onu avrà dato il via libera, i 1.200 soldati francesi potranno intervenire». L’obiettivo ufficiale è quello di «garantire nuova- I L’INTERVENTO. Blindati francesi a Bangui (Reuters ) mente la sicurezza in tutto il territorio». Le truppe francesi e quelle della forza internazionale dell’Unione Africana (Misca) cominceranno a ristabilire l’ordine nella capitale Bangui per poi spostarsi sulle vie principali che portano verso il Camerun e il Ciad. Un’impresa che sta spingendo il presidente francese, François Hollande, ad agire con molta cautela, richiedendo anche l’aiuto di altri Paesi africani ed europei. «Hollande non ha voglia di continuare a fare il gendarme in Africa – commenta una fonte dell’Eliseo –, per questo vorrebbe un impegno diretto da parte di tutti». Oltre tremila militari francesi sono infatti già occupati con l’operazione militare “Serval” nel nord del Mali. Trucidati 12 civili. Presto il via libera dell’Onu: l’operazione durerà sei mesi e coinvolgerà 1.200 soldati Intanto, i capi di Stato africani sono ora a Parigi per partecipare a due diversi summit, il primo sull’economia, e il secondo sulla «pace e sicurezza». Sabato pomeriggio a Parigi «si terrà però un mini-summit informale sulla situazione centrafricana», hanno dichiarato ieri fonti della presidenza francese, aggiungendo che all’incontro parteciperanno «Hollande, il premier della Repubblica centrafricana, Nicolas Tiangaye, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e i vertici dell’Unione Europea e dell’Unione Africana». Continuano invece le violenze che sembrano prendere un aspetto sempre più religioso. Una banda di vigilantes ha infatti massacrato a Bangui 12 civili della minoranza musulmana dell’etnia peuhl. «Tra le vittime ci sono bambini e una donna incinta», hanno confermato i media locali. Da quando il presidente centrafricano, Michel Djotodia, è stato appoggiato nel colpo di Stato dello scorso marzo da una forte presenza di militanti islamici tra i ribelli della Seleka, sono stati frequenti gli episodi di scontri interreligiosi. Le organizzazioni per i diritti umani hanno più volte denunciato i «brutali attacchi degli insorti contro la comunità cristiana e la distruzione di chiese». Ma con l’anarchia che si è venuta a creare durante gli ultimi mesi, si sono formati dei gruppi di auto-difesa nei villaggi che hanno attaccato diverse postazioni della Seleka e i loro sostenitori tra i civili. Djotodia, il primo presidente musulmano nella storia del Paese, ha ammesso di aver perso il controllo della situazione. «Mentre è relativamente facile capire cosa sta succedendo nella capitale – affermano gli esperti – è molto difficile documentare le condizioni in cui si trova il resto del Paese». © RIPRODUZIONE RISERVATA