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cronache piemontesi
rivista dell'unione province piemontesi
anno XIX - II semestre
n. 57
2000
Intesa in Conferenza unificata
Stato-Regioni-Enti locali
SIGLATO L’ACCORDO SUL
TRASFERIMENTO DELLE RISORSE
ALLE REGIONI E AGLI ENTI LOCALI
PER L’ATTUAZIONE DEL
DECENTRAMENTO
Spedizione in abbonamento post. - Art. 2 comma 20/C legge 662/96 - DC - DCI Torino - 3/2000
ne
posizio UPP e
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delle s ulta dei Presid
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della C nsigli Provin
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C
Pag. 7
Proposte migliorative
delle Province Piemontesi
Urgente approvare la nuova
“Legge Urbanistica regionale”
Pag. 2
Le Province nella
rete informatica della Pubblica
Amministrazione Regionale
Il modello RUPAR per sviluppare
e gestire i nuovi servizi
ai cittadini
Pag. 6
Documento UPP
sui “livelli ottimali”
Servizi associati anche per i
piccoli comuni in collaborazione
con le Province
Pag. 4
Un’importante tappa è stata raggiunta la scorsa settimana,
nell’ambito dei lavori della Conferenza unificata, nel processo di
decentramento di funzioni dallo
Stato, alle Regioni e agli Enti
locali.
Lunedì 13 novembre, dopo un
lungo processo costituito da verifiche ed approfondimenti, è stata
siglata nella sede di Palazzo
Chigi, tra il Governo, i rappresentanti delle Regioni e degli Enti
locali, l’intesa finalizzata al trasferimento agli Enti locali, delle
risorse finanziarie, strumentali e
di personale per poter esercitare
le funzioni secondo i principi
della legge n. 59 del 1997 e del
successivo decreto legislativo n.
112 del 1998. L’accordo prevede
che le risorse destinate agli Enti
locali siano ripartite attraverso
l’emanazione di singoli DPCM.
A tale proposito occorre evidenziare che per quanto concerne le
funzioni riguardanti le materie
che non rientrano nell’art. 117
della Costituzione, e che lo Stato
trasferisce direttamente a Regioni
ed Enti locali, la Conferenza unificata aveva in precedenza
espresso parere favorevole sui
DPCM che contengono la individuazione delle risorse da assegnare a tali Enti. I trasferimenti che
in particolare sono diretti alle
Province riguardano le seguenti
materie:
energia;
trasporti;
Segue a pag 3
2
PRESENTATE IN REGIONE LE PROPOSTE
MIGLIORATIVE DELL’UPP IN VISTA DELLA NUOVA
‘LEGGE URBANISTICA REGIONALE’
E’ necessario ora accelerare i tempi di approvazione
Da anni i Comuni, i cittadini, le aziende, i professionisti,
attendono una nuova legge nel settore urbanistico che
nell’efficacia degli interventi incida sulle procedure
di semplificazione secondo la legge ‘Bassanini e
definisca con precisione i ruoli tra Regione, Province,
Comuni.
Una tappa fondamentale per l’assetto territoriale del
Piemonte per i prossimi anni.
Nel corso dell’audizione svolta ai
primi di ottobre con la II Commissione del Consiglio regionale,
l’Unione delle Province ha consegnato ufficialmente il documentoparere elaborato in diversi incontri
tra gli assessorati alla Pianificazione territoriale sul disegno di
legge della Giunta regionale dal
titolo “Legge urbanistica regionale” (Disegno di legge n. 29, presentato il 2 giugno 2000).
Il testo della Giunta regionale, su
cui ripetutamente ed in molteplici
incontri l’UPP (con ANCI,
UNCEM, Consulta unitaria dei
piccoli Comuni, Lega delle Autonomie) e’ intervenuta, riconosce
per la prima volta con chiarezza
alle Province la titolarita’ delle
funzioni di pianificazione di area
vasta con l’adozione del Piano
Strutturale Provinciale (PSP),
mentre alla Regione sono riservati
i compiti di indirizzo e la definizione dei criteri orientativi attraverso il “Quadro Unitario di Indirizzi Territoriali (QUIT)”.
Osservazioni UPP
sul DDL 29 presentato dalla
Giunta Regionale
Si premette che il ddl 29, nella stesura attuale, rappresenta la sintesi
di un confronto ampio e proficuo
tra la Regione e il sistema delle
autonomie locali, protrattosi per
oltre un anno in sede tecnica e in
sede istituzionale, nell’ambito del
quale le Province Piemontesi e le
altre associazioni degli enti locali,
(ANCI, UNCEM, LEGA DELLE
AUTONOMIE LOCALI,
ASSOCIAZIONE DEI PICCOLI
COMUNI) hanno avuto modo di
esprimere osservazioni e rilievi che
hanno contribuito a migliorare
l’impianto generale della proposta
legislativa.
Il ddl regionale e’ dunque ampiamente condivisibile nella definizione dell’assetto delle competenze istituzionali in materia urbanistica; permangono tuttavia alcuni
aspetti non marginali, gia’ evidenziati dall’UPP nella Conferenza
Regione-Autonomie Locali sui
quali si rende necessario un ulteriore approfondimento, in concomitanza con l’avvio del dibattito
consiliare, sui quali si richiama
l’attenzione dei gruppi politici del
Consiglio Regionale e che si evidenziano, nei loro tratti essenziali,
nei punti seguenti.
E’ apprezzabile la decisione di
risolvere il nodo della sovrapposizione di ruoli tra Regione e Provincia in tema di pianifica-zione di
area vasta, attribuendo alla prima,
attraverso il Quadro Unitario di
Indirizzi Territoriali (QUIT) compiti di indirizzo e di definizione di
criteri orientativi e al Piano Strut-
turale Provinciale (PSP) le funzioni di vera e propria pianificazione
dell’area vasta.
Resta discutibile e non coerente
con tale impostazione l’attribuzione al QUIT di compiti di imposizione di vincoli urbanistici
sia attraverso prescrizioni normative sia attraverso delimitazioni cartografiche che piu’ propriamente
dovrebbero essere riservati al PSP;
si richiede una rilettura degli articoli 5 e 6 nella direzione di assicurare una chiara distinzione concettuale tra compiti di programmazione, proprii del QUIT, e compiti di
pianificazione gia’ attribuiti al PSP
e di regolamentare di conseguenza
la definizione dei contenuti e degli
elaborati attribuibili a ciascun strumento; per lo stesso motivo si
richiede lo stralcio del disposto
del 5 comma dell’articolo 7 che
consente al QUIT di contenere
disposizioni cogenti per il PSP e
disposizioni immediatamente prevalenti sulla disciplina comunale
vigente e vincolanti anche nei confronti degli interventi settoriali e
dei privati.
Ai fini di assicurare un maggior
snellimento procedurale, in coerenza con il piu’ incisivo ruolo
attribuito alle Conferenze dei
Servizi nel processo di pianificazione territoriale e urbanistico,
occorrerebbe prevedere, per le trasformazioni territoriali rilevanti
che richiedono una contestuale
variazione al QUIT e al PSP (o ai
loro strumenti attuativi) oltre che
ai Piani Regolatori Strutturali
Comunali (PRSC), la possibilita’
di promuovere una Conferenza
dei Servizi congiunta, anziche’
procedere per Conferenze distinte
per ciascun livello di governo (si
tratta di introdure il concetto
della Conferenza di Pianificazione
delineato in alcune leggi urbanistiche regionali di piu’ recente
3
promulgazione) a garanzia di una
maggiore capacita’ degli strumenti di programmazione e di pianificazione di assicurare flessibilita’ e
capacita’ di adattamento in tempi
rapidi.
Resta irrisolta la questione di una
definizione del ruolo del coordinamento urbanistico intercomunale; si tratta di un ruolo previsto
dalla legge 142 e ulteriormente
rafforzato dalla piu’ recente legge
265 che tuttavia, in assenza di una
definizione degli obiettivi cui deve
tendere e degli strumenti da utilizzare, corre il rischio di restare una
semplice manifestazione di intenti,
priva di concreta attuazione;
l’obiettivo da conseguire e’ quello
di garantire l’integrazione delle
scelte urbanistiche tra comuni
limitrofi, evitando il rischio di trasferire sulle comunita’ confinanti
effetti indesiderati o piu’ semplicemente incoerenti delle scelte
urbanistiche locali; la verifica di
compatibilita’ con il Piano Strutturale Provinciale o con il Q.U.I.T.
si presenta al riguardo, inefficace,
risultando questi ultimi sovradimensionati e comunque impreparati a coordinare i piu’ specifici
contenuti dei piani locali; non si
intende riproporre un nuovo livello di pianificazione intercomunale, peraltro gia’ previsto nella legislazione vigente, con scarsi risultati concreti, ne’ rivendicare una
competenza specifica della Provincia di controllo sui contenuti
del piano urbanistico locale; tuttavia si tratta di un aspetto che
richiederebbe un’attenta riflessione al fine di scongiurare occasioni
di conflittualita’ tra singole comunita’ locali.
Fatta salva la volonta’ piu’ volte
espressa dalla Regione di rinviare
la regolamentazione degli Accordi
di Programma ad uno specifico
provvedimento legislativo, risulterebbe opportuno, in coerenza con
quanto gia’ richiesto dalle Province piemontesi, che la verifica di
coerenza con il QUIT e il PSP, in
merito all’applicazione delle procedure dell’Accordo di Programma, prevedano una partecipazione della Regione e della Provincia al tavolo della concertazione. Si potrebbe ottenere tale risultato semplicemente aggiungendo
all’art. 36 un nuovo comma di
precisazione; a titolo esemplifica-
tivo si riporta una possibile traccia
di testo:” Per le finalita’ di cui al
comma precedente, agli Accordi
di Programma che producono
effetti di variazione del PRSC
partecipano la Regione e la Provincia al fine di assicurare le verifiche di coerenza rispettivamente
con il QUIT e con il PSP”
Continuano a persistere compiti
di gestione urbanistica non
demandati ai Comuni sui quali
le Province avevano gia’ avuto
modo di manifestare disaccordo;
in particolare l’art. 41 continua ad
attribuire alla Regione, attraverso
l’istituzione di una Commissione
Regionale per i Beni Culturali, le
competenze nell’espressione di
pareri vincolanti sugli strumenti
urbanistici esecutivi comunali
all’interno degli ambiti classificati
di interesse ambientale; si ritiene
che piu’ propriamente tale competenza vada riservata ai Comuni,
assegnando alla Regione compiti
di definizione dei criteri e degli
indirizzi per la progettazione nelle
aree di pregio ambientale.
L’immagine del Piemonte
riprodotta in copertina ci è
stata cortesemente concessa
dall’Ufficio Sistema Informativo del CSI-Piemonte,
arch. Jolanda Alvino.
Segue da pag 1
istruzione;
protezione civile;
polizia amministrativa.
Per quanto concerne invece le funzioni riguardanti le materie comprese in quelle elencate nell’art.
117 della Costituzione, e quindi di
competenza delle Regioni, la Conferenza unificata ha espresso il
proprio parere favorevole sugli
schemi di DPCM con i quali si e’
provveduto al riparto delle risorse
nelle singole Regioni.
La Giunta regionale del Piemonte, nell’ambito della concertazione fra Regione ed Enti locali
avvenuta in sede di Conferenza
Permanente Regione-Autonomie
locali, con la delibera n. 33-1145
del 23 ottobre 2000 ha ripartito
tra Regione ed Enti locali le
risorse necessarie ai fini dell’esercizio delle funzioni conferite
dallo Stato alla Regione e dalla
Regione alle Province nelle
seguenti materie:
ambiente;
energia, miniere, risorse geotermiche;
viabilita’;
demanio idrico;
polizia amministrativa;
protezione civile;
opere pubbliche;
tutela della salute pubblica e
sanita’ veterinaria;
invalidi civili.
PRESENTATO AI CONSIGLI PROVINCIALI LA PROPOSTA
DEL NUOVO REGOLAMENTO PER LA COMMISSIONE
D’ESAME ALL’ABILITAZIONE PER L’ESERCIZIO
VENATORIO
Una proposta che tiene conto delle caratteristiche territoriali
di ciascuna Provincia, e prevede una adeguata preparazione tecnica
per chi imbraccera’ un fucile da caccia
Il Regolamento che disciplina la
Comissione giudicatrice per l’esercizio del’attivita’ venatoria, e’
stato predisposto dagli assessori e
dai dirigenti alla Tutela della
fauna delle Province. Il nuovo
regolamento, che ora sara’ sottoposto all’esame delle rispetive Commissioni consigliari in vista della
successiva approvazione da parte
dei Consigli Provinciali, e’ stato
modificato in alcuni articoli, rispetto ad una prima bozza presentata in
sede UPP nel maggio scorso. Particolare attenzione e’ stata dedicata a
far si’ che l’esame per l’esercizio
venatorio non costituisca un sem-
plice adempinento burocratico
attraverso la conosccenza delle
norme giuridiche , ma che il futuro
cacciatore sappia muoversi sul
campo con competenza. La proposta di nuovo Regolamento, si pone
come attuazione della piu’ recente
legge regionale, n. 17 del luglio
‘99 (“Riordino dell’esercizio delle
funzioni amministrative in materia
di agricoltura, alimentazione, sviluppo rurale, caccia e pesca”) nonche’ della precedente legge regionale , n. 70 del settembre ‘96
(“Norme per la protezione della
fauna selvatica omeoterma e per il
prelievo venatorio”).
4
Forte sviluppo dei patti territoriali in tutte le Province del Piemonte
LE PROVINCE: “DEFINIRE I NOSTRI
COMPITI RISPETTO ALLE INIZIATIVE
SULLO SVILUPPO LOCALE”
Documento dell’Upp sul passaggio delle procedure entro
il 2001 dallo Stato alle Regioni su Patti territoriali
e Fondi strutturali 2000-2006
Il Piemonte sta registrando il forte
sviluppo dei Patti territoriali,
dove le Province rappresentano
un preciso punto di riferimento e
di sostegno per lo sviluppo locale
nell’ambito della concertazione
territoriale.
Queste due problematiche sono
state oggetto di una riunione in
sede Upp tra gli assessori e funzionari alla programmazione. Lo
scopo dell’incontro e’ stato di ribadire il ruolo di Ente di programmazione delle Province, e di compiere un giro d’orizzonte sulla realizzazione dei Patti territoriali nelle
diverse zone in vista della consultazione con la Regione sui Fondi
strutturali Europei 2000-2006.
Nel frattempo entro il 2001 e’ previsto il passaggio dallo Stato alle
Regioni delle procedure riguardanti i Fondi comunitati e i Patti
territoriali, le quali verrebbero
recepite dalla Regione Piemonte
con l’adozione di una delibera
quadro. In proposito rimangono
comunque molte incertezze e
punti interrogativi.
Rispetto a queste problematiche e’
stata pertanto concordata la stesura
di un documento da presentare alla
Regione, in cui nel sottolineare
l’azione delle Province sino ad ora
svolta, vengono avanzate alcune
specifiche richieste per la gestione
dei Fondi Europei e la realizzazione dei Patti territoriali.
I “Livelli Ottimali” per attuare la legge regionale n. 44/2000
ADOTTARE SERVIZI ASSOCIATI ANCHE PER I PICCOLI
COMUNI IN COLLABORAZIONE CON LE PROVINCE PER
GESTIRE CON EFFICIENZA LA RIFORMA BASSANINI
Sul ruolo che la Provincia puo’
esercitare per l’individiazione
dei ‘livelli ottimali” in cui sono
coinvolti i Comuni associati, le
Comunita’ montane e le Comunita’ collinari si e’ incentrata la
riunione del 10 ottobre scorso.
Nell’esaminare i testi legislativi
in cui sono stati definiti i ‘livelli
ottimali”, gli assessori e i
dirigenti agli Enti locali, hanno
evidenziato che gia’ oggi le Province collaborano con Comuni e
Comunita’ montane allo scopo
di fornire i necessari supporti
tecnici e organizzativi.
Pubblichiamo di seguito, quale
documentazione, una sintesi del
documento di lavoro
predisposto dall’UPP per gli
amministratori.
LA FUNZIONE DI
ASSISTENZA TECNICA
DELLE PROVINCE AI
COMUNI RISPETTO
AL RAGGIUNGIMENTO DEI
LIVELLI OTTIMALI
1. Il quadro normativo
Al fine di permettere ai Comuni di
minori dimensioni demografiche
di esercitare in modo efficace ed
efficiente le funzioni ad essi conferite dalla riforma Bassanini, il
legislatore nazionale - nell’art. 3,
co. 2, del D.Lgs. 112/98 - ha previsto che ciascuna Regione individui con propria legge “livelli ottimali”1 di esercizio delle funzioni.
Nell’ambito della previsione
regionale, i Comuni devono autonomamente individuare soggetti,
forme e metodologie di esercizio
associato delle funzioni che con-
sentano di raggiungere il dato
“livello ottimale”: questa costituisce una condizione per evitare una
fuoriuscita dei piccoli-piccolissimi Comuni dal quadro complessivo della riforma.
In caso di inottemperanza da
parte dei Comuni, la legge prevede che la Regione intervenga in
via sostitutiva.
In Piemonte, in attuazione di tale
disposizione, l’art. 5 della l.r.
44/2000 ha stabilito che costituisce
livello ottimale la soglia demografica di 5 mila abitanti; la stessa
legge ha altresì previsto che i territori dei comuni associati debbano
essere contigui e appartenere alla
stessa Provincia, allo stesso Circondario e - laddove istituita - alla
stessa Comunità montana.
La scelta effettuata dal legislatore
è stata quella di creare un unico
livello ottimale, applicabile a tutte
le funzioni conferite, anziché
diversi livelli ottimali, ossia uno
per ciascuna funzione conferita.
Per quanto riguarda i Comuni
montani la l.r. 44/2000 specifica,
all’art. 5, co. 2, che la Comunità
montana costituisce livello ottimale per tutti i Comuni che ne
fanno parte, anche in deroga alla
soglia minima complessiva dei
5.000 abitanti.
La normativa regionale ha inoltre
previsto l’istituzione delle comunità collinari, cui la l.r. 16/2000 ha
attribuito la possibilità di organizzare l’esercizio associato di funzioni comunali nonché la gestione
associata di servizi pubblici che i
Comuni ritengano di delegare in
alcuni specifici settori. Occorre
però precisare che, a differenza di
quanto previsto per le Comunità
montane, le comunità collinari
non sono state considerate livello
ottimale.
2. Gli adempimenti
per i Comuni
I Comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti devono
dunque, ai sensi dell’art. 7 della
l.r. 44/2000 :
1) individuare i soggetti - ossia
gli altri comuni - con cui associarsi, eventualmente chiedendo, ai
sensi dell’art. 6 della l.r. 44/2000,
la deroga ai criteri previsti per il
5
raggiungimento dei livelli ottimali; la somma delle popolazioni dei
Comuni associati dovrà ovviamente raggiungere la soglia dei
5.000 abitanti;
2) individuare le forme con cui
associarsi; resta inteso che si
potranno utilizzare eventuali associazioni già esistenti tra Comuni;
3) individuare le procedure per
l’esercizio associato delle funzioni.
3. Il ruolo delle Province
Per quanto riguarda il ruolo delle
Province, l’art. 7, co. 2, della l.r.
44/2000 ha stabilito che “le Province coordinano l’attività di individuazione” dei soggetti, delle
forme e delle procedure finalizzate al raggiungimento dei livelli
ottimali; le Province per esercitare
questa funzione forniscono ai
Comuni interessati:
- “l’assistenza tecnico-amministrativa” di cui all’art. 14, co. 1,
lett. l), della legge 142/19902;
- “il supporto per la verifica
della rispondenza delle forme
associative già esistenti rispetto a
quanto stabilito dalla l.r.
44/2000”.
L’art. 7, co. 3, della l.r. 44/2000
prevede inoltre, con una formula
quanto mai oscura, che la Giunta
regionale “indirizza l’attività”
succitata dei Comuni e delle Province “ai fini dell’esercizio del
potere sostitutivo”.
***
Le Province, in questo lavoro,
potranno anche supportare i
Comuni, favorendo la nascita di
forme associative costituite in
maniera tale da soddisfare le condizioni richieste per poter usufruire dei contributi stanziati dalla
Regione Piemonte ai sensi
dell’art. 8 della l.r. 44/2000.
L’art. 6 della l.r. 44/2000 prevede
inoltre che spetta alle Province, di
concerto con gli Enti locali interessati, proporre alla Giunta regionale la concessione di deroghe
rispetto ai criteri “ottimali” previsti dalla stessa legge. Secondo
quanto stabilito dalla deliberazione della Giunta regionale del 9
ottobre 2000, n. 47, in materia3, le
proposte di deroga devono:
- illustrare le specifiche ed
oggettive situazioni territoriali e
funzionali che non consentono, in
relazione all’esigenza di tutelare
particolari evidenziate condizioni
di omogeneità socio-economica e
culturale, il rispetto dei criteri previsti per i livelli ottimali;
- dichiarare l’idoneità della
forma associativa a garantire
comunque modalità di esercizio
delle funzioni conformi ai principi
di cui all’art. 4, co. 2, della l.r.
34/98. Occorre che venga dettagliata l’adeguatezza delle risorse
professionali e finanziarie disponibili nei Comuni interessati dalla
deroga, nonchè la rilevanza delle
eventuali forme di cooperazione
già in atto tra i Comuni stessi.
Ai sensi delle disposizioni citate
della l.r. 44/2000, le Province
sono quindi tenute ad attrezzarsi
per adempiere alle funzioni ad
esse affidate. Occorre pertanto
che, all’interno di ogni singola
amministrazione, venga individuato un ufficio responsabile di
tali attività e che le relative azioni
vengano adeguatamente proceduralizzate. Occorrerà anche - congiuntamente - chiarire quale organo all’interno dell’amministrazione sia competente ad approvare le
proposte di deroga da presentare
alla Giunta regionale.
Si dovrà anche valutare (possibilmente in modo comune a tutte le
Province) come affrontare l’eventualità che alcuni Comuni raggiungano aggregazioni “ottimali”
per l’esercizio della maggior parte
delle funzioni, ma chiedano una
deroga per poter esercitare al di
fuori del livello ottimale una o pi˘
funzioni specifiche.
A copertura dei costi che saranno
sopportati dalle Province per
l’esercizio delle attività suddette,
la Giunta regionale ha stabilito di
erogare alle Province per l’anno
2000 un contributo di 600 milioni
complessivi, che secondo gli
accordi raggiunti in Conferenza
Permanente Regione - Autonomie
locali dovranno salire a
1.200.000.000 nel 2001 e 2002.
Per l’esercizio efficace di questa
nuova funzione affidata alle Province (funzione che - in sintesi - si
potrebbe complessivamente definire di “assistenza tecnica ai
comuni in ordine al raggiungimento dei livelli ottimali”) è da
valutare l’opportunità di individuare, a livello di U.P.P., un gruppo di coordinamento che definisca modalità e parametri comuni
per l’esercizio di queste funzioni
da parte delle singole Province.
Ciascuna Provincia svolgerebbe la
funzione di assistenza tecnica e di
proposta di deroghe nel modo da
essa ritenuto politicamente più
opportuno, ma gli uffici opererebbero secondo una metodologia
comune, magari concertata con le
associazioni dei Comuni. Si
potrebbero definire a livello di
gruppo di coordinamento le
modalità e gli standards con cui
condurre, in ogni Provincia, lo
studio della situazione di fatto esistente sul territorio (assetti demografici, dotazioni organiche e
finanziarie dei Comuni, strutture
associative già operanti) e delle
soluzioni aggregative ipotizzabili.
Il gruppo di coordinamento
dovrebbe essere una struttura leggera, composta dai tecnici che in
ogni Provincia saranno incaricati
di sovrintendere alle funzioni qui
descritte. Una volta elaborati
standars e modalità comuni, tale
struttura potrebbe costituire il
luogo di confronto delle diverse
esperienze, di analisi dei problemi che di volta in volta potranno
emergere, di studio delle soluzioni da proporre.
Il gruppo di coordinamento
potrebbe avvalersi della consulenza del Gruppo Metropolis, messo
a disposizione della Regione Piemonte, nonché della consulenza di
professionalità specifiche (amministrativistiche, di scienza delle
finanze e di scienza dell’organizzazione): in tal modo si potrebbere affrontare congiuntamente problemi e questioni comuni a tutte le
amministrazioni, con notevole
risparmio di risorse per il sistema
provinciale.
1 Con l’espressione “livelli ottimali” si intende fare riferimento a parametri (quali, ad
esempio, la popolazione, il bacino territoriale, la quantità di insediamenti produttivi, la
dotazione organica delle amministrazioni
interessate) che possono venire individuati
dalla Regione come indice che garantisce un
livello “ottimale” di esercizio delle funzioni
da parte dei Comuni minori.
2 Ora trasfuso nell’art. 19, co. 1, lett. l) del
nuovo Testo unico degli Enti locali.
3 Pubblicata nel Bollettino Ufficiale Regione
Piemonte n. 42 del 18.10.2000.
6
Le province e la Rete Unitaria della Pubblica Amministrazione Regionale
IL MODELLO RUPAR PER SVILUPPARE I PROGETTI INFORMATICI
DELLE PROVINCE E GESTIRE I NUOVI SERVIZI AI CITTADINI E ALLE IMPRESE
La riforma dello Stato, introdotta
dalle Leggi Bassanini, ha reso
necessaria una maggiore cooperazione tra le diverse amministrazioni pubbliche locali, soprattutto per
quanto riguarda l’erogazione di
servizi efficienti per i cittadini e la
definizione di strategie e interventi
comuni.
Con questo obiettivo, nel febbraio
2000 si è costituito in Piemonte,
con il coordinamento dall’Unione
delle Province Piemontesi, un
tavolo di lavoro permanente sui
progetti informatici, a cui prendono parte i responsabili dei sistemi
informativi delle otto Province.
Al tavolo di lavoro, presentato
ufficialmente al FORUM della
Pubblica Amministrazione tenutosi a Roma nel maggio scorso, partecipa in veste di coordinatore tecnico il CSI-Piemonte, organismo
in grado non solo di fornitore servizi, ma anche e soprattutto di
offrire la propria consulenza nel
campo dello sviluppo tecnologico
e della definizione di strategie
comuni.
Gli incontri periodici, ospitati di
volta in volta dagli Enti aderenti,
rendono possibile un confronto
operativo sui principali temi legali
all’informatizzazione, all’utilizzo
della rete Unitaria del Piemonte e
all’individuazione di nuovi servizi
da erogare ai Comuni.
Da parte loro le Province, in base
agli standard definiti con il CSIPiemonte, sviluppano segmenti di
software che vengono messi a
disposizione dei vari enti e avviano progetti comuni per il raggiungimento di economie di scala.
Uno dei progetti più significativi
su cui è impegnato il tavolo di
lavoro è la sperimentazione della
firma digitale, messa a punto dal
CSI-Piemonte, che consente oggi
ai partecipanti ai lavori di inviare e
ricevere posta elettronica in modo
sicuro e certificato.
Tra i vari argomenti trattati nel
primo semestre di attività, meritano di essere ricordati quelli
riguardanti:
• Il Controllo di Gestione
• Il coordinamento con la
Regione e gli altri Enti locali
sul territorio
• La promozione di RUPAR
nei comuni
• I sistemi informativi ambientali
• L’integrazione del sistema
informatico dell’agricoltura
• Il ruolo delle Province nel
sistema scolastico regionale
piemontese
• Le banche dati regionali e
l’istruzione
• Le rendicontazioni sugli
incontri tra Regione e Province per la difesa del suolo
• La Protezione Civile
L’iniziativa del tavolo di lavoro ha
permesso inoltre di dare vita a una
collaborazione fattiva tra il Consorzio, la Regione Piemonte e le
Province per il passaggio delle
deleghe iniziato a fine 1999 (Agricoltura, Centri per l’Impiego), e ha
coinvolto tutti gli Enti locali in un
unico gruppo di lavoro per favorire l’interscambio di dati utili a
tutte le pubbliche amministrazioni
piemontesi.
Un altro obiettivo condiviso è
sicuramente quello di promuovere
l’informazione e la formazione su
particolari temi tecnici, quali il
datawarehouse, l’e-commerce,
l’utilizzo della firma elettronica, la
Rete della Pubblica Amministrazione (RUPA) e la sicurezza dei
sistemi informativi.
Marco Perotto
DIRETTORE COMMERCIALE PROVINCE
CSI-PIEMONTE
LA GESTIONE DEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE PER IL 2000-2001
Gli assessori e dirigenti ai Trasporti delle Province durante la
recente riunione in sede Upp,
hanno approfondito le tematiche collegate alla gestione del sistema dei trasporti locali. Tra questi
l’accordo di programma
per l’anno in corso, il
bando di gare d’appalto
per il biennio 2000-2002,
il rimborso dell’IVA.
La legge regionale n.
1/2000 (“Norme in materia di traposto pubblico
locale, in attuazione del
decreto legislativo 19
novembre 1997, n. 422)
prevede accordi di programma da stipulare tra
Regione, Province e
Comuni (Superiori ai 30
mila abitanti), allo scopo di
‘favorire l’aggregazione tra le
imprese operanti nel trasporto
pubblico locale, in modo da
superare la piccola dimensione e
l’eccessiva frammentazione”
così da raggiungere soddisfacenti
livelli di sinergia ed efficenza”.
Il documento approvato dalle
Province richiama inoltre la
necessita’ che l’accordo di programma contenga anche l’accordo sull’applicazione dell’Iva, e
che eventuali risparmi possano
essere inseriti nei bilanci dei
rispettivi enti, insieme alla
necessita’ di incrementare i contributi regionali destinati al
sostegno delle spese amministrative a carico della Provincia.
7
Lo scaffale di cronache piemontesi
ORARIO INTEGRATO DEL
TRASPORTO PUBBLICO
PROVINCIALE
I NUOVI CENTRI PER
L’IMPIEGO TRA SVILUPPO
LOCALE E OCCUPAZIONE
Il caso della Provincia di Alessandria
Provincia di Torino
Servizio Pianificazione trasporti Tel. 01861.3.28
Editore: Provincia di Torino
Prezzo di copertina: gratuito
presso Uffici della Provincia,
Aziende di Trasporto, Aziende
Promozione Turistica.
A cura di Daniele CIRAVEGNA
(Professore ordinario di Economia politica e Preside della
Facolta’ di Economia dell’Universita’ di Torino), Sergio
FAVRETTO (Avvocato, Responsabile della Direzione Economia
e Sviluppo della Provincia di
Alessandria), Mario MATTO
(Insegnate di Economia alla
Scuola Universitaria di management d’impresa di Pinerolo)
Editore: Franco Angeli - Milano
“Dopo anni di proposte e di confronto dialettico, fra le parti
sociali e nel Parlamento, finalmente viene avviata la riforma
del mercato del lavoro. Con il
gennaio 2000 non abbiamo piu’
il collocamento, ma un nuovo
sistema piu’ decentrato ed
espressione del territorio.” “Ora
la domanda e l’offerta del lavoro
vengono gestite da una nuova
struttura pubblica, non piu’ ministeriale, ma imperniata sul ruolo
della Regione e della Provincia.”
Da queste premesse e all’insegna
dello slogan ‘meno centralismo,
nuove funzioni agli Enti locali’,
prende avvio lo studio dei tre
autori, profondi conoscitori della
materia per delineare come sara’
da ora in poi l’avviamento al
lavoro di tanti giovani adottando
come modello di riferimento
l’esperienza maturata alla Provincia di Alessandria.
L’originalita’ e l’interesse della
ricerca svolta consiste proprio
nel partire da esperienze che si
sono concretizzate su un territorio ben definito, collegandolo
con le difficolta’ ed anche i successi nel realizzare quanto prevede la nuova legge sul nuovo servizio pubblico per l’impiego in
Italia.
E’ l’unica pubblicazione che consente di avere sottomano i percorsi di tutte le linee extraurbane
e i relativi orari che riguardano il
territorio della Provincia di Torino. L’orario fornisce tutte le indicazioni sulle diramazioni delle
reti di trasporto di Carmagnola,
Chieri, Chivasso, Ivrea, Pinerolo,
Rivarolo, Cirie’, Susa. Vi e’
inoltre l’elenco dettagliato delle
linee operaie,studentesche, dei
disabili e turistiche.
LA COMPOSIZIONE DELLE COMMISSIONI DELL’UNIONE DELLE PROVINCE
E LA CONSULTA DEI PRESIDENTI DEI CONSIGLI PROVINCIALI
1a COMMISSIONE
2a COMMISSIONE
ISTITUZIONALE, DECENTRAMENTO E FEDERALISMO
PROGRAMMAZIONE, PIANIFICAZIONE E POLITICHE U.E.
Presidente: Paolo BONADEO
Alessandria (AN)
Presidente: Vincenzo GALATI Torino (Verdi)
1. Antonio CESTI
2. Guido CROSETTO
3. Giuseppe GORIA
4. Giuseppe IANNO’
5. Norberto JULINI
6. Pier Cesare MORA
7. Giorgio MORRA DI CELLA
8. Domenico PRIORA
9. Silvana SANLORENZO
10. Ermanno SAVOIA
11. Alessandro SCACCHERI
12. Giovanni TRICERRI
Novara (CCD)
Cuneo (FI)
Asti (DS)
Torino (FI)
Vercelli (PPI)
Asti (FI)
Torino (Democratici)
Alessandria (Rif. Com.)
Torino (DS)
Verbano-Cusio-Ossola (FI)
Alessandria (FI)
Vercelli (DS)
1. Gianmarco BISIO
2. Mario CASSARDO
3. Giuseppe CERCHIO
4. Francesco GOIA
5. Valentino GUGLIELMINO
6. Modesto PUCCI
7. Michele RAGNO
8. Paolo RAVAIOLI
9. Francesco ROMANO
10. Bianca TERZUOLO
11. Giancarlo VACCA CAVALOT
12. Vito VALSANIA
Alessandria (SDI)
Torino (Democratici)
Torino (FI)
Torino (DS)
Vercelli (AN)
Torino (DS)
Novara (FI)
Verbano-Cusio-Ossola (DS)
Vercelli (FI)
Asti (FI)
Torino (Rinnov. Italiano)
Cuneo (FI)
8
3a COMMISSIONE
4a COMMISSIONE
TERRITORIO, AMBIENTE E VIABILITA’
RISORSE E BILANCIO
Presidente: Alessandro VALENZANO Asti (Com. Italiani)
Presidente: Gian Battista CRAVERO Cuneo (Gruppo Quaglia)
1. Giorgio BERGESIO
2. Mario BERTOLDI
3. Carlo BOSSO
4. Levio BOTTAZZI
5. Mariella DE PAOLI
6. Giovanni ERCOLE
7. Claudio FECCHIO
8. Roberto GOTTA
9. Renzo LAZZAROTTO
10. Vincenzo POLETTI
11. Alberto TOGNOLI
12. Riccardo VALZ GRIS
1. Roberto BERGONZO
2. Vincenzo CHIEPPA
3. Gabriele FERRARI
4. Vincenzo GALATI
5. Gianluca GODIO
6. Nadia LOIACONI
7. Ermanno MAFFEI
8. Pierluigi MOSCA
9. Candido MUZIO
10. Alfredo PINO
11. Emilio TROCCA
12. Elio VINCLER
Cuneo (FI)
Cuneo (DS)
Vercelli (AN)
Torino (DS)
Torino (Democratici)
Alessandria (DS)
Vercelli (Verdi)
Alessandria (CCD)
Vercelli (FI)
Novara (FI)
Torino (AN)
Biella (PPI)
Alessandria (FI)
Torino (Com. Italiani)
Verbano-Cusio-Ossola (AN)
Torino (Verdi)
Novara (AN)
Torino (FI)
Vercelli (FI)
Torino (DS)
Torino (DS)
Biella (DS)
Biella (FI)
Verbano-Cusio-Ossola (SDI)
5a COMMISSIONE
6a COMMISSIONE
ATTIVITA’ ECONOMICHE, LAVORO E FORMAZIONE
PROFESSIONALE
POLITICHE SOCIALI E CULTURALI
Presidente: Marcello STANCHIERI
Presidente: Roberto NASCIMBENE
1. Michele CHIAPPERO
2. Stefano GAGGIOTTI
3. Franco GALLIANI
4. Giovanni GHIRARDO
5. Giovanni GUSTAVIGNA
6. Lorenzo LEARDI
7. Maurizio MEDA
8. Silvana MOSCATELLI
9. Giuseppe NERVO
10. Salvatore RAPISARDA
11. Bianca TERZUOLO
12. Sergio VALLERO
Biella (FI)
Vercelli (FI)
Torino (PPI)
Verbano-Cusio-Ossola (FI)
Alessandria (DS)
Cuneo (AN)
Alessandria (Com. Italiani)
Biella (FI)
Asti (AN)
Novara (FI)
Alessandria (Democratici)
Torino (DS)
Asti (CDU)
Torino (Rif. Com.)
1. Ciro ARGENTINO
2. Paolo CATTANEO
3. Andrea DEL MASTRO
DELLE VEDOVE
4. Orietta DI MARIO
5. Luca FACTA
6. Fiorenzo GALETTI
7. Giulio LAPIDARI
8. Massimiliano MOTTA
9. Marta RABACCHI
10. Angela QUAGLIA
11. Davide RICCA
12. Nicola SIRCHIA
Torino (Com. Italiani)
Novara (PPI)
Biella (AN)
Biella (FI)
Torino (Democratici)
Novara (DS)
VCO (FI)
Torino (AN)
Torino (DS)
Asti (FI)
Torino (Democratici)
Alessandria (FI)
CONSULTA DEI PRESIDENTI DEI CONSIGLI PROVINCIALI DEL PIEMONTE
Presidente: Luciano ALBERTIN
Presidente Consiglio Provincia Torino (Centro-Sinistra)
1. Giovanni CIRAVEGNA
2. Claudio COTTINI
3. Roberto PELLA
4. Luigi PORRATO
5. Roberto SCHEDA
6. Mario TRIBOCCO
7. Emilio Maria ZENONI
Presidente Consiglio Provincia Cuneo
Presidente Consiglio Provincia VCO
Presidente Consiglio Provincia Biella
Presidente Consiglio Provincia Asti
Presidente Consiglio Provincia Vercelli
Presidente Consiglio Provincia Alessandria
Presidente Consiglio Provincia Novara
DIRETTORE RESPONSABILE
Michele TOSCO
SEGRETERIA
Gino ANCHISI
Carla DELL'ACCIO
Silvia PANICO
Autorizzazione del Tribunale di
Torino N. 2793 del 4 maggio 1978.
DIREZIONE
Internet
www.csi.it/upp/index.htm
e-mail
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Mercedes BRESSO
(Presidente)
Roberto MARMO
(VicePresidente)
Ivan GUARDUCCI
(Componente)
Maurizio PAGANI
(Componente)
Fabrizio PALENZONA
(Componente)
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