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cronache piemontesi rivista dell'unione province piemontesi anno XIX - II semestre n. 57 2000 Intesa in Conferenza unificata Stato-Regioni-Enti locali SIGLATO L’ACCORDO SUL TRASFERIMENTO DELLE RISORSE ALLE REGIONI E AGLI ENTI LOCALI PER L’ATTUAZIONE DEL DECENTRAMENTO Spedizione in abbonamento post. - Art. 2 comma 20/C legge 662/96 - DC - DCI Torino - 3/2000 ne posizio UPP e m o C a L ni missio enti dei m o C i e delle s ulta dei Presid ciali ons della C nsigli Provin o C Pag. 7 Proposte migliorative delle Province Piemontesi Urgente approvare la nuova “Legge Urbanistica regionale” Pag. 2 Le Province nella rete informatica della Pubblica Amministrazione Regionale Il modello RUPAR per sviluppare e gestire i nuovi servizi ai cittadini Pag. 6 Documento UPP sui “livelli ottimali” Servizi associati anche per i piccoli comuni in collaborazione con le Province Pag. 4 Un’importante tappa è stata raggiunta la scorsa settimana, nell’ambito dei lavori della Conferenza unificata, nel processo di decentramento di funzioni dallo Stato, alle Regioni e agli Enti locali. Lunedì 13 novembre, dopo un lungo processo costituito da verifiche ed approfondimenti, è stata siglata nella sede di Palazzo Chigi, tra il Governo, i rappresentanti delle Regioni e degli Enti locali, l’intesa finalizzata al trasferimento agli Enti locali, delle risorse finanziarie, strumentali e di personale per poter esercitare le funzioni secondo i principi della legge n. 59 del 1997 e del successivo decreto legislativo n. 112 del 1998. L’accordo prevede che le risorse destinate agli Enti locali siano ripartite attraverso l’emanazione di singoli DPCM. A tale proposito occorre evidenziare che per quanto concerne le funzioni riguardanti le materie che non rientrano nell’art. 117 della Costituzione, e che lo Stato trasferisce direttamente a Regioni ed Enti locali, la Conferenza unificata aveva in precedenza espresso parere favorevole sui DPCM che contengono la individuazione delle risorse da assegnare a tali Enti. I trasferimenti che in particolare sono diretti alle Province riguardano le seguenti materie: energia; trasporti; Segue a pag 3 2 PRESENTATE IN REGIONE LE PROPOSTE MIGLIORATIVE DELL’UPP IN VISTA DELLA NUOVA ‘LEGGE URBANISTICA REGIONALE’ E’ necessario ora accelerare i tempi di approvazione Da anni i Comuni, i cittadini, le aziende, i professionisti, attendono una nuova legge nel settore urbanistico che nell’efficacia degli interventi incida sulle procedure di semplificazione secondo la legge ‘Bassanini e definisca con precisione i ruoli tra Regione, Province, Comuni. Una tappa fondamentale per l’assetto territoriale del Piemonte per i prossimi anni. Nel corso dell’audizione svolta ai primi di ottobre con la II Commissione del Consiglio regionale, l’Unione delle Province ha consegnato ufficialmente il documentoparere elaborato in diversi incontri tra gli assessorati alla Pianificazione territoriale sul disegno di legge della Giunta regionale dal titolo “Legge urbanistica regionale” (Disegno di legge n. 29, presentato il 2 giugno 2000). Il testo della Giunta regionale, su cui ripetutamente ed in molteplici incontri l’UPP (con ANCI, UNCEM, Consulta unitaria dei piccoli Comuni, Lega delle Autonomie) e’ intervenuta, riconosce per la prima volta con chiarezza alle Province la titolarita’ delle funzioni di pianificazione di area vasta con l’adozione del Piano Strutturale Provinciale (PSP), mentre alla Regione sono riservati i compiti di indirizzo e la definizione dei criteri orientativi attraverso il “Quadro Unitario di Indirizzi Territoriali (QUIT)”. Osservazioni UPP sul DDL 29 presentato dalla Giunta Regionale Si premette che il ddl 29, nella stesura attuale, rappresenta la sintesi di un confronto ampio e proficuo tra la Regione e il sistema delle autonomie locali, protrattosi per oltre un anno in sede tecnica e in sede istituzionale, nell’ambito del quale le Province Piemontesi e le altre associazioni degli enti locali, (ANCI, UNCEM, LEGA DELLE AUTONOMIE LOCALI, ASSOCIAZIONE DEI PICCOLI COMUNI) hanno avuto modo di esprimere osservazioni e rilievi che hanno contribuito a migliorare l’impianto generale della proposta legislativa. Il ddl regionale e’ dunque ampiamente condivisibile nella definizione dell’assetto delle competenze istituzionali in materia urbanistica; permangono tuttavia alcuni aspetti non marginali, gia’ evidenziati dall’UPP nella Conferenza Regione-Autonomie Locali sui quali si rende necessario un ulteriore approfondimento, in concomitanza con l’avvio del dibattito consiliare, sui quali si richiama l’attenzione dei gruppi politici del Consiglio Regionale e che si evidenziano, nei loro tratti essenziali, nei punti seguenti. E’ apprezzabile la decisione di risolvere il nodo della sovrapposizione di ruoli tra Regione e Provincia in tema di pianifica-zione di area vasta, attribuendo alla prima, attraverso il Quadro Unitario di Indirizzi Territoriali (QUIT) compiti di indirizzo e di definizione di criteri orientativi e al Piano Strut- turale Provinciale (PSP) le funzioni di vera e propria pianificazione dell’area vasta. Resta discutibile e non coerente con tale impostazione l’attribuzione al QUIT di compiti di imposizione di vincoli urbanistici sia attraverso prescrizioni normative sia attraverso delimitazioni cartografiche che piu’ propriamente dovrebbero essere riservati al PSP; si richiede una rilettura degli articoli 5 e 6 nella direzione di assicurare una chiara distinzione concettuale tra compiti di programmazione, proprii del QUIT, e compiti di pianificazione gia’ attribuiti al PSP e di regolamentare di conseguenza la definizione dei contenuti e degli elaborati attribuibili a ciascun strumento; per lo stesso motivo si richiede lo stralcio del disposto del 5 comma dell’articolo 7 che consente al QUIT di contenere disposizioni cogenti per il PSP e disposizioni immediatamente prevalenti sulla disciplina comunale vigente e vincolanti anche nei confronti degli interventi settoriali e dei privati. Ai fini di assicurare un maggior snellimento procedurale, in coerenza con il piu’ incisivo ruolo attribuito alle Conferenze dei Servizi nel processo di pianificazione territoriale e urbanistico, occorrerebbe prevedere, per le trasformazioni territoriali rilevanti che richiedono una contestuale variazione al QUIT e al PSP (o ai loro strumenti attuativi) oltre che ai Piani Regolatori Strutturali Comunali (PRSC), la possibilita’ di promuovere una Conferenza dei Servizi congiunta, anziche’ procedere per Conferenze distinte per ciascun livello di governo (si tratta di introdure il concetto della Conferenza di Pianificazione delineato in alcune leggi urbanistiche regionali di piu’ recente 3 promulgazione) a garanzia di una maggiore capacita’ degli strumenti di programmazione e di pianificazione di assicurare flessibilita’ e capacita’ di adattamento in tempi rapidi. Resta irrisolta la questione di una definizione del ruolo del coordinamento urbanistico intercomunale; si tratta di un ruolo previsto dalla legge 142 e ulteriormente rafforzato dalla piu’ recente legge 265 che tuttavia, in assenza di una definizione degli obiettivi cui deve tendere e degli strumenti da utilizzare, corre il rischio di restare una semplice manifestazione di intenti, priva di concreta attuazione; l’obiettivo da conseguire e’ quello di garantire l’integrazione delle scelte urbanistiche tra comuni limitrofi, evitando il rischio di trasferire sulle comunita’ confinanti effetti indesiderati o piu’ semplicemente incoerenti delle scelte urbanistiche locali; la verifica di compatibilita’ con il Piano Strutturale Provinciale o con il Q.U.I.T. si presenta al riguardo, inefficace, risultando questi ultimi sovradimensionati e comunque impreparati a coordinare i piu’ specifici contenuti dei piani locali; non si intende riproporre un nuovo livello di pianificazione intercomunale, peraltro gia’ previsto nella legislazione vigente, con scarsi risultati concreti, ne’ rivendicare una competenza specifica della Provincia di controllo sui contenuti del piano urbanistico locale; tuttavia si tratta di un aspetto che richiederebbe un’attenta riflessione al fine di scongiurare occasioni di conflittualita’ tra singole comunita’ locali. Fatta salva la volonta’ piu’ volte espressa dalla Regione di rinviare la regolamentazione degli Accordi di Programma ad uno specifico provvedimento legislativo, risulterebbe opportuno, in coerenza con quanto gia’ richiesto dalle Province piemontesi, che la verifica di coerenza con il QUIT e il PSP, in merito all’applicazione delle procedure dell’Accordo di Programma, prevedano una partecipazione della Regione e della Provincia al tavolo della concertazione. Si potrebbe ottenere tale risultato semplicemente aggiungendo all’art. 36 un nuovo comma di precisazione; a titolo esemplifica- tivo si riporta una possibile traccia di testo:” Per le finalita’ di cui al comma precedente, agli Accordi di Programma che producono effetti di variazione del PRSC partecipano la Regione e la Provincia al fine di assicurare le verifiche di coerenza rispettivamente con il QUIT e con il PSP” Continuano a persistere compiti di gestione urbanistica non demandati ai Comuni sui quali le Province avevano gia’ avuto modo di manifestare disaccordo; in particolare l’art. 41 continua ad attribuire alla Regione, attraverso l’istituzione di una Commissione Regionale per i Beni Culturali, le competenze nell’espressione di pareri vincolanti sugli strumenti urbanistici esecutivi comunali all’interno degli ambiti classificati di interesse ambientale; si ritiene che piu’ propriamente tale competenza vada riservata ai Comuni, assegnando alla Regione compiti di definizione dei criteri e degli indirizzi per la progettazione nelle aree di pregio ambientale. L’immagine del Piemonte riprodotta in copertina ci è stata cortesemente concessa dall’Ufficio Sistema Informativo del CSI-Piemonte, arch. Jolanda Alvino. Segue da pag 1 istruzione; protezione civile; polizia amministrativa. Per quanto concerne invece le funzioni riguardanti le materie comprese in quelle elencate nell’art. 117 della Costituzione, e quindi di competenza delle Regioni, la Conferenza unificata ha espresso il proprio parere favorevole sugli schemi di DPCM con i quali si e’ provveduto al riparto delle risorse nelle singole Regioni. La Giunta regionale del Piemonte, nell’ambito della concertazione fra Regione ed Enti locali avvenuta in sede di Conferenza Permanente Regione-Autonomie locali, con la delibera n. 33-1145 del 23 ottobre 2000 ha ripartito tra Regione ed Enti locali le risorse necessarie ai fini dell’esercizio delle funzioni conferite dallo Stato alla Regione e dalla Regione alle Province nelle seguenti materie: ambiente; energia, miniere, risorse geotermiche; viabilita’; demanio idrico; polizia amministrativa; protezione civile; opere pubbliche; tutela della salute pubblica e sanita’ veterinaria; invalidi civili. PRESENTATO AI CONSIGLI PROVINCIALI LA PROPOSTA DEL NUOVO REGOLAMENTO PER LA COMMISSIONE D’ESAME ALL’ABILITAZIONE PER L’ESERCIZIO VENATORIO Una proposta che tiene conto delle caratteristiche territoriali di ciascuna Provincia, e prevede una adeguata preparazione tecnica per chi imbraccera’ un fucile da caccia Il Regolamento che disciplina la Comissione giudicatrice per l’esercizio del’attivita’ venatoria, e’ stato predisposto dagli assessori e dai dirigenti alla Tutela della fauna delle Province. Il nuovo regolamento, che ora sara’ sottoposto all’esame delle rispetive Commissioni consigliari in vista della successiva approvazione da parte dei Consigli Provinciali, e’ stato modificato in alcuni articoli, rispetto ad una prima bozza presentata in sede UPP nel maggio scorso. Particolare attenzione e’ stata dedicata a far si’ che l’esame per l’esercizio venatorio non costituisca un sem- plice adempinento burocratico attraverso la conosccenza delle norme giuridiche , ma che il futuro cacciatore sappia muoversi sul campo con competenza. La proposta di nuovo Regolamento, si pone come attuazione della piu’ recente legge regionale, n. 17 del luglio ‘99 (“Riordino dell’esercizio delle funzioni amministrative in materia di agricoltura, alimentazione, sviluppo rurale, caccia e pesca”) nonche’ della precedente legge regionale , n. 70 del settembre ‘96 (“Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”). 4 Forte sviluppo dei patti territoriali in tutte le Province del Piemonte LE PROVINCE: “DEFINIRE I NOSTRI COMPITI RISPETTO ALLE INIZIATIVE SULLO SVILUPPO LOCALE” Documento dell’Upp sul passaggio delle procedure entro il 2001 dallo Stato alle Regioni su Patti territoriali e Fondi strutturali 2000-2006 Il Piemonte sta registrando il forte sviluppo dei Patti territoriali, dove le Province rappresentano un preciso punto di riferimento e di sostegno per lo sviluppo locale nell’ambito della concertazione territoriale. Queste due problematiche sono state oggetto di una riunione in sede Upp tra gli assessori e funzionari alla programmazione. Lo scopo dell’incontro e’ stato di ribadire il ruolo di Ente di programmazione delle Province, e di compiere un giro d’orizzonte sulla realizzazione dei Patti territoriali nelle diverse zone in vista della consultazione con la Regione sui Fondi strutturali Europei 2000-2006. Nel frattempo entro il 2001 e’ previsto il passaggio dallo Stato alle Regioni delle procedure riguardanti i Fondi comunitati e i Patti territoriali, le quali verrebbero recepite dalla Regione Piemonte con l’adozione di una delibera quadro. In proposito rimangono comunque molte incertezze e punti interrogativi. Rispetto a queste problematiche e’ stata pertanto concordata la stesura di un documento da presentare alla Regione, in cui nel sottolineare l’azione delle Province sino ad ora svolta, vengono avanzate alcune specifiche richieste per la gestione dei Fondi Europei e la realizzazione dei Patti territoriali. I “Livelli Ottimali” per attuare la legge regionale n. 44/2000 ADOTTARE SERVIZI ASSOCIATI ANCHE PER I PICCOLI COMUNI IN COLLABORAZIONE CON LE PROVINCE PER GESTIRE CON EFFICIENZA LA RIFORMA BASSANINI Sul ruolo che la Provincia puo’ esercitare per l’individiazione dei ‘livelli ottimali” in cui sono coinvolti i Comuni associati, le Comunita’ montane e le Comunita’ collinari si e’ incentrata la riunione del 10 ottobre scorso. Nell’esaminare i testi legislativi in cui sono stati definiti i ‘livelli ottimali”, gli assessori e i dirigenti agli Enti locali, hanno evidenziato che gia’ oggi le Province collaborano con Comuni e Comunita’ montane allo scopo di fornire i necessari supporti tecnici e organizzativi. Pubblichiamo di seguito, quale documentazione, una sintesi del documento di lavoro predisposto dall’UPP per gli amministratori. LA FUNZIONE DI ASSISTENZA TECNICA DELLE PROVINCE AI COMUNI RISPETTO AL RAGGIUNGIMENTO DEI LIVELLI OTTIMALI 1. Il quadro normativo Al fine di permettere ai Comuni di minori dimensioni demografiche di esercitare in modo efficace ed efficiente le funzioni ad essi conferite dalla riforma Bassanini, il legislatore nazionale - nell’art. 3, co. 2, del D.Lgs. 112/98 - ha previsto che ciascuna Regione individui con propria legge “livelli ottimali”1 di esercizio delle funzioni. Nell’ambito della previsione regionale, i Comuni devono autonomamente individuare soggetti, forme e metodologie di esercizio associato delle funzioni che con- sentano di raggiungere il dato “livello ottimale”: questa costituisce una condizione per evitare una fuoriuscita dei piccoli-piccolissimi Comuni dal quadro complessivo della riforma. In caso di inottemperanza da parte dei Comuni, la legge prevede che la Regione intervenga in via sostitutiva. In Piemonte, in attuazione di tale disposizione, l’art. 5 della l.r. 44/2000 ha stabilito che costituisce livello ottimale la soglia demografica di 5 mila abitanti; la stessa legge ha altresì previsto che i territori dei comuni associati debbano essere contigui e appartenere alla stessa Provincia, allo stesso Circondario e - laddove istituita - alla stessa Comunità montana. La scelta effettuata dal legislatore è stata quella di creare un unico livello ottimale, applicabile a tutte le funzioni conferite, anziché diversi livelli ottimali, ossia uno per ciascuna funzione conferita. Per quanto riguarda i Comuni montani la l.r. 44/2000 specifica, all’art. 5, co. 2, che la Comunità montana costituisce livello ottimale per tutti i Comuni che ne fanno parte, anche in deroga alla soglia minima complessiva dei 5.000 abitanti. La normativa regionale ha inoltre previsto l’istituzione delle comunità collinari, cui la l.r. 16/2000 ha attribuito la possibilità di organizzare l’esercizio associato di funzioni comunali nonché la gestione associata di servizi pubblici che i Comuni ritengano di delegare in alcuni specifici settori. Occorre però precisare che, a differenza di quanto previsto per le Comunità montane, le comunità collinari non sono state considerate livello ottimale. 2. Gli adempimenti per i Comuni I Comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti devono dunque, ai sensi dell’art. 7 della l.r. 44/2000 : 1) individuare i soggetti - ossia gli altri comuni - con cui associarsi, eventualmente chiedendo, ai sensi dell’art. 6 della l.r. 44/2000, la deroga ai criteri previsti per il 5 raggiungimento dei livelli ottimali; la somma delle popolazioni dei Comuni associati dovrà ovviamente raggiungere la soglia dei 5.000 abitanti; 2) individuare le forme con cui associarsi; resta inteso che si potranno utilizzare eventuali associazioni già esistenti tra Comuni; 3) individuare le procedure per l’esercizio associato delle funzioni. 3. Il ruolo delle Province Per quanto riguarda il ruolo delle Province, l’art. 7, co. 2, della l.r. 44/2000 ha stabilito che “le Province coordinano l’attività di individuazione” dei soggetti, delle forme e delle procedure finalizzate al raggiungimento dei livelli ottimali; le Province per esercitare questa funzione forniscono ai Comuni interessati: - “l’assistenza tecnico-amministrativa” di cui all’art. 14, co. 1, lett. l), della legge 142/19902; - “il supporto per la verifica della rispondenza delle forme associative già esistenti rispetto a quanto stabilito dalla l.r. 44/2000”. L’art. 7, co. 3, della l.r. 44/2000 prevede inoltre, con una formula quanto mai oscura, che la Giunta regionale “indirizza l’attività” succitata dei Comuni e delle Province “ai fini dell’esercizio del potere sostitutivo”. *** Le Province, in questo lavoro, potranno anche supportare i Comuni, favorendo la nascita di forme associative costituite in maniera tale da soddisfare le condizioni richieste per poter usufruire dei contributi stanziati dalla Regione Piemonte ai sensi dell’art. 8 della l.r. 44/2000. L’art. 6 della l.r. 44/2000 prevede inoltre che spetta alle Province, di concerto con gli Enti locali interessati, proporre alla Giunta regionale la concessione di deroghe rispetto ai criteri “ottimali” previsti dalla stessa legge. Secondo quanto stabilito dalla deliberazione della Giunta regionale del 9 ottobre 2000, n. 47, in materia3, le proposte di deroga devono: - illustrare le specifiche ed oggettive situazioni territoriali e funzionali che non consentono, in relazione all’esigenza di tutelare particolari evidenziate condizioni di omogeneità socio-economica e culturale, il rispetto dei criteri previsti per i livelli ottimali; - dichiarare l’idoneità della forma associativa a garantire comunque modalità di esercizio delle funzioni conformi ai principi di cui all’art. 4, co. 2, della l.r. 34/98. Occorre che venga dettagliata l’adeguatezza delle risorse professionali e finanziarie disponibili nei Comuni interessati dalla deroga, nonchè la rilevanza delle eventuali forme di cooperazione già in atto tra i Comuni stessi. Ai sensi delle disposizioni citate della l.r. 44/2000, le Province sono quindi tenute ad attrezzarsi per adempiere alle funzioni ad esse affidate. Occorre pertanto che, all’interno di ogni singola amministrazione, venga individuato un ufficio responsabile di tali attività e che le relative azioni vengano adeguatamente proceduralizzate. Occorrerà anche - congiuntamente - chiarire quale organo all’interno dell’amministrazione sia competente ad approvare le proposte di deroga da presentare alla Giunta regionale. Si dovrà anche valutare (possibilmente in modo comune a tutte le Province) come affrontare l’eventualità che alcuni Comuni raggiungano aggregazioni “ottimali” per l’esercizio della maggior parte delle funzioni, ma chiedano una deroga per poter esercitare al di fuori del livello ottimale una o pi˘ funzioni specifiche. A copertura dei costi che saranno sopportati dalle Province per l’esercizio delle attività suddette, la Giunta regionale ha stabilito di erogare alle Province per l’anno 2000 un contributo di 600 milioni complessivi, che secondo gli accordi raggiunti in Conferenza Permanente Regione - Autonomie locali dovranno salire a 1.200.000.000 nel 2001 e 2002. Per l’esercizio efficace di questa nuova funzione affidata alle Province (funzione che - in sintesi - si potrebbe complessivamente definire di “assistenza tecnica ai comuni in ordine al raggiungimento dei livelli ottimali”) è da valutare l’opportunità di individuare, a livello di U.P.P., un gruppo di coordinamento che definisca modalità e parametri comuni per l’esercizio di queste funzioni da parte delle singole Province. Ciascuna Provincia svolgerebbe la funzione di assistenza tecnica e di proposta di deroghe nel modo da essa ritenuto politicamente più opportuno, ma gli uffici opererebbero secondo una metodologia comune, magari concertata con le associazioni dei Comuni. Si potrebbero definire a livello di gruppo di coordinamento le modalità e gli standards con cui condurre, in ogni Provincia, lo studio della situazione di fatto esistente sul territorio (assetti demografici, dotazioni organiche e finanziarie dei Comuni, strutture associative già operanti) e delle soluzioni aggregative ipotizzabili. Il gruppo di coordinamento dovrebbe essere una struttura leggera, composta dai tecnici che in ogni Provincia saranno incaricati di sovrintendere alle funzioni qui descritte. Una volta elaborati standars e modalità comuni, tale struttura potrebbe costituire il luogo di confronto delle diverse esperienze, di analisi dei problemi che di volta in volta potranno emergere, di studio delle soluzioni da proporre. Il gruppo di coordinamento potrebbe avvalersi della consulenza del Gruppo Metropolis, messo a disposizione della Regione Piemonte, nonché della consulenza di professionalità specifiche (amministrativistiche, di scienza delle finanze e di scienza dell’organizzazione): in tal modo si potrebbere affrontare congiuntamente problemi e questioni comuni a tutte le amministrazioni, con notevole risparmio di risorse per il sistema provinciale. 1 Con l’espressione “livelli ottimali” si intende fare riferimento a parametri (quali, ad esempio, la popolazione, il bacino territoriale, la quantità di insediamenti produttivi, la dotazione organica delle amministrazioni interessate) che possono venire individuati dalla Regione come indice che garantisce un livello “ottimale” di esercizio delle funzioni da parte dei Comuni minori. 2 Ora trasfuso nell’art. 19, co. 1, lett. l) del nuovo Testo unico degli Enti locali. 3 Pubblicata nel Bollettino Ufficiale Regione Piemonte n. 42 del 18.10.2000. 6 Le province e la Rete Unitaria della Pubblica Amministrazione Regionale IL MODELLO RUPAR PER SVILUPPARE I PROGETTI INFORMATICI DELLE PROVINCE E GESTIRE I NUOVI SERVIZI AI CITTADINI E ALLE IMPRESE La riforma dello Stato, introdotta dalle Leggi Bassanini, ha reso necessaria una maggiore cooperazione tra le diverse amministrazioni pubbliche locali, soprattutto per quanto riguarda l’erogazione di servizi efficienti per i cittadini e la definizione di strategie e interventi comuni. Con questo obiettivo, nel febbraio 2000 si è costituito in Piemonte, con il coordinamento dall’Unione delle Province Piemontesi, un tavolo di lavoro permanente sui progetti informatici, a cui prendono parte i responsabili dei sistemi informativi delle otto Province. Al tavolo di lavoro, presentato ufficialmente al FORUM della Pubblica Amministrazione tenutosi a Roma nel maggio scorso, partecipa in veste di coordinatore tecnico il CSI-Piemonte, organismo in grado non solo di fornitore servizi, ma anche e soprattutto di offrire la propria consulenza nel campo dello sviluppo tecnologico e della definizione di strategie comuni. Gli incontri periodici, ospitati di volta in volta dagli Enti aderenti, rendono possibile un confronto operativo sui principali temi legali all’informatizzazione, all’utilizzo della rete Unitaria del Piemonte e all’individuazione di nuovi servizi da erogare ai Comuni. Da parte loro le Province, in base agli standard definiti con il CSIPiemonte, sviluppano segmenti di software che vengono messi a disposizione dei vari enti e avviano progetti comuni per il raggiungimento di economie di scala. Uno dei progetti più significativi su cui è impegnato il tavolo di lavoro è la sperimentazione della firma digitale, messa a punto dal CSI-Piemonte, che consente oggi ai partecipanti ai lavori di inviare e ricevere posta elettronica in modo sicuro e certificato. Tra i vari argomenti trattati nel primo semestre di attività, meritano di essere ricordati quelli riguardanti: • Il Controllo di Gestione • Il coordinamento con la Regione e gli altri Enti locali sul territorio • La promozione di RUPAR nei comuni • I sistemi informativi ambientali • L’integrazione del sistema informatico dell’agricoltura • Il ruolo delle Province nel sistema scolastico regionale piemontese • Le banche dati regionali e l’istruzione • Le rendicontazioni sugli incontri tra Regione e Province per la difesa del suolo • La Protezione Civile L’iniziativa del tavolo di lavoro ha permesso inoltre di dare vita a una collaborazione fattiva tra il Consorzio, la Regione Piemonte e le Province per il passaggio delle deleghe iniziato a fine 1999 (Agricoltura, Centri per l’Impiego), e ha coinvolto tutti gli Enti locali in un unico gruppo di lavoro per favorire l’interscambio di dati utili a tutte le pubbliche amministrazioni piemontesi. Un altro obiettivo condiviso è sicuramente quello di promuovere l’informazione e la formazione su particolari temi tecnici, quali il datawarehouse, l’e-commerce, l’utilizzo della firma elettronica, la Rete della Pubblica Amministrazione (RUPA) e la sicurezza dei sistemi informativi. Marco Perotto DIRETTORE COMMERCIALE PROVINCE CSI-PIEMONTE LA GESTIONE DEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE PER IL 2000-2001 Gli assessori e dirigenti ai Trasporti delle Province durante la recente riunione in sede Upp, hanno approfondito le tematiche collegate alla gestione del sistema dei trasporti locali. Tra questi l’accordo di programma per l’anno in corso, il bando di gare d’appalto per il biennio 2000-2002, il rimborso dell’IVA. La legge regionale n. 1/2000 (“Norme in materia di traposto pubblico locale, in attuazione del decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422) prevede accordi di programma da stipulare tra Regione, Province e Comuni (Superiori ai 30 mila abitanti), allo scopo di ‘favorire l’aggregazione tra le imprese operanti nel trasporto pubblico locale, in modo da superare la piccola dimensione e l’eccessiva frammentazione” così da raggiungere soddisfacenti livelli di sinergia ed efficenza”. Il documento approvato dalle Province richiama inoltre la necessita’ che l’accordo di programma contenga anche l’accordo sull’applicazione dell’Iva, e che eventuali risparmi possano essere inseriti nei bilanci dei rispettivi enti, insieme alla necessita’ di incrementare i contributi regionali destinati al sostegno delle spese amministrative a carico della Provincia. 7 Lo scaffale di cronache piemontesi ORARIO INTEGRATO DEL TRASPORTO PUBBLICO PROVINCIALE I NUOVI CENTRI PER L’IMPIEGO TRA SVILUPPO LOCALE E OCCUPAZIONE Il caso della Provincia di Alessandria Provincia di Torino Servizio Pianificazione trasporti Tel. 01861.3.28 Editore: Provincia di Torino Prezzo di copertina: gratuito presso Uffici della Provincia, Aziende di Trasporto, Aziende Promozione Turistica. A cura di Daniele CIRAVEGNA (Professore ordinario di Economia politica e Preside della Facolta’ di Economia dell’Universita’ di Torino), Sergio FAVRETTO (Avvocato, Responsabile della Direzione Economia e Sviluppo della Provincia di Alessandria), Mario MATTO (Insegnate di Economia alla Scuola Universitaria di management d’impresa di Pinerolo) Editore: Franco Angeli - Milano “Dopo anni di proposte e di confronto dialettico, fra le parti sociali e nel Parlamento, finalmente viene avviata la riforma del mercato del lavoro. Con il gennaio 2000 non abbiamo piu’ il collocamento, ma un nuovo sistema piu’ decentrato ed espressione del territorio.” “Ora la domanda e l’offerta del lavoro vengono gestite da una nuova struttura pubblica, non piu’ ministeriale, ma imperniata sul ruolo della Regione e della Provincia.” Da queste premesse e all’insegna dello slogan ‘meno centralismo, nuove funzioni agli Enti locali’, prende avvio lo studio dei tre autori, profondi conoscitori della materia per delineare come sara’ da ora in poi l’avviamento al lavoro di tanti giovani adottando come modello di riferimento l’esperienza maturata alla Provincia di Alessandria. L’originalita’ e l’interesse della ricerca svolta consiste proprio nel partire da esperienze che si sono concretizzate su un territorio ben definito, collegandolo con le difficolta’ ed anche i successi nel realizzare quanto prevede la nuova legge sul nuovo servizio pubblico per l’impiego in Italia. E’ l’unica pubblicazione che consente di avere sottomano i percorsi di tutte le linee extraurbane e i relativi orari che riguardano il territorio della Provincia di Torino. L’orario fornisce tutte le indicazioni sulle diramazioni delle reti di trasporto di Carmagnola, Chieri, Chivasso, Ivrea, Pinerolo, Rivarolo, Cirie’, Susa. Vi e’ inoltre l’elenco dettagliato delle linee operaie,studentesche, dei disabili e turistiche. LA COMPOSIZIONE DELLE COMMISSIONI DELL’UNIONE DELLE PROVINCE E LA CONSULTA DEI PRESIDENTI DEI CONSIGLI PROVINCIALI 1a COMMISSIONE 2a COMMISSIONE ISTITUZIONALE, DECENTRAMENTO E FEDERALISMO PROGRAMMAZIONE, PIANIFICAZIONE E POLITICHE U.E. Presidente: Paolo BONADEO Alessandria (AN) Presidente: Vincenzo GALATI Torino (Verdi) 1. Antonio CESTI 2. Guido CROSETTO 3. Giuseppe GORIA 4. Giuseppe IANNO’ 5. Norberto JULINI 6. Pier Cesare MORA 7. Giorgio MORRA DI CELLA 8. Domenico PRIORA 9. Silvana SANLORENZO 10. Ermanno SAVOIA 11. Alessandro SCACCHERI 12. Giovanni TRICERRI Novara (CCD) Cuneo (FI) Asti (DS) Torino (FI) Vercelli (PPI) Asti (FI) Torino (Democratici) Alessandria (Rif. Com.) Torino (DS) Verbano-Cusio-Ossola (FI) Alessandria (FI) Vercelli (DS) 1. Gianmarco BISIO 2. Mario CASSARDO 3. Giuseppe CERCHIO 4. Francesco GOIA 5. Valentino GUGLIELMINO 6. Modesto PUCCI 7. Michele RAGNO 8. Paolo RAVAIOLI 9. Francesco ROMANO 10. Bianca TERZUOLO 11. Giancarlo VACCA CAVALOT 12. Vito VALSANIA Alessandria (SDI) Torino (Democratici) Torino (FI) Torino (DS) Vercelli (AN) Torino (DS) Novara (FI) Verbano-Cusio-Ossola (DS) Vercelli (FI) Asti (FI) Torino (Rinnov. Italiano) Cuneo (FI) 8 3a COMMISSIONE 4a COMMISSIONE TERRITORIO, AMBIENTE E VIABILITA’ RISORSE E BILANCIO Presidente: Alessandro VALENZANO Asti (Com. Italiani) Presidente: Gian Battista CRAVERO Cuneo (Gruppo Quaglia) 1. Giorgio BERGESIO 2. Mario BERTOLDI 3. Carlo BOSSO 4. Levio BOTTAZZI 5. Mariella DE PAOLI 6. Giovanni ERCOLE 7. Claudio FECCHIO 8. Roberto GOTTA 9. Renzo LAZZAROTTO 10. Vincenzo POLETTI 11. Alberto TOGNOLI 12. Riccardo VALZ GRIS 1. Roberto BERGONZO 2. Vincenzo CHIEPPA 3. Gabriele FERRARI 4. Vincenzo GALATI 5. Gianluca GODIO 6. Nadia LOIACONI 7. Ermanno MAFFEI 8. Pierluigi MOSCA 9. Candido MUZIO 10. Alfredo PINO 11. Emilio TROCCA 12. Elio VINCLER Cuneo (FI) Cuneo (DS) Vercelli (AN) Torino (DS) Torino (Democratici) Alessandria (DS) Vercelli (Verdi) Alessandria (CCD) Vercelli (FI) Novara (FI) Torino (AN) Biella (PPI) Alessandria (FI) Torino (Com. Italiani) Verbano-Cusio-Ossola (AN) Torino (Verdi) Novara (AN) Torino (FI) Vercelli (FI) Torino (DS) Torino (DS) Biella (DS) Biella (FI) Verbano-Cusio-Ossola (SDI) 5a COMMISSIONE 6a COMMISSIONE ATTIVITA’ ECONOMICHE, LAVORO E FORMAZIONE PROFESSIONALE POLITICHE SOCIALI E CULTURALI Presidente: Marcello STANCHIERI Presidente: Roberto NASCIMBENE 1. Michele CHIAPPERO 2. Stefano GAGGIOTTI 3. Franco GALLIANI 4. Giovanni GHIRARDO 5. Giovanni GUSTAVIGNA 6. Lorenzo LEARDI 7. Maurizio MEDA 8. Silvana MOSCATELLI 9. Giuseppe NERVO 10. Salvatore RAPISARDA 11. Bianca TERZUOLO 12. Sergio VALLERO Biella (FI) Vercelli (FI) Torino (PPI) Verbano-Cusio-Ossola (FI) Alessandria (DS) Cuneo (AN) Alessandria (Com. Italiani) Biella (FI) Asti (AN) Novara (FI) Alessandria (Democratici) Torino (DS) Asti (CDU) Torino (Rif. Com.) 1. Ciro ARGENTINO 2. Paolo CATTANEO 3. Andrea DEL MASTRO DELLE VEDOVE 4. Orietta DI MARIO 5. Luca FACTA 6. Fiorenzo GALETTI 7. Giulio LAPIDARI 8. Massimiliano MOTTA 9. Marta RABACCHI 10. Angela QUAGLIA 11. Davide RICCA 12. Nicola SIRCHIA Torino (Com. Italiani) Novara (PPI) Biella (AN) Biella (FI) Torino (Democratici) Novara (DS) VCO (FI) Torino (AN) Torino (DS) Asti (FI) Torino (Democratici) Alessandria (FI) CONSULTA DEI PRESIDENTI DEI CONSIGLI PROVINCIALI DEL PIEMONTE Presidente: Luciano ALBERTIN Presidente Consiglio Provincia Torino (Centro-Sinistra) 1. Giovanni CIRAVEGNA 2. Claudio COTTINI 3. Roberto PELLA 4. Luigi PORRATO 5. Roberto SCHEDA 6. Mario TRIBOCCO 7. Emilio Maria ZENONI Presidente Consiglio Provincia Cuneo Presidente Consiglio Provincia VCO Presidente Consiglio Provincia Biella Presidente Consiglio Provincia Asti Presidente Consiglio Provincia Vercelli Presidente Consiglio Provincia Alessandria Presidente Consiglio Provincia Novara DIRETTORE RESPONSABILE Michele TOSCO SEGRETERIA Gino ANCHISI Carla DELL'ACCIO Silvia PANICO Autorizzazione del Tribunale di Torino N. 2793 del 4 maggio 1978. DIREZIONE Internet www.csi.it/upp/index.htm e-mail [email protected] Mercedes BRESSO (Presidente) Roberto MARMO (VicePresidente) Ivan GUARDUCCI (Componente) Maurizio PAGANI (Componente) Fabrizio PALENZONA (Componente) Direzione e redazione: Via Maria Vittoria 12 - 10123 Torino. Tel. 011.814.29.20 (dir.) interni: segret. 011.861.22.96 Fax 011/861.22.39 Fotocomposizione, fotolito e stampa: ARTI GRAFICHE GIACONE CHIERI Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana