Ccineforum - Cinema Teatro Astra
Transcript
Ccineforum - Cinema Teatro Astra
via Roma 3/B San Giovanni Lupatoto (VR) tel/fax 045 925 08 25 www.cinemateatroastra.it Seguici su Facebook l’altro inema C presenta cineforum A N NO 20 mo stagione 2011/2012 I FILM VISTI: 1 Nessuno mi può giudicare • 2 The Conspirator • 3 Habemus Papam • 4 C’è chi dice no • 5 Carnage • 6 Terraferma • 7 Niente da dichiarare? • 8 Il debito • 9 Le donne del 6° piano • 10 Io sono Li • 11 La donna che canta • 12 Il cuore grande delle ragazze • 13 This must be the place • 14 Warrior 15 Midnight in Paris regia: interpreti: Owen Wilson, Rachel McAdams, Michael Sheen, Nina Arianda, Kurt Fuller, Tom Hiddleston, Corey Stoll, Mimi Kennedy, Adrien Brody, Alison Pill, Marion Cotillard, Léa Seydoux, Kathy Bates, Carla Bruni, anno: USA, Spagna, Francia 2011 genere: Commedia durata: 94' premi: Golden Globes 2011 Nomination Miglior regia a Woody Allen, Nomination Miglior sceneggiatura, Nomination Miglior film brillante, Nomination Miglior attore in un film brillante a Owen Wilson Woody Allen Febbraio 2012 lun 6 ore20.45 mar 7 ore21.00 merc 8 ore 21.15 G il (Owen Wilson) è uno sceneggiatore della Hol- franco-americana. Indimenticabili sono Kathy Balywood più industriale, con aspirazioni da vero tes nei panni di una dittatoriale Gertrude Stein e scrittore sepolte fra la piscina e il campo da golf. Si Adrien Brody in quelli di Salvador Dalì, animatore di trova in viaggio a Parigi con la fidanzata Inez (Ra- una travolgente riunione di surrealisti. Lo humour e l'eros sono le forze trainanti chel McAdams), al seguito di futuri di un divertimento assoluto. suoceri molesti. In particolare John Raffinato viaggio Tutto talmente scintillante (Kurt Fuller), il padre della futura sposa, uomo d'affari reazionario, nel tempo per un film da far quasi dimenticare la discreta presenza di Carla ossessivo sostenitore dei repubbli- colmo di speranza. Bruni nella parte di una guicani dei Tea Party e quindi gravido di sospetti sulla vena artistoide del promesso gene- da, che per mesi è stato il solo motivo di discussioro. Annoiato dalla compagnia e dal supplemento di ne e gossip intorno al film. Con tutto l'amore anche pena di un amico di lei, pedante professorino uni- per le opere più cupe e pessimistiche degli ultimi versitario (Michael Sheen), Gil comincia a vagare anni, bisogna ammettere che si sentiva la mancanza solo per la città magica, ad annusare suggestioni del dell'Allen più lieve e sfrenato. Se è questo lo stato passato e inseguire tracce dei propri miti letterari di grazia del settantacinquenne genio newyorkese, fra una brasserie e un café. Fino a quando per uno c'è soltanto da chiedersi di che cosa sarà capace al dei tanti corto circuiti spazio temporali di moda nel prossimo film, a partire dal Fellini e dal Monicelli di cinema, stavolta in chiave grottesca, non si trova Boccaccio '70 e con accanto Roberto Benigni. Curzio Maltese - La Repubblica proiettato nella leggendaria Parigi degli anni 20. Come nella Rosa purpurea il pendolarismo fra mito e realtà, diventa una macchina surreale di trovate. il (sceneggiatore hollywoodiano con aspirazioGil si trova a rivaleggiare con il machismo estremo ni da scrittore) e la sua futura sposa Inez sono di Ernest Hemingway e di Pablo Picasso per conqui- in vacanza a Parigi con i piuttosto invadenti genitori stare la conturbante Adriana (Marion Cotillard), di lei.Una sera, a mezzanotte, si troverà catapultato una «grupie dei geni», si riduce a chiedere consigli nella Parigi degli Anni Venti con tutto il suo fervosentimentali oltre che letterari a Gertrude Stein in re culturale. Farà in modo di prolungare il piacere persona, a fronteggiare le crisi isteriche di Zelda Fit- degli incontri con Hemingway, Scott Fitzgerald, Pizgerald e persino a suggerire la trama dell'Angelo casso e tutto il milieu culturale del tempo cercando Sterminatore a un Buñuel che non riesce a capirla. Di giorno torna alla vita da mediocre di successo e alla sempre più tediosa pratica turistica in compagnia di fidanzata e ciarliero seguito. Il film è un fuoco d'artificio di battute e di talento sparso a piene mani, a cominciare da quello di attori meravigliosi usati per parti anche secondarie. È un divertimento o un vezzo da sempre per Allen, ma anche questo portato al felice eccesso. Una sventagliata di Oscar costella le scorribande di Gil nella Bohème anglo- G di fare in modo che il ‘miracolo' si ripeta ogni notte. Suscitando così i dubbi del futuro suocero. Woody Allen ama Parigi sin dai tempi di Hello Pussycat. Nella sequenza di apertura fa alla città una dichiarazione d'amore visiva che ricorda l’ouverture di Manhattan senza parole. Ma anche qui c'è uno sceneggiatore/ aspirante scrittore in agguato pronto a riempire lo schermo con il suo male di vivere ben celato dietro lo sguardo a tratti vitreo di Owen Wilson. Solo Woody poteva farci ‘sentire' in modo quasi tangibile la profonda verità di un ‘classico' francese che nella parata di personalità che il film ci presenta non compare: Antoine de Saint Exupery. Il quale ne “Il piccolo principe” fa dire al casellante che nessuno è felice per dove si trova. Il personaggio letterario verbalizzava il bisogno di cercare sempre nuovi luoghi in cui ricominciare a vivere. Il Gil alleniano vuole sfuggire dalla banalità dei nostri giorni ma trova dinanzi a sé altre persone che esistono in epoche che ai posteri sembreranno fulgide d'arte e di creazione di senso ma non altrettanto a chi le vive come presente. [...] Forse, sembra dirci Woody, è indispensabile uno sforzo costante per cercare nel presente le ragioni del vivere e del creare. A Gil Allen concede quella speranza che invece negava perentoriamente (e con ragione) a Roy. Ricordandoci che nulla può consentirci di sfuggire a noi stessi e al nostro tempo e che forse (nonostante tutto) è bene così. Giancarlo Zappoli - Mymovies.it 16 Il principe del deserto regia: Jean-Jacques Annaud interpreti: Tahar Rahim, Antonio Banderas, Mark Strong, Freida Pinto, Riz Ahmed, Akin Gazi, Liya Kebede, Corey Johnson, Eriq Ebouaney, Jan Uddin, Driss Roukhe, Ziad Ghaoui anno: Francia, Italia, Qatar 2011 genere: Drammatico durata: 130' Febbraio 2012 lun 13 ore20.45 mar 14 ore21.00 merc15 ore 21.15 ”D a quando ho fatto ‘Sette anni in Tibet’, Hol- corruzione dal suo regno “perché le stelle guida di lywood continua a propormi sceneggiature un uomo devono essere saggezza e coraggio. E persu giornalisti americani che scoprono un nuovo Pa- ché le cose che valgono di più a questo mondo non ese. Non ne posso più!”. Questa è la confessione di le si può comprare”. Jean Jacques Annaud, regista costantemente all’in- Freida Pinto, invece, torna a scatenare la sua cariseguimento di storie epiche che, possibilmente, si ca erotica nei panni della bellissima figlia di Bansvolgono al di là dei confini occidentali. O forse dei deras data in sposa al protagonista. Una specie di limiti occidentali dal momento che “Nella nostra “Penelope del medio oriente”, in costante attesa cultura abbiamo esaurito tutte le storie buone da del suo amato. Spettacolo, amore e ricerca storica romanzata: Annaud crede ancora nel cinema clasraccontare. Ma ce ne sono altre meravigliose che ci attendono sico di genere, quello dai ritmi lenti e in cui riesce a spiegare le Sure del Corano come l’ABC in modo in tutto il resto del mondo”. La sua ultima fatica s’intitola “Il principe del de- da affilare i toni romantici di questa sua storia d’amore. “Sono stato molto prudenserto” (in originale “Black Gold”), te sapendo che avrei rappresentato un’epopea di emiri belligeranti, Non si compra visione più onesta possibile della valorosi combattenti e uomini corciò che ha valore. laciviltà mediorientale – continua Anrotti dalla febbre per il petrolio. E naud – Improvvisamente la realtà e naturalmente fanciulle dagli occhi sensuali che aspettano il grande amore. C’è proprio la nostra favola cinematografica hanno cominciato tutto in questa pellicola che inevitabilmente ci ri- a combaciare: sono scoppiate le rivoluzioni dei poporta alla mente “Lawrence D’Arabia”. “A dire la poli mediorientali. Avvenimenti che ci hanno fatto verità – ci racconta Annaud – sono quindici anni capire quanto alcuni dei valori che raccontiamo in che non guardo quel film. L’ho evitato. La ragione? questa favola possono ancora essere validi oggi”. Pierpaolo Festa - Film.it Sapevo che prima o poi avrei esplorato personalmente quella parte di mondo con la mia macchina da presa. Non volevo farmi influenzare. A parte il film di Lean, credo che il cinema abbia occultato opo diversi anni il famoso regista francese quella zona del mondo, e questo mi ha spinto ulteJean Jacques Annaud, membro dell’Acadériormente a girare il film”. mie des beaux- arts, e autore di film importanti Sullo schermo Antonio Banderas e Mark Strong e famosi come "Sette anni in Tibet", torna dietro sono due emiri che si fanno battaglia per il con- la macchina da presa spostando il suo sguardo in trollo della “striscia gialla”, quella terra che gli Arabia, all’inizio del ventesimo secolo, sotto il sole “avvoltoi americani del Texas” hanno intenzione cocente del deserto, dove tradizione, cultura e relidi invadere a suon di verdoni al fine di mettere le gione si fondono insieme e si scontrano sul campo mani sui pozzi dell’oro nero. Protagonista è Auda, di battaglia. lo interpreta Tahar Rahim de “Il profeta”: giovane È una nuova epopea di guerra, un nuovo colossal e ingenuo principe che imparerà a diventare uomo che ricorda, solo in parte la spettacolarità del grane condottiero valoroso, nel tentativo di scacciare la de cinema d’intrattenimento di Hollywood, perché D Argenti Oggettistica Complementi d’Arredo Confetteria Bigiotteria Confezioni personalizzate Piazza Umberto I, 127 - San Giovanni Lupatoto (VR) tel. 0458753610 - fax 0458775142 www.nelmiocielo.it - [email protected] Matrimonio Battesimo Comunione Cresima Laurea Anniversario a reggere i fili della storia sono i sentimenti di un uomo che ama i libri e lo studio, ma si trova improvvisamente a dover prendere parte a una guerra. Da ragazzo impacciato con la testa sui libri si trasforma in un leader capace di unire popoli, tribù con tradizioni diverse accomunate dalla stessa fede e irrobustiti dalla terribile vita nel deserto. Auda, questo il nome del protagonista, dovrà affrontare però non sono gli uomini e gli intrighi di potere, lo scontro fra accettazione e rifiuto per una civiltà diversa, quella occidentale, ma al tempo stesso dovrà combattere con un nemico ancora più grande di lui, immenso ed eterno: il deserto. Il regista Annaud torna dunque a parlare di guerra così, partendo dalla prima guerra mondiale con "Bianco e nero a colori", passando per la seconda guerra mondiale e la battaglia di Stalingrado con "Il nemico alle porte", ora dà voce al Medio Oriente, e lo fa adattando per il grande schermo il successo del romanzo "Il Paese delle ombre corte", scritto dal pilota automobilistico, scrittore, sceneggiatore ed editore svizzero Hans Ruesch (Napoli 1913- Massagno 2007). Il film prodotto da Tarak Ben Ammar e dal Doha Film Institute del Quatar ricorda film che hanno fatto la storia del cinema, in primis "Lawrence D’Arabia" di David Lean o ad alcuni di Sergio Leone, come ambientazione e atmosfere. È un film antico e al tempo stesso moderno, che cattura lo spettatore attraverso pochi semplici elementi come il deserto spazzato dai forti venti, la sete, la schiavitù, il desiderio di libertà e di speranza che alberga in ognuno, il sentimento della fratellanza. Attraverso Auda vengono messi a confronto due mondi e due culture diverse, quella Occidentale e quella Orientale, la tradizione si scontra con la modernità, l’amore per la famiglia e la speranza di benessere sono gli elementi cardine e i perni su cui ruota questa pellicola cruda, ma al tempo stesso romantica. Bellissime le scene di guerra, dal ritmo decisamente sostenuto che spezzano in parte il ritmo lento e costante della pellicola che sembra voler riecheggiare l’inesorabile e ineluttabile vita/morte del deserto. Eccezionali gli interpreti, in primis proprio Tahar Rahim nel ruolo di Auda e già protagonista di "Un profeta", cui si affianca un convincente Antonio Banderas nel ruolo del sultano Nesib che sogna per il suo popolo un destino migliore della morte per fame e malattia. Interessante come interpretazione è quella di Mark Strong, nel ruolo del sultano Amar che governa e regola la sua vita così come il suo regno in attesa dell’abbraccio di Allah, e infine l’affascinante Freida Pinto, già protagonista di "The Millionaire", nel ruolo della principessa Leyla, figlia di Nesib e moglie di Auda. Federica Di Bartolo - FilmUp.com 17 Scialla! (Stai sereno) regia: interpreti: Fabrizio Bentivoglio, Barbora Bobulova, Filippo Scicchitano, Giuseppe Guarino, Prince Manujibeya,Arianna Scommegna, Giacomo Ceccarelli, Raffaella Lebboroni, Vinicio Marchioni anno: Italia 2011 genere: Commedia durata: 95' premi: Venezia Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica 2011 Miglior Film Controcampo Italiano Francesco Bruni Febbraio 2012 lun 20 ore20.45 mar 21 ore21.00 merc22 ore 21.15 S nell’alimentazione e nelle frequentazioni pericolo- uno svogliato tran-tran di ripetizioni a domicilio se, che rischiano di metterlo nei guai. Lo sgarbo al a studenti altrettanto svogliati, fra i quali spicca boss del quartiere compiuto con gli amici potrebbe il quindicenne Luca, ignorante come gli altri, ma essere un errore fatale, se non fosse per un piccolo vitale ed irriverente. Un bel giorno la madre del racolpo di genio della scrittura che consente il ribal- gazzo si fa viva, come un fantasma dal passato, con tamento delle prospettive. una rivelazione che butta all’aria la vita di Bruno: Potrebbe sembrare scontato dire che uno dei pre- Luca è suo figlio, un figlio di cui ignorava l’esistengi maggiori di Scialla!, vincitore del Controcampo za. Non solo: la donna è in procinto di partire per veneziano, è una sceneggiatura brillante ed esatta- un lavoro di sei mesi da cooperante in Africa, e il mente calibrata, visto che l’autore, Francesco Bru- ragazzo non può e non vuole certo seguirla laggiù. ni, qui al suo debutto dietro la macchina da presa, è La donna chiede a Bruno di ospitare a casa sua il uno sceneggiatore affermato, soprattutto per il suo ragazzo, e di prendersi cura di lui, ma senza rivelarlavoro con Paolo Virzì. Ma quello che è importante gli la sua vera identità. è che Bruni lascia affiorare con molta naturalezza Inizia così la vicenda del film di un ottimo scenegdai meccanismi oliati della commedia temi molto giatore che un produttore illuminato come Beppe seri, come l’importanza Baschetto ha finalmendella cultura per essere I tormenti di un adolescente te fatto alzare dalla sepadroni della propria vita 'vero', raccontati con saggezza, dia collocata davanti al (e in caso di necessità computer per metterlo senza prediche né volgarità. salvarsela), la dignità del al comando di quella lavoro su qualsiasi altra ciurma (che immagiscappatoia veloce per la ricchezza: concetti che niamo divertente e divertita) che ha realizzato un oggi sembrano rivoluzionari. Con la sua assenza di film che trova una sua collocazione originale nel smania di successo, il suo amore per i lirici greci panorama del cinema italiano contemporaneo. Pere Pasolini, Bruno diventa allora un eroe dei nostri ché Francesco Bruni non vuole proporci l’ennesitempi, capace di rifiutare le avances di una donna ma commedia generazionale, non vuole spacciarci se sono volgari, di vincere con gentilezza sulla ma- volgarità a buon mercato ma nemmeno propinarci leducazione e l’ignoranza. un’opera prima ‘autoriale’. Vuole qualcosa di più Barbara Corsi - Vivilcinema e di diverso. Ci vuole innanzitutto ricordare che una sceneggiatura che funzioni ha bisogno di un runo Beltrame ha tirato i remi in barca, e da costante ancoramento alla realtà. Bruni racconta un bel po’. Del suo antico talento di scrittore un adolescente ‘vero’ non un ragazzo immaginato è rimasto quel poco che gli basta per scrivere su al chiuso di una stanza e poi riversato sulla tastiera commissione “i libri degli altri”, le biografie di cal- di un iPad. Così come nell’inedia di Beltrame ritrae ciatori e personaggi della televisione (attualmen- una parte di questa nostra società italiana che si te sta scrivendo quella di Tina, famosa pornostar è ormai ritratta, per perdita di fiducia anche nelle slovacca divenuta produttrice di film hard); la sua proprie capacità, dall’interazione. passione per l’insegnamento ha lasciato il posto a L’incontro tra Bruno e Luca cambia tutti e due ma senza che sia necessario spingere sull’acceleratore della commozione che la relazione padre non conosciuto/figlio avrebbe potuto suggerire. Molto più semplicemente ed efficacemente Scialla! ci dimostra e dimostra che anche l’adolescente più recalcitrante e apparentemente impermeabile a via Padova 11 ogni stimolo che vada al di là dei bisogni primari San Giovanni Lupatoto (VR) tel/fax 045 9251852 è alla ricerca (molto spesso inconsapevole) di una e-mail [email protected] GRAFICA GRAFICA GRAFICA guida. Nel film non c’è mai un momento in cui si TRADIZIONALE WEB DI SUPPORTO web site www.alma-it.net possa individuare il benché minimo sentore di un atteggiamento predicatorio. Eppure riesce a ricordarci quanto famiglia e scuola debbano trovare una convergenza d’intenti che abbia al centro i ragazzi. Sempre più difficili da comprendere ma forse Presentando la tessera del Cineforum proprio per questo più bisognosi di sostegno. Lo fa sconto del 10% con il romanesco brillante di Luca e con il veneto (meglio ancora:il padovano) sornione di Bruno. Piazza Umberto I, 27 Facendoci ridere e sorridere ma con i neuroni in S. Giovanni Lupatoto - Verona attività. Telefono 045 545724 Giancarlo Zappoli - Mymovies.it CIALLA! è un termine gergale diffuso fra gli adolescenti romani per dire “stai sereno”, “tranquillo, non ti agitare”. Lo ripete spesso Luca, quindicenne figlio di madre single, svogliatissimo a scuola e impermeabile a qualsiasi regola di buona educazione, interpretato dal simpaticissimo esordiente Filippo Scicchitano. Luca prende inutili ripetizioni da Bruno (Fabrizio Bentivoglio), cinquantenne ex professore e autore di un solo libro di successo, costretto per campare a fare da ghost writer per le “auto” biografie di calciatori o personaggi dello spettacolo, come quella della pornostar Tina (Barbora Bobulova). Una sera la madre di Luca rivela a Bruno che il ragazzo è suo figlio, frutto di una fugace relazione giovanile di cui lui si era perfino dimenticato. Marina, che deve partire per un progetto di lavoro in Africa, gli chiede di prendersi cura di Luca in sua assenza, senza rivelare al ragazzo la sua vera identità paterna. Inizia così una strampalata e difficile convivenza fra un padre che deve imparare da zero, e un figlio che non conosce l’autorità ma ne ha un disperato bisogno. Nei panni di Bruno, Fabrizio Bentivoglio affina quella maschera di perdente che ha già indossato in film come La lingua del santo, diventando sempre più bravo, sottile e sornione in quelle parti di commedia che si tengono in equilibrio fra disincanto e ironia. Bruno ha preso atto, molto onestamente, di essere uno scrittore mediocre e trascina la sua vita dal bar all’angolo a casa sua, apatico e trasandato, senza neanche togliersi la forfora dal maglione. L’irruzione di Luca nella sua quotidianità è un elemento di disturbo che però lo costringe a confrontarsi con un sentimento a lui sconosciuto. Non si tratta però solo di introspezione, perché Luca ha bisogno di essere seguito e corretto in tutto, nello studio, B Le Idi di marzo regia: George Clooney interpreti: 18 Ryan Gosling, George Clooney, Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood, Max Minghella, Jeffrey Wright anno: USA 2011 genere: Drammatico durata: 101' premi: Golden Globes 2011 Nomination Miglior regia a George Clooney, Nomination Miglior sceneggiatura, Nomination Miglior film drammatico, Nomination Miglior attore in un film drammatico a Ryan Gosling Febbraio 2012 lun 27 ore20.45 mar 28 ore21.00 merc29 ore 21.15 L e idi di Marzo. Un evento tragico, tra i più co- te Tom Duffy (Paul Giamatti), coordinatore per il nosciuti dell'antica Roma. Un evento che van- candidato concorrente, e dell'insidiosa giornalista ta, a ben vedere, più di un significato simbolico, e d'assalto Ida Horowicz (Marisa Tomei), insidieranche spinge alla riflessione sulle insidie del potere no però nel ragazzo il dubbio di cosa sia giusto e e sui limiti del 'buon governo'. In un periodo di sbagliato, lecito o sleale, quando si fa politica ad grave crisi economica, segnato da un repentino alti livelli. Decisivo sarà però il passaggio, nella sua crollo dei valori -un tempo- comuni e della fiducia vita, di una giovane e bella stagista, Molly (Evan nelle istituzioni, il cinema più di una volta ha fatto Rachel Wood), che ribalterà molte delle sue confuoriuscire una voce dal coro in favore di un riesa- vinzioni... me del cosiddetto 'potere costituito', legislativo o Originariamente tratto dall'opera teatrale Farraamministrativo che sia. Ora ci prova anche George gut North, Le idi di Marzo oltrepassa il confine tra Clooney a dire la sua, con un progetto pensato a teatro e cinema presentando, semplicemente, una grande storia con dei grandi attori. lungo e che ha atteso il momento adatto per divenire realtà: The Un lucido romanzo In poche parole, un notevole esempio di buon cinema. Un cinema ides of March. di formazione fatto di grandi interpretazioni atIl titolo si rifà, per l'appunto, alla lontano da toriali, di idee e tematiche attuali disgraziata congiura che pose fine ed interessanti, di un approccio, alla vita di Gaio Giulio Cesare, il implicazioni in sostanza, intelligente al me14 marzo del 44 a.C., da parte di qualunquiste. dium cinematografico, che intriga Bruto e Cassio. Un titolo, naturalmente, dalla valenza simbolica, e che trova, in un lo spettatore ma non si accontenta di imboccare perfetto gioco di specchi, più di una collocazione un'idea o una visione in particolare. L'ambiguità di fondo dei suoi personaggi è ben resa all'interno della trama del film. Film presentato in anteprima, e come pellicola di e assolutamente funzionale alla storia, e il finale apertura, alla 68esima Mostra Internazionale d'Ar- aperto ad interpretazioni di varia natura è semplite Cinematografica di Venezia. Si avvicinano le pre- cemente un tocco di classe che arricchisce ultesidenziali, e il Governatore Mike Morris (George riormente l'opera, che non si perde sul finale come Clooney), integerrimo e progressista candidato de- purtroppo capita spesso a pellicole del genere. mocratico, si prepara agli atti decisivi della spieta- La sceneggiatura e la regia di Clooney non si perdota campagna elettorale. Nel suo staff ha un uomo di no in verbosità fini a sé stesse ma anzi si limitano grande esperienza, Paul Zara (Philip Seymour Hof- all'essenziale, fornendo tuttavia spesso molto più fman) in grado di coordinare il tutto perfettamen- informazioni di quanto potrebbe sembrare a prima te (e alla larga da intrighi e scandali che possano vista, grazie soprattutto al lavoro di un cast in gran rovinarne l'immagine) e un ambizioso ed idealista spolvero, su cui tutti spicca Gosling, che sembra giovane organizzatore dell'ufficio stampa, Stephen oramai destinato ad una sicura carriera. Ottimi Meyers (Ryan Gosling). Stephen ha fiducia nel suo tutti, ad ogni modo, da Giamatti a Hoffman, e intecandidato, così come ha fiducia in un certo percor- ressante l'apporto di Clooney, che appare su scherso politico ed idealista. L'intervento dell'intrigan- mo molto meno del previsto, ma ogni occasione è succursale di S.Giovanni Lupatoto Via Ugo Foscolo, 32 - tel. 045 9250432 Produzione propria, Specialità dolci e salate, Torte nuziali e rinfreschi. Viale Olimpia, 6 - tel. 045 545771 San Giovanni Lupatoto (VR) decisiva. Ambiguità, seduzione, perdita di valori: il gioco politico si confonde coi giochi di potere, le certezze crollano, gli amici si trasformano in nemici. Clooney torna alla regia dopo quattro anni, con un dramma morale sull'importanza della lealtà e dei valori e sulla facilità di perderli sulla strada del compromesso. Un'opera completa, intelligente, ben scritta e ancor meglio recitata. E che, nonostante il contesto politico americano alieno alla maggior parte del pubblico nostrano, si fa ben intendere da tutti. Perché non importa se si è Repubblicani o Democratici, ma solo in cosa si crede veramente. Marco Lucio Papaleo - Everyeye.it G eorge Clooney sceglie, come noto, di ambientare la sua cinica, sconsolata e pessimista ricognizione sul mondo della politica statunitense in campo amico, tra le fila del partito democratico a cui il divo, noto liberal, è collegato; tra le fila del partito un fuoco incrociato di tradimenti, vendette, segreti, arrivismi e ricatti non risparmia nessuno, stabilendo un confine tra bene e male molto labile. Quest’ultimo punto, la convivenza tra “giusto” e “sbagliato” e il loro legame che appare inestricabile, è il motivo per cui il film non cade nel pamphlet qualunquista [...]. Ad un certo punto il protagonista, dipinto da molti commentatori come giovane idealista [...], al momento di ricattare il senatore afferma: “Così possiamo fare quello che abbiamo sempre sognato”. Frase significativa che nasconde l’inquietante significato secondo il quale in democrazia, se si vuole ottenere qualcosa di buono, è necessario giocare nel torbido e sporcarsi le mani. È questa la sconsolata considerazione che è alla base del film: se si vuole vincere, e perciò ottenere quello a cui credi, bisogna scendere, sottostare ai ricatti e ricattare a tua volta, distruggere la carriera di chi stimi o di chi è stato il tuo maestro. [...] Tutto questo avviene dietro le quinte, non solo in senso metaforico, visto che numerose scene e dialoghi chiave avvengono dietro il palco dove si tiene il comizio, nei retroscena di uno studio televisivo o nelle cucine di un ristorante chiuso. [...] Clooney gestisce tutto questo dimostrando consapevolezza stilistica e talento anche dietro la macchina da presa: un cinema robusto e classico ma aggiornato alle esigenze e allo spirito dei tempi, che gioca con il già detto e visto aggiungendo sfumature che rendono l’opera attuale. L’ottimo uso dell’illuminazione a livello metaforico e il gioco dei primi piani sono le firme registiche più evidenti in un film che molto si basa sui dialoghi e sulle prove degli interpreti: ottimi sia Ryan Gosling che Clooney, ma il vincitore è Philip Seymour Hoffman nella parte del capo dello staff del governatore. Edoardo Peretti - Mediacritica.it