visualizza l`articolo in formato pdf
Transcript
visualizza l`articolo in formato pdf
News1_08 xinternet 17-06-2008 12:00 Page 15 pubblicazioni Quale assistenza infermieristica in RSA? Il presente e le prospettive future di Anna Castaldo, Paola Gobbi, Stefano Giudici, Stefano Mantovani, Gianluca Gazzola, Commissione Geriatria, Collegio IPASVI di Milano-Lodi I l 16 e il 17 novembre 2007 il Collegio Ipasvi di Milano-Lodi ha dedicato un convegno interamente all’assistenza in area geriatrica, con particolare riguardo alle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), e ai problemi clinico-assistenziali, organizzativi, di integrazione con l’equipe vissuti dai colleghi che operano all’interno delle RSA. Il convegno è stato organizzato dalla Commissione Geriatria del Collegio e si è tenuto presso l’Istituto Piccolo Cottolengo di Don Orione di Milano che, oltre ad altri servizi, dispone di una residenza sanitaria assistenziale per anziani di duecentodieci posti letto. Al convegno hanno partecipato circa 300 operatori, tra cui infermieri nella maggioranza, e una discreta presenza di fisioterapisti e medici. Di seguito viene presentata una sintesi dei lavori della prima giornata. La prima sessione è stata dedicata alla descrizione delle caratteristiche della popolazione anziana dal punto di vista socio demografico, epidemiologico e dei servizi a loro rivolti, con un particolare riferimento alle residenze sanitarie assistenziali (RSA), di cui sono state analizzati gli attuali requisiti strutturali ed organizzativi. In tale ottica il prof. Carlo Vergani1 con la 1 2 sua lettura magistrale “Gli anziani in Italia e Lombardia: aspetti demografici, clinici e socio-sanitari”, ha sottolineato, a fronte di un aumento della domanda di servizi sanitari e sociosanitari da parte degli anziani disabili (solo in Lombardia sono circa cinquantamila i residenti nelle RSA), la necessità di disporre di operatori sanitari con competenze geriatriche avanzate e di porre una maggiore attenzione all’integrazione dei servizi, alle dimissioni protette; non ultimo di utilizzare un approccio multidimensionale che tenga conto dei bisogni e dei problemi di un anziano in modo olistico e che risponda quindi appropriatamente alle sue esigenze. È dello stesso parere il Dr. Gianbattista Guerrini2, che nella sua relazione “La residenza sanitaria assistenziale come risposta al bisogno assistenziale dell’anziano e della sua famiglia: il panorama lombardo” ha evidenziato la precarietà degli infermieri in tali setting che spesso esercitano solo una parte delle loro competenze ed in particolare l’applicazione delle procedure diagnostiche e terapeutiche o la risposta a situazioni di urgenza (… quasi che il loro compito fosse solo quello di intervenire “ad aggiustare il guasto”), nonostante la centralità della pianificazione assistenziale e della prevenzione della dipendenza funzionale per tale tipologia di ospiti e la Cattedra di Gerontologia e Geriatria, Università degli Studi, Milano, U.O. Geriatria, Ospedale Maggiore Policlinico, Milano Fondazione Brescia Solidale 14 IO INFERMIERE - N.1 /2008 News1_08 xinternet 17-06-2008 12:00 Page 16 necessità di un coordinamento del gruppo di lavoro. Durante il confronto e il dibattito con i partecipanti e con i relatori della tavola rotonda sono emersi alcuni elementi critici quali per esempio l’insostenibilità delle spese da parte delle RSA e delle famiglie per quanto riguarda la parte alberghiera. A tal proposito è stato rilevato che le remunerazioni derivanti dal sistema SOSIA (scheda di osservazione intermedia dell’assistenza), non sono sufficienti a fronteggiare i costi delle prestazioni sanitarie erogate agli attuali ospiti delle RSA e che il problema degli anziani “disabili” impone dal punto di vista socio-politico un aumento delle risorse sanitarie e sociosanitarie per i vari servizi. Nella relazione “La legislazione per l’autorizzazione e l’accreditamento delle residenze sanitarie assistenziali (RSA) in ambito regionale e nazionale” di Stefano Mantovani3 sono state descritte le grandi modificazioni che hanno coinvolto le RSA negli ultimi decenni. Tra queste sono stati evidenziati gli attuali standard del personale dei 901 minuti settimanali ospiti, che le RSA devono possedere per essere accreditate, standard che - diversamente dal passato - non risultano differenziati per ciascuna figura professionale, ovvero tale differenziazione viene lasciata ai singoli enti gestori delle RSA. Le successive relazioni hanno messo in luce alcuni aspetti critici nell’organizzazione delle RSA lombarde attraverso ricerche di natura descrittiva. In tal senso dai risultati dell’indagine presentata dalla dott.ssa Anna Castaldo4, “La direzione assistenziale: un’indagine nelle residenze sanitarie assistenziali della 3 4 5 Lombardia” è emerso che nelle RSA è scarsamente presente il Servizio infermieristico, ovvero la direzione del servizio assistenziale ed infermieristico e la gestione del personale sanitario/assistenziale è attribuita ad altre figure direttive. La presenza del Servizio Infermieristico (tecnico riabilitativo ed assistenziale) è prevalente nelle strutture con una medioalta complessità organizzativa, ovvero nelle RSA di grandi dimensioni e caratterizzate da una varietà di servizi. Nell’indagine “L’integrazione dell’operatore socio sanitario (OSS) nell’equipe assistenziale: un’indagine nelle residenze sanitarie assistenziali (RSA) di Milano”, condotta dalla collega Giuseppina Giavazzi5 sono emersi alcuni elementi critici sui quali la professione infermieristica deve avviare una riflessione. In particolare è stato evidenziato che l’OSS si occupa sia di assistenza diretta sia di prestazioni sanitarie di varia natura ed è impiegato anche per attività non specificamente definite dal relativo profilo regionale, mentre gli infermieri si occupano prevalentemente delle procedure diagnostico-terapeutiche. L’OSS quindi non è inserito nell’equipe assistenziale con l’intento di migliorare la qualità dell’assistenza ma per “sgravare” gli infermieri da attività ritenute non fondamentali che, in realtà, rientrano tra le loro responsabilità come la pianificazione assistenziale. D’altra parte le RSA non sono considerate dagli infermieri un luogo di elezione, dimostrato anche dal fatto che in molti casi operano in tali strutture in qualità di libero professionista e/o dipendente di cooperative. Sulla stessa linea si inseriscono i risultati Infermiere coordinatore dei servizi assistenziali della RSA Don Cun di Magenta. Responsabile Formazione/Qualità/URP, Piccolo Cottolengo di Don Orione di Milano Coordinatore Infermieristico Nucleo RSA/Riabilitazione, Piccolo Cottolengo di Don Orione di Milano IO INFERMIERE - N.1 /2008 15 News1_08 xinternet 17-06-2008 12:00 Page 17 dell’indagine “Infermieri in RSA: i risultati dello studio qualitativo condotto dal Collegio Ipasvi di Milano-Lodi” presentati dal Consigliere Paola Gobbi e condotta dalla Commissione Geriatria del Collegio6 attraverso dei focus group con quarantadue infermieri provenienti da quattordici RSA, dai quali sono emersi una serie di elementi critici con delle proposte di soluzione, tra cui: - un elevato turnover infermieristico sopratutto per ragioni di tipo economico, organizzativo, e legate alla tipologia degli utenti da assistere; - una insufficiente competenza delle figure di supporto (ASA e OSS) e degli infermieri nonché la mancanza di risorse materiali ed organizzative delle RSA a fronte della complessità clinica assistenziale delle persone assistite. - la mancanza di una continuità assistenziale tra le RSA e gli altri servizi sanitari (soprattutto ospedale). Gli infermieri percepiscono il loro ruolo come essenziale all’interno dell’équipe ma evidenziano che il tempo dedicato all’applicazione delle procedure diagnostico-terapeutiche (somministrazione della terapia, medicazioni, gestione dell’emergenza e dei problemi clinici degli ospiti) è nettamente superiore alla pianificazione e gestione dell’assistenza infermieristica (identificazione dei bisogni di assistenza, pianificazione, realizzazione e gestione degli interventi). La terza sessione pomeridiana è stata interamente dedicata agli aspetti clinici assistenziali e ad alcune esperienze nelle RSA della Lombardia. In questa ottica sono state presentate le esperienze di due RSA7 relativamente alla costruzione e all’implementazione del piano di assistenza individuale (PAI) e nella fattispecie il piano di assistenza infermieristico, che in entrambi i casi è stato sviluppato sulla base di un modello dell’assistenza infermieristica e declinato con strumenti sintetici per facilitare la realizzazione degli interventi assistenziali affidati alle figure di supporto (interventi routinari, a bassa discrezionalità, standardizzabili e costanti nel tempo) e quelli di stretta competenza degli infermieri. Di particolare attualità lo studio realizzato dal dott. Gianluca Gazzola8 sul rapporto tra la SOSIA e il sistema di complessità dell’assistenza infermieristica. Lo studio presentato ha voluto verificare se una interpretazione disciplinare della Scheda di Osservazione Intermedia dell’Assistenza può rendere evidente una complessità assistenziale infermieristica in apparente costante aumento nelle RSA. Nella relazione “Il paziente demente tra dolore e disturbi del comportamento: inizio di un percorso di valutazione” del collega Michele Zani9 è stata evidenziata la necessità di una competenza specifica dell’infermiere nella valutazione e la gestione del dolore, soprattutto quando ci si trova di fronte a persone con una compromissione della comunicazione e/o deficit cognitivi. Da qui l’esperienza condotta nella RSA Azienda Speciale “Le Rondini” che ha portato alla riflessione sul dolore nei soggetti con deficit cognitivo, prima attraverso percorsi formativi per tutti gli operatori e Commissione Geriatria del Collegio IPASVI di Milano-Lodi: Paola Gobbi, Anna Castaldo, Stefano Giudici, Stefano Mantovani, Gianluca Gazzola 7 Un’ esperienza di costruzione di un piano di assistenza individuale in RSA, Sig.ra Paola Doggi, Coordinatore infermiere delI’Istituto “La Provvidenza” ONLUS – Busto Arsizio. Gli strumenti per la pianificazione e la realizzazione dell’assistenza in RSA, Dott.ssa Anna Castaldo, Responsabile Formazione/Qualità/URP, Piccolo Cottolengo di Don Orione, Milano 8 Dirigente infermieristico Fondazione benefattori cremaschi onlus di Crema 9 Azienda Speciale “Le Rondini” – Lumezzane; Sezione di Nursing Gruppo di Ricerca Geriatrica; Associazione Italiana Operatori Cure Continuative 6 16 IO INFERMIERE - N.1 /2008 News1_08 xinternet 17-06-2008 12:00 Page 18 poi attraverso l’implementazione di strumenti di valutazione del dolore specifici per i soggetti con decadimento cognitivo, fase cruciale per determinare gli interventi per la risoluzione e/o la riduzione dello stesso. L’esperienza dell’istituto Golgi di Abbiategrasso nella gestione assistenziale delle persone con demenza è stata presentata dalla coordinatrice infermieristica Ortensia Bessi10. Da diversi anni l’Istituto sta adottando il modello di assistenza per l’Alzheimer, elaborato da Moyra Jones (terapista occupazionale canadese), noto come il modello Gentle Care, in cui il core è rappresentato dalla conoscenza approfondita di ciascun paziente e la costruzione di una protesi “individuale”, costituita da tre elementi: - ambiente (spazi sicuri, illuminazione idonea, ambienti noti e accoglienti…) - programmi/attività interessanti e significative per gli ospiti (es. attività eseguite prima della malattia …) - le persone (familiari, volontari…) da coinvolgere nel programma di cura. I risultati di una indagine realizzata nel 2005 in 62 RSA del Nord Italia ed avente l’obiettivo di descrivere per quali problemi vengono prese decisioni assistenziali non pianificate, illustrati dalla prof.ssa Paola Di Giulio11, confermano che la popolazione per cui vengono gestiti più problemi è rappresentata dai pazienti con demenza e deficit cognitivi. I problemi che maggiormente richiedono decisioni assistenziali sono il dolore e disturbi comportamentali, quali l’agitazione, lo stato confusionale e il delirium. In circa metà dei casi i problemi erano associati esclusivamente a cause cliniche e i restanti a farmaci o presidi, a cause 10 11 12 organizzative (es. mancanza di tempo e personale, malfunzionamento dei presidi) o ad altre o più cause. Significativa l’esperienza, presentata dalla dott.ssa Antonella Bonanno e la sig.ra Patrizia Almasi12 che, partendo da un’analisi dei dati epidemiologico statistici e demografici della provincia di Sondrio, hanno evidenziato una domanda di cura delle lesioni cutanee della popolazione anziana e attivato un ambulatorio infermieristico privato specializzato nel trattamento di lesioni cutanee, conforme ai requisiti strutturali ed organizzativi previsti dalla normativa nazionale e regionale. Il target di riferimento in un primo tempo era rappresentato dalle persone che vivono al proprio domicilio e successivamente dalle persone istituzionalizzate, attraverso la formazione e forme di consulenza al personale delle RSA sulla valutazione delle lesioni e il rispettivo trattamento. Il Consiglio Direttivo di questo Collegio, attraverso i lavori della Commissione Geriatria e la realizzazione del convegno – il quale ha rappresentato la conclusione di una serie di progetti ed iniziative intraprese nel 2007 - si è fatto carico di portare avanti le istanze della professione in un ambito, quello geriatrico, così strategico dell’assistenza infermieristica; al termine dei lavori congressuali è stata prodotta una mozione inviata agli organi istituzionali competenti (Regione, Comuni, Province, ASL, Università). Le slide del convegno sono scaricabili dal sito www.ipasvimi.it; gli atti possono essere richiesti alla segreteria del Collegio: [email protected]. La mozione è stata presentata nel numero 4/2007 della rivista Io Infermiere. Infermiera, Coordinatore nucleo Alzheimer Istituto Golgi, Abbiategrasso Università degli Studi di Torino; Gruppo PARI (Percorsi Assistenziali e Ricerca Infermieristica- Farmacovigilanza) Infermiere libero professioniste, Studio Associato Infermieristico Almasi Bonanno, Sondrio IO INFERMIERE - N.1 /2008 17