Ciao, come stai?

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Ciao, come stai?
Percorso 5
Ridiamo insieme
Umberto Eco
(a cura di)
Ciao,
come stai?
Che cosa leggerai…
Alla domanda «Ciao, come stai?» di solito si risponde «Bene, scoppio di
salute», «Male, ho il raffreddore»; ma, come vedrai, queste non sono
le uniche risposte possibili se si ha voglia di giocare con le parole e i
loro significati… Qui siamo alle prese con una serie di equivoci, originati
dall’interpretazione letterale di alcuni tra i più usati modi di dire.
–C
iao, come stai?
– Come sempre, sto in piedi.
– Ma no, volevo dire come stai di salute.
– Ah! Be’, tiro avanti.
– Vuoi dire che non ti va tanto bene?
– No, voglio dire che mi sto allenando per le gare di sci: mi legano dei
pesi in vita ed io corro trascinandomeli dietro nella neve… Sai, serve per
potenziare i muscoli. E tu?
– Eh, io vedo tutto nero.
– Sarebbe a dire?
– Ho trovato lavoro come becchino e ai funerali i colori pastello non
vanno tanto per la maggiore.
Ridiamo insieme
Antologia volume 2
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– Vuoi dire che non ci si può vestire sgargianti solo in Strada Maggiore o
che i colori non vanno bene per le signore di una certa età?
– Ma no, voglio dire che sono fuori luogo.
– Cioè fuori dal cimitero?
– Senti, lascia stare e stendiamo un velo pietoso sulla faccenda.
– Non capisco: dove lo trovi qui, adesso, un velo? È giovedì pomeriggio e
tutti i negozi sono chiusi!
– Santa Pazienza! Certo che tu sei proprio un osso duro.
– Grazie per il complimento, ma mi aspettavo che notassi più i muscoli
che non le ossa!
– Veramente io intendevo dire che parlare con te è come parlare a un
muro.
Vuoi dire per l’altezza?
Ne ho fin sopra i capelli di te. – – Ma sei impossibile! E pensare che di
– Lo sai che sono sempre
te conosco vita, morte e miracoli!
stato più alto io!
– Per la vita posso anche crederci, ma
se permetti di morte conoscerai quella
dei tuoi clienti!
– Vorrei sapere se sei veramente così stupido o se fai l’indiano.
– Macché! Ci ho sempre tenuto ad essere un vero macho latino.
– In fondo1 sei anche simpatico.
– Ma sì, te l’avevo detto che faccio sci.
– Non molli mai la presa, eh?
– Guai, altrimenti cado in pista!
– Ti torcerei l’osso del collo.
– Ad essere sinceri ho già un massaggiatore personale, ma se vuoi cambiare mestiere posso chiedere a qualche amico.
– Non ti reggo più.
– Non mi stai nemmeno tenendo in braccio.
– Volevo dire che ne ho fin sopra i capelli di te.
– Lo sai che sono sempre stato più alto io!
– Te lo chiedo per favore: alza i tacchi e non farti più vedere… E adesso
perché ti togli le scarpe?
– Me lo hai detto tu di alzare i tacchi.
– Certo che tu devi essere uno di quelli di cui buttano via lo stampo per
la disperazione!
– Non ho capito bene il discorso, ma so che se mi viene male una torta
1 fondo: ci si
devo buttare via la torta, non lo stampo!
riferisce a
– Perché le nostre strade si sono incrociate?
un tipo di sci
chiamato di
– Perché tu arrivavi da una laterale.
«fondo» che
– Adesso basta: me ne vado… E che Dio me la mandi buona!
si svolge su
un terreno
– Vecchio marpione! L’ho sempre saputo che in fatto di donne sei esiper lo più
gente!
pianeggiante.
in Povero Pinocchio. Giochi linguistici di studenti bolognesi
al Seminario di scrittura di Umberto Eco, Panini Franco Cosimo
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Ridiamo insieme
Antologia volume 2