oxford - Clip2Net

Transcript

oxford - Clip2Net
Dal
MAGAZINE Corriere della Sera
ECCO COME SI DIVENTA UNO STUDENTE ITALIANO A
OXFORD
Di Guido Santevecchi
L'antico portone in legno è imponente come quello di una cattedrale. Il giovane docente dal caldo
accento palermitano tira fuori il mazzo delle chiavi e apre: <<Mi fa sempre una certa impressione
pensare che ho la chiave di Christ Church...>>.
Passare sotto l'arco di pietra dà un brivido anche al visitatore. È come entrare in una macchina del
tempo: il Great Quadrangle dominato dalla torre disegnata da Sir Christopher Wren, le corti interne,
l'edificio massiccio della biblioteca, una storia cominciata cinque secoli fa, ai tempi del cardinale
Wolsey e del suo re, Enrico VIII. E la cattedrale: perché oltre a essere il collegio più aristocratico
dell'Università di Oxford, Christ Church è la Cathedra del vescovo che regge la diocesi.
<<Quindi bisogna fare attenzione a non dire o scrivere Christ Church Collage, perché altrimenti si
ignora la cattedrale>>, avverte in modo premuroso il nostro tutor. Che dalla cadenza rilassata dei
signori abituati a fare la vacanza sulla spiaggia di Mondello passa con disinvoltura a un inglese
ricco di espressioni scientifiche. Non per niente nel suo biglietto da vista c'è scritto “Lecturer in
management studies. Official Student of Crisht Church”.
Significa che il dottor Paolo Quattrone, 40 anni, è uno dei professori della grande scuola
universitaria dalla quale sono passati i primi 13 ministri britannici, un gran numero di statisti di
fama internazionale, filosofi, artisti, scrittori come Lewis Carrol, premi nobel come Albert Einstein,
anche gente d'azione come Lord Cardigan che comandò la magnifica e dissennata Carica della
Brigata Leggera a Balaclava. Questo solo per Christ Church. L'elenco degli "alumni" e accademici
notevoli che hanno frequentato i 39 college indipendenti di Oxford è sterminato: i primi ministri
salgono a 25 e ci sono anche due re, l'ex presidente Clinton, 12 santi, 47 Nobel.
A RAPPORTO NELLA TUTORIAL ROOM
Un giovane italiano insegnante a Oxford. Un caso eccezionale? Siamo seduti nello studio del dottor
Quattrone, un grande salotto con la finestra che dà su un cortile silenzioso. Due divani color crema.
Moquette blu. Pannelli di legno alle pareti, scrivania con computer. È quella che a Oxford si chiama
la "tutorial room", la stanza dove gli studenti vengono a rapporto. C'è anche il dottor Guido
Bonsaver, fellow di Modern and Mediaval Languages al Pembroke Collage di Oxford (un pò rivale
di Christ Church, naturalmente). I due colleghi sono gli animatori di "Italian Studenties of Oxford",
associazione costituita nel 2007 per riunire gli accademici oxfordiani con radici o interessi italiani. I
membri sono una settantina, 20 italiani e 50 britannici.
<< Abbiamo censito solo i colleghi che si occupano di Italia nel campo delle scienze sociali e
umanistiche , senza contare quelli di medicina e neuroscienze, perché quando si studia un corpo
umano o un cervello la nazionalità non conta>>, dice Quattrone dimostrando di avere una bella
padronanza del sense of humor inglese.
L'obiettivo di Iso? <<Utilizzare le competenze e le possibilità di approfondimento offerte da Oxford
per suscitare una discussione e uno studio sullo stato del nostro Paese. Abbiamo un progetto che
riguarda l'innovazione istituzionale e l'immigrazione qualificata>> dice Bonsaver. E subito precisa:
<< Non siamo qui per dare voti al governo, perché è facile per chi è fuori criticare, noi vogliamo
dare un punto di vista indipendente e serio, costituire una sorta di think tank flessibile>>.
Intanto però ci sono gli allievi a cui pensare. In questo salotto gli undergraduates, i laureandi,
vengono a parlare regolarmente con il loro tutor : l'insegnamento ad Oxford è centrato sul sistema
tutorial. Gli incontri singoli si svolgono una volta a settimana almeno.
È l'aspetto che più piace a Quattrone: <<un rapporto bellissimo, perché li conosci tutti. Li incontri
fuori dall'aula, li ricevi uno a uno, passi ore a parlare con loro di tutto così è facile vedere i risultati,
i progressi. Ed è semplice anche aiutarli. Il rapporto con gli studenti parte dalla selezione; li
scegliamo noi quando si presentano ai test di ammissione e cos' vogliamo con tutte le nostre forze
che facciano bene>>.
Però sugli studenti Oxford e Cambridge circolano un sacco di storie, c'è tutta una letteratura di
privilegio classista, sregolatezza, grandi bevute, si dice che pensino più a divertirsi che a studiare...
Guido Bonsaver è preparato: <<Il classismo nel Regno Unito è alimentato dalla divisione del
sistema scolastico tra pubblico e privato. Le scuole private, con rette elevate, hanno corsi di
preparazione ai test di ammissione all'università. Quindi il discorso della selezione per Oxford va
affrontato prima, non quando i ragazzi si presentano per un posto in uno dei nostri college. Però qui
a Oxford ci piace scommettere e prendere anche allievi che hanno un curriculum di minor valore, se
dimostrano di avere una mente reattiva: dopotutto di fronte a lei ci sono due italiani...>>
e le storie sulle famose "attività extra curriculari" che distraggono dallo studio?>>
<< Spesso gli allievi più bravi sono anche quelli impegnati anche in altre attività, al capacità di
gestirsi contemporaneamente in diversi campi serve: è bellissimo che chi studia management possa
coltivare il teatro>> dice Quattrone. << Oxford non tratta studenti, forma persone; è questo che
permette a un laureato di storia di lavorare nella finanza. E poi lo studio qui è molto intenso: se i
ragazzi pensassero solo ai corsi uscirebbero di qui pazzi>>.
Ma come fa un italiano a saltare dalla Sicilia a Oxford? Quattrone si diverte a raccontare :<< è
cominciata con una borsa post doc a Manchester. Ma io volevo tornare a Palermo, avevo 26 anni.
Però da noi allora non c'erano borse di studio: mi ricordo un periodo tra settembre e dicembre,
tragico. Mi rubarono il motorino, mi lasciai con la ragazza, si ruppe il disco fisso del computer e
persi la carta d'identità. Ecco, la carta d'identità ha rappresentato il momento della svolta: non
volevo farla nuova perché mi vergognavo di scrivere "disoccupato". A quel punto mi misi a
preparare un paper, lo mandai in giro e mi arrivò una chiamata dall'università Carlos Tercero di
Madrid. Si presentarono i carabinieri a casa: avevano ritrovato la mia carta d'identità. Partii; quattro
anni a Madrid. Poi chiamato ad Oxford: sono qui da cinque anni>> (con moglie: ha sposato la
fidanzata che aveva lasciato in quell'autunno dei grandi eventi, ndr )
SI INSEGNA ANCHE A BERE CON STILE
Ora di cena a Christ Church. È tradizione che durante l'anno accademico gli studenti e docenti si
riuniscano per i pasti nel grande refrettorio: file di panche per gli studenti, dominati da un banco a
T, dove si siedono i docenti. A luglio i ragazzi sono in vacanza e si cena nel club dei professori, una
sala luminosa che un tempo fu l'aula di anatomia. Arrivano altri soci della "Italian Studies at
Oxford". Il dottor David Hine di Christ Church, un'autorità nel campo dei sistemi di governo; il
professor Martin McLaughlin, scozzese, del Magdalen College, che parla un italiano senza
inflessioni: << Noi scozzesi, a differenza degli inglesi, sappiamo usare le vocali e anche le
consonanti>>, scherza. Il docente a capotavola pronuncia la formula di rito, la Preprandial Grace in
latino e farà lo stesso anche alla fine: Benedictio benedicatur.
La discussione va dalla costruzione italiana che ha compiuto 60 anni (e a cui l'Iso ha dedicato un
seminario) ai vini. Ogni college ha la sua cantina: Oxford è famosa anche per le sue collezioni di
bottiglie, perché ai ragazzi bisogna anche insegnare a bere con stile. Il professor McLaughlin
racconta che a volte, per far quadrare i conti e rifare le scorte, si vende il porto o lo sherry. Oxford è
anche questo: espedienti geniali ed eccentrici.
Il professore italiano ci accompagna al portone. Sono le dieci di sera e c'è un silenzio mistico <<
Si, di solito il chiasso comincia più tardi, quando i ragazzi tornano nelle loro stanze>> E si capisce
che sentirli schiamazzare un pò non gli dispiace, perché è la conferma che a Oxford sanno trovare il
giusto equilibrio tra lo studio e la vita.
CINQUE ERRORI DA EVITARE
A Oxford studiano 12.106 undergraduates (allievi di corsi di laurea) a 7.380 postgraduates, laureati
che si specializzano, gli italiani sono 187, dei quali 150 arrivati dopo la laurea e 37 laureandi. Che
cosa si deve fare (e che cosa si deve assolutamente evitare) per entrare nel tempio degli studi?
1.
Il primo ostacolo da superare è quello di credere di non potercela fare: <<Sono italiano, tutti
gli studenti del mondo sognano di venire qui, non ce la farò mai>>.
2.
Secondo errore: pensare che c'è sempre tempo per imparare l'inglese, rimandare. Prima di
lanciarsi nel percorso della selezione bisogna davvero conoscere l'inglese.
3. Terzo: i tempi. La campagna per l'ammissione comincia molto presto. In Italia tendiamo a
pensare all'Università solo dopo la maturità. In Gran Bretagna la scelta è programmata
molto prima, quando ancora si frequenta il quarto anno di scuola superiore. Si presenta la
domanda a ottobre del quarto anno e si viene chiamati per la selezione a dicembre dell'anno
successivo.
4. Quarto: nel colloquio, la interview, bisogna essere sinceri con se stessi e con gli esaminatori,
perché bisogna dimostrare di saper pensare in modo critico e comunicare con efficacia.
5. Quinto: le domande spesso sono volutamente banali. Però le risposte debbono essere non
banali, perché il test è teso a valutare non le conoscenze acquisite, ma l'attitudine ad
apprendere. Perciò non c'è mai una risposta semplice. È la regola del gioco di Oxford.