L`Europa e le imprese - Shopping24

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L`Europa e le imprese - Shopping24
Mattia Crosetto
Fiorenzo Grollino
L’Europa e le imprese
Guida pratica per la conoscenza e l’utilizzo
degli strumenti finanziari comunitari in favore delle imprese
ISBN 88-8363-171-4
© 2000 Il Sole 24 ORE S.p.A.
Management e Divulgazione
Sede legale: via Lomazzo 52, 20154 Milano
Redazione: via Tiziano 32, 20145 Milano
Per informazioni: Servizio clienti tel. (02) 3022.3323; fax (02) 3022.3004
Redazione: Vincenzo Del Ninno
Prima edizione: dicembre 2000
Sommario
Introduzione
IX
1. Politiche di sviluppo regionale e di coesione economica
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1.1 Gli strumenti della politica strutturale
1.1.1 Agenda 2000 e i Regolamenti per i Fondi strutturali 2000-2006
1.1.2 Le modalità di attuazione
1.1.3 Le iniziative comunitarie
1.1.4 Le azioni innovative
1.2 Lo Strumento strutturale di preadesione
Allegati
1.1 Tabelle di ripartizione dei Fondi strutturali
1.2 Aree italiane in obiettivo 2
1.3 Intensità massima degli aiuti comunitari per le aree depresse
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2. Le istituzioni finanziarie dell’Unione europea
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2.1 La Banca europea per gli investimenti
2.1.1 Politiche d’intervento della Bei
2.1.2 Modalità di accesso ai finanziamenti
2.2 Il Fondo europeo per gli investimenti
2.2.1 Le azioni a favore delle Pmi
2.2.2 Le azioni a favore dei progetti d’infrastruttura
2.3 La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo
2.3.1 Gli strumenti finanziari della Bers in favore dello sviluppo
del settore privato
2.3.2 Modalità di accesso ai finanziamenti
2.3.3 La Facility Pmi per i paesi in preadesione
2.3.4 La Bangkok Facility
3. I programmi comunitari in favore delle imprese
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3.1
3.2
3.3
3.4
Joint European Venture (Jev)
Capital Risque pour les Entreprises en phase d’Amorçage (Crea)
Strumento di sostegno della Direzione generale Imprese
Quinto programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico
3.4.1 Le azioni in dettaglio
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3.5 Cultura 2000
3.6 Mesures pour l’Encouragement et Développement de l’Industrie
Audiovisuel (Media plus)
3.7 Poland and Hungary Action for Restructuring the Economies (Phare)
3.8 Azione di cooperazione industriale con i paesi Peco
3.9 Technical Assistance for the Community of Independent States (Tacis)
3.10 Tacis – Bistro Facility
3.11 Obnova
3.12 Al-Invest
3.13 Asia-Invest
3.14 Meda
3.15 Short and medium-term Priority environmental Action Programme
(Smap)
3.16 Exprom
3.17 Pilot Action for the Combined Transport (Pact)
3.18 Promise
3.19 Altener II
3.20 Specific Action for Vigorous energy Efficiency (Save II)
Allegati
3.1 Application form del programma Jev
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4. Le procedure amministrative: orientamenti pratici
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4.1
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4.3
4.4
Principi fondamentali
Criteri di selezione delle domande
Criteri per la presentazione del bilancio del progetto
Criteri per il calcolo del contributo comunitario
4.4.1 Principi generali
4.4.2 Modalità di calcolo e di erogazione
4.5 La convenzione di finanziamento
4.5.1 Principi generali
4.5.2 Contenuto della convenzione: clausole obbligatorie
Allegati
4.1 Schema tipo di invito a presentare proposte
4.2 Schema tipo di richiesta di contributo
4.3 Elenco delle spese ammissibili nei progetti cofinanziati dai Fondi
strutturali
4.4 Check list dei documenti da presentare nel dossier di richiesta del
contributo
5. Le fonti di informazione e gli strumenti di assistenza alle
imprese
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216
5.1 Fonti di informazioni sui programmi e le iniziative comunitarie
5.2 Gli strumenti per l’assistenza e la cooperazione internazionale
tra imprese
VII
6. L’euro e le imprese
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6.1
6.2
6.3
6.4
6.5
La nascita dell’euro
I vantaggi della moneta unica
L’esordio dell’euro
Gestire la transizione all’euro
Valutare l’impatto dell’euro in azienda
6.5.1 Area critica “mercati e clienti”
6.5.2 Area critica “concorrenti”
6.5.3 Area critica “prodotti”
6.5.4 Area critica “fornitori”
6.5.5 Area critica “organizzazione interna”
6.5.6 Area critica “relazioni esterne”
6.6 Scegliere l’approccio strategico
Allegati
6.1 Check list “Programma euro”
Appendice
Regolamento (Ce) n. 1260/99 del Consiglio del 21 giugno 1999 recante
disposizioni generali sui Fondi strutturali
Regolamento (Ce) n. 1783/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio
del 12 luglio 1999 relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale
Regolamento (Ce) n. 1784/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio
del 12 luglio 1999 relativo al Fondo sociale europeo
Regolamento (Ce) n. 1263/1999 del Consiglio del 21 giugno 1999 relativo allo Strumento finanziario di orientamento della pesca
Regolamento (Ce) n. 1685/2000 della Commissione del 28 luglio 2000 recante disposizioni di applicazione del regolamento (Ce) n. 1260/1999
del Consiglio per quanto riguarda l’ammissibilità delle spese concernenti le operazioni cofinanziate dai Fondi strutturali
Introduzione
L’Europa...
L’Unione europea è il punto di arrivo di un lungo processo iniziato il 18 aprile 1951
con la firma del trattato istitutivo della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca). A tale accordo, di carattere più commerciale che politico, fecero seguito, nel 1957, i due trattati che istituiscono la Comunità economica europea
(Cee) e la Comunità europea dell’energia atomica (Ceea). Tali trattati, a cui aderirono originariamente Italia, Germania, Francia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo, costituiscono il vero atto di nascita della Comunità economica europea.
Da allora l’idea di Europa non ha smesso di svilupparsi, approfondendo sul
piano economico quell’integrazione che era sul piano politico, per tante ragioni,
difficile. Un passo fondamentale in questa direzione è costituito dall’Atto Unico
approvato nel 1985, che costituisce lo strumento giuridico delle istituzioni comunitarie per la realizzazione del mercato interno.
Si arriva così agli Accordi di Schengen del 19 giugno 1990, che consentono una
più intensa e libera circolazione delle persone nell’ambito della comunità; al trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992, che modifica e arricchisce i precedenti
trattati e che soprattutto istituisce l’Unione europea; al trattato di Oporto del 2
maggio 1992 che istituisce lo Spazio economico europeo (See) tra la Cee e i paesi dell’Efta.
Alla costruzione economica dell’Europa comincia così ad affiancarsi l’integrazione politica. Il 15 dicembre 1990 nel secondo semestre di presidenza italiana,
vengano convocate a Roma due Conferenze intergovernative: una sulla Uem
(Unione economica e monetaria) e l’altra sull’Unione politica (cittadinanza europea, politica estera, sicurezza comune, revisione costituzionale).
Lo stesso trattato di Maastricht, la cui portata innovativa costituisce una pietra
miliare nella sia pur lenta, ma continua opera di costruzione e potenziamento delle
istituzioni comunitarie, è soggetto a revisioni per fronteggiare le sempre maggiori
esigenze di unificazione dei paesi membri.
Di fronte a un processo di integrazione così marcato non tutti i paesi dimostrano lo stesso entusiasmo e alcuni, come Regno Unito e Danimarca, dichiarano di
non voler tenere il passo degli altri partner.
X
Le conferenze intergovernative del 29 marzo 1996 a Torino e del 16-17 giugno
1997 ad Amsterdam testimoniano infatti, da una parte la necessità di rinsaldare e
sviluppare il tessuto unitario, e dall’altra la fatica di potenziare le istituzioni dell’Unione per le resistenze di alcuni dei suoi membri.
I risultati dell’ultima conferenza lasciano insoluti questioni fondamentali come
l’allargamento dell’Unione, il voto a maggioranza e la ridefinizione di organismi fondamentali per il governo dell’Unione, quale la Commissione europea. E tuttavia l’integrazione politica del Vecchio continente sembra un processo inarrestabile perché
da esso dipende non solo il ruolo dell’Unione sulla scena internazionale, ma la stessa sopravvivenza della nuova Europa, legata come è ormai alla propria moneta.
La strada è dunque ormai tracciata, la costruzione dell’Europa manca del tetto,
ma non sembra che nessuno dei suoi partner sia disposto a restare fuori dalla “casa comune”.
Fiorenzo Grollino
…e le imprese
L’obiettivo di contribuire allo sviluppo e alla crescita economica del continente
è stato, sin dal Trattato di Roma, uno dei pilastri dell’agire comune, e tuttavia la
Comunità economica europea per molto tempo non si è data alcuno strumento
di intervento in materia di politica industriale. La visione interventista della
Francia, preoccupata del ritardo tecnologico accumulato nel dopoguerra dall’industria europea rispetto a quella americana e giapponese, si scontrava infatti
con la tradizione liberale tedesca impedendo di fatto l’elaborazione di una politica industriale comune.
L’imperativo di evitare l’emarginazione delle imprese comunitarie dai settori di
punta, l’accentuarsi della dinamica competitiva in ogni settore, la progressiva internazionalizzazione dei mercati e dei flussi di capitale hanno però col tempo dimostrato la necessità oggettiva e l’utilità innegabile di una politica comune di interventi a favore delle imprese.
La Comunità è così intervenuta a più livelli, con la caratteristica produzione “alluvionale” di misure legislative e azioni finanziarie, per proteggere l’industria europea dai concorrenti più agguerriti, per stimolare gli investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico, per favorire la cooperazione tra le imprese, in particolar modo
quelle piccole e medie, per rafforzare i settori chiave e ristrutturare quelli in crisi,
per promuovere, in generale, il miglioramento della produttività dell’industria comunitaria e ridurre i suoi costi di esercizio.
Attraverso le sue istituzioni finanziarie, l’Unione europea interviene oggi su tutte le componenti della politica economica per il settore privato, dalla realizzazione
delle infrastrutture di base, agli strumenti di accesso al credito per le Pmi, dall’innovazione applicata agli incentivi alla concorrenza, dall’apertura degli appalti pubblici internazionali alla cooperazione tra imprese e tra queste ultime e gli istituti di
formazione e ricerca.
XI
La Commissione europea, la Banca europea per gli investimenti ed il Fondo europeo per gli investimenti hanno predisposto una vasta gamma di strumenti di sostegno, settoriali e orizzontali, volti a promuovere la nascita, la competitività e l’internazionalizzazione delle imprese europee.
Per le regioni più svantaggiate dell’Unione, a questi strumenti si aggiungono,
nel quadro della Politica comune per lo sviluppo regionale, le misure previste dai
Fondi strutturali. Programmi speciali sono infine attuati a favore di quei paesi dell’Europa centrale e orientale che sono candidati all’ingresso nell’Unione.
Le risorse impiegate e lo sforzo, non solo finanziario, ma anche organizzativo e
amministrativo sono notevoli e i risultati evidenti, anche se il dibattito sull’utilizzo
efficace delle risorse comunitarie è tuttora aperto, in Italia come negli altri stati
membri.
Una considerazione è senz’altro fondata: la molteplicità dei programmi esistenti e la pluralità degli attori responsabili della programmazione e gestione dei fondi
richiedono un’informazione corretta e puntuale per aiutare gli operatori economici
a individuare gli strumenti finanziari più adeguati alle loro esigenze e le modalità
più adatte per ottenere e gestire il sostegno comunitario.
Questa guida si propone come un contributo operativo in questa direzione.
Mattia Crosetto
1. Politiche di sviluppo regionale
e di coesione economica
Il Trattato Cee del 1957 prevede, all’articolo 2, che la Comunità europea promuova
uno sviluppo armonioso delle attività economiche, un’espansione continua ed
equilibrata, una stabilità accresciuta e un miglioramento sempre più rapido del tenore di vita dei suoi cittadini.
A questo fine, il successivo articolo 3 prevede l’attuazione di politiche comuni
in alcuni specifici settori quali l’agricoltura, il commercio e i trasporti. Tali politiche vengono realizzate dalle istituzioni comunitarie in sostituzione delle singole
politiche nazionali e costituiscono la manifestazione più evidente del trasferimento di poteri sovrani dagli stati membri al’Unione europea.
L’Atto Unico sull’Unione europea del 1987 allarga le competenze delle istituzioni comunitarie, introducendone altre quali l’ambiente, la politica industriale, la ricerca, lo sviluppo regionale e la pesca.
Per l’attuazione e il finanziamento di queste politiche, la Comunità ha a disposizione particolari strumenti finanziari, i Fondi strutturali, i quali rientrano nelle politiche di sviluppo regionale e di coesione economica affidate all’Unione europea.
Si tratta di contributi che vanno a cofinanziare gli stanziamenti nazionali e che sono destinati a colmare gli squilibri regionali nell’ambito del territorio comunitario.
Il 1° gennaio 1989 sono entrati in vigore cinque Regolamenti che disciplinano,
secondo nuovi criteri, il funzionamento di questi fondi. La riforma dei Fondi strutturali costituisce una delle misure di accompagnamento per la creazione di un
grande mercato coeso.
A differenza del sistema precedente, nel quale ciascun Fondo o strumento finanziario comunitario operava in modo autonomo, l’attuale normativa prevede
che ogni Stato membro definisca, per gli interventi di coesione economica e sociale, un programma globale di sviluppo, alla cui attuazione concorrono non soltanto
i Fondi strutturali in esame, ma anche la Banca europea per gli investimenti e gli
altri strumenti finanziari comunitari di ricerca e di sviluppo. Grazie alla spinta alla
riforma data dall’Atto Unico, i Fondi strutturali entrano nel sistema dei Trattati
mediante l’articolo 130 (commi a, b, c, d, e), al servizio in maniera organica della
politica regionale della Cee. Tale riforma viene attuata attraverso un regolamentoquadro (n. 2052/88) approvato nel 1988.
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L’Europa e le imprese
1.1 Gli strumenti della politica strutturale
1.1.1 Agenda 2000 e i regolamenti per i Fondi strutturali 2000-2006
I Fondi strutturali attualmente in vigore, risultanti dalla programmazione strategica contenuta nel documento Agenda 2000, coprono il periodo 2000-2006 e sono gestiti in forza del Regolamento quadro (Ce) n. 1260/1999 del Consiglio al fine di conseguire i tre seguenti obiettivi prioritari:
1. promuovere lo sviluppo e l’adeguamento strutturale delle regioni che presentano ritardi nello sviluppo (d’ora in poi: “obiettivo n. 1”);
2. favorire la riconversione economica e sociale delle zone con difficoltà strutturali (d’ora in poi: “obiettivo n. 2”);
3. favorire l’adeguamento e l’ammodernamento delle politiche e dei sistemi di
istruzione, formazione e occupazione (d’ora in poi: “obiettivo n. 3”).
Quest’ultimo obiettivo prevede interventi finanziari in regioni non interessate dall’obiettivo n. 1 e fornisce un quadro di riferimento politico per l’insieme delle azioni
a favore delle risorse umane su un territorio nazionale, fatte salve le specificità regionali.
A fianco di questi obiettivi vi sono le iniziative comunitarie volte a risolvere
specifici problemi socioeconomici presenti diffusamente nell’Unione. Le nuove
iniziative sono:
– Interreg, il cui obiettivo è di stimolare la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale;
– Leader, che mira a promuovere lo sviluppo rurale attraverso iniziative di gruppi
d’azione locali;
– Equal, che prevede lo sviluppo di nuove pratiche di lotta contro le discriminazioni e le ineguaglianze di ogni genere nell’accesso al mercato del lavoro;
– Urban, che favorisce la rivitalizzazione economica e sociale delle città e delle
periferie in crisi.
Questa definizione degli obiettivi e delle iniziative comunitarie prevede una missione specifica per ciascuno dei quattro Fondi strutturali.
Il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) si prefigge di ridurre gli squilibri
tra le regioni della Comunità e concede aiuti finanziari per lo sviluppo delle regioni
svantaggiate. A tal fine interviene nel quadro dei nuovi obiettivi 1 e 2 e per le iniziative Interreg e Urban. In termini di risorse finanziarie, il Fesr è di gran lunga il
Fondo strutturale più importante.
Il Fondo sociale europeo (Fse) è il principale strumento della politica sociale
comunitaria: sovvenziona azioni a favore della formazione, della riconversione professionale e della creazione di posti di lavoro. Particolare attenzione è riservata al
miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro e al reinserimento professionale dei disoccupati. Il Fondo interviene per i tre obiettivi, ma riguarda in via prio-
Politiche di sviluppo regionale e di coesione economica
3
ritaria il nuovo obiettivo 3. Inoltre finanzia l’iniziativa Equal. Il nuovo regolamento
attribuisce maggiore importanza al ruolo del Fse nel contesto della politica sociale
comunitaria rendendolo partecipe delle azioni intraprese in virtù della strategia europea per l’occupazione e delle linee direttrici per le politiche dell’occupazione.
Lo Strumento finanziario di orientamento della pesca (Sfop) contribuisce alle azioni strutturali nel settore della pesca sia per le regioni che rientrano nell’obiettivo 1 che
per quelle che ne sono escluse secondo il regolamento (Ce) n. 1263/1999 del Consiglio
del 21 giugno 1999 relativo allo Strumento finanziario di orientamento della pesca.
La politica di sviluppo rurale comunitaria viene finanziata da un apposto Fondo
strutturale, il Fondo europeo agricolo di orientamento e garanzia (Feaog), che si
compone di due parti:
– la sezione Garanzia, che contribuisce al conseguimento dell’obiettivo 2 secondo il regolamento (Ce) n. 1257/1999, sovvenzionando quattro misure che interessano l’intero territorio dell’Unione europea (pensionamento anticipato, indennità compensativa nelle zone svantaggiate, rimboschimento di zone agricole, misure agroambientali) e altre sei misure limitate alle regioni non toccate
dall’obiettivo 1 (investimenti nelle aziende, insediamento di giovani agricoltori,
formazione, silvicoltura, trasformazione e commercializzazione dei prodotti
agricoli, adattamento e diversificazione delle zone rurali);
– la sezione Orientamento, che finanzia altre spese di sviluppo rurale che non sono sovvenzionate dal Feaog Garanzia, compresa l’iniziativa Leader.
Pertanto, con la riforma di Agenda 2000 gli obiettivi vengono finanziati secondo la
tabella 1.1.
Un altro strumento importante della politica strutturale europea è il Fondo di
coesione. Si tratta di un fondo complementare agli altri strumenti di sviluppo comunitari nel campo dell’ambiente e delle infrastrutture di trasporto d’interesse comune per promuovere la coesione economica e sociale e la solidarietà tra stati
Per informazioni sui Fondi strutturali
Fondo europeo di sviluppo regionale
Ministero dell’Industria
Direzione generale per la produzione industriale
via Molise, 2
00587 Roma
tel. (+39) 06.47.05.20.22
fax (+39) 06.48.27.067
Fondo europeo agricolo di orientamento e garanzia
Ministero delle Politiche Agricole
Gabinetto del Ministro
via XX settembre, 20
00187 Roma
tel. (+39) 06.46.65.5036
fax (+39) 06.48.81.707
Fondo sociale europeo
Ministero del Lavoro e della Protezione Sociale
Direzione generale Fse
vicolo d’Aste, 12
00159 Roma
tel. (+39) 06.44.40.373
fax (+39) 06.43.50.935
Strumento finanziario e d’orientamento per la pesca
Ministero delle Politiche Agricole
Direzione generale per la pesca e l’acquacoltura
viale dell’Arte, 16
00144 Roma
tel. (+39) 06.59.08.42.03
fax (+39) 06.59.08.41.76
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L’Europa e le imprese
membri. Possono beneficiare del Fondo di coesione solo gli stati membri con un
Prodotto interno lordo pro capite inferiore al 90% della media comunitaria e che
abbiano un programma volto a soddisfare le condizioni di convergenza economica
di cui all’articolo 104 C del trattato che istituisce la Comunità europea. Attualmente tali Stati sono la Grecia, la Spagna, l’Irlanda e il Portogallo.
Sulla base dell’analisi delle proiezioni di bilancio connesse all’allargamento dell’Unione ai paesi candidati dell’Europa centrale e orientale, il 18 marzo 1998 la Commissione europea ha presentato le proposte di Regolamento per i Fondi strutturali
2000-2006. Parlamento e Consiglio hanno discusso ed emendato i testi e il Consiglio
europeo di Berlino del 24 e 25 marzo 1999 ha stabilito, in via definitiva, la dotazione
finanziaria. La politica di sviluppo regionale della Comunità può contare per il periodo 2000-2006 su un totale di 260 miliardi di euro. Di questi, 213 miliardi sono destinati ai quindici stati membri per mezzo dei Fondi strutturali (195 miliardi) e del
Fondo di coesione (18 miliardi), altri 47 miliardi sono riservati all’attivazione dello
Strumento di preadesione in favore dei paesi candidati all’allargamento.
Il finanziamento dei Fondi strutturali per il periodo 2000-2006 è ripartito annualmente nel seguente modo (milioni di euro, valuta del 1999):
Anno
2000
Stanziamento 29.430
2001
2002
2003
2004
2005
2006
28.840
28.250
27.670
27.080
27.080
26.660
Le risorse spettanti all’Italia ammontano a 28.484 milioni di euro circa per l’intero
periodo 2000-2006.
Il cofinanziamento da parte dell’Unione europea prevede un massimale del 75%
del costo totale dell’azione per le regioni obiettivo 1 e del 50% per le regioni extra
obiettivo 1, ma, per i progetti di investimento delle imprese private, il massimale di
cofinanziamento comunitario scende al 35% per le regioni obiettivo 1 e al 15% per
le regioni non obiettivo 1.
Infine, più precise sono le regole riguardanti le spese eleggibili. Mentre nel passato erano sempre applicabili i criteri di ammissibilità in vigore presso ciascuno
stato membro, ora la Commissione ha stabilito regole comuni che precisano tipologie, tempi e modalità di calcolo delle voci di costo eleggibili.
Per quanto riguarda le modalità di gestione, non sono state introdotte modifiche di rilievo. Sono state meglio formalizzate, però, le procedure di valutazione, che si articolano ora in tre fasi: valutazione ex-ante, la cui responsabilità ricade interamente sugli stati membri; valutazione intermedia, condotta di comu-
Tabella 1.1 Il finanziamento degli obiettivi e delle iniziative comunitarie
Obiettivo 1
Obiettivo 2
Obiettivo 3
Fesr
Fse
Fesr
Fse
Fse
Feaog Or.
Feaog Gar.
Sfop
Interreg
Leader
Equal
Fesr
Urban
Fesr
Fse
Feaog Or.
Politiche di sviluppo regionale e di coesione economica
5
Il Fondo europeo di sviluppo regionale
Tra i Fondi strutturali il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) è quello a cui sono destinati i finanziamenti più cospicui, avendo in base al Regolamento (Ce) n. 1789/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 luglio 1999 l’obiettivo di partecipare al finanziamento di quanto segue:
a) investimenti produttivi che permettono di creare o salvaguardare posti di lavoro durevoli;
b) investimenti nel settore delle infrastrutture:
i) che, nelle regioni che rientrano nell’obiettivo n. 1, contribuiscano all’aumento del potenziale economico, allo sviluppo, all’adeguamento strutturale e alla creazione o al mantenimento di posti di lavoro durevoli in tali regioni, compresi gli investimenti volti alla creazione e
allo sviluppo delle reti transeuropee nei settori dei trasporti, delle telecomunicazioni e dell’energia tenendo conto della necessità di collegare le regioni centrali della Comunità a
quelle che presentano svantaggi strutturali derivanti da insularità, mancanza di vie di accesso e perifericità;
ii) che, nelle regioni o zone che rientrano negli obiettivi 1 e 2 o tramite l’iniziativa comunitaria di cui all’articolo 20, paragrafo 1, lettere a) e b) del Regolamento (Ce) n. 1260/1999,
interessano la diversificazione di zone d’insediamento economico e di zone industriali in
declino, il rinnovamento di aree urbane degradate nonché il rilancio e l’integrazione delle
zone rurali e di quelle dipendenti dalla pesca, come pure gli investimenti in infrastrutture il
cui ammodernamento o riassetto condiziona la creazione o lo sviluppo di attività economiche generatrici di posti di lavoro, compresi i collegamenti in materia di infrastrutture che
condizionano lo sviluppo di queste attività;
c) sviluppo del potenziale endogeno attraverso misure di animazione e di sostegno alle iniziative per lo sviluppo locale e l’occupazione nonché alle attività delle piccole e medie imprese,
segnatamente attraverso:
i) aiuti ai servizi in favore delle aziende, in particolare nei settori della gestione, degli studi
e ricerche di mercato e dei servizi comuni ad aziende;
ii) il finanziamento del trasferimento di tecnologia, con particolare riferimento alla raccolta e
alla diffusione dell’informazione, all’organizzazione comune di imprese e istituti di ricerca
nonché al finanziamento dell’attuazione dell’innovazione aziendale;
iii) il miglioramento delle possibilità di accesso delle aziende al finanziamento e al credito, attraverso la creazione e lo sviluppo di idonei strumenti di finanziamento ai sensi dell’articolo 28 del Regolamento (Ce) n. 1260/1999;
iv) gli aiuti diretti agli investimenti di cui all’articolo 28, paragrafo 3 del Regolamento (Ce)
n. 1260/1999, in assenza di un regime di aiuti;
v) la realizzazione di infrastrutture di dimensioni consone allo sviluppo locale e dell’occupazione;
vi) aiuti alle strutture di servizi zonali per la creazione di nuovi posti di lavoro, escluse le misure finanziate dal Fondo sociale europeo (Fse);
d) le misure di assistenza tecnica di cui all’articolo 2, paragrafo 4, secondo comma, del Regolamento (Ce) n. 1260/1999.
Nelle regioni che rientrano nell’obiettivo 1, il Fesr può partecipare al finanziamento di investimenti per l’istruzione e la sanità che contribuiscano all’adeguamento strutturale di dette regioni.
Per le fonti normative
I testi dei nuovi Regolamenti di disciplina dei Fondi strutturali sono stati pubblicati sulla Guce L. 161
del 26 giugno 1999. In particolare si tratta del:
Regolamento Ce 1260/99, recante disposizioni generali sui Fondi strutturali;
Regolamento Ce 1783/99, relativo al Fesr;
Regolamento Ce 1784/99, relativo al Fse;
Regolamento Ce 1257/99, relativo al Feaog;
Regolamento Ce 1263/99, relativo allo Sfop;
Regolamenti Ce 1264-65/99, relativi al Fondo di coesione;
Regolamenti Ce 1266–67–68/99, relativi alla strategia di preadesione dei paesi candidati.
6
L’Europa e le imprese
ne accordo tra stati membri e Commissione; valutazione ex-post, di competenza
principale della Commissione. I risultati del processo di valutazione dell’impiego
delle risorse comunitarie condizioneranno la riprogrammazione dei fondi non
impegnati.
Completamente rinnovate sono infine le azioni innovative, con cui la Commissione europea può, di sua iniziativa, finanziare azioni a carattere sperimentale miranti
ad accrescere l’impatto dei programmi operativi realizzati in base agli obiettivi 1 e 2.
Concentrazione, semplificazione ed efficacia degli aiuti
In termini operativi, la riforma dei Fondi si impernia su tre assi strategici:
– la maggiore concentrazione degli aiuti;
– la semplificazione e il decentramento nell’erogazione dei Fondi;
– l’incremento dell’efficacia della spesa e il potenziamento degli strumenti di
controllo.
Si tratta di principi d’utilizzo che devono ispirare non solo l’attività della Commissione nella ripartizione delle risorse tra Stati membri, ma pure la programmazione
delle spese da parte delle autorità nazionali e regionali beneficiarie.
In base al principio di concentrazione degli aiuti, gli obiettivi della politica di
sviluppo regionale della Comunità sono definitivamente ridotti da sette a tre. Il
confronto tra vecchi e nuovi obiettivi è illustrato dalla tabella 1.2. Interventi specifici sono riservati al settore della pesca anche per le regioni non obiettivo 1. Le
azioni di sostegno allo sviluppo rurale sono messe in opera su tutto il territorio
dell’Unione e finanziate sia attraverso i Fondi strutturali sia mediante le dotazioni
della Politica agricola comune.
Come conseguenza dell’applicazione del principio di semplificazione degli aiuti,
il ruolo delle parti in causa è stato ridefinito in base a una logica di decentramento.
La Commissione europea si limita alla definizione delle priorità comunitarie, gli
Stati membri divengono totalmente responsabili della gestione dei programmi,
presentati in veste di piani nazionali d’azione e adottati nella forma di Quadri comunitari di sostegno, Programmi operativi e Documenti unici di programmazione.
I nuovi Regolamenti prevedono, infine, la designazione di un’autorità unica per
programma in ciascuno stato membro. La gestione razionale delle risorse attribuite ai Programmi nazionali impone il rispetto del principio di efficacia degli impieghi e richiede severe misure di controllo e valutazione.
Ogni autorità nazionale di gestione fornirà una relazione annuale relativa a ogni
programma, completa di tutte le informazioni necessarie a verificare l’andamento
delle spese. All’inizio di ciascun esercizio, la Commissione ripartirà il 96% circa dei
Fondi, il 4% residuo sarà destinato a una riserva di buona gestione assegnata ai programmi che abbiano ottenuto i migliori risultati. Prima del 31/03/2004, i fondi accantonati a riserva saranno attribuiti ai Programmi nazionali riconosciuti più efficaci dalla Commissione, su proposta degli Stati membri. L’efficacia sarà determina-
Politiche di sviluppo regionale e di coesione economica
7
Tabella 1.2 Obiettivi 1994-1999 e obiettivi 2000-2006 a confronto
Obiettivi 1994-1999
Obiettivo 1
Sviluppo e adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo.
Per l’Italia: Basilicata, Calabria, Campania,
Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia e Abruzzo
(sino al 1996).
Obiettivo 2
Riconversione delle regioni o delle aree colpite da gravi fenomeni di declino industriale.
Tali aree sono identificate di comune accordo
dalle autorità nazionali e comunitarie.
Obiettivo 3
Lotta alla disoccupazione di lunga durata, inserimento professionale dei giovani, integrazione nel mercato del lavoro delle persone
esposte al rischio di esclusione, pari opportunità per uomini e donne.
Obiettivo 4
Adattamento dei lavoratori alle trasformazioni industriali e ai cambiamenti introdotti nei
sistemi e processi di produzione a seguito del
progresso tecnologico.
Obiettivi 2000-2006
Obiettivo 1
Sviluppo e adeguamento strutturale delle regioni in ritardo (Pil < 75% Pil comunitario),
delle regioni ultraperiferiche e di quelle ex
obiettivo 6. Per l’Italia: Basilicata, Calabria,
Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia, Molise
(regime transitorio). La dotazione finanziaria
per l’obiettivo 1 sarà di 135,9 miliardi di euro
(il 69,7% del totale).
Obiettivo 2
Riconversione economico-sociale delle zone
con difficoltà industriali, e delle zone in difficoltà (urbane, rurali, della pesca). La dotazione finanziaria per l’obiettivo 2 sarà di 22,5
miliardi di euro (11,5% del totale).
Obiettivo 3
Ammodernamento delle politiche e dei sistemi di istruzione, formazione e occupazione,
in applicazione della strategia europea per
l’occupazione. Si applicherà alle regioni non
obiettivo 1 o 2. La dotazione finanziaria per
l’obiettivo 3 sarà di 24 miliardi di euro (il
12,3% del totale).
Obiettivo 5a
Adeguamento delle strutture agricole e della
pesca.
Obiettivo 5b
Promozione dello sviluppo e adeguamento
strutturale delle zone rurali.
Obiettivo 6
Sviluppo e adeguamento strutturale delle regioni a scarsissima densità di popolazione
(densità inferiore o uguale a 8 abitanti per
km2). Regioni di Svezia e Finlandia.
Per informazioni sulle politiche di sviluppo regionale
Commissione europea
Direzione generale Politica Regionale
Servizio InfoRegio
Mr. Luigi Nigri
rue de la Loi, 200
1049 Bruxelles (Belgio)
tel. (+32) 2-29.64.828
fax (+32) 2-29.66.003
8
L’Europa e le imprese
ta a partire dagli indicatori stabiliti dagli Stati membri stessi di comune accordo
con la Commissione.
La responsabilità del controllo ricade sugli Stati membri. In caso di inadempienza,
la Commissione potrà intervenire per correggere infrazioni, irregolarità ed errori.
Gli obiettivi dei Fondi strutturali
Obiettivo 1 – Sviluppo e adeguamento strutturale delle regioni in ritardo
Risultano beneficiarie delle risorse obiettivo 1 le regioni il cui Pil per abitante è inferiore al 75% della media comunitaria. A esse si aggiungono le regioni di Svezia e
Finlandia in precedenza inserite nell’obiettivo 6 e le regioni ultraperiferiche (i dipartimenti francesi d’oltre mare, le isole Canarie, le Azzorre e Madera).
Due programmi speciali sono, inoltre, finanziati con le risorse obiettivo 1.
Il primo riguarda il sostegno al processo di pace in Irlanda del Nord (programma Peace), il secondo gli interventi speciali di assistenza ad alcune regioni svedesi
particolarmente sfavorite.
Il 1° luglio 1999, la Commissione ha definito la lista definitiva e non modificabile delle regioni obiettivo 1 (vedi tabella 1.3).
Il Regolamento Fesr prevede anche un sostegno transitorio adeguato per alcune regioni che nel precedente periodo di programmazione (1994-99) risultavano
eleggibili all’obiettivo 1 e che ora ne sono uscite. Il meccanismo di aiuto transitorio è studiato per evitare un passaggio eccessivamente brusco dal regime sovvenzionato a quello escluso, in particolare al fine di consolidare i risultati acquisiti.
Va sottolineato, infine, che nel gruppo di regioni non più incluse nell’obiettivo 1
occorre distinguere tra quelle che potranno beneficiare di aiuti comunitari in base
al nuovo obiettivo 2 e quelle che non ne saranno interessate. Le prime potranno
beneficiare del sostegno transitorio dei Fondi strutturali sino al 31/12/2006, mentre
le altre (definite regioni in phasing out) vedranno concludersi la fase di vigenza del
Fesr al 31/12/2005.
Per l’Italia, la sola regione ammessa al regime di aiuti transitori è il Molise. Tutti i coTabella 1.3 Regioni obiettivo 1 per il periodo 2000-2006
Austria:
Finlandia:
Francia:
Germania:
Grecia:
Burgenland
Itä-Suomi, Väli-Suomi (in parte), Pohjois-Suomi (in parte)
Guadeloupe, Martinique, Guyane, Réunion
Brandenburg, Mecklenburg-Vorpommern, Sachsen-Anhalt, Thüringen
Anatoliki Makedonia, Thraki, Kentriki Makedonia, Dytiki Makedonia, Thessalia, Ipeiros, Ionia Nisia, Dytiki Ellàda, Peloponnisos, Attiki, Voreio Aigaio, Noto Aigaio, Kriti
Irlanda:
Border Midlands & Western
Italia:
Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia
Portogallo:
Norte, Centro, Alentejo, Algarve, Açores, Madeira
Regno Unito: South Yorkshire, West Wales & The Valleys, Cornwall & Isles of Scilly, Merseyside
Spagna:
Galicia, Principado de Asturias, Castilla y León, Castilla-La Mancha, Extremadura,
Comunidad Valenciana, Andalucia, Región de Murcia, Ceuta y Melilla, Canarias
Svezia:
Norra Mellansverige (in parte), Mellersta Norrland (in parte), Övre Norrland (in
parte)
Politiche di sviluppo regionale e di coesione economica
9
muni di questa regione beneficiano pertanto degli aiuti previsti dal regime transitorio.
Alcuni tra essi sono inoltre ammessi alla deroga al divieto generale di concedere aiuti
a favore di determinate aree della Ue, prevista dall’art. 87.3.c) del trattato di Amsterdam. Questo comporta l’applicazione di percentuali di aiuto superiori rispetto a quelle
previste per gli altri comuni della regione (vedi, in fondo al capitolo, l’allegato 1.3).
Obiettivo 2 – Riconversione economica e sociale delle zone
con difficoltà strutturali
Nella formulazione originaria dell’obiettivo 2, risultavano beneficiarie le regioni
che soddisfacevano tre criteri:
– tasso di disoccupazione superiore alla media comunitaria;
– percentuale di occupati nell’industria superiore alla media comunitaria;
– declino sensibile dell’impiego nell’industria.
Le nuove condizioni di eleggibilità distinguono tra regioni a prevalente economia
industriale, regioni rurali e regioni dipendenti dalle attività della pesca. Per ciascuna categoria, i requisiti sono diversi:
Regioni industriali: valgono i criteri originari dell’obiettivo 2;
Regioni rurali:
rilevano una debole densità di popolazione residente o un’elevata percentuale di occupazione agricola, combinate a un elevato tasso di disoccupazione o a una sensibile riduzione della
popolazione residente;
Zone urbane:
per risultare beneficiarie del sostegno Fesr obiettivo 2, dovranno rispondere ad almeno uno dei cinque criteri seguenti: elevato tasso di disoccupazione di lunga durata, livello elevato di povertà, condizioni ambientali degradate, elevata criminalità e
delinquenza, modesto livello di educazione e scolarizzazione;
Zone di pesca:
la quota relativa di occupati nel settore e il trend negativo di
impiego.
Per la determinazione della lista definitiva di aree eleggibili, sono stati definiti dei
massimali di popolazione potenzialmente beneficiaria. I massimali sono fissati in
funzione delle quote di popolazione occupata e residente nelle regioni industriali e
rurali, dei tassi di disoccupazione strutturale, delle esigenze di bilancio e di equa
ripartizione delle risorse disponibili.
A livello comunitario, il 18% della popolazione complessiva potrà beneficiare
dei sostegni in base all’obiettivo 2. Per l’Italia, il limite è fissato al 13% dei cittadini,
corrispondente a 7.402.000 abitanti. La lista definitiva delle aree ammesse, redatta
di comune accordo tra Commissione europea e Governo, comprende le province
di tredici regioni. Essa avrà validità di sette anni, ma sarà sottoposta a revisione a
metà del periodo di programmazione.
Il Regolamento Fesr prevede un sostegno transitorio (phasing out) per le aree che
rientravano negli obiettivi 2 e 5b nella precedente programmazione. Tale sostegno si
10
L’Europa e le imprese
estenderà sino al 31/12/2005. Inoltre alcune aree in obiettivo 2 e in phasing out dall’obiettivo 2, nonché altre “fuori obiettivo” (non rientranti nel nuovo obiettivo 2 e neppure negli obiettivi 2 e 5b della programmazione precedente) beneficiano della deroga
prevista dall’articolo 87.3c) (vedi nell’allegato 1.2 l’elenco delle aree italiane in obiettivo 2). Ulteriori aiuti possono infine essere concessi sino al 2006 ricorrendo alle risorse del Fse, del Feaog e dello Sfop.
Obiettivo 3 – Adattamento e modernizzazione delle politiche e dei sistemi
di istruzione, formazione e occupazione
Nella rinnovata strategia d’azione della Comunità, fondata sulle disposizioni del
Trattato di Amsterdam per la politica comune dell’impiego, l’obiettivo 3 diventa il
termine di riferimento per l’insieme di azioni in favore dello sviluppo delle risorse
umane in ciascuno Stato membro, senza pregiudizio delle particolarità regionali.
L’obiettivo 3, che ha validità al di fuori delle regioni obiettivo 1, intende conseguire i seguenti risultati:
– promuovere politiche attive sul mercato del lavoro per combattere la disoccupazione;
– facilitare l’accesso al mercato del lavoro, in particolare per le persone minacciate da forme di esclusione sociale;
– accrescere le opportunità di impiego attraverso miglioramenti nei sistemi d’istruzione e formazione;
– introdurre misure per anticipare e facilitare l’adattamento dei lavoratori ai mutamenti economici e sociali;
– promuovere le condizioni di pari opportunità tra uomini e donne.
Interventi in favore delle zone di pesca e dello sviluppo rurale
Nonostante la riforma di Agenda 2000, seguendo il principio di concentrazione, abbia eliminato l’obiettivo 5a (adeguamento delle strutture agricole e della pesca) la
Comunità intende proseguire anche per il periodo 2000-2006 nella sua politica di sostegno ai processi di ammodernamento e ristrutturazione del settore agricolo e della
pesca.
I principi di fondo dell’intervento comunitario non mutano. L’Unione contribuirà ad accrescere il livello di vita degli operatori del settore, a garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, ad assicurare la stabilità dei prezzi al consumo, la
conservazione e la protezione delle risorse marine.
In termini operativi, gli strumenti attivati riguarderanno ancora le associazioni
Per informazioni sulle politiche per la pesca e per lo sviluppo rurale
Commissione europea
Direzione generale Pesca
rue de la Loi, 200
1049 Bruxelles (Belgio)
tel. (+32) 2-29.63.033
Commissione europea
Direzione generale Agricoltura – Feaog
rue de la Loi, 200
1049 Bruxelles (Belgio)
tel. (+32) 2-29.91.761
Politiche di sviluppo regionale e di coesione economica
11
commerciali comuni e le organizzazioni dei produttori. Resteranno in vigore i meccanismi delle quote per le catture, ripartite tra gli Stati membri, le specifiche tecniche relative ai battelli di pesca e alle attrezzature, il controllo esercitato sugli operatori del settore.
Nei confronti dei paesi terzi, l’Ue procederà ancora alla conclusione di accordi
di pesca bilaterali.
Sull’intero territorio dell’Unione, saranno pertanto realizzati interventi in favore:
–
–
–
–
–
–
–
dell’aggiustamento dello sfruttamento delle risorse alieutiche;
della modernizzazione della flotta di pesca;
dello sviluppo dell’acquacoltura;
della protezione delle zone marine;
della modernizzazione dei porti di pesca;
della modernizzazione delle strutture per la commercializzazione del pescato;
della promozione dei prodotti delle attività di pesca.
Le misure d’intervento saranno finanziate, tanto nelle regioni obiettivo 1 che in altre regioni, attraverso lo Strumento finanziario di orientamento della pesca e attraverso programmi specifici.
Per quanto riguarda il tema dello sviluppo rurale, prioritario nel quadro della
Politica agricola comune, il regolamento del Feaog introduce una serie di misure
destinate a tutte le aree dell’Unione caratterizzate da una prevalente economia
agricola.
Le misure si indirizzano concretamente:
–
–
–
–
–
–
–
–
–
a incentivare gli investimenti nelle attività agricole;
a sostenere i giovani imprenditori agricoli;
a promuovere attività di formazione professionale;
a introdurre formule in favore del pre-pensionamento degli agricoltori;
a concedere aiuti compensatori per zone sfavorite o gravemente condizionate
da vincoli ambientali;
a formulare e applicare strumenti in materia agroambientale;
a modernizzare le strutture e i metodi di trasformazione e commercializzazione
dei prodotti agricoli;
a valorizzare e proteggere le foreste europee;
a facilitare la diversificazione economica e lo sviluppo delle zone rurali.
Nelle regioni obiettivo 1, le misure di intervento saranno finanziate dal Feaog
Orientamento. Fanno eccezione gli aiuti compensatori per le aree svantaggiate, le
formule per il pre-pensionamento degli agricoltori, le misure agro-ambientali e di
protezione delle foreste, che saranno invece finanziati dal Feaog Garanzia.
Al di fuori delle regioni obiettivo 1, tutte le misure saranno attivate con le risorse di bilancio del Feaog Garanzia.
12
L’Europa e le imprese
1.1.2 Le modalità di attuazione
La programmazione nazionale
Nel quadro della rinnovata politica di sviluppo regionale, gli Stati membri sono
stati chiamati a rinnovare radicalmente l’approccio alla formulazione delle politiche di intervento. La finalità comune è quella di ottenere un miglioramento consistente e permanente del contesto economico, sociale e ambientale delle regioni
sfavorite.
Per l’Italia, ciò si traduce nell’individuazione di due obiettivi generali, al raggiungimento dei quali è ispirato il Quadro comunitario di sostegno (Qcs) nazionale
obiettivo 1 2000-2006, documento sottoposto all’approvazione della Commissione
europea, che contiene tutti gli elementi del piano d’azione di sviluppo da seguire
nelle aree in obiettivo 1 con il ricorso ai Fondi strutturali:
1. conseguire entro il quarto anno del settennio 2000-2006 un tasso di crescita del
Mezzogiorno significativamente superiore a quello dell’Unione europea;
2. ridurre drasticamente il disagio sociale.
Operare attraverso il Qcs per intervenire nella realtà economica e sociale implica
la ricerca di un equilibrio tra politiche di miglioramento del contesto e regimi di
aiuto diretto alle imprese.
Rispetto al passato, diventa allora necessario:
– ridurre gradualmente la quota di risorse destinata agli incentivi;
– introdurre metodi più concorrenziali di accesso agli stessi;
– realizzare interventi integrati sul contesto all’interno di sistemi territoriali omogenei;
– utilizzare sistemi di incentivi mirati in sostituzione di quelli “a pioggia”.
In termini metodologici, la strategia del Qcs si basa su alcuni principi base, tra i
quali:
–
–
–
–
la concentrazione degli interventi;
l’integrazione territoriale;
il decentramento e la precisa individuazione delle responsabilità di attuazione;
la verificabilità dei risultati, ottenibile attraverso l’applicazione sistematica e
diffusa del monitoraggio finanziario, fisico e procedurale a livello di progetto.
Tali principi si combinano naturalmente con le priorità fissate dalla Commissione
europea.
Ne risulta una strategia che tiene conto dell’importanza di sostenere lo sviluppo
della società dell’informazione, di assicurare la tutela dell’ambiente (applicando rigorosamente il principio “chi inquina paga”) e di promuovere adeguatamente la valorizzazione delle risorse femminili.
Politiche di sviluppo regionale e di coesione economica
13
Ambiente, occupazione e pari opportunità costituiscono i temi portanti del piano d’azione italiano.
In materia di ambiente, le linee d’intervento porranno l’accento sui problemi
della gestione del ciclo integrato dell’acqua, dello smaltimento dei rifiuti, della costruzione di efficaci sistemi di valorizzazione delle risorse naturali e della difesa
del territorio dai rischi idrogeologico, sismico e da inquinamento.
Il rafforzamento dell’occupazione è ricercato mediante il sostegno all’imprenditorialità e alla diffusione della formazione continua.
Infine, l’equità di trattamento sul mercato del lavoro va realizzata integrando il
principio di parità nella programmazione, sia con un intervento trasversale, sia tramite misure specifiche.
Il Qcs italiano si articola attorno ad alcuni “assi prioritari”, definiti in applicazione dei principi di coerenza, concentrazione e integrazione. Tali assi sono:
I - Risorse naturali: valorizzazione delle risorse naturali e ambientali;
II - Risorse culturali: valorizzazione delle risorse culturali e storiche;
III - Risorse umane: valorizzazione delle risorse umane;
IV - Sistemi locali di sviluppo: potenziamento/valorizzazione dei sistemi locali di
sviluppo;
V - Città: miglioramento della qualità delle città, delle istituzioni locali e della vita
associata;
VI - Reti e nodi di servizio: rafforzamento di reti e nodi di servizio.
Tale identificazione si basa sulla scelta strategica per un approccio integrato.
Ne consegue che le linee di azione per ciascun asse sono costituite da grappoli
di interventi settoriali tra loro collegati, miranti a obiettivi comuni.
In dettaglio, gli obiettivi per asse sono i seguenti:
Asse I - Risorse naturali
L’obiettivo globale dell’asse è: «creare nuove opportunità di crescita e di sviluppo
sostenibile; rimuovere le condizioni di emergenza ambientale; assicurare l’uso efficiente e razionale e la fruibilità di risorse naturali; adeguare e razionalizzare reti di
servizio efficienti per acqua e rifiuti; garantire il presidio del territorio anche attraverso le attività agricole; preservare le possibilità di sviluppo nel lungo periodo e
accrescere la qualità della vita».
Gli elementi chiave sono quattro:
1.
2.
3.
4.
costruire efficienti sistemi di gestione delle risorse;
sviluppare nuove attività e sistemi produttivi rispettosi delle risorse naturali;
accrescere i meccanismi di difesa del territorio;
potenziare i sistemi informativi e di monitoraggio, della ricerca e sviluppo, dell’innovazione tecnologica e della dotazione infrastrutturale.
Asse II - Risorse culturali
L’obiettivo globale dell’asse è: «stabilire condizioni per nuove opportunità impren-
14
L’Europa e le imprese
ditoriali nel settore della cultura e delle attività culturali; accrescere la qualità della vita dei cittadini, la fiducia e il benessere sociale; valorizzare, tutelare e rendere
maggiormente fruibili le risorse culturali del Mezzogiorno».
I canali di intervento previsti sono:
1. creare un contesto favorevole all’iniziativa imprenditoriale collegata direttamente o indirettamente alla valorizzazione del patrimonio culturale, con particolare riferimento al settore turistico;
2. predisporre condizioni atte a rendere le regioni interessate più attraenti nei
confronti degli investitori provenienti dall’esterno;
3. contribuire alla progressiva attenuazione di situazioni di degrado territoriale o
sociale.
Fattori critici di successo dell’asse saranno l’efficiente programmazione, la selezione
rigorosa delle proposte progettuali, la concentrazione e l’integrazione degli interventi.
Asse III - Risorse umane
L’obiettivo globale dell’asse è: «indurre nuove occasioni di sviluppo espandendo la
dotazione, la disponibilità e la qualità delle risorse umane. Far crescere il contenuto scientifico-tecnologico delle produzioni meridionali; rafforzare la rete di centri
di competenza del Mezzogiorno e valorizzare i collegamenti tra sottosistema scientifico e imprenditoriale. Ridurre i tassi di disoccupazione, accrescere la partecipazione al mercato del lavoro e l’emersione delle attività informali (e quindi la loro
produttività), valorizzare le risorse femminili, favorire i processi di recupero della
fiducia e del benessere sociale e ridurre la marginalità sociale».
Le politiche di intervento si focalizzeranno su:
1. la prevenzione della disoccupazione di lunga durata;
2. la finalizzazione della formazione all’inserimento sul mercato del lavoro;
3. la realizzazione di un collegamento efficace tra ricerca, formazione e occupazione.
Asse IV - Sistemi locali di sviluppo
L’obiettivo globale dell’asse è: «creare le condizioni economiche per lo sviluppo imprenditoriale e la crescita produttiva; aumentare la competitività, la produttività, la
coesione e la cooperazione sociale in aree concentrate del territorio, irrobustendo,
anche attraverso l’innovazione tecnologica, le filiere produttive (specie in agricoltura e nello sviluppo rurale); promuovere la localizzazione di nuove iniziative imprenditoriali, ivi incluse quelle nel settore turistico, e l’emersione di imprese dall’area del sommerso; assicurare la sostenibilità ambientale dello sviluppo del sistema
produttivo, anche utilizzando le migliori tecnologie disponibili e rispettando nel
medio e lungo periodo la capacità di carico dell’ambiente».
I punti fondamentali su cui si articola la strategia riguardano:
1. lo sviluppo dei fattori di supporto alla competitività nel contesto economico e
sociale di riferimento;
Politiche di sviluppo regionale e di coesione economica
15
2. la promozione di sistemi produttivi locali, dei distretti industriali e dei sistemi
esportatori;
3. il miglioramento del posizionamento competitivo delle imprese attraverso la riqualificazione dei prodotti, dei processi aziendali e dell’innovazione tecnologica.
Asse V - Città
L’obiettivo globale dell’asse è: «migliorare l’articolazione funzionale e la qualità del
sistema urbano del Mezzogiorno attraverso la definizione del ruolo delle città nel
loro contesto regionale, e in particolare: creare condizioni economiche, amministrative e sociali adatte allo sviluppo imprenditoriale; aumentare la competitività e
la produttività strutturale dei sistemi economici territoriali; favorire la localizzazione di nuove iniziative nelle aree urbane e metropolitane specie nei servizi alle
persone e alle imprese; combattere la marginalità sociale e favorire i processi di
recupero della fiducia sociale; riqualificare il contesto urbano, con particolare attenzione per gli aspetti ambientali».
Finalità principe degli interventi è la migliore articolazione del ruolo e delle
funzioni delle città nel proprio contesto territoriale, perseguita attraverso:
1. il miglioramento della qualità urbana, soprattutto nelle grandi città;
2. il rafforzamento del capitale sociale, attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro, il miglioramento dell’offerta di servizi sociali, soprattutto con riferimento
alle fasce più deboli e ai soggetti a rischio di emarginazione e di esclusione,
nonché la valorizzazione delle opportunità offerte dallo sviluppo dell’economia
sociale e del terzo settore.
Asse VI - Reti e nodi di servizio
L’obiettivo globale dell’asse è: «migliorare e creare le condizioni di contesto (nei
trasporti, nella società dell’informazione, nella sicurezza pubblica) per lo sviluppo
imprenditoriale e la localizzazione di nuove iniziative e per aumentare la competitività e la produttività strutturale dei sistemi economici territoriali, mediante interventi che assicurino la sostenibilità ambientale, promuovano la riduzione degli impatti (riequilibrio modale nei trasporti), rispettino la capacità di carico dell’ambiente e del territorio in generale e favoriscano i processi di recupero della fiducia
sociale».
Per il settore trasporti si privilegiano gli obiettivi del miglioramento dei collegamenti, del riequilibrio modale e ambientale, della creazione di un sistema integrato
di trasporto, della qualità ed efficienza del servizio, degli standard di sicurezza e
delle tecniche di gestione, della circolazione fluida e accessibile sul territorio, anche urbano, per mezzo di sistemi rapidi di governo della mobilità.
Per accelerare la realizzazione della società dell’informazione si è ritenuto opportuno formulare tre indirizzi d’azione:
1. privilegiare gli interventi pubblici tesi a migliorare le condizioni di contesto e le
applicazioni delle nuove tecnologie e la loro diffusione;
16
L’Europa e le imprese
2. offrire alle regioni l’assistenza necessaria alla definizione delle strategie locali e
assicurarne il raccordo con quella nazionale;
3. favorire gli interventi mirati a quegli aspetti essenziali della società dell’informazione che, per loro natura, sono indipendenti dalla definizione delle strategie
regionali.
Per assicurare condizioni di sicurezza pubblica per lo sviluppo del Mezzogiorno si
intende intervenire soprattutto sulle condizioni ambientali generali.
In concreto, ciò significherà:
– ampliare ed estendere a tutto il Mezzogiorno il sistema di sicurezza, soprattutto
per le imprese, realizzato nella fase di programmazione 1994-99;
– mantenere, ampliare e rendere sempre più aggiornato e innovativo il presidio
tecnologico del territorio;
– moltiplicare le occasioni di approccio integrato alla sicurezza e alla cultura della legalità.
Orientamenti generali per gli interventi in favore dell’agricoltura
e dello sviluppo rurale
Il processo di valutazione dei risultati conseguiti con i Fondi strutturali 1994-99 ha
messo in evidenza, per il settore agricolo, l’esistenza di problemi legati all’eccessiva proliferazione degli interventi, alla loro disomogeneità e incoerenza in una logica di filiera.
Per il nuovo periodo di programmazione, la logica di intervento è stata rivista.
Per il settore agricolo e le aree rurali delle regioni in obiettivo 1 sono stati identificati nuovi obiettivi:
– miglioramento della competitività dei sistemi agricoli e agro-industriali in un
contesto di filiera;
– sostegno allo sviluppo dei territori rurali e valorizzazione delle risorse agricole,
ambientali e storico-culturali.
Fattori chiave diventano, pertanto, l’approccio per filiera e per progetti integrati.
Per il primo obiettivo, le principali linee di intervento riguardano:
– la riconversione produttiva;
– l’introduzione di innovazioni finalizzate alla riduzione dei costi unitari di produzione;
– il miglioramento qualitativo della produzione, nonché la riduzione dell’impatto
ambientale dei processi produttivi in ogni fase della filiera;
– la valorizzazione e il potenziamento delle produzioni di qualità attraverso l’organizzazione dell’offerta e il rafforzamento delle funzioni commerciali;
– il miglioramento dei processi produttivi agricoli e agroindustriali attraverso
l’introduzione di sistemi di gestione integrata in tema di qualità, sicurezza e ambiente lungo tutta la filiera;
Politiche di sviluppo regionale e di coesione economica
17
– le azioni formative e quelle dirette a favorire il ricambio generazionale nelle imprese agricole e il primo insediamento dei giovani agricoltori;
– il miglioramento delle performance ambientali mediante la riduzione delle
emissioni inquinanti e la riduzione degli input chimici;
– l’ottimizzazione dell’impiego delle risorse naturali, l’attuazione di forme di risparmio idrico;
– il miglioramento della dotazione infrastrutturale.
Per il secondo obiettivo, le principali linee di intervento riguardano:
– la valorizzazione di tutte le risorse endogene esistenti nelle aree interessate;
– la conservazione, tutela e valorizzazione commerciale delle risorse ambientali,
incluse le foreste;
– il sostegno e la diversificazione del sistema di imprese locali per ampliare gli
sbocchi occupazionali anche nei settori collegati (turismo rurale, agriturismo,
artigianato ecc.);
– l’ampliamento degli sbocchi commerciali per la produzione agricola di qualità e
delle micro-filiere territoriali.
I progetti attuati a titolo del Qcs in tutte queste aree tematiche dovranno essere
conformi alla Politica agricola comune e a quella a sostegno dello sviluppo rurale.
Orientamenti generali per gli interventi nel settore della pesca
La valutazione dei risultati conseguiti con i precedenti interventi ha indicato la necessità di proseguire la ristrutturazione del settore pesca.
L’obiettivo generale da raggiungere entro il 2006 è il rafforzamento della competitività del settore e il miglioramento della qualità dei prodotti della pesca attraverso il rinnovamento delle strutture produttive e del tessuto economico settoriale.
La razionalizzazione e l’ammodernamento dell’apparato produttivo restano le
priorità principali dell’intervento strutturale. In termini operativi, dovranno essere
evitati due rischi:
– la proliferazione delle azioni di piccola dimensione;
– l’effetto perverso delle innovazioni tecnologiche sull’effettiva riduzione dello
sforzo di pesca e sull’equilibrio dell’attività di pesca rispetto alle risorse alieutiche esistenti.
Per i progetti indirizzati a promuovere la razionalizzazione e la diversificazione
del settore (acquacoltura, trasformazione dei prodotti ecc.), sono ritenute prioritarie le azioni collettive che privilegiano la presa in considerazione degli interessi dell’insieme del settore rispetto agli investimenti diretti nelle imprese.
Sono inoltre privilegiati gli interventi che mirano a integrare la prevenzione e
la lotta contro gli inquinamenti ambientali, il miglioramento della qualità dei
prodotti e la loro certificazione, nonché lo smaltimento di specie eccedentarie o
sottosfruttate.
18
L’Europa e le imprese
L’insieme degli interventi strutturali nel settore della pesca, dell’acquacoltura e
della trasformazione e distribuzione dei loro prodotti dovranno essere conformi
alla politica comunitaria per la pesca, anche qualora siano, a titolo eccezionale, finanziati a carico di un Fondo strutturale diverso dallo Sfop.
Uno specifico Programma operativo nazionale (Programma Pesca) avrà competenza esclusiva sulla programmazione e gestione delle misure incluse nelle seguenti categorie d’intervento:
– adeguamento dello sforzo di pesca;
– rinnovo e ammodernamento della flotta peschereccia;
– azioni di assistenza tecnica.
Le procedure di attuazione
Le autorità responsabili della gestione dei Fondi strutturali sono di livello nazionale e regionale.
L’autorità di gestione nazionale, responsabile per l’attuazione del complesso del
Quadro comunitario di sostegno Italia, è il ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica. Al ministero è affidato anche il compito del coordinamento tra i singoli Fondi.
Alcune amministrazioni settoriali sono poi responsabili dei singoli Fondi: il ministero del Lavoro si occupa del Fse, il ministero delle Politiche Agricole e Forestali
del Feaog Orientamento, il ministero delle Politiche Agricole e Forestali dello Sfop e
il ministero del Tesoro, Bilancio e Programmazione Economica del Fesr.
L’attività di programmazione degli interventi avviene a livello nazionale con la
partecipazione attiva delle Regioni. Per quanto riguarda l’Italia settentrionale viene utilizzato lo strumento dei Documenti unici di programmazione, mentre per
quanto riguarda l’Italia del Sud vengono utilizzati i Programmi operativi regionali e
i Programmi operativi nazionali. L’esecuzione materiale degli interventi spetterà
infine alle Regioni che provvedono a emettere i bandi per la presentazione delle
domande di agevolazione.
Regioni in obiettivo 1
Per quanto riguarda le regioni in obiettivo 1 (Mezzogiorno) il Qcs trova attuazione
attraverso:
– i Programmi operativi regionali (Por);
– i Programmi operativi nazionali (Pon).
I Programmi operativi regionali traducono gli orientamenti strategici e le priorità
di sviluppo del Qcs in piani d’azione settoriale (vedi figura 1.1). I Por sono stati
predisposti di concerto tra le amministrazioni locali e quelle nazionali e devono essere sottoposti all’approvazione della Commissione europea. La fase di negoziazione con la Ce si è conclusa nell’estate 2000.
I Programmi operativi regionali sono definiti per ciascuna regione e sono per-
Qcs
Por
Pon
Docup
Legenda:
Pon
Pubblica istruzione
Università e ricerca
Industria
Agricoltura
Interno
Trasporti
Tesoro
Quadro comunitario di sostegno
Piani operativi regionali
Piano operativo nazionale
Documento unico di programmazione
* Regione a sostegno transitorio
Basilicata
Calabria
Campania
Puglia
Sardegna
Sicilia
Molise*
Por
Qcs
Figura 1.1 Programmazione nazionale dei Fondi strutturali
scuola per lo sviluppo
ricerca e sviluppo tecnologico
sviluppo imprenditoriale locale
pesca e acquacoltura
sicurezza per lo sviluppo del Sud
trasporti
assistenza tecnica
campi di applicazione
Abruzzo
Bolzano
Emilia Romagna
Friuli Venezia Giulia
Lazio
Liguria
Lombardia
Marche
Piemonte
Toscana
Trento
Umbria
Valle d’Aosta
Veneto
Docup
20
L’Europa e le imprese
tanto sette: Por Basilicata, Por Calabria, Por Campania, Por Puglia, Por Sardegna,
Por Sicilia e Por Molise (regione in sostegno transitorio). Essi devono rispettare la
filosofia di intervento della riforma dei Fondi: i principi di concentrazione, semplificazione ed efficacia degli aiuti, nonché le linee guida del Qcs nazionale. In termini operativi, ciò significa che anche i Por sono strutturati per assi di intervento:
ogni Por si articola attorno ai sei assi prioritari individuati dal Qcs.
Per ciascun asse, in funzione della realtà locale e dei problemi specifici delle
comunità interessate, sono identificate le misure di attuazione. Ciascuna misura
sarà realizzata mediante i meccanismi dei bandi di gara e degli inviti a presentare
proposte. Le autorità locali saranno responsabili della preparazione dei documenti
di gara, della predisposizione dei bandi, della valutazione delle proposte e delle
modalità di cofinanziamento.
I sette Programmi operativi nazionali costituiscono un’eccezione motivata alla
priorità assegnata alle regioni nella programmazione degli interventi, in quanto attinenti a temi di portata extralocale e interregionale che richiedono un approccio
unitario sul piano della gestione. Le linee di intervento a valenza nazionale da attuare attraverso i Programmi operativi nazionali sono:
–
–
–
–
–
–
–
ricerca e sviluppo tecnologico;
trasporti;
sviluppo imprenditoriale locale;
scuola per lo sviluppo;
sicurezza per lo sviluppo del Sud;
pesca e acquacoltura;
assistenza tecnica.
Anche per i Programmi nazionali si procederà alla pubblicazione di bandi di gara
la cui responsabilità ricade sulle amministrazioni responsabili di programma.
Le regioni in obiettivo 2
Per quanto riguarda le regioni in obiettivo 2 (Centro-nord) il Qcs trova attuazione
attraverso i Documenti unici di programmazione (Docup) realizzati sempre a cura
delle autorità regionali e nazionali, di concerto con la Commissione europea. I Docup si distinguono dai Por in quanto contengono tutte le indicazioni per la realizzazione degli obiettivi comprese le aree ammissibili, la ripartizione dei Fondi strutturali e le forme di cofinanziamento nazionale, regionale o privato.
Per l’Italia, i 2,1 miliardi di euro attribuiti alle aree obiettivo 2 saranno ripartiti
su tredici regioni, per una percentuale di popolazione interessata pari al 13% del
totale (equivalente a 7,4 milioni di abitanti), con una riduzione di oltre il 30% di
beneficiari rispetto al periodo 1994-1999, quando l’obiettivo 2 interessava il 19,3%
della popolazione italiana. Ulteriori 377 milioni di euro sono stati messi a disposizione, a titolo di sostegno transitorio regressivo, delle zone ammissibili all’obiettivo 2 e 5 nello scorso esercizio finanziario dei Fondi e ora escluse.
La negoziazione tra autorità italiane e Commissione europea per l’approvazione
dell’elenco di zone ammissibili ai programmi di cofinanziamento comunitario ex
Politiche di sviluppo regionale e di coesione economica
21
obiettivo 2 si è conclusa a fine luglio 2000. I parametri applicati nel corso delle
trattative sono stati: la dimensione geografica delle aree proposte (ridotta al fine
di rispettare i requisiti della programmazione integrata), i massimali di popolazione per paese e i criteri generali di ammissibilità all’obiettivo 2, come stabiliti dalla
normativa sui Fondi strutturali.
La nuova carta dell’obiettivo 2 Italia (vedi allegato 1.2) copre in particolare aree
rurali colpite da gravi fenomeni di declino economico, zone industriali che necessitano di interventi di ristrutturazione e riconversione, quartieri urbani in difficoltà
e anche alcune zone dipendenti dalle attività di pesca.
Le regioni hanno ottenuto quattro mesi di tempo per procedere alla presentazione dei Docup. Gli stessi sono attualmente in corso di definizione e dovranno comunque essere approvati entro il 31/12/2000. Farà seguito la pubblicazione dei
bandi di gara e degli inviti a presentare proposte per l’attuazione delle misure previste.
Presso il ministero del Tesoro, Bilancio e Programmazione Economica è istituito il Comitato di sorveglianza del Qcs. Il Comitato è composto dalle istituzioni e
dalle parti coinvolte nel processo di attuazione. Specifici Comitati di sorveglianza
per i Programmi operativi regionali sono istituiti a livello di regione o di amministrazione centrale e la loro composizione riflette quella del Comitato di sorveglianza del Qcs.
Particolare attenzione dovrà essere posta nelle attività di coordinamento tra
Comitati di sorveglianza e Autorità di gestione tra Fondi e tra Programmi nazionali e regionali. Regole di riferimento specifiche sono state definite al riguardo
nel Qcs.
Criteri specifici di coordinamento, programmazione e gestione finanziaria dovranno essere assunti a livello di singolo programma operativo sulla base anche
delle indicazioni fornite dal Qcs e dalla sua Autorità di gestione.
I Comitati sono responsabili del monitoraggio delle modalità di attuazione del
Qcs e dell’impiego delle risorse. In funzione dei risultati rilevati attraverso il processo di monitoraggio si procederà alla valutazione intermedia del Piano nazionale
e all’eventuale riprogrammazione delle risorse.
Esempi di progetti finanziati dall’Unione europea
attraverso i Fondi strutturali
Progetto Multilmodalità Toscana
Area interessata: Comune di Prato, Regione Toscana
Finanziamento Fesr: 7.000.000 euro
Costo totale progetto: 34.600.000 euro
Quota finanziamento Fesr: 20% del totale
Una delle soluzioni migliori per risolvere il problema del congestionamento degli assi di traffico
e per combattere l’inquinamento atmosferico è rappresentata dall’integrazione dei sistemi di
trasporto a vantaggio della ferrovia. In questa direzione si sono mosse le autorità locali toscane
quando hanno deciso la realizzazione della piattaforma intermodale di Prato.
22
L’Europa e le imprese
Situata all’intersezione del corridoio Milano-Napoli e della trasversale tirrenica, in prossimità
del porto di Livorno, la piattaforma consente di raggruppare una serie di imprese di trasporto
che in precedenza erano disperse in modo irrazionale sul territorio.
Attualmente, il primo lotto di lavori già conclusi ha permesso di ospitare quattro grandi imprese di trasporti e logistica, mentre, non appena l’intero progetto sarà completato, anche altri
operatori medio-piccoli del settore si stabiliranno nell’area.
Una volta terminata, la piattaforma dovrebbe movimentare 1 milione di tonnellate di merci
all’anno circa, una cifra che corrisponderebbe a un risparmio di 30.000 trasporti su gomma.
La piattaforma, che copre un’area di 800.000 metri quadrati, si compone di strutture per
il deposito delle merci, di un molo per il trasbordo treno/autoarticolati, di vari edifici per servizi ausiliari.
Progetto Multimediale Umbria
Area interessata: Comune di Terni, Regione Umbria
Finanziamento Fesr: 15.000.000 euro
Costo totale progetto: 30.000.000 euro
Quota finanziamento Fesr: 50% del totale
Al fine di promuovere la creazione di opportunità di lavoro per i giovani, soprattutto nei settori
delle nuove tecnologie dell’informazione, le autorità regionali dell’Umbria hanno contribuito alla
realizzazione del Centro di produzione multimediale di Terni.
La zona di Terni è una delle poche aree dell’Umbria a vocazione industriale. La regione è stata però colpita dalla violenta crisi del settore metallurgico, che ha provocato una massiccia disoccupazione, nonché il rifiuto dei vecchi modelli sociali, considerati arcaici e antagonisti. Alla
disoccupazione giovanile, particolarmente preoccupante, si è aggiunto l’inasprimento del conflitto generazionale.
Il Centro è stato istituito nella vecchia sede del Palazzo Comunale di Terni, rinnovata e radicalmente ristrutturata con un intervento di conservazione e valorizzazione architettonica.
Presso il Centro si svolgono ora corsi di formazione professionale in tecniche multimediali, un settore in piena espansione. Allo stesso tempo, il Centro si occupa anche di realizzare in proprio prodotti multimediali, ospita una “bibliomediateca” aperta al pubblico, ricca di materiale informativo e dotata di un evoluto sistema di ricerca. La mediateca funziona anche come Osservatorio europeo dei prodotti audiovisivi, dei servizi interattivi e del
mercato multimediale.
L’esperimento ha consentito di creare un legame sinergico tra recupero dell’identità del passato (il Palazzo Comunale), la formazione professionale, la cultura, le nuove tecnologie e la
creazione di nuove opportunità di impiego.
Progetto InformaLavoro Cosenza
Area interessata: Comune di Cosenza, Regione Calabria
Finanziamento Fesr: 330.000 euro
Costo totale progetto: 506.043 euro
Quota finanziamento Fesr: 70% del totale
Colpita da un tasso di disoccupazione giovanile altissimo, la Regione Calabria ha utilizzato i Fondi strutturali comunitari per avviare numerosi progetti di dinamizzazione del mercato del lavoro,
di diffusione dello spirito d’impresa e di creazione di nuovi impieghi.
Con il sostegno del Fesr, la cooperativa Midia di Cosenza ha creato una rete di sei Sportelli InformaLavoro Giovani che, in un anno e mezzo di attività, hanno offerto assistenza a
oltre settemila giovani, informandoli sulle opportunità esistenti nella regione e a livello na-
Politiche di sviluppo regionale e di coesione economica
23
zionale, sui corsi di formazione professionale, sulle modalità per accedere al mercato del lavoro o alla libera impresa.
Numerose attività collaterali hanno riguardato azioni di sensibilizzazione presso le scuole secondarie e gli istituti professionali, moduli di formazione continua e di riqualificazione professionale, sostegno alla creazione di nuove imprese.
L’efficacia del progetto deriva dalla formula di partenariato adottata, che coinvolge professionisti della comunicazione e della formazione. La piena riuscita dovrà, naturalmente, essere valutata sul medio-lungo periodo: solo il rafforzamento dei servizi offerti, la moltiplicazione dei
punti di informazione e l’arricchimento delle competenze degli operatori potranno garantire il
pieno successo dell’iniziativa.
Azioni Feaog per il sostegno alla produzione agricola
Area interessata: Ue
Quota finanziamento Feaog: 100% del totale
Le campagne di promozione agricola della Comunità europea, introdotte per la prima volta negli anni Settanta, hanno carattere settoriale e si indirizzano al sostegno di alcune produzioni
“deboli”.
Le prime campagne si sono tradotte in studi di mercato e azioni di promozione commerciale per i prodotti lattiero-caseari e per il latte, con un’attenzione speciale per le scuole. Si
trattava di progetti finanziati con risorse provenienti dal cosiddetto prelievo di corresponsabilità.
Negli stessi anni, una tassa sulla produzione dell’olio d’oliva ha permesso il finanziamento di azioni di promozione del prodotto sui mercati del Nord Europa, nonché la stabilizzazione dei mercati tradizionali dell’Europa meridionale. Sono state organizzate anche campagne
pubblicitarie destinate ai medici, ai cuochi e ai consumatori, spesso male informati sul valore nutrizionale dell’olio. Successivamente, azioni a favore dell’olio d’oliva sono state intraprese anche sui mercati di paesi terzi, in particolare gli Usa. Si sono poi lanciate campagne
a favore di prodotti quali il lino e il succo d’uva, poi intensificate a partire dagli anni Novanta. Nello stesso periodo, si sono avviate le azioni in favore di mele, agrumi e frutta a
guscio, delle olive da tavola, delle uve secche e sultanine (1994) e dei fiori e piante ornamentali (1996).
A seguito della crisi della Bse (la sindrome della “mucca pazza”), si è puntato all’organizzazione di campagne di informazione sui sistemi di etichettatura delle carni bovine dell’Ue, per
informare i consumatori sulle garanzie offerte dal sistema europeo di controllo che consente di
risalire all’origine delle carni bovine, dal banco di vendita al produttore.
Recentemente sono state avviate azioni per la diffusione delle denominazioni d’origine di
specialità tradizionali.
2. Le istituzioni finanziarie
dell’Unione europea
2.1 La Banca europea per gli investimenti
La Banca europea per gli investimenti (Bei) è l’istituto finanziario dell’Unione europea per i finanziamenti a medio-lungo termine al settore privato e pubblico.
Con sede a Lussemburgo, la Bei non è solo fisicamente al centro dell’Europa,
essa è anche al centro del sistema finanziario europeo ed è da sempre il motore
per la costruzione della nuova Unione. Il suo contributo è stato determinante per
la nascita dell’Unione economica e monetaria e della moneta unica.
Nata come istituzione finanziaria «con il compito di contribuire, facendo appello al mercato dei capitali e alle proprie risorse, allo sviluppo equilibrato e senza
scosse del mercato comune nell’interesse della Comunità» (art. 198 E, Trattato Ce),
la Banca è stata inserita dal Trattato di Maastricht tra le istituzioni dell’Unione.
In quanto istituzione finanziaria dell’Unione europea, la Bei opera fin dalla sua
creazione, nel 1958, per realizzare i grandi obiettivi della costruzione europea. Nel
corso degli anni essa ha ampliato e diversificato i suoi interventi fino a diventare,
per volumi di attività, la principale istituzione finanziaria multilaterale del mondo.
Con i suoi finanziamenti, la Banca contribuisce alla realizzazione di numerosi
progetti direttamente rispondenti alle necessità dei cittadini europei. Tutelare la
qualità della vita, gestire in modo più oculato le risorse naturali, preservare il patrimonio ecologico e culturale, utilizzare energie meno inquinanti, realizzare infrastrutture più moderne nei campi della sanità e dell’istruzione, queste sono le legittime ambizioni dei cittadini dell’Unione. Accanto a esse, assicurare la mobilità individuale e collettiva e realizzare sistemi efficienti di trasporto e telecomunicazione sono ulteriori obiettivi che non solo contribuiscono notevolmente a migliorare la qualità della vita, ma diventano anche un potente volano per la competitività dell’industria, in un periodo in cui resta molto elevato nell’Unione il tasso di disoccupazione.
Con i suoi interventi, la Bei punta a rafforzare la competitività dell’industria e il
dinamismo delle imprese europee, soprattutto medie e piccole. I suoi finanziamenti contribuiscono a stabilizzare l’occupazione e a creare nuovi posti di lavoro; sostengono investimenti per il benessere e lo sviluppo del “capitale umano”; valorizzano l’ambiente naturale e urbano; promuovono lo sviluppo dei trasporti e delle telecomunicazioni, e assicurano l’approvvigionamento energetico in Europa.
La Banca dimostra così, nel concreto, la sua capacità e il suo impegno nel so-
Le istituzioni finanziarie dell’Unione europea
91
l’intervento. Il Fondo condivide i rischi con l’intermediario finanziario che finanzia
l’operazione.
2.2.2 Le azioni a favore dei progetti d’infrastruttura
Nel caso di progetti d’infrastruttura, la garanzia del Fondo può avere una durata
molto lunga se ciò sarà necessario per facilitare l’operazione. Il Fei può inoltre garantire finanziamenti a più breve termine per il periodo della costruzione e anche
per quello precedente la costruzione.
2.3 La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo
La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo dei paesi dell’Europa centroorientale (Bers), con sede a Londra, è stata istituita nel 1991 grazie all’impegno di
François Mitterand, allora presidente della Francia.
Essa si colloca nella costellazione delle istituzioni finanziarie internazionali con
una specificità che la contraddistingue da tutte le altre istituzioni operanti fino a
oggi sul mercato internazionale. Essa è infatti la sola istituzione bancaria che opera per lo sviluppo economico dei paesi dell’ex Europa comunista.
La Bers è quindi una banca con vocazione strettamente regionale, di cui fanno
parte paesi donatori e paesi destinatari di aiuti. In tal senso, è assimilabile alla
African Development Bank (Afdb), alla Asian Development Bank (Asdb) e alla Interamerican Development Bank (Idb).
La Bers è stata dotata di un capitale iniziale di 10 miliardi di euro. Il socio di
maggioranza sono i quindici paesi membri dell’Unione europea. Attualmente la
Bers annovera sessanta paesi membri.
La ricostruzione e lo sviluppo dell’economia dell’Europa centrale e orientale si
coniuga con la pratica effettiva dei principi del pluralismo democratico, di modo
che i prestiti possono essere concessi soltanto ai governi di quei paesi che si ispirano nella loro azione politica ai principi della democrazia.
Nell’art. 1 dello statuto della Banca, è scritto a chiare lettere che «l’oggetto della banca è quello di favorire la transizione delle economie dei paesi dell’Europa
centrale e orientale (Peco) verso le economie di mercato, e di promuovere l’iniziativa privata e lo spirito di impresa, contribuendo al progresso e alla ricostruzione
economica di quei paesi che si impegnano a rispettare, mettendoli in pratica, i
principi della democrazia pluralista, del pluralismo e dell’economia di mercato».
Alla Bers è stata affidata una difficile e complessa missione finalizzata al conseguimento di tre obiettivi:
1. attirare capitali dai mercati internazionali per destinarli ai Peco e individuare
progetti che abbiano un rendimento tale da poter rimborsare i capitali investiti
e gli interessi;
2. elaborare una filosofia di intervento sulla quale fondare la propria credibilità di
banca operante in una regione con un alto tasso di rischio per i capitali investiti;
92
L’Europa e le imprese
3. svolgere un ruolo di catalizzatore di fondi privati per canalizzarli verso i paesi
dell’Europa centrale e orientale.
La missione della Bers si è rivelata subito difficile, dovendo la Banca operare in un
contesto di paesi nei quali i tentativi di riforma si scontravano con grossi ostacoli
interni, quali la reazione di massa all’aumento dei prezzi e della disoccupazione; la
difficoltà nel passaggio dal vecchio al nuovo management industriale e commerciale, oltre al diffuso risentimento dei nuovi governi verso l’Occidente per promesse non mantenute.
Il decollo della Bers non è stato certamente facile, se si tiene conto delle enormi necessità economiche “dell’altra Europa” e dell’impossibilità della Bers di soddisfarle, essendo un’istituzione finanziaria, e non un ente di beneficenza, alle prese
con la messa a punto di procedure di intervento e di strumenti operativi che non si
potevano improvvisare dall’oggi al domani.
Tuttavia, superate sia pure con lentezza le difficoltà iniziali, la Bers ha promosso
una serie di interventi che hanno contribuito a far decollare le economie di alcuni dei
Peco, come la Polonia, l’Ungheria e la Cecoslovacchia. Si tratta di paesi nei quali l’iniziativa privata si è rivelata più dinamica e incisiva, e la programmazione dei governi
più puntuale e realistica rispetto alle necessità locali e contingenti.
Nel corso di questi anni la Bers ha investito nella regione 15 miliardi di euro in
627 progetti, ai quali debbono aggiungersi i 37 miliardi investiti da altri partner in
azioni congiunte.
Tale somma rappresenta più di 100 euro per ciascuno dei 450 milioni di abitanti
della regione. Un dato rimarchevole e significativo dell’impegno profuso per il risanamento economico dei paesi beneficiari. Un altro dato significativo è costituito
dal fatto che, dalla perdita di bilancio di 251 milioni di euro nel 1998, si è passati a
un profitto di 49 milioni di euro nel 1999.
Nell’assemblea annuale della Banca, tenutasi a Riga in Lettonia il 21 maggio
2000, è emerso che la Bers conta di aumentare i propri investimenti nella regione
fino a raggiungere almeno 3 miliardi di euro per anno, nei prossimi tre anni. Dalla
stessa assemblea, che ha eletto il nuovo presidente dell’istituto, il francese Jean
Lemierre, è venuto anche un monito per quei paesi che non adottano le regole della democrazia e del pluralismo democratico, in particolare la Bielorussia e il Turkmenistan, i quali rischiano una riduzione dell’attività di finanziamento della Bers.
Accanto alla Bers, un ruolo importante e decisivo è stato svolto nel settore pubblico dalla Bei, che è intervenuta in via prioritaria a sostegno dell’estensione e della modernizzazione delle infrastrutture di trasporto e telecomunicazione, presupposto essenziale per lo sviluppo economico dei Peco e per la riuscita della loro integrazione nell’Unione.
Infine, la stessa Commissione europea è intervenuta a sostegno dei Peco attraverso lo Strumento finanziario di preadesione (Ispa), finanziato con il bilancio dei
Fondi strutturali.
L’ammontare totale delle risorse assegnate a Ispa è di 1.040 milioni di euro
nel 1999.
Le istituzioni finanziarie dell’Unione europea
93
Tabella 2.2 Finanziamenti Ispa nei Paesi Peco nel 1999
Paese
Bulgaria
Estonia
Lettonia
Lituania
Polonia
Repubblica Ceca
Romania
Slovacchia
Slovenia
Ungheria
Percentuale sul totale
8-12%
2-3,5%
3,5-5,5%
4-6%
30-37%
5,5-8%
20-26%
3,5-5,5%
1-2%
7-10%
2.3.1 Gli strumenti finanziari della Bers in favore dello sviluppo
del settore privato
La Bers offre un’ampia gamma di strumenti di sostegno finanziario in favore del
settore privato, dagli investimenti diretti in progetti di investimento alla ristrutturazione e privatizzazione dei settori economici e produttivi, dallo sviluppo delle infrastrutture all’assistenza tecnica.
In linea di principio, la taglia minima che un progetto deve possedere per attivare l’intervento della Banca è di 5 milioni di euro. Tale soglia può tuttavia essere
modificata in relazione all’interesse comunitario del progetto, ai problemi della
realtà locale cui può apportare una soluzione e alle possibilità di ricorrere a formule di ingegneria finanziaria. Nella pratica, l’ammontare medio degli investimenti
effettuati per promuovere il settore privato è di 20 milioni di euro (la media sale a
33 milioni per i progetti nel settore pubblico).
La Bers accorda alle imprese finanziamenti sotto forma di prestiti o di partecipazioni al capitale di rischio.
Prestiti Bers
La Banca eroga prestiti appositamente adattati alle esigenze specifiche dei progetti promossi dagli operatori privati. In questo caso, l’intervento può essere mediato
da istituti finanziari partner.
Gli intermediari utilizzati dalla Banca possono essere: banche alle quali la Bers
ha concesso una linea di credito speciale, banche delle quali la Bers detiene una
partecipazione in conto capitale, banche che hanno attivato fondi di capitale di rischio o di investimento ai quali partecipa la Bers stessa.
Nel caso di operazioni dirette, il rischio dell’operazione può essere assunto interamente dalla Banca o ripartito nell’ambito di un sindacato di istituzioni finanziarie.
Il prestito può essere concesso in euro, dollari, marchi o nella divisa corrente
del paese in cui si realizzerà l’investimento.
Quando concede un finanziamento a soggetti privati, di norma, la Banca non ri-
94
L’Europa e le imprese
chiede garanzie governative presso le autorità locali, ritenendo sufficienti le garanzie presentate dai promotori e le prospettive di reddittività del progetto proposto.
Evidentemente, quest’ultimo deve possedere caratteristiche di bancabilità e reddittività proporzionate al rischio commerciale.
Le condizioni dei prestiti sono in stretta relazione con l’andamento dei mercati,
poiché la Banca risponde a criteri di economicità come ogni altro operatore commerciale. Naturalmente lo status di istituzione finanziaria internazionale offre alla
Bers la possibilità di reperire risorse sul mercato a prezzi particolarmente vantaggiosi, a tutto beneficio dei suoi clienti.
Di conseguenza, i tassi praticati corrispondono ai più convenienti sul mercato,
maggiorati di una minima percentuale per coprire i costi operativi della Banca. In
generale, il tasso di riferimento è il Libor, che si traduce in un tasso d’interesse fisso
o variabile a seconda delle modalità dell’operazione messa in piedi con il privato.
La durata varia in funzione del rischio paese e commerciale dell’investimento
finanziato. Nella maggioranza dei casi, si negoziano prestiti con durata tra i 5 e i 10
anni, con formule di rimborso diverse da caso a caso. Per i progetti di infrastrutture, i tempi di rimborso aumentano e superano abitualmente i 15 anni.
Partecipazioni al capitale di rischio
La Banca può partecipare al capitale di rischio delle imprese private in vari modi:
attraverso la sottoscrizione di quote azionarie ordinarie o privilegiate, prestiti partecipativi, sovvenzioni globali garantite da quote del capitale d’impresa.
Quando la Bers assume una partecipazione al capitale di rischio di un’impresa
industriale o commerciale, si attende ovviamente un ritorno sulle risorse investite.
Anzi, prima ancora di intervenire, provvede a definire un preciso piano di strategia
finanziaria, determinando i modi e i tempi di uscita dall’operazione. È evidente che
la Banca privilegia le operazioni di assunzione di capitale di rischio che riguardano
le imprese private, tuttavia nemmeno il settore pubblico è, in linea di principio,
escluso dalla possibilità di intrattenere rapporti con la Banca: in questo caso diventa però fondamentale l’esistenza di un programma di privatizzazione dell’impresa partecipata.
Allo stesso modo, la Bers svolge un ruolo di ingegnere finanziario per le imprese con le quali collabora. Si può attivare per cercare altri partner finanziari, per
istituire operazioni di prestiti sindacati, per istituire meccanismi di diversificazione dei rischi e così via.
A seconda delle caratteristiche e delle dimensioni dei progetti promossi, nelle
operazioni di assunzione di capitale di rischio svolte in pool, la Banca coinvolge
intermediari commerciali ordinari, istituzioni finanziarie internazionali, agenzie ed
enti di sostegno alle esportazioni, fonti governative e operatori istituzionali di assistenza allo sviluppo del settore privato.
Quale che sia la strada scelta per l’intervento della Banca, vi sono una serie di
criteri fondamentali che devono essere rispettati. In effetti è necessario partire dal
presupposto che le risorse di cui la Banca dispone, per quanto considerevoli, sono
comunque limitate a fronte dei bisogni manifestati dai beneficiari potenziali nelle
regioni di intervento. Si pone pertanto un problema fondamentale, quello dell’effi-
Le istituzioni finanziarie dell’Unione europea
95
cacia d’impatto dell’azione della Banca: ogni sua operazione si giustifica solo se ha
un effetto moltiplicatore sull’economia locale interessata, sul settore direttamente
coinvolto e, a macchia d’olio, su quelli più o meno vicini. Nell’esaminare le richieste di finanziamento, è a questo principio che si rifanno i funzionari della Bers,
sempre attenti a verificare che ogni operazione finanziata contribuisca concretamente all’eliminazione di ostacoli generali, alla dinamizzazione di un comparto, al
rilancio di un’intera regione geografica.
I criteri operativi cui si ispira la Banca sono i seguenti:
– limite di finanziamento pari al 35% del costo totale dei progetti presentati;
– esistenza di un’effettiva e consistente partecipazione finanziaria del promotore
privato;
– significativa partecipazione di altri promotori, ovvero partner finanziari, tecnici, industriali o commerciali (in questi casi, la Banca si attende che la maggioranza del capitale di rischio provenga dal partner industriale: non sono privilegiate infatti le operazioni puramente finanziarie);
– esistenza nel progetto di ingegneria finanziaria di una base minima di capitale
di rischio del 25%, proveniente dagli sponsor privati;
– presenza di altri finanziatori privati o pubblici, investitori privati e istituzionali.
A questi criteri di ordine generale, si sommano quelli propri di ogni intermediario
finanziario commerciale.
Ogni progetto deve poi essere coerente con la strategia di sviluppo-paese che la
Banca persegue.
Non vi sono, invece, particolari restrizioni quanto ai settori di intervento. La
Bers, tuttavia, non sostiene progetti nei settori dell’industria di armamenti, del tabacco, delle case da gioco e delle produzioni potenzialmente nocive per l’ambiente.
2.3.2 Modalità di accesso ai finanziamenti
Come entrare in contatto con la Banca
Le vie per approfittare delle opportunità finanziarie messe a disposizione dalla
Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo sono due: quella diretta e quella
indiretta. Alla prima si accede contattando direttamente gli uffici della Bers di
Londra (sede centrale) o delle rappresentanze istituite nei paesi beneficiari; alla
seconda si accede tramite la rete di intermediari finanziari che sono partner ufficiali dell’istituto.
Al fine di risparmiare tempo ed energie, è consigliabile che il dossier relativo a
un’iniziativa per la quale si voglia attivare un finanziamento Bers sia sottoposto all’esame dei funzionari della Banca sin dalle prime fasi di istruzione (fase di identificazione). In questo modo, sarà possibile ottenere una valutazione di massima circa l’eleggibilità dell’operazione all’intervento della Banca, individuare il tipo di
strumento più adatto al caso concreto e sviluppare il dossier seguendo gli orientamenti e i suggerimenti forniti dai funzionari interpellati.
Una volta stabilito che il progetto è potenzialmente eleggibile, la Banca attri-
96
L’Europa e le imprese
buirà il dossier a un funzionario responsabile (operation leader) che diventerà il
punto di contatto costante della Bers con i promotori del progetto, lungo tutte
le fasi di preparazione ed esecuzione. Sarà l’operation leader a curare la gestione del dossier all’interno della Banca, presso le Unità geografiche e tecniche
competenti.
Le procedure interne
Uno degli obiettivi perseguiti dalla Bers nell’esame e nella valutazione dei dossier
è la rapidità della risposta al richiedente. Naturalmente si tratta di un obiettivo che
può essere raggiunto solo se i proponenti presentano informazioni precise e complete: sino a quando la Banca non dispone di un quadro dettagliato ed esaustivo
del progetto e dei suoi sponsor, non si pronuncia sull’eventuale concessione di un
finanziamento.
Per l’identificazione del progetto, le informazioni richieste sono le seguenti:
– assetto proprietario della società proponente (con il dettaglio dei partner locali
e/o stranieri);
– descrizione del progetto (finalità, aspetti economici, tecnici e organizzativi);
– business plan;
– indicazioni circa la tipologia di intervento richiesto (prestito, partecipazione al
capitale di rischio, combinazione dei due ecc.).
La descrizione del progetto è una componente fondamentale del dossier di identificazione. Deve essere precisa, completa ed esaustiva, ma anche necessariamente
sintetica. Serve a collocare il progetto nel suo contesto di riferimento, a illustrare
la situazione di partenza e l’obiettivo perseguito, a spiegare se riguarda l’avvio di
una nuova attività oppure il rafforzamento di un’iniziativa imprenditoriale già operativa, se si collega a un processo di privatizzazione piuttosto che a una joint venture internazionale e così via. Conterrà, pertanto, la descrizione della storia del
progetto, della destinazione prevista dei fondi, del programma di lavoro, del calendario di esecuzione e delle ipotesi che possono condizionarne la realizzazione.
Perché il dossier sia completo, devono essere efficacemente presentati anche i
promotori dell’iniziativa. Le informazioni sul loro conto non devono esaurirsi nell’indicazione delle loro coordinate e regimi statutari, ma devono riguardare anche
la loro solidità finanziaria (i bilanci degli ultimi tre anni, eventualmente certificati
da società di audit, devono comunque essere allegati alla richiesta di finanziamento), le loro capacità tecniche e organizzative, la loro esperienza nel settore e nel
paese nel quale l’iniziativa dovrà realizzarsi.
Qualora al progetto partecipino più promotori, è necessario che le informazioni
fornite consentano di individuarne non solo l’identità, ma pure il contributo apportato (tecnico, commerciale, finanziario ecc.) alla riuscita dell’iniziativa.
Una sezione del dossier di presentazione è poi dedicata alla descrizione del prodotto o servizio che deve rappresentare il risultato finale del progetto. Anche per
questa sezione, le informazioni devono essere precise. Riguarderanno: le caratteristiche tecniche e commerciali del prodotto, il posizionamento rispetto ai concor-
Le istituzioni finanziarie dell’Unione europea
97
Riepilogo delle informazioni richieste per un finanziamento Bers
Lo schema propone il riepilogo del contenuto essenziale di un dossier di richiesta di finanziamento alla Bers. Naturalmente alcune delle informazioni riportate possono essere irrilevanti o
non pertinenti in relazione a un determinato caso concreto, tuttavia è importante che i promotori tengano presente questa lista come termine di riferimento per la redazione della propria
domanda di finanziamento.
Parte I – Descrizione del progetto
La sezione è dedicata a: contenuto, finalità, caratteristiche del prodotto, del mercato, del sistema produttivo e organizzativo del progetto.
Nel dettaglio, si forniranno informazioni circa:
– storia, obiettivi, tipologia, attività previste, modalità di esecuzione, calendario, investimenti
da effettuare;
– promotori (statuto giuridico, assetto proprietario, nazionalità, organizzazione interna, ruolo
nel progetto, esperienze, clienti e banche per referenza);
– prodotti (caratteristiche tecniche, valore commerciale, posizionamento nel ciclo di vita);
– produzione (sistemi adottati, localizzazione, logistica, macchinari, processi produttivi, costi e
natura degli input produttivi, impatto ambientale);
– mercato (caratteristiche, natura e quota dell’impresa);
– team responsabile dell’esecuzione (composizione, responsabilità, esperienze).
Parte II – Piano finanziario
La sezione è dedicata agli aspetti finanziari del progetto: costi, piano finanziario, struttura di finanziamento.
Nel dettaglio, si forniranno informazioni circa:
– costi del progetto e programma degli acquisti di materie prime, macchinari ecc.;
– fonti di finanziamento;
– proiezioni finanziarie (cash flow delle entrate e delle uscite).
Parte III – Impatto ambientale e contesto giuridico
La sezione è dedicata alla definizione del contesto in cui il progetto si inserisce facendo riferimento alle informazioni sul quadro normativo locale e sull’impatto ambientale previsto.
Nel dettaglio, si forniranno informazioni circa:
– impatto delle nuove attività sull’ambiente ed eventuali misure correttive;
– normativa vigente con esplicito riferimento alle attività previste.
La documentazione illustrata va presentata preferibilmente in lingua inglese.
98
L’Europa e le imprese
renti, i punti di forza e di debolezza sul mercato ecc. Inoltre si dovrà illustrare come il progetto possa contribuire al miglioramento di produzione, commercializzazione e redditività del prodotto descritto.
La Bers deve essere messa in condizione di poter valutare anche l’efficacia del
sistema di produzione previsto. In questo caso, le informazioni devono dare una visione completa di: localizzazione del sito di produzione, macchinari e impianti utilizzati, processi di produzione, input in materie prime e costi di gestione.
Le possibilità di successo del progetto sono legate alle prospettive di penetrazione sul mercato del nuovo prodotto o servizio. La sezione dedicata a questo punto deve fornire chiare indicazioni sulla strategia perseguita (accesso su un nuovo
mercato, rafforzamento su un mercato già esistente, sfruttamento di un mercato
maturo ecc.), sugli obiettivi in termini di quote di mercato previste, sulle modalità
commerciali scelte.
Infine, complete informazioni devono riguardare il team direttamente responsabile della gestione del progetto.
Le informazioni fornite in questa fase dovrebbero essere sufficienti a permettere alla Banca di stabilire se il progetto rientra negli orientamenti strategici e operativi per il paese o il settore in questione.
Terminata la fase di identificazione, la Banca avvia il processo di valutazione
vero e proprio.
Si tratta di un passaggio a due stadi:
– esame preliminare;
– esame conclusivo.
Durante il primo stadio, l’operation leader e il cliente si accordano sulla struttura
generale dell’operazione (caratteristiche finanziarie e obbligazioni reciproche) che
sarà presentata per approvazione al Comitato di credito interno. In questa fase del
processo, Banca e cliente sono legalmente impegnati sulla base di una lettera di intenti che chiarisce il carattere riservato delle informazioni scambiate e obbliga le
parti a collaborare per lo sviluppo del progetto.
Ottenuta l’approvazione del Comitato di credito, il progetto passa all’esame
conclusivo. L’operation leader e il cliente negoziano i dettagli dell’operazione (termini e condizioni), procedendo alla stesura di un vero e proprio contratto finanziario. Prima del suo perfezionamento, è possibile che la Banca provveda a fare effettuare una verifica dell’impatto (soprattutto ambientale) del progetto sul contesto
interessato da parte di esperti indipendenti. Concluso anche questo passaggio, l’operazione è presentata al Comitato operativo per la definitiva approvazione.
Interesse preminente del cliente è, naturalmente, quello di fornire alla Banca
tutti gli elementi necessari a identificare con esattezza il progetto: i tempi per concludere questa prima fase sono di 3-4 mesi, destinati ad aumentare se le informazioni richieste non sono immediatamente presentate dai promotori.
Per questo motivo, la Bers stessa incoraggia i clienti potenziali a farsi assistere
da consulenti specializzati in progettazione, istruzione e gestione di progetti di sviluppo economico e d’impresa.
Le istituzioni finanziarie dell’Unione europea
99
I consulenti, perfettamente a conoscenza delle procedure di esame e valutazione delle richieste di finanziamento, possono contribuire significativamente a ridurre i tempi necessari all’istruzione di un dossier e ad aumentare di molto le prospettive di successo di un’iniziativa imprenditoriale. In tal senso, le risorse investite
nella prestazione di un consulente hanno immediato ritorno su tempi e dimensioni
del finanziamento.
2.3.3 La Facility Pmi per i paesi in preadesione
Settori: servizi finanziari – istituzioni bancarie
Oggetto: preparazione all’allargamento – sviluppo del settore privato
Regioni: il programma è destinato ai paesi dell’Europa centrale e orientale candidati all’adesione all’Ue.
Contesto
Nel mese di aprile 1999, la Bers e la Commissione europea hanno lanciato la Facility Pmi per le micro, piccole e medie imprese dei paesi candidati all’adesione all’Unione nel quadro del futuro processo di allargamento. Il meccanismo è studiato
per dare la possibilità alle imprese locali di attrezzarsi per sostenere l’impatto con
il mercato europeo e la concorrenza internazionale.
Obiettivi dell’azione
La Facility Pmi intende contribuire allo sviluppo del settore privato dei paesi candidati all’adesione alla Ue attraverso l’immissione sul mercato dei servizi finanziari
di risorse fresche a disposizione delle Pmi locali.
Nel concreto, i meccanismi introdotti dalla Facility sono due:
– la Finestra “Prestiti alle imprese”;
– la Finestra “Fondi di capitale di rischio”.
Entrambe sono attivate mediante la rete degli intermediari finanziari locali.
La Finestra Prestiti è destinata alla costituzione di linee di credito Pmi presso le
banche dei paesi beneficiari, mentre la Finestra Fondi sarà gestita da operatori in
fondi di capitale d’avviamento.
Per informazioni sulla Facility Pmi
Bers Facility Pmi
Finestra Prestiti
Mrs. Charlotte Ruhe (Dir.)
One Exchange Square
London EC2A 2JN (Regno Unito)
tel. (+44) 20-73.38.7083
fax (+44) 20-73.38.6105
[email protected]
Bers Facility Pmi
Finestra Fondi di capitale di rischio
Mr. Peter Stredder
One Exchange Square
London EC2A 2JN (Regno Unito)
tel. (+44) 20-73.38.6824
fax (+44) 20-73.38.6119
[email protected]
3. I programmi comunitari
in favore delle imprese
Sin dalle origini, la Comunità europea e i suoi stati fondatori hanno dimostrato di essere ben consapevoli del ruolo fondamentale che le imprese svolgono
ai fini della crescita economica, della creazione di occupazione e della promozione di condizioni di benessere per i cittadini europei. Si sono pertanto da
sempre adoperati per contribuire a sviluppare le potenzialità di questo settore.
Le iniziative adottate sono volte sia a migliorare il contesto legislativo, amministrativo ed economico nel quale le imprese operano e si sviluppano, sia ad affrontare i problemi specifici dell’imprenditoria europea: l’insufficienza di infrastrutture, le limitate risorse da destinare alla ricerca, la carenza di profili professionali adeguati, le difficoltà di accesso al credito, le barriere frapposte alla nascita di un mercato unico degli appalti, gli ostacoli all’internazionalizzazione e
all’espansione su nuovi mercati.
Numerosi sono stati i meccanismi di intervento introdotti, ispirati a svariate filosofie d’azione. In molti casi, gli obiettivi hanno peccato di eccessiva ambizione o,
al contrario, di limitato respiro, spesso hanno sofferto per la mancanza di coordinamento che ne ha fortemente limitato l’efficacia. Di conseguenza, la più recente
politica comunitaria per le imprese si è orientata, da un lato, alla definizione di
una più ambiziosa strategia per la creazione di condizioni favorevoli al rafforzamento delle imprese comunitarie e, dall’altro, alla semplificazione degli strumenti
di sostegno in vigore.
Nel segno del miglioramento dell’ambiente nel quale il settore privato opera, la
rinnovata politica comunitaria individua quattro assi prioritari d’azione:
1. semplificazione e miglioramento della legislazione comunitaria riguardante le
imprese;
2. miglioramento dell’accesso agli strumenti di finanziamento;
3. internazionalizzazione delle imprese;
4. promozione dell’imprenditorialità e sostegno a gruppi target (giovani imprenditori, donne imprenditrici ecc.).
Al fine di migliorare il contesto amministrativo, giuridico, fiscale e finanziario,
la Commissione europea si adopera affinché in sede di elaborazione di tutte le
politiche comunitarie si tenga conto delle specificità del settore. Indicazioni
106
L’Europa e le imprese
preziose sono giunte in tal senso dai lavori della Task Force Best, istituita in attuazione delle decisioni del vertice europeo di Amsterdam. Gli orientamenti di
Best costituiscono la base della nuova cultura imprenditoriale della Commissione e sono destinati a ispirare la sua azione sul terreno legislativo per il prossimo futuro.
A seguito di un profondo esame dell’impatto e dell’efficacia dei programmi in
favore delle imprese finanziati in passato, la Commissione ha deciso di sospendere
alcune azioni classiche (i programmi Jop ed Ecip), concentrando la sua attenzione
sul miglioramento delle condizioni ambientali, sul sostegno all’innovazione e sulla
ricerca applicata.
Le pagine che seguono illustrano i principali programmi comunitari per il sostegno generico alle imprese. Essi affiancano i Fondi strutturali e i programmi generali di cooperazione internazionale che contengono, a loro volta, capitoli dedicati
al settore privato.
Si tratta di programmi di recente introduzione e attualmente attivati. In particolare vengono descritti:
– programmi dedicati alle piccole e medie imprese: Jev, lo strumento di sostegno
della Direzione generale Imprese e l’azione Crea;
– il Quinto programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico;
– i programmi Cultura 2000 e Media Plus;
– programmi dedicati alla cooperazione con paesi terzi: Phare, Tacis, Obnova, AlInvest, Asia-Invest, Meda, Smap, Exprom;
– programmi che riguardano l’ambiente e le fonti energetiche rinnovabili: Pact,
Promise, Altener, Save II.
3.1 Joint European Venture (Jev)
Settori: produzioni industriali – servizi – turismo
Oggetto: creazione di imprese comuni – rafforzamento della competitività –
internazionalizzazione Pmi
Regioni: il programma copre l’intero territorio dell’Unione europea
Contesto
Il programma Joint European Venture è uno strumento di sostegno alle imprese,
soprattutto Pmi, per la creazione di joint venture transnazionali all’interno dell’Unione europea.
Lo strumento è stato adottato dalla Commissione il 5 novembre 1997 nel contesto delle conclusioni della Comunicazione Ce del 10 luglio 1996, relativa al programma integrato a favore delle Pmi.
Nel gennaio 1998, Jev è stato dotato delle risorse finanziarie sufficienti alla realizzazione di 1.500-2.000 progetti d’impresa, con particolare attenzione alle iniziati-
I programmi comunitari in favore delle imprese
107
Tabella 3.1 I principali programmi della Commissione europea
Programma
Settore
Validità
Fonte normativa
Joint European Venture Cooperazione tra im- 1999–2000
(Jev)
prese
Decisione del Consiglio n.
347/98 del 19/05/1998; Guce
L. 155, 29/05/1998
Capital Risque pour les
Entreprises en phase
d’Amorçage (Crea)
Terzo programma pluriennale
Pmi; Guce C363, 25/11/1998
Accesso al credito - fi- 1998-open
nanziamento dei fondi
di capitale di rischio
Contributi diretti della
Ricerca, innovazione e open
Direzione generale Im- cooperazione tra imprese
prese
Terzo programma pluriennale
Pmi; Guce C363, 25/11/1998
Quinto programma
Ricerca scientifica e 1998-2002
quadro di ricerca e svi- tecnologica applicate
luppo teconologico
Decisione n. 182/99/EC del
Parlamento europeo e del
Consiglio del 22/12/1998;
Guce L. 26, 01/02/99
Cultura 2000
Promozione del patri- 2000-2004
monio culturale comune
Decisione del Comitato di
conciliazione Pe-Consiglio
(art. 251.4 Trattato Ce) n.
3638/99
Media Plus
Audiovisivo e multi- 2001-2005
medialità
Proposta della Ce COM
658/99 def. del 14/12/1999
Phare
Multisettoriale – coo- 2000-2006
perazione economica
Ue-Europa dell’Est
Regolamento del Consiglio n.
3906/89 del 18/12/1989 Guce
L. 375, 23/12/1989
Tacis
Multisettoriale – coo- 2000-2006
perazione economica
Ue-Csi
Regolamento del Consiglio n.
99/2000 del 29/12/1999 Guce
L. 12, 18/01/2000
Al-Invest
Multisettoriale – coo- 2000-2004
perazione economica
Ue-America latina
Regolamento del Consiglio n.
443/92 del 25/02/1992 Guce
L. 52, 27/02/1992
Asia-Invest
Multisettoriale – coo- 1997-2003
perazione economica
Ue-Asia
Regolamento del Consiglio n.
443/92 del 25/02/1992 Guce
L. 52, 27/02/1992
Meda
Multisettoriale – coo- 1995-2000
perazione economica
Ue-Mediterraneo
Regolamento del Consiglio n.
1488/96 del 23/07/1996 Guce
L. 189, 30/07/1996
Smap
Ambiente Ue – Medi- 2002
terraneo
Decisione della Conferenza interministeriale di Helsinki,
28/11/1997
Exprom
Cooperazione tra im- 1998-2001
prese Ue-Giappone
Terzo programma pluriennale
Pmi; Guce C363, 25/11/1998
Pilot Actions for Combined Transport (Pact)
Sviluppo del trasporto 1997-2001
combinato
Regolamento del Consiglio n.
2196/98 del 01/10/1998; Guce L. 277, 14/10/1998
Altener II
Fonti energetiche rin- 1998-2002
novabili
Decisione n. 646/2000/Ce del
Parlamento europeo e del
Consiglio, del 28/02/2000;
Guce L. 079, 30/03/2000
Specific Action for Vigorous energy Efficiency (Save II)
Uso efficiente delle risorse energetiche
Decisione del Consiglio n.
737/96 del 16/12/1996; Guce
L. 335, 04/12/1996
108
L’Europa e le imprese
ve per la ricerca scientifica e tecnologica. Il programma, che scade nel 2000, dovrebbe essere rifinanziato a breve.
Obiettivi del programma
Il programma si propone l’obiettivo di contribuire al superamento degli ostacoli
posti agli investimenti transfrontalieri e alla nascita di imprese comuni così da
creare le condizioni idonee alla crescita economica e al rilancio dell’occupazione
in tutti i paesi membri dell’Unione.
I beneficiari potenziali
In linea di principio, tutte le Pmi insediate sul territorio comunitario possono beneficiare del sostegno finanziario offerto dal programma.
Alcune limitazioni sono poste solo relativamente ai settori economici di attività: praticamente tutti i settori delle produzioni manifatturiere sono eleggibili, ma
sono escluse le attività non conformi agli orientamenti comunitari (per esempio:
tabacco), le costruzioni e le professioni liberali. Sono invece inclusi i servizi e il turismo.
Affinché il ricorso a Jev sia possibile, la progettata joint venture deve rispondere a due requisiti:
– il suo obiettivo di fondo deve essere la realizzazione di nuove attività economiche, che prevedano investimenti e opportunità di lavoro (per investimento si
intendono le spese sostenute per l’acquisto di beni o servizi tangibili e intangibili che siano contabilizzati come capitale fisso della joint venture);
– i partner devono svolgere un ruolo attivo nella joint venture e assumere le relative responsabilità.
Ciò significa che:
a. il trasferimento di attività economiche già esistenti non è eleggibile;
b. joint venture nelle quali uno dei partner possieda più del 75% del capitale non
sono eleggibili.
Il requisito dell’internazionalità è soddisfatto se la joint venture di nuova costituzione interessa imprese di almeno due stati membri diversi.
Per informazioni sul programma Jev
Commissione europea
Direzione generale Imprese
Mr. Rudy Aernoudt
rue de la Loi, 200
1049 Bruxelles (Belgio)
tel. (+32) 2-29.59.186
fax (+32) 2-29.52.154
Programma Jev
Information Unit
rue Alcide de Gasperi, Batiment Wagner
2920 Lussemburgo (Lussemburgo)
tel. (+35) 2-43.01.36.370
fax (+35) 2-43.01.36.439
I programmi comunitari in favore delle imprese
109
I finanziamenti attivabili
Jev eroga un contributo massimo pari a 100.000 euro, destinato a coprire:
– fino al 50% delle spese eleggibili, entro il tetto massimo di 50.000 euro;
– fino al 10% dell’investimento totale previsto per la fase di realizzazione della
joint venture.
Le spese eleggibili sono quelle relative alla concezione e alla costituzione della
joint venture:
– spese per studi e analisi di mercato, consulenze giuridiche e analisi di impatto ambientale, pianificazione strategica e definizione degli standard produttivi ecc.
– spese per esperti esterni e interni (spese di viaggio).
Il contributo è concesso di norma in due tranche, la prima sotto forma di anticipo rimborsabile (pari al 50% del contributo totale) e la seconda a titolo di rimborso spese su presentazione dei documenti giustificativi e di una relazione finale sul progetto.
Tabella 3.2 Elenco degli intermediari finanziari italiani per il programma Jev
Banca Commerciale Italiana
Dott. G. Annoni - 06.88.50.2549
Cariplo
Dott.ssa. M. Fermi - 02.88.66.2498
Banca di Roma
Dott. P. Sabato - 06.54.45.3490
Centrobanca
Dott. B. Lecchi - 02.77.81.4224
Banca Nazionale del Lavoro
Dott. C. Ferretti - 06.47.02.6562
Finlombarda
Dott. G. Cisternino - 02.76.04.41
Banca Popolare di Bergamo
Dott.ssa. C. Martinelli - 035.39.29.42
Friulia Spa
Dott. G. Frassini - 040.31.97.1
Banca Popolare di Milano
Dott.ssa. M.G. Basilico - 02.77.00.5862
San Paolo - Imi Spa
Dott. M. Ghio - 011.55.52.587
Banca Popolare di Novara
Dott. E. Agostoni - 0321.66.22.15
Mediocredito Centrale
Dott. F. Anania - 06.47.91.592
Banca Popolare di Verona
Dott. G. Carpi - 045.86.75.102
Banca Monte dei Paschi di Siena
Dott. G. Iadicicco - 0577.29.47.46
Banco Ambrosiano Veneto
Dott. M. Pepe - 02.85.94.7581
Svi lombarda Spa
Dott. A. Frattini - 02.86.46.681
Carisbo
Dott. S. Bonora - 051.64.55.175
Unicredito Italiano
Dott. G. Ballestreri - 02.88.62.3894
110
L’Europa e le imprese
Le risorse disponibili
Il programma dispone di una dotazione finanziaria decisa annualmente su risorse
provenienti dal bilancio comunitario in favore delle Pmi.
Attenzione!
Un buon rapporto con l’intermediario finanziario è indispensabile per il
successo del progetto. È opportuno
che la scelta cada sull’intermediario
con il quale l’impresa opera abitualmente o con un suo corrispondente.
Le modalità di gestione
I contributi Jev sono accessibili tramite
intermediari finanziari, banche o istituzioni specializzate (per un elenco degli intermediari finanziari per l’Italia vedi tabella 3.2). I proponenti devono pertanto presentare il dossier per la richiesta del
contributo all’intermediario finanziario di loro fiducia che procederà a un primo
esame. Se l’esame si conclude positivamente, l’intermediario finanziario trasmetterà il dossier alla Commissione europea, integrandolo con il proprio rapporto
di valutazione.
La Commissione procede a un riesame della domanda, formula le proprie osservazioni ed emette un giudizio di accoglimento o rifiuto. In caso di accoglimento, il
richiedente si vedrà sottoporre per la firma una convenzione di finanziamento con
l’intermediario finanziario. A quel punto, il rapporto si svilupperà tra beneficiario e
intermediario finanziario sulla base delle clausole della convenzione.
Alla Commissione europea spetta unicamente il ruolo di controllore di ultima
istanza.
3.2 Capital Risque pour les Entreprises
en phase d’Amorçage (Crea)
Settore: società finanziarie
Oggetto: creazione di nuove imprese – finanziamento al capitale di rischio
Regioni: Unione europea, Spazio economico europeo, paesi candidati all’adesione
Contesto
Nel 1989, con l’obiettivo di facilitare l’accesso delle Pmi alle fonti di capitali di rischio, la Commissione europea decise il lancio dell’iniziativa Seed Capital. La missione assegnata al programma era quella di sostenere la creazione di fondi di capiPer informazioni sul programma Crea
Direzione generale Imprese
Unità B5 - Accesso al credito e azioni comunitarie
Mr. Rudy Aernoudt
rue de la Loi, 200
1049 Bruxelles (Belgio)
tel. (+32) 2-29.59.186
fax (+32) 2-29.52.154
e-mail: [email protected]
I programmi comunitari in favore delle imprese
117
3.4 Quinto programma quadro di ricerca e sviluppo
tecnologico
Settori: ricerca applicata – innovazioni di prodotti e processi
Oggetto: rafforzamento della competitività – creazione di reti – circolazione degli
esperti
Regioni: l’intero territorio dell’Unione europea
Contesto
Il Quinto programma quadro di ricerca e sviluppo, adottato nella sua veste definitiva il 22 dicembre 1998, stabilisce gli orientamenti strategici della Comunità nel settore della ricerca, dello sviluppo tecnologico e della dimostrazione per il periodo
1998-2002.
Le priorità sono state identificate sulla base di criteri comuni a tutti gli stati
membri in modo da riflettere le principali preoccupazioni sul livello di competitività delle imprese europee e della qualità della vita dei cittadini dell’Unione.
Il nuovo programma quadro differisce sensibilmente da tutti quelli che l’hanno
preceduto poiché, nell’ottica di una maggiore efficacia operativa, si focalizza su un
limitato numero di aree di ricerca, combinando aspetti tecnologici, industriali,
economici, sociali e culturali. Allo stesso modo, le procedure di gestione sono state semplificate.
Obiettivi del programma
Il Quinto programma quadro ha il compito di dare attuazione alla politica comune
di innovazione e sviluppo tecnologico per il rafforzamento della competitività internazionale dell’industria europea.
In quest’ottica, intende contribuire anche al raggiungimento di uno sviluppo
sostenibile, alla creazione di posti di lavoro, al miglioramento della qualità della
vita e ad assicurare alla Comunità il ruolo di polo d’eccellenza scientifica e tecnologica.
I beneficiari potenziali
Tutte le imprese e gli operatori economici insediati sul territorio dell’Unione europea possono beneficiare degli aiuti finanziari del programma. A essi si aggiungono
anche gli operatori dei paesi terzi associati.
Struttura del programma
Il Quinto programma quadro comprende quattro azioni comunitarie:
Per informazioni sul Quinto programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico
Commissione europea
rue de la Loi, 200
1049 Bruxelles (Belgio)
tel. (+32) 2-29.91.111
Euro Info Centre Belgio
rue de Loi, 200
1049 Bruxelles (Belgio)
fax (+32) 2-29.51.740
118
L’Europa e le imprese
1. attuazione dei programmi di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione;
2. promozione della cooperazione in materia di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione comunitari con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali;
3. promuovere l’innovazione e incoraggiare la partecipazione delle Pmi;
4 impulso alla formazione e alla mobilità dei ricercatori nella Comunità.
Le quattro azioni sono attuate mediante otto programmi specifici, di cui quattro
corrispondenti alla prima azione comunitaria, tre legati alla seconda, terza e quarta azione rispettivamente, mentre l’ottavo è un programma specifico del Centro
comune di ricerca.
A loro volta, i programmi specifici comprendono una serie di “key actions” che interessano un ampio spettro di discipline scientifiche e relative alla ricerca applicata.
Le risorse disponibili
Per il raggiungimento degli obiettivi generali del programma, il finanziamento
complessivo concesso dalla Commissione europea ammonta a 14.960 milioni di
euro. Le risorse provengono in parte dal bilancio della Comunità europea (13.700
milioni di euro) e in parte da quello Euratom (1.260 milioni di euro).
3.4.1 Le azioni in dettaglio
Azione 1 – Attuazione dei programmi di ricerca, sviluppo tecnologico
e dimostrazione (9.843 milioni di euro)
Obiettivo dell’azione è applicare le nuove scoperte scientifiche e tecnologiche al
fine di migliorare il livello di vita della collettività, di contribuire alla crescita
economica, alla creazione di nuovi posti di lavoro e alla salvaguardia dell’ambiente.
A.1 Programma 1 – Qualità della vita e gestione delle risorse biologiche
(1.413 milioni di euro)
Key actions: alimentazione e salute; controllo malattie infettive; la “Cellula fabbrica”; ambiente e salute; agricoltura, pesca e silvicoltura sostenibili e sviluppo integrato dello spazio rurale, comprese le zone montane; invecchiamento della popolazione e disabili.
Obiettivi specifici: il programma promuove l’approfondimento delle conoscenze
e lo sviluppo delle tecnologie nel settore delle scienze della vita. Attenzione particolare è riservata ad alcune categorie portatrici di problematiche particolari,
quali gli anziani e i disabili. I progressi che potranno realizzarsi in questo campo contribuiranno al rafforzamento della competitività delle imprese comunitarie poiché potranno offrire nuove opportunità in settori nei quali la Comunità
vanta forti tradizioni: le biotecnologie, l’agroindustria, l’ambiente, la tutela della
salute.
Con riferimento al Quarto programma quadro l’azione riprende: Biotech 2 (biotec-
I programmi comunitari in favore delle imprese
119
nologie), Biomed 2 (biomedicina e salute) e Fair (agricoltura e pesca). Si collega
sinergicamente al programma Life III.
A.1 Programma 2 – Società dell’informazione di facile uso
(3.600 milioni di euro)
Key actions: sistemi e servizi per i cittadini; nuovi metodi di lavoro e commercio elettronico; contenuto e strumenti multimediali; tecnologie e infrastrutture
di base.
Attraverso il programma, le imprese della Comunità europea devono essere
messe in condizione di approfittare delle opportunità offerte dalla società dell’informazione. Il trattamento, la diffusione e l’elaborazione delle informazioni
avranno enormi ripercussioni sulle attività economiche, industriali e sociali nel
prossimo futuro. Ne seguirà lo sviluppo di nuovi servizi e attività in tutti i settori
della vita economica: commercio, trasporti, ambiente, istruzione, formazione, salute, cultura, e altri ancora. Il pieno ottenimento dei benefici potenziali legati al
progresso nei settori dell’informazione è però legato alla ricerca continua, allo
sviluppo delle tecnologie e alla dimostrazione dei loro effetti pratici. In questo
senso, il programma di ricerca affronta tutti gli argomenti di base, quali l’accesso,
la facilità d’utilizzo, l’efficacia, i costi, l’interoperabilità delle tecnologie e dei servizi d’informazione.
Obiettivi specifici: il programma si propone di rendere raggiungibili i benefici della società dell’informazione sia accelerando il suo emergere sia assicurando che i
bisogni degli individui e delle imprese siano soddisfatti. Gli obiettivi delle attività
di ricerca si concentrano sugli sviluppi tecnologici della società dell’informazione
e sulla promozione di una stretta collaborazione tra ricerca e politiche necessarie
al suo sviluppo coerente.
Con riferimento al Quarto programma quadro l’azione riprende: Acts (tecnologie e servizi avanzati nelle telecomunicazioni), Esprit (tecnologie dell’informazione) e Applicazioni telematiche. Si collega sinergicamente a Società dell’informazione (Ist).
A.1 Programma 3 – Crescita concorrenziale e sostenibile (2.705 milioni di euro)
Key actions: prodotti, processi e organizzazione innovativi; mobilità sostenibile e
intermodalità; trasporti terrestri e tecnologie del mare; nuove prospettive per l’aeronautica.
Il miglioramento della competitività delle imprese, comprese le Pmi, e dei
processi produttivi passa anche attraverso il rafforzamento della diffusione delle conoscenze. In modo analogo, lo sviluppo di sistemi per la mobilità che siano sicuri, efficienti, affidabili ed ecologicamente compatibili si rivela determinante.
Obiettivi specifici: l’obiettivo del programma è il sostegno alle attività di ricerca
che possono contribuire ad accrescere la competitività delle imprese e lo sviluppo
120
L’Europa e le imprese
sostenibile dell’economia comunitaria, in particolare nei casi in cui i due obiettivi
si rafforzino mutuamente. Il settore industriale è chiamato a collaborare con la ricerca, a promuovere progetti integrati e progetti intersettoriali lungo tutta la catena del valore, in modo che il progresso tecnologico e l’innovazione a livello europeo siano più efficacemente assicurati.
Con riferimento al Quarto programma quadro l’azione riprende: Brite – Euram 3
(Tecnologie industriali e materiali), Smt (Standard, misure e test) e Trasporti. Si
collega sinergicamente a Politica per lo sviluppo sostenibile e l’intermodalità.
A.1 Programma 4 – Energia, ambiente e sviluppo sostenibile
(2.125 milioni di euro Ce, 979 Euratom)
Key actions: gestione sostenibile e qualità dell’acqua; cambiamenti globali, clima e
biodiversità; ecosistemi marini sostenibili; città del futuro e patrimonio culturale;
sistemi energetici puliti, comprese le fonti energetiche rinnovabili; energia economica efficiente per un’Europa competitiva.
L’attuazione delle politiche comuni – in ogni settore – non può prescindere
dalla conservazione delle risorse naturali e dalla protezione degli ecosistemi.
Non vi è infatti crescita economica durevole se non sono rispettati i diritti delle
generazioni future a godere delle medesime opportunità offerte alle generazioni
attuali.
La ricerca tecnologica, lo studio e la sperimentazione di metodi per il risparmio
delle fonti energetiche, il ricorso a tecnologie sempre più efficienti nei processi
produttivi sono requisiti indispensabili a uno sviluppo durevole.
Allo stesso modo, i risultati della ricerca potranno orientare le autorità decisionali nella loro attività legislativa per la promozione di migliori condizioni di vita,
l’introduzione di servizi e prodotti compatibili con l’ambiente, la riduzione del degrado degli ecosistemi.
Obiettivi specifici: il programma ha l’obiettivo di contribuire alla realizzazione di
uno sviluppo sostenibile promuovendo la ricerca sulle attività critiche per il benessere sociale e la competitività dell’economia europea.
Sono interessate molteplici aree di ricerca: la gestione durevole delle risorse
naturali, la comprensione dei mutamenti climatici, la biodiversità e la difesa del
patrimonio culturale comune.
Le attività coprono anche la ricerca sociologica ed economica, con riguardo ai
problemi della protezione ambientale e dello sviluppo sostenibile.
Con riferimento al Quarto programma quadro l’azione riprende: Ambiente e clima,
Mast 3 (Scienze e tecnologie marine); Nne – Joule 3 (Energie non nucleari); Nne –
Thermie (Energie non nucleari – dimostrazione). Si collega sinergicamente a Programma d’azione Ambiente e Life III.
I programmi comunitari in favore delle imprese
121
Azione 2 – Promozione della cooperazione in materia di ricerca, sviluppo
tecnologico e dimostrazione comunitari con i paesi terzi e le
organizzazioni internazionali (479 milioni di euro)
Key actions: le attività promosse nell’ambito dei temi orizzontali sono essenziali
per il raggiungimento degli obiettivi tematici. Vengono svolte in un numero limitato di settori non contemplati nelle azioni chiave, rispetto alle quali saranno complementari. Il loro obiettivo fondamentale è di contribuire a mantenere e sviluppare, a livello della Comunità, la capacità scientifica e tecnologica in settori di ricerca e di tecnologie propedeutiche ad ampia diffusione.
In relazione all’azione 2, va ricordato che la messa in comune delle esperienze e
delle conoscenze è uno dei pilastri su cui si fonda il progetto di uno spazio europeo della ricerca: si tratta di un mezzo per conseguire il rafforzamento delle capacità di ricerca scientifica e applicata, il rilancio della competitività tecnologica e
produttiva, il miglioramento del livello di vita dei cittadini.
L’Unione intende promuovere la cooperazione scientifica internazionale anche
allo scopo di difendere e rafforzare il ruolo di polo trainante assunto dalla comunità degli stati membri nel settore delle scienze. L’attuazione di una politica di ricerca svolta in partnership con i paesi terzi contribuirà, inoltre, a rinsaldare i legami con le nazioni candidate all’adesione nel quadro del prossimo ampliamento.
Obiettivi specifici: l’azione ha l’obiettivo di promuovere la cooperazione scientifica e tecnologica internazionale per contribuire al rafforzamento delle capacità comunitarie nel campo delle scienze e delle tecniche. Il sostegno offerto al raggiungimento dell’eccellenza scientifica attraverso la cooperazione con i paesi terzi si inserisce nel quadro della politica estera comune, con particolare enfasi verso gli
stati candidati all’adesione.
Per quel che concerne le infrastrutture di ricerca, il sostegno comunitario dovrebbe contribuire a soddisfare due requisiti essenziali:
– la necessità di ottimizzare l’utilizzazione delle infrastrutture di ricerca esistenti;
– la necessità di cooperare a livello transnazionale nello sviluppo razionale ed efficiente di infrastrutture di ricerca.
In tutti questi casi, il ruolo della Comunità consiste nel fornire valore aggiunto
complementare rispetto alle iniziative nazionali o multinazionali.
Con riferimento al Quarto programma quadro l’azione riprende Inco (Cooperazione internazionale). Si collega sinergicamente ai programmi di cooperazione con
paesi terzi e ai programmi di cooperazione con organismi internazionali come Cost e Eureka.
Azione 3 – Promuovere l’innovazione e incoraggiare la partecipazione delle Pmi (363 milioni di euro)
Il Quinto programma quadro si caratterizza per forti connotati di innovazione. Rispetto al passato, è radicalmente nuova l’attenzione riservata al settore delle pic-
122
L’Europa e le imprese
cole e medie imprese. In loro favore è promossa la creazione di una nuova, dinamica e durevole partnership basata sulla definizione di meccanismi capaci di offrire
maggiori informazioni e assistenza al settore.
Il programma quadro nel suo insieme, le sue azioni e le “key actions” sono concepiti perché le Pmi possano beneficiarne, ma un’azione specifica è destinata alla
promozione di condizioni idonee alla partecipazione delle Pmi alla ricerca e alla
diffusione dei risultati.
Obiettivi specifici
Al programma è assegnato il compito di contribuire alla creazione delle condizioni
ideali per il miglioramento dell’impatto sociale ed economico delle attività di ricerca.
Ciò significa agire per favorire un’efficace disseminazione dei risultati, incoraggiare le Pmi a partecipare alle attività di ricerca, promuovere il trasferimento delle
tecnologie da varie fonti, informare i consumatori e gli utenti, sensibilizzandoli circa i vantaggi dell’innovazione, e tutelandoli orientando la ricerca in direzione dell’obiettivo del miglioramento della qualità della vita.
Misure
L’azione 3 prevede misure che sono rivolte a:
– agevolare l’accesso delle Pmi al Programma di ricerca, attraverso servizi di
informazione e consulenza;
– assistere le Pmi nella creazione di reti transnazionali e partnership per la diffusione delle nuove tecnologie;
– sviluppare metodi per il trasferimento dei risultati della ricerca e delle tecnologie;
– sostenere la creazione di aziende innovative;
– coordinare le attività di ricerca in cooperazione.
Viene inoltre accordato il sostegno a progetti che rientrino tra gli obiettivi generali
delle altre azioni del programma quadro, qualora tali progetti dimostrino effettive
potenzialità in materia di innovazione e occupazione.
Contributi
In termini finanziari, per la promozione dell’innovazione l’ammontare massimo del
contributo comunitario è del 75% dei costi eleggibili, mentre per progetti di ricerca
in partnership tra imprese il limite è del 50%.
I beneficiari potenziali
Beneficiari naturali dell’azione sono le Pmi dei paesi membri dell’Unione europea.
Tuttavia, possono partecipare all’azione anche Pmi di paesi terzi, in particolare:
– dei paesi associati, ovvero i paesi candidati all’adesione, i paesi membri dell’Efta, Israele e la Svizzera;
– di altri stati terzi con cui l’Ue ha accordi di cooperazione (ma le Pmi di questi
ultimi non potranno fruire del contributo comunitario).
I programmi comunitari in favore delle imprese
123
Le modalità di gestione
I progetti presentati alla Commissione sono valutati da comitati di esperti esterni.
Il processo di valutazione si articola in una serie di fasi:
– ricezione delle proposte e verifica formale dell’ammissibilità;
– valutazione del contenuto della proposta da parte degli esperti (i team procedono alla redazione dei rapporti di valutazione);
– redazione di una lista delle proposte eleggibili, per ordine di priorità;
– notifica ai coordinatori dell’esito della valutazione;
– approvazione, a cura della Commissione, della selezione effettuata;
– negoziazione e firma del contratto tra coordinatore e Commissione.
In generale, i criteri su cui si basano gli esperti per l’attività di valutazione sono:
– qualità e carattere innovativo (tecnico-scientifico) del progetto;
– valore aggiunto comunitario e apporto alla realizzazione delle politiche comuni;
– contributo al raggiungimento degli obiettivi economico-sociali Ue;
– potenziale di sviluppo economico e prospettive tecnico-scientifiche;
– valore delle risorse (umane e tecniche) impiegate, coesione della partnership e
capacità di gestione.
Le imprese interessate a trovare partner
per progetti di ricerca possono rivolgersi
al Pmi Network, una rete internazionale
che supporta le imprese nella ricerca di
un partner adeguato. Il meccanismo di
consultazione del network prevede l’invio di una Expression of Interest (Eoi)
nella quale si dichiara di essere alla ricerca di un partner in relazione a uno
specifico tipo di progetto.
Attenzione!
Per partecipare al programma è necessario presentarsi in un team di almeno tre Pmi, delle quale una assume il ruolo di partner–coordinatore,
ovvero di responsabile della gestione
del progetto e dei rapporti con la
Commissione europea.
Con riferimento al Quarto programma quadro l’azione riprende: Innovation (Innovazione tecnologica); Stimolazione tecnologica per le Pmi. Si collega sinergicamente a Programma pluriennale Pmi; Azioni di sostegno alle Pmi innovatrici;
Craft.
Azione 4: Impulso alla formazione e alla mobilità dei ricercatori nella Comunità (1.208 milioni di euro)
Key actions: accrescere il potenziale umano di ricerca (comprensivo dei subprogrammi: impulso alla formazione, potenziamento dell’accesso alle infrastrutture di
ricerca, promozione dell’eccellenza scientifica); rafforzare la base di conoscenze
sociali ed economiche.
Uno dei principali vantaggi competitivi del “sistema Europa” è rappresentato
124
L’Europa e le imprese
dal patrimonio di risorse umane impiegate nella ricerca tecnica e applicata. Per
difenderlo e valorizzarlo, l’Unione si propone di favorirne lo sviluppo dando rinnovato impulso alla formazione dei ricercatori, all’agevolazione dell’accesso e all’utilizzo delle infrastrutture di ricerca. Riconoscendo l’importanza della ricerca
nelle scienze sociali ed economiche, la Comunità destina risorse importanti anche al sostegno delle attività di studio delle tendenze presenti e future in questi
campi.
Obiettivi specifici: Il programma mira al miglioramento e al rafforzamento del potenziale qualitativo e quantitativo dei ricercatori, degli ingegneri e dei tecnici europei attra-
Per informazioni sulle azioni del Quinto programma quadro di ricerca e sviluppo
Commissione europea
Direzione generale Ricerca
Quality of Life Info Desk
Mr. Etienne Magnieu
rue de la Loi, 200
1049 Bruxelles (Belgio)
tel. (+32) 2-29.54.199
fax (+32) 2-29.91.860
e-mail: [email protected]
Commissione europea
Direzione generale Ricerca
Energia, ambiente e sviluppo sostenibile Info Desk
Mr. Michel Poireau
rue de la Loi, 200
1049 Bruxelles (Belgio)
tel. (+32) 2-29.93.994
fax (+32) 2-29.66.882
e-mail: [email protected]
Commissione europea
Direzione generale Ricerca
Sviluppo sostenibile Info Desk
Mr. Michel Poireau
rue de la Loi, 200
1049 Bruxelles (Belgio)
tel. (+32) 2-29.52.263
fax (+32) 2-29.66.882
e-mail: [email protected]
Commissione europea
Direzione generale Ricerca
Potenziale umano e ricerca Info Desk
Progetto Tmr
rue de la Loi, 200
1049 Bruxelles (Belgio)
tel. (+32) 2-29.50.843
fax (+32) 2-29.67.024
e-mail: [email protected]
Commissione europea
Direzione generale Ricerca
Crescita sostenibile Info Desk
rue de la Loi, 200
1049 Bruxelles (Belgio)
tel. (+32) 2-29.52.345
fax (+32) 2-29.66.757
e-mail: [email protected]
Commissione europea
Direzione generale Telecomunicazioni
Ist Info Desk
Mrs. Gerda Colling
rue de la Loi, 200
1049 Bruxelles (Belgio)
tel. (+32) 2-29.68.596
fax (+32) 2-29.68.388
e-mail: [email protected]
Commissione europea
Direzione generale Ricerca
Promozione innovazione e Pmi Info Desk
Mrs. Veronique Gauthier
rue de la Loi, 200
1049 Bruxelles (Belgio)
tel. (+32) 2-29.57.175
fax (+32) 2-29.57.110
e-mail: [email protected]
Pmi Network
Point Italia
c/o Murst
Mr. Renato Fa
piazza Kennedy, 20
00144 Roma
tel. (+39) 06.59.91.24.31
fax (+39) 06.59.91.23.68
I programmi comunitari in favore delle imprese
125
verso un rafforzato sostegno alla formazione, alla mobilità dei ricercatori e all’accesso
alle infrastrutture.
Affinché la ricerca possa rispondere più efficacemente ai bisogni dei cittadini e
delle imprese, il programma vuole contribuire anche ad attivare e rafforzare le conoscenze socioeconomiche di base, in modo da identificare i trend dominanti –
correnti e futuri – nei settori del sociale e delle tecniche.
Con riferimento al Quarto programma quadro, l’azione riprende: Tmr (Formazione
e mobilità dei ricercatori); Tser (Ricerca socioeconomica specifica). Si collega sinergicamente a Politica per lo sviluppo delle risorse umane; Programmi per la formazione professionale.
Azione Euratom: settore energia nucleare
Obiettivi specifici
Il programma mira a permettere lo sfruttamento sostenibile e durevole del pieno
potenziale dell’energia nucleare, sia con riferimento alla fusione che alla fissione.
L’esplorazione di nuovi concetti e processi è incentivata. Particolare attenzione è
riservata allo studio di metodologie e tecniche che rendano le tecnologie attuali
più sicure e più efficaci dal punto di vista economico.
Il Programma incentiva la cooperazione internazionale, agevolando i contatti
tra ricercatori e lo scambio di informazioni ed esperienze.
Con riferimento al Quarto programma quadro, l’attuale programma riprende
Fissione nucleare e sicurezza e Fusione termonucleare. Si collega sinergicamente
a Programma energia nucleare e Programma Quadro Ambiente.
Esempi di progetti finanziati dall’Unione europea
attraverso il programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico
Innovazione in rete: ricerca industriale applicata all’agricoltura
Con il sostegno del Quarto programma quadro di ricerca e sviluppo, nel 1993 un’impresa tedesca ha messo a punto un modello innovativo di rilevatore dell’umidità dei terreni, un parametro
di importanza vitale per le colture agricole.
Per passare alla fase di distribuzione del nuovo prodotto, l’impresa tedesca si è rivolta poi al
Centro dei “Value points”, anch’esso sostenuto dalla Comunità. I membri della rete Value hanno
diffuso le informazioni riguardanti l’applicazione del rilevatore d’umidità e hanno individuato rapidamente due partner, uno danese e uno francese, interessati allo sfruttamento commerciale
dell’invenzione. Verificata l’esistenza di una domanda potenziale del mercato attraverso una ricerca ad hoc, le aziende in questione hanno siglato un accordo di collaborazione commerciale
con il produttore tedesco.
In seguito, le due società commerciali si sono rese conto che la tecnologia di base del rilevatore poteva essere adottata per ulteriori applicazioni di cui vi era richiesta sul mercato: una
nuova fase di ricerca e sviluppo si è aperta, con la partecipazione di tutti i membri della partnership produttiva e commerciale.
126
L’Europa e le imprese
Tecnologie di punta: ricerca industriale applicata alle produzioni alimentari
Il problema delle modalità di verifica delle qualità olfattive degli alimenti interessa da sempre
l’industria alimentare. Tradizionalmente, la soluzione cui facevano ricorso le industrie del settore era quella degli specialisti “del naso”, esperti di alto livello che, tuttavia, male si conciliavano
con le esigenze di una produzione su larga scala.
Al termine di un lavoro di ricerca condotto in team con altre sette Pmi e realizzato con il sostegno comunitario, un’impresa francese ha immesso sul mercato un “naso elettronico” in grado
di analizzare, registrare ed elaborare le proprietà olfattive dei prodotti alimentari, individuando così rapidamente e puntualmente eventuali anomalie ed errori. Si tratta di una tecnologia innovativa, ad alto valore aggiunto, ideale per un comparto che deve confrontarsi con i grandi numeri dei
mercati internazionali.
L’impresa francese, che occupava nel 1994 cinque persone, impiega oggi quaranta dipendenti e nel 1998 è stata quotata sulla Borsa di Parigi. Il 45% della sua produzione odierna si indirizza ai mercati extra Ue, in particolare agli Usa.
Tecnologie di punta: elettronica e multimedialità
Il programma comunitario Esprit (Quarto programma quadro) ha permesso a una rete di Pmi di
ideare e produrre il microprocessore Arm, oggi leader nel settore dei processori a basso consumo d’energia, largamente utilizzato nel settore dei prodotti multimediali e dei telefoni portatili.
Grazie al successo del nuovo prodotto, il fatturato dei promotori del progetto è aumentato di
dieci volte nel corso degli ultimi cinque anni.
Il programma Esprit ha fortemente contribuito all’affermazione di molte altre invenzioni dell’industria elettronica europea. Con il suo sostegno, è stato ad esempio sviluppato e diffuso nel
mondo il circuito integrato Bicmos, divenuto un parametro di riferimento per le applicazioni industriali di svariati settori, tra i quali le telecomunicazioni di nuova generazione.
Innovazione e medicina: ricerca industriale applicata alla lotta contro il cancro
Le risorse messe a disposizione dal Quarto programma quadro di ricerca e sviluppo hanno
permesso alla ricerca europea di giungere, nel 1996, a una scoperta di interesse mondiale.
A conclusione di un progetto di studi avviato con il sostegno della Commissione, oltre 100
laboratori hanno reso possibile la ricostruzione della sequenza completa del patrimonio genetico delle muffe del lievito. Per la prima volta al mondo, l’intera mappa dei geni di un organismo vivente poteva essere ricostruita in laboratorio.
Le applicazioni dei risultati della ricerca sono enormi: dall’industria alimentare, che sfrutta la
produzione di enzimi per la conservazione dei prodotti, alla medicina.
Una delle conclusioni più significative della ricerca è stata quella relativa alla similitudine
esistente tra il 50% circa dei geni del lievito e i geni degli esseri umani. Questa constatazione
renderà possibile comprendere meglio il funzionamento e le modalità di riproduzione delle malattie che colpiscono l’organismo umano, e tra esse soprattutto il cancro.
A questo fine, un nuovo progetto di ricerca “Eurofan”, sempre attuato con il sostegno comunitario, dovrà dedicarsi a chiarire il ruolo, nel metabolismo del lievito, dei geni detti “orfani”, per i quali sinora non sono del tutto conosciute le funzioni e le modalità di interazione con
gli altri geni.
Tecnologie di punta: ricerca industriale applicata alle produzioni farmaceutiche
Il progetto Coldzyme, inserito nel Quarto programma quadro, ha permesso a un’équipe di ricercatori europei di isolare e studiare le caratteristiche degli enzimi presenti in alcuni batteri prelevati sulle Alpi e nell’Antartide.
I programmi comunitari in favore delle imprese
127
Si tratta di enzimi aventi caratteristiche assolutamente particolari, prima fra tutte la capacità
di rimanere attivi anche a temperature estremamente basse.
Il loro interesse per l’industria delle produzioni alimentari, industriali e farmaceutiche è evidente. La possibilità di sfruttare le proprietà degli enzimi che “lavorano al freddo” è infatti di rilevante importanza per le lavorazioni lattiero-casearie per i produttori di saponi e detergenti
per lavatrici, che potrebbero immettere sul mercato prodotti che lavano a freddo, con grandi
risparmi energetici e di costruzione (per esempio lavatrici senza elementi per il riscaldamento
dell’acqua).
Nuove applicazioni sarebbero infine possibili nell’industria farmaceutica e della protezione
ambientale: dai liquidi enzimatici per la pulizia di lenti a contatto all’introduzione di sensori per
la sorveglianza e la lotta all’inquinamento marino.
Tecnologie di punta: elettronica e trasporti
Un progetto comunitario finanziato dal Quarto programma quadro ha portato alla messa a
punto di una scatola nera per navi e battelli, analoga a quella da tempo in dotazione sugli aerei. La scatola nera registra i dati e le informazioni indispensabili all’interpretazione
delle cause di eventuali incidenti. Le analisi consentite dalla scatola nera permettono di
migliorare notevolmente la prevenzione delle sciagure e la sicurezza dei trasporti marittimi. Sono possibili anche utilizzazioni commerciali: ad esempio per monitorare i trasbordi
di merci.
Il progetto Tape ha permesso la realizzazione di un software pilota destinato a facilitare l’interazione delle attività sulle piste degli aeroporti, nonché la gestione dei flussi di merci e passeggeri nei terminal.
Lo strumento consentirà di rendere ottimali le performance dei servizi a terra negli aeroporti
europei.
4. Le procedure amministrative:
orientamenti pratici
La gestione delle risorse comunitarie comporta evidentemente responsabilità notevoli. Come accade per ogni finanziamento attivato su risorse pubbliche, infatti, i
fondi messi a disposizione dai contribuenti devono essere utilizzati rispettando i
principi di efficacia ed efficienza, mentre le decisioni di spesa devono rispondere
alle regole di una sana e trasparente amministrazione.
L’esigenza è particolarmente evidente quando si tratta di gestire diverse migliaia di contratti e convenzioni di finanziamento all’anno. È quanto accade, ad
esempio, al Servizio comune relazioni esterne della Commissione europea che nel
solo 1999 ha pubblicato oltre 2.000 avvisi e bandi di gara, per un budget complessivo di oltre 7,5 miliardi di euro (oltre 15.000 miliardi di lire) e una quota del bilancio
mondiale dell’aiuto allo sviluppo pari al 10% del totale.
Per queste ragioni, e per la necessità inderogabile di mantenere il massimo grado di credibilità internazionale, la Commissione europea ha da tempo introdotto
procedure stringenti per la concessione dei sostegni finanziari comunitari.
La riforma dell’amministrazione dei finanziamenti comunitari è ispirata a ragioni di efficacia ed efficienza. L’imperativo era di semplificare, armonizzare e rendere più trasparenti le modalità di valutazione, selezione e attribuzione delle risorse
del bilancio comune, agevolando al contempo l’opera dei servizi della Commissione nell’interesse tanto dei beneficiari finali che della macchina burocratica.
Attualmente, la tendenza è di ridurre drasticamente il numero di procedure attivabili, partendo dalle oltre quaranta in vigore sino a pochi anni fa. Nel settore delle
Relazioni esterne, il più complesso per la varietà degli strumenti introdotti nel corso degli anni e per le svariate caratteristiche dei soggetti beneficiari, si è giunti a
circoscrivere il numero di alternative a sole otto formule, destinate a entrare progressivamente in uso durante l’anno in corso. La pubblicazione sul sito Europa degli annunci di preinformazione, degli inviti a presentare proposte e dei bandi di selezione, nonché dei risultati di ogni fase della procedura amministrativa, ha aumentato in misura considerevole il livello di trasparenza del sistema: operatori e
grande pubblico hanno libero accesso alle informazioni sulle decisioni della Commissione europea che riguardano la distribuzione delle risorse finanziarie.
Le innovazioni regolamentari introdotte di recente hanno sia portata generale,
con validità per tutte le forme di aiuti e per tutte le tipologie di beneficiari, sia particolare, con riferimento puntuale a singole iniziative e programmi di intervento.
Il presente capitolo propone un percorso introduttivo alle norme comunitarie
180
L’Europa e le imprese
in materia di aggiudicazione e controllo delle sovvenzioni dirette, applicabile a tutti i settori che non prevedono una normativa specifica.
Il testo che segue va considerato come un riferimento per coloro che intendono
approfittare delle opportunità finanziarie offerte dalle istituzioni comunitarie, utile
per meglio impostare le richieste di contributo e per accrescere le possibilità di
successo. Tuttavia, dovrà essere sempre integrato dalle disposizioni specifiche
concernenti gli specifici strumenti operativi.
4.1 Principi fondamentali
Tutte le forme di sovvenzioni comunitarie vengono attivate rispettando alcuni,
semplici, principi fondamentali. In sintesi, si tratta dei principi seguenti:
Programmazione
Le iniziative comunitarie si devono inserire nel quadro degli orientamenti comuni
di politica settoriale.
Uno degli aspetti principali della riforma amministrativa in atto è la ricerca di
coerenza tra i programmi e le azioni in favore degli operatori privati e pubblici e
gli orientamenti generali delle politiche comuni.
I servizi della Commissione devono impegnarsi nella formulazione di documenti strategici a giustificazione delle allocazioni di bilancio richieste per l’attivazione
dei diversi meccanismi di sostegno. Sulla base dell’impostazione strategica che
collega sinergicamente politiche e strumenti vengono determinati l’ammontare del
budget disponibile, la durata dell’azione, i risultati attesi e così via. L’accento è posto sulla programmazione pluriennale che stabilisce, per ogni strumento, settore o
area geografica, la migliore formula di intervento, eventualmente combinando linee di bilancio diverse.
La coerenza e l’uniformità della programmazione sono oggetto di apposita valutazione interna alla Commissione europea: i programmi vengono esaminati da un
Gruppo di controllo qualità che vigila sulla buona impostazione e gestione degli
strumenti di intervento comunitario. La procedura è già attiva nel campo delle re-
Come operare
Durante la fase di esame del meccanismo finanziario comunitario per il quale si intende presentare richiesta, è importante studiare attentamente i documenti di programmazione strategica elaborati dalla Commissione. L’identificazione delle finalità a
lungo termine perseguite, dei risultati previsti a conclusione dell’intervento dell’impatto atteso sulle condizioni economiche e sociali delle aree interessate fornisce preziose indicazioni per orientare il progetto e presentare adeguatamente il dossier di finanziamento. Allo stesso modo, dalla valutazione delle risorse disponibili, della durata dell’azione e degli indicatori di successo (per esempio: numero di progetti approvati nell’unità di tempo) è possibile ricavare elementi utili circa la probabilità di ottenere il finanziamento richiesto.
Le procedure amministrative: orientamenti pratici
181
lazioni esterne dove il Quality Support Group si adopera per verificare la rispondenza delle misure in favore della cooperazione internazionale agli obiettivi e alle
priorità politiche comuni. Il Gruppo riferisce ai commissari responsabili per le relazioni esterne.
Armonizzazione
Le procedure per i vari programmi e strumenti di sostegno devono essere gradualmente standardizzate.
È interesse della Commissione che l’insieme di procedure amministrative e disposizioni giuridiche alla base della distribuzione delle risorse finanziarie sia ridotto al minimo e armonizzato. In prospettiva, si mira ad applicare le norme sui contratti e le convenzioni di finanziamento a tutti i settori e programmi di intervento.
Rimarrà sempre un certo spazio per l’adattamento delle procedure alla natura specifica degli strumenti attivati, ma la gestione risulterà facilitata.
L’armonizzazione riguarderà anche i criteri di selezione delle richieste di finanziamento, che dovranno essere impostate secondo una logica precisa di identificazione degli obiettivi, descrizione delle logiche d’azione, indicazione dei risultati ricercati e degli indicatori di misurazione.
Pubblicità
Gli strumenti di sostegno finanziario godono sempre di ampia pubblicità e alta visibilità.
In questo modo, i potenziali beneficiari sono messi nelle condizioni di conoscere tempestivamente le opportunità disponibili e di organizzarsi in tempo utile, raccogliendo le informazioni necessarie, perfezionando le proposte progettuali e ricercando gli eventuali partner con i quali partecipare a un determinato programma
comunitario.
Le modalità di pubblicazione delle informazioni sono numerose. Tra esse, ve ne
sono di ufficiali e di istituzionali:
– il sito web Europa
(sito Internet della Commissione europea: http://www.europa.eu.int);
– la Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee
(Guce, Serie C ed S);
– le banche dati della Commissione europea.
Per un panorama più dettagliato delle fonti di informazione comunitarie utili per
conoscere i programmi d’azione dell’Unione si veda il Capitolo 5.
La pubblicità sugli strumenti di sostegno finanziario della Ue si distingue essenzialmente in due categorie: quella generale e quella specifica.
La pubblicità generale riguarda l’insieme delle sovvenzioni disponibili per un
dato programma, uno specifico settore economico o una data area geografica. Di
norma, ha cadenza annuale e assume la forma di un Piano d’azione. Le informazioni diffuse in questo caso riguarderanno: l’elenco completo delle tipologie di soste-
182
L’Europa e le imprese
gno, il budget complessivamente disponibile, il periodo di validità di ciascuno strumento finanziario di cui il Piano si compone, i criteri di aggiudicazione degli aiuti.
I canali utilizzati per la diffusione della pubblicità generale sono il sito Europa,
le pubblicazioni informative delle Direzioni generali della Commissione europea, i
comunicati stampa della Ce. La massima visibilità possibile è ricercata anche attraverso gli uffici della Commissione negli stati membri, le rappresentanze permanenti degli stati membri presso l’Unione e gli uffici di rappresentanza di regioni,
province e autorità locali a Bruxelles, nonché le delegazioni della Commissione
nei paesi terzi.
La pubblicità specifica riguarda invece singole iniziative all’interno di più ampi
programmi d’azione. Si occupa pertanto di diffondere informazioni puntuali su
ogni dato strumento di sostegno. In questo quadro, è utile distinguere tra avviso di
preinformazione e invito a presentare proposte.
L’avviso di preinformazione, passaggio solo facoltativo della procedura amministrativa, annuncia l’intenzione della Commissione di pubblicare entro breve termine un invito a presentare proposte per un determinato programma o strumento finanziario. Al fine di consentire ai beneficiari potenziali di organizzarsi per la procedura di selezione, ad esempio contattando i partner internazionali, attivando le
risorse umane necessarie ecc., è fornita una notizia di carattere generale: l’avviso
riporta il titolo del programma, il tipo di azione prevista, il budget indicativo, la data prevista di pubblicazione dell’invito a presentare proposte. Tra avviso di
preinformazione e invito devono trascorrere almeno 30 giorni di tempo.
L’invito a presentare proposte costituisce il mezzo per eccellenza per la diffusione delle informazioni. Redatto con estrema cura dai servizi della Commissione
in modo chiaro ed esaustivo, l’invito contiene tutti gli elementi essenziali per partecipare alla selezione delle richieste di contributo, e in particolare informazioni
dettagliate circa:
– il contesto in cui opererà il sostegno finanziario (area geografica, settore economico ecc.);
Come operare
Per determinati programmi a durata pluriennale, gli avvisi di preinformazione riportano il calendario indicativo di tutti gli inviti a presentare proposte, valido per tutto l’intervallo di validità dell’azione. È importante tenerne conto, poiché in molti casi gli appuntamenti alla pubblicazione degli inviti hanno cadenza solamente annuale: mancare una scadenza può significare perdere opportunità preziose o essere costretti a rimandare di molto l’avvio di un progetto.
Va tenuto conto anche del fatto che gli avvisi di preinformazione non hanno natura
vincolante: le informazioni fornite possono essere sempre oggetto di rettifica, integrazione o annullamento. Il mezzo d’informazione sempre più frequentemente utilizzato dalla Commissione è Internet: la consultazione periodica delle pagine del sito
Europa dedicate alle aree di specifico interesse è fondamentale. Allo stesso modo,
dovrebbe essere costantemente consultata la Guce, Serie C, diffusa gratuitamente
attraverso le pagine del sito Internet del Parlamento europeo (vedi il Capitolo 5).
Le procedure amministrative: orientamenti pratici
183
– l’oggetto specifico dell’invito (invito a prequalifica, a manifestare interesse, a
presentare progetti ecc.);
– la dotazione finanziaria disponibile;
– il numero stimato di beneficiari (e quindi l’importo medio di ciascuna sovvenzione);
– il tasso di cofinanziamento della Commissione (per esempio: 30%, 50%, 75%
ecc., con possibilità o meno di cumulo degli aiuti pubblici, nazionali e/o comunitari) e l’importo massimo ottenibile;
– se nel calcolo della sovvenzione possano o meno essere presi in considerazione
gli apporti in natura;
– i criteri per l’identificazione dei beneficiari potenziali;
– i criteri adottati per la selezione delle azioni;
– i criteri che stabiliscono quali siano le categorie di spesa ammissibili;
– le norme applicate per la valutazione e il controllo tecnico e finanziario;
– la durata di validità dell’azione;
– le modalità generali di presentazione della domanda, compresa l’indicazione
della scadenza.
Si veda, a titolo di esempio, lo schema tipo di invito a presentare proposte riportato in allegato.
Gli inviti a presentare proposte sono diffusi attraverso il sito Europa, la Serie C
della Guce e le banche dati della Comunità.
È possibile inoltre che gli inviti siano trasmessi direttamente ai candidati potenziali selezionati sulla base della loro risposta a un annuncio di informazione preliminare o in base a liste precostituite (in occasione, per esempio, di sovvenzioni ricorrenti).
Infine la Commissione europea fa uso abitualmente della pubblicità sulla stampa specializzata e della pubblicazione di opuscoli informativi.
Trasparenza delle modalità di valutazione e aggiudicazione
Nel concedere una sovvenzione, le istituzioni comunitarie intendono rispettare rigorosamente il principio della trasparenza.
In termini pratici, ciò significa:
– Valutazione collettiva dei progetti. Le proposte sono selezionate da un comitato
di funzionari della Commissione, di cui almeno un membro non appartiene all’Unità che attribuisce la sovvenzione, oppure da comitati di esperti esterni indipendenti, appositamente reclutati per svolgere tale compito. Il comitato di valutazione ha ruolo consultivo e agisce in totale autonomia. Le sue decisioni sono sottoposte al vaglio del Controllo finanziario interno della Commissione.
– Pubblicità ex post. Il principio della trasparenza impone che, almeno una volta
all’anno, un elenco delle sovvenzioni concesse venga pubblicato a cura della
Commissione europea. L’elenco è completo di nome e recapito del beneficiario,
oggetto del finanziamento, importo erogato, tasso di cofinanziamento ed eventuale pubblicità preliminare (per esempio: invito a presentare proposte).
184
L’Europa e le imprese
A questa norma fanno eccezione solo i casi in cui sia messa a rischio la sicurezza
del beneficiario.
Inammissibilità del doppio finanziamento
A meno di disposizione contraria esplicitamente prevista, i finanziamenti comunitari non sono cumulabili. Per evitare che una stessa azione possa ottenere un finanziamento multiplo, le unità che erogano un contributo sono tenute a consultare
una banca dati interna sulle organizzazioni che beneficiano di sovvenzioni comunitarie. Nel caso in cui una data azione risulti già sovvenzionata, verrà esclusa dal
nuovo meccanismo di finanziamento, anche se la valutazione tecnica aveva dato in
precedenza esito positivo.
4.2 Criteri di selezione delle domande
Accanto ai principi fondamentali, introdotti dalla Commissione europea per assicurare a tutti gli interessati pari condizioni di accesso ai finanziamenti comunitari,
vi sono più specifici criteri a disciplina delle modalità di aggiudicazione dei contributi finanziari. Questi principi si propongono l’obiettivo di garantire a tutti i beneficiari potenziali identiche possibilità di successo.
Trattamento delle domande incomplete
I formulari di presentazione delle richieste di contributo possono risultare incompleti per varie ragioni.
Se gli elementi che mancano sono elementi essenziali, come la firma del responsabile rappresentante del soggetto richiedente, le informazioni indispensabili
per identificare tutti i partecipanti al progetto o i dati finanziari e di bilancio, la richiesta di contributo verrà automaticamente esclusa dalla procedura di selezione.
Se invece si tratta di elementi informativi complementari, quali una descrizione
adeguata del progetto in questione, lo statuto o altro documento equivalente dell’organizzazione proponente ecc., i servizi della Commissione hanno facoltà di
chiedere e accettare qualunque informazione supplementare reputino necessaria.
Come operare
Il soggetto proponente ha sempre il diritto di conoscere il contenuto del rapporto di
valutazione relativo alla propria proposta progettuale: se il responso è stato negativo, tale rapporto va esaminato nei dettagli per comprendere gli errori commessi, i
punti deboli della proposta e le ragioni della bocciatura. Ciò consentirà di accrescere
sensibilmente le possibilità di successo nel caso di un nuovo tentativo.
Poiché le modalità di controllo circa i doppi finanziamenti sono particolarmente efficaci, è importante evitare di disperdere energie richiedendo più contributi per una
medesima azione. Anche qualora l’invito a presentare proposte non menzioni esplicitamente il divieto al doppio finanziamento, questa regola è sempre applicata dalla
Commissione europea.
188
L’Europa e le imprese
Originalità della proposta. Il progetto per la realizzazione del quale il contributo
viene richiesto deve caratterizzarsi per elementi di innovatività e non deve essere
già stato avviato al momento della presentazione della richiesta d’aiuto. I progetti
già avviati sono ammessi solo nella misura in cui sia dimostrabile che la sovvenzione è necessaria al buon esito dell’azione. Il sostegno concesso non potrà comunque coprire nessun periodo precedente la presentazione della domanda. Analogamente, non è data la possibilità di concedere una sovvenzione retroattiva per
progetti già conclusi.
4.3 Criteri per la presentazione del bilancio del progetto
Elemento essenziale del dossier di richiesta del contributo è il bilancio di previsione. Il documento, spesso redatto secondo uno schema tipo contenuto nei formulari forniti dalla Commissione europea, deve illustrare tutte le entrate e le spese necessarie per la realizzazione del progetto. Poiché il progetto può consistere in una
serie di azioni correlate, le singole componenti andranno raggruppate e presentate
contestualmente.
In ogni caso, il bilancio di previsione deve presentare le seguenti caratteristiche:
– essere dettagliato, così da consentire l’identificazione, il monitoraggio e il controllo delle azioni proposte;
– essere in equilibrio, ovvero il totale delle entrate deve corrispondere al totale
delle spese;
Come operare
Ovviamente, la qualità della proposta progettuale è critica per l’ottenimento del contributo richiesto. Essa va intesa in un duplice senso: qualità formale della domanda e
qualità intrinseca del progetto. Accade spesso che sia il richiedente, sia il progetto
siano in linea di principio ammissibili al sostegno comunitario, ma che questo non
venga comunque concesso perché la domanda non è stata correttamente impostata
o il progetto non è stato ben concepito e organizzato.
Per evitare di cadere in questi errori è utile porsi qualche domanda, anticipando le
obiezioni dei valutatori:
Il progetto si inserisce nel solco della politica comune settoriale?
I partner sono tutti ammissibili?
I risultati previsti sono commisurati all’importo della sovvenzione richiesta?
Esistono mezzi migliori per raggiungere i medesimi risultati?
L’organizzazione del progetto è coerente con le azioni previste?
L’équipe proposta è professionalmente valida?
C’è modo di arrivare a risultati identici o quanto meno analoghi con minor spesa per
il bilancio comunitario (compresi i costi di gestione)?
Il carattere innovativo del progetto è stato adeguatamente valorizzato?
La tempistica di avvio del progetto è coerente con i tempi di concessione dell’eventuale contributo?
Sono stati previsti meccanismi di misurazione e valutazione dei risultati?
Le procedure amministrative: orientamenti pratici
189
– essere espresso in euro, ogniqualvolta possibile: sarà comunque convertito in
euro per il calcolo di ciascuna sovvenzione;
– essere completo dei calcoli e delle specifiche utilizzate per la sua redazione.
Schematicamente, nel bilancio dovranno figurare le voci presenti nella tabella 4.1.
È fondamentale ricordare che non tutti i costi sostenuti sono ammissibili al finanziamento. Sono infatti considerate ammissibili le sole voci di costo che rispondono ai seguenti criteri:
– conformità ai principi di sana gestione finanziaria, in particolare di efficienza
ed economicità;
– pertinenza diretta con il progetto presentato;
– indispensabilità per la realizzazione dell’azione in base alle normali condizioni
di mercato;
– controllabilità, ovvero la possibilità di registrare e individuare le spese nella
contabilità del beneficiario.
Più in dettaglio, i costi diretti ammissibili sono i costi di funzionamento, direttamente connessi e necessari alla realizzazione del progetto, che non sussisterebbero in assenza dell’azione stessa.
Sono in generale ammissibili i seguenti costi diretti:
– costi del personale. Intesi come costo unitario per giornata di lavoro, compresi
Tabella 4.1 Schema delle voci da presentare nel bilancio
Costi ammissibili
– costo del personale impiegato nel progetto
Piano di finanziamento
– entrate dirette previste
– contributo del richiedente
– spese di viaggio e di soggiorno del suddetto personale
– spese per impianti, terreni, beni immobili
(affitto, acquisto)
– costo dei materiali consumabili e delle
forniture
– contributi delle organizzazioni cofinanziatrici (precisare)
– contributo richiesto alla Commissione
– stima degli interessi bancari maturati dalla sovvenzione durante l’attuazione del
progetto
– altri costi diretti (precisare)
– spese generali imputate all’azione
– altri eventuali contributi della Commissione per la medesima azione (precisare)
– stima degli eventuali apporti in natura
– stima degli eventuali apporti in natura
190
–
–
–
–
–
–
–
L’Europa e le imprese
gli eventuali oneri derivanti dall’utilizzo di risorse umane aggiuntive, a condizione che siano esplicitamente previsti nell’invito a presentare proposte. I costi
di personale non devono essere superiori agli stipendi e agli altri oneri di norma pagati dal beneficiario, né inferiori alle tariffe più basse praticate sul mercato interessato;
spese di viaggio e di soggiorno. Conformemente ai criteri stabiliti dalla Commissione, calcolate sulla base delle migliori condizioni praticate sul mercato
(per esempio: tariffe pex/economy per i viaggi aerei);
costi di acquisto di impianti. Sono ammissibili sia per impianti nuovi che per
impianti d’occasione, sempre che corrispondano a quelli di mercato e siano essenziali per la realizzazione dell’azione. Sono esclusi i costi dei terreni e degli
immobili (ammortamento/affitto a seconda della natura dell’operazione), salvo
i casi del tutto eccezionali in cui la Commissione autorizzi esplicitamente queste voci di spesa. L’ammissibilità di tali costi deve trovare fondamento negli
obiettivi stessi dell’azione;
spese per servizi finanziari. Commissioni bancarie, assicurazioni, con esclusione, di norma, delle perdite di cambio;
costi dei materiali consumabili e per i servizi inerenti ai costi ammissibili (per
esempio: trasporti);
costi di diffusione delle informazioni;
costi derivanti direttamente da esigenze poste dalla Ue (verifiche contabili, valutazioni specifiche dell’azione, relazioni, traduzioni, certificati ecc.);
una “riserva per imprevisti”, nel limite massimo del 5% dei costi diretti ammissibili.
I costi indiretti sono valutati a seconda della natura e degli obiettivi del progetto. I
servizi della Commissione stabiliscono un forfait di costi indiretti ammissibili sulla
base di criteri stabiliti nell’invito a presentare proposte. Tale forfait non può comunque superare il limite del 7% dell’importo totale dei costi diretti ammissibili.
Sono invece sempre considerati non ammissibili i seguenti costi:
–
–
–
–
–
–
costi di investimento del capitale;
riserve per perdite eventuali o debiti futuri;
debiti e interessi passivi;
crediti dubbi;
perdite di cambio, salvo che la convenzione lo preveda esplicitamente;
spese sconsiderate e immotivate.
Gli apporti in natura devono figurare da entrambi i lati del bilancio di previsione.
Rappresentano l’equivalente in moneta dei servizi e materiali forniti dal lato delle
entrate e per un importo uguale dal lato delle spese, ma non costituiscono costi
ammissibili.
Gli apporti in natura sono principalmente contributi in:
– terreni, beni immobili in parte o in toto, beni strumentali;
Le procedure amministrative: orientamenti pratici
191
– materie prime;
– attività volontarie e gratuite svolte da persona fisica o giuridica di diritto privato.
Per la loro determinazione, vanno rispettate le regole seguenti:
– l’importo dichiarato dal beneficiario quale equivalente degli apporti in natura
va valutato sulla base di fattori oggettivi o di criteri ufficiali stabiliti da un’autorità o da un professionista indipendenti;
– il costo delle attività volontarie va calcolato conformemente alle norme nazionali in materia di costo orario, settimanale o mensile per prestazione d’opera,
ove applicabili.
È fondamentale ricordare che vige una regola anche per il periodo di ammissibilità
dei costi. Il periodo di ammissibilità dei costi viene specificato nella convenzione
di finanziamento che disciplina le modalità di concessione del contributo comunitario. Sono pertanto stabilite le date di inizio e fine dell’ammissibilità, nonché le
condizioni di retroattività eccezionale fino alla data di presentazione della domanda e altre eventuali eccezioni. Le date prese in considerazione ai fini dell’ammissibilità sono quelle in cui i costi sono stati sostenuti e non già le date di elaborazione
dei documenti contabili.
Infine, è fondamentale ricordare che qualunque modifica che il beneficiario intenda apportare alla convenzione, che possa incidere sullo scopo e sulla natura
fondamentale del progetto, andrà sottoposta all’approvazione preventiva della
Commissione. Quando la modifica non riguarda lo scopo essenziale dell’azione e
l’incidenza finanziaria si limita a un trasferimento fra rubriche del bilancio comportante un aumento inferiore al 10% dell’importo dei costi ammissibili iscritti nella rubrica interessata, il beneficiario può procedere immediatamente alla modifica
e ne informa senza indugio la Commissione. In caso contrario, è necessaria l’approvazione preventiva dei servizi competenti. Le categorie di costi per cui non è
ammesso alcun incremento sono normalmente specificate nella convenzione di finanziamento (l’allegato 4.3 di questo capitolo riporta un elenco delle spese ammissibili per quanto riguarda i progetti cofinanziati dai Fondi strutturali).
4.4 Criteri per il calcolo del contributo comunitario
4.4.1 Principi generali
Per la grande maggioranza dei programmi comunitari vale il principio del cofinanziamento. Ciò significa che il beneficiario dell’eventuale contributo è comunque tenuto a investire fondi propri nella realizzazione del progetto proposto. Di conseguenza, l’importo massimo del contributo della Comunità europea è di norma pari
a una quota del totale dei costi previsti per la realizzazione del progetto. Solo in alcune, rare, eccezioni può essere concesso un sostegno pari al 100% del costo tota-
5. Le fonti di informazione e gli strumenti
di assistenza alle imprese
5.1 Fonti di informazioni sui programmi e le iniziative
comunitarie
In materia di politiche comunitarie, programmi d’azione e strumenti di finanziamento in favore delle imprese, le fonti di informazione disponibili sono numerose
e di varia natura.
Tra le più interessanti, in termini operativi, vi sono il sito web ufficiale delle
istituzioni europee (sito Europa) e la Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee
(Guce). Tra le pubblicazioni bisogna segnalare quelle dell’Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee (Eur-op), del Servizio informazioni della
Banca europea per gli investimenti, del Servizio informazioni della Banca europea
per la ricostruzione e lo sviluppo, e dei Servizi documentazione delle singole Direzioni generali della Commissione europea. Fondamentali fonti d’informazione sono infine le banche dati istituite e gestite dalla Commissione europea e dalle altre
istituzioni comunitarie.
Il sito Europa
http://www.europa.eu.int
Con l’obiettivo di rendere sempre più accessibili le istituzioni comunitarie e le loro
attività ai cittadini e agli operatori economici dei paesi membri, l’Unione europea
ha dedicato grande attenzione allo sviluppo del proprio sito Internet.
Per maggiori informazioni
Eur–Op (Guce)
Vendite e servizi alla clientela
rue Mercier, 2
2985 Lussemburgo
tel. (+35) 2-29.29.42.568
fax (+32) 2-29.29.407573
Bei
Servizio informazioni
boulevard K. Adenauer
2950 Lussemburgo
Tel. (+35) 2-43.79-1
fax (+35) 2-43.7704
Bers
Servizio informazioni
Mrs. Beverly Harrison
One Exchange Square
London EC2A 2JN (Regno Unito)
Tel. (+44) 20.73.38.6327
fax (+44) 20.73.38.6690
Direzione generale Informazione
Unità pubblicazioni
rue de la Loi, 200
1049 Bruxelles (Belgio)
tel. (+32) 2-29.56.346
fax (+32) 2-29.99.208
212
L’Europa e le imprese
Attraverso un unico indirizzo web è oggi possibile entrare in contatto diretto
con l’insieme delle istituzioni comunitarie: Commissione, Parlamento, Consiglio,
Bei e gli altri organismi consultivi.
Le pagine della Commissione sono organizzate per temi/funzioni/struttura organizzativa.
Ogni Direzione generale ha il proprio spazio nel sito, nel quale presenta:
– la missione della Direzione generale;
– il programma di lavoro della Direzione generale;
– l’organigramma interno, completo dei riferimenti ai responsabili dei vari servizi;
– le opportunità di finanziamento offerte alle imprese e agli operatori economici
in genere;
– gli inviti a presentare proposte e i bandi di gara aperti al momento della consultazione.
Il servizio comune relex
http://www.europa.eu.int/comm/scr/index_it.html
Di particolare interesse per le opportunità di finanziamento offerte alle imprese
risultano le pagine del Servizio comune per le relazioni esterne (Scr). Esse offrono l’opportunità di ottenere informazioni aggiornate sulle politiche economiche,
commerciali e di cooperazione dell’Unione europea a beneficio di paesi terzi in
tutto il mondo.
Inoltre fornisce riferimenti precisi sugli inviti a presentare proposte e i bandi
di gara per progetti di assistenza tecnica e cooperazione nelle diverse aree geografiche (America latina, Asia, Africa, ex Urss ecc.) in cui l’Unione è attiva.
Attraverso un motore di ricerca è possibile accedere alla banca dati di Scr e
prendere visione delle opportunità aperte e di prossimo avvio nei settori dei lavori, dei servizi e delle forniture. La stessa banca dati raccoglie e distribuisce
informazioni sui consulenti della Commissione per azioni di assistenza tecnica in
paesi terzi.
Dalle pagine di Scr sono attivi anche numerosi link con le altre Direzioni generali competenti in materia di relazioni esterne:
Direzione generale Relazioni esterne;
Direzione generale Commercio;
Direzione generale Sviluppo;
Direzione generale Allargamento;
Ufficio per gli aiuti umanitari.
Il pregio della pagina di Scr è che riporta anche informazioni utili riguardo alla documentazione necessaria per partecipare alle gare e alle procedure d’appalto in vigore presso la Commissione. Il punto debole è che la pagina è operativa attualmente solo in lingua inglese.
Le fonti di informazione e gli strumenti di assistenza alle imprese
213
Community Research and Development Information Service (Cordis)
http://www.cordis.lu/
Il sito è dedicato agli strumenti di sostegno comunitario alle attività di ricerca applicata.
In particolare, offre informazioni aggiornate sulle attività in corso, gli eventi in
programma (seminari, workshop, conferenze e incontri tra imprese), le azioni in
preparazione, l’attività della Commissione nel settore (rassegna stampa, discorsi,
incontri dei Commissari competenti).
Uno spazio preminente è riservato al Quinto programma quadro di ricerca e
sviluppo tecnologico e ai singoli settori di concentrazione. La presentazione è
particolarmente curata e affronta il programma dagli orientamenti generali sino al
dettaglio delle azioni chiave. Le informazioni sono completate da una panoramica
sugli altri programmi in favore della ricerca applicata e su quanto realizzato nell’ambito del Quarto programma quadro (1994-1998).
Naturalmente, è possibile accedere ai bandi di gara in corso, sfruttando anche
un sistema d’accesso per aree tematiche d’interesse.
È attivo un link diretto alla banca dati di Cordis per la ricerca di partner, per
informazioni specifiche sulle azioni chiave, per gli indici tematici, i glossari e i
formulari da adottare per la presentazione dei progetti e gli accordi contrattuali.
Il pregio della pagina Cordis è di essere completa e aggiornata praticamente in
tempo reale. Per chi è già pratico dei meccanismi di funzionamento del programma
di ricerca Ue rappresenta un riferimento di grande utilità. Inoltre, è attivo in cinque
lingue comunitarie (tra cui l’italiano). Il punto debole è speculare: il sito è ridondante di informazioni, con link persino dispersivi. La lettura può risultare ostica ai
non addetti.
Info Regio
http://www.inforegio.cec.eu.int/
È il sito predisposto su iniziativa della Commissione europea per fornire informazioni specifiche sulle attività del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr),
del Fondo di coesione e del nuovo Strumento per le politiche strutturali di preadesione (Ispa) del quale possono già beneficiare i Paesi dell’Europa centrale e
orientale candidati all’adesione alla Ue.
Attraverso il sito è possibile prendere visione dei documenti di presentazione generale della politica regionale della Commissione e delle iniziative finanziate dai Fondi strutturali. Inoltre, è possibile accedere direttamente ai programmi operativi nazionali e regionali. L’informazione è completata da una
banca dati che illustra i progetti realizzati nei Paesi membri con il sostegno
dei Fondi stessi.
Il pregio della pagina risiede nei link con la biblioteca dei documenti ufficiali, con le informazioni sulle novità della Direzione generale Politica Regionale e
con il servizio di contatti on line. Inoltre, la pagina è disponibile in italiano e,
per molte sezioni, in tutte le lingue dell’Unione.
214
L’Europa e le imprese
La Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee
Dal 1958, la Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee (Guce) è il principale documento dell’Ufficio delle pubblicazioni delle Comunità europee.
Pubblicata quotidianamente in tutte le lingue ufficiali dell’Unione, offre un panorama completo dell’attività svolta dagli organi comunitari.
Attualmente, la Guce si compone di 3 serie:
– Serie L: contiene l’insieme degli atti legislativi dell’Unione europea: Regolamenti, Direttive e Decisioni della Commissione e del Consiglio;
– Serie C: diffonde le informazioni ufficiali delle istituzioni dell’Unione: gli atti legislativi preparatori, le comunicazioni, le raccomandazioni e i pareri della Commissione, del Consiglio, del Comitato economico e sociale, del Comitato delle
regioni, le comunicazioni, le interrogazioni e i verbali delle sessioni del Parlamento europeo, le sentenze della Corte di Giustizia Ce, gli atti della Corte dei
Conti Ce, gli inviti a presentare proposte per iniziative e programmi comunitari,
i bandi di gara lanciati dalle istituzioni comunitarie;
– Serie S: pubblica gli avvisi d’appalto internazionali per lavori, forniture e servizi nei
paesi dell’Unione europea e in paesi terzi, se finanziati con risorse comunitarie.
Tutte le Serie della Guce sono disponibili su supporto cartaceo, su cd rom (L+C,
edizione mensile cumulativa, S quotidiana) e su sito internet.
Le Serie C ed S (versione quotidiana e archivio cronologico) sono consultabili
gratuitamente attraverso il sito Internet Europa: il servizio è offerto dal Parlamento europeo.
L’indirizzo della pagina web è: http://europa.eu.int/eur-lex/it/oj/index.html.
Le pubblicazioni ufficiali
L’Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee (Eur-op) è il principale centro di diffusione della documentazione comunitaria.
Presso Eur-op è possibile ottenere informazioni complete sui programmi, le poPer informazioni sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee
Per l’acquisto di singoli numeri o per la sottoscrizione di un abbonamento è necessario contattare gli
agenti di vendita autorizzati. Per l’Italia, l’indirizzo cui rivolgersi è il seguente:
Licosa Spa
via Duca di Calabria 1/1
Casella postale 552
50125 Firenze
tel. (+39) 055.64.54.15
fax (+39) 055.64.12.57
e-mail: [email protected]
Per ogni ulteriore informazione, è possibile rivolgersi direttamente all’Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee.
Le fonti di informazione e gli strumenti di assistenza alle imprese
215
litiche, gli strumenti di finanziamento e i principali avvenimenti relativi all’Unione
europea e alle sue istituzioni.
In particolare, Eur-op pubblica:
– il Rapporto annuale sull’attività della Commissione europea;
– L’Europa dalla A alla Z, guida completa all’integrazione europea;
– il Bollettino dell’Unione europea, che riprende i principali libri verdi della Commissione dedicati alle Politiche comunitarie nei diversi settori;
Eurostat cura invece la diffusione di:
– Eurobarometer, pubblicazione periodica recante informazioni statistiche, sintetiche e settoriali, sull’economia europea e il mercato interno;
– studi e rapporti statistici sullo stato dell’Unione.
La Bei pubblica:
– il Rapporto annuale della Banca e del Fondo europeo per gli investimenti;
– Bei Information, bollettino periodico delle attività in corso di esecuzione.
Tutte le Direzioni generali della Commissione europea divulgano rapporti sui programmi in corso e in preparazione.
Tra gli altri si segnalano:
– il Panorama dell’industria europea della Direzione generale Industria;
– i rapporti sulle attività finanziate dai Fondi strutturali della Direzione generale
Politica Regionale;
– i rapporti informativi sullo stato di avanzamento e sulle attività finanziate dal
Programma quadro comunitario per la ricerca e lo sviluppo tecnologico;
– Le Courrier, pubblicazione periodica della Direzione generale Sviluppo, che
contiene anche gli avvisi d’appalto per programmi finanziati dal Fondo europeo
per lo sviluppo.
Le banche dati comunitarie
Nel corso degli ultimi anni, i Servizi documentazione e informazione della Commissione europea hanno sviluppato un ampio numero di banche dati al fine di raccogliere e organizzare il repertorio di informazioni disponibili presso le varie istituzioni comunitarie.
Si tratta essenzialmente di banche dati settoriali, di carattere giuridico, economico e statistico, accessibili attraverso il pagamento di un abbonamento o gratuitamente.
Accanto a esse, esiste una rete assai vasta di banche dati istituite da università,
centri di ricerca e documentazione, operatori specializzati privati.
6. L’euro e le imprese
6.1 La nascita dell’euro
L’euro, la moneta unica della “Nuova Europa”, nata il l° gennaio 1999, ha avuto una
gestazione lunga e complessa durata più di un decennio.
Di moneta unica s’incomincia a parlare in termini concreti nel semestre di presidenza italiana (l° luglio-30 dicembre 1990). Gli anni Novanta rappresentano infatti per il Vecchio continente il momento della grande svolta per la costruzione
della nuova Europa.
Il 1990 è l’anno in cui si verificano due eventi di straordinaria importanza: alla
fine del semestre di presidenza italiana, il 15 dicembre, si aprono a Roma le due
Conferenze intergovernative con il compito di trasformare la Comunità economica
europea (Cee) in una Unione politica e in una Unione economica e monetaria
(Uem). Nello stesso anno, sempre a Roma, il 28 ottobre i capi di Stato e di Governo della Comunità avevano già fissato alcuni principi e scadenze: le due Conferenze avrebbero dovuto lavorare «rapidamente» e «parallelamente» per consentire la
verifica dei loro risultati «entro la fine del 1992»; si sarebbe dovuto creare un organo centrale, a struttura federale, cui sarebbe stata assegnata la responsabilità della
politica monetaria unica; la seconda fase della Uem avrebbe avuto inizio il 1° gennaio 1994; nella fase finale l’Unione avrebbe avuto una “moneta unica”.
Il 7 febbraio 1992, durante il secondo semestre di presidenza dell’Olanda, a
Maastricht veniva firmato il Trattato sull’Unione europea, che entrava in vigore il
10 novembre 1993.
Il Trattato prevedeva, in particolare, l’istituzione di una moneta unica per tutti i
paesi aderenti, e stabiliva rigorosi parametri economici che i paesi dovevano rispettare per poter adottare la nuova moneta, sin dall’inizio della terza fase della
Uem fissato per il 1° gennaio 1999. Tali parametri, che il Trattato aveva denominato “criteri di convergenza”, erano:
1. il criterio dell’equilibrio durevole delle finanze pubbliche, in base al quale:
– il rapporto deficit/Pil, ovvero tra deficit pubblico corrente e Prodotto interno
lordo, doveva essere al massimo del 3%;
– il rapporto debito/Pil, ovvero il rapporto tra debito pubblico e Pil, doveva essere al massimo del 60%;
228
L’Europa e le imprese
6.4 Gestire la transizione all’euro
A partire dal 1° gennaio 1999, gli undici Paesi aderenti all’Unione economica e monetaria europea (oggi dodici con l’ingresso della Grecia) sono entrati nella seconda fase di transizione all’euro, quella di vera e propria preparazione al lancio della
nuova moneta. Questa fase è destinata a concludersi il 31 dicembre 2001: il 1° gennaio 2002, i pezzi metallici e le banconote in euro entreranno fisicamente in circolazione, dapprima assieme alle divise nazionali, poi, al più tardi entro il 1° marzo
2002, al posto di queste ultime, gradualmente ritirate dal mercato.
Durante l’attuale fase di transizione, però, tutta una serie di operazioni in euro
sono di fatto già possibili: le imprese della Zona euro possono aprire e movimentare conti bancari, tenere la contabilità, compilare la dichiarazione fiscale, versare
gli oneri sociali ed effettuare transazioni informatiche in euro; gli istituti di credito
presentano ai clienti estratti conto e documenti riepilogativi delle operazioni comunque anche in euro; i listini dei prezzi riportano sempre più spesso il valore anche in euro. La tabella 6.1 riassume la situazione contabile e amministrativa nei vari paesi della Zona euro e dell’Unione europea non membri della Uem (ovvero Regno Unito, Danimarca e Svezia).
Tanto la Banca centrale europea quanto la Commissione europea hanno lanciato azioni di informazione e sensibilizzazione per preparare consumatori e imprese
all’arrivo dell’euro, ma sebbene il passaggio alla nuova moneta sia un’operazione
in avanzato stadio di attuazione va osservato che un grande numero di imprese,
soprattutto piccole e medie, non ha ancora affrontato le delicate questioni che l’ormai imminente scadenza del 2002 pone a tutti gli operatori economici.
Se anticipare eccessivamente le procedure per la transizione non poteva portare benefici di rilievo né a livello dei sistemi contabili e di reporting interni, né
a livello delle relazioni con i clienti, con gli istituti di credito o con la pubblica
amministrazione, i rischi connessi a una preparazione ritardata sono piuttosto
gravi e le scadenze per adeguarsi alla nuova moneta sono ormai prossime. Inoltre, a questo punto, i vantaggi derivanti dal predisporre i piani finanziari, i programmi di investimento, di audit e reporting, nonché i documenti fiscali in euro
sono evidenti a tutti.
Per chi non vi avesse ancora provveduto è necessario definire rapidamente un piano d’azione volto a evitare serie complicazioni nell’ultima fase della transizione, tenendo conto che completare il passaggio dall’attuale sistema impostato in lire a quello futuro in euro richiede pressappoco due anni di tempo.
I manager e i responsabili d’azienda devono tenere ben presente una considerazione di ordine generale: l’impatto della transizione non si limita agli aspetti contabili e burocratico-amministrativi, ma ha una valenza strategica di non secondaria
importanza. La maggiore trasparenza dei prezzi, vale a dire la possibilità di effettuare confronti senza scontare commissioni di cambio, può comportare significative ripercussioni sulle strategie di prezzo e di marketing di un’azienda. Un ritardo
nel passaggio alla nuova moneta può così provocare svantaggi competitivi difficili
da recuperare. È evidente, allora, che dovranno essere i responsabili della sezione
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In corso
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In corso
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Reporting
finanziari
in euro
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Regno Unito
Svezia
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no
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Fonte: Association for the Monetary Union of Europe
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Danimarca
no
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Paesi dell’Unione europea che non hanno aderito alla Uem
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Spagna
Italia
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Grecia
Portogallo
In corso
Germania
sì
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Francia
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Finlandia
Olanda
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Belgio
Lussemburgo
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Austria
Paesi Uem
Costituzione,
Verbali interni
conversione
in euro
del capitale in euro
Tabella 6.1 L’adozione dell’euro nei paesi dell’Unione
In esame
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2001
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Conti bancari
in euro
In esame
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2001
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Dichiarazioni
fiscali
in euro
In esame
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no
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sì
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2001
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sì
sì
sì
sì
Pagamento
imposte
in euro
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no
no
no
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In corso
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no
Dichiarazioni
previdenziali
in euro
no
no
no
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no
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In corso
sì
sì
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Pagamento
oneri sociali
in euro
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no
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sì
sì
Audit fiscali
e documenti
in euro
230
L’Europa e le imprese
commerciale ad attivarsi per sollecitare la transizione all’euro, e non i servizi contabilità o finanza.
Dal momento dell’ammissione dell’Italia nel “club dell’euro”, sono state pubblicate numerose guide dettagliate per assistere le imprese nelle procedure di transizione alla moneta unica. Per i dettagli contabili, amministrativi e fiscali, si rimanda
ai manuali specializzati.
Nelle pagine che seguono, ci si limita a fornire alcune indicazioni strategiche
per valutare lo stato di preparazione di un’impresa alla nascita dell’Unione economica e monetaria e per decidere quale approccio seguire per colmare eventuali ritardi.
6.5 Valutare l’impatto dell’euro in azienda
L’entrata in vigore della moneta unica europea comporta implicazioni per tutte le
componenti del profilo competitivo d’impresa: l’efficace gestione della finanza, la
gestione monetaria, le procedure contabili e di fatturazione, i costi di approvvigionamento e i prezzi, il reporting interno ecc.
In sostanza, l’introduzione dell’euro è un evento importante per le imprese, anche se non per tutte allo stesso modo. Certamente, alcune saranno solo marginalmente toccate dalla rivoluzione in corso, mentre altre dovranno reimpostare radicalmente tutta la politica commerciale e di posizionamento strategico sul mercato.
I fattori che possono influire sulla dimensione dell’impatto sono svariati e includono senz’altro il settore economico in cui un’impresa opera, la composizione del
mercato attuale e potenziale, la posizione geografica, il livello e le caratteristiche
dell’indebitamento finanziario e altri ancora.
Un’osservazione merita però attenzione: l’euro non deve essere interpretato come una fonte di spiacevoli e inutili complicazioni, ma piuttosto come un’opportunità competitiva da esplorare a fondo per verificare quali soluzioni possano essere
adottate per sfruttarla appieno. Può essere l’occasione buona per procedere a una
revisione puntuale delle diverse componenti dell’orientamento strategico dell’impresa e del suo assetto organizzativo: caratteristiche del mercato di riferimento;
politiche di prodotto, di prezzo, di marketing, di approvvigionamento, di gestione
contabile, finanziaria ecc.
Il primo passo da fare è allora quello di misurare il “livello d’impatto” sulle attività dell’impresa. In tal senso, uno strumento utile può essere la tabella 6.2. Indicando con un valore da 1 a 5 la rispondenza al vero di ciascuna delle undici affermazioni elencate dalla tabella, è possibile ottenere una visione immediata della
forza d’impatto dell’introduzione della moneta sulle attività d’impresa. Le affermazioni della matrice sottendono, infatti, le principali aree strategiche d’impresa:
– caratteristiche del mercato e dei clienti;
– localizzazione geografica;
– politica di prezzo e procedure interne;
2
3
4
Assegnare un valore da 1 a 5, dove 1 significa che l’affermazione è assolutamente falsa e 5 che è assolutamente vera.
Totale
L’azienda fa ricorso a finanziamenti in ecu
Il passaggio all’euro comporterebbe problemi di calcolo
nelle procedure di contabilità analitica e industriale interna
I concorrenti sono pronti a operare in euro
I clienti/distributori sono già passati
o prevedono presto di passare a sistemi contabili in euro
L’impresa considera importante, nel quadro della propria strategia
commerciale, seguire una linea di trasparenza dei prezzi
L’attuale sistema informatico per la contabilità
non è in grado di gestire numeri con resti decimali
La politica di prezzo si basa su forti differenze tra i vari mercati Ue
I clienti sono prevalentemente utilizzatori finali
L’impresa fa ampio ricorso a transazioni bancarie intra-Ue
L’export dell’impresa è diretto prevalentemente a paesi Ue
L’impresa è orientata all’esportazione e opera in varie divise estere
1
Tabella 6.2 Matrice per la valutazione dell’impatto dell’euro sull’impresa
5
232
L’Europa e le imprese
– organizzazione dei rapporti con i fornitori e le banche;
– posizionamento della concorrenza.
I risultati della matrice devono essere analizzati in base a due parametri: l’impatto
globale e l’impatto per area critica. Se la somma della vostra risposta è un numero
inferiore a 33, l’impatto globale dell’euro sulle attività dell’impresa sarà debole o
addirittura irrilevante. Viceversa, un valore oscillante tra 44 e 55 indica un impatto
elevato o addirittura critico.
Tramite questa analisi sarà possibile trarre utili indicazioni sui comportamenti
più adatti in ciascun settore o, più in generale, sulla strategia dell’intera azienda.
Le pagine che seguono propongono una guida all’analisi per settori critici d’impresa.
6.5.1 Area critica “mercati e clienti”
In termini generali, la conseguenza immediata dell’introduzione dell’euro sarà la
trasparenza dei prezzi: i confronti tra produttori e distributori di nazioni Uem saranno immediati e diretti. Inoltre, a partire dal momento in cui le parità tra le valute aderenti all’euro sono state irrevocabilmente fissate, non vi sono più fluttuazioni dovute ai cambi.
La trasparenza dei prezzi rappresenta di per sé un fattore di rilevante incidenza
sul comportamento dell’impresa nei mercati in cui opera o in cui potrebbe operare, e sulle relazioni con i clienti.
Questa è l’area critica per eccellenza nella quale l’euro rappresenta un fattore
determinante di vantaggio o svantaggio potenziali. Apporterà vantaggi significativi
se i prezzi praticati dall’impresa sono concorrenziali al di là della leva del cambio
in divise estere, mentre sarà fonte di penalizzazione se i prezzi praticati dai concorrenti sono più bassi.
È evidente che il livello di concorrenza sui mercati conoscerà un sensibile aumento, a tutto beneficio dei consumatori finali. Del resto, questa è una delle ragioni che ha motivato l’introduzione della moneta unica. Nel lungo periodo, però, anche operare con clienti e intermediari esteri estranei alla Zona euro potrà diventare più semplice grazie alla maggiore stabilità dei cambi. Se l’impresa possiede già
un marcato orientamento all’export, potrà decidere di assumere un atteggiamento
più aggressivo su nuovi mercati, mentre per aziende sinora concentrate sulla di-
Come operare
Diventa necessario condurre una valutazione comparata delle politiche di prezzo praticate
dall’impresa e dai concorrenti esteri. Se l’incidenza della concorrenza è rilevante, la struttura
dei prezzi va analizzata in profondità al fine di comprimere le componenti di costo sotto controllo dell’azienda (per esempio la logistica). Va tenuto presente che i rischi di cambio sono
eliminati. Ciò può consentire risparmi non solo diretti, ma anche indiretti: sarà possibile spuntare prezzi migliori anche con i fornitori di servizi, materie prime, semilavorati ecc.
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