Il film tratta la storia vera di Peppino Impastato, un ragazzo di Cinisi

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Il film tratta la storia vera di Peppino Impastato, un ragazzo di Cinisi
I cento passi
Il film presentato al Festival di Venezia 2000, è stato accolto dalla critica e dal pubblico con ben 12 minuti di applausi,
ad indicare il profondo coinvolgimento che Marco Tullio Giordana e i suoi attori, ancora sconosciuti sugli schermi,
hanno saputo creare in memoria di un uomo e della sua generazione.
Il contesto storico
Negli anni '60 la mafia domina incontrastata in Sicilia e non solo; la “famiglie” di ex-agricoltori, allevatori e contadini
ampliano l'ambito d'azione al traffico di droga e al controllo degli appalti pubblici.
Il '68 è un anno di svolta per l'Europa e gli Usa: i giovani sono protagonisti di un movimento che vuole rivendicare
libertà di pensiero e di parola, autenticità nelle relazioni personali, mettendo in crisi schemi sociali-familiari,
denunciando il perbenismo, attraverso forme di protesta pacifica e rivendicando un ruolo centrale della cultura; in questo
contesto l'atteggiamento della provocazione è lo strumento più spesso utilizzato per mettere in luce le contraddizioni del
tempo.
In molti casi i giovani trovarono un corrispondente nel mondo politico nel partito che allora incarnava il desiderio di
rinnovamento della società, che proponeva un modello di società diversa, che si opponeva all'ordine costituito, ovvero il
partito comunista.
I giovani vivono un periodo entusiasmante: sentono e vogliono cambiare il mondo e cercano le strade per farlo,
mettendosi in gioco.
Negli anni settanta i giovani del '68 intraprendono percorsi diversi: tra gli altri si consideri il movimento hippie, con
l'esaltazione della vita senza inibizioni, legata alla natura, senza i condizionamenti della società (cfr. l'avvicinamento alle
culture orientali); l'impegno civile e politico per il rinnovamento della società attraverso la cultura (letteratura e arte
impegnata); la lotta armata per imporre un radicale cambiamento alla società, combattendo l'ordine costituito (cfr.
terrorismo).
La storia
E' in questo periodo di grandi novità e creatività, di scommessa sul futuro che si colloca l'esperienza della radio private.
Ma chi fondava una radio privata e criticava i potenti forti rischiava, a Milano o a Roma un'irruzione della polizia. A
Cinisi, vicino Palermo, la posta in gioco era diversa: la vita.
Peppino Impastato, figlio di un mafioso di piccolo cabottaggio, nega il sistema di valori paterni e si rifiuta di percorrere
“i cento passi” che separano la sua casa da quella di Tano Badalamenti”, il boss che può decidere il suo destino.
Peppino impastato viveva in un paesino siciliano, era nato a Cinisi, in provincia di Palermo, nel 1948 di famiglia
invischiata nella mafia. Fin da piccolo si rende conto che qualcosa non era chiaro nelle riunioni di famiglia e nelle morti
delle persone che conosceva. La manifestazione del suo punto di vista e il disprezzo per l'atteggiamento del padre,
troppo solidale con la "Famiglia", coincidono con quel periodo travagliato e pieno di ideali che i giovani vivono negli
anni '60-'70. La sua voglia di cambiare e la sua partecipazione alle attività della Nuova Sinistra lo portano ad avviare
un'attività politico-culturale antimafiosa: conduce le lotte dei contadini espropriati per la costruzione dell'aeroporto di
Palermo, in territorio di Cinisi, costituisce il gruppo "Musica e cultura", e nel 1976 fonda "Radio Aut", radio privata
autofinanziata, con cui denuncia quotidianamente i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi.
Il suo programma si chiamava "Onda Pazza", dove con parole arrabbiate e ironiche sfida quel potere così "normale" per
suo padre, ed è in una delle sue dirette che il boss Gaetano Badalamenti, che abitava a "cento passi" da casa sua, diventa
"Tano seduto".
Peppino muore tragicamente lo stesso giorno di Aldo Moro, il 9 Maggio del 1978, il giorno prima delle elezioni
comunali alle quali si era candidato. Gli elettori di Cinisi votano il suo nome, eleggendolo nel Consiglio comunale.
La storia è raccontata sulla base di documenti e di ricordi, una ricostruzione di un periodo e di una generazione che
aveva tanta voglia di costruire qualcosa di nuovo, qualcosa di vero.
Marco Tullio Giordana, regista e co-sceneggiatore di questa pellicola, nonostante i fatti e l'ambientazione, non ha però
voluto girare un film politico o sulla mafia. Il suo intento è stato quello di fare una panoramica sugli ideali e suo sogni di
un gruppo di giovani, che ha voluto guardare avanti e cercare di cambiare un mondo che sembrava irreale per come era
falso, ma così reale da lasciare il segno.
Di Peppino Impastato rimane sicuramente il suo voler cambiare pagina e andare contro gli ideali di gruppo, di qualsiasi
schieramento siano, il voler insistentemente credere e lottare per cambiare ciò che c'era di marcio attorno a lui e il suo
coraggio.
Per mercoledì
1.
2.
3.
4.
5.
Ma 'i cento passi' sono una metafora: secondo te quale?
Quali scene esprimono secondo te l'indipendenza di pensiero di Peppino?
Come definiresti rapporto con il padre? Luigi Impastato vuole bene a suo figlio, Peppino?
Che ruolo hanno nella vita di Peppino la lettura, la curiosità, il desiderio d'informazione?
E quale ruolo ricopre la madre? Che significato ha secondo la scena in cui Peppino le fa leggere una poesia di
Pasolini?
6. Considera la scena finale: per alcuni è un'esaltazione del partito comunista; quali elementi suggeriscono invece
una lettura diverse, assolutamente slegata dal contesto politico? Che significato assume il fatto che in questa
scena conclusiva ad un certo punto si passi dalle immagini a colori al bianco e nero?