selma - la strada per la liberta
Transcript
selma - la strada per la liberta
SELMA - LA STRADA PER LA LIBERTA’ di Ava DuVernay (Selma) REGIA: Ava DuVernay. SCENEGGIATURA: Paul Webb. INTERPRETI: Tim Roth, Cuba Gooding Jr., Giovanni Ribisi, Oprah Winfrey, David Oyelowo, Alessandro Nivola, Martin Sheen, Carmen Ejogo, Tom Wilkinson, Tessa Thompson, Lorraine Toussaint, Common. FOTOGRAFIA: Bradford Young (Formato: Cinemascope/Colore). MUSICA: John Legend. La canzone "Glory" è di John Legend e Common. PRODUZIONE: Cloud Eight Films, Celador Films, Harpo Films, Pathé, Plan B Entertainment. DISTRIBUZIONE: Notorious Pictures. GENERE: Drammatico. ORIGINE: Gran Bretagna. ANNO: 2015. DURATA: 122’. A 50 anni dalla scomparsa di Martin Luther King Jr, leader mondiale del movimento per i diritti civili della popolazione afroamericana, ecco che la regista Ava DuVernay ha finalmente rotto con Selma- La Strada per la Libertà l’inspiegabile silenzio cinematografico su questo eroe civile, portandone sul grande schermo un ritratto asciutto e profondo ma privo di quella patina iconografica della quale personaggi di questa portata sono spesso ricoperti. Tutti noi conosciamo Martin Luther King come Premio Nobel per la pace nel 1964 o in quanto attivista nella lotta contro la segregazione razziale di cui gli Stati Uniti si sono macchiati per generazioni, ma nessuno, prima d’ora, aveva saputo metterne in risalto le doti ed i limiti umani di semplice (per quanto carismatico) pastore protestante che, a causa di un affronto subito su un autobus da adolescente – aveva viaggiato in piedi per oltre 140 km perché obbligato a cedere il suo posto ad un bianco – ha deciso di vivere la propria vita in funzione del suo celeberrimo “sogno”: l’uguaglianza. Un sogno ambizioso ed urgente che ha messo Martin uomo più volte di fronte a scelte e rischi personali importanti e dolorosi (essendo marito e padre di quattro bambini) ma irrevocabile perché per lui intrinseco alla natura stessa della parola amore: essere disposti a morire per difendere chi si ama. Da qui e dalla preghiera, compagna fedele del percorso umano e politico di King, la consapevolezza che nessun cambiamento deriva dalla violenza e la scelta di una linea politica lontana da quelle azioni aggressive che, per quanto legittimate dai soprusi, sarebbero state la causa dell’implodere dell’obiettivo stesso. Siamo nel 1965 ed un gruppo di impavidi manifestanti capitanati da Martin luther King Jr (David Oyelowo) tenta per tre volte di portare a termine una marcia pacifica in Alabama, da Selma (cittadina scelta perché perfettamente rappresentativa dell’alto tasso di razzismo ancora vigente all’epoca nel sud degli Stati Uniti) alla capitale Montgomery, con l’obiettivo di ottenere l’effettività del diritto al voto per la popolazione nera. Nonostante la legge formalmente lo prevedesse, infatti, nella pratica quotidiana gli uffici elettorali ostacolavano l’esercizio di questo diritto imprescindibile con minacce ed abusi di potere, arrivando a minacciare apertamente i cittadini afroamericani decisi ad imporsi. King, reduce dalla sua ultima lotta per l’abolizione della segregazione e spinto dall’aumento esponenziale degli omicidi a sfondo razziale, chiese allora l’intervento del Presidente degli Stati Uniti ma senza successo. Da qui la consapevolezza di dovere procedere attirando l’attenzione dei media, e quindi dell’opinione pubblica, sul problema. * Ava DuVernay ha scelto di raccontare questa storia immergendosi nell’irruenza dell’azione solo il minimo indispensabile per contestualizzare fatti e conseguenze, scegliendo di smorzare la crudezza delle scene clou con una colonna sonora che permette di accostare per contrasto le immagini violente all’essenza delle vittime: persone dal grande spirito che, nonostante le inenarrabili vessazioni perpetrate negli anni ai loro danni, non hanno mai abbandonato la gioia di vivere, lottando con dignità e consapevolezza. L’accento è invece posto proprio sulla personalità dei protagonisti e sulla “normalità” di Luther King, un uomo in fin dei conti come tanti, con pregi e difetti, che ha costruito tanto ma sbagliando tante volte, un uomo la cui storia fa sperare che per rivoluzionare il mondo non serva essere degli “eletti”, ma semplicemente volerlo.