La giustizia di Antigone - Università degli studi di Trieste
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La giustizia di Antigone - Università degli studi di Trieste
La giustizia (di Antigone). Leggi (della città), Legge della natura Legge di Dio . Divagazioni storico religiose sul tema Partiamo da Antigone . Chi è Antigone ? Antigone è una eroina del mito greco famosa come personaggio dell’omonima tragedia di Sofocle .Appartiene a quella straordinaria categoria di esseri extraumani che caratterizza il politeismo greco ,gli eroi appunto 1 . Nella ricezione della cultura europea che di mito greco si è nutrita e si nutre, Antigone non è solo antica bensì molto contemporanea.E’ l’eroina della “passione privata” contro la violenza del “potere pubblico “. L’eroina “incomparabile” come la definiva nel suo diario Cosima Wagner (1869). E innumerevoli sono le sue interpretazioni . Come personaggio “tragico”, del mito nella finta finzione del teatro, Antigone interpreta il problema politico scottante della sua epoca , il V secolo a.C ,il secolo della fondazione della democrazia, nella “città “per eccellenza, Atene. Antigone muore per non contraddire la “sua” legge rispetto l’imposizione di una legge “altra “ ,proveniente da una fonte che lei non sente di dover rispettare. La domanda urgente a questo punto che si pone per Antigone e per la cultura nella quale quel dramma privato e pubblico si consuma ,riguarda dunque anzi tutto la definizione di legge , nomos . Cosa rende “legge “ ,legittima gli innumerevoli nomoi , le leggi circostanziali che in quell’epoca appaiono ovunque :leggi “sacre” e “profane “ varianti plurali dietro le quali per rendere pensabile la loro applicabilità dovrebbe essere , il nomikon ,il legale . Cosa sta dietro il nomikon ? Una legalità per la quale la scelta circostanziale del nomothetes , il legislatore, deve comunque essere ottemperata o la legalità,il giusto ,trascende, la legislazione e si giustifica su un altro piano,la natura ,physis o qualche cosa d’altro ancora . 1 Lo statuto eroico non è un riconoscimento di eccellenza (come la santità!) ma una “categoria” speciale elaborata nel politeismo greco 1bene individuata e studiata da Angelo Brelich in un saggio del 1958 Gli eroi greci ( riedizione 2010 Adelphi). E per lo specifico del modello femminile,l’eroina,vedi il saggio di Deborah Lyons Greek Heroines ,Princeton 1986 La Grecia arcaica dove si avvia la sperimentazione delle poleis , le città in senso proprio ,conosce una varietà di legislatori ,personaggi raccontati attraverso biografie “mitiche “,confusi anche nel manipolo colorato dei “ Saggi”,i Sette saggi che contano personaggi straordinari 2. Sono i legislatori i responsabili delle prime costituzioni,piattaforme importanti ma rispetto le quali si può sempre intervenire , secondo le circostanze Il politeismo greco non conosce una fonte in grado di garantire in assoluto la dimensione del legale .Non conosce infatti un dio onnipotente , onnisciente , creatore e “legislatore”, un dio ineludibile come il dio Assoluto e Solo del monoteismo al quale si deve una Legge intesa come come rivelazione, la Torah per l’ortodossia ebraica o la sharj´a islamica.3 Antigone fa appello ad una legge assoluta che dovrebbe essere condivisa da tutti per giustificare l’opposizione ad un editto circostanziale. Antigone parla in una città , Tebe ,presentata come città del mito. La Tebe di Antigone non è –né può essere una polis - ma quanto accade in quello spazio tempo inattuale, nella Tebe mitica,è problema attuale per la polis per eccellenza, l’Atene di V secolo a.C e riguarda la democrazia L’Antigone conosciuta sulla quale ed intorno alla quale si è esercitata la lunga riflessione della cultura occidentale è anzitutto un personaggio mitico catapultato nella contemporaneità della storia per scelta politica . Per noi si moltiplica nelle innumerevoli Antigoni frutto delle molteplici interpretazioni e delle molteplici varianti tra le quali si muovono anche le Antigoni del mito diverse dal modello scelto da Sofocle4. Anzi tutto Antigone poteva anche non essere figlia incestuosa . Una delle molte varianti del mito allargato dice infatti che Antigone è figlia di Edipo e della seconda moglie Euryganeia , quindi non toccata dall’ombra della nascita “empia “ (così nella guida della Grecia di Pausania . 9,5 10-11 ) Secondo un'altra versione , un ditirambo di Ione di Chios –per il gioco delle varianti così presente nella struttura del mythos del racconto greco- Antigone sarebbe fuori posto come personaggio della tragedia .Dovrebbe infatti essere già morta quando Polinice suo fratello è 2 tra i sette saggi è annoverato Solone il legislatore di Atene ,ma anche il primo filosofo della natura Thales,Talete ma anche un tiranno Periandro .Sul tema A. Busine Les septes sages de la Grèce antique ,Paris 2002 3 per un’informazione critica sul tema Sabbatucci Monoteismo , Roma 2000 4 G.Steiner Antigones 1984 ; per una revisione in ottica di genere Judith Butler La rivendicazione di Antigone Bollati 2003) ucciso . Laodamas figlio di Etheokles avrebbe bruciato Antigone e sua sorella Ismene in un santuario della dea Hera .(Dato quest’ultimo interessante dal punto di vista storico religioso in quanto coinvolge anche in questo caso la dea Hera ed i suoi luoghi di culto in fatti luttuosi che riguardano adolescenti 5. Nella tragedia di Sofocle comunque Antigone è la figlia dell’incesto di Edipo e Giocasta ed è ben viva all’epoca della lotta che contrappone i due fratelli per essere condannata a morte senza appello dal re di Tebe Creonte. Antigone è condannata per aver violato una legge circostanziale della città .Si tratta di un nomos graptos , una delle tante leggi scritte che regolavano variamente le modalità di vita nelle città greche e nei santuari ,leggi che conosciamo direttamente anche attraverso la copiosa documentazione epigrafica che si fa abbondante proprio a partire dal V secolo a.C. Antigone definisce la legge di Creonte un kerygma ,un comando . Si tratta infatti di un editto mirato di immediata applicazione nella situazione di disordine seguente la lotta fratricida che aveva visto opposti i due figli maschi di Edipo ,Polinice ed Eteocle ,lotta finita con la morte di entrambi. L’editto di Creonte vieta la sepoltura di un nemico della città di Tebe. Il nemico è Polinice ed è il suo cadavere che la città deve lasciare insepolto. Antigone rifiuta di obbedire a questo ordine circostanziale , nomos graptos ,normativa scritta e invoca il rispetto di leggi più alte ,non le leggi del signore della città ma le “leggi non scritte “nomima agrapta degli dei” , leggi che non possono mutare ! E per questo non hanno bisogno della scrittura !! Così dice Antigone Sofocle, Antigone vv.449 ss -Tu hai osato trasgredire queste norme (tousde nomous) 5 Vedi la variante del mito dei figli di Medea ,un’altra protagonista del mito e del teatro ,la pharmakis ,la “maga” figlicida della tragedia omonima di Euripide . Medea non avrebbe ucciso i suoi figli ma li avrebbe nascosti nei sotterranei del santuario Hera in Corinto nell’ambito di un rituale di iniziazione adolescenziale .A ucciderli sarebbero stati gli abitanti di Corinto -Si perché questo non l’ ha enunciato Zeus né Dike che abita con gli dei laggiù essi non stabilirono per gli uomini queste norme non avrei attribuito ai tuoi proclami kerygmata tanta forza che un mortale potesse violare le leggi( nomina) non scritte( agrapta), e sicure( asphale) degli dei,che non da oggi né da ieri ma da sempre ,sono in vita e nessuno sa come abbiano avuto origine (ex hotou phane) Io non potevo per paura di un uomo arrogante pagare il debito di giustizia agli dei Antigone non vuole violare le leggi “di sempre “,esplicitamente legate agli dei, viola invece per scelta l’editto di Creonte ,il detentore del potere circostanziale,il re di Tebe . Possiamo concordare che qui la Tebe mitica ,luogo -tempo dell’azione drammatica, rappresenta lo “stato” nella sua funzione di machina legislatoria (Zagrebelsky Intorno alla Legge Il diritto come dimensione del vivere comune 2009 :8) La manipolazione del modello mitico si configura come riflessione sul rapporto tra Legge e Diritto, in un campo che si inserisce nel gioco tra due figure importanti del pantheon greco politeistico greco.Dike e Themis sono due figure del Pantheon ,due personificazioni importanti del simbolico “religioso”.Sono le due Giustizie , rispettivamente figlia e sposa primordiale del capo degli dei Zeus 6 Il sistema simbolico religioso greco,il politeismo ,conosce più di una Giustizia . Le due giustizie sono una coppia madre-figlia : una giustizia più anziana,matura ed una giustizia giovane. Il poeta arcaico Esiodo nella sua famosa Teogonia propone Dike inserita una di quelle collettività femminili molto importanti nel politeismo arcaico come le Horai .Le Horai hanno nomi significativi come Eunomia ed Eirene. Buon governo e Pace ,come Giustizia (Dike) sono figlie di Zeus e di Themis ,la giustizia più anziana ( Così nel poema del poeta arcaico Esiodo, la Teogonia ,901-2) Dike e Themis rappresentano due giustizie che non si contrappongono tra di loro ma rimandano a due diverse prospettive.Themis rappresenta ciò che comunque è, è stato posto Dike è la giustizia che deve continuamente essere operativa . 6 per un’informazione generale rimandiamo Chirassi Colombo (1983 ) 1994 Di fronte ad entrambe si propone il dilemma di cosa è il giusto,il to dikaion e l’ingiusto adikon , dilemma che sembra senza soluzione o meglio votato ad una soluzione amara“tragica “ che può essere denunciata dal teatro comico . Nel teatro “comico di V secolo “ tuttavia il discorso ingiusto – senza dike -vince quello giusto ( così il poeta comico Aristofane nelle Nuvole). La polis arcaica comunque sembra aver chiara la differenza tra giusto ed ingiusto almeno nell’iconografia . Dike è rappresentata sulla cista di Kypselos ad Olimpia -famoso ed emblematico oggetto d’arte della metà del VI a.C.- come una bella donna che batte una donna brutta , Adikia, Ingiustizia ( Paus. 5,18,2 ). Il tema è ripreso variamente nella iconografia di inizio VI vedi l’ anfora bilingue da Cerveteri conservata a Vienna nel Kunsthistorische Museum dove Dike compare armata di martello. Il mito di Antigone raccontato dal teatro greco di V secolo a.C. propone il dilemma diel ruolo di Themis Dike rispetto la costruzione e la proposizione del to dikaion ,il giusto . La legge , le leggi ,dovrebbero essere strumento regolatore del giusto 7. Tuttavia la polis, dovrebbe veicolare ciò che è giusto, trasformando il campo di Themis-Dike in Legge come Diritto ma nella pratica della storia la legge come prodotto della machina legislatoria nella sua immediatezza esprime il diritto senza rispettarlo. Il Diritto- cioè la Giustizia alta ,Themis Dike insieme, si banalizza nel riconoscimento del valore relativo delle singole modalità attraverso le quali viene veicolato. Una breve riflessione ci avverte di quanto la proiezione relativista sia una problematica assai presente , anzi preminente. Basti pensare ad Erodoto ,il famoso “padre “della storia che passa in rassegna i nomoi dei popoli , nomoi , leggi , costumi ,tutti “relativamente” giusti, relativamente pensabili o impensabili. Così Erodoto ,il primo relativista culturale, quando passa in rassegna i costumi funerari degli altri popoli avverte l’incomparabile distanza che divide gli Indiani Callati che per onorare genitori defunti diventano 7 Zagrebelsky-Intorno alla Legge Il diritto come dimensione del vivere comune 2009 necrofagi atto dinanzi al quale i Greci inorridiscono . Entrambi nella loro singolarità si ritengono giusti. Anche Antigone vuole onorare un nomos funerario,seppellire un consanguineo,suo fratello, in omaggio ad una legge del sangue che lei intende come nomos assoluto. Creonte la condanna a morte per rispettare ciò che ritiene il suo dovere di uomo di stato, premiare il giusto e condannare l’ingiusto a prescindere dalla situazione genealogica, di famiglia. Possiamo dire ed è stato detto che né Antigone né Creonte hanno ragione in sé . E rimane aperto il problema di cosa è il to dikaion , ciò che è giusto ? Che cosa è la Legge rispetto la giustizia ? Aristotele nell’ Etica Nicomachea (1134 b ) distingue un giusto politico da un giusto ,fisico,naturale Del giusto politico (politikon dikaion) una forma è naturale (physikon) un’altra legale (nomikon ). Naturale è quello che dovunque ha la medesima potenza è non dall’essere secondo una o un’altra opinione . Legale ( nomikon ) invece è ciò che all’inizio non fa nessuna differenza che sia in questo o quel modo ,ma quando l’abbiamo posto ( hotan de zontai ) ad esempio pagare una mina per il riscatto o sacrificare una capra invece di due pecore . La città deve garantire il giusto politico. Come? Lo storico Senofonte nei Memorabilia (I,2,40 -46 ) propone sul tema il dialogo tra due personaggi famosi della scena politica della città cuore della politica, Atene V secolo a.C. : sono il giovane avventuroso aristocratico Alcibiade e lo statista della democrazia , Pericle Alcibiade pone la domanda : cosa è la legge ? ) Pericle mi sapresti insegnare cosa è la legge ? -Non è un desiderio difficile da esaudire il tuo ….-risponde PericleSono Leggi tutte queste che il popolo riunito in assemblea dopo aver deliberato ,fa mettere in iscritto dichiarando ciò che si deve e non si deve fare.Tutto ciò che chi comanda ,dopo aver deliberato, fa mettere per iscritto ,stabilendo ciò che si deve e non si deve fare, questo è legge. Alcibiade chiede spiegazioni Se un tiranno al potere prescrive ai cittadini quello che si deve fare,anche questo è legge ? anche quello che un tiranno prescrive quando è al potere ,anche quello è Legge – risponde Pericle Ma violenza (bia)-e illegalità( anomia) ,cosa sono? Non si hanno forse violenza e illegalità quando il più forte costringe (me peisas) senza persuasione facendolo mettere per scritto oppure in altro modo qualcuno a fare in un modo ,sia sopraffazione piuttosto che legge ? E allora ciò che il popolo essendo più forte dei ricchi( pochi) fa mettere per scritto senza persuasione ,è sopraffazione piuttosto che Legge? La Legge è la volontà dei più , della maggioranza ma la maggioranza senza persuasione si profila come violenza. Si introduce così una figura simbolica molto importante prodotta dal politeismo greco . Peitho, Persuasione . Peitho garantisce il presupposto dell’obbedire . E’ una personificazione -come sono personificazioni Dike e Themisfigure prodotte nel processo di figurazione tipico del politeismo greco . Peitho è una personificazione potente ,rappresentata nell’iconografia da una donna che con una frusta in mano fa girare vorticosamente una trottola, la iynx lo strumento “magico “, la trottola d’amore che irresistibilmente agisce ed è strumento di Aphrodite che rende irresistibile invitto, aniketos , Eros. Il dispositivo della persuasione garantisce la legalità della maggioranza il cui volere è sovrano secondo le regole della democrazia. E di democrazia parla Pericle nel famoso discorso riportato nel II Libro della Guerra del Peloponneso di Tucidide ( II ,37) Noi abbiamo una forma di governo politeia che non guarda con invidia le costituzioni dei vicini , e non solo non imitiamo gli altri ma siamo noi stessi di esempio a qualcuno . Quanto al nome essa è chiamata democrazia perché è amministrata non per il bene di pochi ma per una cerchia più vasta , eis pleionas Tuttavia d fronte alle leggi nelle cause private,idia, hanno lo stesso trattamento ed è per quanto ciascuno vale , perché si distingue in qualche cosa, non per la parte alla quale appartiene , che viene preferito nelle cariche pubbliche . Né se uno è in grado di fare qualche cosa di utile per la città è impedito per mancanza di mezzi o per l’oscura posizione sociale. Noi che trattiamo serenamente – , anepachthos -i nostri affari privati abbiamo molta paura di scendere nell’illegalità per quanto riguarda le cose pubbliche ta demosia . Siamo obbedienti a che quanti si succedono al governo e alle leggi ,in particolare a quelle che tutelano chi subisce ingiustizia e quelle che ,pur non scritte, per universale consenso portano disonore a chi non le rispetta. Lo storico Tucidide , il primo storico “contemporaneo”, mette queste parole nel famoso discorso funebre epitaphios logos che il primo cittadino della democratica Atene Pericle pronuncia per i caduti della guerra del Peloponneso (II ,37) Le parole di Pericle fondano l’uguaglianza dei figli della patria, i cittadini ateniesi caduti in sua difesa preparando per loro un sepolcro comune che cancella le differenze dovute alle genealogie ,alle famiglie,ai luoghi di nascita. Si tratta di un discorso funebre.I cittadini sono i combattenti caduti per il bene comune la “patria “. Il mito , il discorso fondante , al quale sempre ricorre il pensiero greco racconta come quella patria è stata fondata. La patria è la terra attica dalla quale è uscito il primo cittadino Ateniese nato dalla terra Ge che ha accolto nel suo grembo il seme di Hephaistos ,il dio artigiano e lo ha portato alla trasformazione in quel figlio Erichthonios,figlio della lana ( eri ) e della terra (Ge ) che Ge , la Terra , puntualmente consegna alla dea Athena guerriera e vergine. Athena ha cosi quel figlio che lei non può partorire senza violare la sua verginità . Tuttavia accettando quel figlio del seme paterno nutrito in un utero altro Athena conserva la sua integrità e può porsi come madre degli Ateniesi ai quali trasmettere il nome , figli di Athena, Ateniesi. Il mito della fondazione della patria ateniese e degli ateniesi è discusso in un bel libro di Nicole Loraux (1981) 1990 Les enfants d’Athéna .Idées athéniennes sur la citoyenneté et la division des sexes dedicato alla fondazione del politico nei suoi rapporti con i problemi di genere innescati sulle difficoltà del nascere , nascere da due . Un testo da ri-leggere. La patria, la terra dei padri , è il risultato di una combinazione di dati . E’ fondata dal mito –nel caso specifico dalle modalità della nascita del primo cittadino attico Erichthonios –ma è resa possibile della forma di governo , la politeia che garantisce le modalità che regolano la vita nella polis ,che deve essere una democrazia e dove la “giustizia” deve essere garantita I cittadini devono rispettare le leggi ,leggi di quanti si succedono al governo , i nomoi della città . Tuttavia quei nomoi cittadini possono essere legittimi solo se la maggioranza persuade la minoranza. Platone nel Politico 296 b distingue sulla base della persuasione l’arte politica dalla tirannide .Vi può essere un legislatore così giusto che può governare da solo La tirannide può essere esercitata legalmente solo dal “giusto in assoluto”Tuttavia è difficile individuare il giusto in assoluto . Aristotele nella Politica (1281 b 1-35 ) affronta il problema della giustificazione della bontà delle deliberazioni della maggioranza a livello politico anche se i migliori ( i ricchi ! )sono i pochi. La maggioranza come insieme dei più potrebbe, costruire comunque una eccellenza. …. Può darsi infatti che i molti pur singolarmente non eccellenti qualora si raccolgano insieme siano superiori a ciascuno di essi in quanto presi non singolarmente ma nel loro insieme ,come lo sono i pranzi comuni rispetto a quelli allestiti a spese di uno solo. In realtà essendo molti ciascuno ha una parte di virtù e di saggezza e quando si raccolgono e uniscono insieme diventano un uomo con molti piedi e molte mani, con molti sensi ,così diventano un uomo con molte eccellenti doti di carattere e di intelligenza Ancora Aristotele nella Retorica riprende direttamente il tema di Antigone sulla necessità di definire il giusto rispetto le varianti dell’applicazione del giusto, le varianti della giustizia applicata . Il filosofo si schiera con l’eroina tragica, con Antigone , fa suo quel problema . Il giusto esiste per natura ed è naturalmente percepito da tutti gli umani I (ta dikaia ,le cose giuste ,ed i (ta adika )le cose ingiuste sono distinte rispetto le leggi e rispetto le persone .La legge –nomos- si divide in idion particolare e koinon comune. La legge privata ,idion, è quella definita particolarmente per ciascuno,per ogni popolo ( idion men tois hekastois horismenon pros autois). Questa legge può essere sia agraphon non scritta che gegrammenon ,scritta, la legge comune koinon è tale kata physin per natura. Di questa tutti gli uomini hanno come una divinazione Esti gar ho manteuontai ti pantes. Per physei per natura infatti è comune il senso del dikaion e dell’adikon ,del giusto e dell’ingiusto anche quando non vi è alcuna comunanza tra loro e nessun patto. Questa è la legge della quale sembra parlare Antigone quando dice che è giusto contraddire l’ordine e seppellire Polinice,perché per natura questo era giusto non legge di oggi né di ieri ma sempre in vigore e nessuno sa da dove appare E così che Empedocle afferma che non si deve uccidere l’essere animato empsychon .Non ci può essere un giusto dikaion per alcuni e per altri non giusto ( ou dikaion La legislazione universale (to men panton nomimon ) attraverso il vasto Etere (aither ) si estende e attraverso la terra immensa (Aristotele,Retorica ,1373 b) Di particolare interesse il richiamo ad una giustizia più profonda, strutturale , quella giustizia del non uccidere , non uccidere nessun essere vivente .Altro tema trasversale del pensiero greco e non solo nel mediterraneo dell’epoca . Attribuito agli “orfici” i seguaci del mitico cantore Orpheus, ai Pitagorici . E ancora Aristotele si esprime in modo esplicito sulla naturalità umana del senso del giusto . Politica 1253 a L’uomo è animale socievole ..più di qualsiasi altro animale che vive in società ..perché possiede la parola ..logos . E’ l’unico animale ad avere nozione del bene e del male , del giusto e dell’ingiusto Questo dato ottimistico di fondo non impedisce che l’umanità pratichi l’ingiustizia ,o almeno segua un concetto di giustizia pratico ben diverso da quello di fondo invocato da Antigone e supposto da Aristotele . Platone (Gorgia 483 bd ) presenta l’opinione realistica dei sofisti che chiamano proprio la natura, la physis, come garante della “legalità “del più forte Per il disincantato Gorgia chi codifica le leggi sono gli uomini deboli e la massa ..a proprio tornaconto …Ma è la natura a mostraci che è giusto che il più forte domini il meno forte ancora Platone Repubblica 339 a presenta l’opinione di Trasimaco Parla Trasimaco : le leggi sono fatte dalla parte dominante a suo vantaggio Archelao di Atene alunno di Anassagora ,prima di Ippia aveva chiamato invece in causa la poliedrica ambivalenza dello strumento legale il dikaion to kai aischron , il giusto e il vergognoso sono stabiliti ou physei allà nomo non per natura ma per legge ( A 2 ,1 D-K ) Si toglie così ogni fondamento ad una legge intesa come piattaforma universale garante di una dimensione del giusto in sè. Un famoso frammento del poeta Pindaro sul nomos panton basileus , legge re , propone l’equivalenza di legge e consuetudine ,tradizione .sempre variabile , come sono variabili le tradizioni che contraddistinguono i singoli popoli Il frammento di Pindaro ( 169 Snell) è citato dallo storico Erodoto (III,38) , grande raccoglitore e analizzatore di nomoi tradizionali per significare la relatività dei comportamenti “giuridici”nei singoli popoli . Le leggi circostanziali per coloro che le devono accettare o le accettano perché le riconoscono , hanno valore assoluto. Sempre Erodoto (VII ,194) ricorda tra gli aneddoti dei suoi racconti sulle guerre persiane la spiegazione che il rinnegato Demaratos da a Serse re di Persia sul perchè i soldati spartani non si arrenderanno mai : essi temono la legge nomos despotes più di quanto i tuoi sudditi temano te E il dibattito sulla ingiustificabilità della legge in quanto norma variamente imposta ed imponibile si presenta serrato e senza soluzione . Legge che va contro la natura come dice Antigone ma alla quale paradossalmente Socrate dice che bisogna obbedire anche quando è palesemente ingiusta . Platone Protagora , 337 cd Voi tutti qui presenti siete parenti familiari per natura non per legge che compie molte violenze contro la natura Platone Critone 50 Bisogna non sottrarsi alle leggi della patria anche quando sono ingiuste Parla Socrate che rifiuta di salvarsi dalla condanna a morte Tuttavia cosa sono le Leggi ? L’inesauribile libertà del mitologia così le presenta in un testo famoso ancora di Sofocle . Sofocle Edipo Re 863 ss Le leggi sono fanciulle dal piede sublime ,generate dall’etere uranio Il loro padre è l’Olimpo , Non derivano da natura mortale ,non potranno essere sepolte dall’oblio. Un grande dio è in esse..… Personificazioni evanescenti le Leggi continuano a sfuggire alle definizioni dei filosofi e dei politici mentre le città greche si riempiono di leggi circostanziali , soprattutto scritte alle quali bisogna obbedire. Quasi contestualmente ,sempre nel mondo mediterraneo ,su un’ altra sponda il problema delle leggi dei nomoi e del nomos si pone su una piattaforma del tutto diversa. Leggi e Legge La Legge diventa assoluta e assolutamente garantita da quella importantissima rivoluzione ideologica che identifichiamo con il giudaismo del secondo tempio, la riforma o meglio innovazione costruttiva che gli uomini del ritorno ,gli ebrei esiliata a Babilonia e liberati da Ciro re di Persia ,avviano al loro ritorno in Palestina e che alle severissime leggi di purità delega la ricostruzione della propria identità 8. L’osservazione di una Legge rivelata e scritta diventa il codice ineludibile per un popolo che in lei si riconosce e si distingue il popolo ebraico appunto. I monoteismi perfetti –ebraico ed islamico- si esprimono anzi tutto attraverso un corpus legislativo In questo senso la distanza dal politeismo non solo quello greco, come sistema è totale. Il Nomos che Mosè disse (elalese) a tutti i figli di Israele secondo tutte– le cose che Kyrios ( Signore ) disse a lui per loro ( auto pros autous). Così in Deuteronomio , la Seconda Legge,l’ultimo libro del Pentateuco (I,5) che riassume il fulcro della rivelazione nell’Antico Testamento . Si tratta del modello “esemplare “di legislazione reso noto al mediterraneo grecofono – lingua veicolare del momento –attraverso l’edizione dei Septuaginta , i Settanta, edita ad Alessandria d’Egitto nel III secolo a.C. Una legislazione non emessa da un organo legislativo , boule kai demos senatuspopulusque . Neppure da un “re” magari soggetto alla Verifica delle sue possibilità di stare al potere secondo le regole di un potere regale precario . come bene esemplifica Sir James Frazer in quel 8 sul tema i vedi osservazioni in Chirassi Colombo 2006 ( I.Chirassi Colombo , Tra nomoi e nomos oscillazioni di etica mediterranea in Dynasthai didaskein Studi in onore di F. Cassola , M.Faraguna V.Vedaldi Jasbez cur. Trieste 2006 ,pp.111-126) datato ma insuperato capolavoro dell’antropologia comparata che è il Ramo d’oro che proprio sull’aspetto violatore e a rischio del potere regale impernia la sua lunga ricerca. Per quanto riguarda il nomos ebraico è la qualità eccezionale del destinante , a qualificare in modo esemplare il messaggio veicolato. Destinante infatti è il Dio unico e solo, il dio Monarchos che non ammette intorno a sé altri esseri dotati di potenza autonoma. In ebraico il nomos greco è tradotto torah ,legge appunto anche nel senso etimologico che mette in rapporto con un significante nel senso di “mostrare con il dito,indicare “. In ebraico Torah indica il Pentateuco l’insieme dei primi cinque libri dell’Antico Testamento, che la prima edizione in greco esprime attraverso l’uso del temine Nomos, centrale nella riflessione greca di V secolo. L’insieme legislativo del Pentateuco – enunciazione della Legge per eccellenza - è esposto in modo disomogeneo . In ogni caso ciò che si deve fare non è introdotto da un racconto, un mythos, un mito ma da un’ ingiunzione che introduce una “doctrine imperative “. Spicca l’enunciazione dei deka logoi , le dieci parole , il decalogo,quelle ingiunzioni che riguardano l’ uditorio di Mosè e troviamo anzitutto nell’Esodo . Seguono le leggi speciali , le leggi di santità che troviamo in particolare nel Levitico .Il rispetto di quelle leggi capillari e quotidiane fonda la qualità di quel popolo che obbedendo a quelle leggi trova la sua identità, si qualificherà come “santo” nel senso proprio di separato, diverso. Sono le famose “leggi di purità “che dividono il mondo animale ,le situazioni circostanziali delle donne e degli uomini, le singole azioni quotidiane sulla base del puro e dell’impuro…la loro osservanza stabilisce quella ortoprassi , modello giusto di comportamento che è essenziale per la stabilire l’identità specifica del popolo gradito a Dio, il popolo ebraico appunto. Vediamo il racconto della trasmissione delle leggi partendo dall’Esodo. Dio si manifesta come fuoco e fumo e si fa accompagnare dal suono della tromba e parla ( ma solo con Mosè). In Esodo 20 inizia l’elenco delle imposizioni : 1) Io sono il signore dio tuo 2) Non farti scultura alcuna ,né immagine alcuna di cosa che sia in cielo di sopra ,né di cosa che sia di sotto, né di cosa che sia nell’acqua ,, 3)Non usare il nome del signore iddio 4) ricordati del giorno del signore per santificarlo 5)onora tuo padre e tua madre 6)non uccidere 7)non commettere adulterio 8) non rubare 9) non dire falsa testimonianza 10)non desiderare la donna e la casa del tuo prossimo … IL testo è fissato su pietra attraverso la scrittura . Dio stesso è lo scriba. In Esodo 24 Dio stesso consegna a Mose le tavole di pietra che contengono “la Legge che “io ho scritto “i comandamenti che io ho scritto per insegnarli ai figli di Israele” (Ritroviamo i 10 comandamenti in Deuteronomio 5, 6-21) Ciascuno degli enunciati andrebbe singolarmente considerato Una datazione storica attendibile è difficile . L’annuncio monoteistico stretto tuttavia è considerato “tardo” anche all’interno dello stratificatissimo canone veterotestamentario. Intorno al regno di Giosia ( 640-590 VII-VI a.C.) . In II Re 22 8-10 si ricorda la scoperta del manoscritto della Legge (sefer hattorah ) E in 2 Re23 4-14 e si registrano le distruzioni di luoghi di culto altri come le bamôt e aserôt . La critica attuale confermala fondazione storica del monoteismo come opera degli uomini del ritorno, gli ebrei esiliati a Babilonia e liberati da Ciro , re di Persia .9 9 Testo importante : M.Smith , Gli uomini del ritorno .Il dio unico e la formazione dell’antico testamento (1977) tr.it . 1984 Verona ). La Legge “ultima” : la sharī´ā di Allah Analogo ma molto semplificato il codice che si vuole trasmesso dalla stessa entità, il Dio, Allah dalla glossa pansemitica El . Il portavoce questa volta è Muhamad come ultimo profeta per un ultimo codice . La nuova Legge rivelata a Muhamad vuole infatti essere definitiva. Simile alla predente ebraica è solo “semplificata” come esplicitamente detto nella sura IV del Corano che spiega anche la severità del codice ebraico come una “punizione” . Le regole esplicitamente dettate raccolte nel testo coranico, sono in numero minore meno minuziose anche se il diritto coranico nel suo complesso si avvale dell’informazione contenute nella raccolta di hadith , detti del Profeta in circostanze varie non presenti nel testo principale,10 Il riconoscimento e l’adesione a quella che è presentata come definitiva formulazione della Legge divina fonda l’ identità dei muslimūn ,i “sottomessi “a Dio ed obbedienti fedeli della sua Legge. L’obbedienza a questa “rivelazione “ dà rappresentanza ad un gruppo nuovo che si forma nel VII secolo d.C nell’Higiaz, nell’altipiano desertico della penisola arabica nordoccidentale affacciato sul Mar Rosso . Tuttavia non si tratta di un modello identitario di tipo etnico. Fondamentale differenza rispetto il modello della Legge ebraica sta nel fatto che il gruppo dei sottomessi a Dio può formarsi ovunque , là dove la recitazione della formula di adesione manifesta la volontà di sottomissione al messaggio dell’ultimo Profeta. Questo è anche il senso immeditato del termine islām come svolgimento del verbo aslama ricorrente nel testo coranico. E l’adesione può avvenire ovunque , in mezzo a qualsiasi situazione culturale,etnica ecc, là dove “Dio apre all’islām il petto di chi vuole dirigere “( Sura VI 245)11. L’Islam rivela così la sua precisa vocazione “ecumenica”,cioè la sua vocazione ad espandersi per volontà divina. Situazione che lo pone immediatamente in “ concorrenza “ aperta con l’ecumenismo del secondo monoteismo,il “monoteismo imperfetto”, il cristianesimo. 10 sul corano da ultimo B.Amoretti Scarcia “Il Corano “ una lettura , roma 2010 L’islām coincide con dīn ,inteso nell’etimo come ”religione”. L’atto è essenzialmente una conversione tawha ad una verità preesistente che è stata dimenticata . Seguiamo per questo la voce molto chiara ISLAM nella E.I.IV ,1978 11 Il profeta ha rivelato semplici e chiare regole per coloro che scelgono di essere i suoi muslimūn ,suoi seguaci ,regole che costituiscono in senso lato base della sharī´ā Il comportamente che deve essere osservato, a prescindere dai mutamenti della storia. Da notare che gli ebrei arabofoni ricorrono al termine sharī´ā per tradurre l’ebraico torah e il greco -nomos .Lo stesso termine è utilizzato comunemente per indicare una religione rivelata che vincola come una legge 12. Anche la religione cristiana è definita sharī´āt al Masīh, legge del Messia, riconoscendo implicitamente la specificità importante e la “novità “del cristianesimo, Legge del Messia,il Cristo figlio di Maria ,l’inviato del signore che precede Muhamad considerato l’ultimo e definitivo Profeta prima del giorno dell’ Ora ,la fine dei tempi . Con il cristianesimo l’islam condivide la scelta all’espansione, all’ecumenizzazione . Scelta pericolosissima nelle sue derive integraliste oggi pericolosissimamente attuali In un mondo globale che ha scambiato l’internazionalismo socialista con le interpretazioni acritiche del relativismo culturale piattaforma ideale per lo sfrenato liberismo economico. Il “giusnaturalismo” In contrapposizione alla Legge rivelata e l’arbitrarietà dei nomoi si mantiene saldo il ricorso alla physis,natura, magari supportata dalla garanzia di un grande dio come Zeus, Juppiter per giustificare un idea comune di giustizia Il modello appartiene alla filosofia stoica maturata nell’ambito della cultura ellenistica nel mediterraneo del dopo Alessandro. Il De Legibus di Cicerone con la sua teoria della razionalità di un ordinamento naturale compreso da tutti gli esseri umani può considerarsi il veicolo del principio di giustizia posto come regola nel 12 Vedi la traduzione dell’Antico Testamento in arabo ad opera di Sa´īd b.Yusuf al Fayyūnī detto Sa adya Gaon ( X secolo ) d.C) Su tutto dati molto precisi in E.J s.v. sharī´ā vol.IX 1998 pensiero cristiano. Il cristianesimo come noto accetta la universalità del decalogo ma rifiuta un codice rivelato di ortoprassi quotidiana . Il cristianesimo accetta il ricorso alla natura come regola finale , ovviamente nella prospettiva monoteistica di natura fondata da Dio . Così Papa Benedetto XVI si appella al diritto naturale, come norma del creatore per il rispetto della vita. Nessuna legge può sovvertire la legge del creatore senza rendere precario il futuro delle società con leggi in netto contrasto col diritto naturale . Dalla natura derivano principi che regolano il giudizio etico rispetto alla vita da rispettare dal momento del concepimento alla fine naturale “( 17 02,2007 ). L’eco da Cicerone è palese C’è una ratio che deriva dalla stessa natura che spinge al ben fare e distoglie dal delitto ,legge che inizia essere tale non quando viene scritta ma fin da quando è sorta ,ed è sorta unitamente all’intelletto divino . Per il che la prima e vera legge efficace nel comandare e nel proibire è la retta ragione del sommo Juppiter ( De legibus II,4,10). Il sommo Juppiter di Cicerone identifica il Creatore dello schema simbolico del monoteismo giudaico cristiano accettato. Ancora Cicerone nel De repubblica (III,22,33 ) aveva comunque già affermato che “vera legge è la retta ragione in armonia con la natura ,universale ,immutabile ,eterna … Dietro il capo della scuola stoica Zenone (citato da Diogene Laerzio VII ,88 –SVF I,160) “ “La legge comune che si identifica con la retta ragione che percorre l’universo coincide con lo stesso Zeus ,questo capo supremo del governo dell’universo “ l’uomo animale logico seguendo la natura agisce virtuosamente contraddicendola non è più in accordo con il logos della natura E l’interpretazione cristiana già a partire del II a.C. ad esempio nell’Apologia di Giustino ( I Apologia V,4 ..) il verbo , logos , ragione ,in quanto eterno ,sarebbe stato da sempre il veicolo di rivelazione della volontà di Dio all’umanità !! Quindi la “rivelazione” ci sarebbe ovunque e da “sempre”, o meglio dalla fondazione del mondo e dalla rivelazione. Come dice Paolo nella Epistola ai Romani ( 2,14,15) Tutto nella prospettiva del monoteismo cristiano che accoglie e riorganizza i filoni portanti della speculazione filosofica greca e latina. Speculazione filosofica filtrata in particolare dai giuristi romani impegnati ad assicurare un contenuto di giustificazione alla macchina legislatoria a questo punto non della respublica in sé ma dell’impero. Il giurista Gaio nelle Institutiones ( 1,1 ) per segnalare la base di quello che doveva essere proposto come ius gentium , il diritto dei popoli, chiama in causa la naturalis ratio, la ragione naturale, che garantisce la possibilità dello scambio tra popoli diversi e media tra lo ius civile , il codice obbligatorio per il civis,il cittadino che è chiamato a rispondere alle sue leggi ,al diritto positivo stabilito dal legislatore –il senatuspopulusque ad esempio - e coloro che erano al di fuori . La riflessione sul rapporto tra legge naturale come legge divina e legge civile come legge umana è al centro della riflessione di Agostino . Il rapporto tra i due modelli si pone al centro della riflessione sulla governabilità del mondo nella proiezione cristiana . Un tema che attraversa tutto il medioevo.In ogni caso Agostino tiene separate la civitas dei, la città perfetta dove regna solo la legge divina ed è escatologica e la civitas hominum regolata secondo le legislazioni imperfette che segnano la contemporaneità storica (Agostino de civitate dei XIV,28). Il modello aristotelico (e stoico) è veicolato nella organizzazione dell’etica cristiana soprattutto da Tommaso nella Summa Theologiae ( secunda pars) Tommaso distingue tra una lex aeterna che riflette il piano di Dio al momento della creazione che gli uomini non possono conoscere ed una lex naturalis , che è riflesso manifestazione della legge eterna nel mondo .Quest’ultima può essere conosciuta usando la ragione , ratio,che permette l’esplorazione del mondo che Dio mette a disposizione degli umani. Si apre così quella possibilità alla esplorazione scientifica che il cristianesimo comunque consente. Per questa possibilità la conoscenza umana qualitativamente non può essere inferiore a quella divina (anche se lo è quantitativamente ) come afferma Galileo Galilei Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. Il diritto naturale come modello di comportamento giuridico possibile per gli stati moderni Europei che a partire dal XVI secolo dovevano affrontare il problema del rapporto tra l’autorità ecclesiastica e governativa è oggetto di riflessione di Hugo de Groot ,Ugo Grozio ( 15831645). Grotius si occupa soprattutto di limitare il diritto all’uso della forza, limitare la guerra tra nazioni, come mezzo risolutivo di conflitti. Il de jure belli ac pacis del 1625 vuole essere un richiamo alla riflessione sulle decisioni che implicano l’attuazione di un utile immediato e circostanziale non compatibile con le necessità del vivere comune,la domesticità,oikesis,che è situazione propria dell’umanità. Tema che è al centro della affermazione di Grotius sul vinculum che lega gli uomini in societas il vincolo è regolato dai principi presenti nella ragione ,la ratio, dotazione umana ,garante assoluta della vocazione etica al vivere in comune-etsi daremus anche se ammettessimo che Dio non esiste. Il problema di regolamentare per legge l’ “uso giusto “ della forza in Grotius dovrebbe essere riletto in prospettiva “ attuale”. Diametralmente opposta alla benevola interpretazione della natura umana di Grotius è la posizione di Thomas Hobbes .(1588-1678) L’uomo per Hobbes non ha per natura nessun principio indicatore in sé . “ l’indole degli uomini è per natura tale che se non vengono frenati dal timore di una potenza comune ,diffidano e temono l’uno dell’altro / (De cive ,1642) La celebre affermazione di Hobbes homo homini lupus stabilisce una “natura” rapace come cifra dell’umanità in concordanza con quanto culturalmente stabilito dalla sofistica greca. Le leggi positive , quelle degli stati, “devono” dialogare con il problema di contenere la “legge di natura”! Ovviamente il problema si concentra sulla indipendenza dell “natura “ ! Nei sistemi non monoteisti – ad esempio nel modello del politeismo greco che rifiuta l’ipotesi “creazionista” –la natura costituisce una realtà in sé consistente,indipendente . Il modello del monoteismo cristiano incamera in modo efficace il concetto “indipendente “ di natura . La costruzione dei sistemi di legalità si presenta come modello storico in affinamento . A partire da imprescindibili acquisizioni fondamentali di Diritti “culturalmente” Umani, donne e animali inclusi.