3. disabilità_sensoriali

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3. disabilità_sensoriali
Disabilità sensoriali:
disabilità uditiva e
disabilità visiva
Capitoli 2 e 3 del manuale
Attenzione: il testo in blu è fedele al testo
Il testo in rosso è aggiuntivo rispetto al testo
Indicazioni su parti da non studiare sono in rosso
DISABILITA’ UDITIVA: ASPETTI TERMINOLOGICI
Condizione molto variabile
Sordomuto (sordo+muto): persona che costituzionalmente non può
accedere al linguaggio e non sente. Termine desueto (confusione di
conseguenza con causa)
Sordo perlinguale: sordità che compromette l’uso e l’acquisizione
del linguaggio comparendo prima del suo sviluppo (legge 95/2006).
Impedimento vs compromissione: apprendimento del linguaggio è
più difficoltoso ma non impossibile; può avvenire tramite apparecchi
o percorsi riabilitativi.
Ente Nazionale Sordomuti trasformato in Ente Nazionale per la
protezione e l’assistenza dei Sordi - ONLUS
Audioleso o Ipoacusico: percezione uditiva deficitaria, pur conservando
delle potenzialità per il residuo uditivo a disposizione
DISABILITA’ UDITIVA: ASPETTI TERMINOLOGICI
Estrema variabilità dipendente da:
Cause (ereditaria vs acquisita)
Presenza di altri danni associati
Qualità delle esperienze interpersonali (linguistiche e non)
Disponibilità di apparecchi di supporto (es. impianti cocleari)
Grado di recuperabilità/potenzialità da:
Precocità dell’individuazione del deficit
Tempestività dell’intervento protesico e riabilitativo
Qualità dell’impatto della disabilità sulla famiglia
Disponibilità di supporto sociale
DISABILITA’ UDITIVA
TIPI DI SORDITÀ
Diversi criteri per definire i tipi di sordità, in base a:
1.
Localizzazione del danno:
a)
s. trasmissiva (3-4% dei bambini) parti apparato uditivo adibite alla
trasmissione delle onde sonore, che non arrivano o arrivano parzialmente
all’orecchio interno. Es. lesione dell’orecchio esterno e medio; anomalie di
conduzione. Sordità lieve
b)
s. percettiva (0.05% dei bambini):
i.
Neurosensoriali: anomalia delle orecchio interno (coclea) e delle
connessioni nervose ad esso prossimali
ii.
Centrali: centri uditivi del cervello e nervo acustico (la trasmissione delle
onde sonore avviene normalmente ma è compromessa la trasformazione
delle vibrazioni in percezione uditiva). Perdita uditiva da lieve a gravissima.
c)
s. mista: si sommano anomalie nella conduzione e percezione del suono,
poiché il problema riguarda sia la periferia che l’area centrale dell’apparato
uditivo.
(lasciate perdere i metodi diagnostici, pag. 36!)
DISABILITA’ UDITIVA
2. Grado di gravità della perdita: in base ai risultati di esami clinici. Gravità
definita in base alla quantità (=intensità del suono) e qualità (=altezza
del suono) del deficit.
Intensità: ampiezza di pressione dell’onda sonora, si misura in decibel (dB) e
corrisponde alla sensazione soggettiva di sentire un suono più o meno
forte.
Altezza: frequenza della pressione delle onde sonore, si misura in herz (Hz)
e corrisponde alla sensazione soggettiva di distinguere suoni acuti e
gravi.
Sui vari range di dB e Hz si definiscono i vari tipi di sordità
In generale: tanto più grave quanto più alta deve essere l’intensità per
essere percepita e minore è la gamma delle frequenze percepite
DISABILITA’ UDITIVA
Lasciate perdere sul libro tutte le classificazioni in base ai range (pag.37).
Vi basti sapere (info non presente sul libro)
Il livello di sordità si valuta dalla media delle intensità soglia percepita a delle
frequenze del suono fissate a 500, 1000, 2000 e 4000 Hz che sono quelle
caratteristiche della voce umana.
Parametri fissati da Bureau International d’Audiophonologie (1997)
Lieve, con la perdita tra 21 e 40 dB. Il parlato è percepito se il tono è normale;
difficoltà insorgono se la voce è bassa e l’interlocutore è distante; la maggior parte dei
rumori nella vita quotidiana sono percepiti.
Media, con perdita tra 41 e 70 dB. Il parlato è percepito se il tono è alto; si
comprende meglio se l’interlocutore è ben visibile; alcuni rumori della vita quotidiana
possono essere percepiti
Grave, con perdita tra 71 e 90 dB. Il parlato è percepito se la voce è forte e vicina
all’orecchio; possono essere percepiti rumori forti.
Profonda, con perdita tra 91 e 120 dB. Il parlato non è percepito e solo i rumori
molto forti possono essere uditi.
Totale, oltre i 121 dB. Sordità totale.
DISABILITA’ UDITIVA
3. Causa (ereditaria vs acquisita)
Ereditarie
1.
Dominanti: interessano molti individui di ogni generazione, può
manifestarsi dopo la nascita, solitamente lievi
2.
Recessive: incidenza bassa negli individui di ogni generazione; si
manifesta alla nascita, solitamente molto grave
Ultime scoperte della ricerca genetica: gene CONNEXINA26
DISABILITA’ UDITIVA
4. Epoca di insorgenza (prenatale, perinatale e postnatale)
a) s. da causa prenatale
1. Cause virali es. rosolia
Importanza della
2. Microbiche es. sifilide
diagnosi precoce
3. Parassitarie es. toxoplasmosi
4. Tossiche es. alcool
b)
s. da causa peri-natale;
1.Traumatismo
ostetrico
1. Apparecchi acustici
2. Impianto cocleare
2.Prematurità
3.Anossia
4.Grave
emolisi (distruzione dei globuli rossi)
5.Secondario a ittero
c)
s. da causa post-natale.
1.Traumi
2.Malattie
infettive (meningite, encefalite)
3.intossicazioni
Sempre integrati a
programmi riabilitativi
di esposizione
intensiva alla
comunicazione orale o
mista
DISABILITA’ UDITIVA
Esiti evolutivi
Difficoltà di condurre attività di ricerca:
1.
Reclutamento dei campioni
2.
Eterogeneità dei campioni
3.
Ruolo delle complesse interazioni tra fattori individuali,
familiari e ambientali
Focus su potenzialità e barriere psicologiche, fisiche, sociali ed
educative (focus su fattori protettivi e fattori di rischio)
SVILUPPO AFFETTIVO E SOCIALE
Prima infanzia: alterazione degli scambi interattivi precoci, attaccamento
insicuro
Età successive: iper-dipendenza, impulsività, aggressività, bassa autostima
Fattori di rischio
Difficoltà interattive precoci:
1. difficoltà a riconoscere e reagire alla voce
materna nel neonato
2. Scarsa reattività del B agli stimoli
3. Percezione
del
bambino
di
scarsa
responsività materna, a causa del mancato
accesso alla stimolazione vocale
4. Minore reciprocità interattiva
Difficoltà genitoriali:
1. Ansia genitoriale
2. Sentimenti di rifiuto dei genitori
Stress associato alla diagnosi
Eccessiva intrusività e direttività che può
sfociare in ipercontrollo e iperprotezione
1.
2.
3.
4.
5.
Fattori di protezione
Genitori sordi
Riconoscimento
precoce
attraverso
altri
canali
sensoriali, es. olfatto e vista
Compensazione degli scambi
comunicativi attraverso altri
canali non verbali alternativi
(visivo,
gestuale):
natura
multimodale
degli
scambi
interattivi precoci
Intervento precoce per favorire
una relazione d’attaccamento
sicura
Contesto interattivo stimolante
SVILUPPO COGNITIVO
Interesse per il ruolo del linguaggio nello sviluppo cognitivo (tema
tradizionale della psicologia dello sviluppo)
Lo sviluppo cognitivo dipende sia dalle capacità di base del soggetto, sia
dalle modalità educative e riabilitative. Tradizionalmente sono stati
riscontrati:
PRIMI STUDI:
Un ritardo cognitivo di 2/4 anni rispetto ai coetanei: ritardo nel linguaggio ->
povertà di esperienze sociali -> ritardo cognitivo conservazione
Il raggiungimento del pensiero operatorio concreto, ma difficoltà nel pensiero
astratto, tipicamente esercitato col linguaggio (rappresentazione sociale del
bambino sordo come concreto)
STUDI Più ATTUALI:
Ritardi solo associati a certe condizioni, non generalizzati (solo orali vs. solo gestuali)
Memorizzazione carente non per deficit direttamente riconducibile alla sordità, ma per
mancanza di strategie appropriate di metamemoria. Differenze tra bambini che utilizzano
codice verbale e codice cinestesico.
Addestrare i bambini all’uso di strategie di memorizzazione e recupero: es ripetizione
(che avviene normalmente grazie all’uso per b udenti, ma poco usata dai b. sordi)
SVILUPPO COGNITIVO
Quindi:
1.
Variabilità dovuta sia a differenze individuali nelle abilità linguistiche
e nelle qualità dei programmi educativi e riabilitativi
2.
Di per sé, la sordità non comporta deficit cognitivi
3.
Difficoltà e ritardi nello sviluppo cognitivo e nell’apprendimento di
bambini con deficit sensoriali sono quindi riconducibili a
inadeguatezza dei programmi educativi
Recente interesse per Tom (che ruolo gioca l’abilità linguistica dello
sviluppo della ToM?)
No ritardi nella comprensione falsa credenza tra b.s. figli di genitori sordi,
ma si ritardi in b.s. figli di genitori udenti o che usano LIS: dunque, ritardo
linguistico causato da inefficace stimolazione relazionale e ambientale a
livello linguistico
Intatti altri aspetti della ToM: comprensione desideri ed emozioni
SVILUPPO LINGUISTICO
Entro il primo anno (in caso di sordità prelinguale grave e profonda:
blocco produzione suoni (6 ms)
incapacità di apprendere linguaggio verbale.
Evoluzioni dipendenti dal tipo di linguaggio insegnato (segni vs.
parlato)
b.s. da g.s.: evoluzione identica ad acquisizione della lingua oraleL’ambiente di vita è una comunità segnante ed non orale
b.s. di g.u. che diventa segnante: ritardo, ambiente di vita non è una
comunità segnante
b.s. che entra in linguaggio orale: probabile ritardo, ma variabile per:
Fattori connessi alla disabilità (età insorgenza, gravità)
Disponibilità all’interazione e comunicazione
Ricchezza nella stimolazione interattiva e comunicativa
dell’ambiente sociale di appartenenza
SVILUPPO LINGUISTICO
Caratteristiche generali del linguaggio orale del b.s.
Componente FONOLOGICA deficitaria: difficoltà a distinguere i suoni
quindi ripercussioni sull’acquisizione lessicale: vocabolario ridotto, povero
e tendenzialmente concreto
Strategie di apprendimento di parole nuove e categorie semantiche: intatto
Difficoltà morfologiche (a causa di unità piccole e spesso difficili da
percepire)
Morfemi liberi: omissioni e sostituzioni di articoli, pronomi, preposizioni
Morfemi finali che consentono di coniugare verbi, accordare genere e
numero
Fondamentale input ambientale:
complessità sintattica (non solo frasi lineari) e comunicativa (dialogica,
pragmatica) degli insegnanti
Sollecitazione per facilitare e motivare apprendimento
SVILUPPO LINGUISTICO
Caratteristiche generali del linguaggio scritto del b.s.
Problemi e ritardi analoghi a lingua orale
Deficit nelle capacità meta-linguistiche?
Se adeguatamente supportati, nessuna differenza a 16 anni
Nessuna difficoltà nel pregrafismo alla scuola dell’infanzia: nessuna
differenza tra b.s. e b.u. nell’accesso alla lingua scritta
Eguale sensibilità alla trasparenza ortografica: più errori con diminuzione
trasparenza: ipotesi di una rappresentazione interna del collegamento tra
fonema e grafema
Importanza della intellegibilità nella produzione orale
Eterogeneità dei profili sia
nella produzione orale che scritta
METODI RIABILITATIVI
Storico dibattito tra interventi incentrati sulla lingua orale vs
gestuale
Presupporti dell’attività riabilitativa contemporanea:
1. Non basta solo il linguaggio sei segni, ma è necessario
avvicinare il b.s. anche alla lingua ora. Come insegnare al
b.s. profondo a parlare attraverso la lingua orale (la sola
esposizione non basta)? Interventi con approcci mirati e
programmati
2. Eterogeneità dei programmi riabilitativi (età di inizio, orale
vs misto), da cui necessità di un confronto dell’efficacia
evidence-based
METODI RIABILITATIVI
1. METODO BIMODALE (combinazione simultanea dei
canali visivo-gestuale e acustico – verbale):
Acquisizione della competenze linguistica orale da parte del bambino sordo,
utilizzando il supporto dei segni per l’insegnamento della lingua vocale.
Non si usa la LIS (lingua italiana dei segni) pura, ma il suo adattamento: ISE
(italiano segnato esatto) che utilizza le stesse regole della lingua parlata.
C’è anche IS (Italiano Segnato)
Dattilologia: alfabeto manuale x articoli, preposizioni e parole non presenti
nella ISE
Cued speech: supporto alla labiolettura x distinguere suoni vocali e
consonantici, attraverso suggerimenti manuali
Addestramento anche x i genitori
Limite: troppo carico di apprendimento x i bambini (LIS, ISE, IS, lingua orale
e movimenti per accompagnare emissione vocale + quelli per canale
gestuale)
METODI RIABILITATIVI
2. EDUCAZIONE BILINGUE (esposizione e apprendimento
di due lingue, da usare in contesti/interlocutori diversi)
1.
2.
Lingua dei segni attraverso modalità gestuali in modo spontaneo, per una
espressione libera e spontanea
Lingua parlata per comunicare con gli udenti nella propria comunità di
appartenenza
Le due modalità utilizzate separatamente a seconda degli interlocutori
Mai bilinguismo contemporaneo, ma successivo: strategia migliore è di far
apprendere prima lingua dei segni e poi la parlata
Come bilanciare l’esposizione alle due lingue? Non si tratta mai di
bilinguismo naturale
Maggiori difficoltà dei genitori udenti di padroneggiare LIS
Mai apprendimento della seconda lingua per semplice esposizione, a
causa del grado deficit uditivo
METODI RIABILITATIVI
3. METODO ORALE CLASSICO
Insegnamento precoce del linguaggio in seguito all’implementazione
di un apparecchio acustico
Step da seguire molto precocemente:
Allenamento acustico con strumenti e con riconoscimento dalla bocca dei suoni
onomatopeici
Labiolettura: movimenti labbra
Tattolettura: toccare gola guance e naso x riconoscere le vibrazioni
Esercizi di respirazione e soffio
Impostazione dell’articolazione (specchio)
Associazione parola/oggetto e poi dal 2° anno parola/immagine
Uso precoce lettura (2 anni): insegnare a parlare e leggere
contemporaneamente
METODI RIABILITATIVI
4. METODO VERBO-TONALE (solo da leggere, non oggetto
di verifica)
Stimolare il residuo uditivo, attraverso apparecchi e ausili e
riabilitazione
Integrazione con i canali intatti (visivi, propriocettivi,
esterocettivi)
Attività corporee ritmiche
Stimolazioni musicali
Stimolazioni grafo-motorie
Psicomotricità
Sussidi visivi
Intervento di gruppo
METODI RIABILITATIVI
5. TECNOLOGIE INFORMATICHE
Software riabilitativi didattici
Visualizzare caratteristiche acustiche della voce, info visive su
intonazione, intensità, durata ecc. come feedback autocorrettivo
Rete telematica tra b.s. in scuole diverse
Programmi x costruire testi o x riconoscimento vocale
(visualizzazione sul monitor di ciò che viene detto a livello orale)
Programmi finalizzati a incrementare la competenza linguistica
(sostituto della terapia logopedica)
Rete telematica aiuta a comunicare (mail, forum, chat, etc.)
soprattutto per adolescenti per ridurre isolamento sociale e
favorire la costruzione di una rete sociale
METODI RIABILITATIVI
6. METODO CREATIVO, STIMOLATIVO, RIABILITATIVO
(ZORA DREZANCIC, 1980) (solo da leggere, non oggetto di
verifica)
Sin dai primi mesi di vita si propone intervento finalizzato allo
sviluppo del linguaggio che rispetta le normali tappe evolutive
(vocalizzazioni, lallazione, etc.)
Proporre un intervento sul linguaggio nel suo complesso senza
separare i vari aspetti (es. fonatorio da articolatorio)
Rispettare i modi e i tempi di immagazzinamento del b.s.
Modelli multisensoriali: attenzione alle proposte vocali, alla
percezione uditiva, all’espressione del viso e dei movimenti facciali
Voce cantata e ritmo musicale
Scelta degli stimoli linguistici considerando età di sviluppo
Diversi operatori: multidisciplinare
METODI RIABILITATIVI
Quali programmi prevede? (solo da leggere, non oggetto
di verifica)
Primo: 6ms-3anni; audio-fono-psicomotorio, utilizzo di
voce e giochi
Secondo: 3-6anni; competenze linguistiche sui
versanti fonologico, semantico, sintattico e
pragmatico
Terzo: 6-14anni: consolidamento
Quarto: adolescenti; autonomizzazione, stimolazione
e controllo vocale
(solo da leggere,
non oggetto di
verifica)
DISABILITÀ VISIVA
DISABILITA’ VISIVA
Acuità visiva (o visus): Capacità di distinguere a una distanza data
determinate forme o di discriminare due punti vicini (forma, grandezza,
localizzazione degli oggetti). Si misura in decimi (in Italia).
Visus normale: 10/10 per ciascun occhio, cioè: capacità di leggere le
prime 10 righe di un ottotipo (la tavola luminosa dell’oculista) a 5 metri
di distanza. es. se legge solo la prima riga, avrà un visus di 1/10.
Per valutare la percezione visiva nel bambino:
-dai 2 ai 5 anni: identificazione di simboli e disegni;
bambini < 2 anni: si usano i PEV (potenziali visivi evocati)
registrazione elettrofisiologica dell’area occipitale; e il preferential
looking (preferenza innata del B per stimoli a elevato contrasto
rispetto ad omogenei (lasciate perdere Lea Hyvarinen)
Ampiezza del campo visivo: ampiezza della scena visibile
quando lo sguardo è fisso in un punto nello spazio (es. per
percezione movimento).
DISABILITA’ VISIVA
Deficit visivi:
1. riduzione
dell’acuità visiva:
centrale
2. riduzione del campo visivo:
periferica
visione
visione
DISABILITA’ VISIVA
Su un continuum, punti principali:
Cecità totale: Impossibilità di percepire
qualsiasi stimolo visivo.
Cecità legale: Residuo visivo di 1/10 (in Italia).
Benefici di legge.
Ipovisione: Capacità visiva parziale. Residuo
visivo tra 1/10 e 3/10 oppure campo visivo
<30%.
DISABILITA’ VISIVA
CRITERI SECONDO OMS
5 categorie combinando acuità e ampiezza del
campo visivo
DISABILITA’ VISIVA
Importanza dei fattori individuali e ambientali
nell’adattamento alla cecità (utilizzo del residuo visivo,
ausili, capacità sostitutive)
Cecità reale: E’ oggettivamente cieco colui che non
dispone di nessuna percezione visiva derivante da
stimoli ambientali luminosi.
Cecità funzionale: E’ funzionalmente cieco colui che,
pur disponendo di percezioni visive (luci e ombre, colori,
forme vaghe,ecc.) non può organizzarle, per altre cause,
in percezioni utili all’ adattamento quotidiano.
Altri criteri per classificare l’ipovisione:
su base anatomica
Età di insorgenza: congenita (dalla nascita) o acquisita
DISABILITA’ VISIVA
EZIOLOGIA E EPIDEMIOLOGIA
EZIOLOGIA
Cause congenite (27-50%): fattori genetici e prenatali
extragenici (infezioni, intossicazioni, toxoplasmosi, rosolia,
etc.)
Cause perinatali: anossia; prematurità e relativi trattamenti;
diabete materno; ecc.
Cause postnatali: infezioni virali; fattori immunitari,
degenerativi e traumatici (meningiti, encefaliti), tumori,
diabete, ecc.
EPIDEMIOLOGIA
Incerta per difficoltà rilevamento, variabilità criteri normativi. Si
stima una frequenza di 0,02%.
SVILUPPO DEL BAMBINO NON VEDENTE
Rilevanza di tale analisi: 45% dei bambini ciechi lo è
dalla nascita
Variabilità degli esiti: QI, fattori di resilienza, altri
problemi correlati, , stimolazione ambientale
Nella valutazione degli esiti:
Area di sviluppo direttamente colpite dalla cecità (Blind
specific): coordinazione visuo-motoria (non completamente
compensabile), abilità locomotorie e abilità di motricità fine
Aree di sviluppo indirettamente colpita dalla cecità (Blind non
specific) : sviluppo del controllo posturale, sviluppo sociale
ed
emotivo,
sviluppo
linguistico
(completamente
compensabili).
SVILUPPO DEL BAMBINO NON VEDENTE
SVILUPPO MOTORIO
Effetti diretti della cecità: determinato dal ruolo di feedback
della vista sul movimento
Inizialmente c’è un ritardo nella motricità volontaria: sollevarsi
sulle braccia, spostarsi da una posizione all’altra, deambulazione,
prensione di oggetto sonoro (“mani cieche: poco interesse per
esplorazione fino agli 8-10ms”). Mentre le reazioni di orientamento,
controllo posturale e abilità manuali che non sono sotto il controllo
visuo-motorio e sembrano svilupparsi più facilmente.
Deambulazione autonoma: in ritardo, movimenti per spostarsi in
posizione seduta o tramite altri adattamenti (compromesso tra
esplorazione e sicurezza/stabilità).
Ritardo nello schema di prensione e utilizzo della mani (11 ms
vs 5-6 ms): necessità di coordinazione occhio-mano (nella norma da
3 ½ ms)
Uso delle mani a scopo auto-stimolatorio
SVILUPPO DEL BAMBINO NON VEDENTE
SVILUPPO MOTORIO
Effetti indiretti della cecità:
1. una minore elicitazione dell’attività motoria in mancanza di stimoli
visivi;
2. minori stimolazioni sociali iniziali;
3. maggiore insicurezza nel comportamento esplorativo;
4. ritardo nella costruzione del reale.
5. posizione seduta e gioco prolungato in questa posizione, norma:
9-12 ms vs. assente in oltre 60% b.c.), con conseguenti ritardi su
reaching e grasping
E’ necessario stimolare la prestazione motoria con strategie
specifiche: incentivare il bambino alla verbalizzazione delle
esperienze; stabilire in modo chiaro e preciso i punti di partenza e di
arrivo di ogni percorso da eseguire; iniziare l’attività in ambiente
protetto; motivare il bambino al compito.
SVILUPPO DEL BAMBINO NON VEDENTE
SVILUPPO COGNITIVO
Differenze negli esiti evolutivi tra i B con cecità congenita o
acquisita a causa del ruolo della plasticità neuronale
Congenita predittiva di irrecuperabilità
Deficit congenito ma correggibile: entro 2 ms dalla nascita (cataratta
congenita)
Visione per 1-2 anni entro 3° anno: recuperabile
Visione binoculare se impedita nei primi 3 anni di vita può rimanere
danneggiata.
Deficit successivo ai primi anni: recuperabile ma riorganizzazione
della gerarchia percettiva
Ipovedente: quadro e prognosi meno grave del cieco, ma dipende da
gravità e tipologia (periferica vs centrale)
SVILUPPO DEL BAMBINO NON VEDENTE
SVILUPPO COGNITIVO: esiti per b. c. congeniti
Impatto sullo sviluppo senso-motorio (fenomeno delle mani) e
impatto sulla formazione della conoscenza.
Reazione di difesa all’avvicinamento dell’oggetto: spostamento
d’aria vs input visivo
Ricerca degli oggetti deve fondarsi su afferenze sensoriali sonore
e tattili.
Permanenza
dell’oggetto
e
intelligenza
rappresentativa:
normalmente avviene dal 9° mese fino al 18-24ms; nel B non
vedente compare tra i 22 e i 35ms.
BLINDISMES: tic e condotte stereotipate di autostimolazione
(pugni schiacciati sugli occhi, dondolamento testa, tronco,
ecolalie).
SVILUPPO DEL BAMBINO NON VEDENTE
SVILUPPO COGNITIVO: esiti per b. c. congeniti
SVILUPPO RAGIONAMENTO LOGICO:
ritardo nelle operazioni di conservazione
Alcune operazioni logico-matematiche (classificazione, seriazione), ma risultati
non consistenti e i ritardi sembrano dominio specifici e non generalizzati
(sappiate questo, inutile andare nel dettaglio degli studi pag. 72-73)
Deficit nel problem-solving con variazioni introdotte
Limitazione nelle rappresentazioni spaziali
Sviluppo cognitivo caratterizzato da egocentrismo (le percezioni e le
localizzazioni hanno come punto di riferimento il proprio corpo)
In generale si ha un ritardo di acquisizione, non ci SONO DIFFERENZE
Né INFERIORITA’ NEL BAGAGLIO INTELLETTIVO FINALE, quindi in età
adulta, il solo deficit non produce differenze
Tappa finale uguale, ma raggiunta con percorsi diversi: DEPRIVAZIONE
SENSORIALE provoca una riorganizzazione funzionale di processi percettivi
utilizzando processi vicarianti del sistema cenestesico, uditivo e tattile.
SVILUPPO DEL BAMBINO NON VEDENTE
SVILUPPO AFFETTIVO E SOCIALE:
Impatto traumatico, disorientamento, madri eccessivamente verbalizzanti: ripetizione
e riformulazione dei comportamenti comunicativi infantili, ma anche sensibili e
responsive
A. Sviluppo interattivo precoce e attaccamento
Aspetti di criticità
Aspetti di forza
1. Manca il contatto visivo
2. Discriminazione tardiva tra
figure familiari ed estranee
3. Ritardo nel processo di
individuazionedifferenziazione (parallelismo
con ritardo nella permanenza
dell’oggetto?)
1. Comparsa del sorriso sociale secondo la
stessa tappa del b.v.
2. Interazione diadica ugualmente ben regolata,
salvo per un maggiore sforzo di contenimento
regolatorio della M, attraverso tatto, contatto
fisico (funzione solitamente svolta dallo
sguardo)
3. Codifica delle emozioni fondamentali, ma
pattern meno chiari per emozioni complesse
B. Sviluppo interazione con i pari: criticità per minore disponibilità di
adattamento dei pari (vs caregiver); minore orientamento sociale: ruolo
scuola dell’infanzia e mediazione dell’adulto
SVILUPPO DEL BAMBINO NON VEDENTE
SVILUPPO LINGUISTICO
Ipotesi di ritardo a causa del blocco dei canali di comunicazione prevervale
(contatto visivo; joint attention; gesti comunicativi)
Dati:
Sino ai 6-7 mesi no: normale produzione vocalica che va rinforzata
Prime parole: dati discordanti (ritardo?). Problemi metodologici e/o reale
difficoltà nello sviluppo della referenza?
Nel corso del II anno (18 ms.). Alcuni aspetti dello stile comunicativo dei
genitori che influenzano negativamente gli esiti linguistici:
1.
2.
3.
Iniziano più frequentemente l’interazione e senza integrare con la gestualità
Stile richiestivo inadeguato all’età
Riferimento a temi potenzialmente interessanti e non alla realtà contingente
Maggiori difficoltà nell’uso di frasi di 2 o più parole: discrepanza tra input
linguistico e dati esperienziali.
Tendenza all’iperverbalismo e sovra-estensione semantica (ricorrenti
anche nei b.v., ma superati prima grazie a esperienza)
Il caso della disabilità multipla
Limitazioni visive associate ad altre forme di compromissione motoria,
cognitiva e comunicativa: es. prematuri gravi
3 categorie:
1.
Lieve. Compromissione cognitiva, motoria, comunicativa e sensoriale non
interferisce sensibilmente con raggiungimento dell’autonomia
2.
Media: interferenza con sviluppo armonico (es. ritardi linguaggio,
disfunzioni cognitive e neuropsicologiche)
3.
Grave: grave deficit cognitivo e motorio: assente linguaggio, disabilità
intellettiva profonda.
Valutazione d’equipe
Riabilitazione:
a. precoce e multilivello (riabilitazione visiva, sviluppo senso-percettivo per
tatto, udito, gusto, olfatto; riabilitazione prassica (uso della mano)
b. Intensiva, personalizzata
c. Associata ad altri interventi (pet therapy, logopedia, fisioterapia)
INTERVENTI EDUCATI E RIABILITATIVI
Diverso obiettivo a seconda dell’età dell’intervento:
Età precoce (entro 18 ms): attivare il residuo senso-percettivo
visivo per prevenire perdita totale
Età scolare. Facilitare la partecipazione sociale, orientamento
sociale, comunicazione e mobilità: uso di sussidi e terapie di
appoggio (musicoterapia, pet-therapy, ecc.)
Età adulta: raggiungimento e mantenimento dell’autonomia
personale e della comunicazione scritta: letto/scrittura in braille,
uso di strategie informatiche di supporto (stampanti braille,
sintetizzatori vocali, touch screen, display, ingranditori di
caratteri, ecc.)
INTERVENTI EDUCATI E RIABILITATIVI
RAGGIUNGIMENTO DELL’AUTONOMIA
STRUMENTI DI ORIENTAMENTO E MOBILITà
PREREQUISITI:
conoscenza
del
proprio
corpo,
lateralizzazione, comprensione dei concetti topologici,
padronanza delle abilità sensoriali, controllo posturale.
TRAINING CON PERSORSI MOTORI DI DIFFICOLTà
GRADUALE
USO DI ACCOMPAGNATORE VEDENTE (cane)
Per i piccoli, uso di giochi per evitare ostacoli (finti carrelli,
tagliaerba, etc.)
BASTONE BIANCO (in diagonale o in avanti con movimenti
oscillatori)
Sussidi elettronici: laser cane (raggi infrarossi), sonic guide
(ultrasuoni).
INTERVENTI EDUCATI E RIABILITATIVI
POTENZIAMENTO EFFICIENZA VISIVA
Utilizzare il residuo visivo per l’autonomia
Training con obiettivi e modalità specifici:
Consapevolezza della luce
Attenzione alla luce
Localizzazione luce nel campo visivo
Localizzazione di oggetti e capacità di seguire oggetti in
movimento
Come?
Uso di ausili ottici specifici per visione da vicino (lenti di
ingrandimento, PC carattere ingrandito) e per visione a distanza
(telescopi, sistema televisivo a circuito chiuso)
INTERVENTI EDUCATI E RIABILITATIVI
STRUMENTI PER VICARIARE LA FUNZIONE VISIVA IN CASO DI
CECITA’ TOTALE
sussidi per la lettura (Optacon, lettori automatici, Braille
sussidi informatici (PC con sintetizzatori vocali, display Braille)
Legge 4/2004: «Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti
disabili agli strumenti informatici» he obbliga all’adeguamento
dei sistemi informatici di enti pubblici e privati alle esigenze dei
disabili