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Specie protette dalla Direttiva Uccelli
MARZAIOLA
Specie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
NOME SCIENTIFICO: Anas querquedula
Marzaiola, di Maurizio Bonora
Ordine: Anseriformes Famiglia: Anatidae
Lunga circa 40 centimetri, la Marzaiola è un’anatra “di superficie”, in quanto immerge solamente il capo per nutrirsi ed
evita di andare sott’acqua completamente. Ha dimensioni di poco superiori a quelle dell’Alzavola, ed è facilmente
riconoscibile per il colore del piumaggio, marrone-verde scuro bordato dal bianco dello specchio alare.
Il maschio, in abito nuziale, presenta il corpo finemente screziato di bianco. Particolare inconfondibile è una macchia a
forma di mezzaluna, che va dall’occhio alla nuca. Becco lungo e uniformemente grigio, collo sottile, ventre bianco,
maschio e femmina sono difficilmente distinguibili quando sono posati.
Grande amante dei cieli, l’Anas querquedula ha un volo veloce e quasi sempre diritto, ma improvvisamente può
abbassarsi a pelo d’acqua per poi risalire velocemente, caratteristica propria delle anatre di superficie. Specie gregaria,
durante la migrazione forma stormi di grandi dimensioni in formazione a nuvola, che si innalzano compatti e coordinati,
cambiando spesso direzione e struttura.
Diffusa dalle terre artiche sino alle regioni mediterranea, siberiana e arabica, la Marzaiola nidifica in Europa centrale e
orientale, nella Scandinavia meridionale, in Asia centrale. La popolazione dell’Europa occidentale sverna nel Sahel, dal
Senegal al Lago Chad, attraverso la vallata del Niger. La popolazione che nidifica in Kazakhstan, sul Volga e nel resto
della Russia meridionale e centro-occidentale, migra in Africa occidentale attraverso il Caspio, il Mediterraneo orientale,
il Delta del Nilo e il Mar Rosso.
La specie si nutre essenzialmente di vegetali che trova a pelo d’acqua, oppure di piccoli animali acquatici: insetti e loro
larve, crostacei, molluschi, vermi, girini, avannotti. Piuttosto pigra, trascorre la giornata riposando e dormendo, mentre è
nelle ore del crepuscolo che si attiva, iniziando la ricerca di cibo.
Le marzaiole segnalate in Italia provengono dagli ambienti più diversi: dall’Africa sub-sahariana all’India, dall’Europa
settentrionale alla Russia continentale, sino al Mar Caspio. La frequenza maggiore riguarda Olanda, Francia, Russia,
Senegal. Nel nostro Paese è svernante irregolare e solo occasionalmente nidificante. La si può definire una specie
prevalentemente di passaggio, poiché qui si ferma momentaneamente per poi proseguire il lungo viaggio verso le zone
paleartiche di Europa e Asia, dove si riproduce regolarmente.
In Italia, la riproduzione è invece prevalentemente concentrata nei territori della Pianura Padana, particolarmente idonei
alla specie. La stagione riproduttiva comincia alla fine di aprile, ma le coppie si formano stabilmente quando ancora si
trovano nei quartieri di svernamento.
Nidifica in specchi d’acqua dolce, anche piccoli, purché riparati e con vegetazione rada. Il nido, molto simile a quello
costruito dall’Alzavola, è ovattato, rivestito di lanugine scura, erba e piume. È costruito dalla femmina in una depressione
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del terreno in mezzo all’erba, in prossimità dell’acqua. La covata comprende dalle 7 alle 12 uova color crema, che
vengono accudite dalla femmina per 21-23 giorni. Dopo circa sei settimane dalla nascita, i pulcini sono pronti per lasciare
il nido.
Prospettive
La mancanza di dati attendibili su trend demografici e riproduttivi impedisce il calcolo, su basi scientificamente fondate,
di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la popolazione padano-adriatica, l’unica presente da un lasso di tempo
sufficiente da permettere in linea teorica la sua formulazione.
La Marzaiola è infatti ancora poco studiata in Italia, a causa della scarsità di coppie nidificanti ma anche delle abitudini
schive della specie, in modo particolare durante la riproduzione. In Lombardia, la conservazione della specie appare
legata al mantenimento delle residue fasce incolte a ridosso dei fiumi e delle zone umide.
Favorire condizioni idonee alla nidificazione della specie nelle aree maggiormente frequentate da individui nel periodo
riproduttivo, in modo da permettere l’affermarsi di popolazioni significative, rappresenta molto probabilmente la
principale azione di conservazione da mettere in atto per sostenere la persistenza della specie nel medio periodo.
Essenziale, del pari, è mantenere in buone condizioni i principali siti di sosta.
Ulteriori interventi sarebbero necessari sul fronte della limitazione dell’attività venatoria, che andrebbe esclusa in tutta
l’Unione europea non solo durante l’intero periodo riproduttivo – compresa la fase di dipendenza dei pulcini – ma anche
durante le fasi di migrazione da e per i quartieri di svernamento.
Minacce
Sono molteplici i fattori di minaccia che pesano sulla specie. A livello continentale, il degrado dell’habitat causato dalla
bonifica delle zone umide indispensabili per la ricerca di cibo e per la nidificazione, l’aumentata aridità e il conseguente
abbassamento del livello delle falde e la trasformazione di paludi in bacini di raccolta rappresentano i principali fattori
responsabili del declino registrato dalla specie negli ultimi 30-40 anni.
Altre minacce includono la distruzione dei nidi causata dallo sfalcio dei prati e dal disturbo da parte dell’uomo, su tutti la
persecuzione diretta che pesa particolarmente su questa specie, gregaria e frequentatrice di ambienti aperti. L’apertura
anticipata della caccia all’inizio di settembre, che spesso avviene in molte regioni italiane, può inoltre comportare
l’abbattimento di individui che si sono riprodotti localmente, oltre a limitare il fenomeno di colonizzazione naturale.
Una frequente causa di morte è inoltre dovuta all’avvelenamento, causato dall’ingerimento del piombo dei pallini da
caccia. Altri fattori potenzialmente mortali fanno riferimento a intossicazioni alimentari da botulismo, responsabili,
secondo alcune stime, di almeno 500mila individui morti ogni anno in Russia, Ucraina, Francia e Polonia.
Non mancano neppure le minacce da parte di altri predatori, a cominciare dal visone americano, che distrugge i nidi e
preda le uova della specie, oltre ad essere veicolo di trasmissione per l’influenza aviaria. Nei quartieri di svernamento
africani, la Marzaiola soffre il progressivo degrado e venir meno dell’habitat idoneo, a causa, da un lato, della “chiusura”
della vegetazione, dall’altro dalla progressiva desertificazione di alcune aree, fino alla modifica del corso dei fiumi e alle
opere di canalizzazione a fini irrigui.
Stato di salute
La Marzaiola gode di uno stato di salute sfavorevole a livello globale. Anche lo stato di conservazione della popolazione
nidificante in Italia risulta cattivo. Nonostante sia diffusa su buona parte della nostra penisola, infatti, la popolazione di
Marzaiola presenta un numero esiguo sia di individui, sia di coppie nidificanti.
Attualmente, si stima che nei territori dell’Unione europea siano presenti tra le 14mila e le 23mila coppie della specie, in
largo declino tra il 1970 e il 2000. La popolazione italiana, attualmente valutata tra le 350 e le 500 coppie, rappresenta
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circa il 2,5% della popolazione nidificante totale in Unione europea, in calo tra 1990 e 2000. Il 4% della popolazione
continentale della specie e una frazione inferiore al 5% di quella globale nidificano all’interno dei confini dell’Europa a
27.
La Marzaiola è inserita negli Allegati II/1 e III/2 della Direttiva Uccelli ed è considerata specie vulnerabile nella Lista
Rossa Nazionale. Sul territorio italiano, la maggioranza delle coppie nidificanti si trovano in Pianura Padana, dove il
territorio umido e acquitrinoso si adatta bene alle esigenze ecologiche della specie. In Emilia-Romagna, nel 1981, sono
state censite dalle 80 alle 130 coppie. Tra 1994 e 1996, ne sono state stimate tra le 25 e le 300, con il massimo di presenza
registrato nelle province di Bologna e Ferrara.
Se pure in numero esiguo, anche in altre regioni si ritrovano coppie nidificanti: le riproduzioni si mantengono regolari
anche nella Laguna Veneta, mentre sono più saltuarie nei territori del Delta del Po, nel Bresciano, nel Pavese, in Toscana,
Umbria, Puglia e Sardegna. Il trend delle popolazioni è variabile, tra incrementi e decrementi a livello locale: sono stimate
popolazioni inferiori a 50 coppie in Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Toscana, tra le 50 e le 100 coppie in
Veneto.
Gli anni ’80 hanno visto la presenza di circa 50 coppie in Lombardia, che hanno successivamente subito un decremento e
presentano tuttora un trend negativo. Nello stesso decennio, in Sicilia si sono verificate nidificazioni irregolari, con un
massimo di 5 coppie a Lentini tra 1991 e 1994, e dalle 2 alle 16 coppie presso il Biviere di Gela tra il 1984 e il 1989.
All’inizio degli anni ’90, in Piemonte si segnalavano dalle 30 alle 40 coppie. In Sardegna, tra 1985 e 1993 erano stimate
non più di 15 coppie.
Semaforo
La Marzaiola nel nostro Paese mostra una presenza fluttuante e spesso irregolare. Un grave fattore di minaccia è legato
al progressivo restringimento dell’habitat idoneo – zone umide con vegetazione rada – che risulta probabilmente meno
stabile rispetto alle zone umide nel loro complesso, che incontrano il favore di altre specie dalle esigenze ecologiche
meno specifiche. Nonostante i casi di incremento registrati a livello locale in Pianura Padana, la specie appare nel
complesso in cattivo stato di conservazione nel nostro Paese, con effetti ulteriormente aggravati dalle condizioni non
idonee che la specie stessa incontra durante il periodo di svernamento in Africa e durante la migrazione da e verso i
quartieri riproduttivi .
Fattore
Stato di salute
Stato di conservazione
Range*
Fluttuante
Inadeguato
Popolazione
Fluttuante ma in declino
Cattivo
Habitat della specie
Localmente a rischio
Cattivo
Complessivo
Cattivo
*Variazione della popolazione negli anni
Canto
Sordo e stridulo, il suono emesso dal maschio durante il corteggiamento ricorda il gracidìo di una raganella, ripetuto più
volte. Per richiamare un suo simile o attirare l’attenzione, sia il maschio che la femmina di Marzaiola emettono un
particolare suono nasale, tipico di questa e altre specie di Anatidi.
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