A.A 2010/11 Docente: Luciana Banegas 3° anno Titolo del corso

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A.A 2010/11 Docente: Luciana Banegas 3° anno Titolo del corso
A.A 2010/11
Docente: Luciana Banegas
3° anno
Titolo del corso
Mediazione linguistica dalla lingua italiana verso la lingua spagnola. Interpretazione consecutivaavviamento all’interpretazione simultanea.
Programma
Il corso è volto a fornire e ad incrementare la conoscenza linguistica verso la lingua straniera,
attraverso frasi e passaggi in lingua. Saranno proposti esercizi volti a consolidare le capacità di
ascolto, esercizi per lo sviluppo della capacità di rielaborazione e di sintesi per una corretta
produzione nella lingua di arrivo. Si intensificherà l’interpretazione consecutiva e si inizierà con
l’avviamento all’interpretazione simultanea. Si insegnerà a riprodurre un discorso originale con
chiarezza verso l’altra lingua, oltre che a migliorare le conoscenze delle strutture grammaticali
della lingua straniera.
Argomenti: ambiente, turismo, FAO, Nazioni Unite, nuove tecnologie, Unione Europea, argomenti
di attualità.
Modalità d’esame:
Interpretazione consecutiva di un certo numero di frasi verso la lingua straniera.
Durata: 6/7 minuti.
Testi Consigliati
Lettura di quotidiani e settimanali in lingua spagnola ed italiana a scelta dello studente
Lasorsa A. (1995): Manuale di teoria dell´interpretazione consecutiva, Padova, Piccin.
Monacelli C. (1997): Interpreti si diventa, Milano, Franco Angeli.
Dizionari consigliati
María Moliner – Diccionario de uso del español. Grados
Fernado Corripio – Gran Diccionario de sinónimos
Laura Tam – Dizionario Italiano-Spagnolo/ Español- Italiano. HOEPLI
Sañé S.– Schepisi G. (1992): Falsos amigos al acecho – Dizionario di false analogie e ambigue
affinità fra spagnolo e italiano, Bologna, Zanichelli.
N.B. Il programma può essere soggetto a modifiche
TESTO I
Terremoto e tsunami, colpito il Giappone. La scossa di 9 gradi a 130 km nel Pacifico. Crolla diga.
Possibile emissione radioattiva controllata da centrale atomica: evacuati abitanti in area di 10 km
MILANO - Un terremoto di 8,9 gradi (poi alzato a 9) ha colpito venerdì alle 14,46 (erano le 6,46 in
Italia) la parte nord-orientale dell'isola Honshu, la più grande del Giappone, a 380 km da Tokyo.
Pochi minuti dopo uno tsunami con onde alte più di dieci metri si è abbattuto sulle coste affacciate
sul Pacifico seminando morte e distruzione nell'area di Sendai, la più vicina all'epicentro.
ALTRE ZONE SISMICHE - Ma alle 19,59 ora italiana (le 3,59 di sabato ora locale) è stato
registrato un sisma di 6,2 gradi Richter in una zona completamente diversa: presso Joetsu sulla
costa ovest, superficiale (1o km di profondità). Il sisma ha provocato frane e valanghe a Tokamachi,
zona montagnosa a 50 km da Nagano e Morioka dove nel 1998 vennero disputate le Olimpiadi
invernali. Alle 20,47 sisma di 6,6 gradi in una terza zona: nel mar del Giappone a nord-ovest di
Honshu sempre a 10 km di profondità. Alle 20,25 c'era stata una scossa di 5,5 gradi a soli 80 km da
Tokyo, a conferma dello spostamento degli epicentri delle scosse di assestamento verso sud-ovest,
più vicino alla capitale.
Il terremoto di 9 gradi è il più violento in Giappone da quando esistono le rilevazioni sismiche e il
quarto più forte al mondo dell'ultimo secolo. Il bilancio ufficiale delle vittime parla finora di 378
morti e 584 dispersi, oltre a 950 feriti, ma purtroppo sembra destinato ad alzarsi di molto. Grazie
alle costruzioni antisismiche obbligatorie in tutto il Giappone, i crolli non sono stati numerosi, la
gran parte delle vittime e dei danni è stata causata dallo tsunami. Solo su una spiaggia di Sendai
sono stati trovati 300 corpi. Una nave con un centinaio di persone a bordo è stata travolta, mentre
quattro treni sono dati per dispersi: uno si trovava vicino alla stazione di Nobiru dove si è abbattuta
un'onda di dieci metri, il secondo è scomparso nella prefettura di Iwate. Anche gli altri due di cui si
sono perse le tracce stavano viaggiando lungo la costa orientale.
CROLLA DIGA - La diga di Fujinuma nella prefettura di Fukushima si è rotta riversando l'acqua a
valle che ha spazzato via l'intera città di Sukagawa. Lo riferisce l'agenzia Kyodo, numerose persone
vengono date per disperse.
NUOVE SCOSSE - Il capo di gabinetto del governo giapponese, Yukio Edano, ha chiesto alla
popolazione di tenersi pronta ad affrontare altre scosse di assestamento e tsunami violenti,
assicurando che la situazione nelle centrali nucleari era sotto controllo, ma in seguito è giunta la
notizia di una possibile fuoriuscita radioattiva controllata dalla centrale di Fukushima 1.
LE COMUNICAZIONI - A Tokyo, a 370 km di distanza dall'epicentro, i crolli sono stati limitati,
ma anche nella capitale si contano i morti. Molte persone hanno riportato lesioni in seguito ai crolli.
Sempre nella capitale è stato chiuso l'aeroporto di Narita. Uno dei principali aeroporti di Tokyo,
quello di Ibaraki che si trova 80 chilometri a nord-est della capitale, è stato chiuso a seguito del
cedimento di un'ampia parte del tetto. Alcuni treni e metropolitane hanno ripreso a funzionare solo
alle 17,30 italiane, quando a Tokyo era passata l'1 di notte. Nella raffineria di Ichihara si è
sviluppato un incendio, nel porto si sono innescati almeno sei focolai. L'antenna della Tokyo
Tower, il simbolo della capitale nipponica e della ricostruzione post-bellica, si è piegata a causa
delle scosse. La rete di telefonia cellulare è saltata, e anche le comunicazioni telefoniche attraverso
le linee fisse sono molto difficili, ha resistito però l'infrastruttura Internet, tramite la quale la gente
continua a scambiarsi informazioni in tempo reale. Le fornitura di energia elettrica è saltata in
un'ampia parte dell'area di Tokyo: 4,4 milioni di abitazioni sono rimaste senza luce. Un'onda ha
anche inondato l'enorme parcheggio del parco divertimenti di Disneyland.
SENDAI - Le immagini e le notizie più impressionanti arrivano dalla zona di Sendai, dove vivono
circa 1 milione di persone, area nella quale si è abbattuta la più forte onda di maremoto. L'acqua si è
spinta fino a 5 chilometri all'interno, quando si è ritirata sono rimasti su una spiaggia da 200 a 300
corpi. La pista dell'aeroporto è stata invasa dalle acque. Case e magazzini sono in fiamme in vaste
aree di Kesennuma (70 mila abitanti), vicino a Sendai. «Il porto è un mare di fiamme», ha riferito
un cronista locale. Il porto di Miyagi si è riempito di carcasse di veicoli trascinati via dalla furia del
mare. Una grande esplosione è avvenuta in un complesso petrolchimico a Shiogama, un sobborgo
nei pressi di Sendai. Immagini diffuse dalla televisione mostrano fiamme alte decine di metri che
avvolgono l'impianto.
SOCCORSI - I danni sono stati subito definiti «considerevoli» dal governo nipponico, il quale per
prima cosa ha assicurato che non ci sono state fughe di radiottività dalle centrali atomiche. Il primo
ministro Naoto Kan ha costituito un'unità per affrontare l'emergenza. Il capo del governo nipponico
ha espresso le più «profonde condoglianze a chi sta soffrendo le conseguenze» di questo «fortissimo
terremoto» e ha chiesto alla popolazione di continuare a seguire le indicazioni trasmesse
televisivamente con tranquillità. Il ministero della Difesa si appresta a mobilitare 300 aerei e 40
navi per i soccorsi. Il presidente americano Barack Obama ha annunciato che, oltre alla portaerei
che già si trova nelle vicinanze del Giappone, ne ha inviato un'altra per aiuti. Il ministro degli Esteri
giapponese, Takeaki Matsumoto, ha dato disposizioni alla struttura diplomatica di accettare aiuti
internazionali. Sono 38 le nazioni del mondo che hanno immediatamente offerto aiuto e solidarietà
al Giappone. Anche l'Onu ha annunciato che trenta squadre di soccorso sono pronte a partire.
L'ambasciatore italiano a Tokyo, Vincenzo Petrone, ha reso noto che «non ci sono notizie di italiani
coinvolti a Tokyo e non ci sono stranieri interessati dallo tsunami a Sendai». Tokyo, ha assicurato il
diplomatico, «è tranquilla». Stanno tutti bene i 311 componenti dell'orchestra e dello staff del
Maggio Musicale Fiorentino che si trovano dagli inizi di marzo a Tokyo per una lunga tournée.
Alitalia ha riprogrammato a sabato i voli Roma-Tokyo e Milano-Tokyo.
LE SCOSSE - La prima scossa di 9 gradi della scala Richter è avvenuta alle 14,46 locali (le 6,46 in
Italia) con epicentro a una profondità di 32 km situato a 130 km a est di Sendai e a 180 km dalle
centrali atomiche di Fukushima, ed è stata seguita da decine di scosse di assestamento, quattro delle
quali di oltre 6,5 gradi e dodici tra 6 e 6,5 gradi. Dal momento della scossa principale, c'è stato un
terremoto di almeno 5 gradi in media ogni 5-7 minuti. La costa nordorientale del Giappone sul
Pacifico in passato è stata colpita da terremoti e tsunami e un sisma di magnitudo 7,2 si era
verificato mercoledì, seguito da una serie di scosse nella stessa area dove si è verificato il sisma
devastante dell'11 marzo. Si pensava che queste scosse avessero scaricato l'enorme energia che si
era accumulata nella subduzione della zolla pacifica sotto l'arco-isola del Giappone, invece
evidentemente ha attivato una parte della faglia che si è rotta provocando il terremoto di 8,9 gradi.
Nel 1933, un sisma di magnitudo 8,1 nella zona provocò la morte di oltre 3 mila persone. La scossa
dell'11 marzo è stata la più potente mai registrata nel Sol Levante. Le onde sismiche sono state
avvertite distintamente fino a Pechino.
MERCATI - Subito dopo la scossa lo yen ha iniziato a perdere terreno contro il dollaro, arrivando
fino a 83,30 da 82,74 prima del sisma. Lo yen ha perso terreno anche contro l'euro a 115,01 da
114,35. Il cross euro-dollaro è a 1,3815. La borsa di Tokyo ha chiuso in forte ribasso. L'indice
Nikkei ha lasciato sul terreno l'1,72% a 10.254,43 punti. L'indice aveva comunque già aperto in
ribasso dell'1,30%, scendendo sotto quota 10.300 per la prima volta dal 1° febbraio, minato
dall'instabilità politica in Medio Oriente.
TESTO II
Discorso del presidente Napolitano per i 150 anni dell’Unità d’Italia
http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Discorso&key=2122
Video
http://www.abruzzo.tv/news/il-video-integrale-del-discorso-del-presidente-giorgio-napolitano-per-i150-anni-dellunita-ditalia-2-9541
TESTO III
"Abbiamo bisogno di Nazioni Unite forti e autorevoli. I diritti umani pietra angolare delle
relazioni internazionali”
Dobbiamo rafforzare la legittimità internazionale e lo Stato di diritto. Dobbiamo rinnovare il nostro
impegno per un sistema multilaterale di relazioni internazionali. Abbiamo bisogno delle Nazioni
Unite". Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo discorso a New
York all'Assemblea Generale dell'Onu, ricordando che "noi, Italiani, Europei percepiamo noi stessi
come parte del Mediterraneo. Mari ed oceani uniscono i popoli e i loro destini. Il nostro futuro
risiede in un partenariato condiviso con i nostri amici in Nord Africa, nel Medio Oriente, nel
Golfo".
"Nelle ultime settimane e mesi - ha quindi rilevato il Capo dello Stato - un'ondata di disordini e
malcontento ha sconvolto molti paesi nella regione. La popolazione è scesa in strada. Non nascondo
la nostra preoccupazione rispetto a questa piega degli eventi. Nessuno gradisce l'instabilità alla
propria porta di casa.
In alcuni casi tuttavia la stabilità era più fragile e precaria di quanto non apparisse e noi stessi
avremmo dovuto essere maggiormente consapevoli delle possibili conseguenze di forme autoritarie
di governo e della corruzione diffusa nei circoli ristretti al potere. Di converso - ha aggiunto il
Presidente Napolitano - il percorso che molti governi hanno ora coraggiosamente intrapreso nella
direzione del negoziato politico, del dialogo con la società civile e della partecipazione democratica,
comporterà un rafforzamento delle istituzioni statali e della legge.
La democrazia avanzerà, dall'interno e senza essere imposta da fuori. Saranno così poste
fondamenta solide e credibili per la crescita economica e un benessere più diffuso. Il futuro dei
nostri partners e amici del Mediterraneo è nelle loro mani. Essi devono tuttavia sapere che non
rimarranno soli, né isolati, né dimenticati. L'Italia e l'Europa sono pronte ad unire le forze con loro e
a sostenere i loro sforzi di rinnovamento politico, sociale ed economico".
In particolare, sulla crisi libica il Presidente Napolitano ha rilevato che: "il governo libico ha
rigettato numerosi appelli internazionali, inclusa una richiesta unanime proveniente da questa
Assemblea, e ha risposto al dissenso con la repressione, alla protesta civile con la forza militare, su
una scala senza precedenti. Il mondo non poteva assistere senza reagire alle molte vittime e alle
distruzioni massicce inflitte dal leader libico alla sua stessa popolazione".
Richiamando il suo recente discorso a Ginevra, il Capo dello Stato ha ribadito che "la protezione
giuridica internazionale dei Diritti Umani è al centro del sistema delle Nazioni Unite, come
testimonia la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948. Essa è sempre più importante
per tutti gli Stati membri, senza eccezione. I Diritti Umani sono divenuti progressivamente una
pietra angolare delle relazioni internazionali. Di conseguenza violazioni massicce dei Diritti Umani
rendono un regime illegittimo e lo pongono al di fuori della comunità degli Stati".
Il Presidente Napolitano nel corso del suo intervento ha fatto anche riferimento al 150°
Anniversario dell'Unità d'Italia. "Siamo un'antica Nazione ma uno Stato giovane, divenuto
Repubblica proprio mentre le Nazioni Unite nascevano". "L'Italia - ha proseguito- ha adottato il
multilateralismo con entusiasmo: i due punti fermi della posizione dell'Italia nelle relazioni
internazionali sono stati e sono la creazione ed il rafforzamento della Comunità Europea e
l'adesione all'Alleanza Atlantica. Le Nazioni Unite incarnano la medesima scelta multilateralista su
scala globale: il rispetto dei diritti e della dignità di ogni persona umana e l'eguale status di tutte le
Nazioni, grandi e piccole, ne fanno una Organizzazione veramente universale".
Quanto al ruolo delle Nazioni Unite oggi, il Presidente Napolitano ha affermato: "All'alba del
nuovo millennio le Nazioni Unite devono confrontarsi con sfide vecchie e nuove. Mentre
rimangono di fondamentale importanza il perseguimento della pace e della sicurezza, la difesa dei
diritti umani e la promozione di uno sviluppo sostenibile, il mondo sta diventando sempre più
complesso e ricco di contraddizioni. Per milioni di persone - ha rilevato il Capo dello Stato - la
globalizzazione ha rappresentato un potente motore di crescita e di benessere. Penso ai contadini in
regioni remote, i quali possono godere di più accettabili condizioni di vita grazie a migliori tecniche
di produzione o a nuove modalità di commercio affidate ai telefoni cellulari o ad Internet. D'altro
canto, naturalmente, anche i problemi si sono globalizzati, al punto che gli Stati sovrani non sono
più in grado di affrontarli su base nazionale. La globalizzazione dei problemi richiede la
globalizzazione delle soluzioni
Per il Presidente Napolitano "la stabilità mondiale è minacciata anche da disastri naturali, profondi
cambiamenti, sconvolgimenti politici. A partire dal 2004 una sequenza senza precedenti di tsunami,
terremoti, inondazioni, siccità, incendi hanno provocato gravi sofferenze e lutti, costando la vita a
centinaia di migliaia di persone". Il Presidente della Repubblica ha quindi colto l'opportunità per
rinnovare la sua "solidarietà al popolo giapponese per le sofferenze ad esso inflitte dal devastante
tsunami e la mia ammirazione per la sua forza d'animo. E' tempo che la comunità internazionale
ricambi la generosità che il Giappone non ha mai mancato di dimostrare in simili avversità".
Quanto alla riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il Capo dello Stato ha
sottolineato che "la legittimità dell'organizzazione è incardinata nell'universale principio di
uguaglianza tra i suoi Stati membri. Questa Assemblea ne è la massima espressione. Al fine di
rafforzare il mantenimento della Pace e della sicurezza a livello internazionale - ha rilevato il
Presidente - qualsiasi ipotesi di riforma del Consiglio di Sicurezza dovrebbe permettere a
quest'ultimo di divenire più rappresentativo, efficiente e responsabile nei confronti degli Stati
membri".
Il Presidente Napolitano ha anche in questa occasione insistito sul ruolo dell'Unione Europea:
"Abbiamo oggi bisogno di più Europa. Con il Trattato di Lisbona, l'Unione Europea ha compiuto
passi in avanti sul cammino del rafforzamento delle Istituzioni e delle responsabilità del
Parlamento. Le circostanze attuali impongono più integrazioni ed una maggiore condivisione di
sovranità specialmente nel settore della politica economica e monetaria. Per noi europei questa è
un'assoluta necessità: non è possibile alcuna marcia indietro dalla moneta unica che 17 Stati membri
liberamente hanno scelto di condividere. La solidità dell'Euro è vitale per l'economia mondiale".
Per quanto riguarda il contributo del nostro paese all'Onu, "l'Italia - ha detto il Capo dello Stato non ha mai vacillato nel suo sostegno alle Nazioni Unite, foro di massima legittimità per la
promozione dei valori fondamentali dell'umanità. Nazioni Unite forti e autorevoli sono nel precipuo
interesse della Comunità internazionale".
Il Presidente della Repubblica ha concluso il suo intervento ribadendo la posizione dell'Italia nei
confronti dei diritti umani e soprattutto della pena di morte. "La nostra contrarietà alla pena di morte
- ha affermato - scaturisce da una solida ed antica convinzione sull'inviolabilità del diritto alla vita.
L'Italia è fiduciosa nel sostegno della società civile e nella crescente condivisione degli Stati
membri circa l'abolizione della pena capitale. Vogliamo portare all'attenzione del mondo la
drammatica condizione dei bambini nei conflitti armati. Sosteniamo un progetto di addestramento
per i caschi blu che dovranno far fronte a tale situazione sul terreno. Ci siamo impegnati ad
eliminare tutte le forme di violenza contro le donne e in particolare alla pratica della mutilazione
genitale femminile". Impegno ribadito nella solenne occasione; "L'Italia - è stata la conclusione del
Presidente Napolitano - continuerà a chiedere alle Nazioni Unite di essere in prima linea nelle
prevenzione del genocidio, la lotta contro ogni forma di discriminazione, la difesa delle minoranze e
la protezione delle minoranze religiose
TESTO IV
L’infanzia e le mine antiuomo:un eredità mortale
Le mine così come altri residui bellici inesplosi (ERW) uccidono, feriscono e rendono orfani i
bambini. In molti paesi colpiti da tale fenomeno, i bambini rappresentano un terzo di tutte le
vittime. Secondo la Campagna internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo, circa
6000 persone sono state uccise o mutilate da queste stesse mine nel 2006, il numero più basso di
incidenti registrati dall’entrata in vigore nel 1997 del Trattato per la messa al bando delle mine.
• I bambini sono le principali vittime delle mine e degli ordigni bellici inesplosi, incluse le
bombe a grappolo, spesso colorate, luccicanti e quindi attraenti ai loro occhi perché
considerate come possibili giocattoli.
• I bambini per la loro piccola corpuratura hanno più probabilità di morire in seguito alle
esplosioni di mine rispetto agli adulti. Circa l’85% dei bambini vittime delle mine
muoiono prima di raggiungere l’ospedale.
• I bambini ed in particolare quelli rifugiati e sfollati sono quelli più in pericolo e i principali
bersagli delle mine antiuomo perché ignari dei pericoli derivanti dal giocare o attraversare
zone pericolose.
• Le lesioni provocate dalle mine antiuomo includono la perdita degli arti, la vista o l’udito
con la conseguente inabilità permanente.
• Senza adeguate cure mediche, i bambini feriti dalle mine antiuomo sono spesso tolti dalle
scuole. Hanno quindi limitate prospettive future in campo educativo e professionale e sono
spesso considerati un onere per le loro stesse famiglie.
• Tali mine antiuomo rovinano la vita di questi bambini quando gli stessi genitori o coloro che
si prendono cura di loro vengono anch’essi feriti e uccisi. Nel caso in cui le loro madri
siano uccise o mutilate hanno meno probabilità di ricevere un’alimentazione adeguata, di
essere protetti da un eventuale sfruttamento ed abuso. Quando i padri sono le vittime delle
mine antiuomo, i bambini sono spesso costretti ad abbandonare la scuola e ad iniziare a
lavorare per integrare il reddito familiare.
• Il costo di prevedere la cura a lungo termine per i bambini vittime delle mine antiuomo può
rivelarsi proibitivo. Le cliniche di riabilitazione sono spesso troppo costose se non
addirittura difficili da raggiungere.
• Le mine antiuomo non ancora identificate impediscono la costruzione di case, strade, scuole,
strutture sanitarie ed altri servizi essenziali. Impediscono inoltre l’accesso ai terreni
agricoli e l’irrigazione.
Le mine antiuomo e i residui bellici inesplosi violano manifestamente la maggior parte degli articoli
della Convenzione sui Diritti dei Bambini: il diritto di un bambino alla vita, ad un ambiente sicuro
in cui giocare, il diritto alla salute, all’acqua potabile, a condizioni sanitarie e ad un’educazione
adeguata.
TESTO V
Le mine antiuomo non conoscono i trattati di pace
La guerra non è finita
Più di venti guerre si combattono oggi nel mondo, ma noi non facciamo niente
“La guerra non può essere umanizzata, può essere solo abolita”. Le sagge parole di Albert Einstein
ci fanno riflettere. Si è convinti che nel mondo ci siano più o meno una decina di guerre ma non è
così. In questo momento ci sono trenta conflitti. Un po’ per colpa della scarsa informazione e un po’
perché pensiamo non sia un nostro problema, siamo poco informati in questo campo. Soprattutto
noi ragazzi che saremo il futuro di questo paese. Un po’ di settimane fa è venuta a trovarci una
volontaria di Emergency che, oltre che a parlarci delle attività che stanno svolgendo, ci ha parlato
della bruttissima situazione che c’è nel mondo. Nel 1994 un gruppo di medici, per combattere le
mine antiuomo, ha fondato Emergency :una grande associazione che lavora in tutto il mondo con i
paesi in difficoltà, attaccati dalla guerra dove l’assistenza sanitaria è veramente scarsa. Da quando è
nata ha costruito ben cinque ospedali in Cambogia, Kurdistan iracheno, Afghanistan e Sierra Leone.
Nel mondo, oggi, ci sono molte piccole guerre dove eserciti allo sbando usano armi devastanti in
aree densamente popolate. Oltre il 90% dei morti sono civili, contro il 65% della seconda guerra
mondiale e il 15% della prima. La responsabilità di questo disastro va soprattutto alle mine
antiuomo, le quali non capiscono la differenza tra il piede di un combattente e quello di un bambino
che gioca, e non riconoscono il cessate il fuoco né gli accordi di pace. Spesso, sono disseminate per
impedire alle popolazioni l’accesso a strade, sorgenti d’acqua, depositi di legna e carburante.
Fino al 1997, data in cui è passata la legge contro la fabbricazione delle mine, l’Italia è stata insieme
alla Cina e all’U.R.S.S. al vertice nella fabbricazione di mine antiuomo. Solo nel Kurdistan
iracheno, l’O.N.U. stima siano attive 10 milioni di mine. Nel 1999, nel mondo, ne sono state
disinnescate 100mila, ma ne sono state disseminate 2 milioni. Al ritmo attuale, per sminare il
Kurdistan
sarebbero
necessari
centinaia
d’anni.
Nel mondo c’è una mina attiva ogni 12 bambini. Ogni giorno vengono uccise, mutilate o ferite
molte persone e il 30-40% sono bambini. Sentendo queste cifre viene la pelle d’oca. I bambini sono
le vittime più frequenti perché escono dai sentieri, giocano ovunque, non riconoscono facilmente gli
oggetti pericolosi, e sono attratti da ordigni costruiti appositamente per incuriosirli come i
“pappagalli verdi”. Le mine causano loro sofferenze peggiori di quelle sopportate dagli adulti, sia
dal
punto
di
vista
fisico
che
psicologico
e
sociale.
Inoltre, un bambino mutilato in un paese povero corre un alto rischio di abbandono scolastico e non
ha quasi mai accesso a servizi sociali per i portatori di handicap. La riabilitazione completa per un
bambino mutilato ha un costo medio di circa 9.000 dollari, una cifra astronomica per molti paesi.
Lo smistamento con mezzi meccanici è possibile solo nell’1% dei casi, per il resto il lavoro deve
essere compiuto da personale specializzato, a rischio della vita. Inoltre questa è un’attività molto
costosa: sminare il Kuwait dopo la Guerra del Golfo, per esempio, è costato quasi due miliardi di
lire per metro quadrato.
Colpire i bambini significa “massimizzare il profitto” segnando per sempre il futuro di un paese.
Un bambino mutilato o privato della vista significa infatti per l’avversario:
- eliminare un futuro combattente;
- eliminare un futuro elemento produttivo della società;
- costringere il “nemico” a provvedere per il sostegno economico e sanitario di un grande numero di
disabili;
- colpire il morale della fazione avversaria, creando un “esercito” di amputati che popolano città e
villaggi
Alcune mine, come le cosiddette “farfalle” o “pappagalli verdi”, prodotte dalla ex unione sovietica
come copia di quelle americane lanciate durante la guerra nel Vietnam, mirano subdolamente
proprio ai bambini facendo in modo che essi ci giochino a lungo, passandola anche ai propri amici
prima di esplodere mutilando loro dita e mani.
Presenta alette sporgenti che le permettono di planare dolcemente al suolo dopo essere stata lanciata
da un elicottero in volo radente.
Si tratta di una mina ancora più “diabolica” delle altre perché sembra appositamente progettata per
colpire i bambini: invece di mimetizzarsi con il terreno, infatti, il suo colore e la sua forma
particolare la rendono ben visibile e soprattutto capace di attirare l’attenzione dei più piccoli.
Una caratteristica unica di questa mina è che viene attivata dalla distorsione o da molteplici
pressioni delle alette; in altre parole, non esplode necessariamente appena viene toccata,
consentendo così al bambino che ha trovato il nuovo “gioco” di mostrarlo ai propri amici. In
Afghanistan capita spesso che i bambini che hanno raccolto delle “farfalle” o “pappagalli verdi” ci
giochino per ore con gli amici prima che si verifichi un’esplosione. Il termine “mina giocattolo”
sembra così completamente giustificato. Solitamente soltanto i bambini raccolgono questo tipo di
mine e per ogni mina esplosa le persone coinvolte sono di frequente più di una. Sono rari i casi di
adulti feriti da questo tipo di ordigni.
Nel dicembre 1997 il premio Nobel per la pace e’ stato conferito alla Campagna internazionale per
la messa al bando delle mine antiuomo ed alla sua portavoce Jodie Williams. Si e’ trattato di un
importante riconoscimento all’insieme di associazioni, gruppi e singoli individui che da alcuni anni
cercano di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione delle mine antiuomo, sul peso
economico, sociale ed umano da esse rappresentato, e sulla necessità di uno sforzo collettivo per
risolvere questo drammatico problema.
Ogni anno a causa di guerre muoiono tantissime persone. Se non ci fossero guerre si
risparmierebbero moltissimi soldi e non ci sarebbe la fame nel mondo. Sono cifre e parole che
fanno riflettere, perché tutti possiamo fare qualcosa, ma bisogna averne voglia.
TESTO VI
Un cervello per amare.
Presentato al Brain Forum lo studio di Mobley sull'attivazione delle emozioni fra neuroni. Secondo
lo scienziato dell'University of California, entro una ventina d'anni sarà possibile intervenire sulle
emozioni passando dalla corteccia cerebrale. E intanto l'Italia lavora per creare, entro il 2020, il
primo modello di cervello artificiale
Di che colore è il pensiero? La scienza ancora non ha una risposta ma tutti percepiamo - come ha
scritto il presidente di Brain Circle Italia Viviana Kasam - che "il pensiero è pittore... dipinge le
nostre emozioni, la speranza, l'invidia, l'estasi, il lutto, la passione".
E l'amore. Del "Brain built for love", il cervello fatto per amare, si è parlato alla seconda edizione
del Brain Forum di Milano, appuntamento che il 4 e 5 aprile ha raccolto al Piccolo Teatro il fior
fiore dei neuroscienziati di tutto il mondo. Il dottor William C. Mobley, direttore del Center for
Down Syndrome Research and Treatment all'Università di Stanford e dal 2009 titolare della
cattedra di Neuroscience all'University of California, San Diego, ha spiegato come la nostra mente
sia programmata per ricevere, elaborare e inviare informazioni e come questa continua sinergia tra
neuroni sia alla base dell'amore romantico, di quello amicale e di quello materno. Tre emozioni
diverse, basate sui medesimi processi comunicativi perché l'amore, di qualunque natura esso sia,
attiva sempre le stesse aree del cervello. Mobley ha studiato a lungo gli scambi di informazioni tra
circuiti neuronali, "all'inizio usando strumenti grezzi, primitivi - ha spiegato al forum - e poi
decifrando i dati in maniera sempre più approfondita. La mia idea è che esista la possibilità, per lo
scienziato, di intervenire sulla chimica neuronale e in particolare sulla capacità del cervello di
provare empatia e compassione, due emozioni
fondamentali, alla base del sentimento amoroso". Empatia e compassione, dunque. La prima
sottintende una volontà di comprendere l'altro, la seconda un senso di partecipazione rispetto a una
situazione. Entrambe si sviluppano nella corteccia cerebrale anteriore, adibita ai sentimenti
soggettivi,
che
crea
quella
"consapevolezza
di
sé"
che
ci
rende
unici.
Secondo Mobley, il processo che porta la mente a focalizzarsi su un oggetto e a intergrare questa
percezione con sentimenti soggettivi è alla base dell'amore. E la cosa straordinaria è che monitorare
e rimodulare questo meccanismo è possibile, utilizzando strumenti di ultima generazione in grado di
studiare l'anatomia del cervello. "Il dolore, ad esempio - spiega lo scienziato - nasce nell'insula
cerebrale anteriore, nella corteccia del cingolo, che riceve informazioni simpatico-sensoriali e
permette la comunicazione fra area destra e sinistra, tra zona limbica sensoriale e corteccia del
cingolo. Intervenire sui meccanismi di comunicazione tra A e B permetterebbe di calibrare la
sensibilità del cervello alla sofferenza e di capire, tra le altre cose, perché è così difficile amare". A
detta dello scienziato, questi studi permetteranno, entro i prossimi 20 anni, non solo di migliorare la
situazione di persone affette da disturbi affettivi (una per tutte, l'incapacità di provare empatia,
determinata da squilibri nella zona frontotemporale) ma anche di approfondire gli aspetti più
specifici dei rapporti umani, permettendo a tutti, come ha ricordato lo stesso Mobley, di "amare di
più per vivere più a lungo e meglio".
"Quando si dice che l'amore è cieco - ha concluso - si fa riferimento a una verità scientifica, perché
è proprio la deattivazione di alcune zone corticali la base dell'amore materno, eterno per
definizione".
Che la neuroscienza stia facendo passi da gigante nella scoperta dei misteri della mente lo conferma
un altro progetto presentato al Brain Forum, "Human Brain", di durata decennale, finalizzato a
ricreare, entro il 2020, il primo modello completo di cervello artificiale. Il progetto è candidato al
Premio Flagship, sponsorizzato dalla Commissione europea, che premierà le due iniziative
scientifiche più meritevoli con cospicui finanziamenti e si avvale della partecipazione di
neuroscienziati come Henry Markram del Brain Mind Institute di Losanna, Idan Segev della
Hebrew University di Gerusalemme e di circa un centinaio di laboratori in Europa. I quattro gruppi
fondatori italiani sono l'Università di Pavia, il Politecnico di Torino, l'università di Firenze e il CNR
e il tutto si inserisce nell'ambito del "Blue Brain Project" 1, progetto avviato nel maggio 2005 da
IBM in collaborazione con Henry Markram e con l'École Polytechnique di Losanna in Svizzera. Ma
questo supercervello artificiale sarà mai capace di amare?
TESTO VII
Le allergie e le intolleranze alimentari
La maggior parte delle persone può mangiare una grande varietà di cibi senza alcun problema. Per
una piccola percentuale di individui, tuttavia, determinati alimenti o componenti alimentari possono
provocare reazioni negative, da una leggera eruzione cutanea ad una risposta allergica di grave
entità.
Le reazioni negative agli alimenti possono essere causate da allergia alimentare o intolleranza
alimentare. Benché circa una persona su tre ritenga di essere "allergica" a certi alimenti, l’allergia
alimentare ha un’incidenza effettiva intorno al 2% della popolazione adulta. Nei bambini, il dato
sale al 3-7%, anche se, nella maggior parte dei casi, l’allergia viene superata con l’età scolare.
2. Qual è la differenza tra allergie e intolleranze alimentari?
La reazione negativa al cibo è spesso erroneamente definita allergia alimentare. In molti casi è
provocata da altre cause come un’intossicazione alimentare di tipo microbico, un’avversione
psicologica al cibo o un’intolleranza ad un determinato ingrediente di un alimento.
L’allergia alimentare è una forma specifica di intolleranza ad alimenti o a componenti alimentari
che attiva il sistema immunitario. Un allergene (proteina presente nell’alimento a rischio che nella
maggioranza delle persone è del tutto innocua) innesca una catena di reazioni del sistema
immunitario tra cui la produzione di anticorpi. Gli anticorpi determinano il rilascio di sostanze
chimiche organiche, come l’istamina, che provocano vari sintomi: prurito, naso che cola, tosse o
affanno. Le allergie agli alimenti o ai componenti alimentari sono spesso ereditarie e vengono in
genere diagnosticate nei primi anni di vita.
L’intolleranza alimentare coinvolge il metabolismo ma non il sistema immunitario. Un tipico
esempio è l’intolleranza al lattosio: le persone che ne sono affette hanno una carenza di lattasi,
l’enzima digestivo che scompone lo zucchero del latte.
3. Allergia alimentare
3.1. Che cosa avviene in una reazione allergica?
Generalmente, il sistema immunitario protegge il corpo dalle proteine estranee dannose scatenando
una reazione per eliminarle. L’allergia è essenzialmente "un’alterazione immunitaria" in cui una
sostanza normalmente innocua viene “percepita” come una minaccia - un allergene - e attaccata
dalle difese immunitarie dell’organismo.
Alcune reazioni allergiche impiegano varie ore o addirittura giorni a manifestarsi dopo
l’esposizione ad una proteina estranea. In questo caso si parla di "reazioni di ipersensibilità
ritardata".
Fortunatamente, la maggior parte delle risposte allergiche agli alimenti è relativamente lieve ma in
un numero limitato di persone si verifica una reazione violenta che può essere letale e che prende il
nome di anafilassi. A volte la reazione anafilattica può manifestarsi nel giro di qualche minuto
dall’esposizione e richiede cure mediche immediate. Le arachidi sono molto note come causa di
"shock anafilattico", una grave condizione in cui la pressione arteriosa precipita e il soggetto può
morire di arresto cardiaco se non gli viene rapidamente somministrata adrenalina per aprire le vie
respiratorie.
3.2. Quali sono i soggetti a rischio di allergia alimentare?
La presenza di casi in famiglia è uno dei fattori che permette di prevedere problemi alimentari di
tipo allergico. Nei neonati che hanno un genitore allergico il rischio di sviluppare un’allergia
alimentare è due volte superiore rispetto ai neonati i cui genitori non soffrono di allergie. Se
entrambi i genitori sono allergici, il rischio aumenta da quattro a sei volte. In base ai dati raccolti,
l’allattamento al seno, comparato con l’alimentazione artificiale, ridurrebbe il rischio di allergia
alimentare. Nei neonati con parenti stretti che soffrono di allergie, il solo allattamento al seno per 46 mesi sembra sufficiente a fornire una certa protezione.
3.3. Qual è l’incidenza delle allergie alimentari?
Le stime effettive sull’incidenza delle allergie alimentari sono decisamente inferiori alla percezione
della gente. Anche se da una su tre persone circa crede di soffrirne, in realtà le allergie alimentari
sono scarsamente diffuse. La reale incidenza è indicata soltanto da qualche studio, con conferma
della reazione allergica attraverso un test clinico in doppio cieco (assunzione alternata dell’alimento
e di un placebo, in forma non riconoscibile, senza che né il paziente né il medico conoscano la
sequenza di somministrazione).
Sulla base di tali studi, è stato stimato che le allergie alimentari si manifestano nell’1-2% circa della
popolazione adulta. L’incidenza è più elevata tra i bambini piccoli, con una stima tra il 3 e il 7%.
Fortunatamente, l’80-90% di tali soggetti supera l’ipersensibilità al raggiungimento del terzo anno
di età. Mentre le allergie infantili all’uovo e al latte vaccino possono scomparire, le allergie alle
noci, ai legumi, al pesce e ai molluschi tendono a protrarsi per tutta la vita.
3.4. Quali alimenti sono più comunemente causa di allergie alimentari?
Anche se le reazioni allergiche possono manifestarsi con qualsiasi alimento o componente
alimentare, in alcuni le probabilità di provocare allergie sono superiori. Tra gli allergeni alimentari
più comuni vi sono il latte vaccino, le uova, la soia, il grano, i crostacei, la frutta, le arachidi e vari
tipi di noci.
3.4.1. Allergia alle proteine del latte vaccino
L’allergia alle proteine del latte vaccino si riscontra più comunemente nei neonati e nei bambini,
soprattutto in quelli che hanno una storia familiare di predisposizione alle allergie. Si manifesta in
un numero di neonati compreso tra lo 0,5 e il 4% ma l’incidenza diminuisce con l’età. I sintomi più
comuni sono vomito e diarrea anche se la gamma di risposte negative varia da una persona all’altra.
Fortunatamente, le reazioni alle proteine del latte vaccino sono generalmente di breve durata e
l’incidenza nei bambini più grandi e negli adulti è nettamente inferiore.
L’allergenicità del latte vaccino può essere ridotta mediante alcuni processi caseari. Per esempio il
trattamento a temperatura elevata che modifica la struttura di alcune delle proteine del latte. Per
questo motivo, alcuni soggetti sensibili a questo alimento possono tollerare i prodotti a base di latte
sterilizzato o evaporato ma non il latte pastorizzato. Vi sono anche altre lavorazioni casearie, quali
la trasformazione enzimatica delle proteine in peptidi, che possono ridurre il potenziale allergenico
delle proteine del siero di latte. Nei prodotti fermentati, come lo yogurt, e nei formaggi, le proteine
del latte mantengono per lo più invariata la loro struttura e quindi la loro allergenicità.
Avuta conferma della diagnosi di allergia alla proteina del latte, è importante seguire una dieta
bilanciata e sana, soprattutto durante la crescita e lo sviluppo del bambino. I consigli alimentari di
un dietologo professionista sono fondamentali per garantire un’assunzione ottimale di nutrienti
essenziali, quali calcio, magnesio, vitamine A, D, B2 e B12.
3.4.2. Allergia ai vari tipi di noci
L’allergia alle noci è una patologia di una certa gravità perché inizia in tenera età, dura per tutta la
vita e può essere letale. Le arachidi, note anche come noccioline americane, e i vari tipi di noci che
crescono su albero, come le noci stesse, le mandorle, le noci brasiliane e le nocciole possono
provocare sintomi anche con un minimo contatto con la pelle o per inalazione. Nella sua forma più
lieve, l’allergia alle noci può limitarsi a provocare sfoghi cutanei, nausea e mal di testa e a volte
gonfiore della lingua e delle labbra, mentre nella sua forma più grave può provocare uno shock
anafilattico. Per la potenziale gravità dei sintomi, chi soffre di allergia alle noci deve assolutamente
evitare il contatto con questi cibi e portare sempre con sé l’adrenalina (per neutralizzare la violenta
reazione allergica).
3.4.3. Altri comuni allergeni alimentari
Tra gli altri alimenti che presentano maggiori probabilità di essere associati alle reazioni allergiche
vi sono frutta, legumi (compresi i germogli di soia), uova, crostacei (granchi, gamberi di fiume e di
mare, aragoste), pesce, ortaggi, semi di sesamo, semi di girasole, semi di cotone, semi di papavero e
semi di senape. Il potenziale allergenico di alcuni allergeni alimentari può essere eliminato (anche
se non sempre) mediante la cottura o la lavorazione industriale, attraverso le quali le proteine
vengono denaturate. Le tecniche più recenti, come il trattamento ad alta pressione, la fermentazione
e il trattamento con enzimi, possono contribuire a ridurre l’allergenicità di alcune proteine
alimentari. Nel caso degli olii, è inoltre possibile eliminare gli allergeni mediante la raffinazione.
Una parte dei problemi rimasti irrisolti nel campo delle allergie alimentari, sia per i prodotti
industriali che per quelli consumati fuori casa, potrebbe essere la presenza di lievi tracce che
possono provocare la reazione allergica.
4. Intolleranze alimentari
L’intolleranza può provocare sintomi simili all’allergia (tra cui nausea, diarrea e crampi allo
stomaco), ma la reazione non coinvolge nello stesso modo il sistema immunitario. L’intolleranza
alimentare si manifesta quando il corpo non riesce a digerire correttamente un alimento o un
componente alimentare. Mentre i soggetti veramente allergici devono in genere eliminare del tutto il
cibo incriminato, le persone che hanno un’intolleranza possono spesso sopportare piccole quantità
dell’alimento o del componente in questione senza sviluppare sintomi.
4.1. Quali sono le cause più comuni dell’intolleranza alimentare?
I due più comuni responsabili dell’intolleranza alimentare sono il lattosio e il glutine.
4.1.1. Intolleranza al lattosio
Il lattosio è lo zucchero contenuto nel latte. Normalmente, l’enzima chiamato lattasi, presente
nell’intestino tenue, scompone il lattosio in zuccheri più semplici (glucosio e galattosio) che entrano
poi in circolo nel sangue. Quando l’attività enzimatica è ridotta, il lattosio non viene scomposto e
viene trasportato nell’intestino crasso dove viene fermentato dai batteri presenti in quella parte del
corpo. Questo può determinare sintomi come flatulenza, dolore intestinale e diarrea.
Anche se la maggior parte dei popoli di ceppo nordeuropeo produce una quantità sufficiente di
lattasi per tutta la vita, tra le razze non bianche e le popolazioni del Medio Oriente, dell’India e di
alcune parti dell’Africa, compresi i loro discendenti, la carenza di lattasi è un fenomeno molto
diffuso. In realtà, circa il 70% della popolazione mondiale adulta non produce lattasi a sufficienza e
presenta quindi un certo grado di intolleranza al lattosio. In Europa, la carenza di lattasi si manifesta
nel 5% circa della popolazione bianca, con marcate variazioni a seconda del Paese, e in proporzione
decisamente superiore (50-80%) nelle minoranze etniche.
La quantità di latte e latticini tale da determinare sintomi di intolleranza è molto variabile. Molti
soggetti che hanno una ridotta attività intestinale della lattasi possono bere un bicchiere di latte
senza alcun problema. Analogamente, i formaggi stagionati, che hanno un basso contenuto di
lattosio, e i prodotti a base di latte fermentato, come lo yogurt, sono in genere ben tollerati. Questo
potrebbe spiegare l’ampio consumo di prodotti a base di colture di latte e di yogurt nelle regioni del
mondo in cui la carenza di lattasi è più diffusa. Inoltre, l’introduzione costante di cibi contenenti
lattosio nell’ambito dei pasti induce un progressivo adattamento e la riduzione della quantità totale
di lattosio ingerita in un solo pasto può migliorare la tolleranza negli individui sensibili.
TESTO VIII
Più portate di verdure fresca per tutti
Le verdure fresche che preferiamo non sono disponibili tutto l’anno. Questo significa che dobbiamo
farne a meno quando sono fuori stagione oppure le verdure congelate o in scatola sono una valida
alternativa?
Per molti le verdure fresche dell’orto sono l’ideale, e la freschezza è una caratteristica importante
quando si comprano certi alimenti. Tuttavia, le verdure iniziano a perdere nutrienti già quando
vengono raccolte. In estate i piselli possono perdere più della metà della vitamina C che contengono
in uno o due giorni anche prima della cottura.1 Pertanto, per massimizzare i benefici nutrizionali
delle verdure, bisogna consumarle più in fretta possibile.
Le verdure vengono vendute principalmente in tre forme: fresche, congelate o in scatola.
Contrariamente alla convinzione comune, secondo cui la verdura fresca è la migliore, ciascuna di
queste forme ha i suoi particolari vantaggi.1,2 Viene raccomandato un consumo di almeno tre
porzioni di verdura al giorno. Il resto dell’articolo vi mostrerà come raggiungere questo obiettivo.
Verdura Fresca
La verdura fresca aggiunge sapore, consistenza e varietà ad ogni pasto. Ma per dare il massimo
beneficio nutrizionale, devono per l’appunto essere fresche. Il tempo che intercorre tra la raccolta e
il consumo a tavola è di fondamentale importanza per le verdure. Dato che molti venditori al
dettaglio vendono alimenti provenienti da una sede centrale, le verdure possono essere raccolte
molto tempo prima di quando vengono poste sugli scaffali del supermercato. A tutto questo si deve
aggiungere il tempo in cui la verdura viene conservata in frigor o in dispensa prima di comparire
sulla nostra tavola e il deterioramento delle sostanze nutrizionali in essa contenute è inevitabile. Le
perdite possono essere ridotte conservando le verdure fresche (ad esempio di produzione locale o
verdure di stagione) nel frigorifero e consumandole prima possibile.
Verdura Trattata
Le verdure fresche vengono congelate o inscatolate sia per offrirci convenienza e sicurezza sia per
poter allungare i tempi di trasporto nei supermercati. Gli effetti della trasformazione dei vegetali
può non essere in linea con le aspettative del consumatore per quanto riguarda gusto e consistenza,
ma i valori nutrizionali sono conservati. Questa conclusione è supportata da uno studio prospettico
di coorte che è stato condotto seguendo per dieci anni 20000 uomini e donne olandesi; tale studio ha
dimostrato che un elevato consumo di verdure abbassa il rischio di malattie cardio-vascolari,
indipendentemente dal tipo di verdura consumata, se fresca o trasformata (le verdure trasformate
includono le verdure cotte a casa, quelle in scatola e quelle congelate e la salsa di pomodoro).3
Verdure congelate
Le verdure vengono congelate quando sono ancora fresche, solitamente poche ore dopo la raccolta,
affinché mantengano tutte le caratteristiche di freschezza. Tuttavia, tutte le verdure vengono scottate
prima del congelamento; questo passaggio riduce i livelli delle vitamine idrosolubili meno stabili,
come la vitamina B1 e C e degli antiossidanti.1 Altre sostanze sono molto più facilmente trattenute,
come ad esempio le vitamine liposolubili A ed E, e possono diventare ancora più disponibili dopo
tale procedimento.2 Le verdure congelate possono essere conservate più a lungo rispetto a quelle
fresche e possono essere consumate in qualsiasi momento dell’anno indipendentemente dalla
stagione.
Verdura in scatola
Le verdure in scatola hanno la durata di conservazione più lunga. Le verdure in scatola possono
essere consumate in sicurezza per oltre un anno, e alcune ancora per più tempo. Solitamente anche
le verdure in scatola vengono scottate prima di essere inscatolate per permettere una migliore
conservazione. Inoltre dato che in una fase della produzione vengono trattate al calore, le verdure in
scatola sono molto simili alle verdure cotte. Negli ultimi anni è stato sviluppato anche un
procedimento di conservazione che non richiede il calore, per cercare di mantenere la consistenza e
valori nutrizionali più elevati possibili.4
Sebbene vengano persi molti più nutrienti nella fase iniziale di inscatolamento rispetto al
congelamento, le perdite registrate durante la conservazione delle verdure in scatola sono inferiori
rispetto sia alla verdura congelata sia a quella fresca.1 Ad esempio, il licopene, un antiossidante
presente nei pomodori, ha attirato l’attenzione poiché presenta dei livelli più alti nei pomodori in
scatola rispetto ai pomodori freschi.2 Questo potrebbe essere dovuto ad una sua maggiore
disponibilità in seguito all’inscatolamento, ma certamente è una conferma della sua stabilità. Anche
i minerali e le fibre sono stabili ai processi di conservazione, pertanto i livelli di questi nutrienti
sono simili in tutti i tipi di conservazione della verdura.2 Una preoccupazione che riguarda le
verdure in scatola è piuttosto quello che viene aggiunto piuttosto che quello che viene perso.
L’aggiunta di sale sotto forma di salamoia è una parte del processo di conservazione, ma innalza
inevitabilmente i livelli di sodio. Le industrie stanno lavorando per cercare di ridurre il contenuto di
sodio nei prodotti in scatola.
Tutti uguali
Il contributo e l’importanza delle verdure come fornitori di molte vitamine, minerali e fibre sono
indiscussi, e molti di noi dovrebbero mangiare molte più verdure per ottenere i benefici nutrizionali
che offrono.1 Le verdure vengono congelate e inscatolate per soddisfare le esigenze del
consumatore di oggi. Ci forniscono infatti durante tutto l’anno una discreta varietà e sono
convenienti, sicure e un’alternativa di alta qualità rispetto alla verdura fresca. Le linee guida
dietetiche europee consigliano di consumare tutti i tipi di verdura, fresca, congelata e in scatola, per
mangiarne un’adeguata quantità. Queste raccomandazioni dovrebbero essere ascoltate, certi che i
benefici nutrizionali si ottengono a seconda della verdura scelta.
TESTO IX
L'alimentazione dell'adulto
Ogni giorno veniamo bombardati da messaggi sull’alimentazione e sulla salute e siamo soggetti ad
una serie apparentemente infinita di timori riguardo allo stile di vita e alla dieta. Un’alimentazione
corretta e abitudini sane influiscono sul nostro aspetto, su come ci sentiamo, su quanto riusciamo a
goderci la vita. Le giuste decisioni in questo campo, basate su cibi salutari e su un’attività fisica
costante, ci possono aiutare a sfruttare al meglio ciò che la vita ha da offrire. Scelte alimentari
intelligenti fin dall’infanzia, da mantenere poi nell’età adulta, possono anche contribuire a ridurre il
rischio di soffrire di patologie quali obesità, malattie cardiache, ipertensione, diabete, alcuni tipi di
cancro e osteoporosi.
2. Le basi di una dieta sana
2.1. Variare il più possibile gli alimenti
Questo concetto è il “messaggio salutistico” che trova maggior riscontro nei consigli dietetici del
mondo intero. Abbiamo bisogno di oltre 40 nutrienti diversi per stare bene e non esiste un singolo
alimento in grado di fornirli tutti. Per questo motivo, è necessario consumare un’ampia varietà di
cibi (tra cui frutta, verdura, cereali, carne, pesce e pollame, latticini, grassi e olii) per mantenersi in
forma e si può gustare qualsiasi alimento nell’ambito di una dieta sana.
Alcuni studi hanno messo in relazione varietà alimentare e longevità. In ogni caso, scegliere cibi
diversi è un modo per rendere ancor più gradevoli pasti e spuntini.
2.2. Mangiare in modo regolare
Mangiare è uno dei più grandi piaceri della vita ed è importante trovare il tempo per fermarsi,
rilassarsi e godersi il momento del pasto e dello snack. Mangiare ad orari stabiliti è anche un modo
per non saltare i pasti ed evitare così di non assumere alcuni nutrienti che spesso non vengono
compensati nei pasti successivi. Questa è un’abitudine particolarmente importante per i bambini in
età
scolare,
gli
adolescenti
e
gli
anziani.
La colazione è un pasto fondamentale perché aiuta a mettere in moto il corpo attraverso l’apporto di
energia dopo il digiuno notturno. La colazione sembra anche essere utile per il controllo del peso. Il
momento del pasto offre, inoltre, un’opportunità di interazione sociale e familiare. Quindi, che si
tratti di tre pasti completi o di sei minipasti o spuntini, l’obiettivo è quello di fare scelte sane che
risultino anche gradevoli.
2.3. Equilibrio e moderazione
Bilanciare l’assunzione di alimenti significa introdurre una quantità sufficiente, ma non eccessiva,
di ogni tipo di nutriente. Se le porzioni sono mantenute entro limiti ragionevoli, non c’è bisogno di
eliminare i cibi preferiti. Non esistono alimenti "buoni" o "cattivi", ma soltanto diete buone o
cattive. Qualsiasi cibo può rientrare in uno stile di vita sano, tenendo a mente la moderazione e
l’equilibrio.
Una quantità moderata di tutti gli alimenti può contribuire a tenere sotto controllo l’apporto
energetico (calorie) e ad evitare di consumare quantità eccessive di un dato alimento o di escludere
determinati componenti alimentari. Se si sceglie uno spuntino ad elevato contenuto di grassi, nel
pasto successivo è meglio optare per alimenti più magri. Una porzione ragionevole equivale a 75100 grammi (più o meno la quantità contenuta nel palmo della mano) di carne, un frutto di media
grandezza, un piccolo piatto di pasta o una pallina di gelato (50g). I cibi pronti offrono un modo
pratico per controllare le porzioni e riportano spesso sulla confezione il valore energetico (calorie).
2.4. Mantenere un giusto peso corporeo e sentirsi bene
Il peso forma varia da individuo a individuo e dipende da molti fattori tra cui sesso, altezza, età ed
ereditarietà.
L'eccesso di grasso corporeo si determina quando si introducono più calorie del necessario.
Le calorie in eccesso possono avere origini diverse - proteine, grassi, carboidrati o alcool –
ma il grasso è sicuramente la fonte più concentrata. L'attività fisica è un ottimo modo per aumentare
il dispendio di energia (calorie) e genera una sensazione di benessere. Il messaggio è semplice: se si
sta ingrassando, bisogna mangiare meno e fare più attività fisica.
2.5. Non dimenticare frutta e verdura
Molti europei non seguono i suggerimenti nutrizionali che prevedono almeno cinque porzioni di
frutta o verdura al giorno. Numerosi studi hanno dimostrato un’associazione tra l’assunzione di
questi alimenti e la diminuzione del rischio di contrarre malattie cardiovascolari e certi tipi di
cancro. Un maggior consumo di frutta e verdura è stato anche messo in relazione con la
diminuzione della pressione arteriosa. Frutta e verdura fresca si possono mangiare a volontà perché
sono una buona fonte di nutrienti e, in generale, sono naturalmente povere di grassi e calorie.
I nutrizionisti dedicano oggi molta più attenzione a questi cibi in quanto "concentrati" di nutrienti e
di altri elementi salutari per l’uomo. La cosiddetta "ipotesi antiossidante" ha richiamato l’interesse
sul ruolo dei micronutrienti contenuti nella frutta e nella verdura, quali le vitamine C ed E, e
numerose altre sostanze protettive naturali. Si vanno dimostrando gli effetti benefici dei carotenoidi
(beta-carotene, luteina e licopene), dei flavonoidi (composti fenolici molto diffusi nella frutta e
nella verdura normalmente consumate, per esempio mele e cipolle, e nelle bevande di origine
vegetale come tè, cacao e vino rosso) e dei fitoestrogeni (principalmente isoflavoni e lignani).
2.6. Basare la dieta su alimenti ricchi di carboidrati
Le linee guida alimentari consigliano, nella maggior parte dei casi, una dieta quotidiana che abbia
un apporto di calorie derivanti da carboidrati pari ad almeno il 55% delle calorie totali. Questo
significa che oltre la metà dell’assunzione giornaliera di alimenti deve essere composta da cibi
contenenti carboidrati, quali cereali, legumi, frutta e verdura.
Scegliendo pane, pasta e altri cereali integrali si aumenta ulteriormente l’apporto di fibra.
Anche se il corpo assimila nello stesso modo tutti i carboidrati, qualunque sia la fonte, questi
nutrienti sono spesso suddivisi in "complessi" e "semplici". I carboidrati complessi, di origine
vegetale, sono chiamati amidi e fibre e si trovano, per esempio, nei cereali, nella verdura, in vari tipi
di pane, nei semi e nei legumi. Sono composti da lunghe catene di carboidrati semplici collegati tra
loro.
I carboidrati semplici (anche chiamati zuccheri semplici) sono contenuti, per esempio, in zucchero
da tavola, frutta, dolci, marmellate, bibite, succhi di frutta, miele, gelatine e sciroppi. I carboidrati,
sia complessi che semplici, forniscono la stessa quantità di energia (4 calorie per grammo) e
possono contribuire entrambi all’insorgenza della carie, specialmente in caso di scarsa igiene orale.
2.7. Bere molti liquidi
Gli adulti hanno bisogno di bere almeno 1,5 litri di liquidi al giorno, anche di più quando fa caldo o
se si pratica attività fisica. L’acqua è un’ottima scelta, ma la varietà può essere gradevole e salutare;
si possono anche scegliere succhi, bibite, tè, caffè e latte.
TESTO X
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
Al Signor Jacques Diouf
Direttore Generale della Fao
1. L'annuale celebrazione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione è occasione per tracciare un
bilancio dei risultati ottenuti dalle molteplici attività dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per
l'Alimentazione e l'Agricoltura (Fao) per garantire a tanti nostri fratelli e sorelle nel mondo il
nutrimento quotidiano. Essa è anche occasione per ricordare le difficoltà che si riscontrano quando
sono carenti doverosi atteggiamenti improntati sulla solidarietà.
Troppo spesso, infatti, l'attenzione è deviata dai bisogni delle popolazioni, non si dà il giusto rilievo
al lavoro dei campi e viene meno l'adeguata cura per i beni della terra. Così si creano squilibri
economici e sono ignorati la dignità e i diritti inalienabili di ogni persona.
Il tema dell'odierna Giornata, Uniti contro la fame, è quanto mai appropriato per ricordare che è
necessario l'impegno di ciascuno per dare al settore agricolo la sua giusta importanza. Ognuno -- dai
singoli alle organizzazioni della società civile, agli Stati e alle Istituzioni internazionali -- deve dare
priorità a uno degli obiettivi più importanti per la famiglia umana: la libertà dalla fame. Per
conseguire la libertà dalla fame è necessario assicurare non solo che sia disponibile sufficiente cibo,
ma anche che ciascuno abbia quotidianamente accesso ad esso: ciò significa promuovere mezzi e
risorse necessari per sostenere una produzione ed una distribuzione che favorisca il pieno
godimento del diritto all'alimentazione.
Gli sforzi per conseguire questo obiettivo sicuramente aiuteranno a realizzare l'unità della famiglia
umana nel mondo. Sono necessarie iniziative concrete ispirate dalla carità e dalla verità -- iniziative
capaci di fronteggiare gli ostacoli naturali legati ai cicli delle stagioni o alle condizioni ambientali,
così come gli ostacoli determinati dall'azione dell'uomo. La carità, se praticata alla luce della verità,
può far superare divisioni e conflitti fino a far circolare da popolo a popolo, come un intenso
scambio, i beni della creazione.
Un importante passo in avanti è stata la recente decisione della Comunità internazionale circa la
tutela del diritto all'acqua, che, come la Fao ha sempre sostenuto, è essenziale alla nutrizione
umana, alle attività rurali e alla conservazione della natura. Infatti, come il mio Venerato
Predecessore, Papa Giovanni Paolo II, ha osservato nel Messaggio per la XXII Giornata Mondiale
dell'Alimentazione, diverse religioni e culture riconoscono un valore simbolico all'acqua, da cui
«scaturisce l'invito a essere pienamente consapevoli dell'importanza di questo bene prezioso e, di
conseguenza, a rivedere i modelli attuali di comportamento per garantire, oggi e in futuro, che tutti
possano accedere all'acqua indispensabile alle loro necessità e che le attività produttive, in
particolare l'agricoltura, possano usufruire di quantità adeguate di acqua gratuita» (Messaggio per la
Giornata Mondiale dell'Alimentazione, 13 ottobre 2002).
2. Se la comunità internazionale intende essere realmente «unita» contro la fame, la povertà deve
essere superata attraverso un autentico sviluppo umano, fondato sull'idea di persona come unità di
corpo, anima e spirito. Oggi, invece, vi è la tendenza a limitare la visione dello sviluppo alla
soddisfazione dei bisogni materiali della persona, soprattutto attraverso l'accesso alla tecnologia; un
autentico sviluppo non è semplicemente funzione di ciò che una persona «ha», ma deve aprirsi ai
valori più alti della fraternità, della solidarietà e del bene comune.
Di fronte alle pressioni della globalizzazione e sotto l'influenza di interessi che spesso rimangono
frammentati, diventa saggio proporre un modello di sviluppo fondato sulla fraternità: se esso è
ispirato dalla solidarietà e orientato al bene comune, sarà in grado di proporre dei correttivi alla crisi
mondiale in atto. Per sostenere immediatamente i livelli di sicurezza alimentare, vanno pensati
adeguati finanziamenti in agricoltura capaci di riattivare i cicli produttivi, anche di fronte
all'inasprirsi di condizioni climatiche ed ambientali. Queste condizioni, va detto, hanno un forte
impatto negativo sulle popolazioni rurali, sulle coltivazioni e sui sistemi di lavorazione, specie nei
Paesi già provati dalla carenza di nutrizione di base. I Paesi maggiormente sviluppati devono essere
consapevoli che i crescenti bisogni mondiali richiedono un contributo consistente da parte loro. Non
possono rimanere chiusi verso gli altri: questo atteggiamento non contribuirebbe a far superare la
crisi.
In questo percorso la Fao ha il compito indispensabile di esaminare la questione della fame
mondiale a livello istituzionale e proporre iniziative particolari che coinvolgano i suoi Stati membri
nel dare risposta alla domanda crescente di alimenti. Infatti, le nazioni del mondo sono chiamate a
dare ed a ricevere in proporzione alle loro effettive necessità, in ragione di quella «urgente necessità
morale di una rinnovata solidarietà, specialmente nei rapporti tra i Paesi in via di sviluppo e i Paesi
altamente industrializzati» (Caritas in Veritate, 49).
3. La recente meritoria campagna «1 BillionHungry», attraverso la quale la Fao cerca di accrescere
la consapevolezza circa l'urgenza della lotta contro la fame, ha evidenziato la necessità di una
risposta adeguata sia da parte dei singoli Paesi che da parte della comunità internazionale, anche
quando la risposta è limitata all'assistenza o all'aiuto d'urgenza. Ecco perché una riforma delle
istituzioni internazionali, pensata secondo il principio di sussidiarietà, diventa essenziale, poiché «le
istituzioni da sole non bastano, perché lo sviluppo umano integrale è anzitutto vocazione e, quindi,
comporta una libera e solidale assunzione di responsabilità da parte di tutti» (Ibid., 11).
Per eliminare la fame e la malnutrizione bisogna superare le barriere dell'egoismo, in maniera tale
da lasciare spazio ad una feconda gratuità che deve manifestarsi nella cooperazione internazionale
come piena espressione della fraternità. Ciò non esclude la giustizia ed è importante che le regole
stabilite siano rispettate ed applicate, come pure i piani di intervento e i programmi d'azione che si
rendono necessari. Ogni persona, popolo o Paese deve avere la possibilità di essere protagonista del
proprio sviluppo, utilizzando gli apporti esterni secondo le priorità e le concezioni che trovano
radice nelle tecniche tradizionali, nella cultura, nel patrimonio religioso e nella saggezza trasmessa
di generazione in generazione all'interno della famiglia.
Nell'invocare la benedizione dell'Altissimo sulle attività della Fao, confermo a Lei, Signor Direttore
Generale, che la Chiesa è sempre pronta ad adoperarsi per sconfiggere la fame. La Chiesa è
costantemente all'opera, attraverso le sue strutture, per alleviare le condizioni di miseria in cui versa
larga parte della popolazione mondiale, ben consapevole che il suo impegno in questo campo forma
parte di uno sforzo comune internazionale per promuovere l'unità e la pace della Comunità dei
popoli.