Paolo Ciulla, l`Artista Falsario
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Paolo Ciulla, l`Artista Falsario
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Banconote raffinate, leggermente migliori di quelle realizzate dalla zecca della Banca d’Italia. Ciulla diventò un mito, il protagonista indiscusso delle dicerie popolari catanesi, chiddu de soddi fausi, e per anni il suo processo verrà raccontato di bocca in bocca, da un palazzo barocco all’altro, dal Duomo alla Villa Bellini, in una via Etnea piena di umori brancatiani. Ma il grande falsario, prima di diventare tale, le aveva tentate tutte per emergere da una Caltagirone in fermento, viva, ma pur sempre provinciale. Frequentò la scuola d’arte e si appassionò all’ideologia socialista, fino a diventare un esponente di spicco del neopartito del circolo operaio, che nel 1899 vincerà le elezioni in molti comuni siciliani. Un esperimento politico che durò 100 giorni, e riportò lo stato di cose ad un’inevitabile immobilismo gattopardiano, e che fece maturare al giovane artista calatino l’idea di lasciare la Sicilia per seguire direttamente i movimenti dell’avanguardia parigina, animata dalla rivalità di due giganti come Modigliani e Picasso. Basterebbe questa prima fase delle vita di Ciulla per accendere le fantasie di un qualunque narratore di razza. Ci aveva provato nel 1984 Pietro Nicolosi, ex cronista de “La Sicilia” con il suo “Paolo Ciulla, il falsario” edito dalla catanese Tringale, a metà tra il saggio e il Le sue impeccabili banconote da 500 lire stupirono persino gli esperti della Banca d’Italia che non riuscivano a distinguerle da quelle vere. Morì povero e solo come tanti altri geni maledetti ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ plot poliziesco, ma è la scrittrice calatina Maria Attanasio ad ultimare un percorso creativo e coraggioso con “Il falsario di Caltagirone”, pubblicato dalla Sellerio. L’autrice parte dai movimenti culturali che animarono il conterraneo Paolo, per imbastire una trama narrativa, che a ritroso, ripercorre gli ultimi giorni del geniale falsario. La rivoluzione che compie Ciulla non è solo legata al misfatto delle banconote false, ma è anche caratterizzata da una diversità sessuale ed esistenziale che lo porteranno ad un graduale isolamento. Così la Parigi di inizio secolo sarà un pretesto per raccontare non solo le vicende artistiche del copista siciliano al Louvre, ma anche il suo furore di artista diverso che non riuscirà mai a placare i suoi ardori sentimentali, a discapito delle sue opere che verranno sistematicamente distrutte ed ignorate. La Attanasio in una escalation progressiva del suo protagonista, ci fa ritrovare Paolo Ciulla in una Buenos Aires minata da sommovimenti politici. Rinchiuso in manicomio per violenza, lì avrà la forza di dipingere “Il trionfo dell’Argentina” che raffigurava una donna alata simile all’amata Anna Kulischoff, ma qualche mese prima aveva collaudato la sua maestria di falsario con la realizzazione delle banconote da 500 pesos. Ma fu quando tornò in Sicilia che l’artista ribelle compì il suo capolavoro: “Una pioggia di benefiche e anonime banconote da 500 lire entrò tra la primavera del 1920 e l’autunno del 1922 nelle case di molti bisognosi di Catania e della provincia…si posarono su tram carrozze treni carretti piroscafi, percorrendo, nelle consapevoli mani di spacciatori e in quelle inconsapevoli di commercianti ed emigranti, il vecchio e il nuovo mondo. Nessuno ebbe mai il sospetto che fossero false”. La scoperta, l’arresto, e il processo sancirono la definitiva grandezza di Ciulla, l’originale rivoluzionario che si era permesso di sbeffeggiare il potere realizzando meravigliose, ma non vere, carte denaro. Domenico Trischitta ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ 30 Catania PROVINCIA Euromediterranea ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Cultura La Fonte Maimonide, Scrigno di Salute Paternò, sin dai tempi più antichi, ha avuto appellativi gratificanti, tra cui “Città dalle mille fonti d’acqua”, perché nel suo territorio (un tempo assai vasto) sgorgavano tante sorgenti, che consentivano ogni tipo di coltivazione. Ciò fece attribuire l’altro appellativo di “Città fertilissima”. Il convogliamento delle acque di varie sorgive (Maimonide, Fontana Grande, Monafria, Paradiso, Tirafiato, Jungo, Vana) consentiva il funzionamento di una decina di mulini dislocati tra la periferia ovest della città e la riva sinistra del Simeto. La sorgente più magnificata era la “Maimonide” (detta “acqua grassa”), sita alla periferia ovest dell’abitato e classificata tra le acque minerali con caratteristiche “acidulo – alcalino e magnesiaco ferruginosa”, assai gradita al palato e denominata anche “Tesoro della salute” per la cura di varie malattie. Dal ‘500 alla prima metà del ‘900 parecchi studiosi hanno lasciato opere per elogiare l’acqua grassa, terapeutica, ad uso potabile e nei bagni nonché esportata a Catania ed in altri città e comuni siciliani. Da oltre mezzo secolo quest’acqua non è più potabile per la presenza di sostanze chimiche usate nella coltivazione dei terreni circostanti e per gli scarichi dei rifiuti liquidi delle nuove abitazioni e opifici costruiti a monte. La letteratura su questa fonte lascia a desiderare in ordine all’origine del nome “Maimonide”, che, secondo alcuni, deriva dalla presenza a Paternò del condottiero spagnolo Gaito Maimone e, secondo altri, dalla presunta presenza nella fonte di una scimmia favolistica “gattomammone”. Il prof. Santi Correnti, già docente di Storia della Sicilia nell’Università di Catania, ha dato alle stampe oltre cento opere interessanti, tra cui una storia di Paternò (“Paternò” – ed. Tringale – 1983), nella quale fa derivare il nome “Maimonide” dalla favola, scartando il celebre medico arabo Maimonide, pur ammettendo che questi “si occupò di acque terapeutiche, come quelle di Fiuggi”. Lo scrivente sostiene che la fonte di quest’acqua tanto portentosa, in grado di guarire varie malattie, ben poteva essere intitolata ad un famoso medico del basso medioevo Maimonide, rimasto celebre, fino ad oggi per aver curato tante malattie, divenendo un pioniere della medicina moderna: sconsigliando l’abuso di medicine e consigliando norme di prevenzione, principalmente col rispetto dell’igiene. Di recente la fonte Maimonide è stata ristrutturata con la realizzazione di un progetto moderno, che assomma in sé eleganza e funzionalità, però l’ac○ ○ qua non è potabile perché sprovvista di depuratore. Mosè Maimonide è la traduzione latinizzata di Mosheh ben Maymon, ebreo di origine spagnola, nato a Cordova il 30 marzo 1138 (1135, secondo studi più recenti), figlio di un giudice del tribunale rabbinico, noto come buon conoscitore della matematica e dell’astronomia. Dal padre apprese molte nozioni scientifiche, i fondamenti dellaTorah (dottrina rivelata da Dio a Mosè), del Talmud (dottrine ed insegnamenti ebraici). Inoltre da maestri arabi apprese la medicina e la filosofia. Motivi di settarismo religioso costrinsero Maimonide e la sua famiglia all’esilio in altra provincia della Spagna (1148), a Fez nel Marocco (1160). Qui egli approfondì lo studio della medicina araba, nota come la più evoluta dell’epoca. Poi si trovò nel quartiere Fustat de Il Cairo. In questo periodo egli perse il padre e il fratello (quest’ultimo commerciante di preziosi) e venne a trovare sulle spalle il peso del mantenimento della famiglia. Intraprese la professione di medico, diventando così famoso da essere chiamato anche come medico alla corte di Saladino (Al Malik Al Afdal Saladin), Vier d’Egitto e riuscendo ad armonizzare tra loro medicina, religione e filosofia. Si spense il 13 dicembre 1204. Maimonide lasciò molte opere di rilievo, tra le quali “Guida dei perplessi” del 1190, “Tredici articoli di fede”, “Trattatelli medici su asma, emorroidi, veleni, rapporti sessuali, …..”, “Guida della buona salute”, “Libro dei veleni e degli antipodi”. Nel Duemila (13 e 14 giugno) a Milano il Convegno “Maimonide e il suo tempo” ha testimoniato l’attualità del Nostro. Angelino Cunsolo ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ 31 ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Un ritratto di Mosheh ben Maymon, meglio conosciuto come Mosè Maimonide Sotto una veduta storica della Fonte Maimoide di Paternò ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Catania PROVINCIA Euromediterranea ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Cultura Fioriscono le Note di Zagara C’è tutta la filosofia del nuovo corso della Provincia di Catania e del suo presidente Raffaele Lombardo in tema di rivalutazione e apprezzamento della cultura popolare siciliana ed etnea: “Le piccole note di zagara”, allora, il colorato festival della canzone per bambini, ha rappresentato un ulteriore apprezzato tassello in questo percorso virtuoso tutto imperniato nella riscoperta della “sicilianità”. “Abbiamo assistito – ha sottolineato il presidente Raffaele Lombardo - a una delle manifestazioni più belle che questa Amministrazione abbia organizzato, assieme alla rassegna del teatro dialettale, dei mesi scorsi. I veri protagonisti sono stati gli alunni delle scuole di Catania e provincia, che hanno dimostrato di amare e di voler conoscere la lingua siciliana, una lingua degna di essere riscoperta e tramandata. Questo festival canoro, ha dimostrato il forte interesse culturale che esiste nei confronti della lingua siciliana e ci auguriamo che proprio dalla scuola e dai docenti partano esempi concreti di riscoperta e di insegnamento di quello che non deve essere considerato un semplice dialetto”. E dunque, dopo il teatro in lingua siciliana, che ha contrassegnato recentemente le attività culturali dell’Ente, con convincenti apprezzamenti da parte di critica e pubblico, l’assessorato provinciale alle Politiche culturali, guidato da Serafina Perra, ha ideato e realizzato un evento di grande valenza al quale hanno aderito, con entusiasmo, diverse scuole del territorio. “Le piccole note di zagara”, nella semplicità dei suoi protagonisti assoluti, ossia i bambini, è stato un successo pieno, nell’azione di recupero e costante rivalutazione della lingua e dei costumi siciliani, agendo da collante per le variegate realtà culturali della provincia. La famiglia, il gioco e l’infanzia, il lavoro, il tempo libero; e ancora, la campagna e i suoi riti ancestrali, l’incedere delle stagioni, la tradizione dei cunti antichi. A legare tutto, come sottile filo d’Arianna, una lingua viva, attuale, proprio quel siciliano, vera icona di un popolo indomito. Venti le scuole che sono salite sul palco, alle Ciminiere di Catania, con un totale di 1.350 bambini iscritti: la manifestazione canora, non competitiva, è stata dedicata principalmente ai motivi siciliani collegati alle tradizioni agricole e ai temi popolari, nella riscoperta delle radici della nostra Isola. La prima edizione si è svolta in quattro giornate, dal 21 al 25 maggio e vi hanno partecipato le scuole: XX Settembre, Coppola, G. Verga, Battisti, Santi Giuffrida di Catania, Rossi di Aci Catena, Rodari di Acireale, Circolo didattico di Aci S. Antonio, Santi Giuffrida di Adrano, Nicola Spedalieri di Bronte, Rosario Livatino di Fiumefreddo, I Circolo didattico di Giarre, Giuseppe Fava di Mascalucia, Leonardo Sciascia di Misterbianco, Gravina di Ramacca, Giovanni Verga di Riposto, De Amicis di Tremestieri, Giovanni Verga di Viagrande e il Circolo didattico di Zafferana. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ “Abbiamo imparato tanto da questi piccoli talenti che si sono esibiti sul palco delle Ciminiere – ha sottolineato, con evidente soddisfazione, l’assessore Serafina Perra – perché è soprattutto grazie a loro se l’Auditorium è stato ogni giorno stracolmo di pubblico, oltre che di genitori e insegnanti. L’esito è stato travolgente”. Direttore artistico del festival è stato l’apprezzato cantastorie siciliano Luigi Di Pino; presentatrice, Francesca Cuffari. Nel repertorio, i piccolissimi interpreti, alcuni in abiti tradizionali, non hanno fatto mancare i classici isolani, quali: “Ciuri ciuri”, “Sicilia antica”, “Pampina di l’alivu”, “Arance di Sicilia”, “Vitti ‘na crozza”, “Si maritau Rosa”, “E vui durmiti ancora”. Alla premiazione, oltre al presidente Raffaele Lombardo e all’assessore Serafina Perra, sono intervenuti l’assessore provinciale allo Sviluppo economico, Gioacchino Ferlito, il consigliere provinciale Salvo Pace, la consulente per le Politiche culturali e tra gli organizzatori dell’evento, Lucia Navarria, e alcuni rappresentanti dei Comuni dell’hinterland, tra cui il sindaco e l’assessore alla Cultura di Tremestieri Etneo, Salvatore Giuffrida e Carlo Maugeri. A concludere la manifestazione è stato il noto cantautore siciliano Vincenzo Spampinato, che ha cantato con i piccoli artisti il brano “Madre Terra”, inno ufficiale della Regione Siciliana. “La nostra provincia – ha concluso l’assessore Perra - assomiglia davvero a uno scrigno che custodisce bellezze inesauribili. Il patrimonio ambientale, naturalistico e architettonico si coniuga a quello culturale e in questo unicum magico e prezioso innestiamo gli spunti per una valorizzazione, la più completa possibile, indirizzando i ragazzi e i giovani verso un mondo di ispirata tradizione che riceveranno in stupenda eredità”. Marcello Proietto di Silvestro Il presidente Lombardo e l’assessore Perra con alcuni piccoli protagonisti del festival canoro ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ 32 Catania PROVINCIA Euromediterranea ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Cultura La Voce dell’Anima Siciliana Di Rosa Balistreri ama tutto: le piace la sua voce, la incuriosisce la sua vita tribolata, è attratta dal personaggio, e spesso canta le sue canzoni. Ma avverte: niente paragoni, io mi chiamo Laura De Palma. “Abbiamo due storie differenti – spiega la cantante popolare catanese – lei si definiva la “cantatrice” del sud, era straordinaria. Io, però, gestisco la mia voce in maniera diversa. Ho studiato canto, ho ottenuto il compimento inferiore di canto lirico. Ho studiato tecnica vocale”. Eppure proprio a lei è stato assegnato nel 2002 il premio “Rosa Balistreri” come migliore interprete della nota cantante di musica popolare siciliana. “Quando l’ho saputo ero davvero felice – racconta Laura De Palma – Ricevere un premio a lei dedicato è un onore grande che mi ripaga dei tanti sacrifici”. Incuriosisce il mondo in cui lo dice. Quali sacrifici? “Purtroppo avere una bella voce spesso non basta, ci vuole un pizzico di fortuna e gli incontri giusti”. Qualche rimpianto quindi c’è? “Sì, l’hanno scorso per mancanza di finanziamenti abbiamo dovuto rinunciare ad un concerto in America. E c’è in forse anche una tappa in Germania del musical “Noi tra storia e leggenda”. A quello tengo molto”. Ma, nonostante tutto, c’è qualche grazie da dare. Uno va all’assessore provinciale alle politiche culturali Serafina Perra. “Ha fatto tanto – sottolinea – Ci ha sostenuti e continua a farlo”. Non scrive canzoni da qualche mese Laura De Palma, per il momento pensa al suo musical, pronto a girare per la Sicilia. “E’ il racconto di un sogno – racconta – la protagonista viaggia nel tempo, va dai tempi di Ducezio alla cavalleria rusticana”. Ambientata a Mineo la rappresentazione teatrale, per la regia di Armando Sciuto e con le coreografie di Angela Marchese, si avvale di un cast di venticinque tra attori e ballerini, più un “cuntastorie, Enrico Manna”. “Nel musical ho inserito canzoni prese dalla tradizione popolare siciliana ma non solo – afferma la cantante – ci sono anche canzoni che ho composto io. I miei brani si allontanano molto dalla tradizione, sono ○ ○ ○ Laura De Palma, vincitrice del Premio Rosa Balistreri, interpreta al meglio la tradizione canora popolare ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ 33 ○ ○ ○ Laura De Palma sul palcoscenico del musical “Noi... tra storia e leggenda”. In basso il “cantastorie” Enrico Manna musiche travolgenti suonate da strumenti tipici di un’orchestra, ci sono violini, percussioni, chitarre. Volevo creare qualcosa di diverso, di più moderno, utilizzando tonalità maggiori mentre la musica popolare è spesso realizzata con tonalità minori”. Laura De Palma ama la Sicilia da sempre. Difficile che non contagiasse chi le vive accanto. “Partirò presto per la Germania con i miei due figli e mio marito – ci dice – rappresenteremo Catania durante una festa popolare medievale. Saremo in cinque: io, i miei gemelli Flaminia e Dario, mio marito Nunzio e Giuseppe Albano”. Di progetti in cantiere ne ha tanti, adesso aspetta il momento e la fortuna adeguata per poterli realizzare. E tutti sono un’ode alla sua terra natìa. Alessandra Bonaccorsi ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Catania PROVINCIA Euromediterranea ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○