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Piero Salzarulo
ELOGIO DEL SOSPIRO
ARMANDO
EDITORE
Sommario
Ringraziamenti
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1. Un mondo di sospiri
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2. Etimologia e definizioni di sospiro
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3. Fisiologia del sospiro
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4. Sospirare e sbadigliare
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5. Prima in sonno e poi in veglia
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6. Animali sospiranti
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7. Il sospiro visto dagli psicologi
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8. I vissuti del sospiro nella letteratura
45
9. Gli aggettivi del sospiro
52
10. Il tempo di un sospiro
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11. I suoni ed il silenzio del sospiro
58
12. Il sospiro nelle arti figurative
60
13. Il sospiro e le malattie
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14. Curarsi con il sospiro
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15. L’ultimo sospiro
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Bibliografia
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Ringraziamenti
Ringrazio Anna Dolfi, Alberto Batisti, Valerio Magrelli e Leonardo Savoia per i loro amichevoli consigli; Hartmut Schulz per le interessanti informazioni, in particolare sulla letteratura di lingua tedesca; Giuseppe Tonelli per la sua generosa assistenza nella redazione
e, infine, ma non ultimo, Maria Grazia Salzarulo per il suo prezioso
contributo nel reperire importanti riferimenti bibliografici.
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1. Un mondo di sospiri
Durante il giorno, quando siamo svegli, e talvolta durante la notte
quando dormiamo, senza rendercene conto di tanto in tanto respiriamo più profondamente, cioè sospiriamo.
Questo evento si produce più volte nel corso della giornata spontaneamente, senza cioè l’intervento di un controllo volontario, anche se
è possibile crearlo con una decisione cosciente, e riguarda sia l’essere
umano che gli animali, in particolare i mammiferi.
I sospiri possono essere il risultato di una “richiesta” esplicita. Un
esempio banale può essere quello relativo ad una visita medica: per
l’auscultazione del polmone il medico ci chiede di effettuare un respiro “profondo e lungo”, che non è altro che un sospiro.
Esistono luoghi pubblici che indirettamente possono facilitare la
produzione di sospiri in quanto vi si realizzano situazioni favorevoli. Tra questi, una chiesa o un convento al momento della preghiera,
dove il fervore ed il calore legati alla devozione portano preti e fedeli
al sospirare (Brulin, 1998); un esempio di sospiri collettivi, forse sincronizzati, viene dai monaci riuniti nel “gabinetto dei sospiri” esistente nel 1700 all’interno dei conventi. In questi casi è evidente il ruolo
espresso dall’espressione orale, la preghiera, che il sospiro scandisce
alternandosi con essa, una coppia trascinata dall’ardore, presente anche nel Tartufe di Molière.
Senza orazioni e preghiere un museo può suscitare sospiri nella
contemplazione silenziosa di un quadro. Anche un treno, dove si legge e si medita, può essere un luogo “pieno di sospiri”, immagine evocata da Magrelli.
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Sono gli eventi e le situazioni che creano emozioni quelli che si
accompagnano frequentemente a sospiri talvolta molto numerosi.
Curiosamente la medicina contemporanea, rispetto a quella del
’700 e dell’800, si è poco interessata a questo tipo di respirazione,
individuata per motivi diagnostici ed anche terapeutici soprattutto nel
campo delle patologie respiratorie e psichiatriche.
Sorprendentemente, troviamo il sospiro al centro di ipotesi riguardanti patologie dello sviluppo quale la morte improvvisa del lattante.
L’attenzione dedicata ai meccanismi fisiologici, oggetto di interesse da parte soprattutto di autori tedeschi ed inglesi nei secoli passati,
si è risvegliata in questi ultimi decenni ma rimane inferiore rispetto a
quella portata ad altri eventi che implicano la respirazione, tra i quali
lo sbadiglio.
Solo recentemente la psicologia sperimentale si è occupata del sospiro con approcci innovativi ed ipotesi originali. La psicologia clinica ha dimostrato da tempo un notevole interesse, in particolare nel
caso di disturbi d’ansia e della sindrome di panico.
Agli animali sono stati attribuiti non solo la possibilità di emettere
sospiri ma anche significati molto simili a quelli attribuiti agli esseri
umani: sono i mammiferi ad essere l’oggetto privilegiato di studi ed
osservazioni, talvolta aneddotiche.
Questo “piccolo” e spesso silenzioso evento è stato colto da sempre da detti popolari ed illustrato da numerosissimi scrittori ed artisti,
sino a diventare l’espressione consacrata dei nostri sentimenti e delle
nostre emozioni.
Molti modi di dire utilizzano il sospiro per esprimere sensazioni, emozioni con vari significati, positivi o negativi: di contentezza
ma anche di tristezza, piacere ma anche dolore, rimpianto, sollievo,
soddisfazione, lamentela, disperazione, gratitudine e così via: tutto il
sentire umano associato ad un sospiro, come vedremo nei prossimi
capitoli.
Il termine sospiro fa parte di espressioni codificate quali modi di
dire, proverbi. Si dice “a sospiri” per “un poco alla volta”, oppure “di
un sospiro” per dire “per poco”, dove appare il considerare il sospiro
un evento che dura poco, o di scarsa importanza. E ancora, «chi prima
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non pensa in ultimo sospira», «cu’suspira ’un è contenti» (proverbio
siciliano), «se occhio non mira cuor non sospira» e «avere gli occhi
per piangere e il cuore per sospirare», dove è evidente il rapporto con
il cuore “sede” dei sentimenti; un tema come vedremo largamente
presente in letteratura.
La presenza del sospiro nei proverbi riguarda anche altri Paesi, a
dimostrazione della sua’universalità, che è testimoniata dal fatto che
è stato osservato «in tutti i Paesi del mondo, in tutte le razze, in gruppi
molto diversi per usi e costumi» (Straus, 1952).
In Estonia si dice «la fantesca sospira il mattino e l’orfano la sera»,
mentre nel Ruanda il sospiro si lega alla morte in una versione ironica
«l’uomo non rifiuta il sospiro alla morte che arriva», per finire con un
proverbio francese double-face «coeur qui soupire n’a pas ce qu’il
désire, coeur content soupire souvent» (molto simile a quello siciliano visto sopra).
La parola sospiro è attribuita, oltre che ad esseri animati, per metafora anche a caratteristiche fisiche di esseri inanimati, ad esempio
sentire i sospiri del vento che muove le foglie di un albero; il sospiro
è stato attribuito anche ad elementi dell’ambiente fisico, ad esempio
al mare; il sospiro del treno nel momento in cui si ferma all’arrivo in
stazione è motivo quasi obbligatorio per scrittori che parlano delle
stazioni ferroviarie. In tutti i casi l’attribuzione è possibile attraverso
la similitudine tra il soffio del sospiro ed il suono prodotto dall’evento
fisico.
Vi sono poi altre utilizzazioni della parola “sospiro” e per motivi
molto diversi.
Sospiro è il nome di una cittadina in provincia di Cremona ed è
anche il nome di una Fondazione della stessa con scopi assistenziali.
Con sorpresa scopriamo che “sospiri” sono dolcetti siciliani. La musica dà il suo contributo con il quintetto di fiati “Sospiro”. E, ovviamente troviamo il celebre “Ponte dei sospiri” di Venezia, e molti altri
ancora: una così estesa diversificazione della presenza della parola
“sospiro” nel territorio italiano da essere argomento per sociologi o
antropologi. Ma anche al di là delle Alpi troviamo sospiri. A Parigi
esiste un “Passage des soupirs” (Galleria dei sospiri), e un giardino
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dei sospiri. Infine, a molte vie che portano ai cimiteri è stato dato il
nome di “via dei sospiri”: vedremo nell’ultimo capitolo un probabile
perché…
La musica utilizza il termine sospiro in termini tecnici: un sospiro,
un quarto di sospiro, ecc. stanno ad indicare sullo spartito un silenzio;
vi sono poi composizioni che trattano questo tema o che includono il
termine “sospiro” nel titolo.
Come si è detto, di sospiri è pervasa la letteratura, con poemi che
avevano quale tema centrale l’amore ed il desiderio, soprattutto dal
Petrarca in avanti anche se, come suggerisce Anna Dolfi (comunicazione personale), la presenza dei sospiri in letteratura era cominciata
ben prima con i poeti della scuola siciliana, con Jacopone da Todi e
con Cavalcanti. Ovviamente poi Dante: sospiri frequenti soprattutto nella Vita nova, e più volte anche nel Purgatorio e nell’Inferno.
Successivamente, di sospiri sono piene le Stanze di Poliziano; sospiri
anche quelli che l’Ariosto evoca nelle Rime e quelli, cocenti, nell’Orlando furioso.
Nella letteratura del ’600, soprattutto nella lirica barocca con Marino, nel melodramma con Metastasio, si trova un’altissima frequenza
della parola “sospiro”.
Successivamente Alfieri, Monti e soprattutto Ugo Foscolo (questi
sia nelle Grazie che nei Sepolcri) introdurranno il sospiro quale tema
ricorrente nelle loro opere, sovente con accenti tragici.
Leopardi è stato colui che nei Canti (in particolare nelle Ricordanze e nel Passero solitario) ha fatto del sospiro l’espressione di
sfumature dei sentimenti della propria esistenza.
Nell’800 si fa riferimento al sospiro, oltre che nei libretti di molte
opere di Verdi, da parte di Manzoni, e poi di Pascoli, Carducci e, a
cavallo tra ’800 e ’900, D’Annunzio; tra i francesi ricordiamo in particolare Baudelaire e Mallarmé.
Dopo la fine dell’800 la presenza del sospiro nella letteratura
sembra più ridotta; tra gli autori più noti emergono per la frequenza
dell’uso di sospiro nelle opere in prosa Svevo e Pirandello e nella poesia Saba, così come Rilke, Joyce, Camus, Eluard e Queneau.
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Rispetto ai secoli precedenti, in particolare all’epoca di Dante e
Petrarca, il tema del sospiro è meno legato ai sentimenti amorosi ed al
dolore; il sospiro, alternandosi alla parola, entra in una relazione con
interlocutori in cui si esprime spesso disappunto e dissenso. Anche
i piaceri materiali, ad esempio per il buon cibo, trovano la via del
sospiro.
Nei capitoli che seguono svilupperemo alcuni dei temi che abbiamo evocato e cercheremo di mostrare le varietà del sospiro in funzione di molteplici approcci e contesti, e di cogliere le ragioni che lo fanno rimanere al centro della nostra vita, dai primi agli ultimi istanti.
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2. Etimologia e definizioni di sospiro
Prima di addentrarci a considerare le teorie sui meccanismi ed i
contesti culturali e storici riguardanti il sospiro, ci sembra utile una
breve analisi delle origini della parola “sospiro” in italiano ed in altre
lingue.
Al nostro “sospiro” corrisponde in francese “soupir”, in inglese
“sigh”, in tedesco “seufzen”, in greco “anastenagmos”.
Indagini riguardanti l’etimologia di “sospirare” e di “soupirer”
sottolineano l’origine sia in italiano che in francese dal latino “suspirare”, con due componenti: “sub” (subs, sotto) e “spirare” (respirare).
Sospiro e soupir derivano a loro volta da suspirare e soupirer.
È interessante notare che nella lingua inglese l’etimologia porta verso una dimensione linguistica diversa. Secondo il Wiktionary “sigh”
deriva dal Middle English “sighen”, probabilmente dall’espressione
precedente “sighte”, passato di “siken” (to sigh), dall’Old English “sican”; “sigh” richiama il suono che viene emesso nella fase espiratoria
(così anche per seufzen in lingua tedesca, che significa “slurp the air”,
cioè “succhiare l’aria”) ed ha quindi una caratteristica onomatopeica
perché esprime il suono che fa l’aria uscendo dai polmoni.
La caratteristica onomatopeica riguarda anche “ouf”; l’altro termine francese, utilizzato al posto di soupir per indicare le situazioni in
cui si verifica un sollievo: “ouf de soulagement” (di sollievo).
In greco sospiro si dice “anastenagmos” che deriva dal verbo “stenazo” (dalla radice “stenos”, cioè stretto), che significa gemere, e da
“ana” su: quindi riferimenti che considerano altri aspetti implicati nel
sospiro rispetto alle lingue precedenti.
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La ricerca riguardante le definizioni di “sospiro” ha portato a trovare costanti sia all’interno della stessa lingua che tra lingue diverse,
ma anche differenze, in particolare in funzione del periodo storico.
I dizionari generalisti hanno fornito definizioni che si riferiscono
sia al versante fisiologico che alle implicazioni soggettive soprattutto
quelle emotive. Ne elenchiamo alcune.
«Inspirazione e respirazione audibile, profonda e prolungata, specialmente quando involontaria e esprimente qualche emozione o sensazione: come dolore, struggimento, stanchezza, sollievo. Molti di
questi attributi, insieme ad altri, verranno ritrovati in vari contesti nei
quali viene utilizzato il termine “sospiro”» (Webster’s New International Dictionnary, 1952).
«Respirazione mandata fuora dal profondo del petto, cagionata da
dolore e affanno» (Dizionario della lingua italiana dell’Accademia
della Crusca).
«Inspirazione ed espirazione profonda, che produce un rumore
continuo più o meno forte, simile a quello di un soffio; distinto dal
respiro che indica il normale atto della respirazione» (Dizionario
Treccani).
«Respiro più lungo del normale, che esprime un moto interiore”
(Dizionario Online). «Inspirazione ed espirazione lenta e profonda
che manifesta ansia o turbamento» (Dizionario italiano online Hoepli).
«Inspirazione profonda seguita da espirazione prolungata, effetto
e manifestazione di turbamenti spirituali» (Dizionario Devoto-Oli).
Quali sono i termini e le definizioni nelle altre lingue? Ne prenderemo in considerazione alcune.
Le Dictionnaire de la conversation et de la lecture nel 1838 ci dà
una definizione di “soupir” in parte singolare: «mouvement excentrique de l’organe de la voix, provoqué par la crainte, l’amour, la
douleur, et accompagné quelquefois de sons inarticulés» (Movimento
eccentrico dell’organo della voce provocato dalla paura, dall’amore,
dal dolore e accompagnato da suoni inarticolati).
Il dizionario Littré (1880) alla voce “soupir” dice: «Respiration
plus forte et plus prolongée qu’à l’ordinaire et qui est causée par
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quelque gene phisyque, soit par quelque trouble moral; le soupir est
causé par une contraction lente et volontarie du diaphragmme, tandis
que le sanglot est du à une contraction involontaire et spasmodique
de ce muscle» (Respirazione più forte e prolungata del solito causata da un qualche disagio fisico o da un disturbo morale; il sospiro è
causato da un contrazione lenta e volontaria del diaframma, mentre il
singhiozzo è dovuto ad una contrazione involontaria e spasmodica di
questo muscolo).
Di «Respiration forte et bruyante que l’on pousse sous l’effet de
la doleur ou d’une emotion» (Respirazione forte e rumorosa che si
emette sotto l’effetto del dolore o di un’emozione) parla il Dictionnaire Reverso.
Anche il Dictionnaire de l’Académie française (8 ème edition) dà
una definizione nella quale si sottolineano le cause emozionali di questo evento, ma utilizza il verbo “échapper” (uscire) con un significato
di passività, anziché “pousser” (emettere) che ha una connotazione
attiva: «Expiration prolongée qu’on laisse échapper sous l’influence
d’un sentiment de tristesse, d’une émotion, d’une souffrance» (Espirazione prolungata che lasciamo uscire sotto l’influenza di un sentimento
di tristezza, di un’emozione, di una sofferenza). Notiamo che in questo caso il versante fisiologico si riferisce alla sola fase espiratoria.
“Soupir” viene definito nel CNRTL (Centre National de Ressources Textuelles et Lexicales) come «expiration ou espiration plus
ou moins forte et prolongée qui retablit un équilibre respiratoire perturbé le plus souvent par une vive émotion» (Espirazione più o meno
forte e prolungata che ristabilisce un equilibrio respiratorio perturbato
il più sovente da una viva emozione): anche in francese compaiono
i due versanti, fisiologico e soggettivo, con in più un riferimento ai
disturbi respiratori provocati da emozioni.
Per la lingua inglese, il Wiktionary definisce il termine “sigh” come
«a deep and prolonged inspiration or respiration of air, as when fatigued, frustated, greve, or relieved»; in questo caso compaiono termini riferentisi a condizioni particolari (fatica, frustrazione e sollievo, quest’ultimo di largo uso, come vedremo, nel campo letterario e
popolare).
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Anche per il Century Dictionary and Cyclopedia, la definizione «a
sudden involuntary deep-drawn inspiration of breath, followed by its
more or less audible expiration, usually expressive of some emotion or
sensation» fa riferimento a fisiologia e emozioni. Accanto a questa definizione, prevalentemente fisiologica, lo stesso dizionario ne inserisce anche una più legata all’uso che ne viene fatto in contesti letterari:
“motivo di aspirazione, di desiderio o di rimpianto”. Nelle definizioni
del verbo “sospirare” scompare invece il versante fisiologico.
Infatti il Dizionario etimologico online dice: «mandare un respiro
dal profondo del petto, come fa chi è agitato da tristezza, amore o altra
melanconica passione».
Così è anche in definizioni di altri dizionari, ad es. Treccani e
Devoto-Oli, in cui, inoltre, ne vengono precisate le caratteristiche a
seconda che il verbo venga utilizzato nella forma intransitiva o transitiva.
Per l’uso intransitivo si indica il «fare un sospiro come espressione
di tristezza, di rimpianto, di desiderio, di attesa ansiosa o di altro turbamento spituale». Nel suo uso transitivo a “sospirare” corrisponde:
“desiderare, rimpiangere ardentemente, anelare”. Esempi del primo
(intransitivo) sono: “non fa che piangere e sospirare”; “che hai da
sospirare tanto?”, “sospirava per le difficoltà economiche in cui era
costretto a vivere”, “sospirare per la lontananza della patria”.
Esempi del secondo (transitivo) sono: “sospirare la patria lontana”; “sospirare il ritorno di una persona cara”, “i carcerati sospirano
la libertà perduta”; arcaico e letterario “lamentare, piangere”: sospirare qualcuno morto.
In inglese ritorna anche il versante fisiologico. Al verbo “to
sigh”corrisponde la definizione: «to inhale a larger quantity of air
than usual, and immediately expel it; to make a deep single audible
respiration, especially as the result or involuntary expression of fatigue, exhaustion, grief, sorrow, frustration, or the like» (Inalare una
quantità di aria maggiore di quella abituale ed espellerla immediatamente; fare un profondo respiro singolo udibile, specialmente come
risultato oppure involontaria espressione di fatica, spossatezza, dolore, preoccupazione, frustrazione o simili) (Wiktionary).
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Questa definizione è simile a quella fornita dal Century Dictionary
and Cyclopedia: «to have or drawe a sigh; make an audible inspiration and expiration indicative of some emotion; make an expressive
respiratory sound: as to sigh with grief or disappointment, or (less
commonly) from satisfaction or the sense of relief» (Avere o tirare
un sospiro; fare un’udibile inspirazione ed espirazione indicative di
una qualche emozione; fare un suono respiratorio espressivo: come
sospirare per dolore o delusione, oppure, meno frequentemente, per
soddisfazione o senso di sollievo).
L’aggettivo “audible” è presente anche nella definizione fornita
da A critical pronouncing dictionary, and expositor of the English
language (1818) che sottolinea l’intensità del fenomeno utilizzando
anche l’aggettivo “violent”: «A violent and audible emission of breath
which has been long retine» (Un’emissione udibile e forte di respiro
che è stata a lungo trattenuta).
Per quanto riguarda la lingua francese alla voce “soupirer” si trovano indicate le definizioni: «Pousser des soupirs. Soupirer du fond
du coeur» (Dictionnaire.sensagent.com). La distinzione tra forma
intransitiva e forma transitiva del verbo “soupirer” è fornita dal Dictionnaire Littre: nella prima “soupirer” significa “Pousser des soupir”
(Emettere dei sospiri) in senso letterale e “Eprouver de la douleur,
du regret” (Provare dolore o rimpianto) oppure “Desirer ardemment”
(Desiderare ardentemente) in senso figurato. La forma transitiva viene
soprattutto utilizzata nello stile poetico elevato per significare “Dire,
chanter avec tendresse et melanconie” (Dire, cantare con tenerezza e
malinconia).
Da queste definizioni, quindi, appare che sospirare rinvia a: provare tristezza, struggersi, desiderare ardentemente, aspettare con ansia,
ma anche soffiare dolcemente, caratteristiche che si concentrano su
aspetti emotivi più che fisiologici, una panoplia dei sentimenti così
cara a molta letteratura, come vedremo in seguito. Così è anche per
l’aggettivo “sospiroso”, che indica colui che si abbandona facilmente
ad espressioni di tristezza, rimpianto o desiderio.
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