Colomban, imprenditore pro-Grillo: partiti e finanza i mali

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Colomban, imprenditore pro-Grillo: partiti e
finanza i mali d’Italia
di Alessio Mannino il 27 mar 2013.
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Confindustriale
ma
critico
verso
le
associazioni di categoria a cominciare dalla
propria (ma sul suo blog una sola confederazione
linkata e dunque apprezzata c’è, ed è Apindustria
Vicenza), trevigiano razza Piave ma di mentalità
global, convinto liberale con un netto passato a
centrodestra ma oggi aperto sostenitore del
Movimento 5 Stelle, Massimo Colomban è un
personaggio eclettico e proteiforme. Fondatore di un
colosso con un fatturato da 1 miliardo di euro come
Permasteelisa (da cui poi è uscito, oggi è in mano ai
giapponesi), imprenditore attualmente impegnato
nel finanziamento e gestione di una decina di start up
Massimo Colomban
in giro per l’Italia, nella sua carriera ha anche
ricoperto incarichi di rilievo pubblico: amministratore delegato di Sviluppo Italia Veneto, succursale
locale di un’agenzia sorta nei primi anni 2000 sotto il governo Berlusconi, e presidente risanatore di
Vegapark, il parco tecnologico a Venezia. In queste settimane il suo nome è tornato alla ribalta proprio
per essere uno dei pochi a infrangere il tabù di diffidenza della classe imprenditoriale verso la novità
della politica italiana, il fenomeno Grillo. Un fattore di positiva rottura, anzi, secondo il businessman
che nel 2010 si era candidato consigliere regionale con l’Alleanza di Centro a favore del leghista Luca
Zaia, una forza di «innovazione».
Lui sottolinea che «non fa parte» del M5S, ma dice: «non mi vergogno affatto di dire che
l’ho votato». Lui era uno dei cento capitani d’imprese riuniti il 9 febbraio scorso a Treviso in un
convegno organizzato dalla sua Confapri per incontrare Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.
«Abbiamo inviato le nostre proposte a tutti i partiti politici, ma gli unici che si sono dimostrati
realmente interessati e che sono venuti da noi per ascoltarci e discutere sono stati loro». La sigla
Confapri (Confederazione Attività Produttive Italiane) può far pensare all’ennesima formazione
scissionista dalle tradizionali associazioni di categoria, ma in realtà ricalca esattamente il modello
grillista: «E’ una rete che si concretizza in un blog in cui noi abbiamo messo online le nostre idee, da
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affinare e migliorare secondo suggerimenti di chiunque voglia dare un contributo per un nuovo
Rinascimento Italiano». Formula, quest’ultima, che si ritrova nel nome di un movimento collegato
fondato su un precedente Forum della Meritocrazia fondato da un altro noto industriale che fa coppia
fissa con Colomban nelle ospitate televisive, Arturo Artom.
L’analogia con il blog di Grillo riflette un’altra somiglianza di fondo: il rifiuto della
delega. «Gli imprenditori finora hanno delegato alle associazioni, ma la delega è stata malriposta»,
spiega Colomban. «Vanno bene come fornitrici di servizi agli associati, ma politicamente hanno fallito,
perchè i bisogni reali non sono rappresentati da organizzazioni “romane”. Noi aspiriamo alla
disintermediazione, la fine delle mediazioni, cosa che grazie alla tecnologia e alla conoscenza sta
avvenendo in tutti i campi. La nostra quindi non vuole sostituirsi alle associazioni presenti, ma a livello
politico non crediamo più a baracconi così costosi, come non crediamo più ai partiti».
La Confapri nasce il 23 maggio 2012 con la Carta Italia, riassunta in 12 proposte che
sintetizzano dei capisaldi del pensiero liberista promesso ma disatteso dal centrodestra, e ripreso anche
da Fermare il Declino di Giannino. «Abbassare la pressione fiscale almeno dall’attuale 58% del Pil alla
media Ocse del 40% tagliando i costi pubblici e della politica (a cominciare dal Capo dello Stato, che ci
costa quattro volte il Presidente degli Usa), mettere a gara i servizi compresi quelli locali, privatizzare
tutto il privatizzabile, scuola più vicina al lavoro, pensioni massime e stipendi di dipendenti pubblici
non più grandi di 10 volte dei livelli minimi, riduzione del 90% delle leggi»: questo il vangelo,
tipicamente liberale, di Colomban&C. Facciamo notare, tuttavia, che il programma dei 5 Stelle è
espressamente contrario alla liberalizzazione dei servizi, e prevede misure di tutt’altra scuola di
pensiero come il reddito minimo di cittadinanza o l’abolizione della legge Biagi. Colomban taglia corto:
«Siamo imprese, non siamo politici, a noi interessano i nostri punti. In ogni caso io vedo gli interessi di
imprenditori e lavoratori insieme, ad esempio con la compartecipazione di questi ultimi alla proprietà
delle imprese, come avviene già in Germania e negli Stati Uniti».
In materia economica, convergenza assoluta fra il Confapri-pensiero e il grillismo è
l’ostilità alla finanza internazionale e alla zona euro germanocentrica: «Tutti gli Stati dovrebbero
poter accedere alla moneta allo stesso tasso d’interesse. La Germania si sta finanziando grazie all’euro,
mentre noi la paghiamo 10 volte di più: ma pensano che siamo diventati cretini tutti quanti? E’
necessario ridiscutere l’euro». Colomban s’infervora: «Noi e gli altri paesi mediterranei ci chiamano
Piigs, che vuol dire maiali. Visto che ci definiscono maiali, ci si ferma e si ridiscute tutto. Non possiamo
morire di fame per ingrassare i tedeschi. E poi si meravigliano se un terzo ha votato Grillo e un altro
terzo non ha votato?». E poi l’affondo: «Non è possibile dipendere dalla finanza che è diventata una
bisca mondiale. In 40 anni, da quando è finita la convertibilità del dollaro con l’oro, hanno moltiplicato
la quantità di denaro non si sa quante volte, letteralmente non si sa. Ecco perchè scoppiano le bolle
finanziarie. I derivati sono stati strumenti incomprensibili per aumentare il denaro senza un
corrispettivo reale per farlo finire in tasca alla finanza. Le banche: raccolgono 100 euro di deposito e ne
prestano 100 volte tanti. E’ la moneta virtuale che ci ha fregato tutti». Sarà interessante vedere nel
concreto come questa fetta di impresa italiana piccola e media, che prima faceva riferimento alla destra
berlusconiana e leghista, interagirà con le istanze palingenetiche – direbbe Bersani – del movimento di
Grillo, trasversale, magmatico e ancora privo di un pensiero unificante che riesca a conciliare spinte
liberal-liberiste e socialisteggianti, imprenditori e operai, ceto medio e No Tav, paladini del privato e
difensori del pubblico.
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